Provincia di Salerno Commissione per le pari opportunità della

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Provincia di Salerno Commissione per le pari opportunità della
Provincia
di Salerno
Commissione
per le pari
opportunità
della Provincia
di Salerno
Non c’é Pace
Senza Giustizia
Provincia
di Salerno
Non c’é Pace
Senza Giustizia
Commissione
per le pari
opportunità
della Provincia
di Salerno
a cura di Antonella Dentamaro
Stampa: xpress, roma
Fotografie e progetto grafico
Aurelio Candido
nelle immagini:
Una manifestazione festosa
di donne e uomini contro
le mutilazioni genitali femminili
che si è tenuta a Gibuti in occasione
della Conferenza internazionale
contro le mutilazioni genitali
femminili organizzata da “Non c’è
Pace Senza Giustizia nel 2006
introduzione
Introduzione
In Italia, del fenomeno delle mutilazioni genitali
femminili si parla solo da qualche anno. É invece
sempre più importante averne una conoscenza
esatta, perché il nostro è un Paese con un alto tasso
di immigrazione dal continente africano e la nostra
società è in via di trasformazione. Anche per i nostri
cittadini immigrati è necessario avere informazioni
corrette sulle leggi che riguardano questa pratica
tradizionale, nonché sugli strumenti che le istituzioni
pubbliche e private mettono a disposizione delle
donne che vogliono sottrarsi alla pratica o hanno
bisogno di assistenza legale e sociosanitaria.
Questa pubblicazione ha lo scopo di informare su
cosa sono le mutilazioni genitali femminili, quali le
conseguenze che esse producono, quali sono le
iniziative internazionali per l’abbandono di questa
pratica tradizionale e quali sono le leggi in vigore in
Italia e in Africa.
Cosa sono le mutilazioni
genitali femminili (MGF)
Cosa sono
le mutilazioni
genitali
femminili
Le mutilazioni dei genitali femminili (MGF) sono
una pratica tradizionale presente in 28 paesi
dell’Africa Sub-sahariana e in Egitto, che consiste
nell’ablazione totale o parziale del clitoride, delle
piccole labbra e – nella forma nota con il nome di
infibulazione – nelle cucitura delle grandi labbra in
modo da restringere l’apertura vaginale lasciando
solo un piccolo foro per il passaggio del flusso
mestruale e dell’urina.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che
siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di
donne nel mondo e che 3 milioni di bambine siano
a rischio ogni anno.
Le MGF hanno gravi conseguenze sul piano psicofisico sia immediate – con il rischio di emorragie a
volte mortali, infezioni, shock – che a lungo
termine, quali cisti, difficoltà nei rapporti sessuali e
nel parto con il rischio di morte per la madre o per
il bambino.
Esistono quattro tipi di MGF:
- la circoncisione (I tipo), che consiste nella
resezione del prepuzio clitorideo con o senza
l’escissione di parte o dell’intera clitoride;
- l’escissione (II tipo), ovvero la resezione del
prepuzio e della clitoride e la rimozione parziale o
totale delle piccole labbra;
- l’infibulazione o circoncisione faraonica (III tipo), la
forma di mutilazione genitale tipica dei paesi del
Corno d’Africa e che consiste nella escissione parziale
o totale dei genitali esterni. I due lati della vulva
vengono poi cuciti con una sutura o con spine,
riducendo in tal modo la dimensione dell’orifizio
della vulva e lasciando solo un piccolo passaggio
nell’estremità inferiore, per l’emissione del flusso
mestruale e dell’urina.
- Il quarto tipo include varie pratiche di
manipolazione degli organi genitali femminili:
piercing, pricking, incisione della clitoride e/o delle
labbra; allungamento della clitoride e/o delle labbra;
cauterizzazione per ustione della clitoride e dei
tessuti circostanti; raschiatura dell’orifizio vaginale
(angurya cuts) o taglio della vagina (gishiri cuts);
introduzione di sostanze corrosive nella vagina per
causare sanguinamento oppure immissione di erbe
allo scopo di restringere la vagina.
