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PERIODICO SEMESTRALE DELLA COMUNITÀ DI LIVO Anno III - N. 1/04 - N. progr. 5 - gennaio 2004 Aut. Trib. Trento N. 1118 del 06/03/2002 - Spedizione in A.P. 70% D.C.B. TN Tassa pagata - Taxe Percue Direttore Carlo Alessandri Direttore responsabile Massimiliano Debiasi Comitato Miriam Agosti Massimo Betta Erica Corradini Pierluigi Fauri Sede Redazione Municipio di Livo - Via Marconi, 87 - 38020 Livo (Tn) [email protected] In Copertina: La chiesa di Varollo sotto la neve Grafica e Stampa: Tipolitografia ANDREIS s.n.c. - Zona Commerciale 4/A - 38027 Malé (Tn) Tel. e Fax 0463.902098 Fotocomposizione: a cura della Redazione MEZALON COMITATO DI REDAZIONE MEZALON SOMMARIO Poesia “Ode alla vita” ........................pag. 3 Una frutticoltura diversa .....................pag. 19 Dal Gruppo di Maggioranza ...............pag. 4 Il miglior giovane autista europeo......pag. 22 Il Castello di Livo ...............................pag. 5 Ringraziamenti ...................................pag. 22 Delibere e determine .........................pag. 6 Sant’Anna, che emozione! .................pag. 23 Tariffe servizi cimiteriali ......................pag. 7 Emigrazione negli anni ‘60.................pag. 24 A.S.U.C. Preghena..............................pag. 8 Ricordi ...............................................pag. 26 Filastrocca “El soresin” .......................pag. 9 Le campane di Preghena....................pag. 26 Che Pro Loco! ....................................pag. 10 Piccolo mondo antico.........................pag. 27 L’incendio sul “Gioel” ........................pag. 11 Incoronata a “regina” la fontana .........pag. 28 Il Quadrifoglio ....................................pag. 12 Il suono degli zoccoli .........................pag. 30 La riscoperta dei toponimi .................pag. 14 L’osteoporosi .....................................pag. 32 Riflessioni ...........................................pag. 16 Orari e indirizzi utili............................pag. 34 www.preghena.it ...............................pag. 18 Servizi di emergenza..........................pag. 35 3 Ode alla vita Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sè stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande su argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Pablo Neruda MEZALON Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. 4 Dal Gruppo di Maggioranza RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ 2003 La legge impone l’obbligo da parte della Giunta Comunale di presentare al Consiglio Comunale, entro la fine di novembre, i risultati ottenuti dall’amministrazione, rispetto alle previsioni di bilancio. Cogliamo l’occasione per presentare alla popolazione un sunto di quanto attuato nel corso del 2003, estendendo l’analisi anche agli obiettivi politici e programmatici individuati ad inizio della legislatura. La situazione finanziaria Per finanziare la parte delle opere non coperta da intervento provinciale l’Amministrazione comunale è riuscita a reperire risorse economiche proprie (Avanzo di Amministrazione, risparmio su lavori eseguiti) per complessivi € 230.000. anziché ricorrere all’assunzione di nuovi mutui che avrebbero appesantito la situazione finanziaria dei prossimi anni. Il Castello di Livo Una parte preponderante dell’attività amministrativa del 2003 ha riguardato la sistemazione di parte dell’edificio e il finanziamento delle porzioni mancanti alla completa acquisizione della struttura. L’undici novembre, giorno di San Martino, gli uffici comunali sono stati traslocati nell’ala sud del Castello di Livo a conclusione dei lavori di ristrutturazione iniziati nel novembre 2001, il cui costo complessivo è riassunto nella seguente tabella: VOCE COSTO COMPLESSIVO FINANZIAMENTO PROVINCIALE QUOTA A CARICO COMUNE MEZALON Acquisizione ....................................652.023................................498.692................................153.330 Ristrutturazione immobile ................1.044.888.............................827.363................................217.524 Arredi ..............................................110.000................................----------................................110.000 TOTALI.............................................1.806.411.............................1.326.056.............................480.855 Ci sembra opportuno ricordare come detto intervento ha assunto maggior valenza attraverso l’acquisizione delle porzioni dei fratelli Zanotelli Arturo ed Ermanno sia per quanto riguarda gli uffici con il miglioramento della funzionalità, che gli anditi con un indubbio beneficio di immagine e di accesso al palazzo. Nei primi mesi del 2003 si è perfezionato il contratto di acquisto della porzione di proprietà delle signore Daprai Alda e Bondì Ernesta, mentre è di questi giorni la conferma del finanziamento da parte della Provincia della residua porzione di proprietà dei sigg.ri Bondì Mario e Silvio. Il Piano degli interventi provinciali prevede il finanziamento della ristrutturazione della parte ovest del Castello già per l’anno 2004. La completa acquisizione dell’immobile comporta per l’amministrazione comunale un grosso impegno programmatico nell’utilizzo degli ampi spazi disponibili e nella razionalizzazione del restante patrimonio immobiliare comunale. Rimandiamo alla relazione del progettista arch. Gianluigi Zanotelli le informazioni tecniche sull’intervento. Altre opere Sono stati ultimati i lavori di arredo esterno delle scuole elementari con un costo di € 25.000 ed è in fase di ultimazione il piazzale antistante il magazzino comunale (costo totale 44.000 €). Sono stati appaltati i lavori per lo smaltimento delle acque di scolo I° lotto alla ditta Rauzi per un importo di € 917.000 ed i lavori di messa in sicurezza di alcune strade comunali (cimitero Varollo, collegamento magazzino comunale - Livo ecc.) alla ditta CESI per un importo di € 120.000. È stata approvata una variante puntuale al Piano di fabbrica che permetterà una migliore viabilità per raggiungere il magazzino S.C.A.F. È terminato, con soddisfazione l’intervento del Parco Scanna. Si è provveduto alla completa sostituzione dei contatori sull’acquedotto comunale per una più giusta e puntuale lettura dei consumi (costo € 110.000). Vogliamo accennare al problema delle scuole visto l’aumento della popolazione scolastica che ha reso insufficienti le attuali strutture e che per mancanza di spazio sul presente numero rimandiamo alla prossima uscita. Il Gruppo di Maggioranza 5 IL CASTELLO DI LIVO Con lo spostamento della sede municipale al castello, il Comune di Livo si appropria di uno spazio che la storia individua quale elemento identificativo, non solo dal nome, di Livo e dei territori ad esso connessi. Accanto al collocamento degli uffici si è praticamente conclusa anche la fase (iniziata con l’amministrazione del Sindaco Carlo Penasa) che ha portato alla completa acquisizione del manufatto storico. Infatti l’Amministrazione comunale, decorsi i tempi necessari all’espletamento delle dovute pratiche, avrà a disposizione l’intero castello di Livo e si potrà procedere al restauro della parte antica. Così come appare nel fronte Sud, il Castello denota la sua magnificenza civile e architettonica emersa dopo la demolizione delle numerose superfetazioni e aggiunte, passate e recenti. In questo senso, come si potrà notare in facciata, è facile individuare le scansioni e lo sviluppo della costruzione nel tempo. Il recupero dell’originale ornamento d’angolo oltre ad evidenziare la torre sud-ovest, segna la facciata in corrispondenza dell’aggiunta sette-ottocentesca, mentre si è volutamente evidenziato con un colore più chiaro la parte più recente all’interno della quale hanno trovato posto i collegamenti verticali quali scale ed ascensore. Anche il recupero della piazza antistante, del sottopassaggio e del cortile interno sono il risultato di questa operazione di “pulizia” e di rimozione di elementi estranei al corpo principale. La comunità di Livo oggi ha l’opportunità di fare propria questa struttura di altissima qualità e significato culturale, architettonico, storico e contestualmente di usufruire di questi spazi per erogare servizi alla cittadinanza. Arch. Gianluigi Zanotelli MEZALON 6 DELIBERE E DETERMINE Portiamo a conoscenza della popolazione alcune delibere e determine relative all’anno 2003 DETERMINAZIONI N° 17/03 “Assunzione con contratto a tempo pieno e indeterminato della Signora Pancheri Roberta, quale 1^ classificata in graduatoria nel Concorso pubblico per la copertura di un posto di assistente amministrativo”. N° 24/03 Acquisto giochi da posizionare nel Parco Urbano di Livo e Varollo - € 5.630,40 N° 45/03 Sistemazione rete di scolo delle acque meteoriche del Comune di Livo, frazioni di Livo e Preghena. 917.227,45 N° 54/03 Acquisto banchi monoposto e sedie per gli alunni della scuola elementare di Varollo - € € 4.509,00 DELIBERE GIUNTA COMUNALE N° 02/03 Assunzione in comodato della sala polifunzionale sita presso la filiale di Varollo della Cassa Rurale di Tuenno e approvazione del relativo schema di convenzione. N° 15/03 Acquisto a trattativa diretta di particelle edificabili in Livo di proprietà delle signore Bondì Ernesta e Daprai Alda per il restauro del complesso edificiale denominato “Castello di Livo - € 374.685,13 N° 37/03 Realizzazione strada di collegamento Parco Urbano Scanna - nuova strada di penetrazione. Acquisto di parte della pp.ff. 979 e 980/2 in Livo a trattativa diretta dal Signor Filippi Andrea. MEZALON N° 38/03 Realizzazione strada di collegamento Parco Urbano Scanna - nuova strada di penetrazione. Acquisto di parte della p.f. 971/1 in Livo a trattativa diretta dalla Signora Aliprandini Dolores. N° 39/03 Sistemazione e allargamento dell’accesso alla frazione di Scanna dalla Strada Provinciale 9. Acquisto di parte della p.ed. 131 in Livo a trattativa diretta dai Signori Zanotelli Guido e Zanotelli Arnaldo. N° 40/03 Allargamento della strada comunale Isola in frazione Varollo. Acquisto di parte della p.f. 221/1 in Livo a trattativa diretta dalla Signora Ravina Bice. N° 41/03 Sistemazione incrocio in frazione Preghena. Acquisto di parte della p.f. 993 in Preghena a trattativa diretta dal Signor Datres Diego. 7 AVVISO Si rende noto che il Consiglio Comunale in seduta di data 18.12.2003, con delibera n. 30 ha istituito le seguenti: TARIFFE SERVIZI CIMITERIALI 1. Inumazione e tumulazione dei feretri € 150,00 2. Raccolta di resti in cassette ossario o nelle tombe private nel corso di esumazioni ordinarie effettuate per ricavare nuove sepolture € 20,00 3. Raccolta di resti in cassette ossario o nelle tombe private nel corso di esumazioni straordinarie, richieste dai familiari € 100,00 4. Raccolta di resti in cassette ossario o nelle tombe private nel corso di estumulazioni ordinarie, effettuate per ricavare nuove sepolture € 50,00 5. Raccolta in cassette ossario o nelle tombe private nel corso di estumulazioni straordinarie, richieste dai familiari € 150,00 6. Rimozione cassette in cellette ossario o in tombe private, richieste dai familiari € 20,00 IL SEGRETARIO COMUNALE Paolo Bonvicin CHE NE PENSATE DEL “MEZALON”? Inviate le vostre idee e proposte a: REDAZIONE MEZALON c/o Municipio di Livo - Via Marconi, 87 - 38020 Livo (TN) e-mail: [email protected] A.A.A. “GIORNALISTI” CERCASI !! COMUNE DI LIVO Via Marconi, 87 - 38020 LIVO (TN) e-mail: [email protected] fax 0463.533093 Per ulteriori informazioni rivolgersi a MASSIMO c/o Biblioteca di Rumo - tel. 0463.530113 MEZALON Avete idee, opinioni, storie, poesie, curiosità o altro da raccontare? Consegnate o inviate il vostro materiale presso il Municipio di Livo. Saremo lieti di pubblicarlo!! 