ANORESSIA lia - rovereto
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ANORESSIA lia - rovereto
DENTRO LE SCUOLE PARITARIE lia - rovereto ANORESSIA Gli studenti ne parlano a scuola Presso il Liceo Internazionale di Rovereto, il giorno venerdì 16 novembre 2007 si è svolta l’Assemblea d’Istituto che ha trattato una malattia purtroppo sempre più diffusa tra i giovani: l’anoressia. Portavoce dell’incontro le volontarie dell’Associazione ARCA di Trento, da anni impegnata in quest’ambito. Prima dell’Assemblea gli studenti sono stati sensibilizzati al problema attraverso degli incontri con la psicologa Elena Dolci. Il percorso Riconoscere di avere un problema Il tema è stato discusso in classe e, in preparazione al momento di dialogo con le volontarie dell’ARCA, si sono stilate delle domande scritte da proporre in forma anonima, in tutto rispetto della sensibilità del singolo. Introduzione di saluto e presentazione delle ospiti da parte del Rettore, Mons. Umberto Giacometti, a seguire l’intervento della dottoressa Barozzi, la quale ci introduce nel vivo della tematica da un punto di vista medico, definendo l’anoressia una vera e propria grave malattia da non sottovalutare che nasce a livello psicologico e che, se trascurata o minimizzata, può portare alla morte il malato. Parole crude, ma tanto vere. Questo comportamento alimentare scorretto porta inevitabilmente a dei cambiamenti a livello fisico: il malato perde il controllo degli impulsi vitali nei confronti del cibo, non riesce a gestirli, a dominarli, debilitando così il proprio fisico. Unica speranza: riconoscere di avere il problema, parlarne con qualcuno, confidarsi, per poter così intervenire precocemente alla diagnosi più idonea. Capita sempre più spesso però, a causa delle forme di comunicazione in tempo reale come internet che, invece di trovare pace nella confidenza di un’amicizia, queste persone si affidino all’anonimato di una comunicazione virtuale con persone che vivono lo stesso problema, quindi, invece di trarne beneficio, si limitano a confrontarsi passandosi tutte le strategie possibili per riuscire a dominare l’istinto della fame. Cause multiformi Si è passati poi ad esaminare le cause che possono essere multiformi: alla base vi è sempre una situazione di disagio con se stessi, il rapporto con la famiglia, un senso di incompletezza, un difetto di autostima che porta a dei disturbi del comportamento alimentare. Ovviamente non vi è da creare una situazione di allarmismo: spesso nell’età adolescenziale capita di sentirsi insicuri e di non accettarsi ma allora come riconoscere la patologia? Il termine anoressia significa “mancanza di appetito” mentre la malattia contraria è la bulimia, ossia “attrazione per il cibo”. Spesso le due forme della malattia convivono o, meglio, si alternano. Nel primo caso ci si impone un digiuno ferreo, forse perchè non ci si vede in forma, perchè non ci si accetta e si vogliono seguire i canoni proposti dai mass-media. Nel secondo caso si tratta di un vero e proprio impulso irrefrenabile verso il cibo, con abbuffate che fanno poi nascere un senso di colpa così forte da far nascere nel malato lo stimolo al vomito. 38 Parole dirette e testimonianze La dottoressa espone il suo intervento con parole semplici, chiare e dirette, facendo capire ai ragazzi che si tratta di un meccanismo che una volta innescato traccia l’orizzonte tra la vita e la morte. Sottolinea inoltre che, nonostante la malattia potrebbe nascere da una volontà dell’individuo di attirare l’attenzione verso la famiglia, spesso assente, in realtà i danni si rivolgono solo ed esclusivamente sul ragazzo, spesso in maniera irrimediabile. La parola passa a quelle che definisco “testimonianze vere” di mamme che hanno vissuto in prima persona l’iter della malattia riscontrata nelle figlie. Una madre che ha perso la figlia all’età di 30 anni. Le loro parole si soffermano sul fattore “dolore” e sui “sintomi”, i primi cambiamenti, inizialmente nello stile di vita della figlia, le ore dedicate all’attività fisica, cibi dietetici, il tutto scandito da ritmi ferrei. Questo comportamento inizia n.12 dicembre 2007 ad allarmare la madre, poi piano piano la ragazza inizia ad evitare le situazioni sociali di convivialità legata al cibo, nasce il circolo vizioso dell’isolamento assieme al lento degrado fisico. Emozioni tra gli studenti La cosa che fa riflettere è il fatto