Le MGF si applicano a tutte le donne di un
determinato gruppo etnico o di una determinata
società e si svolgono secondo tempi e periodicità
stabilite. In genere le bambine vengono operate in
una determinata stagione o mese dell’anno secondo
scadenze periodiche, che variano da una etnia
all’altra. Anche l’età in cui vengono fatti gli interventi
cambia a seconda delle etnie e del tipo di
mutilazione. In genere la clitoridectomia viene
praticata nel periodo della primissima infanzia (dal
3° al 40° giorno di vita) soprattutto nelle società
cristiane e tra i 4 e i 14 anni nelle società
musulmane e animiste. L’età dell’infibulazione varia
invece dai 3 ai 12 anni e rari sono i casi di interventi
nel periodo neo-natale.
Origine delle MGF
Nonostante questa pratica sia spesso attribuita ai
dettami della fede musulmana o cristiana, le MGF
precedono storicamente l’avvento di queste religioni
e non possono quindi trovare giustificazione in esse.
Secondo alcune ipotesi, l’escissione risale all’antico
Egitto, ma la si ritrova anche a Roma, dove era
praticata sulle schiave e appare legata ad aspetti
patrimoniali del corpo femminile. Sempre a Roma
troviamo l’infibulazione - un termine d’origine latina
- che inizialmente designava un’operazione
esclusivamente maschile. Si trattava di una specie di
spilla - fibula - che veniva applicata ai giovani per
impedire loro di avere rapporti sessuali. Ma il centro
della diffusione dell’infibulazione femminile sembra
che sia stato l’Egitto faraonico, come attesterebbe la
denominazione di “circoncisione faraonica”.
Comunque ad oggi l’origine delle mutilazioni dei
genitali femminili sembra destinata a restare
indeterminata. L’unica cosa certa è che non è stato
l’Islam a introdurre in Africa le mutilazioni dei
genitali femminili che erano già presenti in loco
assai prima della sua diffusione. Si tratta infatti di
usanze indigene profondamente radicate nelle
società locali e preesistenti alla penetrazione
dell’Islam nell’Africa Sub-sahariana e centroorientale.
Origine
delle MGF
Significati e simboli
Significati
e simboli
Al di là delle origini lontane, le MGF sono un istituto
tuttora molto attivo nel determinare la vita di
relazione e di scambi su cui si basa l’organizzazione
sociale di gran parte delle società africane
Il profondo radicamento delle MGF è dovuto a una
complessa serie di fattori che pur variando da
un’etnia all’altra presentano alcuni tratti comuni. Si
tratta del ruolo fondamentale che tale tipo di
pratiche tradizionali ha nella costruzione
dell’identità di genere e nella formazione
dell’appartenenza etnica, oltre che nella definizione
dei rapporti tra i sessi e le generazioni.
Per pratiche tradizionali si intende quegli atti
abituali, di uso comune, che sono stati trasmessi
dalla generazione passata e che con molta
probabilità saranno passati a quella successiva.
Le mutilazioni dei genitali femminili sono pratiche
tradizionali che rientrano nell’ambito dei riti di
passaggio, ovvero di quelle pratiche cerimoniali che
guidano, controllano e regolamentano i mutamenti
di status, di ruolo o di età delle persone e così
facendo scandiscono le varie fasi del ciclo di vita
trasformandole in un percorso ordinato e dotato di
senso. In particolare esse sono una componente
fondamentale dei riti di iniziazione attraverso cui
nelle società tradizionali si diventa “donna”. Le
mutilazioni dei genitali femminili sono anche la
porta di accesso alla propria comunità, sono un
rituale di ingresso come lo è ad esempio il battesimo
per i cattolici, e come tali costituiscono un punto di
non ritorno, che separa chi è dentro da chi sta fuori.