8 A.S.U.C. PREGHENA MEZALON Il Piano di Assestamento dei beni silvo-pastorali Ogni anno, durante il mese di gennaio, vengono tenute nei vari comuni e nelle varie Amministrazioni ASUC della Valle di Non e della Provincia, quelle che vengono comunemente dette “Sessioni Forestali”, ossia le sedute pubbliche programmate dalle autorità forestali ed aventi come argomento problematiche attinenti l’area boscata. Come dicevo, sono assemblee pubbliche, alle quali possono intervenire tutti i censiti che intendono proporre o discutere su eventuali problemi, per una migliore gestione del bosco. È in quell’occasione che le autorità forestali dell’Ispettorato di Cles e della Stazione di Rumo presentano alle Amministrazioni il bilancio riguardante il taglio di legname delle annate precedenti e, di conseguenza, dell’annata in corso. L’Amministrazione, di conseguenza, sa quanti mc. di legname può prelevare nell’annata ed in quali località. Tutto questo, però, è logica conseguenza di quello strumento che viene chiamato “Piano di assestamento dei beni silvo-pastorali”. Ma facciamo un salto indietro: un tempo, diversi decenni fa, era consentito un quantitativo di legname stabilito in base agli ettari ed alla località: ogni ettaro di bosco poteva dare un determinato numero di mc. Venne introdotto, poi, il Piano di assestamento, che è un’analisi tecnica di tutta l’area boscata dell’Amministrazione. Tutto il bosco è suddiviso, prima in zone (A-B-C), conforme al terreno, all’altitudine, nonchè ad altri fattori caratterizzanti, quindi ogni zona è suddivisa in “Sezioni”. Tutte le piante conifere, sopra un determinata misura di diametro, vengono censite, così che si sa con esattezza quanta massa legnosa vi è in ogni sezione e, in base a determinati parametri di crescita, nonchè dal raffronto con i piani precedenti, viene stabilito quanto legname può essere asportato da ogni sezione, in modo che questa mantenga il suo equilibrio. Il Piano di Assestamento dell’A.S.U.C. di Preghena è al suo quarto inventario, a partire dal 1965; l’ultimo è stato redatto dal dott. Vincenzo Manini e stabilisce una suddivisione della proprietà in 712.3800 ettari produttivi forestali, in 328.6000 ettari produttivi non forestali e 130.7988 ettari improduttivi, per un totale complessivo di ettari 1212.9456. Inoltre, la proprietà è geograficamente distinta in tre complessi: -il primo si estende a Nord del paese, spingendosi fino alla cima dell’Avert, per poi comprendere, oltre alla proprietà interposta di Livo, alcune particelle in versante destro dell’ampio avvallamento della Val Mazzaia- Val dei 9 Rivi. Ad Ovest verso la Val di Bresimo sono localizzate due particelle, staccate, in località Montanzana e Monte Pin (Masetti). -Il secondo complesso è ubicato in Val di Bresimo, sul versante destra orografica del Torrente Barnes, racchiuso fra le proprietà di Bresimo, Cis, Malga Bordolona e Rabbi. -Il terzo è localizzato in sinistra orografica della Val di Bresimo, in località Malga Borca. È stato acquistato dall’Amministrazione nell’anno 1983 dalla proprietà “de Stanchina” e consta di 153 Ha. La proprietà dell’A.S.U.C. di Preghena è suddivisa in tre classi economiche di produzione, una di protezione e in una superficie a pascolo. La classe economica “A” si estende per Ha 233, comprende N. 12 sezioni e si colloca nelle zone da Valmazzaia fino alla cima del monte Avert. È l’area degli abeti e dei larici. La classe economica “B” comprende le sezioni dalla N. 13 alla N. 18 e la N. 35, si estende per Ha 122 e si colloca sul monte Avert nell’area del Pino nero. La classe economica “C” comprende le sezioni dal N.19 al 27, Malga Preghena, e dal N. 45 al 47, Malga Borca, per un’estensione di Ha 176. Produce abete rosso e larice. La classe economica “H” comprende le sezioni dal N. 28 al 34 (sotto la malga di Preghena) e la N. 48 e 49 (attorno alla malga Borca). L’estensione è di Ha 179, crescono abeti rossi e larici, però è poco produttiva. Dal N. 36 al 43 (malga Preghena) e la 50 e 51 (malga Borca) sono pascoli per una superficie di Ha 328. Per quanto riguarda la produzione di legname, il Piano di Assestamento prevede una ripresa(ossia i mc di legname che si possono tagliare) di mc 1300 annui lordi, così distribuiti: - classe economica “A” mc 600 - classe economica “B” mc 150 - classe economica “C” mc 550 Tale massa legnosa lorda, secondo degli standard stabiliti da precise tabelle, rende una quantità di legname vendibile annuo di mc 800. La ripresa di mc 1300 lordi annui avviene secondo le indicazioni relative alle varie sezioni. L’Autorità forestale può concedere tagli anticipati; però, questi non possono superare, nella quantità, una ripresa annua e dovranno essere recuperati al massimo in un quinquiennio. L’Amministrazione è tenuta, poi, a versare al Fondo Forestale Provinciale il 10% del valore delle vendite per uso commercio, per il finanziamento di opere di miglioramento boschivo (strade, reimpianti, tagli colturali, ecc.). Il Piano di Assestamento dell’A.S.U.C. di Preghena è ormai prossimo alla sua conclusione: infatti, scade nell’anno 2005, dopodichè si dovrà procedere ad una nuova revisione. Il Presidente Carlo Alessandri Filastrocca: EL SORESIN Silvia Alessandri in Betta (Argentina) Ghera na volta en soresin grant e gros e picinin, picinin come che l’era el balava volintera. Ratin ton ton tela Ratin ton ton tà L’ha encontrà en soresin el credeva fus so cosin, l’ha encontrà na spazzadora el credeva el fus na siora, l’ha encontrà en caval scampà el credeva fus so papà. Ratin ton ton tela Ratin ton ton tà MEZALON Con en toco de poina el sa fat la so cosina, con na scorza de nosela el sa fat la so scudela. Ratin ton ton tela Ratin ton ton tà Tute le volte che andava per legna tra le foie el se perdeva. Con en toc de ciocolata el sa fat la so cravata, ogni volta che la meteva na lecada el ghe deva. Ratin ton ton tela Ratin ton ton tà 10 MEZALON CHE PRO LOCO ! A partire dalla primavera scorsa, la pro loco di Livo ha un nuovo direttivo: il presidente Aliprandini Rosaria e il vicepresidente Zanotelli Pietro sono coadiuvati da una grande squadra di consiglieri attivi e partecipi: Pancheri Anna, Pancheri Roberta, Alessandro e Vera Zanotelli, Rodegher Carlo, Zanotelli Massimo, Bonani Paolo, Agosti Daniele, Conter Diego, Zanotelli Simona, Rodegher Michele, Agosti Arrigo e la segretaria Pancheri Bruna. Nel corso dell’anno questo direttivo ha lavorato molto per portare avanti iniziative a favore della gente del nostro comune, con un programma molto ricco di idee, che prevedeva iniziative sportive, di spettacolo, musicali, sagre di paese e molto altro. Siamo partiti in marzo con alcune commedie dialettali e, nei mesi successivi, abbiamo avuto molto lavoro per organizzare la festa di maggio ”Mezalon in festa”. È stata questa la prima grande prova, che abbiamo superato alla grande, seppur con qualche difficoltà: per la maggior parte di noi infatti, era la prima volta con cucine e tendoni, ma, con l’esperienza della vecchia guardia e l’entusiasmo dei nuovi arrivati, siamo riusciti a far funzionare tutto a dovere. Siamo partiti il venerdì sera con il complesso Catoblepa, che ha proposto musica rock; il sabato abbiamo fatto il pienone con il grande concerto del gruppo “La combriccola del Blasco”, molto gradito ai presenti. La domenica appuntamento con le bellezze della zona, che si sono cimentate nel concorso “Miss Maddalene”; vincitrice è stata Rizzi Sanella, Moscon Marika è stata eletta miss sorriso e Zanotelli Giulia miss eleganza. A questa festa è seguita subito un’altra iniziativa: il torneo di beach volley, durante il quale ci siamo fatti parecchie risate vedendo i nostri amici provare a giocare sulla sabbia. Dominatrice assoluta del torneo è stata la squadra solandra “La rubia che para”; ma la sorpresa più grande è stata vedere in finale “La combriccola del fiasco”, squadra locale messa insieme quasi per scherzo e che si è classificata seconda; infine, terza classificata, la squadra della Pro Loco di Livo. Continuiamo in luglio con la “Festa della famiglia”, svoltasi in località “Port”, alla quale hanno partecipato tanti anziani del paese, con parenti e amici. In seguito abbiamo collaborato all’organizzazione della “Festa di Sant’Anna” a Preghena. Dopo una settimana di preparativi siamo partiti il venerdì con musica per i giovani con il gruppo “Count down”; sabato sera avanti tutta con il gruppo tirolese “Alpenexpress”. La domenica è cominciata con il pranzo a base di piatti tipici preparato dal C.A.I. S.A.T. di Livo; nel pomeriggio, dopo la processione accompagnata dalla banda, spettacolo folcloristico del gruppo “La Gradela” di Tassullo; in serata musica ed estrazione dei numeri del vaso della fortuna; per concludere gran finale con i fuochi d’artificio, spettacolo entusiasmante organizzato per la prima volta in paese. In Agosto ci siamo un po’ rilassati proponendo alcune serate di musica in piazza a Livo, tre serate di cinema e alcuni concerti di cori della nostra valle. Il programma continua con le tradizionali castagnate di S. Martino a Livo e dell’Immacolata a Scanna e si conclude poi con l’immancabile S. Lucia. Un anno molto impegnativo per questa nuova Pro loco che ha saputo dimostrare grande impegno, dedicando tempo, energie e risorse per il volontariato: per noi la paga è la soddisfazione di fare per la nostra gente. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che sono stati vicini alla Pro Loco durante quest’annata: il C.A.I. S.A.T. di Livo, i ragazzi dello “Spazio giovani” di Livo, i Vigili del fuoco di Livo e Preghena, l’Amministrazione Comunale, l’A.S.U.C. di Livo e Preghena e tutti quelli che ci hanno aiutato. Pietro Zanotelli Festa di S. Anna a Preghena. 11 L’INCENDIO SUL “GIOEL” VVF Preghena MEZALON Giovedì 11 settembre 2003 Un giorno come tanti altri, un caldo e soleggiato pomeriggio di settembre. Verso le 15.30 la tranquillità del nostro paese viene interrotta da un lungo suono di sirena… Era successo qualcosa di grave. Con il cuore in gola e con tanto stupore gli occhi di molti si sono diretti verso il Pin, verso il monte Avert e da lì, purtroppo, un’enorme nuvola di fumo nero si alzava verso il cielo. Era successo davvero qualcosa di molto grave, stava per bruciare una parte di monte e nessuno sapeva quale. Immediatamente sono stati allertati i Vigili del Fuoco. Con il materiale necessario e soprattutto con grande tensione e preoccupazione ci siamo portati in località Gioèl, sul monte Avert. Era scoppiato un grosso incendio appena sopra la baita dei fratelli Datres, ma fortunatamente non aveva riportato danni alla struttura. Fin da subito si è cercato di limitare i danni cercando di spegnere le fiamme senza dare via di fuga al fuoco. Con i mezzi di soccorso siamo arrivati molto vicini alla zona in fiamme. C’era però un problema: i fulmini caduti a mezzogiorno durante un forte temporale avevano appiccato il fuoco in tre punti diversi. Le pendici del monte in quel tratto sono molto ripide e scoscese e per questo non era facile raggiungere il tratto di bosco più a nord con il materiale necessario. Il fuoco nel frattempo avanzava aiutato anche da un leggero vento che si era alzato nel pomeriggio. Così si è pensato di allertare l’elicottero dei Vigili del Fuoco di Trento che di lì a poco si è portato sul posto. Nel frattempo alcuni corpi del distretto di Cles avevano predisposto a Baselga di Bresimo un apposito vascone per l’acqua, dove l’elicottero poteva rifornirsi. In quota nel frattempo alcuni nostri vigili hanno provveduto, in due punti abbastanza pianeggianti, a tagliare alcune piante per permettere all’elicottero di depositare due “moduli” (vasca che contiene circa 250 litri di acqua con