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DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA Collana diretta da Gian Pietro Brogiolo e Sauro Gelichi DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA 16 CAROLA DELLA PORTA, GLORIA OLCESE, NICOLETTA SFREDDA, GABRIELLA TASSINARI Con contributi di STEFANIA JORIO E MARIAGRAZIA VITALI CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. RACCOLTA DEI DATI EDITI a cura di: GLORIA OLCESE ASSOCIAZIONE STORICO ARCHEOLOGICA DELLA RIVIERA DEL GARDA Editrice SAP Società Archeologica s.r.l. Il volume è stato pubblicato con il contributo di Regione Lombardia Assessorato alla Cultura e Trasparenza 1998, © SAP Società Archeologica s.r.l. Viale Risorgimento 14 46100 Mantova Tel./Fax 0376-369611 www.archeologica.it ISBN 88-87115-15-X I N D I C E I. Ceramiche in Lombardia (G.O.) 1. Ceramiche in Lombardia: scopi e limiti del lavoro 2. Lo studio delle ceramiche in Lombardia 3. Tradizione ceramica e fornaci 4. Analisi di laboratorio su ceramiche dell’Italia settentrionale (ceramiche a vernice nera) 5. Le ceramiche a pareti sottili 6. La produzione di ceramica di tipo Aco e di tipo Sarius in Italia settentrionale 7. La terra sigillata di prima e media età imperiale 8. La produzione ceramica in età tardoantica e altomedievale 9. Il problema delle imitazioni delle sigillate africane in Italia settentrionale 10. Prospettive di ricerca II. Ceramica a vernice nera (N.S.) 1. Introduzione 2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati 3. La ceramica acroma 4. Forme/tipi 5. Appendice: le attestazioni della ceramica a vernice nera in Lombardia 6. I bolli sulla ceramica a vernice nera rinvenuti in Lombardia III. Ceramica a pareti sottili (G.T.) 1. Introduzione 2. Stato delle ricerche e problemi aperti 3. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati 4. Quadro morfologico 5. Appendice: le attestazioni della ceramica a pareti sottili in Lombardia IV. Ceramica a matrice 1. 2. 3. 4. V. (C.D.P., N.S., G.T.) Introduzione La ceramica tipo Aco La ceramica tipo Sarius Catalogo Ceramica invetriata di età altoimperiale Pag. 7 “ “ “ 7 9 10 “ “ 10 15 “ 15 “ 17 “ 18 “ “ 18 19 “ “ 21 21 “ “ “ 21 23 23 “ 28 “ 35 “ “ “ 37 37 37 “ “ 38 39 “ 48 “ “ “ “ “ 67 67 67 68 68 1. 2. 3. 4. Introduzione Le caratteristiche distintive Le forme Appendice: le attestazioni della terra sigillata di età medio e tardo imperiale in Lombardia VIII. Ceramiche comuni 1. 2. 3. 4. 5. 6. IX. “ 75 “ “ 75 76 “ “ 76 76 (N.S., G.T.) 1. Introduzione 2. Catalogo 2.a. Recipienti per versare e per conservare liquidi e alimenti 2.b. Recipienti potori e da mensa VII. Terra sigillata di età medio e tardo (S.J.) Pag. 125 imperiale (C.D.P., N.S., G.T.) Criteri metodologici Problemi di inquadramento cronologico La ceramica comune del periodo tardo-celtico La ceramica comune in età imperiale La ceramica comune tra tardoantico e altomedievo Catalogo 6.a. Recipienti da cucina 6.b. Recipienti per la preparazione di alimenti e sostanze 6.b.1 Bolli su mortaria in opus doliare 6.c. Recipienti per versare e per conservare liquidi e alimenti 6.d. Recipienti potori 6.e. Recipienti da mensa 6.f. Recipienti ad orlo decorato 6.g. Recipienti per la toeletta e varia Ceramica a vernice rossa interna (C.D.P.) 1. Catalogo X. “ “ “ 125 127 127 “ 132 “ “ “ “ “ “ “ “ 133 133 134 134 135 136 139 139 “ “ 175 180 “ “ “ “ “ 184 205 211 222 225 “ “ 231 231 Ceramica invetriata di età tardoantica-altomedievale (C.D.P., N.S., G.T.) “ 1. Introduzione 2. Catalogo 2.a. Recipienti da cucina 2.b. Recipienti per la preparazione di alimenti e sostanze 2.c. Recipienti per versare e per conservare liquidi e alimenti 2.d. Recipienti potori 2.e. Recipienti da mensa 2.f. Varia “ “ “ 233 233 235 235 “ 239 “ “ “ “ 242 246 247 249 Ceramiche in età longobarda “ “ “ “ 251 251 253 256 (C.D.P., N.S., G.T.) “ 261 (C.D.P., N.S., G.T.) “ 269 “ “ “ “ “ “ “ “ 271 275 281 285 289 293 299 302 Bibliografia generale “ 307 Le tavole “ 323 XI. (G.T., M.V.) 1. Ceramica comune e ceramica invetriata 2. Ceramica detta longobarda 3. Catalogo della ceramica detta longobarda XII. Catalogo dei bolli laterizi XIII. Elenco delle fornaci XIV. Le province della Lombardia VI. Terra sigillata di età alto e medio imperiale (C.D.P.) 1. Introduzione 2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati 3. Le forme 4. I bolli: una proposta di lettura 5. Appendice: le attestazioni della terra sigillata in Lombardia 6. I bolli sulla terra sigillata rinvenuti in Lombardia “ “ 81 81 “ “ “ 82 83 87 “ 92 “ 105 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Provincia di Bergamo Provincia di Brescia Provincia di Como Provincia di Cremona Provincia di Mantova Provincia di Milano Provincia di Pavia Provincia di Varese (C.D.P) (G.T.) (G.T.) (N.S.) (C.D.P) (G.T.) (N.S.) (G.T.) Si ringraziano le autrici delle tesi citate, discusse presso l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Pavia e l’Università Cattolica di Milano Un particolare ringraziamento alla Regione Lombardia per il finanziamento concesso Gloria Olcese 7 I. CERAMICHE IN LOMBARDIA 1. Ceramiche in Lombardia: scopi e limiti del lavoro Questo lavoro non ha certo la possibilità nè l’ambizione di rispondere anche solo in minima parte ai numerosi quesiti relativi alla ceramica che la ricerca archeologica sta portando in primo piano in Italia settentrionale. Con obiettivi molto più contenuti si è pensato di offrire una serie di dati bibliografici sistematizzati e rielaborati, oltre che alcuni spunti da cui partire per organizzare ricerche future, mirate all’individuazione delle aree di produzione e alla ricostruzione della circolazione delle ceramiche in Lombardia e in Italia settentrionale. In realtà, nelle nostre intenzioni originarie, la fase di raccolta dei dati pubblicati relativi alle ceramiche in Lombardia avrebbe dovuto costituire solo il primo gradino di una ricerca, il cui scopo ultimo era quello di organizzare uno studio diretto su alcune classi di materiali, utilizzando più metodi di indagine, anche quelli di laboratorio. Diversi motivi hanno fatto sì che la ricerca intrapresa si orientasse diversamente. Quello più determinante è da vedere nella mole dei dati raccolti che ha superato di molto le aspettative di partenza. L’entità dei dati pubblicati, che costituiscono la base del lavoro, non era infatti all’inizio della ricerca quantificabile; nè si sapeva quanto avrebbero pesato sulla realizzazione complessiva la varietá e l’eterogeneitá delle pubblicazioni esistenti, la cui mole ci ha obbligato a modificare più volte modalità prestabilite di organizzazione dello studio e della sua presentazione. Tutto ciò ha spostato forzatamente l’interesse dagli aspetti produttivi - che erano quelli che avevano stimolato l’indagine - verso quelli di documentazione e di raccolta dei dati, facendo sì che quella che doveva essere la prima parte della ricerca programmata, diventasse in realtà un lavoro a sè stante. A parte qualche eccezione - relativa di solito a indagini studi su materiali in corso da parte delle Autrici - le ceramiche non sono state studiate direttamente, poichè ciò avrebbe significato continuare le ricerche nei magazzini di Soprintendenze e Università, e una tale indagine non era facilmente realizzabile. Ha prevalso quindi la linea di un “recupero” di notizie, alcune delle quali difficilmente rintracciabili perchè pubblicate in riviste locali o a diffusione limitata. Lo spoglio delle pubblicazioni é stato effettuato dalle Autrici con l’intenzione di coprire nel modo più esaustivo le diverse aree geografiche della 1 Pur essendo consapevoli di quanto siano importanti le indagini sulle ceramiche non disgiunte da quelle sui contesti di rin- venimento, la situazione attuale della ricerca non sempre consente un riesame critico esaustivo siti/materiali. Nonostante i numerosi passi avanti fatti dalla ricerca archeologica in Lombardia e, più in generale, in Italia settentrionale, la conoscenza delle produzioni ceramiche nel periodo considerato è ancora piuttosto lacunosa1. Sono state individuate poche aree produttive e raramente è possibile collegare una classe o un gruppo ceramico ad una precisa zona di origine. Se questa lacuna non ha molte ricadute sullo studio delle ceramiche di uso comune, il più delle volte prodotta nell’area di rinvenimento, molte sono le difficoltà che esistono nello studio delle ceramiche fini, oggetto di circolazione intensa. Non conoscere le produzioni locali di ceramica fine rende infatti più difficile isolare e distinguere le ceramiche di importazione e ciò si ripercuote sulla comprensione di fenomeni economici nelle diverse epoche storiche. Inoltre, chi si occupa di problemi connessi alla produzione e alla circolazione delle ceramiche deve fare i conti con una frammentazione degli studi (ma non si tratta ovviamente di un problema limitato all’Italia settentrionale) che difficilmente consente di avere un quadro d’insieme esauriente. In mancanza di dati relativi ad aree di fornace, l’unica alternativa possibile per la ricostruzione di fenomeni di produzione e distribuzione è quella di lavorare sui dati dei siti di consumo, cercando collegamenti e rapporti emergenti in modo completo solo dall’indagine combinata sui materiali di più siti. 8 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Lombardia seguendo i confini amministrativi attuali ed ha interessato i lavori pubblicati fino al 19972. Questo libro raccoglie quindi i dati editi relativi alle ceramiche in Lombardia tra il II secolo a.C. e il VII secolo d.C., con una prima proposta di raggruppamento. Sono escluse dalla ricerca, oltre alle ceramiche sicuramente importate, le lucerne e le anfore. Pur con i limiti imposti dal tipo di indagine, l’angolazione con cui si sono considerati i dati, è quella della rivalutazione e di una maggiore attenzione nei confronti delle produzioni potenzialmente “locali/regionali”. Come era però prevedibile, se si escludono le ceramiche comuni, che nella maggior parte dei casi sono state prodotte nell’area di rinvenimento, ci si è ben presto scontrati con la difficoltà di individuare le produzioni locali di ceramiche fini, la cui definizione è strettamente legata allo studio diretto dei materiali e, molto spesso, all’utilizzo di indagini di laboratorio. Elaborando i capitoli sulle ceramiche a vernice nera o sulle sigillate, ad esempio, ci si è spesso trovati difronte all’incertezza se includere o meno nel catalogo alcuni tipi documentati in Lombardia, talora in quantità massicce, ma la cui origine è oggi sconosciuta o incerta. Nei capitoli dedicati alle singole classi, volta per volta, i singoli problemi sono stati segnalati e discussi; alcune volte, nell’incertezza, le ceramiche di origine sconosciuta o incerta sono state ugualmente trattate, affinchè il dato documentario non andasse perduto. Un altro limite di questo lavoro consiste nelle modalità di elaborazione delle informazioni raccolte. Il tentativo di sistematizzazione di dati archeologici inerenti le ceramiche viene effettuato in virtù di criteri forse non sempre oggettivi; ma si tratta in realtà di un limite comune a molte ricerche di argomento analogo. Le numerose discussioni che hanno accompagnato il tentativo di raggruppamento delle ceramiche o le continue revisioni e aggiustamenti necessari per la redazione finale del catalogo, sono la spia delle difficoltà incontrate e testimoniano dell’insufficienza dei criteri di studio che abitualmente utilizziamo in questo ambito della ricerca archeologica. Le complicazioni maggiori si incontrano quando ci si allontana, come nel nostro caso, dallo studio dei materiali di un singolo sito e quando si lavora sui materiali di più siti, avendo a che fare con dati eterogenei. 2 La mia introduzione è andata in stampa in un momento successivo a quello della consegna delle altre parti di questo lavoro. Questo fatto mi ha dato la possibilità, oltre che di poter fare riferimento anche a qualche testo uscito nel 1998, di inserire Per forza di cose si è conservata la suddivisione tradizionale delle ceramiche per classi: per ciascuna di esse si è riassunto lo stato degli studi, cercando di mettere in evidenza le possibili produzioni locali. Solo la continuazione delle ricerche e il controllo diretto sui materiali consentirà di verificare se le ipotesi formulate sono corrette. Per i laterizi e per la terra sigillata è stato redatto un elenco dei ceramisti attestati in area padana. Assemblando le informazioni, più volte si è avuta la tentazione di ridurre e raggruppare ulteriormente le ceramiche documentate: la mia posizione, ad esempio, era spesso orientata ad una semplificazione, ad uno snellimento, all’estrapolazione di pochi tipi guida e alla riduzione della documentazione di ceramiche dalle caratteristiche morfologiche analoghe. Ha prevalso però la linea di chi il lavoro lo ha eseguito direttamente, cioè quella di non perdere la massa di informazioni raccolte, considerando la loro utilità specifica. In considerazione della natura essenzialmente bibliografica di questa indagine, non si è ritenuto opportuno proporre una tipologia dei recipienti. Proprio elaborando questo lavoro, infatti, abbiamo sperimentato ancora una volta che i criteri morfologici, da soli, non sono sufficienti per redigere una tipologia. La redazione di una tipologia vera e propria è possibile solo quando si possiedono anche altri dati, ad esempio quelli relativi all’impasto della ceramica, che sono indispensabili per circoscrivere le produzioni. I dati confluiti nei testi sono in molto casi ricavati da pubblicazioni datate, che non sempre contemplano informazioni sugli impasti e sulle caratteristiche tecnologiche delle diverse ceramiche, oppure quando le contemplano, sono spesso soggettive e generiche, tanto che si è preferito evitare di riportarle. Per ora, quindi, ci si è limitati a suggerire dei raggruppamenti di ceramiche, che costituiscono i cataloghi. Fin dall’inizio dell’indagine si è deciso di prendere in considerazione un periodo lungo, consapevoli di quanto sia importante nello studio dell’artigianato ceramico poter lavorare con ampi margini cronologici e su di una zona geografica piuttosto vasta. Tale approccio è in parte mutuato dagli studi archeometrici, in virtú dei quali l’artigianato è saldamente ancorato a realtà geologiche; lo si è mantenuto anche con la convinzione che il dato cronologico acquisti un peso ancora più determinante se inserito in una sequenza piuttosto ampia, che tenga conto dei fenomeni che si sono verificati nell’epoca che precede o segue quella oggetto di studio. alcuni argomenti oggetto di ricerche recentissime, non ancora concluse nel momento in cui le Autrici delle singole parti avevano già dato alla stampa il loro contributo. Gloria Olcese La scelta di un’ampia fascia cronologica ci è parsa quindi importante per poter cogliere eventuali modificazioni tecnologiche leggibili meglio nella lunga durata o anche solo per poter contare su di un maggiore numero di informazioni. 1.1. La struttura del libro Il lavoro è suddiviso in due parti delle quali la prima comprende i testi e la seconda le tavole. I primi capitoli dedicati alle classi ceramiche prese in considerazione (ceramica a vernice nera; ceramica a pareti sottili; ceramica a matrice; ceramica invetriata di età altoimperiale; terra sigillata di età alto e medioimperiale; terra sigillata di tardoimperiale; ceramiche comuni; ceramica invetriata di età tardoantica e altomedievale; ceramica di età longobarda). I capitoli relativi alle terre sigillate di età tardo-imperiale (JORIO, infra) e quello relativo alle ceramiche di epoca longobarda (VITALI, infra) si basano sullo studio diretto dei materiali di uno o più siti. Il capitolo dodicesimo consiste in una lista di bolli laterizi rinvenuti in Lombardia. Un primo elenco schematico delle fornaci pubblicate fino ad ora in area lombarda è compreso nel capitolo tredicesimo. In linea di massima i capitoli sono organizzati con un ordine prefissato (introduzione alla classe; quadro produttivo e problemi collegati; forme e tipi documentati; eventuale documentazione epigrafica). Nell’appendice collocata alla fine del capitolo relativo ad ogni classe, sono riportate le attestazioni delle singole forme in area lombarda. Vale forse la pena di ribadire che le attribuzioni dei diversi esemplari sono state formulate sulla base di dati bibliografici. Nei cataloghi si è cercato, nei limiti del possibile, di seguire un ordine cronologico, lasciando nella parte finale i recipienti la cui cronologia non è attualmente precisabile. Il catalogo delle ceramiche comuni, considerata la netta preponderanza di tale classe sulle altre, costituisce una sorta di parte a sè stante i cui criteri di elaborazione e presentazione dei dati sono necessariamente un po’ diversi da quelli adottati per le ceramiche fini (si veda infra il paragrafo sui criteri metodologici adottati per lo studio delle ceramiche comuni). Per scelta delle Autrici, che hanno raccolto i dati sulle singole classi ceramiche e a cui si deve anche la redazione del catalogo, sono stati pubblicati i disegni di più recipienti per ogni raggruppamento, con lo scopo di offrire agli studiosi più termini di confronto. La parte finale del volume comprende una sintesi dei dati ottenuti, organizzata per aree geografiche. I testi sono organizzati secondo gli attuali 9 confini amministrativi della regione Lombardia, mentre, per ragioni di comodità, i materiali delle province di Lodi e Lecco sono stati accorpati rispettivamente alle province di Milano e di Como. 2. Lo studio delle ceramiche in Lombardia: dati acquisiti e problemi aperti Negli ultimi anni la ricerca storica e archeologica in Italia settentrionale ha avuto un notevole incremento, se pur con orientamenti e indirizzi diversi. Per l’epoca romana, il fenomeno che ha ricevuto maggior attenzione è quello relativo alla romanizzazione, indagata nei suoi diversi aspetti, tra cui gioca un ruolo preponderante quello dedicato all’arte colta e alla committenza delle opere d’arte da parte degli esponenti della classe dirigente in Cisalpina. In via di incremento è lo studio della romanizzazione attraverso lo studio dei materiali d’uso e la ricostruzione puntuale dei circuiti commerciali e delle modalità della produzione ceramica. Esiste una serie abbondante di dati, emersi da rinvenimenti in aree urbane e rurali, ma il riesame critico di tutti questi materiali è solo agli inizi. Ancora poco si sa di tutta la sfera collegata alla produzione ceramica, delle modalità di produzione, di quelle di impianto e funzionamento delle officine, dei cambiamenti di tecniche derivate dall’arrivo dei Romani; tali cambiamenti sono stati oggetto di indagine soprattutto nelle zone conquistate al di fuori dell’Italia, ad esempio in Gallia. È indubbio - ed è stato rilevato in molti recenti lavori - che l’avvento dei Romani apporta delle modificazioni sostanziali ai modi di vita delle popolazioni indigene dell’Italia settentrionale, cambiamenti che lasciano la loro traccia negli oggetti della vita quotidiana e nei corredi tombali, che tanta importanza rivestono nella ricostruzione della vita e della storia dell’Italia settentrionale. Tali modificazioni andrebbero esaminate nelle diverse aree geografiche; secondo le nuove tendenze di studio sembrano essere avvenute, almeno nelle regioni transpadane, non in modo cruento ma essere l’esito di un lento adattamento. In effetti proprio i corredi tombali dimostrano che gli oggetti portati dai coloni o fabbricati con le loro tecnologie, si affiancano a quelli tipici delle popolazioni indigene (a questo proposito si vedano i testi sulle varie classi ceramiche, infra). Un esempio a questo proposito sono i corredi tombali delle necropoli della Lombardia, in cui i vasi con decorazioni a tacche e ad incisioni o bugne, definiti anche “olle celtiche” affiancano ceramiche a vernice nera, o a pareti sottili, oppure dal I secolo a.C., terra sigillata di importazione e ceramiche comuni con impasto calcareo, caratteristica dalla tradizione tecnologica romana. 10 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Nelle pagine seguenti per integrare almeno in parte l’approccio bibliografico del lavoro, ci si è soffermati su qualche argomento relativo alle ceramiche della Lombardia e più generalmente dell’Italia settentrionale, discutendo alcuni dei nuovi dati ottenuti grazie alle ricerche in laboratorio. Tali dati, che concernono principalmente alcune ceramiche fini, rispecchiano lo stato degli studi; la loro trattazione, in questa sede, non ha quindi la pretesa di offrire un quadro definitivo della produzione artigianale in area lombarda - attualmente impossibile - ma si é posta come scopo una prima riflessione su quegli aspetti che lo stato della ricerca consente di discutere. Non si è invece ritenuto opportuno riassumere in questa introduzione le informazioni archeologiche relative alle classi ceramiche trattate più ampiamente nel resto del volume, a cui si rimanda, oltre che per i dati di rinvenimento in Lombardia, per lo stato degli studi e per i riferimenti bibliografici. 3. Tradizione ceramica e fornaci In Lombardia la forte industrializzazione ha contribuito ad obliterare ampiamente tracce legate alle attività dell’artigianato: le notizie su fornaci ceramiche sono piuttosto sporadiche e interessano, con l’eccezione della fornace di Cremona, soprattutto la produzione di materiale laterizio3. Grazie ad una notizia preliminare sappiamo del rinvenimento di un punzone per ceramica del tipo di quelli utilizzati per la sigillata tarda a Inverno Monteleone (Pv), in una zona in cui si ipotizza la presenza di una fornace datata ad età tardo-romana4. Se il quadro che ci rimandano le ricerche fino ad ora compiute rispecchia la realtà, la Lombardia non sembra essere stata, almeno in età antica, una regione con una produzione ceramica importante e tecnologicamente avanzata, quale è invece quella documentata in altre regioni d’Italia come, ad esempio, in Etruria. Le ceramiche prodotte in Lombardia nelle diverse epoche, inoltre, a parte alcune produzioni specifiche, il cui luogo di fabbricazione è per altro ancora incerto, non paiono 3 Si veda a questo proposito l’elenco delle fornaci (infra). 4 Not.ALomb, 1992-1993, p.68; LAVIZZARI 1998, p.277. In area pavese è documentata ancor oggi un’importante produzione laterizia. 5 BREDA 1983-84; BREDA 1996. Sempre a Cremona è stato individuato in piazza Marconi un edificio definito inizialmente “produttivo commerciale” datato alla fine del II inizi I secolo (PASSI PITCHER 1984, p.81; MASSEROLI in Optima via 1998, p.415) ma per il quale le indagini più recenti escluderebbero una connotazione produttiva. Devo le informazioni sulle più recenti scoperte a Cremona alla cortesia della Dott.ssa M. Volonté. 6 Per quanto riguarda la ceramica a vernice nera, il Breda precisa che “non è stata rinvenuta all’interno della camera di cottura o in scarichi attorno alla struttura come quella a pareti avere avuto diffusione molto ampia, bensì essere destinate principalmente ad un mercato locale/ regionale. Attualmente, in Lombardia, l’unica fornace di ceramica di età romana di cui si conoscono anche i prodotti è quella rinvenuta a Cremona, in via Platina, studiata da A. Breda come tesi di laurea5. Lo studioso ritiene che essa operò tra l’età tiberiana e la fine del I secolo a.C. e gli inizi del II secolo d.C., anche se non è possibile individuare rapporti di cronologia relativa tra i nuclei di materiali recuperati nè stabilire un’eventuale sequenza nell’attività produttiva. Nella fornace di via Platina furono prodotte ceramiche comuni e ceramiche a pareti sottili quest’ultima classe costituisce infatti la percentuale nettamente maggiore dei rinvenimenti -, con numerosi scarti di fornace. In base ai dati fino ad ora pubblicati, sembra che nè la ceramica a vernice nera nè la terra sigillata siano attribuibili alla produzione della struttura scavata6. 4. Analisi di laboratorio su ceramiche dell’Italia settentrionale Le analisi di laboratorio possono dare un aiuto determinante alla risoluzione di molte problematiche inerenti l’individuazione e la distinzione dei centri produttori di ceramica. La condizione indispensabile perchè tali indagini possano essere di aiuto è che esistano dati di riferimento sicuri. In realtà non possediamo molti dati di laboratorio sull’area padana e, nel complesso, le banche dati sono ancora piuttosto sguarnite. Avere una visione di insieme risulta quindi piuttosto complesso ed è ancora problematico effettuare determinazioni di origine in base ai soli dati di laboratorio. I dati analitici, inoltre, si riferiscono a classi ceramiche prodotte in periodi cronologici diversi, che spesso vengono studiate da specialisti con un ambito di azione differente. I dati archeologici e analitici attualmente a disposizione confermano che in area padana funziosottili e in terra sigillata - ma al di sotto del piano di combustione della fornace, del quale costituiva il vespaio...Il materiale a vernice nera, certamente anteriore all’impianto della fornace, deve invece essere collegato ad una precedente diversa produzione, probabilmente localizzabile anch’essa nelle immediate vicinanze”. A proposito della terra sigillata l’Autore specifica che “non è certo che i frammenti di terra sigillata (nessuno dei quali è stato rinvenuto all’interno della struttura) siano pertinenti alla medesima fornace e non a qualche altro impianto analogo attivo in zona nello stesso periodo”. A proposito dei rinvenimenti di Cremona si veda il testo del poster che sarà presentato dalle Dott.sse S. Masseroli e M. Volontè nel testo degli Atti del Convegno di Desenzano del Garda, dal titolo “Produzione ceramica in area padana tra il II secolo a.C. e il VII secolo d.C.: nuovi dati e prospettive di ricerca “(8-10 aprile 1999). Gloria Olcese navano diversi centri destinati alla produzione di ceramica, ma nella maggior parte dei casi tali centri non sono stati ancora localizzati7. 4.1. Le ceramiche a vernice nera in Italia settentrionale: dati acquisiti e problemi aperti Uno dei “fossili-guida” della romanizzazione in Italia settentrionale è costituito dalla ceramica detta a vernice nera. Si tratta di ceramica prodotta in Italia tra il IV e il I secolo a.C.; in Italia settentrionale la sua produzione e circolazione interessa in modo particolare il II e I secolo a.C., quest’ultimo in modo prevalente8. Le caratteristiche peculiari delle ceramiche a vernice nera nord-italica furono portate all’attenzione degli studiosi dalla Fiorentini e, successivamente, dal Morel e dalla Brecciaroli Taborelli9. Esse consistono in un repertorio morfologico omogeneo e piuttosto ristretto (la ripetizione di alcune forme come la patera con carena a spigolo vivo (F 2270) o la coppa conica con carena a spigolo vivo (F 2654) e nell’uso di utilizzare bolli con impressioni di gemme, uso che, in base ai dati di Eporedia (Ivrea), sembrebbe iniziare nel decennio 70/60 a.C. e perdurare talora nella terra sigillata padana10. Resta da localizzare la zona dell’Italia settentrionale nella quale operavano in epoca romana officine produttrici di ceramiche a vernice nera e di terra sigillata, esportate a medio-lungo raggio (si veda infra). 11 Conferma inoltre che esistono “regioni ceramiche” molto diverse. La maggior parte delle regioni interne del nord Italia mostra una facies ceramica profondamente diversa da quella di altre, non solo dell’Italia centrale o meridionale, ma in qualche caso (penso alla Liguria, ad esempio), anche di quella settentrionale. Per quanto riguarda le produzioni ceramiche a vernice nera dell’Etruria, restano ancora valide le osservazioni formulate dal Morel, che mettevano in guardia sulla possibilità di distinguere la Campana B vera e propria da tutte le produzioni della sua cerchia di influenza, compresa l’aretina a vernice nera, in assenza di bolli o di dati tipologici sicuri14. La messa a punto recente dei dati archeometrici (analisi chimiche) dell’Etruria ha poi confermato che, allo stato attuale della ricerca, è illusorio pensare di poter attribuire ceramiche di origine sconosciuta ad un’area precisa dell’Etruria, in base ad analisi di laboratorio15. Le indagini archeometriche portate avanti in questi anni da diverse équipes su alcune classi di ceramiche fini consentono di affrontare alcuni aspetti relativi alla individuazione delle aree di produzione. Gli studi archeologici più recenti relativi alle ceramiche a vernice nera dell’Italia del nord, in modo particolare, attirano la nostra attenzione principalmente su due aspetti, tra loro collegati, che verranno riassunti per sommi capi nelle pagine che seguono. Per quanto riguarda le ceramiche a vernice nera di importazione, i dati sono ancora fluttuanti, proprio per la difficoltà di distinguere i materiali locali da quelli importati (si veda SFREDDA, infra). In base ai dati a nostra disposizione, sembra essere assente in Lombardia la ceramica “campana A”, di origine campana11; ciò parrebbe indicare l’esclusione di questa regione dai traffici tirrenici, attestati però da alcune anfore Dressel 1, se pur in quantità modeste12. L’assenza quasi totale nelle regioni interne dell’Italia settentrionale della campana A, anche se dovrebbe essere suffragata da studi futuri, conferma i dati già emersi da un primo lavoro di sintesi effettuato in Piemonte13. A proposito della ceramica a vernice nera dell’Italia settentrionale e dell’area padana in modo particolare, il dibattito sui centri di produzione ha visto in passato la formulazione da parte degli studiosi di ipotesi diverse: alcuni archeologi ritengono che la produzione delle ceramiche a vernice nera sia da attribuire a poche officine, concentrate nelle zone di più antica romanizzazione; altri sono invece dell’opinione che la produzione fosse frammentata in una serie innume- 7 LASFARGUES, PICON 1982; PICON 1994; MAGGETTI, 11 Per una sintesi sulle ceramiche a vernice nera in Piemonte GALETTI 1986; SCHNEIDER 1997; FRONTINI et alii 199293: MAGGETTI et alii 1998. Le analisi di laboratorio eseguite riguardano principalmente l’età romana e, in parte, quella medievale. Molto pochi sono fino ad ora i dati analitici sulla ceramica preromana. 8 Per la cronologia delle ceramiche a vernice nera in Italia settentrionale si vedano le osservazioni di Morel, MOREL 1998. 9 FIORENTINI 1963; MOREL 1987; BRECCIAROLI TABORELLI 1988a. Per le ceramiche a vernice nera delle necropoli lombarde e di Milano, FRONTINI in S. Maria alla Porta 1986; Ead. Scavi MM3. 10 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p. 51 e nota n.126 4.2. Ceramiche a vernice nera in area padana: frammentazione o accentramento della produzione ? si veda da ultimo MOREL 1998. 12 A proposito dello studio delle anfore, BRUNO in Optima via 1998. 13 Il vino pare anche in questo caso sottrarsi alle logiche che regolano il commercio del vasellame. MOREL 1998; per l’assenza ad Eporedia di campana A, BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p.93. Ceramica campana di tipo A è presente tra i materiali di Aquileia, come è confermato da analisi di laboratorio eseguite da G. Schneider a Berlino, a cui devo l’informazione. 14 MOREL 1986, p.469. 15 Per la situazione delle ricerche di laboratorio (analisi chimiche) in Etruria settentrionale, OLCESE, PICON 1998, p.33. 12 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI revole di officine sparse pressochè ovunque in area cisalpina. A questo proposito già nel 1988, L. Brecciaroli Taborelli sottolineava “una tendenza predominante ad assegnare le classi individuate ad officine locali; ciò che in qualche caso può risultare credibile, ma che quasi sempre manca del sostegno di dati documentari”16. Studiando il materiale di Eporedia, l’Autrice aveva notato che circa l’80 % della ceramica a vernice nera nord-italica di quel sito apparteneva ad un’unica classe (denominata classe A), ispirata alla campana B del I secolo a.C., mentre un numero ridotto di frammenti documentava le restanti. La classe A presentava, secondo la studiosa, analogie puntuali con le ceramica a vernice nera di origine italica rinvenuta al Magdalensberg (Carinzia), definita “poröses Fabrikat” e studiata dalla Schindler17. Altri archeologi ipotizzano invece una pluralità di fabbriche localizzabili un po’ ovunque, non limitate alle colonie di più antica fondazione18. L’ipotesi di un accentramento di officine norditaliche della ceramica a vernice nera e della circolazione su scala più ampia di certi prodotti non è tuttora accolta da alcuni studiosi che, oltre a ipotizzare l’esistenza di molte officine, ritengono improbabile che ceramica dalle caratteristiche di fabbricazione ed estetiche piuttosto scadenti potesse essere oggetto di circolazione. Si tratta però di una convinzione piuttosto ingannevole e che si scontra con i dati analitici in nostro possesso, in base ai quali, almeno un gruppo di ceramiche a vernice nera dalle composizioni chimiche simili e distintive, è già stato individuato in più siti dell’Italia del nord e d’oltralpe. La progressiva conoscenza delle ceramiche di epoca romana sta sfatando sempre più concretamente luoghi comuni come quello che ceramiche dalle caratteristiche estetiche modeste debbano necessariamente essere “locali”. Considerando i due modelli di interpretazione relativi alle ceramiche a vernice nera dell’Italia settentrionale, due osservazioni vengono spontanee. In primo luogo che i dati a disposizione sono ancora troppo pochi per individuare dei modelli e che forse resta da fare ancora molto lavoro archeo- 16 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p.36. 17 SCHINDLER 1967; SCHINDLER 1986. 18 FRONTINI 1985; EAD. Scavi MM3; da ultimo FRONTINI et alii 1992-1993; FRONTINI et alii 1998 (in modo particolare si veda la discussione a p. 196) 19 Per le procedure relative alla determinazione di origine delle ceramiche archeologiche, si vedano, tra gli altri, PICON 1984; PICON 1986. 20 Considerato lo stato preliminare degli studi e la novitá delle logico e archeometrico in molti centri dell’Italia del nord (indagini mirate a localizzare siti produttori, censimento dei materiali, schedature di impasti, confronti tra ceramiche di siti diversi) prima di arrivare ad interpretazioni e a tradurre in storia economica i dati archeologici attualmente a disposizione. Le interpretazioni storiche vengono formulate partendo da dati tipologici e, molto spesso, in base ad un esame autoptico delle argille. Tale esame, utilizzato comunemente, talvolta forse con eccessiva fiducia, è spesso ingannevole e insufficiente per la distinzione delle produzioni di ceramiche fini. In secondo luogo sembra che prevalga la tentazione di giungere ad una sintesi interpretativa prima di aver considerato compiutamente tutti i dati a disposizione, compresi quelli, ancora preliminari, delle analisi di laboratorio. In questa fase della ricerca è necessario vagliare con attenzione tutti i dati - archeologici e archeometrici - per evitare di cadere in errori che potrebbero compromettere l’interpretazione storica finale19. Ciò premesso, é possibile che l’avanzamento della ricerca dimostri che i due modelli proposti non si escludano a vicenda. Nell’ambito di una pluralità di officine che producevano per un mercato principalmente locale, è probabile che ne esistessero alcune che hanno prodotto e diffuso ceramiche in un raggio più ampio. Il gruppo di ceramica a vernice nera di cui si parla più diffusamente nel paragrafo seguente, potrebbere essere proprio l’esempio più eloquente di una tale realtà. 4.3. L’individuazione dell’area di origine di alcune ceramiche a vernice nera padane (“poröses Fabrikat” - gruppo centro-padano)20 Uno dei problemi ancora aperti concerne l’individuazione dell’origine di alcune ceramiche a vernice nera dell’Italia settentrionale; tale argomento è stato recentemente oggetto di un dibattito che, proprio per la sua attualità, ancora non ha trovato spazio nella bibliografia specifica21. La premessa indispensabile è che gli studi archeometrici sulle produzioni ceramiche dell’area padana sono solo agli inizi e, considerata la scarsità di rinvenimenti di aree di fornace, non è possibile contare su informazioni necessarie per questo tipo di ricerche. In questo paragrafo si cercherà di riassumere i ricerche, il gruppo di ceramiche a vernice nera di cui si parla in questo paragrafo non ha ancora un nome preciso e viene definito dagli studiosi in modi diversi. Anche in questa sede si eviterà di definirlo precisamente, in attesa che la ricerca scientifica arrivi a dati conclusivi sull’area di origine. 21 Alcuni cenni emergono in diversi contributi pubblicati negli atti del Convegno “Indagini archeometriche relative alla ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla provenienza e la diffusione”, Milano 1998. Gloria Olcese dati a disposizione; va tenuto conto che è possibile che indagini in corso modifichino piuttosto rapidamente le nostre conoscenze attuali22. Tra le ceramiche a vernice nera originarie probabilmente dell’Italia del nord è stato isolato grazie ad analisi chimiche (XRF) un gruppo che, proprio alla luce delle nuove ricerche di laboratorio, sembra essere documentato in numerosi siti dell’Italia settentrionale e in alcuni d’oltralpe23. La localizzazione del luogo di origine di tale gruppo di ceramiche a vernice nera è attualmente ancora incerta. Non sempre i criteri archeologici sono sufficienti a isolare le ceramiche appartenenti a tale gruppo, che possono essere facilmente confuse con altre produzioni nord-italiche. Tra i materiali del Magdalensberg furono individuati due gruppi di ceramiche a vernice nera di origine italica, definiti in base alle caratteristiche tecnologiche l’uno “poröses Fabrikat” e l’altro “hartes Fabrikat”; sottoposti ad analisi di laboratorio a Friburgo, i due gruppi rivelarono caratteristiche composizionali diverse24. L’hartes Fabrikat fu attribuito alle officine di Arezzo, mentre per l’altro gruppo restava aperto il problema dell’individuazione dell’area di origine, che venne collocata ipoteticamente, in base alle attestazioni e al confronto con campioni di riferimento, in zona padana (e in particolare in area bolognese, anche se in via ipotetica). Fino ad ora infatti non sembra che le ceramiche in questione siano state rinvenute in altre zone d’Italia, mentre appaiono con frequenza proprio tra i materiali del nord d’Italia e, in particolare, della zona padana o circumpadana. Come si è detto precedentemente, alla fine degli anni ‘80, L. Brecciaroli Taborelli aveva isolato ad Eporedia (Ivrea) un gruppo di ceramiche a vernice nera con “impasto omogeneo per durezza, granulometria e colore”, accomunate da repertorio formale, decorazione e dettagli tipologici che si ispirano a quelli della Campana B e soprattutto a quelli dell’aretina a vernice nera del I secolo a.C. 22 Proprio nel periodo in cui questo lavoro veniva dato alla stampa, sono state predisposte con M. Picon una serie di campionature su argille di alcune aree della Valle Padana. 23 MAGGETTI et alii 1998, p.26; SCHNEIDER et alii 1997; OLCESE, PICON 1998; OLCESE, SCHNEIDER, S.Giulia, in corso di stampa. Senza le numerose discussioni e spiegazioni di M. Picon e, ultimamente, anche di G. Schneider, non mi sarebbe stato possibile affrontare, se pur superficialmente, l’argomento delle ceramiche a vernice nera padane, dal punto di vista delle analisi di laboratorio. Ringrazio entrambe gli studiosi per l’aiuto e il sostegno costante che danno al mio lavoro. 24 MAGGETTI, GALETTI 1986; FRONTINI et alii 1992-1993; FRONTINI et alii 1998. 25 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p.36 e p.96. Le analisi mineralogiche eseguite dallo Sfrecola sulle ceramiche a vernice nera di Eporedia portarono alla distinzione di tre gruppi. Recentemente il Morel, sintetizzando lo stato degli studi sulle 13 Tale gruppo, definito “classe A”, numericamente prevalente nel sito piemontese sulle altre ceramiche a vernice nera di origine nord-italica (di cui rappresenta circa l’80 %), veniva accostato dall’autrice al gruppo del “poröses Fabrikat” individuato al Magdalensberg25. Recenti analisi chimiche effettuate da M. Picon sulle ceramiche a vernice nera rinvenute ad Eporedia, hanno effettivamente confermato che le ceramiche appartenenti alla classe A hanno la stessa composizione chimica di quelle al Magdalensberg (poröses Fabrikat); risultato analogo hanno dato le analisi chimiche eseguite su una serie di ceramiche a vernice nera da Tortona e da Villa del Foro26. Inoltre, recenti analisi chimiche effettuate sulle ceramiche a vernice nera recuperate durante gli scavi del monastero di S. Giulia a Brescia hanno consentito di isolare un gruppo (gruppo A) le cui catteristiche composizionali sono molto vicine a quelle del gruppo documentato al Magdalensberg27. Ulteriore testimonianza della presenza di tale gruppo ad Angera, a Calvatone e, forse, a Milano e ad Adria, risulta indirettamente dalla recente pubblicazione dei dati chimici relativi a ceramiche a vernice nera rinvenute in quei siti28. I dati archeometrici precedentemente ricordati, insieme ad altri ancora inediti, attestano dunque l’ampia diffusione di ceramiche a vernice nera la cui composizione è molto simile a quella del gruppo individuato per la prima volta al Magdalensberg (poröses Fabrikat). I dati fino ad ora ottenuti non significano, ovviamente, che tutte le ceramiche a vernice nera prodotte in Italia settentrionale provengano da una stessa area e appartengano al gruppo in questione; né escludono che centri dell’Italia settentrionale producessero localmente ceramica a vernice nera. Almeno in due siti, Eporedia e Brescia, le analisi chimiche effettuate hanno permesso di individuare anche altri gruppi di ceramiche a vernice ceramiche a vernice nera in Piemonte, ha affermato che il gruppo in questione è stato isolato, oltre che a Eporedia, anche a Ornavasso (MOREL 1998, p. 242). 26 Picon, comunicazione scritta dei risultati delle analisi, attualmente inediti. 27 Per le analisi sulle ceramiche a vernice nera di Brescia, OLCESE, SCHNEIDER S. Giulia, in corso di stampa; OLCESE, S.Giulia, in corso di stampa). 28 FRONTINI et alii 1992; FRONTINI et alii 1998 (gruppo centro-padano). A questo proposito si vedano le osservazioni del Maggetti e del Picon negli Atti del Convegno di Milano, MAGGETTI et alii 1998, p.26 e quelle, indirette, dello Schneider che in base ai dati composizionali pubblicati riconosce le ceramiche di Angera come appartenenti al gruppo padano di origine sconosciuta (G. SCHNEIDER, Neue Untersuchungen zur Herkunft der Padana und Tardopadana, Archäometrie und Denkmalpflege, Jahrestagung in Archäologiezentrum der Universität Wien, Wien 1997). 14 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI nera, di origine diversa da quella del gruppo in questione, anche se documentati in percentuali inferiori. Questi primi risultati evidenziano quindi la presenza diffusa di un gruppo dalle caratteristiche composizionali distintive, di probabile origine padana. In base alle analisi effettuate a Berlino, Lione e Friburgo, le ceramiche a vernice nera del gruppo “padano” si distinguono per le alte percentuali di Cr e Ni, che possono caratterizzare l’argilla formatasi in vicinanza di rocce ofiolitiche (con rocce ultrabasiche: peridotiti, serpentiniti, gabbro)29. Tali caratteristiche costituiscono un “marcatore” del gruppo di cui si cerca di stabilire l’origine e consentono di isolare in laboratorio le ceramiche in questione dalle altre produzioni genericamente definibili come padane. Le terre con tali caratteristiche in Italia settentrionale sono circoscritte principalmente a tre aree: la zona compresa grosso modo tra Piacenza e Modena, la zona alpina del Piemonte (Ivrea) e un’area della Liguria (zona di Voltri). Si tratta, quindi, di uno dei casi “fortunati” nella ricerca archeometrica inerente le determinazione di origine, cioè quello in cui il tipo di roccia e la presenza di alcuni minerali marcatori nell’argilla della ceramica forniscono un contributo determinante ad individuare alcune aree possibili di origine e ad escluderne altre con lo stesso margine di sicurezza. Poichè però attualmente non si conosce l’estensione della zona ofiolitica in questione, sarà necessario procedere ad una serie di ricerche mirate e al prelievo di campionature di argille, per circoscrivere esattamente la possibile zona di origine delle ceramiche in questione30. Mentre questo lavoro era in stampa, l’elaborazione di recenti analisi chimiche effettuate da M. Picon sulle ceramiche della classe A di Eporedia, ha permesso di escludere che la zona di Ivrea fosse quella in cui sono state fabbricate le ceramiche a vernice nera del gruppo padano diffuso un po’ ovunque in Italia del nord e di cui si cerca di stabilire l’origine. Le ceramiche prodotte a Eporedia hanno percentuali elevate di Cr e Ni, ma un rapporto Cr/Ni diverso da quello rilevato nelle ceramiche a vernici nere di area padana appartenenti 29 Valori medi di Cr 267 ± 39, Ni = 176 ±13, MAGGETTI,PICON, GALETTI 1998, p.26 (in base alle analisi chimiche di ceramiche trovate in Svizzera). Valori medi molto simili sono stati ottenuti con le analisi delle ceramiche a vernice nera di Brescia, Cr 261 ±12; Ni 176 ±7. 30 Tali campionature sono in corso di effettuazione da parte di M. Picon e di chi scrive. Una prima comunicazione verrà data da M. Picon al Convegno di Desenzano, nell’aprile del 1999. 31 Per la fornace di Magreta, identificata con il centro di mercato dei Campi Macri, PARRA in Modena 1988. Le analisi chi- al gruppo di cui si vuole stabilire l’origine (Picon, comunicazione personale). Potendo contare anche su di un dato così importante, le zone possibili di origine si riducono ulteriormente; in base a criteri archeologici e di rinvenimento è più probabile che l’area in cui erano attive le officine che hanno prodotto le ceramiche a vernice nera del gruppo in questione sia da collocare in zona emiliana (area Piacenza-Parma?). Officine ceramiche di età romana sono state rinvenute in area piacentina e modenese; in qualche caso, come in quello della fornace di Magreta, hanno prodotto proprio ceramiche a vernice nera, anche se le loro composizioni chimiche non sembrano corrispondere a quelle del gruppo di cui si cerca di stabilire l’origine31. Gli archeometristi che si sono occupati di questo argomento, in base a criteri geologici e analitici, paiono propensi a ritenere che l’area di origine del gruppo di ceramiche a vernice nera sia piuttosto circoscritta32, anche se è probabile che la produzione fosse ripartita in più officine. La mancanza di dati sulle composizioni delle terre delle aree dell’Italia settentrionale ci impedisce attualmente di formulare ipotesi risolutive. Sembrerebbero comunque da escludere alcune zone, come ad esempio Milano, poichè la città è troppo lontana dalle zone delle ofioliti (PICON, comunicazione personale). Se la continuazione dei lavori confermerà i primi dati di laboratorio, sarà possibile distinguere in modo più chiaro il gruppo di ceramiche a vernice nera che sembra aver avuto una certa diffusione in area settentrionale e transalpina. Non è da escludere che l’area che ha prodotto e diffuso le ceramiche a vernice nera sia la stessa in cui è stata prodotta terra sigillata nella prima età imperiale. Indicazioni in tal senso sembrano venire da uno studio condotto recentemente da G. Schneider e da chi scrive sulle ceramiche di Brescia 33 . Dalle analisi effettuate è emerso che la ceramica a vernice nera (gruppo A) ha composizioni molto simili a quelle di un gruppo di terra sigillata di media età imperiale con gemme impresse rinvenuta sempre a Brescia, documentata però in molti altri siti dell’Italia settentrionale34. miche sui materiali della fornace di Magreta sono state eseguite da G. Schneider e sono attualmente inedite. 32 Si veda inoltre quanto precisato già nel 1986 dal Maggetti a proposito dell’area di origine circoscritta dell’origine del gruppo padano, MAGGETTI et alii 1986, p.406. 33 OLCESE, SCHNEIDER, S.Giulia, in stampa. Per questo problema si rimanda al paragrafo successivo, oltre che ai testi della Jorio in S. Giulia. 34 JORIO, S. Giulia, in stampa. Gloria Olcese 5. Le ceramiche a pareti sottili Le ricerche sulle aree di produzione delle ceramiche a pareti sottili sono piuttosto arretrate e, fino ad ora, ci muoviamo principalmente nel campo di ipotesi formulate in studi importanti, anche se ormai piuttosto datati (per la sintesi sulla classe TASSINARI, infra). Oltre alle proposte del Lamboglia e della Ricci relative alla localizzazione di alcune produzioni della Valle del Po, in tempi recenti si è appreso dell’esistenza di fornaci per la produzione di ceramica a pareti sottili a Cremona 35 ; a Eporedia (Ivrea) si è recentemente ipotizzata una produzione locale in età augusteo tiberiana36. La recente pubblicazione dei materiali delle officine ceramiche di Loyasse (30-15 a.C.) e La Muette (20-15 / 10-5 a.C.) a Lione ha fatto emergere i possibili rapporti tra quelle officine e alcuni centri produttori italici attualmente sconosciuti (di area padana ?), tanto che si è ipotizzato che i due ateliers potessero essere delle succursali di officine italiche oppure che in esse lavorassero ceramisti italici37. Ciò documenta il passaggio precoce in Gallia di nuove tecniche di fabbricazione e di modalità di diffusione mediate dall’Italia (dall’area padana ?), connesse al processo di romanizzazione. In base ai ritrovamenti del Magdalensberg, le ceramiche a pareti sottili di origine padana sono documentate soprattutto dall’età augustea e sembrerebbero distinguibili da quelle di origine centro-italica per repertorio morfologico e argille38. Le ceramiche a pareti sottili di area padana rinvenute nei siti di oltralpe vengono solitamente ricondotte a due grandi gruppi: le produzioni di area padana occidentale e quelle di area orientale, anche se non è attualmente chiaro dove si possa collocare la linea di frontiera tra le due aree produttive39. A proposito dei rinvenimenti del Magdalensberg, poi, gli studi più recenti hanno confermato quanto già sostenuto dal Greene, e cioè che le ceramiche a pareti sottili trovano confronto con le produzioni della parte orientale della pianura padana40. Le analisi chimiche finora eseguite riguardano ancora una volta i materiali di Lione e quelli del 35 BREDA 1983-84; BREDA 1996; per lo status questionis, TASSINARI, infra. 36 Ringrazio la Dott.ssa L. Brecciaroli Taborelli per avermi mostrato il materiale di Eporedia che verrà prossimamente presentato al Convegno di Desenzano. 37 Ateliers Lyon 1996, pp. 232-233 38 SCHINDLER 1998, p.392 e ss. 39 SCHINDLER 1998, p.392 e ss. 40 GREENE 1979, p.77 41 SCHINDLER 1998, p.402 e ss. 42 DE MIN in Antico Polesine (forme 1, 68, 84, 102, 116 del Magdalensberg, SCHINDLER 1998, p.403). 15 Magdalensberg; si tratta di analisi preliminari che, soprattutto nel caso del Magdalensberg, denotano la presenza di materiali italici, in qualche caso di possibile origine padana41. Alcune analisi effettuate su ceramiche a pareti sottili di Adria42, apparentemente molto simili a tipi analoghi del Magdalensberg, hanno mostrato che tali ceramiche presentavano in realtà forti differenze chimiche non solo rispetto a quelle del Magdalensberg, ma anche tra di loro, provando ancora una volta che le somiglianze e i confronti stabiliti in base ad un esame autoptico, molto spesso non sono affidabili43. Anche per le ceramiche a pareti sottili, infine, sarebbe opportuno procedere ad una sistematizzazione dei dati archeologici/tipologici, chiarendo quesiti e obiettivi storici, prima di avviare un progetto di analisi di laboratorio completo relativo all’area padana. 6. La produzione di ceramica di tipo Aco e di tipo Sarius in Italia settentrionale Tra le ceramiche che ritornano in più aree della Lombardia e che sono state isolate grazie a caratteristiche morfologiche, tecnologiche e decorative, oltre che per la presenza dei nomi dei ceramisti, ci sono le ceramiche di tipo Aco, così chiamate dal nome del ceramista più documentato44. Se tali caratteristiche hanno fatto sì che le ceramiche in questione ricevessero un’attenzione maggiore, che è sfociata in studi d’insieme, d’altro canto, queste stesse caratteristiche hanno favorito la loro estrapolazione e la separazione da altre classi ceramiche (come la terra sigillata o le ceramiche a pareti sottili), che forse potrebbero aiutare a definirne e in modo più preciso la produzione e a localizzarne i centri di origine. Anche per le ceramiche di Aco e dei suoi lavoranti si pone infatti il problema dei centri di fabbricazione. Cremona, Faenza, Ravenna, Adria e Aquileia sono stati indicati come possibili centri di produzione di Acobecher, in seguito al rinvenimento di materiale di scarto o di matrici45. In Italia centrale, a Cosa, era attiva l’officina di Cusonius46. Al di fuori dell’Italia sono state localizzate succur43 SCHINDLER 1998, p. 403; in base alle analisi chimiche ese- guite da G. Schneider tali campioni non costituiscono un’unica produzione nè possono formare un gruppo di riferimento per Adria. 44 Per la ceramica tipo Aco e Sarius in Italia settentrionale, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987; per la raccolta dei dati in Lombardia, TASSINARI, infra. 45 RIGHINI 1979; BERMOND MONTANARI 1972; SCOTTI MASELLI 1984; DE MIN in Antico Polesine 1986. Per la bibliografia relativa ai centri di produzione conosciuti, TASSINARI, infra. Per la ceramica tipo Aco a Cremona, STENICO 1963-64; LAVIZZARI 1987; MAZZEO 1985; PONTIROLI 1992. 46 MARABINI MOEVS 1980. 16 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI sali delle fabbriche di Aco a Lione, alcuni centri produttorisono stati individuati nella valle dell’Allier47. A Mainz-Wiesenau è stata rinvenuta una matrice48. Trasferimenti di matrici per terra sigillata dall’Italia verso la Gallia, sono documentate tra i materiali di Lione (officina di La Muette) grazie alle analisi chimiche eseguite da M. Picon; sempre le analisi di laboratorio hanno dimostrato che sono stati effettuati trasferimenti di matrici e di materiali tra le officine di Lione e quelle di Vienne49. Per quanto riguarda Cremona, si pongono alcuni interrogativi che verranno probabilmente risolti da ricerche in corso sia sui materiali che negli archivi50. Nel 1963-64 lo Stenico pubblica negli Acta dei Rei Cretariae Fautorum due matrici, di cui una con la firma L. Norbani, e alcuni frammenti ceramica di tipo Aco, in più pubblicazioni indicati come scarti di fornace51. L’Autore dice testualmente: “il merito della riesumazione di questo materiale va alla diligenza con cui il mio scolaro Dott. G. Pontiroli esplorò i depositi ancor disordinati di materiali restituiti dal sottosuolo cremonese per la preparazione della sua tesi di laurea in archeologia. Egli potè appurare che i frammenti in questione erano di sicura provenienza cremonese, tutti venuti casualmente alla luce in una sola occasione e in una ristretta zona, allora chiamata contrada del Cistello, più o meno corrispondente alla attuale via Mainardi, nella parte orientale della città moderna”. Pertanto, il rinvenimento delle matrici e di parte dei frammenti dei vasi di Aco non è stato effettuato direttamente nè dallo Stenico nè dal Pontiroli durante scavi o recuperi, ma appare risultare da una ricostruzione bibliografica effettuata dal Pontiroli sulla base di registri degli inizi del ‘90052. È probabile che a Cremona funzionassero fornaci anche per la produzione di ceramica tipo Aco e alcuni dati sembrano andare in quella direzione. Tra essi merita attenzione una notizia piuttosto generica, rimasta senza seguito anche nelle pubblicazioni più recenti, relativa al rinvenimento di un’altra fornace di ceramica a pareti sottili , oltre a quella di via Platina, in via Geromini 1653. Ci si chiede, però, se i dati attualmente a disposizione siano sufficienti per localizzare con sicurezza a Cremona la fabbrica di L. Norbanus . Per quanto riguarda poi la presenza di matrici, vale forse la pena ricordare che, per quanto esse siano un buon indizio di una produzione ceramica, potevano essere esportate, forse anche come oggetto di commercio: il rinvenimento delle matrici a Mainz54 e a Lione (queste ultime sottoposte ad analisi chimica sono risultate in parte locali e in parte importate)55 è emblematico e attesta la probabile esistenza di più filiali di una stessa officina, tra le quali avvenivano scambi di matrici e di materiali56. 47 Ateliers Lyon 1996; Per le officine nella valle dell’Allier, VERTET, LASFARGUES 1972), p. 232. 48 Mainzer Zeitschrift 10, 1915, p.90 e ss. Inoltre KLUMBACH 1972, p.196 nota 9 (matrice firmata ..TTI). 49 Ateliers Lyon 1996. 50 Gli argomenti a cui si accenna brevemente in questo testo verranno ripresi più ampiamente dalla dott.ssa Volontè in un contributo che sarà presentato al Convegno di Desenzano nell’aprile del 1999 (nota 6). Colgo l’occasione per ringraziare la Dottoressa M. Volonté per avermi concesso di prendere visione dei registri e delle matrici e della ceramica tipo Aco di Cremona e per la disponibilità con cui ha risposto alle mie domande. 51 STENICO 1963-64, p.63. I frammenti di ceramiche del tipo Acobecher rinvenuti non possono, a mio parere, essere definiti veri e propri scarti di fornace. Si tratta di recipienti frammentari, che contengono concrezioni di terra, probabilmente in seguito alla giacitura nel terreno e che inglobano frammenti di parete del recipiente stesso. 52 I registri furono compilati dal Conservatore, Marchese Antonio Sommi Picenardi, negli anni 1910-1914 e comprendono sia materiali ritrovati in zona cremonese che quelli acquisiti in altre aree d’Italia, ad esempio in area centroitalica. Il Marchese ha riportato in maniera abbastanza precisa (contrariamente a quanto dice il Pontiroli, che parla di “laconiche ed improprie definizioni dei reperti”) rinvenimenti effettuati nelle diverse zone di Cremona e del territorio. La parte che interessa è la rubrica S “Oggetti di scavo”, che riunisce materiali di provenienze diverse L’inventario consiste in una descrizione sommaria dei pezzi, anche se una certa attenzione è riservata al materiale decorato e bollato, di cui viene letto e trascritto il bollo. Nel paragrafo riservato a via Cistello, all’interno della rubrica “S”, il Marchese aveva compreso sotto la dicitura “nn. 1-24 = frammenti diversi di vasi in terracotta”, oltre a frammenti di pavimento antico a mosaico. I frammenti della ceramica di Aco e la matrice bollata non appaiono quindi direttamente nella Rubrica S, ma come si è detto inizialmente, sono stati fatti coincidere dal Pontiroli con i numeri 1-24. Viene spontaneo chiedersi in base a quali elementi lo studioso abbia riconosciuto nei numeri 1-24 la ceramica di Aco, dal momento che il Marchese, curiosamente, non fornisce alcun dato che possa consentire tale identificazione. Il Pontiroli ha forse effettuato il riconoscimento in base ad alcuni numerini attaccati dal Marchese sui pezzi, che il Pontiroli stesso ha riportato, incollandoli su foglietti di carta, per impedire che andassero persi. Alcuni di tali numeri sono stati rintracciati sui pezzi, ma non sulle matrici, fatto che di per sè potrebbe essere del tutto privo di significato, ed indicare che quelli delle matrici sono andati persi nel corso del tempo. Appare però alquanto singolare che il Marchese, che ha riportato nella Rubrica “S” tutti i bolli delle lucerne o delle sigillate, o che registra accuratamente la presenza di frammenti di crogiuoli per la lavorazione del vetro, non abbia riconosciuto la matrice, isolandola dal resto e, soprattutto, non abbia trascritto la firma L.NORBANI, così come ha fatto per il resto delle iscrizioni relative all’instrumentum. Dalle tabelle compilate dal Pontiroli, inoltre, risulta una contraddizione relativa proprio alla provenienza di uno dei frammenti di Acobecher, quello su cui resta parte della firma ..ORB.., pezzo che nel testo viene indicato provenire da via Cistello (versione da quel momento seguita da tutti gli altri studiosi), mentre nella tabella riassuntiva, è collocato tra i materiali di provenienza ignota (n. 85 della tabella). 53 La notizia è data sempre dal Pontiroli ed è riportata dal trafiletto sul giornale la Provincia, in data 20 aprile 1978, PONTIROLI 1992, p.116. 54 KLUMBACH 1972. 55 PICON, LASFARGUES 1974. 56 A proposito della possibile oraganizzazione delle officine della ceramica di Aco si vedano anche le recenti osservazioni in SCHINDLER 1998, p.296 e ss. Gloria Olcese Le analisi di laboratorio sulla ceramica tipo Aco sono solo agli inizi e le informazioni a disposizione sono ancora molto poche57. In futuro sarà utile esaminare i dati analitici delle ceramiche di tipo Aco congiuntamente a quelli delle altre classi ceramiche dell’Italia settentrionale, per l’individuazione delle possibili aree di produzione. Le poche analisi chimiche fino ad ora effettuate sono state eseguite da G. Schneider a Berlino sui materiali del Magdalensberg o da M. Picon sui materiali rinvenuti a Lione58. I risultati confermano che si tratta di ceramiche di produzione italica, realizzate con argille poco calcaree (Ca0 al di sotto del 2%); inoltre, che gli Acobecher fino ad ora analizzati non hanno le stesse composizioni delle ceramiche a vernice nera o delle sigillate “padane” già sottoposte ad analisi e di cui si è discusso nei paragrafi precedenti. Ciò farebbe ipotizzare altri centri di produzione, anche se è presto per formulare osservazioni conclusive. Le ceramiche tipo Aco analizzate, non distinguibili in base a criteri autoptici, si suddividono in due gruppi. Questo non significa però automaticamente che i due gruppi siano stati fabbricati in località diverse. Il primo comprende le firme Aco, C. Aco C.l.Diophanes, Diophanes, L. Norbanus, Buccio Norbani, Hilarus Gavi, Acastus Aco. Il secondo gruppo comprende invece le firme: Aco Hilarus, Hilarus Aco, Hilarus, C.Aco C.l. Antiochus. I risultati ottenuti vengono interpretati dagli Autori come una possibile conferma che il nome Aco venisse utilizzato come marca (alla maniera di arretinum ?), più che come indicazione di un’officina specifica. Le coppe di Sarius del Magdalensberg sottoposte ad analisi risultano avere la stessa composizione delle sigillate di età tiberiano-claudia del gruppo B del Magdalensberg (bollata da A. Terentius, dai Serii e da T. Turius)59. Allo stato attuale della ricerca, infine, le differenze di stile e decorazione riscontrate sui pezzi, non corrispondono a gruppi chimici diversi. 7. La terra sigillata di prima e media età imperiale Abbiamo poche informazioni anche sui centri 57 Un progetto di analisi di laboratorio è stato recentemente avviato da chi scrive in collaborazione con l’Arbeitsgruppe Archäometrie della Freie Universität Berlin (Dr. G. Schneider) su ceramiche tipo Aco di vari siti dell’Italia settentrionale. 58 SCHINDLER et alii 1997; SCHINDLER 1998. 59 SCHINDLER 1998, p.305 e ss. 60 PICON 1995, pp. 54 - 55; SCHINDLER et alii 1997, p. 484 61 L. BRECCIAROLI TABORELLI, Produzioni eporediesi di 17 produttori di terra sigillata dell’Italia settentrionale. Il problema più difficile è la distinzione delle produzioni locali da quelle importate. Allo stato attuale della ricerca sono stati isolati due grandi gruppi, la sigillata padana e la sigillata tardo-padana, di cui non si conoscono i luoghi di produzione. La loro diffusione capillare in zone anche molto distanti tra loro complica e rende quasi impossibile l’individuazione dell’origine di entrambe le produzioni; é probabile che nell’ambito della sigillata definita “padana”, siano attualmente comprese ceramiche prodotte in aree differenti e distanti tra loro. Le analisi chimiche eseguite fino ad ora presentano una realtà ancora più complessa e articolata di quella emergente dall’indagine archeologica. Sulla base di analisi eseguite su ceramiche di età romana rinvenute in Emilia e sul Magdalensberg sono stati infatti individuati già otto centri produttori possibili, per ora non localizzati, ma il cui numero è destinato ad aumentare60. Recenti scoperte consentono di annoverare Eporedia tra i centri produttori di terra sigillata in età augusteo-tiberiana61. Le analisi chimiche effettuate hanno permesso di evidenziare che le argille delle sigillate padane e tardo-padane sono ricche in calcio (tra 4,5 e 16%), con una composizione simile. L’analisi multivariata, poi, ha consentito la separazione dei gruppi della sigillata padana e della tardo-padana, autorizzando l’ipotesi di aree di produzione differenti62. Come si è anticipato a proposito delle ceramiche a vernice nera, si ipotizza che l’area che ha prodotto alcune delle ceramiche a vernice nera (analoghe al poröses Fabrikat), abbia prodotto in un momento successivo anche terra sigillata63. Di particolare interesse, a questo proposito, i risultati preliminari di analisi chimiche effettuate su piatti/coppe in terra sigillata con decorazione a gemme impresse, rinvenuti a Brescia e datati dalla Jorio alla media età imperiale64. Recipienti analoghi sono stati rinvenuti a Verona, Altino (Ve), Manerba sul Garda (Bs), San Pietro Incariano (Vr) e Calvatone (Cr) (in questo caso la cronologia è più antica). In un caso almeno - quello di Calvatone - grazie ad analisi chimiche di confronto, si è potuto stabilire che le ceramiche dei due siti (Calvatone e Breetà augusteo-tiberiana: terra sigillata e ceramica a pareti sottili, intervento programmato per il Convegno di Desenzano sul Garda, citato alla nota n.6. 62 SCHNEIDER et alii. 1997. 63 Si veda la nota 35. 64 Jorio, in Santa Giulia, in corso di stampa; Jorio , in questo stesso volume. Si rimanda a questi lavori anche per la bibliografia oltre che per una più ampia trattazione del problema. 18 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI scia) formano un unico gruppo65. Come per le ceramiche a vernice nera, il luogo di produzione resta però da localizzare. In base alle analisi chimiche eseguite, infine, le terre sillate con decorazione a gemme impresse hanno una composizione molto simile a quella della ceramica a vernice nera analoga al gruppo del poröses Fabrikat del Magdalensberg (e degli altri centri di cui si è detto precedentemente), tanto da far pensare alla stessa area di produzione. conseguenza possediamo pochi dati sulle modalità del funzionamento delle officine e non è per ora ricostruibile il quadro produttivo, analogamente a quanto già fatto per le produzioni ceramiche di altre aree (come ad esempio della Francia meridionale)68. Brescia fu un centro produttore, perlomeno in età tardo-antica e altomedievale, come dimostrano le fornaci rinvenute e le analisi di laboratorio recentemente effettuate sulle ceramiche di S.Giulia69. 8. La produzione ceramica in età tardoantica e altomedievale. Aperto resta, infine, il problema dei centri produttori della ceramica detta longobarda (si veda VITALI, infra). Analisi di laboratorio sono state effettuate recentemente da G. Schneider e da chi scrive sulla ceramica “longobarda” di Brescia; in base a tale analisi è stato possibile verificare una somiglianza composizionale con le ceramiche comuni e le ceramiche invetriate ritenute di produzione locale. Se le ipotesi formulate sono corrette, è possibile che a Brescia (e aree circonvicine) sia stata prodotta ceramica di tipo “longobardo”, così come già aveva sostenuto il von Hessen70. L’aumento delle ricerche e delle pubblicazioni relative all’epoca tardoantica e altomedievale ha fatto sì che cominciasse a delinearsi una facies ceramica dell’Italia settentrionale, con caratteristiche peculiari e distintive rispetto a quelle di altre zone66. Si incominciano a individuare le forme delle ceramiche comuni nord-italiche, ma anche di alcune fini e invetriate67. Per la Lombardia possediamo numerosi dati, in continuo aumento, dedotti principalmente da scavi urbani e di necropoli (si vedano i testi di VITALI; TASSINARI, VITALI infra). Come per l’epoca romana, però, esistono pochi dati certi sulle aree produttive di ceramiche sia fini che comuni. Il dibattito archeologico relativo a quest’epoca si è concentrato principalmente sul problema della continuità/rottura tra le produzioni ceramiche di epoca romana e quelle di età medievale. Grande attenzione, poi, si è giustamente riservata agli influssi arrecati dalle ceramiche dei barbari sull’artigianato ceramico locale. Tale approccio, se ha contribuito all’accrescimento dei dati in alcuni ambiti delle indagini, ha però rallentato avanzamenti della ricerca nel campo della produzione e della circolazione. Di Per il periodo tardoantico e altomedievale si è posto anche in Italia settentrionale il problema della possibile esistenza di ceramiche di produzione regionale che imitassero le terre sigillate di origine africana e orientale71. L’argomento è stato affrontato solo in tempi recenti e non esistono molti dati in proposito72. Si è deciso quindi di non comprendere questo argomento nel presente lavoro, ma di richiamarlo solo brevemente (si veda però a tal proposito anche il testo della Jorio, infra). Va considerato che manca attualmente uno studio complessivo sulle sigillate chiare in Italia 65 Sulle ceramiche a decorazione a gemme impresse da Calva- 68 Si veda a titolo di esempio La céramique médiévale en Médi- tone, VOLONTÉ 1997, p. 29-31 e pp. 79-90. Per una prima notizia sulle analisi chimiche su alcuni campioni da Calvatone, OLCESE, SCHNEIDER 1999. Le analisi di confronto sui materiali di Calvatone sono state possibili grazie alla cortesia e alla disponibilità delle Dott.sse L. Passi Pitcher e M. Volonté, che ringrazio. 66 Si veda a tal proposito il capitolo sulla ceramica invetriata in età tardoantica - altomedievale e ceramiche in età longobarda, infra; inoltre si vedano i vari contributi raccolti nel volume Ceramica in Italia 1998 e, in modo particolare, le sintesi recenti riferite ad alcune classi di materiali dell’Italia settentrionale a cura di BROGIOLO, GELICHI; per la situazione particolare della Liguria, regione a sè stante nel quadro delle produzioni ceramiche dell’Italia settentrionale, si veda il contributo di OLCESE, MURIALDO per le ceramiche comuni e della GANDOLFI, per le ceramiche fini. Per le ceramiche da mensa in Piemonte, BRECCIAROLI TABORELLI 1998a. 67 Si vedano a titolo di esempio i contributi citati nella nota precedente. 9. Il problema delle imitazioni delle sigillate africane in Italia settentrionale. terranée, Actes du 6 congrès, Aix en Provence, 1997. 69 OLCESE, SCHNEIDER, S. Giulia, in stampa. 70 OLCESE, SCHNEIDER, S. Giulia, in stampa; O. von Hes- sen 1968. 71 Il problema è stato considerato recentemente in un contri- buto di sintesi sulla situazione delle imitazioni delle terre sigillate africane in Italia (FONTANA in Ceramica in Italia 1998) e a proposito delle ceramiche di S. Giulia a Brescia (MASSA, S. Giulia, in stampa). 72 Ad Angera, ad esempio, si è data per certa l’identificazione di una produzione padana sulla base di analisi mineralogiche, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1992a. Trattandosi di un articolo preliminare, però, non sono stati pubblicati dati analitici, nè dati tipologici che consentissero di risalire alle forme prodotte in Italia settentrionale. Il problema è così rimasto in sospeso, in attesa di un avanzamento degli studi. Anche il resoconto delle analisi mineralogiche sui materiali di Angera (Angera romana II), pubblicato in un momento successivo, non consentiva un approfondimento dell’argomento, per l’impossibilità di collegare il dato tipologico a quello di laboratorio. Gloria Olcese settentrionale che consentirebbe almeno di avere un quadro della situazione delle ceramiche importate, anche se per alcune aree disponiamo di sintesi regionali (a titolo di esempio si vedano le recenti sintesi relative alla Lombardia e al Piemonte)73. In tali lavori si é giunti alla conclusione che la sigillata africana nel territorio transpadano occidentale è da considerarsi “un prodotto esotico con un mercato estremamente limitato rispetto ad altre classi ceramiche”74. Per quanto riguarda poi la produzione locale di ceramiche imitanti le sigillate, il problema andrebbe esaminato in un’ottica più ampia, quella della produzione delle sigillate in età tardo-antica in Italia del nord. La produzione di terra sigillata in età medio e tardo imperiale è poco conosciuta e solo negli ultimi tempi si stanno aprendo alcuni spiragli su possibili produzioni locali. Attualmente vi è una certa confusione generata dalla coesistenza di produzioni affini e dalle definizioni che vengono adottate per distinguerle. Un punto che sarebbe importante chiarire è ad esempio cosa i diversi autori intendano per imitazioni di terra sigillata. Secondo alcuni, le imitazioni dovrebbero in realtà comprendere produzioni tecnologicamente distinte dalle sigillate e da esse distinguibili proprio in virtù di criteri anche tecnologici. Tali ceramiche si ispirano infatti al repertorio delle sigillate, ma sono state realizzate con procedimenti tecnologici e di cottura più semplici. In questo senso, produzioni simili alle sigillate, ma non definibili come tali per motivi tecnologici, sono documentate già in età imperiale, in diverse zone dell’impero Di grande aiuto sarebbe quindi poter considerare anche i dati relativi alla produzione di sigillata in epoca precedente (primo e medio-impero), dal momento che è probabile che vi sia un collegamento e che alcune aree di produzione abbiano continuato a produrre anche oltre la prima età imperiale. Inoltre sarebbe opportuno un maggiore collegamento tra gli studiosi che in aree diverse dell’italia settentrionale si trovano a studiare gli stessi materiali. 10. Prospettive di ricerca Gli argomenti solo sfiorati in questa introduzione e le tematiche affrontate se pur parzialmen- 19 te nel libro consentono di intuire quanto le future ricerche sulla produzione ceramica in Italia del Nord possano essere dense di sviluppi e ricche di risultati nuovi75. In generale, gli aspetti produttivi meritano maggiore attenzione e le indagini collegate ai problemi di determinazione di origine dovrebbero assumere una posizione sempre più determinante nell’ambito delle indagini archeologiche. La ricerca degli ultimi anni ha ormai dimostrato in modo chiaro che le ricerche di laboratorio possono dare un contributo fondamentale agli studi che si propongono di determinare l’origine delle ceramiche, di indagare modalità produttive e di definire percorsi commerciali. Tali studi, spesso relegati in modo piuttosto riduttivo nell’ambito della “ceramologia”, consentono in realtà di fare molti passi avanti nella ricostruzione della storia economica. Ai problemi di determinazione di origine, infatti, sono strettamente collegati quelli di distribuzione e circolazione dei prodotti. Non meno importante è lo studio delle tecnologie e dei cambiamenti tecnologici che accompagnano, ad esempio, il processo di romanizzazione in Italia settentrionale. Ovviamente, l’uso delle analisi di laboratorio in sè non è sufficiente a risolvere i problemi, anzi in alcuni casi un utilizzo non sufficientemente meditato può portare a complicare la situazione di partenza; può inoltre generare diffidenza nei confronti di una disciplina che nel nostro paese non ha ancora contorni ben definiti. Pur essendo apparentemente facile e poco problematico ricorrere all’aiuto delle analisi di laboratorio, sempre più appare necessario procedere con grande cautela. Per quanto riguarda il campo delle determinazioni di origine delle ceramiche antiche, per limitarci all’ambito più denso di risvolti storici ed economici dell’archeometria, è necessario tener conto della “filosofia” che sta alla base di tali studi. Per garantire un risultato affidabile è indispensabile seguire un percorso metodologico preciso che parta da un’impostazione corretta e consapevole del progetto da parte dell’archeologo e comprenda la formulazione dei quesiti al laboratorio, le campionature, la distinzione tra gruppi di riferimento e gruppi di composizione e, non da ultimo, l’interpretazione storica dei dati76. (Gloria Olcese) 73 Per la Lombardia, ROFFIA in Scavi MM3 1991, per il Pie- monte, BRECCIAROLI TABORELLI 1998. 74 BRECCIAROLI TABORELLI 1998, p.281. 75 Alcuni dei temi affrontati stanno emergendo in modo sem- pre più chiaro e alcuni di essi verranno discussi prossimamente nel Convegno di Desenzano, citato alla nota 6. 76 A questo proposito si vedano PICON 1984; PICON 1989; OLCESE, PICON 1995. Nicoletta Sfredda 21 II. CERAMICA A VERNICE NERA 1. Introduzione In questo capitolo è stata riportata la gran parte delle forme di ceramica a vernice nera pubblicate1, rinvenute in Lombardia, per offrire un quadro delle attestazioni lombarde, in un arco cronologico compreso tra il LT D e il primo quarto del I sec. d.C. Si è scelto di non dividere la ceramica qui esposta secondo il tipo di produzione, perché lo stadio attuale degli studi in questo settore non consente ancora di procedere in tal senso. Infatti molte pubblicazioni, soprattutto quelle meno recenti, non vanno al di là della descrizione puramente morfologica del pezzo. Inoltre non si è arrivati a delle considerazioni sicure sulle possibili aree di origine della vernice nera, anche quando lo studio di questa ceramica è stato affrontato in modo rigoroso. In questi ultimi anni, in Lombardia, sono stati condotti e pubblicati diversi scavi di abitati (Milano, Calvatone, CR), i quali hanno contribuito ad ampliare il quadro tipologico della ceramica a vernice nera, rinvenuta in genere nei corredi funerari. Tuttavia rimangono ancora aperti diversi problemi quali il rapporto tra forma e cronologia, poiché la maggior parte del materiale è stato trovato in contesti stratigrafici non sigillati, e la localizzazione dei centri produttivi, dei quali mancano riferimenti sicuri. Anche la diversità dei contesti di rinvenimento della ceramica a vernice nera tra la Lombardia occidentale, dove sono state scavate per lo più necropoli, e la Lombardia orientale, dove invece prevalgono generalmente gli scavi di abitati, non consente di mettere a fuoco chiaramente alcuni punti, quali la diversità dei repertori morfologici esistenti nelle due aree lombarde. Infatti la presenza o l’assenza di una determinata forma ceramica in una zona potrebbe essere legata non necessariamente ad una scelta produttiva ma solamente al tipo di contesto in cui il manufatto viene trovato, necropoli piuttosto che abitato. 1 Sono stati considerati solo i reperti dalla provenienza sicura, quindi il materiale senza provenienza delle collezioni è stato escluso. 2 N. CUOMO DI CAPRIO, M. PICON, Classification et determination d’origine des céramiques à vernis noir et à vernis rouge d’Italie: aspect méthodologiques, in 1st European workshop on 2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati L’attenzione di alcuni studi sulla ceramica a vernice nera in Lombardia si è focalizzata ultimamente sulla localizzazione delle fornaci e sui rapporti di questo territorio con i centri di produzione soprattutto dell’area etrusco settentrionale e nord-adriatica, affiancando ai metodi tradizionali dell’analisi morfo-tipologica e macroscopica dei pezzi (impasto e tipo di vernice) quelli di laboratorio per determinare l’origine dei reperti (analisi chimiche e minero-petrografiche). Alla luce di questi studi sono emersi alcuni problemi fondamentali: in primo luogo la difficoltà della distinzione tra produzione “locale” e produzione importata, soprattutto in assenza di rinvenimenti di fornaci o di scarti di lavorazione. Di regola dagli archeologi viene considerata attribuibile ad una produzione “locale e/o regionale” quella ceramica che ad un’analisi macroscopica risulta cotta irregolarmente, con una colorazione tendente al rosso-bruno o al grigiastro, rivestita da vernici brutte, prevalentemente opache e distribuite poco uniformemente, o la cui forma o variante non rientra nelle tipologie comunemente usate del Lamboglia (1952) e del Morel (1981). In secondo luogo, la mancanza in Lombardia di rinvenimenti di fornaci o di scarti di lavorazione pone anche il problema dell’efficacia, in questa fase della ricerca, dell’applicazione dei metodi archeometrici, poiché per ora non è possibile creare dei gruppi di riferimento con ceramica dall’origine sicura. Inoltre la composizione omogenea delle argille della pianura padana, di origine alluvionale, rende difficile una caratterizzazione precisa delle materie prime nell’ambito delle zone in essa comprese. Risulta spesso problematico, quindi, attribuire i frammenti ad un sito piuttosto che ad un altro situato nello stesso bacino geolitologico 2. Una ceramica definita archaeological ceramics, Roma 1994, pp. 163-181; M. MAGGETTI, M. PICON, G. GALETTI, Céramique à vernis noir de Suisse: arguments chimiques de provenance, in Indagini archeometriche relative alla ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla provenienza e la diffusione, Milano 22-23 novembre 1996, a cura di P.FRONTINI E, M.T.GRASSI, Como 1998, pp. 23-30. 22 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI “padana”, dunque, in base ai dati attuali potrebbe provenire dalla pianura lombarda come da quella emiliana, subito al di là del Po, dal Veneto, dall’area di Adria3, tutte zone con cui la Lombardia, soprattutto quella orientale, aveva legami commerciali. Comunque per tutte le problematiche legate alle analisi di laboratorio e all’individuazione delle produzioni, si rimanda ad Olcese, Le ceramiche a vernice nera in Italia settentrionale (vedi supra) Nonostante le difficoltà su esposte, sono state comunque avanzate dagli archeologi alcune considerazioni circa la presenza di ceramica a vernice nera in Lombardia, sebbene non ci siano ancora conferme certe di queste ipotesi. È stato sostenuto da alcuni studiosi che alla fine del II secolo a.C. inizi nella regione una produzione di ceramica a vernice nera, che andrebbe ad affiancare e poi a sostituire, nel corso del I sec. a.C., quelle forme importate dall’Etruria settentrionale (Volterra, Arezzo) e dalle zone nord-adriatiche (Adria)4. I risultati delle ricerche finora condotte dagli archeologi non sono ancora così decisivi da portare all’individuazione certa dei luoghi di importazione, ma si può parlare sicuramente di una produzione di questa classe ceramica in Italia settentrionale, caratterizzata da una tecnologia quasi mai all’altezza di quella dell’Italia centrale. Infatti i reperti che si rinvengono sono rivestiti generalmente da una vernice opaca, spesso evanescente (vd. infra paragrafo 4). Dal quadro distributivo delle forme in vernice nera documentate e pubblicate attualmente emerge una diffusione in tutta la regione, con delle differenze di concentrazione nelle varie zone. Tra le province della Lombardia occidentale si nota una massiccia presenza di ceramica a vernice nera nel Pavese, in particolare nella Lomellina. Si ha, infatti, una discreta attestazione di coppe Lamb. 28, Lamb. 16 e, in grosse quantità, di ceramica a vernice nera tarda come le patere Lamb. 5/7 e 7/16. Queste attestazioni così rilevanti di alcune forme, come appunto i due tipi di patere, potrebbero indicare l’esistenza nella zona di centri di produzione, soprattutto in età augusteo-tiberiana, anche se in realtà non si hanno dati oggettivi, quali fornaci o scarti, che comprovino ciò. Nel Comasco, invece, la ceramica a vernice nera è esigua, mentre gode di maggior favore il repertorio di forme della vernice nera ma acromo. Sulla base delle attuali pubblicazioni, mancano forme comuni come le patere in vernice nera Lamb. 5/7 e Lamb. 7/16. Anche nel Varesotto i rinvenimenti non sono numerosi, sebbene sia documentato gran parte del repertorio morfologico della vernice nera. Nella Lombardia orientale, la provincia più interessante sia per gli ingenti quantitativi di ceramica a vernice nera rinvenuta sia per la qualità e per le morfologie attestate è il Cremonese, una zona di più antica romanizzazione rispetto all’area propriamente insubre. Cremona viene considerata un centro rilevante di manifattura e di diffusione della ceramica. È stata supposta una produzione anche di ceramica a vernice nera nella fornace di ceramica a pareti sottili scoperta in via Platina5, sebbene dallo scavo non risultino indizi evidenti di tale lavorazione. Infatti è stato trovato, impiegato come vespaio nello strato sottostante la fornace, solamente un gruppo di frammenti di orli e di piedi pertinenti alla patera Lamb. 7/16 6, caratterizzati da una manifattura omogenea. Nel Cremonese, in particolare nella zona meridionale (Cremona e Calvatone), sono documentati alcuni tipi rari nel resto della Lombardia, come il piattello Lamb. 4, ed altri, come le coppe ad orlo ingrossato (vd. infra) comuni con aree limitrofe, come il Mantovano e l’area emiliana (Reggio Emilia, Bologna e il Modenese) e assenti nella Lombardia occidentale. Questo legame con la ceramica a vernice nera al di là del Po (si sono notati punti di contatto anche nella ceramica comune, cfr. infra) è un’ulteriore conferma dell’unità culturale esistente tra le zone al di qua e al di là del fiume che, in questo caso, non sembra avere la funzione di elemento separatore. Rimane, comunque, difficile stabilire se siamo di fronte a un modello tipologico comune o invece a prodotti provenienti da un unico centro. Invece la coppa conica, sempre proveniente dal territorio cremonese, trova confronti con quelle rinvenute a Milano e nel Mantovano. A Milano, il ritrovamento nello scavo della MM3 di un numero eccezionale di frammenti pertinenti a queste coppe coniche, caratterizzate dalla stessa tecnologia, ha spinto a ipotizzare una produzione locale in età augustea e tiberiana7. Pochi sono i bolli in planta pedis rinvenuti in Lombardia sulla ceramica a vernice nera. Sono presenti su patere Lamb. 7/16 o su fondi di forme non precisamente identificabili. Da Cremona, dalla fornace di via Platina, proviene un frammento di vernice nera con bollo BATVLLI o BATVLLVS8. L’ interesse per questo bollo risiede nel fatto che esso compare anche su un esemplare in terra sigillata9 proveniente da Calvatone (CR), testimoniando così la continuità di produzione da una classe all’altra10. 3 Vd. nota precedente. gruppo omogeneo: FRONTINI et alii 1992-93, p. 371. 7 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 29. 8 Vd. infra le schede dei bolli. 9 Vd. in questo volume il capitolo sulla terra sigillata. 10 VOLONTÉ 1992-93, p. 225. 4 FRONTINI et alii. 5 FRONTINI et alii 1992-93, pp. 364-365. 6 BREDA 1996, p. 53. Sono state analizzate le patere Lamb. 7/16 provenienti dalla fornace di via Platina ed è risultato un Nicoletta Sfredda Un certo interesse sembra rivestire anche il marchio composto da due C contrapposte, generalmente considerato caratteristico della produzione aretina11 della ceramica a vernice nera. L’attribuzione cronologica è data ad un momento avanzato del I sec. a.C. 12. Questo marchio, la cui resa è diversa rispetto a quello aretino ed è più semplificato, è stato rinvenuto in diversi contesti lombardi, dal Bresciano13 al Cremonese14 su frammenti supposti locali per il tipo di vernice15, a Milano su frammenti ritenuti aretini16. 3. La ceramica acroma La classificazione del vasellame acromo con forme del repertorio della ceramica a vernice nera in letteratura non segue criteri standard. Infatti alcuni studiosi catalogano questi manufatti insieme alla ceramica a vernice nera17, altri invece li inseriscono nella ceramica comune considerandoli una imitazione della vernice nera18. Anche nel presente lavoro si è preferito trattare questi manufatti acromi insieme alla ceramica comune in quanto privi di vernice (vd. ceramica comune, patere e coppe), senza però considerarli un prodotto di “imitazione”. Le ceramiche acrome, che presentano le stesse forme della ceramica a vernice nera, sono le patere Lamb. 5 e 5/55, le Lamb. 6, le Lamb. 36, le Lamb. 5/7 e 7/16, le coppe Lamb. 16 e Lamb. 28 e le pissidi Lamb. 3. Dal censimento dei siti di attestazione di queste ceramiche non verniciate19, si nota che tra le province della Lombardia occidentale la loro presenza sembra essere leggermente superiore nel Comasco, unica provincia in cui la ceramica a vernice nera risulta essere invece scarsa. Ma si tratta di un caso anomalo, poiché in tutte le altre province occidentali sono presenti le stesse forme sia in ceramica comune che rivestite di vernice, con proporzioni variabili a seconda della forma. Generalmente queste ceramiche non rivestite sono documentate in contesti funerari, mentre nel Milanese sono state trovate sia in necropoli (in provincia) che in abitato (a Milano). Nella Lombardia orientale invece le forme acrome della ceramica a vernice nera sono scarse20. Ciò è generalmente spiegato con il fatto che nella Lombardia orientale, in particolare nel Cremonese, vi sia stata una precoce adozione della tecnologia di tradizione romana che ha portato presto all’affermazione della ceramica a vernice nera. Tuttavia, attualmente, non si può esclude11 Per alcuni riferimenti bibliografici vd.: FRONTINI 1987, p. 145, nota 12. 12 S. Maria alla Porta 1986, p. 326. 13 FRONTINI 1987, p. 145. Si tratta di un frammento bollato proveniente dal Collegio Arici, Brescia. 14 Vd. infra le schede dei bolli. 15 CROCI 1996, p. 141. 23 re del tutto che la presenza irrilevante delle forme acrome della ceramica a vernice nera in questa parte della Lombardia sia da imputare anche alla scarsità di scavi di necropoli, dove questo tipo di ceramica generalmente sembra essere ricorrente, come perlomeno attestano i rinvenimenti nella Lombardia occidentale. Infatti nel Bresciano, per esempio, dove sono diversi gli scavi di necropoli, sono presenti anche le forme acrome della vernice nera. In conclusione, dall’analisi dei rinvenimenti si nota che solo nel Comasco si ha una presenza importante di ceramica acroma non affiancata da altrettante forme in ceramica a vernice nera. Non si può escludere del tutto, comunque, la possibilità di considerare l’acroma non tanto una imitazione locale quanto una produzione parallela alla ceramica a vernice nera, avvenuta molto probabilmente negli stessi ateliers e distribuita sul territorio a seconda delle richieste. A Rimini, per esempio, in base allo studio di uno scarico di ceramiche proveniente dagli scavi dell’ex palazzo Battaglini si è ipotizzato che le medesime botteghe producessero contemporaneamente ed alternativamente ceramiche verniciate, acrome (della stessa forma delle prime o di forme diverse) e lucerne21. La presenza dei graffiti sia sulla ceramica a vernice nera che su quella acroma, un fenomeno solitamente raro su altre forme della ceramica comune, sembra costituire un legame in più tra le due classi. Questi segni potrebbero riferirsi alle botteghe dove era prodotta la ceramica per poterla distinguere dopo la sfornatura22. 4. Forme/tipi In Lombardia la documentazione della ceramica a vernice nera inizia ad essere consistente dal I sec. a.C., quando, sulla base di dati tecnologici, morfologici e quantitativi, si pensa inizi una produzione “locale” (vd. supra, paragrafo 2). Le caratteristiche tecnologiche che ricorrono nei manufatti rinvenuti in Lombardia, prodotti dal I sec. a.C., indicano una certa trascuratezza del prodotto, la vernice è spesso sottile, poco coprente e si stacca facilmente. Generalmente sono visibili il disco di impilamento e le impronte digitali verso l’attacco del piede. Queste caratteristiche, data appunto la loro ripetività, non sono state riproposte nella trattazione che segue delle singole forme. Si è scelto di esporre tutti i tipi, anche quelli 16 S. Maria alla Porta 1986, p. 326. 17 Per es. in Cantù 1991. 18 GRASSI 1995, p. 90 e nota 346. 19 Vd infra: ceramica comune, patere e coppe. 20 Vd. infra: ceramica comune, patere e coppe. 21 Con la terra 1993, p. 117. 22 Arsago 1990, p. 68. 24 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI ritenuti dai vari autori importati, poiché questo lavoro si è basato solamente sulla bibliografia. Quindi, oltre alle generali difficoltà su esposte di individuare l’area di produzione, non c’è stata una revisione dei pezzi per verificare le varie affermazioni degli studiosi. Perciò, qualora il reperto sia stato considerato importato dall’Autore che l’ha pubblicato, la notizia è stata inserita nel catalogo in appendice, insieme ai dati bibliografici. In questo capitolo e nelle schedine delle forme e dei tipi sono state trattate prima le patere e poi le coppe seguendo in generale la sequenza numerica del Lamboglia (1952), tranne nei casi in cui non vi è corrispondenza con la sequenza cronologica. Patere La patera risulta la forma della ceramica a vernice nera maggiormente attestata in Lombardia; essa costituisce una novità nel repertorio formale della ceramica da mensa lombarda. Infatti tra il vasellame da mensa in ceramica comune di età tardoceltica predominano le coppe rispetto alle patere23. Le patere Lamb. 5, Lamb. 6 e Lamb. 36, attestate da pochi esemplari nel II sec. a.C., hanno un boom commerciale dal I sec. a.C. Risalgono a questo periodo anche alcuni frammenti di patera con orlo ingrossato rinvenuti a Milano, una caratteristica non confrontabile altrove in altri esemplari24. La patera Lamb. 5 (tav. I, nn. 1-8) è una delle forme più documentate in Lombardia, nel LT D1/LT D225. La variante più antica della Lamb. 5 è caratterizzata dalla vasca profonda, da un orlo arrotondato e da un attacco arrotondato dell’orlo alla parete (serie Morel 2252 e Morel 2255). Talvolta nel LT D1 si trova la Lamb. 5 con ancora elementi morfologici in comune con la Lamb. 2726. Le forme più tarde, del LT D2, sono più squadrate e preludono alla patera Lamb. 5/7 (Morel 2254, 2284b 1, 2256, 2280, 2284). Generalmente si ritiene che la Lamb. 5 non vada oltre il 30 a.C., con un attardamento fino ad età tiberiana in Lomellina27 e nel Bresciano28. 23 Vd. ceramica comune, patere e coppe. 24 Vd. appendice. 25 Vd. appendice. 26 Tomba di Misano Gera d’Adda (BG) forma 27 e tomba di Gallarate (VA) forma 5. 27 FRONTINI 1985, p. 11, note 16 e 17. 28 A Nave: Sub ascia 1987, p. 155; ad Acquafredda: VECCHI 1991-92, p. 194. 29 Vd. appendice. 30 Vd. appendice. 31 Vd. ceramica comune, patera n. 2, tav. CL, nn. 2-3. 32 Vd. appendice. 33 A Milano un frammento Morel 1631 viene riferito a fabbri- In alcuni esemplari di Lamb. 5 compaiono decorazioni29 e graffiti30. La versione acroma della Lamb. 531 è documentata numerosa ovunque, con l’eccezione della provincia di Bergamo, dove la sua presenza è assai scarsa, del Cremonese e del Mantovano dove, per ora, non risulta documentata. Anche sulla versione acroma della patera Lamb. 5 talvolta vi sono i graffiti. La patera Lamb. 6 (tav. II, nn. 1-5) con breve orlo a tesa sagomata e vasca bassa32, nelle varianti Morel 1441a 1, 1631, 1632, risulta essere piuttosto diffusa in tutta la Lombardia, ad esclusione del Comasco, dove la sua presenza è scarsa. Queste tre varianti, per le loro caratteristiche morfologiche e tecnologiche (vedi supra) sono considerate generalmente produzioni “locali” più tarde 33 rispetto alla Lamb. 6 con tesa incavata (varianti Morel 1443a 1, 1443m 1 e Morel 1441e 1), diffusa nel corso del II secolo34. La Lamb. 6 con tesa incavata è poco attestata in Lombardia e solitamente è ritenuta importata35. Da Calvatone, CR, provengono invece alcuni frammenti nella variante più antica, Morel 1443, ritenuti in parte di importazione e in parte di produzione locale. L’orlo breve e massiccio (Morel 1631) è diffuso soprattutto nella seconda metà del I sec. a.C. Si trova ancora in tombe di età augusteo-tiberiana36. Alcuni esemplari di Lamb. 6 hanno una decorazione nel fondo interno37. Questa forma è documentata sporadicamente acroma (nelle varianti Morel serie 1440 e 1630) e con graffiti nel Comasco, nel Milanese e nel Varesotto38. Sono stati attribuiti alla forma Lamb. 6 specie Morel 1620 (tav. II, n. 6) quattro frammenti rinvenuti a Milano, privi di confronti. Sebbene siano stati catalogati come Lamb. 639, ne costituiscono una variante anomala. Per tale motivo si è scelto, in questa sede, di catalogarli separatamente. La patera Lamb. 36 (tav. III, nn. 1-3) è documentata, tra il II sec. a.C. e il I sec. a.C., in tutta la Lombardia, anche se in quantità poco rilevante, ad eccezione del Bresciano, dove per ora sembra essere attestata solo nel LT C240 e nel Pavese dove è quasi del tutto assente. La variante con tesa curva (Morel 1213, Morel che aretine, anche se questa variante è ritenuta da vari autori di produzione locale. Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25. 34 Sono datati al LT C2 gli esemplari: BS: Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 36, tav. 1, 12); Remedello, Tagliate (FRONTINI 1985, p. 38, tav. 2, 1, p. 39, tav. 2, 3). 35 FRONTINI 1985, p. 12. 36 Si veda Acquafredda (BS): VECCHI 1991-92, p. 98, tomba 127. 37 Vd. appendice. 38 Vd. ceramica comune, patera n. 1, tav. CL, n. 1. 39 Vd. appendice. 40 Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 36, nn. 6-7, tav. 1, 13, p. 37, tav. 1, 17); Remedello, Tagliate (FRONTINI 1985, pp. 39-40, nn. 6-11, tav. 2, 8-13). Nicoletta Sfredda 25 1315) sembra essere più attestata rispetto a quella con tesa piana (Morel 1315f 1). La versione acroma della Lamb. 36 è diffusa in tutta la regione, ad esclusione del Mantovano. Il Pavese si distingue per la relativa quantità di rinvenimenti pertinenti a questa forma. In questa patera, sia con vernice che senza, sono presenti talvolta dei graffiti sulla superficie esterna41. Il piattello su alto piede Lamb. 4 (tav. III, nn. 4-6) è una forma complessivamente poco presente in Lombardia. È stata rinvenuta unicamente in contesti di abitato, nella variante con vasca poco profonda (Morel 1410, 1415). Attualmente è stata rilevata una discreta concentrazione di questo piattello solo a Calvatone (CR), motivo per cui è stata ipotizzata una produzione localizzata in zona42. Risulta poco rilevante in Lombardia la presenza, nel I sec. a.C., della patera Lamb. 5/55 (tav. IV, nn. 1-4)43. Diffusa è invece la versione acroma di questa forma. Espressioni della produzione più tarda sono le patere Lamb. 7, Lamb. 5/7 e Lamb. 7/16, datate generalmente all’età augusteo-tiberiana. Le Lamb. 5/7 e 7/16 si trovano anche nella versione acroma (vd. ceramica comune, patera n. 6, tav. CLI, nn. 1-2). La patera Lamb. 7 (tav. IV, n. 5) si distingue dalla Lamb. 5 per le maggiori dimensioni del diametro e per la profondità della vasca. La forma viene ripresa nella terra sigillata con la forma Goud. 1 (vd. terra sigillata). Vi ricorrono elementi tipici della produzione tarda della ceramica a vernice nera: modellato trascurato, argilla granulosa, vernice iridescente con sfumature ramate. Si trova anche con decorazioni sul fondo44. I ritrovamenti, distribuiti in tutta la regione, non sono numerosi45. Si rinvengono manufatti ritenuti sia di importazione46, sia di produzione locale. La patera Lamb. 5/7 (tav. IV, n. 6) e la Lamb. 7/1647 sono ampiamente attestate in tutta Lombardia e sono considerate generalmente di produzione locale, anche se alcune di esse sono ritenute dagli studiosi importate48. I due tipi sono caratterizzati da una fattura trascurata nella stesura della vernice. Il fondo esterno e parte della parete sono solitamente risparmiate. Nelle forme più tarde della Lamb. 7/16 la superficie risparmiata arriva fino alla carena. Su alcuni esemplari di entrambi i tipi compaiono sia delle decorazioni49 sia dei segni graffiti; sulla Lamb. 7/16 sono presenti, anche se raramente, dei bolli50. La patera Lamb. 7/16 (tav. V, nn. 1-3) persiste più a lungo della coeva patera Lamb. 5/7 (a Valeggio (PV) si trova in un contesto associata ad un esemplare di terra sigillata di età tiberiana). Le Lamb. 7/16 rinvenute in Lombardia51 sono caratterizzate nella stragrande maggioranza da un alto bordo con orlo indistinto (Morel 2271, 2276, 2277, 2851a 1), mentre è rara la variante con orlo ingrossato (Morel 2276b 1). Esemplari di questa variante (Morel 2276b 1) sono attestati a Milano52 e a Cremona53. Essa sembra rappresentare lo stretto legame tra la ceramica a vernice nera e la terra sigillata in quanto una forma analoga si ritrova nella Drag. 31 in terra sigillata nella variante ad orlo arrotondato talvolta pendulo, attestata anch’essa nel Cremonese54. Dalla fornace di via Platina, a Cremona, provengono centoundici frammenti di patere Lamb. 7/16, prevalentemente di piedi, con fondo interno decorato da solcature o da una fascia a rotella, e alcuni orli nella variante Morel 2276b 1. Le caratteristiche tecnologiche analoghe a tutti i frammenti spingono a credere che si tratti di un’unica produzione, probabilmente cremonese. Sono state inserite nel catalogo qui esposto anche due orli di patere (tav. V, nn. 4-5) rinvenuti a Milano (patera con orlo ingrossato, e patera con orlo estroflesso) che per ora non hanno confronto altrove. 41 Vd. ceramica comune, patera n. 3. 48 Vd. appendice. 42 Il materiale è in corso di studio: Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 49 Per le decorazioni vd. appendice. 54, nota 18. 43 Vd. appendice. 44 A Cavernago (BG) vi è una decorazione formata da 4 palmette impresse tra due coppie di cerchi concentrici incisi sul fondo interno. 45 Vd. appendice. 46 Vd. appendice. 47 Vd. appendice. 50 Per i bolli e i graffiti della Lamb. 5/7 e 7/16 vd. appendice. Coppe In Lombardia le coppe risultano quantitativamente inferiori rispetto alle patere. Diversi sono gli esemplari che non rientrano nelle tipologie comunemente usate (in particolare a Milano e a Cremona), spesso attestati da unica. Le coppe più numerose sono le Lamb. 28 e le Lamb. 16. La coppa Lamb. 2 (tav. VI, nn. 1-3) è una forma presente in tutta la regione (nelle varianti Morel 1231, 1235, 1241)55, ma con pochi esemplari. Il tipo si colloca tra il LT D2 e l’età augustea e tiberiana. L’orlo estroflesso, la carena spigolosa e le pareti spesse (Morel 1231) sono considerati elementi tipici della produzione più tarda56. Alcuni esemplari sono stati considerati dai vari 51 Vd. appendice. 52 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 25-26. 53 CR: Cremona (CROCI 1996, fig. 14, Morel 2276 b 1). 54 Vd. infra: capitolo sulla terra sigillata. 55 Vd. appendice. 56 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 23. 26 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI autori prodotti locali, altri di importazione57. Talvolta vi sono decorazioni58 e graffiti59. La pisside Lamb. 3 (tav. VI, nn. 4-10)60 è attestata nel LT C2 con alcuni esemplari considerati di provenienza adriese61. Tra la fine del II sec. a.C. e il I sec. a.C. questa forma è attestata in tutta la Lombardia, in particolare nelle varianti Morel 7545 e Morel 7544. Sono presenti invece, con esemplari unici in tutta la regione, le varianti più antiche Morel 7543, proveniente da Calvatone, CR, e Morel 7521 da Garlasco, PV. Anche nella Lamb. 3 talvolta compaiono i graffiti62. La versione acroma della Lamb. 3 è diffusa in tutta la Lombardia occidentale e nel Bresciano (vd. ceramica comune, pisside, tav. CXXXVIII, nn. 11 e 12). La coppa Lamb. 27 (tav. VII, nn. 1-3) è presente in Lombardia con il tipo ad orlo leggermente rientrante, documentato nel II e all’inizio del I sec. a.C63. Nel LT D1, questa coppa si trova principalmente nella variante con orlo verticale (Morel 2821, 2822). La coppa Lamb. 31 (tav. VII, n. 4) si trova in contesti tombali lombardi già nel LT C2 (185-120 a.C.) con esemplari ritenuti di importazione da Adria64. In generale risulta una forma poco documentata in contesti datati al LT D e principalmente nelle due varianti Morel 2615 e Morel 2951. È presente a Bergamo e nella Lombardia orientale. La coppa Lamb. 28 (tav. VII, nn. 5-10) è una delle coppe più comuni in Lombardia65, soprattutto nel I sec. a.C. La Lamb. 28 è attestata nelle tre varianti con vasca a calotta che compare nel LT D1 (tav. VII, n. 5), con vasca a carena arrotondata (Morel 2614, 2617, 2653, 2685, 2944a 1) e con vasca a carena più spigolosa (Morel 2642, 2650, 2652, 2654a), peculiare del LT D2. Su alcuni reperti compaiono decorazioni66 e graffiti67. Secondo il risultato di analisi condotte su dei campioni, alcuni frammenti sarebbero importati68. Mentre la versione verniciata della Lamb. 28 è diffusa ovunque, e in modo particolare nel Pavese, quella acroma è documentata soprattutto nel Comasco e nel Milanese e con pochi esemplari nel Varesotto e nel Bresciano69. La coppa Lamb. 8 (tav. VIII, n. 1) è presente in tutta la Lombardia, ma con pochi esemplari70. Generalmente questa coppa è considerata importata. È stata ipotizzata una produzione di Lamb. 8 nel Cremonese, per le sue attestazioni relativamente frequenti negli scavi71. La coppa Lamb. 16 (tav. VIII, nn. 2-4) è diffusa in tutto il territorio, ad eccezione del Cremonese 72, sia nelle varianti datate al LT D2 (Morel 2863, 2651, 2654) sia nella variante di età augustea (Morel 2864). Questa coppa prosegue in età imperiale nel repertorio morfologico della terra sigillata, come Goud. 273. Su alcuni reperti si trovano iscrizioni graffite e in un caso vi è un bollo illeggibile74. A Milano alcuni dei reperti sono considerati di produzione volterrana o etrusca75, mentre la maggior parte di essi sono ritenuti, sulla base di considerazioni tecnologiche, di produzione locale. Questa forma è prodotta anche acroma ed è documentata nel Comasco, Varesotto e nel Milanese76. Da una tomba, datata all’età tardo-repubblicana, della necropoli di Nave (BS) proviene un’unica coppetta (vd. coppa Nave, tav. VIII, n. 5) non inseribile nei repertori comunemente usati. Si avvicina vagamente alla Lamb.16. La coppa Lamb. 33 (tav, VIII, n. 6) e la Lamb. 27/33 (tav. VIII, n. 7) sono documentate nel LT D da uno scarsissimo numero di reperti e tutti nella Lombardia orientale. La Lamb. 27/33, presente con alcuni esemplari nel Bresciano77 già nel LT C2, sembra ancora documentata a Calvatone, CR, entro il primo quarto del I sec. d.C. (da contesto). La coppa Lamb. 30/33 (tav. VIII, n. 8) è rappresentata da un unico esemplare proveniente da Gropello Cairoli, PV, datato all’inizio del LT D da contesto78. Essa trova confronti solo con un esem- 57 Vd. appendice. 66 Vd. appendice per le decorazioni. 58 Vd. appendice. 67 A Bagnolo Mella (BS): iscrizione graffita in alfabeto nord-etru- 59 Vd. appendice per i graffiti. 60 Vd. appendice. 61 Cfr: Gottolengo, BS (FRONTINI 1985, pp. 35-36, tav. 1, nn. 8-9). 62 Per i graffiti si veda l’appendice. 63 FRONTINI 1985, p. 15: variante b del Lamboglia. Sono datate a questo periodo: BS: Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 37, tav. I, 14). CR: Piadena, Latteria (FRONTINI 1985, p. 43, tav. 3, 6. Area adriese); Piadena, Vho (FRONTINI 1985, p. 44, tav. 3, 9 ). PV: S.Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 33, tav. 1, 4. Area adriese) 64 Cfr. nel Bresciano: Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 36, tav. 1, 11); Remedello, Tagliate ( FRONTINI 1985, p. 38, tav. 2, 2); nel Cremonese: Piadena (FRONTINI 1985, p. 41, tav. 3, 1, p. 42, tav. 3, 3, p. 43, tav. 3, 8, p. 44, tav. 3, 7). 65 Vd. appendice. sco; a Remedello (BS) vi è una iscrizione graffita sulla parete. 68 Vd. appendice: coppa Lamb. 28. 69 Vd. ceramica comune, coppa n. 6, tav. CXLII, nn. 1-2; coppa n. 7, tav. CXLII, nn. 3-4. 70 Vd. appendice. 71 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55. 72 Vd. appendice. 73 Vd. terra sigillata. 74 A Curno (BG) bollo in planta pedis illeggibile; a Como, a Casate (CO) e ad Arsago Seprio (VA): iscrizioni graffite sul fondo esterno; nel Milanese segni graffiti sulla parete esterna. 75 S. Maria alla Porta 1986, p. 311. 76 Vd. ceramica comune, coppetta n. 21, tav. CXLVI, nn. 1-3, variante A. 77 A Remedello (FRONTINI 1985, p. 39, nn. 2-4, tav. 2, 4-6). 78 FRONTINI 1985, p. 61. 27 Nicoletta Sfredda plare di Barzio (CO), ritenuto di importazione dall’area nord-adriatica (Adria?) e datato al LT C279. La coppa Lamb. 51 (tav. VIII, n. 9) è poco diffusa ed è documentata finora solo nella Lombardia orientale. Gli esemplari rinvenuti sono datati generalmente al II sec. a.C.80 A Calvatone (CR), invece, questa forma si trova in un contesto datato tra il II sec.a.C. e il terzo quarto del I sec. a.C.81 In Lombardia sono state recentemente scoperte alcune forme non interamente ricostruibili che non fanno parte del repertorio morfologico canonico. Un gruppo, formato da pochi frammenti caratterizzati dall’orlo ingrossato proviene dal Cremonese e dal Mantovano (vd. coppa con orlo internamente obliquo, coppa con orlo ingrossato e arrotondato, coppa con orlo a mandorla, coppa con orlo pendente, coppa con orlo a sezione triangolare, tav. IX, nn. 1-7). Questi reperti si inquadrano tra la fine del II sec. a.C. e il primo quarto del I sec. d.C. e trovano confronto con il Mantovano e l’area emiliana82. Un altro gruppo è costituito da pochi frammenti provenienti da Milano, datati al I sec. a.C., (vd. coppa carenata, coppa con orlo leggermente ingrossato e pareti oblique, coppa con orlo indistinto e pareti verticali, tav. IX, nn. 8-10) e privi di confronto. Tra le coppe, la cui morfologia è diffusa in Italia settentrionale, vi sono quelle con corpo conico e quelle con vasca a calotta, datate tra l’età augustea e quella tiberiana. La coppa con corpo conico e orlo indistinto rettilineo o appena introflesso (tav. X, nn. 1-2) è attestata in pochi siti della Lombardia orientale e a Milano83. Altrove questa forma è documentata a Solduno-Pedrotta, nel Canton Ticino e a Eporedia in Piemonte84. A Milano c’è una buona concentrazione di questa coppa, motivo per cui la Frontini suppone che sia una produzione locale85. Generalmente le superfici esterne sono ampiamente risparmiate. La Fiorentini86 individuò alcuni frammenti, soprattutto piedi ad anello con bollo, definiti di produzione padana e attribuiti a questa forma. La coppetta con vasca bassa a calotta e basso piede ad anello (tav. X, n. 3) è una forma rara e documentata solamente a Gerenzano (VA) e a Curno (BG) in età augustea87. Questa coppetta è avvicinabile alla coppa Lamb. 8. Coperchi In questa categoria rientra un solo pezzo, datato al I sec. a.C. (tav. X, n. 4). Assai diffusa è, invece, la stessa forma non verniciata88. Ollette La forma dell’olla, rara in Lombardia, è presente con il tipo Lamb. 10 (tav. X, nn. 5-6). La maggior parte dei ritrovamenti sono concentrati nel Cremonese89. La solcatura sulla spalla è una decorazione comune agli esemplari di Calvatone (CR), di Santa Cristina e Bissone (PV) e altrove di Adria e di Bologna90. Un frammento di olla è stato attribuito alla Lamb. 10/11 (tav. X, n. 7) ed è datato alla seconda metà del I sec. a.C. sulla base di un contesto tombale. (Nicoletta Sfredda) 79 Barzio, loc. fondo sig. Scola (TIZZONI 1982, p. 45, n. 1, tav. XXXVIII, a = FRONTINI 1985, p. 32, n. 1, tav. 1, n. 2). 80 Sono datati al LT C2 i seguenti pezzi: Brescia, S. Zenone de Arcu (FRONTINI 1985, p. 34, nn. 1-2; ritenuti dall’autrice di produzione adriese sulla base di analisi visive); Gottolengo (BS) (FRONTINI 1985, p. 37, tav. 1,16). Piadena, necropoli della Latteria (CR) (FRONTINI 1985, p. 42, tomba 3, n. 1; ritenuto dall’autrice di produzione adriese sulla base di analisi visive). 81 Bedriacum 1996, p. 67. 82 Per i singoli cfr. si rimanda a: Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57. 83 Vd. appendice. 84 Scavi MM3 1991, p. 26. 85 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, nota 20. 86 FIORENTINI 1963, vol. 3.1, p. 42, fig. 23. 87 Vd. appendice. 88 Vd. ceramica comune, coperchio n. 3, tav. LXXXVI, nn. 6-8. 89 Vd. appendice. 90 Bedriacum 1996, vol. 1.2 p. 55. 