Questo vale per tutti i membri di una comunità,
uomini e donne, anche se vigono modalità di
accesso distinte. Nelle società africane non sono
infatti solo i corpi femminili a essere segnati o
mutilati, ma anche quelli dei giovani maschi.
L’importanza
del contesto
L’importanza del contesto
Il contesto che conferisce senso alla pratica culturale
delle mutilazioni dei genitali femminili è un sistema
complesso di strategie matrimoniali, fondate sul
prezzo della sposa, a cui si accompagnano una serie
di tratti secondari che variano da un’etnia all’altra.
In altre parole le mutilazioni dei genitali femminili
sono una componente fondamentale del
matrimonio in Africa, poiché contribuiscono a
regolare la gestione delle risorse e la rete complessa
degli scambi e delle relazioni sociali. La famiglia del
futuro marito versa alla famiglia della futura moglie
un compenso in cambio di una donna illibata,
intatta, vergine, possibilmente chiusa oppure escissa
a dovere in modo da scoraggiarne desideri e rapporti
prematrimoniali. Queste sono tutte condizioni
indispensabili pena il rinvio della malcapitata alla
sua famiglia di origine la prima notte di nozze.
Tenere presente questo complesso sistema
economico-simbolico significa smettere di guardare
alle mutilazioni dei genitali femminili come a una
pratica culturale fuori contesto, o ad una stravaganza
esotica in grado solo di rimandarci alla categoria dei
“fenomeni culturali”.
Qualcosa sta cambiando
L’origine oscura delle MGF è resa ancora più oscura
dal silenzio che le ha sempre circondate e che ha
contribuito a farne un argomento tabù per le genti
africane, ma anche a proteggerle dalla curiosità
indiscreta di noi occidentali. In questo silenzio
rientra anche la tacita complicità dell’Occidente che
ha preferito in maniere diverse ignorare le MGF,
trincerandosi dietro una inusuale forma di rispetto
delle tradizioni locali.
Da qualche anno però il silenzio ha lasciato il posto
ad un dibattito che sta trasformando le MGF in una
nuova questione sociale legata al rispetto dei diritti
umani e alla salvaguardia della salute delle donne e
delle bambine.
Questa fuoriuscita dal cono d’ombra è il risultato di
anni di campagne di sensibilizzazione promosse da
organizzazioni africane ed internazionali, oltre che
dalle varie agenzie delle Nazioni Unite, ma è anche il
risultato dei provvedimenti legislativi presi da alcuni
governi locali. In un’ottica più generale è il segnale
che anche questa pratica arcaica e segreta è ormai
entrata nell’area dei processi di modernizzazione di
molte popolazioni africane.
Qualcosa
sta cambiando
Diffusione del fenomeno in Africa
il fenomeno
in Africa
I dati più affidabili ed esaurienti sulla prevalenza
delle mutilazioni genitali femminili sono forniti
dalle indagini DHS (Demographics and Health
Surveys) e dalle indagini MICS (Multiple Indicator
Cluster Surveys). Attualmente tali dati sono
disponibili per 18 paesi.
Prevalenza delle MGF tra le donne
di età tra 15 e 49 anni
Paese
Tipo e data
dell’indagine
Tasso di prevalenza
nazionale delle MGF (%)
Benin
Burkina Faso
Ciad (provvisorio)
Costa d’Avorio
Egitto*
Eritrea
Etiopia
Ghana
Guinea
Kenya
Mali
Mauritania
Niger
Nigeria
Repubblica
Centroafricana
Sudan*+
Tanzania
Yemen*
DHS 2001
DHS 2003
DHS 2004
DHS 1998-9
DHS 2003
DHS 2002
DHS 2000
DHS 2003
DHS 1999
DHS 2003
DHS 2001
DHS 2000-1
DHS 1998
DHS 2003
17
77
45
45
97
89
80
5
99
32
92
71
5
19
MICS 2000
36
MICS 2000
DHS 1996
DHS 1997
90
18
23
* Il campione è composto di donne che sono state sposate
+ Le indagini sono state condotte nel Sudan settentrionale
La legge
in Italia
La legge in Italia
Il 9 gennaio 2006 è entrata in vigore la legge
numero 7 “Disposizioni concernenti la prevenzione
e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale
femminile”. Questa legge è composta di due parti:
una prima parte che prevede azioni a livello
nazionale ed internazionale per prevenire nonché
per favorire l’abbandono definitivo della pratica e
una seconda parte che punisce chi pratica le MGF.