installato un motore a scoppio che permette di alimentare una manichetta). Ai piedi di uno dei focolai intanto è riuscita ad arrivare la mini autobotte del corpo di Bresimo, rifornita da una lunga serpentina di manichette (820 m) che partiva in località “Croza” seguendo il sentiero dell’”Alp”. Così facendo l’incendio era controllato dall’alto e dal centro dai due moduli, mentre dal basso, come detto, dalla mini autobotte. C’era parecchio da fare e piano piano calava la sera. Grazie alla tempestività e alla prontezza dei circa 90 vigili intervenuti, in breve tempo il fuoco è stato controllato, ma c’era un altro grosso problema: sotto il manto erboso le ceneri e le braci continuavano a “lavorare”. Di tanto in tanto infatti in parecchi punti si poteva notare il fumo grigio che saliva seguito subito dalle fiamme. Il pericolo più grande infatti era quello che durante la notte si alzasse il vento e che l’incendio tornasse a partire. Si è deciso così di sorvegliare e controllare la zona per tutta la notte e questo si è potuto fare grazie all’aiuto e alla disponibilità di alcuni vigili dei corpi del distretto coadiuvati dai vigili della zona. Il freddo durante la notte si è fatto sentire ma grazie all’apporto di tanti pompieri si sono potuti fare dei turni. Alle prime luci dell’alba poi un’altra squadra ha provveduto a dare il cambio. Il lavoro in mattinata era stato ultimato e così si è provveduto alla raccolta del materiale utilizzato durante la notte e nel giorno precedente. Sono state 24 ore molto intense e di duro lavoro per molti vigili e per molte persone che sono accorse sul luogo dell’incendio per dare una mano. La nostra amata montagna era salva, un po’ annerita forse, ma questa primavera tornerà verde e splendente come sempre. Vogliamo ringraziare tutti quanti sono intervenuti e in particolare Diego e Vito Datres che hanno messo a disposizione la loro baita per tutto il tempo dell’incendio. 12 IL QUADRIFOGLIO Centro Socio Educativo Alcuni utenti del Centro Socio-Educativo “Il Quadrifoglio” di Mechel, servizio della cooperativa Gruppo Sensibilizzazione Handicap, scrivono tutte le settimane sul giornalino interno alcuni articoli riguardanti fatti, avvenimenti e attività della loro vita, del centro e della cooperativa. Sono articoli scritti con semplicità, ma anche con molta fatica e trasmettono a tutti l'impegno e l’entusiasmo con i quali sono stati composti. Ringrazio la redazione del “Mezalon” per la disponibilità a pubblicare ancora una volta alcuni di questi articoli e colgo l’occasione per augurare Buon 2004 a tutti. Responsabile del Centro Socio-Educativo “Il Quadrifoglio” - Dorina Inama I soggiorni invernali Arriverà gennaio 2004 e noi partiremo per i soggiorni invernali a Predazzo. Partiremo sabato 17 gennaio e ci fermeremo una settimana a BeIlamonte, vicino a Predazzo, andremo a sciare tutte le mattine alternando scii da fondo e discesa accompagnati dai maestri e dagli educatori. Mentre il pomeriggio andremo in piscina con i maestri di nuoto e gli educatori. Faremo pure qualche passeggiata a Cavalese a vedere i negozi e le statue di ghiaccio e al parco di Paneveggio a vedere i cervi. La sera in albergo mettiamo la musica e balliamo, la mia canzone preferita è quella del Capitan Uncino, se non balliamo guardiamo un film. In stanza io vorrei essere con la mia educatrice di riferimento Desirè e con Chiara. Quest’anno spero di divertirmi tanto!!! Vi auguro tanti auguri di Felice Anno Nuovo! MEZALON Sara Niederiaufner' Lago di Tesero, gennaio 2002. 13 Le nostre decorazioni di Natale Abbiamo preparato per Natale un presepio per la chiesa di Mechel con il gesso e gli stampini in silicone. Abbiamo costruito i personaggi principali del presepio: San Giuseppe, la Madonna, Gesù bambino, le pecore e i pastori. Dopo aver versato il gesso negli stampini e averlo lasciato asciugare sul termosifone, li abbiamo tolti e rifiniti con la carta vetrata. Abbiamo poi deciso di colorarli con la vernice dorata. Per addobbare l’albero abbiamo fatto con il gesso tanti angioletti con la stessa tecnica. Infine abbiamo realizzato un regalino da portare a casa per i genitori con allegato un bigliettino di auguri, fatto con il cartoncino. Abbiamo disegnato la figura natalizia sul cartoncino e poi l’abbiamo ricoperta con le palline di carta crespa colorata. Ora i nostri lavori sono terminati e devo dire che sono molto belli!!! Se volete venire a vedere il nostro presepio lo potete vedere presso la chiesa di Mechel dove lo abbiamo allestito prima delle vacanze di Natale!!! Marilena Alessandri Anche quest’anno scrivo sul giornalino e non solo… Anche quest’anno scrivo sul giornalino e non solo... Come l'anno scorso scrivere sul giornalino del centro “Il Quadrifoglio” è l'attività che preferisco fare. Io mi occupo della pagina dello sport, mentre Marilena si occupa della rubrica “le ultime dal centro”, Sara invece racconta una storia a puntate, la rubrica di Rinaldo si intitola “a ritmo di musica” e Cristina si occupa delle copertine e ha la rubrica “pensieri e parole”. In quest'attività ci seguono Desirè e Mimma, rispetto all'anno scorso il nostro giornalino uscirà ogni due mesi, se volete averne una copia ce la potete richiedere presso il nostro centro magari venendoci a trovare a Mechel presso la ex scuola elementare. Oltre a quest'attività mi occupo anche di teatro, quest'anno abbiamo pensato di costruire un teatrino dei burattini, per il momento abbiamo solo scelto i personaggi e li stiamo costruendo con la carta pesta. In quest’attività con me ci sono Sara, Marilena, Emanuele, Valentina, Chiara, Rinaldo. Ci seguono Desirè, Stefania, chissà forse sul prossimo numero vi sapremo dire anche se faremo un nostro spettacolo… Intanto vi faccio gli auguri di Buon Anno!! Franco Pancheri Il concerto Rinaldo Erlicher MEZALON Sabato 20 dicembre i ragazzi del centro “Il Quadrifoglio” hanno tenuto un concerto a Cles nella sala Borghesi Bertolla. Con l’aiuto del maestro Marco Porcelli - che li segue ogni settimana al centro - Rinaldo, Giorgio, Sara, Marilena, Valentina e Chiara hanno eseguito canzoni di musica leggera e popolare. Il concerto è il giusto premio per il loro impegno. 14 LA RISCOPERTA DEI TOPONIMI DEL COMUNE DI LIVO Che cosa sono i toponimi? MEZALON Toponimo significa nome proprio di luogo. La toponomastica è il ramo della linguistica che si occupa dei nomi dei luoghi e delle località, ricostruendone l’origine e il significato. Toponimi sono ad esempio: Barbonzana, Sasséna, Rondolin, Zura, etc. Negli ultimi anni i dialetti e le tradizioni popolari stanno sempre più venendo meno; purtroppo le nuove generazioni vanno gradualmente perdendo il bagaglio di cultura e costumi che racchiude in sé la storia d’ogni comunità. Il mondo dei media, la facilità e rapidità con cui sono possibili gli spostamenti e le sempre crescenti esigenze di viaggiare, hanno favorito il contatto con realtà diverse, la conseguenza di tutto ciò è la progressiva perdita della peculiare pronuncia dialettale, della quale vere depositarie sono soprattutto le persone anziane. Nell’ambito di un progetto di recupero dei nomi locali avviato e portato avanti dal Servizio Beni Librari e Archivistici della Provincia autonoma di Trento, sono stata incaricata di svolgere una ricerca relativa alla toponomastica del nostro paese. Il programma è quello di redigere un Dizionario Toponomastico Trentino allo scopo di conservare il patrimonio storico culturale delle comunità trentine; si tratta di un lavoro lento e complesso che per alcuni Comuni è già stato portato a termine, per altri è ancora in corso il lavoro d’indagine. Il lavoro, che mi ha occupata per parecchi tempo, mi ha entusiasmata parecchio perché mi ha permesso di andare alla scoperta di piccoli segreti che appartengono alla nostra tradizione; dietro ogni nome si nascondono leggende e significati particolari, tramandati di generazione in generazione, che ci raccontano in pillole la nostra storia… Chi avrebbe mai detto ad esempio che l’Oseléra è così denominata perché, grazie alla sua posizione elevata rispetto al territorio circostante, costituiva località adatta per la cattura d’uccelli migratori? La Possa e ‘l Téo da le Banchiéte? Sono località di montagna che assumono questi nomi perché un tempo, Ponte romano in Località Schiani. quando i nostri nonni andavano in montagna a “fare il fieno” o a portare gli animali al pascolo, in questi posti abitualmente si fermavano a riposare. Ancora, in montagna c’è la Vècla, località dove secondo una leggenda che si narrava ai bambini c’era un’anziana signora, che aspettava proprio loro perché le portassero del cibo. Molte altre sono le curiosità che emergono dai nomi locali, anche se in questa sede posso solo fornirvi 15 qualche spunto. Questa ricerca mi ha permesso di conoscere un po’ di più le radici del nostro paese di cui si trovano tracce evidenti sul territorio; dall’esame dei toponimi si riescono infatti ad individuare i caratteri principali dell’ambiente, sia di natura morfologica e biologica, che linguistica, storica e culturale. I toponimi, soprattutto un tempo (in parte anche oggi), venivano usati quotidianamente, calati nelle più comuni espressioni dialettali costituivano patrimonio collettivo ed erano tramandati oralmente; trascritti solamente nei libri fondiari e catastali in occasione delle trascrizioni di proprietà. Proprio qui, infatti, è cominciata la mia ricerca, dallo spoglio del Libro fondiario e della Mappa catastale storica (1800) sono emersi un gran numero di toponimi maggiormente concentrati, peraltro, nei pressi degli abitati, dove la costante presenza umana fin dall’antichità è intervenuta sul territorio adattaddovisi e modellandolo. Ho svolto, quindi, un approfondita indagine in prima battuta rifacendomi alle fonti ufficiali, in seguito mi sono rivolta a persone del nostro paese che per passione o per attività di lavoro mi hanno fornito indicazioni indispensabili per la minuziosa ricerca che mi è stata affidata. I toponimi raccolti e dalle fonti ufficiali e dalle fonti popolari, sono poi stati schedati, inseriti in un archivio informatico e collocati sulla cartina locale (CTG). D’ogni nome vengono date varie informazioni: la forma dialettale (forma semplificata), la pronuncia (forma popolare), la forma riportata sulla cartografia (forma ufficiale), la collocazione sul territorio e la descrizione geografica. Si è trattato di un lavoro difficile e puntiglioso soprattutto sotto il profilo linguistico, vista anche la particolarità del nostro dialetto che si caratterizza per la c.d. aspirazione nelle parole come Chiaslir, Rovina dal Tòch o Ghiac’da la Lita. Ho potuto notare, tra l’altro, come molti nomi locali siano legati a soprannomi di famiglia, sia nelle zone prossime al paese che in montagna, ad esempio Pònt di Peroni, Bait di Dotori, Piazzeta dal Pisto e molti altri che saranno pubblicati sul Dizionario Toponomastico Trentino del Comune di Livo, il quale certamente sarà uno strumento importante per la valorizzazione storica e culturale anche del Mezzalone. A proposito di storia… Nel corso della ricerca mi sono recata in località Schiani per fare delle fotografie, e in quella zona ho fatto delle scoperte interessanti: sotto il ponte (Pònt di Schiani) ci sono i resti di un ponte romano che purtroppo è stato in parte abbattuto negli anni 1990. Vedendolo, ho fatto un salto nel passato e ho cominciato a vagare con la mente cercando di immaginare come fosse il nostro paese al tempo dei romani… Su quel ponte passava un sentiero che conduceva, verso la costa di Cagnò, all’eremo di S. Gallo, un romitaggio fondato da discepoli dei monaci irlandesi, seguito di S. Gallo, giunti nel Mezzalone per l’evangelizzazione della zona. Il punto di pellegrinaggio fu abbattuto verso la fine del 1700 per ordine dei visitatori pastorali (F.A. Lancetti, “Storia - Vita - Arte”). Valentina Moscon MEZALON Al termine di questo lavoro, pur nella sua complessità e difficoltà, sono soddisfatta perché ho potuto conoscere direttamente non solo il nostro territorio ma anche la disponibilità delle persone che mi hanno aiutata, concedendomi talvolta interi pomeriggi. Vorrei citarle personalmente ringraziandole di cuore. Grazie ad Agosti Ettore, Alessandri Carlo, Conter Ettore, Conter Paolo, Datres Carlo, Moscon Bruno, Stanchina Giuseppina, che sono stati i miei informatori e tutti coloro che hanno contribuito. Ringrazio anche Agosti Bruno che gentilmente mi ha messo a disposizione numerose fotografie. 