Anoressia e bulimia: l`utilità di un approccio

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Anoressia e bulimia: l`utilità di un approccio
Anoressia e bulimia: l'utilità di un approccio sistemico complesso
Elisabetta Diamanti,
psicologa clinica
Anoressia e bulimia, un tempo considerate malattie rare ed originali, costituiscono attualmente
un grave problema che affligge principalmente i paesi occidentali: esse colpiscono
prevalentemente le giovani donne e sono classificate come “disturbi del comportamento
alimentare”.
Si tratta di forme di disagio problematiche e complesse in quanto coinvolgono
varie componenti fra loro correlate:
1. è interessato un livello psico-biologico individuale, poiché il disturbo investe soprattutto
una fascia di età di profonde trasformazioni psichiche e somatiche come l’adolescenza, e
prevale largamente nel sesso femminile rispetto a quello maschile;
2. è coinvolto un livello familiare, perché le famiglie di cui le pazienti anoressiche fanno
parte, presentano caratteristiche ridondanti;
3. è implicato infine un livello socio-culturale, dal momento che, come dimostrano le
ricerche, l’anoressia prevale nettamente nelle società del benessere economico, mentre è quasi
sconosciuta nei paesi del Terzo Mondo.
Per questo è cresciuta l’esigenza di una strategia terapeutica che preveda l’integrazione tra
diversi tipi di intervento; l’orientamento sistemico postula un’influenza reciproca fra questi livelli
e sottolinea che nessuno di essi, da solo, è sufficiente a giustificare l’insorgenza dell’anoressia.
Laddove un trattamento terapeutico tralasci anche uno solo di questi aspetti, rischia di
provocare una mancata risoluzione della malattia.
Ispirarsi all’ottica sistemica significa oggi, secondo i terapeuti di tale indirizzo, rifiutare le
superate equazioni che la omologano alle tecniche di terapia familiare, e inserirsi in una
prospettiva metodologica che ricerca le correlazioni tra le molteplici componenti sopra citate.
Tutto ciò si traduce da un punto di vista operativo nella scelta di lavorare si con la famiglia, ma
anche individualmente con la paziente e i suoi familiari, attraverso diverse strategie che
tengano conto di vari fattori, come i problemi di identità psicosessuale e i tratti di personalità
dell’anoressica, le transazioni e le dinamiche familiari, sia quelle osservabili
fenomenologicamente, sia quelle più profonde e celate dei miti familiari.
Un trattamento integrato che sembra aver conseguito risultati clinici incoraggianti, così come
dimostrato da una ricerca portata avanti da Luigi Onnis e dai suoi collaboratori dagli anni ’90 ad
oggi. Ricerca in cui sono risultate peraltro evidenti le correlazioni tra i vissuti personali della
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ragazza anoressica e la trama relazionale in cui è immersa, che rappresentano due facce
complementari della medesima realtà, tali che l’una invia all’altra e non può essere pienamente
compresa e affrontata senza l’altra.
Il comportamento anoressico-bulimico, d’altronde, come ogni altro sintomo psico-somatico, ci
parla al tempo stesso sia del suo portatore, sia dei suoi contesti di riferimento, esprimendo così
forme di sofferenza che riguardano tutti i membri coinvolti in una relazione. Per questo è
necessaria una chiave di lettura sistemica di tutte le conoscenze relative sia ai vissuti
intrapsichici individuali legati al più vasto sistema familiare, sia alle dinamiche familiari e alla
loro organizzazione in sistemi più o meno rigidi e funzionali, sia al contesto sociale più ampio, là
dove il passaggio adolescenziale pone il soggetto di fronte a nuove problematiche, prima fra
tutte l’acquisizione di una identità autonoma e matura.
L’auspicio è che si possa costruire la stessa connessione tra le varie figure professionali del
sistema sanitario, in quanto, per L. Onnis e la sua equipe, l’integrazione delle risorse già
esistenti nel territorio sembra la strategia di intervento più utile e realizzabile nell’affrontare il
problema dei Disturbi del Comportamento Alimentare, rispetto alla tendenza, forse oggi troppo
diffusa, alla creazione di centri specialistici, che implicano quasi sempre una residenzialità di
lunga durata, a volte non adatta, con le sue omologazioni programmate, alla singolarità del
disagio individuale e familiare.
BIBLIOGRAFIA
- Onnis L., “Quando il tempo è sospeso: individuo e famiglia nell’anoressia mentale”, in “
Ecologia della mente” n.1, 2000
- Onnis L., “ La terapia sistemica integrata dell’anoressia e della bulimia” in “Psicobiettivo”, n.3
2005
- Onnis L. E AL., “Anoressia e bulimia”, in “Psicobiettivo”, n.1, 2000
- Selvini Palazzoli M., “Ragazze anoressiche e bulimiche”, Milano, Raffaello Cortina, 1998
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