É particolarmente significativo il fatto che il
Parlamento italiano abbia scelto di strutturare la
legge sottolineando la priorità degli aspetti di
prevenzione a quelli sanzionatori: è l’unica legge
al mondo infatti che prevede fondi da destinare
in campagne informative, preventive e di
assistenza sanitaria.
promuovere
l’abbamdono
dellepratiche
Cosa prevede la legge italiana
per promuovere l’abbandono
della pratica delle MGF
Il Dipartimento per le pari opportunità della
Presidenza del Consiglio dei Ministri è preposto
al coordinamento delle attività di prevenzione,
assistenza e informazione sulle MGF. Il Ministero
della Salute, il Ministero dell’Istruzione, e il
Ministero degli Affari Esteri hanno la
responsabilità di condurre le attività e di
investire i fondi previsti per la loro attuazione.
L’informazione
Campagne informative
La legge prevede le seguenti campagne di
informazione:
- campagne rivolte ai cittadini immigrati dirette a
diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali
della persona, in particolare delle donne e delle
bambine, e del divieto vigente in Italia delle
pratiche di MGF;
- iniziative da condurre insieme alle
organizzazioni no profit e con le comunità di
immigrati per sviluppare l’integrazione socioculturale nel rispetto dei diritti fondamentali
della persona;
- organizzazione di corsi di informazione per le
donne infibulate in stato di gravidanza;
programmi di aggiornamento sulle MGF per gli
insegnanti delle scuole dell’obbligo;
- promozione del monitoraggio dei casi di MGF
presso le strutture sanitarie e i servizi sociali.
Formazione
del personale sanitario
Formazione del personale sanitario
Il Ministero della Salute ha il compito di redigere
le linee guida destinate al personale medico e
sanitario relative alla prevenzione, all’assistenza e
alla riabilitazione delle donne e delle bambine
già sottoposte a questa pratica.
numero verde
Istituzione di un numero verde
Il Ministero dell’Interno ha il compito di istituire
un numero verde al quale chiunque può rivolgersi
per chiedere informazione sui centri di assistenza,
sulle organizzazioni che si occupano di MGF o
anche per segnalare casi di mutilazione dei genitali
femminili verificatisi sul territorio italiano.
Cooperazione
Programmi di cooperazione internazionale
Nell’ambito dei programmi di cooperazione allo
sviluppo finalizzati alla promozione dei diritti
delle donne condotti dal Ministero degli Affari
Esteri, sono previsti progetti di formazione e
informazione nei paesi a tradizione escissoria
volti a scoraggiare tali pratiche. Inoltre è prevista
la creazione di centri antiviolenza che possano
dare accoglienza alle donne che vogliano
sottrarsi a tali pratiche o che vogliano sottrarvi le
proprie figlie o parenti minorenni.
Come la legge
italiana punisce
chi pratica le MGF
Come la legge italiana punisce chi pratica le MGF
La legge sancisce che praticare le MGF in Italia è
un reato. Le sanzioni previste dall’articolo 583bis del Codice Penale sono le seguenti:
- reclusione da tre a sette anni;
- la pena è aumentata di un terzo se la pratica
viene commessa a danno di una minore e anche
se essa è praticata a fini di lucro;
- queste disposizioni si applicano anche qualora
la mutilazione venga praticata all’estero ai danni
di una cittadina italiana o di una cittadina
straniera residente in Italia;
- le stesse disposizioni si applicano anche
qualora la mutilazione venga praticata all’estero
da un cittadino italiano o un cittadino straniero
residente in Italia;
- qualora sia un medico o un paramedico a
praticare la mutilazione, oltre alle pene detentive
è prevista anche l’interdizione alla professione da
tre a dieci anni.