che in realtà queste persone non si odiano, anzi, sono convinte di fare qualcosa di positivo, di aver trovato la soluzione ai loro problemi e che, solo attraverso il dominio del loro corpo, possano raggiungere potere, successo e forza. Terribile utopia. Ora è il momento dei ragazzi: inizialmente leggono le domande scritte ma emozionante è il momento in cui gli studenti, in maniera spontanea, alzano le mani e si espongono per fare le domande in maniera diretta. Questa volta sono loro a stupirci: con questo gesto ci fanno capire che hanno apprezzato il fatto che degli adulti si siano messi “a tavolino” ad ascoltarli per parlare di cose che li toccano da vicino. Le domande sono molte crude e dirette, come solo i ragazzi sanno essere. I ragazzi parlano di esperienze vissute in maniera indiretta, di amici che sono caduti nella malattia e che loro ora non sanno come aiutare, di amici che si stanno isolando dal gruppo proprio perchè capiscono di avere un problema e quindi di essere diversi. Parlare di se stessi Uno alla volta, in maniera educata e rispettosa, i ragazzi parlano di se stessi, si ascoltano, discutono del loro disagio nel non sapere come comportarsi di fronte a persone che convivono con questa malattia. Le signore presenti usano delle parole che vanno dritte al cuore di tutti noi, studenti ed insegnanti. Parlano di valori, quelli profondi, quelli che, se sinceri e genuini, possono cambiare la vita di tutti noi. In particolare si parla di amicizia, di fiducia, di dialogo, quell’aprirsi, quel confidare la propria anima ad un’altra, atto così prezioso ma anche tanto raro che può salvare una vita umana. Un piccolo gesto come quello della confidenza di una persona malata di anoressia deve essere letto come un profondo atto di fiducia nei confronti della persona scelta per condividere il proprio disagio. Il valore dell’amicizia Solamente la pazienza di un’amicizia, che non deve mai essere assillante altrimenti porterebbe alla chiusura della persona, può gettare le basi per un iniziale aiuto. Gli studenti stessi, grazie alle loro preziose testimonianze, ci hanno fatto capire che il problema è reale, esiste e che necessita di un forte appoggio da parte degli aduln.12 dicembre 2007 ti, della famiglia, degli insegnanti ma soprattutto degli esperti. Prima che sia troppo tardi voglio lanciare un appello a tutti gli adulti che circondano questi ragazzi: siamo tutti responsabili della loro educazione ed in primis della loro salute! Solo sostenendoci l’un l’altro e lavorando assieme possiamo veramente dare un aiuto concreto. Non dividiamo la famiglia dalla scuola! Entrambe hanno come primo obiettivo la sana crescita dei nostri ragazzi, sotto tutti i punti di vista, quello umano, quello educativo ma anche quello sanitario. Ascoltare e sostenere Ascoltiamoli di più, prendiamoci il tempo di metterci “a tavolino” e di condividere con loro i bei momenti ma anche le loro ansie, le loro paure che troppo spesso vengono considerate “tipiche dell’età” e alle quali non si dà il giusto peso. Tutti noi abbiamo vissuto la loro età e forse non ricordiamo come un problema giudicato insignificante per l’adulto possa invece essere vissuto con una grande intensità da un ragazzo. Parlando da insegnante posso dire con il cuore che gli studenti, i ragazzi, sono la nostra bellissima soddisfazione, il centro di questo lavoro meraviglioso e con questo vorrei far capire ai ragazzi che la scuola è luogo di ascolto, di crescita e che se avessero qualsiasi bisogno di condividere anche il più piccolo problema siamo qui per voi. Anna Mattedi Docente di Storia dell’Arte presso il LIA - Rovereto ARCA Associazione Ricerca Comportamento Alimentare Via V.Veneto 24 – Trento Tel/Fax: 0461 390051 – www.arcatrento.it Tutti i martedì e giovedì dalle ore 17 alle 19 la sede dell’Arca è aperta per il ritrovo dei soci e a disposizione di chi cerca informazione e sostegno. ARCA è un luogo dove raccogliersi per affrontare un qualcosa carico d’ansia e di minaccia dal quale s’è sentito risucchiare come al passaggio di un ciclone. Quel qualcosa si chiama anoressia e bulimia. Arca accoglie chi soffre di questi disturbi alimentari, genitori, parenti e amici, chi è sensibile al problema e persone che seguono queste patologie come scelta professionale. Obiettivo comune: creare solidarietà e, unendosi, promuovere strumenti migliori per aiutare chi si trova in difficoltà. 39