16 MEZALON RIFLESSIONI È stata una gioia grande per me vedere che il Comune di Livo ha fatto partire la sua prima esperienza di giornale dal titolo “Mezalon”. Penso sia un segno significativo. Rammento che l’avevamo tentato (può darsi che delle persone si ricordino ancora) agli inizi degli inizi anni ’70, proprio a Livo, con l’edizione di un piccolo giornale: era una rivistina, tre o quattro paginette dattiloscritte, che servivano da dibattito. Mi vengono in mente anche quante polemiche avevano suscitato quelle poche pagine! Poi però quel piccolo luogo di dibattito è sparito. Ritengo davvero importante, prima di tutto, che ci sia una rivista in questo momento particolarmente grave in cui la stessa democrazia è minacciata sia a livello internazionale sia a livello nazionale. Penso che mai come in questo momento è necessario che i cittadini ritornino a riflettere, a dibattere, a pensare. In questo senso mi auguro che il giornalino diventi davvero un luogo di dibattito pubblico. Ormai non ci si parla più, non si dialoga più sui problemi fondamentali ed un luogo letterario come “Mezalon”, promosso dal Comune e quindi per tutti i cittadini di Livo, Varollo, Scanna e Preghena, diventa un’occasione dove la gente liberamente può esprimere la propria opinione. La mia impressione è che non si rifletta più molto e che non si riesca più ormai a rispondere creativamente a quello che sta avvenendo. Siamo semplicemente travolti dalle situazioni e ci accorgiamo solo dopo dei disastri che producono. Seconda cosa penso che questo giornalino sia un momento culturale. Il titolo stesso “Mezalon” riferisce in dialetto quello che era chiamata la nostra zona, questo piccolo altopiano alle pendici delle Maddalene in cui termina la Val di Non. Considero ciò un richiamo alle radici. E in questo senso sarebbe bello ospitare degli arti- coli che ritornino sulla nostra vita passata, su come i nostri antenati hanno vissuto le relazioni umane e come la società ha risposto ai vari problemi nei diversi momenti storici. Il giornalino dovrebbe aiutare a radicare la cultura nelle nuove generazioni, una cultura montanara che ha degli aspetti molto belli e pure dei limiti come ogni cultura umana. Penso, inoltre, che il giornalino, dopo le recenti difficoltà a dialogare, a parlare ed a incontrarci fra cittadini di opposte fazioni, dovrebbe diventare un momento in cui le varie opinioni s'incontrano e si parlano, dove si costruisce la comunità. Una delle cose che ho sempre detto e che mi lascia molto sorpreso della nostra zona è proprio il crollo del senso della comunità. Non faccio romanticismi, non ho nostalgie di passati gloriosi. Ricordo soltanto che da ragazzino io mi sono sentito davvero inserito in una comunità, con tutte le sue beghe e con tutti i suoi problemi. Ho vissuto i momenti della guerra e del dopoguerra, momenti duri, di scontro, di scelte, però c’era una società civile dove sentivi anche il calore umano. Ecco, io vorrei davvero che questo giornale aiutasse a creare comunità, una parola grossa se si vuole, ma fondamentale. Soltanto così riusciremo a ritrovare anche la gioia del vivere. Questo giornale potrebbe servire così lentamente a ricucire i vari fili e preparare quella comunità montana di cui noi siamo sempre andati fieri, ritrovarla anche in quelle forme cooperativistiche, quei legami sociali che rimangono per me basilari. Oltre a ciò, sarebbe importante che questo giornale dia spazio ai giovani, per aiutarli ad uscire dallo smarrimento in cui vivono attualmente, bombardati da questo tipo di società, dalla televisione, dalla pubblicità, protesi verso un tipo di vita che in fondo è la negazione delle nostre ra- 17 dici montanare. Mi auguro che i giovani possano trovare attraverso questa rivista proprio la piattaforma dove dibattere i loro problemi e capire come innestare una vita d'oggi sulle radici culturali di coloro che ci hanno preceduto. In questo senso forse sarebbe bello raccontare le vite personali, ritornare su alcune esperienze di vite di tante persone che ci hanno preceduto e che sono state dei grandi esempi. Io ne avrei in mente tanti che mi hanno dato moltissimo. Penso, inoltre, che “Mezalon” dovrebbe tenere aperto gli orizzonti. Non c’è nessuna società umana oggi che può chiudersi nel proprio piccolo. Con la globalizzazione ormai viviamo in un unico mondo. In questo senso la presenza ed il lavoro dei vari gruppi anche missionari ecc. è utile per aprire gli occhi ed il cuore alle nuove dimensioni del mondo. Mi auguro davvero che questo giornalino aiuti in mille maniere questa apertura, la cultura della mondialità, la capacità all’interculturalità, cioè la capacità di accogliere altre culture, altre esperienze religiose, altre maniere di vedere la vita come ricchezza. Penso che la nascita di questa rivista promossa dal Comune di Livo (e ringrazio il sindaco, i consiglieri comunali e il comitato di Redazione per l’iniziativa), se proseguita diventerà certamente un piccolo strumento culturale e direi politico per permettere un passo in avanti alla nostra gente, per affrontare le sfide che ci attendono (e ci attendono tutti!) in questo ventunesimo secolo dove veramente l’uomo dovrà decidere se vuole vivere o morire. È una sfida enorme! Che questa rivista ci aiuti a radicarci, a prepararci ad aprire il cuore ed a rispondere a queste enormi sfide che ci attanagliano. Buon lavoro a tutti. Padre Alessandro Zanotelli Padre Alex tra alcune mamme a Korogocho (Kenya). MEZALON 18 MEZALON www.preghena.it Da alcuni mesi è attivo nel grandioso mondo di internet il sito web di Preghena. L’idea di creare un sito del nostro paese è nata per diversi motivi. Innanzitutto volevamo far conoscere a quanti non vivono in paese, soprattutto a coloro che vivono all’estero, ciò che accade nella loro terra natale. Volevamo in un certo senso affievolire la nostalgia di chi vive lontano dagli affetti e dai ricordi. Allo stesso tempo la bellezza del paesaggio che ci circonda e l’amore per il nostro paese ci hanno dato lo stimolo per fare qualcosa di diverso, di innovativo, di particolare. Per noi è stata come una sfida, un piccolo tentativo per far amare e apprezzare il nostro paese e il Mezzalone anche da chi non riesce a cogliere il meglio di quanto ci circonda. Il nostro obiettivo principale è quello di far conoscere alle persone la storia, i fatti e gli eventi che hanno caratterizzato e che caratterizzano tuttora Preghena. Non è sicuramente un lavoro facile, anzi, sappiamo di dover affrontare un argomento molto vasto e complesso. Vorremmo che non cadessero nel dimenticatoio cose che fanno parte sì del passato, ma che appartengono alla nostra storia e alla nostra vita quotidiana. Con tanta umiltà e con l’aiuto di chi ci vuole sostenere affrontiamo “un’avventura” interessante e molto stimolante. Il sito è in continua evoluzione. Infatti un po’ alla volta lo aggiorniamo con nuove rubriche e nuovi articoli, con curiosità e fatti anche recenti, come la Sagra di S.Anna e l’incendio sull’Avert, in località “Gioèl”. Non mancano di certo le fotografie, molto gradite in particolare da chi risiede fuori paese e all’estero. Appunto gli emigranti. Abbiamo ricevuto molte e-mail da persone nate a Preghena e che poi per diversi motivi si sono trasferite in terre lontane con apprezzamenti e ringraziamenti per aver dato loro la possibilità di “essere a Preghena” anche se fisicamente non ci sono. Rivedere in una fotografia i luoghi dove sono nati e dove hanno vissuto la loro giovinezza dà loro molta gioia e anche un pizzico di nostalgia. Questi riconoscimenti e il numero sempre in crescita dei visitatori del sito - abbiamo superato quota 2000 - ci danno il coraggio e la voglia di continuare, aumentano in noi la convinzione di aver intrapreso una strada non troppo tortuosa e difficile. Ci sono state persone ad esempio che ci hanno richiesto il calendario dei Vigili del Fuoco dagli Stati Uniti e vi confessiamo che per noi è stato emozionante e molto bello. Nel nostro piccolo contribuiamo a far felici persone che amano il nostro paese e la nostra valle. Non è comunque sempre tutto facile. Il continuo aggiornamento delle pagine e la ricerca di nuovo materiale richiedono spesso molto tempo e un impegnativo lavoro. Ma la passione e l’attaccamento alla nostra terra ci aiutano a superare le difficoltà. Approfittiamo dello spazio dedicatoci in questo giornalino per invitare quanti lo desiderano a mandarci consigli, suggerimenti, proposte e perché no, anche critiche, che siano costruttive e che ci aiutino a migliorare. I Webmaster Osvaldo Tarter e Massimo Betta 19 UNA FRUTTICOLTURA DIVERSA Appunti da un viaggio in Stiria MEZALON Recentemente sono stato in Stiria, la cosiddetta “Provincia verde”, uno dei nove Bundesländer dell’Austria costituito da 1.638.000 ettari, grazie ad un viaggio organizzato dall’ Istituto agrario di San Michele. Ho avuto modo di vedere Graz la “Città giardino”, il capoluogo, magnifica città di 250.000 abitanti, la seconda dell’Austria dopo Vienna. La guida ci ha spiegato che il suo nome deriva da Gradec che, in lingua slovena, significa fortezza. E come tale essa venne fondata attorno all’anno 1000, baluardo di resistenza contro i Turchi che non riuscirono mai a sorpassare le mura. La parte più attraente di Graz è alla riva sinistra della Mur, ai piedi della collina dello Schlossberg, dove vi sono i resti dell’ antica fortezza distrutta da Napoleone. Questo risparmiò, però, la famosa Torre dell’Orologio in cui si conserva la Liesl, un’enorme campana cinquecentesca di oltre 4 tonnellate e da dove si domina tutta la città e le alture circostanti. La Torre è divenuta, dopo le guerre napoleoniche, il simbolo della città e meta di molti turisti che si accalcano alla stazione della funicolare o alla stazione dell’ascensore costruito nella roccia accanto ai 6 km di cunicoli scavati dai prigionieri di guerra nel ‘43 come rifugio antibombardamento per gli abitanti della città. Poco lontano la Herrengasse, la più animata ed elegante strada. Qui si può ammirare il Palazzo della Dieta. Un po’ più a Nord si trova il duomo in stile gotico, affiancato dalla cappella Mausoleum, che racchiude la tomba dell’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, il quale voleva essere seppellito nella propria città natale. Ma in Stiria ho avuto modo anche di apprezzare le coltivazioni di melo. In Frutteto in Stiria. Austria si contano circa 3.000 aziende frutticole, che producono 300.000 tonnellate di mele; le coltivazioni si estendono su un’area di 6.000 ettari, concentrati per il 90 % appunto in Stiria. Tanto per renderci conto di cosa stiamo parlando, la provincia di Trento ha una superficie territoriale di circa 622.000 ettari di cui 12.440 coltivati a melo. Su questa superficie si ottengono più o meno 450.000 tonnellate di mele, il 20 % della produzione nazionale e il 6,5 % di quella dell’Europa a 15. Arrivando nella zona di Graz si nota subito che la realtà stiriana è molto diversa dalla nostra. Non esiste la monocoltura: i meleti si alternano alle coltivazioni di mais, di foraggere, di boschi. Trattori enormi con aratri altrettanto grandi si alternano a trattori minuscoli. La seconda cosa che ti rimane impressa è l’andamento collinare con prati altrettanto ondulati, semi pianeggianti che si perdono oltre un dosso. Anche quando vedi un meleto difficilmente riesci a scorgerne i confini. La superficie media di un singolo prato è di 3-4 ettari! Difficile fare un paragone con la nostra situazione. Siamo andati a visita- MEZALON 20 re la scuola di Gleisdorf e l’ azienda sperimentale collegata a 30 km da Graz verso l’Ungheria. Qui il direttore Karl Lind ci ha spiegato i vari settori di ricerca e le varietà coltivate (Elstar, Jonagold, Golden Delicious, Gala, Braeburn, Gloster). Ogni varietà è seguita sia con metodo biologico che con lotta integrata. I trattamenti su questo unico appezzamento di 2 ettari vengono effettuati con dei tubi e degli ugelli posti in maniera fissa sopra il filare. La dose da irrorare viene preparata in un locale e poi pompata direttamente in questi ugelli che formano una nebbiolina. Il problema dei topi è stato risolto in parte con un’apposita macchina che traccia un piccolo solco nel terreno vicino alle piante ed interra il veleno. Tutto l’appezzamento, come del resto il 100 % dei prati coltivati a melo in Stiria, è attrezzato di reti antigrandine con pali in legno trattato. Si adotta un curioso sistema antibrina: con gli stessi ugelli che servono per irrorare, nei momenti a rischio si bagnano le reti antigrandine che ghiacciandosi completamente formano una serra. Alla domanda “ Come si combatte la malattia degli scopazzi?” è stato risposto in modo curioso: “Cosa sono gli scopazzi?”