La legge negli altri Paesi occidentali
I Paesi europei che hanno leggi specifiche contro
Gli altri Paesi
le MGF, oltre all’Italia, sono la Svezia, la Gran
Bretagna e la Norvegia.
Vi sono altri paesi che proibiscono le MGF
nell’ambito delle norme contro la violenza sui
minori o contro le violenze fisiche in generale:
Belgio, Francia, Germania, Olanda, Svizzera,
Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti.
Le MGF nel contesto delle Nazioni Unite
La condanna della pratica delle MGF nel
contesto internazionale si articola sotto tre
aspetti:
- la tutela dei diritti umani (Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani);
- la tutela dei diritti della donna (Dichiarazione di
Pechino sui diritti delle Donne);
- la tutela dei diritti dei bambini (Convenzione
delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini).
Numerosi sono i documenti ufficiali delle
Nazioni Unite che condannano la pratica:
ciascuno di essi richiama innanzitutto l’articolo 5
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
nel contesto
delle
Nazioni Unite
“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura
o a punizioni crudeli, inumane e degradanti”,
per poi articolarsi in modo più dettagliato nel
riferimento esplicito alle mutilazioni genitali
femminili.
Il Protocollo di Maputo
Il protocollo
di Maputo
Nel luglio del 2003 l’Unione Africana ha
adottato il Protocollo aggiuntivo alla Carta
africana dei diritti umani che riguarda i diritti
delle donne. In questo documento, entrato in
vigore nel dicembre 2005, vengono specificate le
misure relative all’eliminazione delle
discriminazioni contro le donne.
In particolare nell’articolo 5 del Protocollo si
specifica che le pratiche definite tradizionali e
gravemente lesive per le donne, comprese le
MGF, devono essere proibite e condannate:
Articolo 5
Eliminazione delle pratiche pregiudizievoli
Gli Stati Parti proibiscono e condannano ogni forma di
pratiche pregiudizievoli che si ripercuotono negativamente
sui diritti umani delle donne e contrari agli standard
internazionalmente riconosciuti.
Gli Stati Parti adottano ogni misura legislativa o di
altro tipo per eliminare tali pratiche, comprese le seguenti:
sensibilizzazione in tutti i settori sociali in tema di
pratiche pregiudizievoli attraverso l’informazione,
l’educazione formale e informale e programmi di recupero;
proibizione, anche attraverso provvedimenti legislativi
forniti di adeguata sanzione, tutte le forme di mutilazioni
genitali femminili, scarificazioni, trattamento medico o
paramedico delle mutilazioni genitali femminili e ogni
altra pratica, al fine di sradicarle;
previsione delle forme necessarie di sostegno alle
vittime delle pratiche pregiudizievoli attraverso servizi
essenziali quali servizi medici, legali, sostegno giudiziario,
assistenza emotiva e psicologica, nonché formazione
professionale al fine di rendere le donne capaci di
sostenersi reciprocamente;
protezione delle donne che corrono il rischio di essere
sottoposte a pratiche pregiudizievoli o ad ogni altra forma
di violenza, abuso e intolleranza.
Le leggi
in Africa
Tutti i paesi membri dell’Unione Africana che
ratificano il Protocollo di Maputo si impegnano ad
attuare le sue disposizioni a livello nazionale,
modificando o emanando nuove leggi in accordo
con esso.
A 31 ottobre 2007, i paesi membri che hanno
ratificato il documento sono i seguenti:
Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Comoros, Gibuti,
Gambia, Libia, Lesotho, Mali, Malawi, Mozambico,
Mauritania, Namibia, Nigeria, Rwanda, Sud Africa,
Senegal, Seychelles, Tanzania, Togo, Zambia.
