i veronesi bocciano la sigaretta elettronica.

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i veronesi bocciano la sigaretta elettronica.
I VERONESI BOCCIANO LA SIGARETTA ELETTRONICA
Mentre si discute sui luoghi in cui consentire il loro utilizzo, l’ultima indagine
dell’Osservatorio Sanità di UniSalute svela come i veronesi non credono sia una valida
tecnica per smetterla con le sigarette.
Poco credito anche a ipnosi ed agopuntura (17%) e soluzioni a base di nicotina (13%).
Preoccupano i danni alla salute causati dal fumo su non fumatori e bambini.
Bologna, 17 giugno 2013
I veronesi non credono alla sigaretta elettronica come rimedio per smettere di fumare.
Anche se il fenomeno sembra avere preso piede in Italia – sempre più spesso si
incontrano persone che “simulano” il piacere di una tirata affidandosi a questi
apparecchi elettronici – nessuno degli intervistati nella provincia veneta crede sia una
valida tecnica per smetterla con le sigarette.
Lo rileva l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità2 di UniSalute, la compagnia del
gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha preso in
esame alcuni aspetti del legame tra fumo e veronesi. Un’indagine che arriva mentre in
Italia si discute se e come regolamentarne l’uso nei luoghi pubblici e la loro
promozione pubblicitaria.
Che a pesare sull’esito della ricerca siano state anche le polemiche sui suoi potenziali
effetti dannosi alla salute? In realtà i cittadini della città scaligera credono che l’unica
rimedio per smetterla con il fumo sia legato alla reale forza di volontà di chi vuole
smettere (70%) e sono scettici nei confronti di qualsiasi altra soluzione, che siano
ipnosi ed agopuntura (17%) o le soluzioni a base di nicotina come gomme e cerotti
(13%). Nessun credito viene dato anche ai farmaci.
Quella tra italiani e sigaretta è una relazione piuttosto stretta, se nel 2011 si calcolava
che fossero 11,8 milioni i fumatori (circa il 22% della popolazione) e – dati ISTAT –
circa 85 mila le persone che ogni anno perdono la vita in Italia per case attribuibili al
fumo.
Quali incentivi – secondo gli intervistati – potrebbero essere un buon deterrente per
non avvicinare le persone al fumo o farli smettere? Il primo consiglio che i veronesi si
sentono di dare è una campagna educativa nelle scuole organizzata dal Ministero
(50%). Propongono poi di attuare una misura che colpisca le tasche dei fumatori, con
un aumento consistente del costo delle sigarette. Infine un maggior utilizzo di
campagne pubblicitarie e comunicazioni che sensibilizzino sui danni che il fumo arreca
alla salute (20%).
Se i veronesi agirebbero in primis su le scuole è per la consapevolezza che i giovani
sono una delle fasce più attratte dalla sigaretta: secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto
Superiore della Sanità3 a livello nazionale il 16% dei maschi e il 22% delle femmine
tra i 15 e i 24 anni fuma.
Quando si parla di fumo gli aspetti più preoccupanti per i veronesi - come rileva
l’Osservatorio UniSalute - restano quelli legati ai danni alla salute, in particolare quelli
provocati dal fumo nei non fumatori e nei bambini (43%) così come preoccupa il
fascino della “sigaretta” tra i giovani (21%) mentre solo il 15% percepisce come un
danno i costi che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale per i danni provocati dal
fumo. Dal punto di vista della sostenibilità del nostro SSN l’incidenza è in realtà
notevole, basti pensare che per il trattamento di pazienti affetti da patologie
attribuibili al fumo di tabacco la spesa ospedaliera nazionale già qualche anno fa
ammontava a circa 3,4 miliardi di euro mentre la spesa sanitaria complessiva era di
oltre 7,5 miliardi di euro4 .
È quindi chiaro che un’efficace attività di prevenzione per limitare sempre più l’utilizzo
di sigarette e tabacco porterebbe benefici anche al sistema sanitario nazionale nel suo
complesso, oltre che alla salute dei cittadini.
1
Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora ad inizio febbraio 2013 su di un campione rappresentativo
della popolazione italiana per quote d’età (over 30), sesso ed area geografica.
2
L’Osservatorio Sanità di UniSalute, avviato nel 2002 con l’obiettivo di monitorare il mondo della sanità integrativa, si
occupa oggi anche della percezione degli italiani su temi quali prevenzione, fiducia, competenza, conoscenza dei servizi
sanitari pubblici e privati, oltre che sul ruolo del welfare sanitario in azienda.
3
Rapporto “Il fumo in Italia 2011” realizzato dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di sanità in
collaborazione con la Doxa
4
Dati emersi da uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - 2011
UniSalute è la prima Compagnia in Italia ad occuparsi esclusivamente di assicurazione sanitaria in modo unico ed
innovativo attraverso il lavoro di 560 persone, tra cui 45 medici presenti in azienda e un network qualificato di strutture
sanitarie convenzionate direttamente presso le quali gli assicurati possono usufruire di prestazioni sanitarie di qualità con
ridotti tempi di attesa e con il pagamento della prestazione da parte della Società.
Ogni cliente UniSalute ha dietro di sé la forza di 4,3 milioni di assicurati e di una “centrale di acquisto” che garantisce un
controllo qualificato e costante della qualità: 9 clienti su 10 consigliano la struttura in cui hanno effettuato le cure. La
rete di strutture sanitarie convenzionate è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e comprende ospedali,
case di cura, poliambulatori, centri diagnostici e fisioterapici, studi odontoiatrici e di psicoterapia.
Fondata dal Gruppo Unipol nel 1995, UniSalute ha il primato nazionale nella gestione dei Fondi Nazionali di categoria,
delle Casse Professionali e delle Casse aziendali.
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