. Questa malattia non è conosciuta in Stiria. Lo stesso pomeriggio abbiamo visitato l’azienda Schaffler vicino a Weiz. Il proprietario ci ha illustrato la sua azienda costituita da 20 ettari in un unico appezzamento adiacente alla casa ricoperto interamente da reti antigrandine. In estate viene effettuato un diradamento manuale con 15 operai, mentre per la raccolta si utilizza il “trenino” con 25 raccoglitori. Di routine viene praticato il doppio stacco. Il portainnesto utilizzato è esclusivamente M9 e non viene lasciato crescere più di 2,5 metri. In sostanza non si utilizza la scala perché questo rallenta molto la produttività oraria. Le piante sono collocate a 0,7 m tra di loro e 2,5-3 m tra le file. Il signor Schaffler ci ha confessato come la tendenza ora sia quella di tornare su misure più larghe di interfila a causa di problemi di luce. Nei giorni successivi abbiamo visitato altre aziende e la stazione di ricerca di Haidegg a Graz. Qui il dottor Steinbauer ci ha fatto visitare l’istituto che si occupa sia di frutticoltura che di viticoltura. Abbiamo assaggiato vari tipi di vino: Novello, Sauvignon, bariccati e una qualità di rosso. Ci ha poi portato a visitare un appezzamento vicino dove si sperimentano gli impianti antigrandine. Ci ha spiegato come i loro risultati dal punto di vista economico non portino a favorire la rete bianca che dura la metà di quella nera e quindi la migliore qualità delle mele non riesce a coprire i maggiori costi della rete bianca. Per alcune varietà, anzi, la rete nera aiuta nei mesi estivi la pianta a sopportare il calore. Siamo poi stati attirati dal passaggio di una trattrice con ruote posteriori gemellate. Qua si usano esclusivamente con questo tipo di ruote in quanto preservano maggiormente il manto erboso. Nell’azienda Leitner a Schattauberg vicino a Gleisdorf si coltivano circa 20 ettari di melo più 5 ettari di sambuco. In Stiria è tradizione coltivare il sambuco in filari e trattarli 5 volte all’anno contro gli insetti, potandoli energicamente in autunno. Le bacche di sambuco vengono portate anche in Italia come colorante naturale. Inoltre le si utilizzano per fare sciroppi o succhi. Il proprietario ci ha fatto assaggiare i suoi prodotti, in particolare un grazioso succo di mela e sambuco. L’azienda Thaller a Maierhofbergen coltiva 40 ettari di viti e lavora in proprio le uve, vendendo i vini e le grappe in tutta l’Austria e la Germania. Viene fornito anche un servizio di agriturismo e quindi noi ne abbiamo approfittato per fermarci a cena. L’accoglienza è stata ottima e i vini pure. Nell’azienda Schloffer vicino ad Anger abbiamo potuto osservare la produzione di grappa di ciliegie, di albicocche, di mele. La famiglia è molto dedita alla vendita in proprio e molto attiva nel preparare succhi e dolci. Ci è stato spiegato che la tendenza in Stiria è quella di vendere in proprio al dettaglio tutto il possibile. Il rimanente viene consegnato alla locale cooperativa che svolge solo la funzione di stoccaggio, mentre la lavorazione è affidata ad un privato. Le mele prodotte possono fregiarsi di un marchio austriaco simile alla D.O.P.. Karl Schloffer è il presidente della Steirische Apfelstrasse, la strada della mela che si snoda nelle campagne attorno a Puch. In questa zona i meleti coprono tutta la campagna disponibile e il paesaggio da semipianeggiante diventa collinare. È la zona maggiormente vocata alla produzione di mele. Sono le ultime alture prima dell’immensa pianura ungherese e quindi la vista arriva fino al lago Balathon. Karl, che coltiva i suoi otto ettari di campagna a tempo parziale, ci ha fatto notare che loro non hanno problemi ambientali con le reti antigrandine (per il 100 % nere). Il turista non si lamenta, anzi lo considera un tratto distintivo della Stiria frutticola e viene volentieri nelle aziende agricole che offrono ospitalità. In questi giorni passati in Stiria mi sono reso conto di come sia diversa l’agricoltura nonesa limitata soprattutto dallo spezzettamento della campagna. Per gli agricoltori striana il costo di produzione non è un problema come potrebbe essere da noi. La dimensione fisica degli appezzamenti è in grado di in- 21 Osvaldo Alessandri MEZALON fluenzare l’efficienza di un’azienda. Superfici più estese consentono economie di scala nell’esecuzione dei lavori di routine un impiego dei mezzi meccanici più razionale riducendo al minimo i costi di trasferimento. Pensiamo quanto costa spostare i raccoglitori da un appezzamento all’altro o quanto tempo ci fa perdere il dover spostarci col trattore da un posto all’altro. Basta dire che il costo di produzione di un kg di mele può variare da 0,14 a 0,34 euro! Questo anche per il semplice fatto che ovviamente costa meno attrezzare di pali e reti antigrandine un unico appezzamento piuttosto che 10 o 20 piccoli appezzamenti. Lo spezzettamento è il frutto di un passato che aveva poco riguardo per questa problematica. Ma si fa prima ed è più semplice dividere che unificare due particelle. Diversa è l’agricoltura nonesa nel modo di porsi al mercato. In Stiria si privilegia la trasformazione e la vendita in proprio; in Val di Non la cooperazione. E forse questo è un punto in nostro favore. Sicuramente si riesce a gestire meglio e a minor costo la lavorazione in comune delle mele. E in Stiria la cooperazione è ad un livello meno intenso del nostro: le mele vengono conferite al magazzino della cooperativa, ma la lavorazione e la vendita è fatta da un privato e quindi meno valore aggiunto Rocca di Graz. per il contadino. La lavorazione e la vendita in proprio stimola, altresì, una mentalità più attenta ai dettagli, più aperta, forse più maliziosa. Crea, però, lavoro e problemi in più che dovrebbero essere confrontati con le eventuali maggiori entrate per una valutazione economica di fondo. Certo è che il contadino stiriano si dà molto da fare nella ricerca di nuovi trasformati da proporre al consumatore, di nuove integrazioni del proprio reddito. E forse questo è l’insegnamento da portarsi a casa da questo viaggio. Si cerca di aumentare il valore aggiunto nel proprio territorio, nel proprio paese. Noi lo stiamo cercando di fare anche attraverso l’avvio del Patto Territoriale che nasce per il Mezzalone con una contraddizione. Il patto si propone lo sviluppo di un’area; ma come si può parlare di sviluppo di un’area quando questa è stata privata di un’impresa che offriva lavoro in loco ad una sessantina di donne e uomini? Certo, la riunificazione delle sale di lavorazione delle mele permette un’economia di scala, ma tutto questo va a scapito del territorio locale. Se il lavoro è vicino non si deve pendolare e si rimane legati al territorio perché la sera si ritorna a casa e magari si può lavorare nella propria azienda agricola. Il contadino mantiene la strada, crea la base per il turismo perché tiene l’ambiente ben curato. Per di più per il Mezzalone era l’unica azienda che, grazie al numero elevato di persone che vi lavoravano, creava vita e socializzazione. In provincia di Bolzano si fa in modo che il lavoro non sia a più di 25 km di distanza da dove si abita. L’idea è quella di investire anche fuori dai capoluoghi perché altrimenti nel tempo la gente non si ferma in un ambiente senza lavoro e privo di servizi. Ritornando alla sala di lavorazione, con queste leggi lo spostamento doveva essere fatto, ma la Provincia doveva ragionare in modo diverso, accollandosi il costo di lavorazione in più di una sala piccola rispetto ad una sala grande, dando in questo caso maggior peso al servizio che una cooperativa offriva alla sua gente, piuttosto che privilegiare solo il lato economico. Non tutto può sottostare ad una logica di profitto, altrimenti molte cose andrebbero perse in montagna, probabilmente la montagna stessa. Molte tradizioni andrebbero perse e questo i nostri colleghi stiriani lo sanno, forse meglio di noi. 22 MICHELE, IL MIGLIOR GIOVANE AUTISTA EUROPEO Lo scorso settembre a Södertäoljei (Stoccolma) si sono svolte le finali del concorso “Yong European Truck Driver”. Michele Sandri figlio di Valeria Aliprandini e Renato Sandri di Scanna, si è aggiudicato il titolo di miglior giovane autista europeo. Il concorso è stato organizzato da Scania con il patrocinio della Commissione trasporti dell’unione europea per sensibilizzare i giovani autotrasportatori al rispetto delle norme del codice stradale. Prima di accedere alle finali, Michele ha partecipato alle selezioni regionali e poi successivamente a quelle nazionali vincendole entrambi. Le prove italiane prevedevano il superamento di test scritti riguardanti il codice della strada, e prove di abilità. Nella giornata della finale i 20 concorrenti provenienti dalle selezioni effettuate nei vari paesi europei, si sono confrontati in prove di manovrabilità, test di consumo su percorsi extraurbani e dimostrazioni pratiche di sicurezza stradale. Il vincitore è stato Michele che ha così sfatato il pregiudizio che gli autisti italiani siano i peggiori d’Europa. Il concorso in totale ha visto la partecipazione di oltre 6000 autisti. Michele ha saputo esprimere una grande professionalità nel suo lavoro e questo non può che fare onore alla comunità di Livo. Congratulazioni! Erica Corradini MEZALON RINGRAZIAMENTI… Voglio ringraziare per il giornalino Mezalon, molto bello. Quando leggo questo giornalino penso sempre ai miei cugini e anche a mia nonna, Ada Alessandri Marchetti. Ho visitato Preghena due volte ed è sempre così bella! Ecco perché mi piace vedere tante fotografie sul Mezalon, vecchie e nuove. Quanti ricordi!!! Vivo nell’Ohio, in Florida, ma il più bel posto è Preghena. Vi mando anche una foto per il giornalino. Tante grazie, sempre. Gina Paglialunga 23 SANT’ANNA, CHE EMOZIONE! MEZALON Dopo 5 anni la comunità di Preghena ha festeggiato in modo solenne la sua patrona, S.Anna. Nel 1998 c’era stata una grande festa e così anche quest’anno si è pensato di rendere onore alla nostra Santa Protettrice. Già nel mese di marzo per il paese cominciavano a circolare le prime voci… “Bisogna pensar per Sant Ana”, “Che fente sto bot per Sant Ana?, “Fente doi o trei dì de festa?”