Le leggi in Africa
Grazie alle campagne di informazione e di
sensibilizzazione sulle MGF molti paesi africani
hanno emanato leggi che vietano la pratica e
prevedono pesanti sanzioni per coloro che
sottopongono le bambine alla mutilazione degli
organi genitali. Tali disposizioni si accordano a
quanto previsto dal Protocollo di Maputo, il
documento dell’Unione Africana sui diritti delle
donne che vede crescere di giorno in giorno l’adesione
dei paesi membri dell’UA.
Benin
Legge n. 2003-03 approvata il 3 marzo del 2003. Essa vieta e
prevede sanzioni nei confronti della pratica delle mutilazioni
genitali femminili.
Burkina Faso
Legge n. 43\96\ADP emanata il 13 novembre del 1996. Essa
vieta e punisce coloro che violano l’integrità fisica e
psicologica delle bambine con la pratica delle mutilazioni
genitali femminili, con una detenzione che va da sei mesi a
tre anni.
Camerun
non esiste una legge specifica sulle MGF e nessuna
disposizione del Codice Penale. Tuttavia esistono disposizioni
che riguardano i danni corporali agli articoli 277-281 del
Codice Penale.
Repubblica Centroafricana
nel 1996 il Presidente della Repubblica ha emanato
un’ordinanza che proibisce la pratica delle MGF.
Ciad
Legge n. 6\PR\2002. Tale legge riguarda la promozione della
salute riproduttiva e prevede anche disposizioni contro le MGF.
Costa d’Avorio
Legge che vieta le MGF, approvata nel 1998.
Repubblica Democratica del Congo
non esistono disposizioni specifiche sulle MGF ma gli articoli
46-48 del Codice Penale sulle ingiurie corporali intenzionali
può essere richiamato anche per le MGF.
Gibuti
nel 1995 è stato emendato il Codice Penale con l’inclusione
della proibizione delle MGF. All’articolo 333 sono punibili
tutti gli atti di violenza verso le donne con la detenzione
fino a 5 anni.
Egitto
un decreto ministeriale del 1996 proibisce le MGF.
Eritrea
con il proclama n. 158/2007, l’Eritrea mette al bando la
pratica delle mutilazioni genitali femminili. Tale disposizione
prevede, oltre a pesanti multe in denaro, la detenzione da un
minimo di due fino a un massimo di dieci anni in caso di
morte della bambina.
Ghana
all’art. 26 (2) della Costituzione sono proibite tutte le
pratiche tradizionali lesive per il fisico o la mente delle
persone. All’art 39 (2) sono vietate tutte le pratiche
tradizionali che sono ingiuriose e dannose. Nel 1994
un’emendamento del Codice Penale ritiene le MGF un reato
penale. All’Art 69 A si impone una detenzione fino a tre anni.
Guinea
nel febbraio del 2006 è stata approvata una legge contro le
MGF. Al capitolo 2 della legge è prevista una sanzione per chi
pratica le MGF sia con il metodo tradizionale che con
soluzioni medicalizzate. All’articolo 9 è invece previsto dai
sei ai due anni di detenzione per chi pratica le MGF.
Kenya
il Children Act n.8 del 2001 proibisce le mutilazioni genitali
femminili sulle bambine sotto i 18 anni.
Mali
la legge n.02-044 del 24 giugno del 2002 sulla salute
riproduttiva mette al bando le MGF. L’ordinanza 04-019
incorpora le disposizioni del Protocollo di Maputo nella legge.
Mauritania
con l’ordinanza n.015-2005 al capitolo II articolo 12 del
Codice Penale si proibiscono le pratiche di MGF sulle bambine
e sulle ragazze al di sotto dei 18 anni. La pena prevista è di 4
anni di carcere.
Niger
la Legge n. 025-2003 emenda il Codice Penale e vieta tutte le
forme di MGF (articoli 232.1-232.3).