28 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI APPENDICE 5. Le attestazioni della ceramica a vernice nera in Lombardia Sono state inserite nelle schede tutte quelle forme datate a partire dalla fine del II sec. a.C., mentre quelle ritenute dai vari studiosi più antiche e quindi attribuite al LT C2 sono state riportate in nota nel capitolo sulle forme e tipi, per completare il quadro (vd. supra). La classificazione seguita è quella del Lamboglia (1952), cercando però di rispettare anche la sequenza cronologica. Dove era possibile sono state date le varianti del Morel (1981). Sono riportate prima le patere, poi le coppe, i coperchi e le ollette. Patere Forma: patera Lamb. 5 (tav. I, nn. 1-8) Decorazione: 2 o 4 cerchi concentrici incisi sul fondo entro cui talvolta si trovano stampiglie (Gallarate, VA); palmette stilizzate, gemme o cartigli ovaleggianti con lettere incise e rotellature; rosette (Cremona); in un caso motivo con tre spighe (Arsago Seprio, VA). Dati epigrafici: una lettera graffita sulla superficie esterna (Cologne, BS); iscrizioni graffite in alfabeto nord-etrusco sulla superficie esterna o su quella interna (Gottolengo, BS); graffito sul fondo esterno di una patera (Capiago Intimiano, CO); stampiglia con motivo delle due C contrapposte (Cremona); lettere graffite internamente o una X incisa sulla parete esterna (Valeggio, PV); lettere graffite e segni: IPI; E T; A K E I; U (Arsago Seprio, VA: Arsago 1990, pp. 71-72). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41); Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p. 35, fig. 19, n. 9: Morel 2286. La Fiorentini (1963) la definisce Campana B); Caravaggio (FRONTINI 1985, p. 65, tav. 7, n. 8: Morel 2265); Levate (Levate 1993, foto a p. 37); Treviglio, Campo S. Maurizio (FRONTINI 1985, p. 102, tav. 14, n. 9: Morel 2284b 1; n. 10: Morel 2283); Treviglio, via XXIV Maggio (FRONTINI 1985, p. 103, tav. 15, nn. 1-4: Morel 2284); Verdello, via Galilei (FRONTINI 1985, p. 101, tav. 14). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 45, tomba 100, n. 5, tav. IV, n. 5, p. 70, tomba 111, n. 4, tav. IV, n. 4: Morel 2255; p. 71, tomba 111, n. 6, tav. IV, n. 6, p. 98, tomba 127, n. 1, tav. IV, n.1); Coccaglio (FRONTINI 1985, p. 105, tav. 15, nn. 9-10: Morel 2284); Cologne (FRONTINI 1985, p. 54, tav. 5, nn. 9-10: Morel 2284b 1); Fiesse, Ca’ di Marco (FRONTINI 1985, p. 57, tav. 6, n. 5: Morel 2283); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI 1985, p. 56, tomba 5, tav. 6, n. 4, p. 66, tomba 1, tav. 8, nn. 7-8, p. 67, tomba 2, tav. 8, n. 10, tav. 9, n. 1: Morel 2283); Montichiari, S. Cristina (“NotALomb”, 1994, p. 77); Rodengo Saiano (BROGIOLO, MASSA 1986, pp. 34-35: attribuzione ipotetica). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 108, d, pp. 131-133, f, m, tav. XIII, f, pp. 144-145, c, e, tav. XIV, c, e: Morel 2284); Como (cit. in SENA CHIESA 1993, p. 193: attribuzione ipotetica); Lomazzo (MAGGI 1982, p. 158: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 34-37, figg. 15: Morel 2254; p. 38, fig. 6: Morel 2283 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig. 1; VOLONTÉ 1988-89, p. 50, nn. 2-3, tav. XIX: Morel 2822; pp. 51-54, nn. 4-9, tavv. XX-XXI: Morel 2284; Calvatone romana 1991, p. 87, tav. IX, n. 1, p. 121, nn. 1, 3, tav. I, nn. 1-2: Morel 2254; p. 122, n. 4, tav. I, n. 3: Morel 2284; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54, p. 69, figg. 12-14: Morel 2283; fig. 15: Morel 2253; figg. 16-17: Morel 2286; Calvatone romana 1997, p. 61, tav. II, 4: Morel 2286); Cremona (FRONTINI 1985, p. 156, tav. 29, nn. 9-11: Morel 2252; GALLI 1996, figg. 13-14: Morel 2255; figg. 15-16: Morel 2284); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 140, fig. 1: Morel 2252b 1, importata?; figg. 2-3: Morel 2252a 1; figg. 7-8: Morel 2284; figg. 9-10: Morel 2254); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 101, fig. VN25); Palazzo Pignano (FIORENTINI 1962, p. 51, fig. 1, B = FRONTINI 1985, p. 69, tav. 9, n. 5: Morel 2252; Riti e sepolture 1990, p. 26, fig. 27, n. 4: Morel 2283). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 86: attribuzione ipotetica); Legnano (Otium 1993, p. 45); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 295-305, tav. 86, k, n, o-x, tav. 87, a-b. Alcuni frammenti sono riportati alla produzione di ceramica a vernice nera di Arezzo); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985, pp. 152-154, tav. 26, n. 8: Morel 2256); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 24, tav. I, nn. 12-13: Morel 2257, alcuni frammenti sono attribuiti a fabbrica volterrana, altri a fabbrica locale; nn. 14-17: Morel 2287, sono attribuiti a fabbrica aretina; nn. 18-22: Morel 2255; nn. 23-25: Morel 2252, alcuni frammenti sono attribuiti a fabbriche dell’Etruria settentrionale; nn. 26-27: Morel 2254; nn. 28-29: Morel 2280; nn. 30-32: Morel 2820); Milano, via Croce Rossa (BOLLA 1992-93, p. 247: Morel 2254 e Morel 2280); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, pp. 54-57, tav. LXIII, a, tav. LXIV, n-q, s-v, x: Morel 2283; tav. LXIII, d, e, h: Morel 2265; tav. LXIII, k, l-n: Morel 2256; tav. LXIV, r: Morel 2255; tav. LXIV, w: Morel 2252 = FRONTINI 1985, pp. 46-47, tav. 4, nn. 13: Morel 2252; nn. 4-7: Morel 2256). MN: Canneto sull’Oglio (FRONTINI 1985, p. 58, tav. 6, n. 7: Morel 2822); Casalromano, Fontanella (FRONTINI 1985, p. 108, tav. 15, n.14: Morel 2256); Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, h: Morel 2286); Medole (FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 8: Morel 2283); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 109, tav. XXXIII, nn. A1-A2: Morel 2284); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 110, n. 8, fig. 11, n. 8: Morel 2255); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 122, nn. 4-6: Morel 2265; p. 124, n. 7: Morel 2284; p. 129, n. 24). PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 121, tomba 11, n. 2, p. 126, tomba 3, n. 4: attribuzione ipotetica); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b, fig. 2, tomba 12: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 210, tomba 10, n. 6, tav. VII, n. 2, p. 219, tomba 18, n. 1, tav. XI, n. 11, p. 233, tomba 3, n. 2, tav. XVIII, n. 5, p. 236, tomba 6, nn. 7, 11, tav. XX, nn. 1, 3, p. 238, tomba 7, n. 3, tav. XIX, n. 7, p. 245, tomba 12, n. 1, tav. XXI, n. 11: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. Nicoletta Sfredda 225, tomba 23, nn. 11-12, tav. XIV, nn. 3, 6 = FRONTINI 1985, p. 77, tomba BE 23, tav. 10, nn. 8-9: Morel 2254; FRONTINI 1985, p. 76, tomba BE 15, tav. 10, nn. 6, 12, p. 78, tomba BE24, tav. 10, nn. 6, 10: Morel 2283; p. 80, tomba BE P7, tav. 11, n. 1: Morel 2254; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 218, tomba 17, n. 1, tav. XI, n. 6 = FRONTINI 1985, p. 76, tomba BE17, tav. 10, n. 12: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 226, tomba 23, n. 13, tav. XIV, n. 7 = FRONTINI 1985, p. 77, tomba BE23, tav. 10, n. 10: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 227, tomba 24, n. 8, tav. XIV, n. 13 = FRONTINI 1985 p. 78, tomba BE24, tav. 10, n. 12: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 229, tomba 25, n. 1, tav. XI, n. 12 = FRONTINI 1985, p. 79, tomba BE25, tav. 10, n. 13: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 244, tomba 10, n. 11, tav. XXI, n. 7: Morel 2284; FRONTINI 1985, p. 80, tomba BEP7, tav. 11, n. 2, p. 81, tomba BEP 10, tav. 11, n. 5); Garlasco (FRONTINI 1985, p. 93, tav. 13, nn. 7, 10, 13); Garlasco, cascina Baraggia (FRONTINI 1985, p. 93, tomba BA 58, p. 94, tomba BAV 12, tav. 13, n. 5: Morel 2822; tomba BA 58, tav.13, n. 13, p. 96, tomba BV 42, tav. 13, n. 7, p. 96, tomba BV 45, tav. 13, n. 13, p. 97, tomba BV 78, tav. 13, n. 9, p. 99, tav. 13, n. 13, p. 100, tomba BV 85, tav. 14, n. 1: Morel 2284; BOTTINELLI 1991-92, p. 100, tomba 40, n. 5, tav. LXXX/3); Gropello Cairoli, Cascina Becca di S. Spirito (FRONTINI 1985, p. 62, tav. 7, n. 1: Morel 2822); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 91, tomba 42, n. 4, tav. XI, n. 5: Morel 2820); Gropello Cairoli, Vigna Garaldi (FRONTINI 1985, pp. 121-122, tav. 19, nn. 3-5: Morel 2284); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, tab. 2: Morel 2254); Valeggio, cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 51, tomba 128, tav. 11, n. 8, p. 52, tomba 141, tav. 5, n. 4, p. 82, tomba 90, tav. 11, n. 6, p. 82, tomba 91, tav. 12, n. 10, p. 83, tomba 105, tav. 11, n. 8, p. 85, tombe 116 A, 116 B, tav. 11, n. 12, p. 86, tomba 138, tav. 11, nn. 13-14, p. 87, tomba 139, tav. 12, nn. 2-5, p. 88, tomba 141 bis, tav. 12, nn. 10-13, p. 89, tomba 146, tav. 12, n. 14, p. 91, tomba 202, tav. 12, n. 10, p. 130, tomba 140, tav. 21, nn. 6, 7, 9-11: Morel 2284; p. 84, tomba 109, tav. 11, n. 7, p. 86 tomba 130, p. 87 tomba 139, p. 91 tomba 188, p. 92 tomba 206, p. 91, tomba 188, tav. 11, n. 14: Morel 2265; p. 130, tomba 140, tav. 21, nn. 5, 8: Morel 2254; p. 50, tomba 99, tav. 5, n. 2, p. 61, tomba 178, tav. 6, n. 12, p. 87, tomba 139, tav. 12, n. 6: Morel 2283). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n. 1, tav. 91, n. 6); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 53-54, tav. XIII, l, p. 55, tav. XIV, i , tav. XVI, d-e, p. 57, tav. XVII, a-c, tav. XVIII, a, tav. XIX, e, f: Morel 2284); Gallarate (FRONTINI 1985, p. 59, tav. 6, nn. 8-9: Morel 2265); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI 1981, p. 13, tav. 9, a-b = FRONTINI 1985, p. 59, nn. 1-2, tav. 6, nn. 8-9: Morel 2265); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 100, tomba 1, c, tav. I, c, p. 108, tomba 6, f, tav. IV, f, p. 112, tomba 8, f, tav. V, f : Morel 2283). Forma: patera Lamb. 6 (tav. II, nn. 1-5) Decorazione: stampiglia impressa nel fondo interno (palmette, fior di loto), entro cerchi concentrici (Valeggio Lomellina, PV; Angera e Arsago Seprio, VA). Dati epigrafici: graffito sulla superficie esterna, SVR (Arsago Seprio (VA): Arsago 1990, p. 72, tav. XXIII, a). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, foto a p. 38: Morel 1631; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41: Morel 1631); Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 97, n. 9: 29 Morel 1631); Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p. 30, fig. 14, n. 3 = MOREL 1981, forma 1443a 1. La Fiorentini (1963) la definisce Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale; fig. 14, n. 4 = MOREL 1981, 1174b 1); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel 1631). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 71, tomba 111, n. 7, p. 99, tomba 127, n. 5, tav. IV, n. 8: Morel 1631; p. 106, tomba 129, n. 3, tav. IV, n. 3); Brescia, via Trieste (“NotALomb”, 1991, p. 96); Nave (Sub ascia 1987, p. 153, tomba 1, tav. 14, nn. 5-8: Morel 1631; p. 153, tomba 59, tav. 14, n. 9: Morel 1632). CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, pp. 51-52, n. 17, tav. I, n. 4); Casatenuovo (TIZZONI 1982a, p. 53, n. 1, tav. XLVII, g = FRONTINI 1985, p. 72, tav. 10, n. 2: Morel 1441/1445). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 36, fig. 20, n. 1: Morel 1443m 1 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig. 3; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 24: Morel 1443. Alcuni frammenti. sono ritenuti importati, altri locali; fig. 25, Morel 1440; fig. 26: Morel 1631); Cremona (GALLI 1996, p. 70, fig. 17: Morel 1443m 1; fig. 18: Morel 1631); Cremona, p.za Cavour (FRONTINI 1985, pp. 156-157, tav. 29, nn. 5-6, 12: Morel 1443m 1. La Frontini (1985) le ritiene produzioni volterrane); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 141, fig. 15); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 103, fig. VN26 = BREDA 1996, p. 57, fig. 6: Morel 1632). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 305-307, tav. 87, d, e: ritenute di importazione; tav. 86, g: Morel 1631); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985, p. 154, n. 30, tav. 28, n. 3: Morel 1441a 1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, nn. 9-12: Morel 1443, alcuni frammenti sono attribuiti a produzioni dell’Etruria settentrionale; nn. 13-16: Morel 1631 (il n. 14 è ritenuto di produzione aretina); n. 17: Morel 1441a 1); Milano, scavi Università degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. I, 1: Morel 1443 m1). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, g); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 112, nn. 9-10, fig. 11, nn. 9-10: Morel 1631; p. 112, n. 11, fig. 11, n. 11: Morel 1443, è ritenuto di probabile importazione volterrana); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 119, tav. XXXVII, nn. A3-A4: Morel 1631; n. A5); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 129, n. 25: Morel 1631). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b, tomba 21, fig. 1; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 239, tomba 7, n. 5, tav. XIX, n. 3 = FRONTINI 1985, p. 80, tomba BEP7, tav. 11, n. 3: Morel 1631); Valeggio, cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 90, tomba 165, tav. 13, n. 2: Morel 1631). VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 202-204, tav. IX, nn. 3-4, tav. X: Morel 1631; Angera romana II 1995, p. 306, n. 2, tav. 91, n. 7; p. 79, n. 1, tav. 43, n. 1: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 24, tav. XXIII, a, e, p. 46, tav. V, e, p. 51, tav. XI, b: Morel 1443; p. 53, tav. XIII, e: Morel 1631; p. 57, tav. XVIII, b: Morel 1446). Forma: patera Lamb. 6, specie Morel 1620 (tav. II, n. 6) Attestazioni: MI: Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, n. 18). Forma: patera Lamb. 36 (tav. III, nn. 1-3) Dati epigrafici: in prossimità del piede sulla parete esterna, CALIIDONOS (San Giorgio su Legnano, MI); X graffita esternamente (Verdello, BG; Cantù, CO). 30 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: BG: Cortenova (FIORENTINI 1963, fig. 17, n. 6: MOREL 1315c 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale); Verdello, Ramiglia (FRONTINI 1985, p. 53, tav. 5, n. 7: Morel 1213). CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 238, nota 15); Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 49, nn. 1-8, tav. I, nn. 1-3). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol 1.2, p. 56, figg. 4243: Morel 1315). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 320, tav. 88, m: Morel 1315f 1); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 19, tomba 2, pp. 8-9, n. 5 = Otium 1993, p. 45: Morel 1315f 1); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 57, n. 41, tav. LXIV, y). MN: Medole (FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 9: Morel 1213). PV: Voghera, fornace Servetti (CALANDRA 1992, tav. II, n. 4; catalogata come Lamb. 6). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1940, p. 26, fig. 3, prima fila, prima a destra, terza fila, prima a sinistra); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 54, tav. XIV, f: attribuzione ipotetica); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 104, tomba 3, b, tav. II, b: Morel 1213). Forma: piattello Lamb. 4 (tav. III, nn. 4-6) Attestazioni: CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 35, fig. 19, 7 = MOREL 1981, forma 1415a 1 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig. 4; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54, fig. 11: Morel 1410); Cremona (FRONTINI 1985, p. 157, tav. 30, n. 10 = GALLI 1996, p. 69, fig. 11: pubblicato dalla Frontini (1985) come coperchio; GALLI 1996, p. 69, fig. 9: Morel 1415; fig. 10: Morel 1410; fig. 12); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 28, n. 10 = CROCI 1996, pp. 142, 150, fig. 17). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 24, tav. I, n. 9: attribuito alla produzione volterrana; tav. I, nn. 10-11: Morel 1410). Forma: patera Lamb. 5/55 (tav. IV, nn. 1-4) Dati epigrafici: talvolta graffiti sulle pareti (Comasco). Attestazioni: BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 18, n. 2: Morel 2822b 1. La Fiorentini (1963) la definisce Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale; fig. 18, n. 4 = MOREL 1981, 2283b 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale); Carobbio degli Angeli (FIORENTINI 1963, fig. 18, n. 3 = MOREL 1981, forma 2283a 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale); Treviglio, Campo S. Maurizio (FRONTINI 1985, p. 102, tav. 14, n. 11: Morel 2255). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 305, tav. 87, c); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 24, tav. I, n. 33: Morel 2234). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 39, tomba 7, n. 3, tav. X, n. 2: Morel 2255; p. 103, n. 5, tav. LXXXV, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 91, tomba 42, n. 5, tav. XI, n. 3: Morel 2234). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 42, tav. I, c). Forma: patera Lamb. 7 (tav. IV, n. 5) Decorazione: quattro palmette impresse tra due coppie di cerchi concentrici incisi sul fondo interno (Cavernago, BG). Attestazioni: BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p. 36, fig. 20, n. 4 = MOREL 1981, forma 2272c 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana B, mentre Morel (1981) come produzione locale o regionale); Cavernago (FRONTINI 1985, p. 148, tav. 25, n. 4). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 154, n. 11). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 94, d, p. 99, a: attribuzione ipotetica); Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 168, 189, 339, scheda 64, fig. 111, n. 2: Morel 2273); Lomazzo (MAGGI 1982, p. 158: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 40-41, tav. 8; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54, fig. 20: Morel 2284); Cremona (GALLI 1996, p. 70); Offanengo, Dossello (FRONTINI 1985, p. 149, tav. 25, n. 8: è data come attribuzione incerta tra Lamb. 7 o 5/7). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 307-309, tav. 87, h, i, j); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, nn. 21-22, 2425, tav. III, nn. 1-2: Morel 2286, alcuni frammenti sono attribuiti a fabbriche aretine). MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 126, n. 12). PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 121, tomba 11, n. 1); Gravellona Lomellina (FIORENTINI 1963, p. 36, fig. 20, n. 6: Morel 2286b); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 90, tomba 42, n. 3, tav. XI, n. 1). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 56, tav. XVI, c). Forma: patera Lamb. 5/7 (tav. IV, n. 6) Decorazione: cerchi concentrici sul fondo o fascia di tacche eseguite a rotella entro due cerchi concentrici (Garlasco e Valeggio, PV). Dati epigrafici: iscrizioni graffite sulla parete esterna (Gropello Cairoli, Marone e Ottobiano, PV). Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25, n. 1). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 98, tomba 127, n. 2, tav. IV, n. 6); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 73, tav. IV, nn. 7-8); Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165); Montichiari, S. Cristina (“NotALomb”, 1991, p. 77); Nave (Sub ascia 1987, p. 154, tomba 48, tav. 15, n. 10); Remedello, Corte (FRONTINI 1985, p. 149, tomba 1, tav. 25, n. 7). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, p. 54, fig. 21); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 141, figg. 12-13). MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-7, n. 24); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 115, n. 2); Milano, necropoli (BOLLA 1992-93, p. 247); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 24-25, tav. II, nn. 1-8: alcuni frammenti sono attribuiti a probabile produzione aretina). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 113, n. 12, fig. 11, n. 12: attribuzione ipotetica); Serravalle, Boaria Cardinala (CALZOLARI 1989, fig. 225). PV: Carbonara (FRONTINI 1985, p. 115, tav. 17, n. 1, p. 116, tav. 17, n. 4); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p. 134, tomba BA8, tav. 22, n. 6, p. 135, tomba BA13, tav. Nicoletta Sfredda 22, n. 4, p. 136, tomba BA22, tav. 22, nn. 6, 10, p. 138, tombe BA36, BAO10, tav. 22, nn. 4, 10); Garlasco, Madonna delle Bozzole (FRONTINI 1985, p. 141, tombe MB22, MB23, tav. 23, nn. 7-9); Gropello Cairoli (FRONTINI 1985, p. 116, tomba VIII, tav. 17, n. 5, p. 119, tomba XXII, tav. 17, n. 10); Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 9); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 60, tomba 18, n. 7, tav. II, n. 6); Gropello Cairoli, Vigna Marabelli (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 7); Ottobiano, cascina Rotorta (FRONTINI 1985, p. 144, tomba 30, tav. 24, n. 7 = VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 79, tomba 30, n. 4, tav. VIII, 2; FRONTINI 1985, p. 145, tomba 36, tav. 24, nn. 8-9 = VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 83, tomba 36, tav. XI, nn. 3-4); Valeggio, Tessera (FRONTINI 1985, p. 126, tomba 81, tav. 20, n. 4, p. 126, tomba 84, tav. 20, n. 5, p. 124, tomba 34, tav. 20, n. 8, p. 127, tomba 86, tav. 21, n. 2, p. 128, tomba 87, tav. 20, n. 6, p. 129, tomba 134, tav. 21, nn. 1- 2, p. 132, tomba 160, tav. 21, n. 14, p. 125, tomba 80, tav. 21, n. 7, p. 128, tomba 104, tav. 20, n. 8, p. 129, tomba 132, tav. 20, nn. 9-10, p. 132, tomba 163, tav. 22, n. 1 bis, p. 133, tomba 181, tav. 22, n. 2). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n. 3, tav. 91, n. 8); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, tomba 138, n. 5, tav. XXXVII, f, p. 135, tomba 197, n. 8: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 157-158, nn. 3-4, tav. V, n. 3, tav. VII, n. 1; Arsago 1990, pp. 53-54, tav. XIII, g-i, tav. XIV, g); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 85, nn. 7-8, tav. IX, nn. 7-8). Forma: patera Lamb. 7/16 (tav. V, nn. 1-3) Decorazione: scanalature concentriche sul fondo interno (nel Milanese e nel Pavese); talvolta tra i due cerchi concentrici decorazioni a rotella (Garlasco, Baraggia, PV), tacchette di forma subtriangolare impresse (Viadana, MN; Cassolnovo, PV), fascia di trattini eseguiti a rotella (Gropello Cairoli, Marone, PV). Dati epigrafici: bollo in planta pedis M.BETUTI (Cologno sul Serio, BG); bollo BATVLLVS o BATVLLI entro cart. rett. e L.C.F. in planta pedis verso sinistra (Cremona); bollo in planta pedis M COELI tra strigilature concentriche (Gropello Cairoli, PV); bollo in planta pedis di lettura incerta ...ANV.. (Zinasco, PV); bollo illeggibile (Nave, BS); segni graffiti (Pavese). Attestazioni: BG: Cologno al Serio (FIORENTINI 1963, fig. 22, n. 8: Morel 2276c 1. È definita sia dalla Fiorentini (1963) che dal Morel (1981) di produzione locale o regionale); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 150, fig. 1, n. 1). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 153, tomba 19, tav. 14, n. 3: Morel 2277; p. 153, tomba 46, tav. 14, n. 1, tav. 14, tomba 59, n. 4: Morel 2271; p. 153, tomba 11, n. 2); Pontoglio, cascina Gonzarola (“NotALomb”, 1988-89, p. 214, fig. 189). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 46, tav. I, n. 1: Morel 2851; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 54-55, figg. 22-23: Morel 2276; Calvatone romana 1997, p. 61, tav. II, 5); Cremona (FIORENTINI 1963, p. 43, fig. 24, n. 1; CROCI 1996, p. 141, fig. 14: Morel 2276b 1; GALLI 1996, p. 70, figg. 20-23); Cremona, via Platina (BREDA 1996, p. 56, figg. 2-3). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 115, n. 1); Legnano (Otium 1993, p. 45, dis. 5c); Lodi Vecchio (Lodi 1990, p. 72); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 25-26, tav. III, nn. 3-6: Morel 2276; pp. 24-25, 31 tav. III, nn. 7-8: Morel 2276b 1; tav. III, n. 9); Monza (TIZZONI 1984, p. 63, n. 1, tav. LXVI, a (il Tizzoni la cataloga come Lamb. 7) = FRONTINI 1985, p. 114, tav. 16, n. 13 = MALBERTI 1989, p. 26, n. 1, tav. XVII, n. 1: Morel 2277); Parabiago, S. Lorenzo (FRONTINI 1985, p. 112, tav. 16, nn. 9-10: Morel 2277; Antichi silenzi 1996, p. 31, p. 42, tav. 2, figg. 1-2, p. 93, figg. 3-6, p. 136, tomba 13, tav. 24, figg. 4-5, p. 100, nn. 1-4, p. 142, tomba 19, tav. 30, figg. 1-2, p. 160, tav. 48, fig. 7: Morel 2277); San Giorgio su Legnano (Guida 1984, p. 24, St. 10574; FRONTINI 1985, p. 113, tav. 16, n. 11: Morel 2277). MN: Asola (FRONTINI 1985, p. 150, tav. 25, n. 9: Morel 2276); Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 150, tav. 25, n. 10: Morel 2276); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 115, nn. 13-14, fig. 12, nn. 13-14: attribuzione ipotetica); Sustinente, Corte Rinascente (CALZOLARI 1989, p. 268); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 130, n. 27: Morel 2277). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 77, n. 37, tav. LXXXV, f = FRONTINI 1985, p. 122, tav. 19, n. 8: Morel 2271; TIZZONI 1984, p. 77, nn. 38-39, tav. LXXXV, c, g = FRONTINI 1985, p. 122, tav. 19, nn. 9-10: Morel 2276); Carbonara (FRONTINI 1985, p. 115, tav. 17, n. 1: Morel 2277); Cassolnovo (FRONTINI 1985, p. 114, tav. 16, n. 14: Morel 2277); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 320, tomba 12, tav. II, n. 10: Morel 2276, Morel 2277); Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 56, n. 20, tav. 2, n. 20); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 121, tomba 11, n. 3, p. 128, tomba 1, nn. 2-3, tav. VIII, n. 8, p. 132, tomba 4, nn. 1, 8, tav. VII, n. 10); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 8 = FRONTINI 1985, p. 115, tomba BEP9, tav. 17, n. 2: Morel 2277); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p. 136, tomba BA32, tav. 22, n. 7 = BOTTINELLI 1991-92, p. 79, tomba BA32, n. 7, tav. LI, n. 1: Morel 2271; FRONTINI 1985, p. 137, tomba BA33, tav. 22, n. 8 = BOTTINELLI 1991-92, p. 83, tomba BA33, n. 5, tav. LV, n. 1: Morel 2271; FRONTINI 1985, p. 138, tomba BAO10, tav. 22, n. 11, p. 139, tomba BAV23, tav. 23, n. 3: Morel 2271; p. 139, tomba BAV13, tav. 23, nn. 1-2: Morel 2276; pp. 134-135, tombe BA8, BA13, BA13 bis, tav. 22, n. 5, p. 137, tomba BA34, tav. 22, n. 11: Morel 2277; p. 138, tomba BA 36, tav. 22, n. 5); Garlasco, Madonna delle Bozzole (FRONTINI 1985, p. 140, tomba MNO5, tav. 23, n. 5: Morel 2277; tav. 23, n. 6: Morel 2276); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 13, n. 7, p. 25, n. 2, p. 26, n. 3, p. 45, n. 4, p. 46, n. 2, p. 49, n. 1, tombe I, X, XI, XIII, XVII: Morel 2276; p. 27, tomba XII, n. 4, p. 46, tomba XXV, n. 2: Morel 2277; FRONTINI 1985, p. 116, tomba VIII, tav. 17, n. 5, p. 117, tombe X e XI, tav. 17, nn. 6-7, p. 119, tomba XXIII, tav. 18, n. 1, p. 120, tomba XXVII, tav. 18, n. 3: Morel 2276; p. 118, tomba XIX, tav. 17, n. 9: Morel 2851; p. 118, tomba XII, tav. 17, n. 8, p. 120, tomba XXV, tav. 18, n. 2: Morel 2277); Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 10, tav. 19, n. 1: Morel 2277); Gropello Cairoli, Vigna Marabelli (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, nn. 4-5: Morel 2276; p. 121, tav. 18, n. 6: Morel 2277; tav. 18, n. 8: Morel 2851); Ottobiano, cascina Rotorta (FRONTINI 1985, p. 143, tomba 11, tav. 24, n. 5, p. 144, tomba 27, tav. 24, n. 6: Morel 2277; p. 145, tomba 37, tav. 24, n. 10: Morel 2276; VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, tomba 11, nn. 3-4, p. 72, tomba 27, tav. VIII, nn. 2, 11, p. 74, tomba 28, n. 2: Morel 2277; p. 85, tomba 37, n. 3, tav. XI, n. 10: Morel 2276); Pavia (PATRONI 1909, p. 35, fig. d; FRONTINI 32 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 1985, p. 146, tav. 24, n. 12: Morel 2276); San Genesio e Uniti, Comairano (FRONTINI 1985, p. 146, tav. 24, n. 11: Morel 2276); Valeggio, Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978, fig. 24; FRONTINI 1985, pp. 123-125, tav. 20, nn. 1-3: Morel 2851; p. 131, tomba 181, tav. 21, n. 13, pp. 133-134, tav. 22, nn. 2-3: Morel 2276); Zinasco (MACCHIORO 1984, pp. 13-14, tav. XVI, figg. 13-14: Morel 2276). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 229, n. 4, tav. 52, n. 13, p. 266, n. 13, tav. 63, n. 10; p. 227, n. 9: attribuzione ipotetica); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 305-306); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 118, tomba 134, n. 4, p. 136, tomba 202, n. 1, p. 142, tomba 231, n. 1: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94 = St. 102968, Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio); Cassano Magnago (FRONTINI 1985, p. 109, tav. 16, nn. 2-3: Morel 2277); Gallarate (FRONTINI 1985, p. 109, tav. 16, n. 1: Morel 2276). Forma: patera con orlo ingrossato (tav. V, n. 4) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28, tav. VI, n. 23). Forma: patera con orlo estroflesso (tav. V, n. 5) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28, tav. VI, n. 24). Coppe Forma: coppa Lamb. 2 (tav. VI, nn. 1-3) Decorazione: doppi tratteggi concentrici (Como). Dati epigrafici: iscrizione graffita in alfabeto nordetrusco sulla parete esterna (Coccaglio, BS). Attestazioni: BG: Levate (Levate 1993, p. 37). BS: Coccaglio (FRONTINI 1985, p. 105, tav. 15, n. 8: Morel 1235); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI 1985, p. 56, tav. 6, nn. 1-3: Morel 1241); Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tav. 16, nn. 14-18: Morel 1231); Remedello, Corte (FRONTINI 1985, p. 106, tomba 10, tav. 15, n. 11: Morel 1235). CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982, p. 320, PV01, PV02, p. 325, PV26, figg. 13-14, 31). CR: Cremona (GALLI 1996, p. 69, fig. 5: Morel 1235); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 142, fig. 16: Morel 1235). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 288, tav. 86, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 23-24, tav. I, nn. 2-3: Morel 1232, due frammenti su quattro sono considerati importati da fabbriche dell’Etruria settentrionale; tav. I, n. 4: Morel 1243, per il tipo di vasca con le pareti poco svasate è supposta una produzione estranea a quella locale; tav. I, n. 5: Morel 1231). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 108-109, nn. 4, 6, fig. 10, n. 4: Morel 1243; fig. 10, n. 6); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 128, n. 21). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 321, tav. III, n. 4); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p. 140, tomba BV 68, tav. 23, n. 4); Valeggio, 91 Si trova al museo di Bergamo, ma non è chiaro se provenga da Bergamo città. cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 88, tomba 141 bis, tav. 12, nn. 8-9, p. 90, tomba 165, tav. 13, n. 1, p. 130, tomba 140, tav. 21, nn. 3-4: Morel 1235). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 50, 58, tav. X, b, tav. XX, e). Forma: pisside Lamb. 3 (tav. VI, nn. 4-10) Dati epigrafici: lettera graffita sul fondo esterno (Cermenate, CO) o sul fondo interno (Milano, S. Maria alla Porta). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, foto a p. 38: Morel 7545; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41: Morel 7545); Bergamo (?)91 (FIORENTINI 1963, fig. 19, n. 4: Morel 7544e 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana B, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale; FIORENTINI 1963, fig. 19, n. 5 = MOREL 1981, 7516a 1); Calusco d’Adda (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 53, scheda 132: Morel 7545); Cavernago (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 63-64, scheda 194, fig. 34: Morel 7545); Treviglio, Campo S. Maurizio (FRONTINI 1985, p. 102, tav. 14, n. 8: Morel 7545). BS: Cologne (FRONTINI 1985, p. 54, tav. 5, n. 8: Morel 7544a 1); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI 1985, p. 66, tomba 1, tav. 8, n. 6: Morel 7544). CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p. 9, tav. I, n. 7 = GRASSI 1995, pp. 42-43); Cermenate (MAGGI 1982, pp. 160-161 =? FRONTINI 1985, p. 72, tav. 10, n. 1: Morel 7544). CR: Calvatone (VOLONTÉ 1988-89, p. 44, tav. XVIII, n. 1: Morel 7543; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 53, fig. 9: Morel 7544; p. 54, fig. 10: è ritenuto di provenienza volterrana sulla base di analisi chimiche; PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 8: Morel 7545); Cremona (FRONTINI 1985, p. 156, tav. 29, n. 1, n. 8: Morel 7545; GALLI 1996, p. 69, figg. 6-8: Morel 7544); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 144, fig. 25). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 289, tav. 86, c-d: sono ritenuti provenienti dall’Etruria settentrionale; tav. 86, e: Morel 7545; tav. 86, f: Morel 7544); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 24, tav. I, nn. 6-7: Morel 7544; tav. I, n. 8: Morel 7553, attribuzione ipotetica). MN: Canneto sull’Oglio (FRONTINI 1985, p. 58, tav. 6, n. 6: Morel 7545); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 122, n. 3, p. 129, n. 23: Morel 7545). PV: Garlasco, cascina Baraggia (FRONTINI 1985, p. 98, tomba BV72, tav. 13, n. 11; BOTTINELLI 1991-92, p. 98, tomba 38, n. 7, tav. LXXVII, n. 1: Morel 7521); Valeggio, cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 87, tomba 139, tav. 12, n. 1: Morel 7545). VA: Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, n. 15, tav. XXIII, n. 15 = Somma Lombardo 1985, p. 41, n. 15: Morel 7545; SIMONE 1985-86, p. 106, tav. III, e: Morel 7530). Forma: coppa Lamb. 27 (tav. VII, nn. 1-3) Attestazioni: BG: Misano di Gera d’Adda (FRONTINI 1985, p. 65, tav. 8, nn. 1-2: Morel 2821). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 73, tav. IV, n. 3: Morel 2783h 1). Nicoletta Sfredda CO: Como, Breccia (MAGGI 1982, p. 164: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 56, fig. 1: Morel 2783c 1; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 30; Calvatone romana 1997, p. 59, tav. I, n. 1). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 290-291, tav. 86, g: Morel 2822, ritenuto di produzione volterrana; p. 290: alcuni frammenti sono considerati locali); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985, p. 153, tav. 26, n. 9: Morel 2821; tav. 26, n.10: Morel 2784); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, figg. 16-17: Morel 2822, alcuni frammenti sono attribuiti a fabbriche dell’Etruria settentrionale). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, fig. 10, f: Morel 2784); Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano 1984, p.119, n. 2, p. 121, fig. 2 = FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 6). PV: Santa Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 64, n. 2, tav. 7, n. 5: Morel 2784, è proposta una produzione adriese). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n. 5, tav. 91, n. 10). Forma: coppa Lamb. 31 (tav. VII, n. 4) Attestazioni: BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 16, n. 3: Morel 2951a)92. BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165: Morel 2363). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 32, fig. 16, n. 4 : Morel 2615c 1; PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 6). MN: Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano 1984, p. 119, n. 293 = FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 7: Morel 2615). Forma: coppa Lamb. 28 (tav. VII, nn. 5-10) Decorazione: fila di foglie d’acqua e rotella sulla superficie esterna (Milano, un esemplare); due cerchi concentrici incisi sul fondo interno (Milano, S. Maria alla Porta; San Giuliano Milanese, MI). Dati epigrafici: iscrizione graffita in alfabeto nordetrusco (Bagnolo Mella, BS); iscrizione graffita sulla parete (Remedello, BS). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41); Caravaggio (FRONTINI 1985, p. 65, tav. 7, n. 9: Morel 2685); Carobbio degli Angeli (FIORENTINI 1963, fig. 15, n. 5: Morel 2654a 2. La Fiorentini (1963) la definisce Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale); Gera d’Adda94 (FIORENTINI 1963, fig. 15, n. 4 = MOREL 1981, 2944a 1); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel 2654); Misano di Gera d’Adda (FRONTINI 1985, p. 65, tav. 8, n. 4: Morel 2685; p. 66, tav. 8, n. 5: Morel 2653); Verdello, Ramiglia (FRONTINI 1985, p. 53, tav. 5, n. 6: Morel 2654); Verdello, via Galilei (FRONTINI 1985, p. 101, tav. 14, nn. 5-6: Morel 2654; tav. 14, n. 7: Morel 2617). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 46, nn. 6-7, p. 49, n. 2, tav. VI, nn. 1-3); Bagnolo Mella (FRONTINI 1985, p. 68, tav. 9, n. 2: Morel 2685); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 73, tav. IV, nn. 4-6); Fiesse, Ca’ di Marco (FRONTINI 1985, p. 69, tav. 9, n. 4: 92 La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale. 93 L’autore cataloga questa coppa come una Lamb. 28. 33 Morel 2685); Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tomba 48, tav. 16, n. 2: Morel 2685; p. 156, tav. 16, tomba 1, n. 3: Morel 2654; p. 156, tav. 16, tomba 48, nn. 4-5); Remedello (FRONTINI 1985, p. 68, tomba A, tav. 9, n. 3, p. 106, tomba Y, tav. 15, n. 7: Morel 2614); Remedello, Corte (FRONTINI 1985, p. 107, tomba 11, tav. 15, n. 12: Morel 2654). CO: Capiago Intimiano, Mandana (MAGGI 1982, p. 134: attribuzione ipotetica); Como, Breccia (MAGGI 1982, p. 164: attribuzione ipotetica); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982, p. 323, PV21, p. 325, PV29, figg. 19, 34: Morel 2654); Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p. 54, n. 1, tav. I, n. 1). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 31, fig. 15, n. 6: Morel 2652; PAOLUCCI 1987-88, pp. 44-46, fig. 10: Morel 2654; fig. 12: Morel 2685; pp. 49-50, fig. 18: Morel 2652; fig. 11: Morel 2652 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig. 2; VOLONTÉ 1988-89, p. 59, catt. 10-11, tav. XXII: Morel 2614; p. 60, catt. 12-13, tav. XXIII: Morel 2617; Calvatone romana 1991, pp. 87-88, tav. IX, nn. 5-6, p. 122, tav. I, n. 5; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 56, figg. 3234: Morel 2653, fig. 35; figg. 36-37: Morel 2654; figg. 3941; Calvatone romana 1997, p. 60, tav. I, nn. 2-3: Morel 2653; n. 4: Morel 2654); Cremona (GALLI 1996, p. 70, figg. 24, 29: Morel 2617; fig. 25: Morel 2650; figg. 26-28); Cremona, p.za Cavour (FRONTINI 1985, pp. 156-157, tav. 29, nn. 7, 14, tav. 30, n. 1); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 28, n. 15; CROCI 1996, pp. 143-144, figg. 20-21, figg. 22-24: Morel 2654); Spino d’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, n. 3, tav. 6, b: Morel 2642; tav. 6, c: Morel 2654 = FRONTINI 1985, p. 55, tav. 5, nn. 12-13). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 86: attribuzione ipotetica); Boffalora d’Adda (FRONTINI 1985, p. 60, tav. 6, n. 10: Morel 2685); Legnano (Otium 1993, p. 45, dis. 5, a: Morel 2645); Legnano, via Novara (VOLONTÉ 1988-89, p. 140, n. 12, tav. 70: Morel 2642); Lodi, Presedio (TIZZONI 1982b, p. 193, n. 2, tav. 1, b: Morel 2685); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 311314, tav. 87, m: attribuito a fabbriche volterrane; tav. 87, n, tav. 88, a-d); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985, pp. 153-154, tav. 26, nn. 12-13; tav. 26, n. 11: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, nn. 18-21: Morel 2653; nn. 22-26: Morel 2652; n. 27: Morel 2650, alcuni frammenti sono riferiti a produzioni etrusche settentrionali, uno a produzione aretina); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 57, n. 42, tav. LXII, q = FRONTINI 1985, p. 49, tav. 4, n. 13: Morel 2654). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 22, i, l, m: Morel 2654); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 106, n. 1, fig. 10, n. 1: Morel 2652; p. 108, n. 2, fig. 10, n. 2: Morel 2617, frammenti ritenuti di produzione adriese); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 118, tav. XXXVII, nn. A1-A2); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 124, n. 8: Morel 2685; pp. 127-128, nn. 16, 20, 22, pp. 129-131, n. 6: Morel 2654). PV: Belgioioso, fondo Fisoni (FRONTINI 1985, p. 53, tav. 5, n. 5: Morel 2654); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 226, tomba 23, n. 14, tav. XIV, n. 9, p. 239, tomba 8, n. 3, tav. XX, n. 14 = FRONTINI 1985, p. 77, tomba BE23, tav. 10, n. 11, p. 81, tomba BEP8, tav. 94 Non è chiaro di che sito si tratti: in provincia di Bergamo esi- stono Misano Gera d’Adda e Fara Gera d’Adda. Non esiste neppure un sito Gera d’Adda nelle vicinanze del lago di Como, come indica il Morel (MOREL 1981). 34 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 11, n. 4: Morel 2642); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 123, tomba BA72, n. 2, tav. CIX, n. 5); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 160: Morel 2654); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978, fig. 18; FRONTINI 1985, p. 49, tomba 79, n. 1, tav. 5, n. 1: Morel 2617; p. 51, tomba 128, tav. 5, n. 3, p. 60, tomba 126, tav. 6, n. 11: Morel 2614; p. 84, tomba 113, tav. 11, n. 11: Morel 2642; p. 87, tomba 139, tav. 12, n. 7; p. 91, tomba 202, tav. 13, n. 3: Morel 2685). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1940, p. 26, fig. 3, prima fila, prima a sinistra: Morel 2654); Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 204-205, tav. IX, n. 5; Angera romana II 1995, p. 306, n. 4, tav. 91, n. 9, p. 397, n. 2, tav. 117, n. 2); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 58, tav. XX, a, b, f). Forma: coppa Lamb. 8 (tav. VIII, n. 1) Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982, p. 323, PV 19-20, figg. 17-18). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 27: Morel 2245; PAOLUCCI 1996, p. 242, n. 5: Morel 2855); Cremona (CROCI 1996, p. 142, fig. 18: Morel 2855); Cremona, via Goito (GALLI 1992-93, n. 43, p. 30, tav. XI, n. 3). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 310, tav. 87, K: produzione volterrana); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, n. 10: Morel 2961; n. 11: Morel 2964; alcuni frammenti sono ritenuti importati dall’area volterrana). MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 128, n. 18: Morel 2855). PV: Santa Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 63, tomba 2, tav. 7, n. 4: Morel 2855, ritenuto di provenienza nordadriatica). VA: Arsago Seprio, S.Ambrogio (Arsago 1990, p. 24, tav. XXIII, d, p. 58, tav. XX, d). Forma: coppa Lamb. 16 (tav. VIII, nn. 2-4) Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile (Curno, BG); iscrizioni graffite sul fondo esterno (Como, Casate e Arsago Seprio, VA); segni graffiti sulla parete esterna (Milanese). Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25, n. 3: Morel 2864); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel 2864); Treviglio, via XXIV Maggio (FRONTINI 1985, p. 104, tav. 15, n. 5: Morel 2654). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 99, tomba 127, n. 8, tav. VI, n. 4); Brescia, necropoli (FRONTINI 1985, p. 104, tav. 15, n. 6: Morel 2654; BEZZI MARTINI 1987, p. 70, n. 7, p. 71, fig. 9: Morel 2855); Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tombe 43, 58, 50, tav. 16, nn. 9-12: Morel 2864). CO: Como, Breccia (FRONTINI 1985, p. 110, tav. 16, n. 4: Morel 2864); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 188-189, n. 21, tav. V, n. 21 = FRONTINI 1985, p. 73, tav. 10, n. 3: Morel 2654). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 318-319, tav. 88, k, l); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, nn. 12-15, tav. IV, nn. 22-26: Morel 2654); Parabiago (TIZZONI 1984, p. 72, n. 3, tav. XLIV = FRONTINI 1985, p. 113, n. 1, tav. 16, n. 12: Morel 2864). MN: Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 151, tav. 25, n. 12: Morel 2864). PV: Belgioioso, Santa Margherita, fondo Folletti (FRON- TINI 1985, p. 101, tav. 14, n. 3: Morel 2654); Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 77, n. 36, tav. LXXXV, h96 = FRONTINI 1985, p. 123, tav. 19, n. 11: Morel 2651. Il Tizzoni la cataloga come Lamb. 28, la Frontini come Lamb. 16, Morel 2654); Gambolò, Belcreda (FRONTINI 1985, p. 115, tomba BEP9, tav. 17, n. 3: Morel 2864); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p. 137, tomba BA 33, tav. 22, n. 9 = BOTTINELLI 1991-92, p. 82, n. 4, tav. LIV, n. 3: Morel 2864); Gravellona Lomellina (FIORENTINI 1963, p. 41, fig. 22, n. 5 = MOREL 1981, forma 2863a 1); Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 19, n. 2: Morel 2654); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 72, tomba 27, tav. VI, n. 2). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 259, n. 9, p. 267, n. 5, tav. 62, n. 8, tav. 63, n. 15: Morel 2654); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 118, tomba 134, n. 3, p. 137, n. 2: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 58, tav. XX, c). Forma: coppa Nave (tav. VIII, n. 5) Attestazioni: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tomba 50, tav. 16, n. 13). Forma: coppa Lamb. 33 (tav. VIII, n. 6) Attestazioni: CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 53, fig. 22; Calvatone romana 1991, p. 122, tav. I, n. 5). Forma: coppa Lamb. 27/33 (tav. VIII, n. 7) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 56). MN: Medole (FRONTINI 1985, p. 71, tav. 9, n. 10). Forma: coppa Lamb. 30/33 (tav. VIII, n. 8) Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p. 61, tomba IX, tav. 6, n. 13: Morel 2538). Forma: coppa Lamb. 51 (tav. VIII, n. 9) Attestazioni: BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 12, n. 5 = MOREL 1981, forma 2527b 1. La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel (1981) come produzione locale o regionale). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 41, fig. 22, n. 6; fig. 22, n. 7 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 7; Bedriacum 1996, p. 57, fig. 44: Morel 2527). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, q). Forma: coppa con orlo internamente obliquo (tav. IX, n. 1) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, fig. 54; inedito, scavi dell’Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona (GALLI 1992-93). Forma: coppa con orlo ingrossato e arrotondato (tav. IX, nn. 2-3) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 4648); Cremona (GALLI 1992-93, p. 35, n. 61, tav. XVII, n. 2, pp. 67-68). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, p). Forma: coppa con orlo ingrossato e a mandorla (tav. IX, nn. 4-5) Nicoletta Sfredda Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 4951). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 21, fig. 10, a). Forma: coppa con orlo pendente (tav. IX, n. 6) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 5253). Forma: coppa con orlo a sezione triangolare (tav. IX, n. 7) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, fig. 45). Forma: coppa carenata (tav. IX, n. 8) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28, tav. VI, n. 19). 35 MN: Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 150, tomba 96, tav. 25, n. 11). Forma: coppetta con vasca bassa a calotta (tav. X, n. 3) Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25, n. 2). VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 69, nn. 3-4, tav. II, nn. 3-4 ). Coperchi Forma: coperchio a presa cilindrica (tav. X, n. 4) Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 54, n. 36, tav. III, n. 3). Ollette Forma: coppa con orlo leggermente ingrossato e pareti oblique (tav. IX, n. 9) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28, tav. VI, n. 20). Forma: coppa con orlo indistinto e pareti verticali (tav. IX, n. 10) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28, tav. VI, n. 21). Forma: coppa con corpo conico (tav. X, nn. 1-2) Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 198, tomba 32, tav. VI, n. 5); Coccaglio (FIORENTINI 1963, p. 42, fig. 23, n. 1). CR: Cremona, via Platina (BREDA 1996, pp. 50, 56, fig. 4). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. IV, nn. 1-5, 27). Forma: olletta Lamb. 10 (tav. X, nn. 5-6) Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 37, fig. 21, n. 4 = MOREL 1981, 3554b 1 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 9; Bedriacum 1996, p. 55, figg. 28-29: Morel 3450); Spino d’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, n. 1, tav. 6a = FRONTINI 1985, p. 55, tav. 5, n. 11). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 311, tav. 87, l). PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 90, tomba 42, tav. XI, n. 2); Santa Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 64, n. 1; ritenuta dall’autrice importata). Forma: olletta Lamb. 10/11 (tav. X, n. 7) Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 70, tomba 25, tav. V, n. 1). (Nicoletta Sfredda) 6. I bolli sulla ceramica a vernice nera rinvenuta in Lombardia Figulo/figlina: AGRIPPA Attestazioni: VN, forma aperta BS: Coccaglio (p.p., AGRIPPA, M.AGRIP[...]: FIORENTINI 1963, p. 47). VN, patera Lamb. 5 o 7 CR: Calvatone (p.p., M.AGRI[ppae]: MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 113). Osservazioni: CVArr. 33: AGRIPPA, da Velleia (Parma). Figulo/figlina: BATVLLI o BATVLLVS Attestazioni: VN, patera Lamb. 7/16 CR: Cremona (c.ret.: GALLI 1996, p. 70) Figulo/figlina: M. BETVTI Attestazioni: VN, patera Lamb. 7/16 BG: Cologno al Serio (p.p., M. BETVTI: FIORENTINI 1963, p. 41). VN, fondo di coppa conica BS: Coccaglio (p.p., M. BETVTI: FIORENTINI 1963, p. 47). Figulo/figlina: C contrapposte Attestazioni: VN, patera BS: Brescia, Collegio Arici (c. ret.: FRONTINI 1987, p. 145). CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 61, tav. II, 36 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 3); Cremona, p.za Marconi (c. ret.: P.za Marconi 1984, p. 28, n. 14; CROCI 1996, p. 149, fig. 11); Cremona (GALLI 1996, p. 70). MI: Milano (c. ret.: S.Maria alla Porta 1996, p. 326; Scavi MM3 1991, p. 27, tav. VI, nn. 6-9). Figulo/figlina: L.C.F. Attestazioni: VN, patera Lamb. 7/16 CR: Cremona (p.p., L.C.F.: GALLI 1996, p. 77, fig. 20). Figulo/figlina: M COELI Attestazioni: VN, patera Lamb. 7/16 PV: Gropello Cairoli, Vigna Garaldi (p.p. tra tre strigilature concentriche, M COELI: FRONTINI 1985, p.116, n. 1 = MACCHIORO 1991, fig. 10). VN, forma non id. CR: Voltido (c.ret., M. COE: FIORENTINI 1963, p. 48). Figulo/figlina: MAGRI Attestazioni: VN, coppa conica BS: Coccaglio (p.p., MAGRI: FIORENTINI 1963, p. 42, fig. 23). Figulo/figlina: POSTVMI Attestazioni: VN, coppa conica BS: Coccaglio (p.p., POSTVMI: FIORENTINI 1963, p. 47). Osservazioni: CVArr. 1376: POSTVMI, da Ornavasso, in p.p., su piatto, in terra sigillata? Figulo/figlina: VENVSTI(VS) Attestazioni: VN, forma aperta MI: Milano, Monastero Maggiore (c.ret.?, VENVSTI: FIORENTINI 1963, p. 47, n. 73). Osservazioni: CVArr. 2253: VENVSTVS, della Valle del Po; CVArr. 2255: VEN/VSTI... Figulo/figlina: [...]ANV[...] Attestazioni: VN, patera Lamb. 7/16 PV: Zinasco (p.p.: MACCHIORO 1984). (Nicoletta Sfredda) Gabriella Tassinari 37 III. CERAMICA A PARETI SOTTILI 1. Introduzione Un problema fondamentale per la ceramica a pareti sottili in Lombardia è la mancanza di una classificazione sistematica della produzione della Cisalpina. I tradizionali punti di riferimento - gli studi della Marabini Moevs (1973), della Mayet (1975) e della Ricci (1985) -, che si riferiscono essenzialmente ad altre aree, sono per lo più inadatti per la classificazione della ceramica a pareti sottili lombarda. Infatti, a parte il riferimento ad alcune forme-base, spesso per le morfologie strettamente locali questi confronti paiono forzati e/o limitati a somiglianze non precise. Dunque di frequente i materiali lombardi si possono solo avvicinare ai prototipi centroitalici, a causa di varianti morfologiche più o meno numerose; a volte essi sembrano il risultato di una commistione di forme codificate. Un’altra nota difficoltà consiste nell’individuare i confini effettivi della classe1, cioè nel distinguere la ceramica a pareti sottili da quella comune, particolarmente nel caso di forme non classificate, prive di ingobbiatura e decorazione, e/o con impasto scarsamente depurato o addirittura rozzo e pareti piuttosto spesse. Queste analogie morfologiche, tecnologiche e funzionali tra le due classi sembrano trovare una spiegazione nel fatto che le officine producevano contemporaneamente diverse classi di ceramica. Numerosi esemplari lombardi sono posti da alcuni studiosi nella ceramica a pareti sottili e da altri nella ceramica comune; infatti la distinzione si fonda spesso solo su criteri soggettivi. Pertanto nei casi di attribuzione dubbia alla ceramica a pareti sottili o alla ceramica comune, nel presente lavoro ci si è basati su più dati (analogie morfologiche, impasto, decorazione). Per esempio sono stati qui inseriti quegli esemplari, definiti dai relativi Autori “imitazione delle pareti sottili”, il cui impasto è abbastanza depurato, oppure quei pezzi che, nonostante le pareti spesse e l’impasto non depurato, mostrano una certa accuratezza e/o l’“intenzione” di riprodurre forme tradizionali della ceramica a pareti sottili. 1 La Ricci (1985, p. 241) sottolinea come la stessa definizione della classe richieda alcune precisazioni e ne estende i confini, includendo vari vasi potori, indipendentemente dallo spessore delle pareti. Anche la Mayet (1980, p. 201) sottolinea che la definizione di “pareti sottili” non è soddisfacente, dato lo spessore di alcuni esemplari, ma è ormai convenzionale. La documentazione della ceramica a pareti sottili in Lombardia è molto numerosa e articolata. Tuttavia è difficile tracciarne il panorama sulla base delle sole notizie fornite dalla bibliografia, poiché molte di esse non risultano utilizzabili. Infatti in alcune pubblicazioni la ceramica a pareti sottili non viene neppure riconosciuta o non si presentano forme né si danno indicazioni sull’impasto. Inoltre per talune aree disponiamo di uno scarso numero di dati; per altre (come il comprensorio del Ticino) le relazioni sono più abbondanti, ma spesso non sufficientemente rigorose. Attualmente non esistono pubblicazioni complessive sulla ceramica a pareti sottili rinvenuta in Lombardia, ma solo lavori parziali su singole necropoli o abitati. A volte, ad esempio nel caso delle necropoli di Angera (VA) (Angera romana 1985) e di Nave (BS) (Sub ascia 1987) viene elaborata una tipologia interna. Sono proprio queste tipologie le più rispondenti alla necessità di ordinare una produzione di ateliers ipotizzati locali/regionali che distribuivano i loro prodotti su un’area limitata; perciò, quando possibile, ad esse si è fatto riferimento nel nostro lavoro. Tali tipologie sono per lo più limitate ai contesti funerari, in quanto di solito non è possibile ricostruire vasi interi dai reperti, molto frammentari, rinvenuti nei contesti urbani. Dunque, pur tenendo presente come lo stato delle pubblicazioni della Lombardia condizioni fortemente ogni considerazione sulle produzioni, nel presente contributo si documenteranno le attestazioni note, esponendo ipotesi e conoscenze attuali. 2. Stato delle ricerche e problemi aperti 38 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 3. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati pre basata su esame autoptico soggettivo e dunque ipotetica. I centri conosciuti di produzione della ceramica a pareti sottili in Italia settentrionale sono Aquileia2, Ravenna3, Adria4, Este5, Bologna6 e molto probabilmente Eporedia (Ivrea)7; in Lombardia solo Cremona. È del tutto generica e vaga l’individuazione di altri centri produttivi. Alcuni studiosi riconoscono come unica produzione tipica dell’area settentrionale l’“Alpine manufacture”8. Essa presenta caratteristiche marcate e piuttosto omogenee: le pareti sono sottili, spesso con una consistenza e un suono metallici; l’ impasto è depuratissimo, di varie tonalità di grigio, dal chiaro allo scuro al nero; appare evidente l’intento di imitare originali in metallo. Tale produzione è stata accettata da vari studiosi come peculiare dell’Italia settentrionale; in realtà non è stata suffragata da prove sicure. L’“Alpine manufacture” è ampiamente distribuita in Cisalpina; appare anche esportata, ad esempio in Norico e nell’area danubiana. Però rimane difficile localizzarla in una zona ben precisa, come la lombarda, e le indicazioni in tal senso sono vaghe. La Ricci9 in base alle attestazioni, anche le più antiche, che si concentrano nell’area padana centro-occidentale (area peraltro non ben delimitata), appunto qui ne situerebbe i centri produttivi. È arduo distinguere la produzione padana (e lombarda), che imita i modelli medioitalici, dalle importazioni dell’Italia centrale. In alcuni siti lombardi, soprattutto in epoca tardorepubblicana, l’esemplare importato sembra coesistere con quello riprodotto dalle fabbriche cisalpine, con le stesse caratteristiche morfologiche. Il problema è complicato da un ragionamento che, pur viziato di fondo, è talora valido: gli esemplari con impasto depurato e fattura accurata sono attribuiti, almeno ipoteticamente, alla produzione centroitalica o a officine locali di tradizione centroitalica, i pezzi più “brutti” sono riportati a officine locali. In assenza di analisi di laboratorio, è di solito impossibile attribuire la ceramica a pareti sottili senza caratteristiche discriminanti a centri di produzione precisi. Pertanto la distinzione tra produzione locale e importazione è quasi sem- Quanto alla struttura degli ateliers padani e/o lombardi della ceramica a pareti sottili ci si trova nel campo delle mere ipotesi. Alcuni pensano a delle filiali nell’Italia settentrionale, collegate alle grandi manifatture centroitaliche di età tardorepubblicana, che iniziano la loro produzione favorite dalla vicinanza dei mercati transalpini. Considerata la diffusione dei prodotti nel I sec. d.C., essi non escludono che queste succursali fossero grandi officine a produzione “industriale” e larga attività commerciale. Altri studiosi parlano di una pluralità di piccole fabbriche locali (indipendenti?)10. Per quanto riguarda il territorio lombardo alcune di queste officine potrebbero essere ubicate lungo il Ticino; esse servivano il relativo comprensorio, grazie al sistema privilegiato di trasporti idroviari. In Lombardia l’unica sicura fornace che produceva ceramica a pareti sottili è stata individuata a Cremona, in via Platina, oggetto di una tesi di laurea da parte di A. Breda11. L’assenza di informazioni sulla stratigrafia del rinvenimento non consente di stabilire la cronologia relativa dei diversi materiali recuperati. Comunque, la ceramica a pareti sottili è l’unica classe che possa attribuirsi con certezza all’impianto produttivo (2339 frammenti; 87%). Nell’ impossibilità di ricostruire le varie fasi dell’attività della struttura produttiva, fondandosi esclusivamente sul confronto con i materiali editi, Breda ritiene che essa operò tra l’età tiberiana e la fine del I-inizi del II sec. d.C., in particolare nella seconda metà del I sec. d.C. L’Autore formula due ipotesi. La prima è che per un certo periodo (seconda metà del I sec. d.C.) la fornace per la ceramica a pareti sottili abbia utilizzato una zona di scarico, comune ad altre fornaci che producevano ceramica, come la terra sigillata recuperata nello scavo. La seconda ipotesi è che il complesso di pareti sottili non provenga dalla sola fornace rinvenuta ma rappresenti lo scarico di più impianti produttivi, avvicendatisi sul sito tra l’età tiberiana e gli inizi del II sec. d.C. 2 SCOTTI MASELLI 1984, pp. 50-55; RICCI 1985, p. 349. 8 Sull’argomento, SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 222; 3 M. G. MAIOLI, Vasi a pareti sottili grigie dal Ravennate, in MARABINI MOEVS 1973, pp. 214-215; MAYET 1975, pp. 6768; GREENE 1979, pp. 75, 79-81; MAYET 1980, pp. 202, 208. 9 RICCI 1985, p. 348. 10 Sulla presenza di grandi manifatture con un commercio ad ampio raggio o di una pluralità di fabbriche a smercio limitato cfr. le recenti osservazioni della Frontini, relative alla ceramica a vernice nera, in FRONTINI et alii 1992-93, p. 331. Per una pluralità di officine per la ceramica a pareti sottili del Piemonte, cfr. BRECCIAROLI TABORELLI 1990, pp. 84-85. 11 BREDA 1983-84. Recentemente è stato presentato un riassunto di questo rinvenimento, non a cura dell’Autore, con alcune delle forme recuperate (BREDA 1996, pp. 51-54, 59-63). “RCRFActa” 1972-73, XIV-XV, pp. 106-124; MAIOLI 1973; RICCI 1985, p. 349. 4 In località Retratto (Antico Polesine 1986, pp. 211-213, 216219). 5 Area tra il Tiro a Segno e il Cimitero; materiale inedito cit. in Este 1992, p. 313 e nota 24. 6 GUALANDI GENITO 1973. In questo scarico di fornace, della ceramica a pareti sottili sono stati rinvenuti solo bicchieri a tulipano Ricci 1/186, e un’unica coppetta emisferica Angera 1. 7 BRECCIAROLI TABORELLI 1987, p. 103 e nota 12, p. 125, nota 93; BRECCIAROLI TABORELLI 1990, p. 85, nota 55. Gabriella Tassinari Il 96% della ceramica a pareti sottili è costituito da coppette, carenate (91%) o emisferiche, una sola biansata (cfr. infra, coppette Angera 1-3 e via Platina 1); invece la percentuale delle ollette è minima (4%) (cfr. infra, ollette via Platina 2-3). La qualità media dei prodotti è molto buona, con impasti compatti e cottura uniforme; talvolta le pareti hanno spessore ridottissimo, consistenza dura, risonanza metallica. L’impasto grigio è leggermente più numeroso (58%) rispetto all’impasto chiaro. Particolarmente interessanti sono le decorazioni, molto varie per tecnica e motivi; la più frequente è quella á la barbotine, seguita dalla rotella; meno documentate sono l’incisione e la sabbiatura. Queste tecniche decorative comunque non contribuiscono a circoscrivere l’ambito cronologico dei pezzi di via Platina, perché nessuna è caratteristica di un periodo preciso. La diffusione della ceramica a pareti sottili in Lombardia si situa nel I sec. a.C., ma il suo inizio non è precisabile (anche se vi sono attestazioni della fine del II sec. a.C.). La Ricci12 pensa che la produzione dell’area padana centrooccidentale cominci nella seconda metà del I sec. a.C. In alcuni siti, data la loro posizione geografica particolare (ad esempio Calvatone, CR) o la loro importanza (Milano) si assiste ad una maggior apertura verso una più ampia circolazione di prodotti: sono infatti attestate forme di epoca più antica o in contesti cronologici più alti rispetto al resto della Lombardia. A Calvatone l’impasto grigio costituisce meno del 15% del totale della ceramica a pareti sottili13. Ciò è dovuto sia a motivi cronologici (la produzione ad impasto grigio è più tarda di gran parte del materiale qui rinvenuto) sia alla posizione di questo centro, gravitante verso l’area emiliana e medio-adriatica, dove la ceramica a pareti sottili ad impasto chiaro è percentualmente molto numerosa. Situazione analoga si riscontra a Cremona (p.za Marconi). Per quest’area è essenziale punto di riferimento la produzione della fornace di via Platina. A Milano il panorama dei contesti abitativi si differenzia sotto vari aspetti da quello delle aree funerarie; si riscontrano infatti una più ampia gamma di modelli e prodotti importati da area centroitalica, già dagli inizi del I sec. a.C. Questi dati tuttavia vanno valutati con cautela. Le necropoli del comprensorio del Ticino offrono la morfologia più varia e numericamente consistente di ceramica a pareti sottili. Va però ricordato che questa è la zona meglio indagata ed edita. Considerata l’importanza delle vie fluviolacuali per la circolazione dei manufatti è probabile, come del resto più volte ripetuto, che le officine ceramiche fossero sviluppate nell’area Po-TicinoVerbano, proprio a causa della sua connotazione 12 RICCI 1985, p. 348. 39 produttiva e mercantile. E in effetti il Comasco si caratterizza per un certo conservatorismo: le forme sono poche, spesso influenzate dalla tradizione preromana. In parte un’eccezione è costituita da Como, dove sono presenti numerosi esemplari, soprattutto di coppette (vedi infra). Il Bergamasco non è molto pubblicato, ma si ha comunque l’impressione di un’area piuttosto chiusa e relativamente “povera” (vedi infra). Invece il panorama relativo al Bresciano sembra un po’ “falsato” dallo stato, non particolarmente soddisfacente, delle pubblicazioni. Infatti quando una necropoli notevole è edita, come quella di Nave, è testimoniato un repertorio morfologico piuttosto cospicuo e vario (vedi infra). Nel Mantovano molti pezzi vengono da ricerche di superficie; si tratta per lo più di coppette, talvolta decorate con i motivi caratteristici di via Platina, ad esempio le composizioni a punti variamente disposti o le lunule (vedi infra). 4. Il quadro morfologico Al fine di ordinare ed esaminare gli esemplari rinvenuti in Lombardia si è ritenuta necessaria una suddivisione in gruppi sulla base delle analogie morfologiche dei reperti. Perciò sono state adottate le tipologie tradizionali della Marabini Moevs (1973), della Mayet (1975), della Ricci (1985) e quella elaborata per la ceramica a pareti sottili della necropoli di Angera, VA (Angera romana I 1985), utile data la pluralità di forme rinvenute. Per il materiale che non rientra nelle precedenti classificazioni i gruppi sono stati denominati in base al sito dove i pezzi sono presenti o sono più numerosi. Più gruppi peculiari di uno stesso sito sono stati numerati in ordine progressivo. È parso opportuno riunire i reperti in tre diverse categorie: 1. Materiale rinvenuto nella fornace di via Platina a Cremona; 2. Prodotti di probabile origine padana e/o lombarda; 3. Prodotti di origine incerta. Le attestazioni di tutti gli esemplari rinvenuti sono riportate in appendice, seguendo questa impostazione. Data l’impossibilità di esaminare visivamente la maggior parte dei tipi di argilla, si è preferito mantenere solo la distinzione degli impasti in due grandi gruppi: impasto chiaro e impasto grigio (comprendendo per comodità sotto questo unico termine le varie tonalità di grigio dal chiaro allo scuro al nero). Le caratteristiche dell’impasto possono esser assai differenti: accanto a prodotti assai curati, con pareti sottilissime, a “guscio d’uovo” ve ne sono di più grossolani, con pareti dallo spessore notevole. Si tratta di produzioni evidentemente diverse che comunque, almeno per ora, non è sempre possibile suddividere e precisare. 13 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 83-100; Calvatone romana 1997, p. 71. 40 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 4.a. Materiale rinvenuto nella fornace di via Platina a Cremona La coppetta emisferica o carenata, inquadrabile nel tipo Marabini XXXVI, è la forma più diffusa in Lombardia, come pure a Cremona. Poiché il tipo Marabini XXXVI riunisce al suo interno troppe varianti, si sono classificati gli esemplari lombardi secondo la tipologia attualmente esistente per la regione, e cioè come coppette Angera 1, 2, 3.. Le coppette rinvenute nella fornace di via Platina di Cremona, data la loro produzione sicuramente lombarda, sono state estrapolate e inserite in schede separate dalle coppette di analoga morfologia di cui non si conosce l’origine (Prodotti di probabile origine padana e/o lombarda). Le coppette di via Platina sono attestate sia con impasto chiaro che grigio e si collocano nell’arco cronologico generale della fornace (età tiberiana / fine I-inizi II sec. d.C.). La coppetta Angera 1, con corpo emisferico, di rado con pareti leggermente svasate, è documentata da pochi pezzi (tav. XI, nn. 1-2; vedi appendice), mentre le più numerose sono le coppette Angera 2, con bassa carenatura arrotondata o marcata e orlo talvolta lievemente sporgente (tav. XI, nn. 3-7; vedi appendice). Non è frequente la coppetta Angera 3 con carenatura alta e spesso accentuata (tav. XI, nn. 8-10; vedi appendice). La coppetta via Platina 1 è documentata da un unico frammento biansato, solo genericamente riconducibile nell’ambito delle forme Marabini XL, Mayet XXXVIII (tav. XI, n. 11; vedi appendice). Le ollette via Platina 2 sono simili alla forma Marabini X, ma se ne distinguono per l’orlo e il collo modanati. Queste ollette, pur con le loro varianti, appaiono omogenee, per caratteristiche tecnologiche, morfologiche e decorative (dai comuni fasci di linee a pettine ai vari motivi á la barbotine tipici di via Platina). È perciò assai probabile che le uniche altre ollette analoghe, da Calvatone (CR) e da Lovere (BG), provengano dalla fornace di via Platina. Queste ollette sono databili nel I-inizi II sec. d.C. (tav. XI, nn. 12-16; vedi appendice). È stata classificata come via Platina 3 l’olletta, che rientra nella serie Marabini V, genericamente ascrivibile nel I-inizi II sec. d.C. (tav. XI, n. 17; vedi appendice). I recipienti a pareti sottili di via Platina sono caratterizzati da una gran varietà di motivi decorativi. Per l’impressione a rotella si sono distinti quarantatre punzoni a modulo geometrico raggruppabili in sei tipi fondamentali (rombi, triangoli, trapezi, intagli più o meno sottili, ecc.). I diversi 14 La stessa situazione si verifica anche ad Alba (LEVATI 1997, pp. 424-429) e nel Canton Ticino (DE MICHELI 1997), per citare due esempi di zone vicine. Le coppette ticinesi sono del tutto simili alle lombarde. Si possono riunire i tipi della divisione analitica operata dalla De Micheli secondo le coppette Angera 1 (pp. 217-218, 222, fig. 1, nn. 2-5), Angera 2 (pp. 218, 222, fig. 1, nn. 7, 10-12), Angera 3 (pp. 218, 222, fig. 1, nn. 8-9, modelli decorativi á la barbotine sono stati raccolti in tre serie, a seconda dei motivi e della loro organizzazione. Si tratta di elementi vegetali molto vari, liberi o raccordati entro file di punti; oppure di racemi semicircolari o di festoni ondulati di punti o gocce. Motivi originali, frequentissimi e caratteristici di via Platina sono le strigilature o le lunule variamente disposte e le composizioni a punti, gocce, circoletti e mammillature. Di rado è presente la sabbiatura. 4.b. Prodotti di probabile origine padana e/o lombarda La maggior parte della ceramica a pareti sottili rinvenuta in Lombardia è ricollegabile ad una produzione genericamente definibile come “padana”. Non si hanno però dati sufficienti né per individuare i luoghi di fabbricazione né per circoscriverne l’area di distribuzione. Sicuramente alcuni di questi centri produttivi erano collocati in Lombardia, come la già citata fornace di via Platina, a Cremona. In parte le attestazioni lombarde rientrano nella cosiddetta “Alpine manufacture” (vd. supra). In Lombardia le forme più diffuse per tutto il I sec. d.C. sono le coppette emisferiche e quelle carenate14. Le coppette Angera 1, 2, 3 sono le più numerose. La coppetta Angera 1 sembra leggermente anteriore: si trova a Calvatone (CR) già in un contesto di secondo quarto del I sec. a.C., mentre altrove va da età augustea all’età neroniana, con una particolare concentrazione in età giulio-claudia (tav. XII, nn. 1-3; vedi appendice). La coppetta Angera 2 si colloca da età tiberiana sino al primo quarto del II sec. d.C., con una massima attestazione in età giulio-claudia. Prevale l’impasto grigio su quello chiaro (tav. XII, nn. 4-6; vedi appendice). Anche nella coppetta Angera 3 predomina l’impasto grigio; la datazione va dall’età claudia alla fine del I sec. d.C. (tav. XII, nn. 7-9; vedi appendice). In generale, tra le coppette sopra citate, quelle ad impasto chiaro sono meno frequenti; le più attestate, specie in età augusteo-tiberiana, sono quelle sabbiate con linea incisa orizzontale all’inizio del corpo (coppetta Angera 1). Per gli esemplari ad impasto chiaro alcuni Autori ritengono probabile che siano importati da manifatture centroitaliche, altri15 che siano da riferire a produzioni padane, imitanti i prodotti peninsulari, almeno da età tiberiana; a Calvatone (CR)16 si ipotizza una fabbrica14). Gli esemplari, con impasto chiaro e grigio, documentati fino ad età adrianea, presentano le stesse decorazioni lombarde, tra cui quella particolare “a piume”, tipica del comprensorio Verbano-Ticino (cfr. infra e nota 19). 15 Ad esempio la Sena Chiesa (Angera romana I 1985, p. 393, nota 19) e la Ceresa Mori (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 42). 16 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 90, 98. Gabriella Tassinari zione locale, nonostante la cronologia più alta. Comunque, ricordiamo che è forte la percentuale di coppette ad impasto chiaro rinvenute nella fornace di via Platina e che in qualche contesto si è riscontrata un’uguale proporzione tra pezzi ad impasto chiaro e grigio17. Le coppette ad impasto grigio sono nettamente predominanti. Tipica è la coppetta Angera 2, con argilla depuratissima, di color grigio, talvolta nero, decorata a rotella, ritenuta da vari studiosi di produzione locale, diffusa e esportata oltralpe. La Ricci18 pensa per la produzione di tali coppette a un centro della valle padana occidentale (anche se ritiene necessari esami di laboratorio), non escludendo altri centri non identificabili. Le diverse decorazioni non sono correlate ai singoli gruppi; tuttavia le strigilature sono più legate alle coppette Angera 3. Alcune decorazioni godettero di notevole successo; ad esempio la decorazione “a piume”, su esemplari concentrati lungo le vie d’acqua, tra il comprensorio Verbano-Ticino e l’area retica19, il motivo di foglie d’acqua e bastoncelli, quello a conchigliette20 e la decorazione á la barbotine insieme a rotellatura delle coppette grigie, presenti soprattutto tra l’età claudia e la flavia. In varie coppette la distribuzione della sabbiatura copre l’intera superficie, senza preservare un’area liscia nella zona di contatto con le labbra del bevitore. In alcuni casi (ad esempio a Nave, BS, e a Calvatone, CR) un impasto ricco di quarzo dà lo stesso effetto della sabbiatura, su entrambe le superfici. La Ricci indica i centri della Valle padana occidentale come i probabili responsabili della produzione del bicchiere Ricci 1/5, di età augustea, rinvenuto ad Ornavasso21. Si tratta di un esemplare a impasto grigio con una peculiare decorazione a reticolo di linee incise, delimitata superiormente da un cordoncino ondulato á la barbotine22. I bicchieri lombardi sono tutti frammentari; l’unico intero, di Alzate Brianza (CO), è documentato solo da un disegno del secolo scorso. Comunque, essi sono riportabili al tipo Ricci 1/5, di frequente presentano la caratteristica decorazione sul corpo di linee incise incrociate, per lo più delimitata superiormente dal cordoncino á la barbotine. Questi 17 S. Maria alla Porta 1986, p. 138; Angera romana II 1995, pp. 530-531, 612. 18 RICCI 1985, p. 285. 19 È plausibile l’ipotesi della Sena Chiesa (Angera romana I 1985, p. 410) che gli esemplari con tale decorazione, proprio in base alla loro diffusione, siano stati prodotti nel comprensorio Verbano-Ticino. Ricordiamo però che i dati possono esser falsati perché questa è la zona più pubblicata. Ai confronti citati dalla Sena Chiesa (ibidem) si può aggiungere una coppetta da un’altra necropoli del Canton Ticino, Tenero (SILVESTRINI 1940, p. 324, tomba 3, n. 1, tav. VI, n. 8). 20 La decorazione a conchigliette è comunissima, con diverse varianti, e compare anche sulle ollette. Essa è ampiamente diffusa, dall’area adriatica all’Italia settentrionale, dal Magdalensberg alle province danubiane. Cfr., ad esempio, MAIOLI 1973, 41 bicchieri sono attestati in età tardorepubblicana (70-30 a.C.: Alzate Brianza, CO; Scavi MM3 1991) e sembrano arrivare fino a età augusteo-tiberiana (Calvatone, CR) (tav. XIV, n. 1; vedi appendice). Alcuni bicchieri lombardi sono riconducibili al tipo Ricci 1/89. Essi possono presentare alcune inflessioni morfologiche dal prototipo, come l’esemplare di Gambolò, PV (tav. XIV, n. 7) o uno di Milano (Scavi MM3) decorato a cordonature (tav. XIV, n. 8). Inoltre dall’abitato di Angera (VA) provengono alcuni esigui frammenti molto simili a questo tipo, non decorati e spesso non depurati, al confine tra la ceramica comune e le pareti sottili (visione autoptica). Tali elementi inducono a supporre una produzione padana e/o lombarda. Questo territorio dunque si aggiungerebbe a quelle aree, come la Campania e la Renania, dove questi bicchieri furono prodotti in età augustea23. I contesti lombardi datati coprono il I sec. a.C. fino all’età augustea (tav. XIV, nn. 6-8; vedi appendice). Il bicchiere Mayet XII è attestato soprattutto nel Milanese; meno frequente altrove, è assente nella Lombardia orientale, tranne che forse a Calvatone (CR). In base ai contesti datati, è collocabile in età augustea, in accordo con la datazione della Mayet24. Lione è un centro di fabbricazione di esemplari per lo più non decorati e morfologicamente molto omogenei. Vi sono vari di questi bicchieri tra le produzioni dell’atelier di Loyasse (30/20 a.C.) e dell’atelier di la Muette (20/5 a.C.); è stata proposta una loro durata compresa tra il 30 e il 10 a.C.25. Vari esemplari lombardi sono decorati a rotella, decorazione che la Ricci26 ritiene vada probabilmente attribuita a centri produttivi diversi da Lione. Una produzione milanese è ipotizzata dalla Bolla, in base all’impasto rossiccio e poco depurato, ipotesi seguita dalla Ceresa Mori per uno dei tre diversi tipi in cui ha distinto i frammenti rinvenuti a Milano27. Infine altri pezzi hanno impasto così grossolano da poter esser considerati ceramica comune (ad esempio a Fino Mornasco, CO, a Bernate Ticino, MI, ad Arsago Seprio, VA) (tav. XIV, nn. 9-10; vedi appendice). p. 69 e nota 39; SCHINDLER KAUDELKA 1975, tav. 38, forme 116-117, tav. 39, forme 88, 103, 118, 121, 136-140, 143-144, tav. 40, forme 143-144 (15-45 d.C. circa); Angera romana I 1985, p. 405; LEVATI 1997, p. 425, fig. 7, nn. 18-21. 21 RICCI 1985, pp. 245, 315. 22 RICCI 1985, p. 315, decorazione 21, tav. CI, n. 14. 23 RICCI 1985, p. 262. 24 MAYET 1975, pp. 50-51. 25 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 22-23, p. 34, fig. 4, nn. 717, pp. 63-68, p. 137, fig. 34, nn. 8-15, p. 141, fig. 38, n. 16, p. 230. 26 RICCI 1985, p. 275, tipo Ricci 1/162. 27 Rispettivamente, BOLLA 1988, p. 178; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45. 42 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Il bicchiere a tulipano (Ricci 1/186) è un tipico esempio della produzione padana28. Infatti è molto diffuso nell’Italia settentrionale, sia in necropoli che in abitato: un centro di produzione era Bologna, ove si è rinvenuto lo scarico di fornace dell’officina di Hilario, di età augustea29. L’analisi in sezione sottile di un pezzo di Calvatone (CR) in impasto chiaro, di buona fattura, ne ha evidenziato la probabile provenienza dalla zona occidentale a nord del Po30. Questo bicchiere viene considerato una forma che testimonia l’influenza del sostrato celtico ancora in età imperiale31. È un prodotto che ha avuto una breve durata e si presenta molto omogeneo anche per la fattura. L’impasto di solito è chiaro, con inclusi fini che rendono spesso la superficie granulosa al tatto (e perciò detta “sabbiata”)32. Solo nel Pavese sono attestate, per lo più con un unico pezzo, tre varianti della forma canonica (variante A; tav. XIV, nn. 12-13): la parte superiore è bombata, leggermente rientrante (variante B; tav. XIV, n. 14) o molto sviluppata a profilo convesso (variante C; tav. XIV, n. 15) oppure con le anse (variante D). Quanto alla cronologia, la variante A inizia dalla seconda metà del I sec. a.C., costituisce un fossile-guida per i contesti di età augustea e non sembra oltrepassare la prima metà del I sec. d.C.; le varianti B, C e D sono un poco più tarde, della prima metà del I sec. d.C. (tav. XIV, nn. 12-15; vedi appendice). Il bicchiere Ricci 1/205 è attestato a Milano, con due esemplari frammentari, datati in base ai confronti ad età augustea e tiberiana. Il centro di produzione di questo bicchiere sembra collocabile nell’area padana occidentale33; lo confermerebbe anche la decorazione a cerchiolini di uno dei due pezzi, segnalata come caratteristica di quell’area34 (tav. XV, n. 1; vedi appendice). I dati attuali condizionano pesantemente qualsiasi affermazione sul centro di fabbricazione dei vasi antropoprosopi (olletta Angera 11). Essi presentano sul corpo un volto umano, talvol28 Secondo la Ricci (1985, pp. 278, 348) fu prodotto nella Valle del Po. 29 GUALANDI GENITO 1973, pp. 280-290, 293-294, 297-304. 30 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 86, fig. 76. 31 Ad esempio ARSLAN 1971-74, p. 49. 32 Quasi sicuramente non è altro che questa superficie “sabbiata” l’impasto cosiddetto refrattario, cioè ricco di quarzo, di un esemplare di Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 137, 179, tav. LXXXII, n. 15). Lo stesso tipo di impasto si riscontra sui bicchieri a tulipano rinvenuti fuori Lombardia, ad esempio a Bologna (GUALANDI GENITO 1973, p. 297) e ad Adria (Antico Polesine 1986, p. 217, n. 44, tav. 4). In particolare ad Adria, un altro centro di produzione di questi bicchieri, è presente un esemplare deformato, in impasto chiaro, a due anse (nostra variante D) (ibidem, p. 217, n. 43, tav. 4). 33 RICCI 1985, pp. 277, 348. 34 RICCI 1985, p. 326, decorazione 33, tav. CVI, n. 11. ta non deformato, più spesso grottesco; in alcuni casi vi è una protome umana sul retro. A seconda della tecnica di lavorazione si possono suddividere in tre gruppi35: decorazione plastica á la barbotine; applicazione plastica a mano e a stecca; lavorazione a stecca semplificata. Queste ollette sono per lo più prive di contesto; la datazione proposta per la maggior parte di esse è l’età tiberiana e la claudio-neroniana; un po’ problematica è la cronologia dei vasi modellati in modo più sommario36. È generalmente riconosciuta la funzione apotropaica della riproduzione alterata degli elementi del volto umano. La stessa funzione apotropaica ha anche l’olletta di Arsago Seprio (VA), l’unica con la raffigurazione degli organi sessuali femminili (tav. XV, n. 8). La destinazione è prevalentemente funeraria; la maggior parte degli esemplari proviene da tombe, pochi sono stati rinvenuti in contesti abitativi. I vasi antropoprosopi, diffusi in Italia settentrionale e ampiamente oltralpe (Britannia, Gallia, Renania, Rezia...)37, sono particolarmente numerosi nel comprensorio del Ticino (sono presenti anche nel Canton Ticino38). I più probabili luoghi d’origine del prototipo sono l’area centroitalica e la centromeridionale; tra le più antiche testimonianze vi è un frammento da Cosa, datato entro la seconda metà del II sec. a.C.39. I vasi lombardi però appartengono ad una produzione autonoma, poiché sono fondamentalmente diversi da quelli dell’area peninsulare, ad esempio da alcuni esemplari di probabile produzione campana40. Il frammento recuperato in via Platina a Cremona è probabilmente estraneo alla produzione della fornace e forse è un modello proveniente da altre manifatture41 (tav. XV, nn. 6-8; vedi appendice). Sono riportabili ai tipi Ricci 1/364-1/365 numerose ollette, particolarmente attestate in età tiberiano-claudia e documentate fino alla prima metà del II sec. d.C. Caratteristica è la decorazione sul corpo a fasci di linee incise a pettine parallele, allineate o incrociate, presente anche su 35 Tale suddivisione è stata proposta dalla Sena Chiesa, in Angera romana I 1985, p. 414, nota 139. 36 Secondo la Sena Chiesa (Angera romana I 1985, p. 414) la decorazione a volto umano dopo l’età flavia non è più attestata su esemplari norditalici. 37 Per i vasi antropoprosopi del Magdalensberg, SCHINDLER KAUDELKA 1975, pp. 130-132, forma 126, tav. 27. Cfr. inoltre i riferimenti bibliografici dati in SENA CHIESA 1983, p. 387; TASSINARI 1988, p. 150. 38 Ad esempio, SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Min. C. 28, p. 138, dis. 136, n. 29. 39 MARABINI MOEVS 1973, pp. 64-66, tavv. 6, 59, n. 68; RICCI 1985, pp. 321-322, 347. 40 Si tratta di esemplari conservati al Museo Nazionale di Napoli: RICCI 1985, pp. 321-322, 347, tav. CXIV, nn. 1-2 (tipo 1/111), n. 3 (tipo 1/26). 41 BREDA 1983-84, pp. 75, 214-215; BREDA 1996, p. 53. Gabriella Tassinari parecchie ollette rinvenute nel Canton Ticino, che non oltrepasserebbero la prima metà del I sec. d.C.42. Queste ollette hanno impasto a volte depurato a volte rozzo, con pareti piuttosto spesse e perciò confondibili con la ceramica comune (tav. XVII, nn. 15-17; vedi appendice). Un bicchiere di Salò (BS) rappresenta il tipo Ricci 1/6943, contraddistinto da una decorazione di fitte linee incise parallele orizzontali, intersecate da altre linee verticali, più distanti e profonde, a formare una griglia (tipo Ricci 4344). Questi bicchieri con tale peculiare decorazione sono diffusi soprattutto nella zona nordorientale e sul versante adriatico, con differenze di ingobbio e di impasto, grigio (ad esempio ad Aquileia) o bruno (ad esempio sul Magdalensberg), dall’ultimo quarto del I sec. a.C. al primo quarto del I sec. d.C. Il bicchiere di Salò sembra inserirsi bene in questa produzione, trovando in particolare confronto con i pezzi di Aquileia, per le sue caratteristiche (impasto grigio, decorazione Ricci 43, contesto di rinvenimento databile al 40-50 d.C. ca) (tav. XIX, n. 1; vedi appendice). Leggermente differenti sono due bicchieri lombardi riferibili al tipo Ricci 1/7045, che condivide con il bicchiere precedente la decorazione e l’area di diffusione (tav. XIX, nn. 2-3; vedi appendice). Una serie di elementi possono direttamente e indirettamente testimoniare la produzione lombarda della ceramica a pareti sottili rinvenuta nella regione. Purtroppo, in base ai dati attuali, non è possibile individuare altre officine di fabbricazione, oltre a quella di Cremona, né precisare l’area di diffusione (lombarda? padana?). 43 (XIX e LIV) o Mayet (XXXVII); ma tali identificazioni, non convincenti, depongono a favore di una elaborazione morfologica indipendente di queste forme (tav. XIII, nn. 3-5; vedi appendice). Le coppette biansate sono poco frequenti. La più attestata è la coppetta Cremona 1, con orlo alto e rigonfio e corpo fortemente rastremato; ne sono stati trovati sette esemplari a Cremona e uno nell’Oltrepò mantovano, non precisamente databili. Queste coppette potrebbero appartenere ad una produzione di Cremona in base alla forma senza confronti, all’impasto grigio, con ingobbiatura non uniforme e alla decorazione a rotella ottenuta con gli stessi tipi particolari di punzoni (rombi, triangoli...) della fornace di via Platina (tav. XIII, n. 8; vedi appendice). Le altre coppette biansate sono presenti sempre con un solo esemplare. Costituiscono indicazioni per ipotizzare una produzione locale la diffusione circoscritta, il fatto che non siano riconducibili nell’ambito delle forme codificate (si veda ad esempio la forma sproporzionata della coppetta Cardano al Campo 1; tav. XIII, n. 13) o alcune particolarità locali (ad esempio le anse duplici, bipartite in alto e unificate in basso della coppetta Arsago Seprio 2; tav. XIII, n. 10) e la fattura spesso poco accurata (tav. XIII, nn. 9-13; cfr. anche la coppetta Legnano 1; vedi appendice). In base a criteri morfologici, decorativi e di impasto si propende a sostenere o almeno ipotizzare che siano prodotti in Lombardia numerosi esemplari46. Ne sono un esempio le varie coppette che presentano notevoli analogie con il tipo Marabini XXXVI47, ma che tuttavia se ne discostano per diversi particolari (tav. XII, nn. 10-16; vedi appendice). Così si possono ritenere prodotti lombardi tre coppette con orlo alto e corpo con carena arrotondata o accentuata. Infatti alcune sono catalogate dai relativi Autori come tipi Marabini Sono assai frequenti le ollette con corpo ovoide e orlo estroflesso, che per tale morfologia sono spesso definite “varianti” della forma Marabini V. Esse si distinguono tra loro per alcune specifiche particolarità che inducono a classificarle separatamente. Tra esse le più numerose sono le ollette Angera 10, collocabili nel I sec. d.C., con una probabile prevalenza in età giulio-claudia. Per la caratteristica decorazione á la barbotine a puntini di varie dimensioni disposti irregolarmente o a file, estranea a tipologie centroitaliche, si è a ragione richiamata una presumibile continuazione delle ollette a protuberanze del tardo La Tène 48. Le ollette Angera 10 sono attestate esclusivamente nel comprensorio Verbano-Ticino; perciò si condivide l’ipotesi del Lamboglia che il centro di produzione fosse non lontano dal Canton Ticino49. Queste presenze potrebbero esser più numerose, poiché è spesso 42 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 225. 47 Appunto come una variante della forma Marabini XXXVI è 43 RICCI 1985, p. 259, tav. CXXXIX, n. 3 = SCHINDLER KAU- considerato il tipo di coppetta emisferica con orlo estroflesso, assottigliato o ingrossato (Calvatone 1) in Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91. Così la coppetta Capiago Intimiano 1 è morfologicamente la stessa del tipo Ricci 2/221 (Mayet XXX); si tratta di esemplari dalla Spagna, per i quali non si formulano ipotesi sulla datazione e il centro di produzione (RICCI 1985, p. 295). 48 Cfr. i riferimenti bibliografici dati in Angera romana I 1985, p. 413, nota 136. 49 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 223. Per gli esemplari del Canton Ticino, che giungono fino a età adrianea, cfr. da ultimo DE MICHELI 1997, pp. 220, 222, fig. 2, n. 22. DELKA 1975, tav. 23, n. 130, tav. 39, forma 130 (20-30 d.C. circa). 44 RICCI 1985, p. 313, tav. CI, n. 1. 45 RICCI 1985, p. 259, tav. LXXXII, n. 14 = SCHINDLER KAUDELKA 1975, tav. 18, n. 95, a- c, tav. 39, forma 95 (20-30 d.C. circa). 46 Sembra confermare questa affermazione il fatto che spesso quegli esemplari qui ritenuti prodotti lombardi non trovano confronto puntuale neanche in zone relativamente vicine, come ad esempio Alba; lo dimostra la recente analisi della ceramica a pareti sottili lì rinvenuta (cfr. LEVATI 1997). 44 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI difficile riconoscere se vanno inseriti nella ceramica a pareti sottili o nella ceramica comune quegli esemplari catalogati semplicemente come “tipiche ollette punterellate” (tav. XV, nn. 11-14; vedi appendice). Varie altre ollette, più o meno accostabili alla forma Marabini V, presentano leggere varianti morfologiche, di frequente una decorazione inquadrabile nel ricco repertorio tardoceltico, un impasto spesso non depurato; inoltre sono documentate solo in un sito o sono circoscritte ad un’area ben precisa (tav. XVI, nn. 1-13, tav. XVII, n. 1; vedi appendice). Tra questi esemplari vi sono le ollette Angera 13, molto vicine alla ceramica comune e perciò non facilmente definibili come ceramica a pareti sottili; sono poco frequenti, concentrate solo nell’area Verbano-Ticino e probabilmente databili in età flavio-traianea (tav. XVII, n. 2; vedi appendice). L’olletta Angera 12 è documentata nella necropoli di Angera (VA) da due esemplari sporadici, ascritti ad età claudio-neroniana (tav. XVII, n. 5; vedi appendice). Per la forma e la decorazione a baccellature di una di queste ollette, la Sena Chiesa50 rileva l’imitazione delle Zartenrippenschalen in vetro e pensa ad un prodotto forse non padano. Tuttavia le affinità con altre ollette (tav. XVII, nn. 6-7; vedi appendice) inducono a supporre una produzione locale/regionale. I bicchieri Angera 7, con le presine sul corpo, sono ascrivibili da età augustea a età neroniana. Essi si possono riferire genericamente ai tipi Marabini XI e XXXII, dove però non compaiono le presine. Questi bicchieri presentano analogie anche con alcune forme dei bicchieri di Aco51. Il bicchiere Angera 7 appare caratteristico di una parte del comprensorio Verbano-Ticino52; si può ritenere si tratti di una produzione con diffusione relativamente limitata (tav. XVIII, nn. 7-8; vedi appendice). Vari bicchieri/ollette sono simili al bicchiere Angera 7. Essi sono caratterizzati sia da omogeneità morfologica sia da variazioni che fanno la specificità di ogni pezzo, da impasto di solito non depurato e da un certo spessore delle pareti (tav. XVIII, nn. 9-12; vedi appendice). alcuni bicchieri, analoghi e leggermente differenti, talvolta con pareti piuttosto spesse e/o con impasto poco depurato, che costituiscono “varianti” di una stessa forma. Infatti sia il bicchiere Angera 8 che quello Arsago Seprio 6 sono avvicinabili ai tipi Marabini XI e Mayet XXXVI (tav. XVIII, nn. 1314; vedi appendice), mentre il bicchiere Milano 5 si differenzia dal tipo Ricci 1/70, pure attestato in Lombardia (cfr. supra), per l’impasto chiaro, l’assenza di decorazione e la datazione più tarda (tav. XIX, n. 4; vedi appendice). La presenza quasi solo nella necropoli di Angera (VA) (alcuni esemplari sono documentati anche nel Canton Ticino53) dell’olletta Angera 14 conferma l’ipotesi avanzata di una produzione locale54. Inoltre queste ollette, decorate o non, hanno un impasto talvolta depurato, talvolta grossolano; la fattura è progressivamente più trascurata, con le pareti più spesse, così da avvicinarsi alla ceramica comune. Ad Angera queste ollette, insieme ai boccalini monoansati (Angera 16) sostituiscono tutte le altre forme, da età flavia (ma per lo più da età traianea) ad età antonina; un esemplare è ancora associato a una moneta di Plautilla (tav. XIX, nn. 6-7; vedi appendice). Da alcuni studiosi sono inseriti tra i bicchieri Angera 7 anche altri manufatti che presentano le caratteristiche presine sul corpo. Tuttavia qui è parso opportuno dividerli e classificarli come gruppo Arsago Seprio 9, poiché si differenziano per il corpo, troncoconico o cilindrico, e perché parecchi hanno impasto non depurato e fattura generalmente corrente, tanto che il Lamboglia55 li inserisce nei “vasi verniciati e d’uso comune”. Dunque il riferimento alla ceramica a pareti sottili è giustificato piuttosto dalla forma. Analogamente ai bicchieri Angera 7, questi vanno da età augustea ad età neroniana; invece nel Canton Ticino, dove essi sono numerosi, sembrano persistere fino alla prima metà del II sec. d.C.56. La loro diffusione è limitata al comprensorio Verbano-Ticino (tav. XIX, nn. 10-11; vedi appendice). Il boccalino (tipi Marabini XV, L, LI, LXVIII, LXX) è noto nella produzione centroitalica già da età augustea e diviene, dalla fine del I sec. d.C., una delle forme più diffuse. La maggior parte degli esemplari lombardi costituiscono attestazioni iso- Si possono considerare prodotti lombardi anche 50 Angera romana I 1985, pp. 414-415. 54 Angera romana I 1985, pp. 415-417, 421. 51 Cfr. MARABINI MOEVS 1973, pp. 73, 101; Angera romana 55 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 224-225. I 1985, pp. 410-411, 420. 52 Nel Canton Ticino bicchieri Angera 7 sono presenti ad esempio a Muralto (SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Liv. a. 8, p. 37, dis. 50, n. 2; Branca, p. 189, dis. 103, n. 5) e a Locarno, Solduno (DONATI 1979, p. 198, tomba 1956/S3, fig. 41). 53 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Mur. P. 28, p. 25, dis. 37, n. 3; DONATI 1979, p. 116, tomba 57.2, fig. 156. 56 Cfr. gli esemplari di Ascona (DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, p. 44, p. 85, tomba S2, n. 06, p. 93, tomba S5, n. 05, p. 125, tomba S23, n. 02). Secondo il Lamboglia (SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 224-225) questi bicchieri tendenderebbero, col tempo, ad acquistare parete curva; con tali esemplari si attenua la distinzione tra i bicchieri Angera 7 e i bicchieri Arsago Seprio 9. Cfr. ad esempio, SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Min. C. 31, p. 142, dis. 137, n. 5. Gabriella Tassinari late, senza confronto o solo genericamente accostabili ai tipi delle classificazioni comunemente usate (tav. XX, nn. 1-4, 8; vedi appendice). I più frequenti sono i boccalini monoansati Angera 16. Essi presentano alcune varianti: orlo con o senza collarino, corpo ovoide o con bassa carenatura arrotondata. Alcuni esemplari si distinguono per impasto più depurato e fattura più accurata. Questi recipienti potori si affermano, in base ai contesti datati, da età tardo-flavia (il maggior numero di presenze in età traianea-adrianea) a età antonina. I boccalini della necropoli di Angera (VA) sono i più numerosi; hanno spesso un impasto depurato, compaiono contemporaneamente alle ollette Angera 14, ma maggiore è il numero di presenze, nel II sec. d.C. (tav. XX, nn. 5-7; vedi appendice). I boccalini biansati sono piuttosto rari e sono documentati con quattro diversi esemplari (tav. XX, nn. 9-10; cfr. anche i boccalini Rovello Porro e Abbiategrasso; vedi appendice). 45 frammenti di Milano si ipotizza una produzione locale59 (tav. XXI, n. 3; vedi appendice). Il bicchiere Marabini III è caratteristico del periodo repubblicano; il centro di produzione era molto probabilmente in Etruria60. Gli esemplari lombardi, per lo più frammentari, non sembrano avere il corpo alto e slanciato dei bicchieri centroitalici, tanto che qualcuno viene inserito tra le ollette di forma Marabini V. Date le numerose analogie con il tipo Ricci 1/12 (cfr. infra) non si esclude che vari frammenti lombardi appartengano a quel tipo. L’eterogeneità morfologica e tecnologica riscontrata nei pezzi di Calvatone (CR), ad esempio, con pareti più sottili e impasto più depurato (tav. XXI, n. 5) oppure con fattura poco accurata (tav. XXI, n. 6) non consentono di precisare le produzioni61. Gli unici esemplari databili (secondo quarto I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.) provengono da Calvatone (CR) (tav. XXI, nn. 4-6; vedi appendice). 4.c. Prodotti di origine incerta Per alcuni esemplari rinvenuti in Lombardia non è possibile stabilire se si tratti di una produzione lombarda o padana oppure di un’importazione da altre aree. Prodotti di tradizione centroitalica Il bicchiere Marabini I costituisce uno dei casi in cui è quasi impossibile distinguere gli esemplari importati da quelli probabilmente riprodotti in loco. Un centro di produzione è stato indicato nella zona tra Lazio settentrionale e Toscana meridionale, dai primi decenni del II sec. a.C.; intorno alla metà del I sec. a.C. sembrano iniziare le produzioni locali57. Il tipo è piuttosto frequente nei contesti lombardi, dalla fine del II sec. a.C. ai decenni iniziali del I sec. d.C. e soprattutto nel I sec. a.C. Attualmente ci si basa solo su criteri soggettivi per individuare le varie produzioni.Tra i bicchieri Marabini I di Calvatone (CR) e di Cremona i singoli Autori hanno distinto alcuni esemplari importati, con pareti molto sottili e fattura più accurata, da altri considerati riproduzione locale dei prototipi. Sarebbero ritenuti probabilmente locali quei bicchieri con le pareti più spesse e con la decorazione irregolare e poco curata che troverebbero confronto in altri pezzi di Cremona, dallo scarico della fornace di via Platina (inedito) e da p.za Marconi58. Anche per alcuni Anche il bicchiere Marabini IV è peculiare del periodo repubblicano, da metà del II sec. a.C. con probabile incremento nel I sec. a.C.; sembra assente dai livelli augustei62. Il tipo non è frequente in Lombardia; i contesti datati concordano con la cronologia suddetta (Cremona: inizi I sec. a.C.; Milano, Scavi MM3: 100-30 a.C.). La Ricci63 propone di individuare il centro di produzione di questo tipo nelle officine dell’Italia centrale. In base a criteri non verificabili i frammenti di Milano sono attribuiti a una produzione locale64 (tav. XXI, nn. 7-9; vedi appendice). Secondo la Ricci65 il centro di produzione del bicchiere Marabini VII (Ricci 1/20, 1/362) fu probabilmente, in una fase iniziale, centroitalico; poi, forse già dalla metà del I sec. a.C., questi bicchieri furono prodotti in altri centri, ad esempio Siracusa e Aquileia. Ad essi si può aggiungere Adria, dove in uno scarico di un’officina ceramica sono presenti bicchieri in impasto chiaro simili ai lombardi66. Proprio dalla seconda metà del I sec. a.C. (Calvatone, CR) a età augustea (Ottobiano, PV, Arsago Seprio, VA) sono inquadrabili i bicchieri lombardi. Essi sono talvolta catalogati come tipo Marabini IV o tipo Mayet VIII, poiché si discostano un po’ dalle forme canoniche (tav. XXI, nn. 10-13, vedi appendice). L’olletta Marabini V, generalmente non deco- 57 RICCI 1985, pp. 243-244. 63 RICCI 1985, ibidem. Invece la Marabini Moevs (1973, pp. 58 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 84-85; CASSI 1996, pp. 83-84. 59-61) indica per la produzione di questo tipo una zona a sud della Transpadana. 64 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 51. 65 RICCI 1985, p. 248. 66 Antico Polesine 1986, pp. 216-217, tav. 4, nn. 35-38. Un bicchiere, ad impasto chiaro, identico all’esemplare di Parabiago (tav. XXI, n. 11) è attestato nel Canton Ticino nella prima metà del I sec. d.C. (DE MICHELI 1997, pp. 220, 222, fig. 2, n. 37). 59 S. Maria alla Porta 1986, p. 137; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44. 60 RICCI 1985, p. 245. 61 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85, 97. 62 RICCI 1985, pp. 247-248, tipo 1/19. 46 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI rata, ha un uso piuttosto lungo: i contesti lombardi databili vanno dal I sec. a.C. a tutto il I sec. d.C. Tra le ollette di Calvatone (CR) la Masseroli distingue alcuni esemplari di fattura accurata, con pareti sottili, impasto ben depurato, probabilmente di produzione centroitalica (tav. XXI, n. 15) e altri che considera di produzione padana, perché più lontani per morfologia e fattura dal prototipo (tav. XXI, n. 16)67. In effetti alcune ollette lombarde Marabini V sono vicine alla ceramica comune e presentano numerose analogie con le ollette Angera 13, prodotto quasi sicuramente lombardo (cfr. supra) (tav. XXI, nn. 14-16; vedi appendice). Milanese e a Calvatone (CR) sono eterogenei, per fattura e impasto. È difficile individuarne il luogo di produzione72 (tav. XXII, n. 2; vedi appendice). Assai singolare è la coppetta biansata Arsago Seprio 10, di età augustea, con anse sopraelevate, duplici, bipartite in alto e in basso, unificate da una striscia con le estremità rialzate. Essa non è inquadrabile nelle classificazioni note ed è priva di riscontri (anche per la decorazione e l’applicazione sulle anse) in Lombardia. Invece le sue caratteristiche trovano singoli confronti su coppe rinvenute in Etruria, nel Lazio e nella penisola iberica68. Pertanto questa coppetta è probabilmente importata da manifatture centroitaliche (tav. XXI, n. 1; vedi appendice). La coppetta Angera 5 è documentata solo nella necropoli di Angera (VA); sporadica, è attribuita all’età claudio-neroniana. La singolare decorazione - pareti increspate, cioè a colate à la barbotine e sabbiate - è riconducibile alla decorazione Ricci 70, considerata tipica della manifattura di Lione e diffusa nell’area transalpina75. Quindi l’esemplare, senza confronti nell’area Verbano-Ticino, è probabilmente importato da ateliers lionesi76. Però va ricordato che la Marabini Moevs collega questa tecnica di decorazione “a ragnatela” (spider-web) con la ceramica tardo La Tène77. La stessa decorazione compare anche su un frammento di Milano catalogato nelle coppette Angera 2 e su un fondo di coppetta, sabbiato all’interno, rinvenuto a Cremona, via Platina, ritenuto estraneo alla produzione della fornace78 (tav. XXII, n. 1; vedi appendice). Analogamente da manifatture centroitaliche potrebbe provenire la coppetta biansata Graffignana, rinvenuta in una tomba di fine I sec. a.C.-inizi I sec. d.C. Questa è vicina al boccalino Ricci 1/165-166 (Marabini LVI; Mayet XIII, anche con una sola ansa), che conosce una considerevole esportazione in età augustea69 (tav. XXI, n. 2; vedi appendice). Prodotti con confronti tra le produzioni lionesi Il bicchiere Marabini XII è stato considerato una derivazione dalle forme del Golasecca70. Lione è un centro di fabbricazione; vari di questi bicchieri figurano tra le produzioni dell’atelier di la Muette, ascrivibili tra il 20 e il 5 a.C.71. I pochi frammenti, di età augusteo-tiberiana, rinvenuti nel Anche il bicchiere Marabini XXXV è uno dei prodotti più diffusi delle officine di Lione73. Si rinviene tra il materiale dell’atelier di Loyasse (30/20 a.C.) e, in alta percentuale, tra quello dell’atelier di la Muette (20/5 a.C.). Gli esemplari mostrano leggere variazioni morfologiche. La forma è attestata in Lombardia, in modo limitato, in contesti di età augustea74 (tav. XXII, n. 3; vedi appendice). Prodotti con confronti tra le produzioni transalpine La coppetta Angera 6 è attestata solo ad Angera (VA), in una tomba di età flavia. Per la forma e la decorazione a depressioni essa è avvicinabile alla forma Marabini XXVII, senza anse. Considerando l’ampia produzione decorata a depressioni, diffusa nelle province transalpine in età flavia e nel II sec. d.C., questa coppetta è forse importata da officine transalpine79 (tav. XXII, n. 4; vedi appendice). I bicchieri Angera 9 riuniscono esemplari un po’ 67 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88. 75 GREENE 1979, p. 17; RICCI 1985, p. 320, tav. CIII, n. 1, ove 68 Cfr. TASSINARI 1986, pp. 163-166. numerosi riferimenti. Cfr. inoltre, per il Magdalensberg, SCHINDLER KAUDELKA 1975, p. 129, forma 125, tav. 26, p. 143, forma 145, tav. 31 (età claudia). Va tuttavia ricordato che questa decorazione è ancorabile anche ad altri centri produttivi, come Ravenna e Adria, dove è presente su coppette ad impasto chiaro (MAIOLI 1973, p. 63, tav. I, n. 1; Antico Polesine 1986, p. 218, n. 51, tav. 5). A questi esemplari si può forse aggiungerne uno di Eporedia (BRECCIAROLI TABORELLI 1987, p. 138, tav. XLVII, 392.183). 76 Angera romana I 1985, pp. 409-410. 77 MARABINI MOEVS 1973, pp. 178-179. 78 BREDA 1983-84, pp. 213-214, tav. PS 81; BREDA 1996, p. 53. 79 Angera romana I 1985, p. 408. Non è possibile definire la provenienza neanche dell’identica coppetta, con impasto chiaro e pareti sottilissime, rinvenuta in una tomba della prima metà del II sec. d.C. di Ascona, nel Canton Ticino (DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, pp. 40-43, terza dall’alto nella tavola). 69 RICCI 1985, pp. 275-276. 70 MARABINI MOEVS 1973, p. 74; RICCI 1985, p. 275, tipo 1/159. 71 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 63-68, p. 137, fig. 34, nn. 1-6. 72 Non si possono verificare i criteri secondo cui i frammenti milanesi sembrano essere di produzione locale (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 45-46). 73 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 22-23, p. 34, fig. 4, nn. 2, 4-5, pp. 63-68, pp. 135-136, figg. 32-33, p. 142, fig. 39, nn. 1-6. 74 Un frammento di Calvatone (CR) per il tipo di impasto - grigio ingobbiato di nero - e di decorazione - mammillature á la barbotine - è stato ricondotto alla produzione padana: Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97. Inoltre l’impasto dei bicchieri di Canegrate (MI) è identico al caratteristico impasto non depurato dei bicchieri a tulipano rinvenuti nello stesso sito (visione autoptica). Gabriella Tassinari diversi per forma e per impasto, ma caratterizzati dalla particolare decorazione a depressioni ovali e solcature80. L’esemplare di Angera (VA), rinvenuto in una tomba di età neroniana, è avvicinabile alla forma Mayet VI-VII. È probabile che anche questi bicchieri per le loro caratteristiche, come la decorazione, appartengano ad una produzione transalpina81 (tav. XXII, nn. 5-6; vedi appendice). Il boccalino Angera 15, con depressione sotto l’ansa, si collega ai boccalini monoansati in impasto grezzo (nn. 3 e 4 della ceramica comune), di tradizione retica, diffusi e tipici della Lombardia 47 orientale e del Trentino occidentale dal I al IV sec. d.C. Finora in Lombardia sono stati rinvenuti solo due di questi boccalini in ceramica a pareti sottili ad Angera (VA), in una tomba di età neroniana, e ad Albairate (MI), datato ad età traianea. È stato ipotizzato82 che il manufatto angerese sia probabilmente importato dall’area alpina orientale. Uno o più esemplari analoghi sono conservati al museo di Aquileia; pertanto non si può escludere neanche l’importazione da quel centro o da officine della Cisalpina orientale (tav. XXII, n. 7; vedi appendice). (Gabriella Tassinari) 80 La stessa caratteristica decorazione compare, ad esempio, su due diversi tipi ad impasto chiaro (I sec. d.C. / età adrianea), nel Canton Ticino (DE MICHELI 1997, pp. 218, 220, 222, fig. 1, n. 17, fig. 2, n. 36). 81 L’ipotesi, avanzata (Angera romana I 1985, p. 411) per l’esemplare angerese, anche in base all’impasto, può forse esser estesa agli altri due bicchieri. 82 Angera romana I 1985, pp. 419-421. 48 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI APPENDICE 5. Le attestazioni della ceramica a pareti sottili in Lombardia 5.a. Materiale rinvenuto nella fornace di via Platina a Cremona Coppette Forma: coppetta Angera 1 (Marabini XXXVI, Mayet XXXV, Ricci 2/214, 2/235, 2/291, 2/315, 2/348, 2/405-407) (tav. XI, nn. 1-2) Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine: motivi vegetali accompagnati da file o festoni di puntini, puntini insieme a circoletti tangenti e intersecantisi; di rado sottili costolature e sabbiatura interna. Impasto grigio: á la barbotine: squame irregolari disposte in file approssimativamente orizzontali; file e festoni di puntini; a rotella. Attestazioni: Impasto chiaro, ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 150, tav. PS 1, pp. 155-156, tav. PS 8, pp. 159-160, tav. PS 13, pp. 166-167, tav. PS 21, p. 207, tav. PS 73). Impasto grigio, ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 177178, tav. PS 34 (= BREDA 1996, p. 51, fig. 15), p. 211, tav. PS 78, p. 219, tav. PS 86). Forma: coppetta Angera 2 (Marabini XXXVI, Mayet XXX, XXXIII, Ricci 2/230, 2/248, 2/320, 2/323, 2/327, 2/404, 2/409, 2/410, 2/433) (tav. XI, nn. 3-7) Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine: solcature insieme a rametti di foglie o a tralci desinenti in gocce á la barbotine; file di gocce irregolari; file di punti insieme a racemi semicircolari; file di gocce o puntini alternati a circoletti con gocce al centro; squame irregolari disposte a scacchiera in file orizzontali; baccellature e lunule irregolari; di rado sabbiatura. Impasto grigio: á la barbotine: motivi vegetali spesso stilizzati, talvolta desinenti in gocce á la barbotine; gocce irregolari; file di punti insieme a circoletti con al centro mammillature o a foglie o racemi semicircolari guarniti da mammillature; rotella insieme a solcature e costolature. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 150152, tavv. PS 2- PS 4, p. 157, tav. PS 9, pp. 165-166, tavv. PS 19-PS 20, pp. 169-170, tavv. PS 24-PS 25, pp. 173174, tavv. PS 29-PS 30, p. 176, tav. PS 32, pp. 178-179, tav. PS 35, pp. 181-182, tavv. PS 39-PS 40, pp. 184-185, tavv. PS 43-PS 45, pp. 191-192, 195-197, tavv. PS 51-PS 53, tav. PS 55, tav. PS 57, tav. PS 59, pp. 199-200, tavv. PS 62-PS 63, p. 202, tav. PS 66, pp. 204-208, tav. PS 69, tavv. PS 71-PS 72, tav. PS 74, pp. 225-226, tav. PS 95). Impasto grigio, spesso ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 153155, tavv. PS 5-PS 6, pp. 158-159, tav. PS 11, pp. 167- 168, tav. PS 22, pp. 170-172, tavv. PS 26-PS 27, pp. 174175, tav. PS 31, p. 179, tav. PS 36, pp. 183-184, tav. PS 42, pp. 197-198, tavv. PS 60-PS 61, p. 201, tav. PS 65, pp. 203-205, tav. PS 68, tav. PS 70, pp. 211-212, tav. PS 79, pp. 221-223, tav. PS 88, tavv. PS 90-PS 91). Forma: coppetta Angera 3 (variante del tipo Marabini LXVII, Mayet XXXIII, Ricci 2/231, 2/402) (tav. XI, nn. 8-10) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta una solcatura sotto l’orlo; sul corpo á la barbotine: rametti di foglie lanceolate o sagittate insieme a punti. Impasto grigio: á la barbotine: motivi vegetali, file di punti, mammillature; rotella; strigilature. Attestazioni: Impasto chiaro, ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 161162, tavv. PS 14-PS 15). Impasto grigio, spesso ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 157158, tav. PS 10, p. 180, tav. PS 38, pp. 188-189, tav. PS 48, pp. 193-194, tav. PS 54, pp. 209-210, tav. PS 76, pp. 220-222, tavv. PS 87-PS 89). Forma: coppetta biansata via Platina 1 (tav. XI, n. 11) Decorazione: sull’orlo solcatura, sul corpo strigilature. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura nerastra: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 187188, tav. PS 47 = BREDA 1996, p. 51, fig. 16). Bicchieri e ollette Forma: olletta via Platina 2 (tav. XI, nn. 12-16) Decorazione: Impasto chiaro: modanature sull’orlo e/o collo; sul corpo á la barbotine, rade squame ampie e regolari, disposte approssimativamente a scacchiera o circoletti con mammillature. Impasto grigio: modanature sull’orlo e/o collo; sul corpo á la barbotine: tralci ramificati desinenti in foglie trilobate; racemi semicircolari con filari di puntini; festone ondulato a doppio filare di puntini; fasci di linee a pettine oblique incrociantesi; rotella. Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 179180, tav. PS 37, pp. 208-209, tav. PS 75). Impasto grigio: BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 119, n. 6, tav. L, n. 6). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 71-72, catt. 10-11, tavv. X-XI; FAVARO 1989-90, p. 101, n. 8, tav. X; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 92, fig. 106); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 168-169, tav. PS 23, pp. 186-187, tav. PS 46, p. 212, tav. PS 80, pp. 215-218, tavv. PS 83-PS 85, pp. 224-225, tavv. PS 93-PS 94). Gabriella Tassinari Forma: olletta via Platina 3 (tav. XI, n. 17) Decorazione: modanature sulla spalla. Attestazioni: Impasto chiaro, ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 227, tav. PS 96). 5.b. Prodotti di probabile origine padana e/o lombarda Coppette Forma: coppetta Angera 1 (Marabini XXXVI, Mayet XXXV, Ricci 2/214, 2/235, 2/291, 2/315, 2/348, 2/405-407) (tav. XII, nn. 1-3) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta sull’orlo solcature o modanature; sul corpo á la barbotine (vari motivi vegetali; scaglie di pigna; puntini...); sabbiatura; á la barbotine insieme a sabbiatura; rotella; rotella insieme a solcature; á la barbotine insieme a solcature; sabbiatura insieme a solcature; depressioni; costolature; nervature trasversali che formano un motivo a petali obliqui, riempiti da altre sottili nervature (“a piume”). Impasto grigio: talvolta sull’orlo solcature o modanature; sul corpo á la barbotine (vari motivi vegetali; puntini a file o disposti a formare rombi; conchiglie...); sabbiatura; á la barbotine insieme a sabbiatura; rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; á la barbotine insieme a sottili costolature; rotella insieme a solcature; leggere depressioni; strigilature; nervature trasversali che formano un motivo a petali obliqui, riempiti da altre sottili nervature (“a piume”). Impasto non specificato: á la barbotine; a rotella. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 211-213, tav. VIII, nn. 5-6); Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 31, n. 3, tomba 12, tav. XLIV, n. 2, p. 32, n. 5, tomba 19, tav. XLVII, n. 4); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 44, n. 3, tav. I, n. 2). CO: Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 201-202, 361, scheda 238, fig. 134, nn. 4-5, fig. 207). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 90, figg. 9092). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 153, n. 7, tav. 77, p. 184, n. 7, tav. 98); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 77-78, cat. 23/2-3, p. 112, cat. 25/72); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 142, tav. 54, p, q); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 42, tav. IX, nn. 1, 4, 6); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 87, n. 8, tav. 20, n. 8, p. 116, n. 4, tav. 41, n. 4, p. 119, n. 3, tomba 35, tav. 44, n. 3); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 210-211, tav. LV, n. 200). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 70, tav. XVIII, n. C6, pp. 122-123, tav. XXXVIII, n. C1); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 55, tav. XIII, n. C4). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 79, n. 8, tomba BA32, tav. LI, n. 2). VA: Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, n. 3); Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 165166, tav. XL, n. 147); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 6-8, n. 13; TREGGIARI 1986-87, pp. 170-171, tav. 49 XLI, n. 153); Gorla Minore (TREGGIARI 1986-87, p. 174, tav. XLII, n. 154); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 106, d, tomba 4, tav. II, d, p. 108, i, tomba 5, tav. III, i); Somma Lombardo, via Visconti (Varese, Musei Civici di Villa Mirabello, cit. in BERTOLONE 1949-50, p. 73). Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p. 114, fig. 99, n. 10); Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 116, tomba 9bis, tav. XLIX, n. 1; Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig. 56). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, nn. 1-2); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 18, n. 7, fig. 12 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 36, 38, n. 56a, fig. 56a = Carta Brescia 1996, vol. I, p. 162, scheda 428, tav. II, n. 12); Nave (Sub ascia 1987, pp. 42-43, P, pp. 5253, R (= tav. XXII, n. 5?), pp. 75-76, O, p. 175, tav. 22, nn. 1-2, 5); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 2, tomba 75). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 169, d, tav. XVIII, d); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 89, n. 28, tav. II, n. 28); Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 179, n. 8, tav. 45, n. 2 = TREGGIARI 1986-87, pp. 25-27, tav. IV, n. 10; Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 137, prima da destra). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 90, figg. 9394); Cremona (CASSI 1996, p. 87, fig. 22); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, pp. 69-71, tav. XIX, catt. 31, 33 = CATTANEO 1996, p. 155, p. 167, figg. 12-13; Piazza Marconi 1984, p. 29, n. 22: attribuzione ipotetica); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole (Platina 1988, p. 98, scheda 35). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 3); Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 209-210, tav. LIV, n. 199); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 80, cat. 23/17, p. 94, cat. 24/4); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 83, n. 2, tomba 3, tav. 17, n. 2, p. 109, n. 2, tav. 35, n. 2); Turbigo, La Galizia (TREGGIARI 1986-87, pp. 92-93, tav. XIX, n. 68). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 83, tav. XXII, n. C1); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 123, tav. XXXVIII, n. C4). PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, pp. 96-97, tav. XX, n. 72); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 52, n. 9, tomba BA13, tav. XXII, n. 2, pp. 92-93, nn. 12-14, tomba BA36, tav. LXVIII, n. 1); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 11, 13, nn. 3-4, tomba I, fig. 2, pp. 39-40, n. 3, tomba XXI, fig. 26); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 81, n. 2, tomba 36, tav. IX, n. 1); Pavia (poster esposto a: Multas per gentes et multa per aequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi, Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997); Zinasco (MACCHIORO 1984, p. 15, tav. XVII, fig. 17). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 119, n. 4, tav. 33, n. 1, p. 279, n. 4, tav. 65, n. 10, p. 280, nn. 1618, tav. 67, nn. 4-6); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 88, n. 1, tav. 44, n. 1); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 102, n. 4, tav. XXXV, f); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94 = St. 102970, Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio); Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n. 139: attribuzione ipotetica). 50 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Impasto non specificato: BS: Carpenedolo, Campo Mattone (“NotALomb”, 198889, p. 206, fig. 180); Cortefranca (BEZZI MARTINI 1983, pp. 63-64, scheda 26); Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, p. 211, fig. 186 = Manerbio 1995, p. 84); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 47, n. 15, tav. I, n. 4). CR: Cremona (CASSI 1996, p. 87, fig. 25). MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 25, St. 1058); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/93). PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 22). Forma: coppetta Angera 2 (Marabini XXXVI, Mayet XXX, XXXIII, Ricci 2/230, 2/248, 2/320, 2/323, 2/327, 2/404, 2/409, 2/410, 2/433) (tav. XII, nn. 4-6) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo á la barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, motivi vari stilizzati, lunule, mammillature, punti... variamente combinati); rotella; solcature; rotella insieme a solcature; sabbiatura; sabbiatura insieme a linea incisa; sabbiatura insieme a increspature. Impasto grigio: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo á la barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, motivi vari stilizzati, mammillature, punti in file e/o a festoni... variamente combinati); rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; costolature; solcature; rotella insieme a solcature; rotella insieme a solcature e costolature; sabbiatura; sabbiatura insieme a solcature; strigilature; rara una decorazione a due bande, la prima con un motivo a conchiglie á la barbotine, la seconda a rotella. Impasto non specificato: á la barbotine (foglie, volute, puntini); rotella. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 42, 59, n. 43); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, pp. 70-71, 79, n. 6, fig. 8 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 33-34, n. 48a); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 1, tomba 73). CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 30-31, tav. IV, n. 13). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, fig. 3); Albairate (Albairate 1986, pp. 58, 65, nota 65); Garbagnate Milanese (TREGGIARI 1986-87, pp. 70-71, tav. XIII, n. 46); Legnano, Casina Pace (TREGGIARI 1986-87, pp. 73-74, tav. XIV, n. 49); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 94, cat. 24/8); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 42, tav. IX, n. 7); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 211-212, tav. LV, nn. 201-202). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, p. 204, tav. I, n. 1, p. 207, tav. II, n. 4). PV: Alagna Lomellina (M.G. DIANI, La necropoli romana di Alagna Lomellina, intervento a: Multas per gentes et multa per aequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi (Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 259, n. 10, tav. 62, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 106, n. 8: attribuzione ipotetica); Varese (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 185-186, tav. XLVI, n. 170). Impasto grigio, spesso ingobbiato: BG: Bergamo (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 192-193, tav. XLIX, n. 176); Zanica, Cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 136, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, nn. 3-4, 7); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 42, 59, n. 42); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 84, fig. 64, prima, seconda e terza fila, prima da sinistra); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 6); Nave (Sub ascia 1987, p. 61, E; pp. 72-73, A1 (= p. 176, tav. 22, n. 3); pp. 90-91, S1 (= p. 175, tav. 22, n. 4)). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 89, n. 27, tav. II, n. 27); Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 178, n. 4, tav. 45, n. 2 = TREGGIARI 1986-87, pp. 3637, tav. V, n. 17; TREGGIARI 1986-87, pp. 27-30, tav. IV, nn. 11-12, pp. 42-43, tav. VI, n. 20; Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81; SENA CHIESA 1993, p. 194, fig. 9); Lecco (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 195-196, tav. L, n. 180); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 10-11, n. 10, tav. III, n. 10, p. 47, nn. 6-7, tav. XII, nn. 6-7). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 61-63, cat. 2, tav. II; Calvatone romana 1991, pp. 124-125, nn. 2-3, tav. IV, nn. 2-3: attribuzione ipotetica); Cremona (CASSI 1996, p. 87, fig. 23); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole (Platina 1988, p. 98, scheda 35). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 98, fig. 20, prima a sinistra); Legnano, Casina Pace (TREGGIARI 1986-87, pp. 74-75, tav. XIV, n. 50); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 96, cat. 24/22, pp. 105-106, cat. 25/18-19); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 42-43, tav. IX, nn. 10-12); Tavazzano con Villavesco, Cassinetta (TREGGIARI 1986-87, pp. 91-92, tav. XIX, n. 67); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 212-213, tav. LV, n. 203, p. 224, tav. LIX, n. 219). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 90, tav. XXV, n. C1); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 55, tav. XIII, n. C3, p. 57, tav. XIV, n. C15). PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, p. 94, tav. XX, n. 69); Cozzo Lomellina (TREGGIARI 1986-87, p. 103, tav. XXII, n. 78); Filighera (TREGGIARI 1986-87, p. 104, tav. XXII, n. 79); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 37, n. 2, tomba XIX, fig. 24, pp. 48-49, n. 2, tomba XXVII, fig. 33); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 81, n. 2, tomba 36, tav. IX, n. 1); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 160: attribuzione ipotetica); Lungavilla, fornace Palli (CALANDRA 1992, p. 20, n. 22, tav. III, n. 4; CALANDRA 1997, p. 17, fig. 5, n. 3); Pavia (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 231, tav. LXII, n. 230); Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI 1992, p. 66, n. 2, tomba 54bis, fig. 3); Zinasco (MACCHIORO 1984, p. 14, tav. XVII, figg. 15-16). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 121, n. 8, tav. 33, n. 8, p. 234, n. 14, tav. 53, n. 8, p. 262, n. 13, tav. 62, n. 12, p. 275, n. 9, tav. 64, n. 16, p. 282, n. 5, tav. 65, n. 13); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 88, nn. 2-3, tav. 44, nn. 2-3); Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 164-167, tav. XL, nn. 146-148); Induno Olona (PONTI 1896, p. XXIV, tav. XV, n. 6 =? TREGGIARI 1986-87, pp. 174-175, tav. XLII, n. 157). Impasto non specificato: CR: Cremona (CASSI 1996, p. 88, figg. 30, 32, 34). MI: territorio di Milano (SENA CHIESA 1979a, p. 191, fig. 194, a sinistra). Gabriella Tassinari Forma: coppetta Angera 3 (variante del tipo Marabini LXVII, Mayet XXXIII, Ricci 2/231, 2/402) (tav. XII, nn. 7-9) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo á la barbotine (foglie stilizzate, punti...); á la barbotine insieme a scanalature; linee incise; rotella; strigilature. Impasto grigio: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo á la barbotine (festoni di racemi semicircolari, foglie stilizzate, punti, mammillature, squame, cerchi... variamente combinati); rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; solcature; rotella insieme a solcature; rotella insieme a costolature e solcature; rotella insieme a conchiglie; strigilature; strigilature insieme a solcature. Impasto non specificato: á la barbotine (foglie stilizzate, puntini, squame...); strigilature. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato: BG: Bergamo (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 193, tav. XLIX, n. 177). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VIII, n. 4); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 6, tomba 70, scheda n. 7, tomba 103). CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 40-42, tav. VI, n. 19); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 47, n. 8, tav. XII, n. 8); Tavernerio (TREGGIARI 1986-87, p. 62, tav. XI, n. 38). MI: Legnano (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 200, tav. LI, n. 185). MN: Cavriana (TREGGIARI 1986-87, pp. 187-188, tav. XLVII, n. 171). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 221, n. 26, tav. 74, n. 5). Impasto grigio, spesso ingobbiato: BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17); Zanica, Basella (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda 632, fig. 95). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, n. 5); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 42, 59, n. 41); Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 52, fig. 7, pp. 54-55, n. 10); Nave (Sub ascia 1987, p. 58, E3 (= p. 175, tav. 21, n. 6), p. 78, T1, p. 95, D, p. 177, tav. 22, n. 7); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 22, tav. IV, t. 126/3, p. 68, tav. XXIII, t. 172/5; MASSA 1997, scheda n. 3, tomba 172, scheda n. 14, tomba 31). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 89, n. 29, tav. II, n. 29); Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 33-36, tav. V, nn. 15-16, pp. 39-40, tav. VI, n. 18); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 20, n. 5, tav. VI, n. 5, p. 26, n. 4, tav. VIII, n. 4, pp. 47-48, n. 9, tav. XII, n. 9); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 92, n. 3, tav. 1, n. 3); Tavernerio (TREGGIARI 1986-87, p. 61, tav. X, n. 37). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 63-67, catt. 3, 5, 6, tavv. III-V, VI; CORSANO 1990, pp. 48-50, C13-C30, tavv. I, nn. 7-9, tav. II, nn. 1-13). MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 64-65, tav. XII, n. 40); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/71); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 198687, pp. 222-223, tav. LIX, nn. 216-217, pp. 225-226, tav. LX, nn. 221-222); San Vittore Olona (TREGGIARI 198687, pp. 89-90, tav. XIX, n. 65 = ? SUTERMEISTER 1960c, pp. 34, 41, n. 4, tomba 16). MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p. 57, nn. 6-9, figg. 40-41, nn. 6-9); Gonzaga (BOTTURA 51 1988, p. 22, tav. II, n. C4, p. 77, tav. XX, n. C3); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 142-143, nn. 21-22, fig. 16, nn. 21-22). PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, pp. 95-96, 98, tavv. XX-XXI, nn. 70-71, 73); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 117, n. 9, tomba BA 70, tav. CI, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 59, n. 5, tomba 18, tav. II, n. 4, p. 79, n. 2, tomba 34, tav. VIII, n. 2); Pieve Porto Morone (TREGGIARI 1986-87, p. 105, tav. XXII, n. 80); Redavalle, Gragnolate (TREGGIARI 1986-87, pp. 107-108, tav. XXIII, nn. 81-82); Vigevano, Morsella (DIANI 1992, p. 84, tav. II, n. 1, tav. V, n. 4). VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 190-191, B11B12, tav. III, nn. 3-4: attribuzione ipotetica; Angera romana II 1995, p. 88, n. 4, tav. 44, n. 4); Induno Olona (TREGGIARI 1986-87, pp. 173-176, tav. XLII, nn. 155156, tav. XLIII, n. 158); Sesto Calende, Oriano (TREGGIARI 1986-87, pp. 183-184, tav. XLV, n. 167). Impasto non specificato: CR: Cremona (CASSI 1996, pp. 87-88, figg. 24, 26-29, 31). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 88: attribuzione ipotetica); Sant’Angelo Lodigiano, Lazzaretto (Lodi 1990, p. 69, primo disegno). Forma: coppetta Milano 1 (assai simile alla coppetta Dicocer 33B, Mayet XXXIII B) (tav. XII, n. 10) Decorazione: solcature sotto l’orlo e sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/74). Cronologia: non precisabile; 10 a.C.-30 d.C., per confronto con la coppetta Dicocer 33B (Mayet XXXIII B) (?). Forma: coppetta Capiago Intimiano 1 (tav. XII, nn. 1112) Decorazione: Impasto chiaro: solcatura irregolare sotto l’orlo. Impasto grigio: solcature, sotto l’orlo e sul corpo; sabbiatura; á la barbotine insieme a solcature e costolature. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 141-142, cat. 53/3). Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 63, G, pp. 45-46, F (= p. 175, tav. 22, n. 1)). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 99-100, nn. 53-54, tav. VII, nn. 53-54). Cronologia: età augusteo / tiberiana (contesti tombali; Nave, BS). Forma: coppetta Calvatone 1 (tav. XII, nn. 13-14) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta due solcature incise parallele, sotto l’orlo. Impasto grigio: á la barbotine; rotella; strigilature; sabbiatura; solcature. Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, fig. 96). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 141-142, tav. 54, o). Impasto grigio, di frequente ingobbiato: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 214, tav. VIII, n. 52 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 1: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 64, cat. 4; pp. 67-68, cat. 7: attribuzione ipotetica; PAOLUCCI 1987-88, pp. 64-65, cat. 31 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 10; Calvatone romana 1997, p. 69, tav. IV, n. 2); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, pp. 69-71, tav. XIX, cat. 32). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 145, tav. 55, i: attribuzione ipotetica); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 216-217, tav. LVII, n. 209, p. 221, tav. LVIII, n. 215). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 133-134, nn. 6-7, fig. 13, nn. 6-7, pp. 137-141, nn. 13, 16, 19, fig. 14, nn. 13, 16, fig. 15, n. 19). Impasto non specificato: MI: Milano, Monastero Maggiore (S. Maria alla Porta 1986, pp. 138, 151, nota 34: attribuzione ipotetica); Milano, via del Lauro (ibidem: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / età augustea (contesti). Forma: coppetta Somma Lombardo (tav. XII, n. 15) Dati epigrafici: quattro lettere graffite sul fondo esterno. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 102, c, tomba 2, tav. I, c). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. (contesto tombale). Forma: coppetta Capiago Intimiano 2 (tav. XII, n. 16) Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 115-116, d, tav. XI, d). Cronologia: età augustea - inizi età tiberiana (contesto tombale). Forma: coppetta emisferica di cui non sono precisabili le caratteristiche morfologiche 1 (Marabini XXXVI, Mayet XIX, XXX, XXXIII, XXXV, XXXVII) Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, conchigliette, squame, fasce puntiformi...); rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; solcature; rotella insieme a solcature; strigilature; strigilature insieme a solcature; sabbiatura. Impasto grigio: á la barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, puntini, festoni...variamente combinati); rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; strigilature; sabbiatura. Impasto non specificato: rotella; sabbiatura; solcature. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 48, St. 41731, p. 60, St. 52832, p. 90, St. 1817); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, pp. 37-38); Salò, Lugone (MASSA 1997, p. 92, tabella, tomba 103, St. 80544, St. 80566). CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 48, n. 10, tav. XII, n. 10). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, fig. 101; Calvatone romana 1997, p. 68). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 87); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 107, catt. 25/32, 25/33). 1 Si sono così riuniti quei frammenti troppo piccoli per consentire di individuare le coppette Angera 1, 2, 3 oppure quei pezzi che sono MN: Cavriana, Cavallara (inediti; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 33, tav. V, n. C1). PV: Gropello Cairoli, Cascina Menabrea (MACCHIORO 1991, p. 355, fig. 21); Pavia (C. DE MASI, Ceramica fine da mensa a Pavia: un ritrovamento lungo il corso del Ticino, intervento a: Multas per gentes et multa per aequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi (Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997)). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 239, n. 10, tav. 57, n. 13; p. 263, nn. 9-10: attribuzione ipotetica); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 89, n. 9, tav. 44, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 89, n. 9, p. 127, nn. 5-6, tomba 167, p. 131, n. 6, tomba 182, p. 146, n. 5, tomba 255; p. 97, n. 3, tomba 71: attribuzione ipotetica). Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, p. 71, fig. 67, n. 14); Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p. 114, fig. 99, n. 11); Carobbio degli Angeli, ritrovamento Celati (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17); Casazza (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 135, fig. 43, vol. 2.2, p. 58, scheda 164, fig. 24); Casazza, Mologno (Civico Museo, Bergamo, Inv. 3494; cit. in FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 128); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 153, fig. 1, nn. 7-8); Zanica, Cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 136, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 211, tav. VIII, n. 8); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 84, fig. 64, terza fila, prima e seconda da destra, quarta fila e quinta fila, prima da destra); Brescia, Colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 149, fig. 10, nn. 2-3); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 84); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 207, fig. 134, nn. 1-2, 4); Nave (Sub ascia 1987, p. 46, St. 49538, p. 48, St. 41738, p. 53, St. 30778, p. 56, St. 41397, p. 61, St. 41627, p. 62, St. 52838, p. 77, U, p. 81, St. 41778, p. 86, St. 41709, p. 87, St. 41804, p. 90, St. 41817, p. 95, St. 50698); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, pp. 37-38); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 13, tomba 183, p. 92, tabella, tomba 56 = 126, tomba 142, presso t. 120, n. 57, 20/7/75, 4/8/76, 6/8/76, 1976, St. 74813, St. 74835, St. 80515, St. 80516, St. 80543, St. 80545, St. 80546, St. 80567, St. 80575, n. 78, St. 74834, St. 80574). CO: Como, Camerlata (BUTTI 1980, pp. 178-179, nn. 56, tav. 45, n. 2; Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 29-30, n. 6, tomba 8, tav. VIII, n. 6). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 91-92, figg. 101-104, 109-110; Calvatone romana 1997, pp. 68-69, tav. IV, nn. 1, 3); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 29, nn. 19-21; CATTANEO 1991-92, pp. 6971, catt. 30, 34-36, tavv. XIX-XX; CATTANEO 1996, p. 155, p. 167, figg. 11, 14-15); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197, PP 70/144A, fig. 33, n. 1). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 58, 65, nota 66); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 82, cat. 23/42); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1960c, pp. 34, 41, n. 3, tomba 16, pp. 36, 41, n. 10, tomba 17: attribuzione ipotetica); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 216-217, tav. LVII, n. 209, p. 221, tav. LVIII, n. 215). definiti coppette tipo Marabini XXXVI ma sono accompagnati da una documentazione grafica e/o fotografica insufficiente o assente. Gabriella Tassinari MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 21-24, tav. II, nn. C2, C3, C5-C6, C8-C9, C17-C21, p. 77, tav. XX, nn. C2, C4, pp. 100-101, tav. XXIX, nn. C2-C3); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 132-141, pp. 144-145, nn. 4-5, nn. 9-10, n. 14, nn. 1718, nn. 24-26, fig. 13, nn. 4-5, fig. 14, nn. 9-10, n. 14, n. 17, fig. 15, n. 18, nn. 24-26); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 69, tav. XVIII, nn. C1, C3, p. 123, tav. XXXVIII, nn. C2-C3); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 239, fig. 148); Schivenoglia (BOTTURA 1988, p. 97, tav. XXVIII, n. C1); Serravalle a Po (CALZOLARI 1989, pp. 268, 273, 278, 280-286, figg. 202, 215, 236-243); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 264); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 55-57, tav. XIII, nn. C5-C11, tav. XIV, nn. C12C14, C16-C18). PV: Pavia (C. DE MASI, Ceramica fine da mensa a Pavia: un ritrovamento lungo il corso del Ticino, intervento a: Multas per gentes et multa per aequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi (Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997)); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131, tav. XVII, n. 7). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 239, n. 11, p. 255, n. 4, tomba 21, p. 278, n. 11, p. 281, n. 9: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 98, n. 4, tomba 72, p. 129, n. 3, tomba 175); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 57-58, fig. 2, tipo 5). Impasto non specificato: BS: Brescia, S. Salvatore (GUARNIERI 1960, p. 157, fig. 11c, p. 160, nota 5); Carpenedolo, Campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206); Lonato (Lonato 1988, p. 19, n. 4). CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 58). PV: Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997, p. 165, nn. 1-2, tav. 3, nn. 1-2). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 88, nn. 5-6, tomba 46, p. 132, n. 6, tomba 186); Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig. 10; attribuzione ipotetica). Cronologia: I sec. d.C., con una concentrazione tra l’età giulio-claudia e la flavia. Forma: coppetta Marabini XXXVIII (Ricci 2/244) (?)2 (tav. XII, nn. 17-18) Decorazione: in un caso solcatura incisa sotto l’orlo. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, figg. 97, 99-100). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 43, tav. X, n. 5: attribuzione ipotetica). Cronologia: metà I sec. a.C. / età augustea (contesti). 53 Attestazioni: Impasto grigio, spesso ingobbiato: CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 65-66, cat. 32 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 11; PAOLUCCI 1987-88, pp. 68-69, cat. 35). MI: territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 216-217, tav. LVII, n. 208, pp. 220-221, tav. LVIII, nn. 213-214). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XX, n. C6); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 141, n. 20, fig. 15, n. 20). Cronologia: non precisabile. Forma: coppetta Garlasco 13 (tav. XIII, n. 3) Decorazione: a rotella; spesso linee incise o solcature sottolineano l’orlo e/o la spalla. Attestazioni: Impasto grigio, talvolta con ingobbiatura: CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 29, n. 5, tomba 8, tav. VIII, n. 5, p. 47, n. 5, tav. XII, n. 5). MI: Corbetta (TREGGIARI 1986-87, pp. 68-69, tav. XIII, n. 44: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 117, n. 8, tomba BA70, tav. CI, n. 1); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNAZZI LUNAZZI 1982a, p. 34, n. 2, tomba 2, tav. II, n. 6). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 232233, nn. 9-11, tav. 54, nn. 1-3); Induno Olona (TREGGIARI 1986-87, pp. 176-177, tav. XLIII, n. 159). Cronologia: metà / seconda metà del I sec. d.C. (contesti). Forma: coppetta Brescia 1 (tav. XIII, n. 4) Decorazione: scanalature sottolineano l’orlo e la spalla; sul corpo a rotella. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura grigia: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 113, n. 19, fig. 27, n. 19 = Ceramiche Brescia 1988, p. 22, n. 29a, tav. VIIa); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 6, tomba 70). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Salò, BS). Forma: coppetta Gropello Cairoli (tav. XIII, n. 5) Decorazione: scanalature sottolineano l’orlo e la spalla; sul corpo a rotella. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura grigia: PV: Gropello Cairoli (ARATA 1984, pp. 66-67, n. 7, tomba BA70, tav. IV, n. 6, p. 75, n. 1, tomba 29, tav. VII, n. 1). Cronologia: età tiberiana / prima metà I sec. d.C. (contesti tombali). Forma: coppetta Calvatone 2 (tav. XIII, nn. 1-2) Decorazione: à la barbotine; cordoni orizzontali rotellati. Forma: coppetta Angera 4 (forma Schindler Kaudelka 914; vicina anche al bicchiere Marabini XXXIII) (tav. XIII, nn. 6-7) Decorazione: Impasto chiaro: a rotella, unita a linee incise e solcature. 2 Lo stato frammentario di queste coppette non consente di 4 SCHINDLER KAUDELKA 1975, p. 191, tav. 39 (30-40 d.C. confermare l’attribuzione (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, solo per le coppette di figg. 99-100) al tipo Marabini XXXVIII (Ricci 2/244). 3 La coppetta è presente nel Canton Ticino, nella seconda metà del I sec. d.C., con le stesse caratteristiche di impasto, grigio, e di decorazioni (DE MICHELI 1997, pp. 218, 222, fig. 1, n. 13). circa). Oltre agli esemplari del Magdalensberg, si può ricordare una coppetta di questo tipo, con impasto grigio, decorata a rotella e á la barbotine, da una tomba di Alessandria, di metà I sec. d.C.: cfr. E. ZANDA, M. C. PREACCO ANCONA, Nuclei di necropoli di Forum Fulvii ed Hasta, in “QuadAPiem”, 1994, 12, pp. 139-140, tav. XXXVII, n. 3. 54 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Impasto grigio: a rotella, talvolta unita a linee incise e cordonature. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 231, n. 8, tomba 3, tav. 53, n. 2); Gorla Minore, Prospiano (TREGGIARI 1986-87, pp. 181-182, tav. XLV, n. 165). Impasto grigio: CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 116-117, n. 20, tav. III, n. 20). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 43, tav. IX, n. 13: attribuzione ipotetica). MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 117, tav. XXXVI, n. C1). Cronologia: età claudia / età flavia (contesti). n. 2 = TREGGIARI 1986-87, pp. 43-44, n. 21, tav. VI = Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Forma: coppetta biansata Cardano al Campo 1 (tav. XIII, n. 13) Decorazione: cordonatura sulla carena; tratti incisi disordinamente sopra e sotto la carena. Attestazioni: Impasto grigio: VA: Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 167-168, tav. XL, n. 149). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Bicchieri e ollette Forma: coppetta biansata Cremona 1 (tav. XIII, n. 8) Decorazione: sull’orlo linee incise, sul corpo a rotella. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura grigia: CR: Cremona (CASSI 1996, p. 86, figg. 16-18). MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVIII, n. C2). Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 1 (tav. XIII, n. 9) Decorazione: sabbiatura, costolature. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 95, n. 1, tomba 65, tav. XXXIV, f). Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 2 (tav. XIII, n. 10) Decorazione: sull’orlo solcature, sul corpo incisioni verticali. Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio rosso marrone: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 135, n. 9, tomba 197). Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: coppetta biansata Legnano 1 Decorazione: a rotella e scanalature orizzontali. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Legnano (?) (Otium 1993, tav. IV, n. 3, in centro). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Forma: coppetta biansata Zanica (tav. XIII, n. 11) Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio bruno: BG: Zanica (TREGGIARI 1986-87, pp. 15-17, tav. II, n. 5). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Forma: coppetta biansata Como 1 (tav. XIII, n. 12) Decorazione: sulla spalla á la barbotine, sul corpo fascia a rotella, delimitata superiormente e inferiormente da una linea incisa. Attestazioni: Impasto grigio: CO: Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 179, n. 7, tav. 45, 5 Il tipo Ricci 1/17 è documentato da un unico esemplare, a Ibiza, del quale la Ricci (1985, p. 247) non stabilisce cronologia né centro di produzione. Forma: bicchiere Ricci 1/5 (tav. XIV, n. 1) Decorazione: Impasto chiaro: spesso sul corpo linee incise incrociate a reticolo, per lo più delimitato superiormente da un cordoncino á la barbotine, ondulato o decorato a tacchette. Impasto grigio: spesso sul corpo linee incise incrociate a reticolo, per lo più delimitato superiormente da un cordoncino á la barbotine, ondulato o decorato a tacchette. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: CO: Alzate Brianza, al Soldo (CASTELFRANCO 1879, p. 9, tav. I, n. 4 = GRASSI 1995, p. 43, fig. 8, n. 4). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 89, figg. 8788). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XII, n. 3). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n. 8, tav. 93, n. 13). Impasto grigio, talvolta ingobbiato: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 89). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 137-138, 142-143, tav. 54, t, v-z: attribuzione ipotetica); Milano, S. Tecla (S. Maria alla Porta 1986, pp. 138, 142, tav. 56d); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 4-6: attribuzione ipotetica). Forma: bicchiere simile al tipo Ricci 1/175 (tav. XIV, n. 2) Decorazione: a spine á la barbotine. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav. XIII, b). Cronologia: età augustea (contesto tombale). Forma: bicchiere Ricci 1/12 (Mayet II) (tav. XIV, nn. 3-4) Dati epigrafici: lettere incise A, O, in caratteri nordetruschi (Angera, VA). Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 17, nn. 9-10, tomba VII, tav. VIII, nn. 5-6 = TIZZONI 1985, p. 38, n. 1, tav. 30, a-b; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 28, n. 19, tomba A, tav. XXXVII, n. 1). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, fig. 185). Gabriella Tassinari MN: Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano 1984, p. 121, n. 4, fig. 120). Impasto non specificato: VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, pp. 29-30, fig. I, n. 3). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (Calvatone, CR). Forma: bicchiere Nave 1 (variante locale del tipo Ricci 1/12) (tav. XIV, n. 5) Decorazione: sul corpo fascia á la barbotine di tre file sovrapposte di punti. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 37-38, I = p. 172, tav. 21, n. 1). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 100, n. 8, tav. 31, n. 8: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / inizi età augustea (contesti). Forma: bicchiere Ricci 1/89 (Marabini VI) (tav. XIV, nn. 6-8) Decorazione: in un caso cordonature (Milano, scavi MM3). Attestazioni: Impasto chiaro: BG: Levate (Levate 1993, p. 39); Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI 1995, p. 71, scheda 63.3). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 88-89, fig. 86). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 144-145, tav. 55, c, e); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48, tav. XIV, n. 15). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 244, n. 2, tav. XIX, n. 19). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 55, tav. XV, e). Impasto non specificato: CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1996, p. 155, p. 166, fig. 8). PV: Pavia, corso Cavour (PATRONI 1909, pp. 269-270, fig. 3, b). 55 scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 12, 14, tav. XIII, n. 1); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 88, n. 1, tomba 9, tav. 21, n. 1, p. 90, n. 3, tav. 22, n. 3, p. 100, n. 9, tav. 31, n. 9); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 214, tav. LVI, n. 205). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 321, tav. III, n. 9); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 71-72, n. 1, fig. 59). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 137, n. 6, tomba 203, tav. XLI, c, p. 136, n. 5, tomba 201); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav. XII, c); Cantello, Ligurno (inedito, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 12). Impasto grigio: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, n. 13). Impasto non specificato: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 1); Milano, S. Simpliciano (S. Maria alla Porta 1986, p. 137, tav. 56, f). PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 44). VA: territorio di Varese (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 88). Forma: bicchiere biansato Parabiago 1 (variazione locale del tipo Mayet XII?) (tav. XIV, n. 11) Decorazione: modanature sulla carena. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, pp. 13-15, figg. 6, 8, 10, n. 4 = Otium 1993, p. 52, tav. IV, fig. 2, primo a sinistra = Antichi silenzi 1996, p. 33, p. 189, tav.1, n. 7). Cronologia: molto probabilmente entro la prima metà I sec. d.C.6. Forma: bicchiere Mayet XII (tav. XIV, nn. 9-10) Decorazione: Impasto chiaro: a rotella, talvolta divisa in due fasce da solcature orizzontali; a solcature; á la barbotine (a gocce, a bugnette, a spine verticali). Impasto non specificato: á la barbotine a spine. Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 79-80, b, tav. V, b); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 59, n. 23, tav. III, n. 23). CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 66, tav. III, n. 5: attribuzione ipotetica). MI: Bernate Ticino (inedito, Museo della Società di Studi Patri di Gallarate); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 62, fig. 44, terzo da sinistra = VOLONTÉ R. 1988-89, p. 108, n. 1, tav. 51); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 111, cat. 25/70); Milano, Forma: bicchiere a tulipano Ricci 1/186 (simile a Mayet VIII) (tav. XIV, nn. 12-15) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta due o più solcature orizzontali, parallele, appena sotto l’orlo o a metà di esso o sul corpo, talvolta una cordonatura all’attacco della parte inferiore. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta “sabbiato” o ingobbiato (variante A): BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138); Levate (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 216-217, tav. IX, nn. 1-2); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 42, 58, n. 39); Nave (Sub ascia 1987, pp. 40-41, L1, pp. 42-43, R (= p. 174, tav. 21, n. 4); p. 46, St. 49539: attribuzione ipotetica); Villachiara (Riti e sepolture 1990, pp. 36-37, n. 6, pp. 38-39, n. 2, tomba 8). CO: Albate (MAGNI 1907, p. 235); Cantù (Cantù 1991, pp. 84-85, n. 11, tav. II, n. 5); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 49-50, b, tav. I, b, pp. 113114, a, tav. X, a); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 99, nn. 51-52, tav. VII, nn. 51-52); Cermenate (PIOVAN 1968-69, pp. 240-241, n. 3); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 58-59, nn. 21-22, tav. III, nn. 21-22); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, pp. 136- 6 Ai primi decenni del I sec. d.C. è datato un bicchiere biansato, in impasto chiaro, analogo a questo bicchiere lombardo, prove- niente dallo scarico di un’officina ceramica di Adria (Antico Polesine 1986, p. 217, n. 42, tav. 4). 56 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 137 = BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 119-120, tavv. IIIIV, nn. 25-27). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 86, figg. 7677; Calvatone romana 1997, p. 66); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 63, catt. 19-20, tav. XV: attribuzione ipotetica). MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, nn. 9, 18, tav. 2, nn. 9, 18, tav. 3, n. 18); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 8, n. 41); Graffignana (CERESA MORI 1982, p. 207, n. 4, tav. 3d); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/4); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 7-9, pp. 137, 179, tav. LXXXII, n. 15); Monza (MALBERTI 1989, pp. 26-27, nn. 5-7, tav. XVIII, nn. 5-7); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 87, n. 5, tomba 7, tav. 20, n. 5, p. 88, n. 2, tomba 9, tav. 21, n. 2, p. 102, nn. 5-6, tav. 32, n. 5); San Colombano al Lambro (?) (inedito; cit. in CERESA MORI 1982, p. 208); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7-8, n. 2, tomba 2, pp. 12-13, n. 8, tomba 10, nn. 4-6, tomba 12); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1960a, pp. 36, 41, n. 2, tomba 17). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Mantova, vie Massari / Corridoni (Il caso mantovano 1984, p. 49, figg. 32-33, n. 1); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 146-148, nn. 31-32, fig. 17, nn. 31-32); Viadana, Salina Vangolo (Viadana, Museo Civico, cit. in Il caso mantovano 1984, p. 49). PV: Alagna Lomellina (M.G. DIANI, La necropoli romana di Alagna Lomellina, intervento a: Multas per gentes et multa per aequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi (Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997)); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 322, tav. III, n. 8); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 130, nn. 6-7, p. 132, n. 2, tav. VII); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, n. 2, tav. XIX, n. 10); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 24-25, n. 3, tomba X, fig. 13, pp. 46-47, n. 3, tomba XXV, fig. 31, pp. 51-52, n. 3, tomba XXIX, fig. 35, p. 71, n. 1, fig. 58); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 74, n. 10, tomba 28, tav. VIII, n. 13, p. 86, n. 4, tomba 37, tav. XI, n. 9). VA: Angera, necropoli (scheda RA, St. 14205); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 124, n. 1, tomba 153, tav. XXXIX, a, p. 124, n. 1, tomba 157, p. 135, n. 12, p. 136, n. 6, p. 137, nn. 8-9); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94 = St. 102969, Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio); Cantello, Ligurno (inediti; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig. 10 = ? SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 11); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 88, n. 15, tav. X, n. 15). Impasto grigio (variante A): CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97; Calvatone romana 1997, p. 66); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 64, catt. 21-22, tav. XVI; CATTANEO 1996, p. 154, p. 166, fig. 3: attribuzione ipotetica). PV: Voghera, fornace Servetti (CALANDRA 1992, p. 20, n. 19, tav. III, n. 2). Impasto non specificato (variante A): BS: Cortefranca (BEZZI MARTINI 1983, pp. 63-64, scheda 26); Cortefranca, Timoline (inv. A09. 5972, 59785980, 5994-5996, cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427); Manerbio, Villa Brandini (Manerbio 1995, p. 82). CO: Albavilla (ISACCHI 1981, p. 263, fig. 2); Cantù (inv. E 1731, Museo Civico di Como; cit. in Cantù 1991, p. 94, n. 19); Como, Camerlata (inv. E 1265, Museo Civico di Como; cit. in NOBILE 1984, p. 58, nota 3). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 2); Lodi, territorio (?) (inv. 70, Civico Museo Archeologico; cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427); Milano, territorio (?) (inv. A09. 4998-4999, Civico Museo Archeologico; cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, tav. 2, n. 5); San Colombano al Lambro (?) (inedito, cit. in CERESA MORI 1982, p. 208). PV: Garlasco (PONTE 1964, tav. IX, nn. 10, 12); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, nn. 53-54); Pavia, territorio (?) (inv. 151, 221, 324, Pavia, Civici Musei; cit. in GUALANDI GENITO 1973, p. 301, nota 39); Santa Cristina e Bissone, Bosco di Mezzo (inedito, cit. in SCHIFONE 1992, p. 21); Vigevano, Morsella (inedito, cit. in Cantù 1991, p. 94, n. 8). VA: Varese (inedito, cit. in VASSALLE 1983, p. 199, nota 3); Varese, territorio (QUAGLIA 1881, tav. 5, n. 86). Impasto chiaro, talvolta con sabbiatura o ingobbiatura (variante B): PV: Casteggio (FROVA 1958a, pp. 8, 10-11, fig. 5, tav. V a-b, primo e terzo); Gropello Cairoli, Panzarasa (ARATA 1984, p. 93, n. 2, tomba 43, tav. XI, n. 8); Lungavilla, fornace Palli (CALANDRA 1992, p. 20, nn. 20-21, tav. III, nn. 1, 3). Impasto chiaro (variante C): PV: Casteggio (FROVA 1958a, pp. 10-11, fig. 5, tav. Vb, secondo). Impasto chiaro (variante D): PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 44-45, n. 2, tomba XXIV, fig. 30, n. 2). 7 La Marabini Moevs (1973, pp. 100-101, 219, tavv. 15, 64, n. 161, tav. 44, n. 407) ritiene che l’olletta tipo XXXI vada attribuita ad un’officina norditalica per l’impasto grigio e soprattutto per la forma. Secondo la studiosa la forma richiama la tradi- zione golasecchiana. Tuttavia non vi sono riscontri puntuali. Considerate le stesse caratteristiche del tipo, anche la Ricci (1985, p. 257) pensa ad una produzione padana, con inizio in età augustea. Forma: bicchiere Ricci 1/205 (tav. XV, n. 1) Decorazione: Impasto chiaro: una sottile scanalatura orizzontale sul collo. Impasto grigio: cerchiolini sulla spalla. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XII, n. 2). Impasto grigio: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XII, n. 1). Forma: olletta Marabini XXXI (Ricci 1/59)7 (tav. XV, n. 2) Decorazione: scanalature orizzontali alla base del collo. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbio grigio: MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga Gabriella Tassinari 1996, pp. 130-131, n. 1, fig. 13, n. 1; p. 120, nota 13: attribuzione ipotetica). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Forma: olletta Pegognaga (simile al tipo Ricci 1/211, Mayet XXI) (tav. XV, n. 3) Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio bruno: MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 146, 148, n. 33, fig. 17, n. 33). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Forma: olletta Acquafredda (tav. XV, n. 4) Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 99-100, 215, tav. 26, n. 1, tav. VIII, n. 8). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesto tombale). Forma: olletta Calvatone 3 (tav. XV, n. 5) Decorazione: linee incise orizzontali parallele. Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 70, tav. IV, n. 5). Cronologia: non precisabile. Forma: vasi antropoprosopi (olletta Angera 11, Marabini V/VI) (tav. XV, nn. 6-8) Decorazione: Impasto chiaro: spesso sull’orlo modanature; sul corpo volto umano, talvolta non deformato, più spesso grottesco (occhi e sopracciglia in rilievo, naso di frequente adunco, di solito grandi orecchie, bocca chiusa o atteggiata in una smorfia); in alcuni casi una protome umana sul retro. Impasto grigio: sul corpo volto umano, non deformato (sopracciglia rilevate, occhi circolari in rilievo, naso appuntito, piccole orecchie, bocca chiusa o semiaperta). Attestazioni: Impasto chiaro: Decorazione plastica á la barbotine: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 214215, tav. PS 82 = BREDA 1996, p. 52, fig. 18). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 126-127, Inv. St. 20186 e St. 20185, pp. 146, 148, n. 34, fig. 17, n. 34). PV: Pavia (?) (FROVA 1958-59, p. 13, figg. 15D-E = SCHIFONE 1992, p. 60, fig. 30, a-c). VA: Angera, necropoli (FROVA 1958-59, p. 13, fig. 16B = Angera romana I 1985, pp. 413-414, tav. 82, n. 23, tav. 84, n. 11). Applicazione plastica a mano e a stecca: CO: Como, Camerlata (FROVA 1958-59, p. 12, fig. 16A = BUTTI 1980, tav. 46, n. 2 = Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 27 = FROVA 1958-59, p. 12, fig. 14 A-B); Legnano (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 205, n. 192, tav. LIII); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n. 4); San Giorgio su Legnano (?) (Otium 1993, p. 53, tav. IV, n. 4; tracce di invetriatura verde chiaro). VA: Arsago Seprio, SS. Cosma e Damiano (?) (TASSINARI 1988, pp. 147-149, tavv. I-II); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1958-59, p. 12, figg. 12-13). 57 Lavorazione a stecca semplificata: CO: Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 138; FROVA 1958-59, p. 13, fig. 17). CR: Cremona (CASSI 1996, p. 89, fig. 40). PV: Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI 1978b, fig. 1 = TREGGIARI 1986-87, pp. 114-115, n. 90, tav. XXV); Validone (FROVA 1958-59, p. 13, fig. 14C = PONTE 1964, p. 197, tav. VIII, n. 7 = SCHIFONE 1992, p. 60, fig. 30, d). Impasto grigio: Lavorazione a stecca semplificata: BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 48-49, R = p. 173, fig. 102, p. 175, tav. 21, nn. 8-9). CR: Calvatone (PONTIROLI 1974, p. 195, n. 276 (373), tav. CXLII). I dati disponibili non consentono di specificare impasto, tipologia e cronologia dei seguenti esemplari: BG: Bergamo, via Arena (TREMEL 1967-69, p. 290, tav. VIII, n. 4 = Bergamo 1986, p. 130, fig. 127: attribuzione ipotetica). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 239, tav. 77, j: attribuzione ipotetica); Milano, via S. Paolo (BOLLA 1988, p. 63, nota 175, p. 179); Vittuone (SOMAINI 1907, p. 140 = FROVA 1958-59, p. 17, nota 25). Forma: olletta Nave 2 (tav. XV, n. 9) Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 36, G = p. 172, tav. 21, n. 2). Cronologia: età tardorepubblicana (contesto tombale). Forma: bicchiere San Vittore Olona Attestazioni: Impasto chiaro: MI: San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1960a, pp. 34, 41, n. 9, tomba 16 = Otium 1993, tav. IV, n. 1, al centro). Cronologia: in associazione con materiale di I sec. d.C. Forma: bicchiere Fino Mornasco (tav. XV, n. 10) Decorazione: cordoncino sotto l’orlo, sul corpo file di scaglie semilunate precedute da una fila di punte rilevate. Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p. 56, n. 12, tav. II, n. 12). Cronologia: I sec. a.C. (in base al confronto con le analoghe ollette in ceramica comune n. 32). Forma: olletta Angera 10 (tav. XV, nn. 11-14) Decorazione: Impasto chiaro: sul corpo á la barbotine a puntini di varie dimensioni, disposti o irregolarmente o più spesso a file, talvolta delimitate da serie di scanalature o costolature. Impasto non specificato: á la barbotine a puntini, disposti in vario modo, insieme a costolature. Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Albavilla (ISACCHI 1981, p. 263, fig. 1 = TREGGIARI 1986-87, pp. 20-21, tav. III, n. 7); Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 178, n. 2, tav. 45, n. 2, prima da sinistra = MAGGI 1982, p. 166 = SENA CHIESA 1993, p. 194, fig. 12; Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 58 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 81); Valmadrera (GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22 = Carta Lecco 1994, pp. 215-216, 370, scheda 323, fig. 143, n. 1). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 116, n. 7, tav. 54, n. 7); Legnano (?) (TREGGIARI 198687, pp. 203-204, tav. LII, n. 190); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/75); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 141, tav. 54, m: attribuzione ipotetica); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 104, n. 3, tav. 3, n. 3: attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 96, tav. 28, n. 8, pp. 115-116, tav. 41, n. 3); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7, 9, n. 2, tomba 3, pp. 7, 11, n. 4, tomba 9 = Antichi silenzi 1996, p. 192, nota 30: attribuzione ipotetica); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 215, tav. LVI, n. 206). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 19; Angera romana I 1985, p. 123, n. 7, tav. 33, n. 15, p. 412, tav. 82, nn. 21-22); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 405, n. 1, tav. 119, n. 2); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 10, tav. XL, d, p. 130, n. 2, tomba 178, tav. XL, e; p. 125, n. 10, p. 130, n. 6, tomba 181: attribuzione ipotetica); Mercallo dei Sassi (FROVA 1960, pp. 126-127, tav. XXVII, n. 1); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73 = Somma Lombardo 1985, p. 66, in alto a sinistra). Impasto non specificato: MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 98, fig. 20, seconda e terza da sinistra); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n. 5: attribuzione ipotetica); Milano, territorio (SENA CHIESA 1979a, p. 191, fig. 194, a destra); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 10: attribuzione ipotetica). VA: Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n. 137: attribuzione ipotetica). Cronologia: non precisabile, perché pezzi privi di contesto (entro la prima metà del I sec. d.C., in base alla decorazione?). Forma: olletta Como 2 (tav. XVI, nn. 1-2) Decorazione: sulla spalla cordonature, talvolta incise con tratti obliqui; sul corpo puntini á la barbotine o motivi impressi (rosette, puntini). Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Como, Breccia, Rondineto (TREGGIARI 1986-87, pp. 22-23, tav. III, n. 8); Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 47-49, tav. VII, n. 25, tav. VIII, n. 26). Cronologia: non precisabile, perché pezzi privi di contesto (entro la prima metà del I sec. d.C., in base alla decorazione?). Forma: olletta Arsago Seprio 3 (tav. XVI, nn. 11-12) Decorazione: di rado cordonature; quasi sempre sulla spalla una solcatura, sul corpo fasci di linee incise a pettine per lo più incrociate obliquamente. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Corbetta (TREGGIARI 1986-87, pp. 69-70, tav. XIII, n. 45); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 62, fig. 44, primo da sinistra = VOLONTÉ R. 1988-89, p. 142, n. 14, tav. 71; TREGGIARI 1986-87, pp. 77-79, tav. XV, nn. 53-54); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1928, p. 93, fig. 74; TREGGIARI 1986-87, pp. 87-88, tavv. XVII-XVIII, nn. 63-64; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 8, nn. 1-2); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7-8, n. 16, tomba 1: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 279, n. 5, tav. 65, n. 11); Arsago Seprio (SIRONI 1958, pp. 177178, n. 9; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 108, n. 5, tav. XXXVI, d); Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, p. 168, tav. XLI, n. 150); Gorla Minore, Prospiano (TREGGIARI 1986-87, p. 182, tav. XLV, n. 166); Mercallo dei Sassi (TREGGIARI 1986-87, pp. 178-179, tav. XLIV, n. 162). Cronologia: età tiberiana / primi decenni II sec. d.C. (contesti tombali). Forma: olletta Como 3 (tav. XVI, nn. 3-6) Decorazione: spesso sulla spalla cordonature, talvolta incise con tratti obliqui; sul corpo puntini á la barbotine o diversi motivi impressi (triangolini, segmenti dentati disposti a zigzag o a semicerchio); in un caso sotto la spalla una fila di spine á la barbotine seguite da file verticali di punti incisi a pettine (Parabiago, S. Lorenzo, MI). Attestazioni: Impasto chiaro, di rado con ingobbio brunastro: CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 45-47, tav. VII, nn. 23-24, p. 53, tav. IX, n. 30; SENA CHIESA 1993, p. 194, fig. 8); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 117-118, tav. III, n. 21 = ? SOMAINI 1907, p. 137, seconda da sinistra). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 125, nn. 16-17, tav. 47, n. 16); San Vittore Olona (TREGGIARI 1986-87, pp. 89-90, tav. XIX, n. 66). Forma: olletta Legnano 2 (tav. XVI, n. 7) Decorazione: una scanalatura sulla spalla. Attestazioni: Impasto non specificato: MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 26, St. 27756 = Otium 1993, p. 38, dis. 1b). Cronologia: non precisabile. Forma: olletta Santa Cristina e Bissone (tav. XVI, n. 8) Attestazioni: Impasto chiaro, con tracce di ingobbio: PV: Santa Cristina e Bissone, Bosco di Mezzo (TREGGIARI 1986-87, pp. 113-114, tav. XXV, n. 89). Cronologia: la necropoli da cui questa olletta proviene è datata al II-I sec. a.C. (SCHIFONE 1992, p. 21). Forma: olletta Milano 2 (tav. XVI, n. 9) Decorazione: una costolatura delimita inferiormente il collo. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48, tav. XV, n. 1). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Forma: olletta Cremona 2 (tav. XVI, n. 10) Decorazione: costolature sotto l’orlo, solcature parallele orizzontali sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Cremona (CASSI 1996, pp. 88-89, fig. 37). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Forma: olletta Arsago Seprio 4 (tav. XVI, n. 13) Decorazione: cordonature sulla spalla. Attestazioni: Gabriella Tassinari Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 130, n. 2, tomba 178, tav. XL, e). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: olletta Garlasco 28 (tav. XVII, n. 1) Decorazione: sul corpo due fasce a rotella. Attestazioni: Impasto grigio: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 47, n. 2, tav. VI, n. 4). Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: olletta Angera 13 (tav. XVII, n. 2) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta una solcatura orizzontale sulla spalla. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 66-67, tav. XII, n. 42). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 301, tav. 76, nn. 5-6); Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 206, C28, tav. IX, n. 1); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 97, n. 8: visione autoptica); Gallarate, territorio (inedito, Museo della Società di Studi Patri di Gallarate). Impasto grigio: VA: Gallarate (DEJANA, MASTORGIO 1970, pp. 111, 114, fig. 6). Impasto non specificato: VA: Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132-133, fig. 4, primo da destra: attribuzione ipotetica). Forma: bicchiere Legnano 3 (tav. XVII, n. 3) Decorazione: modanature sul corpo. Attestazioni: Impasto grigio: MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18, 29-30, n. 4). Cronologia: prima metà II sec. d.C. (contesto tombale). Forma: bicchiere Milano 3 (tav. XVII, n. 4) Decorazione: solcatura sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 96, cat. 24/23). Cronologia: età claudio-neroniana (contesto tombale). Forma: olletta Angera 12 (tav. XVII, n. 5) Decorazione: a baccellature; a bastoncelli incisi. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 414415, tav. 82, n. 24). Forma: olletta Milano 4 (tav. XVII, n. 6) Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 82, 97, cat. 23/40, cat. 24/28). Cronologia: età claudio-neroniana (contesto tombale). 59 Forma: olletta Certosa di Pavia (tav. XVII, n. 7) Decorazione: una costolatura sulla spalla. Attestazioni: Impasto chiaro: PV: Certosa di Pavia (TREGGIARI 1986-87, p. 102, tav. XXII, n. 77). Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Forma: olletta Marabini X9 (tav. XVII, nn. 8-10) Decorazione: Impasto chiaro: a rotella (puntini, lineette, spine, spina di pesce in verticale); a solcature orizzontali, ondulate irregolari. Impasto grigio: á la barbotine; a linee incise oblique; a rotella (puntini, lineette, tacchette, motivi a spina di pesce in verticale). Impasto non specificato: a rotella; á la barbotine a spine. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 143-144, a, b, tav. XIV, a, b); Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 178, n. 3, tav. 45, n. 2, prima da destra); Erba, Crevenna (TREGGIARI 1986-87, pp. 58-59, tav. X, n. 35); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 56, n. 11, tav. II, n. 11). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Impasto grigio, spesso ingobbiato: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 34, I = p. 173, tav. 21, n. 3). CO: Introbio (TIZZONI 1984, p. 23, n. 13, tav. XXIII, n). CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 66, n. 25, tav. XVII = CATTANEO 1996, p. 154, p. 166, fig. 5). MI: Milano, S. Vittore (TREGGIARI 1986-87, pp. 8182, tav. XVI, n. 57); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata 1986, pp. 322-323, n. 4.7b.2). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XX, nn. C5, C7); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 70, tav. XVIII, n. C4); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 57-58, tav. XIV, nn. C21, C24). Impasto non specificato: CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265, 267, fig. 5, prima a sinistra). MI: Milano, Monastero Maggiore (S. Maria alla Porta 1986, p. 137, tav. 56, e). Cronologia: età tardorepubblicana / età augustea (contesti). Forma: olletta Nave 3 (variante locale del tipo Marabini X) (tav. XVII, n. 11) Decorazione: linee incise a pettine. Attestazioni: Impasto grigio: BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 72-73, H; pp. 75-76, L1 = p. 173, tav. 21, n. 5). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: bicchiere Lurate Caccivio (variante locale del tipo Marabini X) (tav. XVII, n. 12) Decorazione: in due casi a rotella. 8 Si differenzia solo per il piede l’analoga olletta presente nel 9 Alcuni esemplari lombardi del tipo Marabini X hanno pareti Canton Ticino, nella prima metà del II sec. d.C. (DE MICHELI 1997, pp. 218, 222, fig. 1, n. 15). un po’ spesse e struttura simile alle ollette in ceramica comune n. 18, variante B. 60 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: Impasto grigio: CO: Caslino d’Erba (TREGGIARI 1986-87, pp. 56-57, tav. IX, n. 33: attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 2122, n. 1, tav. VII, n. 1); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 137, secondo da destra: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Lurate Caccivio, CO: contesto tombale). Forma: olletta Arsago Seprio 5 (vicino ai tipi Marabini X, Ricci 1/46-1/4710) (tav. XVII, n. 13) Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, n. 6, tav. IX). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 50, tav. IX, c). Cronologia: LT D (Arsago Seprio, VA: contesto tombale). Forma: olletta Calvatone 4 (vicino al tipo Ricci 1/47) (tav. XVII, n. 14) Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, n. 7, tav. X). Cronologia: non precisabile. Forma: olletta Ricci 1/364-1/365 (tav. XVII, nn. 15-17) Decorazione: Impasto chiaro: sull’orlo modanature; sul corpo fasci di 2-4 e più linee incise a pettine parallele, allineate o oblique o incrociate a formare losanghe; talvolta una linea incisa sottolinea la spalla. Impasto grigio: sull’orlo modanature; spesso sul corpo fasci di 2-4 e più linee incise a pettine incrociate oblique a formare losanghe o parallele, allineate o oblique. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 215, tav. VIII, n. 7). CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 118, n. 22, tav. III, n. 22). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 72, cat. 38). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 208, n. 5, tav. 115); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 142, cat. 53/4); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48: attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 125, tav. 47, n. 15). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XXI, n. C8). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 93, n. 14, tomba BA36, tav. LXVIII/3). VA: Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 57-58, fig. 2). Impasto grigio: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 215, tav. VIII, n. 3); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 84, fig. 64, seconda fila dal basso, prima da sinistra); Nave (Sub ascia 1987, pp. 52-53, L = p. 173, tav. 21, n. 6). CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 51-53, tav. VIII, n. 29). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 73, cat. 39 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 12); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 66, cat. 24, tav. XVII = CATTANEO 1996, p. 154, p. 166, fig. 4); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole (Platina 1988, p. 98, scheda 35). 10 La Ricci (1985, p. 254) ritiene che il tipo Ricci 1/46 (Mayet V) sia prodotto a Siracusa nella seconda metà del I sec. a.C. MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 143, cat. 54/2; pp. 107-108, cat. 25/34: attribuzione ipotetica). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 25, tav. III, n. C25, p. 78, tav. XXI, n. C8); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 120, nota 11, pp. 130-132, fig. 13, n. 2); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 57-58, tav. XIV, nn. C20, C23, C25). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 37, n. 2, tomba 8, tav. III, n. 11); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 58, n. 1, tomba XXXIV, fig. 42). Impasto non specificato: BS: Cortefranca (BEZZI MARTINI 1983, pp. 63-64, scheda 26). CO: Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 113, fig. 2: attribuzione ipotetica). Forma: olletta Borgo San Giacomo (variante del tipo Ricci 1/364-1/365) (tav. XVIII, n. 1) Decorazione: sull’orlo modanature; sul corpo file di punti á la barbotine. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura nera: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 42, 58-59, nn. 39bis-40). Cronologia: non precisabile. Forma: olletta Mercallo dei Sassi (variante del tipo Ricci 1/364-1/365) (tav. XVIII, n. 2) Decorazione: sul collo modanature, sulla spalla solcatura, sul corpo fasci a pettine di linee incise oblique incrociate. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1960, p. 126, tav. XXVII, n. 2). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto). Forma: olletta Redavalle (tav. XVIII, nn. 3-4) Decorazione: in un caso sul corpo tre file di puntini á la barbotine (Lovere, BG). Attestazioni: Impasto chiaro: BG: Lovere (TREGGIARI 1986-87, pp. 13-14, tav. I, n. 3). PV: Redavalle (TREGGIARI 1986-87, p. 108, tav. XXIII, n. 83). Cronologia: 40-60 d.C. (?), in base al confronto di una di queste ollette con un esemplare del Canton Ticino, così datato11. Forma: olletta Brescia 2 (tav. XVIII, n. 5) Decorazione: sul corpo modanature e punti á la barbotine. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Brescia, corso Magenta (“NotALomb”, 1988-89, pp. 244-245, fig. 214c = Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 7). Cronologia: età augustea (?) (“NotALomb”, 1988-89, ibidem); età claudio-neroniana (?) (Carta Brescia 1996, ibidem). Forma: olletta Bergamo (tav. XVIII, n. 6) 11 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 222, Min. C. 14. Gabriella Tassinari Decorazione: Impasto chiaro: costolature sull’orlo, fasci di linee a pettine orizzontali e ondulate sul corpo. Impasto grigio: solcature con fasci di linee incise a pettine a zig-zag. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Brescia, vicolo Settentrionale 5 (“NotALomb”, 198889, pp. 255-256, fig. 230 = Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 9). Impasto grigio: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 97, n. 5). Cronologia: età augustea (?) (Brescia); inizi II sec. d.C. (Bergamo). Forma: bicchiere Angera 7 (tav. XVIII, nn. 7-8) Decorazione: talvolta una o due solcature in corrispondenza delle prese. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Legnano, via Novara (Guida 1984, p. 28, St. 10515 = VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 199-200, n. 3, tav. 108). Impasto grigio: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 112, n. 12, tav. 72, n. 4; Inv. St. 5152, Civici Musei Villa Mirabello di Varese, cit. ibidem, pp. 410-411, nota 123); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 137, n. 7, tomba 203). Forma: olletta Monza (accostabile ai tipi Marabini XXXII, Ricci 1/173 e 1/378) (tav. XVIII, n. 9) Decorazione: sotto l’orlo una scanalatura, un’altra sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Monza (MALBERTI 1989, p. 26, n. 4, tav. XVIII, n. 4). Cronologia: non precisabile (priva di contesto)12. Forma: olletta Parabiago 2 (tav. XVIII, n. 10) Attestazioni: Impasto non specificato: MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, tav. 3, n. 1). Cronologia: età augustea (?). 61 Forma: bicchiere Ottobiano (commistione dei tipi Marabini XI-Marabini LII) (tav. XVIII, n. 12) Decorazione: una scanalatura sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 216, tav. VIII, n. 2). PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 72, n. 4, tomba 27, tav. VIII, n. 10). Cronologia: età augustea (Ottobiano, PV: contesto tombale); intorno alla metà I sec. d.C. (Acquafredda, BS: contesto tombale). Forma: bicchiere Angera 8 (avvicinabile ai tipi Marabini XI e Mayet XXXVI) (tav. XVIII, n. 13) Decorazione: sul corpo fitte tacchette incise. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 411, tav. 82, n. 5). Cronologia: età tiberiana (ma privo di contesto). Forma: bicchiere Arsago Seprio 6 (avvicinabile ai tipi Marabini XI e Mayet XXXVI) (tav. XVIII, n. 14) Decorazione: leggera solcatura sotto l’orlo, sul corpo scaglie á la barbotine. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 122, n. 4, tav. XXXVIII, e). Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: bicchiere Ricci 1/69 (forma Schindler Kaudelka 130) (tav. XIX, n. 1) Decorazione: linee incise parallele orizzontali, intersecate da altre linee verticali (tipo Ricci 43). Attestazioni: Impasto grigio: BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 3, tomba 172, foto a tav. XXIII, n. 10). Forma: bicchiere Ricci 1/70 (tav. XIX, nn. 2-3) Decorazione: solcatura sull’orlo; sul corpo linee parallele orizzontali a pettine, intersecate da rade linee verticali oppure due fasce di tacche incise separate da scanalature. Attestazioni: Impasto grigio: CO: Lucino (TREGGIARI 1986-87, pp. 59-60, tav. X, n. 36). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 40, n. 1, tav. IV, n. 5). Cronologia: in associazione con una moneta di Vespasiano (Garlasco, PV). Forma: bicchiere Olgiate Comasco (tav. XVIII, n. 11) Decorazione: Impasto chiaro: tre linee incise parallele orizzontali sull’orlo, una sul corpo. Impasto grigio: rotella, linee incise parallele orizzontali sull’orlo e sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 119, n. 23, tav. III, n. 23 = ? SOMAINI 1907, p. 136, secondo da destra). Impasto grigio: CO: Lecco (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 198-199, tav. L, n. 183). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. (privi di contesto). Forma: bicchiere Milano 5 (simile al tipo Ricci 1/70) (tav. XIX, n. 4) Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 153-154, 190, cat. 57/6); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7, 10, n. 6, tomba 7: attribuzione ipotetica). 12 Due ollette analoghe sono state rinvenute nel Canton Ticino, una a Locarno, Solduno, da una tomba della prima metà del I sec. d.C. (DONATI 1979, p. 78, tomba Ba 5, fig. 64), l’altra ad Ascona, da una tomba di fine I-prima metà del II sec. d.C. (DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, pp. 42-44, ultima in fondo alla tavola). 62 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Cronologia: seconda metà I / prima metà del II sec. d.C. (Milano, contesto tombale). Forma: bicchiere Arsago Seprio 713 (tav. XIX, n. 5) Decorazione: un cordoncino orizzontale separa l’orlo dal corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 83, n. 6, tav. XXXII, c). Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C. (contesto tombale). Forma: olletta Angera 14 (tav. XIX, nn. 6-7) Decorazione: spesso due fasce a rotella, con tratti di solito obliqui nella fascia superiore e verticali nell’inferiore, divise da una linea incisa orizzontale o da una doppia scanalatura. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso con ingobbiatura color rosso cupo: MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 255, n. 1, tav. 148). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 76, n. 8, p. 117, n. 1, tomba 5, p. 138, n. 4, tav. 39, n. 8, pp. 141142, n. 9, tav. 41, n. 7, p. 146, n. 5, p. 153, n. 3, tav. 50, n. 7, p. 160, n. 4, tomba 38, tav. 83, n. 9, p. 177, n. 5, tomba 57, p. 182, n. 8, tav. 46, n. 5, p. 203, n. 4, tomba 96, pp. 217-218, n. 4, tav. 48, n. 9); Besozzo (TREGGIARI 198687, p. 163, tav. XXXIX, n. 145). Forma: olletta Mortara Decorazione: a rotella; una costolatura divide in due il corpo. Attestazioni: Impasto grigio: PV: Mortara (“NotALomb”, 1992-93, pp. 88-89, tomba 42, fig. 87, seconda da sinistra). VA: Induno Olona (Varese 1977, vol. 1, foto a p. 68: attribuzione ipotetica). Cronologia: metà I sec. d.C. (Mortara, PV: contesto tombale). Forma: bicchiere Angera 17 (simile al tipo Marabini XII)14 (tav. XIX, n. 8) Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 272, n. 4, tomba 38, tav. 64, n. 10). Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto tombale). Forma: bicchiere Arsago Seprio 8 (simile al tipo Marabini XII) (tav. XIX, n. 9) Decorazione: sul corpo solcature orizzontali parallele. Attestazioni: Impasto grigio: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 153, n. 1, tomba 17, tav. LIII, b). Cronologia: II sec. d.C. (contesto tombale). Decorazione: talvolta una o due solcature circolari in corrispondenza delle prese. Attestazioni: Impasto chiaro: CO: Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 136, primo da destra). MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 65-66, tav. XII, n. 41; un altro inedito al Museo della Società di Studi Patri di Gallarate); Cernusco sul Naviglio (TREGGIARI 1986-87, pp. 67-68, tav. XII, n. 43); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 7, n. 40); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 239, n. 1, tav. 137); Monza (MALBERTI 1989, p. 27, n. 8, tav. XVIII, n. 8). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 253, n. 7, tav. 61, n. 10); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 120, n. 4, tomba 139, tav. XXXVIII b, p. 135, nn. 10-11, p. 136, n. 1, tomba 199); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1970, pp. 21-22, nn. 3-4). Impasto grigio: VA: Angera, necropoli (Inv. St. 14207, St. 5140, St. 5141, Civici Musei Villa Mirabello di Varese; cit. in Angera romana I 1985, pp. 410-411, nota 123). Boccalini Forma: boccalino monoansato Cavriana (tav. XX, n. 1) Decorazione: sull’orlo solcature; sul corpo cordonatura e reticolo di linee incise. Attestazioni: Impasto grigio: MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, pp. 207-208, tav. III, n. 4). Cronologia: età tiberio-claudia (contesto). Forma: bicchiere ansato Nave 4 (tav. XX, n. 2) Decorazione: á la barbotine, un tralcio di foglie d’acqua contrapposte e delimitate superiormente da una fila di puntini. Attestazioni: Impasto grigio, sabbiato: BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 48-49, C = p. 175, tav. 21, n. 7). Cronologia: età tiberiana (contesto tombale). Forma: boccalino monoansato Uboldo (tav. XX, n. 3) Decorazione: solcature sotto l’orlo; apicatura sull’ansa. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Uboldo, Cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 101, n. 2, tav. XIII, n. 2). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Forma: bicchiere Arsago Seprio 9 (tav. XIX, nn. 10-11) Forma: boccalino monoansato Milano 6 (tav. XX, n. 4) Decorazione: sul corpo cordonature orizzontali. Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 46, tav. XIV, n. 2). Cronologia: non precisabile. 13 Questo bicchiere, con le pareti abbastanza spesse, è accostabile al tipo Marabini XXXIV, documentato a Cosa in età augustea e per il quale la Marabini Moevs (1973, p. 104) suppone una derivazione da forme di tradizione La Tène. 14 Questo esemplare e il seguente sono stati inseriti nella ceramica comune (rispettivamente, Angera romana I 1985, pp. 272, 485; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 153, n. 1, tomba 17). Invece la loro forma e l’impasto depurato suggeriscono di considerarli tra la ceramica a pareti sottili. Bicchieri analoghi, ad impasto chiaro, sono attestati nel Canton Ticino da età flavia a età adrianea (DE MICHELI 1997, pp. 220, 222, fig. 2, n. 31). Gabriella Tassinari 63 Forma: boccalino monoansato Angera 16 (tav. XX, nn. 5-7) Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 12); Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, pp. 9091, 103, n. 22, fig. 37 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 3031, n. 42a, tav. IX, d); Cividate Camuno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 46, tav. XX, n. 1= Museo Archeologico 1989, p. 36, fig. 33). CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 70: attribuzione ipotetica); Piadena, Breda (“NotALomb”, 1986, p. 191, fig. 185, a sinistra). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18, 29, n. 3); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/76); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 46, tav. XIV, n. 1: attribuzione ipotetica); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 10, esposto con il n. 26). PV: Casteggio (TREGGIARI 1986-87, p. 101, tav. XXI, n. 76); Redavalle, Gragnolate (TREGGIARI 1986-87, p. 109, tav. XXIII, n. 84). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 3, tav. I, n. 7; Angera romana I 1985, p. 81, n. 12, tav. 24, n. 13, p. 110, n. 8, tav. 31, n. 7, p. 136, n. 3, tav. 39, n. 3, p. 140, n. 4, tav. 41, n. 2, p. 159, n. 4, tav. 42, n. 13, p. 185, n. 10, tav. 46, n. 10, p. 202, n. 10, p. 227, n. 12, p. 311, n. 8, p. 312, n. 7, tav. 70, nn. 4, 10, tav. 83, n. 4; altri esemplari conservati al Museo di Como: Angera romana I 1985, p. 419 e nota 172, tav. 83, nn. 12, 19, 20); Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, p. 169, tav. XLI, n. 151). Decorazione: a linee incise e a gocce á la barbotine. Attestazioni: Impasto grigio: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18, fig. 1). Cronologia: non precisabile. Forma: boccalino monoansato Cardano al Campo 2 (tav. XX, n. 8) Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 169-170, tav. XLI, n. 152). Cronologia: probabilmente età traianeo-adrianea (in base ai confronti). Forma: bicchiere Marabini I (Mayet I, Ricci 1/1) (tav. XXI, n. 3) Decorazione: Impasto chiaro: spesso á la barbotine (a festoni di punti, a ricamo a rete); solcature incise; in un caso con nervature sotto l’orlo e sulla spalla. Impasto grigio: spesso á la barbotine (a festoni di punti, a ricamo a rete); fasci di linee incise; fasce di cerchiolini impressi. Dati epigrafici: iscrizione: LVDO SVO (Lomello, PV). Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: BG: Misano di Gera d’Adda (TIZZONI 1981, p. 8, tav. I, i). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 84-85, figg. 69-70; Calvatone romana 1997, pp. 65-66, tav. III, nn. 12); Cremona (CASSI 1996, pp. 83-84, figg. 1-3; fig. 4: attribuzione ipotetica); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 29, n. 18; CATTANEO 1991-92, pp. 55, 59, tav. XI, nn. 1-2, tav. XXIII, n. 48: attribuzione ipotetica; CATTANEO 1996, p. 153, p. 166, figg. 1-2); Cremona, via Decia (PONTIROLI 1974, p. 97, n. 69 (580), tav. LI). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 144, tav. 54, ad-ag, tav. 55, a; p. 140, tav. 54, be: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XI, nn. 1-2, 4; p. 48, tav. XIV, n. 12: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). PV: Gropello Cairoli (ARATA 1984, p. 53, n. 5, tomba 8, tav. I, n. 7); Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI 1992, p. 71, n. 3, tomba 203, fig. 7). Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI 1995, p. 71, scheda 63.3). Forma: boccalino biansato Scanzo (tav. XX, n. 9) Decorazione: a rotella. Attestazioni: Impasto chiaro: BG: Scanzo (TREGGIARI 1986-87, pp. 14-15, tav. I, n. 4). Cronologia: non precisabile (privo di contesto). Forma: boccalino biansato Rovello Porro Attestazioni: Impasto non specificato: CO: Rovello Porro (GIORGI, MARTINELLI 1981, p. 261, fig. 9, St. 31709). Cronologia: non precisabile. Forma: boccalino biansato Cremona 3 (tav. XX, n. 10) Decorazione: solcature orizzontali sull’orlo e sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 29, n. 23 = CATTANEO 1991-92, p. 77, cat. 44, tav. XXII = CATTANEO 1996, p. 156, p. 167, fig. 16). Cronologia: non precisabile. Forma: boccalino biansato Abbiategrasso (vicino ai tipi Mayet IV, Ricci 1/40-41) 5.c. Prodotti di tradizione centroitalica Coppette Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 10 (tav. XXI, n. 1) Decorazione: sull’orlo modanature; sul corpo festone á la barbotine, ondulato, segmentato a rotella e terminante in un punto in rilievo. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 163-166, tav. IX). Forma: coppetta biansata Graffignana (tav. XXI, n. 2) Attestazioni: Impasto chiaro: MI: Graffignana (CERESA MORI 1982, p. 207, n. 3, tav. 3c). Bicchieri e ollette 64 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 76, catt. 1-2, tav. VII). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XI, n. 5; p. 48, tav. XIV, n. 13: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Impasto non specificato: MI: Milano, Carrobbio (S. Maria alla Porta 1986, p. 137); Milano, S. Tecla (S. Maria alla Porta 1986, p. 137). PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 333, tav. XVIII, n. 27). Forma: bicchiere Marabini III (Ricci 1/7) (tav. XXI, nn. 4-6) Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 49, n. 16, tav. XII, n. 16). CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 89, cat. 4, tav. VIII; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 85, figg. 71-72; Calvatone romana 1997, pp. 65-66, tav. III, n. 3); Cremona (CASSI 1996, p. 84, fig. 5). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 144, tav. 54, ah: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48, tav. XIV, n. 11). Forma: bicchiere Marabini IV (Ricci 1/19) (tav. XXI, nn. 7-9) Decorazione: di rado linee incise; in un caso á la barbotine a elementi verticali ingrossati e arrotondati (Milano, scavi MM3). Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 84: attribuzione ipotetica). CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, pp. 60-61, catt. 14-15, tav. XIV). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 145, tav. 55, d); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XI, nn. 7-8, 10); Monza (MALBERTI 1989, p. 27, nn. 9-10, tav. XVIII, nn. 9-10). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 322, tav. III, n. 7). VA: Mornago, Montonate (TREGGIARI 1986-87, pp. 180-181, tav. XLV, n. 164). Forma: bicchiere Marabini VII (Mayet III, Ricci 1/20, 1/362) (tav. XXI, nn. 10-13) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta a rotella; á la barbotine a spine; linee incise. Impasto grigio: talvolta a rotella; á la barbotine a spine; á la barbotine e solcature. Attestazioni: Impasto chiaro: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 84: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 85, fig. 73). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 10-11; p. 50, tav. XVI, n. 11: attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 3, nn. 2-3). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n. 2, tav. 93, n. 7). Impasto grigio: PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 79, n. 6, tomba 30, tav. VIII, n. 3). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 54, tav. XIV, d, p. 56, tav. XVI, b). Impasto non specificato: MN: Goito, corte Gaigole (“NotALomb”, 1990, pp. 87-88, fig. 94, n. 14). Forma: olletta Marabini V (tav. XXI, nn. 14-16) Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine; a rotella; linee parallele incise; solcatura. Attestazioni: Impasto chiaro: BG: Misano di Gera d’Adda (DE MARINIS 1979, p. 96, n. 239 = TIZZONI 1981, p. 8, tav. I, h); Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI 1995, p. 71, scheda 63.3). BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 27, tomba 90, tav. XXX, n. 4; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 19, n. 5, tomba XII, tav. XIV, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 50, n. 34, tav. 38, c (senza tomba)). CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 15-16, n. 11, tav. IV, n. 11, p. 34, n. 5, tav. IX, n. 5, p. 62, n. 1, tav. XVIII, n. 1). CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, cat. 5, tav. IX; Calvatone romana 1991, p. 124, tav. IV, n. 1: attribuzione ipotetica; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, figg. 83-84 (produzione centroitalica), fig. 85 (produzione padana)); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 199192, p. 68, cat. 23, tav. XVI = CATTANEO 1996, p. 155, p. 166, fig. 9). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 259, n. 1, tav. 150); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n. 10; p. 47, tav. XIV, n. 6: attribuzione ipotetica); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 10, fig. 1). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n. 13, tav. 93, n. 18). Impasto non specificato: MI: Albairate (Albairate 1986, p. 58: attribuzione ipotetica). 5.d. Prodotti con confronti tra le produzioni lionesi Coppette Forma: coppetta Angera 5 (tav. XXII, n. 1) Decorazione: modanature e pareti increspate, con colate à la barbotine e sabbiate. Attestazioni: Impasto chiaro, con ingubbiatura bruna: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 409410, tav. 82, n. 17). Bicchieri e ollette Forma: bicchiere Marabini XII (Ricci 1/159) (tav. XXII, n. 2) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature parallele orizzontali incise sul corpo. Gabriella Tassinari Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85-86, figg. 74-75; Calvatone romana 1997, p. 66, tav. III, n. 4). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 116, tav. 2, n. 9: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 45-46, tav. XIII, n. 4). Impasto grigio: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85-86). Forma: bicchiere Marabini XXXV (Ricci 1/158; affine anche al tipo Mayet V) (tav. XXII, n. 3) Decorazione: Impasto grigio: in un caso mammillature á la barbotine (Calvatone, CR). Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, pp. 67-68, tav. III, n. 6). MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, tav. 2, nn. 6, 14, tav. 3, n. 14); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 46, tav. XIII, n. 5: attribuzione ipotetica). Impasto grigio, talvolta con ingobbiatura nera: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97, fig. 79). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/3). 65 Decorazione: a depressioni e solcatura. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 120, n. 5, tav. 33, n. 3). Bicchieri e ollette Forma: bicchiere Angera 9 (avvicinabile ai tipi Mayet VI-VII, Ricci 1/86) (tav. XXII, nn. 5-6) Decorazione: Impasto chiaro: a depressioni ovali e solcature. Impasto grigio: a depressioni ovali e solcature. Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 240, n. 6, tav. 58, n. 3). Impasto grigio: PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, p. 99, tav. XXI, n. 74). VA: Induno Olona (PONTI 1896, p. XXIV, tav. XV, n. 19: attribuzione ipotetica). Boccalini 5.e. Prodotti con confronti tra le produzioni transalpine Coppette Forma: coppetta Angera 6 (avvicinabile al tipo Marabini XXVII) (tav. XXII, n. 4) Forma: boccalino Angera 15 (tav. XXII, n. 7) Attestazioni: Impasto chiaro: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 240, n. 8, tav. 58, n. 4). Impasto non specificato: MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 99, fig. 21). (Gabriella Tassinari) Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari 67 IV. CERAMICA A MATRICE 1. Introduzione In Lombardia i vasi tipo Aco si rinvengono in percentuale assai più alta delle coppe tipo Sarius. Essi possono esser non verniciati oppure esser rivestiti da una vernice rossa, che a volte è simile a quella della terra sigillata anche se più opaca, a volte assume l’aspetto di una ingobbiatura; più raramente sono coperti da un’invetriatura1. I dati concordano nell’indicare l’apice della produzione della ceramica tipo Aco in età proto e medioaugustea; forse qualche pezzo è di età tiberiana2. I centri di produzione dei vasi tipo Aco riconosciuti in Italia settentrionale sono Ravenna 3 , Faenza4, Adria5 e probabilmente Aquileia6. Per quanto riguarda la Lombardia, il rinvenimento a Cremona in via Mainardi (ex via Cistello) di due frammenti di matrici, di cui uno firmato L.NORBANI, ha indotto a ritenere che nella città fosse situato l’atelier di questo vasaio. Va però ricordato che il dato non è sicuro (vd. supra Olcese, la pro- duzione di ceramica di tipo Aco e Sarius in Italia Settentrionale). Alcuni dei frammenti recuperati a Cremona sono considerati scarti di fornace7; tuttavia un esame autoptico non ha individuato indizi tali da suffragare questa tesi. Lvcivs Norbanvs era affiancato da altri due lavoranti di condizione servile, Bvccio e Stepanvs8. Caratteristiche comuni ai prodotti di questi vasai sono la mancanza di vernice, la forma prevalente del bicchiere, tipo Lavizzari 2, e la predilizione per il motivo a Kommaregen. Il raggio di diffusione dei pezzi dell’officina di Norbanvs è ampio (l’alto Adriatico, il Veneto, il Magdalensberg, dove ne sono stati rinvenuti moltissimi) e sembra gravitare verso oriente. Infatti tali prodotti sono scarsamente presenti a occidente di Cremona, mentre sono parecchi nel carico della nave affondata nel porto di Brindisi, forse destinati all’esportazione verso mercati lontani. Un addensamento dei vasi tipo Aco è rilevabile nel comprensorio del Ticino (ricordiamo però che questa è una delle zone più pubblicate dell’Italia settentrionale). Gli insiemi dei rinvenimenti del comprensorio del Ticino e della bassa pianura padana risultano piuttosto omogenei. Essi sono due dei tre gruppi principali di vasi tipo Aco (il terzo corrisponde all’alto Adriatico) individuati sulla base dell’intensità e della distribuzione di questi manufatti e delle loro caratteristiche morfologiche, tecnologiche e decorative9. L’accordo di più dati fa supporre la presenza di fabbriche in tali zone. I più numerosi in Lombardia sono i vasi di C.Aco, eponimo della categoria, e dei suoi lavoranti: Aco Acastvs, il cui stato giuridico è ancora discusso, Diophanes, Antiochvs ed Aescinvs, che si dichiarano liberti di Aco. Si ipotizza che quella di 1 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 27-28. 6 Si tratta di un bicchiere con imperfezioni tali da far pensare 2 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 23-24 e passim; EADEM ad uno scarto di produzione. Cfr. SCOTTI MASELLI 1984, p. 64; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189. 7 STENICO 1963-64, p. 54; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, nn. 13-15; CASSI 1996, p. 85. 8 Su Norbanvs, Stepanvs e Bvccio, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 21-23, 73-80 e passim; EADEM 1997, pp. 235, 242-243. 9 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1984, p. 249; EADEM 1987, pp. 19-22 e passim. Sono stati riuniti in questo capitolo quei vasi prodotti per calco entro matrice, chiamati convenzionalmente tipo Aco e tipo Sarius, dal nome dei loro più noti e documentati fabbricanti. Queste produzioni sono state già oggetto di studi fondamentali da parte della Schindler Kaudelka (1980), della Mazzeo Saracino (1985) e della Lavizzari Pedrazzini (1987, 1997); ad essi si rimanda per un’analisi esauriente delle problematiche inerenti a questa classe. 2. Ceramica tipo Aco 1997, pp. 247-248. 3 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 22. 4 RIGHINI 1979, pp. 219, 230, 233-234, n. 1; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22, 63. 5 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216. 68 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI C.Aco sia una grande impresa, suddivisa in varie filiali condotte dai suoi lavoranti che mantengono il nome di Aco come marchio di garanzia10. 3. Ceramica tipo Sarius La ceramica tipo Sarius non è molto frequente in Lombardia. Assente in alcune province, essa si concentra nelle province meridionali ed è diffusa soprattutto nell’Oltrepò mantovano, che in epoca romana apparteneva all’Emilia. In particolare, quasi tutti i rinvenimenti, anche se frammentari, sono riferibili alle tipiche coppe Mazzeo 13D. La decorazione, a matrice, annovera una gran varietà di motivi, pur stilisticamente omogenei11. Ad età augustea sono ascritte le coppe Mazzeo 10D, 11D, 12D, mentre la coppa 13D è collocata da età augustea a età flavia. Sono i pochissimi contesti lombardi datati; comunque essi concordano con la datazione della Mazzeo Saracino anche per la coppa Mazzeo 13D; si discostano solo le coppe Mazzeo 11D che si trovano in un contesto milanese dalla fine dell’età augustea alla seconda metà del I sec. d.C. In Italia settentrionale sono stati riconosciuti centri di produzione della ceramica tipo Sarius a Ravenna12, Adria13 e probabilmente a Faenza14; frammenti di matrice sono stati rinvenuti a Budrio (BO)15 e in Lombardia, a Miradolo Terme (PV); ciò rende possibile l’ipotesi di una produzione locale di questa ceramica. Inoltre la Jorio suppone che alcune coppe Mazzeo 13D rinvenute a Milano fossero fabbricate in via Rugabella16. Tuttavia non vi sono elementi per avvalorare tale ipotesi (cfr. anche infra terra sigillata). In base alle firme conosciute, Sarivs era padrone di un’officina con parecchi lavoranti i cui nomi compaiono anche su vasi non decorati (CVArr 16551670). Tra questi il più noto è Svrvs che si firma prima come servo di Sarivs (SVRVS SARI L.S.) poi come liberto (L.SARIVS L.L. SVRVS). Svrvs avrebbe continuato per conto proprio, diffondendo i suoi prodotti in una vasta area, dall’Italia settentrionale al Magdalensberg e fino a Malta17. Anche altri ceramisti hanno fabbricato le coppe decorate peculiari di questa produzione; ad esempio, in Lombardia, Acvtvs. (1987); per le coppe tipo Sarius la tipologia della Mazzeo Saracino (1985). Le concordanze con altre classificazioni vengono riportate tra parentesi. I bicchieri tipo Aco troppo frammentari per l’identificazione del tipo sono stati raggruppati secondo le diverse decorazioni. 4.a. Ceramica tipo Aco Forma: bicchiere Lavizzari 1a (Mazzeo 2D) (tav. XXIII, n. 1) Descrizione: alto orlo estroflesso indistinto, alta spalla arrotondata, corpo troncoconico, piede a disco, segnato da due solcature. Rivestimento: vernice rossa opaca. Decorazione: sul corpo motivi fitomorfi divisi in tre registri orizzontali (tralcio di fiori, di vite, di edera), separati da un motivo a cordicella. Dati epigrafici: C.ACO, spaziato, tra i tralci superiori. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 266, n. 14, tav. 63, n. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 101, n. 2, tav. 4, n. 1). Osservazioni: l’esemplare si distingue per la sua sintassi decorativa, che trova confronti nella ceramica italo-megarese, ma è rara in quella tipo Aco. Inoltre la decorazione ricorda i migliori vasi di Diophanes (cfr. Angera romana I 1985, pp. 377-380). G.T. Per la classificazione dei vasi tipo Aco si è seguita la tipologia della Lavizzari Pedrazzini Forma: bicchiere Lavizzari 1c (tav. XXIII, n. 2) Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo troncoconico slanciato, piede a disco. Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen e motivo vegetale (Garlasco, PV); in alto un giro di testine femminili, di profilo, sul corpo figure femminili intere (Vittorie?), di profilo, con in mano una patera (?) o una corona (?), stanti sopra scudi ovali orizzontali, sotto cui sono file verticali di foglioline, alternate a motivi composti da scudi ovali seguiti da file verticali di api, negli spazi liberi scudi, motivi vegetali, api e testine (Arsago Seprio, VA). Dati epigrafici: [...]AESCINVS (Garlasco, PV), seguito da una foglia di vite; C.A.[C]O.C.L. AESCINVS (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: PV: Garlasco, Baraggia (VANNACCI LUNAZZI 1986, pp. 65, 78, fig. 11 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 113, n. 3, tav. 13, n. 3). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 158-159, tav. VI, n. 1, tav. X, n. 1 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 1, tav. 13, n. 2). Osservazioni: ad un uso scorretto dei punzoni si deve l’errore della mancanza della C nel nome di Aco nel bicchiere di Arsago Seprio (VA). Di Aescinvs, liberto di Aco, si conoscono pochi pezzi, tra i quali una Sariuschalen di Aquileia e un bicchiere Lavizzari 1c, proveniente dal carico del relitto di Comac- 10 Sull’organizzazione delle officine di C.Aco e sullo stato giuridi- 12 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEO (Gabriella Tassinari) 4. Catalogo co dei suoi lavoranti, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22-23, 45-69 e passim. Sul nome di Aco utilizzato talvolta come marchio di garanzia cfr. da ultimo, SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, p. 485. 11 Per un’ interpretazione, ipotetica, di tali scarse differenze di stile cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 93-103; MAZZEO SARACINO 1985, p. 191. SARACINO 1985, p. 191. 13 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216. 14 RIGHINI 1979, pp. 220-222, 230, 235, n. 4; MAZZEO SARA- CINO 1985, p. 191. Si tratta del vasaio Adelpus/Adelpos. 15 MAZZEO SARACINO 1985, p. 224. 16 Scavi MM3 1991, pp. 67-68, tav. XXIX, nn. 20-21. 17 Cfr. MAZZEO SARACINO 1985, p. 190. Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari chio, che ricorda la sintassi decorativa dell’esemplare di Arsago Seprio (VA) e che ha la marca completa C.ACO.C.L.AESCINVS (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, pp. 235, 239, tav. 3, nn. 1-4). G.T. Forma: bicchiere Lavizzari 2a (Mazzeo 1D) (tav. XXIII, n. 3) Descrizione: breve orlo estroflesso o leggermente segnato esternamente, corpo ovoide o troncoconico, piede a disco, di rado fondo piano. Rivestimento: di rado vernice rossa (Borgo San Giacomo, BS, territorio di Milano (?), Comabbio, VA). Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Kommaregen, spesso desinenti in fondo in triangoli, delimitati superiormente da motivi fitomorfi; in un caso Kommaregen entro rettangoli delimitati da fasci di linee sormontate da rosette e losanghe formate da Kommaregen con al centro e ai vertici motivi floreali (Borgo San Giacomo, BS); fasce di linee puntinate verticali e oblique (Comabbio, VA); arcate unite tra loro da festoni di fiori con crateri a volute e cerchielli in alto, negli intercolumni due linee intersecantisi e una rosetta (Turbigo, MI). Dati epigrafici: ACO (Cremona); [...]PHILADE[LPHVS] (Mantova); H[ILARVS] (Milano); [...]A[...] (Turbigo, MI). Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 43, fig. 44); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 14). CR: Cremona, via Geromini (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 102, n. 9, tav. 5, n. 2, p. 127, nn. 11-12, tav. 21, n. 9). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 4950, tav. XVI, n. 1); territorio di Milano (?) (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 126-127, n. 9, tav. 19, n. 7); Turbigo, Gallizia (SUTERMEISTER 1936a, pp. 6, 13, fig. 9A = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 21, tav. 9, n. 5). MN: Mantova, vie Cairoli/Montanari (STENICO 197475, pp. 58-59, fig. 6 = Il caso mantovano 1984, p. 46, n. 1, fig. 31 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 83, tav. 19, n. 3). PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 86, fig. 16 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 10, tav. 19, n. 8). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, n. 33, tav. 20, n. 13 = Angera romana II 1995, p. 313, n. 2, tav. 143, n. 7); Comabbio (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 126, n. 3, tav. 20, n. 1). Osservazioni: la decorazione a kommaregen è diffusa in tutta la Lombardia. La Lavizzari Pedrazzini ritiene che buona parte degli esemplari così decorati, rinvenuti ad occidente dell’Adda, per le caratteristiche di impasto e la mancanza di vernice, siano importati da area veneta o veneto-emiliana (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 24 nota 10, pp. 35-36, 81; Angera romana II 1995, pp. 533-534). Il frammento di Turbigo (MI), noto solo da un disegno, è stato inserito nell’officina di Acastvs, sulla base di confronti (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106). N.S. Forma: bicchiere Lavizzari 2b (Mazzeo 1D, variante A) (tav. XXIII, nn. 4-5) 18 La documentazione disponibile non permette di escludere che il pezzo firmato da BVCCIO possa essere un bicchiere Lavizzari 2a. 69 Descrizione: breve orlo estroflesso o appena rientrante leggermente segnato esternamente, una risega sottolinea la spalla, corpo ovoide o troncoconico, piede a disco. Rivestimento: di rado vernice rossa (Casteggio, PV). Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Kommaregen talvolta desinenti verso il fondo in triangoli, delimitati superiormente da motivi vegetali (ad esempio fascia a foglie di ulivo, d’alloro o d’edera, boccioli o fila di rosette stilizzate); taeniae (?) e figure umane entro coppie di archi su colonnine, divise da motivi vegetali, alle imposte degli archi, foglie, rosette e uccellini, alla sommità degli archi uccelli (Casteggio, PV); motivo ad archetti con al centro foglie lanceolate e testine di profilo (Ottobiano, PV). Dati epigrafici: BVCCIO.NORBANI (Calvatone, CR; Milano, necropoli; il bollo di Milano presenta rosette come punti distinguentes); BVCCIO [NORBANI] (Milano, scavi MM3; Cavriana, MN); STE[PANVS NORBANI], in un riquadro puntinato con una croce di S. Andrea e preceduto da una testina di profilo (Cremona); [...A]CO (Milano, scavi MM3); [...]DIOPHANES, entro un cartiglio puntinato (Casteggio, PV); HILARVS.GAVI.S, tra due testine di profilo affrontate (Ottobiano, PV); [...]RRRRRR[...[/[...]VS (Ottobiano, PV). Attestazioni: BG: Bergamo, via Solata (Bergamo 1986, p. 145, fig. 146). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 67-68, b, c, 106-107, a, b, tav. IV, b, c, tav. IX, a, b; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 126, nn. 4-8). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86-87, figg. 67, 82); Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, pp. 52-53, fig. 4 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 162 (487) (nella tav. LXVIII come n. 164 (485)) = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 119, n. 10, tav. 16, n. 7 = CASSI 1996, p. 85, fig. 13; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 20, tav. 21, n. 8). MI: Milano, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 120, n. 17, tav. 18, n. 3 = BOLLA 1988, pp. 34-35, cat. 2/1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 49-50, tav. XVI, nn. 4-6, 9); territorio di Milano (?) (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n. 30). MN: Cavriana, Cavallara (inediti18, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 145, n. 27, fig. 17, n. 27: attribuzione ipotetica); Viadana (Il caso mantovano 1984, pp. 132-133, fig. 124: attribuzione ipotetica). PV: Casteggio (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1981, pp. 295301, tavv. 1-2 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 109110, n. 17, tav. 11, n. 2); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 75, n. 4, tav. IX, 1; VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 83, n. 6, tav. X, n. 1 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 84, n. 1, tav. 19, n. 1). Osservazioni: i pezzi di Capiago Intimiano (CO), per impasto e morfologia differenti dagli altri esemplari della zona, sarebbero di produzione gallica (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 21, 126; Angera romana II 1995, p. 534, nota 52). Gli esemplari dalle necropoli di Milano firmati BVCCIO.NORBANI dovrebbero essere due, ma attualmente ne è identificabile solo uno, al museo di Bologna (il secondo: LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n. 30). G.T. 70 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Forma: bicchiere Lavizzari 3a (Mazzeo 5D) (tav. XXIII, n. 6) Descrizione: orlo estroflesso, vasca troncoconica arrotondata, piede a disco. Rivestimento: vernice rossa brillante. Decorazione: sul corpo: in un frammento intreccio di cesto di vimini, nell’altro giro a cordicella sopra una fila di spirali correnti. Dati epigrafici: [ACASTV]S.ACO. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 49-50, tav. XVI, nn. 7-8). Osservazioni: la stessa decorazione “a cesto” compare sul bicchiere di Angera (VA) Lavizzari 4b, sempre proveniente dall’officina di Acastvs (vedi, infra). G.T. Forma: bicchiere Lavizzari 4a (Mazzeo 6D) (tav. XXIII, n. 7) Descrizione: orlo leggermente introflesso o estroflesso, sottolineato da una solcatura, corpo ovoide o troncoconico, con costolatura a metà della parete, piede a disco o fondo piano. Rivestimento: vernice rossa opaca o bruna (Nave, BS; Parabiago, MI; Dorno, PV). Decorazione: sul corpo a Kommaregen; aquile in atto di afferrare piccoli quadrupedi e vari uccellini posati sopra grandi alberi con foglie e frutti e sopra archi su colonnine (Nave, BS); motivo a cesto di vimini (Milano); in alto giri di foglioline e cordoncino, nella parte centrale archetti con colonnine poggianti su basette gradinate e terminanti con un cerchio umbilicato, sopra cui sono capitelli stilizzati o motivi triangolari, nella zona inferiore meandro delimitato da giri a cordicelle e al di sotto un reticolo a punti, con foglie ai vertici superiori (Angera, VA); motivo a treccia, tralcio con fiori, boccioli e foglie, nella zona inferiore motivo a cesto (Dorno, PV); ad arcate delimitate in alto da un giro a corna d’ariete, negli intercolumni lunghe foglie di palma, emergenti da un cespo d’acanto stilizzato (Parabiago, MI). Dati epigrafici: ACO DIOPH[ANES] (Curno, BG); C.ACO.DIOPHANES, entro un cartiglio puntinato (Dorno, PV); [...AC]O.C.L.ANT[IOCHVS] (Milano); GR(ATVS).T.RVBRIV (Parabiago, MI); ACO.ACASTVS (Angera, VA). Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tav. 47, n. 5; Carta Bergamo 1992, vol. 1.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 169, figg. 100-101 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, n. 29, tav. 21, 1a-b). MI: Milano, via Broletto o via del Lauro (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 7, tav. 12, n. 5 = Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50, St. 17304); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, pp. 13, 16, fig. 9B = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 116, n. 3, tav. 14, n. 2 = Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 3, n. 4). PV: Dorno (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109, n. 13, tav. 11, n. 4). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 375377, tav. 111, n. 3 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 102-103, n. 1, tav. 6, n. 1). 19 Per un’analisi della decorazione a cesto e della sua presenza nelle altre classi ceramiche cfr. Angera romana I 1985, p. 375; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 38-39. Osservazioni: il bicchiere di Nave (BS) si distingue per l’affastellamento di motivi diversi impressi senza un nesso apparente (Sub ascia 1987, p. 169; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 82). Gli esemplari dell’officina di Gratus T. Rubriu sono pochissimi. G.T. Forma: bicchiere Lavizzari 4b (Schindler Kaudelka 4c; Mazzeo 4D, variante A) (tav. XXIII, n. 8) Descrizione: orlo leggermente introflesso, corpo ovoide schiacciato, piede a disco. Rivestimento: vernice rossa opaca. Decorazione: nella zona superiore, tratti verticali paralleli che raffigurano l’orlo di un cesto di vimini, chiuso da una cordonatura, sul corpo intreccio del cesto. Dati epigrafici: [P]ALMA. SEMPER. ET. LAVRVS. VIRET. NE. DESIT. VNQVAM. PRAEMIVM. VICT/ORIBVS. CIRCO, nella parte centrale, tra due cordoni; sotto: ACAS[TVS]. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 374375, tav. 81, n. 1, tav. 111, n. 2 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 105, n. 16, tav. 8, n. 5a-b). Osservazioni: particolare è la decorazione “a cesto”, che riproduce l’aspetto di un contenitore di vimini intrecciato. Tale motivo sembra incontrare particolare fortuna in Italia settentrionale, soprattutto nella Transapadana, dove compare ad esempio anche su urne cinerarie in pietra. I vasi tipo Aco con la decorazione “a cesto”, provengono in prevalenza dal comprensorio del Ticino19. Questo esemplare rientra in quella serie assai singolare dei vasi con iscrizioni, tipici dell’officina di Acastvs. Si tratta di una diecina di vasi omogenei, di tipo Lavizzari 3 o 4b, la cui destinazione è tuttora discussa (simbolica? in particolari cerimonie o occasioni?). Secondo alcuni studiosi le iscrizioni sarebbero esortazioni generiche riferite a donne, sport, convivi...; secondo altri ogni iscrizione sarebbe dedicata ad una divinità, ad esempio questa di Angera ad Apollo protettore dei giochi20. G.T. Forma: bicchiere Lavizzari 5 (Mazzeo 3D) (tav. XXIII, n. 9) Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, piede a disco. Rivestimento: vernice rossa. Decorazione: sul corpo: giro di spiraline, festoni di punti con fiocchi e rosette. Dati epigrafici: ACO.ACASTVS. Attestazioni: VA: Varese, Calcinate degli Orrigoni (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 103, n. 3, tav. 6, n. 5). Osservazioni: l’esemplare presenta superficie abrasa e motivi poco leggibili probabilmente a causa della matrice stanca (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 103). Finora si conosce solo un altro esemplare di bicchiere Lavizzari 5, da Palazzolo Vercellese (VC), con marca ACO, integrata, in base a confronti, come ACO[ACASTVS] (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 19, tav. 9, n. 1). G.T. 20 Per un esame delle iscrizioni e delle varie ipotesi degli stu- diosi, cfr. Angera romana I 1985, pp. 374-375; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 53-55; EADEM 1997, pp. 240-241. Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari Forma: coppa Lavizzari 6a (Mazzeo 8D) (tav. XXIII, n. 10) Descrizione: orlo diritto, sottolineato esternamente da una solcatura, anse ad anello, impostate e saldate sul corpo, corpo ovoide, piede ad anello. Rivestimento: invetriatura giallo-bruna (Milano). Decorazione: sul corpo: meandro, festoni con rosette pendenti da bucrani, rametti, foglie, grappoli d’uva, in basso losanghe puntinate (Villachiara, BS); cordicella e motivi vegetali (Milano). Dati epigrafici: ACO.ACASTVS, tra due api (Villachiara, BS). Attestazioni: BS: Villachiara (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 104, n. 12, tav. 7, n. 5 = Riti e sepolture 1990, p. 36, n. 4, p. 37, fig. 4). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49, tav. XVI, n. 17: attribuzione ipotetica). Osservazioni: nella ceramica tipo Aco in genere l’invetriatura è rara; comunque si trova più frequentemente sulle coppette21 che sui bicchieri. N.S. Forma: coppa biansata Lavizzari 7 (Mazzeo 9D) (tav. XXIII, n. 11) Descrizione: orlo verticale con leggero incavo interno, anse a nastro ad anello impostate sotto l’orlo e sulla spalla, vasca leggermente carenata, piede ad anello. Rivestimento: vetrina giallo scuro, liscia e lucente sia all’interno che all’esterno (Garlasco, PV); vetrina giallobruna (Milano). Decorazione: sull’orlo scanalature, sulla vasca à la barbotine un ramo con foglie (lauro?) alternate a bacche tra due file di ovuli (Garlasco, PV); ovuli e foglioline (Milano). Dati epigrafici: ACO (Milano); [...]ACO[...] (Garlasco, PV). Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49, tav. XVI, n. 18: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco (Arte e civiltà romana 1964, pp. 340-341, n. 480, tav. CXL, n. 292 = MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70 = MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 10 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 107, n. 27, tav. 9, n. 8). Osservazioni: la Lavizzari Pedrazzini (1987, pp. 56-57, nota 32) attribuisce la coppa di Garlasco (PV) all’officina di Acastvs per il tipo di decorazione e di forma. N.S. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: di rado vernice rossa (Scavi MM3 1991, 2 frammenti; Angera, VA). Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen, talvolta desinente a punta, in qualche caso nei triangoli risparmiati sono inseriti boccioli trilobati (Cremona). Il Kommaregen è delimitato superiormente da motivi vegetali (tralci di vite, foglioline, boccioli), da corna d’ariete o da bottoncini. Dati epigrafici: DIOPHANES (Milano, via del Lauro); L.N[ORBANI], dopo una palmetta (Calvatone, CR); [...NORB]ANI (Calvatone, CR). Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 15). 21 Per un’altra coppa invetriata Lavizzari 6a, marcata C.ACO.C.L.ANTHIOCVS, da Vercelli, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 239, tav. 3, n. 5. 71 CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 94, c). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1996, pp. 242, 252, fig. 13; CORSANO 1990, p. 52, C48, fig. 1, n. 1; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv. 111/150; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 242, tav. 4, n. 2, n. inv. 889927; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 243, nota 71, n. inv. 961308; Calvatone romana 1997, pp. 66-67 e nota 11); Cremona (CASSI 1996, p. 85, fig. 15); Cremona, via Mainardi (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 14, tav. 21, n. 5 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra in alto; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 13, tav. 21, n. 11 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra in basso; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, nn. 15-21, tav. 21, nn. 3-4, 6-8, 10, 12). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 49-50, tav. XVI, nn. 10, 13-16); Milano, via del Lauro (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50); Milano, via Piatti (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 14, tav. 12, n. 10). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Mantova, area del Seminario (STENICO 1974-75, pp. 58-59); Mantova (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 145, 147, nn. 28-30, fig. 17, nn. 2830). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, nn. 34-41, tav. 20, n. 12, p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7; Angera romana II 1995, p. 313, nn. 3-4, 8). Osservazioni: il frammento rinvenuto a Milano (via Piatti) è attribuito all’officina di Antiochvs in base ad un peculiare motivo decorativo che si riscontra negli esemplari firmati; uno di Calvatone (CR) a Lvcivs Norbanvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, pp. 63, 112, 242). N.S. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rossa (Ostiglia, MN); invetriatura bruno giallastra (Milano). Decorazione: sul corpo a cesto di vimini. Dati epigrafici: [ACO DIOPH]ANES (Ostiglia, MN). Attestazioni: CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 240, n. inv. 960965). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 139, 149, tav. 56, c). MN: Ostiglia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109, n. 15, tav. 11, n. 3). Osservazioni: il frammento di Calvatone (CR), in cui rimangono poche lettere su doppio registro, è attribuito all’officina di Acastvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 240). N.S. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: talvolta vernice rossa (Milano, un frammento di Angera, VA), in un caso invetriatura (Calvatone, CR). Decorazione: sul corpo motivi vegetali, talvolta a fasce sovrapposte: tralci, foglie, palmette, rosette, corna d’ariete, punti e linee. Dati epigrafici: [...A]CO (Calvatone, CR); [...ANT]IOC[VS...] (Angera, VA). 72 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp. 103, 108, fig. 97, n. 7). CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 242, tav. 1, n. 13, n. inv. 911187; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 243, nota 73, n. inv. 91294). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50, tav. XVI, n. 2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 93, n. 8, tomba 13, tav. 24, n. 8). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 9, tav. 12, n. 9 = Angera romana II 1995, p. 312, n. 1, tav. 143, n. 6; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 129, n. 45 = Angera romana II 1995, p. 313, n. 6). Osservazioni: il reperto di Milano ha una vernice spessa molto simile a quella della terra sigillata (Scavi MM3 1991, ibidem). Il frammento proveniente da Angera è ritenuto importato dalla zona emiliana, perché attribuito ad Antiochvs e alla sua officina di Faenza (Angera romana II 1995, p. 534). Poiché l’invetriatura è più frequente sulle coppette non è escluso che uno dei due frammenti di Calvatone (CR) sia appunto una coppetta; l’altro pezzo potrebbe esser attribuito a Bvccio, in base alla decorazione (rispettivamente LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 242, nota 62, p. 243, nota 73). G.T. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rossa. Decorazione: motivi geometrici: reticolo di puntini (Calvatone, CR) o linee puntiformi parallele (Angera, VA). Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 81). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, nn. 42-43, tav. 20, n. 10 = Angera romana II 1995, p. 313, n. 5). G.T. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Decorazione: sul corpo composizioni floreali, vegetali e animali alternate a arcate, colonne o candelabri ottenuti sovrapponendo motivi diversi. Dati epigrafici: in un caso, [...N]ORB[ANI...] (Cremona). Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 13). CR: Cremona (CASSI 1996, p. 85, figg. 12, 14); Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 53, figg. 5-7= PONTIROLI 1974, p. 116, n. 163 (486), tav. LXVIII, p. 117, n. 164 (485) (nella tav. LXVIII come n. 162 (487)) = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 124, n. 50, tav. 17, n. 1, n. 54, tav. 17, n. 4, n. 55, tav. 17, n. 2 = CASSI 1996, p. 85, fig. 10, fig. 11, fig. 42, primo a destra; STENICO 1963-64, p. 52, fig. 3 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 122-123, n. 42, tav. 16, n. 10; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 22, tav. 21, n. 2). Osservazioni: quattro frammenti rinvenuti a Cremona sono riferibili all’officina di Norbanvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 124, nn. 42, 50, 54, 55). In base ai motivi decorativi, anche il frammento di Brescia sembra attribuibile all’officina di Norbanvs (Carta Brescia 1996, ibidem). N.S. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Decorazione: file di spine à la barbotine. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 80). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7). Osservazioni: questo tipo di decorazione, che si trova nella ceramica a pareti sottili, è stato anche considerato un precedente o una versione corrente del motivo a Kommaregen dei bicchieri tipo Aco22. G.T. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rosso arancione (Angera, VA). Decorazione: sul corpo motivi architettonici. Dati epigrafici: [...]E[...](Cremona). Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 16). CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1996, pp. 154155, 166, fig. 7). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50, tav. XVI, n. 12). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 84). G.T. 22 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 24 nota 10, pp. 82, 130; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Decorazione: sul corpo cupidi con l’arco tra arcate e motivi floreali (Bergamo); parte superiore di una menade danzante con braccio destro sollevato e sinistro abbassato (Angera, VA). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp. 103, 108, fig. 97, n. 5). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 38, p. 129, n. 44, tav. 20, n. 11 = Angera romana II 1995, p. 313, n. 7, tav. 93, n. 4, tav. 143, n. 8). Osservazioni: nel repertorio decorativo dei vasi tipo Aco le figure sono piuttosto rare. G.T. Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rossa (Angera, VA); invetriatura giallastra (Brescia). Dati epigrafici: C.A[CO...] (Bergamo); [...A]NTHIOCVS (Brescia); sotto un giro di trattini, su due registri, [...]ID.EST./RENT[...] (Bergamo). Attestazioni: BG: Bergamo (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 58, nota 40). BS: Brescia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 6); Sirmione (“NotALomb”, 1994, p. 79: attribuzione ipotetica). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 99, a); Como, S. Carpoforo (inediti; inv. nn. E 1206-1208, 1263, Museo Giovio di Como, cit. in SENA CHIESA 1993, p. 194 e nota 22). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv. 110/155). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50, tav. XVI, n. 3). VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 129, n. 46 = Angera romana II 1995, p. 403, tav. 119, n. 1). Osservazioni: uno dei due frammenti di Bergamo rientra nell’ambito dei vasi con iscrizioni, peculiari della produzione di Acastvs. G.T. Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari Matrice Decorazione: Kommmaregen delimitato superiormente da un giro a corna d’ariete. Dati epigrafici: in negativo, L.NORBANI. Attestazioni: CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52, fig. 1 = PONTIROLI 1974, pp. 115-116, n. 160 (489), tavv. LXVII-LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 1, tav. 15, n. 1). N.S. Matrice Decorazione: Kommmaregen delimitato superiormente da un giro a corna d’ariete. Attestazioni: CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52, fig. 2 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 161 (488), tav. LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 4, tav. 15, n. 6 = CASSI 1996, p. 85, fig. 41). N.S. 4.b. Ceramica tipo Sarius Forma: coppa biansata cantaroide Mazzeo 10D (Schindler Kaudelka 5) (tav. XXIV, n. 1). Descrizione: alto orlo verticale, parte superiore del corpo a profilo leggermente concavo, anse a nastro impostate sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vasca segnato da un gradino, vasca con carena arrotondata, piede a tromba esternamente modanato. Rivestimento: vernice rossa opaca. Decorazione: sul corpo motivi vegetali complessi a cui è alternata una rana (Sirmione, BS); foglia di vite volta verso il basso (Milano). Attestazioni: BS: Sirmione (STENICO 1973, pp. 116-117, fig. 6 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 219). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71, tav. XXIX, nn. 1-3; p. 73, tav. XXIX, n. 17: attribuzione ipotetica). Osservazioni: a Milano, dove la forma è attestata soltanto da frammenti, un pezzo presenta un collarino all’attacco dell’ansa. Si tratta di un tipo poco attestato sia in Lombardia sia altrove, in genere bollato L.SARIVS L.L. SVRVS. C.D.P. Forma: cratere Mazzeo 11D (tav. XXIV, n. 2) Descrizione: orlo triangolare pendente con risega interna, parte superiore del corpo a profilo leggermente concavo, attacco della vasca segnato da un gradino, vasca globulare, piede a tromba con bordo sagomato ribattuto. Rivestimento: vernice rossa. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71, tav. XXIX, nn. 4-5; nn. 6-7: attribuzione ipotetica). Osservazioni: si tratta di una forma molto rara, anche altrove. A Milano è attestata da sette frammenti di orlo e piede, non decorati. C.D.P. Forma: coppa cantaroide Mazzeo 12D (tav. XXIV, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, assottigliato, parte superiore del corpo a profilo concavo, anse a nastro impostate sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vasca segnato da un gradino, profonda vasca emisferica. 73 Rivestimento: vernice rossa. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71, tav. XXIX, n. 8). Osservazioni: quest’unico frammento di orlo, non decorato, documenta la forma in Lombardia. Comunque, essa è rara anche altrove. C.D.P. Forma: coppa biansata Mazzeo 13D (Schindler Kaudelka 2, Lavizzari 8a) (tav. XXIV, nn. 4-7) Descrizione: orlo introflesso appena distinto, alto labbro bombato, attacco della vasca sottolineato da una strozzatura, anse a nastro, ad asola, talvolta costolate, impostate a metà dell’orlo e saldate sul corpo, vasca emisferica schiacciata, basso piede ad anello, talvolta modanato. La Mazzeo Saracino (1985) distingue tre varianti: A) labbro poco sviluppato, di altezza decisamente inferiore alla vasca; B) labbro sviluppato in altezza quasi quanto la vasca; C) labbro sviluppato in altezza molto più della vasca. Rivestimento: in genere vernice rossa, di solito piuttosto opaca, più raramente grigia. Decorazione: sul corpo motivi molto variati, ottenuti dalla combinazione di punzoni diversi. Fasce verticali di motivi a V sovrapposti o fascia orizzontale di ovuli spartiti da sagittae o fascia con quadratini, cordoni sottili e foglia di felce o fascetta di trattini a virgola, ghirlanda di foglioline e bulbo centrale cui si contrappongono due foglie, talvolta anse decorate superiormente con una bugnetta (Milano); motivi vegetali liberi o con reticolo di nastri, decorazione pseudo architettonica, di rado cornice a ovuli (Bresciano e Mantovano); grandi archi, con rosette e volatili reggenti col becco un festoncino oppure vasi, baccellature e astragali (Calvatone, CR); serie di archetti delimitati in alto da un meandro racchiuso da due fasce di ovuli (Ostiano, CR); fiore a calice con foglie che si dipartono da un nastro, il tutto circoscritto da due fiori a più petali e da due uccelli uno per lato che si librano nell’aria oppure reticolo di nastri con ai vertici rosette, preceduto da una fascia di gigli e seguito da una seconda fascia a triangoli con rombi e semicerchi (Gropello Cairoli, PV); fascia di ovuli con sagitte, doppie linee a zig-zag con motivi vegetali e cerchielli umbilicati (Ottobiano, PV); fiori, delfini e ancore tra spazi geometrici, sulle anse due pasticche (Valeggio, PV). Dati epigrafici: in genere sulla vasca tra la decorazione a lettere ben spaziate: ACO (Ottobiano, PV); ANTIOCVS (Borgo San Giacomo, BS); L.SARIVS.L.L.SVRVS (territorio di Brescia (?); [L. S]ARI[VS L.L. SV]R[VS] (Gonzaga, MN); SVRVS SARI L.S (Dorno, PV); L.SARIVS SVRVS (Valeggio, PV); L.S. (Torrevecchia Pia, PV); [...M]AGISTRO VERGILI[O...] (Pegognaga, MN); L.VERGILIVS da una parte e dall’altra PRINCEPS (area tra Ostiano, CR e Pralboino, BS); ACV/TVS (San Benedetto Po, MN); [...]TI[...] (Sermide, MN). Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 238-239, tav. 21, n. 3, tav. 55, nn. 1-2); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 43, fig. 45); Brescia, via Gezio Calini (“NotALomb”, 1991, p. 82: attribuzione ipotetica); territorio di Brescia (?) (STENICO 1965, pp. 108, 110, fig. 43, nn. 6-7 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222). CR: Calvatone (STENICO 1974-75, pp. 55-58, figg. 4-5; 74 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI CORSANO 1990, pp. 59-60, C96-101, fig. 1, n. 5, fig. 2, nn. 1-3, fig. 3, nn. 1-2; Calvatone romana 1997, p. 82); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 149, catt. 90-91, tav. XXXIV = CATTANEO 1996, pp. 156157, fig. 20); area tra Ostiano (CR) e Pralboino (BS) (PONTIROLI 1974, p. 195, n. 275 (374), tav. CXLII = STENICO 1974-75, p. 55, fig. 3). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 71-72, tav. XXIX, nn. 9-10: variante B; tav. XXIX, nn. 11-12, 20-21: variante A; tav. XXIX, nn. 13-16, nn. 2223); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 119, n. 2, tomba 34, p. 180, fig. 92, tav. 44, n. 2: variante B). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gazzuolo (?) (STENICO 1974-75, p. 58); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 77, tav. XX, B2; p. 18, tav. I, B2 = CALZOLARI 1991, p. 74, p, fig. 12, n. 2); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 134, B1 = CALZOLARI 1991, pp. 70-72, n, fig. 11, n. 16); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 67, tav. XVII, B1, B2, B3, p. 118, tav. XXXVIII, B4); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, figg. 133, 150); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 116, tav. XXXVII, B5 = CALZOLARI 1991, pp. 69-79, a, fig. 11, n. 15); Sermide (CALZOLARI 1991, p. 75, x, fig. 12, n. 3: variante B); Serravalle (CALZOLARI 1989, fig. 224); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, B1: variante B). PV: Dorno (STENICO 1965, p. 111, tav. 45, nn. 1-2 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 36, n. 3, fig. 22, n. 3, fig. 23: variante A; pp. 26-27, n. 4, fig. 14, n. 4, fig. 15: variante B); Miradolo Terme (STENICO 1974-75, p. 48, nota 7: attribuzione ipotetica); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, n. 9, tomba 11, fig. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 102, n. 11, tav. 5, n. 3); Pavia, corso Cavour (PATRONI 1909, pp. 270-271, fig. 6, a); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 48, St. 93680); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 160, fig. 24 = VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 76, fig. 10). Osservazioni: si tratta della forma più diffusa della produzione cosiddetta tipo Sarius. Rinvenuta sia in contesti funerari sia di abitato, molto raramente si conserva integra. In genere è riconoscibile dal profilo della vasca, ma spesso in presenza di piccoli frammenti non è possibile distinguere le varianti, né affermare con sicurezza se si tratti della forma Mazzeo 13D o di altre coppe della stessa produzione. La decorazione, benché di stile unitario, raramente si ripete uguale da esemplare ad esemplare: la combinazione di diversi punzoni in modo libero e variato aumenta considerevolmente i possibili risultati decorativi23. La coppa di Parabiago (MI) è l’unica, tra quelle rinvenu- 23 Cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 30-44. te in Lombardia, ad essere priva di decorazione. C.D.P. Forma: coppa biansata Abbiategrasso Descrizione: orlo estroflesso, breve collo concavo, attacco con la vasca segnato da una carena, anse impostate sulla carena e sul ventre, vasca emisferica, piede a tromba esternamente modanato. Rivestimento: vernice rosso arancio. Decorazione: modanature, motivi vegetali e floreali disposti simmetricamente. Attestazioni: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18, fig. 3). Osservazioni: le caratteristiche tecniche di questa coppa la fanno rientrare nella ceramica tipo Sarius. Tuttavia la sua forma non trova confronto nella tipologia della Mazzeo Saracino (1985). G.T. Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipo Decorazione: figura femminile in peplo, di profilo, andante verso destra, reggente nella mano abbassata un oggetto non distinguibile. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 72, tav. XXIX, n. 19). Osservazioni: nella ceramica tipo Sarius la figura umana è rara. Il pezzo presenta ottima fattura e nitidezza di rilievo (Scavi MM3 1991, ibidem). G.T. Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rosso scura. Decorazione: un leprotto accucciato, la parte inferiore di un cratere (?) baccellato, sopra un piedistallo e un alto piede (di calice?) all’interno di una zona delimitata da fasci di quattro linee parallele, al cui incrocio è una rosetta. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 73, tav. XXIX, n. 18). Osservazioni: i punzoni sono accostati in modo casuale (Scavi MM3 1991, ibidem). G.T. Matrice Decorazione: parte di un cigno, palmetta, delimitati in alto da una fascia ad ovuli capovolti. Attestazioni: PV: Miradolo Terme, Gobba (STENICO 1974-75, pp. 4751, fig. 1 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222). C.D.P. Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 75 V. CERAMICA INVETRIATA DI ETÀ ALTO IMPERIALE 1. Introduzione Per fornire un quadro più completo delle attestazioni ceramiche di epoca romana, si è ritenuto opportuno comprendere anche la ceramica invetriata di età altoimperiale, pur nella consapevolezza che il problema dell’identificazione dei centri di produzione di tali manufatti è ancora aperto. Infatti l’attribuzione ad una produzione locale piuttosto che allogena di queste ceramiche generalmente si basa solo su considerazioni stilistiche e morfologiche, non suffragate da elementi concreti. Vi è ancora, quindi, la necessità di condurre ulteriori ricerche e verifiche, magari affiancando le analisi chimiche e minero-petrografiche agli studi tipologici. In assenza di un’osservazione diretta dei pezzi qui esposti e di parametri sufficienti per individuare la produzione, vengono semplicemente riportate le indicazioni tratte dagli Autori che hanno pubblicato tali vasi. Il maggior numero di ritrovamenti di recipienti invetriati di età altoimperiale si rileva nel Pavese. Lo studio e la puntualizzazione delle problematiche legate a questo tipo di ceramica, rinvenuta nell’area in questione, si deve alla Maccabruni (1987, 1995), cui si rimanda per un’analisi esauriente. La studiosa, accanto ad esemplari che trovano precise corrispondenze nella produzione dell’area mediterranea orientale1 e in particolare di Tarso, ha isolato un gruppo con caratteristiche proprie, forse di fabbricazione norditalica. Il repertorio decorativo in rilievo a matrice (ad esempio il motivo delle pigne entro ovuli alternate a rosette)2, spesso ispirato all’argenteria ellenistica (come le coppie di tralci d’edera simmetricamente contrapposti)3, e l’accuratezza con cui alcuni esemplari sono realizzati costituirebbero, secondo la Maccabruni, elementi per riconoscere le importazioni da 1 La ceramica invetriata di produzione microasiatica è stata studiata sistematicamente da H. Gabelmann (H. GABELMANN, Zur hellenistisch-römischen Bleiglasurkeramik in Kleinasien, in “JdA”, 1974, LXXXIX, pp. 260-307; IDEM, Kleinasiatische glasierte Reliefkeramik (50 v. Chr. bis 50 n. Chr.) und ihre oberitalischen Nachahmungen, in “Gnomon”, 1979, Tarso. Le caratteristiche, invece, che distinguerebbero i pezzi di fabbricazione norditalica4, sarebbero la fattura più corrente, le forme senza confronti precisi con quelle orientali (per esempio, boccalino n. 2, vasetto ansato n. 1) e le decorazioni à la barbotine, contraddistinte da motivi ripresi dal repertorio della ceramica a pareti sottili (per esempio la decorazione della coppa n. 12). Nel Pavese, in particolare in Lomellina, sono stati rinvenuti alcuni esemplari con tali peculiarità. Non ci sono, però, prove decisive per poter parlare di una produzione di ceramica invetriata pavese. Le forme attestate sono recipienti potori e da mensa. Rari sono i rinvenimenti di ceramiche invetriate nel Varesotto, e solo nei siti di Angera e Castellanza. Interessanti sono le anforette di Angera (nn. 1 e 2), la forma e la decorazione delle quali sono confrontabili con esemplari del Canton Ticino. È plausibile credere che le anforette angeresi e quelle ticinesi vengano da una stessa officina, la cui ubicazione non è però ancora precisabile. Infatti esemplari analoghi si rinvengono anche in area transalpina (cfr. infra). Anche nel Bresciano i rinvenimenti di ceramiche invetriate altoimperiali sono pochi. Tra questi, due calici (nn. 8 e 9) costituiscono oggetto di discussione, poiché da alcuni sono ritenuti importati da Smirne, mentre da altri (come la Maccabruni) prodotti norditalici. Riveste un particolare interesse la coppa biansata n. 2 di Abbiategrasso (MI) la cui forma è del tutto analoga alle coppe tipo Sarius, che dimostra ancora una volta la stretta connessione tra queste ceramiche. Si può forse ipotizzare che tali pezzi invetriati fossero prodotti nelle stesse officine delle coppe tipo Aco e tipo Sarius, influenzate dai prodotti invetriati provenienti dall’oriente. (Nicoletta Sfredda) LI, pp. 677-682) e dalla A. Hochuli Gysel (HOCHULI GYSEL 1977). 2 Vd. skyphos n. 5, variante A, da Garlasco (?) (PV). 3 Vd. skyphos n. 5, variante A, da Cassolnovo (PV). 4 Cfr. ad esempio MACCABRUNI 1987, pp. 170-172; MACCABRUNI 1995, p. 51. 76 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 2. Catalogo 2.a. Recipienti per versare e conservare liquidi e alimenti Anforette Forma: anforetta n. 1 (tav. XXV, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, lungo collo concavo, anse sormontanti impostate sull’orlo e saldate a metà del corpo, corpo ovoide, alto piede a disco. Rivestimento: vetrina verde oliva, spessa e bollosa. Decorazione: sul corpo a matrice, tralci di vite e fiori uscenti da crateri; due rosette a cinque petali agli attacchi delle anse con l’orlo. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 314, n. 4, tav. 71, nn. 3-4). Cronologia: non oltre il II sec. d.C. (in base ai confronti). Osservazioni: questa anforetta è ottenuta da una matrice bivalve, con anse lavorate a parte e saldate. La sua forma e la decorazione trovano confronto, nonostante alcune differenze, con alcune anforette del Canton Ticino, inquadrabili tra il I sec. d.C. e la metà del II sec. d.C.5. Rispetto ad esse l’anforetta n. 1 sembrerebbe più tarda per la scarsa precisione della composizione e per il tipo di vetrina6. Comunque queste similitudini spingono a ipotizzare che le anforette angeresi (nel territorio di Angera sono state trovate altre due anforette invetriate, l’anforetta n. 2 (vd. infra) e una terza, di cui si ha solo notizia7) insieme a quelle ticinesi provengano da una stessa officina, dalla localizzazione ancora imprecisabile. Bisogna tener presente, infatti, che esemplari simili si rinvengono anche in area transalpina8. G.T. Forma: anforetta n. 2 Descrizione: orlo estroflesso, lungo collo troncoconico, anse impostate sul corpo, corpo ovoide, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie esterna. Decorazione: in rilievo: una rosetta all’ attaccatura dell’ansa sul corpo; sul corpo scena bacchica: Sileno vendemmiante, Dioniso con un kantharos, Pan con syrinx e pedum, Menade con tirso. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (TAMBORINI 1940, pp. 60-61, figg. 8-11). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Osservazioni: il pezzo è ottenuto da una matrice bivalve, con anse lavorate a parte e saldate. Sebbene la modellatura sia sommaria e la resa non accurata, questo recipiente è interessante per la singolarità della scena. G.T. Olpi Forma: olpe (?) n. 1 (tav. XXV, n. 2) Descrizione: orlo a fascia arrotondato e ingrossato esternamente, collo concavo, ansa a nastro costolata. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie 5 MACCABRUNI 1981, pp. 61, 63-64, 87-88, 90, 92, nn. 2, 3, 14, tavv. II, VII; cfr. anche p. 90, n. 12, tavv. III, VIII. 6 MACCABRUNI 1981, p. 64; Angera romana I 1985, p. 529. esterna e gialla sulla superficie interna (Valeggio). Decorazione: sul corpo, à la barbotine tralcio con foglie cuoriformi a spina di pesce sfalsate. Attestazioni: PV: Garlasco, cascina Baraggia (MACCABRUNI 1995, pp. 54, 61, cat. 16); Valeggio, cascina Tessera (MACCABRUNI 1995, p. 54, cat. 15). Cronologia: decenni centrali del I sec. d.C. N.S. Olle ansate Forma: vasetto ansato n. 1 Descrizione: orlo estroflesso, tre anse impostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, corpo a ventre ribassato, basso piede. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie esterna, giallo-verde sulla superficie interna. Decorazione: in rilievo à la barbotine serie di foglie con peduncolo disposte a spina di pesce. Attestazioni: PV: Casteggio (MACCABRUNI 1974-75, p. 63, n. 4, fig. 4). Cronologia: I sec. d.C. N.S. 2.b. Recipienti potori e da mensa Boccalini Forma: boccalino n. 1 (tav. XXV, nn. 3-4) Descrizione: orlo estroflesso, breve collo cilindrico, ansa impostata sulla spalla e saldata sul ventre, corpo ovoide o globulare, piede a disco troncoconico. Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna, gialla sulla superficie interna (esemplare di Brescia). Decorazione: sul collo due modanature, sul corpo squame à la barbotine, disposte in un caso tra due fasce di linee parallele. Attestazioni: BS: Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, p. 91, n. 20 = Ceramiche Brescia 1988, p. 31, n. 44a, tav. X, b). PV: Casteggio (MACCABRUNI 1995, pp. 54, 61, cat. 17). Cronologia: non precisabile. Osservazioni: presenta impasto ben depurato. Il motivo a squame si ispira al repertorio decorativo della ceramica a pareti sottili (cfr. supra). N.S. Forma: boccalino n. 2 Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e saldata sul ventre, corpo globulare, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde chiara su entrambe le superfici. Decorazione: sul corpo motivo vegetale à la barbotine (foglie con peduncolo disposte a spina di pesce). Attestazioni: PV: territorio di Pavia (?) (MACCABRUNI 1974-75, pp. 63, 66, fig. 5). Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. 7 A. GAROVAGLIO, in “NSc”, 1880, V, p. 203. 8 MACCABRUNI 1981, pp. 64, 66-67. Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Osservazioni: si tratta di una forma rara, modellata con impasto poco depurato. Per le sue caratteristiche tecniche e stilistiche si ritiene che sia un prodotto della medesima bottega del vasetto ansato n. 1 (vedi infra)9. N.S. Ollette Forma: olletta n. 1 (tav. XXVI, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato, arrotondato, collo troncoconico, corpo ovoide, basso piede a disco. Rivestimento: vetrina color verde chiaro sulla superficie esterna. Decorazione: solcature alla base del collo; sul corpo nella parte superiore motivo di losanghe á la barbotine con punti agli angoli, nella parte inferiore solcature parallele incise cui si sovrappone una decorazione a rotella di triangoli. Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 43, 59, n. 46). Cronologia: I sec. d.C. e non oltre la prima metà del II sec. d.C. (in base ai confronti con le analoghe ollette a pareti sottili). Osservazioni: quest’olletta rappresenta una commistione della ceramica invetriata con quella a pareti sottili. Infatti per la forma e per la decorazione è riportabile alle ollette a pareti sottili tipi Ricci 1/364-1/365, numerose in tutta la Lombardia, particolarmente nel I sec. d.C. e fino alla prima metà del II sec. d.C. (cfr. supra ceramica a pareti sottili). G.T. Coppe In base ai dati disponibili, le coppe hanno impasto ben depurato. Forma: coppa biansata n. 1 (tav. XXVI, n. 2) Descrizione: orlo diritto, modanato, anse a nastro a quattro costolature, impostate sotto l’orlo e saldate nel punto di massima espansione, vasca emisferica, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde giallastra sulla superficie esterna e vicino all’orlo all’interno. Decorazione: sull’orlo tre costolature; sul corpo à la barbotine, tra corimbi, protomi umane, forse di eroti, dalle cui orecchie si dipartono due foglie ovali con nervature. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 79, Cat. 23/10). Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (in base ai confronti). Osservazioni: la forma di questa coppa si ritrova a Locarno e a Muralto, nel Canton Ticino10. Vanno rilevate anche le affinità con una coppa biansata firmata da Aco (vd. supra, ceramica tipo Aco, coppa biansata tipo Lavizzari 7). Invece la complessa decorazione della coppa milanese non trova confronti puntuali e sembra attribuibile a fabbrica norditalica11. G.T. 77 Descrizione: alto orlo rientrante introflesso, anse impostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, vasca emisferica, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna. Decorazione: motivi floreali applicati. Attestazioni: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18, fig. 2). Cronologia: età augustea / età flavia (?) (in base ai confronti). Osservazioni: morfologicamente questo esemplare è legato alle coppe tipo Sarius. G.T. Forma: coppa ansata n. 3 Descrizione: orlo diritto, ansa impostata sotto l’orlo e saldata nel punto di massima espansione, corpo a calice, alto piede modanato. Decorazione: una solcatura sull’orlo; sul corpo à la barbotine tralcio orizzontale con due file di bacche su peduncoli obliqui, al di sotto una fila orizzontale di piccole protuberanze. Attestazioni: VA: Castellanza, Cavo Buon Gesù (SUTERMEISTER 1928, p. 52, fig. 34). Cronologia: probabilmente I sec. d.C. Osservazioni: la forma di questa coppa non sembra attestata altrove, mentre la sua decorazione trova puntuale confronto con quella del boccalino n. 2 (vd. supra), nonché di una coppa biansata e di un’urnetta provenienti da Locarno, nel Canton Ticino12. G.T. Forma: skyphos ansato n. 4 (tav. XXVI, n. 3) Descrizione: alto orlo diritto, con scanalatura all’interno al di sotto dell’orlo, anse ad anello verticale, corpo semiovoide, alto piede, fondo cavo con tre scanalature concentriche. Rivestimento: vetrina verde scuro sulla superficie esterna, vetrina giallo scuro, liscia e lucente sulla superficie interna. Decorazione: anse sormontate da una piastrina trapezoidale con due volute in rilievo, sul corpo a matrice al centro una rosetta, rami e foglie di platano alternate a steli con bacche, fissati da una tenia alle anse. Attestazioni: PV: Castello d’Agogna (Ceramica invetriata 1981, n. 0 = MACCABRUNI 1985, p. 23, n. 6, tav. I, a-b). Cronologia: I sec. d.C. Osservazioni: la forma di questo esemplare è simile a quella classificata dalla Hochuli-Gysel come Ringhenkelkantharos 1. N.S. Forma: coppa biansata n. 2 Forma: skyphos n. 5 (tav. XXVI, nn. 4-6) Descrizione: orlo più o meno diritto con scanalatura, anse ad anello verticale, sormontate da una piastrina trapezoidale, vasca emisferica più o meno arrotondata, piede ad anello. Le varianti sono due: A) orlo diritto; B) alto orlo diviso a metà da una scanalatura orizzontale. Rivestimento: vetrina verde lucente sulla superficie esterna, vetrina giallo scuro su quella interna. 9 MACCABRUNI 1974-75, p. 73. 11 BOLLA 1988, p. 175. 10 MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70, 88-89, n. 6, tavv. IV, VIII. 12 MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70, 88-89, nn. 6-7, tavv. IV, V, VIII. 78 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Decorazione: anse con due volute in rilievo o con due coppie di volute in rilievo tra le quali si inseriscono piccole rosette o anse unite da una tenia avvolta in vari giri e una rosetta inserita come riempitivo; sulla vasca motivi a matrice (motivi floreali come foglie cuoriformi e corimbi, rami di quercia, tralcio di vite, pigne, cerchietti, uccellini, ghirlande sospese a bucrani). Attestazioni: PV: Cassolnovo, Brughiera (MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 7, p. 29, foto 6: variante A); Garlasco, Baraggia (MACCABRUNI 1995, pp. 50, 56, cat. 7: variante A; catt. 1-3); Gropello Cairoli, Panzarasa (ROFFIA 1979, pp. 118119, fig. 11 = MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 8, tomba 39, tav. II, a-b: variante B); Gropello Cairoli, Vigna Marabelli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 48-50, tomba XXVII, fig. 33, n. 4 = MACCABRUNI 1985, p. 22, n. 3, p. 29, foto 2: variante A; p. 23, n. 5, p. 29, foto 4: variante B); Lomellina (?) (PONTE 1964, p. 197, tav. VII = MACCABRUNI 1974-75, pp. 61-63, n. 2, fig. 2 = MACCABRUNI 1985, p. 22, n. 1, p. 29, foto 1; MACCABRUNI 1985, p. 23, n. 4, p. 29, foto 3 : variante A); Lomello (MACCABRUNI 1995, pp. 50, 57, cat. 6: variante B); Vigevano, Morsella (ROFFIA 1979, p. 119, fig. 12 = MACCABRUNI 1985, p. 22, n. 2: variante A). Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: questi manufatti rientrano nel tipo Hochuli-Gysel Ringhenkelskyphos Ia. Gli esemplari qui classificati come variante B sono ritenuti dalla Maccabruni una variante a diffusione locale13. Nel recipiente di Garlasco, Baraggia (PV), il motivo delle ghirlande associate a bucrani non trova confronti nel repertorio dell’invetriata microasiatica14. N.S. Forma: skyphos n. 6 (tav. XXVII, n. 1) Descrizione: orlo diritto indistinto, anse impostate sull’orlo e saldate sulla parete, vasca subcilindrica, piede ad anello. Rivestimento: vetrina verde brillante su entrambe le superfici. Decorazione: anse sormontate da una placca decorata a stampo con gorgoneion; sul corpo leggera linea incisa. Attestazioni: PV: Tromello, cascina Stremiana (MACCABRUNI 1995, pp. 51, 58, cat. 9). Cronologia: età flavia (contesto). Osservazioni: secondo la Maccabruni (1995, p. 51) potrebbe trattarsi di un prodotto importato, poiché il tipo di impasto è diverso da quello diffuso in Lomellina nel I sec. d.C. N.S. mente riempite da foglie stilizzate racchiuse entro losanghe e da coppie di cerchietti concentrici, in file orizzontali sfalsate; negli spazi intermedi vi è rappresentato un rapace, rivolto verso sinistra, verso il basso tre foglie allungate, con nervatura centrale e bordi frastagliati. Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, Marone-Panzarasa (ROFFIA 1979, pp. 118-119, fig. 11 = MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 9, tomba 39, tav. III, a-b). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (?) Osservazioni: questo calice rientra nella forma Hochuli-Gysel Kelche 3. N.S. Forma: calice n. 8 (tav. XXVII, n. 4) Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno, lungo collo concavo, anse applicate sulla spalla accentuata, corpo emisferico, separato dal piede da una modanatura, piede ad anello (?). Rivestimento: vetrina verde chiaro e verde-rossiccio sulla superficie esterna. Decorazione: modanature sull’orlo e sul corpo, sul corpo a matrice file orizzontali di punti delimitano superiormente e inferiormente medaglioni circolari occupati da motivi floreali e teste femminili. Attestazioni: BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, pp. 103-105, tav. XL, n. 2, tav. XLI, n. 1 = Museo Archeologico 1989, pp. 37-38, n. 36). Cronologia: età neroniana (contesto tombale). Osservazioni: per le sue caratteristiche formali, decorative e tecniche questo manufatto è attribuito da alcuni studiosi alla produzione di Smirne15. La Maccabruni, invece, ritiene questo e il n. 9 (vd. infra) un’imitazione grossolana della produzione di Tarso16. Entrambi gli esemplari andrebbero dunque inseriti in quella produzione norditalica a diffusione locale, tuttora oggetto di discussione. In particolare questo calice può esser avvicinato per alcune caratteristiche alla forma Hochuli-Gysel Kelche 2. Il calice di Breno conteneva probabilmente le ossa combuste del defunto. G.T. Forma: calice n. 7 (tav. XXVII, nn. 2-3 ) Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno, corpo emisferico, separato dal piede da una modanatura, piede a disco cavo con doppia modanatura. All’interno, sul fondo, tre punti in rilievo disposti a triangolo. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie esterna, vetrina giallo scuro sulla superficie interna. Decorazione: sotto l’orlo scanalature a rilievo, quattro zone triangolari con i vertici verso il basso, alternativa- Forma: calice n. 9 (tav. XXVII, n. 5) Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno, due anse applicate sulla vasca, corpo a cratere, piede a tromba cavo. Rivestimento: vetrina verde chiaro e verde-rossiccio sulla superficie esterna. Decorazione: sul piede modanature, sul corpo a matrice file orizzontali di punti delimitano superiormente e inferiormente e disposti a festone uniscono medaglioni circolari, occupati da motivi floreali e teste di eroti. Attestazioni: BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, pp. 103-105, tav. XL, n. 1, tav. XLI, n. 2 = Museo Archeologico 1989, pp. 37-38, n. 37a-b). Cronologia: età neroniana (?) (in base al confronto con il calice n. 8). Osservazioni: le analogie nelle caratteristiche decora- 13 MACCABRUNI 1995, p. 50. 15 Valle Camonica romana 1986, p. 104. 14 MACCABRUNI 1995, p. 57, fig. 7. 16 MACCABRUNI 1987, p. 171. Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari tive, formali e tecniche tra i calici nn. 8 e 9, hanno indotto alcuni studiosi ad attribuirli alla stessa produzione di Smirne17. Entrambi gli esemplari sono invece ritenuti dalla Maccabruni (1987) di produzione norditalica (vd. supra). G.T Forma: coppa biansata n. 10 (tav. XXVII, nn. 6-7) Descrizione: orlo arrotondato, sottolineato da una scanalatura orizzontale, anse fittamente costolate, impostate sul fondo e sviluppate oltre l’altezza dell’orlo, a cui sono saldate per mezzo di una piastrina verticale, corpo troncoconico, piede ad anello. Rivestimento: vetrina verde oliva sulla superficie esterna, vetrina giallo-verde sulla superficie interna. Decorazione: sulla parte superiore dell’ansa piastrina a doppie volute, alla base rosetta; sul corpo à la barbotine ramo con steli a spina di pesce terminanti con una bacca, delimitato da file di punti. Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, Panzarasa ( ROFFIA 1979, p. 119 = MACCABRUNI 1985, p. 26, n. 11, tomba 24, tav. IV, ab, foto 9). Cronologia: fine I sec. d.C. N.S. Forma: coppa biansata n. 11 (tav. XXVIII, n. 1) Descrizione: orlo diritto ingrossato, anse ad anello impostate sotto l’orlo e saldate sul corpo, corpo troncoconico, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie esterna, giallo verde su quella interna. Decorazione: anse a volute; sul corpo à la barbotine foglie cuoriformi disposte a spina di pesce tra due file di puntini. Attestazioni: PV: Valeggio, cascina Tessera (MACCABRUNI 1995, pp. 53-54, cat. 13). Cronologia: decenni centrali del I sec. d.C. N.S. 79 PV: Dorno (MACCABRUNI 1995, pp. 52, 59, cat. 12). Cronologia: età augustea (?). Osservazioni: il motivo decorativo di questa coppa trova corrispondenze nella ceramica a pareti sottili (vd. supra). La Maccabruni (1995, p. 52) ipotizza per questo manufatto una produzione norditalica. N.S. Forma: coppa biansata n. 13 (tav. XXVIII, n. 3 ) Descrizione: orlo estroflesso, anse verticali scanalate impostate sull’orlo e saldate sul corpo, vasca emisferica, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde brillante su entrambe le superfici. Decorazione: sul corpo à la barbotine foglie disposte a spina di pesce sfalsate, tra doppie costolature; rosetta applicata all’attacco inferiore dell’ansa. Attestazioni: PV: Valeggio, cascina Tessera (MACCABRUNI 1995, pp. 54, 60, cat.14). Cronologia: età flavia (contesto). N.S. Forma: coppa o skyphos di cui non è identificabile il tipo Rivestimento: vetrina bianca e verde. Decorazione: a matrice con foglie e grappoli d’uva. Attestazioni: BG: Chiuduno, Cicala (Carta Bergamo 1992, vol. 2, p. 67, scheda 213). N.S. Askoi Forma: coppa biansata n. 12 (tav. XXVIII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, con leggero incavo interno, anse a nastro impostate sotto l’orlo e fissate sulla spalla, vasca emisferica, piede ad anello modanato. Rivestimento: vetrina gialla internamente e sulla zona superiore del vaso, verde sulla zona inferiore. Decorazione: sul corpo cordoni e nella parte inferiore motivo floreale a festone (un ramo stilizzato con foglie) à la barbotine, modanature sul piede. Attestazioni: Forma: askos n. 1 Descrizione: corpo a forma di anatra, beccuccio al di sopra della testa, ansa a nastro impostata sull’orlo e saldata sul dorso dell’uccello, apertura nella coda. Entrambe le estremità dell’ansa sono fermate da una rosetta a rilievo applicata. Sul corpo sono segnate le ali del volatile. Rivestimento: vetrina verde chiaro. Attestazioni: PV: Casteggio, territorio (MACCABRUNI 1974-75, p. 73, fig. 6). Cronologia: metà I sec. d.C. / II sec. d.C. Osservazioni: questa forma è lavorata a stampo bivalve ed è rifinita a stecca. Essa può essere considerata una derivazione degli askoi, anche se decisamente più raffinati, dell’ Egitto ellenistico18. La forma dell’askos ricorre più di frequente nella ceramica comune, dal I secolo in avanti (vd. infra ceramica comune, askoi). N.S. 17 Valle Camonica romana 1986, p. 105. 18 MACCABRUNI 1974-75, p. 73. Carola Della Porta 81 VI. TERRA SIGILLATA DI ETA ALTO E MEDIOIMPERIALE 1. Introduzione Le attestazioni di terra sigillata in Lombardia sono molto numerose e piuttosto articolate. Tuttavia ad una presenza così massiccia non corrisponde una quantità adeguata di pubblicazioni, tale da poter ricostruire esaurientemente il quadro produttivo della regione. Un ulteriore limite in tal senso deriva dal fatto che la maggior parte delle pubblicazioni utilizza la terra sigillata come fossile-guida per la datazione dei contesti, ma è meno attenta alla presentazione sistematica e standardizzata del materiale. Questo vale non soltanto per le pubblicazioni del passato, ma anche per contributi più recenti, benché due opere fondamentali sull’argomento (MAZZEO 1985 e Conspectus 1990) abbiano sottolineato più volte l’esigenza di un nuovo approccio alla terra sigillata, che tenga in maggior conto gli aspetti produttivi rispetto a quelli artistici e cronologici. Ancora oggi si ha dunque la tendenza a distinguere i prodotti in base all’esame autoptico (di cui peraltro non si vuole negare qui la validità), senza far seguire a quest’ultimo una pubblicazione rigorosa ed oggettiva delle osservazioni effettuate che permetta l’utilizzazione dei dati anche a chi non ha avuto la possibilità di esaminare i pezzi. È inoltre particolarmente scarso il ricorso ad analisi archeometriche, nonostante siano attualmente disponibili alcuni gruppi di riferimento, soprattutto per quanto riguarda le terre sigillate centroitaliche1. Il presente contributo si pone l’obiettivo di raccogliere le attestazioni di terra sigillata di età alto e medioimperiale esistenti in Lombardia, al fine di precisare le conoscenze attuali e le ipotesi più correnti sulle localizzazioni produttive e/o le reti per la distribuzione di prodotti importati. Dal momento che lo scopo di questo lavoro dovrebbe essere quello di dare un quadro produttivo della Lombardia, da questa trattazione sono 1 Per una sintesi sull’argomento, PICON 1995. Si veda inoltre il recente SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997. 2 Cfr. per il problema Conspectus 1990, p. 2; Angera romana II 1995, pp. 535-536. stati esclusi i prodotti di sicura origine sud-gallica, peraltro molto scarsi, e la terra sigillata africana. I prodotti di origine centroitalica sono stati invece inclusi nella trattazione, perché non sempre l’attribuzione appare certa e spesso non è possibile distinguere tra i pezzi aretini/centroitalici e quelli padani di ottima qualità2. Nelle schede si riporta l’indicazione di “produzione aretina” o “produzione centroitalica” ecc., qualora il bollo indichi senza dubbi l’origine del manufatto oppure qualora la fonte bibliografica vi faccia esplicitamente riferimento, benché non sia stato possibile controllare l’informazione direttamente sui singoli pezzi. Nel presente contributo il termine “pre-sigillata”3 non viene utilizzato, come era già stato suggerito nel Conspectus (1990, p. 4), sebbene in alcune pubblicazioni se ne faccia ancora uso. Infatti, talvolta esso viene ad indicare forme in vernice rossa che richiamano il repertorio che era già della ceramica a vernice nera (per esempio la patera Goud. 1 o le coppe Goud. 2 e Goud. 5), in altri casi manufatti in forme tipiche della terra sigillata ma con vernice tendente al bruno-nero. Nel primo caso il termine “pre-sigillata” (da intendersi, ritengo, come “sigillata iniziale”, “sigillata precoce” oppure “proto-sigillata”) è piuttosto improprio, in quanto queste forme non sono diffuse soltanto nel primo periodo di attestazione della terra sigillata ma si rinvengono almeno fino all’età tiberiana, quando questa produzione era ovunque ben avviata. Nel secondo caso è molto probabile che si tratti semplicemente di errori di cottura e quindi di prodotti mal riusciti che presentano una colorazione più scura rispetto al canonico rosso corallino. Resta comunque accertato il fatto che fino ad età tiberiana, quindi dopo la diffusione dei bolli in planta pedis, alcune officine abbiano continuato a produrre manufatti sia in vernice nera sia in vernice rossa (Lamb. 7/16-5/7 e Goud. 1, Lamb. 16 e Goud. 2, Lamb. 18 e Goud. 5), bollando indiscriminatamente ora gli uni ora gli altri con gli stessi punzoni4. 3 Viene talvolta usato anche il termine “ceramica di transizio- ne” (AMADORI 1996). 4 Per esempio nel Cremonese è attestato il bollo BATVLLI in c.ret. sia su un fondo di ceramica a vernice nera (Cremona: GALLI 1996, p. 70) sia su uno di terra sigillata (Calvatone: CORSANO 1990). Per i bolli in p.p. su ceramica a vernice nera si veda supra il capitolo relativo. 82 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati Come sottolineato nel Conspectus (1990), il problema principale concernente la terra sigillata in pianura padana consiste nella difficoltà di distinguere esclusivamente su base autoptica il materiale importato da quello prodotto in loco. Ciò è reso ancora più difficile dal fatto che raramente sono stati rinvenuti, o riconosciuti come tali, impianti produttivi di terra sigillata e/o scarichi di fornace (cioè con presenza massiccia di scarti). Questa situazione è probabilmente dovuta alla prossimità di tali impianti agli insediamenti urbani antichi e quindi alla loro localizzazione al di sotto degli attuali centri abitati. Per i prodotti padani il problema è complicato ulteriormente dalle caratteristiche relativamente uniformi degli stessi. Infatti, mentre i migliori prodotti centroitalici rinvenuti in Lombardia possono essere identificati in base alla osservazione della qualità della vernice e della fattura, sempre con lo stretto ausilio dei bolli, invece senza l’aiuto delle analisi chimiche risulta attualmente impossibile distinguere, tra i rinvenimenti di una data località, la produzione lombarda da quella proveniente da altri siti cisalpini. In questo campo non possono venire in aiuto neanche le analisi minero-petrografiche, a causa della omogeneità della geologia della pianura padana, che non permette infatti di fissare sicuri punti di riferimento e di distinguere aree precise. Quindi sotto la definizione di “terra sigillata padana” si può nascondere sia una produzione locale del sito di rinvenimento sia una importazione da altre località cisalpine, che sono talvolta piuttosto lontane, quali ad esempio Aquileia o la costiera romagnola. Quest’ultima possibilità presuppone l’esistenza di una organizzazione commerciale articolata. Ipoteticamente la presenza di terra sigillata in Lombardia può essere ricondotta a quattro fattori. Il primo è l’importazione diretta da Arezzo e dall’Italia centrale, attraverso i passi appenninici e l’Emilia: ciò è confermato dal rinvenimento di bolli che già il CVArr definiva aretini (vd. infra schede dei bolli di origine non padana). Il secondo è la precoce apertura di filiali in Cisalpina da parte di figuli aretini (filiali peraltro non ancora localizzabili), come sembrano confermare le analisi effettuate su alcuni reperti rinvenuti nel Magdalensberg5. In Lombardia sono attestati quasi tutti i bolli di questi ceramisti (Sentivs Firmvs, Sertorivs Ocella, Sestivs Dama e A.Titivs), ma non è possibile attualmente stabilire se si tratti di importazioni dalle officine di Arezzo o di pezzi padani. Il terzo è l’importazione di terra sigillata da località cisalpine (per ora sconosciute) al di fuori dei confini lombardi. Il quarto è la possibile produzione locale in Lombardia da parte di artigiani che operano ad alto livello qualitativo oppure con tecniche più correnti. In questa sede vengono considerati senz’altro aretini anche produttori come Gellivs e Mvrrivs. La loro origine da Arezzo non è mai stata messa in discussione, ma in passato è stata sostenuta l’ipotesi circa l’esistenza di loro filiali in Cisalpina6. Tuttavia i manufatti di questi ceramisti rinvenuti sia in Lombardia sia altrove sono molto uniformi, al punto che se anche l’ipotesi delle filiali fosse affidabile, bisognerebbe supporre che esse fossero in effetti un solo grande impianto produttivo localizzato in un unico sito. Inoltre, l’esame della produzione di Gellivs7 e analisi chimiche su alcuni campioni sembrano indicare senza dubbio come la produzione di questo figulo si sia svolta esclusivamente ad Arezzo8. Si deve quindi ritenere che esistesse una rete commerciale molto capillare, che dal 15 d.C. a circa la metà del I secolo abbia determinato la diffusione dei prodotti di questi ceramisti da Arezzo in tutta la Cisalpina e nei territori al di là delle Alpi nord-orientali. Per quanto riguarda le produzioni cisalpine i dati archeometrici per ora disponibili indicano almeno otto centri produttivi diversi, sulla base di campionature di materiale dall’Emilia Romagna e dal Magdalensberg9, ma essi non sono per ora localizzabili. Le fabbriche individuabili sono destinate certamente ad aumentare se si pensa che il CVArr situava in pianura padana almeno 145 ceramisti. Non è per ora possibile individuare neppure le sedi produttive di quei figuli che la Zabehlicky Scheffenegger (1992) definisce tardopadani. Tali figuli bollano in genere i loro prodotti con i tria nomina in sigla o molto abbreviati. Secondo la studiosa questi artigiani potrebbero essere localizzati nel comprensorio del Verbano-Ticino. Tuttavia l’esame della documentazione lombarda esistente non circoscrive le attestazioni soltanto a quella zona, come invece sembrano indicare le carte distributive pubblicate da questa autrice. È quindi probabile che quelle carte rispecchino essenzialmente lo stato degli studi e delle ricerche sul territorio e non il reale quadro distributivo, che potrebbe subire modifiche radicali con l’ampliamento degli studi. Circa le produzioni locali lombarde i dati attualmente disponibili sono piuttosto scarsi. 5 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991. 8 Conspectus 1990, p. 33; SCHNEIDER 1993. 6 Cfr. ETTLINGER 1972, pp. 142-143; RICCIONI 1980, p. 61; 9 PICON 1995, pp. 54-55. Gruppi chimici differenti, anche se imparentati tra loro, sono emersi dalle recenti indagini in SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, p. 484. MAZZEO SARACINO 1985, pp. 186-187; PUCCI 1985, p. 368. 7 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1982. 83 Carola Della Porta Innanzitutto non è ancora stato chiarito il problema della presenza o meno di una fornace di terra sigillata a Cremona, in via Platina10, dove invece veniva sicuramente prodotta ceramica a pareti sottili (vd. supra il cap. sulla ceramica a pareti sottili). Infatti, tra il materiale in terra sigillata recuperato nell’area della fornace non sono stati individuati sicuri scarti di lavorazione e non tutti i reperti sono omogenei tra loro: sono stati rinvenuti anche alcuni pezzi di origine aretina e di origine sud-gallica11. Particolarmente attestate in via Platina sono la patera Drag. 31, in una variante ad orlo pendulo (variante Cremona), e la coppa/patera Drag. 37/32, le quali sono state ritenute peculiari di questa ipotetica fornace12. Sui fondi della Drag. 31 sono stati rinvenuti su più esemplari i bolli in planta pedis C.T.V. e GAIVS. È opportuno segnalare che nella necropoli di Salò, Lugone (BS), questi bolli si rinvengono proprio su esemplari di Drag. 31, variante Cremona13. Da un’altra zona di Cremona, via Mainardi (ex via Cistello), provengono alcuni frammenti di fondi in terra sigillata bollati in planta pedis con i marchi FELIX e PRISCI. Dal momento che in questa località sono stati rinvenuti due frammenti di matrici di bicchieri tipo Aco, indici forse della presenza di un impianto produttivo14 (vd. supra il cap. sulla ceramica a matrice), la Amadori localizza qui anche una produzione di terra sigillata, databile all’età augusteo-tiberiana15. Tuttavia i frammenti in terra sigillata recuperati sono molti pochi e nessuno può essere considerato uno scarto di fornace; perciò i dati circa l’esistenza in questo sito di una fabbrica di terra sigillata non sono conclusivi. La presenza di una officina a Milano, in via Rugabella16, non è stata avvalorata per ora né dal rinvenimento di veri e propri scarti di fornace né tantomeno di un impianto produttivo17. Le analisi mineralogiche di alcuni campioni, infine, non hanno potuto escludere altri luoghi di produzione. sicurezza questi prodotti da quelli fabbricati in altre aree. L’esame morfologico suggerisce in alcuni casi una produzione locale a scarso raggio di diffusione, ad esempio per una variante della coppa Ritt. 9, localizzata nella pianura centro-orientale18 (tav. XXX, n. 3), caratterizzata da impasti molto friabili che trattengono male la vernice e databile tra l’età tiberiana e l’età claudia. 3. Le forme Dal punto di vista formale il repertorio della terra sigillata in Lombardia è rimasto pressoché invariato rispetto a quello evidenziato dalla Mazzeo Saracino (1985) e dal Conspectus (1990). L’aumento delle pubblicazioni e soprattutto l’esame a tappeto di quelle esistenti hanno permesso invece di sfatare alcune idee radicate circa la presenza esclusiva di alcune forme in alcune aree. Tali zone erano state in passato semplicemente oggetto di pubblicazioni più sistematiche; inoltre i rinvenimenti in piccole e grandi necropoli, più facili da scavare e da studiare, avevano portato alla luce numerose forme intere o completamente ricostruibili. Per comodità espositiva, nell’analisi delle forme attestate, ho considerato come discriminante la data convenzionale del 15 d.C. che segna l’inizio della diffusione dei bolli in planta pedis19 e delle forme decorate ad applicazioni. Per la classificazione si segue la tipologia della Mazzeo Saracino (1985), integrata da quella del Conspectus (1990). Nelle schede di appendice sono riportate anche le concordanze con altre tipologie. L’alta incidenza di certe forme in alcune zone può indicare indirettamente la presenza di uno o più impianti produttivi nell’area: è il caso per esempio della massiccia attestazione di forme come la Drag. 31 e la Drag. 37/32 nel comprensorio del Verbano-Ticino, dove in genere presentano caratteristiche tecnologiche affini (per esempio una vernice poco coprente che si scrosta facilmente). Tuttavia non è possibile circoscrivere perfettamente la zona di diffusione, né distinguere con Prima del 15 d.C. il repertorio formale attestato in Lombardia è in genere rappresentato da pochi esemplari per ogni forma. Si può citare la coppa Haltern 14, decorata a rotella20 (tav. XXIX, n. 1). I contesti di rinvenimento sembrano indicare una datazione alla piena età augustea. A Milano è attestato un bollo in cartiglio rettangolare tra due spighe, attribuibile al figulo padano Satvrninvs. La coppa Goud. 2 è una delle più attestate tra le forme di età augustea21 (tav. XXIX, nn. 3-4): essa, pur rifacendosi a prototipi aretini, richiama anche la forma tarda Lamb. 16 in ceramica a vernice nera, ben conosciuta in regione. Questa coppa presenta alcuni bolli in cartiglio22, tra cui uno di C. 10 BREDA 1996. 17 Si veda a riguardo anche G. Olcese, recensione al volume 11 AMADORI 1996, pp. 100-101. 12 BREDA 1996, p. 51; AMADORI 1996, p. 101. 13 A Salò il bollo GAIVS si trova anche su Drag. 36 e Drag. 36/51, oltre che su Drag. 37/32, anche se lacunoso: cfr. MASSA 1997. 14 STENICO 1963-64, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987. 15 AMADORI 1996, p. 101. 16 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70. Scavi MM3 1991, in “ArchMediev”, XX, 1993, pp. 679-683. 18 Vd. appendice. 19 Conspectus 1990, pp. 5-6, 147-148. 20 Vd. appendice. 21 Vd. appendice. 22 A Capiago Intimiano (CO) AVSSI; a Fino Mornasco (CO) AVSS/LA; a Parabiago (MI) PASSI(ENVS) TELAMO e illeggibile; ad Arsago Seprio (VA) C.SERTORIVS OCELLA. 84 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Sertorivs Ocella, figulo aretino, che forse aveva aperto anche una fabbrica in Cisalpina23. Anche la patera Goud. 1, che poteva formare una sorta di servizio con la coppa precedente, deriva chiaramente da prototipi in ceramica a vernice nera (forme Lamb. 7 e 5/7) (tav. XXXII, n. 1). La sua presenza sul territorio è sicuramente sottostimata, perché difficilmente è rinvenuta intera e la forma del piede non permette una sicura identificazione24. A Parabiago (MI) è stato rinvenuto un bollo padano in cartiglio rettangolare di Lvccivs, mentre a Cremona sono attestati bolli in planta pedis di Felix. Un’altra forma che si avvicina alla produzione della ceramica a vernice nera è la coppa Goud. 525 (tav. XXIX, n. 6), che richiama la forma Lamb. 28. Una coppa di età augustea abbastanza diffusa è la coppa Consp. 1426, attestata nelle varianti Consp. 14.1 (tav. XXIX, n. 9) e 14.4 (tav. XXIX, n. 10). Sebbene risenta fortemente degli influssi italici, doveva essere prodotta anche nella pianura padana, come indica il bollo di Vegetvs rinvenuto a Milano. La coppetta Ritt. 5 è ben attestata in Lombardia, dove prevalgono nettamente le varianti Mazzeo 12A (Consp. 22.1-4) (tav. XXIX, n. 11), Mazzeo 12B (Consp. 22.5, 22.6) (tav. XXIX, n. 12) e Mazzeo 12C (Consp. 23.1, 23.2) (tav. XXIX, n. 13), ma sono frequenti i frammenti di piedi non facilmente classificabili27. I pezzi padani sono in genere di buona fattura e non si distinguono facilmente dai prodotti aretini, pure presenti in Lombar- La diffusione della terra sigillata in Lombardia diviene massiccia con l’apparire dei bolli in planta pedis, all’inizio dell’età tiberiana, e con l’affermazione delle produzioni decorate ad applicazioni. Tra le patere, la Drag. 17B può essere considerata un fossile-guida del periodo tra l’età tiberiana e l’età flavia (tav. XXXIII, nn. 2-3)36 ed è soprattutto tra i prodotti di base del ceramista aretino L.Gellivs Qvadratvs, che bolla con la planta pedis numerosi esemplari37. Tra gli altri ceramisti si possono citare gli aretini Camvrivs e C.Mvrrivs38 e altri forse padani39. Collegata alla precedente dal punto di vista morfologico, produttivo e cronologico è la patera Drag. 15/1740 (tav. XXXIII, nn. 4, 6), di cui prevale la variante Mazzeo 20B41 (tav. XXXIII, n. 5). Sono presenti sia ceramisti di origine aretina che padani42. 22 A Capiago Intimiano (CO) AVSSI; a Fino Mornasco (CO) 35 Bolli non padani: a Levate (BG) in cart.ret. di PRO; a Cor- AVSS/LA; a Parabiago (MI) PASSI(ENVS) TELAMO e illeggibile; ad Arsago Seprio (VA) C.SERTORIVS OCELLA. 23 ZABELICKY SCHEFFENEGGER 1991, pp. 95-96. 24 Vd. appendice. 25 Vd. appendice. 26 Vd. appendice. 27 Vd. appendice. 28 Bolli non padani: a Bergamo di C.M.R.; ad Abbiategrasso (MI) di L.CRISPI(VS); a Legnano, Casina Pace (MI), di AVRE(LIVS?). Bolli padani: a Bergamo di EROS; a Nave (BS) di DASI(VS); a Calvatone (CR) di CHOEP, GERMAN(VS), HILARVS, INGENVVS, SOLO; a Cremona di [C]LARIO; ad Arsago Seprio (VA) di LVCI(?). Bolli incerti: a Parabiago (MI) di GA(V)I[VS] (?). 29 Bolli non padani: a Bergamo di C.MVRRIVS e di L.GELLIVS QVADRATVS; a Nave (BS) di C.MR. Bolli padani: a Calvatone (CR) di AT(T)ICVS. 30 Vd. appendice. 31 A Milano bollo di FVSCVS SERI HILARI. Sempre a Milano è presente anche l’aretino C.MEMMIVS. 32 Vd. appendice. 33 Bolli padani: a Capiago Intimiano (CO) quattro bolli di AVDASI(VS); a Calvatone (CR) di BATVLLVS; a Abbiategrasso (MI) di LVCCIVS con graffito al fondo IN INTVS NOVVLIVA; a Legnano (MI) di PARABOLVS; a Monza (MI) di AMICVS; a Parabiago (MI) di SCO. 34 Bolli padani: a Como di M.ATILIVS (attribuzione ipotetica); a Cremona di TERTI(VS); a Milano di AT(T)ICVS. dia. I bolli sono soprattutto in cartiglio rettangolare28, ma si trovano anche bolli in planta pedis29. Tra le patere di età augustea è documentata in tutta la regione, ma in pochi esemplari, la patera Drag. 1630 (tav. XXXII, nn. 6-8), che presenta talvolta bolli in cartiglio di produttori padani31. Al momento di passaggio tra il bollo in cartiglio e quello in planta pedis si può collocare la patera Drag. 17A (tav. XXXIII, n. 1), rinvenuta in Lombardia in numerosi pezzi32. La patera è stata prodotta sicuramente da figuli padani, con bollo in cartiglio rettangolare33 e raramente con planta pedis34, ma è stata anche importata dall’Italia centrale35. betta (MI) in cart.ret. di C.SENTIVS FIRMVS. 36 Vd. appendice. 37 Bolli di L.GELLI(VS) QVADRATVS: ad Antegnate (BG); a Nave (BS); a Salò (BS); ad Abbiategrasso (MI); a Cavriana (MN); ad Arsago Seprio (VA); a Somma Lombardo (VA). 38 A Capiago Intimiano (CO) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS) e sotto il piede graffito RR; ad Arsago Seprio (VA) bolli in p.p. di CAMVRIVS e VILL(IVS) N(ATALIS); a Gorla Minore (VA) bollo in p.p. di CAMVRIVS (attribuzione ipotetica). 39 Ad Acquafredda (BS) bollo in p.p. di A[TERE]NTIVS; a Como, Borgovico, bolli in p.p. di M.ATILIVS e M[....]; a Como, Camerlata, bollo in p.p. di M.ATILIVS; a Calvatone (CR) bollo in c.ret. di FVSC(VS) e bolli in p.p. di L.M.V e di VERECVNDVS; a Parabiago (MI) bollo in p.p. di C.T.P; a San Giorgio su Legnano (MI) bolli in p.p. CRAOCT e di A.TERENTIVS; a San Vittore Olona (MI) bollo in p.p. di L.M.V.; ad Angera (VA) bollo in p.p. di FORTIO o FORTIS. A Borgo San Giacomo (BS) bollo in p.p. di FLAVI(VS), ceramista di incerta origine. 40 In presenza di fondi bollati di patere frammentarie non si può differenziare tra le Drag. 17B, le Drag. 15/17 e le Ritt. 1. 41 Vd. appendice. 42 Bolli aretini: a Como, Camerlata, bollo in p.p. di C.MVRRI(VS); a Gropello Cairoli (PV) bollo in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS. Bolli padani: ad Acquafredda (BS) bollo in p.p. di LVCIFER; a Nave (BS) bollo in p.p. di FIRM(VS); a Salò (BS) bolli di MSM e TERTI; a Como, Camerlata, bolli in p.p. di A.TERENTIVS e SALVI(VS); a Calvatone (CR) bollo in p.p. di LVCIFER; a Inveruno (MI) bollo in p.p. di A.TERENTIVS; a Legnano (MI) bollo in p.p. di A.TERENTIVS; a Parabiago (MI) due bolli in p.p. di ACAP; a Curtatone (MN) bollo in p.p. di ARTORIVS; ad Angera (VA) bollo in p.p. di SEC.C.T. Carola Della Porta 85 Tra i piatti decorati ad applicazioni si colloca anche la patera Ritt. 1, che spesso presenta il marchio di fabbrica43. In Lombardia essa è documentata soprattutto tra l’età augustea e l’età neroniana, nella variante Mazzeo 16A 44 (tav. XXXIII, n. 7). Il quadro produttivo delle forme di origine aretina prodotte anche da ceramisti padani si completa con alcune coppe e coppette. In particolare la coppa Ritt. 9 è piuttosto comune in Lombardia, soprattutto nella pianura centro-orientale45 (tav. XXX, nn. 1-2). In quest’ultima zona è nota una variante che per caratteristiche morfologiche (piccolo orlo arrotondato, carena poco marcata e senza modanature) e tecnologiche (argille friabili, vernice scarsamente conservata) può essere definita locale (tav. XXX, n. 3). Come per le patere sopra citate i bolli indicano sia importazioni dirette dall’Italia centrale, sia botteghe padane46. Non molto numerosa, anche se distribuita su tutto il territorio regionale, è la coppa Drag. 2747, in genere databile entro la metà del I sec. d.C. (tav. XXX, nn. 4-6). Dei cinque bolli in planta pedis attestati, quattro provengono dalla stessa necropoli (Nave, BS) e sono attribuibili allo stesso figulo M.S.Fes(tvs)48. Introdotta in Italia settentrionale nella prima metà del I sec. d.C. da ceramisti come Gellivs49, la coppa o pisside Drag. 4 entra nel repertorio dei ceramisti padani 50 e si diffonde in particolare nella seconda metà del I sec. d.C., anche se non ha mai raggiunto una distribuzione capillare51 (tav. XXX, n. 12). La forma che in assoluto ha conosciuto il più grande successo commerciale in Lombardia è la coppa Drag. 24/25 52, attestata nelle varianti Mazzeo 15A (tav. XXX, nn. 7-8), Mazzeo 15B (tav. XXX, n. 9) e Mazzeo 15C (tav. XXX, n. 10). Nata in ambito italico e importata in Cisalpina da ceramisti come Gellivs53 intorno alla prima età tiberiana, essa fu presto fabbricata anche dai ceramisti padani54. In particolare, con un decadimento tecnico della produzione e un ispessimento delle pareti, diventa il cavallo di battaglia dei ceramisti padani della seconda metà del I sec. d.C. che sono identificabili con il bollo con i tria nomina in sigla o fortemente abbreviati55. In alcune zone della Lombardia la coppa Drag. 24/25 è ancora attestata in pieno II sec. d.C., benché la produzione diventi più corrente e priva di decorazioni: per esempio ad Angera (VA) è in contesto anche con moneta di Antonino Pio, mentre ad Arsago Seprio (VA) con moneta di Marco Aurelio. Nel primo periodo di produzione (fino a circa la metà del I sec. d.C.) la Drag. 24/25 è spesso in associazione con la Drag. 17B, mentre successivamente si trova comunemente con la Drag. 31. Nel Varesotto invece in genere si rinviene con la coppa/patera Drag. 37/32. Databile entro la prima metà del I sec. è la patera Drag. 18/31, presente, anche se in pochi esemplari, su tutto il territorio lombardo (tav. XXXIII, n. 8). Si è ritenuto opportuno inserire in questo tipo anche alcuni esemplari che ad Angera56 e ad Arsago Seprio57 sono stati classificati come variante varesina della Drag. 31. Delle patere che si affermano tra il 25 e il 50 d.C., la forma di maggior successo è senz’altro la patera Drag. 3158. Essa si rinviene più frequentemente nella variante Mazzeo 27B (tav. XXXIV, nn. 2-3), ma talvolta anche nella variante Mazzeo 27A (tav. XXXIV, n. 1). Nella Lombardia orientale si trova soprattutto in una variante a vasca bassa 43 Bolli non padani: a Nave (BS) bollo in p.p. di L.GELLI(VS) 50 A Zanica (BG) bollo in p.p. di L.M.V; ad Angera (VA) bolli in p.p. di L.M.V e di Q.S.P. 51 Vd. appendice. 52 Vd. appendice. 53 Un bollo in p.p. L.GELLI(VS) QVADRATVS è attestato ad Albairate (MI) con graffito IIIRTVLI, interpretabile come TERTVLI. Un altro ceramista aretino sicuro ad Olgiate Comasco (CO): M.PERENNIVS. 54 Tra i bolli più antichi sono attestati a Parabiago (MI) di GA(V)I[VS]?, a Suzzara (MN) di A.TERENTIVS, a Gallarate (VA) di GRAECER e ad Arsago Seprio (VA) di LV[...] con un graffito R all’interno del piede. 55 Bolli in p.p. tardopadani sono presenti a Borgo San Giacomo (BS) di Q.T.C.; a Brescia, via Alberto Mario di C.T.S; a Nave (BS) di L.M.V; a Como, Borgo Vico, di C.T.S; a Como, Rebbio di [···]S e all’interno del piede una X graffita; a Oliveto Lario (CO) di C.T.P.; a Castelleone (CR) di C.TAP e sul fondo esterno graffito LVF; ad Albairate (MI) di O.CI; a Milano di L.M.V.; a San Giorgio su Legnano (MI) di C.T.P; a San Vittore Olona (MI) di Q.L.E e TREP; a Cavriana (MN) di [···]SC [···]; ad Angera (VA) di C.T.S.; ad Induno Olona (VA) di S.S.C. e graffito sul fondo. Un bollo in p.p. di origine incerta è attestato a Capiago Intimiano (CO) di MERCA. [TOR?]. 56 Lavizzari Pedrazzini in Angera romana I 1985. 57 FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987. 58 Vd. appendice. QVADRATVS; a Como, Camerlata, due bolli in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS; a Parabiago (MI) bollo in c.ret. di ANTI(OCHVS)?; ad Angera (VA) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS). Bolli padani: a Zanica (BG) bollo in p.p. di PHILOMV(SVS); a Nave (BS) bollo in p.p. di C.T.P; a Como, Camerlata, bollo in p.p. di C.T.P; ad Angera (VA) bollo in p.p. di L.M.V. 44 Vd. appendice. 45 Vd. appendice. 46 Bolli non padani: a Como, Camerlata, bolli in p.p. di M.PERENNIVS e M. PERENNIVS CRESC(ENS); a Legnano (MI) bollo in c.ret. di AVILLI(VS) con graffito; a Milano bolli in c.ret. di C.AVRELIVS e M.PERENNIVS; ad Abbiategrasso (MI) bollo in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS; ad Albairate (MI) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS); a Gropello Cairoli (PV) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS); a Bergamo bollo in p.p. di C.MVRRI(VS). Bolli padani: a Bergamo bolli in c.ret. di ANEMO e L.SARIVS; a Borgo San Giacomo (BS) in p.p. TAC (?) e di C.T.V. (?); ad Abbiategrasso (MI) in cartiglio di VEGETVS; a Schivenoglia (MN) in p.p. di SECVNDVS; a Gorla Minore (VA) in p.p. di ATIMETVS. 47 Vd. appendice. 48 Il quinto bollo in p.p. illeggibile proviene da Olgiate Comasco (CO). 49 Bolli in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS: a Como, Camerlata; a Cavriana (MN). 86 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI e orlo ingrossato (variante Calvatone, tav. XXXIV, n. 6) o in una variante a vasca profonda con orlo pendente (variante Cremona, tav. XXXIV, n. 5). Dal punto di vista morfologico la variante Calvatone sembra derivare dalla aretina Goud. 14 (Consp. 2.1.1 e 2.1.2)59, ma anche avere rapporti con una variante ad orlo ingrossato della Lamb. 7 in ceramica a vernice nera, peculiare proprio del Cremonese (vd. supra il cap. sulla ceramica a vernice nera). La presenza di impressioni di gemme su esemplari di questa variante potrebbe essere la conferma dei suoi rapporti con la ceramica a vernice nera60. Tuttavia l’uso di imprimere le gemme sul fondo di patere in terra sigillata non è circoscritto al periodo altoimperiale, ma sembra caratterizzare le Drag. 31 della Lombardia orientale fino ad età medioimperiale e oltre61. La Drag. 31, variante Cremona62, viene attribuita alla produzione della fornace di Cremona, via Platina (vd. supra Il quadro produttivo e i problemi ad esso collegati), ma si trova maggiormente attestata nella necropoli di Salò (BS) in contesti tra il 90 e il 199 d.C. Considerando la diffusione della patera Drag. 31, relativamente pochi sono gli esemplari bollati da ceramisti sia di origine aretina63 sia padani64. Lo spettro cronologico di attestazione è piuttosto ampio (secondo quarto I sec. d.C.65 / seconda metà II sec. d.C.66) e con il tempo la Drag. 31 viene a sostituire le patere Drag. 17B, Ritt. 1 e Drag. 15/17. La forma conosce un certo sviluppo: per esempio dall’età flavia la dimensione del fondo della variante Mazzeo 27B sembra restringersi (tav. XXXIV, n. 4), le argille si fanno meno depurate e le vernici meno compatte e durevoli67. Strettamente legata alla patera Drag. 31 è la coppa-patera Drag. 37/3268, collocabile pressappoco nello stesso orizzonte cronologico e attestata nelle varianti Mazzeo 26A (tav. XXXIV, n. 7) e Mazzeo 26B (tav. XXXIV, n. 8): secondo la Lavizzari Pedrazzini essa sarebbe proprio una rielaborazione popolare della Drag. 3169. Questa forma è diffusa soprattutto nel comprensorio VerbanoTicino70. In quest’area la sua massiccia presenza potrebbe essere anche sottovalutata: infatti molti sono gli esemplari inediti ed inoltre è possibile che pezzi ritenuti in passato Drag. 31 siano in realtà Drag. 37/32. Essa è più rara nella Lombardia orientale, dove però potrebbe essere localizzata una officina (Cremona, via Platina)71. I reperti qui rinvenuti sono caratterizzati da fondi concavi allineati all’andamento curvilineo della parete e da orli estroflessi, talora penduli. Morfologicamente vicina alla coppa/patera Drag. 37/32 è una patera con orlo indistinto, vasca emisferica profonda e piede ad anello (tav. XXXIV, n. 10), che la Mazzeo72 considera una variante della precedente. Essa è presente nel Comasco e nel Varesotto73. Simile ad entrambe è la patera Drag. 32, dalla bassa vasca a pareti arrotondate e l’orlo distinto (tav. XXXIV, n. 9). È anch’essa poco numerosa74. Tra le forme di lunga durata si può collocare la coppa Drag. 40, documentata in Lombardia tra l’età giulio-claudia e l’età severiana75 (tav. XXX, nn. 15-16). Si tratta di un tipo molto semplice con profonda vasca emisferica che non presenta particolari problemi tecnici dal punto di vista della modellazione, fatto che ne ha determinato il successo. Senza precise descrizioni delle caratteristiche tecnologiche è difficile distinguere le produzioni “sigillate” talvolta bollate76, dalle produzioni più scadenti, a scarso raggio di distribuzione, molto affini alla ceramica comune depurata (vd. infra ceramica comune, ciotole/coppe n. 32; tav. CXLVII, nn. 6-8). Nella seconda metà del I sec. d.C., ma soprattutto a partire dall’età flavia comincia la diffusione di alcune forme che continuano fino ad esaurimento 59 VOLONTÉ 1992-93. Altri pensano che la Drag. 31 nelle sue diverse varianti sia una evoluzione della Drag. 18/31 (soprattutto la variante Mazzeo 27A, Consp. 3.2: Lavizzari Pedrazzini in Angera romana I 1985). 60 COCCONCELLI 1996, pp. 278-280. 61 Si veda da ultimo M. Volonté in Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell’Europa, catalogo della mostra di Cremona, Milano 1998, pp. 501-502. 62 In MASSA 1997 (pp. 95-96) questa forma viene classificata come Curle 15. Tuttavia essa non ha niente a che vedere con tale forma come classificata in MAZZEO SARACINO 1985 (forma Mazzeo 30) o nel Conspectus 1990 (forme Consp. 47 e 48), testi su cui il presente lavoro si basa. Neppure ha riscontro nel Dicocer 1993, che prende in considerazione, tra l’altro, anche le produzioni di terra sigillata gallica (p. 579, forma SIGSG VeC2). 63 A Nave (BS) bollo in p.p. di RASINI(VS). 64 A Salò (BS) bolli in p.p. di GAIVS e di C.T.V.; a Cremona, via Platina, bolli in p.p. di GAIVS e di C.T.V.; a Milano bollo in p.p. di Q.S.P; ad Angera (VA) bolli in p.p. di L.M.CE, L.V.M., Q.V.S. e di VIIRI. 65 Ad Angera un esemplare proviene da una tomba che gli sca- vatori datano all’età tiberiana per la presenza di alcuni frustoli di ceramica a vernice nera e di un pendaglio in metallo prezioso di un tipo in genere attestato nel tardo La Tène (Angera romana I 1985, p. 243, n. 8): questo monile potrebbe però anche essere un oggetto di famiglia ereditato. 66 Ad Arsago Seprio (VA) è associata con moneta di Marco Aurelio. 67 Lavizzari Pedrazzini in Angera romana I 1985. 68 Età tiberiana/età adrianea, specie età claudio-neroniana/età flavia (comprensorio del Verbano-Ticino); ad Angera (VA) un esemplare in una tomba di età antonina e ad Arsago Seprio (VA) uno associato con moneta di Marco Aurelio, ma con dubbi sul corredo. 69 Angera romana I 1985. 70 Vd. appendice. 71 Vd. appendice. 72 MAZZEO SARACINO 1985, tav. LXV, n. 4. 73 Vd. appendice. 74 Vd. appendice. 75 Vd. appendice. 76 A Zanica (BG) bollo in p.p. di ANS; a Molteno (CO) bollo in p.p. di L.M.V. (?). 87 4. I bolli: una proposta di lettura Tra la terra sigillata pubblicata in Lombardia e qui raccolta, numerosi esemplari sono provvisti di bolli. Questi vengono riportati in appendice suddivisi tra bolli di possibile origine padana, bolli di altra origine e bolli frammentari o incerti. Per l’individuazione dei singoli ceramisti è stato impiegato il CVArr. Benché quest’opera sia oggi fortemente lacunosa e datata 87 , si è ritenuto opportuno accettare le singole attribuzioni e soprattutto le localizzazioni delle botteghe, dal momento che i dati a disposizione sono principalmente di origine bibliografica e non sono state svolte indagini chimico-fisiche sul materiale. 77 Vd. appendice. 78 Vd. appendice. 79 Vd. appendice. 80 Vd. appendice. 81 Vd. appendice. 82 Patera Drag. 36: a Angera (VA) bollo in p.p. L.S.N. Patera Drag. 36/51: a Salò (BS) bollo in p.p. di GAIVS; a Calvatone (CR) bollo in p.p. illeggibile e graffito LPS sul fondo interno. 83 MAZZEO SARACINO 1985, pp. 185-186. 84 Vd. appendice. Ad Angera (VA) (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 210, tav. 2, n. 8) appare un esemplare con orlo e carena ondulati, da cui deriva la variante angerese della Mazzeo Saracino (1985, tav. LXVI, n. 2). Tuttavia in Angera romana I 1985 (p. 232, n. 12) lo stesso pezzo non presenta più le ondulazioni. Si tratta di un errore di disegno? 85 Vd. appendice. 86 Patera Curle 15: ad Angera (VA) un bollo in p.p. di L.M.CE. Coppa Drag. 46: a Lovere (BG) bollo in p.p. di Q.S.P.(?); a Gal- Ceramisti non padani <10 bolli 6 Ceramisti con filiali padane <10 bolli Ceramisti padani <10 bolli 23 16 3 4 6 36 Gellivs (aretino) 52 99 1 1 1 1 12 63 Totale 5 1 L.Mag.Vir. (padano) 48 4 Mvrrivs (aretino) Ceramisti tot. Ceramisti con bolli in c.ret. e p.p. Ceramisti con bolli in p.p. Ceramisti con bolli in c.ret. della produzione, intorno alla seconda metà del II sec. d.C. Si tratta delle patere Drag. 3677 (tav. XXXV, nn. 3-5) e Drag. 36/5178 (tav. XXXV, n. 6) e delle coppe Drag. 35 79 (tav. XXXI, nn. 5-7), Consp. 4680 (tav. XXXI, n. 5) e Drag. 35/5181 (tav. XXXI, n. 8), che presentano in genere sulla tesa una decorazione à la barbotine con volute, grappoli e motivi floreali. Questi recipienti sono bollati soltanto raramente, quasi sempre con bolli con i tria nomina in sigla o fortemente abbreviati82. A differenza di quanto sostenuto dalla Mazzeo Saracino83, queste forme non sono circoscritte al comprensorio Verbano-Ticino. È probabile che esse appaiano maggiormente rappresentate in quella zona semplicemente perché quell’area è stata più capillarmente indagata e soprattutto più pubblicata. Contemporanee alle precedenti sono alcune forme con orlo distinto triangolare: si tratta della patera Curle 1584 (tav. XXXV, nn. 1-2) e della coppa Drag. 4685 (tav. XXXI, nn. 3-4). Diversamente da quanto afferma la Mazzeo Seracino (1985) esse non sono esclusive del comprensorio del Ticino, anche se sono genericamente poco attestate. In alcuni casi esse risultano bollate con i tria nomina abbreviati86. Ceramisti con bolli non determinabili Carola Della Porta 70 1 9 154 Tab. 1: I ceramisti Mancando dati quantitativi affidabili circa la presenza complessiva di terra sigillata nella regione88, non si può stabilire il rapporto tra i rinvenimenti bollati e i rinvenimenti non bollati. Inoltre soltanto in parte è possibile associare il bollo a una forma ricostruibile e quindi classificabile89. Per queste ragioni, le osservazioni sui bolli incidono soltanto marginalmente sul panorama complessivo della terra sigillata in Lombardia. Inoltre esse si riferiscono non a tutto il periodo di attestazione di questa classe, ma a quello che va dall’inizio dell’età augustea alla fine del I sec. d.C. circa, dal momento che raramente sono stati rinvenuti pezzi bollati sicuramente fabbricati dopo tale data. In Lombardia, sulla base dei dati editi, è stata riconosciuta la presenza di 154 figuli90. Tra questi, in base alle indicazioni del CVArr, 54 sono i figuli aretini, centro-italici o di altra origine (da ora in poi definiti “non padani”)91, contro 100 figuli probabilmente padani. Il numero dei bolli presenti per ciascun figulo è piuttosto variabile: si può notare che ben 151 nominativi presentano meno di 10 attestalarate (VA) bollo C.O[.]I e graffito M. 87 Una nuova edizione del Corpus è ora in preparazione a cura di P. M. Kenrick (cfr. P. M. KENRICK, Corpus vasorum arretinorum: the third generation, in “ReiCretRomFautActa”, 34, 1995, pp. 281-282). 88 Nel presente lavoro non è stato possibile quantificare i rinvenimenti in terra sigillata, perché le fonti bibliografiche sono troppo disomogenee, dal momento che vanno dalla pubblicazione esaustiva di tutto il materiale rinvenuto alla mera notizia. 89 Per la raccolta dei bolli è stato possibile utilizzare anche testi, come le fonti ottocentesche e il CIL, che non prestano alcuna attenzione alla tipologia e che perciò non sono stati impiegati per individuare le forme. 90 I bolli incerti o frammentari riportati nella relativa appendice non sono stati considerati per la stesura di questo capitolo. 91 Nel presente capitolo non sono stati conteggiati i tre bolli ARRET, rinvenuti a Milano (vd. Appendice, Bolli, di origine diversa), perché attualmente non è stata provata né la loro importazione né la loro produzione in Cisalpina. 88 Categorie di ceramisti CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Bolli non det. o di altro tipo Bolli in c.ret. Bolli in p.p. Bolli tot. 12 32 33 77 Ceramisti non padani <10 bolli Ceramisti con filiali padane <10 bolli 13 13 Ceramisti padani <10 bolli 15 65 113 190 Mvrrivs (aretino) 2 2 14 18 Gellivs (aretino) 44 44 L.Mag.Vir. (padano) 20 20 223 365 Ceramisti tot. 29 112 Tab. 2: I bolli Graf. 1 zioni. Soltanto tre ceramisti superano tale soglia: si tratta di Mvrrivs, con 18 attestazioni, Gellivs, con ben 44 bolli, e L.Mag.Vir. con 20 presenze. Pur nella consapevolezza che i dati a disposizione sono incompleti e destinati a cambiare ad ogni nuova scoperta e che le localizzazioni proposte dal CVArr sono state verificate soltanto in parte, si è voluto tentare di analizzare, con strumenti di statistica elementare, le attestazioni di bolli presenti in Lombardia alla luce della loro diversa origine e del diverso impatto che le singole categorie di produttori devono avere avuto sul mercato lombardo dall’età augustea alla fine del I sec. d.C. circa. Per semplificare le osservazioni, i dati nelle tabelle e nei grafici sono stati raggruppati per categorie di ceramisti: ceramisti non padani che presentano meno di 10 attestazioni, ceramisti padani che presentano meno di 10 attestazioni, Mvrrivs, Gellivs92 e L.Mag.Vir., figuli che presentano più di 10 attestazioni ciascuno. Inoltre si è ritenuto opportuno distinguere quattro figuli non padani (Sentivs Firmvs, Sertorivs Ocella, Sestivs Dama e A.Titivs), in quanto sembra che avessero aperto delle filiali in Cisalpina93: con i dati attuali resta incerto se le attestazioni lombarde provengano dalla casa madre o dalle botteghe padane. limite di passaggio da un tipo di bollo all’altro. Osservando le attestazioni complessive sul territorio lombardo (tab. 2 e graf. 1), è evidente come i ceramisti padani, con meno di 10 bolli ciascuno, restano in entrambi i periodi i favoriti sul mercato regionale, con 65 bolli in cartiglio e 113 in planta pedis. Ad essi vanno aggiunte le 20 attestazioni in planta pedis di L.Mag.Vir. I bolli non padani totali si attestano sulle 47 unità nel periodo del cartiglio e sulle 91 nel periodo della planta pedis, cosicché il rapporto tra le due produzioni (non padana e padana) subisce nei due periodi una modifica molto marginale (da 1:1,38 a 1:1,46) (vd. graf. 2). Dalla tabella 2 si può notare come i bolli prevalentemente documentati siano in cartiglio e in planta pedis. I bolli di altro tipo (in lunula, in planta manus ecc.) o non determinabili risultano essere circa l’8% del totale. Considerando che i bolli in cartiglio sono più antichi di quelli in planta pedis, le attestazioni possono essere suddivise cronologicamente in due periodi, fissando convenzionalmente al 15 d.C. il 92 In questa sede (vd. anche supra Il quadro produttivo e i pro- blemi ad esso collegati) si accoglie la tesi, sostenuta soprattutto in ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1982, Conspectus Tuttavia prendendo in considerazione soltanto i ceramisti (non padani e padani) con meno di 10 bolli, si può notare che il rapporto tra le due produzioni cambia notevolmente nei due periodi passando da 1:1,4 a 1:3,4 (grafico 3). Dunque a mantenere l’equilibrio tra le due produzioni, come notato nel grafico 2, contribuiscono in maniera determinante i figuli Mvrrivs e Gellivs, il cui peso sul mercato lombardo aumenta nel corso del tempo. Infatti se la produzione di Mvrrivs in c.ret. (nessun cartiglio di Gellivs è stato rinvenuto) costituiva esclusivamente il 1,8% ca. delle presenze, i bolli in planta pedis dei due ceramisti formano il 26% ca. del totale (conquistando il 63% ca. delle attestazioni non padane). Soltanto il padano L.Mag.Vir., con le sue 20 attestazioni, può competere con i due ceramisti aretini, ritagliandosi circa il 9% del mercato lombardo nel periodo della planta pedis. Le differenze più marcate tra i due periodi si notano osservando il grafico 6. Nel periodo del cartiglio rettangolare tutti i 72 1990, p. 33 e SCHNEIDER 1993, che Gellivs e anche Mvrrivs avessero la loro sede produttiva ad Arezzo o comunque al di fuori della Cisalpina. 93 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991. 89 Carola Della Porta Graf. 2 Graf. 3 ceramisti attivi (padani e non) presentano una media di circa 1,6 bolli ciascuno (padani: 1,6; non padani: 1,5)94. Questo dato indica sostanzialmente la presenza sul mercato lombardo di un gran numero di produttori, ciascuno con scarso potere di smercio. Tra questi ceramisti si collocano anche nomi importanti, come gli aretini Cn.Ateivs95 e L.Tettivs Samia, di cui sono note le grandi produzioni esportate un po’ ovunque. Nella conquista di quote di mercato doveva quindi giocare un ruolo fondamentale la prossimità geografica dell’area di produzione rispetto a quella di consumo: con ciò infatti si spiega come mai i 41 ceramisti padani vengano a coprire il 58% del fabbisogno lombardo. È quindi questo vantaggio della localizzazione che potrebbe aver spinto Sentivs Firmvs, Sertorivs Ocella, Sestivs Dama e A.Titivs ad aprire filiali in Cisalpina, con lo scopo di avvicinare la zona di produzione a quella di smercio. Con l’avvento della planta pedis la situazione del mercato lombardo è radicalmente mutata: appaiono notevoli differenze di concentrazione della produzione e di incidenza sul mercato tra i produttori padani e quelli di altra origine. La capacità produttiva individuale dei produttori padani si mantiene sostanzialmente stabile, con una attestazione media di 2,3 bolli ciascuno (compreso L.Mag.Vir.), contro l’1,6 bolli del periodo precedente96. La produzione padana rimane in generale altamente parcellizzata e ogni singolo produttore continua ad avere scarso potere di mercato97. Diversamente il mercato delle importazioni si concentra nelle mani di poche botteghe: infatti se numerosi ceramisti non padani abbandonano il mercato lombardo (i nominativi passano da 31 a 21), i nuovi produttori98 si mantengono altamente competitivi, con una scarsa diminuzione della loro quota complessiva (dal 42% al 40,6%). L’attestazione media dei ceramisti non padani presi nel loro Categorie di ceramisti Ceramisti non padani <10 bolli Ceramisti con filiali padane <10 bolli Ceramisti padani <10 bolli Mvrrivs (aretino) Gellivs (aretino) L.Mag.Vir. (padano) Ceramisti tot. % 28,6 11,6 58,0 1,8 100,0 Categorie di ceramisti Ceramisti non padani <10 bolli Ceramisti con filiali padane <10 bolli Ceramisti padani <10 bolli Mvrrivs (aretino) Gellivs (aretino) L.Mag.Vir. (padano) Ceramisti tot. % 14,7 50,4 6,3 19,6 8,9 100,0 Tab. 3: Bolli in c.ret. % Tab. 4: Bolli in p.p. % 94 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anche dei ceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello in p.p. bolli in c.ret. ai 113 in p.p.), rimangono scarsamente competitivi: infatti 57 nominativi (su 79 attestati, cioé il 73%) coprono una quota di mercato del 50%. Essa sale al 59.3% soltanto includendo i dati riferibili a L.Mag.Vir. 98 Viene qui usata la locuzione “nuovi produttori”, in quanto soltanto quattro ceramisti non padani presentano bolli sia in c.ret. sia in p.p., cioè esportano in Lombardia in entrambi i periodi. 95 Si veda a riguardo il recente KENRICK 1997. 96 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anche dei ceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello in p.p. 97 I produttori padani con meno di 10 attestazioni, benché sia andato aumentato il loro output complessivo (che passa dai 65 90 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Graf. 4 Graf. 5 Graf. 6 Graf. 7 complesso passa dall’1,5 ai 4,3 bolli ciascuno99. Come è evidente dal grafico 7, Gellivs e Mvrrivs fanno la parte del leone con rispettivamente 44 e 14 attestazioni in planta pedis (con la conquista rispettivamente del 19,6% e del 6,3% del mercato lombardo). Tuttavia anche tra i produttori meno attestati (che in media presentano 1,7 bolli ciascuno) ci sono nominativi tutt’altro che trascurabili come Camvrivs, che con i suoi 8 bolli copre uno share del 3,6%. le modalità di smercio dei prodotti finiti. Nello studio qui proposto ogni nominativo di ceramista è stato infatti considerato indicativo dell’esistenza di una bottega100, mentre è stato spesso ipotizzato che in alcuni casi in una stessa officina lavorassero più operai, ciascuno con un proprio bollo 101. Inoltre è anche possibile che un singolo negotiator smerciasse i prodotti di officine diverse e che ciò abbia contribuito al successo commerciale di alcuni produttori, rispetto ad altri. Per valutare il peso che potrebbero avere avuto eventuali grandi concentrazioni di produzione e/o di smercio anche in Cisalpina si può fare l’esempio di quei ceramisti che bollano in planta pedis con i tria nomina abbreviati e che presentano tutti un Davanti a questi dati ci si deve chiedere che ruolo giochi la difficoltà degli studiosi nel ricostruire l’organizzazione delle botteghe ceramiche, in particolare di quelle padane, e nell’individuare 99 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anche dei ceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello in p.p. 100 Si veda il recente FÜLLE 1997, che prende in esame le manifatture di terra sigillata presenti ad Arezzo e che giunge alla conclusione che il bollo presente sulla ceramica vada riferito all’officinator, cioè al gestore della bottega, piuttosto che al singolo ceramista che fabbricava materialmente il vaso. Secondo questo modello ogni bollo deve quindi indicare la presenza di una bottega, benché questa possa essere collegata ad altre, come presuppone la “nucleated workshop production”. 91 Carola Della Porta Graf. 8 Graf. 9 prenome e un gentilizio C.T., forse indicante il legame con un unico patrono o comunque con un’unica famiglia. Si tratta di 9 nominativi che bollano complessivamente 23 pezzi. Dal grafico appare subito evidente come cambia il loro ruolo sul mercato lombardo se presi singolarmente o in gruppo. suggerire una localizzazione a Cremona della produzione è Gaivs, i cui bolli sono stati ritrovati su Drag. 31 molto simili tra loro, provenienti da via Platina a Cremona, dove è stata ipotizzata la presenza di una fornace, e da Salò (BS). Tuttavia si tratta per ora soltanto di un’ipotesi in attesa di verifica. È quindi possibile che anche in Italia settentrionale ci siano state delle forme di concentrazione della produzione in grosse botteghe oppure una organizazzione unitaria dello smercio dei prodotti finiti. Oltre al caso sopra ricordato si può citare M.Serivs (Hilarvs) e i suoi lavoranti, che si trovano diffusi in Lombardia come pure in tutta la Cisalpina. Attualmente però questi fenomeni sfuggono nelle loro linee essenziali: non è stato ancora appurato con sicurezza se schiavi, liberti o patroni lavorassero in una singola grande fabbrica oppure in una pluralità di fabbriche, anche se unite da vincoli di patronato o di proprietà, e soprattutto come era organizzata l’attività di vendita. Un contributo importante anche per chiarire questi punti potrebbe provenire dalla scoperta di impianti produttivi in Cisalpina o da analisi chimiche mirate su una campionatura significativa proveniente da tutte le località di attestazione di questi bolli. Concludendo, il mercato lombardo offre una notevole campionatura di bolli, che permette di osservare alcune dinamiche legate alla catena produzione-consumo di terra sigillata e il loro sviluppo nel corso di circa un secolo e mezzo. L’approccio qui seguito è strettamente legato alle proposte suggerite dal CVArr circa la localizzazione delle singole officine in Cisalpina, o fuori di questa regione, ed è perciò passibile di revisione qualora queste ubicazioni risultino da correggere. Non si deve dimenticare però che se un ceramista, attualmente localizzato ad Arezzo, risultasse in seguito provenire da un altro sito dell’Etruria, il discorso relativo alla diffusione dei prodotti sul mercato lombardo non cambierebbe. Un notevole mutamento di prospettiva potrebbe invece avvenire qualora alcuni grossi produttori cisalpini risultassero invece essere non padani e viceversa. Sia per quanto riguarda la terra sigillata nel suo complesso sia per quanto riguarda i bolli, restano aperti molti quesiti che non possono essere risolti senza un approccio articolato che tocchi tutti gli aspetti del ciclo produttivo di questa classe, dalla localizzazione delle botteghe alla loro organizzazione interna, dall’approvvigionamento delle materie prime allo smercio dei prodotti. Come già sottolineato nel quadro produttivo (vd. supra), con i dati attualmente disponibili non è facile stabilire quali ceramisti padani abbiano prodotto in Lombardia e quali invece in altre zone della Cisalpina. L’unico nominativo che potrebbe (Carola Della Porta) 100 Si veda il recente FÜLLE 1997, che prende in esame le manifatture di terra sigillata presenti ad Arezzo e che giunge alla conclusione che il bollo presente sulla ceramica vada riferito all’officinator, cioè al gestore della bottega, piuttosto che al singolo ceramista che fabbricava materialmente il vaso. Secon- do questo modello ogni bollo deve quindi indicare la presenza di una bottega, benché questa possa essere collegata ad altre, come presuppone la “nucleated workshop production”. 101 Per una valutazione di questi problemi, cfr. PUCCI 1993. 92 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI APPENDICE 5. Le attestazioni della terra sigillata in Lombardia Per la tipologia è stato seguito ora il lavoro della Mazzeo Saracino (1985) ora il Conspectus (1990), tranne che quando diversamente specificato. Le concordanze con altre classificazioni vengono riportate tra parentesi. Le dizioni “produzione aretina” o “produzione centroitalica” ecc. indicano un dato fornito dalla fonte bibliografica e non controllato dalla scrivente oppure la presenza di un bollo aretino o centroitalico. Per il materiale bollato di Gellivs e Mvrrivs si è preferito specificare “produzione di Gellivs” o “produzione di Mvrrivs”, dal momento che non tutti concordano circa la localizzazione di queste officine. Quando non è precisato nulla, si intende produzione norditalica, certa o probabile, anche se spesso le fonti bibliografiche non sono sempre chiare su questo punto. Sono state riportate prima le coppe e poi le patere, seguendo un approssimativo ordine cronologico di apparizione. Per quanto riguarda i dati epigrafici si riporta il nome del ceramista a cui appartiene il bollo: per la lettura dei singoli marchi si rimanda alle schede sui singoli ceramisti nell’appendice sui bolli. tiglio rettangolare di PASSI(ENVS) TELAMO e illeggibile (Parabiago, MI); bollo in cartiglio rettangolare di C. SERTORIVS OCELLA (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 69-70, f-g, tav. IV, f: Mazzeo 5B); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 55, n. 9, tav. II, n. 9: Mazzeo 5B). CR: Cremona, via Garibotti (AMADORI 1993-94, p. 350, n. 30, tav. XVII, n.1: Mazzeo 5A); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 137, cat. TS38; AMADORI 199394, p. 351, n. 31, tav. XVII, n. 2: Mazzeo 5A). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 63-64, tav. XXI, n. 1: Mazzeo 5B); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tomba 301, tav. 2, n. 3, p. 100, tomba 19, tav. 30, n. 7). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 168, n. 35, fig. 19, n. 35). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav. XIII, c: Mazzeo 5A, produzione aretina ?); Laveno, alle Terrazze (BERTOLONE 1937-38, p. 38, F: attribuzione ipotetica). Forma: coppa Goud. 10 (Mazzeo 8, Consp. 9) (tav. XXIX, n. 5) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63, tav. XX, n. 10). Coppe Forma: coppa Haltern 14 (Mazzeo 1, Consp. 38) (tav. XXIX, n. 1) Dati epigrafici: bollo in cartiglio di SATVRNINVS (Milano). Attestazioni: CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 57, C78, tav. IV, n. 17; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e Pavia). MI: Abbiategrasso (PALESTRA 1956, p. 18, n. 4); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62, tav. XX, n.1). PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, pp. 83-84, tomba 36, n. 7, tav. XI, n. 6). Forma: coppa Consp. 36.4 (Mazzeo 2, Schindler Scheffenegger 12b) (tav. XXIX, n. 2) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62, tav. XX, n. 2). Forma: coppa Goud. 2 (Drag. 33, Mazzeo 5, Consp. 7.2) (tav. XXIX, nn. 3-4) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare AVSSI e illeggibile (Capiago Intimiano, CO); bollo in cartiglio rettangolare AVSS LA (Fino Mornasco, CO); bolli in car- 1A causa di un errore di stampa nel testo (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 60) è detta forma tav. XVII, n. 11: in realtà si trova a tav. XVIII. Forma: coppa Goud. 5 (Mazzeo 7, Consp. 8.1, Pucci XIX, varietà 1) (tav. XXIX, n. 6) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 118); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 151, catt. 94-95, tav. XXXVI = CATTANEO 1996, p. 157, figg. 22-23). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63, tav. XX, nn.19-22). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 168, n. 37, fig. 19, n. 37: attribuzione ipotetica); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVII, n. B5: attribuzione ipotetica). Forma: coppa Consp. 8.1.3 (forma MM3, tav. XVII, n. 111, variante tra Goud. 5 e Goud. 7) (tav. XXIX, n. 7) Dati epigrafici: bollo in cartiglio rettangolare )( (Milano, necropoli). Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/5: produzione aretina); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 60, tav. XVIII, n. 11: produzione aretina ?). Forma: coppa Goud. 7 (Mazzeo 9, Consp. 13) (tav. XXIX, n. 8) Carola Della Porta Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 59-60, tav. XVIII, nn. 8-10: produzione aretina). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 77, tav. XX, n. A1: interpretato come ceramica a vernice nera); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVII, n. B9). Forma: coppa Consp. 14 (Goud. 13, 16, 18/24, Mazzeo 10, Haltern 7) (tav. XXIX, nn. 9-10) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di SOLIMARVS (Canegrate, MI); bollo in cartiglio rettangolare di VEGETVS (Milano). Attestazioni: BG: Zanica, fondo Campagna (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, p. 137, scheda n. 633, figg. 96-97: Consp. 14.1.5). CR: Calvatone (VOLONTÉ M. 1988-89, p. 183, cat. 161, tav. LXX: attribuzione ipotetica; Calvatone romana 1997, pp. 79-80, tav. VI, n. 1: attribuzione ipotetica, produzione aretina ?). MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, p. 5, tav. 1, n. 3, tav. 2, nn. 7, 11: produzione forse non padana); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a sinistra, sul retro: Consp. 14.1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 64, tav. XXI, nn. 2-3: Consp. 14.1; p. 64, tav. XXI, nn. 4-5: Consp. 14.4). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: Consp. 14.1); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 159, n. 4, fig. 18, n. 4: Consp. 14.1, produzione aretina). Forma: coppetta Ritt. 5 (Mazzeo 12, Consp. 15, 22, 23, 24) (tav. XXIX, nn. 11-15) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di C.M.R., di EROS, di [···]AN[···], bolli in planta pedis di C.MVRRI(VS) e di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Bergamo); bolli in cartiglio rettangolare di PRISC(VS) e di DAC(VS) (Acquafredda, BS); bollo in cartiglio rettangolare di DASI(VS) e bollo in planta pedis di C.M.R. (Nave, BS); bollo in cartiglio rettangolare illeggibile (Capiago Intimiano, Mandana, CO); bollo in cartiglio rettangolare illeggibile (Como, S. Carpoforo); bollo in cartiglio rettangolare di [C]LARIO (Cremona); bolli in cartiglio rettangolare di GERMAN(VS), di INGENVVS, di HILARVS, di CHOEP, di SOLO, bollo in planta pedis di AT(T)ICVS (Calvatone, CR); bollo in cartiglio rettangolare di L.CRISPI(VS) (Abbiategrasso, MI); bollo in cartiglio rettangolare di AVRE(LIVS?) (Legnano, Casina Pace, MI); bollo di GA(V)I[VS] (?) (Parabiago, MI); bollo in cartiglio rettangolare di LVCI(?)(Arsago Seprio, VA). Attestazioni: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 5: Consp. 24.4, produzione aretina; fig. 99, n. 7: produzione di Mvrrivs; fig. 99, n. 8: produzione di Gellivs; fig. 99, nn. 4, 9); Carrobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig.17, n. 10: Mazzeo 12B o Mazzeo 12C). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 229-230, tav. X, nn. 6-7); Brescia, p.za della Loggia (“NotALomb”, 1987, pp. 120-121, fig. 118: Mazzeo 12A); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Nave (Sub ascia 1987, p. 160, tav. 19, n. 3: Mazzeo 12A; p. 160, tav. 19, nn. 1-2: Mazzeo 12B; p. 160, tav. 19, n. 4: Mazzeo 12C, produzione aretina). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 114, b, pp. 120-121, a, tav. X, b, tav. XIII, a: Mazzeo 12B; 93 p. 162, a, tav. XVII, a: Mazzeo 12C); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 81-82, tav. I, nn. 10-11: Mazzeo 12B); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71: Mazzeo 12D, attribuzione ipotetica); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p.166; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 202, nn. 11, 12, fig. 3: Mazzeo 12B e C). CR: Calvatone (CORSANO 1990, pp. 52-54, C51-C58, tav. III, nn. 12-19: produzioni aretina e padana; PAOLUCCI 1987-88, pp. 103-105, figg. 59-61 = PAOLUCCI 1996, p. 243; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 107-108, fig. 120: Mazzeo 12D; p. 107, fig. 121: produzione aretina); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 138, TS40 = BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1993-94, p. 352, n. 32, tav. XVIII, n. 1 = AMADORI 1996, p. 101, fig. 8). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, fig. 4: produzione aretina); Albairate (Albairate 1986, p. 56); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 120, n. 23, tav. 4, n. 23: Mazzeo 12B); Graffignana (CERESA MORI 1982, p. 207, n. 2, tav. 3, b: Mazzeo 12A); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 22, tomba 17 = Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a sinistra, tav. IX, n. 5: Mazzeo 12A, produzione aretina ?); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, p. 31, n. 3, fig. a p. 19: Mazzeo 12B); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/49: Consp. 24.4); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 104, n. 7, tav. 2, n. 7: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 60, tav. XIX, nn.1-3: produzione aretina; p. 64, tav. XXI, n.13: Mazzeo 12A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 84, tomba 5, nn. 3-4, tav. 17, n. 3, tav. 18, n. 4, p. 87, tomba 7, n. 3, tav. 20, n. 3, p. 116, tomba 32, n. 2, tav. 42, n. 2: Mazzeo 12B; p. 90, tomba 10, n. 2, tav. 22, n. 2). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 169, n. 39, fig. 19, n. 39); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 121, tav. XXXVII, n. B2: Mazzeo 12A o B). PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba 13 bis, n. 6, tav. XXI-3); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, tomba 11, n. 5, fig. 8); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 48, St. 93702: Mazzeo 12B). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 227, n. 10, tav. 52, n. 5: Mazzeo 12A; p. 227, n. 11, tav. 52, n. 6); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 4, tav. 43, n. 7, p. 310, n. 4, tav. 92, n. 5); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 6, p. 136, n. 2, p. 137, n. 3, tav. XXXVII, e, tav. XLI, d: Mazzeo 12B); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94 = St. 102971, Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 7-8, n. 14: Mazzeo 12C). Forma: coppa Ritt. 9 (Goud. 33 e 41, Mazzeo 17, Consp. 26 e 27.1-2) (tav. XXX, nn. 1-3) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di ANEMO e di L.SARIVS e bollo in planta pedis di C.MVRRI(VS) (Bergamo); bolli in planta pedis TAC e C.T.V. (Borgo San Giacomo, BS); bollo in planta pedis illeggibile (Nave, BS); bolli in planta pedis di M.PERENNIVS e M.PERENNIVS CRESC(ENS) (Como); bollo in planta pedis illeggibile (Olgiate Comasco, CO); due bolli in cartiglio rettangolare illegibili (Calvatone, CR, Scavi Università); bollo in planta pedis 94 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Abbiategrasso, MI); bollo in planta pedis di C.MVRRI(VS) (Albairate, MI); bollo in cartiglio rettangolare di AVILLI(VS) e bollo in planta pedis OC AT (Legnano, via Novara, MI); bolli in cartiglio rettangolare di C.AVRELIVS e di M.PERENNIVS (Milano); bollo in planta pedis di SECVNDVS (Schivenoglia, MN); bollo in planta pedis di C.MVRRI(VS) (Gropello Cairoli, PV); bollo in planta pedis illeggibile (Angera, VA); bollo in planta pedis di ATIMETVS (Gorla Minore, VA). Attestazioni: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 2: produzione di Mvrrivs; fig. 99, nn. 1, 3); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45; vol. 2.2, p. 137, scheda 633: Mazzeo 17B ?). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 230); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44, fig. 47); Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, tav. XLI, figg. 10-11); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 151, fig. 10, n. 8: Mazzeo 17B); Nave (Sub ascia 1987, p. 165, tav. 19, n.11: Mazzeo 17B; p. 165, tav. 19, nn. 12-14: variante locale). CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 83, n. 12, tav. I, n. 12); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p. 166; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 202, n. 13, fig. 3: Mazzeo 17B); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p.143; BUTTI RONCHETTI 1986, p. 112, tav. II, n. 10: Mazzeo 17A). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 57, P83, tav. IV, n. 16; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig. 123: Mazzeo 17B; Calvatone romana 1997, p. 80, tav. VI, n. 3; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e Pavia); Cremona (AMADORI 1993-94, p. 348, n. 28, tav. XVI, 1, pp. 353-55, n. 34, tav. XIX = AMADORI 1996, fig. 10: Mazzeo 17B); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio (Platina 1988, scheda 35: Mazzeo 17B e variante locale). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, n. 5: produzione di Gellivs); Albairate (Albairate 1986, p. 56, fig. 5: Mazzeo 17A, produzione di Mvrrivs; p. 87, fig. 19: Mazzeo 17B); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2: Mazzeo 17B); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 6: produzione aretina; VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 182-183, n. 5, tav. 97: Mazzeo 17B; p. 141, n. 13, tav. 70: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, n. 12: Mazzeo 17A, produzione aretina; p. 61, tav. XIX, n. 13: Mazzeo 17B, produzione aretina; p. 65, tav. XXI, n. 20: Mazzeo 17A); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata 1986, p. 319, n. 14.76.1: Mazzeo 17A, produzione aretina); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 92, tomba 12, nn. 3-4, tav. 23, n. 4, p. 99, tomba 17, n. 8, tav. 29, n. 8, p. 123, tomba 2/1993, n. 3, tav. 45, n. 3: Mazzeo 17B). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 18, tav. I, n. B4: Mazzeo 17B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 162, n. 13, fig. 18, n. 13: Mazzeo 17B, produzione aretina); Schivenoglia (BOTTURA 1988, p. 97, tav. XXVIII, n. B3 = CALZOLARI 1991, p. 74, q: Mazzeo 17B); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, n. B3: Mazzeo 17B). PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 33, tomba XV, n. 1: produzione di Mvrrivs). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 246, n. 5, tav. 60, n. 4: Mazzeo 17B; p. 248, n. 9, tav. 60, n. 13: Mazzeo 17A); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 5); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 57, fig. 2: attribuzione ipotetica). Forma: coppa Drag. 27 (Mazzeo 14; Consp. 32) (tav. XXX, nn. 4-6) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di M.S.FES(TVS?) su tre esemplari (Nave, BS); bollo in planta pedis illeggibile (Olgiate Comasco, CO). Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44, fig. 48: Mazzeo 14A); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 149, fig. 10, n. 5); Nave (Sub ascia 1987, p. 164, fig. 99, tav. 19, n. 5: Mazzeo 14B). CO: Albavilla (ISACCHI 1975, fig. 16); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 113, n. 11, tav. II, n. 11: Mazzeo 14C). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 58, P91, tav. IV, 18). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 120, n. 22, tav. 4, n. 22: Mazzeo 14B, attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/77-78, tav. LXXVI: Mazzeo 14B). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 30, tomba XIV, n. 3). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 360, tav. 45, n. 7, tav. 80, n. 11: attribuzione ipotetica). Forma: coppa Drag. 24/25 (Mazzeo 15; Goud. 38; Consp. 34) (tav. XXX, nn. 7-10) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di Q.T.C. (Borgo San Giacomo, BS); bollo in planta pedis di C.T.S. (Brescia, via Alberto Mario); bolli in planta pedis di L.M.V. e illeggibili (Nave, BS); bollo in planta pedis di C.T.S. (Como, Borgo Vico); bollo in planta pedis [···]S e all’interno del piede una X graffita (Como, Rebbio); bolli in planta pedis: due di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di cui uno con graffiti sul fondo interno, e uno di MERCA[TOR?] (Capiago Intimiano, Villa Soave, CO); bollo in planta pedis di M.PERENNIVS (Olgiate Comasco, CO); bollo in planta pedis di C.T.P. (Oliveto Lario, CO); graffito LPS (Calvatone, CR: Calvatone romana 1991); bollo in planta pedis di CTAP e sul fondo esterno graffito LVF (Castelleone, CR); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS, con graffito IIIRTVLI, e di O.CI (Albairate, MI); bollo in planta pedis di L.M.V. (Milano, necropoli); bollo in cartiglio rettangolare di GA(V)I[VS]? (Parabiago, MI); bollo in planta pedis di C.T.P. (San Giorgio su Legnano (MI); bolli in planta pedis di Q.L.E. e di TREP (San Vittore Olona, MI); bollo in planta pedis di [···]SC [···] (Cavriana, MN); bollo in planta pedis di A.TERENTIVS (Suzzara, MN); bollo in planta pedis illeggibile (Garlasco, PV); bollo in planta pedis di C.T.S. (Angera, VA necropoli); bollo in planta pedis di LV[···] e graffito R all’interno del piede (Arsago Seprio, VA); bollo di GRAECER (Gallarate, VA); bollo di S.S.C. e graffito sul fondo (Induno Olona, VA). Attestazioni: BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 151-152, fig. 1, nn. 2, 4: Mazzeo 15A); Lovere (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig. 56); Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda 632, fig. 95: Mazzeo 15B). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 233-235, tav. Carola Della Porta XI, nn.1-13: Mazzeo 15B e 15C); Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44, fig. 50); Breno (“NotALomb”, 198889, p. 84); Brescia, liceo Arnaldo (“NotALomb”, 1988-89, p. 244); Brescia, p.za della Loggia (“NotALomb”, 1987, p. 121); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, pp. 94-95); Brescia, via S. Zeno (“NotALomb”, 1988-89, p. 197); Carpenedolo, campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 205); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA 1986, p. 56, scheda 14, p. 68); Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186); Nave (Sub ascia 1987, p. 164, tav. 19, nn. 6-9: Mazzeo 15B; tav. 19, n. 10: Mazzeo 15A); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 96, n. 1, tav. III, n. 30, p. 98, n. 3, tav. III, n. 33 = MASSA 1997, pp. 96-97, tav. XXIV, nn. 9-10, schede 25, 28, 29, 30, 41, 49: Mazzeo 15B; MASSA 1997, pp. 9697, scheda 33: Mazzeo 15C). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (MAGGI 1982, p. 140: produzione aretina ?; NOBILE 1984, pp. 83-84, nn. 14, 16, tav. I, nn. 14, 16: produzione di Gellivs; pp. 83-88, tavv. I-II, nn.15, 17-26: Mazzeo 15A, 15B); Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 158, tav. 1, A7: Mazzeo 15A); Como, Borgo Vico (GIUSSANI 1904, tav. II, n. 12; MAGGI 1982, p. 173; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 205, n. 2, fig. 5: Mazzeo 15A ?); Como, Camerlata (BASERGA 1930, p. 101, figg. 5-6; TERENZIANI 1978-79, tav. 5, n. 3, tav. 12, nn. 2a, 2b, 3; MAGGI 1982, p. 166); Como, Rebbio (GIUSSANI 1936, pp. 104-105; TERENZIANI 1978-79, p. 131, tav. 24, n. 1, tav. 30, n. 1); Como, S. Giovanni Pedemonte (TERENZIANI 1978-79, p. 117, tav. 27, n. 3); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 9, n. 3, p. 14, tav. IV, nn. 5-6: Mazzeo 15A; p. 29, tav. VIII, n. 3: Mazzeo 15B; pp. 42-44, tav. XI, nn.16-26: Mazzeo 15A, 15B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 99, tav. 6, n. 3, p. 102, tav. 8, nn. 3-4, p. 103, tav. 9, nn. 4-4a, p. 105, tav. 10, n. 3a, p. 110, tav. 12, n. 5, p. 113, tav. 14, n. 3, p. 116, tav. 17, n. 5c, p. 117, tav. 18, n. 3: Mazzeo 15B); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 86, n. 126); Montano Lucino (MAGGI 1982, p. 151); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 136, p. 143: produzione aretina; MASCETTI 1966; MAGGI 1982, p. 155; BUTTI RONCHETTI 1986, p. 114, tav. II, nn.12-13: Mazzeo 15A); Oliveto Lario, Onno (Carta Lecco 1994, pp. 202, 366, scheda 285). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 114, fig. 9, n. 5764; PAOLUCCI 1987-88, pp.101-103, fig. 5758 = PAOLUCCI 1996, p. 243, fig. 15: Mazzeo 15B; VOLONTÉ M. 1988-89, pp. 148-151, catt. 90-94, tavv. LIX-LXI: Mazzeo 15A; p. 152, catt. 95-96, tavv. LXILXII, pp. 153-155, catt. 97-100, tavv. LXII-LXIV: Mazzeo 15B = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig. 13; COCCONCELLI 1989-90, pp. 118-124, catt. 63-72, tavv. LXXLXXIV: Mazzeo 15A; pp. 125-126, catt.73-74, tav. LXXV, pp. 127-128, catt. 75-77, tavv. LXXVI-LXXVIII: Mazzeo 15B = COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 7-9; FAVARO 1989-90, pp. 257-262, catt. 88-95, tavv. LXILXIV, p. 264, cat. 97, tav. LXVI: Mazzeo 15A; p. 263, cat. 96, tav. LXV: Mazzeo 15B = FAVARO 1996, p. 268, figg. 7-10; Calvatone romana 1991, p. 163, n. 1, tav. V: Mazzeo 15B; CORSANO 1990, pp. 55-56, C68-C73, tav. IV, nn. 1-6: Mazzeo 15A; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig. 124: Mazzeo 15A); Castelleone, Le Valli (Riti e sepolture 1990, p. 40, n. 4: produzione padana ?); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 35, n. 65; CATTANEO 1991-92, p. 156, cat. 100, tav. XXXIX = CATTA- 95 NEO 1996, pp.157-158, fig. 28: Mazzeo 15A); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 133-134, cat. TS 34: Mazzeo 15A; p. 135, cat. TS 36: attribuzione ipotetica = BREDA 1996, p. 51, fig. 11; AMADORI 1993-94, pp. 362363, n. 45, tav. XXVI, n. 1, p. 364, n. 47, tav. XXVII, n. 1: Mazzeo 15A; pp. 363-364, n. 46, tav. XXVI, n. 2, pp. 364365, n. 48, tav. XXVII, n. 2: Mazzeo 15B; pp. 365-366, n. 49, tav. XXVII, n. 3: Mazzeo 15C; p. 366, n. 50, tav. XXVIII, n. 1: attribuzione ipotetica = AMADORI 1996, p. 99, figg. 13-14); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio (Platina 1988, p. 97, scheda 35: Mazzeo 15A o B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, fig. 8: Mazzeo 15B); Albairate (Albairate 1986, pp. 57, 87: produzione di Gellivs e padana); Concorezzo (PIROLA 1978, p. 25); Magnago, Bienate (SUTERMEISTER 1936b, p. 9, fig. 5, n. 5); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 94, cat. 24/7: Mazzeo 15A; p. 83, cat. 23/46-48, p. 95, cat. 24/10, p. 98, cat. 24/37, p. 106, cat. 25/20, p. 108, cat. 25/35: Mazzeo 15B; p. 163, cat. 62/6-7); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, n. 9: Mazzeo 15A, produzione aretina; p. 64, tav. XXI, n. 16: Mazzeo 15A); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata 1986, pp. 319-320, n. 14.7b.2, p. 320, n. 14.7b.3, p. 321, n. 14.7b.8); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 24, AR 1145 = Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a destra, sul retro: Mazzeo 15A; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 7, n. 4, p. 125, tav. 47, n. 12: Mazzeo 15A; tav. 7, nn. 2-3: Mazzeo 15B: produzione padana e incerta); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 8, nn. 11-12); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 18, p. 28, tomba 7, p. 32, tomba 22, p. 34, tomba 29, p. 37, tomba 33, p. 45, tomba 65, p. 46, tomba 71; SUTERMEISTER 1960c, p. 34, tomba 16, n. 6). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 19, tav. I, n. B10: Mazzeo 15A; p. 19, tav. I, nn. B7, B9, B11: Mazzeo 15B); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 33, tav. V, n. F1: attribuzione ipotetica); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 159-161, n. 7, fig. 18, n. 7: Mazzeo 15A, produzione aretina; p. 161, n. 9, fig. 18, n. 9: Mazzeo 15B, produzione aretina; p. 171, nn. 42-43, fig. 19, nn. 42-43: Mazzeo 15B); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, pp. 68-69, tav. XVII, nn. B5, B12); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 226, fig. 134: Mazzeo 15C); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 264, p. 271, fig. 187); Serravalle (CALZOLARI 1989, pp. 280-286, figg. 227, 229: Mazzeo 15B); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 54, tav. XIII, n. B9 = CALZOLARI 1991, p. 70, fig. 11, n. 1). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 40, tav. IV, n. 6: Mazzeo 15B); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 58); Retorbido (BERGAMASCHI et alii 1995, p. 254, tav. 2, n. 5). SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 140141, n. 8). VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128; Angera romana I 1985, p. 184, n. 8, tav. 46, n. 9: Mazzeo 15B; p. 276, n. 2, tav. 65 n.16, p. 354); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, tav. 92, n.11, p. 399); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 89, tomba 47, n. 8, p. 90, nn. 7-8, p. 91, tomba 50, n. 4, p. 95, n. 10, p. 96, n. 7, p. 97, tomba 71, n. 2, p. 103, tomba 88, nn. 4-5, p. 106, tomba 94, n. 6, p. 107, nn. 10-13, p. 110, n. 4, tomba 107, p. 111, n. 2, tomba 113, p. 112, n. 12, p. 113, n. 10, p. 115, tomba 123, n. 4, tomba 124, n. 6, p. 118, tomba 132, n. 6, p. 126, n. 6, p. 128, n. 8, p. 131, tomba 182, n. 5, p. 133, tomba 188, n. 2, p. 146, tomba 96 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 255, n. 4, p. 117, n. 7, tav. XXXVII, b, p. 149, n. 4, tomba 7, tav. XLV, b: Mazzeo 15A; p. 90, n. 7, tav. XXXIV, b, p. 151, n. 4, tav. XLIX, d, p. 154, tomba 20, n. 4, tav. LV, a: Mazzeo 15B); Cantello, Ligurno (inedito, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76); Gallarate, Crenna (inedito, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, via Milano (inedito, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 57, fig. 2); Gorla Minore, Prospiano (inediti, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Induno Olona (PONTI 1896); Somma Lombardo (BERTOLONE 194950, p. 73). Forma: coppa Consp. 33.2 (Pucci XXXVII, varietà 2) (tav. XXX, n. 11) Dati epigrafici: bollo in planta pedis [···]CER (Curtatone, MN). Attestazioni: MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p. 54, fig. 40, n. 2: importazione dall’Etruria o dalla Campania ?). Forma: coppa Drag. 4 (Mazzeo 21, Consp. 29) (tav. XXX, n. 12) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di L.M.V. (Zanica, BG); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Como, Camerlata); bollo in planta pedis di CREPER(EIVS)? (Olgiate Comasco, CO); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Cavriana, MN); bolli in planta pedis di L.M.V. e di Q.S.P. (Angera, necropoli, VA); due esemplari con bollo in planta pedis illeggibile, di cui uno con graffito NOVELLI sul fondo esterno (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: BG: Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, p.137, scheda 632, fig. 95). CO: Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79, tav. 9, n. 4: produzione di Gellivs; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 202, n. 14, fig. 3); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 92, tav. 1, n. 4 ); Montorfano, Linghirone (BIANCHI 1982, p. 30); Olgiate Comasco (MASCETTI 1966; BUTTI RONCHETTI 1986, p. 111, tav. II, n. 9). CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 157, n. 101, tav. XXXIX = CATTANEO 1996, p. 158, fig. 29). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 80, cat. 23/18). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, p. 208, n. 8, tav. III, n. 6: produzione di Gellivs); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 67, tav. XVII, n. A1: considerato come ceramica a vernice nera). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 39, tomba 8, n. 5, tav. III, n. 15) . VA: Angera, necropoli (BATTAGLIA, MAIOLI, MANZOTTI 1982, p. 88, tav. VII; BATTAGLIA 1985; Angera romana I 1985, pp. 124-125, nn. 7-10, pp. 252-253, nn. 56, tav. 35, nn. 3-6, tav. 61, n. 9); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 7, tav. 43, n. 9, p. 310, n. 7, tav. 92, n.7, p. 399); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 89, tomba 48, n. 7, p. 90, n. 6, p. 98, tomba 73, n.1, p. 107, n. 5, p. 112, tomba 97, n. 13, p. 121, tomba 144, n. 4, p. 132, tomba 186, n. 4, p. 146, tomba 254, n. 7, tav. XXXIV, a); Cantello, Ligurno (inedito, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73). Forma: coppa Ritt. 12 (Mazzeo 22, Consp. 37) (tav. XXX, nn. 13-14) Dati epigrafici: bolli in planta pedis di C.O.S e di C.O.ST (Parabiago, MI). Attestazioni: BS: Breno (“NotALomb”, 1988-89, p. 84). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 83, n. 13, tav. I, n. 13: Mazzeo 22B); Como (BUTTI 1980, p. 181, n. 1); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p. 166); Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 214, 237, n. 1, p. 345, scheda 108, fig. 140, n. 2: Mazzeo 22B). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/51: Mazzeo 22A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 61, 65, tav. XIX, nn. 20-21: produzione aretina; tav. XXII, nn. 2-3: Mazzeo 22A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, pp. 94-95, tomba 14, nn. 3-4, tav. 26, nn. 3-4: Mazzeo 22B). VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 15, tav. 93, n. 2: Mazzeo 22A). Forma: coppa Drag. 40 (Ritt. 8, Mazzeo 23, Consp. 36.3) (tav. XXX, nn. 15-16) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di ANS (Zanica, BG); bollo in planta pedis di L.M.V. (?) (Molteno, CO). Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 44, n. 3, fig. 23); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95). CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 45, tav. XII, nn. 30-31); Molteno (NOBILE 1992, p. 60, tav. 20, n.16.26). CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, p. 13). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/50, p.113, cat. 25/80); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65, tav. XXII, n. 4, pp. 67-68, tav. XXIV, n. 1); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, pp. 110111, n. 4, tav. 37, n. 4, pp. 113-114, tomba 30, nn. 2, 10, tav. 40, nn. 2, 10). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 82, tav. XXII, n. B3); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 108, tav. XXXIII, nn. B2, B3). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 48, tomba 23, n. 1, tav. VI, n. 8). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1937-38, p. 24, fig. 12, nn. 3, 5, p. 26, fig. 14, A; Angera romana I 1985, p. 116, n. 3, p. 155, n. 5, p. 194, n. 6, p. 215, n. 7, p. 235, n. 5, p. 242, n. 10, tav. 32, n. 2, tav. 42, n. 10, tav. 47, n. 4, tav. 49, n. 8, tav. 58, n. 16); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 11, tav. 43, n. 12, p. 310, n. 14, tav. 92, n. 12). Forma: coppa Drag. 7 (Mazzeo 24, Consp. 37.3-4) (tav. XXXI, nn. 1-2) Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 83, tav. I, n. 13); Como, Camerlata (inedito, Civico Museo Giovio, n. inv. E 1264, cit. in NOBILE 1984, p. 50, nota 33: attribuzione ipotetica); Garlate (NOBILE 1992, p. 69, tav. 26, n. 22.5: Mazzeo 24B); Perledo, Gittana (Carta Lecco 1994, pp. 202, 368, scheda 296: attribuzione ipotetica). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, Carola Della Porta fig. 6: Mazzeo 24B); Albairate (Albairate 1986, p. 56: Mazzeo 24B); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 198889, p. 128, n. 8, tav. 61: Mazzeo 24B); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a destra: Mazzeo 24A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 61-62, tav. XIX, n. 22: Mazzeo 24A). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 42, tomba 13, n. 1, tav. IV, n. 9: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p.171, n. 6, tav. 43, n. 9: Mazzeo 24B); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 10, tav. 92, n.10: Mazzeo 24A). Forma: coppa Drag. 46 (Consp. 49, Mazzeo 29) (tav. XXXI, nn. 3-4) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di Q.S.P.(?) (Lovere, BG); bollo di C.O[.]I e graffito M (Gallarate, VA). Attestazioni: BG: Lovere (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig. 56: Mazzeo 29B). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp.169-170, tav. XVIII, e: Mazzeo 29A). CR: Cremona, via Platina (AMADORI 1993-94, p. 409, n. 113, tav. LVI = AMADORI 1996, p. 99, fig. 9: Mazzeo 29B). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 172, n. 10, p. 232, n. 14, p. 250, n. 14, p. 278, n. 9, p. 244, n. 14, p. 272, n. 9, tav. 44, n. 11: Mazzeo 29A; p. 237, nn. 14-15, tav. 55, nn. 10-11, p. 249, n. 9, tav. 60, n. 6: Mazzeo 29B); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 8, tav. 92, n. 8); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76). Forma: coppa Consp. 46 (Drag. 46B, Mazzeo 28) (tav. XXXI, n. 5) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXIII, n. 2). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 279, n. 2, tav. 65, n. 9); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 9, tav. 92, n. 9). Forma: coppa Drag. 35 (Mazzeo 31, Consp. 43, 44) (tav. XXXI, nn. 6-7) Dati epigrafici: graffito LPS (Calvatone, CR); graffito X sul fondo esterno e su quello interno (Milano, Scavi MM3 1991); graffito X sul fondo esterno (Angera, VA). Attestazioni: BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 113, n. 18, fig. 26: Consp. 43). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 121, nn. 4, 6: Consp. 44); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 45, tav. XI, n. 29: Consp. 43); Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig. 134, n. 1: Consp. 43; n. 2: Consp. 44); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p.127, tomba 37, n. 5a, tav. 23, n. 5a: Consp. 43; p. 116, tomba 15, n. 3, tav.17, n. 3: Consp. 44); Olgiate Comasco (MAGGI 1982, p.192, tab. a). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 163, n. 2, tavv. I e V: Consp. 43; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig. 125: Consp. 43: definita produzione centroitalica, anche se i dati delle analisi non sono sicuri; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII, n. 4: Consp. 44); Cremona, 97 p.za Cavour (AMADORI 1993-94, p. 410, n. 114, tav. LV, n. 2 = AMADORI 1996, p. 99, fig. 15: Consp. 44). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 57, 87); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.108, cat. 25/36-38: Consp. 43); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 65-66, tav. XXII, nn. 10-11: Consp. 44); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 31, tomba 18, p. 42, tomba 51). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 174, n. 51, fig. 20, n. 51: Consp. 43). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 48, tomba 23, n. 2, tav. VI, n. 9). VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128; BATTAGLIA 1985, p. 231; Angera romana I 1985, p. 82, n. 11, p. 127, tomba R1, n. 3, p. 278, n. 5, p. 284, tomba 55, n. 2, tav. 25, n. 4, tav. 36, n. 4, tav. 65, n. 4: Consp. 43; “NotALomb”, 1987, p. 154); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 308-309, p. 400, nota 17); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, pp. 79-80, tomba 12, nn. 2-6, p. 81, tomba 16, nn. 5-6, p. 93, tomba 59, n. 8, p. 121, tomba 146, n. 3, p. 150, tomba 10, n. 5, tav. XLVII, e: Consp. 43); Cantello, Ligurno (inediti, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Induno Olona (PONTI 1896, fig. 20: attribuzione ipotetica). Forma: coppa Drag. 35/51 (Ritt. 14, Mazzeo 33, Consp. 45) (tav. XXXI, n. 8) Dati epigrafici: graffito X sul fondo esterno (Mariano Comense, CO). Attestazioni: BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 5, tav. II, n. 13, p. 25, n. 1, tav. II, n. 25 = MASSA 1997, p. 96, tav. XXV, n. 8, schede 22, 27). CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 108, nn. 3-4, tav. 19, nn. 3-3a; MAGGI 1982, p.149). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 152, n. 6, tav. 77); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, p. 27, n. 1, fig. a p. 15, p. 29, n. 2, fig. a p. 18); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.112, cat. 25/79); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, nn. 14-15). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 90, n. 2, tav. 27, n. 2, p. 101, n. 7, tav. 28, n. 12, p. 278, n. 8, tav. 65, n. 3); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, p. 3: attribuzione ipotetica). Patere Forma: patera Goud. 1 (Mazzeo 4, Consp. 1) (tav. XXXII, n. 1) Dati epigrafici: bolli in planta pedis di FELIX (Cremona); bollo in cartiglio rettangolare di LVCCIVS (Parabiago, MI). Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 105-106, fig. 113); Cremona (PONTIROLI 1992, pp. 42-43, nn. 45, p. 45, n. 11 = AMADORI 1996, figg. 4, 54); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 150, nn. 92-93, tav. XXXV: attribuzione ipotetica). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62, tav. XX, nn. 6-8: produzione centroitalica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tomba 301, tav. 2, n. 4, tomba 301, tav. 3, n. 5; p. 100, tomba 19, n. 6, tav. 30, n. 6: definita Drag. 17A; p. 113, tomba 30, n. 4, tav. 40, n. 4: definita Drag. 31B). 98 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI MN: Serravalle (CALZOLARI 1989, pp. 285-286, fig. 231); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 271, fig. 188). Forma: patera Goud. 14 (PUCCI XIX, varietà 2, Consp. 2.1) (tav. XXXII, n. 2) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63, tav. XX, n.14: importazione ?). Forma: patera Goud. 6 (Mazzeo 3; Consp. 10) (tav. XXXII, n. 3) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 59, tav. XX, nn. 3-4). Forma: patera Consp. 2.2 (Goud. 12A; Pucci XI, varietà 2, XII, varietà 6) (tav. XXXII, n. 4) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di ACASTVS e di CN.ATEIVS (Canegrate, MI). Attestazioni: MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, p. 7, tav. 2, n. 17: produzione aretina; p. 7, tav. 2, n. 8); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 59, tav. XVIII, nn. 45: produzione aretina; p. 63, tav. XX, nn. 11-13). Forma: patera Consp. 5.2 (Goud. 12B) (tav. XXXII, n. 5) Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 117; Calvatone romana 1997, p. 80, tav. VI, n. 2). Forma: patera Drag. 16 (Goud. 15, 17, Mazzeo 11, Consp. 12.1, 12.5) (tav. XXXII, nn. 6-8) Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di C.MEMMIVS e di FVSCVS SERI HILARI e bollo incerto CA[...] SE(rvvs) (Milano, necropoli). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 97, n. 2: Mazzeo 11B; fig. 97, n. 10: Mazzeo 11C). BS: Lonato (Lonato 1988, p. 19, fig. 1: attribuzione ipotetica). CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 153, cat. 97, tav. XXXVII = CATTANEO 1996, p. 157, fig. 25: Mazzeo 11B); Cremona, via dei Mille (AMADORI 1993-94, p. 342, n. 22, tav. XIII, 1). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/2, p. 73, cat. 22/1: Mazzeo 11B; p. 67, cat.15/1: produzione aretina); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 60, tav. XVIII, nn. 12-20: produzione aretina; p. 64, tav. XXI, nn. 6-7: Mazzeo 11A; p. 64, tav. XXI, nn. 8-12: Mazzeo 11B). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 169, n. 38, fig. 19, n. 18: Mazzeo 11B). PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 91, tomba 36, n. 9, tav. LXVII, n. 1). Forma: patera Consp. 2.3.1 (Schindler Scheffenegger tav. 19, nn. 12-19) (tav. XXXII, n. 9) Attestazioni: CR: Calvatone (inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e Pavia). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63, tav. XX, nn.15-18). Forma: patera Goud. 36 (Consp. 20.1.1) (tav. XXXII, n. 10) Attestazioni: CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n. 5781 = Calvatone romana 1991, p. 165, n. 12, tav. VI, n. 1). Forma: patera Drag. 17A (Drag. 2, Goud. 26, Mazzeo 13, Consp. 18.1-2) (tav. XXXIII, n. 1) Dati epigrafici: bollo in cartiglio quadrangolare di PRO (Levate, BG); quattro bolli in cartiglio rettangolare di AVDASI(VS) (Capiago Intimiano, CO); bollo in planta pedis di M.ATILIVS (Como, Borgo Vico: attribuzione ipotetica); bollo in cartiglio rettangolare di BATVLLVS (Calvatone, CR: CORSANO 1990); bollo quadrangolare di LVCCIVS con graffito al fondo IN INTVS NOVVLIVA, bollo in planta pedis illeggibile (Abbiategrasso, MI); due bolli in cartiglio rettangolare di C.SENTIVS FIRMVS (Corbetta, MI); bollo in cartiglio rettangolare di PARABOLVS (Legnano, via Novara, MI); bollo in planta pedis di AT(T)ICVS (Milano, via dei Piatti); bollo in cartiglio rettangolare di AMICVS (Monza, MI); bollo in cartiglio rettangolare di SCO, graffito sul fondo esterno MICCVA (?) (Parabiago, S. Lorenzo, MI); bollo in planta pedis illeggibile (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: BG: Levate (Levate 1993, p. 38: produzione aretina); Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda 633, fig. 97: attribuzione ipotetica). BS:; Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 105, tav. XLI, figg. 7-8); Brescia, via Trieste (“NotALomb”, 1991, p. 96); Nave (Sub ascia 1987, p. 162, tav. 18, n. 3); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, pp. 51-54). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 60-61, c-d, pp. 116-117, g, pp. 121-124, c-f, tav. III, cd, tav. XIII, d); Como, Borgo Vico (GIUSSANI 1904, tav. I, nn. 1-2; MAGGI 1982, p. 173: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 54, C61-C62, tav. III, nn. 21-22, p. 58, P89-90, tav. IV, n. 12; PAOLUCCI 198788, pp. 92-93, fig. 47 = PAOLUCCI 1996, p. 243, fig. 14; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 119); Cremona (PONTIROLI 1974, p. 108, n. 101 (548), tav. LIX); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 154, cat. 98, tav. XXXVIII = CATTANEO 1996, p.157, fig. 26). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 87); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 116, nn. 12-14, tav. 3, nn. 12-14: produzione aretina ?; p. 120, n. 21, tav. 4, n. 21: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 3 = VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 97-98, n. 2, tav. 46); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 1, a sinistra); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 85, cat. 23/73-74); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 60, tav. XIX, nn. 4-7: produzione aretina; p. 64, tav. XXI, nn.14-15); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata 1986, p. 321, n. 14.7b.6); Monza (MALBERTI 1989, p. 26, tav. XVII, n. 3); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 83, tomba 3, n. 1, tav. 17, n. 1, p. 84, tomba 5, nn. 5-6, tav. 18, nn. 5-6, p. 87, tomba 7, n. 2, tav. 20, n. 2, p. 90, tomba 10, tav. 22, n. 1, p. 110, tomba 28, nn. 2-3, tav. 37, nn. 2-3). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 169-171, n. 40, fig. 19, n. 40); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 110, tav. XXXIII, n. B1); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 53-54, n. B7); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 268). PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba 13 bis, n. 7, tav. XXI, n. 2, p. 92, tomba 36, nn. 10-11, tav. LXVII, nn. 2-3). Carola Della Porta VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 227228, nn. 12-13, p. 234, n. 13, p. 237, n. 18, p. 239, nn. 47, p. 264, n. 8, tav. 52, nn. 3-4, tav. 53, n. 7, tav. 55, n. 2, tav. 57, nn. 2-4, 9-11); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 82, n. 1, tav. 43, n. 5, p. 309, n. 1, tav. 92, n. 2, p. 400, n. 1, tav. 117, n. 3; p. 400, nn. 1-2, tav. 117, nn. 34: produzione aretina?); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 111, n. 5, p. 125, tomba 159, n. 5, p. 124, tomba 154, n. 2, tav. XXXIX, c); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76). Forma: patera Drag. 17B (Goud. 39, Drag. 1, Mazzeo 18, Consp. 20.4) (tav. XXXIII, nn. 2-3) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS e sotto il piede graffito ROMA (?) (Antegnate, BG); bollo in planta pedis di A[TERE]NTIVS (Acquafredda, BS); bollo in planta pedis di FLAVI(VS) (Borgo San Giacomo, BS); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Nave, BS); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Salò, BS); bollo in planta pedis di C.MVRRI(VS) e sotto il piede graffito RR (Capiago Intimiano, CO); bolli in planta pedis di M.ATILIVS e M[....] (Como, Borgo Vico); bollo in planta pedis di M.ATILIVS (Como, Camerlata); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Rovello Porro, CO); bollo in cartiglio rettangolare di FVSC(VS), bolli in planta pedis di L.M.V e di VERECVNDVS (Calvatone, CR); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Abbiategrasso, MI); graffito [....]TIA (Albairate, MI); bollo in planta pedis di L.M.V. (Legnano, MI); bollo in planta pedis di L.M.V. (Milano, necropoli); bollo in planta pedis di C.T.P e graffito M.ATTIR[IVS] sul fondo esterno (Parabiago, MI); bolli in planta pedis di CRAOCT e di A.TERENTIVS, quest’ultimo con iscrizione graffita P.I.I.F (San Giorgio su Legnano, MI); bollo in planta pedis L.M.V. e sul fondo esterno graffito VANIRI (San Vittore Olona, MI); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Cavriana, MN); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di FORTIO o FORTIS (?) e di L.M.V. (Angera, VA); bolli in planta pedis di CAMVRIVS, di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di VILL(IVS) N(ATALIS) e illeggibili, in un caso all’interno del piede il graffito SIC (Arsago Seprio, VA); bollo in planta pedis di CAMVRIVS (attribuzione ipotetica; Gorla Minore, VA); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS e sotto il piede graffito X (Somma Lombardo, VA). Attestazioni: BG: Antegnate (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 40, scheda 33: attribuzione ipotetica); Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 231-232, tav. X, nn. 1-2, 5); Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44, fig. 59: Mazzeo 18B); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA 1986, p. 56, scheda 14, p. 68); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166); Nave (Sub ascia 1987, p. 162, tav. 18, n. 5: produzione di Gellivs; p. 162, tav. 18, n. 4: Mazzeo 18B); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, tav. XXV, T. 172/c = MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 7: Mazzeo 18B, produzione di Gellivs). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 77-79, tav. I, n. 3: Mazzeo 18A, produzione di Mvrrivs); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 121, n. 5: Mazzeo 18B); Como, Borgo Vico (NOBILE DE AGOSTINI 1995, pp. 205-206, nn. 45, fig. 5: Mazzeo 18B); Como, Camerlata (GIUSSANI 99 1904, tav. I, nn. 1-2; MAGGI 1982, p. 166); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 39-42, nn. 1-15, tavv. X-XI, nn. 1-15, pp. 58-59, nn. 14, tav. XVII, nn. 1-4: Mazzeo 18B; alcune attribuzioni ipotetiche); Rovello Porro (GIORGI, MARTINELLI 1981, p. 258: produzione di Gellivs). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 89, 91, 93-95, figg. 44, 45, 48-52; FAVARO 1989-90, p. 231, cat. 87, tav. LIX, Mazzeo 18A; CORSANO 1990, pp. 54-55, C63-C67, tavv. III, n. 23, IV, n. 7, p. 58, tav. IV, n.15; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 119); Cremona, c.so Garibaldi (AMADORI 1993-94, p. 346, n. 27, tav. XV, n. 2 = AMADORI 1996, fig. 25: Mazzeo 18B, produzione aretina ?); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 35, n. 65; CATTANEO 1991-92, p. 155, cat. 99, tav. XXXVIII = CATTANEO 1996, p. 157, fig. 27: Mazzeo 18B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18, fig. 5: Mazzeo 18B, produzione di Gellivs); Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 120, n. 20, tav. 4, n. 20: Mazzeo 18A, attribuzione ipotetica); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 22, tomba 17: Mazzeo 18B); Legnano (?) (Otium 1993, p. 48); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 113, cat. 25/85-86: Mazzeo 18B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, nn. 14-16, p. 64, tav. XXI, n. 22); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1928, p. 97, fig. 81 = Guida 1984, p. 23, AR 1147; Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 1, a destra, tav. IX, n. 4; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 7, n. 1, p. 118, tomba 33, n. 2, tav. 43, n. 2, p. 119, tomba 35, n. 1, tav. 34, n. 1: Mazzeo 18B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1928, p. 87: attribuzione ipotetica; SUTERMEISTER 1956a, p. 9, n. 4: attribuzione ipotetica); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 26, tomba 5, p. 34, tomba 28: attribuzioni ipotetiche). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: produzione di Gellivs e padana); Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 20-21, tav. II, nn. B15B17: Mazzeo 18B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 163-165, nn. 15-25, fig. 18, nn. 18, 20, 23, tav. XXV, nn. 17, 19, 22, 24, 25, tav. XXVI, nn. 14, 16, 21: Mazzeo 18B, produzione aretina); Serravalle (CALZOLARI 1989, p. 286). PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 34, tomba 2, n. 1, tav. II, n. 7); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 56, tomba XXXIV, n. 1). SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 137138, nn. 4-5). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1937-38, p. 24, fig. 12, nn. 1-2: Mazzeo 18B; BATTAGLIA, MAIOLI, MANZOTTI 1982, p. 88, tav. VII: produzione di Gellivs; Angera romana I 1985, p. 118, n. 8, p. 232, n. 13, p. 239, nn. 89, p. 248, n. 10, p. 256, nn. 5-6, p. 263, n. 8, p. 271, tomba 36, n. 3, p. 281, n. 6, tav. 57, nn. 5-8, tav. 60, n.14: Mazzeo 18A; tav. 32, n. 8, tav. 59, n. 7, tav. 62, nn. 2, 4: Mazzeo 18B; “NotALomb”, 1987, pp. 153-154); Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 185, B8, tav. IV, n. 2: attribuzione ipotetica; Angera romana II 1995, p. 83, nn. 2-3, tav. 43, n. 6, p. 310, n. 2, tav. 92, n. 3, p. 400, n. 2, tav. 117, n. 6, tav. 118, n.1); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, n. 2, fig. 2: Mazzeo 18B; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 88, tomba 46, n. 4, p. 94, tomba 63, nn. 7-8, p. 101, tomba 83, n. 3, p. 104, tomba 89, nn. 6-7, p. 106, tomba 94, nn. 4-5, p. 107, tomba 97, nn. 6-8, p. 112, tomba 116, nn. 7-8, p. 113, tomba 117, nn. 8-9, p. 117, tomba 130, n. 11, p. 118, tomba 132, nn. 4-5, p. 118, tomba 134, n. 5, p. 121, 100 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI tomba 144, n. 3, p, 121, tomba 145, n. 2, p. 123, tomba 150, n. 3, p. 123, tomba 151, n. 3, p. 123, tomba 152, n. 3, p. 125, tomba 159, nn. 6-7, p. 126, tomba 162, n. 5, p. 127, tomba 167, n. 4, p. 130, tomba 181, n. 5, p. 154, tomba 21, n. 5: Mazzeo 18B; p. 105, tomba 90, n. 4, p. 126, tomba 162, n. 2, tav. XXXIX, d: Mazzeo 18B, produzione di Camvrivs; p. 117, n. 6, tav. XXXVII, a, p. 126, tomba 162, n. 3, p. 126, tomba 163, n. 3, tav. XL, a: Mazzeo 18B, produzione di Gellivs); Gallarate (DEJANA, MASTORGIO 1970a, p. 111, fig. 3: Mazzeo 18B); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 57, fig. 2: attribuzione ipotetica, produzione aretina); Somma Lombardo (BERTOLONE 194950, p. 73; Somma Lombardo 1985, p. 68: Mazzeo 18B, produzione di Gellivs). Forma: patera Drag. 17 senza possibilità di stabilire se A o B. Attestazioni: CO: Albavilla (MAGGI 1982, p.145); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 99, tav. 7, n. 5a, d); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 83, tav. XI, n. 103); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p.142: attribuzione ipotetica). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 118, nn. 15-19, tav. 4, nn. 15-19: attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 106,113, cat. 25/22). SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 139, nn. 5-7). VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 16, tav. 93, n. 3). Forma: patera Drag. 15/17 (Drag. 3, Goud. 28, Mazzeo 20, Consp. 19.2, 21) (tav. XXXIII, nn. 4-6) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di LVCIFER (Acquafredda, BS); bolli in planta pedis di C[..]RA, di FIRM(VS) e illeggibile (Nave, BS); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Salò, BS); bollo in planta pedis illeggibile (Capiago Intimiano, CO); bolli in planta pedis di L.ILI, di C.MVRRI(VS), di A.TERENTIVS, di SALVI(VS) (Como, Camerlata); bollo in planta pedis di LVCIFER (Calvatone, CR: CORSANO 1990); bolli in planta pedis di M.S.M. e di TERTI(VS) (Cremona); bollo in planta pedis di A.TERENTIVS (Inveruno, MI); bollo in planta pedis di A.TERENTIVS (Legnano, MI); due bolli in planta pedis di ACAP (Parabiago, MI); bollo in planta pedis di ARTORIVS (Curtatone, MN); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Gropello Cairoli, PV); bollo di ELVCIE. H. (Valeggio Lomellina, PV); bollo in planta pedis di SEC(VNDVS) C.T. (Angera, necropoli, VA). Attestazioni: BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 152, n. 4, fig. 1, n. 5). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 232-233, tav. X, nn. 3-4: Mazzeo 20B); Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115); Breno (“NotALomb”, 1988-89, p. 84); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 2: Mazzeo 20B); Nave (Sub ascia 1987, p. 161, tav. 18, nn. 6-8: Mazzeo 20B); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, tav. XXV, T. 172/d = MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 8: Mazzeo 20C, produzione di Gellivs). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (MAGGI 1982, p. 140: attribuzione ipotetica); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71: attribuzione ipotetica); Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79, tav. 6, nn. 2-3, tav. 7, n. 1, tav. 10, nn. 3a, 3b, 4; MAGGI 1982, p. 166). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 96-97, fig. 53; CORSANO 1990, p. 54, C59-C60, tav. III, n. 20, pp. 5758, P86-87, tav. IV); Cremona, via Garibotti (AMADORI 1993-94, pp. 355-360, tav. XX-XXIV = AMADORI 1996, figg. 11-12: Mazzeo 20B); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 142, cat. TS 43 = BREDA 1996, p. 51, fig. 13 = AMADORI 1993-94, p. 345, n. 26, tav. XV, n. 1 = AMADORI 1996, fig. 27: Mazzeo 20B, produzione aretina ?). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87); Inveruno (SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 9); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 1; VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 98-99, n. 3, tav. 47); Legnano (?) (Guida 1984, p. 23, St. 10503 = Otium 1993, p. 47, tav. IX, n. 1: Mazzeo 20A); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 106, cat. 25/21: Mazzeo 20B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, nn. 1718: produzione aretina); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 95, tomba 14, n. 6, tav. 27, n. 6: Mazzeo 20B; p. 92, tomba 12, n. 2, tav. 23, n. 2, p. 95, tomba 14, n. 5, tav. 27, n. 5, p. 99, tomba 17, n. 2, tav. 30, n. 2, p. 125, n. 11, tav. 47, n. 11: definiti Goud. 31). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p. 58, n. 11, fig. 41: Mazzeo 20B); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 20, tav. I, nn. B13, B14: Mazzeo 20B); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 32, tav. X, n. B2: Mazzeo 20B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 166, n. 27, fig. 18, n. 27: Mazzeo 20B, produzione aretina; p. 166, n. 26, fig. 18, n. 26: Mazzeo 20C, produzione aretina; p. 173, n. 48, fig. 19, n. 48: Mazzeo 20C); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVII, n. B7); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 229, fig. 145); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 271, fig. 200: Mazzeo 20B). PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 30, tomba XIV, n. 1 = MACCHIORO 1991, fig. 10: produzione di Gellivs; ARATA 1984, p. 71, tomba 26, n.1, tav. V, n. 4); Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI 1992, p. 68, tomba 69, n. 3, fig. 6). SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 139, n. 4). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 263, n. 7, p. 268, tomba 35, n. 8, p. 270, n.10, p. 271, n. 4, p. 274, n. 8, p. 276, tomba 43, n. 3, p. 281, n.7, tav. 64, nn. 5-6, 15, tav. 65, nn. 1, 6: Mazzeo 20B); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 3, tav. 92, n. 4, p. 400, nn. 3-5, tav. 117, nn. 5-7: produzione aretina ?); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 112, n. 9, p. 114, tomba 120, n. 6, p. 117, n. 10, p. 123, tomba 152, n. 2). Forma: patera Ritt. 1 (Goud. 30, Mazzeo 16, Consp. 4.3, 4.6) (tav. XXXIII, n. 7) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di PHILOMV(SVS) (Zanica, BG); bollo in cartiglio rettangolare illeggibile, bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS e di C.T.P. (Nave, BS); bollo in cartiglio rettangolare [....]R, bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS con graffiti, uno SALBV e l’altro EAL(?), bollo in planta pedis di C.T.P., bollo in planta pedis C[....] con graffito SPSECV (Como, Camerlata); bollo in cartiglio rettangolare di ANTI(OCHVS)? (Parabiago, MI); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di C.MVRRI(VS) e di L.M.V. (Angera, necropoli, VA). Attestazioni: BG: Zanica, Cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). Carola Della Porta BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 231); Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 105, tav. XLI, figg. 5-6); Nave (Sub ascia 1987, p. 160, tav. 18, n. 1: Mazzeo 16A; tav. 18, n. 2: Mazzeo 16A, produzione di Gellivs). CO: Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79, tav. 7, n. 3, tav. 8, nn. 1-2, tav. 10, n. 2a, tav. 11, n. 1; MAGGI 1982, p. 166). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 52, C49-C50, tav. III, n.11: attribuzione ipotetica). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87: Mazzeo 16A); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47: attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 85, cat. 23/72); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 104, n. 6, tav. 2, n. 6: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, nn. 10-11: produzione aretina; pp. 64-65, tav. XXI, nn. 17-19: Mazzeo 16A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 100, tomba 19, n. 5, tav. 30, n. 30: definita Drag. 17A, produzione aretina ?). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, p. 208, tav. III, n. 7: Mazzeo 16A); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 162, n. 11, fig. 18, n. 11: produzione aretina; p. 172, n. 45: Mazzeo 16A); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 261); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, n. B2: Mazzeo 16A). PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba 13bis, n. 8, tav. XXI, n. 3). VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128, nota 8 = Angera romana I 1985, p. 351: produzione di Gellivs e di Mvrrivs; Angera romana I 1985, p. 238, n. 8, p. 256, tomba 26, n. 7, p. 277, n. 7, p. 280, tomba 48, n. 3, tav. 56, n. 8, tav. 62, n. 3: Mazzeo 16A); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 309); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.106, tomba 94, n. 7, p. 127, tomba 166, n. 1); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73). Forma: patera Drag. 18/31 (Goud. 34, Mazzeo 25, Consp. 3.1) (tav. XXXIII, n. 8) Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: CO: Como, Borgo Vico (TERENZIANI 1978-79, p. 108, tav. 21, n. 1; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 205, n. 1, fig. 6: definita Drag. 18); Como, Camerlata (NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 202, n. 15, fig. 3: definita Drag. 18). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n. 5782 = Calvatone romana 1991, p. 165, cat. 14, tav. VI, n. 3). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65, tav. XXII, n. 8); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, pp. 95-96, tomba 14, n. 7, tav. 27, n. 7, p. 118, n. 4, tav. 43, n. 4, p. 123, tomba 2/1993, n. 2, tav. 45, n. 2, p. 124, n. 10, tav. 47, n. 10). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 252, nn. 5-6, tav. 61, n. 7); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 105, tomba 92, n. 4, tav. XXXVI, b). Forma: patera Drag. 31 (Mazzeo 27, Consp. 3.2, 3.3) (tav. XXXIV, nn. 1-6) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di RASINI(VS) 101 (Nave, BS); bolli in planta pedis di CAE, di T.TVRIVS, di L.M.V. (Mazzeo 27B), di FL.CNAE (variante Calvatone), di D.I.V., di GAIVS, di L.T.C., di C.T.V., di FL.M, di [.]N.P., di P.PAN, di Q[...], di QVIN.L, di V.T.[.] (variante Cremona) (Salò, BS); bolli in planta pedis di C[...]F con graffito LPS nella vasca, di P.A e di PHILI (Calvatone, CR); bollo in planta pedis di VHEC o VHEQ, bolli in planta pedis di GAIVS e di C.T.V. (Cremona, via Platina); bollo in planta pedis di Q.S.P. (Milano, scavi MM3); bolli in planta pedis di L.M.CE, di L.V.M., di Q.V.S., di VIIRI e quattro illeggibili, di cui uno con graffito MARTIALI (Angera, VA); due bolli in planta pedis illeggibili e due graffiti all’interno del piede (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 97, n. 12: attribuzione ipotetica); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI, p. 44, n. 2, fig. 22: Mazzeo 27B a fondo stretto); Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 154). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 235-236, tav. XII, nn. 2-3, 5: attribuzione ipotetica); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 3: variante Cremona); Ghedi (“NotALomb”, 1984, pp. 124-125); Manerba del Garda, Olivello (MARCHESINI 1893, p. 228: con impronta di gemma); Nave (Sub ascia 1987, p. 165, tav. 18, n. 11: Mazzeo 27B, produzione aretina; tav. 18, nn. 9-10: Mazzeo 27B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 80, n. 1, tav. II, n. 23, p. 100, n. 1, tav. IV, n. 38 = MASSA 1997, pp. 95-96, tav. XXV, nn. 3-4, schede 49, 25 e schede 20, 26, 29, 31, 32, 33, 38, 41, 49: variante Cremona, definita Curle 15; SIMONI, LANDO 1982-84, tav. XXIII, T.172/1; MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 6, scheda n. 3, p. 95, tav. XXIV, n. 3, schede nn. 5, 10, 18: Mazzeo 27B; p. 96, tav. XXIV, n. 2: variante Calvatone, definita Drag. 37/32). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 79, tav. I, n. 4: Mazzeo 27B); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71: attribuzione ipotetica); Esino Lario (Carta Lecco 1994, pp. 204, 347, scheda 126: attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 44, tav. XI, n. 28: attribuzione ipotetica); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 124, n. 4b, tav. 24, n. 4b: attribuzione ipotetica); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 83, n.102, tav. XI, n.102: Mazzeo 27B); Olgiate Comasco (MAGGI 1982, p. 155; BUTTI RONCHETTI 1986, p. 115, tav. III, n. 17: Mazzeo 27B). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 114, fig. 7, n. 5780; Calvatone romana 1991, p. 165, cat. 13, tav. VI, n. 2: Mazzeo 27A; p. 166, cat. 17, tav. VI, n. 6: Mazzeo 27B; COCCONCELLI 1989-90, pp. 58-71, catt. 1-25, tavv. VII-XXXI, variante Calvatone; cat. 174-175, 183, 186, 190: frr. di fondi con impronta di gemma = COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 1-3: variante Calvatone; pp. 278-280, figg. 14-19: frr. di fondi con impronta di gemma; FAVARO 1989-90, pp. 142-147, catt. 15-25, tavv. XV-XX, pp. 148-153, catt. 26-35, tavv. XXI-XXVI, pp. 154-168, catt. 36-59, tavv. XXVII-XL, p. 193, cat. 85, tav. LVII: variante Calvatone; p. 184, n. 78, tav. LIII, due frr. di fondo con impronta di gemma = FAVARO 1996, p. 268, figg. 1-6: variante Calvatone; PAOLUCCI 1987-88, pp. 97-98, fig. 54; VOLONTÉ M. 1988-89, pp. 95-106, catt. 20-41, tavv. XXVII-XXXVII, pp. 107-115, catt. 42-57, tavv XXXVIII-XLV, p.106, catt. 58-59, tav. XLVI, nn. 58-59, p. 117, cat. 60, tav. XLVII = VOLONTÉ 102 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 1992-93, pp. 217-222, tav. I = VOLONTÉ 1996, p. 259, figg. 6-7: variante Calvatone; CORSANO 1990, p. 56, C74-C76, tav. IV, nn. 8-10, pp. 72-76, catt. 26-33, tavv. XXXIIL-XXXIX, pp. 77-83, catt. 34-45, tavv. XL-LI: Mazzeo 27B con vasca più ristretta; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 106, figg. 114-115: variante Calvatone; Calvatone romana 1997, pp. 80-81, tav. VI, n. 4: variante Cremona; pp. 80-81, fig. 6, col fondo con impronta di gemma); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, pp. 158-159, catt. 102-194, tav. XL = CATTANEO 1996, p. 158, fig. 30: variante Calvatone); Cremona, via dei Mille (AMADORI 1993-94, pp. 342-343, n. 23, tav. XIII, n. 2: Mazzeo 27A); Cremona, via Garibotti (AMADORI 1993-94, pp. 368-369, nn. 53-54, tav. XXIX, p. 370, n. 56, tav. XXXII = AMADORI 1996, figg. 16-17: Mazzeo 27A); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 115, cat. TS8: Mazzeo 27B; cat. TS13-TS19: variante Cremona; pp. 108-111, cat. TS1-TS3, pp. 112-114, cat. TS6-TS7, pp. 111-112, cat. TS4-TS5; pp. 117-118, cat. TS11: attribuzione ipotetica; AMADORI 1993-94, p. 371, n. 57, tav. XXXIII, n. 1: Mazzeo 27B; pp. 327-330, nn. 5-7, tav. II, n. 2, tav. III, pp. 332-333, nn. 10-11, tavv. VI-VII, pp. 374379, nn. 61-66, tav. XXXV-XXXVII: variante Cremona = AMADORI 1996, figg. 20-24: variante Cremona); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio (Platina 1988, p. 97, scheda 35); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197, PP70-107, fig. 33, n. 3: variante Cremona). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 56, p. 87, fig. 18: Mazzeo 27B); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 127, n. 7, tav. 61, pp. 151-152, n. 5, tav. 76, p. 174, n. 2, tav. 91, p. 184, n. 6, tav. 98, p. 192, n. 11, tav. 104, p. 216, n. 2, tav. 121: Mazzeo 27B); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p.134, n. 2, tav. 53, n); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, n. 6: Mazzeo 27A); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 12, tomba 11, n. 1: attribuzione ipotetica). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 100, tav. XXIX, nn. B3, B4: Mazzeo 27B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 173, n. 47, fig. 19, n. 47, tav. XXVIII, n. 47: fr. di fondo con impronta di gemma, attribuzione ipotetica); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, pp. 67-68, tav. XVII, n. B10: Mazzeo 27B); Serravalle (CALZOLARI 1989, p. 278, fig. 204: variante Cremona); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, n. B5: Mazzeo 27A). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 80, tomba 10, n. 8, p. 172, n. 11, p. 237, nn. 16-17, p. 240, nn. 4-5, p. 242, n. 9, p. 243, n. 8, p. 252, n. 6, p. 254, tomba 21, n. 3, tav. 24, n. 8, tav. 44, n.10, tav. 55, nn. 3, 7, tav. 58, nn. 1-2, 15, tav. 59, n. 4: Mazzeo 27A e Mazzeo 27B; “NotALomb”, 1987, p. 153); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, p. 5: attribuzione ipotetica; Angera romana II 1995, p. 83, nn. 5-6, tav. 43, n. 8, p. 310, n. 6, tav. 92, n. 6, p. 401, nn. 8-9, tav. 118, nn. 3-4); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 97, tomba 70, nn. 4-5, p. 102, tomba 86, n. 3, p. 104, n. 5, p. 106, tomba 94, n. 3, p. 110, tomba 108, n. 1, p. 112, n. 6, p. 117, nn. 89, p. 120, tomba 139, n. 3, p. 121, tomba 145, n. 1, p. 121, tomba 146, n. 5, p. 123, tomba 150, nn. 1, 2, 4, p. 132, tomba 184, n. 4, p. 136, tomba 201, n. 3, p. 137, n. 4, p. 140, tomba 221, n. 3, p. 143, tomba 242, n. 2, p. 151, n. 5, p. 154, tomba 22, n. 3, tavv. XLIX, c, LVI, a: Mazzeo 27B); Cantello, Ligurno (inedito, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 7-8, n.15: attribuzione ipotetica); Gallarate, Crenna (inedito, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 64, tav. 2, figg. 3-8: attribuzione ipotetica). Forma: patera Drag. 37/32 (Mazzeo 26) (tav. XXXIV, nn. 7-8) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS (?) (Salò, BS). Talvolta sono presenti graffiti incisi, soprattutto nella Lombardia occidentale. Attestazioni: BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17: Mazzeo 26B); Fornovo San Giovanni (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol 2.2, p. 86, scheda 318); Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 119, tomba 26, n. 8, tav. L, n. 8; Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 236-237, tav. XII, nn. 4, 6: Mazzeo 26B); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Nave (Sub ascia 1987, p. 162, tav. 18, n. 12: Mazzeo 26B); Salò, Lugone (MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, n. 3, schede 9, 10, 14, 17, 22, 34: Mazzeo 26B). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 121, tav. XIII, b: Mazzeo 26A); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp.79-81, tav. I, nn. 5-9: Mazzeo 26A e B); Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 157, tav. 1, A5, A6); Como, Breccia (MAGGI 1982, p. 164); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p. 166); Como, Rebbio (TERENZIANI 1978-79, p. 133, tav. 25, n. 1, tav. 30, n. 3; MAGGI 1982, p. 171); Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 214, 237, n. 2, p. 345, scheda 108, fig. 140, n. 4: Mazzeo 26A); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 10, tomba 2, n. 4, tav. III, n. 4, pp. 13-14, nn. 1-4, tav. IV, nn. 1-4, p. 19, tomba 4, nn. 1-2, tav. VI, nn. 1-2, p. 23, tomba 6, nn. 1, 5, tav. VII, nn. 1, 5, p. 25, tomba 7, nn. 1-2, tav. VIII, nn. 1-2, p. 29, tomba 8, nn. 1-2, tav. VIII, nn. 1-2, p. 34, tomba 9, nn. 1-3, tav. IX, nn. 1-2, p. 44, n. 27, tav. XI, n. 27: Mazzeo 26A; p. 6, tomba 1, n. 1, tav. II, n. 1: Mazzeo 26B; p. 60, nn. 13-14, tav. XVII, nn. 13-14); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 93, n. 4a, p. 95, n. 3a, p. 103, n. 3b, p. 110, n. 4, p. 112, n. 3, p. 115, n. 3a, p. 119, n. 3, p. 121, n. 3, p. 129, n. 4a-b, p. 130, n. 2d, tav. 12, n. 4, tav. 14, n. 3, tav. 15, n. 3, tav. 20, n. 3a: Mazzeo 26B); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 72, n. 9, p. 75, nn. 29, 30, p. 83, n. 104, p. 84, n. 112, tav. VI, n. 29, tav. XI, n.104: Mazzeo 26B); Montano Lucino (MAGGI 1982, p.151); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 115, nn. 14-16, tavv. II-III, nn. 14-16); Tavernerio (ISACCHI 1968-69, p. 247, fig. 1; MAGGI 1982, p. 143); Valmadrera (Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 3, pp. 370-371, scheda 323, fig. 143, n. 2: Mazzeo 26B). CR: Calvatone (COCCONCELLI 1989-90, pp. 101-102, catt. 61-62, tavv. LXVII-LXVIII = COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 4-5: Mazzeo 26B; FAVARO 1989-90, p. 207, cat. 86, tav. LVIII; VOLONTÉ M. 1988-89, pp. 136-138, catt. 84-88, tavv. LV-LVI = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig. 8; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII, n. 2: attribuzione ipotetica); Cremona (AMADORI 1993-94, pp. 397398, n. 95, tav. XLVII: Mazzeo 26A; p. 398, n. 96, tav. XLVIII, n. 1: Mazzeo 26B; p. 404, nn. 104-105, tav. LII, p. 406, n. 108, tav. LIII, n. 3, p. 409, n. 112, tav. LIV, n. 4: attribuzione ipotetica = AMADORI 1996, figg. 18-19); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 160, catt. 105-106, tav. XLI = CATTANEO 1996, p. 158, figg. 31-32); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 123- Carola Della Porta 127, cat. TS 19-21, 23 = BREDA 1996, pp. 50-51, fig. 9); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197, PP80-4). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 6); Albairate (Albairate 1986, pp. 57, 87, fig. 18); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 257, n. 1, tav. 149: Mazzeo 26B); Legnano, via Pietro Micca (Legnano 1988, p. 21, St. 55786, dis. 14 = Riti e offerte 1990, p. 26, n. 1, fig. a p. 12: Mazzeo 26B); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 78, cat. 23/7, pp. 84-85, cat.23/5471, p. 95, cat. 24/11-12, pp. 96-98, cat.24/24, 24/29-30, 24/38, p.108, cat. 25/39-40, p. 113, cat. 25/81-84, p. 142, cat. 53/5-7, pp.163-164, cat. 62/13-15: Mazzeo 26B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65, tav. XXII, n. 7); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 27, AR 1148 = Otium 1993, p. 50, dis. 8; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 7, n. 5, p. 33, tomba 13, tav. 1, n. 1: Mazzeo 26B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 8, tomba 1, nn. 14-15, p. 10, tomba 6, n. 2, p. 11, tomba 7, n. 7, p. 14, tomba 12, n. 13: attribuzioni ipotetiche); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 22, tombe 1-2, p. 23, tomba 4, p. 26, tomba 6, p. 28, tomba 8, p. 30, tombe 13-16, p. 32, tomba 22, p. 34, tomba 27, p. 37, tomba 33, p. 38, tombe 34-35, p. 39, tomba 37, p. 40, tombe 42-43, p. 41, tomba 44, p. 43, tomba 53, p. 44, tomba 58, p. 45, tomba 65, p. 46, tomba 70: attribuzioni ipotetiche). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 20, tav. I, n. B12: attribuzione ipotetica); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 174, n. 50, fig. 20, n. 50: Mazzeo 26B). PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 121, tomba 71, n. 4, tav. CVIII, n. 1); Gropello Cairoli (ARATA 1984, p. 60, tomba 18, n. 6, tav. II, n. 5: Mazzeo 26B); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, pp. 60-61, tomba 9, n. 3, tav. IV, n. 12). SO: Talamona (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 38, n. 3). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 4, tav. I, n. 4: Mazzeo 26A; FACCHINI 1982, pp.128-129; BATTAGLIA, MAIOLI, MANZOTTI 1982, p. 89; Angera romana I 1985, p. 125, nn. 11-14, tav. 35, nn. 7-10, p. 282, n. 4, tav. 65, n. 12: Mazzeo 26A; p. 86, nn. 13-14, tav. 26, nn. 6-7, p. 118, n. 9, p. 119, tomba 7, n. 3, p. 120, n. 4, p. 122, n. 5, p. 123, n. 6, p. 131, n. 3, p. 133, n. 3, p. 141, n. 6, p. 144, n. 7, p. 176, n. 6, p. 190, n. 5, p. 191, n. 3, p. 212, n. 8, p. 230, n. 7, p. 234, n. 12, p. 236, nn. 10-11, p. 243, n. 9, p. 249, n. 8, p. 262, nn. 10-11, p. 263, n. 6, p. 264, nn. 6-7, p. 268, tomba 35/1, n. 7, p. 271, n. 5, p. 276, tomba 42, n. 4, p. 277, n. 10, p. 279, n. 3, p. 281, n. 8, p. 286, nn. 21-22, tav. 33, n. 9, tav. 37, n. 10, tav. 38, n. 4, tav. 41, n. 14, tav. 45, n. 6, tav. 46, n. 14, tav. 47, n. 1, tav. 49, n. 4, tav. 53, nn. 3, 6, tav. 55, nn. 4-5, tav. 59, n. 3, tav. 60, n. 7, tav. 67, nn. 1-2: Mazzeo 26B; GRASSI 1988, p. 184, B7, tav. IV, n. 1: attribuzione ipotetica); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, p. 5; Angera romana II 1995, pp. 82, 310, n.13, p. 401, n.11, tav. 118, n. 6: Mazzeo 26B); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 79, tomba 9, n. 5, p. 82, tomba 19, n. 4, p. 85, tomba 33, n. 6, p. 85, tomba 34, n. 3, pp. 8889, tomba 47, nn. 4-7, p. 89, tomba 48, nn. 5-6, p. 90, nn. 4-5, p. 91, tomba 50, n. 3, p. 91, tomba 51, n. 4, p. 91, tomba 52, n. 1, p. 92, tomba 54, n. 2, p. 92, tomba 55, n. 1, p. 93, tomba 58, n. 2, p. 93, tomba 59, nn. 6-7, p. 94, n. 6, p. 95, n. 9, p. 95, tomba 67, nn. 2-3, p. 96, n. 6, p. 97, tomba 71, n. 1, p. 98, tomba 72, n. 2, p. 99, tomba 77, n. 3, p. 100, tomba 78, n. 3, p. 100, tomba 79, n. 3, p. 101, 103 tomba 81, nn. 1, 3, p. 101, tomba 82, n. 3, p. 102, tomba 84, n. 3, p. 103, tomba 87, nn. 4-5, p. 103, tomba 88, nn. 6-7, p. 105, tomba 91, n. 3, p. 107, n. 9, p. 108, tomba 100, n. 1, p. 110, tomba 107, n. 3, p. 110, tomba 110, n. 3, p. 111, tomba 113, n. 1, p. 111, tomba 114, n. 6, p. 112, n. 11, p. 116, tomba 126, n. 2, p. 116, tomba 127, n. 2, p. 118, tomba 133, n. 3, p. 121, tomba 146, n. 5, p. 124, n. 4, p. 128, n. 7, p. 129, tomba 172, n. 2, p. 130, tomba 181, n. 4, p. 131, tomba 182, n. 4, p. 132, tomba 185, n. 2, p. 132, tomba 186, n. 5, p. 133, tomba 188, n. 1, p. 139, tomba 210, nn. 6-8, p. 141, tomba 226, n. 1, p. 144, tomba 247, n. 3, p. 144, tomba 248, n. 6, p. 145, tomba 249, n. 2, p. 145, tomba 252, n. 1, p. 145, tomba 253, n. 4, p. 146, tomba 254, nn. 5-6, p. 146, tomba 255, n. 3, p. 147, tomba 258, n. 3, p. 147, tomba 259, n. 1, p. 147, tomba 260, n. 3, pp. 150-151, tomba 11, nn. 5-7, p. 151, tomba 12, n. 6, tav. XLIX, b: Mazzeo 26A; p. 149, tomba 7, n. 5, tav. XLV, c, p. 150, tomba 9, nn. 4-5, tav. XLVI, b, p. 150, tomba 10, nn. 3-4, tav. XLVII, c, d, p. 152, tomba 15, n. 2, tav. LI, c, p. 155, n. 2, tav. LVI, b: Mazzeo 26B); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 134-135, fig. 6); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76; DEJANA, MASTORGIO 1970a, p. 111, n. 5, p. 114: Mazzeo 26B); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73: Mazzeo 26B); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 103, tav. XV, n. 3: Mazzeo 26A; p. 103, tav. XV, n. 2: Mazzeo 26B). Forma: patera Drag. 32 (tav. XXXIV, n. 9) Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile (Angera, VA). Attestazioni: BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 5, tav. I, n. 12 = MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, n. 4, scheda 22: definita Drag. 37/32). CR: Calvatone (VOLONTÉ M. 1988-89, p. 141, cat. 89, tav. LVII = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig. 9). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 26, tomba 19: attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 85, cat. 23/71: variante locale); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1960b, pp. 29, 31, n. 12: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p.158, n. 5, tav. 42, n.16, p. 245, n. 5, tav. 59, n. 8). Forma: patera con orlo indistinto, vasca emisferica profonda e piede ad anello, tra la Drag. 32 e la Drag. 37/32 (tav. XXXIV, n. 10) Attestazioni: CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 101, n. 2, tav. 9, n. 2). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 182, n. 7, tav. 46, n. 4). Forma: patera Curle 15 (Mazzeo 30, Consp. 47, 48) (tav. XXXV, nn. 1-2) Dati epigrafici: bolli in planta pedis di L.M.CE. e illeggibile (Angera, VA). Attestazioni: CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145); Como (inedito, Museo Civico P. Giovio); Como, Rebbio (TERENZIANI 1978-79, p. 132, tav. 24, n. 2). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65, tav. XXII, n. 9). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 3, 104 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI tav. I, n. 3: Consp. 47; Angera romana I 1985, p. 232, nn. 12-13, tav. 55, nn. 8-9: Consp. 47); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 308). Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 8, tav. 43, n. 10: Consp. 40; p. 400: attribuzione incerta tra Drag. 36 e Drag. 35; p. 83, n. 9, pp. 308-309). Forma: patera Drag. 36 (Mazzeo 32; Consp. 39, 40, 42) (tav. XXXV, nn. 3-5) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS e di Q.M.M. (Salò, BS); graffito ANAI sul fondo esterno, graffito e un segno a croce sulla parete esterna, sotto l’orlo (Mariano Comense, CO). Attestazioni: BS: Acquafedda (VECCHI 1991-92, pp. 237-238, tav. XII, n. 1: Consp. 39); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 151, fig. 10, n. 12: attribuzione ipotetica); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 4: Consp. 40, attribuzione ipotetica); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 98, n. 2, tav. III, nn. 31-32 = MASSA 1997, p. 96, tav. XXV, nn. 1-2, 5, schede 15, 30, 43: Consp. 39; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 24, nn. 3-6, tav. V, T. 128/3-6: Consp. 39). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 157, tav. 1, A1: Consp. 39); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 109, tav. 12, n. 3, tav. 34, n. 3: Consp. 39; p. 106, tav. 6, n. 2b: attribuzione ipotetica); Montano Lucino (MAGGI 1982, tab. a p. 192). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig. 126: Consp. 39; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII, n. 5: Consp. 40); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197, PP 80/4: Consp. 40). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 108, cat. 25/38: Consp. 39); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, nn. 12-13: Consp. 39); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata 1986, p. 322, n. 14.7b.9). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 30, tav. I, nn. 1-2: Consp. 42; Angera romana I 1985, p. 272, n. 6, tav. 65, n. 4: Consp. 39; p. 232, n. 8, tav. 54, n. 9: Consp. 40; p. 180, n. 2, p. 197, n. 6: attribuzione ipotetica); Forma: patera Drag. 36/51 (Mazzeo 34; Consp. 41; Ludowici Tg) (tav. XXXV, n. 6) Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS (Salò, BS); X graffita sul fondo esterno (Mariano Comense, CO); bollo in planta pedis illeggibile e graffito LPS sul fondo interno (Calvatone, CR). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 99, n. 3: attribuzione ipotetica); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 43, n. 1, fig. 21); Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 166, n. 2, tav. 2, b). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 100, n. 2, tav. IV, n. 36 = MASSA 1997, p. 96, tav. XXV, n. 6, schede 15, 36, 42, 44). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 157, tav. 1, A4); Como, p.za Mazzini (BUTTI RONCHETTI 1995, p. 218, n. 6767, fig. 4, tav. I, n. 1); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p.108, nn. 3-4, tav. 19, nn. 3-3a; MAGGI 1982, p.149). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n. 5779; Calvatone romana 1991, p. 165, catt. 15-16, tav. VI, nn. 4-5; PAOLUCCI 1987-88, pp. 100-101, fig. 56). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, p. 27, n. 2, fig. a p. 15); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, nn.14-15); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 31, tomba 18). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 8283, nn. 12-13, p. 99, n. 7, p. 101, nn. 5-7, p. 104, n. 6, p. 127, n. 4, p. 136, n. 5, p. 185, n. 9, tav. 25, nn. 5-6, tav. 28, nn. 7, 12-14, tav. 29, n. 8, tav. 36, n. 5, tav. 46, n. 8); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 309, 401, n.10, tav. 118, n. 5); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 103, tav. XV, n. 1). (Carola Della Porta) Carola Della Porta 105 6. I bolli sulla terra sigillata rinvenuta in Lombardia Legenda: < > legamento . punto distinguente [ ] integrazione dove è rotto ( ) scioglimento c.ret. = cartiglio rettangolare p.p. = planta pedis 6.a. Bolli di certa o possibile origine padana Figulo/figlina: ACAP Attestazioni: TS, Drag. 15/17 MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., ACAP, con palmetta terminale, due attestazioni: Antichi silenzi 1996). Figulo/figlina: ACASTVS CVArr 8b Attestazioni: TS, Consp. 2.2 MI: Canegrate (c.ret., ACA/STVS: SUTERMEISTER 1952a). Osservazioni: questo figulo è di probabile localizzazione padana, dal momento che è attestato sul Magdalensberg in Fabrikat B1. Potrebbe trattarsi del lavorante di Aco: ACO ACASTVS. Tuttavia bolli con il nominativo Acastvs sono attestati anche a Roma e nella fornace di Vasanello (RM)2. Inoltre bolli di Acastvs si trovano in Gallia, anche se forse si tratta di semplice omonimia3. Figulo/figlina: ACVTVS CVArr 20 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Legnano, via Novara (p.p., ACVTI: SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 4). Osservazioni: il bollo si rinviene anche ad Altino e Aquileia4. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat B5, di cui recenti analisi chimiche hanno confermato l’origine padana6. Figulo/figlina: AERCO Attestazioni: TS, forma non id. MI: Inveruno (p.p., AERCO: SUTERMEISTER 1937-38, p. 13, n. 13). Figulo/figlina: AGATO o AGATHO CVArr 31 Attestazioni: TS, patera 1 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 86. 2 Notizia di G.Olcese. 3 La terre sigillée 1986, p. 279. 4 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 5 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 264, tav. 86. 6 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F511. 7 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 8 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 265, tav. 87. 9 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 10 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 88. MN: Sermide (c.ret., AGATO: CALZOLARI 1991, p. 70, b). Osservazioni: si rinviene anche a Rimini, Ravenna, Altino, Aquileia e Pola7. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana8. Figulo/figlina: AMICVS CVArr 62 Attestazioni: TS, Drag. 17A MI: Monza (c.ret., AMICI: MALBERTI 1989). Osservazioni: questo bollo si rinviene anche a Ravenna, Concordia ed Aquileia9. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B e C di origine padana10. In particolare recenti analisi chimiche su un campione di Drag. 17A in Fabrikat B hanno confermato l’origine padana di questo ceramista11. Figulo/figlina: ANEMO CVArr 75 Attestazioni: TS, Ritt. 9 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., ANEMO, con graffito LYC X: Bergamo 1986). Osservazioni: si rinviene anche a Ravenna ed Aquileia12. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana13. Figulo/figlina: M.ANNEI(VS) Attestazioni: TS, coppa CR: Cremona, p.za Marconi (c.ret., MAN/NEI: Piazza Marconi 1984, p. 34, n. 61 (lettura errata: MAN/NET) = PONTIROLI 1992, p. 117, n. 148 = CATTANEO 1996, p. 156, fig. 19). TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., MAN/[NEI]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 1). Osservazioni: in genere questi bolli vengono attribuiti al ceramista centroitalico A. MANNEIVS KAPELLA (CVArr 946), la cui produzione è stata rinvenuta a Torrita di Siena14. Tuttavia in Italia centrale sono noti solo bolli in planta pedis con diverse grafie. È invece più probabile che i bolli di Cremona e di Milano, in cartiglio rettangolare, siano da attribuire ad un figulo padano M.ANNEIVS15, già noto sul Magdalensberg, in Fabrikat C di origine padana, con bolli molto simili16. Recenti analisi chimiche hanno confermato l’appartenenza dei campioni dal Magdalensberg alla produzione padana e la loro estraneità rispetto ai gruppi di riferimento per ora noti da Arezzo, Torrita di Siena, Pisa, Roma e Campania17. 11 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F514. 12 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 13 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 89. 14 Fornace di Umbricio Cordo 1992, p. 114. 15 Probabilmente da attribuire al medesimo ceramista sono anche i bolli rinvenuti a Budrio (BERGAMINI 1980, p. 21, tav. V, nn. 6465), a Rimini e ad Aquileia (SCOTTI MASELLI 1980, tav. I). 16 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 273-274, tav. 90. 17 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F518. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a queste analisi. 106 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Figulo/figlina: ARTORIVS CVArr 1343 Attestazioni: TS, Drag. 15/17 MN: Curtatone, Buscoldo (p.p., ARTORI: PAIS 1888, 1088, n. 84b = Il caso mantovano 1984, p. 58, n.11, fig. 41). Figulo/figlina: AT(T)ICVS o ATTICVS CVArr 206ko207mn Attestazioni: TS, Ritt. 5. CR: Calvatone (p.p., ATICI: CORSANO 1990, p. 54, C58 = PONTIROLI 1992, p. 61, n. 42). TS, Drag. 17A MI: Milano, via dei Piatti (p.p., ATICI: Milano ritrovata 1986, p. 321, n. 14.7b.6). TS, forma non id. MN: Poggiorusco, Prati Fiera (p.p., [A]TICI: BOTTURA 1988, p. 122, B9, tav. XXXVIII = CALZOLARI 1991, p. 70, e). Osservazioni: attestato anche ad Aquileia e sul Magdalensberg, in Fabrikat B di origine padana18. Esiste anche un figulo puteolano (CVArr 207p), ma con bolli ATTIC o ATTICI. Figulo/figlina: M.ATILIVS Attestazioni: TS, Drag. 17A CO: Como, Borgo Vico (p.p., M. A[TILI]: GIUSSANI 1904 = MAGGI 1982). TS, Drag. 17B CO: Como, Camerlata (p.p., M. ATILI: GIUSSANI 1904 = MAGGI 1982); Como, Borgo Vico (p.p., M. ATILI: NOBILE DE AGOSTINI 1995). Osservazioni: non è chiaro se le attestazioni di Como, Borgo Vico, siano effettivamente due - una su Drag. 17A e una su Drag. 17B - o se si tratti di una interpretazione tipologica differente di uno stesso pezzo. Figulo/figlina: ATIMETVS CVArr 199 Attestazioni: TS, Ritt. 9 (?). VA: Gorla Minore (p.p., ATIM: SUTERMEISTER 1952d). Osservazioni: è attestato anche a Rimini e ad Aquileia19. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat B di origine padana20. Potrebbe essere lo stesso figulo che bolla anche le Firmalampen21. VA: Angera, necropoli (c.ret., AVDASI: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 6). Osservazioni: alcuni esemplari di Capiago Intimiano (CO) sono considerati dalle fonti bibliografiche come ceramica a vernice nera. Figulo/figlina: AVSSI Attestazioni: TS, Goud. 2 CO: Capiago Intimiano, Mandana (c.ret., AVSSI: VASSALLE 1983). Figulo/figlina: AVSS LA Attestazioni: TS, Goud. 2 CO: Fino Mornasco, Socco (c.ret., AVSS/LA (LA capovolto): MAZZOLA 1992). Osservazioni: va ricondotto al precedente AVSSI? Figulo/figlina: BATVLLVS CVArr 326 Attestazioni: TS, Drag. 17A CR: Calvatone (c.ret., B<AT><VL>LI: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 53, n. 24). Osservazioni: questo bollo è presente anche su ceramica a vernice nera (vd. il capitolo sulla ceramica a vernice nera). È documentato anche a Concordia e Aquileia22. Figulo/figlina: CARPINATVS Attestazioni: TS, patera MN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., CARPI/NATI: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 178, n. 61, tav. XXIX, n. 61). Osservazioni: il bollo trova confronto con un esemplare rinvenuto sul Magdalensberg23 e attribuito alla produzione C, che le analisi chimiche sembrano indicare come padana24. Figulo/figlina: CASSI(VS?) Attestazioni: TS, patera BS: Cividate Camuno, via Terme Romane (?, CASSI: ABELLI CONDINA 1986, p. 61, scheda 31). Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso figulo che bolla Firmalampen25. Figulo/figlina: AVDASI(VS) Attestazioni: TS, Drag. 17A CO: Capiago Intimiano, Mandana (c.ret., AVDASI, quattro attestazioni: VASSALLE 1983). TS, forma non id. CO: Olgiate Comasco (c.ret., <AV>DASI: SOMAINI 1907, p. 142). Figulo/figlina: CELER CVArr 409 Attestazioni: TS, coppa MN: Ostiglia, Quadro Paletta (p.p., CELER: CALZOLARI 1991, pp. 70-72, g). Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia26. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat B di origine padana27. Esiste un ceramista CELER di origine etrusco-laziale, ma bolla in genere in cartiglio (CVArr 408). 18 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tavv. 91-92. 23 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 94. 19 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 24 Conspectus 1990, p. 9. 20 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 91. 25 BUCHI 1975, pp. 19-20. 21 BUCHI 1975, pp. 9-11. 26 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 22 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 27 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 94. Carola Della Porta Figulo/figlina: CHOEP Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., CHOEP: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 56, n. 31). Figulo/figlina: CHORIO Attestazioni: TS, coppa MN: San Benedetto Po, il Dosso (c.ret., CHO/RIO: CALZOLARI 1991, p. 72, h). Figulo/figlina: CIAN Attestazioni: TS, forma non id. MI: Legnano, via Novara (p.p., CIAN (?): SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 5); San Giorgio su Legnano (p.p., CIAN, in associazione con graffito: SUTERMEISTER 1937-38, p. 13, nn. 11-12). Figulo/figlina: CLARIO Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Cremona, via Platina (c.ret., CLA/RIO: BREDA 1983-84 = BREDA 1996 = AMADORI 1993-94 = AMADORI 1996). Figulo/figlina: COMMVNIS CVArr 466 Attestazioni: TS, piatto su alto piede BS: Breno, Santuario di Minerva (p.p., CO<MM>VNIS: “NotALomb”, 1991, p. 30). Osservazioni: il bollo è attestato sul Magdalensberg in Fabrikat B28, di cui recenti analisi chimiche hanno confermato l’origine padana29. Il bollo compare anche su lucerne tipo Firmalampen30. Figulo/figlina: DAC(VS) CVArr 580 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BS: Acquafredda (p.p., DAC: VECCHI 1991-92). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia e sul limes. Figulo/figlina: DASI(VS) CVArr 587 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BS: Nave (c.ret., DASI: Sub ascia 1987). Osservazioni: questo ceramista padano forse lavorava in collaborazione con SOLO (vd. infra) con cui presenta somiglianze nella foggia dei bolli. È presente anche ad Altino, Aquileia e Adria31. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana32. 107 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Romprezzani (c.ret., DENTO: PAIS 1888, 1080, n. 158). Osservazioni: è attestato anche ad Altino, Aquileia e Rimini33. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat B di origine padana34. Figulo/figlina: EROS CVArr 642 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., EROS: Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 4). TS, forma non id. VA: Laveno (c.ret., EROS: CIL, V, 8115, n. 42). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia e a Ravenna35. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana 36. Sono conosciuti altri ceramisti di nome Eros ad Arezzo (CVArr 640) e a Pozzuoli (CVArr 641), ma si tratta di omonimie. Figulo/figlina: EXOR(ATVS) o HEXOR(ATVS) CVArr 661 Attestazioni: TS, patera MN: Goito, Corte Gaigole (p.p., [H?]EXOR: “NotALomb”, 1990, p. 87, fig. 94, n. 15). Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia e a Ravenna37. Figulo/figlina: FELIX Attestazioni: TS, patera Goud. 1 CR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p., FELIX: PONTIROLI 1992, pp. 42-43, nn. 4-5, p. 45, n. 11 = AMADORI 1996, figg. 4, 54). Osservazioni: nel CVArr esistono più figuli che si bollano FELIX. Il primo, CVArr. 685, bolla in genere in cartiglio rettangolare, salvo un’attestazione in planta pedis su una Ritt. 5 di Aquileia. Vi è anche un figulo puteolano (CVArr 684). Tra il materiale prodotto a Lione esistono bolli FELIX, sempre in cartiglio rettangolare (Ateliers Lyon 1996, p. 199). È conosciuto anche un FELIX che bolla Firmalampen38 e un FELIX che bolla anfore39. Difficilmente i bolli di Cremona possono essere attribuiti a questi ceramisti, dal momento che Felix è un cognome piuttosto diffuso. Forse si tratta proprio di un produttore locale. Figulo/figlina: DENTO CVArr 592 Figulo/figlina: FEST(VS) CVArr 689 Attestazioni: TS, coppetta PV: Valeggio Lomellina (p.p., FESTI: VANNACCI LUNAZZI 1992, p. 68, tomba 68). Osservazioni: questo figulo è presente anche a Raven- 28 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 96. 36 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 98. 29 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY 37 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F524. 30 BUCHI 1975, pp. 27-29. 31 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 32 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 97. 33 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 34 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 97. 35 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 38 BUCHI 1975, pp. 59-61. 39 L. CHERUBINI, A. DEL RIO, Appunti su fabbriche del ter- ritorio pisano e volterrano, in “Annali della Scuola Normale di Pisa”, 25, 1995, pp. 373, 381; EADEM, Le produzioni ceramiche delle bassi valli del Fine e del Cecina, in Ceramica romana e archeometria: lo stato degli studi. Atti delle giornate internazionali di studi (Castello di Montegufoni, 1993), a cura di G. OLCESE, Firenze 1995, p. 222. 108 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI na ed ad Aquileia40. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana41. Figulo/figlina: FIRM(VS) CVArr 694 Attestazioni: TS, Drag. 15/17 BS: Nave (p.p., FIRM[I]: Sub ascia 1987). Osservazioni: questo figulo è presente anche ad Aquileia42. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana43. Figulo/figlina: [F]ORT[IO] o [F]ORT[IS] CVArr 705 o 706 Attestazioni: TS, Drag. 17B (?) VA: Angera, abitato (p.p., [.]ORT[..]: GRASSI 1988). Osservazioni: il bollo può avere due possibili integrazioni, entrambe riferite a due ceramisti di origine padana ed entrambe attestate anche ad Aquileia 44. Potrebbe trattarsi dello stesso ceramista che bolla le Firmalampen45. Figulo/figlina: FVSC(VS) CVArr 719 Attestazioni: TS, Drag. 17B CR: Calvatone (c.ret., FVSCI, tra due palmette simmetriche: CORSANO 1990, p. 55, C64 = PONTIROLI 1992, p. 56, n. 30). Osservazioni: benché non sia riportato il prenome e il gentilizio, è possibile che questo ceramista sia da identificare con Fvscvs Seri Hilari o con M.S.Fvscvs (vd. infra). È presente anche ad Altino, ad Aquileia e a Rimini46. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana47. Figulo/figlina: GAIVS Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., CAIVS: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 20; p.p., GAIVS, seguito da edera: MASSA 1997, p. 99, tabella G). CR: Cremona, via Platina (p.p., GAIVS, seguito da edera: BREDA 1983-84, pp. 139-140, TS41= PONTIROLI 1992, p.110, n. 129 = BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 101, fig. 59). TS, patera Drag. 37/32 BS: Salò, Lugone (p.p., [GAIV]S, seguito da edera: MASSA 1997, p. 99, tabella G). TS, patera Drag. 36 BS: Salò, Lugone (p.p., GAIVS, seguito da edera: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 43). TS, patera Drag. 36/51 BS: Salò, Lugone (p.p., G[··]VS: SIMONI 1972 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 42). Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., GERM/ANI: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 53, n. 23). TS, forma non id. CR: Calvatone (c.ret., GE[RMA]NI: CORSANO 1990, p. 56, C77 = PONTIROLI 1992, p. 62, n. 45). Osservazioni: questo ceramista padano (CVArr) è attestato anche ad Aquileia e a Rimini48. Il nominativo Germanvs è presente anche tra i figuli gallici49, ma la foggia del bollo è differente. Dal momento che si tratta di un nome etnico o schiavile, non si può escludere l’omonimia. Figulo/figlina: GRAECER CVArr 753 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 VA: Gallarate (?, GR<AE>CER: BERTOLONE 194950). Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana50. Figulo/figlina: D.I.V. Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Cremona BS: Salò (p.p., D.I.V.: SIMONI 1963, p. 10, tomba 22, p. 40 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 33). Figulo/figlina: HILARVS CVArr 796 Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., HILARI: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 61, n. 43). TS, coppetta BS: Nave (c.ret., HIL/[···]: Sub ascia 1987, pp. 63, 166167). Osservazioni: benché il cognome Hilarvs sia molto diffuso tra gli schiavi e tra i ceramisti di origine libertina, è probabile che questi bolli siano da riferire ad un figulo di origine padana. Infatti sul Magdalensberg sono stati rinvenuti pezzi con bolli simili, già attribuiti al Fabrikat B51, che sono risultati di origine padana a seguito di recenti analisi chimiche52. Figulo/figlina: GERMAN(VS) CVArr 751 Figulo/figlina: INGENVVS CVArr 829 Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., INGE/NVI: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 56, n. 29). TS, forma non id. CR: Calvatone (c.ret., INGE: PONTIROLI 1992, p. 62, n. 44). Osservazioni: è forse da identificare con M.Serivs Ingenvvs. È presente a Rimini, Adria, Altino ed Aquileia53. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana54. 40 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 48 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 41 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 99. 49 La terre sigillée 1986, p. 282. 42 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 50 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 103. 43 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 99. 51 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 267, tav. 103. 44 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 52 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F504. 53 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 54 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 104. 45 BUCHI 1975, pp. 65-67. 46 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 47 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 100. Carola Della Porta Figulo/figlina: Q.L.E. Attestazioni: TS, Drag. 24/25 MI: San Vittore Olona (p.p., Q.L.E.: SUTERMEISTER 1952c). TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., Q.L.E.: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 3). Figulo/figlina: LATINVS CVArr 873 Attestazioni: TS, patera MN: Gonzaga, Corte Fossa Scura (p.p., LATIN[I]: BOTTURA 1988, p. 107, B2, tav. XXXII = CALZOLARI 1991, p. 72, m). Osservazioni: l’origine padana non è sicura. Figulo/figlina: LICCAEVS CVArr 881 Attestazioni: TS, forma non id. VA: Angera, abitato (c.ret., LIC/CAE: GRASSI 1988, pp. 185-186, fig. 6). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 55. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana56. Figulo/figlina: LVCCIVS CVArr 891 Attestazioni: TS, Goud. 1 MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., LVCCI: Antichi silenzi 1996). TS, Drag. 17A MI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., LVCCI, con graffito: VAY 1980-81). TS, forma non id. MI: Legnano (?) (c.ret., LVCCI: Otium 1993, p. 48, tav. IX, n. 3). Osservazioni: è presente anche ad Altino, Aquileia e Concordia57. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana58. 109 Lvcivs o Lvcillivs. Resta aperta anche la possibilità che si tratti di una diversa grafia per Lvccivs, ceramista padano pure attestato in Lombardia (vd. scheda precedente). Figulo/figlina: LVCIFER CVArr 892 Attestazioni: TS, Drag. 15/17 BS: Acquafredda (p.p., LVCIF: VECCHI 1991-92). CR: Calvatone (p.p., LVCIF<ER>: CORSANO 1990). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 59. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana60. Figulo/figlina: L.M.CE. CVArr 914 Attestazioni: TS, Curle 15 VA: Angera, necropoli (p.p., LMC: Angera romana I 1985). TS, Drag. 31 VA: Angera, necropoli (?) (p.p., LMC: Angera romana I 1985, p. 355). Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia (CVArr 914). Figulo/figlina: Q.M.M. Attestazioni: TS, patera Drag. 36 BS: Salò, Lugone (p.p., Q.M.M.: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 15). Figulo/figlina: LVCI(?) Attestazioni: TS, Ritt. 5 VA: Arsago Seprio (c.ret., LVCI, due attestazioni: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987). TS, forma non id. VA: Angera, abitato (c.ret., LVCI: Angera romana II 1985, p. 310, n. 18); Arsago Seprio (c.ret., LVCI: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 3, tomba 136). Osservazioni: l’attribuzione di questi bolli è incerta. La Lavizzari Pedrazzini (Angera romana II 1995, p. 538) li attribuisce a Lvcifer (vd. scheda seguente), che però in genere bolla in planta pedis. Il CVArr (n. 893) attribuisce alcuni bolli LVCI, rinvenuti a Magreta (MO) e a Rimini, al ceramista centroitalico L.LVCILLIVS, che normalmente si firma L.LVCIL o LVCIL. La localizzazione in Italia settentrionale di tutti i bolli LVCI fa ipotizzare che questo ceramista fosse cisalpino, anche se non è chiaro se si debba identificare con Lvcifer o con un Figulo/figlina: L.M.V. o L.MAG( ) VIR(ILIS) CVArr 917-921 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 BS: Nave (p.p., [···]M.V.: Sub ascia 1987). MI: Milano, necropoli (p.p., L.M.V: BOLLA 1988). TS, Drag. 40 CO: Molteno (p.p., LMV(?), attribuzione ipotetica: NOBILE 1992). TS, Drag. 4 BG: Zanica, Cascina Piane (p.p., LMV: Carta Bergamo 1992). VA: Angera, necropoli (p.p., due attestazioni, LMV; MV(?): Angera romana I 1985). TS, Drag. 17B CR: Calvatone (p.p., [L.]M.VIRI: PAOLUCCI 1987-88, p. 89, n. 44 = PAOLUCCI 1996, p. 243). MI: Legnano (?) (p.p.?, L.M.VIR: Otium 1993, p. 48); Milano, necropoli (p.p., [L].M.V: BOLLA 1988); San Vittore Olona (p.p., L.MG.VI., con graffito: SUTERMEISTER 1952c). VA: Angera, necropoli (p.p., due attestazioni, LMV: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, nn. 1-2). TS, Ritt. 1 VA: Angera, necropoli (p.p., L.V.M.: Angera romana I 1985). TS, Drag. 31, variante Mazzeo 27B BS: Salò, Lugone (p.p., [L.]M.VIRI: MASSA 1997, p. 99, tabella G). VA: Angera, abitato (p.p., L.M.[V]: Angera romana II 1995, p. 83, n. 6). 55 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 58 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 105. 56 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 105. 59 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 57 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 60 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 106. 110 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI TS, forma non id. CO: Como, via 5 Giornate (p.p., L.V.M., letto LVMA: BUTTI 1980, p. 181, n. 3). MI: Milano, zona tra via Borromei - S. Orsola - via Morigi (p.p., V.M.L (L invertita): FROVA 1951, p. 20). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., LVM: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 168, n. 35, tav. XXVII, n. 35). VA: Angera, necropoli (p.p., L.M.V., con graffito OPTATII (?): BATTAGLIA 1985); Cardano al Campo (p.p., L.M.V.: DEJANA 1980, pp. 128, 137). Osservazioni: sono stati inseriti anche i bolli L.V.M., benché non ci sia l’assoluta certezza che si tratti sempre dello stesso ceramista. Il bollo LVM di Pegognaga (MN) era stato attribuito dalla fonte bibliografica a L.Vmbricivs (CVArr 2395), ceramista centroitalico. Il CVArr localizza altri bolli ad esempio ad Aquileia, Libarna, Concordia, Giubiasco, Locarno, Ornavasso, Varallo Pombia. Figulo/figlina: MANDATVS CVArr 945 Attestazioni: TS, patera CR: Casalmaggiore (c.ret., MA<ND><AT>I: PONTIROLI 1992, p. 63, n. 46). Osservazioni: è presente anche ad Altino, Aquileia e Concordia61. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana62. Figulo/figlina: C.O.S. Attestazioni: TS, Ritt. 12 MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.O.S.: Antichi silenzi 1996). Osservazioni: potrebbe essere da collegare al successivo C.O.ST, rinvenuto nel medesimo sito. Figulo/figlina: C.O.ST Attestazioni: TS, Ritt. 12 MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.O.ST, e p.p., C.O.[ST]: Antichi silenzi 1996). Figulo/figlina: OFFA Attestazioni: TS, patera CR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p., OFFA: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 6 = AMADORI 199394, n. 11, tav. VII = AMADORI 1996, fig. 2). Figulo/figlina: PASSI(ENVS) TELAMO CVArr 1228 Attestazioni: TS, Goud. 2 MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., PASSI/TELAMO, è stato letto anche PRASSI/TELACO: SUTERMEISTER 1937-38, p. 14, n. 23). TS, coppa VA: Angera, abitato (c.ret., PASSI/TEL<AM>: Angera romana II 1995, p. 311, n. 20). TS, patera VA: Angera, abitato (c.ret., PASSI/TEL<AM>: Angera romana II 1995, p. 310, n. 19). TS, forma non id. CR: Cremona, via Teatro (c.ret., PASS[.]/TELA[M...], è stato letto come: FASS/TEL<AM>: PONTIROLI 1992, p. 45, n. 12). MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., ?: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 6); Romprezzani (?, PASSI TEL<AM>: PAIS 1888, 1080, n. 30). PV: Lomellina (?, PASSI/TEL<AM>: CIL, V, 2, 8115, n. 85). Osservazioni: è presente in varie località, tra cui Altino e Aquileia65. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat C di origine padana66. Figulo/figlina: L.PATRON(VS) Attestazioni: TS(?), forma non id. MI: Turbigo, la Gallizia (c.ret., L.PAT/RONI: SUTERMEISTER 1937-38, p. 13, n. 14). Figulo/figlina: PELOPS CVArr 1234 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Romprezzani (?, PELOPS: PAIS 1888, 1080, n. 309). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 67. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana68. Figulo/figlina: PHILOMV(SVS) CVArr 1319 Attestazioni: TS, Ritt. 1 BG: Zanica, Cascina Piane (p.p., PHILOMV: Carta Bergamo 1992). Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana69. Figulo/figlina: PARABOLVS Attestazioni: TS, Drag. 17A MI: Legnano, via Novara (c.ret., PARA/BOLI: SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 3 = VOLONTÉ R. 1988-89). Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat C63, di cui recenti analisi chimiche hanno confermato l’origine padana64. Figulo/figlina: PRIMVS CVArr 1390 Attestazioni: TS, forma non id. MN: Cavriana, Cavallara (p.p., PRIMI: PICCOLI 1975, p. 26). Osservazioni: il presente ceramista, attestato anche ad Adria, ad Altino e ad Aquileia70, è definito padano dal CVArr. Tuttavia il nome Primvs è piuttosto diffuso tra i ceramisti centroitalici71 o gallici72, ma con bolli in cartiglio. È possibile si tratti di omonimia. 61 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 67 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 62 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 106. 68 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109. 63 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109. 69 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 111. 64 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY 70 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F517. 65 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 66 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109. 71 È attestato tra i figuli della fornace di Vasanello (RM): noti- zia di G. Olcese. 72 La terre sigillée 1986, p. 284. Carola Della Porta Figulo/figlina: PRISC(VS) CVArr 1406 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BS: Acquafredda (c.ret., PRISCI: VECCHI 1991-92). MN: Virgilio, Buscoldo (?, [P]RISC[I]: PAIS 1888, 1088, n. 33c). TS, coppa CR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p., PRI[SCI]: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 8; p.p., PR[I]SCI: PONTIROLI 1992, p. 45, n. 9; p.p., PRISCI: PONTIROLI 1992, p. 45, n.10). Osservazioni: il CVArr propone due ceramisti dal cognome Priscvs: il primo (n. 1405) bolla di solito in planta pedis ed è ricollegato al figulo tardoitalico Sex.Mvrrivs Priscvs ma non presenta attestazioni in Italia settentrionale; il n. 1406 bolla in cartiglio rettangolare in genere coppette Ritt. 5. Sul Magdalensberg quest’ultimo è noto con alcuni esemplari in Fabrikat B e C73. In particolare recenti analisi chimiche su un campione di Ritt. 5 in Fabrikat B hanno confermato l’origine padana di questo fabbricante74. Ipoteticamente si attribuiscono a questo ceramista padano i bolli in planta pedis di Cremona. Tuttavia non si può escludere che essi appartengano ad un terzo figulo di nome Priscvs per ora non ben identificato né localizzato. Figulo/figlina: C.R.F. Attestazioni: TS, patera MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., C.R.F.: BOTTURA 1988, p. 51 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 172, n. 46, tav. XXVIII, n. 46). Osservazioni: benché il ceramista in oggetto non sia per ora noto, nel CVArr sono attestati alcuni figuli con lo stesso nome e gentilizio (ad esempio C.R.ANDRONICVS, C.R.C. e C.R.P.): forse si tratta di liberti e lavoranti dello stesso patrono. 111 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 VA: Induno Olona (?, S.S.C., con graffito: PONTI 1896). Figulo/figlina: L.S.N. Attestazioni: TS, Drag. 36 VA: Angera, necropoli (p.p., LSN: Angera romana I 1985) TS, forma non id. MI: Milano, via dei Piatti (p.p., LSN: Milano ritrovata 1986, p. 321, n. 14.7b.7). Osservazioni: il bollo è presente nel Canton Ticino, a Madrano, associato ad una moneta di Traiano77. Figulo/figlina: Q.S.P. CVArr 1636 Attestazioni: TS, Drag. 4 VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.P.? BATTAGLIA 1985, p. 231). TS, Drag. 46 BG: Lovere, Valvendra (p.p., Q[S?]P: Carta Bergamo 1992). TS, Drag. 31 MI: Milano, scavi MM3 (p.p., Q.S.P.: Scavi MM3 1991). TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., C.S.[P]: Angera romana I 1985, pp. 354-355). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia78. Vengono attribuiti a questo ceramista anche i bolli C.S.P. Figulo/figlina: Q.S.S. (CVArr 1636 o 1637) Attestazioni: TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.S., due attestazioni: FACCHINI 1982, p. 128; BATTAGLIA 1985); Induno Olona (?, Q.S.S., due attestazioni, con graffiti rispettivamente COMAGI e COMAG: CIL, V, 8115, n. 105). Figulo/figlina: C.R.V. Attestazioni: TS, patera CR: Cremona, via Platina (p.p., C.R.V., due attestazioni: BREDA 1983-84, pp. 111-112, TS 4-5 = PONTIROLI 1992, p. 109, nn. 126-127, letto CISA = BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, fig. 58). Figulo/figlina: SABIN(VS) CVArr 1643 Attestazioni: TS, patera BS: Nave (p.p., SABINI: Sub ascia 1987, pp. 166-167). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 79. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana80. Figulo/figlina: ROMANVS CVArr 1581 Attestazioni: TS, forma non id. VA: Arsago Seprio (c.ret., ROMANI: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 125, n. 4, tomba 159). Osservazioni: talvolta è identificato con M.Serivs Romanvs. È presente anche ad Aquileia75. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana76. Figulo/figlina: S.S.C. Figulo/figlina: SALVI(VS) CVArr 1648 Attestazioni: TS, Drag. 15/17 CO: Como, Camerlata (p.p., SALVI: TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982). TS, forma non id. MI: Albairate (p.p., SALVI: Albairate 1986, p. 58). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 81. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana82. 73 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 113. 78 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 74 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY 79 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F506. 75 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 76 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 115. 77 Milano ritrovata 1986, p. 321. 80 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 115. 81 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 82 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 116. 112 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Figulo/figlina: L.SARIVS CVArr 1655 Attestazioni: TS, Ritt. 9 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., SARI: Bergamo 1986). Osservazioni: si tratta di L.Sarivs Svrvs, ceramista noto per la produzione delle coppe tipo Sarius (vd. supra). Recenti analisi chimiche su una coppa Ritt. 5, bollata SARI e rinvenuta sul Magdalensberg, ne hanno indicato l’appartenenza ad un gruppo chimico di origine padana, caratterizzato da bassi valori in Cromo e Nichel83. Questo gruppo è chimicamente simile, anche se non identico, al gruppo chimico in cui rientrano alcune coppe tipo Sarius, rinvenute sul Magdalensberg e parimenti analizzate84. Figulo/figlina: SATRI(VS) Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., SATRI: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 14). Figulo/figlina: SATVRNINVS CVArr 1672 Attestazioni: TS, Haltern 14 MI: Milano, scavi MM3 (?, SATVR, entro due rami di palma: Scavi MM3 1991). Osservazioni: figulo, presente anche ad Aquileia85, forse da identificarsi con M.S. SATVRNINVS (CVArr 1632). Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana86. Il cognomen Satvrninvs è attestato anche tra i produttori di mortaria (vd. infra il capitolo relativo). Figulo/figlina: SCO Attestazioni: TS, Drag. 17A MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., SCO: Antichi silenzi 1996). Figulo/figlina: SECVNDVS CVArr 1720 Attestazioni: TS, Ritt. 9 MN: Schivenoglia, Fienil Nuovo (p.p., SECVN: BOTTURA 1988 = CALZOLARI 1991). TS, forma non id. MN: Cavriana, Cavallara (c.ret., SECVNDI: PICCOLI 1975, p. 26). PV: territorio pavese (?) (?, ?: SCHIFONE 1992, p. 59). Osservazioni: è attestato anche a Rimini, Ravenna, Aquileia e Veglia87. Sul Magdalensberg sono presenti alcuni esemplari in Fabrikat B88, che recenti analisi chimiche hanno indicato come appartenenti ad una produzione padana, caratterizzata da bassi valori in Cromo e Nichel89. 83 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F499. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a queste analisi. 84 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, p. 485 e tabella a p. 491, dove il campione F499 è stato erroneamente attribuito al gruppo di Sario, invece che al gruppo padano povero in Cr e Ni. 85 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. Figulo/figlina: C.SENTIVS FIRMVS CVArr 17321733 Vd. bolli di origine aretina. Figulo/figlina: SEPP/IENVS Attestazioni: TS, patera CR: Calvatone (c.ret., SEPP/IENI: Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 106, figg. 112, 116). TS, forma non id. CR: Calvatone (c.ret., SEPP/IENI: VOLONTÉ M. 198889, n. 103). Osservazioni: i bolli non sono di lettura certa. Figulo/figlina: M.SERIVS (HILARVS) CVArr 17511773 Seguono le schede riguardanti i ceramisti che il CVArr collega alla bottega di M.Serivs, ceramista padano, la cui fabbrica non è attualmente localizzabile all’interno della Cisalpina. In Lombardia non è noto alcun bollo che rechi esclusivamente il gentilizio Serivs (CVArr 1751). In genere si trovano il nome schiavile seguito dal prenome e gentilizio del patrono o i tria nomina fortemente abbreviati. È possibile che questa fabbrica (o fabbriche) sia stata attiva soprattutto intorno alla seconda metà del I sec. d.C., anche se alcuni bolli in cartiglio rettangolare indicano un precoce inizio della produzione, che sembra essere durata per almeno 40 anni90. Figulo/figlina: M.S.FES(TVS?) CVArr 1629 Attestazioni: TS, Drag. 27 BS: Nave (p.p., M.S.FES, quattro attestazioni: Sub ascia 1987). Figulo/figlina: FVSCVS SERI HILARI (servus) CVArr 1760 Attestazioni: TS, Drag. 16 MI: Milano, necropoli (c.ret., FVSCVS/SERI/HILARI: BOLLA 1988). Osservazioni: è probabile che questo schiavo di M. Serivs Hilarvs sia da identificare con FVSCVS (vd. supra). Figulo/figlina: M.S.INGENVVS Vd. supra INGENVVS. Figulo/figlina: M.S.MOSC(H)VS CVArr 1630 e 1764 Attestazioni: TS, coppa (Ritt. 5 ?) MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., M.S.[M]: BOTTURA 1992, p. 80, n. 136 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 176, n. 54, tav. XXVIII, n. 54: attribuzione ipotetica). 86 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 116. 87 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 88 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 117. 89 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campioni F523, F497, B514, F526. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a queste analisi. 90 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 255-259. Carola Della Porta TS, patera Drag. 15/17 CR: Cremona, via Garibotti (p.p., M.S.M.: AMADORI 1993-94 = AMADORI 1996). TS, patera BG: Bergamo (?, [...]MOSCI: CIL, V, 2, 8115, n. 55). CR: Calvatone (p.p., M.S.MOSCI: Calvatone romana 1991, p. 123). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., M.S.M[OSCI]: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 178, n. 61, tav. XXIX, n. 61). Osservazioni: la lettura e l’attribuzione del bollo sulla coppetta di Pegognaga (MN) sono incerte. Figulo/figlina: M.SERIVS ROMANVS Vd. supra ROMANVS. Figulo/figlina: M.S.VERECVNDVS CVArr 1633 Vd. infra VERECVNDVS. Figulo/figlina: SERRA CVArr. 1774 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, porta Romana (?, SERRA, letto BERRA: CIL, V, 8115, n. 20 = BOLLA 1988, p. 184). VA: Angera, necropoli (riquadro a coda di rondine, SERRA: Angera romana I 1985, p. 353). Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat C di origine padana91. Figulo/figlina: C.SERTORIVS OCELLA CVArr 17771780 Vd. i bolli di origine aretina. Figulo/figlina: A.SESTIVS DAMA CVArr 1799 Vd. bolli di origine aretina. Figulo/figlina: SOLIMARVS CVArr 1840 Attestazioni: TS, Consp. 14 MI: Canegrate (c.ret., SOLI/MARI, tre attestazioni: SUTERMEISTER 1952a). Osservazioni: benché il CVArr non dia nessuna localizzazione per questo ceramista, bolli simili sono stati rinvenuti sul Magdalensberg e sono stati attribuiti alla produzione padana92. Figulo/figlina: SOLO CVArr 1841 Attestazioni: TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., SOLO, tra due palmette: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 55, n. 28). TS, coppetta MN: Sermide, podere Longhino (c.ret., SOLO, tra palmette: CALZOLARI 1991, pp. 74-75, s). Osservazioni: questo ceramista padano forse lavorava in collaborazione con DASIVS (vd. supra) con cui presenta affinità nei bolli. È presente anche ad Aquileia93. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B94, di cui recenti analisi chimiche hanno confermato l’origine padana95. 91 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 118. 92 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 120. 93 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 94 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 121. 113 Figulo/figlina: SYNODVS CVArr 1880 Attestazioni: TS, patera MN: Pegognaga (c.ret., SYNODI: BOTTURA 1988, p. 51 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 171, n. 41, tav. XXVII, n. 41). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia 96. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana97. Figulo/figlina: C.T.(?) Seguono le schede riguardanti una serie di ceramisti probabilmente da collegare ad un solo patrono se non addirittura ad una sola bottega. Essi infatti hanno in comune il prenome e il gentilizio C.T. Questa o queste fabbriche non sono per ora localizzabili. Figulo/figlina: C.T.F. (?). Attestazioni: TS, forma non id. PV: Sforzesca, Belcreda (p.p., CTF (?): BARNI 1922, p. 23, fig. 28, n. 2). Osservazioni: forse da identificare con il seguente FESTVS C.T. Figulo/figlina: FESTVS C.T. (servvs) CVArr 1883 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (p.p., FEST.C.T.: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVIII, n. 5). Osservazioni: è dato come un lavorante della fabbrica di C.T. Figulo/figlina: C.T.P. CVArr 1886 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 CO: Oliveto Lario (p.p., C.T.P.: Carta Lecco 1994). MI: San Giorgio su Legnano, (p.p., C.T.P.: SUTERMEISTER 1956a). TS, Drag. 17B MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.T.P., con graffito M.ATTIR[IVS]: Antichi silenzi 1996). TS, Ritt. 1 BS: Nave (p.p., C.T.P.: Sub ascia 1987). CO: Como, Camerlata (p.p., C.TP a lettere inverse: TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982). TS, forma non id. MI: Lissone (p.p., C.TP: BERNASCONI 1926, p. 15); Milano, v.le Schiller (p.p., C.T.P, letto C.I.PE: LEVI 1934, p. 92). VA: Angera, necropoli (p.p., C.[T]P: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 5). Osservazioni: il CVArr (n. 1886) definisce questo ceramista come padano. Tuttavia ad Arezzo è attestato un ceramista che si firma C.T.P.: si tratta della stessa officina? Figulo/figlina: C.T.S. Attestazioni: 95 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F509. 96 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 97 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 121. 