OSSERVATORIO UNISALUTE: ITALIANI, FIDUCIA (QUASI) CIECA

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OSSERVATORIO UNISALUTE: ITALIANI, FIDUCIA (QUASI) CIECA
I ROMAGNOLI BOCCIANO LA SIGARETTA ELETTRONICA
Mentre si discute sui luoghi in cui consentire il loro utilizzo, l’ultima indagine
dell’Osservatorio Sanità di UniSalute svela che solo il 6% dei romagnoli crede sia una
valida tecnica per smetterla con le sigarette.
Poco credito anche ad ipnosi ed agopuntura (19%) e farmaci (2%).
Preoccupano i danni alla salute causati dal fumo su non fumatori e bambini e i costi
sul Sistema Sanitario.
Bologna, 17 giugno 2013
I romagnoli non credono alla sigaretta elettronica come rimedio per smettere di
fumare. Anche se il fenomeno sembra avere preso piede in Italia – sempre più spesso
si incontrano persone che “simulano” il piacere di una tirata affidandosi a questi
apparecchi elettronici – solo il 6% degli intervistati nelle province di Rimini e ForlìCesena crede sia una valida tecnica per smetterla con le sigarette.
Lo rileva l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del
gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha preso in
esame alcuni aspetti del legame tra fumo e cittadini della riviera. Un’indagine che
arriva mentre in Italia si discute se e come regolamentarne l’uso nei luoghi pubblici e
la loro promozione pubblicitaria.
Che a pesare sull’esito della ricerca siano state anche le polemiche sui suoi potenziali
effetti dannosi alla salute? In realtà i romagnoli credono che l’unica rimedio per
smetterla con il fumo sia legato alla reale forza di volontà di chi vuole smettere (72%)
e sono scettici nei confronti di qualsiasi altra soluzione, che siano ipnosi ed
agopuntura (19% ma si arriva al 33% tra le donne) farmaci (2%) o le soluzioni a base
di nicotina come gomme e cerotti (1%).
Quella tra italiani e sigaretta è una relazione piuttosto stretta, se nel 2011 si calcolava
che fossero 11,8 milioni i fumatori (circa il 22% della popolazione) e – dati ISTAT –
circa 85 mila le persone che ogni anno perdono la vita in Italia per case attribuibili al
fumo.
Quali incentivi – secondo gli intervistati – potrebbero essere un buon deterrente per
non avvicinare le persone al fumo o farli smettere? Se vengono considerate poco
efficaci campagne pubblicitarie e comunicazioni che sensibilizzino sui danni che il fumo
arreca alla salute (solo l’8% le caldeggia), il primo consiglio che i romagnoli si sentono
di dare è di attuare una misura che colpisca le tasche dei fumatori, con un aumento
consistente del costo delle sigarette (48% ma la percentuale sale al 63% tra gli
uomini). Segue una campagna educativa nelle scuole organizzata dal Ministero (44%).
Una proposta auspicata in particolare dalle donne (59%).
Proprio i giovani sono una delle fasce più attratte dalla sigaretta: secondo l’ultimo
rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità3 a livello nazionale il 16% dei maschi e il
22% delle femmine tra i 15 e i 24 anni fuma.
Quando si parla di fumo gli aspetti più preoccupanti per i romagnoli - come rileva
l’Osservatorio UniSalute - restano quelli legati ai danni alla salute, in particolare quelli
provocati dal fumo passivo nei non fumatori e nei bambini (37%) e quelli attivi nei
fumatori (24%), così come più di un romagnolo su quattro (29%) si rende conto dei
costi che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale per i danni provocati dal fumo. Dal
punto di vista della sostenibilità del nostro SSN l’incidenza è infatti notevole, basti
pensare che per il trattamento di pazienti affetti da patologie attribuibili al fumo di
tabacco la spesa ospedaliera nazionale già qualche anno fa ammontava a circa 3,4
miliardi di euro mentre la spesa sanitaria complessiva era di oltre 7,5 miliardi di euro4
.
È quindi chiaro che un’efficace attività di prevenzione per limitare sempre più l’utilizzo
di sigarette e tabacco porterebbe benefici anche al sistema sanitario nazionale nel suo
complesso, oltre che alla salute dei cittadini.
1
Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2013 su di un campione rappresentativo
della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.
2
L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si
occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi
sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.
3
Rapporto “Il fumo in Italia 2011” realizzato dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di sanità in
collaborazione con la Doxa
4
Dati emersi da uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - 2011
UniSalute è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione sanitaria in modo unico ed
innovativo attraverso il lavoro di 560 persone, tra cui 45 medici presenti in azienda e un network qualificato di strutture
sanitarie convenzionate direttamente presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con
ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ogni cliente UniSalute ha dietro di sé la forza di 4,3 milioni di assicurati e di una “centrale di acquisto” che garantisce un
controllo qualificato e costante della qualità: 9 clienti su 10 consigliano la struttura in cui hanno effettuato le cure. La
rete di strutture sanitarie convenzionate è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e comprende ospedali,
case di cura, poliambulatori, centri diagnostici e fisioterapici, studi odontoiatrici e di psicoterapia.
Fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, UniSalute ha il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria,
delle Casse Professionali e delle Casse aziendali.
www.unisalute.it
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