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Anoressia e bulimia: la situazione in Trentino
di Franca Dalprà (direttivo Arca)
Da quando l'Arca (Associazione ricerca comportamento alimentare) è nata, per iniziativa di un gruppo
di genitori, il fenomeno anoressia è esploso in tutta la sua drammaticità anche in Trentino. Non che
prima non esistesse, solo che rimaneva chiuso all'interno delle singole famiglie che non sapevano a chi
rivolgersi per avere consigli ed aiuti su come affrontarlo e cominciare a risolverlo.
La prima iniziativa dell'Arca, sostenuta anche da un'interrogazione dell'aprile '96 della consigliera
Wanda Chiodi, è stata quindi di sensibilizzare l'autorità sanitaria provinciale affinché provvedesse a
dotare le strutture sanitarie di servizi riservati in maniera specifica alle persone affette da disturbi di
carattere alimentare. E un risultato è stato ottenuto - anche se ci troviamo ancora in una fase
sperimentale - e presso la sede del distretto sanitario di via Grazioli è stato aperto il Centro per il
trattamento disturbi alimentari.
Un grosso passo avanti, ma del tutto insufficiente per affrontare in maniera decisiva il problema.
Prova ne sia che il Centro, aperto due pomeriggi la settimana, non è in grado di far fronte a tutte le
richieste. Della necessità di un potenziamento è consapevole lo stesso direttore dell'Azienda sanitaria,
dottor Nicolai, che il 12 ottobre, al termine di un incontro con l'Arca, aveva garantito una serie di
interventi. In primo luogo che il Centro avrebbe portato da due a quattro i pomeriggi di apertura
settimanale e che il personale attualmente operante sarebbe stato affiancato da uno specialista in grado
da fungere da "filtro" per i pazienti che per la prima volta si avvicinano al servizio. L'impegno era che
il potenziamento sarebbe scattato a partire dal primo novembre, ma a tutt'oggi nulla ancora si è visto.
E, così come è strutturato ora, il Centro non è in grado di seguire in modo appropriato pazienti che
abbisognano di terapie lunghe, fatte di incontri successivi ma destinati a protrarsi per mesi se non per
anni.
Ma altri sono gli interventi che l'Azienda sanitari e soprattutto l'assessorato si erano impegnati a
compiere, anzitutto sul piano dell'informazione. C'è bisogno infatti di avviare al più presto una
campagna di prevenzione, in particolare nelle scuole, giacché come sappiamo anoressia e bulimia sono
malattie che colpiscono soprattutto i giovani e i giovanissimi e sono anche molto difficili da
diagnosticare precocemente. C'è necessità pertanto di avviare una campagna di prevenzione nelle
scuole, ma anche di sensibilizzare i medici di base e il personale dei presidi sanitari di valle. C'è
necessità di creare una struttura che sia in grado di fornire il necessario supporto psicologico alle
famiglie, ma bisogna pensare anche a un day hospital, ai letti tecnici presso l'ospedale civile e a
eventuali case protette dove ospitare quei pazienti che necessitano di essere temporaneamente
allontanati dalla famiglia.
Qualcosa comunque si sta muovendo anche al di fuori delle strutture sanitarie, E in questo senso è da
considerare positivamente l'iniziativa del consigliere Gasperotti che in una interrogazione ha
sottolineato l'esigenza di ampliare quantità e qualità dei servizi attualmente offerti dalle strutture
sanitarie ai pazienti affetti da malattie del comportamento alimentare. Quello che è discutibile e forse
controproducente, almeno nella fase attuale, nella proposta del consigliere Gasperotti è l'ipotesi di
"territorializzare" il servizio, favorendo la nascita di strutture decentrate. Un'ipotesi giusta, se al centro,
ovvero a Trento, esistesse già una grossa struttura funzionante e dotata di personale specializzato. Ma
questa struttura non esiste ancora e tutti gli sforzi debbono essere fatti oggi per farla nascere. C'è
insomma bisogno di un centro di dimensioni sufficienti e con personale adeguato - sotto il profilo
numerico e quanto a specializzazione - dove poter svolgere terapie di gruppo e anche intensive, oltre
che affrontare con tempestività i singoli casi. Solo dopo sarà possibile allargare il servizio anche sul
territorio.
Ma c'è un altro problema che i genitori dei ragazzi affetti da anoressia si trovano a dover affrontare. E'
quello delle spese decisamente molto elevate che si trovano costretti a sostenere quando si rivolgono
(ma non potrebbero fare altrimenti) a strutture specializzate di fuori provincia. Se si tiene conto che i
ricoveri possono durare mesi, se non anni, si fa presto a immaginare quanto una famiglia è costretta a
spendere per il cosiddetto "comfort alberghiero", tra l'altro non deducibile dalla dichiarazione dei
redditi.
In conclusione ci preme ricordare che quella che l'Arca sta conducendo è una battaglia per la salute.
L'anoressia e la bulimia sono malattie dai risvolti drammatici se non diagnosticate e curate in tempo.
Più presto si entra in terapia, quindi, e maggiori sono le possibilità di guarire, altrimenti si rischia la
cronicizzazione della malattia se non addirittura la morte. Le statistiche su scala nazionale dimostrano
chiaramente che laddove esistono strutture specializzate (e questo non è ancora purtroppo il caso della
nostra provincia) l'anoressia può essere efficacemente combattuta e la percentuale dei decessi cala
nettamente dal 10 al 4% dei malati.
Trento, novembre 1997