. Le domande che sorgevano erano tante! Nel mese di maggio ci furono le prime riunioni e assemblee per raccogliere opinioni e idee su cosa si poteva fare e su come organizzare la festa. Hanno partecipato molte persone a questi incontri, dai bambini alle mamme, dai ragazzi agli adulti. Ci fu “un minestrone di idee”, ma quello che più contava era vedere che c’era la volontà della gente di fare, di organizzare, di impegnarsi e di dedicare parecchio tempo alla preparazione della festa. Così si è deciso di fare 3 giorni di sagra, di fare la lotteria, di chiamare una banda, di fare l’arco in piazza, di mettere le tradizionali bandierine, di… C’era tanta carne al fuoco e in più nacque l’idea di concludere la tre giorni di festa con i fuochi d’artificio. Eravamo tutti entusiasti e contenti, ma riguardando il programma in tanti hanno pensato “Qui c’è molto da fare!!!”. E’ vero, c’era in previsione parecchio lavoro, ma nessuno si è abbattuto o scoraggiato, anzi, è nata subito l’idea di dividere il lavoro in gruppi di persone per una migliore riuscita del tutto. Che emozione, tutti desiderosi di cominciare! Bello vedere il coinvolgimento e l’interesse della gente, tutti uniti per raggiungere un unico scopo e un unico obiettivo, la riuscita della festa! Tutti insieme per portare gioia e festosità al nostro paese! Pronti e via… Da subito si è pensato a dove poter mettere il tendone, alla lotteria e alla raccolta dei premi, alla preparazione delle bandierine, all’arco e al muschio, alla richiesta dei vari permessi, alla banda, senza dimenticare ovviamente la parte più importante della sagra, la processione per il paese con la statua di Sant’Anna. Fin da subito si è cercato di curare tutti i particolari, cercando di non tralasciare niente e di non lasciare nulla al caso. Così nei primi giorni di luglio, dopo tanto lavoro, anche per il paese si sono cominciati a vedere i primi segnali di qualcosa che stava per nascere: la pulizia delle strade, la struttura di legno dell’arco in piazza, la cucina per il tendone “in cima alla vila”… Il 27 luglio si avvicinava sempre più! Eravamo tutti impazienti e desiderosi di poter dar frutto al tanto lavoro fatto e alle tante sere dedicate a questa festa, con un occhio sempre rivolto al cielo sperando che il tempo proprio in quei giorni non facesse “il matto”. Sì, davvero tante sere e tanti pomeriggi! Fino a tardi infatti si sentiva il battito dei martelli in piazza, fino a tardi si vedevano le luci accese dell’ex bar dove si preparava la lotteria, fino a tardi si stava “in cima alla vila” a preparare il tendone, tanti pomeriggi sono stati dedicati dai bambini e dai ragazzi per la preparazione delle bandierine e tanta, dav- 24 vero tanta, la partecipazione della gente nel donare materiale e dolci per la lotteria. Tutti in qualche modo hanno voluto fare qualcosa, chi più chi meno tutti hanno contribuito alla riuscita di questa grande festa. Verrebbe da dire “insieme si può!”, eh sì, anche in quest’occasione, per fortuna di festa e di gioia, la popolazione di Preghena ha dimostrato unione e tanta tanta buona volontà. La festa come detto è riuscita benissimo. Il momento culmine di questa tre giorni è stata la bella e sentita processione della domenica. Aspettata e vissuta con dedizione e con la dovuta religiosità, la cerimonia si è svolta nei migliori dei modi, accompagnata dal suono della banda e delle nostre campane. Grande è stata la partecipazione di persone e grande è stata la cura di ogni particolare, come ad esempio l’esposizione in piazza della statua durante i tre giorni di festa. Questo grande evento ha anche avuto il “botto finale” con i fuochi d’artificio! Bellissimi, molto apprezzati e, se vogliamo, tempestivi, riuscendo ad anticipare un forte acquazzone. Si è lavorato molto e si è dedicato tanto tempo alla sagra, ma sono convinto che ne è valsa proprio la pena! E questo grazie alla buona volontà, alla collaborazione e alla partecipazione di tutti, senza dimenticare chi ha lavorato in silenzio. Massimo Betta EMIGRAZIONE NEGLI ANNI ‘60 MEZALON IN SVIZZERA Nel dicembre del 1961, dopo aver finito il servizio militare, spinto da un grande bisogno di aiutare la mia famiglia, già provata fortemente dalla scomparsa tre anni prima della mia povera mamma, incominciai a cercare lavoro, che, a quei tempi, era difficile trovare. Parlai qua e là con amici, fra i quali Candido Betta (che era reduce da un lavoro stagionale in Svizzera assieme a suo fratello Carlo), Alessandri Ernesto, Genetti Aldo, Facini Olivo Ritrovo per il consueto pranzo dopo la S. Messa dedicata agli emigranti. Romano, Datres Dario e Sparapani Giuseppe già emigrato in Francia. Quest’ultimo mi disse: “Vieni con noi l’anno prossimo!”. Ma non era una decisione facile per me, dopo 18 mesi di naja fare valigie e andarmene un’altra volta per di più all’estero. Ma le scappatoie erano talmente poche che in poco tempo dovetti decidere per il sì, per poter guadagnare qualche li- 25 Sparapani Graziano Foto di gruppo dei primi emigranti negli anni ’60 in partenza per la Svizzera. MEZALON ra. Andare in Svizzera non era così facile coDon Pietro Bisoffi in visita agli emigranti in Svizzera. me oggi perché prima bisognava avere un contratto di lavoro già firmato dalla ditta che si prendeva la responsabilità di dare lavoro e alloggio. Cominciai così a preparare necessarie. E così il 1 maggio 1962 entrammo in Svizzera dopo aver passato una visita ai polmoni e le analisi del sangue alla frontiera di Briga. Arrivammo esattamente a Renens, una decina di km dopo Losanna, sulla strada per Ginevra, dove la ditta Jean Spinedi aveva delle baracche per gli operai dove ci siamo stabiliti. Incontrammo un gruppo di lavoratori nonesi di Sporminore, con i quali abbiamo subito stretto grande amicizia di camerata e di lavoro. Tanti operai erano del Sud: pugliesi, calabresi, sardi,… Cominciò così una convivenza di lavoro ma anche di cucina perché dovevamo arrangiarci a fare il mangiare per quel giorno e per il mezzogiorno successivo: in cantiere veniva riscaldato in piccoli contenitori ermetici, a bagnomaria per il pranzo. Senza dimenticare che si parlava il francese e noi avevamo la grande difficoltà che si può immaginare per fare le nostre provviste. Il nostro tempo libero, pur giovani che eravamo, era molto poco, perché dopo aver fatto 8, anche 9 ore di lavoro più i viaggi (perché la ditta aveva lavori in un raggio anche di 30-40 km) il tempo che rimaneva era limitato. Venivamo trasportati su dei camion con delle panchine di legno e una tettoia di latta. Non era da trascurare la pulizia personale… dovevamo lavare, stendere e qualche volta rammendare nel limite del possibile. Tutto questo però veniva superato anche perché il guadagno era buono, aiutato anche dal cambio franco-lira. Da allora cominciò un “via vai” dai miei due fratelli Giuliano e Alfonso a Zorzi Alessandro e dai fratelli Zorzi Giulio, Giuseppe e Tommaso, che già veniva da un’esperienza contadina svizzera. Poi ancora Genetti Fabio, Alessandri Giuseppe con il figlio Luciano, Maninfior Carlo e con noi c’era anche Natale Agosti di Varollo, Zorzi Andrea e Datres Basilio. Tutti quelli che ho elencato lavoravano per la stessa ditta, mentre altri nostri paesani lavoravano in altri cantoni. Questo “vai e vieni” continuò fino agli anni 1973-1974, quando anche da noi si cominciò a trovare lavoro, almeno per i giovani. Dopo tutti questi anni di lavoro venivamo chiamati “gli svizzeri”: “Partono gli svizzeri”, “Arrivano gli svizzeri”… Era da capire in un paese così piccolo, quando a partire o ad arrivare era così tanta gente in paese ce ne se accorgeva, soprattutto se forza giovane lavorativa. Non bisogna dimenticare che chi partiva lasciava la propria famiglia, otto-nove mesi senza vedere i propri cari, la moglie, i figli… Era davvero molto triste! A tanti forse oggi sembra quasi impossibile capire tanta miseria, però tanti di noi ne sono testimoni e nessuno deve dimenticare. Concludendo voglio ricordare con tanta stima e affetto quelli che ho nominati e che non ci sono più. 26 RICORDI… Moltissimi anni fa, quando ero una ragazzina, trascorrevo il mese di Luglio a Preghena, ospite di una cugina di mio padre, Germana. Gestiva l’unico negozio di alimentari e l’osteria con il marito Antonio, un uomo buono, con grandi baffi: parlava poco, ma era simpaticissimo. Aveva cinque figlie: le gemelle Ancilla e Rinalda, Maria, Paolina e la mia prediletta Giovanna, allora piccolissima. Con loro ho passato le vacanze più belle della mia vita, piene di gioia e di serenità. La casa di Germana, allora, arrivava fino alla strada; si entrava nel piccolo negozio salendo qualche gradino. Ricordo ancora il lungo banco e, appoggiato alla parete, uno scaffale con tanti scomparti e cassettini. C’erano i vasi di vetro con i “bombi”, piccole mezzelune gialle o arancione o pastigliette colorate. Vicino alla vecchia bilancia, due grandi barattoli di latta con la marmellata “ca gialda e ca rossa” (allora c’erano solo quelle). C’erano poi il barattolo con gli sgombri sott’olio, vasi di vetro e cassetti con pasta, spezie e varie cose. Dall’ingresso principale della casa si entrava nella “spleuza”, indi in una grande sala con tavolini e sedie, dove alla sera gli uomini si riunivano per fare una partitina e bere un bicchiere di vino. C’era poi, verso la valle, un lungo “pontesel” di legno e, in fondo, quelli che allora erano i “servizi”. Lungo questo poggiolo, circa a metà, si accedeva al fienile, il “barc”, attraverso una piccola apertura. Quanti salti in quel fieno profumato! Era bellissimo! Ricordo come se ancora la vedessi la vecchia cucina, con la grande stufa sulla quale alla sera bolliva la minestra d’orzo, odorosa e squisita; il tagliere rotondo annerito, su cui mettevano le fette di una torta di patate quale non ho mai più assaggiato, morbidissima, con una crosticina marrone croccante. Era cotta nello strutto, in una tortiera di rame. Ricordo anche il lavandino di pietra scura sotto la finestra e lo scaffale con i bei secchi di rame lucidissimi; si portava l’acqua sempre freschissima, dalla vicina fontana. Nell’angolo della cucina c’era il grande tavolo con la panca appoggiata al muro e tante sedie. Che bontà la polenta col “tonco” fatto con patate, lucaniche a pezzi e salsa di pomodoro, accompagnata da insalatiere colme di cicorietta appena raccolta nell’orto! Ad innaffiare il tutto, delizioso ma vietato ai bambini, l’“acarol”. Alla sera, dopo cena, ci si riuniva vicino al portone, sulla panchina di legno, per cantare le canzoni di montagna, sempre così belle. Le gemelline erano bravissime. Ci raggiungevano i giovani del paese, tutti bei ragazzi buoni ed educati: il Luigi dei Mori, alto, bruno e con gli occhi azzurri; i suoi fratelli Pacifico e Perolin, simpaticissimi e sempre allegri; Marino, alto e biondo; Adriano, serio e di poche parole, e tanti altri. Tutti cantavano molto bene e facevano parte del coro della chiesa. Quelle sere bellissime, limpide, profumate, con il cielo pieno di stelle, sono un ricordo indimenticabile. Non c’erano discoteche, allora, nè televisione, si andava a letto presto, ma la vita era più semplice e serena. Oggi abbiamo molto di più, ma forse abbiamo anche perso qualcosa. Silvana Maninfior MEZALON LE CAMPANE DI PREGHENA Mi congratulo per il restauro del campanile della nostra amata chiesa, era necessario per proteggere le campane che ogni giorno annunciano l’alba e invitano al riposo al calar della notte. Con il loro din don rompono la monotonia di quanto sta intorno ed elevano lo spirito. Da tempo sembra più grave il loro suono, … sentiranno il