114 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI TS, Drag. 24/25 BS: Brescia, via Alberto Mario (p.p., C.T.S: Via Alberto Mario 1988, pp. 95-96). CO: Como, Borgo Vico (p.p., CTS: NOBILE DE AGOSTINI 1995). VA: Angera, necropoli (p.p., CTS: Angera romana I 1985). TS, coppa MN: Poggio Rusco (p.p., C.T.S: CALZOLARI 1991, p. 72, k). TS, patera PV: Valeggio Lomellina (p.p., CTS: VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 23). Osservazioni: forse questi bolli sono da ricollegare ai ceramisti padani SEC(VNDVS) C.T. o a C.T. SVC(CESSVS) (vd. schede successive). Figulo/figlina: SEC(VNDVS) C.T. (servvs) CVArr 1884 Attestazioni: TS, Drag. 15/17 VA: Angera, necropoli (p.p., SEC.C.T.: Angera romana I 1985). Figulo/figlina: C.T.SVC(CESSVS) CVArr 1888 Attestazioni: TS, forma non id. CO: Albate (p.p., C.T.SVC: MAGNI 1907, p. 235 = MAGGI 1982, p. 179). Osservazioni: forse è lo stesso figulo che bolla anche come SVCCESSVS (CVArr 1864). Figulo/figlina: C.T.V. Attestazioni: TS. Ritt. 9 BS: Borgo San Giacomo (p.p., CTV: Insediamenti romani 1996). TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., CTV, letto ITV o L.T.V.: SIMONI 1972 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 26). CR: Cremona, via Platina (p.p., C.T.V., due attestazioni: BREDA 1983-84, p. 108, TS1, p. 110, TS2-TS3 = PONTIROLI 1992, p. 108, nn. 124-125, p. 109, n. 128 = BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 101, fig. 57). Figulo/figlina: L.T.C. Attestazioni: TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., LTC: SIMONI 1972 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 38). Figulo/figlina: Q.T.C. Attestazioni: TS, Drag. 24/25 BS: Borgo San Giacomo (p.p., Q.T.C.: Insediamenti romani 1996). esterno LVF: Riti e sepolture 1990). TS, forma non id. CO: Como (c.ret., CTAP: CIL, V, 8115, n. 118). Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso ceramista dei bolli C.T.P. Figulo/figlina: A.TERENTIVS CVArr 1932-38 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 MN: Suzzara, Dragoncello (p.p., A<TE>RE<NT>: BOTTURA 1988 = CALZOLARI 1991). TS, coppetta MN: Schivenoglia, Fienil Nuovo (c.ret, A<TE>R/[···]: BOTTURA 1988, p. 97, B2, tav. XXVIII = CALZOLARI 1991, p. 70, d). TS, Drag. 15/17 CO: Como (?, A[TE]REN: CIL, V, 8115, 183); Como, Camerlata (p.p., A.TEREN: TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982). MI: Inveruno (p.p., A<TE>RE<NT>, letto <TAE>RE<NT>: SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 9); Legnano, via Novara (p.p., TERE<NT>: SUTERMEISTER 1937-38); Legnano (p.p., TERENT: Otium 1993). TS, Drag. 17B BS: Acquafredda (p.p., A[TERE]N: VECCHI 1991-92). MI: San Giorgio su Legnano (p.p., TEREN, con graffito: SUTERMEISTER 1956a). Osservazioni: è presente anche a Rimini, Ravenna, Adria e Aquileia98. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana99. I bolli di Como e Como, Camerlata, potrebbero essere lo stesso esemplare. Figulo/figlina: TERTI(VS) CVArr 1942 Attestazioni: TS, patera Drag. 15/17 CR: Cremona, via Garibotti (p.p., TERTI: PONTIROLI 1992, p. 100, n. 104 = AMADORI 1993-94 = AMADORI 1996). TS, forma non id. MN: Serravalle (p.p., TERTI: CAVAZZONI 1991, p. 85). Osservazioni: come Primvs e Secvndvs, TERTIVS è un nome piuttosto diffuso nel mondo romano e tra i ceramisti. Oltre a questo figulo, attestato anche a Concordia e ad Aquileia100 e considerato padano, il CVArr indica la presenza di un ceramista puteolano (n. 1944), uno laziale (n. 1945) e uno anche spagnolo (n. 1943). Altri ceramisti Tertivs sono localizzabili in Gallia101. Si segnala il rinvenimento a Solferino, Staffolo (MN) di un fondo, interpretato come ceramica a vernice nera, ma più probabilmente in terra sigillata102, con quattro bolli in planta pedis TERTI associati a una serie di stampiglie a forma di conchiglia e di trapezio decorato a reticolo e con al centro una stampiglia a forma di ruota raggiata (PICCOLI 1996, pp. 162-165, tav. 4, b). Si tratta di una prova di lavorazione o di un falso? Figulo/figlina: C.TAP Attestazioni: TS, Drag. 24/25 CR: Castelleone (p.p., CTAP, con graffito sul fondo Figulo/figlina: A.TITIVS FIGVLVS ARRETINVS CVArr 1999-2003 Vd. i bolli di origine aretina. 98 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 101 La terre sigillée 1986, p. 285. 99 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 259-260, tav. 122. 102 La vernice molto rovinata ha assunto una colorazione scura. 100 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. Carola Della Porta Figulo/figlina: TREP Attestazioni: TS, Drag. 24/25 MI: SanVittore Olona (p.p., TREP: SUTERMEISTER 1952c). Figulo/figlina: T.TVRI(VS) CVArr 2159-2160 Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Mazzeo 27B BS: Salò, Lugone (p.p., T.TVRI: MASSA 1997). TS, patera BS: Brescia, colle Cidneo (p.p., TV[···]: ROFFIA 1986, p. 151, fig. 10, n. 14); Manerba del Garda, Olivello (p.p., T.TVRI: MARCHESINI 1893, p. 231). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., T.TVRI: BOTTURA 1992, p. 80, n. 138 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 177, n. 59, tav. XXIX, n. 59). TS, forma non id. CR: Cremona, via Mercatello (ex via Diaz) (p.p., T.TVRI: PONTIROLI 1992, p. 107, n. 121). Osservazioni: è presente anche a Rimini, Ravenna ed Aquileia103. Sul Magdalensberg sono attestati alcuni esemplari in Fabrikat B104, che recenti analisi chimiche hanno indicato come appartenenti ad una produzione padana, caratterizzata da bassi valori in Cromo e Nichel105. Figulo/figlina: C.V.M. Attestazioni: TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., CVM: FACCHINI 1982, p. 128). Figulo/figlina: Q.V.S. Attestazioni: TS, Drag. 31 VA: Angera, necropoli (p.p., Q.V.S.: Angera romana I 1985, p. 355). 115 Osservazioni: non vi sono riscontri noti. Figulo/figlina: VEGETVS CVArr. 2249 Attestazioni: TS, coppa Consp. 14 MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., VEG/ETI: Scavi MM3 1991). TS, Ritt. 9 MI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., ?: VAY 1980-81). TS, coppetta MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., [.]GET: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 167, n. 32, tav. XXVII, n. 32). TS, forma non id. MI: Canegrate (c.ret., VEG/[..], letto VEG/BV: SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-7, n. 15). Osservazioni: questo figulo, presente anche a Rimini e ad Aquileia106, è localizzato dal CVArr in Cisalpina. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana107. Esistono altri Vegetvs, che in genere bollano con marchi diversi, in Svizzera (CVArr 2247) e in Gallia108. Il bollo di Pegognaga (MN) potrebbe essere attribuito a VEGETVS: in tal caso è necessario supporre un’integrazione <VE> in legamento, in quanto nella planta pedis c’è spazio soltanto per una lettera. Figulo/figlina: VERECVNDVS CVArr 2260 Attestazioni: TS, Drag. 17B CR: Calvatone (p.p., [V]ERECV[...]: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 79, n. 75). TS, patera MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., <VE>REC: BOTTURA 1992, p. 80, n. 137 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 176, n. 55, tav. XXVIII, n. 55). Osservazioni: il CVArr collega questo ceramista a M.S.Verecvndvs. 6.b. Bolli di origine diversa (non padani) o incerta Figulo/figlina: AGATHEMERVS CVArr 1086 Attestazioni: TS, forma non id. VA: Laveno (?, AG<AT><HE><ME>: CIL, V, 8115, n. 6). Osservazioni: potrebbe trattarsi di un lavorante di N.Naevivs Hilarvs di Pozzuoli. Figulo/figlina: AMAR(ANTVS?) CVArr 154 Attestazioni: TS, forma non id. SO: Chiavenna (p.p., AMAR: MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 138, n. 2). Osservazioni: produzione aretina ? Figulo/figlina: ANN[IVS] ? 103 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 104 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 259-260, tav. 124. 105 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campioni F523, F497, B514, F526. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Attestazioni: TS, forma non id. MI: Romprezzani (?, ANN[...: PAIS 1888, 1080, n. 74). Osservazioni: potrebbe trattarsi del ceramista aretino ANNIVS (CVArr 77). Figulo/figlina: SEX.ANN(IVS) AFER CVArr 87-92 Attestazioni: TS, forma non id. CR: Calvatone (c.ret., SEX.AFR.: CORSANO 1990, pp. 58, 92); Cremona, via Platina (c.ret., radiale, SEX./[A]NN.: BREDA 1983-84, p. 137, TS39 = BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 100, fig. 28). MI: Milano, Scavi MM3 (c.ret., SE[X]/AN[NI]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, 1). Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a queste analisi. 106 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II. 107 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 270, tav. 124. 108 La terre sigillée 1986, p. 286. 116 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: SEX.AFRI CLITVS CVArr 92d Attestazioni: TS, forma non id. VA: Induno Olona (c.ret., SEX.AFR./CLITVS: CIL, V, 8115, n. 5). Osservazioni: è un lavorante di Sex. Annivs Afer (vd. scheda precedente), con forse filiali fuori da Arezzo. Bolli di Clito sono attestati a Roma e in Italia meridionale. Figulo/figlina: ANTI(OCHVS)? Attestazioni: TS, Ritt. 1 (?) MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., AN[TI]: Antichi silenzi 1996). Osservazioni: Antiochvs è il nome di numerosi servi di ceramisti di Arezzo e Pozzuoli: CVArr 102-107. Figulo/figlina: ARRET(INVS) CVArr 132 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., due attestazioni radiali, ARR/ET: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXIV, n. 20, tav. XXVII, n. 9); Milano (?, ?: inedito, cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70). Osservazioni: questo bollo vuole indicare l’origine aretina del produttore, ma non compare mai ad Arezzo. È usato frequentemente dai ceramisti puteolani, per favorire le proprie esportazioni (CVArr 132). È attestato anche a Lione tra le imitazioni di sigillata109. La Jorio attribuisce entrambi i pezzi ad una fabbrica localizzabile in via Rugabella, Milano, che, come nel caso dei figuli di Pozzuoli, avrebbe voluto spacciare i propri prodotti come aretini110. Tuttavia la presenza di questa officina non è stata ancora provata né da riscontri oggettivi né da dati analitici (vd. supra il cap. sulla terra sigillata). Bolli ARRET, ma con grafia diversa, sono stati rinvenuti sul Magdalensberg e sono stati attribuiti al Fabrikat C di origine padana111. Tale attribuzione è stata recentemente confermata da analisi chimiche112. Figulo/figlina: C.ARVI(VS) CVArr 137 Attestazioni: TS, forma non id. CO: Oltrona di San Mamette (?, C.ARVI, la A è priva della barretta orizzontale: PAIS 1888, 1880, n. 2 = CVArr, 137, v). Osservazioni: si tratta di un ceramista aretino o centroitalico. Figulo/figlina: ASTR(AGALVS?) SCA(VRI) (servvs) Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, ASTR/SCA: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 11). Osservazioni: questo bollo non attestato nel CVArr: si propone questo scioglimento sulla base della attestazione di un ceramista puteolano ASTR(AGALVS) (CVArr 142) e sul fatto che i servi di L.Umbricivs Scaurvs sono seguiti dall’abbreviazione SCA(VRI) (cfr. CVArr 2402- 109 Ateliers Lyon 1996, p. 209. 110 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70. 111 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 274, tav. 91. 2409). Potrebbe quindi trattarsi di un lavorante dell’officina aretina di L.Umbricivs Scaurvs, non ancora attestato. Figulo/figlina: CN.ATEIVS CVArr 144-186 Attestazioni: TS, Consp. 2.2 MI: Canegrate (c.ret., ATEI: SUTERMEISTER 1952a). TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., <AT>EI, tre attestazioni, due centrali e uno radiale: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 68, tav. XXVI, nn. 2-4). Osservazioni: ceramista aretino113. Figulo/figlina: AVILLI(VS) CVArr 226 Attestazioni: TS, Ritt. 9 MI: Legnano, via Novara (c.ret., <AV>ILL, in associazione con due graffiti, uno all’esterno e uno sul fondo: SUTERMEISTER 1937-38). TS, coppa MN: Sermide, fondo Porcara Vecchia (planta manus <AV>ILL: CALZOLARI 1991, p. 70, f). TS, patera BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., AVILLI: Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 6). BS: Cividate Camuno, via Terme Romane (?, AV[···]: ABELLI CONDINA 1986, p. 61, scheda 31). TS, forma non id. CO: Como, Borgo Vico (p.p., <AV>ILL: GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 7). MI: Milano, via dei Piatti (p.p., [.]VIL: Milano ritrovata 1986, p. 320, n. 14.7b.5). Osservazioni: si tratta di uno dei numerosi Avilli, operanti ad Arezzo o in Italia centrale. Figulo/figlina: A.AVILI(VS) CVArr 249 Attestazioni: TS, patera MN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., A.<AV>ILI: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 167, n. 33, tav. XXVII, n. 33). Osservazioni: si tratta di un figulo di incerta localizzazione. Figulo/figlina: L.AVIL(IVS) (SVRA) CVArr 259 Attestazioni: TS(?), forma non id. MI: Milano, Brera (p.p., L.AVIL: CIL, V, 8115, n. 15). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: AVRE(LIVS?) Attestazioni: TS, Ritt. 5 MI: Legnano, Casina Pace (c.ret., <AV>RE: Otium 1993). Osservazioni: potrebbe trattarsi di un bollo di C.AVRELIVS (vd. scheda successiva). Figulo/figlina: C.AVRELIVS CVArr 307 Attestazioni: TS, Ritt. 9 112 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campione F505. 113 Si veda il recente KENRICK 1997. Carola Della Porta MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., C.<AVR>: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 10). Osservazioni: non è chiaro se questa officina sia localizzabile ad Arezzo, in centro Italia o a Pozzuoli. Figulo/figlina: MASA CALIDI (STRIGONIS) (servvs) CVArr 375 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., <MA>S[A]/C[ALIDI]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 15). Osservazioni: ceramista aretino della bottega di Calidivs Strigo. Figulo/figlina: CAMVRIVS CVArr 397 Attestazioni: TS, Drag. 17B VA: Arsago Seprio (p.p., C<AM><VR> e p.p., CAMVRI: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987); Gorla Minore (p.p., CAMVRI: SUTERMEISTER 1952d). TS, patera MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., CAMVRI: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 168, n. 34, tav. XXVII, n. 34). TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., CAMVRI: BARELLI 1875, p. 41, nota 1; p.p., C<AM>VRI, letto erroneamente C.MORI, con graffito sul rovescio LAR/CAII: BARELLI 1875, p. 41). MI: Legnano (?) (p.p., C<AM>VRI: Otium 1993, p. 48, t. IX, n. 1). SO: Sondrio, S. Agata (p.p., CAMVRI: MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 25-28, n. 2). Osservazioni: ceramista aretino. Alcuni bolli sono stati rinvenuti nella fornace di Torrita di Siena114, ma il grosso della produzione doveva avvenire altrove, probabilmente proprio ad Arezzo. Figulo/figlina: CLA(RVS) CVArr 443 Attestazioni: TS, forma non id. SO: Chiavenna (p.p., CLA: MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 138, n. 5). Osservazioni: forse ceramista d’oltralpe, di cui un’officina è stata identificata a Lione (Ateliers Lyon 1996, p. 198). Figulo/figlina: P.CLOD(IVS) PROC(VLVS) CVArr 454 Attestazioni: TS, forma non id. VA: Laveno (?, P.CLO PR, letto P. CLO TRF: CIL, V, 8115, n. 30). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: CREPER(EIVS)? Attestazioni: TS, Drag. 4 CO: Olgiate Comasco (p.p., CREPER: MAGGI 1982, p. 155). Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione. Potrebbe essere attribuito a P.CREPEREIVS (CVArr 552-554), che però in genere bolla in cartiglio. Figulo/figlina: L.CRISPI(VS) CVArr 559 114 Fornace di Umbricio Cordo 1992, p. 114. 117 Attestazioni: TS, Ritt. 5 MI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., L.CRISPI: PALESTRA 1956). TS, forma non id. MI: Milano, via dei Piatti (c.ret., sormontato da un ramo di palma L.<CR>I<SP>I, con graffito sul fondo esterno NNAAC: Milano ritrovata 1986, p. 320, n. 14.7b.4). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: FAVSTVS CVArr 680 Attestazioni: TS, coppetta MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., FAVSTI: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 177, n. 57, tav. XXIX, n. 57). Osservazioni: questo ceramista, di incerta localizzazione, sembra produrre soprattutto coppette. Figulo/figlina: FLAVI(VS) o FLAVVS Attestazioni: TS, Drag. 17B BS: Borgo San Giacomo (p.p., F<LA>VI: Insediamenti romani 1996). Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione. Esiste un figulo di nome FLAVVS, di origine gallica (CVArr 699). Figulo/figlina: L.GELLI(VS) QVADRATVS CVArr 736-737 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., GELLI: Bergamo 1986). TS, Ritt. 9 MI: Abbiategrasso, Pestegalla (p.p., GELLI: PALESTRA 1956). TS, Drag. 24/25 CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., GE(L)LI, con due graffiti e p.p., GELL: NOBILE 1984). MI: Albairate (p.p., L.GEL, con graffito: Albairate 1986). TS, Drag. 4 CO: Como, Camerlata (p.p., GELLI: TERENZIANI 1978-79). MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [G]EL, letto BEL: FORTUNATI ZUCCALA 1986). TS, coppa MN: Cavriana, Cavallara (p.p., GELLI: inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). SO: Chiavenna (p.p., L.GELL: MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 137, n. 1). TS, Drag. 17B BG: Antegnate, campo Marsilio (p.p., GELL[I] con associato graffito ROMA (?): Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 40). BS: Nave (p.p., L.GELLI: Sub ascia 1987); Salò, Lugone (p.p., L.GELL: MASSA 1997). CO: Rovello Porro (p.p., GELLI: GIORGI, MARTINELLI 1981). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (p.p., L.GELLI: PALESTRA 1956). MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [GEL]LI e p.p., L.GEL: inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, abitato (p.p., ?: Angera romana II 1995); Arsago Seprio (p.p., LGELLI e p.p., L.GELL: FERRA- 118 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI RESI, RONCHI, TASSINARI 1987); Somma Lombardo (p.p., L.GEL, con graffito X: Somma Lombardo 1985). TS, Drag. 15/17 BS: Salò, Lugone (p.p., L.GELL: MASSA 1997). PV: Gropello Cairoli (p.p., GELLI: FORTUNATI ZUCCALA 1979 = MACCHIORO 1991). TS, Ritt. 1 BS: Nave (p.p., [G]EL: Sub ascia 1987). CO: Como, Camerlata (p.p., LGELI, due attestazioni con graffiti: SALBV e EAL (?): TERENZIANI 1978-79). VA: Angera, necropoli (p.p., GELLI: FACCHINI 1982, p. 128, nota 8 = Angera romana I 1985, p. 351). TS, patera BS: Brescia (p.p., L.GEL: CIL, V, 2, 8115, n. 50); Manerba del Garda, Olivello (p.p., L.GEL: MARCHESINI 1893, p. 231). CO: Lucino (p.p., GELLI, due attestazioni: BASERGA 1949, p. 20). MN: Sermide, fondo Porcara vecchia (p.p., L.GELLI: CALZOLARI 1991, p. 72, l). TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., L. GELI, tre attestazioni, una con graffito sotto il piede ALBVTO: BARELLI 1875, p. 41); Montano Lucino (p.p., GELLI, due attestazioni ?: BASERGA 1949 = MAGGI 1982, p. 151). CR: Cremona, tra via Amidani e via Bissolati (p.p., L.GELLI, con graffito VIATOR: PONTIROLI 1992, p. 118, n. 150). MI: Albairate (p.p., GELLI, con graffito: Albairate 1986, p. 58); Milano, scavi MM3 (p.p., GELL: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 68, tav. XXVII, n. 15); Monza (collezione) (p.p., L. GELI: CIL, V, 2, 8115, n. 50). VA: Angera, necropoli (p.p., GELLI: LEVI 1930, p. 106, fig. 3; p.p., L. GEL: Angera romana I 1985, p. 231, n. 12); Angera, abitato (p.p., [GE]LLI: GRASSI 1988, p. 185); Arsago Seprio (p.p., L.GELL: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 126, n. 3, tomba 162). Osservazioni: si tratta della fabbrica aretina che ebbe in assoluto più successo commerciale in Italia settentrionale durante la prima età imperiale. A lungo si è ritenuto che avesse filiali in pianura padana, come ne sono attestate a Lione (Ateliers Lyon 1996, p. 200), ma l’esame della sua produzione (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1982) e le analisi chimiche di alcuni suoi prodotti (Conspectus 1990, p. 33; SCHNEIDER 1993) hanno suffragato l’origine aretina dei vasi di questo ceramista. Figulo/figlina: IVCVNDVS CVArr 835 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., IVCV: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 5). Osservazioni: questo ceramista è di incerta localizzazione. A Lione è attestato un bollo in cartiglio rettangolare IVCV con palmetta (Ateliers Lyon 1996, p. 199). Figulo/figlina: MAR( ) CVArr 956 Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., MAR: BARELLI 1875, p. 41 = CIL, V, 8115, n. 68) . Osservazioni: il CVArr attribuisce il bollo ad un ceramista di Pozzuoli. 115 Notizia di G.Olcese. Figulo/figlina: C.MEMMIVS CVArr. 984 Attestazioni: TS, Drag. 16 MI: Milano, necropoli (c.ret., <ME>MM: BOLLA 1988). Osservazioni: fabbricante aretino. Figulo/figlina: MERCA[TOR?] Attestazioni: TS, Drag. 24/25 CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., MERCA: MAGGI 1982, p. 140). Osservazioni: non si conoscono altri bolli di questo ceramista, il cui scioglimento è incerto. Il CVArr (1525) attesta un bollo MERCA/RAS<IN>, sciolto in MERCATOR RASINI. Non è possibile stabilire se si tratti di quel ceramista o piuttosto di un altro figulo. Figulo/figlina: C.M.R. o C.ME.R CVArr 979, 982 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BS: Nave (p.p., C.MR: Sub ascia 1987). TS, Ritt. 5, Consp. 24.4 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., II/CMR: Bergamo 1986). TS, forma non id. BS: Brescia (?, C.ME.R: CIL, V, 2, 8115, n. 71). MN: Pegognaga, Corte Vecchia (p.p., C.<ME>.R: CALZOLARI 1991, p. 72, i). Osservazioni: il bollo C.ME.R non appare mai ad Arezzo, anche se analisi chimiche su pezzi da Roma indicano un’origine aretina115. Figulo/figlina: C.MVRRI(VS) CVArr 1042-1044 Attestazioni: TS, Ritt. 5 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., C.<MVR>R: Bergamo 1986). TS, Ritt. 9 BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., C. <MVR>RI: Bergamo 1986). MI: Albairate (p.p., MVR: Albairate 1986). PV: Gropello Cairoli (p.p., CMVR: FORTUNATI ZUCCALA 1979). TS; coppa BS: Brescia (p.p., ?: San Salvatore 1978, p. 66 II 118). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., <MVR>RI: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 167, n. 31, tav. XXVII, n. 31). TS, Drag. 17B CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., C.MVRRI, con graffito RR all’interno: NOBILE 1984). TS, Drag. 15/17 CO: Como, Camerlata (p.p., con graffito, C.MVRRI: TERENZIANI 1978-79). TS, Ritt. 1 VA: Angera, necropoli (p.p., C. MVRRI: FACCHINI 1982, p. 128, nota 8 = Angera romana I 1985, p. 351). TS, patera BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (c.ret., <MVR>R: “NotALomb”, 1985, fig. 97, n.23); Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., C.<MVR>RI: Bergamo 1986, pp. 110112, fig. 99, n. 12). CR: Calvatone (in lunula, C<MV>R: PAOLUCCI 198788, pp. 96-97, n. 53 = PAOLUCCI 1996, p. 243). Carola Della Porta TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (p.p., tre attestazioni, C<MV>RI, C<MVR> [RI] e [C.MVR]RI: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVIII, nn. 1-3). VA: Angera, necropoli (p.p., C.MVRRI: LEVI 1930, p. 108); Angera, abitato (?, C.<MV>RRI: Angera romana II 1985, p. 83, n. 12); Arsago Seprio (c.ret., MVRRI(?): FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 4, tomba 136). Osservazioni: si tratta di una fabbrica aretina che ebbe un notevole successo commerciale in Italia settentrionale durante la prima età imperiale, insieme a quella di Gellivs. A lungo si è ritenuto che avesse filiali in pianura padana, ma questa ipotesi non è stata ancora provata. Figulo/figlina: C. MVRR(IVS) FELIX CVArr 1045 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Romprezzani (c.ret., C. M<VR>R/ FELIX: PAIS 1888, 1080, n. 273b). Osservazioni: si tratta forse di un lavorante del precedente. Figulo/figlina: NAVOS LIBONIS CVArr 878 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, necropoli (c.ret., NAVOS/.]IBON: BOLLA 1988, p. 184). Osservazioni: è probabile che si tratti dello stesso bollo citato nel CVArr come proveniente da Monza, ma conservato al Museo di Milano. È attestato anche a Roma ed è forse di produzione gallica. Figulo/figlina: NICIA CVArr 1120 Attestazioni: TS, patera MN: Poggiorusco, Stoppiaro (p.p., NICIA: CALZOLARI 1991, p. 74, o). Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione. Figulo/figlina: M.PERENNIVS CVArr 1236-1285 Attestazioni: TS, Drag. 24/25 CO: Olgiate Comasco (?, MPER: SOMAINI 1907, p. 143). TS, Ritt. 9 CO: Como, Camerlata (p.p., PEREN: TERENZIANI 1978-79). MI: Milano, via dei Piatti (c.ret., MPE: Milano ritrovata 1986). TS, forma non id. CR: Calvatone (?,<MP>ER: CIL, V, 2, 8115, n. 168). MI: Inveruno (p.p., due attestazioni, <MP>EREN: LEVI 1934, p. 95); Romprezzani (M. <PE>R<EN> a lettere inverse: PAIS 1888, 1080, n. 302). Osservazioni: si tratta di bolli riferibili all’officina dei Perenni di Arezzo. Figulo/figlina: M. PERENNIVS CRESC(ENS) CVArr 1281 Attestazioni: TS, Ritt. 9 CO: Como, Camerlata (p.p., PERNCRES: TERENZIANI 1978-79) 116 Notizia di G.Olcese. 119 TS, coppa MN: Ostiglia, Quadro Paletta (p.p., CRESC: CALZOLARI 1991, p. 72, j). Osservazioni: questo ceramista faceva parte dell’officina dei Perenni di Arezzo. Figulo/figlina: M.P.S CVArr 1284 Attestazioni: TS, coppa MN: Cavriana, Cavallara (p.p., M.P.S.: inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Osservazioni: il CVArr attribuisce i bolli M.P.S. a M.PERENNIVS SATVRNINVS, ceramista aretino. Figulo/figlina: SEX.PETRONIVS CVArr 1301 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, Scavi MM3 (c.ret., radiale, ?: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, 5). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: C.PILI(VS) CVArr 1326 Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., C.PILI, letto L.PILI: BARELLI 1875, p. 41 = CIL, V, 8115, n. 90). Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione, attestato anche a Roma (CVArr). Figulo/figlina: PRO CVArr 1407 Attestazioni: TS, Drag. 17A BG: Levate (c.ret., PRO: Levate 1993). Osservazioni: questo bollo appare attestato nella fornace di Vasanello (RM)116. Figulo/figlina: RASINI(VS) CVArr 1485 Attestazioni: TS, Drag. 31 BS: Nave (p.p., RASINI: Sub ascia 1987). TS, forma non id. MI: Romprezzani (?, RASIN: PAIS 1888, 1080, n. 350). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: ROMANVS VIBI (o VIBIENI) (servvs) CVArr 2304 Attestazioni: TS, patera ? CR: Casalmaggiore (c.ret., radiale, ROMAN/VIBI: PONTIROLI 1992, p. 64, n.47). Osservazioni: ceramista centroitalico. Figulo/figlina: T.RVFRE(NIVS) RVFIO o RVFINIVS CVArr 1602 Attestazioni: TS, forma non id. VA: Milano, zona della Vetra (?, T.<RVF>RE/<RVF>IO, con graffito: LEVI 1931, p. 173). Osservazioni: probabilmente ceramista centroitalico. Figulo/figlina: C.SENTIVS FIRMVS CVArr 17321733 Attestazioni: TS, Drag. 17A 120 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI MI: Corbetta (c.ret, C.<SE>NTI/FIRMI, due attestazioni: DE DONNO et alii 1995). TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., C.S<ENT>I: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 2). VA: Angera, necropoli (c.ret., C.SENTI, letto L.SENTI: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 8). Osservazioni: si tratta di un ceramista aretino. Un rinvenimento del Magdalensberg, sottoposto ad analisi chimiche, sembra suggerire che questa fabbrica avesse aperto filiali in pianura padana già da età cesarianoaugustea (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991, p. 98). Tuttavia questo pezzo presenta un bollo molto diverso da quelli rinvenuti in Lombardia. Sicuramente filiali di questa fabbrica furono aperte a Lione (Ateliers Lyon 1996, pp. 203-204). Figulo/figlina: SERTORIVS CVArr 1776 Attestazioni: TS, Patera MN: Ostiglia, Quadro Paletta (c.ret., SERT: CALZOLARI 1991, p. 74, r). Osservazioni: si tratta probabilmente di un C.SERTORIVS: ad Arezzo sono attestati un OCELLA (vd. scheda seguente) e un PROCVLVS. Figulo/figlina: C.SERTORIVS OCELLA CVArr 17771780 Attestazioni: TS, Goud. 2 VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (c.ret., C.SERT/OCEL?: Arsago 1990) TS, patera CR: Calvatone (c.ret., ?: cit. in VOLONTÉ 1992-93, p. 219). MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, C S[.]/ OCE: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 68, tav. XXVII, n. 6). Osservazioni: si tratta di uno dei ceramisti aretini più precocemente attestato in pianura padana. Alcuni rinvenimenti del Magdalensberg, sottoposti ad analisi chimiche, suggeriscono l’esistenza di una filiale padana di questa fabbrica (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991, p. 95) con bolli in genere C.SERT/OCEL. Attualmente non è possibile stabilire se i rinvenimenti lombardi siano importazioni da Arezzo o prodotti padani. Piazza Marconi 1984, p. 34, n. 61 = CATTANEO 199192, p. 148, n. 88 = CATTANEO 1996, p. 156, fig. 18). Osservazioni: ceramista aretino di ampia diffusione. Figulo/figlina: EVTICVS L.TETTI (SAMIAE) (servvs) CVArr 1978 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., EVTICV/L.TETTI: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 3). Osservazioni: si tratta di un lavorante di L.Tettivs Samia, ceramista aretino (vd. scheda precedente). Figulo/figlina: FAVSTVS L.TETTI (SAMIAE) (servvs) Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., FAVSTI/L.TETTI: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVIII, n. 4). Osservazioni: si tratta di un lavorante di L.Tettivs Samia, ceramista aretino (vd. scheda relativa), non attestato nel CVArr. Figulo/figlina: A.TITIVS FIGVLVS ARRETINVS CVArr 1999-2003 Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, A.T: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 9; c.ret., radiale, A.TIT: ibidem, tav. XXVI, n. 10; c.ret., centrale, A.TITI: ibidem, tav. XXVI, n. 12; c.ret., centrale, A.TIT/FIGV: ibidem, tav. XXVI, n. 11). Osservazioni: si tratta di uno dei ceramisti aretini più precocemente attestato in pianura padana. Alcuni rinvenimenti del Magdalensberg, sottoposti ad analisi chimiche, suggeriscono l’esistenza di una filiale padana di questa fabbrica (ZABEHLICKY-SCHEFFENEGGER 1991, p. 96) con una notevole varietà di bolli. Benché le marche rinvenute in Lombardia trovino confronto con quelle padane rinvenute sul Magdalensberg, attualmente non è possibile stabilire se esse siano importazioni da Arezzo o prodotti padani. Figulo/figlina: VMBRIC(IVS) CVArr 2385 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, S. Ambrogio (p.p., VMBRIC: LUSUARDI SIENA 1971-74, p. 72). Osservazioni: si tratta di un bollo della famiglia degli VMBRICI, localizzabile ad Arezzo e in genere in Etruria. A Torrita di Siena è stata localizzata la fornace di L.Vmbricivs Cordo, ma la gens aveva probabilmente più impianti produttivi anche nella zona di Arezzo117. Figulo/figlina: A.SESTIVS DAMA CVArr 1799 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., due attestazioni radiali, A.SESTI/DAM<AE> e A.SESTI/DAMAE: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, nn. 6-7). Osservazioni: ceramista aretino. Alcuni rinvenimenti del Magdalensberg, sottoposti ad analisi chimiche, suggeriscono l’esistenza di una filiale padana di questa fabbrica (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991, p. 97). Attualmente non è possibile stabilire se i rinvenimenti lombardi siano importazioni da Arezzo o prodotti padani. Figulo/figlina: L.VMBRIC(IVS) HOSPES CVArr 2440 Attestazioni: TS, forma non id. MI: Romprezzani (?, L.VM. H.: PAIS 1888, 1080, n. 464). Osservazioni: bollo di incerta lettura, forse attribuibile al ceramista localizzato ad Arezzo, di cui sono stati rinvenuti alcuni bolli anche nella fornace di Torrita di Siena118. Figulo/figlina: L.TETTI(VS) SAMIA CVArr 1968 Attestazioni: TS, forma non id. CR: Cremona, p.za Marconi (c.ret., L.TETTI/SAMIA: Figulo/figlina: A.VIBIVS DIOMEDES CVArr 23422347 Attestazioni: TS, forma non id. 118 Fornace di Umbricio Cordo 1992, pp. 114-116. 117 Fornace di Umbricio Cordo 1992, pp. 143-145. Carola Della Porta MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, DIO<ME>DI/VIBI [.]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 13; c.ret., centrale, A.VIBI/DIOME: ibidem, tav. XXVI, n. 14). Osservazioni: ceramista aretino. Figulo/figlina: VILL(IVS) N(ATALIS) CVArr 2371, 2372 Attestazioni: TS, Drag. 17B VA: Arsago Seprio (p.p., VILLN: SIRONI 1958, pp. 176, 181= FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 16). TS, forma non id. VA: Laveno Mombello (p.p., VILLI: BERTOLONE 195354, p. 154). 121 Osservazioni: il CVArr distingue due ceramisti VILLIVS e VILLIVS NATALIS, ma è possibile si tratti di bolli diversi dello stesso figulo. Figulo/figlina: )( CVArr 2537 Attestazioni: TS, coppa Consp. 8.1.3 MI: Milano, necropoli (c.ret., )( : BOLLA 1988). Osservazioni: questo tipo di bollo è attestato, con varianti, nella ceramica a vernice nera, anche a Milano (S. Maria alla Porta) e è diffuso nella prima produzione centroitalica di terra sigillata. 6.c. Bolli incerti o frammentari N.B.: i bolli sono ordinati alfabeticamente secondo la prima lettera leggibile, a prescindere dalla sua posizione all’interno del marchio. Figulo/figlina: A Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., A: TERENZIANI 1978-79). Figulo/figlina: ANB[...] Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., ANB[...]: BARELLI 1875, p. 41). Figulo/figlina: ANS o A.N.S. Attestazioni: TS, Drag. 40 BG: Zanica, Cascina Piane (?, ANS: Carta Bergamo 1992). Figulo/figlina: C[...] Attestazioni: TS, Ritt. 1 CO: Como, Camerlata (p.p., C[...], con graffito: TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982). Figulo/figlina: CA[N.. ] Attestazioni: TS, coppetta MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., CA[N.. ]: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 177, n. 56, tav. XXIX, n. 56). Osservazioni: le caratteristiche tecniche del pezzo suggeriscono una produzione padana, ma il bollo resta di difficile interpretazione. Figulo/figlina: CA[...] SE(rvvs) Attestazioni: TS, Drag. 16 MI: Milano, necropoli (c.ret., CA[...]/SE: BOLLA 1988). Figulo/figlina: CAE Attestazioni: BS: Salò, Lugone (p.p., CAE: MASSA 1997, p. 99, tabella G). Figulo/figlina: C.AV[...] Attestazioni: TS, forma non id. LO: Lodi Vecchio (?, C<AV>: FROVA 1955, p. 18). Osservazioni: potrebbe trattarsi di C. AV[RELIVS], CVArr 307, ceramista forse puteolano, oppure di C. AV[ILLIVS], CVArr 256, figulo sud-italico. Figulo/figlina: [...]CER Attestazioni: TS, coppa Consp. 33.2 MN: Curtatone, Buscoldo (p.p., [...]CER: Il caso mantovano 1984). Figulo/figlina: C[...]F Attestazioni: TS, Drag. 31 CR: Calvatone (p.p., C[...]F con associato il graffito LPS sulla vasca: Calvatone romana 1991). Figulo/figlina: C.LR Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., C.LR: BARELLI 1875, p. 41). Osservazioni: bollo di incerta identificazione. Figulo/figlina: [...]CN Attestazioni: TS, coppetta MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., [...]CN: S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 177, n. 58, tav. XXIX, n. 58). Osservazioni: le caratteristiche tecniche del pezzo suggeriscono una produzione padana, ma il bollo resta di difficile interpretazione. Figulo/figlina: C.O[.]I Attestazioni: TS, Drag. 46 VA: Gallarate (?, C.O[.]I (?): BERTOLONE 1949-50). Figulo/figlina: C[..]RA ? Attestazioni: TS, Drag. 15/17 BS: Nave (p.p., C[..]RA, letto come C[OD]RA: Sub ascia 1987). Osservazioni: bollo di incerta identificazione. 122 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Figulo/figlina: CRAOCT Attestazioni: TS, Drag. 17B MI: San Giorgio su Legnano (p.p., CRAOCT: SUTERMEISTER 1928). Osservazioni: bollo di lettura dubbia. Figulo/figlina: DIICIA (?) Attestazioni: TS, forma non id. CO: Cassago Brianza, Pieguzza (?, DIICIA: Carta Lecco 1994, p. 189). Osservazioni: la Fortunati Zuccala (Carta Lecco 1994, ibidem) propone per questo bollo la lettura DECIA I’ELIX (CVArr 589, m), riconducendolo a DECIMVS FELIX, figulo di incerta origine. Figulo/figlina: DS[...] Attestazioni: TS, patera CR: Calvatone (c.ret., DS[...]: Calvatone romana 1997, pp. 81-82, tav. VII, n. 1). Figulo/figlina: ELVCIE. H. Attestazioni: TS, Drag. 15/17 PV: Valeggio Lomellina (p.p.?, ELVCIE. H.: VANNACCI LUNAZZI 1992). Osservazioni: lettura incerta. Figulo/figlina: [.]EST(VS) ? Attestazioni: TS, coppetta BS: Brescia, domus di S. Salvatore (c.ret., [.]EST: San Salvatore 1978, p. 63 II 108). Osservazioni: bollo di interpretazione incerta, forse da attribuire a Festvs (CVArr 689). Figulo/figlina: [...]FECI Attestazioni: TS, patera CR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p., [...]FECI: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 7). Attestazioni: TS, Ritt. 5 MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret.?, [G]AI: Antichi silenzi 1996). TS, Drag. 24/25 MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret.?, GA[···]:Antichi silenzi 1996). Osservazioni: potrebbe trattarsi di C.GAVIVS, ceramista aretino (CVArr 727). Figulo/figlina: [...]IMO Attestazioni: TS, forma non id. MI: San Giorgio su Legnano (p.p., [...]IMO: SUTERMEISTER 1956a, tav. 7). Figulo/figlina: [...]IMVS FE.[... ] Attestazioni: TS? CR: Calvatone ([...]IMVS FE.[... ]: PONTIROLI 1992, p. 120, n. 154). Figulo/figlina: LAD[...] Attestazioni: TS, forma non id. (Ritt. 9?) MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., LAD[...]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 12). Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione. Figulo/figlina: L.ILI(VS?) Attestazioni: TS, Drag. 15/17 CO: Como, Camerlata (p.p., L.ILI: TERENZIANI 197879 = MAGGI 1982). Osservazioni: bollo di lettura incerta. Figulo/figlina: LV(?) Attestazioni: TS, Drag. 24/25 VA: Arsago Seprio (p.p., LV[...] con graffito: FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987). Osservazioni: potrebbe darsi che il bollo sia da integrare LV[CI], come altri bolli dalla stessa necropoli. Questi ultimi sono però in cartiglio rettangolare. Figulo/figlina: FL.CNAE (?) Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Calvatone BS: Salò, Lugone (p.p., FL.CNAE: MASSA 1997, p. 99, tabella G, tav. XXIV, n. 2). Osservazioni: bollo di interpretazione incerta. Figulo/figlina: M[...] Attestazioni: TS, Drag. 17B CO: Como, Borgo Vico (p.p., M[...]: NOBILE DE AGOSTINI 1995). Figulo/figlina: F[L].M Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., F[.].M: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 29). Osservazioni: bollo di incerta lettura. Figulo/figlina: MAED.C Attestazioni: TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., <MA>ED.C: BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 4). Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione. Figulo/figlina: FOR FDE (o FOR FOE) Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (c.ret., FOR/FDE: BARELLI 1875, p. 41 = FOR/FOE: CIL, V, 8115, n. 46). Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazione. Figulo/figlina: M.CLANI(VS) o CLAVI(VS) ? Attestazioni: TS, forma non id. MI: Legnano, Casina Pace (c.ret., M. CL<AN>I o M. CL<AV>I: SUTERMEISTER 1960a, tomba 17). Osservazioni: bollo di incerta lettura. Figulo/figlina: GA(V)I[VS]? Figulo/figlina: M.MA (?) Carola Della Porta 123 Attestazioni: TS, patera CR: Cremona, via Platina (p.p., M.MA(?), la A è capovolta: BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 108). Osservazioni: bollo di incerta lettura. Figulo/figlina: P.I[.]/-I (?) Attestazioni: TS, forma non id. CR: Calvatone (p.p., P.I[.]/-I (?): PONTIROLI 1992, p. 54, n. 25). Figulo/figlina: MV[...] Attestazioni: TS?, forma non id. VA: Induno Olona (MV[...]: CIL, V, 8115, n. 74). Figulo/figlina: P.PAN (?) Attestazioni: TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., P.P<AN>: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 32). Osservazioni: bollo di incerta lettura. Figulo/figlina: NL.VS Attestazioni: TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., racchiuso entro cerchietti, NLVS: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 13). Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione. Figulo/figlina: Q[...] Attestazioni: TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., Q[...]: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 32). Figulo/figlina: N.P.S. o M.P.S. Attestazioni: TS, forma non id. MI: S.Vittore Olona (p.p., NPS: SUTERMEISTER 1960a, p. 28). Osservazioni: il bollo con i tria nomina è di incerta lettura. Figulo/figlina: Q.N.F. o C.N.F. Attestazioni: TS, forma non id. BG: Lovere (?, Q.N.F.: ABELLI CONDINA 1986, pp. 109-111, scheda 1). Osservazioni: la lettura proposta potrebbe non essere corretta. Figulo/figlina: [.]N.P. Attestazioni: TS, patera Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., [.]N.P.: MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 41). Figulo/figlina: Q.S.[.] Attestazioni: TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.[.]: FACCHINI 1982, p. 128). Osservazioni: potrebbe essere integrato Q.S.S. o Q.S.P. Figulo/figlina: OCAT Attestazioni: TS, Ritt. 9 (?). MI: Legnano, via Novara (p.p., OCAT: VOLONTÉ R. 1988-89) Figulo/figlina: O.CI Attestazioni: TS, Drag. 24/25 MI: Albairate (p.p., O.CI: Albairate 1986). Figulo/figlina: OLI.CT Attestazioni: TS, forma non id. CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (p.p., OLI.CT: BUTTI RONCHETTI 1985, p. 46, n. 34). Osservazioni: bollo di difficile lettura. Figulo/figlina: P.A(TTIVS)? Attestazioni: TS, Drag. 31 CR: Calvatone (p.p., motivo a croce tra le due lettere, P.A.: CORSANO 1990). Osservazioni: in mancanza di documentazione grafica, è difficile dare un’interpretazione circa il bollo di Calvatone: potrebbe essere P.<AT>, un bollo di P.ATTIVS, come è attestato a Neuss (CVArr 209, n. 61). Figulo/figlina: PHILI(?) Attestazioni: TS, Drag. 31 CR: Calvatone (p.p., PHILI: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 55, n. 27). Figulo/figlina: QVIN(TVS?) L(ibertvs) (?) Attestazioni: TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., Q<VIN>.L, letto erroneamente QWI, con graffito A(ALI)SVR(I): SIMONI 1972 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 49). Figulo/figlina: [...]R Attestazioni: TS, Ritt. 1 CO: Como, Camerlata (c.ret., [...]R: TERENZIANI 1978-79). Figulo/figlina: [...]S Attestazioni: TS, Drag. 24/25 CO: Como, Rebbio (p.p., [...]S, con graffita una X: TERENZIANI 1978-79). Figulo/figlina: SAL(?) NIX(?) Attestazioni: TS, forma non id. MI: Canegrate (c.ret.?, SAL/NIX: SUTERMEISTER 1952a, p. 7, tav. 2, n. 12). Osservazioni: bollo di difficile lettura. Figulo/figlina: [····]SC[····] Attestazioni: TS, Drag. 24/25 MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [····]SC[····]: inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Osservazioni: bollo rovinato, di incerta lettura. 124 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Figulo/figlina: SCET Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, Camerlata (p.p., TERENZIANI 1978-79). Osservazioni: bollo di incerta interpretazione. Figulo/figlina: SV[···] Attestazioni: TS, coppetta MN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., SV[···]: BOTTURA 1992, p. 80, n. 157). Osservazioni: bollo rovinato, di incerta lettura. Figulo/figlina: TAC Attestazioni: TS, Ritt. 9 BS: Borgo San Giacomo (p.p., TAC (?): Insediamenti romani 1996). Osservazioni: bollo di incerta identificazione. Figulo/figlina: T.APPI(VS) (?) Attestazioni: TS, forma non id. CR: Cremona, p.za Roma (p.p., TAPPI: PONTIROLI 1992, p. 111, n. 132, letto TAPSI = AMADORI 1993-94, p. 415, n. 121 = AMADORI 1996, fig. 62). Figulo/figlina: VHEC o VHEQ Attestazioni: TS, Drag. 31 CR: Cremona, via Platina (p.p., VHEC o VHEQ: BREDA 1983-84, p. 113, TS6 = BREDA 1996, p. 51). Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione. Figulo/figlina: VIIRI Attestazioni: TS, Drag. 31 VA: Angera, necropoli (p.p., VIIRI ?: BATTAGLIA 1985, p. 233). Osservazioni: potrebbe ricondursi a L.MAG() VIR(ILIS?) (CVArr 917-921, vd. supra ). Figulo/figlina: VMB Attestazioni: TS, forma non id. CO: Como, via 5 Giornate (p.p., VMB, con graffito all’esterno X: BUTTI 1980, p. 181, n. 2). Figulo/figlina: VS Attestazioni: TS, forma non id. VA: Besozzo (p.p., V capovolto S: GIUSSANI 1930, p. 147). Figulo/figlina: V.T.[.] Attestazioni: TS, Drag. 31, variante Cremona BS: Salò, Lugone (p.p., V.T.[.]: MASSA 1997, p. 99, tabella G). (Carola Della Porta) Stefania Jorio 125 VII TERRA SIGILLATA DI ETÀ MEDIO E TARDO IMPERIALE 1. Introduzione Il tema che qui viene affrontato è ancora in uno stadio che non permette una sintesi ma solo un aggiornamento e un più sistematico approccio ai dati conosciuti, tanto più per l’ambito lombardo ove molto scarse risultano le pubblicazioni con contesti affidabili per l’età qui considerata. Perché questo contributo possa risultare strumento almeno orientativo per gli studi futuri bisogna innanzi tutto che siano chiare le considerazioni di partenza. Per quanto possa sembrare strano, il primo punto su cui non equivocare è rappresentato dalla definizione del tipo di materiali di cui si intende trattare. Il secondo, in parte legato al primo, riguarda la terminologia. Il concetto concordemente evidenziato negli studi più recenti è che queste sigillate siano “tarde”, ovvero posteriori alla conclusione di quelle che potremo quindi chiamare “classiche”. Occorre di conseguenza fissare il momento iniziale di questa fase produttiva e i caratteri con cui identificarla. Poiché il momento conclusivo delle fabbriche nord-italiche viene collocato non oltre l’età antonina, è a cavallo degli ultimi decenni del II sec. o agli inizi del III che dovrebbe evidenziarsi un mutamento. Ma la svolta, almeno agli inizi, non interessò tanto il livello qualitativo 1 quanto il repertorio formale. Solo raramente i manufatti ripropongono o paiono assimilabili senza forzature ai tipi antecedenti, mentre sembrano rielaborare, anche con una certa libertà, alcune forme delle ceramiche di importazione - sia africane che galliche - tanto che la loro connotazione di “locali” trova spessore proprio nella contrapposizione a queste ultime. Uno dei problemi maggiori che questi materiali pongono è costituito dalla loro disomogeneità da imputare a diversi fattori tra cui la pluralità delle fabbriche e la durata cronologica. Elemento, il primo, fortemente plausibile ma poco significativo 1 Come al contrario avvenne in Gallia ove il mutamento viene spiegato con l’uso di forni più rudimentali e capaci di tempera- fino al momento in cui non verranno individuati dei centri manifatturieri e non saranno loro riconosciuti dei caratteri peculiari. Poiché la disomogeneità investe l’aspetto anche di un singolo manufatto risulta particolarmente arduo giungere ad una codificazione di quegli elementi esteriori con cui si procede nelle classificazioni. La creazione di gruppi di riferimento per i corpi ceramici e i rivestimenti all’interno di un determinato complesso non è facilmente estensibile ad altri perché per lo più si può trovare una somiglianza ma non una coincidenza dei dati distintivi. Ed in più, non si è ancora in grado di mettere in relazione determinate caratteristiche a determinati centri manifatturieri né tanto meno a distinti laboratori di un’area manifatturiera. L’elaborazione di un repertorio morfologico e della sua scansione nel tempo è strettamente legata al numero e all’affidabilità dei contesti di rinvenimento nonché alla presenza di materiali in quantità tale da permettere valutazioni statistiche; nonostante tale repertorio sia ancora in uno stadio preliminare e diversamente avanzato a seconda dei territori, ha trovato di recente importanti elementi di integrazione e precisazione attraverso la pubblicazione di scavi particolarmente significativi come alcuni del Piemonte2, con buone sequenze stratigrafiche anche per l’età tardo antica. Per la felice corrispondenza di non pochi tipi essi sono risultati di grande aiuto per la datazione di molti rinvenimenti lombardi. Ma questo porta ad interrogarsi su un secondo fondamentale problema, se cioè questa affinità formale sia dovuta ad una realtà che vide un numero non elevato di centri produttori con influenza su un territorio di una certa estensione o invece indichi l’esistenza di un patrimonio di forme comune a ambiti produttivi maggiormente differenziati e più capillarmente distribuiti nel territorio, a servizio cioè di una situazione commerciale di breve respiro. In tal senso sarà fonda- ture minori di quelli cui si dovevano le sigillate di colore rosso. Cfr. VERNHET 1977, pp. 33-34; DESBAT 1987, p. 269. 2 Cfr. PREACCO 1996; VOLONTÉ 1997. 126 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI mentale indagare sulle possibili linee di distribuzione attraverso una attenta e sistematica analisi dei luoghi di rinvenimento. E’ evidente l’importanza di poter disporre, si spera in un futuro non lontano, di dati archeometrici che identifichino le possibili zone estrattive. Attualmente non si ritiene di poter suggerire un quadro produttivo specificatamente lombardo, da un lato perché delle poche fabbriche di ceramica fine individuate nella nostra regione non sembra oggi possibile determinare il periodo di attività e soprattutto fissarne il momento conclusivo3, dall’altro perché attraverso i confronti si individuano legami morfologici e tecnici verso settori produttivi limitrofi ma extra regionali, indici di possibili linee di commercializzazione di cui non si può per ora indicare il o i centri propulsori. Riguardo al problema della nomenclatura ritengo che il moltiplicarsi delle definizioni, evidentemente generate dalla sensazione di inadeguatezza di quelle esistenti e dalla ricerca di una terminologia più appropriata, debba oggi essere superato da uno sforzo comune degli studiosi del settore per giungere ad una proposta univoca che, per convenzione, raggiunga il consenso di una scelta. E’ evidente il beneficio di chiarezza che avrebbero le trattazioni su questi materiali. Nel loro studio non risulta ancora abbandonato il termine storico di “terra sigillata chiara” che, attribuito da N. Lamboglia a produzioni rivelatesi poi di origine africana e in effetti usato poi comunemente come sinonimo delle medesime, viene oggi applicato a manufatti di cui si esclude tale origine ma che mostrano con i modelli un’assonanza formale. A tale definizione si aggiunge la specifica di “produzione locale” scaturita da osservazioni autoptiche supportate o meno da analisi archeometriche4. A questo termine si affiancano oggi altre definizioni attraverso cui si vuole di volta in volta porre in risalto l’elemento cronologico, quello geografico o più esplicitamente il concetto di “imitazione” 5. Nessuna di queste definizioni appare a rigore applicabile al di fuori dell’ambito per cui è stata coniata senza dovere di volta in volta precisare che cosa vi si comprenda. La più recente, quella di “terra sigillata tarda nord-italica” 6, nata dalla combinazione dell’elemento cronologico e della localizzazione di officine in ambito medio padano e alto adriatico, è senz’altro quella più adatta a comprendere questo panorama articolato di produzioni. Presenta, a mio avviso, un limite nel fatto che l’autrice, e quanti la hanno poi adottata, vi accolga tipologie derivate sostanzialmente dalle sigillate africane e pertanto dovrebbe risultare inadatta a qualificare manufatti di cui si presume un legame con aree produttive diverse. La necessità di chiarezza ma soprattutto di convergenza di significato nella scelta delle definizioni può essere esemplificata, osservando come l’espressione “terra sigillata padana tarda” in uso come corrispettivo di “nord italica tarda”7 sia stata poi proposta e accettata per qualificare produzioni di altro ambito cronologico8. In ultima analisi, dunque, manca a tutt’oggi un termine cui si riconosca concordemente il compito di definire questa classe di sigillate. Infine, venendo all’esame dei materiali lombardi, si deve dire innanzi tutto che elemento chiave è stato considerato quello morfologico e che il criterio di base con cui si è scelto di inserire un tipo nella trattazione è stato quello della sua estraneità al repertorio della produzione nord-italica di età precedente9. A mio avviso infatti gli elementi di continuità con questa tradizione finiscono col risultare secondari rispetto a quelli innovatori o mediati da tradizioni non italiche. Anche la dipendenza da queste ultime non deve essere estremizzata o ricercata in ogni caso, essa può, seppure con cautela e considerando sempre determinanti le associazioni, servire ad esempio da indicatore cronologico. È del resto plausibile che alcune forme, affermatesi nel gusto attraverso la conoscenza dei 3 Come è noto Cremona fu certamente sede di manifatture di ceramiche da mensa; nella fornace di via Platina si suppone la produzione anche di sigillate di età “tarda”, databili almeno fino agli inizi del III secolo con, in particolare, il tipo della coppa emisferica ad orlo introflesso. Cfr. AMADORI 1996, p. 101. 4 Risultano invece del tutto inutilizzabili i dati di quegli studi in cui gli autori, pur asserendo l’esistenza di gruppi differenti e rapportandoli a centri produttivi diversi, non li rendono poi distinguibili nell’analisi di dettaglio. Si tratta in molti casi di una posizione programmatica (cfr. Angera romana II 1995, pp. 542-546) che forse trae origine dall’attribuire alla produzione locale solo un valore imitativo degli originali o dal considerare la produzione locale come una diretta filiazione dai prototipi, ma che rende del tutto impossibile non solo una quantificazione di questi materiali ma anche la comprensione delle tipologie attestate ed in ultima analisi la portata economica di tale fenomeno. 5 Si vedano ad esempio i termini “terra sigillata tarda”: MAIOLI 1975; CORTELAZZO 1989; “Terra sigillata medio-adriati- ca”: BRECCIAROLI TABORELLI 1978; “sigillata B tardiva”: MOLLO MEZZENA 1992; “terra sigillata chiara di imitazione locale”: BERGAMINI 1973; BERGAMINI 1980; “imitazioni delle sigillate”: Tesoro nel pozzo 1994, pp. 75-85. 6 Modena 1988, II, pp. 43-51. 7 Cfr. ad es. AMADORI 1996, p. 100; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1992a, p. 134. 8 Conspectus 1990, p. 16. Si identifica una produzione “tardo padana”, corrispondente, per epoca, a quella “tardo italica”. Cfr. inoltre, in questo stesso volume, DELLA PORTA, p. 00. 9 Cfr. MAZZEO SARACINO 1985. Sono consapevole che questo criterio trova un limite nella estrema frammentazione della maggior parte delle attestazioni. Ma molti autori mettono in guardia dall’appoggiarsi sul solo elemento tecnico per il fatto che esso può risultare comune a produzioni diverse per area geografica e epoca. Su questo argomento cfr. DESBAT 1987, p. 268. Anche il colore dei rivestimenti, visto inizialmente (LAMBOGLIA 1958, pp. 298-299) come possibile elemento di distinzione cronologica, oggi è considerato più dubitativamente, date le numerose eccezioni: Dicocer 1993, p. 175. 127 Stefania Jorio prototipi, abbiano trovato per la loro semplicità o versatilità nell’uso, una particolare adesione e una rielaborazione locale. L’aspetto esteriore di questi manufatti, anche se codificabile con difficoltà, risulta manifestamente diverso da quello delle produzioni precedenti e attestato su livelli qualitativi frequentemente mediocri. Tali caratteri sono stati messi in luce anche negli studi di altre aree geografiche. Si delinea pertanto una situazione diffusa di continuità produttiva che doveva efficacemente controbilanciare non solo la difficoltà di approvvigionamento dei manufatti originali in alcune zone10 ma soprattutto l’elevatezza dei costi che riservava a pochi i prodotti d’importazione. 2. Le caratteristiche distintive L’eterogeneità di queste sigillate è dunque imputabile a svariati fattori: diversità delle zone produttive, del livello tecnico delle fabbriche, dei riferimenti formali, delle epoche. L’aspetto non può dunque che risultare molto variabile, tanto nei corpi ceramici di diverso colore e consistenza quanto e soprattutto nei rivestimenti. Pur essendo pienamente consapevole che il problema principale non sia quello di creare dei raggruppamenti che condividano un certo numero di elementi distintivi quanto quello di rapportare poi questi raggruppamenti a una o più delle variabili sopra ricordate, si ritiene opportuno esporre i dati esteriori più ricorrenti rilevati nella documentazione lombarda. Si descriveranno in questa sede soltanto gli elementi che si possono cogliere con un’analisi visiva, rimandando ad altro contributo (Cfr. OLCESE, supra) l’approccio archeometrico e ad un lavoro per ora solo impostato, la verifica se ai caratteri definibili su base ottica corrispondano differenze chimiche della materia prima. Del resto questi elementi non sono affatto secondari al fine del riconoscimento delle produzioni e anche quando si disporrà di campioni riferibili ad aree estrattive-manifatturiere il collegamento ad essi non potrà avvenire che mediante un’operazione soggettiva dello studioso. Si possono dunque proporre alcune principali suddivisioni. Un primo gruppo comprende manufatti con corpi ceramici teneri, farinosi, di colore giallo-rossastro o bruno chiaro, accoppiati a rivestimenti generalmente mal aderenti, opachi, sottili, di cattiva conservazione. In mancanza di elementi morfologici qualificanti è questo il gruppo più difficilmente distinguibile da alcuni “filoni” padani di età 10 Ma si pensi ad esempio al fenomeno della sigillata “medio adriatica”, importante produzione locale di un’area deputata ad accogliere e smerciare le importazioni africane 11 Si fa qui riferimento alla terminologia di N. Lamboglia cui si deve la prima individuazione e classificazione di questi materiali. precedente. Proprio per questo motivo esso potrebbe trovare una collocazione cronologica tra la fine del II e gli inizi del III sec., quando ancora forte doveva essere la tradizione “nord italica” e non affermate a sufficienza quelle provinciali. In un secondo gruppo confluiscono esemplari i cui corpi ceramici sono di consistenza variabile, dal tenero al duro, in conseguenza di diversi livelli di cottura, indici di botteghe ma non necessariamente di aree produttive diverse. Il colore muta dal bruno chiaro-giallastro, al rosato, all’arancio. I rivestimenti presentano un’ampia gamma di tonalità, dall’arancio al rosso, al rosso-marrone, spesso non uniforme per la presenza di chiazze e aloni. Sono in prevalenza opachi, sottili ma aderenti e quindi discretamente conservati. Possono esistere variazioni fra l’esterno e l’interno. Da un punto di vista formale emergono legami soprattutto con l’ambiente gallico produttore di quelle ceramiche con impasto chiaro (beige-arancio, non più rosso) che nella valle del Rodano prendono il nome di “sigillata chiara B”11, ma sensibili appaiono anche i punti di contatto con la prima delle produzioni africane - la A soprattutto nella sua fase finale di III secolo. A livello decorativo si afferma in particolare il gusto per la decorazione a rotella distribuita in fasce sulla superficie esterna dei vasi. Il terzo gruppo si discosta dal precedente per un cambiamento più vistoso nei rivestimenti che si attestano su colorazioni non uniformi, dall’arancio-bruno al bruno-nerastro, con evidenti striature più scure e riflessi metallici. In conformità con le produzioni d’oltralpe della c.d. sigillata lucente, confermata in nord Italia dai rinvenimenti piemontesi, la cronologia di questi materiali può scendere fino agli inizi del V secolo. Con le più tarde produzioni narbonesi, le D.S.P.12 di color arancio, sembrano per ora documentabili minori contatti, forse per l’influenza ormai preponderante delle importazioni africane. Tuttavia il fenomeno dell’imitazione da questa produzione di forme e stili decorativi in suppellettili che conservano i caratteri tecnologici delle sigillate13 non sembra al momento in Lombardia di grande portata rispetto a quello che vede produzioni di ceramiche “comuni” ispirarsi al repertorio di queste sigillate.14 3. Le forme Il repertorio di forme che qui di seguito si propone è stato organizzato sostanzialmente attraverso tipi individuati a Cremona, Calvatone (CR) e Brescia. Come si vedrà le attestazioni da altri siti 12 RIGOIR 1968, pp. 177-244. 13 Si allude ad esempio alla produzione “medio adriatica”. 14 Sul concetto di “imitazione” e su questo tipo di documenta- zione in Lombardia cfr. MASSA 1998. 128 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI sono molto limitate ma ritengo che questo dato rispecchi più la situazioni attuale degli studi - più sistematici in alcune aree rispetto ad altre - che non la reale consistenza dei materiali15. Ovviamente il procedere delle ricerche porterà a sostanziali integrazioni. Si sono classificati tipi non facenti parte dei repertori della produzione nord italica del primo impero; quando altrimenti, sono stati considerati solo gli esemplari che appartenevano con sicurezza a contesti posteriori al II secolo o la cui qualità ceramica denunciava una tradizione manifatturiera diversa da quella italo-settentrionale. Come ben denuncia la bibliografia in appendice, la maggior parte delle attestazioni è stata desunta da pubblicazioni degli ultimi anni. E questo per due ordini di motivi: il primo è dovuto al recente accresciuto interesse per questa categoria di materiali, il secondo al fatto che gli studi anteriori all’individuazione delle manifatture africane non potevano presentare i materiali che in modo unitario sotto la denominazione di terra sigillata chiara il che rende, attraverso la sola analisi dell’edito, indistinguibili le eventuali diverse produzioni. Si sono inserite nel catalogo tutte le forme per le quali si poteva arrivare a una discreta definizione morfologica. Pochissime sono le forme complete. Sono state invece escluse quelle per le quali l’eccessiva parzialità della parte rimasta non permetteva un’accettabile caratterizzazione. Si è attuata una divisione in forme aperte e chiuse cercando, per quanto i dati permettevano, di organizzarne anche una successione cronologica all’interno delle due categorie. La presentazione dei tipi non tiene invece conto del loro livello qualitativo e tecnico, che può essere anche molto diverso ma non per questo sicuramente indicativo di differenze cronologiche. Nella classificazione si utilizzano, quando possibile e in aggiunta ad una sommaria descrizione, repertori universalmente noti; il riferimento alle forme “Desbat” è desunto da DESBAT 1980. Si presenta per prima una delle poche forme che trova riscontro nelle produzioni di età precedente a quella qui presa in considerazione. Si tratta del piatto Drag. 18, 18/31, molto in voga soprattutto nelle fabbriche galliche del sud e al contrario scarsamente documentato in ambito nord italico. Il primo dei due esemplari riprodotti graficamente è morfologicamente del tutto prossimo ai tipi di I sec. (vasca bassa, carena arrotondata) ma è stato rinvenuto in tomba datata tra la fine del II e la prima metà del III16, e trova confronti, ancora in ambito funerario, nel territorio veronese17 (tav. XXXVI, n. 1). Il secondo, meglio definibile come variante, proviene da una sepoltura di IV sec.18 (tav. XXXVI, n. 2). Entrambi i pezzi presentano bolli illeggibili, uno in planta pedis, l’altro con marchio rettangolare. Sembra interessante notare come questo conservatorismo tipologico risulti attestato in ambito funerario ove, a mio avviso, non stupisce un più evidente ed esplicito legame con la tradizione precedente.19 Fra le forme “nuove”, risulta attualmente meglio documentata quella di un piatto con orlo indistinto e decorazione a rotella. Essa è stata individuata in modo massiccio negli scavi di S. Giulia di Brescia20 e attestata con una certa frequenza anche a Calvatone (CR), sia nei rinvenimenti degli anni ‘60-’70 che in quelli recenti condotti dalla Soprintendenza e dalla Università Statale di Milano. Risulta inoltre presente anche a Milano fra i materiali di via Moneta, inediti ma in corso di studio da parte di chi scrive21. Si tratta di un grande piatto con orlo arrotondato indistinto, pareti svasate raccordate al fondo con carena smussata (tav. XXXVI, nn. 3-6). Sulla base delle attestazioni di S. Giulia si pensa di poter proporre l’esistenza di un primo tipo con vasca bassa e ampia a fondo piano o con piede atrofizzato e di un secondo con vasca più profonda ma meno larga, a profilo anche leggermente convesso. Per quest’ultimo si può supporre - nessun esemplare è infatti completo - la presenza di un piede anulare22. Sempre presente è invece un gradino interno in corrispondenza del punto di carena. La ricerca di un possibile prototipo conduce sia alle produzioni africane A/D con i tipi Hayes 18 e 27, e C con il tipo Lamboglia 40, che a quelle della valle del Rodano con il tipo che A. Darton classificò sempre con il numero 40 considerandolo possibile imitazione di quello africano23. Tuttavia, anche in considerazione della semplicità della forma, è possibile che si tratti di un’ela- 15 Al proposito si vedano le osservazioni che già nel 1982 venivano fatte sulla “discreta quantità” di questi materiali nei magazzini dei musei. Cfr. MARTELLI 1982, p. 100, nota 5. 16 MASSA 1997, p. 97. 17 BOLLA 1995, p. 46. In due tombe della necropoli di Bossema di Cavaion (VR), datate ai primi decenni e alla prima metà del III sec. 18 NOBILE 1992, pp. 13-14, 53-54. 19 Da un’altra tomba tardo antica del comasco proviene un esemplare di Drag. 40 la cui presenza problematica si è cercata di spiegare attraverso un fenomeno di “affezione” all’interno del gruppo familiare: NOBILE 1992, p. 60, tav. 20, 16.26. 20 Per una discussione più ampia su questa forma cfr. JORIO 1998, e tav. XXVIII. 21 Ringrazio la dott.ssa A. Ceresa Mori, direttrice degli scavi di via Moneta, per aver concesso l’anticipazione in questo lavoro di alcuni dati sulle presenze “tarde” di terra sigillata di questo sito di Milano. 22 Negli scavi di S. Giulia molti sono i piedi di tal genere che potrebbero essere pertinenti a questa forma. 23 DARTON 1972, p. 174. Ma vedi anche il tipo Lamboglia 10 della B: LAMBOGLIA 1958, p. 309. Stefania Jorio 129 borazione autonoma da considerare per ora a diffusione “regionale” data la concentrazione in ambito lombardo centro-orientale e nella prossima area veneta24. In tutti gli esemplari la forma è caratterizzata da una decorazione a rotella sviluppata con fasce di motivi diversi (aghetti, triangolini, cerchielli, ecc.) sull’intera parete esterna. La qualità risulta molto differenziata andando da quella più scadente con corpo ceramico tenero, poco cotto e rivestimento arancio poco aderente a quella risultata da una cottura ottimale, o da cottura eccessiva, in cui il rivestimento assume una colorazione rosso-bruna-grigiastra con riflessi metallici. Se ne propone una datazione iniziale nel III secolo, forse a partire dal tipo con piede, mentre non sembra precisabile il momento conclusivo. Di datazione simile risulta un tipo di piattocoppa a pareti arrotondate (tav. XXXVI, n. 7). Corrisponde morfologicamente alla Drag. 32, così poco rappresentata nel primo impero in ambito nord-italico da non essere inserita nel repertorio di L. Mazzeo Saracino. Fu invece ricorrente nelle fabbriche galliche soprattutto dell’Est, ove comparve attorno alla metà del II sec. e abbondò soprattutto nella metà del III; nella produzione chiara B vi corrisponde il tipo Lamboglia 31. Si presenta con vasca ampia e non molto profonda, poggiata su piede anulare a sezione rettangolare, orlo indistinto e assottigliato. Sulla superficie esterna si distribuisce su più registri la decorazione a rotella. Trova perfetta corrispondenza in territorio veronese25 e aostano26 sullo scorcio del II e nel III secolo d.C. La forma è per ora nota in Lombardia solo a S. Giulia di Brescia27. Sempre a S. Giulia compare un tipo di scodella con orlo espanso, a mandorla, e decorazione esterna della vasca con rotella di triangolini (tav. XXXVI, n. 9). Fra i riferimenti possibili vi è quello con la forma Desbat 3528, che nella valle del Rodano è datata fra la seconda metà e la fine del II sec., ma anche quello con la più profonda forma Hayes 85 (produzione africana C) con cui ha in comune il tipo di decorazione. In questo caso la sua datazione si abbasserebbe sensibilmente. Potendo disporre di un’unica attestazione, anche molto incompleta, non sono possibili ulteriori precisazioni. Caratterizzato da un orlo breve e con profilo esterno concavo, bordo appiattito superiormente, risulta un tipo di piatto-scodella carenato. Un’alta carenatura dà inizio ad una vasca a pareti oblique. Sconosciuta, per l’incompletezza delle attestazioni, la tipologia dell’eventuale piede (tav. XXXVI; n. 8). Trova riscontri precisi in contesti piemontesi datati a partire dall’età medio imperiale29 e una notevole assonanza con tipi a vasca più profonda, classificati infatti come coppe, del territorio emiliano30. Non trova invece corrispondenza nei repertori dei tipi noti e pertanto può al momento essere considerato un’elaborazione di ambito nord-italico di cui non è precisabile la durata. La forma è stata individuata a Brescia, in situazione di probabile residualità, appartenendo ad un contesto datato dalla metà del V secolo; i pezzi rinvenuti a Calvatone, non ancora editi31, potranno forse risultare significativi al riguardo. Pur non disponendo degli elementi necessari per una definizione morfologica, vale la pena di accennare al “caso” rappresentato da una serie di fondi frammentari provenienti dagli scavi di Brescia, genericamente riconducibili a piatti e coppe32, caratterizzati da una peculiare decorazione impressa a stampo con motivi ispirati al repertorio faunistico e vegetale, in alcuni casi accoppiati con incisioni ad onde (tav. XXXVI, n. 10). Gli stampi utilizzati sono ovali o circolari ed uno stesso motivo può essere ripetuto più volte o alternato con altro diverso. Tale particolare tecnica decorativa, inconsueta nella terra sigillata italica, si trova consistentemente documentata in Lombardia solo nei centri di Brescia e Calvatone, ove si precisa con l’utilizzo di gemme.33 Per i rinvenimenti del sito cremonese si sostiene una datazione ad età augusteo-tiberiana, o comunque non posteriore alla metà del I sec. d.C., per quelli bresciani, sulla scorta di osservazioni più diffusamente esposte altrove34, chi scrive propone un inquadramento cronologico ad età decisamente più tarda, il che ne spiega il richiamo in questa sede. Solo ulteriori ritrovamenti in contesti affidabili e un’attenta ricognizione fra i materiali inediti giacenti presso le varie istituzioni permetteranno di risolvere le interessanti problematiche suscita- 24 È infatti presente tra i materiali inediti e in corso di studio di altri siti di Brescia e a Verona. 25 BESCHI 1974-75, fig. 13. 26 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, a. 27 JORIO 1998, tav. XXVIII, 7-8. 28 MEFFRE 1988, p. 117, fig. 12, 35. 29 VOLONTÈ 1997, p. 445, fig. 6, 13. 30 Tesoro nel pozzo 1994, fig. 45, 3. 31 VOLONTÈ 1997, nota 104, preannuncia la presenza di questa forma a Calvatone. 32 La documentazione bresciana non si limita agli 8 esemplari di S. Giulia: ad essi sono da aggiungere ulteriori frammenti, rinvenuti nel passato ed ora in corso di studio o in scavi appena conclusi ed ancora inediti. Ringrazio la dott.ssa F. Rossi per avermene comunicata la notizia. 33 Sugli esemplari di Calvatone si veda da ultimo M. Volonté, La ceramica decorata a gemme impresse, in Tesori della Postumia 1998, pp. 501-502, 576-577. 34 JORIO 1998. Qui inoltre si offre una rassegna degli esemplari editi che presentano questa tecnica decorativa. 130 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI te da questi pezzi, relative non solo alla loro datazione, ma anche all’area di produzione e ai percorsi con cui circolarono. Considerevole per numero e varianti la presenza di forme caratterizzate da orli a tesa (tav. XXXVI, nn. 1-6): in base alle dimensioni e profondità della vasca si distinguono piatti, scodelle, coppette, certamente abbinabili nell’uso. Fra i problemi che pongono vi è quello metodologico della nomenclatura con cui individuarli. Morfologicamente molti di questi pezzi possono essere accostati ai tipi nord-italici Drag. 35, 36, la cui cronologia più bassa è stata fissata al più tardi nella seconda metà del II secolo d.C. Qualitativamente predominano impasti farinosi e rivestimenti sottili, opachi, così poco aderenti da tendere a scomparire; ovvero caratteri che si discostano da quelli più ricorrenti in queste forme nella produzione nord italica di prima età imperiale35. Conseguentemente le attestazioni, peraltro non infrequenti, di queste forme in età medio-tardo imperiale, in una pluralità di siti che vanno dalla costa tirrenica36 a quella adriatica37, all’area padana38 o subalpina39 ricorrono alla terminologia delle produzioni africane, a quella appositamente coniata per la zona medio-adratica, o infine a quella dedotta dai tipi gallici “tardivi”. In tutte le pubblicazioni però tali prodotti sono ritenuti di manifattura locale: sembra plausibile pensare a una maggiore sensibilità nei confronti dei modelli localmente più diffusi e noti. I tipi lombardi esemplificati graficamente mostrano tese piuttosto ridotte ove possono comparire scanalature concentriche o rotellature; non documentata invece la decorazione à la barbotine, assai apprezzata proprio nella produzione nord italica di età precedente40 ed ancora attestata in consimili pezzi di area piemontese41. Sembra mostrare un più diretto rapporto con la produzione narbonese a rivestimento arancione di seconda metà IV-V secolo un’unica attestazione, da S.Giulia, di piatto decorato sul bordo della tesa, leggermente rialzato, da baccellature piramidali42 (tav. XXXVII, n. 8). Gli si affianca un secondo frammento di fattura scadente che accoppia al motivo delle tacche quello di una mal conservata rotella (tav. XXXVII, n. 7). Il livello qualitativo modesto è comparabile con quello delle attestazioni piemontesi datate fra la seconda metà del IV e la metà del V secolo43 ed aostane44. Fra le forme aperte si propone come ultimo tipo quello di una scodella con orlo a sezione triangolare (tav. XXXVII, n. 9). E’ anch’essa una forma di età decisamente avanzata, databile, come risulta dai rinvenimenti, a partire dal IV e per l’intero V sec., con palesi richiami alla Hayes 61 di produzione africana D. E’ comune in area piemontese45, aostana 46 , in siti padani interni o costieri 47 . Rispetto all’abbondanza della documentazione di altre zone, in Lombardia è attestata solo ad Angera, dove, per le qualità tecniche, è ritenuta affine alla forma 9B della produzione lucente. Più ricco si configura il quadro delle forme chiuse, da portata e da bere. Fra di esse spicca per “originalità” quella della coppa emisferica con orlo introflesso (tav. XXXVIII, nn. 1-3). Dotata di vasca mediamente profonda su piede anulare piuttosto alto, il tipo è caratterizzato da un orlo più o meno introflesso, poco o affatto ingrossato rispetto alla parete: in base a tale elemento e alla presenza o meno di un accenno di carena nel passaggio alla parte bassa della vasca, ne sono state distinte delle varianti all’interno della produzione di via Platina a Cremona, ove questa coppa è stata isolata per la prima volta come forma a sé48. Classificata in molti casi come forma affine alla Goud. 21, per le caratteristiche tecniche se ne è proposto un avvicinamento alla Lamb. 8 della produzione africana A e, in sintonia con questa, una datazione fra la seconda metà del II sec. e gli inizi del III sec., datazione in cui ben si inseriscono due rinvenimenti tombali di Salò49. La sua preponderanza nel territorio cremonese con i numerosi esemplari rinvenuti a Calvatone in aggiunta a quelli della fornace di via Platina, ne fanno attendibilmente supporre una fabbricazione in loco. Sempre dal territorio cremonese proviene inoltre un esemplare intero che, datato tra III e V secolo, sembrerebbe ampliare sensibilmente la durata di questa forma. Non aggiungono precisazioni cronologiche gli altri rinvenimenti di area padana50. Piuttosto ben attestate appaiono alcune varianti di. coppe con orlo distinto e decorazione a rotella (tav. XXXVIII, nn. 4-8). 35 Angera romana I 1985, p. 348. 45 VOLONTÈ 1997, p. 445, fig. 6, 17; CORTELAZZO 1989, pp. 105-106 ove bibliografia su altri rinvenimenti piemontesi. 46 MOLLO MEZZENA 1992, tav. I, f-g. 47 Modena 1988, II, p. 51, fig. 28, 1; PIOLANTI 1984, p. 328, fig. 3, 22, 25. 48 AMADORI 1996, p. 101, figg. 34-38. 49 Per il rinvenimento di Salò cfr. MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, 11. Per quanto riguarda il riferimento tipologico mi sembra più appropriato quello con la coppa Lamboglia 3a della più tarda fase produttiva A, di III secolo. 50 Cfr. ad es. Modena 1988, II, pp. 50-51, fig. 27, 2; ma per MAIOLI 1976, p. 163, una forma molto simile (forma 11) si prolunga fino alla metà del III secolo. 36 MICHELUCCI 1985, tav. XVII, 446. 37 Cfr. forma BRECCIAROLI 9, Ravenna e il porto di Classe 1983, p. 110, 4.70, 4.71. 38 Modena 1988, p. 51, fig. 28, 2-4. 39 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, l. 40 MAZZEO SARACINO 1985, pp. 207-298. 41 PREACCO 1996, p. 165, fig. 117, 12-14. 42 RIGOIR 1968, forma 1; RIGOIR 1979, figg. 10, 11 per la decorazione sul bordo. 43 PREACCO 1996, pp. 168-9, fig. 119, 19, 20 e nota 43. 44 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, e. Stefania Jorio Elemento di definizione morfologica risulta l’orlo leggermente ingrossato e distinto esternamente, accoppiato ad una vasca emisferica mediamente profonda e di ampiezza variabile. Presumibile è la presenza di un piede ad anello. Appare evidente una dipendenza dalle forme Lamb. 2, 2/37 delle manifatture narbonesi a loro volta collegate alla forma Drag. 37 dell’antecedente produzione gallica. Nella classificazione di Desbat vi corrispondono le forme 12 e 14. Caratterizzante è l’elemento decorativo di rotellature impresse sulla parete esterna secondo criteri distributivi variabili: limitati alla porzione inferiore della vasca lasciando superiormente un’alta fascia liscia, su più livelli separati fra loro da porzioni lisce, su un unico registro, all’altezza della spalla. In Lombardia questa coppa risulta per ora attestata sostanzialmente a Calvatone51, ove è stata datata fra la fine del I e gli inizi del II sec. o fra il II e il III sec.52 In area piemontese la documentazione più tarda è quella di Vercelli ove si ipotizza una datazione “almeno a partire dalla metà del IV secolo”53, mentre in altri contesti inediti di Industria ed Eporedia e in ambito aostano si datano nella II metà del III sec.54 Risulta inoltre anche nel modenese e, più in generale, in diversi siti dell’Emilia55. Meno documentata della forma precedente risulta quella della coppa a vasca carenata dotata di orlo indistinto e leggermente ingrossato (tav. XXXVIII, n. 9). Essa è per ora nota solo a Calvatone, ove è stata ritenuta affine alla Lamb. 8 della produzione B56. Anche per questa forma propenderei per un accostamento ad un tipo tardo della africana A, ovvero quello Lamboglia 3b2. Seguono alcune forme che si è scelto di caratterizzare attraverso la presenza di un listello. Due esemplari testimoniano la longevità della forma Drag. 24/2557 (tav. XXXIX, nn. 1-2), ma i caratteri tecnici e la decorazione nel primo, quelli morfologici nel secondo, suggeriscono una datazione che supera i termini cronologici della produzione nord italica “classica”58. Nel secondo gruppo si presenta una attestazione di Drag. 44 per ora isolata nei rinvenimenti lombardi (tav. XXXIX, n. 3), e quella di una forma che caratterizza invece i contesti tardo antichi del 131 Piemonte e Valle d’Aosta59, ove viene ritenuta di fabbrica locale (tav. XXXIX, n. 4). Quest’ultima, priva di un vero e proprio corrispettivo in altre produzioni, sembra ancora mediata dalla tradizione manifatturiera gallica e in particolare dai tipi Darton 1/3 e Lamboglia 1/3C della c.d. “lucente”. La classe delle ollette e/o bicchieri è anch’essa rappresentata da diversi tipi cui corrisponde una documentazione numericamente scarna e per lo più incompleta. Come elemento decorativo compaiono motivi a rotella o solcature. Si possono enucleare ollette con orlo ingrossato e estroflesso (tav. XXXIX, n. 7), bicchieri con corpo carenato orli indistinti o leggermente estroflessi (tav. XXXIX, n. 5), bicchieri con corpo cilindrico e orlo assottigliato e distinto o infine con parete fortemente concava nel tratto superiore e carena alta ed accentuata (tav. XXXIX, n. 8). Quest’ultimo può essere accostato al tipo Rigoir 18 della tarda produzione narbonese e trova confronti con i materiali di Alba60. Quanto all’ultimo pezzo esemplificato graficamente, esso sembra richiamare l’imboccatura di forme chiuse non precisabili data la limitatezza della parte rimasta61 (tav. XXXIX, n. 9). Si conclude dando una prima esemplificazione di alcuni tipi di olle, per ora testimoniate in Lombardia solo negli scavi milanesi di via Moneta, in corso di pubblicazione. Il primo di essi, che può raggiungere anche ragguardevoli dimensioni, è caratterizzato da orlo arrotondato, estroflesso, appiattito superiormente e parete movimentata da solcature che distinguono fasce lisce da altre decorate a rotella (tav. XL, n. 1). Trova corrispondenza in Piemonte, dove è datato a partire dal III sec.d.C.62 Per gli altri pezzi non sono al momento proponibili confronti (tav. XL, nn. 2-4). Tra di essi si segnala l’inusuale vaso dall’orlo a fascia sagomata, leggermente rientrante e dall’alto corpo che si chiude verso il fondo con accentuata carena, in quanto è l’unico fra questi reperti che, appartenendo ad un contesto di V sec.d.C, non risulti in situazione di residualità (tav. Xl, n. 5). Il corpo ceramico rosso scuro associato ad un rivestimento che varia dal rosso mattone al nero brillante si accorda con la datazione proposta dalla stratigrafia. (Stefania Jorio) 51 Al punto che se ne è proposta una distinzione in 4 o 5 varianti: cfr. rispettivamente COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 1013 e FAVARO 1996, p. 269 e figg. 11-16. 52 Rispettivamente FAVARO e COCCONCELLI, op. cit. 53 PREACCO 1996, p. 168, fig. 119, 14. 54 PREACCO 1996, p. 168 e MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, b-d. 55 Modena 1988, II, p. 51, fig. 27, 3-6. 56 VOLONTÈ 1996, p. 260 e FAVARO 1996, p. 269 e nota 12. 57 Per la documentazione nord italica di età precedente cfr. supra DELLA PORTA. Nella classificazione di Desbat vi corrisponde la forma 16. 58 Per il primo pezzo, trovato a Cremona, è stato proposto, se pur dubitativamente, un richiamo dell’omonima forma della produzione africana D. Cfr. AMADORI 1996, fig. 38. 59 Si veda per una sintesi di tali confronti JORIO 1988. 60 VOLONTÈ1997, p. 445, fig. 6, 12. 61 Cfr. indicativamente le forme Desbat 57 o 75. 62 PREACCO 1996, p. 168, fig. 119, 12; VOLONTÈ 1997, pp. 444-445, fig. 6, 7-8. 132 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI APPENDICE 4. Le attestazioni di terra sigillata di età medio e tardoimperiale in Lombardia Forma: piatto Drag. 18, 18/31 (tav. XXXVI, nn. 1-2) Attestazioni: BS: Salò (MASSA 1997, pp. 94, 97, tav. XXIV, n.1) CO: Costa Masnaga (NOBILE 1992, pp. 53-54, tav. 13, n.14.1). Forma: piatto con orlo indistinto e decorazione a rotella (tav. XXXVI, nn. 3-6) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, nn. 1-5). CR: Calvatone (COCCONCELLI 1989-90, pp. 186-189, cat. 154-158, tav. IC-CI; p. 194, cat. 164, tav. CV: liscia; Calvatone romana 1991, p. 124, C2, tav. III, 3 e p. 105; VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 18; Bedriacum 1996, p. 109, fig. 130; VOLONTÈ 1997, p. 86, tav. VIII, n. 6). MI: Milano (da via Moneta, in corso di studio). Forma: piatto-coppa a pareti arrotondate (tav. XXXVI, n. 7) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, nn. 7-8). Forma: scodella con orlo espanso ( tav. XXXVI, n. 9) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, n. 6). Forma: piatto-scodella carenato (tav. XXXVI, n. 8) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVII, n. 5). CR: Calvatone (in corso di studio). Forma: coppa con decorazione impressa (tav. XXXVI, n.10). Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXX, nn.13-14; fig. 4, nn. 4-6; fig. 5, nn. 1-5. Forme: piatti e coppe con orlo a tesa ( tav. XXXVII, nn. 1-6) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXIX, nn. 1-14); Salò (MASSA 1997, Tav. XXV, n. 7). CR: Calvatone, (FAVARO, 1996, p. 269). VA: Angera (Angera romana II 1995, I, p. 93, tav. 45, n. 6). Forma: piatto a tesa decorata (tav. XXXVII, nn. 7-8) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXXI, nn. 1-2). MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). Forma: scodella con orlo a sezione triangolare (tav. XXXVII, n. 9) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (MASSA 1998). VA: Angera (Angera romana II 1995, II, p. 322, tav. 95, n. 2). Forma: coppa emisferica con orlo introflesso (tav. XXXVIII, nn. 1-3) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXX, n. 1); Salò (MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, n. 11). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, pp. 114-116, fig. 8; VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 10; COCCONCELLI 1996, p. 277, fig. 6; FAVARO 1996, p. 268; CERRI 1996, p. 237, figg. 10-17; PAOLUCCI 1996, p. 244, Fig. 17); Cremona (PONTIROLI 1974, p. 126, tav. LXXXIX; BREDA 1996, p. 51, fig. 10; AMADORI 1996, p. 101, figg. 34-37; CATTA- NEO 1991-92, p. 152, cat. 96, tav. XXXVII; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII, n. 3 ); Madignano (CAZZAMALLI 1995, pp.16 ,19, tav. VI, n. 10). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.83, tav. XLIII, n. 23/50). Forma: coppa con orlo distinto e decorazione a rotella (tav. XXXVIII, nn. 4-8) Attestazioni: CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 8; VOLONTÈ 1996, p. 260, figg. 15-16; COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 10-12; FAVARO 1996, p. 269, figg. 11-15; CERRI 1987-88, pp. 164-165, cat. 7-11, tav. V; Bedriacum 1996, p. 109, figg. 128-129; Calvatone romana 1997, p. 85, tav. VIII, n. 5). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXIII, nn. 8-10). Forma: coppa a vasca carenata (tav. XXXVIII, n. 9) Attestazioni: CR: Calvatone (FAVARO 1996, p. 269, fig. 16; VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 17). Forma: coppa Drag. 24/25 ( tav. XXXIX, nn. 1-2) Attestazioni: CR: Cremona, via Speciano (AMADORI 1996, fig. 38; VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 14). Forma: coppa a listello (tav. XXXIX, nn. 3-4) Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1988, Tav. XXX, nn. 4-5). Forma: bicchiere carenato (tav. XXXIX, n. 5) Attestazioni: BS: Brescia, S.Giulia (JORIO 1988, tav. XXX, nn. 7-9). Forma: coppa (tav. XXXIX, n. 6) Attestazioni: CO: Costa Masnaga (NOBILE 1992, pp. 13-14, tav. 13, nn. 14.2, 14.3). Forma: olletta con orlo ingrossato e estroflesso (tav. XXXIX, n. 7) Attestazioni: CR: Calvatone (FAVARO 1996, p. 269, fig. 13). Forma: bicchiere (tav. XXXIX, nn. 8-9) Attestazioni: VA: Angera (Angera romana II 1995, pp. 322-323, tav. 95, nn. 4- 5). Forma: olla ad orlo estroflesso ( tav. XL, n. 1) Attestazioni: MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). Forma: olla ( tav. XL, n. 2) Attestazioni: MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). Forma: olla (tav. XL, n. 3) Attestazioni: MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). Forma: vaso (tav. XL, n. 4) Attestazioni: MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). Forma: vaso con orlo a fascia sagomata (tav. XL, n. 5) Attestazioni: MI: Milano, via Moneta (in corso di studio). S.J. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 133 VIII. CERAMICHE COMUNI 1. Criteri metodologici Il catalogo comprende le testimonianze di ceramiche comuni presenti in Lombardia dalla romanizzazione all’altomedioevo. Esso risulta suddiviso in capitoli per grandi categorie funzionali (per esempio: recipienti da cucina, recipienti per la preparazione di alimenti e sostanze, recipienti per versare e per conservare liquidi e alimenti, recipienti da mensa ecc.). Queste categorie non devono essere però in alcun modo considerate rigide: infatti è nota la difficoltà che spesso si incontra nell’associare una forma alla sua originaria funzione. All’interno di ogni capitolo il materiale è stato trattato per forme (per esempio: olle, coperchi, anforotti ecc.), le quali a loro volta sono state suddivise per raggruppamenti morfologici, numerati in ordine progressivo possibilmente cronologico. Solo in alcuni casi sono stati avvicinati gruppi simili, sebbene di diversa datazione, per sottolinearne la continuità formale nel corso del tempo. Per la creazione dei singoli gruppi si è tenuto conto dei parametri di somiglianza e diversità tra la forma dell’orlo, del collo, l’andamento del corpo e del piede. Non è stato costante il ricorso alla suddivisione interna di ciascun gruppo: spesso infatti piccole variazioni morfologiche rientrano nella naturale variabilità che conosce una produzione non in serie di oggetti artigianali; inoltre esse non hanno in genere valore cronologico né possono essere imputate alla reale volontà del vasaio di differenziare i singoli recipienti. Di contro, talvolta queste varianti possono rispecchiare gusti tipici di una certa area o aiutare a caratterizzare singole produzioni. In tali casi si è cercato di tenere conto di queste differenze, sia descrivendole sia indicando la loro localizzazione geografica. In questo lavoro si è ritenuto opportuno non 1 Ad esempio: Scavi MM3 1991, vol. 3. 1, pp. 133-257; OLCESE 1993; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 133-161. 2 Per esempio: con un termine generico come “poco depurato” alcuni studiosi intendono un impasto fine con esigua presenza di degrassante, altri un impasto che ha conosciuto uno scarso processo di depurazione ed è perciò sostanzialmente non depurato. utilizzare il termine “tipo”, per definire questi gruppi. Infatti studi su singoli siti1 hanno mostrato come per la individuazione di un tipo i parametri morfologici debbano essere strettamente affiancati a parametri tecnologici. Ciò infatti consente di cogliere differenze non soltanto culturali (forma), ma anche funzionali e di produzione (impasto, modellazione e cottura). Purtroppo, a causa della natura prevalentemente bibliografica dei dati disponibili, non sempre è stato possibile utilizzare l’impasto e la tecnica di foggiatura e di cottura del vaso come elementi di distinzione. Ciò è principalmente dovuto al fatto che questi fattori non vengono descritti in maniera omogenea nelle pubblicazioni e quindi non è possibile farsi un’idea precisa delle caratteristiche tecnologiche dei reperti2. Pertanto in questo lavoro i parametri impasto, modellazione e cottura sono stati utilizzati soltanto qualora essi fossero chiaramente indicati e/o costituissero una costante in tutti gli esemplari morfologicamente simili. Così, le coppe n. 1 sono state distinte dalle ciotole-coperchio n. 2, entrambe ad orlo introflesso, in quanto le prime sono caratterizzate da una foggiatura al tornio, una accurata rifinitura delle superfici e un impasto sempre depurato tipico di ceramiche da mensa, mentre le seconde sono prodotte con impasti rozzi e con una lavorazione manuale che conferisce loro un aspetto più grossolano. In conclusione il catalogo proposto non vuole essere una seriazione di recipienti rispondente a criteri di classificazione rigidi e costanti che possano essere in teoria applicati a qualsiasi contesto, bensì un raggruppamento funzionale al riesame della documentazione disponibile, per lo più di natura bibliografica. Esso vorrebbe inoltre evidenziare i punti di contatto e le differenze tra le varie zone della Lombardia nell’arco di sette/otto secoli3. 3 Per una recente riflessione sul metodo tipologico si veda, ad esempio, W.Y. ADAMS, E.W. ADAMS, Archaeological typology and practical reality. A dialectical approach to artifact classification and sorting, Cambridge 1991. 134 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 2. Problemi di inquadramento cronologico Numerose sono state le difficoltà (peraltro già note agli studiosi) incontrate nel corso del lavoro per delineare la seriazione cronologica di alcune forme della ceramica comune, come i coperchi, i tegami, le olle, ecc. Infatti la funzionalità e la continuità d’uso di tali recipienti determinano un conservatorismo che ostacola o impedisce datazioni puntuali da parte degli studiosi. Datare questi reperti in ceramica comune rimane un problema anche perché i contesti da cui essi provengono spesso non sono chiusi (per vari motivi, tra cui la mancanza di stratigrafia del sito e il fenomeno della residualità). Per ovviare a questi limiti gli studiosi hanno di frequente indicato alcuni criteri, ritenuti indizi cronologici: proporzioni, variazioni degli orli e dei profili, qualità dell’impasto e progressiva trascuratezza della fattura, ecc. Tuttavia spesso questa serie di parametri regge nell’ambito locale e/o all’interno di un certo contesto (per lo più funerario) ma, se estesa alla Lombardia, non ha più la stessa potenzialità. In conclusione, solo la presenza di stratigrafie ben determinate o di contesti chiusi rendono possibile individuare alcune linee di sviluppo cronotipologico delle forme ceramiche. Quindi, quando questi requisiti sono assenti, come accade nella maggior parte dei casi, è più prudente concludere che non sono a disposizione dati sufficienti per delineare le evoluzioni morfologiche4. Di conseguenza nel catalogo si è preferito riportare le cronologie proposte dalle fonti bibliografiche quando esse risultavano fondate sui contesti di rinvenimento, mentre si è ritenuto opportuno tralasciarle qualora fossero basate esclusivamente su confronti o su criteri soggettivi. 3. La ceramica comune del periodo tardoceltico La ceramica comune qui esaminata parte dal momento della romanizzazione, in particolare da quella fase che il De Marinis ha denominato LT C/D e che può essere collocata tra il 150 e il 125 a.C.5: da questo momento infatti si nota una progressiva acculturazione delle popolazioni locali agli usi e gusti romani. 4 Per esempio alcuni coperchi, data la loro semplicità morfologi- ca, sono documentati lungo un ampio arco cronologico, dal I al VI sec. d.C. Talvolta nelle pubblicazioni si sottolinea che i coperchi della prima età imperiale non si differenziano da quelli tardoromani/altomedievali né per la morfologia, né per l’impasto (nn. 12 e 14), ma sarebbe più prudente affermare che non si hanno attualmente gli strumenti per distinguerli. Analogamente non è per ora possibile indicare l’evoluzione cronologica di alcune olle che ricorrono dal I al VI sec. d.C. (ad es. nn. 51 e 56). Benché non siano molto diffuse in Lombardia le testimonianze della produzione ceramica del periodo medio La Tène (in particolare del III sec. a.C.), in quanto l’uso generalizzato di deporre vasellame ceramico nelle tombe inizia proprio con la romanizzazione, i paralleli con i rinvenimenti d’Oltralpe e del Canton Ticino permettono di evidenziare una serie di manufatti profondamente legati alla tradizione celtica e quindi ai gusti e alle abitudini alimentari degli indigeni. Gli scavi degli abitati del periodo della romanizzazione, che negli ultimi anni sono oggetto di frequenti pubblicazioni, hanno contribuito ad arricchire il repertorio morfologico disponibile6. Il panorama della ceramica comune tardoceltica non offre un quadro omogeneo. Alcune forme sono diffuse su tutto il territorio lombardo, suggerendo la presenza di una sostanziale koiné culturale che ha attenuato le differenze etniche intragalliche7. Si tratta per esempio della ciotola da mensa n. 1 che si trova sia nelle necropoli sia negli abitati di tutta la Lombardia dal LT C/D. Questa coppa, che negli esemplari più antichi presenta talvolta decorazione sovraddipinta, si inserisce chiaramente nel filone produttivo di origine gallica, pur ricordando forme della vernice nera (Lamb. 27). Per quanto riguarda le ceramiche da mensa, tale filone è caratterizzato da un impiego di impasti depurati, rifiniti in modo da creare una superficie liscia e cotti in atmosfera ossidante, sebbene con problemi di cottura (ad esempio la cosiddetta “anima grigia”). Queste caratteristiche tecnologiche sono evidenti ad esempio nelle ciotole/coppe n. 3, nei coperchi n. 3 e spesso nelle olle n. 9. Anche alcune forme in ceramica da cucina, diffuse su tutto il territorio lombardo, in abitato e in necropoli, suggeriscono un’omogeneità culturale. Sono, ad esempio, le ciotole-coperchio nn. 1 e 2, con impasto grossolano e modellate a mano, poi soppiantate dai coperchi di tradizione romana (coperchi nn. 4-9, 14). Anche le decorazioni ottenute a crudo (impressioni digitali, bugnette ecc.) sono espressione di questa koiné culturale. Esse possono essere associate sia ad olle rinvenute su tutto il territorio lombardo (ad esempio nn. 14 e 40) sia ad alcune peculiari di singole aree (ad esempio nn. 12, 15-20, 24-29, 37-39). Alcune forme sembrano invece indicare una forte differenziazione tra le varie zone della Lom- A parte il contesto di rinvenimento, non si dispone ancora di parametri per una loro precisa collocazione cronologica. 5 DE MARINIS 1986, p. 126. 6 Ad esempio si vedano i materiali relativi al periodo della romanizzazione in Scavi MM3 1991, vol. 3.1; Angera romana II 1995; Bedriacum 1996, vol. 1.2. 7 DE MARINIS 1986, pp. 127-130. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 135 bardia (in particolare: territorio insubre8, territorio cenomane, Lomellina e Oltrepò pavese, ager Cremonae e ager Mantuae). Si tratta principalmente di morfologie legate alla cottura dei cibi che forse hanno risentito meno dell’influenza dei processi di acculturazione generali. Tipiche, ad esempio, dell’area insubre sono alcune olle ad impasto grossolano, tutte caratterizzate da collo concavo o quasi cilindrico, fortemente distinto, spesso da un gradino (olle nn. 16-19, 27-29, 37-38). Sempre a questo ambito insubre appartengono ad esempio anche le olle/ollette n. 32, le coppette nn. 12-15, i bicchieri nn. 1-2, 6-10, 13-14. Invece negli agri di Cremona e Mantova sono attestate alcune forme in ceramica comune che risentono dei contatti con l’area veneto-adriatica e che non sembrano penetrare nei territori insubri. Si tratta in particolare dell’olla n. 36 e dei mortaria a pasta grigia (nn. 1 e 2). La Lomellina e l’Oltrepò pavese presentano alcune morfologie che sembrano la rielaborazione locale di forme comuni a tutta l’area celtica. Per esempio alcune olle, tutte con collo distinto, corpo ovoide e impasto grossolano o depurato (nn. 3-6, 8), sembrano esclusive di questo territorio, con rare attestazioni nel Comprensorio del Ticino, benché si avvicinino dal punto di vista morfologico alle olle di ascendenza tipicamente La Tène9 e diffuse un po’ ovunque (nn. 1, 2 e 7). Peculiari del Pavese sono anche alcune ciotole (nn. 4, 8-10, 18). Il territorio cenomane non sembra caratterizzato da forme specifiche ed esclusive, sebbene siano particolarmente numerosi alcuni recipienti, come il vasetto a fiasco n. 12, le olle n. 14, le ciotole nn. 1 e 2. Il recipiente considerato per antonomasia di tradizione tardoceltica è il vaso a trottola. Benché si sia tentato di individuarne una precisa evoluzione10, il vaso a trottola non può essere ritenuto a tutti gli effetti un “fossile-guida” che permetta di datare i contesti tombali ad un precisa fase del tardo La Tène11. Infatti, sebbene alcuni esemplari, in genere non decorati, si rinvengano anche in area cenomane (in particolare a Remedello e a Brescia), il vaso a trottola è maggiormente attestato nell’area insubre e in Lomellina. Inoltre in alcune necropoli sono presenti tipi diversi nel medesimo contesto12. Ciò premesso, dei quattro gruppi individuati in Lombardia, il più antico è senz’altro il n. 1, ad alta spalla arrotondata, mentre il n. 4, a corpo lenticolare carenato, è in genere Con l’età augustea si può considerare concluso il processo di romanizzazione dell’Italia settentrionale e terminata la fase di integrazione tra indigeni e romani15. Anche la ceramica di uso comune riflette il prevalere di una nuova cultura. Si ha maggiore cura nella fabbricazione del vasellame da fuoco (i vasi sono modellati prevalentemente al tornio e hanno uno spessore regolare), si semplificano le decorazioni sul corpo del vaso e si amplia il repertorio morfologico. Appaiono, per esempio, i mortaria nn. 6 e 7, tipici manufatti di tradizione centroitalica. Inoltre si affermano definitivamente recipienti che nell’età tardorepubblicana erano scarsamente attestati, come le olpi e i tegami. Le olle, con i relativi coperchi, continuano ad essere i manufatti in ceramica comune maggiormente documentati. Tra i contenitori per liquidi prevalgono nettamente le olpi, mentre gli altri 8 Per l’estensione del territorio insubre si veda GRASSI 1995. 13 Lo stesso discorso non sembra possibile per l’olpe n. 8, tradi- 9 Cfr. STÖCKLI 1975, pp. 45-47, fig. 50. zionalmente avvicinata al vaso a trottola, ma diffusa su un areale molto più vasto. 14 Non bisogna tuttavia dimenticare che il Cremonese e il Mantovano facevano parte della X Regio e che l’ Oltrepò mantovano era geograficamente Emilia. 15 Sull’argomento si veda, da ultimo, GRASSI 1995. 10 NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 339; STÖCKLI 1975, pp. 50-52. 11 DE MARINIS 1986, p. 98. 12 Cfr. I Celti 1991, fig. a pag. 463 (Remedello, tomba XIV). documentato soprattutto nel LT D. Dall’inizio del LT D2 esso convive con alcune olpi (nn. 3, 5, 7), recipienti che poi lo sostituiranno completamente. In particolare l’olpe n. 5, a spalla carenata, sembra essere influenzata dalla forma dei vasi a trottola, con cui si trova spesso associata (a Verdello, a Treviglio, BG, e a Capiago Intimiano, CO)13. Riassumendo, durante il periodo della romanizzazione sopravvive in Lombardia una forte tradizione manifatturiera di origine celtica. Essa produce sia vasellame da mensa di alta qualità (per esempio le ciotole n. 1, le olle nn. 1-2, i coperchi n. 3, i vasi a trottola), caratterizzato da una notevole omogeneità morfologica e tecnologica, sia vasellame ad impasto grossolano, più funzionale per la cucina (tra le altre, le ciotole-coperchio nn. 1 e 2, le olle nn. 14, 16, 40), distinto in genere per la decorazione ottenuta a crudo. Nonostante questa omogeneità si individuano facies più prettamente locali (per esempio in Lomellina), che rielaborano autonomamente morfologie diffuse altrove, o zone che sembrano influenzate dai territori limitrofi (come il Cremonese e il Mantovano)14. Durante l’età augustea questo quadro si modifica e le forme tradizionali vengono sostituite da quelle di influenza “romana”. Ad esempio le olle di tradizione celtica sono soppiantate da recipienti più tipicamente romani, come le olle a labbro estroflesso, globulari (n. 50) e ovoidi (n. 51). 4. La ceramica comune in età imperiale 136 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI recipienti, come anforette e brocche, hanno una minima incidenza sul totale dei rinvenimenti. È probabile che ciò sia dovuto in parte alla difficoltà di individuare queste forme dai soli frammenti. Anche i recipienti da mensa e potori risultano quantitativamente poco rilevanti. In questo caso la concorrenza della ceramica fine può costituire una causa per lo scarso numero dei reperti. Il problema principale che riguarda la ceramica comune in Lombardia rimane ancora quello di individuare i centri produttori, soprattutto in assenza di rinvenimenti di fornaci. Comunque la raccolta sistematica di tutta la ceramica comune, rinvenuta e pubblicata, ha permesso di focalizzare alcune questioni. Un dato che emerge chiaramente è la suddivisione della Lombardia in due grandi aree principali che coincidono con ambiti culturali diversi: la Lombardia orientale (la bassa pianura bergamasca, il Bresciano, il Cremonese e il Mantovano), che rientra nella X Regio, e quella occidentale (il Comasco, il Varesotto, il Pavese, il Milanese occidentale), che appartiene alla Regio Transpadana. Tra le ceramiche circoscritte ad una di queste aree, si possono citare l’olla n. 49 e le olpi nn. 14 e 33, attestate nel Bresciano e nel Mantovano e assenti nell’area occidentale, oppure i recipienti, più numerosi, esclusivi del comprensorio del Verbano-Ticino, come le olle nn. 47-48, 58, 63, 66-67, le olpi nn. 29 e 30. Queste aree culturali diverse che caratterizzano la Lombardia orientale e quella occidentale si incontrano e si mescolano a Milano. Questa città, proprio per la sua posizione di crocevia in mezzo alla pianura e quindi per la sua funzione di centro di smercio, costituisce una realtà a sé rispetto ad altre zone. Vi si rinvengono forme ceramiche peculiari sia della Lombardia occidentale sia di quella orientale. Per esempio sono attestati a Milano l’olla n. 64 o il coperchio n. 11 presenti solo nella Lombardia occidentale oppure le olle nn. 55 e 57 o il coperchio n. 7, testimoniati nell’area orientale del territorio. Inoltre a Milano sono documentati, talvolta in maniera esclusiva, tutti i coperchi e i tegami in ceramica a vernice rossa interna, che si trovano solo sporadicamente altrove. Nel delineare le differenze culturali esistenti nelle due aree della Lombardia, bisogna però anche tener conto dei diversi contesti di rinvenimento. Infatti nell’area occidentale prevalgono gli scavi di necropoli, mentre nella orientale sono frequenti quelli di abitati. Ne è un esempio la massiccia quantità di olpi trovate nella Lombardia occidentale, che può essere spiegata non solo perché esse vengono a sostituire i vasi a trottola, ma anche perché in questa area sono state indagate e pubblicate esaustivamente soprattutto le necropoli. 16 Cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 31-32, tav. 1. Nell’ambito di queste due grandi suddivisioni culturali della Lombardia si sviluppano nelle singole zone caratteristiche morfologiche peculiari. Ad esempio è interessante notare come, nella Lombardia orientale e in particolare nel Bresciano, in varie forme della ceramica comune ricorra sovente la caratteristica del corpo molto espanso rispetto al fondo del recipiente che va a restringersi quasi a formare un tacco (bicchiere n. 18, boccali nn. 4 e 8). Dai dati a disposizione emerge inoltre l’esistenza di numerosi manufatti esclusivi di un solo sito. Soltanto per citarne qualcuno ricordiamo i bicchieri nn. 17, 19, 23-24 (Angera, VA) e n. 25 (Calvatone, CR), le coppe n. 23 (Ottobiano, PV), n. 27 (Salò, BS), n. 28 (Arsago Seprio, VA), n. 29 (Gropello Cairoli, PV) e n. 34 (Garlasco, PV), le olpi n. 16 (Capiago Intimiano, CO), n. 18 (Casteggio, PV) e n. 21 (Garlasco, PV). Tuttavia, si evidenzia anche la presenza di forme e tipi diffusi in tutta la regione, che testimoniano un “modello ideale unico” modificato, poi, da variabili diverse a seconda della zona o del singolo sito. Un’esemplificazione di ciò sono le olle nn. 50 e 51, la cui idea di base, cioè quella di un recipiente ad orlo estroflesso e corpo globulare oppure ovoide, viene sviluppata nei vari ambiti con dettagli differenti. Si possono citare anche il tegame n. 5, con l’orlo introflesso e le pareti più o meno profonde, o le olpi nn. 26 e 37. Poiché generalmente la variabilità di un prodotto è tanto più ampia quanto meno legata alla forma di scambio, il fenomeno sopracitato porterebbe a concludere per l’esistenza di una pluralità di fabbriche. Comunque il quadro produttivo lombardo dedotto dalla documentazione disponibile risulta ancora più complesso. Infatti alcune forme ampiamente attestate e molto standardizzate sono indicatori anche di una concentrazione della produzione in pochi centri che commercializzano il prodotto su vasta scala. È il caso dell’olpe n. 8 diffusa ovunque in Lombardia e rinvenuta in tutta l’Italia settentrionale e oltre, fino al Magdalensberg16, oppure dell’olla n. 42 che si trova nella Lombardia orientale, a Milano e in generale in tutta l’Italia orientale, dal Friuli alle Marche, con la stessa tecnica produttiva e il medesimo impasto. 