Nigeria
non esistono ancora leggi federali che vietano le MGF. Tuttavia
alcuni stati hanno emanato disposizioni che le proibiscono,
come gli stati di Edo, Ogun, Cross River, Osun, Rivers.
Senegal
nel gennaio del 1999 è stato emendato il Codice Penale e
all’art 299 le MGF vengono proibite e rese penalmente
perseguibili.
Tanzania
il Codice Penale è stato emendato nel 1998. All’art 169 le
MGF vengono rese penalmente perseguibili.
Togo
la legge n. 98-016 proibisce la pratica. All’articolo 3 si
dichiara che tutte le persone che eseguono MGF sono punibili
per danno fisico causato intenzionalmente con la detenzione
da 2 mesi a 5 anni. All’articolo 5 si prevede che quando le
MGF provocano la morte della vittima la pena prevista va dai
5 ai 10 anni. All’articolo 6 si prevedono pene da 1 mese ad 1
anno per coloro che non rendono noto all’autorità pubblica
della perpetrazione di MGF, inclusi parenti o complici.
Il progetto internazionale patrocinato
dal Ministero degli Affari Esteri italiano
“Costruire un movimento globale per l’abbandono
delle mutilazioni genitali femminili in una generazione”
Il Ministero degli Affari Esteri italiano ha finanziato,
nell’ambito dei programmi di cooperazione allo
sviluppo, un progetto internazionale che vede la
collaborazione tra UNICEF, Non c’è Pace Senza
Giustizia, Associazione Italiana Donne per lo
Sviluppo e l’organizzazione senegalese TOSTAN.
Questo progetto è destinato ai paesi dell’Africa Subsahariana e prevede una serie di attività nell’ambito
dell’informazione, della prevenzione e della
promozione di leggi sulle mutilazioni genitali
femminili.
Le iniziative che verranno condotte da Non c’è Pace
Senza Giustizia nell’ambito del progetto coordinato
da UNICEF, avranno come obiettivo quello di
contribuire allo sviluppo di un contesto sociale e
politico favorevole all’abbandono delle FGM
intervenendo in modo specifico nell’ambito della
promozione e della protezione dei diritti delle
donne e delle bambine.
In particolare gli obiettivi specifici saranno i seguenti:
- contribuire a sviluppare la capacità dei paesi membri
dell’Unione Africana nella revisione, stesura e
rafforzamento di leggi specifiche contro le MGF;
- promuovere e favorire la cooperazione e la
collaborazione tra Governi e società civile nei paesi affetti
dalla pratica;
- promuovere la ratifica del Protocollo di Maputo e
sollecitare dichiarazioni pubbliche di impegno per
l’abbandono delle MGF ai più alti livelli di governo
nazionale e regionale.
Il progetto è destinato all’Africa Sub-sahariana e
prevede una intensa collaborazione con diverse
organizzazioni locali di grande esperienza sul
territorio. Esso comprende un complesso lavoro di
studio e documentazione, alcuni appuntamenti
pubblici in collaborazione con i governi e il
distaccamento di esperti giuridici presso i paesi
selezionati per assistere i legislatori nella stesura di
disegni di legge contro le MGF o nell’adeguamento
delle leggi interne al Protocollo di Maputo.
Non c’è Pace Senza Giustizia
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) è un’associazione senza fini di
lucro, costituita nel 1994 a seguito di una campagna del Partito
Radicale Transnazionale (PRT) per l’istituzione del Tribunale Penale
Internazionale per l’ex-Jugoslavia e del Tribunale Penale
Internazionale, che lavora per la protezione e la promozione dei
diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della
giustizia internazionale.
Gli attuali campi di azione di NPSG includono la promozione delle
riforme democratiche nella regione del Medio Oriente e Nord Africa,
attraverso la creazione di un dialogo costruttivo tra governi,
parlamenti e società civile; una campagna per la ratifica e l’effettiva
implementazione del Protocollo di Maputo sui diritti delle donne in
Africa e in particolare sull’eradicazione delle mutilazioni genitali
femminili; il rafforzamento di un efficace sistema di giustizia penale
internazionale per la prevenzione, la deterrenza e il perseguimento
di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.