peso degli anni? E i cambiamenti di un mondo modernizzato? Avranno nostalgia dei robusti muscoli che le facevano rintoccare a festa, annunciando il Natale rivestito di un candido manto? Che meraviglia!!! … È Pasqua, col tiepido sole, in cui tutto rivive, emanando profumo di fiori e di resina. Quanti ricordi… quanta nostalgia… din don dan Alessandri Silvia in Betta (Argentina) 27 Piccolo mondo antico LA COMARE continua nella pagina seguente… MEZALON Oggi si chiama la levatrice, ma i nostri Avi la conoscevano col nome di “comare” . In altre valli si chiamava la “mammana” e nelle favole dei bambini è per tutti la “cicogna”. Era un personaggio importante ed in paese era la terza carica sociale, dopo il sindaco ed il prete. Aveva una sua piccola cultura, sapeva leggere e scrivere e fare di conto, cosa rara a quei tempi. Aveva anche molti contatti sociali, era conosciuta e stimata da molti e per questo veniva interpellata anche in campi che esulavano dalla sua funzione di levatrice. Personaggio robusto, avvezzo alle situazioni difficili, arrivava presso la famiglia che l'aveva convocata a piedi o su cavallo se l'andavano a prendere in un paese vicino. Munita di borsetta medica, portava con se la piccola attrezzatura delle levatrici: una bacinella per sterilizzare i ferri del mestiere, qualche forbice, i guanti di gomma, due tre cateteri, lo stetoscopio di legno per ascoltare il cuore, qualche garza e un disinfettante. Sbrigativa ed efficace, prendeva le redini di casa, spediva gli uomini e guardoni all'osteria e metteva in fila di servizio le donne maggiorenni. Le donne dovevano essere le sue infermiere, sempre pronte ad ogni evenienza con panni freschi di bucato e tanta acqua calda bollita. Non doveva mancare la ”boza della sgnapa”, un prodotto sempre presente nelle case contadine e che serviva come disinfettante, come solvente, ma anche da corroborante per la puerpera in travaglio. Tutto avveniva nella stanza migliore della casa: “la stua”. Allora era la stanza più grande, quella più accogliente e soprattutto il regno della donna, dentro alla quale aveva amato il suo uomo, concepito il figlio, sognata la sua numerosa famiglia e festeggiato tutti gli eventi della vita. Quella stanza, a lei tanto cara, era rassicurante soprattutto per il momento che andava ad affrontare: quello del parto. Questo accadde fino agli anni settanta, quando le nuove leggi in materia sanitaria divennero più severe e le partorienti invitate ad andare all'ospedale. Le donne di campagna ne soffrirono molto ed il pensiero di mostrare le proprie intimità ad una equipe medica ospedaliera, fatta anche di uomini, le atterriva. Erano tempi casti, tempi puritani, nei quali costituiva peccato anche mostrare solo una caviglia! In molti casi, oggi incredibile davvero, nemmeno il legittimo marito aveva mai visto la moglie nuda... Voce di popolo vorrebbe che le mammane sconsigliassero l'ospedale, anche perché temevano di perdere il posto. A quei tempi venivano pagate dalla famiglia, come del resto il medico, il prete, il veterinario ed il maestro elementare. Annunziata Sparapani di Preghena, figlia del “Bepi del Moro”, mi disse che l'ultima comare di Preghena fu “la Nata”, figlia d'arte di Nata Betta (Fortunata), ma che in realtà si chiamava Margherita Betta. Non seppe dirmi l'anno in cui andò in pensione per cedere l'arte ad una certa Maria che veniva a Preghena da Livo. Questa esercitava la su professione 28 di “comare” in tutto il “Mezzalon” e fu un giorno triste per madri e mammana, quando essa andò in pensione. Finiva così una lunghissima epoca storica durante la quale i bambini nascevano in famiglia. Dovendola pagare ad ogni parto, qualche "noneso" sbrigativo e precipitoso, non esitava ad intervenire direttamente senza chiamare nessuno. Talvolta era la natura stessa che gli dava l'occasione e parlo di quei parti prematuri, nei luoghi più strani, come tuttora avviene in treno, sugli aerei ed in taxi. Talvolta la levatrice non era nemmeno disponibile perché impegnata in altra famiglia, o perché la neve aveva bloccato le strade ed allora scattava in ogni caso il "fai da te" tipico dei contadini... In casa mia, quando abitavamo lontani dal paese, alla Centrale elettrica dei Molini, la levatrice venne tardi per ben due volte e fu solo grazie alla fortuna ed alla facilità di parto di mamma Angela che non successe nulla di grave. Papà se la sbrigò da solo... Erano gli anni trenta. La “comare” di quei tempi eroici usava portare in borsetta un paio di candele benedette, candele sacre che venivano accese nei tempi d'attesa e sulle quali si pregava per ore ed ore invocando la protezione di tutti i Santi del Paradiso. Era un modo come un altro per esorcizzare l'ansia, il dolore e la paura di un momento così delicato. Fabio Calovini INCORONATA A “REGINA” MEZALON LA VECCHIA FONTANA La fontana della piazza di Preghena, prima della posizione attuale, si trovava in basso vicino alla strada principale del paese ed era composta di due vasche: la prima detta "brenz", stretta e lunga, formata da lastre di granito lavorato a mano e identica a quella di adesso; la seconda era più grande. Al centro del " brenz", sul lato esterno per sostenere il tubo d'arrivo dell'acqua, c'era un'alta struttura portante di cemento e granito, modellata a forma di "capitello" come se volesse accogliere con eleganza e signorilità l'acqua stessa e dare un aspetto imperiale alla fontana. Dalla strada c'erano alcuni gradini per raggiungere il piano contornato della seconda vasca, tutto attorno un ampio spazio per la circolazione di carri trainati da mucche o cavalli; ai lati esterni della piazza, c’erano cataste di "bore" (tronchi) sui quali sedevano uomini di varie età in piacevole compagnia a conversare e raccontarsi storie del tempo passato. Sgorgava e sgorga tuttora acqua buonissima, fresca d'estate, sempre limpida e pura, accompagnata dal suo continuo, piacevole e allegro gorgogliare, avvertito maggiormente nelle ore notturne, unico rumore che rompe il silenzio assoluto della notte e nella piazza stessa. Sono indimenticabili le dissetanti bevute d'acqua della fontana fatte nei periodi caldi unendo le due mani a forma di scodella, ripetendo vari sorsi e poi pensando o esclamando: “Che bona stà aca! Iòvi na se”. Quando il paese era ancora molto popolato, tanti ragazzi si ritrovavano attorno alla fontana a giocare. Era un divertimento unico, fatto di grida, schiamazzi, urla. Nel periodo estivo ci si rincorreva, si giocava a nascondino, ci si tirava acqua; nel periodo invernale invece si costruivano pupazzi di neve, si lanciavano acqua e palle di neve, dispettosamente contro qualche occasionale passante, nella speranza di farlo arrabbiare e di essere rincorsi sentendolo dire: “Adess te ciàpi e te le don, vilàn, noi te l'ha ensegnàda l'educaziòn!” Nelle case non c'era ancora la lavatrice, nessuno la possedeva: la mancanza di mezzi finanziari in tutte le famiglie ha ritardato il suo acquisto, nelle abitazioni mancavano i lavatoi, le attuali vasche da bagno non esistevano e il bucato era fatto alla fontana. Questo in fin dei conti era anche un pretesto per trovarsi in compagnia e scambiare piacevolmente quattro chiacchiere. Una volta la settimana la fontana era svuotata e pulita a turno da ogni famiglia che normalmente ne beneficiava per lavare. Gli ultimi ad abbandonare l'uso della fontana furono Firmino ed Elena Datres dei "Brusadi", tanto affezionati a lei. Pur possedendo anche loro l'elettrodomestico di nuova generazione (accolto con poco entu- 29 siasmo), preferivano il vecchio sistema. Nelle stalle e nelle "cort" non c'erano gli abbeveratoi, i "brenz" e le spine dell'acqua. Le mucche, i cavalli e qualche capra dovevano essere abbeverate alla fontana, concedendo loro di bere solo dal "brenz", cioè dalla prima vasca, la seconda era riservata alle donne per lavare. Tutti possedevano alcune mucche e il numero totale delle stesse in paese era elevato. Mattino e sera si assisteva in modo divertente al "rito" movimentato del bestiame per l'abbeverata, udendo i loro versi e quelli dei mandriani. Alla fontana centrale del paese conducevano il loro bestiame “i Doreti”, “i Saveri”, “i Moreti”, “i Caioti”, “i Pimbi”, “i Brusadi”, “i Zorzi”, “i Malgesi”, “i Mori”, “i Lassi”, “i Pepi”, “i Zepi”, “i Pisti”, “i Tonci”, “i Mecli”, “i Gnesini”, “i Tanti”, “i Lodi”', “i Nani”, “i Bogioi”. Gli altri andavano alle fontane periferiche. Se qualche animale dopo l'abbeverata aveva sporcato le strade con le “boace” (sterco), il proprietario dello stesso si recava poi con “secla” (secchio) e paletta a pulire: così il paese era, nonostante tutto, sempre pulito. Era da ammirare il gran senso di civiltà che avevano i Preghenesi! La fontana ha sempre costituito, e lo è tuttora, un serbatoio d'acqua sempre pronto in caso d'incendio e dal quale pompare acqua per le esercitazioni dei nostri valorosi e accorti pompieri, che è doveroso ringraziare per la preziosa opera prestata. Venuta meno la sua funzione, dopo averla esercitata in modo determinante per tutta la popolazione e per varie generazioni e anche per esigenze di spazio, la fontana fu spostata in alto alla piazza, collocata a ridosso di una muraglia come un oggetto da ripostiglio e da gettare. Non mancarono i problemi con l'Ente "Belle Arti" per la sua rimozione, avvertito tempestivamente da coloro che non volevano un cambio di posto. La ristrutturazione della piazza le rese un contorno migliore e una nicchia a forma d'arco formata da sassi dal colore naturale rosa, bianco e verde chiaro, sistemati con gran maestria da Diego Datres, che l'accoglie ora con riverenza. Purtroppo è rimasta sola, abituata com’era ad essere circondata da tutta quella vitalità di un tempo remoto. Bruno Sparapani MEZALON La fontana della piazza di Preghena. 30 MEZALON IL SUONO DEGLI ZOCCOLI Ci sono cose che scompaiono quasi senza che tri posti. Così, quando la nonna faceva il suo ce ne accorgiamo; ad un tratto poi ci rendiamo sonnellino pomeridiano, io scendevo nella stal- conto della loro mancanza... e magari sono tra- la con qualche bella carota raccolta nell'orto e, scorsi anni! sciacquata alla fontana, mi inerpicavo sulla man- Parlo dei suoni: sì, il ritmico martellare per affi- giatoia e la dividevo equamente con il cavallo. lare la grande falce fienaia, i lenti campani delle Grosso com'era, bisognava vedere come stava mucche che tornavano dalle malghe, il belato attento a non urtarmi o calpestarmi! Gli volevo della capra dal fondo della stalla... e gli zoccoli proprio bene e credo anche lui a me; ma come dei cavalli sul selciato. si sarebbero spaventate mia mamma e mia non- Già, i cavalli... Quand'ero piccola i trattori erano na! Lo seppero solo molti anni dopo... sempli- molto rari. I più fortunati, oltre alle vacche, ave- cemente, non mi ero mai ricordata di raccontar- vano un cavallo da tiro che, nel suo umile lavo- lo. ro, conservava, per la ricchezza dei crini e l'e- L'altro era Pino, il cavallo di Oreste Calovini. Era spressione del muso, dignità e bellezza. A vol- rosso di pelo, con un folto ciuffo sulla fronte e te, pur stanco per il trasporto, qualcuno di essi bei crini fluenti. Il suo padrone, un uomo simpa- spiccava il trotto per la via del paese, sollevan- tico e socievole, che ricordo sempre sorridente, do scintille dal porfido con i grossi ferri a ram- mi permetteva di salirgli in groppa, vestita da poni. cow-boy. Quanti sogni su quel cavallo! A me Io li conoscevo tutti e spesso avevo le tasche pareva più bllo di Furia, Campione o Frida, visti dei pantaloni piene di zuccherini, che il nonno sull’allora unico canale televisivo. Se non altro mi aveva insegnato ad offrire sul palmo aperto. Pino era vero e gentile come il suo proprietario; Ricordo