5. La ceramica comune tra tardoantico e altomedioevo L’arco cronologico abbracciato dalla ceramica comune considerata in questo lavoro arriva fino al VII sec. d.C., ma, soprattutto dal V secolo in poi, emergono numerose difficoltà nell’analisi. Dopo quest’epoca, infatti, sono pochi sia i sepolcreti con corredo ceramico, sia i contesti chiusi, anche in Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari scavi stratigrafici di insediamenti (senza contare il fenomeno della residualità). Perciò è spesso arduo isolare precise fasi cronologiche all’interno del periodo “tardoantico/altomedioevale”; è il caso, ad esempio, delle olle nn. 77-80, attestate in contesti databili genericamente dal III/IV al VII sec. d.C. Inoltre la frammentarietà dei reperti, tipica dei rinvenimenti di abitato, rende più difficile classificare il materiale. Ciò è evidente nell’esame della pentola n. 9 e dei grandi recipienti con listello nn. 7 e 8. Per quest’ultimo recipiente la variabilità morfologica, nonostante la quantità dei frammenti recuperati ad Angera (VA), non permette di individuarne la funzione esatta. Nell’analisi del passaggio tra tardoantico e altomedioevo alcuni studiosi sottolineano l’aspetto della naturale trasformazione interna della società, mentre altri accentuano la cesura determinata dallo scontro con un differente mondo culturale, quello delle popolazioni “barbariche”. Comunque, dai dati raccolti nel nostro studio, emerge la continuità di alcune forme e tecniche della tradizione ceramica romana dopo il V secolo. Infatti alcuni recipienti di tradizione romana proseguono anche dopo l’arrivo dei popoli di origine germanica, convivono con la loro ceramica e talvolta sono da essa influenzati. Così in alcuni contesti (ad esempio Milano, Castelseprio e Sesto Calende, VA) i catinicoperchio possono essere associati con la tipica ceramica longobarda, decorata a stralucido e/o a stampiglia. Un altro esempio significativo è il grande recipiente n. 5, una forma di tradizione romana con una decorazione a stampiglia, frequente nel repertorio decorativo germanico. Inoltre in quella fase dell’occupazione longobarda che va all’incirca dalla seconda metà VI sec. d.C. alla prima metà del VII sec. d.C. sono documentati sia recipienti prettamente longobardi sia manufatti in ceramica comune e invetriata che per le loro caratteristiche formali, decorative e/o tecnologiche, è problematico classificare semplicemente “romani” o “longobardi”. Tali esemplari, infatti, presentano connotati “misti”, risultato degli influssi e degli scambi tra l’elemento “romano” e quello “non romano” (vd. infra Ceramiche in età longobarda). I livelli qualitativi della ceramica comune lombarda collocabile nell’ambito del repertorio della tradizione ceramica tardoromana/altomedievale sono abbastanza differenziati. A forme e tipi caratterizzati da qualità scadente, lavorazione a tornio lento o a mano e cottura non uniforme, fanno riscontro altri prodotti dalla fattura piuttosto accurata. Talvolta proprio a causa della uniformità tecnologica degli esemplari, con impasto grossolano e esecuzione sommaria, è stata supposta la fabbricazione in un’unica area (ciotole n. 41). Altre volte l’impasto può presentarsi ben depurato oppure rozzo in esemplari morfologicamente simili (ad esempio patera n. 12). Infine, raramente in 137 base alle differenze di impasto e trattamento della superficie, è stato possibile distinguere vasellame più recente (ciotola-coperchio n. 19, di III/VI sec. d.C.) da quello analogo più antico (ciotola-coperchio n. 2, di età tardoceltica). Si evidenzia un impoverimento del repertorio morfologico, ridotto nelle forme e nei tipi, ma è azzardato concludere che tutta la produzione ceramica del periodo in questione sia modesta, funzionale all’autoconsumo e con circolazione circoscritta. Infatti la relativa varietà da zona a zona e alcune peculiarità prettamente locali non possono esser generalizzate per tutta la ceramica e per l’intero periodo considerato e interpretate tout court come segno della pluralità di fornaci che producono per il fabbisogno di un’area limitata o addirittura di piccoli impianti per la fabbricazione domestica. Va ricordato che questa situazione è documentata anche in piena età imperiale (vd. supra). Inoltre vi sono parecchie ceramiche presenti ovunque, soprattutto dal V sec. d.C., che testimoniano una forte omogeneità tra varie zone lombarde. Per quanto riguarda il repertorio morfologico, attestato esclusivamente nei contesti dal III al VI sec. d.C. e forse oltre, una documentazione quantitativamente significativa riguarda alcune forme, come le pentole (nn. 6-11), i coperchi (nn. 13, 1524), le ciotole/coppe (nn. 37-43). I tegami tardoantichi/altomedievali sono pochi e in genere limitati ad un solo sito o ad una sola zona (nn. 7, 9-12). Sono molto più attestati, invece, quelli che, pur essendo nati in età imperiale, continuano senza soluzioni di continuità fino al V/VI sec. d.C. (nn. 1, 5 e 8). Alcune forme propongono la questione del rapporto con la produzione ceramica più fine, in particolare con la terra sigillata chiara. In qualche caso la connessione riguarda non solo le strette somiglianze morfologiche (ad esempio fiasca n. 2), ma anche l’impasto abbastanza depurato e l’accuratezza di esecuzione di vari esemplari (coperchio n. 20; patera n. 13). I recipienti per contenere e versare liquidi sono numerosi nei siti lombardi fino alla fine del IV sec. d.C., per poi diminuire drasticamente. In particolare è alta l’incidenza delle olpi nei contesti, per lo più tombali, del III/IV sec. d.C. (nn. 47, 50, 53-55, 5760), alcune delle quali sono analoghe in ceramica invetriata (ad esempio nn. 52, 56). Invece le anforette continuano ad essere scarsamente testimoniate, come in età imperiale. L’anforetta n. 4 è la più comune e caratteristica dei contesti funerari della Lombardia centroorientale, specie di IV sec. d.C.; ad essa è spesso associato il boccale biansato n. 9. Attestate su tutto il territorio sono le olle nn. 74-75, 79 e 77. In particolare l’olla n. 77 è tra le più caratteristiche del periodo e si rinviene sia in abitato sia in necropoli, in varie dimensioni. Invece alcune olle appaiono documentate in una zona ben 138 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI definita e circoscritta; spesso si tratta dell’intero comprensorio Verbano-Ticino o di una parte di esso, come il Comasco (nn. 72-73, 76). Le più note forme-guida per l’età tardoantica e altomedievale in Italia settentrionale sono i catinicoperchio e i mortaria a listello. I catini-coperchio sono documentati in Lombardia dalla seconda metà del III al VII sec.d.C. Non sono ben precisabili né i momenti di inizio e di fine, né il periodo di maggior diffusione della forma. I contesti altomedievali di Castelseprio (VA), dove si rinvengono i nn. 10-12, indicano che la forma era ancora attestata in età longobarda, in particolare tra la fine del VI e il VII sec. d.C. Dall’esame morfologico è difficile tracciare una evoluzione cronologica dei catini-coperchio. Quello più antico e più legato alla tradizione tardoromana sembra essere il n. 10, variante A, per le sue caratteristiche come l’impasto ben depurato e l’esecuzione accurata. In base ai dati attuali anche i mortaria a listello risultano prodotti senza soluzione di continuità dal tardoantico fino all’altomedioevo; gli esemplari lombardi arrivano almeno fino agli inizi del VII sec. d.C. I nn. 17 e 18 sono i più documentati e i più diffusi anche al di fuori dei confini lombardi. Sono stretti i loro rapporti sia con le forme della terra sigillata chiara sia con la ceramica invetriata, dove sono documentati vari mortaria a listello. (Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari) 139 6. Catalogo* 6.a. Recipienti da cucina Olle/ollette Sotto il termine tradizionale di olle si raggruppano recipienti per la cottura degli alimenti (ad impasto con smagrante), per la conservazione delle derrate (spesso ad impasto piú depurato), nonché le urne deposte nelle tombe per contenere le ceneri. Dal momento che è spesso difficile distinguere le funzioni delle olle, si è scelto di riunire in un unico capitolo tutti questi contenitori a prescindere dalla loro reale funzione, limitandosi a fornire nelle osservazioni l’indicazione, qualora questa fosse disponibile, circa le caratteristiche tecnologiche. Per le olle tardo-celtiche si è preferito specificare nelle osservazioni il tipo di impasto per sottolineare i due filoni (ceramica grossolana/depurata) che caratterizzano questa produzione. In linea generale si sono unite olle della stessa foggia ma con differenti dimensioni quando si voleva evidenziarne l’omogeneità formale. Forma: olla n. 1 (tav. XLI, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, breve collo troncoconico, spalla rialzata, corpo espanso svasato verso il fondo, piede a disco. Decorazione: talvolta sul collo scanalature; raramente sulla spalla e sul corpo bande rosse o bianche orizzontali sovraddipinte. Attestazioni: BG: Levate (Levate 1993, p. 36); Pagazzano (inedito, Bergamo, Museo Civico). BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165: attribuzione ipotetica); Gottolengo (inedito, Comune di Gottolengo: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzione ipotetica). CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p. 10, tav. I, n. 10: attribuzione ipotetica); Casatenovo, Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916, p. 73, fig. 16; TIZZONI 1981, p. 29, n. 2, tav. 19, a); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 182-183, tav. II, fig. 9, tav. III, figg. 11-12); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 326, PV 05, fig. 43); San Fermo della Battaglia (inedito, Museo Civico di Como: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzione ipotetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 65, fig. 1). CR: Palazzo Pignano, Cinquanta Pertiche (FIORENTINI 1962, p. 51, fig. 1a = Riti e sepolture 1990, pp. 26-27, fig. 2). MI: Magenta, Pontevecchio (inedito, Museo Civico di Legnano: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzione ipotetica); Milano, via Moneta (“NotALomb”, 1987, p. 139, fig. 138); San Giorgio su Legnano * Abbiamo adottato il termine “attribuzione ipotetica” nel caso di una citazione indiretta o qualora la forma non fosse identificabile con sicurezza. (SUTERMEISTER 1956a, pp. 13, 16, n. 1, tomba 18: attribuzione ipotetica); Turbigo (inedito, Museo Civico di Como: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzione ipotetica). PV: Belgioioso (inedito, Comune di Belgioioso: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 333: attribuzione ipotetica); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 751, tav. II, n. 4); Marcignago (TIZZONI 1984, p. 81, tav. XC, e). VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, pp. 29-30, n. 1, fig. I, n. 1: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 47, tav. VI, e, p. 60, tav. XXII, a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 69, n. 5, tav. II, n. 5); Malnate (BERTOLONE 1967-69, tav. VI, n. 17: attribuzione ipotetica); Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, n. 3, tav. XXIII, n. 14; Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 3, 14; SIMONE 1985-86, p. 104, c, tomba 3, tav. II, c). Cronologia: I sec. a.C. (contesti). Osservazioni: l’impasto di quest’olla è abbastanza depurato; la lavorazione è al tornio. Talvolta quest’olla ha la superficie ingobbiata (Como, Arsago Seprio, VA). N.S. Forma: olla n. 2 (tav. XLI, nn. 3-6) Descrizione: orlo estroflesso più o meno distinto e ingrossato, spalla rilevata, corpo espanso leggermente svasato verso il fondo, piede a disco o ad anello. Decorazione: talvolta una scanalatura orizzontale sul corpo; in un caso spina di pesce a pettine sulla spalla seguita da due solcature (Castelleone, CR). Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 54, n. 39, tav. III, n. 2); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 182, tav. III, n. 10); Introbio (TIZZONI 1984, p. 28, tav. XXXII, d). CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990, p. 28, tomba 7, p. 31, fig. 7). MI: Legnano (TIZZONI 1984, p. 44, n. 1, tav. XLV, b); Meda (BASERGA 1916, p. 71, fig. 8: attribuzione ipotetica). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 214, tomba 13, tav. IX, n. 2). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 42, tav. I, a); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in basso, terza da sinistra: attribuzione ipotetica). Cronologia: LT D1 (CO e VA); LT D2 (CR). Osservazioni: queste olle sono modellate al tornio e hanno un impasto depurato. Quella rinvenuta a Castelleone (CR) presenta tracce di un rivestimento rosso. N.S. Forma: olla n. 3 (tav. XLII, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico distinto dalla spalla quasi a formare un gradino, spalla più o meno rialzata, corpo ovoide, piede ad anello. Decorazione: sul ventre fasci di linee incise disposte in 140 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI vario modo, fasci di puntini o reticolo inciso dalla spalla al piede oppure vari motivi a pettine, in un caso alternati ad un motivo verticale di bugne; in un caso solcatura sotto l’orlo. Attestazioni: MI: San Giorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 13, tav. XI, n. 3). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 74, tav. LXXXIII, a); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 115, tomba 8, tav. V, n. 4, p. 118, tomba 9, tav. V, n. 8, p. 143, tomba 13, tav. IX, n. 2); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, pp. 220-221, tomba 21, tav. XII, n. 8, tav. XIII, n. 6, tav. XIV, n. 8, p. 227, tomba 24, tav. XIV, n. 15, p. 238, tomba 7, tav. XIX, n. 1, p. 236, tomba 6, tav. XX, nn. 9-10, p. 243, tomba 10, tav. XXI, n. 4); Garlasco (PONTE 1964, tav. IX, n. 13); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 65, tav. 26, n. 2); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 22, tomba VIII, fig. 11, n. 1, pp. 34-35, tomba VIII, fig. 21, n. 3); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 73, tomba 27, tav. VI, n. 4); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, nn.14,16); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 53, tomba 4, tav. IV, n. 2, p. 79, tomba 30, tav. VIII, n. 4, tomba 27, n. 7); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, e, fig. 4, a, p. 271, fig. 5, c); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 139, tav. XVIII, n. 3, tav. XIX, nn. 5, 7); Sannazzaro de’ Burgondi (PONTE 1964, tav. X, n. 7); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, n. 283); Villanova d’Ardenghi (PONTE 1964, tav. IX, n. 5). VA: Laveno, alle Torrazze (BERTOLONE 1937-38, p. 38, G, L: attribuzione ipotetica); Luino (TIZZONI 1984, p. 86, tav. XC, b). Cronologia: fine II/I sec. a.C. (contesti). Osservazioni: quest’olla ha un impasto depurato; la superficie esterna può essere steccata. È ampiamente attestata nel Pavese. N.S. Forma: olla n. 4 (tav. XLII, n. 3) Descrizione: orlo ingrossato, collo troncoconico, corpo globulare, piede ad anello. Decorazione: fasce incise alternate di linee orizzontali e ondulate, intervallate da puntini. Attestazioni: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 748, n. 4, p. 749, tav. I, n. 5). Cronologia: LT D. N.S. Forma: olla n. 5 (tav. XLII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo espanso, svasato verso il fondo, piede ad anello. Decorazione: sul ventre fitte scanalature. PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 234, tomba 4, tav. XVIII, n. 10). Cronologia: LT D. N.S. Forma: olla n. 6 (tav. XLII, nn. 5-8) Descrizione: orlo estroflesso o indistinto arrotondato, collo concavo, attacco collo-spalla continuo, corpo lenticolare o globulare, piede ad anello. Attestazioni: PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 321, tombe 10 e 15, tav. III, nn. 1, 10); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 211, tomba 11, tav. VII, n. 8, p. 218, tomba 17, tav. XI, n. 5, p. 243, tomba 10, tav. XXI, n. 2); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 152, tav. 77, n. 4, p. 165, tav. 84, n. 1); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 38, tomba 8, tav. III, n. 10); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 60, fig. 43, n. 11, p. 71, fig. 58, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 71, n. 3, tav. V, n. 3, tomba 25); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n.13); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 83, tav. XI, n. 7 tomba 36). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 221, n. 30, tav. 76, n. 1). Cronologia: LT D2 (contesti). Osservazioni: sono lavorate al tornio e presentano un impasto grossolano. N.S. Forma: olla n. 7 (tav. XLIII, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, più o meno ingrossato, collo troncoconico, attacco collo-spalla distinto, talvolta segnato da un gradino, corpo ovoide con spalla rialzata, fondo piano, in un caso a disco. Decorazione: nove impressioni ovali sulla parte inferiore del vaso e quattro sul fondo oppure nove impressioni di gemme raffiguranti un fiore e un frutto (Borgo San Siro, PV); croci a rotella (Garlasco, PV); sul ventre file di puntini a pettine (Gropello Cairoli, PV). Dati epigrafici: graffito a forma di A incisa cinque volte sulla parete e sul fondo esterno (Borgo San Siro, PV); iscrizione incisa: SALVI[S]/FIRMI[S] (Garlasco, PV). Attestazioni: BS: Cividate Camuno (Valle Camonica romana 1986, p. 47, tav. XXI, n. 1); Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 16, tav. VIII, n. 1, p. 21, tav. XVIII, n. 4, p. 22, tav. XXI, n. 5 = TIZZONI 1985, p. 39, n. 7, tav. 30, g, pp. 42-43, n. 4, tav. 33, c, p. 46, n. 1, tav. 37, e; TIZZONI 1985, p. 50, nn. 32-33, 35-37, tav. 38, a-b, d-f). MI: San Colombano al Lambro (TIZZONI 1982b, p. 197, tav. 5, a). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, pp. 74-75, tav. LXXXII, g, h, tav. LXXXIII, b, c, i, p. 76, tav. LXXXIV, f, p. 77, tav. LXXXV, e); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 119, tomba 9, tav. V, n. 10: attribuzione ipotetica); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 6, p. 217, tomba 16, tav. IX, n. 13); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 59, n. 2, tomba 19, tav. XXVII, n. 1; MELLEY 1992-93, p. 59, tav. 23, n. 1, p. 78, tav. 36, n. 1, pp. 86-87, tav. 41, n. 1, pp. 94-95, tav. 48, n. 1, pp. 98-99, tav. 51, n. 1, pp. 132-133, tav. 67, n.1, p. 137, tav. 70, n.1, p. 168, tav. 85, n. 4); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 41-43, tomba XXII, fig. 28, n. 2, pp. 44-45, p. 60, fig. 43, nn. 5-12); Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, n. 10); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n. 11); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 107, n. 307, tomba 189). Cronologia: II/I sec. a.C. (contesti). Osservazioni: queste olle sono lavorate senza uso di tornio e hanno un impasto grossolano. N.S. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Forma: olla n. 8 (tav. XLIII, nn. 3-4) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo o cilindrico, spalla rialzata, corpo globulare, fondo piano. Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 227, tomba 24, tav. XIV, nn. 10,16, p. 233, tomba 3, tav. XVIII, n. 1); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 66, tav. 27, n.1); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 751, tav. II, n. 5). Cronologia: LT D2. N.S. Forma: olla n. 9 (tav. XLIII, nn. 5-6) Descrizione: orlo estroflesso a sezione triangolare, spalla più o meno carenata, corpo espanso, piede a disco o ad anello. Decorazione: di rado una scanalatura sul corpo. Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 319, n. 3, tomba 1, fig. 5). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig. 160). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 143, tav. LVII, n. 7: attibuzione ipotetica). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 221, n. 7, fig. 24, n. 7: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 129, n. 2, tomba 1, tav. CXVII, n. 1). Cronologia: LT D2. Osservazioni: queste olle sono lavorate al tornio e hanno un impasto depurato. L’ esemplare di Como ha la superficie ingobbiata e una solcatura sul ventre. N.S. Forma: olla n. 10 (tav. XLIV, nn. 1-5) Descrizione: orlo indistinto o arrotondato, stretta imboccatura, breve collo cilindrico, spesso spalla alta arrotondata, corpo espanso con pareti svasate verso il fondo, fondo piano. Attestazioni: PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXV, i); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 216, tomba 15, tav. IX, n. 10, p. 227, tomba 23, tav. XIV, n. 1); Garlasco (ARSLAN 1970-73, p. 476, fig. 1); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 63, 65, fig. 2, n. 20, pp. 67, 69, fig. 3, n. 10); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 24, tomba IX, fig. 12, n. 2, p. 60, fig. 43, n. 13, p. 65, fig. 45, n. 1, p. 70, fig. 57, n. 2); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 50); Pieve del Cairo, Castello (PONTE 1964, tav. XVIII, n. 4: attribuzione ipotetica); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 7: attribuzione ipotetica); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1981, tav. I, n. 12: attribuzione ipotetica). Cronologia: LT D2. Osservazioni: questi manufatti sono lavorati al tornio e hanno un impasto grossolano. Sono attestati solo in Lomellina. N.S. Forma: olla n. 11 (tav. XLIV, n. 6) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo ovoide, fondo piano. 141 Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 217, tomba 16, tav. IX, n. 15); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 47, tomba 19, tav. V, n. 9). Cronologia: LT D2. N.S. Forma: olla n. 12 (tav. XLV, nn. 1-3) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo ovoide, piede ad anello. Decorazione: in un caso bugne dalla spalla al piede (Garlasco, PV), in un altro fascia di impressioni oblique (Gambolò, PV). Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 212, tomba 11, tav. VII, n. 9, p. 231, tomba 1, tav. XVI, n. 7, p. 246, tomba 15, tav. XXI, n. 12); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3, n. 16; VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 748, n. 9, tav. II, n. 1); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 17); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 267, tav. I, n. 9). Cronologia: LT D / età augustea. Osservazioni: la modellazione di queste olle è effettuata senza uso di tornio; l’impasto è grossolano. Si distinguono dal n. 14 per la presenza del piede. N.S. Forma: olla n. 13 (tav. XLV, n. 4) Descrizione: breve orlo estroflesso, collo concavo, spalla arrotondata, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 236, tomba 6, tav. XX, n. 11); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 98, tav. 50, n. 2). Cronologia: LT D2. N.S. Forma: olla n. 14 (tav. XLV, n. 5; tav. XLVI, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo concavo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta impressioni digitali o unghiate liberamente disposte; linee incise ondulate o verticali; reticolo di linee irregolari ottenute al pettine; puntini disposti a spina di pesce sul corpo. Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzione ipotetica); Levate (Levate 1993, fig. a p. 50); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 11, tav. 14, d). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 76, tav. III, nn. 1-6); Desenzano (Desenzano I 1994, tav. I, n. 3: attribuzione ipotetica); Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 34-35, tav. XLII, n. 2); Gavardo, S. Martino (SIMONI 1964, fig. a p. 44, in alto a sinistra; BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VIII, n. 94); Lonato (Lonato 1988, p. 19, fig. 5). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 126, n. 176; Calvatone romana 1991, p. 168, tav. I, n. 1; CORSANO 1990, pp. 69-71, P149, P155, P156, tav. VI, nn. 1, 7, 16; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 152-154, figg. 219-227, 229-231; Calvatone romana 1997, p. 119, tav. XVIII, n. 2); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XC, nn. 251-252); Piadena, necropoli della Latteria (inedito; 142 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Piadena, Civico Museo Archeologico Platina, foto in: FRONTINI 1985, tav. 37, fig. 1). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 176, tav. LXXVIII, nn. 11-13: attribuzione ipotetica). MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 121, n. 5, fig. 117: attribuzione ipotetica). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 74, tav. LXXXII, c, d); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 320, tomba 1, tav. II, n. 5); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 210, tomba 1, tav. VII, n. 4, p. 215, tomba 14, tav. IX, n. 4, p. 227, tomba 24, tav. XIV, nn. 11-12, p. 243, tomba 10, tav. XXI, n. 5); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 55, n. 6, tav. XXV, n. 3, p. 57, n. 2, tomba 18, tav. XXVI, n. 3, p. 106, n. 3, tomba 46, tav. LXXXIX, n. 1; MELLEY 1992-93, p. 56, tav. 21, n. 3, p. 132, tav. 66, n. 2, pp. 141-142, tav. 73, n. 3); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 75-76, fig. 5, n. 4; VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 748, tav. II, n. 3); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 60, fig. 43, n. 9, p. 64, fig. 48, n. 5, p. 70, fig. 57, n. 1); Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, n. 5); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, c). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295297, nn. 17-21, tav. 89, nn. 3-7). Cronologia: LT C2 (Piadena, CR: contesto tombale) / età augustea (Calvatone, CR; Milano; Cassolnovo, PV). Osservazioni: questi manufatti sono spesso modellati con impasti grossolani senza l’ausilio del tornio. Trovano consonanze morfologiche con il n. 51 (vedi infra), che in età imperiale le sostituirà completamente. La decorazione impressa è tipica della tarda età celtica. C.D.P. Forma: olla n. 15 (tav. XLVI, n. 3) Descrizione: orlo quasi diritto arrotondato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: nella parte superiore del corpo fasce incise ad onde intrecciate, nella parte inferiore linee orizzontali incise. Attestazioni: VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 199-200, C3, fig. 18, tav. VIII, n. 2); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 73, n. 12, tav. IV, n. 12). Cronologia: età della romanizzazione (per confronto con alcuni esemplari di Ornavasso (NO)1. G.T. Forma: olla n. 16 (tav. XLVI, n. 4; tav. XLVII, nn. 1-3) Descrizione: orlo assottigliato, collo talvolta distinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Presenta due varianti: A) orlo più o meno diritto e assottigliato, breve collo concavo; B) orlo introflesso arrotondato, collo troncoconico. Decorazione: a linee incise orizzontali ondulate, verticali, oblique e a reticolo; a solcature, a puntini, a tacche disposte in vario modo; ad alveare, a chevrons, a spina di pesce. Talvolta fila di tacche alla base (Cozzo Lomellina e Garlasco, PV; Arsago Seprio e Vergiate, VA). Attestazioni: MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 6465, 68, 73, nn. 1, 7, 15, tav. XV, nn. 1-2, tav. XVII, n. 2: 1 PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 254, tav. XXVII, nn. 3-4. variante A; pp. 70-73, nn. 9-10, 13, tav. XVI, nn. 1-2, tav. XVII, n. 1: variante B); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 126-127, tav. XXV, n. 59: variante A); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 187-190, 193-197, tav. 62, f-l, n-p, r-t, v, tav. 63, a, d-j, x, tav. 64, a-y, aa-af, tav. 65, a-e: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173-174, 177-178, 188, tav. LXXV, n. 15, tav. LXXIX, nn. 8-10, tav. LXXX, nn. 2, 7-9: variante A; p. 177, tav. LXXIX, nn. 1-2, 5, 7: variante B); Nosate (TIZZONI 1984, p. 65, n. 11, tav. LXVII, k: variante A); San Giorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. XI, n. 1: variante A). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 58, tav. 4, n. 36: variante B); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 36, tav. 9, n. 1, pp. 163-164, tav. 83, n. 3: variante A). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295297, nn. 12, 14, 22-25, 27-28, tav. 88, nn. 12, 14, tav. 89, nn. 8-11, 13, 15: variante A; p. 295, nn. 13, 15, p. 296, n. 26, tav. 88, n. 13, tav. 89, nn. 1, 12: variante B); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 49, tav. VIII, e, p. 51, tav. XI, a, p. 27, tav. XXV, a: variante A; pp. 44, 46, tav. III, e, tav. V, f: variante B); Castellanza (SUTERMEISTER 1952b, pp. 11-12, prima a sinistra: variante B, attribuzione ipotetica); Vergiate (TIZZONI 1984, p. 89, n. 1, tav. XCII, c: variante A). Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesti). Osservazioni: questi recipienti sono lavorati al tornio o a mano e hanno un impasto grossolano. Presentano analogie con le ollette n. 17, dalle quali si distinguono per le dimensioni maggiori. Queste olle sono attestate per lo più in abitato. Negli esemplari milanesi l’orlo è in genere lucidato a stecca e striature in varie direzioni regolarizzano la superficie del corpo; talvolta la superficie è levigata. Un’olla di Arsago Seprio (VA) fungeva da cinerario. G.T. Forma: olletta n. 17 (tav. XLVIII, nn. 1-2) Descrizione: orlo diritto, spesso assottigliato, collo troncoconico spesso distinto da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: linee incise, tacche impresse o bugne, di frequente dalla spalla fino al fondo. Attestazioni: MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 193, tav. 63, r, u); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173, 177, tav. LXXIV, nn. 8-14, tav. LXXV, nn. 1-4, 6-13); Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-65, n. 4, tav. LXVII, d); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 2 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 3; VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 4; Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 5, n. 6); Varedo, S. Lorenzo (“NotALomb”, 199293, pp. 197-198, fig. 200, prima a sinistra). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 14, p. 233, tomba 2, tav. XVII, n. 8); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 63, 66, fig. 2, n. 21); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 16, tomba III, fig. 5, n. 1, p. 64, fig. 48, n. 6). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 43, tav. II, c, p. 49, tav. VIII, d); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 1981, pp. 13-14, tav. 9, c); Malnate (TIZZONI 1984, p. 87, n. 2, tav. XCVI, d); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 104, a, tomba 4, tav. II, a, p. 106, f, tav. III, f, p. 108, d-e, tomba 6, tav. IV, d-e); Vizzola Ticino (TIZZONI 1984, p. 90, n. 1, tav. XCVIII, k). Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: queste ollette sono generalmente lavorate senza uso di tornio, la cottura è irregolare, l’impasto è grossolano. Vengono spesso definite “vasi situliformi” (ad esempio in ARSLAN 1971). N.S. Forma: olletta n. 18 (tav. XLVIII, nn. 3-6) Descrizione: orlo indistinto, leggermente rientrante rispetto alla parete, corpo ovoide, fondo piano. Le varianti sono due: A) orlo diritto e ventre espanso; B) orlo introflesso, spalla carenata. Decorazione: a tacche impresse, a bugne o a linee incise (a reticolo, linee sinuose, a pettine, linee spezzate) su tutto il corpo o sulla spalla. Attestazioni : BG: Levate (Levate 1993, p. 36: variante B). CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 238: variante B); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 84-88, m-r, tavv. VI-VII, m-r: variante A; p. 63, g, tav. III, g, pp. 163-164, d, tav. XVII, d, p. 178, b, tav. XX, b: variante B); Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig. 107, n. 9: variante B); Como (BASERGA 1930, p. 90, figg. 3-4); Erba, Crevenna (ISACCHI 1975, p. 8: variante B); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 58, n. 20, tav. III, n. 20: variante B); Guanzate (PIOVAN 1968-69, pp. 238239, al centro); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 136, terzo da destra, prima fila: variante B, attribuzione ipotetica); Uggiate (MASCETTI 1966: attribuzione ipotetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 65, fig. 1: variante B). MI: Bernate Ticino (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Magnago, Bienate (SUTERMEISTER 1936b, p. 9, fig. 5, n. 3: attribuzione ipotetica); Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-65, nn. 6-7, tav. LXVII, f, g: variante B); Parabiago (TIZZONI 1984, p. 72, n. 2, tav. XLIV, d: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 90, tav. 23, n. 8: variante A); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 52, n. 1, tav. LVIII, a: variante A); Seveso (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 205, tav. VIII, fig. 46: variante B). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 12, p. 225, tomba 23, tav. XIV, n. 5: variante B; p. 233, n. 2, tomba 2, tav. XVII, n. 9: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 37, n. 5, tomba 5, tav. III, n. 2: attribuzione ipotetica); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 33-34, tomba XVII, fig. 20, n. 2: variante A); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131, tav. XVII, n. 1); Torre d’Isola (ARSLAN 1970-73, p. 480, fig. 5: variante A); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, nn. 284, 289: variante B; VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 99, fig. 12: variante B). VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 199, tav. VIII, n. 1: variante B); Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, p. 162, n. 11, tav. VIII, n. 2: variante B; Arsago 1990, p. 42, tav. I, e, p. 46, tav. V, b, p. 48, tav. VII, a, b, p. 55, tav. XV, g, p. 57, tav. XIX, b, d, p. 60, tav. XXII, b: variante B); 143 Cardano al Campo (MACCHI 1959, fig. a p. 58: variante B); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, pp. 50-51, fig. 33, in basso, secondo da sinistra: variante B); Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992, p. 7, tav. V, n. 2: variante B); Gerenzano, fornace Clerici (TIZZONI 1984, p. 84, n. 1, tav. XCII, b = Prima di noi 1996, p. 76, n. 2, tav. V, n. 2: variante A; Prima di noi 1996, p. 68, n. 1, tav. II, n. 1: variante A); Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, nn. 1-2 = Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 1-2: variante B; SIMONE 1985-86, p. 100, a, tomba 1, tav. I, a, p. 102, g, h, tomba 2, tav. I, g, h, p. 104, e, tomba 3, tav. II, e, p. 109, e-f, tomba 7, tav. IV, e-f, p. 113, f, tomba 9, tav. V, f: variante B). Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: questo vasellame è generalmente modellato senza uso di tornio, la cottura è irregolare, l’impasto è grossolano. Queste ollette rientrano nel repertorio tipologico proprio della Lombardia occidentale. N.S. Forma: olletta ansata n. 19 (tav. XLVIII, n. 7) Descrizione: orlo diritto, collo troncoconico, ansa a bastone impostata sulla spalla e presso il fondo, corpo troncoconico, fondo piano. Decorazione: linee incise a spina di pesce o bugne. Attestazioni: CO: Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 66, fig. 2). MI: Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 3 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 2). Cronologia: LT D. Osservazioni: l’impasto di quest’olletta è grossolano. Benché la presenza dell’ansa potrebbe indicare un uso di boccale, il tipo di impasto e le analogie morfologiche con l’olletta n. 18 suggeriscono l’impiego come recipiente da cucina. N.S. Forma: olla n. 20 (tav. XLIX, nn. 1-3) Descrizione: orlo indistinto introflesso, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sul corpo: bugne, linee incise disposte in vario modo, a reticolo, file sovrapposte irregolari di tacche, fasce formate da segmenti verticali a rotella, cordoni. Attestazioni: CO: Cantù, Brugnola (Cantù 1991, p. 78, n. 3, tav. I, n. 3); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 6365, g-i, tav. III, h-i, p. 149, m, tav. XV, m); Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig. 107, n. 8); Cermenate (GIUSSANI 1936, p. 97, fig. 12; PIOVAN 1968-69, pp. 240-241, nn. 1-2); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 324-325, PV 25, fig. 30); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 58, n. 19, tav. III, n. 19); Lomazzo (TIZZONI 1984, p. 33, tav. XC, a). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 198, n. 7, tav. 65, j: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 171, tav. LXXIII, nn. 4, 10, 12-17, pp. 172-173, tav. LXXIV, nn. 1-2, 4-6). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b, p. 6, fig. 1, tomba 21, p. 7, fig. 2, tomba 12; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 1, p. 222, tomba 21, tav. XII, n. 6, p. 224, tomba 23, tav. XIV, n. 4, p. 239, tomba 8, tav. XX, n. 15, p. 232, tomba 1bis, tav. XVI, n. 14, p. 244, tomba 10, tav. XXI, n. 6); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 130, tav. 65, n. 1); Gro- 144 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI pello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 15-16, tomba IV, fig. 6, n. 1, p. 61, fig. 45, n. 2). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295297, nn. 9-11, tav. 88, nn. 9-11); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 5-6, n. 7: attribuzione ipotetica); Gallarate (BERTOLONE 1931, pp. 31-32, fig. 7); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, pp. 68-69, n. 2, tav. II, n. 2, p. 85, n. 5, tav. IX, n. 5). Cronologia: LT C2 / età augustea, con massima attestazione nel LT D; a Milano, scavi MM3, da contesti con terminus ante quem l’età flavia. Osservazioni: questo vasellame è eseguito senza uso di tornio e ha impasto molto grossolano. Esso si trova in varie dimensioni sia in necropoli che in abitato. A Milano, scavi MM3, alcuni esemplari presentano una accurata lucidatura a stecca dall’orlo alla spalla. G.T. Forma: olla n. 21 (tav. XLIX, n. 4) Descrizione: orlo introflesso indistinto, alta spalla arrotondata, corpo con pareti svasate verso la base, fondo piano. Attestazioni: CO: Introbio (TIZZONI 1984, p. 28, n. 1, tav. XXXII, e); Montorfano, Linghirone (BIANCHI 1982, pp. 26-27, a). Cronologia: LT C2 (Introbio, CO, ma corredo incerto). Osservazioni: l’olla n. 21 è fabbricata senza uso di tornio, con impasto grossolano (Introbio, CO). G.T. Forma: olletta n. 22 (tav. XLIX, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990, p. 28, tomba 7, fig. 9). Cronologia: LT D2. Osservazioni: il manufatto è modellato senza uso di tornio e ha un impasto grossolano. N.S. Forma: olla n. 23 (tav. XLIX, nn. 6-7) Descrizione: orlo appena estroflesso assottigliato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: linee incise a pseudo-reticolo (Arsago Seprio, VA); unghiate sulla spalla e talvolta tacche sul piede (Garlasco, PV). Attestazioni: CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990, p. 28, tomba 7, fig. 8). PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 27-28, tav. 1, n. 1, p. 30, tav. 3, n. 2, p. 42, tav. 11, n. 3, p. 88, tav. 42, n. 1, p. 94, tav. 47, n. 2, p. 137, tav. 70, n. 4). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 46, tav. VI, a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 76, n. 5, tav. V, n. 5). Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: queste ollette hanno un impasto grossolano e sono modellate sia con il tornio che senza. G.T. Forma: olla n. 24 (tav. XLIX, n. 8) Descrizione: orlo arrotondato, collo troncoconico, attacco collo-spalla carenato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: incisioni sul corpo o sulla spalla: linee ondulate, parallele, a reticolo o a spina di pesce. Attestazioni: BS: Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 197374, p. 45, tav. VIII, n. 87: attribuzione ipotetica). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 5); Gropello Cairoli, S. Spirito (VANNACCI LUNAZZI 1976, pp. 455-456, tav. XLIV, b: attribuzione ipotetica); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n.10); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 106, n. 303, tomba 189, p. 111, n. 330; VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 267, tav. I, n. 7). Cronologia: LT D2 (contesti). Osservazioni: l’olla n. 24 è modellata a mano e ha un impasto grossolano. Rientra nel repertorio morfologico tardoceltico attestato soprattutto nel Pavese. N.S. Forma: olletta n. 25 (tav. XLIX, n. 9) Descrizione: orlo diritto o leggermente estroflesso, corpo troncoconico, fondo piano. Decorazione: talvolta linee incise o tacche impresse. Attestazioni: BG: Treviglio, Campo S. Maurizio (TIZZONI 1981, p. 25, n. 1, tav. 17, c). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 35, B, tav. 30, n. 1). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 52, tav. 12, n. 2). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 227, tav. XIV, n. 14, tomba 24); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 35, tav. II, n. 10, tomba 4). Cronologia: LT D / età augustea. Osservazioni: quest’olla presenta impasto grossolano. N.S. Forma: olla/olletta n. 26 (tav. L, nn.1-4) Descrizione: orlo leggermente estroflesso, collo concavo, attacco con la parete sottolineato da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Sono presenti due varianti: A) orlo superiormente piano; B) orlo obliquo e talvolta internamente distinto. Decorazione: sul corpo linee incise parallele, orizzontali, ondulate, anche associate a file di tacche, impressioni semilunate. Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 67: variante A). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 8, n. 43: variante A); Milano, c.so Vittorio Emanuele (inedito, cit. in S. Maria alla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribuzione ipotetica); Milano, Monastero Maggiore (inedito, cit. in S. Maria alla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 75-76, n. 17, tav. XVIII, n. 1); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 184-185, tav. 61, a-p: variante A; pp. 185-186, tav. 61, q-s: variante B); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 10, tav. 3, n. 10: variante A); Milano, S. Tecla (inedito, cit. in S. Maria alla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173, 177-178, tav. LXXVI, nn. 1-2, 4-5, tav. LXXX, n. 3, tav. LXXXV, n. 3: variante A; pp. 173, 177-178, tav. LXXV, nn. 18-20, tav. LXXVI, n. 3: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 118, 414, tav. 120, n. 3: variante A). Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Cronologia: I sec. a.C. (Milano, scavi MM3). Osservazioni: queste olle sono frequenti soprattutto a Milano. Sono attestate in dimensioni grandi e piccole. G.T. Forma: olla n. 27 (tav. L, nn. 5-6) Descrizione: orlo estroflesso o diritto, arrotondato esternamente, alto collo cilindrico, attacco tra collo e spalla ben distinto, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: impressioni sulla spalla (Milano); incisioni a reticolo e sulla spalla fascia ondulata incisa a pettine (Ottobiano, PV). Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 175, tav. LXXVII, nn. 10-12, pp. 174-175, tav. LXXVII, nn. 6-9, 14-15). PV: Lungavilla (CALANDRA 1997, p. 16, n. 4, fig. 5, n. 1); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, f); Pieve del Cairo (PONTE 1964, tav. XIX, n. 8); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 82, tomba 34, tav. XI, n. 1); Sannazzaro de’ Burgondi (PONTE 1964, tav. X, n. 3). Cronologia: LT D2. Osservazioni: l’ impasto è grossolano. N.S. Forma: olla n. 28 (tav. L, n. 7) Descrizione: orlo estroflesso, alto collo diritto, corpo globulare, fondo piano. Decorazione: incisioni sulla spalla (Gropello Cairoli, PV); tacche impresse sul fondo (Garlasco, PV). Attestazioni: PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 36, n. 11, tomba 34, tav. VIII, n. 1); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 24-25, fig. 13, n. 1, p. 26, fig. 14, n. 2, pp. 44-45, tomba XVIII, fig. 29, n. 1, p. 50, tomba XVIII, fig. 34, 1). Cronologia: I sec. a.C. / età augustea. Osservazioni: quest’olla è analoga all’olla n. 27, da cui si differenzia per il corpo globulare anziché ovoide e per le dimensioni minori. N.S. Forma: olla n. 29 (tav. LI, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, talvolta internamente concavo, spalla distinta da un gradino, corpo ovoide. Decorazione: tacche impresse; serie di ditate e unghiate sul corpo. Attestazioni: MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 187, 190, tav. 62, a-d, x); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173, 177-178, 188, tav. LXXV, n. 21, tav. LXXVI, nn. 6-15, tav. LXXX, nn. 4-5, tav. LXXXVI, n. 6); Milano, via S. Valeria (LUSUARDI SIENA 1971-74, tav. 8, n. 3). PV: Lungavilla (CALANDRA 1997, p. 17, fig. 5, n. 2). Cronologia: LT D. G.T. Forma: olletta n. 30 (tav. LI, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sul corpo fascia di linee orizzontali ondulate, racchiusa tra due solcature parallele (Como). Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 324, PV 13, fig. 25). 145 VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 49, tav. IX, b); Vizzola Ticino (inedito, Museo di Gallarate, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 341: attribuzione ipotetica). Cronologia: LT D2. Osservazioni: queste ollette hanno l’impasto depurato. G.T. Forma: olletta n. 31 (tav. LI, n. 4) Descrizione: orlo ingrossato e arrotondato, corpo ovoide, piede a disco. Decorazione: sulla spalla fasce di linee orizzontali incise, sul corpo incroci di linee oblique che delimitano zone risparmiate o a tacche; serie di tacche sulla spalla. Attestazioni: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, p. 138, tav. II, S1, S2 primo e secondo da sinistra). Cronologia: LT C/D. Osservazioni: questi esemplari sono modellati al tornio e hanno impasto depurato. N.S. Forma: olletta n. 32 (tav. LI, nn. 5-6) Descrizione: orlo più o meno estroflesso, arrotondato o assottigliato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sul corpo, serie di linee incise, talvolta a reticolo, bugne, tacche incise. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 100, nn. 56-57, tav. VII, nn. 56-57); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 57-58, nn. 16, 18, tav. II, nn. 16, 18); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 119, n. 24, tav. III, n. 24). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 67, fig. 3); Legnano (?) (Otium 1993, p. 38, dis. 2: attribuzione ipotetica); San Giorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. XI, n. 2). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXIV, a). VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 85, n. 6, tav. IX, n. 6). Cronologia: I sec. a.C. (contesti). Osservazioni: l’impasto è generalmente grossolano, mentre è depurato nei due pezzi di Capiago Intimiano (CO). G.T. Forma: olletta n. 33 (tav. LI, n. 7) Descrizione: orlo estroflesso assottigliato, corpo ovoide con spalla alta e arrotondata, fondo piano. Decorazione: solcatura sulla spalla e unghiate impresse sul corpo. Attestazioni: BG: Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 10, tav. 14, b). Cronologia: LT D. C.D.P. Forma: olletta n. 34 (tav. LII, nn. 1-4) Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, piede a disco svasato o ad anello. Decorazione: solcature orizzontali parallelele sul corpo (Verdello, BG); fascia di bugne sulla spalla, sul corpo motivi incisi dendriformi su uno sfondo a tacche impresse, in un caso diviso da una fascia orizzontale liscia (Biassono, MI). Attestazioni: BG: Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 13, tav. 14, f). 146 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO 1982b, p. 74, nn. 5-6, tav. I, nn. 5-6). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, pp. 138, 152, tav. IV, O 8). Cronologia: LT D. Osservazioni: queste ollette sono modellate al tornio, hanno impasto depurato e in un caso superficie ingobbiata. Esse sono definite anche vasi o bicchieri situliformi (ARSLAN 1972; NEGRONI CATACCHIO 1982b). G.T. Forma: olletta n. 35 (tav. LII, nn. 5-6) Descrizione: orlo indistinto, corpo ovoide o con spalla accentuata, fondo piano. Decorazione: incisioni sulla parete (Garlasco, PV). Attestazioni: PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, pp. 75-76, nn. 20, 24, tav. LXXXIII, l, m); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 160, tav. 81, n. 3); Pavia, via Cavour (SARONIO MASOLO 1982, pp. 682-683, tav. II, n. 8). Cronologia: LT D. Osservazioni: queste ollette, eseguite senza uso di tornio, hanno impasto grossolano. G.T. Forma: olla n. 36 (tav. LII, nn. 7-8) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, collo concavo distinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta fila di tacche sulla spalla. Attestazioni: BS: Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (DELLA PORTA, SFREDDA 1993, pp. 9092, tav. II, nn. 4-5; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, figg. 247-248; Calvatone romana 1997, pp. 120-121, tav. XVIII, n. 6; inediti, scavi dell’Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, p.za Marconi (inedito, segnalazione L. Passi Pitcher). MN: Castel d’Ario, Corte Villa Grossa (inedito, Nucleo Operativo di Mantova della Soprintendenza Archeologica, rinvenimento del 3/11/1990, segnalazione E. Menotti); Sermide, Porcara (inedito, Nucleo Operativo di Mantova della Soprintendenza Archeologica, rinvenimento del 14/7/1991, segnalazione E. Menotti); Villimpenda (CALZOLARI 1989, fig. 124). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (Calvatone, CR: contesti). Osservazioni: si tratta di una forma poco attestata in territorio lombardo che trova confronti nelle Venezie, dove è detta olla “Sevegliano 4”, e nel Modenese2. Caratteristico di questi vasi è un impasto grossolano, arricchito di gusci di conchiglia macinati; inoltre è presente sempre il nucleo nero. Queste olle potrebbero avere come ascendente morfologico alcuni grandi recipienti ad orlo ingrossato attestati nella produzione etrusco-padana3. C.D.P. Forma: olla n. 37 (tav. LIII, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide con alta spalla arrotondata, fondo piano o piede a disco. 2 Cfr. LEONARDI, MAIOLI 1976, tav. 11, nn. 170, 171; LEONARDI, RUTA SERAFINI 1981, pp. 36-37; SALZANI 1986, fig. 2; BUSANA 1990, fig. 10, 11; Modena 1988, II, p. 70, fig. 42, A; CASSANI, FAILLA, SANTORO 1997. Decorazione: fasce orizzontali incise a unghiate o a spina di pesce, separate da solcature, o a reticolo e linee ondulate; talvolta collo cordonato. Attestazioni: MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 191, tav. 63, s). PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 114115, tav. 59, n.1). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 26, tav. XXIV, a, p. 57, tav. XIX, a). Cronologia: LT D. Osservazioni: queste olle presentano un impasto grossolano. G.T. Forma: olla n. 38 (tav. LIII, n. 3) Descrizione: orlo indistinto o segnato da una leggera solcatura, collo cilindrico, spalla evidenziata da un leggero gradino, corpo globulare, fondo piano. Decorazione: linee incise a reticolo, a spina di pesce, linee verticali a pettine, sulla spalla tacche ovali allungate. Attestazioni: MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 190, tav. 62, u); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 174, tav. LXXVII, nn. 4-5, p. 178, tav. LXXX, n. 6); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 6 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 4). PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 50, tav. 18, n. 1); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, pp. 50, 95, fig. 9, d). Cronologia: LT D2 (contesti). Osservazioni: l’olla n. 38 presenta impasto grossolano ed è modellata sia con tornio che senza. Si rinvengono esemplari di varie dimensioni. G.T. Forma: olletta n. 39 (tav. LIII, n. 4) Descrizione: orlo appena estroflesso arrotondato, collo concavo, spalla pronunciata, corpo globulare. Decorazione: sulla spalla due file orizzontali di tacche quadrate impresse a rotella. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 185, tav. LXXXV, n. 4). Cronologia: I sec. d.C. (?). Osservazioni: quest’olletta, lavorata al tornio, sembra risentire l’influsso della tradizione celtica: essa è infatti avvicinabile alle olle delle schede precedenti, sia per forma che per decorazione. Poiché proviene da un contesto pienamente romanizzato si potrebbe trattare di continuazione culturale o di un fenomeno di residualitá. G.T. Forma: olla/olletta n. 40 (tav. LIII, nn. 5-8) Descrizione: orlo estroflesso, talvolta ingrossato, corpo globulare, fondo piano. Decorazione: incisioni disposte in vario modo, spina di pesce, bugnette, puntini, tacche irregolari o impressioni quadrangolari, talvolta piú di un motivo associato. Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 3 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Verdello, via 3 Per esempio, Gli Etruschi a nord del Po, catalogo della mostra (Mantova 1986-87), a cura di R. DE MARINIS, Mantova 1986, vol. 1, p. 267, fig. 162. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Galilei (TIZZONI 1981, pp. 23-24, nn. 12, 14, tav. 14, c, e, g, h). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIX, n. 2); Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VIII, n. 92); Polpenazze, Capra (BOCCHIO 1971, pp. 5-6, n. 1, tav. I, n. 1); Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 21, tav. XIX, n. 3 = TIZZONI 1985, p. 44, n. 9, tav. 34, g). CO: Cantù (Cantù 1991, pp. 83-84, n. 10, tav. II, n. 4); Como (GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 4: attribuzione ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 57-58, n. 17, tav. II, n. 17). CR: Spino d’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, tav. 7, b). MI: Legnano, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 8, n. 20, fig. 2, n. 20: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 183, tav. LXXXIII, n. 5); Nosate (TIZZONI 1984, p. 64, n. 5, tav. LXVII, e); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 5, n. 4, p. 94, tav. 25, n. 21: p. 86, tav. 19, n. 15: attribuzione ipotetica). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, tav. LXXXIII, d); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 321, tomba 15, tav. III, n. 11); Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 56, tav. 4, n. 28); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.127, tomba 3, tav. VI, n. 16, p.127, tomba 3, tav. VII, n. 1); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 235, tav. XVIII, n. 12, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 16); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tomba 11, tav. IV, n. 10); Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, n. 18, tav. II, n. 8; ARATA 1984, p. 51, tav. I, n. 2); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 35-36, tomba XVIII, fig. 22, n. 1, p. 63, fig. 47, n. 5). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 238, n. 10, tav. 56, n. 10); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 136, n. 4, tomba 202, tav. XXV, a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 85, n. 4, tav. IX, n. 4). Cronologia: LT D2 / età tiberiana (contesti). Osservazioni: questo vasellame è lavorato al tornio e ha un impasto grossolano. Le attestazioni più numerose si hanno nel Pavese. N.S. Forma: olla n. 41 (tav. LIII, n. 9) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: linee oblique incise sul corpo. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 183, tav. LXXXIII, n. 5). Cronologia: I sec. a.C. (contesti). G.T. Forma: olla n. 42 (tav. LIV, nn. 1-5) Descrizione: orlo con incavo interno, collo concavo, attacco tra collo e spalla segnato da una nervatura, corpo ovoide, fondo piano. Sono state individuate cinque varianti: A) orlo verticale, appiattito superiormente, con incavo interno; 4 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151. 5 Calvatone romana 1997, p. 118; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio. 147 B) orlo ad uncino; C) orlo leggermente estroflesso, ingrossato arrotondato; D) orlo estroflesso arrotondato con imboccatura ad imbuto; E) orlo a sezione quadrangolare. Decorazione: talvolta linee parallele incise sotto la spalla. Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XX, n. 1: variante A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 125, n. 6: variante E); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 93, tav. XIII, n. 3: variante E). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, figg. 210-211: variante A; p. 151, fig. 213: variante E; Calvatone romana 1997, p. 119, tav. XVII, nn. 5-6: variante A; n. 7: variante E; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: varianti A e B);Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. VII: variante A). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 141, nn. 92-93, tav. XL, nn. 1-2); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 127, tav. XXV, n. 61: variante A; p. 128, tav. XXVI, n. 62: variante D; p. 127, tav. XXV, n. 60); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 178-180, tav. 60, a-e, h: variante A; tav. 60, k: variante B; tav. 60, f-g, l: variante C; tav. 60, h: variante D); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180, tav. LXXXI, nn. 1-3, 5-8, 10-12: variante A; tav. LXXXI, nn. 4, 9: variante B; tav. LXXXI, n. 13: variante C; tav. LXXXI, n. 14, tav. LXXXII, n. 4: variante D; tav. LXXXII, n. 5: variante E). MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, n. L2: variante A). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec. d.C. (Milano); inizio I sec. d.C. (Calvatone, CR). Osservazioni: a questo gruppo appartengono olle e ollette, la cui caratteristica principale consiste nell’essere modellate sempre con lo stesso impasto, molto ricco di quarzo che rende la superficie scabra al tatto. Per questa caratteristica vengono anche definite, pur impropriamente, “olle ad impasto refrattario” (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 178). Quest’olla si trova in abitato, con lo stesso impasto, a Milano e in tutta l’Italia nord-orientale, dal Trentino, al Veneto, alla Lombardia orientale, all’ Emilia Romagna fino alle Marche, tra l’età tardorepubblicana e l’età claudia4. Le attestazioni così sparse suscitano il problema dell’ubicazione dei luoghi di produzione, che potrebbero essere concentrati in poche località. A Calvatone (CR) sono stati rinvenuti alcuni frammenti di orli deformati, che inducono a ipotizzare una possibile produzione bedriacense5. N.S. Forma: olla/olletta n. 43 (tav. LV, nn. 1-4) Descrizione: orlo a fascia, superiormente appiattito, breve collo concavo, attacco tra collo e spalla segnato da una nervatura. Presenta tre varianti: A) orlo a fascia con incavo interno, corpo ovoide, carenato; B) alto orlo diritto con incavo interno, pareti diritte; C) breve orlo arrotondato, corpo carenato. Quanto ai risultati delle analisi minero-petrografiche effettuate sulle olle di Calvatone cfr. DELLA PORTA, SFREDDA 1997, pp. 143, 146. 148 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Decorazioni: fasci di solcature. Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 46, fig. 64: variante A). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180, tav. LXXXII, nn. 6-10, 18: variante A; tav. LXXXII, n. 17: variante B; tav. LXXXII, n. 19: variante C). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I d.C. Osservazioni: questo gruppo presenta analogie con il n. 42 sia dal punto di vista morfologico sia dell’impasto. Infatti anche l’olla n. 43 è modellata con un impasto ricco di quarzo e definito talvolta “impasto refrattario” (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 178). Le dimensioni di questo recipiente variano notevolmente. N.S. Forma: olla n. 44 (tav. LV, nn. 5-6) Descrizione: alto orlo estroflesso, appiattito superiormente, sottolineato da una solcatura, corpo globulare. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180, tav. LXXXII, nn. 20-21). Cronologia: età augustea (contesto). N.S. Forma: olla n. 45 (tav. LV, n. 7) Descrizione: orlo indistinto arrotondato, collo cilindrico distinto dalla spalla, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180, tav. LXXXII, nn. 12, 13). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec. d.C. Osservazioni: queste olle rientrano nel gruppo di quelle modellate con impasto arricchito di quarzo, chiamate anche “ad impasto refrattario” (vd. supra n. 42). N.S. Forma: olla n. 46 (tav. LV, n. 8) Descrizione: orlo diritto modanato, collo concavo distinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sulla spalla doppia banda ondulata e intrecciata (Arsago Seprio, VA) o linee incise (Parabiago, MI). Attestazioni: MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 113, tav. 39, n. 3: attribuzione ipotetica). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 116, n. 1, tomba 125, tav. XXIV, d). Cronologia: I sec. d.C. (Parabiago, MI: in associazione con Drag. 37/32). G.T. Forma: olla n. 47 (tav. LVI, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato e arrotondato, collo cilindrico, alta spalla arrotondata, corpo ovoide, fondo piano, leggermente incavato. Decorazione: due cordoni sul collo. Attestazioni: PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 56, tav. 2, n. 22, tav. 3, n. 27); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 17); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 34, n. 5, tav. II, n. 5); Gropello Cai- roli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 28, fig. 16, n. 2, p. 60, fig. 43, n. 14); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 1); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 85, tomba 37, tav. XI, n. 11); Pavia (inediti, Museo Civico di Pavia: cit. in MACCHIORO 1984, p. 16 nota 21); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, g); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 2); Zinasco, tenuta la Madonnina (MACCHIORO 1984, pp. 16-17, tavv. XX-XXI, figg. 23-26). Cronologia: I sec. d.C. Osservazioni: l’olla n. 47 è lavorata al tornio e ha un impasto piuttosto grossolano. Il corpo può essere più sviluppato in larghezza che in altezza o viceversa. Queste olle, caratterizzate da una decorazione a cordone sul collo, sono una forma tipica della Lomellina. Si trovano in ambito funerario anche con funzione di cinerario. L’esemplare di Lomello si distingue perché ha la spalla meno accentuata. N.S. Forma: olla n. 48 (tav. LVI, nn. 2-3) Descrizione: orlo a sezione quadrangolare, collo cilindrico, corpo globulare schiacciato, fondo piano. Decorazione: sul collo due leggere scanalature (Angera, VA); sulla spalla onde incise a pettine (Olgiate Comasco, CO). Attestazioni: CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 125-126, n. 39, tav. VI, n. 39). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 223, tav. 9, n. 1 = Angera romana I 1985, p. 118, n. 12, tav. 32, n. 11). Cronologia: seconda metà I sec.d.C. (Angera, VA). G.T. Forma: olla n. 49 (tav. LVI, n. 4) Descrizione: orlo ingrossato con incavo interno, collo concavo, corpo globulare. Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 5, fig. 125, n. 4); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 86, n. 7, tav. VII, n. 7). Cronologia: fine I sec. a.C. / II sec. d. C. (contesti). Osservazioni: la peculiarità dell’orlo ingrossato con incavo interno si ritrova anche su una brocca, sempre rinvenuta a Brescia (vd. infra n. 9). Le Autrici (Carta Brescia 1996, p. 185) ritengono si tratti di una sorta di “servizio”, indice di una comune produzione locale. C.D.P. Forma: olla/olletta n. 50 (tav. LVII, nn. 1-10) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo concavo o troncoconico, corpo espanso con ventre rialzato, fondo piano. Si individuano tre varianti: A) attacco collo-spalla non distinto; B) attacco collo-spalla distinto o segnato da un gradino; C) sul corpo una o due prese orizzontali. Decorazione: raramente tacche impresse, linee ondulate a pettine o bande di linee intrecciate; talvolta sulla spalla una o più solcature più o meno sottili. Dati epigrafici: a Nave (BS) bolli impressi: uno illeggibile, l’altro CAB. Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVIII, n. 3, tav. XIX, n. 5: variante A; tav. XIX, n. 1: variante B); Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 68: variante A; p. 47, figg. 69, 71: variante B); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 3: variante B); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, tav. IX, n. 15: variante A); Lonato (Lonato 1988, p. 19, fig. 3: variante B); Nave (Sub ascia 1987, pp. 196-200, tav. 30, nn. 3-7, tav. 31, nn. 1-2, tav. 32, nn. 1-7: variante B; p. 194, tav. 30, n. 2: variante C); Puegnago sul Garda (MASSENSINI 1972, tav. 2, n. 1); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104: variante B). CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 35, tav. VI, n. 35: variante A); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 54, tav. XV, nn. 13-15: variante A; pp. 63-64, n. 7, tav. XVIII, n. 7: variante B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 99, n. 5, tav. 7, n. 5e-f: variante A); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 73, n. 17B, tav. VI, n. 17: variante B, attribuzione ipotetica); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 126, n. 40, tav. VI, n. 40: variante B; pp. 126-127, nn. 41-42, tav. VI, nn. 41-42: variante A). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 165, cat. 40, tav. XLII: variante A; PAOLUCCI 1987-88, p. 134, cat. 88: variante C; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, fig. 217: variante A); Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, pp. 13, 23, n. 6, tav. III, n. 3: variante B). MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 38, dis. 1a: variante A, attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 212, n. 2, tav. 118, p. 232, n. 1, tav. 13: variante A; pp. 99-100, n. 4, tav. 48, p. 196, n. 5, tav. 106, p. 204, n. 5, tav. 112, p. 210, n. 7, tav. 116, pp. 220-221, n. 8, tav. 124, pp. 239-240, tav. 137: variante B; Sutermeister 1992, p. 15, in alto a sinistra: variante B); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 17, 30, n. 5: variante A); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 79, cat. 23/9: variante B; BOLLA 1992-93, p. 256, fig. 11: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 189, tav. LXXXVII, n. 1, p. 219, tav. C, n. 7: variante A; p. 189, tav. LXXXVII, n. 2: variante B); Ossona (SUTERMEISTER 1960b, p. 39, n. 1, fig. 1: attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 85, tav. 19, n. 13, p. 34, tav. 5, n. 5, p. 87, tav. 21, n. 11, p. 96, tav. 28, n. 11, pp. 119-120, tav. 44, n. 6: variante A; p. 103, tav. 33, n. 12, p. 110, tav. 36, n. 9, p. 111, tav. 38, n. 8, p. 33, tav. 1, n. 6, p. 83, tav. 17, n. 5, p. 112, tav. 39, n. 9, pp. 125-126, tav. 48, nn. 25-26: variante B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7-8, nn. 9-10, tomba 1: attribuzione ipotetica); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 25, tipo n. 1: attribuzione ipotetica; SUTERMEISTER 1960c, p. 41, nn. 8-9, tomba 17: attribuzione ipotetica). MN: Casalromano, Fontanella (TIZZONI 1984, p. 37, n. 3, tav. XL, a: variante A); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 112, tav. XXXV, M7, M10, M11: attibuzione ipotetica); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 58, tav. XIV, L2: attribuzione ipotetica). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 319, tomba 1, tav. II, n. 1: variante B); Casteggio (FROVA 1958a, p. 10, fig. 5: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 38, tomba 5, tav. III, n. 1, p. 44, tomba 15, tav. V, n. 3: variante A); Vigevano, cava Portalupa (RAMPA, SFREDDA 1984, pp. 106-107, n. 3: attribuzione ipotetica); Vigevano, La Morsella (SELLER, VIETTI 1985, p. 232, tav. 4, n. 5: attribuzione ipotetica). 149 VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 8, al centro: variante B, attribuzione ipotetica; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, pp. 223-224, tav. 9, n. 2, tav. 10, nn. 1, 3-7: variante A; tav. 9, n. 4, tav. 10, n. 2: variante B; Angera romana I 1985, p. 83, n. 15, tav. 25, n. 8, p. 120, nn. 2, 7, tav. 33, nn. 5-6, p. 136, n. 5, tav. 39, n. 5, p. 138, n. 7, tav. 39, n. 9, p. 171, n. 7, tav. 43, n. 10, p. 221, n. 29, tav. 76, n. 3: variante A; p. 73, n. 11, tav. 23, n. 6, p. 168, n. 9, tav. 44, n. 6, p. 182, n. 9, tav. 46, n. 6: variante B; p. 308, n. 7, p. 309, n. 2, tav. 69, nn. 8, 9: variante C); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 112-114, tav. 49, n. 3, pp. 327-328, tav. 97, n. 4: variante A; p. 117, tav. 51, n. 2, pp. 413-414, tav. 120, n. 1: variante B); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 177, fig. n. 8; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 80, n. 3, tomba 14, tav. XXXI, a, p. 83, n. 8, tav. XXXII, f, p. 88, n. 1, tomba 45, tav. XXVI, i, p. 108, n. 7, p. 110, n. 5, tomba 107, tav. XXVI, a-b, p. 151, n. 8, tomba 12, tav. XLIX, e, p. 152, n. 4, tomba 15, tav. LI, g: variante A); Fagnano Olona (MASTORGIO 1971: attribuzione ipotetica); Gallarate (SIRONI 1952, p. 13, n. 2: variante B); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 75, n. 1, tav. V, n. 1: variante A); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1970, pp. 21-22, n. 2: variante C); Musignano, Canicc (BERTOLONE 1940, p. 34, fig. 10: variante B); Somma Lombardo (Somma Lombardo 1985, p. 66, prima a sinistra in basso: variante A; p. 41, n. 22, p. 66, prima a destra in alto: variante B); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109, nn. 1, 7, tav. XVIII, n. 1, tav. XIX, n. 7: variante A; p. 109, nn. 2-4, tav. XVIII, nn. 2-4: variante B); Varese, necropoli delle Bettole (inedita, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Varese, Rasa di Velate (inedite, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello: varianti A e B). Cronologia: età imperiale e forse sino al VI sec. d.C. Osservazioni: si tratta del vasellame forse piú diffuso nel mondo romano, sia in abitato che in necropoli, dove si trova in differenti dimensioni, impiegato come cinerario o come elemento di corredo. Esso presenta affinità morfologiche anche con il n. 51, da cui si distingue per il corpo globulare schiacciato piuttosto che ovoide. Non sempre è possibile una classificazione precisa soprattutto in presenza di soli orli. Attualmente non sono a disposizione dati sufficienti per costruire una evoluzione cronologica dell’olla n. 50, se si esclude una prevalenza di attestazioni al I-II sec. d.C. per le varianti B e C. C.D.P. Forma: olla/olletta n. 51 (tav. LVIII, nn. 1-5) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o a profilo triangolare, collo concavo, corpo ovoide più o meno alto, fondo piano. Presenta due varianti: A) attacco collo-spalla indistinto; B) attacco collo-spalla segnato da un gradino. Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise a mano o a pettine, solcature orizzontali e parallele, modanature o bande di linee a pettine ondulate, parallele o intrecciate; di rado una solcatura o una nervatura sull’orlo; in due casi nervatura all’attacco collo-spalla (variante B, Angera e Arsago Seprio, VA); in un caso due fasce parallele di triangoli e rettangoli incisi (Lurate Caccivio, CO) o tacche quadrangolari (Milano, p.za Missori). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98: variante B). BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 6-8: variante B, attri- 150 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI buzione ipotetica); Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVIII, n. 2: variante B); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 72: variante B); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 2: variante B); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, nn. 5-10: variante B, attribuzione ipotetica); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 91, n. 25, fig. 40: variante B); Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, pp. 116-118, tav. III, n. 1: variante A; Milano 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 7: variante B); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 93, tav. XII, n. 10: variante A; n. 9: variante B, attribuzione ipotetica); Desenzano (Desenzano I 1994, pp. 167-168, tav. IV, n. 4: variante A; tav. IV, nn. 1-3: variante B, attribuzione ipotetica); Manerba del Garda, Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, pp. 276, 278, fig. 27, gruppo 2b, F146: variante B; gruppo 1, D75, F32: attribuzione ipotetica); Nave (Sub ascia 1987, pp. 36-37, H, pp. 72-73, l, pp. 7576, K, E1, tav. 33, nn. 4-8: variante A); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 35, n. 3, tav. IX, T. 145/3, p. 43, n. 1: variante A; SIMONI 1972, p. 44, n. 1, tav. I, n. 1 = MASSA 1997, scheda n. 1, tomba 73: variante B; MASSA 1997, scheda n. 39, tomba n. 93: variante A; scheda n. 9, tomba n. 34, scheda n. 39, tomba n. 93: variante B). CO: Como (BASERGA 1930, p. 90, fig. 2: variante A, attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 17, n. 15, tav. V, n. 15, p. 24, n. 10, tav. VII, n. 10, pp. 54-55, n. 16, tav. XV, n. 16: variante A); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 93, n. 3, tav. 2, n. 3, pp. 97-98, n. 1, tomba 98, tav. 5, n. 1: variante A; p. 94, n. 4c, tav. 2, n. 4c: variante B); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 78, n. 58, tav. VIII, n. 58: attribuzione ipotetica); Montorfano, Linghirone (BIANCHI 1982, pp. 28-29, c: variante B); Rovello Porro (PIOVAN 1968-69, pp. 242243, n. 1; GIORGI, MARTINELLI 1981, p. 261, fig. 9: variante B). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 127, n. 77: variante B; Calvatone romana 1991, p. 128, n. 14, tav. VIII, n. 3, pp. 168-169, tav. I, nn. 2-3, tav. II, nn. 1-2: variante B; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, figg. 214, 218: variante A; p. 156, fig. 255: variante B); Cremona (?) (PONTIROLI 1974, p. 108, n. 102 (547), tav. LIX: variante B). MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, b-c: attribuzione ipotetica; DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 8, n. 44: variante A); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 21, tomba n. 13, primo a destra, tomba n. 14, ultimi due in basso: attribuzione ipotetica); Legnano, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 7, nn. 8, 10, fig. 2, nn. 8, 10: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 222, n. 1, tav. 126: variante A); Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 28, 30, n. 18: variante A); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 16, 27-28, n. 5: variante B); Milano (LEVI 1935, pp. 76-77, fig. 3: variante B, attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 81, cat. 23/29, p. 104, cat. 25/6, cat. 25/9: variante B; La città 1997, p. 195, d, p. 156, fig. 32, d: variante B); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 124-125, 127128, nn. 71, 75, 79, tav. XXXV, n. 2, tav. XXXVI, n. 2, tav. XXXVII, n. 1: variante A; pp. 110-111, nn. 48-50, pp. 149-150, n. 98, tavv. XXVII-XXX, XLII: variante B); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 141142, tav. XXXVI, n. 83: variante A; pp. 130-132, tavv. XXIX-XXX, nn. 67-69: variante B); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta, p. 202, tav. 66, c-d: attribuzione ipotetica); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 9, tav. 3, n. 9: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 214, tav. XCVIII, nn. 1, 3: variante A; pp. 184-186, 188, 189, tav. LXXXV, nn. 1-2, 11-14, 17, tav. LXXXVI, nn. 1, 4, 11, 14-18, tav. LXXXVII, nn. 3-6: variante B); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 9, fig. 1.1: variante B). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, p. 206, n. 1, tav. II, n. 1; inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: varianti A e B); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 27, tav. IV, M1: variante B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 229, n. 24, fig. 27, n. 24: variante A). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 320, tomba 1, tav. II, n. 2: variante B); Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 58, tav. 4, n. 29, tav. 5, n. 39, p. 62, tav. 6, n. 47: variante B); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 36, tomba 4, tav. II, n. 9, pp. 46-47, tomba 19, tav. VI, n. 1: variante B); Gravellona Lomellina (PERIN, RAMPA 1982, pp. 77-78, tav. 7, nn. 502, 903: variante A); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 78, tomba 33, tav. VIII, n. 1); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 139, tav. XIX, n. 8: variante B). VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7, seconda fila, seconda da sinistra, fig. 8, prima e terza: attribuzione ipotetica; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 224, tav. 11, n. 1: variante B; Angera romana I 1985, p. 95, n. 7, tav. 27, n. 18: variante A; p. 213, n. 10, tav. 49, n. 6, p. 221, nn. 27-28, tav. 76, nn. 2, 4: variante B); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIII, n. 18, tav. XXIV, n. 20, tav. XXXVIII, primo e secondo in alto: variante A; tav. XXIV, n. 19: variante B; Angera romana II 1995, pp. 112-114, tav. 49, nn. 1-2, nn. 4-7, tav. 50, nn. 1-2, nn. 4-5, pp. 327-328, tav. 96, nn. 7-8, tav. 97, nn. 56, p. 412, tav. 119, n. 7, p. 466, tav. 135, nn. 1- 4, p. 473, tav. 137, n. 8: variante A; pp. 115-117, tav. 50, n. 8, tav. 51, nn. 1, 3, pp. 348-350, tav. 104, nn. 1-4, pp. 414-415, tav. 120, n. 4: variante B; pp. 121-122, tav. 52, nn. 5-7: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 178, fig. n. 10: variante A; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 77, n. 5, tav. XXIX, a, p. 80, nn. 4-5, tomba 14, tav. XXXI, c-d, p. 149, nn. 2-3, tomba 5, tav. XLIII, c, p. 150, n. 7, tomba 9, tav. XLVI, c, p. 152 n. 6, tomba 15, tav. LI, d: variante A; p. 83, n. 4, tav. XXXII, e: variante B); Gallarate, via Baraggia (inedite; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Musignano, Canicc (BERTOLONE 1940, p. 33, fig. 9, prima a destra: variante A); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 198687, pp. 94-95, tav. LVIII, Sc. 0519, Sc. 0026, Sc. 0520, p. 104, tav. LXIII, Sc. 0239: variante A; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, ST 55733: variante B); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109, n. 5, tav. XVIII, n. 5: variante B); Vergiate (BERTOLONE 1949-50, p. 76, fig. 7, n. 5: variante A). Cronologia: I/VI sec. d.C. Osservazioni: il n. 51 si distingue dal n. 50 per il corpo ovoide. Non sempre è possibile una classificazione precisa, soprattutto in presenza di soli orli. Alcune ollette presentano varie analogie con i bicchieri n. 20. Quest’olla è ampiamente documentata, in dimensioni molto variabili, in necropoli e in abitato. Attualmente non sono a disposizione dati sufficienti per Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari costruire una evoluzione cronologica di questa forma, se si esclude una prevalenza di attestazioni al I/II sec. d.C. In base ai contesti di Brescia, Desenzano, Manerba del Garda (BS) e Calvatone (CR) si può osservare che forse in età più tarda l’orlo tende ad assottigliarsi6. C.D.P. Forma: olla/olletta n. 52 (tav. LIX, nn. 1-3) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o a profilo triangolare, talvolta breve collo concavo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: scanalatura sul corpo e/o sul collo (Brescia, Nave, BS; Angera, VA); cordonatura sul collo (Olgiate Comasco, CO). Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIX, nn. 3-4); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 127, n. 6); Nave (Sub ascia 1987, p. 200, tav. 33, n. 10); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 46, n. 3, tav. I, n. 2; MASSA 1997, scheda n. 2, tomba 75, scheda n. 12, tomba 102). CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 127, tav. VII, n. 43). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 117, tav. 42, n. 6). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 226, tav. 13, n. 3; Angera romana I 1985, p. 123, n. 1, tomba 14, tav. 34, n. 1, p. 138, n. 6, tav. 39, n. 10, p. 233, n. 15, tav. 54, n. 10, p. 222, nn. 31-32, tav. 76, nn. 5-6); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132, 134, tomba 6, tav. III). Cronologia: età augustea (Nave, BS); seconda metà I sec. d.C. / primi decenni II sec. d.C. (Angera, VA). Osservazioni: l’olla n. 52 è attestata in dimensioni grandi e piccole. Alcune olle presentano analogie con gli esemplari del gruppo precedente. G.T. Forma: olletta n. 53 (tav. LIX, nn. 4-6) Descrizione: breve orlo distinto, diritto o leggermente introflesso, arrotondato, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta a linee incise orizzontali, diritte, a zig-zag, a fasci di linee oblique che si intersecano oppure a tacche ovoidali sulla spalla. Dat epigrafici: a Bergamo graffiti incisi illeggibili. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, n. 11). BS: Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978, p. 33, II 23); Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, p. 91, n. 26, fig. 41 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 30-31, n. 42a, tav. IXd); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88, tav. IX, nn. 2-3); Nave (Sub ascia 1987, p. 96, T, tav. 33, nn. 13, 15). CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 67, n. 59, tav. IX, n. 59). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, fig. 249); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XCII, n. 256). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 16, 27, n. 3); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 82, cat. 23/44); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 156-157, n. 106, tav. XLV). 6 DELLA PORTA, SFREDDA 1997, pp. 146-147, tav. II. 151 MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 18-31, R1-R2, pp. 100-105, L1); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 82-89, R1); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 225-227, nn. 16-18, fig. 26, nn. 16-18); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, pp. 32-43, R3, M10, pp. 67-73, R1, pp. 118-128, R1); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, pp. 109-115, R1). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 153, n. 4, tav. LIV, c). Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: queste ollette si rinvengono sia in necropoli sia in abitato. C.D.P. Forma: olla n. 54 (tav. LIX, n. 7) Descrizione: orlo arrotondato ingrossato, alta spalla arrotondata, corpo svasato, fondo leggermente convesso. Attestazioni: CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 97, n. 1, tomba 117, tav. 5, n. 1, pp. 98-99, n. 1, tomba 16, tav. 6, n. 1). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 237, n. 22, tav. 56, n. 3). Cronologia: non oltre la metà I sec. d.C. (Angera, VA); 60/120 d.C. (Mariano Comense, CO). Osservazioni: le olle di Mariano Comense (CO) sono eseguite a mano e fungevano da cinerari. G.T. Forma: olla n. 55 (tav. LIX, n. 8) Descrizione: orlo arrotondato ingrossato, distinto dal corpo da una profonda solcatura, corpo globulare, fondo piano. Decorazione: sporadicamente fila di tacche sulla spalla. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, fig. 253); Piadena, S. Lorenzo Guazzone (inedito, Antiquarium comunale, Piadena). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 194, tav. XCVII, nn. 3-5). MN: Cavriana, San Cassiano (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 100-105, L2); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 3243, L9, M11, M12, pp. 82-89, M11, pp. 92-96, L2, M9). Cronologia: I/II sec. d.C. (Milano: contesto); I/III sec. d.C. (Calvatone, CR: contesti). Osservazioni: si tratta di una forma larga e bassa, che può essere interpretata anche come ciotola. A Calvatone, a Piadena (CR) e a Cavriana (MN) queste olle presentano lo stesso impasto delle olle n. 56 attestate nei medesimi siti. C.D.P. Forma: olla n. 56 (tav. LX, nn. 1-4) Descrizione: orlo diritto o introflesso, talvolta ingrossato o a profilo triangolare, collo con doppia scanalatura, spalla rilevata, corpo ovoide o globulare, fondo piano, talvolta prese a mezzaluna. Decorazione: talvolta sulla spalla fila di tacche impresse; fitte linee oblique incise sulla parete; in un caso doppia fila di denti di lupo impressi, in un altro decorazione a rotella. Un esemplare ha una presa decorata da tacche (Milano, Scavi MM3). 152 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Dati epigrafici: bollo (?) [...O]LFE (Milano, via Puccini); bollo (?) ATIIA (Pavia, Seminario). Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 5); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 46, tav. III, n. 18). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 128-130, nn. 79-83; Calvatone romana 1991, p. 126, nn. 4-5, tav. VI, nn. 1-2, pp. 127-128, nn. 12-13, tav. VIII, nn. 1-2, p. 169, tav. II, n. 4; DELLA PORTA, SFREDDA 1993, pp. 9293, tav. III, nn. 1-4; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, figg. 250-252; Calvatone romana 1997, p. 121, tav. XVIII, n. 7); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. V, tipo 6 A e B). MI: Lodi Vecchio (SCHIAVI 1991-92, pp. 84-86, tav. 1, nn. 6, 10); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 109, cat. 25/44, p. 144, cat. 54/5, pp. 158-159, cat. 61/5, pp. 164165, catt. 62/25-62/26; La città 1997, pp. 202-203, b, p. 168, fig. 41, b); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 199495, p. 82, n. 19, tav. XIX, n. 1, pp. 84-85, n. 22, p. 87, n. 26, tav. XXI, nn. 1-2, p. 88, n. 28, pp. 92-93, nn. 33, 35, tav. XXII, nn. 1-3, pp. 95-96, n. 38, tav. XXIII, n. 1, pp. 145-147, nn. 94-96, tav. XLI, nn. 1-3); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 135-136, tav. XXXIII, nn. 76-77, pp. 136-137, tav. XXXIV, nn. 78-79); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, pp. 106, 108, nn. 16-21, tav. 4, nn. 1618, tav. 5, nn. 19-21); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 192-194, tav. LXXXIX, nn. 1-18); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 9, fig. 1.2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 99, tav. 30, n. 7). MN: Cavriana, San Cassiano (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 27, tav. IV, M2-M6, pp. 78-79, tav. XX, M3-M6, p. 103, tav. XXX, M4); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 38-43, tavv. VIII-XI, M13, M15-M27, M29, M42, M43, M45, p. 85, tav. XXIII, M10, p. 94, tav. XXVII, M8); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 228-229, nn. 21-22, fig. 26, nn. 21-22); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, M1-M3); Schivenoglia (BOTTURA 1988, p. 97, tav. XXVIII, M1); Sermide, Porcara (inediti, Nucleo Operativo di Mantova, segnalazione E. Menotti); Serravalle a Po (CALZOLARI 1989, figg. 203, 233, 256); Sustinente (CALZOLARI 1989, figg. 172, 197); Viadana, S. Matteo e fondo Cavallino (inediti, Museo Civico A. Parazzi, Viadana); Villimpenta (CALZOLARI 1989, fig. 65). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54, tav. 2, n. 14); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 166, fig. 5, GTV 204/5); Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 100, tav. II, nn. 17-18); Pavia, Torre Civica (BLAKE 1978, p. 160, fig. 39, n. 38); Retorbido (BERGAMASCHI et alii 1995, p. 255, tav. 3, nn. 9, 10, 13, 14); Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 14); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 51, p. 96, fig. 10, p. 97, fig. 11, b). VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIV, n. 32: attribuzione ipotetica). Cronologia: I/IV sec. d.C., con maggiori attestazioni tra I e III sec. d.C. Osservazioni: si tratta di un’olla che presenta come caratteristica distintiva due profonde solcature sul collo e ha numerose varianti, difficilmente precisabili. Essa è documentata in grandi e piccole dimensioni. Queste olle sono ampiamente diffuse in Italia settentrionale, soprattutto in Piemonte/Liguria7. Nel Cremonese, nel Mantovano e nel Pavese esse si trovano in genere in un impasto di colore dal bruno scuro al rosso intenso, poco compatto, con inclusioni superficiali lamellari, che trova confronti anche nel Modenese e nell’Alessandrino8. Invece a Milano queste olle presentano un impasto duro con superfici lisce e, negli esemplari più tardi, spesso una patina marrone scura. C.D.P. 7 Cfr. DELLA PORTA, SFREDDA 1993, tav. IV. 8 Cfr. Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155. Forma: olla n. 57 (tav. LX, nn. 5-6) Descrizione: piccolo orlo estroflesso, breve collo troncoconico, ampia spalla rilevata e costolata, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: costolature sulla spalla. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, nn. 1, 2, 4, 6); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 55, n. 36, fig. 42, p. 57, nn. 101-102, 112, figg. 51-53); Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 118, tomba 26, n. 1, tav. L, n. 1); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633). BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 70); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 126, n. 1). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 108109, n. 46, tav. XXVI); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 184, tav. LXXXIV, nn. 6-10). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 26, tav. III, L1: attribuzione ipotetica). Cronologia: I sec. d.C. (Zanica, BG; Milano: contesti). Osservazioni: questo vasellame ad impasto grossolano sembra attestato soprattutto nel Bergamasco, con poche variazioni. Trova rapporti morfologici con l’olla n. 60, da cui si distingue principalmente per la presenza della costolatura sulla spalla. C.D.P. Forma: olla n. 58 (tav. LXI, nn. 1-2) Descrizione: orlo introflesso, arrotondato, collo troncoconico con modanature più o meno accentuate, talvolta due prese orizzontali ad orecchietta impostate sulla spalla, corpo globulare o troncoconico con pareti più o meno svasate, fondo piano o leggermente convesso. Decorazione: modanature, di rado tacche sulla spalla. Attestazioni: CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 159, B8, tav. 3, B8; Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 123, n. 6); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 11, n. 14, tav. III, n. 14, p. 16, n. 14, p. 17, n. 17, tav. V, nn. 14, 17, p. 20, n. 7, tav. VI, n. 7, pp. 55-56, nn. 19-20, tav. XVI, nn. 19-20, p. 64, n. 10, tav. XVIII, n. 10); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 94, n. 1, tomba 83, tav. 3, n. 1); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 74, nn. 26-27, tav. VI, nn. 26-27, p. 77, n. 49, tav. VII, n. 49, p. 82, nn. 94-97, tav. X, nn. 94-97, p. 84, n. 110, tav. XI, n. 110, p. 86, n. 124, tav. XII, n. 124); Olive- Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari to Lario, Onno (inedito, Museo di Erba, cit. in Carta Lecco 1994, p. 240, nota 42: attribuzione ipotetica); Valmadrera (Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 5, pp. 370371, scheda 323, fig. 143, n. 7). MI: Lissone (BERNASCONI 1926, tav. II, prima fila: attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 96, 98, nn. 39, 43, tav. XXIV, nn. 1-2); Milano, scavi MM3 (Milano capitale 1990, p. 364, scheda 5d.1b; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 193-194, tav. XCVII, nn. 1, 2, 11-13); Sant’ Angelo Lodigiano, Lazzaretto (BARONI 1932, p. 132, fig. 2; Lodi 1990, p. 69, secondo disegno). PV: Zeme (MOCHI, PERNICH 1987-88, p. 132, tav. 2, nn. 16-17: attribuzione ipotetica). Cronologia: I sec. d.C. (Comasco e Milano, p.za Missori); III/IV sec. d.C., con possibile residualità (Milano, scavi MM3). Osservazioni: le olle di Mariano Comense e Valmadrera (CO) erano impiegate come urne cinerarie. In alcuni esemplari di Milano, scavi MM3, è rimasta traccia del treppiede di appoggio nel fondo a calotta. G.T. Forma: olla n. 59 (tav. LXI, n. 3) Descrizione: orlo distinto, obliquo, corpo globulare, fondo piano. Decorazione: fascia ondulata incisa a pettine sulla spalla (Brescia) o solcatura orizzontale (Milano). Attestazioni: BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, n. 4). MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 202-203, tav. LIV, nn. 130-131); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 190, tav. LXXXVII, nn. 13-14). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, pp. 32, 34-35, tomba 1, tav. II, n.1). Cronologia: I sec. d.C. (contesti milanesi). C.D.P. Forma: olla n. 60 (tav. LXII, nn. 1-3) Descrizione: breve orlo diritto o estroflesso, ampia spalla rilevata, corpo ovoide o troncoconico, a volte con presette orizzontali, fondo piano o convesso. Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise o brevi tacche oblique, in un caso incise su una cordonatura. Attestazioni: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p. 116, fig. 103, nn. 1-2); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 54, nn. 1-7, figg. 39, 40, p. 58, nn. 114-117, fig. 54); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 167-168, nn. 15-25, fig. 6, n. 8, figg. 7, 8); Isso (“NotALomb”, 1984, fig. 74); Levate (Levate 1993, p. 30, tomba 20). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 169, tav. III, n. 6, tav. IV, n. 4). CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER 1961-65, p. 164, tav. LIII); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 24, n. 9, tav. VII, n. 9); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 92, n. 1, tav. 1, n. 1, p. 93, n. 1, tav. 2, n. 1, p. 106, n. 1, tav. 6, n. 1, pp. 101-102, nn 1, 4, tav. 9, nn. 1, 4d, p. 111, n. 1, tav. 13, n. 1, p.121, nn. 1, 3b, tav. 15, nn. 1, 3b, p. 104, n. 1, tav. 18, n. 1, p. 123, n. 1, tav. 24, n. 1, pp. 124-125, nn. 12, tav. 21, nn. 1-2, p. 127, nn. 1-2, tav. 23, nn. 1-2, p. 130, 153 nn. 1, 2a, tav. 25, nn. 1, 2a); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 73, nn. 14-15, tav. V, n. 14, tav. VI, n. 15, p. 79, n. 65, tav. VIII, n. 65, p. 80, nn. 73-75, tav. IX, nn. 73-75, p. 83, n. 99, tav. X, n. 99, p. 86, nn. 123, 125, tav. XII, nn. 123, 125). MI: Lissone (BERNASCONI 1926, tav. II, seconda fila: attribuzione ipotetica); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 189, tav. 62, q); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 213-214, tav. XCVII, nn. 16-17; p. 194, tav. XCVII, nn. 9-10: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 119120, tav. 52, n. 1). Cronologia: fine I sec. a.C./I sec. d.C. (contesti di Bergamo e di Milano, dove però ci sono anche presenze residue in età tardoantica); I/II sec. d.C., con una concentrazione dalla metà I sec. d.C. alla metà II sec. d.C. (Comasco; Angera, VA); età tardoantica (Ghisalba, BG). Osservazioni: queste olle hanno impasto molto rozzo e talvolta sono eseguite senza uso di tornio. Nella necropoli di Mariano Comense (CO) sono per lo più impiegate come cinerari. C.D.P. Forma: olla n. 61 (tav. LXIII, n. 1) Descrizione: orlo indistinto appiattito superiormente, corpo troncoconico, fondo piano. Decorazione: linee incise a zig-zag. Attestazioni: CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 111, n. 1, tomba 9/10, tav. 13, n. 1). Cronologia: I/II sec. d.C. Osservazioni: quest’olla, eseguita a mano, era impiegata come urna cineraria. G.T. Forma: olla n. 62 (tav. LXIII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo troncoconico, attacco collo-spalla segnato da un gradino, corpo ovoide piuttosto sviluppato in altezza con diametro massimo sulla spalla, fondo piano. Dati epigrafici: bolli impressi: TAKA e CONSTANS (Brescia, necropoli). Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 5 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzione ipotetica). BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 106, tav. XLII, n. 5; p. 106, tav. XLII, fig. 2, tav. XLIII, fig. 1: attribuzione ipotetica); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 50, n. 7, fig. 4, p. 54, nn. 11-12, figg. 8-9, p. 72, n. 12-14, figg. 13-15, p. 91, n. 27, fig. 42, p. 117, n. 27, fig. 35); Nave (Sub ascia 1987, p. 200, tav. 31, nn. 4-6); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 12, p. 86, tomba 116, tav. II = MASSA 1997, scheda n. 8, tomba n. 116; MASSA 1997, scheda n. 14, tomba n. 31). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 125-126, n. 75: attribuzione ipotetica; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143, fig. 190). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 184, tav. LXXXIV, nn. 1-5). Cronologia: I sec. d.C. (Brescia, Nave (BS), Milano). Osservazioni: questo gruppo di olle si distingue dal n. 51 per il maggior sviluppo in altezza del corpo e per un’imboccatura più stretta rispetto alla spalla. Sembra diffuso principalmente nella Lombardia orientale, 154 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI anche se in presenza di frammenti è difficile giungere ad una precisa classificazione. Talvolta la superficie è lucidata a stecca. Un esemplare di Salò, BS, presenta due prese sulla spalla. C.D.P. Forma: olla n. 63 (tav. LXIV, n. 1) Descrizione: orlo a sezione triangolare, talvolta con incavo interno, breve collo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: scanalature orizzontali parallele incise sulla spalla. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 190, tav. LXXXVII, n. 11: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 225, tav. 13, n. 1 = Angera romana I 1985, p. 112, n. 13, tav. 73, n. 1); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 150, n. 6, tomba 9, tav. XLVI, a); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132, 135, tomba 7, fig. 5); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1958-59, fig. 3, tomba 11). Cronologia: I / primi decenni II sec. d.C. Osservazioni: caratteristiche di queste olle sono le dimensioni notevoli (diam. orlo sui 30 cm e alt. sui 35 cm). G.T. Forma: olla n. 64 (tav. LXIV, n. 2; tav. LXV, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, talvolta a sezione quadrangolare, breve collo concavo, spesso distinto da un gradino, corpo ovoide, fondo piano, a volte concavo. Decorazione: talvolta fasci di linee ondulate ottenute a pettine (Legnano, MI). Attestazioni: MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, pp. 20-21, 24-26, tomba 22, n. 1, tombe 2-4, 11, tomba 13, primo a sinistra, tomba 14, primo a sinistra in alto, tomba 16, primo a sinistra: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 118, n. 2, tav. 56, p. 172, n. 4, tav. 90, pp. 216-217, n. 3, tav. 122); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 104, cat. 25/5); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 186, tav. LXXXV, n. 19); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 40, tomba 42: attribuzione ipotetica). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 149, n. 2, tomba 6, tav. XLIV, a, p. 150, n. 6, tomba 10, tav. XLVII, a, p. 152, n. 4, tomba 14, tav. L, c, p. 153, n. 3, tomba 16, tav. LII, a); Besozzo (QUAGLIA 1881, tav. VI, n. 108: attribuzione ipotetica); Castellanza (SUTERMEISTER 1952b, pp. 11-12, prima a sinistra: attribuzione ipotetica); Castellanza, Campo Bolla (“NotALomb”, 1984, p. 146, fig. 150, tomba 6); Gallarate (BERTOLONE 1931, p. 31, fig. 6, al centro: attribuzione ipotetica; SIRONI 1952, pp. 13-14, n. 4); Gallarate, Cà di Ass (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3, terza da sinistra: attribuzione ipotetica; inedite, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, viale Milano (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969a, p. 225, b); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 59, tav. 2, n. 2; tav. 2, n. 1: attribuzione ipotetica); Ligurno, necropoli Collodera (inediti, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello). Cronologia: I/II sec. d.C. e forse sino agli inizi del III sec. d.C. (contesti). Osservazioni: l’olla n. 64 ha in genere grandi dimensioni e sembra attestata solo in una zona ben precisa del comprensorio del Ticino: il Legnanese, Milano e l’area varesina. Numerose olle fungevano da cinerari. G.T. Forma: olla n. 65 (tav. LXV, n. 2; tav. LXVI, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso a profilo quadrangolare o triangolare, collo troncoconico talvolta distinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: di rado fila di tacche ovali sulla spalla (Milano, necropoli). Attestazioni: BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 47, tav. III, nn. 22-23: attribuzione ipotetica). CO: Caslino d’Erba (NOBILE 1992, pp. 49-50, n. 11.3, tav. 9, n. 11.3); Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.3, tav. 12, n. 13.3); Molteno (NOBILE 1992, p. 60, n. 16.27, tav. 20, n. 16.27 = Carta Lecco 1994, pp. 227, 238, n. 3, p. 363, scheda 256, fig. 153, n. 3); Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 65-66, tav. XXXIX, nn. 4-5, 14: attribuzione ipotetica); Valbrona (NOBILE 1992, p. 63, n. 19.8, tav. 23, n. 19.8). MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 2930, n. 19); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 114-115, cat. 25/96); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 186, tav. LXXXV, n.18). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 107108, tav. 46, nn. 6-9, tav. 47, n. 1, p. 326, tav. 96, n. 2); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, pp. 35, 37, St. 44452, tomba 90: attribuzione ipotetica). Cronologia: terminus post quem 195/197 d.C. (Erba, CO: contesto con moneta); IV sec. d.C. (Caslino d’Erba, Molteno, Valbrona, CO); secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA); età tardoantica/altomedievale (Rodengo Saiano, BS). Osservazioni: queste olle si rinvengono sia in necropoli che in abitato, per lo più in contesti non precisamente databili. Le dimensioni variano considerevolmente (diametro orlo da cm.14 a cm. 25 circa; altezza da cm.14 a cm. 30 circa). G.T. Forma: olla n. 66 (tav. LXVI, nn. 2-3; tav. LXVII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, con o senza collo, corpo ovoide piú o meno panciuto, fondo piano. Decorazione: talvolta una o più solcature sulla spalla. Attestazioni: CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 62-63, nn. 37-38, tav. VI, nn. 37-38). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, pp. 224-225, tav. 11, n. 4, tav. 12, n. 2 = Angera romana I 1985, p. 139, n. 2, tav. 40, n. 1, p. 205, n. 1, tav. 47, n. 8); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 153, n. 2, tomba 17, tav. LIII, a, p. 80, n. 8, tav. XXX, c); Gallarate (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3, seconda da sinistra =? SIRONI 1952, pp. 13-14, n. 3: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I/II sec. d.C. (Angera e Arsago Seprio, VA). Osservazioni: è attestata in varie dimensioni. G.T. Forma: olla n. 67 (tav. LXVII, n. 2) Descrizione: orlo diritto, triangolare, superiormente appiattito, corpo ovoide, fondo piano. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Decorazione: solcatura sulla spalla. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 190, tav. LXXXVII, n. 12). VA: Castellanza, Campo Bolla (“NotALomb”, 1984, p. 146, fig. 150, tomba 4); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1958-59, fig. 3, tomba 6). Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti). G.T. Forma: olla n. 68 (tav. LXVIII, n. 1) Descrizione: orlo a profilo triangolare, corpo situliforme, fondo piano. Decorazione: linee incise orizzontali parallele. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 226, tav. 13, n. 2 = Angera romana I 1985, p. 287, n. 26, tav. 66, n. 11). Cronologia: età flavia (contesto tombale). G.T. Forma: olla n. 69 (tav. LXVIII, n. 2) Descrizione: orlo arrotondato, corpo situliforme, due prese a metà della parete, fondo piano. Attestazioni: BS: Breno (Valle Camonica romana 1986, p. 106, tav. XLII, nn. 3-4). Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C. Osservazioni: questo esemplare, esclusivamente locale, è simile ai recipienti cilindrici in pietra ollare, presenti nella stessa necropoli di Breno. C.D.P. Forma: olla n. 70 (tav. LXVIII, n. 3) Descrizione: orlo a profilo triangolare, collo cilindrico, corpo ovoide con ventre espanso, fondo piano. Decorazione: sulla spalla una fascia curvilinea a pettine (Angera, VA). Attestazioni: MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 130, n. 66, tav. XXVII: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 226, tav. 15, n. 3 = Angera romana I 1985, p. 127, n. 3, tomba 20, tav. 36, n. 2); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XXIV, n. 17); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1958-59, fig. 4, tomba 5); Sesto Calende, S. Giorgio (BRUSCHERINI BIANCHI 1961, pp. 333-334, n. 2: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà II sec. d.C. (Angera, VA: contesto tombale). Osservazioni: si rinviene in necropoli e in abitato. G.T. Forma: olla n. 71 (tav. LXVIII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo piriforme a ventre ribassato, piede a disco. Attestazioni: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 45, n. 1, tav. V, n. 7). Cronologia: terminus post quem moneta di Faustina (seconda metà II sec. d.C.). N.S. Forma: olla/olletta n. 72 (tav. LXIX, nn. 1-4; tav. LXX, n. 1) Descrizione: orlo a fascia, collo appena accennato o 155 concavo, corpo ovoide, fondo piano. Sono presenti quattro varianti: A) orlo diritto o arrotondato esternamente, con incavo interno; di solito l’imboccatura è uguale o maggiore del diametro massimo del corpo; B) orlo diritto modanato; C) orlo diritto arrotondato esternamente, con incavo interno; D) orlo a profilo triangolare. Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise parallele. Attestazioni: CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 65, n. 50, tav. VIII, n. 50: variante D); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 55, n. 17, tav. XV, n. 17: variante A). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 127-128, cat. 78: variante D; Calvatone romana 1991, p. 127, tav. VI, n. 4: variante C); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 200, tav. III, nn. 1-2: variante D). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (inedita, cit. in BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 481: attribuzione ipotetica); Legnano, Costa per S. Giorgio (inedita; Legnano, Museo Civico Guido Sutermeister); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 186, n. 1, tav. 99, p. 249, n. 1, tav. 145: variante D); Lodi Vecchio, Cascina S. Lorenzo (BUSINARO, RIZZI 1995, pp. 260-261, tav. 2, n. 6: variante B, attribuzione ipotetica); Milano, S. Giovanni alle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 3: variante C); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 220, tav. C, n. 16: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 12, n. 4: variante D). PV: Voghera, Oriolo (CALANDRA 1992, p. 64, tav. XI, n. 3: variante A). VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XXXVII, terza e quinta dall’alto: variante A; tav. XXXVII, quarta dall’alto: variante B; Angera romana II 1995, pp. 104107, tav. 45, nn. 7-10, tav. 46, nn. 3-4, pp. 122-124, tav. 52, nn. 9-10, p. 328, tav. 98, n. 2, p. 473, n. 35, tav. 137, n. 9: variante A; pp. 106-107, tav. 46, nn. 1-2, p. 326, tav. 95, n. 9: variante B; p. 326, tav. 95, n. 7: variante C; pp. 106-107, tav. 45, nn. 12-13, pp. 124-125, tav. 53, nn. 2-4, p. 326, tav. 95, n. 8, p. 328, tav. 96, n. 1, tav. 98, n. 3: variante D); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 148, n. 1, tomba 3, tav. XLII, d, p. 150, n. 5, tomba 8, tav. XLV, d: variante A; p. 148, n. 1, tomba 2, tav. XLII, a: variante B; p. 84, n. 3, tomba 28, tav. XXXIII, c, p. 149, n. 3, tomba 6, tav. XLIV, c: variante D); Cardano al Campo (inedite; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Cassano Magnago (inedite; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in basso, prima, seconda e terza da destra: attribuzione ipotetica); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 197375, p. 332, tav. 9, prima fila, primo da destra, seconda fila, secondo da destra, p. 335, tav. 11, n. 6: attribuzione ipotetica; Castelseprio 1978-79, fig. 38, nn. 7, 8, fig. 58, n. 19: variante A; fig. 58, n. 7: variante D; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 481, fig. 11, nn. 2-3: variante A); Daverio, Dobbiate (inedite; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello: varianti A e D); Gallarate (Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: variante D = ? BERTOLONE 1931, p. 31, fig. 6); Gallarate, Cà di Ass (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3, seconda da destra; SIRONI 1952, pp. 13-14, n. 1: variante D); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (inedita, St. 5623; Varese, Musei Civici di 156 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Villa Mirabello: variante A); Musignano, Canicc (BERTOLONE 1940, p. 33, fig. 9, prima a sinistra: attribuzione ipotetica); Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, n. 7, fig. 198, n. 7 = MARIOTTI, MASTORGIO 1990, pp. 11, 13, n. 7: variante C); Sesto Calende, S. Giorgio (BRUSCHERINI BIANCHI 1961, pp. 333-334, n. 1: attribuzione ipotetica); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 59, tav. XXX, Sc. 0330, Sc. 0332, pp. 61-62, tav. XXXVI, Sc. 004, tav. XXXVII, Sc. 0283: variante A; pp. 57-59, tav. XXV, Sc. 0074, Sc. 0286, tav. XXVI, Sc. 0468, Sc. 0406, tav. XXVII, Sc. 0273, Sc. 0161, pp. 60-63, tav. XXXI, Sc. 0300, tav. XXXII, Sc. 0270, Sc. 0271, tav. XXXIII, Sc. 0327, Sc. 0086, tav. XXXIV, Sc. 0071, tav. XXXV, Sc. 0287: variante D; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55725: variante A; fig. 69, St. 55743: variante D); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 102, n. 9, tav. XIV, n. 9: variante D). Cronologia: III/V sec. d.C. (varianti A, B e C); III/VI sec. d.C. (variante D). Osservazioni: questo gruppo comprende ollette (diam. orlo sui 14/16) e olle (diam. orlo dai 18 ai 30 cm, per lo più sui 20/24 cm). Entrambe compaiono sia nelle tombe, come elemento di corredo e talvolta come urne cinerarie, sia in abitato. A Milano e ad Angera (VA) si trovano anche nella versione invetriata (vd. ceramica invetriata n. 4). Le olle n. 72 sono caratteristiche del comprensorio del Ticino, con presenze numerosissime nell’area varesina e nel Canton Ticino9, più rare nel Comasco, nel Milanese e nel Pavese. Nella Lombardia orientale le attestazioni sono circoscritte a Calvatone e a Palazzo Pignano (CR). G.T. Forma: olla n. 73 (tav. LXX, nn. 2-3) Descrizione: orlo estroflesso, quasi a tesa, spesso con incavo interno, corpo con ventre ribassato o appena carenato, fondo piano. Attestazioni: CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 36, tav. VI, n. 36, p. 65, nn. 51-52, tav. VIII, nn. 51-52); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 27, n. 7, tav. VIII, n. 7: attribuzione ipotetica). MI: Legnano (SUTERMEISTER 1956b, pp. 24-25, primi a sinistra, in alto e in basso: attribuzione ipotetica); Legnano, Costa per S. Giorgio (inedita; Legnano, Museo Civico Guido Sutermeister); Legnano, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 8, n. 21, fig. 2, n. 21: attribuzione ipotetica); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 13, 26, n. 3); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 214, tav. XCVIII, n. 9: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 110111, tav. 48, n. 6, pp. 120-121, tav. 52, n. 3, p. 327, tav. 96, nn. 4-6); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 81, n. 8, tomba 17, tav. XXXI, g, p. 149, n. 3, tomba 5, tav. XLIII, d); Cardano al Campo (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Castelseprio (Castelseprio 1978-79, p. 81, fig. 56, 9: 9 Per le olle del Canton Ticino e della zona piemontese del comprensorio del Ticino si rimanda ad Angera romana II 1995, pp. 104-106. Ai confronti ivi citati si possono aggiungere anche gli esemplari rinvenuti nel territorio di Borgosesia (VC) (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp. 91-92, tav. XXIII, nn. 11-15, 17-18, pp. 113, 116-117, 121, tav. XXXII, nn. 1, 5, tav. XXXIV, attribuzione ipotetica); Gallarate, Ca’ di Ass (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 73, n. 14, tav. IV, n. 14); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp. 56-57, tav. XX, Sc. 0108, Sc. 0214, tav. XXI, Sc. 0206, tav. XXII, Sc. 0365; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55706, St. 55726); Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, pp. 117-118, fig. 5, prima da sinistra: attribuzione ipotetica); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109, n. 8, tav. XIX, n. 8). Cronologia: III/IV sec. d.C. (contesti databili). Osservazioni: questo gruppo è attestato soprattutto nel Varesotto e nel Legnanese. Purtroppo quasi sempre i contesti non sono databili. G.T. Forma: olla/olletta n. 74 (tav. LXX, nn. 4-6) Descrizione: orlo arrotondato, talvolta con incavo interno, sottolineato da un piccolo listello appuntito o arrotondato, spesso collo concavo. Decorazione: talvolta linee incise parallele sull’orlo o sul corpo (Angera, VA). Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.116, tav. III, n. 5). CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 200, tav. III, n. 3: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 110, tav. 48, nn. 2-3, pp. 127-128, tav. 53, nn. 10-11, pp. 327328, tav. 96, n. 3, tav. 98, nn. 4-5, p. 417, tav. 121, n. 2); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973 -75, p. 326, tav. 6, terza fila dal basso, secondo da sinistra: attribuzione ipotetica). Cronologia: secondo quarto III / VI sec.d.C. (contesti). Osservazioni: l’olla in esame non è frequente in Lombardia10. La documentazione più cospicua è quella di Angera (VA), dove sono attestate sia olle che ollette e dove talvolta il profilo dell’orlo è modanato da un ingrossamento sottostante il listello. È presente anche la versione invetriata (olla n. 5). G.T. Forma: olla n. 75 (tav. LXXI, nn. 1-4) Descrizione: collo troncoconico, spalla più o meno alta e arrotondata, corpo troncoconico, fondo piano o concavo. Si individuano due varianti: A) orlo più o meno triangolare; B) orlo estroflesso. Decorazione: di rado una linea incisa orizzontale sul corpo. Attestazioni: BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 10, 12: variante A); Roccafranca (“NotALomb”, 1982, pp. 99-101 = Milano capitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e.1, b, f: variante A). CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55, n. 15.5, tav. 15, n. 15.5 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235, n. 5, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 3: variante A); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 124, n. 2: variante A, attribuzione ipote- nn. 2, 4, tav. XL, nn. 1, 4) e a Cureggio (NO) (PANTÒ 1996, p. 109, fig. 12, nn. 2-4). 