La strategia di NPSG è volta a diffondere consapevolezza e a
stimolare il dibattito pubblico, anche attraverso l’organizzazione di
eventi quali conferenze o seminari in cooperazione con governi e
società civile. Inoltre, NPSG offre, attraverso il lavoro di esperti
legali, assistenza tecnica ai governi in occasione di negoziati su
documenti relativi ai diritti umani nonché per l’adattamento delle
diverse legislazioni nazionali. Infine, NPSG ha una lunga esperienza
sul campo di attività di conflict mapping e di documentazione di
vaste violazioni del diritto umanitario.
Fonti e link utili
Parte dell’introduzione sulle origini e i contesti delle MGF è
basata su quanto riportato nella pubblicazione “Antropologia
delle mutilazioni genitali femminili” di Carla Pasquinelli,
AIDOS, 2000
I dati della tabella sulla prevalenza delle MGF in Africa sono
stati tratti dalla pubblicazione “Cambiare una convenzione
sociale dannosa: la pratica dell’escissione/mutilazione
genitale femminile”, Digest Innocenti, Firenze 2005
(http://www.unicef-icdc.org/cgibin/unicef/download_insert.sql?PDFName=&ProductID=399
&DownloadAddress=/publications/pdf/)
Legge nr. 7 del 9 gennaio 2006
(http://www.camera.it/parlam/leggi/elelenum.htm)
Il rapporto sulle leggi in vigore in Africa è tratto da “FGM
legislation for 25 African countries”, Non c’è Pace Senza
Giustizia, 2005 (pubblicato al seguente indirizzo:
http://www.npwj.org)
La traduzione in italiano dell’articolo 5 del Protocollo di
Maputo è tratta dall’archivio “Pace Diritti Umani”
dell’Università di Padova
(http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_strumenti/sched
a.asp?id=83&menu=strumenti)
L’elenco costantemente aggiornato dei paesi che ratificano il
Protocollo di Maputo si trova sul sito dell’Unione Africana
(www.africa-union.com)
Per una panoramica completa delle attività condotte da Non
c’è Pace Senza Giustizia per l’abbandono delle mutilazioni
genitali femminili, visitare la pagina speciale all’indirizzo
http://www.npwj.org (gran parte del materiale è disponibile
in lingua inglese).
Indirizzi e recapiti
Assessorato alle politiche sociali e pari opportunità
Provincia di Salerno
Via Roma 104 – 84121 Salerno
Telefono 089 614416 fax 089 239947
email: [email protected]
Commissione Pari opportunità
Provincia di Salerno
Via Roma 104 – 84121 Salerno
Telefono 089 6144452 fax 089 226195
email: [email protected]
Non c’è Pace Senza Giustizia
Via di Torre Argentina, 76 – 00186 Roma
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In Italia, del fenomeno delle mutilazioni
genitali femminili si parla solo
da qualche anno. É invece sempre più
importante averne una conoscenza esatta,
perché il nostro è un Paese con un alto
tasso di immigrazione dal continente
africano e la nostra società è in via
di trasformazione. Anche per i nostri
cittadini immigrati è necessario avere
informazioni corrette sulle leggi
che riguardano questa pratica tradizionale,
nonché sugli strumenti che le istituzioni
pubbliche e private mettono
a disposizione delle donne che vogliono
sottrarsi alla pratica o hanno bisogno
di assistenza legale e sociosanitaria.
Questa pubblicazione ha lo scopo
di informare su cosa sono
le mutilazioni genitali femminili, quali
le conseguenze che esse producono,
quali sono le iniziative internazionali
per l’abbandono di questa pratica
tradizionale e quali sono le leggi
in vigore in Italia e in Africa.