ancora il solletico che mi facevano i mu- quanto alla Val di Non, era - ed è - più bella del- si dalle larghe narici e come mi specchiavo nei le praterie del West. grandi occhi scuri. Erano belli quegli animali, Finora ho parlato dei cavalli. Più spesso però, i quasi sempre di colore castano o rosso o bion- carri erano trainati da una coppia di mucche. do, con la fronte ornata di strisce o stelle bian- Anche loro venivano ferrate, con le "clape", sa- che che li facevano riconoscere subito. gomate in modo diverso, per adattarsi ai loro Ne voglio ricordare due. Del primo non ricordo zoccoli doppi. L'azione di questi animali era na- il nome. Era il cavallo di nostro cugino Mario turalmente più lenta ma non era male, quando Maninfior, di colore scuro e molto grande, tanto anche lo stradone era sassoso e le ruote aveva- che mi avevano detto di non dargli zucchero no i cerchioni di ferro con conseguenti vibrazio- per strada nel timore che potesse farmi male. Io ni, sobbalzi e strepiti. Asfaltatura e ruote con le però, con la logica ferrea dei bambini, ne avevo gomme sarebbero venute dopo. Per gli antichi dedotto che potevo offrirgli qualcos'altro e in al- Greci il più bel complimento rivolto a una don- 31 Oggigiorno, l'Ufficio d'Igiene troverebbe a ridi- venca". Oggi, probabilmente, la destinataria si re, ma le cose andavano benissimo ed era bello offenderebbe; invece era giusto: mai osservati che fosse così, come il burro galleggiante nelle gli occhi di una mucca? Sono veramente belli, vasche d'acqua ed i ritagli delle forme di for- grandi, dolci, con lunghissime ciglia. Sono par- maggio, che mi piacevano tanto. ticolarmente graziose le nostre brune alpine, Ora, collari per cavalli e gioghi per mucche, fer- piccole, col mantello sfumato di nocciola e bian- ri e "clape", redini e museruole, pendono dalle co, la testa dalle corna lucide e ben curate. Ve- pareti dei rustici o nelle sale dei musei etnogra- nivano avanti dondolandosi un po', con le teste fici, con le sbiadite foto color seppia che ne ram- basse sotto il giogo, sventolando le code nel mentano l'uso e la storia. Si è chiuso anche il vo- vano tentativo di tener lontani certi terribili tafa- cabolario che indicava il nome di ogni parte dei ni. Erano miti e pazienti. Oltre al lavoro davano carri e dei finimenti. I nostri giovani sanno co- un latte veramente ottimo. Ricordo il profumo s'erano " la macianicola, el geo, el broz, la con- del caseificio quando alla sera ci andavo con il giombla" (freno a manovella, giogo, treno ante- “bandin” e nella lunga stanza aspettavo l'arrivo riore del carro, cinghia)? E quei bravi animali? dei contadini, con i secchi del latte coronato di Sono certa che il buon Dio, che ama tanto tutte schiuma. Il "ciasar" pesava il tutto con la stadera, le Sue creature "se no non le avrebbe neanche segnava sul libretto e versava il latte nei bidoni create" (S.Bibbia), avrà riservato anche a loro, di rame stagnato. E già si sapeva chi aveva le dopo tante fatiche, un verde angolino nei Pa- mucche migliori, che davano il latte più ricco e scoli del Cielo. cremoso. Patrizia Maninfior MEZALON na era dirle che aveva "lo sguardo di una gio- 32 L’OSTEOPOROSI L’osteoporosi è una malattia dell’osso caratterizzata da un basso contenuto di calcio, con alterazioni della struttura ossea e quindi da una fragilità che predispone alle fratture. Le ossa più frequentemente interessate sono: le vertebre, il femore e i polsi che si possono fratturare anche per traumi di lieve entità o, a volte, come nel caso di lesioni vertebrali, anche spontaneamente. L’osso è un tessuto vivo, in cui i cicli di distruzione si alternano a cicli di formazione. La massa ossea cresce per tutta l’infanzia e l’adolescenza sino ai 35 anni. A questa età le ossa sono al massimo della loro robustezza e del loro peso, dopo di che la loro densità comincia a diminuire ad una velocità dello 0,5-1% all’anno. Nelle donne in menopausa questa perdita subisce una brusca accelerazione: la ridotta produzione di estrogeni durante e dopo la menopausa, infatti, è uno dei principali fattori responsabili dell’indebolimento dell’osso e le donne risultano sei volte più soggette a manifestare la malattia rispetto all’uomo. Nelle persone anziane la massa ossea dipende perciò da due fattori: il picco di massa raggiunta nella maturità e l’entità della perdita progressiva che interviene con l’età. Oltre alla carenza di estrogeni, molti altri fattori di rischio sono in grado di causare l’osteoporosi. Su alcuni, come la predisposizione genetica, la magrezza costituzionale, l’avere trascorso lunghi periodi senza mestruazioni non è possibile intervenire. Altri, invece, come l’alimentazione, l’inattività fisica, il fumo o un elevato consumo di alcool, possono essere modificati. Per fare ciò è necessario adottare dei provvedimenti che riguardano il proprio stile di vita. Tali provvedimenti, se adottati precocemente, consentono di raggiungere il massimo possibile di massa ossea in ciascun soggetto (farsi una buona scorta), ma si rivelano utili a qualsiasi età. MEZALON La prevenzione a tavola L’importanza del calcio contenuto negli alimenti è ormai accertata. Ogni donna dovrebbe introdurre almeno 1 gr. di calcio al giorno. Dopo i 65 anni l’apporto alimentare deve essere almeno di 1,5 gr. al giorno. Il latte e i latticini rappresentano le fonti di calcio per eccellenza. Una tazza di latte (250 ml.circa) fornisce 0,30 gr. di calcio (per risparmiare calorie e colesterolo va bene anche il latte scremato, che contiene quantitativi di calcio analoghi a quello intero). Nei formaggi il contenuto di calcio è più elevato, ma il suo assorbimento può essere ostacolato dalla presenza di altre sostanze contenute (fosfati). Tra le numerose varietà di formaggi, il grana è quello più ricco di calcio (più di 1 gr. per etto), seguito dall’emmenthal. I latticini non sono gli unici alimenti in grado di fornire il calcio: questo importante elemento infatti è presente nei vegetali, soprattutto broccoli, legumi, cavoli. Altri cibi ricchi di calcio sono i pesci in scatola (sgombro, salmone, sardine). 33 Un aiuto per raggiungere il fabbisogno giornaliero può venire dalle acque minerali (controllare l’etichetta che siano presenti almeno 150 mg/l). Fra i tanti benefici di un’alimentazione ricca di frutta e verdura vi è anche quello di un maggiore apporto di vitamina C che favorisce l’assorbimento del calcio. La vitamina D è essenziale per l’assorbimento del calcio e per il mantenimento dell’integrità dell’osso. La quantità sintetizzata dall’organismo a livello della cute per esposizione ai raggi del sole è in genere sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero. L’alcool può rappresentare un fattore di rischio per l’osteoporosi, se assunto in quantità superiore a 60 gr al giorno (4 bicchieri da tavola) può ridurre l’assorbimento del calcio e ne favorisce l’eliminazione attraverso le urine. L’esercizio fisico L’esercizio fisico stimola la formazione di nuovo osso ed è di fondamentale importanza per mantenere le caratteristiche di mineralizzazione e di resistenza dello scheletro. Gli esercizi più efficaci sono quelli che comportano un certo grado di sollecitazione dell’osso da parte del muscolo che si contrae come ad esempio sollevare dei pesi, salire le scale, fare gli esercizi tipici dell’ aerobica o marciare speditamente. Inoltre… Smettere di fumare è vantaggioso per la salute anche sotto il profilo della protezione dell’osso. Le donne fumatrici hanno una menopausa più precoce rispetto alle non fumatrici. Inoltre si ritiene che il tabacco abbia un effetto nocivo diretto sull’osso. Quando integrare la dieta Farmacia di Livo Dott. Ceschi Luca MEZALON Il quantitativo di calcio necessario dopo la menopausa e nelle persone anziane potrebbe non essere facilmente raggiungibile con la sola alimentazione. In questo caso, soprattutto nelle persone a rischio di osteoporosi o con osteoporosi manifesta, è necessario integrare la quota alimentare. La disponibilità di prodotti contenenti calcio è ampia, sia prescrivibili dal medico, sia come farmaci da banco, sia come integratori alimentari. L’integrazione con vitamina D potrebbe essere utile negli anziani che, stando molto in casa, non si giovano dei benefici dell’esposizione al sole: inoltre la capacità di convertire la vitamina D nella sua forma attiva si riduce con l’età. 34 COMUNE DI LIVO Provincia di Trento - C.A.P. 38020 - Via Marconi, 87 tel. 0463.533113 - fax 0463.533093 [email protected] - www.comunelivo.it ORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO DEGLI UFFICI COMUNALI lunedì ......................................................08.30 - 12.30 ..........pom. chiuso martedì ....................................................08.30 - 12.30 ..........pom. chiuso mercoledì ................................................08.30 - 12.30 ..........13.30 - 17.30 giovedì ....................................................08.30 - 12.30 ..........pom. chiuso venerdì ....................................................08.30 - 12.30 ..........pom. chiuso IL SINDACO RICEVE lunedì mattina..........................................08.30 - 12.00 mercoledì ................................................08.30 - 12.00 ..........15.00 - 17.00 AMBULATORIO MEDICO LIVO ...............tel. 0463.533418 dott. ERNESTO PINDO lunedì e venerdì.......................................10.00 - 12.00 dott. NARCISO BERGAMO lunedì ......................................................15.00 giovedì ....................................................09.00 dott.ssa MARIA CRISTINA TALLER martedì ....................................................16.00 - 17.30 PEDIATRA dott.ssa ELVIRA DE VITA 2° giovedì del mese.................................16.00 - 17.00 FARMACIA DI LIVO ................................tel. 0463.535014 mattino ....................................................08.30 - 12.30 pomeriggio ..............................................15.30 - 19.30 MEZALON Riposo infrasettimanale: sabato pomeriggio - Turno festivo come da calendario CHIAMATE URGENTI NOTTURNE...........................tel. 328.6163342 UFFICIO POSTALE ....................................tel. e fax 0463.533116 orario al pubblico: da lunedì a venerdì ..................................08.00 - 13.30 sabato ......................................................08.00 - 12.30 35 SERVIZI DI EMERGENZA sociale e sanitaria CARABINIERI....................................................tel. .......112 CARABINIERI - STAZIONE DI RUMO .................tel. .......0463.530116 POLIZIA ............................................................tel. .......113 POLIZIA STRADALE DI MALÉ ...........................tel. .......0463.909311 EMERGENZA SANITARIA ..................................tel. .......118 OSPEDALE CIVILE DI CLES - CENTRALINO........tel. .......0463.660111 GUARDIA MEDICA............................................tel. .......0463.660312 PRONTO SOCCORSO ........................................tel. .......0463.660227 VIGILI DEL FUOCO ...........................................tel. .......115 VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI LIVO...........tel. .......0463.533575 VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI DI PREGHENA.tel. .......0463.533433 STAZIONE FORESTALE DI RUMO ......................tel. .......0463.530126 CUSTODE FORESTALE DI LIVO ..........................tel. .......0463.533469 GUARDIA DI FINANZA .....................................tel. .......117 SCUOLA MATERNA DI LIVO .............................tel. .......0463.533522 SCUOLA ELEMENTARE DI VAROLLO ................tel. .......0463.533377 MEZALON GUARDIA DI FINANZA DI CLES ........................tel. .......0463.421459