10 Invece fuori Lombardia sono frequenti, specialmente nel IVVI sec.d.C., esemplari analoghi, a livello morfologico. Per i confronti si rimanda ad Angera romana II 1995, pp. 110, 127-128. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari tica); Garlate (NOBILE 1992, p. 71, n. 22.14, tav. 30, n. 22.14: variante A; p. 70, n. 22.11, tav. 29, n. 22.11: variante B); Lecco, Acquate (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358, scheda 213, fig. 128, n. 5: variante B); Lecco, Pescarenico (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358-359, scheda 217, fig. 129, nn. 3-4: variante B); Molteno (NOBILE 1992, p. 58, n. 16.11, tav. 18, n. 16.11 = Carta Lecco 1994, pp. 226, 238, n. 6, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 6: variante A); Valbrona (NOBILE 1992, p. 62, n. 19.1, tav. 22: variante A). MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 190, e, p. 151, fig. 28, e: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 218, tav. XCIX, n. 14: variante B). Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: l’olla n. 75 è particolarmente frequente nel Comasco dove si trova anche in piccole dimensioni. G.T. Forma: olla n. 76 (tav. LXXII, nn. 1-2) Descrizione: orlo diritto ingrossato arrotondato, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: CO: Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.2, tav. 12, n. 13.2); Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 51, n. 12.4, tav. 10, n. 12.4). Cronologia: III sec. d.C. (Erba, CO, con moneta di Clodio Albino, 195-197 d.C.); IV sec. d.C. (Pontelambro, CO). G.T. Forma: olla/olletta n. 77 (tav. LXXII, nn. 3-6; tav. LXXIII, nn. 1-3) Descrizione: orlo ingrossato arrotondato, corpo espanso con ventre rialzato e parte inferiore più o meno svasata, fondo piano o convesso. Si distinguono quattro varianti: A) orlo impostato direttamente sul corpo, talvolta sottolineato da una solcatura; B) orlo con breve gola; C) orlo con breve gola cordonata; D) collo corto troncoconico; Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, fig. 67, n. 8: variante B; “NotALomb”, 1986, fig. 67, nn. 1-3: variante A; fig. 66, n. 31: variante B; fig. 66, n. 47: variante D); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 55, nn. 8-35, 42-60, figg. 41, 43, 44: variante D; p. 56, nn. 61-75, figg. 45-46: variante C; pp. 56-57, nn. 76-96, figg. 47-49: variante A; p. 57, nn. 97-100, fig. 50: variante B); Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, pp. 107-110, tav. I, nn. 1-7, tav. II, n. 1: variante D); Ghisalba (SAPELLI 1981, fig. 7, n. 5: variante B); Orio al Serio (“NotALomb”, 1984, fig. 77, St. 49357: variante C; fig. 77, St. 49358, 49359: variante B); Romano di Lombardia (“NotALomb”, 1984, fig. 71, St. 49962, 49967, 49961: variante B); Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, fig. 79, n. 3: variante A; fig. 79, nn.1, 4, 10, 12: variante B; fig. 79, n. 7: variante D); Trezzo d’Adda, S. Martino (inediti, Scavi Lusuardi Siena 1989-91, cit. in Ad mensam 1994, p. 36). BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, n. 11: variante D); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 1: variante A); Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978, p. 31, II.17, p. 38, II.35); Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6.7, n. 8: variante B; p. 365, scheda 5d.1a: variante D; MASSA, PORTULANO 1990, 157 p. 112, tav. III, n. 2: variante D); Brescia, via Alberto Mario (BROGIOLO, GELICHI 1986, p. 295, tav. I, n. 1: variante A; nn. 2-3: variante D; Via Alberto Mario 1988, p. 86, n. 1, tav. VII, n. 1: variante A, attribuzione ipotetica; p. 93, tav. XIII, nn. 1-2: variante D); Desenzano (“NotALomb”, 1988-89, p. 96, fig. 77: variante D, attribuzione ipotetica; Desenzano I 1994, p. 168, tav. V, n. 2: variante A, attribuzione ipotetica; p. 168, tav. V, n. 1: variante B; p. 168, tav. IV, n. 5: variante D); Manerba del Garda, Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 276, fig. 27, gruppo 3, D43: variante A; fig. 27, gruppo 3, G187: variante D); Nave (“NotALomb”, 1988-89, p. 101, fig. 82: variante C, attribuzione ipotetica). CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55, n. 15.4, tav. 15, n. 15.4 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235, n. 4, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 2: variante A); Blevio (NOBILE 1992, p. 46, n. 8.1, tav. 6, n. 8.1: variante B); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 43, a, tav. I, a = NOBILE 1992, p. 47, n. 9.1, tav. 7, n. 9.1: variante A; VASSALLE 1983, pp. 184-185, b, tav. XXI, b = NOBILE 1992, p. 47, n. 9.5, tav. 7, n. 9.5: variante B); Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 67, fig. 121, n. 2: variante B); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 123, nn. 1-2: variante A; fig. 123, n. 5: variante C; NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 159, B3, tav. 2, B3: variante A; p. 159, B6-B7, tav. 2, B6, tav. 3, B7: variante B); Civate (NOBILE 1992, p. 62, n. 18.2, tav. 22, n. 18.2 = Carta Lecco 1994, pp. 218, 236, n. 2, p. 341, scheda 79, fig. 145, n. 2: variante B); Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.1, tav. 11, n. 13.1: variante D); Esino Lario, Castello (Carta Lecco 1994, pp. 207, 348, scheda 135, fig. 137, n. 2: variante D); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 63-65, nn. 39-47, tavv. VI-VII, nn. 39-47, p. 65, n. 49, tav. VIII, n. 49, p. 66, n. 56, tav. IX, n. 56: variante A; p. 65, n. 48, tav. VIII, n. 48: variante B); Garlate (NOBILE 1992, pp. 69-70, nn. 22.7, 22.9, tavv. 27-28, nn. 22.7, 22.9: variante B); Lecco, Acquate (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358, scheda 213, fig. 128, n. 6: variante A); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 76, n. 38, tav. VII, n. 38: variante C); Molteno (Carta Lecco 1994, pp. 224, 237, n. 1, p. 363, scheda 256, fig. 149, n. 1: variante B); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 66, tav. XXXIX, n. 6: variante B); Pognana Lario (NOBILE 1992, p. 45, n. 7.1, tav. 6, n. 7.1: variante A); Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 52, n. 12.10, tav. 11, n. 12.10: variante A; p. 51, n. 12.5, tav. 10, n. 12.5, p. 52, n. 12.9, tav. 11, n. 12.9: variante B); Valbrona (NOBILE 1992, p. 62, n. 19.2, tav. 22, n. 19.2: variante A; pp. 6263, n. 19.3, tav. 22, n. 19.3: variante B; p. 63, n. 19.7, tav. 23, n. 19.7: variante D). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 169, tav. III, nn. 1-2, 4: variante D; tav. III, nn. 3, 5: variante C; p. 169, tav. IV, nn. 1-3: variante A; CORSANO 1990, p. 70, P157, tav. VI, n. 8: variante A; Calvatone romana 1997, pp. 124-125, tav. XIX, n. 13: variante C); Castelleone, Cassacapra (Riti e sepolture 1990, p. 48, p. 49, fig. 6: variante D); Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, pp. 12-13, 22, nn. 3-4, tav. II, nn. 1-2: variante D); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, pp. 199-200, tav. I, n. 4: variante A; tav. I, nn. 7-8: variante B). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 154, cat. 57/5; La città 1997, p. 188, c, p. 149, fig. 24 c, p. 192, b, p. 154, fig. 29, b: variante D; p. 188, d, p. 149, fig. 24, d, p. 203, a, p. 168, fig. 42, a: variante A); Milano, p.za S. Nazaro 158 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI (GAMBARÉ 1994-95, p. 141, tav. XXXVI, n. 82: variante A; p. 137, tav. XXXV, n. 80: variante D); Milano, S. Giovanni alle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 4: variante D); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 215, tav. XCVIII, nn. 15, 17-19, tav. XCIX, nn. 4-6, pp. 217-218, tav. XCIX, n. 9: variante A; tav. XCIX, nn. 7-8: variante B; tav. XCVIII, nn. 4-6, tav. XCIX, nn. 1-3: variante D); Milano, scavi Università degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. I, n. 7: variante C); Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig. 151, St. 51065 = Milano capitale 1990, pp. 284-285, scheda 4e.3a = Ad mensam 1994, tav. 3, n. 8: variante A). PV: Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 53, p. 99, fig. 13, a: variante A). VA: Saronno, Favia (Prima di noi 1996, p. 121, tav. XXII, in alto: variante C); Varese, Rasa di Velate (inediti, Musei Civici di Villa Mirabello, Varese: variante A). Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: si tratta della forma più tipica dell’età tardoromana/altomedievale, che si rinviene sia in abitato sia in contesti tombali, in dimensioni molto variabili. Nel Comasco sembrano maggiormente documentate le ollette. C.D.P. Forma: olla n. 78 (tav. LXXIII, nn. 4-6) Descrizione: orlo a tesa più o meno sviluppata, corpo ovoide, fondo piano o convesso. Decorazione: scanalature orizzontali parallele sul corpo (Brescia). Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 71, nn. 23-26, fig. 75); Ghisalba (SAPELLI 1981, fig. 6, nn. 1-5); Seriate (CERESA MORI 1980-81, tav. 1, b); Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, fig. 79, n. 11). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 102, tav. XVI, nn. 3, 7). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 94, cat. 24/2; La città 1997, p. 191, f, p. 151, fig. 28, f); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 218, 220, tav. C, nn. 1-2, 12-13); Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig. 151, St. 48865 = Milano capitale 1990, pp. 284-286, scheda 4.6.3a). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 112, tav. XXXV, M6: attribuzione ipotetica). PV: Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 165, n. 206/19); Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana 1995, p. 75, tav. II, nn. 19, 21-23, 26); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 53, p. 99, fig. 13, b). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 110111, tav. 48, nn. 4-5, pp. 120-121, tav. 52, nn. 2, 4); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, p. 329, tav. 7, prima fila in alto, primo da destra: attribuzione ipotetica; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 11, 1). Cronologia: IV/VII sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: non sempre è possibile classificare questo genere di vasellame, perché, qualora rinvenuto in frammenti, può essere scambiato per pentole o tegami a tesa. Inoltre la forma è molto variabile, con tesa più o meno sviluppata. C.D.P. 11Anche le olle analoghe rinvenute nella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia, presentano diverse varianti (BRECCIAROLI Forma: olla n. 79 (tav. LXXIV, nn. 1-3) Descrizione: orlo estroflesso, per lo più a sezione quadrangolare, talvolta con incavo interno, corpo ovoide con spalla arrotondata più o meno pronunciata, fondo piano. Decorazione: sottili solcature parallele orizzontali (Monte Barro, CO, Milano). Attestazioni: BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, pp. 110-114, tav. II, nn. 4-7). BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 118, tav. III, n. 6); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 102, tav. XVI, n. 2); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 45, tav. II, n. 15, p. 47, tav. IV, n. 27). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 124, n. 4); Molteno (NOBILE 1992, p. 58, n. 16.12, tav. 18, n. 16.12 = Carta Lecco 1994, pp. 226, 238, n. 7, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 5; NOBILE 1992, p. 60, n. 16.28, tav. 20, n. 16.28 = Carta Lecco 1994, pp. 227, 238, n. 2, p. 363, scheda 256, fig. 153, n. 2); Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 66-68, tav. XXXIX, nn. 9, 11, 13, 15-16, tav. XL, nn. 1-2, 8-15). CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 200, tav. II, nn. 5-6: attribuzione ipotetica). MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 188, c, p. 149, fig. 25, c); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 202, tav. 66, f); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 219, tav. C, nn. 8-9). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, pp. 176, 186, tav. 6); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 53, fig. 13, c: attribuzione ipotetica); Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana 1995, p. 75, tav. II, nn. 18, 24). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 114115, tav. 50, nn. 6-7, pp. 412-413, tav. 119, n. 8); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, tav. 11, nn. 3, 7: attribuzione ipotetica; DEJANA 1978-79, tav. III; Castelseprio 1978-79, fig. 16, nn. 2, 5, 6, fig. 39, nn. 7-10, 25, 27; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 13, n. 4, fig. 14, nn. 1-2, fig. 15, n. 2); Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, fig. 198, nn. 3-4 = MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p. 11, nn. 3-4, p. 12, fig. 3). Cronologia: IV / inizi VII sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: questo gruppo è piuttosto diffuso; ad esempio a Monte Barro (CO) esso è il più rappresentato e il più articolato in varianti11. Alcuni esemplari, specie se frammentari, presentano analogie con le olle nn. 50 e 51. G.T. Forma: olla n. 80 (tav. LXXIV, nn. 4-6) Descrizione: orlo estroflesso a sezione triangolare, talvolta con incavo interno, corpo biconico con pareti piuttosto svasate, fondo piano. Talvolta sono presenti anse. Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1993, p. 71, n. 27, fig. 76). BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 47, tav. IV, n. 28). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 156, fig. 258; Calvatone romana 1997, p. 123, tav. XIX, nn. 8-9); TABORELLI 1995, pp. 89-90, tav. XXIc, tav. XXII, nn. 2, 5-8, tav. XXIII, nn. 1-2). Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XXIV, n. 53, tav. XXV, n. 54). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 207, tav. 67, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 221, tav. C, n. 19). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 103, tav. XXX, M6: attribuzione ipotetica); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 35-36, tav. VI, L7, pp. 84-85, tavv. XXII-XXIII, M3, M4, M5); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 112, tav. XXXV, M9); Suzzara, Ospedale Nuovo (“NotALomb”, 1990, p. 97: attribuzione ipotetica). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 170, tav. 13, nn. 237-238: attribuzione ipotetica); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 163, fig. 4, n. 206/29: attribuzione ipotetica); Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana 1995, p. 74, tav. II, n. 17). Cronologia: fine IV/VII sec. d.C. (contesti). Osservazioni: si tratta di un’olla, talvolta chiamata pentola, presente frequentemente in contesti tardoantichi/altomedievali dell’Italia settentrionale e dell’Italia adriatica12. C.D.P. Forma: olla n. 81 (tav. LXXV, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso con profilo triangolare, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: linea ondulata incisa sulla spalla. Attestazioni: CR: Calvatone (inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia,1988-1991, in corso di studio). Cronologia: V/VII sec. d.C. (in base ai confronti13). Osservazioni: si tratta dell’ unica attestazione per ora conosciuta in Lombardia. Essa richiama olle presenti a Ravenna e ad InvillinoIbligo14. C.D.P. Forma: olla n. 82 (tav. LXXV, nn. 2-3) Descrizione: orlo leggermente estroflesso appiattito superiormente, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sulla spalla in un caso scanalatura, in un altro fasce orizzontali alternativamente ondulate e rettilinee, ottenute a pettine. Attestazioni: VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 119, tav. 51, n. 5, p. 194, tav. 67, n. 6, tav. 141, nn. 4-5, p. 327, tav. 97, n. 1, tav. 144, n. 1). Cronologia: V/VII sec. d.C. e forse oltre. Osservazioni: il diametro dell’orlo di queste olle è generalmente compreso tra i 18 e i 24 cm. Si distingue un’olla, un unicum per le dimensioni (diam. cm 47) e per la decorazione a fasce di linee orizzontali alternate a linee ondulate. È databile ad epoca altomedievale (ibidem, tav. 67, n. 6). Questa caratteristica sintassi ornamentale, presente anche su altri frammenti recuperati ad Angera15, contraddistingue numerosi recipienti rin- 159 venuti in vari siti tardoantichi-altomedievali, in particolare nelle zone centrale e orientale dell’arco alpino16. G.T. Forma: olletta n. 83 (tav. LXXV, n. 4) Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo ovoide, con nervatura, fondo piano. Decorazione: linea incisa orizzontale sul corpo. Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (TREMEL 1967-69, p. 288, tav. 6, n. 5 = Bergamo 1986, p. 130, fig. 127 = MEDICI, TOFFETTI 1993, p. 72, n. 32, fig. 79). Cronologia: non precisabile. C.D.P. Forma: olla n. 84 (tav. LXXV, n. 5) Descrizione: orlo ingrossato, superiormente appiattito, corpo globulare, prese plastiche. Decorazione: linee incise orizzontali parallele sul corpo e tacche sulle prese. Attestazioni: CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, tav. XV, n. 18, tav. XVIII, n. 8). Cronologia: non precisabile. G.T. Grandi recipienti Forma: grande recipiente n. 1 (tav. LXXVI, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso a tesa, corpo troncoconico, fondo piano. Attestazioni: MI: Paderno Dugnano (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 206-207, tav. IX, fig. 49 = TIZZONI 1984, p. 70, n. 1, tav. LXXX, a). Cronologia: I sec. a.C., più probabilmente seconda metà. Osservazioni: un cattivo restauro impedisce osservazioni sulla fattura di questo pezzo asimmetrico, di dimensioni notevoli (TIZZONI 1984, p. 70). G.T. Forma: grande recipiente n. 2 (tav. LXXVI, n. 2) Descrizione: orlo indistinto obliquo, pareti appena bombate, verso il fondo sulla parete due fori circolari. Decorazione: profonde linee incise intersecantisi a spina di pesce. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 158-159, tav. LXV, n. 6). Cronologia: entro il I sec. d.C. (contesto). G.T. Forma: grande recipiente n. 3 (tav. LXXVII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso più o meno arrotondato o 12 Cfr. per esempio Luni II 1977, p. 625, gruppo 39; MERCAN- 15Angera romana II 1995, pp. 191-192, tav. 68, n. 3. DO 1979, p. 153, fig. 64, q-r, p. 200, fig. 117, c, p. 241, fig. 153, z (non datati); STAFFA 1991, p. 346, fig. 79, n. 212 (VII-VIII sec. d.C.); ARDIZZON, BORTOLETTO 1996, p. 51, tav. 2, n. 9. Cfr. anche DELLA PORTA, SFREDDA 1997, p. 147, tav. III. 13 Vedi nota seguente. 14 Rispettivamente, Ravenna e il porto di Classe 1983, p. 129, 7.1 = I Goti 1994, p. 245, fig. III.148 = Tesoro nel pozzo 1994, p. 90, fig. 56 (VI-VII sec. d.C.); BIERBRAUER 1990, p. 62, tav. II, n. 5 (V-VII sec. d.C.). 16 Per questo motivo decorativo si rimanda infra al capitolo sulle ceramiche in età longobarda. Oltre ai confronti ivi citati si ricordano i numerosi vasi rinvenuti nell’area danubiana, ad esempio a Carnuntum, in contesti di IX-X sec. d.C. (GRÜNEWALD 1979, tav. 90, n. 2, tav. 91, nn. 15-16, tav. 92, nn. 1, 7, tav. 93, nn. 4, 8, tav. 94, nn. 1-2, tav. 96, n. 9, tav. 97, n. 5, tav. 98, n. 1). Per un’ampia panoramica su questa decorazione cfr. inoltre Luni II 1977, pp. 643-644. 160 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI appena sagomato, collo concavo, corpo ovoide, sulla spalla due prese orizzontali (in un caso quattro), fondo piano. Decorazione: talvolta sulle prese tacche circolari, sulla spalla linee incise, in un caso una linea ondulata. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7, seconda fila, prima da sinistra); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 12, tav. XXIV, b); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132133, fig. 3). Cronologia: I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: questi recipienti sono rinvenuti entro sepolture come cinerari o come elementi di corredo. G.T. Forma: grande recipiente n. 4 (tav. LXXVII, n. 2; tav. LXXVIII, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato arrotondato o a profilo triangolare, corpo situliforme, fondo piano. Decorazione: linee incise orizzontali, parallele e/o ondulate, regolari o no. Attestazioni: CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 107, n. 1, tomba 63, tav. 3, n. 1, p. 119, n. 1, tav. 11, n. 1). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 105, cat. 25/16); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 191, tav. L, n. 123); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 158, tav. LXV, n. 2). PV: Gravellona Lomellina (PERIN, RAMPA 1982, p. 69, tav. 6, n. 522, p. 74, gruppo 19: attribuzione ipotetica). Cronologia: I / primo ventennio II sec. d.C. (contesti). Osservazioni: a Mariano Comense (CO) e a Milano (necropoli) questi contenitori sono utilizzati come urne cinerarie. G.T. Forma: grande recipiente n. 5 (tav. LXXVIII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso a tesa, corpo presumibilmente cilindrico. Decorazione: a stampiglia con motivo a rosette a dieci petali disposte irregolarmente sulla superficie superiore dell’orlo. Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 75-76, tav. XLVII, n. 3). Cronologia: fine V / metà VI sec. d.C. Osservazioni: la decorazione, frequente nella ceramica longobarda, compare in questo caso su una morfologia non di tradizione barbarica. L’ esemplare è eseguito senza uso di tornio, ha un impasto mediamente depurato e un notevole spessore delle pareti. G.T. Pentole Vengono riunite qui alcune forme, modellate con impasti adatti all’esposizione sul fuoco, che richiamano le moderne pentole da cucina. Esse si distinguono dalle olle in genere per il corpo troncoconico o a calotta, mentre si differenziano dai tegami per la maggiore profondità della vasca. Forma: pentola n. 1 (tav. LXXIX, n. 1) Descrizione: orlo a tesa molto sviluppata, orizzontale o pendente, talvolta con gradino interno, pareti arrotondate, in un caso carenate. Attestazioni: VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 418, tav. 122, n. 7, tav. 123, n. 1). Cronologia: non precisabile. Osservazioni: questa pentola si ricollega a quelle a tesa di origine italica, prodotte nella zona centro-sud tirrenica, largamente esportate e diffuse in area mediterranea, caratteristiche della prima età imperiale, ma prodotte per molto tempo. Gli esemplari angeresi sembrano ascrivibili a officine locali o regionali. G.T. Forma: pentola n. 2 (tav. LXXIX, nn. 2-4) Descrizione: orlo estroflesso, vasca troncoconica con fondo concavo, peducci conici. Dati epigrafici: graffiti LUCINA e ITALIA (Bergamo, via Arena). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, fig. 67, n. 26); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 6469, figg. 59-70); Carobbio degli Angeli, via Marconi 35 (BOLLA 1979, pp. 36-37, n. 5); Carobbio degli Angeli, rinvenimento Celati (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17); Casazza (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, fig. 46; FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, pp. 114-115, tav. III, nn. 1-2); Covo (cit. in SAPELLI 1981, p. 164); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 165166, nn. 5, 7, fig. 5, nn. 5, 7); Levate (Levate 1993, p. 34). BS: Breno, necropoli (St. 64473, Cividate Camuno, Museo Archeologico Nazionale). CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 323-324, PV 12, fig. 23). CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 124, tav. XIX, n. 10; inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 204, tav. VII, n. 2). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1992-93, pp. 251-252, fig. 5); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 336-337, tav. 92, g, i); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 198-199, tav. XCII, nn. 1-7). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 244, n. 1, tomba 11, tav. XIX, n. 20); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 50, p. 95, fig. 9, b). VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. VII: attribuzione ipotetica; Angera Romana II 1995, p. 420, tav. 121, n. 3). Cronologia: LT D / età imperiale (contesti). Osservazioni: questa pentola viene talvolta chiamata pentola o terrina “peduncolata” (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138). Nonostante i numerosi rinvenimenti (editi e inediti) non è ancora possibile elaborare una sequenza crono-tipologica attendibile e controllata in base ai contesti di rinvenimento. I sei tipi proposti dalla Toffetti (1994, pp. 64-69), basati principalmente sul maggiore o minore sviluppo della tesa, non sono confermati stratigraficamente. La pentola a tre piedi (tripus) è documentata in molte aree romanizzate, ma in Lombardia sembra avere una diffusione molto ampia soltanto nel Bergamasco, dove si trova in tutti gli ambiti cronologici (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138; MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 64-66). C.D.P. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Forma: pentola n. 3 (tav. LXXIX, n. 5) Descrizione: orlo ingrossato e arrotondato con incavo interno, parete svasata arrotondata. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 193, tav. XC, nn. 1-3). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec. d.C. Osservazioni: presenta lo stesso impasto delle olle n. 42 (vedi supra). N.S. Forma: pentola n. 4 (tav. LXXIX, nn. 6-7) Descrizione: orlo a tesa, corpo globulare, prese orizzontali leggermente arcuate o rettangolari, più o meno inclinate verso il basso. Decorazione: in un esemplare costolatura sotto l’orlo e sulla spalla solcature parallele orizzontali, in un altro solcature parallele sulla tesa. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 192, tav. LXXXVIII, n. 5, p. 195, tav. XC, n. 7). Cronologia: entro la prima metà I sec. d.C. (contesto). G.T. Forma: pentola n. 5 (tav. LXXX, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o appiattito, collo concavo, corpo globulare, con prese orizzontali ad arco o a linguetta. Decorazione: sul corpo e sulle prese rotellatura di tacche più o meno piccole, quadrate o ovali. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 190, tav. LXXXVII, nn. 9-10, p. 191, tav. LXXXVIII, nn. 1, 3). Cronologia: età augustea / primi decenni I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: per la sua decorazione questo gruppo può essere ricondotto alla produzione locale di tradizione tardoceltica (Scavi MM3 1991, ibidem). G.T. Forma: pentola n. 6 (tav. LXXX, nn. 3-4) Descrizione: orlo estroflesso, con o senza incavo interno, vasca troncoconica, listello sporgente a profilo acuto, impostato sul corpo ad altezza variabile, fondo piano. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 109, n. 8, tomba 101, tav. XXXVI, e); Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226227, fig. 198, n. 2 = MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p. 11, n. 2, p. 12, fig. 2). Cronologia: III/IV sec. d.C. (Oggiona con Santo Stefano, VA). Osservazioni: l’esemplare di Arsago Seprio (VA) ha uno spessore notevole. G.T. Forma: pentola n. 7 (tav. LXXX, n. 5) Descrizione: orlo a tesa orizzontale, corpo a pareti rettilinee o carenate, fondo piano o convesso. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 66, n. 41); Bergamo, Rocca (Bergamo 1986, pp. 148-149, fig. 103, n. 10); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 70, n.1, fig. 71; p. 71, n. 16, fig. 74: attribuzione ipotetica); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 166, nn. 8-9, fig. 5, nn. 8-9). 161 BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 4: attribuzione ipotetica); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, nn. 49-50, tav. X, nn. 2, 4-5, tav. XII, n. 4, tav. XVI, n. 1); Manerba del Garda, Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, pp. 282283, gruppo 2a, fig. 29). CO: Erba (NOBILE 1992, p. 53, n. 13.5, tav. 12, n. 13.5); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 76, n. 36, tav. VII, n. 36, p. 81, n. 85, tav. IX, n. 85); Molteno (NOBILE 1992, p. 57, n. 16.3, tav. 16, n. 16.3 = Carta Lecco 1994, pp. 224, 237, n. 2, p. 363, scheda 256, fig. 150, n. 7). MI: Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 14, tav. 4, n. 14: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3. 1, p. 222, tav. CI, n. 3). MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 112, tav. XXXV, M6: attribuzione ipotetica). PV: Vigevano, La Morsella (SELLER, VIETTI 1985, pp. 233, 236, tav. 6, nn. 45, 48: attribuzione ipotetica); Zeme (MOCHI, PERNICH 1987-88, p. 132, tav. 1, n. 13). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 130131, tav. 54, nn. 1-4, pp. 418-419, tav. 123, n. 2); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 78, tav. L, Sc. 0449, Sc. 0124: attribuzione ipotetica). Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti); ad Erba (CO) terminus post quem una moneta del 195/197 d.C. Osservazioni: sono stati qui raggruppati alcuni recipienti dalla forma poco omogenea, che però presentano come costante la tesa orizzontale. Anche i diametri di queste pentole sono molto variabili e possono raggiungere i 40-45 cm. Questa pentola si distingue dai tegami con orlo a tesa principalmente per la maggior profondità della vasca. C.D.P. Forma: pentola n. 8 (tav. LXXXI, n. 1) Descrizione: orlo a tesa, internamente sporgente, cordone a metà circa della profonda vasca troncoconica, fondo convesso. Attestazioni: MI: Pioltello, Seggiano (“NotALomb”, 1985, p. 160, fig. 151, St. 48868 = Milano capitale 1990, p. 284, scheda 4e.3a). Cronologia: IV sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: pentola n. 9 (tav. LXXXI, nn. 2-5) Descrizione: orlo indistinto o a tesa, pareti ad andamento quasi verticale, listello più o meno breve sulla parete. Decorazione: talvolta, al di sotto del listello, una o più linee incise parallele orizzontali; in un caso costolatura sulla tesa (Monte Barro, CO). Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVI, n. 5). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 222, tav. CI, n. 4, p. 231, tav. CVI, nn. 6-7). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 172, n. 3, p. 180, tav. 11, nn. 3-4, p. 165, n. 170, tav. 12, n. 170: attribuzione ipotetica); Gravellona Lomellina (PERIN, RAMPA 1982, p. 69, tav. 6, n. 909, pp. 74-75, gruppo 19; attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 162163, tav. 62, nn. 6-8); Castelseprio (Castelseprio 197879, fig. 39, n. 31). 162 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Cronologia: IV / inizi VII sec. d.C. e forse oltre (contesti). Osservazioni: la frammentarietà dei rinvenimenti rende difficile la classificazione e l’ individuazione della funzione precisa di questo recipiente, nonché la sua adeguata denominazione. Infatti, in base all’impasto, alla fattura e alle tracce di combustione, due dei tre esemplari milanesi sono classificati come coperchi, l’altro come pentola (Scavi MM3 1991, ibidem). Anche per i recipienti di Monte Barro (CO) e di Angera (VA) non si può escludere un loro uso sul fuoco17. Infine va notato come entro un ambito ristretto di pezzi vi sia una relativa varietà. G.T. Forma: pentola n. 10 (tav. LXXXI, nn. 6-7) Descrizione: orlo a tesa squadrata o arrotondata, corpo a calotta, fondo piano. Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 114, tav. I, n. 6). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 236, tav. 76, n: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 229, tav. CV, nn. 21-22). Cronologia: fine V/VI sec. d.C. e forse oltre (Milano, scavi MM3). Osservazioni: questi esemplari sono stati qui classificati come pentole, invece che come coperchi, per la mancanza di presa e per l’impasto adatto all’impiego su fuoco. G.T. Forma: pentola n. 11 (tav. LXXXI, n. 8) Descrizione: orlo a tesa superiormente incavata, vasca con carena più o meno accentuata. Decorazione: piccole tacche sull’orlo all’interno e all’ esterno. Attestazioni: BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 47, tav. III, n. 20). PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 99, tav. I, n. 13; tav. I, n. 14: attribuzione ipotetica). Cronologia: età tardoantica-altomedievale. G.T. Forma: pentola n. 12 (tav. LXXXII, n. 1) Descrizione: orlo verticale, appiattito superiormente, con incavo interno, corpo globulare, prese a mezzaluna e a bastoncello, fondo a calotta. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 192, tav. LXXXVIII, n. 6). Cronologia: non precisabile. Osservazioni: questo esemplare ha la superficie esterna accuratamente lisciata a stecca con effetto semilucido. Lo si ritiene di produzione locale in base ai risultati delle analisi mineralogiche (Scavi MM3 1991, ibidem). G.T. 17 Vari recipienti analoghi sono stati rinvenuti in Piemonte, ad esempio nella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp. 97-98, 106, tavv. XXId, XXVI, nn. 56), nel castrum di Belmonte (TO) (PANTÒ 1996, p. 105, fig. 8, n. 4) e nell’ isola di S. Giulio d’Orta (NO) (ibidem, p. 112, fig. 13, n. 12; per altri esempi piemontesi, ibidem, p. 105, nota 20, p. 112). Se conservati in porzioni maggiori, gli esemplari piemon- Forma: pentola n. 13 (tav. LXXXII, n. 2) Descrizione: orlo ingrossato superiormente appiattito, vasca emisferica, prese orizzontali a bastoncello. Attestazioni: MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 234, n. 4, tav. 76, a). Cronologia: non precisabile. G.T. Tegami Forma: tegame n. 1 (tav. LXXXIII, nn. 1-8) Descrizione: orlo indistinto o appena ingrossato, talvolta assottigliato, vasca troncoconica o a pareti leggermente bombate, fondo piano, di rado piede a disco. Si distinguono cinque varianti: A) orlo con scanalatura superiore; B) vasca con pareti quasi diritte; C) vasca con pareti molto svasate; D) orlo sottolineato esternamente da una solcatura, vasca con pareti molto svasate; E) orlo internamente a profilo obliquo. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 97, n. 22: variante B, attribuzione ipotetica); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 51, n. 31, fig. 38: variante A, attribuzione ipotetica); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: variante B, attribuzione ipotetica). BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 113, tav. I, n. 3: variante E); Manerba del Garda (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 279, fig. 27: variante B; pp. 279-281, fig. 28, n. F45: variante E); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 49, n. 8, tav. I, n. 6: variante B; p. 63, n. 1, tav. II, n. 18, p. 71, n. 1, tav. II, n. 21: variante C; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 42, n. 14, tav. XII, T. 150/4: variante C; p. 51, n. 1, tav. XIV, T. 160/1: variante D; p. 51, n. 2, tav. XV, T. 160/2, p. 57, n. 6, tav. XX, T. 165/6: variante E; MASSA 1997, scheda n. 16, tomba 77: variante B; scheda n. 17, tomba 79, scheda n. 21, tomba 36, scheda n. 25, tomba 11, scheda n. 52, tomba 150: variante C; scheda n. 64, tomba 160: variante D; scheda n. 57, tomba 165, scheda n. 69, tomba 84, scheda 70, tomba 87: variante E). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, pp. 183-184, tav. I, n. 6; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, fig. 234: variante B; Calvatone romana 1997, pp. 122-123, tav. XIX, n. 5: variante E); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. L, n. 144: variante A; tav. XLIX, nn. 142-143: variante D). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 292, n. 255, tav. LXXVII: variante A; p. 166, n. 111, tav. XLVIII: variante D, attribuzione ipotetica); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 199, tav. LII, n. 127: variante A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 196, tav. XCI, nn. 1-3: variante A; p. 197, tav. XCI, n. 9: variante C). tesi risultano simili ad ollette o bicchieri. Alcuni di questi recipienti presentano caratteristiche tali da indurre ad ipotizzare che essi imitino la pietra ollare (PANTÒ 1996, ibidem); per altri si è supposto un impiego come contenitori da dispensa (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, ibidem). I pezzi piemontesi sembrano concentrati tra VI e VII sec. d.C. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 74, L1: variante A; p. 78, tav. XXI, M1, M2: variante C, attribuzione ipotetica); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 37, tav. VII, M6: variante A, attribuzione ipotetica). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 62, tav. 5, n. 44: variante D); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tomba 11, tav. IV, n. 12, p. 44, tomba 16, tav. V, nn. 2, 6: variante C); Vigevano, S. Vittore (PANSECCHI et alii 1987-88, p. 142, tav. 5, n. 11). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, pp. 220-221, tav. 8, n. 5 = Angera romana I 1985, p. 116, n. 4, tav. 32, n. 3: variante B; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, pp. 220-221, tav. 7, nn. 9, 11, tav. 8, nn. 2, 6: variante C; Angera romana I 1985, p. 90, n. 8, tav. 26, n. 16, p. 95, n. 6, tav. 27, n. 19, p. 113, n. 18, tav. 73, n. 7, p. 215, n. 8, tav. 49, n. 10: variante C); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 136-137, tav. 55, n. 2: variante B; tav. 55, n. 3: variante C; tav. 55, n. 1: variante D, attribuzione ipotetica); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 81, n. 6, tomba 17, tav. XXXI, f, p. 94, n. 2, tomba 60, tav. XXXIV, e, p. 152, n. 5, tomba 14, tav. L, g, p. 152, n. 8, tav. LI, f, p. 153, n. 5, tomba 18, tav. LIV, d: variante C; p. 79, n. 6, tomba 10, tav. XXIX, i: variante D; pp. 64-65, 151, n. 8, tomba 11, tav. XLVIII, b: variante E); Gallarate, p.za Ponti (SIRONI 1952, pp. 14-16, nn. 13-15: variante C; TIZZONI 1981, p. 14, tav. 9, f-g: variante A); Gallarate, territorio (inedito; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: variante C); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, pp. 111-112, n. 3, tav. XX, n. 3: variante D); Varese, Bettole (inediti; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello: variante D). Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. (variante A); I sec. a.C. / II sec. d.C. (variante B); età augustea / IV sec. d.C. (variante C); III sec. d.C. (variante D: Arsago Seprio, VA, con moneta di Giulia Maesa, 218/222 d.C.); ultimo quarto I/II sec. d.C. (variante E: Arsago Seprio, VA); IV/VI sec. d.C. (variante E: alcuni contesti del Bresciano). Osservazioni: la semplicità di questa forma e le sue caratteristiche che sembrano rimanere costanti nel tempo creano varie difficoltà per una sua seriazione cronologica. I tegami della variante A vengono talvolta definiti ad “orlo bifido”, perché caratterizzati dalla presenza di una scanalatura sull’orlo, forse per il coperchio. Dalla documentazione disponibile non è possibile stabilire se tra i tegami lombardi di questa variante ci sia qualche importazione dall’area tirrenica. Le varianti A e B sembrano circoscritte alla prima etá imperiale, le varianti C e D continuano senza notevoli cambiamenti fino all’etá tardoantica, la variante E presenta una cronologia non omogenea. L’esemplare della variante E di Arsago Seprio (VA) era utilizzato come cinerario. G.T. Forma: tegame n. 2 (tav. LXXXIII, n. 9) Descrizione: orlo ingrossato a profilo triangolare arrotondato, leggermente introflesso, vasca carenata. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 198, tav. XCI, n. 13). Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (contesto). G.T. 163 Forma: tegame n. 3 (tav. LXXXIII, n. 10) Descrizione: orlo distinto, arrotondato, pareti diritte, due prese a mezzaluna presso il fondo, fondo concavo. Decorazione: prese decorate da impressioni formanti un motivo a finta treccia (Milano). Attestazioni: BG: Bergamo, via S. Alessandro (Bergamo 1986, p. 161, fig. 167); Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 3 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 197, tav. XCI, n. 10). Cronologia: età augustea (Bergamo: contesti tombali); fine I sec. d.C. (Milano). C.D.P. Forma: tegame n. 4 (tav. LXXXIV, nn. 1-2) Descrizione: orlo arrotondato indistinto, grande vasca troncoconica più o meno sviluppata in altezza, due prese a linguetta presso la base, fondo piano. Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 92, tav. XII, n. 5); Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 194, fig. 7); Nave (Sub ascia 1987, pp. 205-206, tav. 37, nn. 1-4); Manerba del Garda, Rocca (inedito, cit. in BROGIOLO 1980, p. 194: attribuzione ipotetica); Soiano del Lago (inedito, cit. in BROGIOLO 1980, p. 194: attribuzione ipotetica). Cronologia: età tiberiana / età claudia (Nave, BS). Osservazioni: questo tegame sembra attestato soltanto in territorio bresciano. Purtroppo non è possibile giungere ad una sicura definizione cronologica, perchè gli unici rinvenimenti datati sono quelli della necropoli di Nave (BS). Le grandi dimensioni inducono a non escludere per questi manufatti in ceramica da fuoco, oltre ad un impiego come tegami, un utilizzo sia come bracieri per il riscaldamento degli ambienti sia come catini-coperchio. C.D.P. Forma: tegame n. 5 (tav. LXXXIV, nn. 3-6) Descrizione: orlo introflesso, vasca troncoconica svasata, fondo piano. Presenta tre varianti: A) orlo piú o meno assottigliato; B) orlo introflesso a profilo triangolare, attacco orloparete a spigolo; C) orlo ingrossato arrotondato. Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 50, nn. 19-21, fig. 33: variante A; p. 50, nn. 1-18, figg. 3132: variante C). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, nn. 5-6: variante C); Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 113, tav. I, n. 1: variante C; Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 1: variante C; GIANFRANCESCHI, LUCCHESI RAGNI 1993, p. 79, n. 9: variante A); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 92, nn. 1A- 1B, tav. XII, nn. 1-2: variante C); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA 1987, p. 134, tav. IV, n. 1: variante C); Gavardo, Brea (“NotALomb”, 1988-89, pp. 207-208, figg. 182-183: variante C); Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195, n. 2: variante C); Padenghe sul Garda, S. Cassiano (BAZZOLI, VEZZOLA 1972, p. 22, n. 3: variante C); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 42, tav. XII, T. 150/8, p. 57, n. 6, tav. XX, T. 165/6: variante A; p. 20, n. 1, tav. IV, T. 124/1, p. 39, tav. XI, T.149/1 = MASSA 1997, 164 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI scheda n. 24, tomba 149: variante C; MASSA 1997, scheda n. 54, tomba 19, scheda n. 55, tomba 98, scheda n. 60, tomba 41, scheda n. 64, tomba 160, scheda 71, tomba 89: variante A; scheda n. 39, tomba 93, scheda n. 46, tomba 91, scheda n. 57, tomba 165, scheda 68, tomba 63: variante C); Sirmione (BROGIOLO, LUSUARDI, SESINO 1989, p. 50, forma 4a, tav. I, nn. 9-10: variante A); Villachiara (Riti e sepolture 1990, p. 46, n. 2: variante C); Vobarno (SIMONI 1971, pp. 22-23, fig. 5: variante A). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 182, tav. I, n. 5: variante A; p. 182, tav. I, n. 4: variante C; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 156, fig. 256: variante A; Calvatone romana 1997, p. 122, tav. XIX, nn. 2-3: variante A; tav. XIX, n. 7: variante B; inedito, scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: variante C); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. L, n. 145: variante A). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 100, fig. 23, primo a destra: variante C, attribuzione ipotetica); Legnano (?) (Guida 1984, p. 28, St. 10489: variante A); Legnano, Costa per S. Giorgio (inedito; Legnano, Museo Civico Guido Sutermeister: variante B); Legnano, via Novara (Guida 1984, p. 29, St. 27542 = VOLONTÉ R. 1988-89, p. 238, n. 1, tav. 136: variante B; VOLONTÉ R. 1988-89, p. 133, n. 3, tav. 64, p. 158, n. 1, tav. 79, pp. 235-236, n. 2, tav. 133, p. 244, n. 2, tav. 142: variante A; p. 236, n. 3, tav. 134, p. 244, n. 1, tav. 141: variante B); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 17, 30, n. 6: variante A); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 198, tav. LII, n. 126: variante A, attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 197, tav. XCI, n. 12: variante A, attribuzione ipotetica; p. 224, tav. CII, nn. 3-4: variante C). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 102, tav. XXX, M1: variante A); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 37, tav. VII, M7, p. 93, tav. XXVI, M1, M2, M5: variante A; p. 85, tav. XXIII, M8, pp. 93, tav. XXVI, M3, M4: variante C); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 231-232, n. 28, fig. 27, n. 28: variante A); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, M4: variante C); Suzzara, Ospedale Nuovo (“NotALomb”, 1990, p. 97: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 36, tomba 5, tav. III, n. 3: variante A); Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 100, tav. II, n. 20: variante A, attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 77, n. 9, tav. 23, n. 17, p. 99, n. 9, tav. 28, n. 8, p. 105, n. 6, tav. 29, n. 11, p. 110, n. 9, tav. 31, n. 8, p. 130, n. 4, tav. 37, n. 7, p. 134, n. 4, tav. 38, n. 7, p. 143, n. 6, tav. 41, n. 12, p. 311, n. 10, tav. 70, n. 6: variante A; p. 163, n. 14, tav. 43, n. 2, p. 168, n. 10, tav. 44, n. 5: variante C); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. II, n. 1, tav. XXXII, n. 1: variante A; Angera romana II 1995, p. 330, tav. 98, n. 8: variante B; pp. 137-138, tav. 55, nn. 4-6, p. 330, pp. 422423, tav. 121, n. 5: variante C); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 77, nn. 2-3, tomba 1, tav. XXIX, b, c, p. 80, n. 9, tav. XXX, b, p. 80, n. 2, tomba 14, tav. XXXI, b, p. 88, n. 4, tomba 44, tav. XXVII, a, p. 153, n. 4, tomba 16, tav. LII, b: variante A; p. 81, n. 7, tomba 17, tav. XXXI, h, p. 82, n. 4, tomba 20, tav. XXVII, c, p. 148, n. 2, tomba 2, tav. XLII, c, p. 148, nn. 3-4, tomba 3, tav. XLII, e, g, p. 149, n. 4, tomba 5, tav. XLIII, e, p. 152, n. 5, tomba 13, tav. L, a, p. 153, nn. 4-5, tomba 17, tav. LIII, c, d, p. 154, n. 3, tomba 19, tav. LIV, e, p. 154, n. 7, tomba 21, tav. LV, c: variante B; p. 84, n. 1, tomba 27, tav. XXVII, b, p. 154, n. 4, tomba 19, tav. LIV, g: variante C); Cantello, Ligurno (inedito; Musei Civici di Villa Mirabello, Varese: variante A); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 134, 136, tav. IV, primo in alto: variante A; pp. 132, 134, 136, tavv. IIIIV: variante B); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in basso, primo e secondo da destra: variante B, attribuzione ipotetica); Gallarate (BERTOLONE 1931, p. 31, fig. 6, al centro: variante B); Gallarate, Cà di Ass (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3, secondo, terzo e quarto da sinistra: variante B); Gallarate, territorio (inedito; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: variante C); Gallarate, via Baraggia (inedito; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: variante B); Gallarate, via Milano (DEJANA, MASTORGIO 1970a, pp. 110-111, n. 1: variante A, attribuzione ipotetica); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 88, n. 20, tav. X, n. 20: variante C); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969b, fig. a p. 231, nn. 3, 5, p. 238: variante A; DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1970, p. 21, p. 22, n. 1: variante A; DEJANA, MASTORGIO 1970b, pp. 177178, nn. 2-3, p. 179, nn. 2-3: variante B); Sesto Calende, via Bellaria (“NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55746: variante A); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 111, nn. 1-2, tav. XX, nn. 1-2: variante A; p. 101, n. 3, tav. XIII, n. 3, p. 112, n. 4, tav. XX, n. 4: variante C); Varese, Bettole (inediti; Musei Civici di Villa Mirabello, Varese: varianti A e C); Vergiate (BERTOLONE 194950, p. 76, fig. 7, n. 6: variante B). Cronologia: I/V sec.d.C. (contesti tombali); fine II/IV sec. d.C. (variante B); III/VI sec. d.C. (Brescia, Calvatone, CR, Milano). Osservazioni: si tratta di una forma molto comune che trova ampi confronti al di fuori del territorio lombardo18. Talvolta questi manufatti vengono definiti anche ciotole19, ma il diametro, la ridotta altezza e il fondo piano, oltre all’ impasto grossolano, suggeriscono di considerarli tegami. La variante B è prevalentemente circoscritta ad un’area ben precisa del comprensorio Verbano-Ticino, l’alto Milanese e il Varesotto, dove essa è assai frequente. Così ad Arsago Seprio (VA) il tegame della variante B, con un’altezza variabile delle pareti, è un elemento tipico dei corredi di III sec. d.C.; un esemplare ha due fori sotto l’orlo. Nella variante C sono stati inclusi esemplari con vasca bassa e altri con vasca profonda, perché la maggiore parte dei rinvenimenti è frammentaria e quindi è difficile operare una suddivisione. Per questo stesso motivo e per mancanza di contesti stratigrafici sicuri, non è possibile confermare l’ipotesi che l’altezza aumenti in epoca più tarda (Angera romana II 1995, pp. 137-138). C.D.P. 18 Cfr. ad esempio Luni II 1977, gruppo 27. lizzo come piatti individuali per la mensa, utilizzati anche come tegami. 19 Lavazza e Vitali (Ad mensam 1994, p. 46) propongono un uti- Forma: tegame n. 6 (tav. LXXXIV, n. 7) Descrizione: orlo ingrossato, superiormente piano e internamente sporgente, vasca troncoconica con rigonfiamento circa a metà, fondo piano. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 222, tav. 8, n. 8 = Angera romana I 1985, p. 166, n. 11, tav. 43, n. 8). Cronologia: età antonino-severiana (contesto tombale). Osservazioni: questo tegame trova un confronto preciso in un esemplare del Canton Ticino, ascritto al III/IV sec. d.C.20. G.T. Forma: tegame n. 7 (tav. LXXXIV, nn. 8-9) Descrizione: orlo arrotondato, leggermente introflesso, percorso esternamente da una scanalatura e talvolta appena modanato, vasca troncoconica arrotondata, fondo piano. Decorazione: scanalature e linee incise parallele orizzontali. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 223, tav. CI, nn. 7-9). Cronologia: IV/V sec. d.C. (contesti). G.T. Forma: tegame n. 8 (tav. LXXXV, nn. 1-2) Descrizione: orlo a tesa orizzontale, bassa vasca troncoconica poco svasata, fondo piano o leggermente concavo. Presenta due varianti: A) tesa poco sviluppata; B) tesa ampia e sviluppata. Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 50-51, nn. 22-27, figg. 34-35: variante A); Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 114, tav. II, nn. 8-9: variante B); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 165, fig. 5, n. 1: variante A; fig. 5, nn. 2-3: variante B); Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 166, n. 3, tav. 2, c: variante A). BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 13-14: variante A); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 73: variante B); Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 2: variante A; MASSA, PORTULANO 1990, tav. I, n. 2: variante B); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 92, tav. XII, nn. 3-4: variante A); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 169, tav. VI, n. 2: variante B). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 137-138, fig. 31: variante A; Calvatone romana 1991, p. 182, tav. I, nn. 23: variante A; tav. I, n. 1: variante B); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. L, n. 146: variante A); Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, pp. 15, 26, tav. VI, n. 9: variante A). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 59, p. 70, fig. 8: variante A, attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 165, n. 110, tav. XLVII, n. 2: variante B); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 235, tav. 76, h: variante B, attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 224, tav. CI, nn. 12-15, tav. CII, nn. 1-2: variante A). PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 60, fig. 43, nn. 1, 2, 4: variante A, attribuzione ipotetica). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 87, n. 2, tomba 43, tav. XXVII, d: variante B). 20 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 225, Min. C.1. 165 Cronologia: fine I/V sec. d.C. (contesti). Osservazioni: questo tegame richiama morfologicamente le pentole con orlo a tesa (n. 7), dalle quali si distingue per il diametro maggiore e la minore profondità. Sembra più numeroso in età tardoromana. C.D.P. Forma: tegame n. 9 (tav. LXXXV, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, vasca carenata con pareti appena concave, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 224, tav. CII, n. 6). Cronologia: seconda metà IV / inizi V sec. d.C. (contesto). Osservazioni: questo tegame è caratterizzato da un impasto depurato e da una certa accuratezza d’esecuzione (ad esempio la superficie esterna è lucidata); non si esclude la presenza di peduncoli di sostegno (Scavi MM3 1991, p. 224). G.T. Forma: tegame n. 10 (tav. LXXXV, n. 4) Descrizione: orlo a tesa talvolta pendente, vasca troncoconica, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 227, tav. CII, nn. 8-10). Cronologia: fine IV/V sec.d.C. (contesto). G.T. Forma: tegame n. 11 (tav. LXXXV, n. 5) Descrizione: orlo indistinto o leggermente introflesso, prese orizzontali impostate appena sotto l’orlo, vasca troncoconica, fondo piano o concavo. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, tav. I, n. 8; Angera romana I 1985, p. 313, n. 9, tav. 70, n. 12); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XV, n. 37); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 84, n. 3, tomba 29, tav. XXVII, e). Cronologia: come terminus post quem moneta di Traiano (?) (Angera, VA); III/IV sec.d.C. (Arsago Seprio, VA). G.T. Forma: tegame n. 12 (tav. LXXXV, n. 6) Descrizione: orlo a tesa, internamente sporgente, superiormente arrotondato e segnato da doppia scanalatura, due (?) prese orizzontali che proseguono in una cordonatura orizzontale, corpo troncoconico, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 225, tav. CII, n. 12; nn. 13-14: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà V/VI sec. d.C. (contesto). G.T. Forma: tegame n. 13 (tav. LXXXV, n. 7) Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamente e appiattito superiormente, vasca troncoconica, fondo piano, una presa posta sulla parete. Decorazione: tacche superiormente sull’orlo. Attestazioni: 166 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 53, tav. IV, n. 19). Cronologia: non precisabile. N.S. Coperchi e ciotole -operchio Si è ritenuto opportuno considerare insieme le ciotole-coperchio e i coperchi, in quanto è difficile distinguere le due forme quando si rinvengono frammentarie. Benché il termine tradizionale di ciotole-coperchio indichi una loro possibile duplice funzione di copertura e di contenitore, resta incerto il loro reale utilizzo. Forma: ciotola-coperchio n. 1 (tav. LXXXVI, nn. 1-4) Descrizione: vasca troncoconica. Presenta tre varianti: A) orlo indistinto, presa/piede ad anello; B) orlo indistinto, presa/piede a disco; C) orlo estroflesso, presa/piede ad anello. Decorazione: talvolta a tacche e a finta treccia sull’ orlo e sulla presa; talvolta sul corpo fasce perpendicolari di incisioni triangolari o motivo a linee incise a pettine in senso verticale, ad alveare o a spina di pesce e a zig zag, bugne o tacche. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 97, n. 4); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: variante A). BS: Borno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 98, n. 9, tav. XXXVIII, fig. 1); Brescia, Capitolium (cit. in Carta Brescia 1996, vol. II, p. 62); Brescia, Collegio Arici (cit. in Carta Brescia 1996, vol. II, p. 62); Brescia, Palazzo Martinengo (Carta Brescia 1996, vol. II, pp. 62, 67, fig. 35, n. 4); Brescia, S. Giulia (cit. in Carta Brescia 1996, vol. II, p. 62); Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VII, nn. 68, 70); Nave (Sub ascia 1987, p. 202, tav. 34, n. 3: variante A); Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 17, tomba VII, tav. VIII, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 38, n. 2, tav. 30, e: variante A). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 153-155, figg. 3436; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, figg. 236-244: varianti A e B; Calvatone romana 1997, p. 120, tav. XVIII, n. 4; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: varianti A e B). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 191192, n. 138, tav. LVIII, n. 138); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 170-171, n. 99, tav. XLII: variante C); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 223-225, tav. 71, g-z); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 202, tav. XCIV, nn. 1-7, pp. 206-207, tav. XCV.b, n. 1: variante A; p. 202, tav. XCIV, nn. 8-9, 11: variante B; p. 202, tav. XCIV, n. 10: variante C; p. 203, tav. XCIV, n. 12). PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXIV, g, p. 77, tav. LXXXV, b: variante A); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 205, tomba 3, tav. II, n. 7); Garlasco (ARSLAN 1970-73, p. 477, fig. 3); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 41, tav. 11, n. 2, pp. 55-56, tav. 21, n. 2, p. 141, tav. 73, n. 2: variante A; p. 98, tav. 50, n. 1, p. 105, tav. 54, n. 2, p. 132, tav. 66, n.1, p. 168, tav. 85, n.1: variante B); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 62-63, fig. 2, nn. 2-8, pp. 67, 70, fig. 3, nn. 2-3, pp. 75-76, fig. 5, n. 1; VANNACCI LUNAZZI 1980, p. 232, tav. I, nn. 8-10; VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 752-753, tav. III, n. 5, p. 755, tav. IV, n. 5: variante A; p. 750, tav. III, n. 2, tav. IV, n. 4: variante B); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 33-34, tomba XVI, fig. 20, n. 1, p. 37, tomba XIX, fig. 24, n. 3, pp. 41-43, tomba XXII, fig. 28, n.1, p. 61, fig. 44, n. 3, p. 62, fig. 46, n. 1, p. 64, fig. 48, nn. 2-3); Torre d’Isola (ARSLAN 1970-73, p. 480, fig. 4: variante B); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, n. 285). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 294295, nn. 3, 5-6, tav. 88, nn. 3, 5-6: variante A o B); Golasecca (TIZZONI 1984, p. 85, n. 1, tav. XCIII, b: variante A o B); Marnate (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri). Cronologia: LT C2 / età augustea (contesti). Osservazioni: generalmente queste ciotole-coperchio sono modellate a mano con impasto grossolano, caratteristiche che le distinguono dai successivi coperchi di età romana con analoga morfologia. Dagli scavi della MM3 di Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 202) sembra che le varianti A e B abbiano valore cronologico: infatti la variante B apparirerebbe leggermente più tardi rispetto alla A (intorno alla metà del I sec. a.C.). Tale osservazione non è per ora confermata da altri dati (a Calvatone, CR, le varianti A e B sono sempre associate in ogni contesto). Entrambe le varianti continuano fino all’età augustea. C.D.P. Forma: ciotola-coperchio n. 2 (tav. LXXXVI, n. 5) Descrizione: orlo leggermente rientrante, vasca a parete bombata, presa/piede ad anello. Decorazione: impressioni su tutta la parete o incisioni cruciformi (Garlasco, PV); tacche sull’orlo (Angera, VA). Attestazioni: BG: Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Levate (Levate 1993, p. 31, tombe 9 e 20); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, pp. 22-23, nn. 6-8, tav. 13, h, i, l). BS: Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 197374, p. 45, tav. VII, n. 69). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, figg. 245-246; Calvatone romana 1997, p. 120, tav. XVIII, n. 5; inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Piadena, Latteria Sociale (inedito; Piadena, Civico Museo Archeologico Platina). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 203, tav. XCIV, nn. 16-17); Nosate (TIZZONI 1984, p. 65, n. 13, tav. LXVII, m). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 130, n. 3, tav. CXVI, n. 2; MELLEY 1992-93, p. 39, tav. 10, n. 1, p. 45, tav. 13, n. 1, pp. 49-50, tav. 17, n. 1, pp. 73-74, tav. 33, n.1, pp. 77-78, tav. 35, n. 2, p. 86, tav. 40, n. 2, p. 93, tav. 46, n. 3, p. 102, tav. 53, n. 2, pp. 108-109, tav. 55, n. 4, p. 112, tav. 56, n. 3, pp. 136-137, tav. 69, nn. 2-3, p. 141, tav. 73, n. 1, p. 159, tav. 80, nn. 1-2, pp. 162-163, tav. 82, n. 4); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 63, 65, fig. 2, nn. 1, 13-18, pp. 67, 70, fig. 3, n. 15); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n. 9). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 294, n. 1, tav. 88, n. 1). Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Cronologia: LT C2 / età augustea (contesti). Osservazioni: salvo rare eccezioni, queste ciotole-coperchio sono modellate a mano con impasto grossolano, caratteristica che le distingue dalle contemporanee ciotole/coppe n. 1, sempre modellate al tornio e ben depurate. C.D.P. Forma: coperchio n. 3 (tav. LXXXVI, nn. 6-8) Descrizione: orlo indistinto, con dente ad incastro, corpo a calotta o troncoconico, presa a disco o troncoconica, internamente cava. Le varianti sono: A) dente di incastro introflesso, orlo curvato verso il basso, che continua la curvatura della parete; B) dente di incastro introflesso, orlo rialzato verso l’esterno; C) dente di incastro diritto, orlo rialzato a tesa orizzontale verso l’esterno. Decorazione: bande orizzontali bianche (Somma Lombardo, VA) o rosse (Milano). Dati epigrafici: lettere graffite sulla parete esterna (Somma Lombardo (VA). Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 55, nn. 40-41, tav. IV, nn. 1-2: variante C); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 193, tav. V, figg. 27-28: varianti B e C). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig. 161: variante A). MI: Magenta, Pontevecchio (inedito, Museo di Legnano; cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 194: attribuzione ipotetica); Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, tav. X, n. 3: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 145, tav. LVII, n. 25: variante A; tav. LVII, nn. 26-27: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 333, tav. 101, nn. 1, 2-3: variante B); Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, n. 5, tav. XXIII, n. 21; Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 5, 21, 30: variante B; SIMONE 1985-86, p. 102, b, tomba 2, tav. I, b: variante A). Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: questo coperchio rientra nel repertorio tardoceltico. Trova, infatti, notevoli affinità tecnologiche con le ciotole/coppe tardoceltiche n. 1, per la copertura delle quali questo coperchio con il dente ad incastro sembra specialmente adatto. Con le suddette ciotole/coppe ha in comune l’impasto depurato e la tecnica di lavorazione adottata (in particolare la rifinitura delle superficie che conferisce alle pareti un aspetto liscio e lucido). N.S. Forma: coperchio n. 4 (tav. LXXXVII, nn. 1-3) Descrizione: orlo indistinto, corpo a calotta o troncoconico, presa a bottone cava internamente o troncoconica. Descrizione: talvolta costolature. Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 3); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 126, n. 6); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 50, n. 7, fig. 7); Brescia, via Zima (Ceramiche Brescia 1988, p. 34, n. 50a, p. 87, tav. XIII). CO: Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 77, n. 52, tav. VIII, n. 52). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143, figg. 193-194); Castelleone (inedito, Raccolta presso la Biblio- 167 teca Civica); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XLI, nn. 113-114, tav. XLIV, nn. 122-124); Cremona, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 111, n. 108 (541), tav. LXII, n. 109 (540), tav. LXIII). MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 29, 31, n. 20); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 173-175, nn. 115, 117, tavv. XLIX-L, p. 176, n. 118, tav. LI, n. 2, pp. 188-189, n. 134, tav. LVII); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 174-175, tav. XLIV, nn. 107-108, pp. 178-179, tav. XLVI, n. 115); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 219-221, tav. 70, b, f, r-y, ab, ac, tav. 71, d-e); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 108, n. 26, tav. 6, n. 26: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 204-209, 211, 227, tav. XCVa, nn. 4-6, 11, 17, tav. XCVb, nn. 3, 7-9, 11-13, 17, tav. XCVIb, nn. 8, 13-16, tav. CIV, n. 2). PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 124, tomba 7, tav. VI, n. 10); Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 15). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 149, tav. 58, nn. 4-5: attribuzione ipotetica); Sesto Calende, via Bellaria (“NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 5571655716/1). Cronologia: I sec. a.C. / inizi II sec. d.C. (Calvatone, CR, Milano). Osservazioni: sono stati riuniti in questo gruppo numerosi frammenti dei quali non è possibile stabilire la forma completa: perciò si è scelto di non suddividere in varianti i pochi esemplari interi. Questo coperchio ha impasti diversi, sia mediamente depurati che ricchi di quarzo. Alcuni esemplari sono piuttosto piccoli. Qualche coperchio (Milano, Dorno, PV) ha la superficie esterna resa ondulata da costolature più o meno accentuate. N.S. Forma: coperchio n. 5 (tav. LXXXVII, n. 4) Descrizione: orlo distinto rialzato, vasca troncoconica. Decorazione: in un caso puntini impressi a spina di pesce (Milano). Attestazioni: BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, n. 2). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 196; Calvatone romana 1997, p. 113, tav. XVI, n. 1); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XLIV, n. 125). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 205-208, 210, tav. XCVa, nn. 8-10, 20, tav. XCVb, nn. 10, 18, tav. XCVIb, nn. 7, 10-12). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 149, tav. 58, n. 7). Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: questo coperchio ha un impasto mediamente depurato o in qualche caso arrichito con quarzo. Le pareti hanno uno spessore sottile. La documentazione disponibile non permette di associare con sicurezza a questa forma nessuna presa. C.D.P. Forma: coperchio n. 6 (tav. LXXXVII, n. 5) Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, presa a bottone arrotondata, irregolare. 168 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 136-137, ad, tav. XIV, ad). Cronologia: fine I sec. a.C. (contesto tombale). G.T. Forma: coperchio n. 7 (tav. LXXXVII, n. 6) Descrizione: orlo ingrossato esternamente, arrotondato, vasca emisferica. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 197). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 206, tav. XCVa, n. 19). Cronologia: età augustea / fine I sec. d.C. (Calvatone, CR). Osservazioni: questo coperchio è caratterizzato da un impasto mediamente depurato e da una cottura in atmosfera ossidante. È una forma attestata in Italia centrosettentrionale dall’età cesariana fino al II sec. d.C.21. N.S. Forma: ciotola-coperchio n. 8 (tav. LXXXVII, n. 7) Descrizione: orlo indistinto, introflesso, più o meno ingrossato e arrotondato, vasca emisferica, piede/presa a disco. Decorazione: cordoni in rilievo segmentati da tratti paralleli obliqui (Castellanza, VA). Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 94, tav. XIII, n. 7: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 227, tav. 11, n. 3, tav. 16, nn. 1, 2, 4 = Angera romana I 1985, p. 112, nn. 14-15, tav. 73, nn. 2-3, pp. 205-206, n. 2, tav. 47, n. 7, p. 222, n. 34, tav. 76, n. 9); Castellanza (SUTERMEISTER 1952b, pp. 11-12: attribuzione ipotetica); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp. 70-71, tav. XLIV, Sc. 0512, Sc. 0501: attribuzione ipotetica). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (Angera, VA). Osservazioni: la forma richiama sia le ciotole-coperchio tardoceltiche n. 2 sia le ciotole-coperchio n. 19, databili al III/VI sec. d.C. G.T. Forma: ciotola-coperchio n. 9 (tav. LXXXVII, nn. 8-9) Descrizione: orlo a fascia, corpo troncoconico, presa/piede a disco. Presenta due varianti: A) orlo diritto; B) orlo leggermente inclinato verso l’interno. Decorazione: sottili scanalature sull’orlo (Angera, VA). Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, pp. 227- 228, tav. 16, n. 5 = Angera romana I 1985, p. 222, n. 35, tav. 76, n. 8: variante A); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 135, n. 14, tomba 197, tav. XXVIII, a: variante B). Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (Arsago Seprio, VA); età claudio-neroniana (?) (Angera, VA, contesto incerto). G.T. Forma: ciotola-coperchio n. 10 (tav. LXXXVII, n. 10; tav. LXXXVIII, n. 1) 21 Si veda in Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 148, nota 178. Descrizione: orlo internamente ingrossato a profilo squadrato o arrotondato, corpo troncoconico, presa a disco. Presenta due varianti: A) orlo esternamente indistinto dalla parete; B) orlo esternamente distinto dalla parete. Attestazioni: BS: Carpenedolo, campo Mattone (“NotALomb”, 198889, p. 206, fig. 180: variante B, attribuzione ipotetica). CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 60, n. 28, tav. III, n. 28: variante B). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 208, tav. XCVb, n. 21: variante B). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54, tav. 2, n. 16: variante B); Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 16: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980, p. 227, tav. 16, n. 3 = Angera romana I 1985, pp. 105106, n. 1, tav. 30, n. 1: variante A); Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 148-149, tav. 58, nn. 2-3: variante A; pp. 188-189, tav. 67, nn. 4-5: attribuzione ipotetica). Cronologia: età claudio-neroniana (Angera, VA: contesto tombale); dopo la metà I sec. d.C. (Milano). Osservazioni: queste ciotole-coperchio si rinvengono sia in tombe che in abitato. G.T. Forma: coperchio n. 11 (tav. LXXXVIII, nn. 2-4) Descrizione: orlo distinto arrotondato o appuntito, separato internamente e esternamente dalla vasca da un gradino, vasca troncoconica, presa a disco, talvolta incavata esternamente. Attestazioni: CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, pp. 97-98, n. 1, tomba 98, tav. 5, n. 1); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, pp. 81, 84, tav. IX, n. 90, tav. XI, n. 108); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 128, n. 46, tav. VII, n. 46). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 219, n. 1, tav. 70, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 208, tav. XCVb, n. 19). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 133, n. 2, tomba 190, tav. XXVIII, b); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969b, fig. a p. 231, n. 4, p. 238); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 74, tav. XLVIII, Sc. 0046: attribuzione ipotetica). Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti). Osservazioni: è attestato in necropoli e in abitato. G.T. Forma: ciotola-coperchio n. 12 (tav. LXXXVIII, nn. 5-7) Descrizione: orlo a tesa, corpo a calotta o troncoconico, presa/piede ad anello. Sono state definite due varianti: A) orlo piano con depressione centrale; B) orlo piano spesso internamente sporgente. Decorazione: talvolta sull’orlo unghiate, sul corpo linee ondulate. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 67, nn. 15, 21, 40: attribuzione ipotetica); Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, n. 9); Bergamo, Rocca (Bergamo 1986, pp. 148-149, fig. 103, n. 7); Bergamo, via Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Arena (TREMEL 1967-69, p. 286, tav. III, n. 8 = MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 74-75, figg. 80-86, nn. 12-44); Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 116, tav. IV, n. 2: variante A; tav. IV, nn. 5, 8: variante B); Covo (inedito, cit. in SAPELLI 1981, p. 165, nota 29: attribuzione ipotetica); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzione ipotetica); Ghisalba (SAPELLI 1981, fig. 11, nn. 1-2); Isso (“NotALomb”, 1984, fig. 74); Levate (Levate 1993, p. 31, tomba 24); Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, p. 82, fig. 6). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 4: variante A); Adro (Adro, p. 20, tav. VI, n. 7); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 74: variante A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 126, n. 3: variante A; n. 2: variante B); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, n. 1: variante B); Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 114, tav. I, n. 5: variante B); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, gruppo 4, tav. IX, n. 9: variante A; tav. IX, nn. 7-8, 10-11: variante B; p. 94, tav. XIII, n. 5); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, gruppo 2D, tav. V, n. 7: variante A; tav. V, n. 6: variante B); Nave (Sub ascia 1987, p. 202, tav. 34, nn. 1-2: variante A); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 42, tav. 1, n. 7: variante A). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 160, B14, tav. 4, B14: variante B); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 81, n. 89, tav. IX, n. 89: variante A; p. 74, n. 24, tav. VI, n. 24, p. 79, n. 64, tav. VIII, n. 64, p. 80, n. 72, tav. IX, n. 72: variante B); Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 70-71, tav. XLII, nn. 6, 13-16, tav. XLIII, nn. 2-3: variante B). CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 148-150, cat. 33: variante B; PAOLUCCI 1987-88, pp. 143-144, nn. 100, 101: variante A; Calvatone romana 1991, p. 128, n. 15, tav. VIII, n. 4: variante A; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 145, figg. 205-206: varianti A, B; Calvatone romana 1997, p. 115, tav. XVI, nn. 6-8: variante A); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XLV, n. 129: variante A); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 201, gruppo 14, tav. IV, n. 5: variante A). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 208, tav. XCVb, n. 20: variante A). MN: Cavriana, S. Cassiano (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 35, tav. VI, L3); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 232, nn. 29-30, fig. 28, nn. 29-30: variante A; p. 234, n. 31, fig. 28, n. 31: variante B). PV: Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana 1995, p. 74, tav. II, n. 16). Cronologia: età tiberiana / VI sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: si tratta di un gruppo bene attestato, soprattutto nella Lombardia nord-orientale. In genere esso presenta un impasto depurato. A Calvatone (CR) e a Cavriana (MN) l’impasto, ricco di mica e di colore rosso-bruno, risulta analogo a quello dei recipienti ad orlo decorato ivi documentati (cfr. infra recipienti ad orlo decorato n. 2). A Brescia un esemplare presenta un piede/presa a disco di notevole diametro (Via Alberto Mario 1988, tav. XIII, n. 5), ma è stato qui inserito per le sue caratteristiche conformi al gruppo. N.S. Forma: ciotola-coperchio n. 13 (tav. LXXXVIII, n. 8) Descrizione: orlo a sezione quadrangolare, vasca a calotta, piede/presa ad anello sagomata. 169 Decorazione: modanature sull’orlo e sulla vasca. Attestazioni: BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 116, tav. IV, n. 1). Cronologia: V sec. d.C. (?). N.S. Forma: coperchio n. 14 (tav. LXXXIX, nn. 1-3) Descrizione: orlo a tesa, corpo troncoconico, presa/ piede cilindrica o a disco. Si distinguono due varianti: A) tesa orizzontale più o meno sviluppata, a profilo arrotondato o squadrato, talvolta internamente scanalata; B) tesa obliqua esternamente arrotondata, attacco alla parete interna a spigolo o arrotondato. Decorazione: tre registri di linee incise, oblique, parallele e fitte sul corpo (Milano, p.za S. Nazaro). Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 2: variante A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 126, n. 4: variante A); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, pp. 31-32, n. 4, fig. 3: variante A). CO: Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 72, n. 3, tav. V, n. 3, p. 75, n. 34, p. 76, n. 42, tav. VII, nn. 34, 42: variante A); Montorfano, Linghirone (BIANCHI 1982, p. 28: variante A). CR: Calvatone (inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. LI, nn. 147148); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 201, gruppo 13, tav. IV, n. 4: variante A). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 13, 26, n. 4: variante A); Lodi Vecchio, Cascina S. Lorenzo (BUSINARO, RIZZI 1995, p. 261, tav. 2, n. 10); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 88, cat. 23/103, p. 105, cat. 25/17: variante A; p. 88, cat. 23/106, p. 95, cat. 24/16, p. 98, cat. 24/40, p. 104, cat. 25/7: variante B); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 187, nn. 132-133, tav. LVI, nn. 1-2: variante A; pp. 178, 180-182, nn. 119-120, nn. 122-124, 127, tav. LII, LIII, nn. 1-3, tav. LIV, nn. 12: variante B); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 176-178, tav. XLV-XLVI, nn. 110-113: variante A; p. 178, tav. XLVI, n. 114: variante B); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 219, 222, tav. 70, d, tav. 71, a-b: variante A); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 108, n. 27, tav. 6, n. 27: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 206210, p. 227, tav. XCVb, nn. 1, 14-15, tav. XCVIa, nn. 4, 69, 13-15, 17, tav. XCVIb, n. 9, tav. CIV, nn. 3-5: variante A; pp. 205-206, tav. XCVa, nn. 9, 13-16: variante B). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 234, n. 32, fig. 28, n. 32: attribuzione ipotetica). PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 100, tav. II, n. 19: variante A, attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 333, tav. 100, nn. 7-8: varianti A e B); Castelseprio (BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 15, n. 3: variante A); Gallarate (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969a, pp. 226-227, nn. 2, 4; attribuzione ipotetica). Cronologia: I/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: data la sua semplicità morfologica, le attestazioni di questo coperchio si scaglionano lungo un ampio arco cronologico. A Milano, ad esempio, né la morfologia, né l’osservazione degli impasti permette di differenziare gli esemplari presenti in contesti di I sec. d.C. da quelli tardoromani/altomedievali. 170 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI In base alle somiglianze morfologiche con gli altri esemplari, è stato qui inserito un pezzo di Montorfano (CO) (tav. LXXXIX, n. 2), che presenta una ampia e bassa presa, perché esso copriva un’urna cineraria. G.T. Forma: coperchio n. 15 (tav. LXXXIX, n. 4) Descrizione: orlo indistinto, vasca a calotta, presa troncoconica. Attestazioni: VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 16, n. 35). Cronologia: età tardoromana/altomedievale. G.T. Forma: coperchio n. 16 (tav. LXXXIX, n. 5) Descrizione: orlo distinto ingrossato, arrotondato o squadrato, vasca troncoconica con pareti più o meno arrotondate, presa troncoconica. Attestazioni: BS: Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, tav. V, n. 4). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 230, tav. CV, nn. 13-17). VA: Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, fig. 198, n. 6 = MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p. 11, n. 6, p. 13, fig. 6). Cronologia: età tardoromana (Oggiona con Santo Stefano, VA); metà V/VI sec. d.C. (contesti milanesi). Osservazioni: i coperchi di Milano sono di fattura grossolana, ma con orlo e superficie esterna spesso lucidati. G.T. Forma: coperchio n. 17 (tav. LXXXIX, nn. 6-7) Descrizione: orlo fortemente inclinato verso l’interno, a profilo quadrangolare, sull’orlo un incavo esterno più o meno profondo, vasca troncoconica, con pareti svasate. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 97, n. 24). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 228, tav. CIV, n. 17). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 147148, tav. 58, n. 1). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA); fine IV / inizi V sec. d.C. (Milano). G.T. Forma: coperchio n. 18 (tav. XC, n. 1) Descrizione: orlo obliquo con uncino interno e tesa esterna, vasca troncoconica, presa ad anello. Attestazioni: BG: Covo (SAPELLI 1981, p. 165, nota 29: attribuzione ipotetica); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 170-171, nn. 44-54, fig. 10, nn. 1-11). BS: Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 4). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 230, tav. CV, n. 15). VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 37, n. 31: attribuzione ipotetica). Cronologia: IV/VI sec. d.C. (contesti). C.D.P. 22 Si nota una varietà di impasti anche negli esemplari analoghi rinvenuti a Torino, in strati probabimente databili alla fine VI / inizi VII sec. d.C.: PANTÒ 1996, p. 96, fig. 4, nn. 1-5. Forma: ciotola-coperchio n. 19 (tav. XC, nn. 2-3) Descrizione: orlo più o meno introflesso e assottigliato, corpo troncoconico con pareti ad andamento curvilineo, presa/piede a disco. Decorazione: talvolta una linea incisa orizzontale sotto l’orlo (Angera, VA). Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 3). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig. 124, n. 7); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVI, n. 8: attribuzione ipotetica). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 210, n. 156, p. 216, n. 167, tav. LXII, nn. 1-2, pp. 216-217, n. 168, tav. LXIII, n. 1); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 184, tav. XLVII, n. 116); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 227-228, tav. CIV, nn. 6-13); Milano, scavi Università degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. I, n. 4). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 173, tav. 13, n. 159: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIX, n. 15: attribuzione ipotetica; GRASSI 1988, p. 208, tav. XII, n. 1; Angera romana II 1995, pp. 144-146, tav. 57, nn. 1-7, p. 332, tav. 99, nn. 6-7, tav. 100, nn. 1-3, p. 424, tav. 123, n. 4; p. 187, tav. 66, nn. 8-11: attribuzione ipotetica). Cronologia: fine IV/VI sec. d.C. (Milano); secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA). Osservazioni: a Milano, scavi MM3, è stato possibile distinguere frammenti di queste ciotole-coperchio da analoghi frammenti pertinenti alle ciotole-coperchio n. 2 (vd. supra) in base alle differenze di impasto e di trattamento della superficie (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 228). In genere queste ciotole-coperchio hanno impasto grossolano e i diametri degli orli subiscono notevoli variazioni. A Milano e ad Angera (VA) alcuni esemplari presentano l’impasto depurato ingubbiato e la superficie esterna rifinita e lucidata con una spatola o panno22. G.T. Forma: coperchio n. 20 (tav. XC, n. 4) Descrizione: orlo diritto a fascia sagomata, estremità assottigliata e arrotondata, vasca troncoconica. Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLIII, n. 5). PV: Vigevano, S. Vittore (PANSECCHI et alii 1987-88, p. 144, tav. 5, n. 18). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 150, tav. 58, n. 8, p. 333, tav. 100, n. 6). Cronologia: V/VI sec. d.C. (contesti e confronti). Osservazioni: è stato supposto che questo coperchio, dall’impasto depurato, sia un tentativo di imitazione della terra sigillata chiara, forma Hayes 88 (Angera romana II 1995, p. 150, tipo 11). La superficie esterna di questi coperchi è spesso ondulata e la parete è molto sottile. Esemplari coevi ai lombardi e analoghi, talvolta anche per l’impasto depurato, si trovano nella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia e nell’isola di S. Giulio d’Orta (NO)23. G.T. 23 Rispettivamente, BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp. 92-93, tav. XXIV, nn. 1-5; PANTÒ 1996, p. 111, fig. 13, n. 2. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Forma: coperchio n. 21 (tav. XC, nn. 5-7) Descrizione: orlo a breve tesa orizzontale o inclinata, a sezione quadrangolare con profilo netto o arrotondato, talvolta assottigliato, corpo a calotta, presa troncoconica ad anello o incavata. Decorazione: talvolta tacche poco profonde e regolari sull’orlo o fitte incisioni a pettine sotto l’orlo (Monte Barro, CO); in un caso tacche impresse (Milano). Attestazioni: BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 116, tav. IV, n. 6). BS: Adro (Adro, p. 20, tav. VI, n. 9); Brescia, S. Giulia (S.G.’87 Y2, US 3322, US 3180/1623, tipo 5N, US 3291/1657, tipo 5Q, US 3288/1619, tipo 5C; cit. in Monte Barro 1991, pp. 70-71: attribuzione ipotetica). CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 69-71, tav. XLI, nn. 15-21, tav. XLII, nn. 1-5, 7-12). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 229, tav. CV, nn. 4-9, 12). Cronologia: V/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: a Monte Barro (CO) questo è il coperchio più numeroso e il più articolato morfologicamente. Esso presenta notevole variabilità nelle dimensioni. Alcuni esemplari di Monte Barro, di Milano e anche di Brescia (cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 229) hanno sulla superficie esterna gocce di vetrina, forse dovute alla vicinanza durante la cottura con recipienti invetriati. G.T. 171 VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 37, n. 19, fig. 58, n. 15: attribuzione ipotetica). Cronologia: V / metà VI sec. d.C.; un esemplare di Castelseprio (VA) viene da uno strato tardoromano. G.T. Forma: coperchietto n. 24 (tav. XCI, nn. 5-6) Descrizione: alto orlo diritto, listello, bassa vasca troncoconica, fondo piano. Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 71-72, tav. XLIII, nn. 7-8). Cronologia: fine V / metà VI sec. d.C. G.T. Forma: ciotola-coperchio n. 25 (tav. XCI, n. 7) Descrizione: orlo obliquo, ingrossato internamente, vasca troncoconica, presa/piede ad anello. Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 74, fig. 80, n. 12). Cronologia: non precisabile. C.D.P. Grandi recipienti con listello sulla parete e catinicoperchio Forma: coperchietto n. 23 (tav. XCI, nn. 2-4) Descrizione: alto orlo diritto, listello, corpo conico, presa cilindrica, internamente concava. Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 119, tav. II, n. 5); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 103, gruppo 2, tav. XVI, nn. 5-6). CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLIII, n. 6). I grandi recipienti con listello sulla parete e i catini-coperchio sono stati riuniti in unico capitolo perché le ipotesi sulle loro funzioni, avanzate dai vari autori, non sempre concordano tra di loro. Si sono incluse nei grandi recipienti con listello tutte quelle forme di cui si presume la funzione di contenitori per acqua o comunque se ne esclude l’uso su fuoco, per vari motivi, dal tipo di listello all’impasto. Si sono raggruppati sotto il termine di “catinocoperchio”24 recipienti di cui non è sempre precisabile la funzione tra il catino e il coperchio e che perciò vengono pubblicati ora come catini ora come coperchi. In questa sede si è preferito presentare questi manufatti capovolti come coperchi, in base ad un criterio di omogeneità e al loro uso polifunzionale. I catini-coperchio nn. 9-13 costituiscono delle formeguida per l’età tardoantica e altomedievale in Italia settentrionale. Però la forma si trova, in area padana, da epoca preromana (I sec. a.C.: n. 1) a quella bassomedievale25. Si tratta infatti di quel recipiente, noto come testum o clibanus, presente dal II sec. a.C. Le fonti antiche ne descrivono la funzione per la cottura al forno di cibi, dal pane alla carne; un’apertura alla sommità o fori nelle pareti servivano per regolare il calore26. Analogamente le caratteristiche morfologiche e soprattutto tecniche di vari catini- 24 Non vi è omogeneità nella terminologia: si è qui adottata la definizione di “catino-coperchio”, usata ad esempio in BROGIOLO, GELICHI 1986, Monte Barro 1991, Angera II 1995 e non quella di bacini (o bacili) a listello, utilizzata in BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980 e Palazzo Pignano 1985. È stato sottolineato che la denominazione di “catino-coperchio” può risultare fuorviante, poiché si riuniscono in tale categoria anche recipienti non utilizzati per cuocere; perciò è stato proposto di adottare il termine di forni/fornetti-coperchio (Ad mensam 1994, pp. 43-46). 25 Per un’analisi di questi recipienti e della loro area di diffusio- ne, BROGIOLO, GELICHI 1986, pp. 295-296, 300-315; BROGIOLO, GELICHI 1996, pp. 223-224, 226 e i vari contributi in Le ceramiche altomedievali (fine VI-X secolo) in Italia settentrionale: produzione e commerci. 6° seminario sul tardoantico e l’altomedievo in Italia centrosettentrionale. Monte Barro-Galbiate (Lecco), 21-22 aprile 1995, a cura di G.P. BROGIOLO, S. GELICHI, Mantova 1996; BROGIOLO, GELICHI 1997, p. 140. 26 Cfr. CUBBERLEY 1995, ove anche un’analisi delle fonti letterarie e dell’evidenza linguistica nel campo semantico del “cuocere al forno”. Forma: coperchio n. 22 (tav. XCI, n. 1) Descrizione: orlo indistinto, profonda vasca troncoconica con pareti arrotondate, presa cilindrica. Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, nn. 35-36, tav. IX, nn. 5-6). CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLII, n. 17). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 231, tav. CVI, nn. 10-11). VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 40, n. 6); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp. 72-73, tav. XLVI, Sc. 0504, Sc. 0568; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55749). Cronologia: fine V/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: spesso questi coperchi presentano fitte linee della foggiatura a tornio. G.T. 172 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI coperchio lombardi (ad esempio lo spessore ridotto delle pareti, le superfici interne e esterne annerite non uniformemente o in alcuni casi l’impasto ricco di additivi smagranti) ne suggeriscono l’uso come grossi coperchi per coprire cenere o cibo, o come fornetti portatili per la cottura del pane27. Tuttavia la funzione dei catini-coperchio non sembra univoca perché le caratteristiche tecnologiche sono varie e rari sono i catini-coperchio interamente ricostruibili. Per esempio si è ipotizzato che gli esemplari di Castelseprio (VA), privi di tracce di fuoco e con le pareti spesso lisciate, servissero come recipienti da tavola collettivi, con un fondo convesso con spessore sottile; in tal caso il listello sarebbe funzionale al loro appoggio su un disco di sostegno28. Forma: catino-coperchio n. 1 (tav. XCII, n. 1) Descrizione: orlo obliquo, ondulato, vasca troncoconica, fondo piano con fori di sfiato. Decorazione: a finta treccia sull’orlo. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201, tav. XCIII, n. 10). Cronologia: I sec. a.C. Osservazioni: questo recipiente è ricondotto (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201) alla produzione locale preromana per l’impasto e per la lavorazione grossolana. Il pezzo, ricostruito da frammenti, presenta un’ inclinazione diversa delle pareti verso il fondo: ció induce a supporre la presenza di prese o di un listello (ibidem). G.T. Forma: catino-coperchio n. 2 (tav. XCII, n. 2) Descrizione: orlo sporgente all’esterno e all’interno, con la superficie superiore incavata, pareti arrotondate, presa/piede ad anello. Decorazione: in un caso ditate impresse sull’ orlo. Attestazioni: BS: Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, tav. VI, n. 1). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201, tav. XCIII, n. 13). Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (contesti milanesi). G.T. Forma: grande recipiente con listello n. 3 (tav. XCII, n. 3) Descrizione: orlo ingrossato a mandorla, profonda vasca emisferica, sulla parete, impostato verso il fondo del vaso, uno spesso e lungo listello, con un incavo inferiormente. Attestazioni : CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 145, fig. 204). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti). Osservazioni: questo recipiente è documentato in contesti abitativi, in Italia centro-meridionale, tra la seconda metà del I sec. a.C. e il II sec. d.C.29. Il listello, piuttosto spesso e sviluppato in lunghezza, 27 BROGIOLO, GELICHI 1986, p. 312; Via Alberto Mario 1988, pp. 103, 105; Milano, Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201. 28 BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 489. Si vedano anche le osservazioni a proposito degli esemplari rinvenuti nella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia, confrontabili con i grandi recipienti con listello nn. 7 e 8 (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp. 94-97, tavv. XXI,d, XXV, XXVI, nn. 1-3). differenzia questo manufatto dai catini-coperchio di epoca tardoantica/altomedievale ed è possibile servisse per appoggiare il recipiente ad un sostegno, ad esempio un treppiede. È probabile che questo esemplare, per l’impasto mediamente depurato, fosse impiegato come bacile per contenere liquidi. N.S. Forma: grande recipiente con listello n. 4 (tav. XCII, n. 4) Descrizione: orlo a mandorla, corpo troncoconico, listello appena sopra il fondo, fondo piano. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 139, tav. 40, n. 2). Cronologia: metà I sec. d.C. Osservazioni: il recipiente era posto a copertura di un’urna utilizzata per l’inumazione di un bambino. G.T. Forma: grande recipiente con listello n. 5 (tav. XCIII, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato su entrambe le superfici, con leggero incavo nel centro, sottolineato esternamente da una solcatura, parete curvilinea, con leggera carena verso il fondo, sulla parete listello corto e rettilineo. Attestazioni: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 46, tomba 22, tav. VI, n. 6). Cronologia: II/III sec. d.C. Osservazioni: questo esemplare presenta un impasto grossolano. Esso costituisce un raro esempio di grande recipiente con listello proveniente da un contesto funerario. N.S. Forma: grande recipiente con listello n. 6 (tav. XCIII, n. 2) Descrizione: orlo quasi triangolare sottolineato da una solcatura, vasca quasi emisferica, listello appena accennato sulla parete. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 234-235, tav. CVIII, n. 1). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 41, tav. X, M30). Datazione: metà II/IV sec. d.C. (contesti milanesi). C.D.P. Forma: grande recipiente con listello n. 7 (tav. XCIII, n. 3) Descrizione: orlo ingrossato, arrotondato, grande listello orizzontale posto a metà della parete, vasca a calotta, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 192, c, p. 154, fig. 29, c); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 233-235, tav. CVII, nn. 1-13, tav. CVIII, n. 2). Cronologia: IV/V sec. d.C. (contesti). Osservazioni: l’impasto depurato suggerisce un uso come contenitore per liquidi. Si notano somiglianze con il gruppo n. 3. N.S. 29 Per la bibliografia cfr.: Les Céramiques communes de cam- panie et de narbonnaise (Is.av. J.C.-IIs.ap.J.C.). La vaisselle de cuisine et de table. Actes des Journées d’étude organisées par le Centre Jean Bérard et la Soprintendenza Archeologica per le Province di Napoli e Caserta, Naples, 27-28 mai 1994, sous la direction de Michel Bats, Naples 1996. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Forma: grande recipiente con listello n. 8 (tav. XCIII, n. 4) Descrizione: orlo diritto, sottolineato esternamente da una carena, vasca troncoconica, listello a sezione rettangolare o arrotondata, impostato orizzontalmente sulla parete, talvolta appena pendente, fondo piano. Attestazioni: MI: Legnano, via per Canegrate (inedito; Legnano, Museo Civico Guido Sutermeister: attribuzione ipotetica). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, pp. 175, 187, 189, tav. 4). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 155157, tav. 60, nn. 1-6, p. 335, tav. 101, n. 4, p. 426, tav. 123, n. 6: attribuzione ipotetica). Cronologia: età tardoantica / altomedievale (contesti). Osservazioni: ad Angera (VA) è testimoniata una notevole varietà di frammenti di pareti con listello, spessi e massicci, a sezione rettangolare o circolare, orizzontali o obliqui, attribuiti a questo gruppo in forma ipotetica. L’ impasto dei recipienti angeresi è grossolano; due sono provvisti di fondo. In due casi, nella parete appena sopra il listello, vi è un foro circolare (di sfiato?; per la sospensione?). G.T. Forma: catino-coperchio n. 9 (tav. XCIV, nn. 1-2) Descrizione: orlo distinto, ingrossato, arrotondato o a sezione quadrata, corpo a calotta. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano (NOBILE 1992, p. 47, n. 9.6, tav. 8, n. 9.6); Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p. 160, B13, B16, B17, tav. 3, B13, tav. 4, B16, B17); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 74, tav. XLVI, n. 3); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 72, n. 7, tav. V, n. 7: attribuzione ipotetica). Cronologia: fine III/IV sec.d.C. (Capiago Intimiano, CO: contesto tombale); fine V / prima metà VI sec. d.C. (Monte Barro, CO). Osservazioni: i frammenti dei recipienti di questo catino-coperchio non presentano listello. Si può supporre che mancasse del tutto o che fosse posto in prossimità del fondo. L’ esemplare di Capiago Intimiano, CO, è stato rinvenuto in una tomba. G.T. Forma: catino-coperchio con listello n. 10 (tav. XCIV, nn. 3-5) Descrizione: pareti più o meno incurvate, breve listello obliquo, più o meno sottile. Vi sono due varianti: A) orlo a mandorla; B) orlo ingrossato esternamente e internamente. Decorazione: talvolta a tacche sul listello (variante B). Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 103, tav. XVI, n. 9: variante A). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, p. 340, scheda 71, fig. 122, n. 2: variante A); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 73, tav. XLIII, n. 13: variante A; pp. 73-74, tav. XLIV, nn. 4, 6-7: variante B). CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 203, tav. V, n. 9: variante B). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 224, n. 171, tav. LXIV: variante A). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151154, tav. 59, n. 1: variante A); Cassano Magnago (CAPORUSSO 1986, pp. 368-369, fig. 10, n. 1: attribu- 173 zione ipotetica); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 197375, tav. 11, n. 1: variante A; Castelseprio 1978-79, fig. 38, nn. 15, 48, fig. 39, n. 1, fig. 56, n. 12: variante A; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig. 18, n. 2: variante A). Cronologia: metà III/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: l’impasto abbastanza depurato e la discreta esecuzione di quasi tutti i catini-coperchio di Angera (VA) portano ad escludere l’utilizzo su fuoco e ad ipotizzare un uso sia come coperchi sia come contenitori di vivande; essi dovevano avere un fondo piano. Ad Angera e a Castelseprio (VA) questi recipienti sono per lo più rifiniti con quel particolare sistema di lisciatura delle superfici, che lascia tracce di fitte striature, all’interno e all’esterno, spesso in senso rotatorio; tecnica impropriamente definita “pettinata”, considerata tipica della ceramica tardoantica e soprattutto medievale. Soprattutto per queste caratteristiche tecnologiche, come l’impasto depurato e l’esecuzione accurata, la variante A è considerata la più antica e la più legata alla tradizione tardoromana (Monte Barro 1991, p. 73). G.T. Forma: catino-coperchio n. 11 (tav. XCIV, nn. 6-7) Descrizione: corpo troncoconico, breve listello di varia forma. Le varianti sono: A) orlo indistinto, ingrossato e arrotondato esternamente; B) orlo indistinto, ingrossato e arrotondato internamente; Decorazione: talvolta impressioni sul listello. Attestazioni: BG: Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, fig. 79, n. 5: attribuzione ipotetica). BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 119, tav. II, n. 7: variante B; S.G. ‘87 Y2, tipo 6A2: cit. in Monte Barro 1991, p. 73: attribuzione ipotetica). CO: Castelmarte (cit. in BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 490: attribuzione ipotetica); Lurago Marinone (cit. in GUERRONI, BROGIOLO, CAZORZI 1982, p.120: attribuzione ipotetica); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 73, tav. XLIII, n. 14, tav. XLIV, n. 1: variante A; p. 73, tav. XLIV, n. 2: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151154, tav. 59, n. 5: variante A); Castelseprio (BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig. 14, n. 3: variante B); Sesto Calende (GUERRONI, BROGIOLO, CAZORZI 1982, pp. 118-120, tav. 10, n. 1: variante A). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA: contesti); fine V / prima metà VI sec. d.C. (Monte Barro, CO); fine VI/VII sec.d.C. (Castelseprio, VA); seconda metà VI sec. d.C. / inizi VII sec.d.C. (Sesto Calende, VA: per associazione con fiaschetta longobarda decorata a stralucido). Osservazioni: gli esemplari di Sesto Calende (VA) presentano impasto depurato e superfici lisciate, caratteristiche riscontrate in vari catini-coperchio ad Angera e a Castelseprio (VA) (cfr. supra n. 10). Invece gli esemplari di Monte Barro (CO) hanno per lo più impasto grossolano e fattura piuttosto sommaria. A Castelseprio è cospicua la documentazione di questi recipienti nei livelli longobardi, in particolare tra la fine del VI e il VII sec. d.C. G.T. Forma: catino-coperchio n. 12 (tav. XCV, n. 1) Descrizione: orlo indistinto, corpo a calotta, listello più o meno sporgente, impostato ad un’altezza variabile. 174 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 47, tav. IV, n. 30: attribuzione ipotetica). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 233, 235, tav. CVIII, nn. 3-5). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151154, tav. 59, nn. 2, 4); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, pp. 327-328, tav. 6, n. 1, tav. 8, primi due a sinistra; Castelseprio 1978-79, fig. 16, nn. 16-17, fig. 37, nn. 21, 24, 26, 29, fig. 38, n. 22, fig. 40, n. 3, fig. 56, n. 17; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig. 18, n. 3). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA: contesti); VI/VII sec. d.C. (Milano, Castelseprio, VA). Osservazioni: i pezzi di Milano si contraddistinguono per un tipo di impasto ben depurato, per la fattura più accurata e la superficie levigata, tutte caratteristiche considerate peculiari della ceramica di età longobarda rinvenuta in questi scavi; essi sono stati inseriti tra i “grossi recipienti con listello”. In base a questi connotati, all’assenza di annerimento, ai fondi a calotta e al tipo di listello si esclude per questi recipienti l’uso su fuoco e si suppone il loro appoggio su treppiedi di sostegno (Scavi MM3 1991, ibidem). Tuttavia i criteri suesposti (cfr. supra, paragrafo introduttivo) e le analogie con altri recipienti definiti catinicoperchio ci hanno indotto a classificare così anche questi esemplari30. A Milano un frammento ha un piccolo foro sotto l’orlo. G.T. Forma: catino-coperchio n. 13 (tav. XCV, nn. 2-3) Descrizione: orlo ingrossato a profilo triangolare o quadrangolare, breve listello a profilo triangolare, corpo a calotta. Decorazione: talvolta tacche sul listello e/o leggere solcature orizzontali sotto l’orlo e sotto il listello. Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 74, tav. XLV, nn. 1-4, tav. XLVI, nn. 1-2). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 233, 235, tav. CVIII, nn. 6-10). Cronologia: fine V / prima metà VI sec. d.C. (Monte Barro, CO); fine VI sec. d.C. (Milano). Osservazioni: a Monte Barro (CO) gli esemplari presentano impasto grossolano o depurato. L’andamento delle pareti dell’esemplare più conservato suggerisce un fondo convesso, ma non si esclude che in altri casi fosse piano. A Milano la pareti sono annerite sia all’interno che all’esterno, l’impasto è grossolano e i fondi rinvenuti sono piani. G.T. Forma: grande recipiente n. 14 (tav. XCV, n. 4) Descrizione: orlo ingrossato, scanalatura sotto l’orlo, parete bombata, listello diritto sulla parete. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 155-156, fig. 254; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia,1988-1991, in corso di studio); Cremona, batti- 30 Ad esempio è stato classificato come catino-coperchio un esemplare analogo dal castrum di Belmonte (TO) (PANTÒ 1996, p. 106, fig. 10, n. 3). 31 Luni II 1977, p. 530. stero (inediti, cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201, nota 188: attribuzione ipotetica). MI: Milano, scavi MM3 (inediti, cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201, nota 188: attribuzione ipotetica). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 41-42, tav. X, M31- M33, M39, tav. XI, M41; tav. X, M35, M40: attribuzione ipotetica); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 227, n. 19, fig. 26, n. 19: attribuzione ipotetica). Cronologia: non precisabile. Osservazioni: la maggior parte dei rinvenimenti è frammentaria, perciò la forma completa non è chiara. C.D.P. Vasi Pertugiati Forma: vaso “pertugiato” n. 1 (tav. XCVI, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, con o senza incavo interno, pareti curvilinee o svasate, forate, fondo piano forato, in un caso una o più anse a sezione ellissoidale o quadrangolare. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 236, tav. CIX, nn. 9-10); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 9, fig. 1.3). VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 10, p. 33, fig. 4, n. 4; GRASSI 1988, p. 208, tav. XII, n. 4; Milano capitale 1990, p. 251, scheda 4c.1d; Angera romana II 1995, p. 178, tav. 64, nn. 3, 6, 8, p. 342, tav. 103, n. 3, pp. 465, 469, nn. 12-13); Castelseprio (Castelseprio 1978-79, p. 92, fig. 65, n. 8); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 91, n. 23, tav. XI, n. 23); Sesto Calende (ROZZI 1986-87, pp. 115-117, tavv. LXVI-LXVIIIa, LXIX). Cronologia: IV/V sec. d.C. (Milano, con possibile residualità); età tardoantica - altomedievale (Castelseprio e Angera, VA). Osservazioni: con il termine “vaso pertugiato” o “contenitore-filtro” viene indicata una categoria di vasellame caratterizzata dalle pareti e dal fondo forato, il cui utilizzo non è del tutto chiaro. L’estrema frammentarietà con cui questo manufatto viene solitamente ritrovato non aiuta certamente a risolvere il problema. La grandezza dei fori (1-1.5 cm) farebbe escludere una funzione legata alla lavorazione dei formaggi31 o di setaccio per farinacei32. L’ impasto grossolano, lo spessore del fondo (circa 1.4 cm) e delle pareti (intorno agli 0.8 cm) e la forma stessa spingono a credere piuttosto che questo gruppo di manufatti fosse destinato alla cottura degli alimenti. Ad Angera (VA) i fori (di diametro compreso tra l’1 e l’1.5 cm) risultano ottenuti perforando l’argilla a crudo dall’esterno verso l’interno senza nessuna rifinitura interna. Talvolta le superfici del vaso sono annerite e il fondo si presenta sabbiato. Questa forma è attestata anche altrove33, ma sembra di rilevare una certa concentrazione nel comprensorio del Ticino. N.S. 32 VEGAS 1973, p. 54, tipo 18, 18. 33 Luni II 1977, p. 530, tav. 275, n. 9, K2995/1; Ostia II 1969, p. 101, fig. 520, a, b (epoca domizianea). Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 175 6.b. Recipienti per la preparazione di alimenti e sostanze Mortaria (Mortai, mortaria, pelves, ciotole-grattugia e vasi a listello) Sotto la denominazione di mortaria sono stati riuniti manufatti di diversa forma e impasto, caratterizzati o meno dalla presenza di granuli sul fondo interno. Le diverse denominazioni dimostrano che ancora oggi non è stato chiarito, al di là del generico impiego di questi recipienti per la preparazione di alimenti e sostanze, quale fosse la specifica funzione di ciascuna forma. Perciò è stata preferita una generica definizione di mortaria che comunque include tutti questi manufatti e i loro possibili utilizzi. Gli impasti di questi recipienti sono diversi e più o meno depurati. In Lombardia i mortaria si rinvengono in contesti databili a partire dall’età della romanizzazione. In epoca più antica la forma è analoga alle ciotole coeve di tradizione indigena (nn. 3-4). Nel corso del I sec. a.C. si diffondono forme riconducibili al mondo ellenistico-romano (per esempio n. 10). Forme e tipi si moltiplicano in età imperiale, mentre in epoca tardoantica/altomedioevale sono particolarmente attestati i mortaria a listello (vd. nn. 17-19). Forma: mortarium a pasta grigia n. 1 (tav. XCVII, n. 1) Descrizione: orlo leggermente introflesso, a mandorla, vasca troncoconica, piede ad anello; granuli concentrati nel fondo interno1. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 138, fig. 165); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. LIII, nn. 152-153: fondi). MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 25: fondo); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 86, tav. XXIV, n. Z1: fondo). PV: Pavia (?) (SCHIFONE 1992, p. 56, fig. 28, c). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti). Osservazioni : questo mortarium è caratterizzato da un impasto depurato e da una cottura riducente che gli conferisce il tipico colore grigio. Talvolta la superficie esterna è steccata. Mentre in contesti non lombardi i granuli della grattugia possono essere anche litici2, in Lombardia essi sono prevalentemente costituiti da scorie ferrose; in particolare quelli di Calvatone (CR) sono scorie di seconda lavorazione del ferro3. Attualmente la diffusione di questo mortarium riguarda solo l’Italia nord-orientale, dal Friuli-Venezia Giulia alla Lombardia orientale, all’ Emilia Romagna, in un arco cronologico che va dal IV sec. a.C. all’età augustea. Il mortarium conservato nel Museo Civico di Pavia sarebbe l’unica attestazione in Italia nord-occidentale. Si sottolinea comunque il fatto che si ignora la provenienza di questo manufatto. Gli esemplari rinvenuti nella Lombardia orientale provengono solo da contesti abitativi. N.S. Forma: mortarium a pasta grigia n. 2 (tav. XCVII, nn. 2-3) Descrizione: orlo a fascia a profilo triangolare, talvolta con depressione, vasca troncoconica, piede ad anello4. Attestazioni: CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 110, tav. XV, n. 3; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio). MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 125, tav. XXXIX, Z1); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 225, figg. 127, 129, p. 250, fig. 163); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 117, tav. XXXV, Z1); Schivenoglia (BOTTURA 1988, pp. 97-98, tav. XXVIII, Z1); Serravalle Po (CALZOLARI 1989, pp. 296-306, fig. 259); Sustinente (CALZOLARI 1989, pp. 273-278, fig. 201). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti). Osservazioni: gli esemplari rinvenuti in Lombardia sono frammentari, ma si presume, dai confronti con manufatti analoghi rinvenuti integri in Veneto5, che avessero il piede ad anello e probabilmente il fondo a grattugia. Per le osservazioni generali si veda la scheda precedente. N.S. Forma: mortarium n. 3 (tav. XCVII, n. 4) Descrizione: orlo diritto o leggermente inclinato, a sezione triangolare, esternamente ingrossato, con o senza versatoio, vasca troncoconica con pareti arrotondate, piede ad anello; granuli sulla superficie interna. Decorazione: trattini sul bordo esterno e una croce sulla parete (Garlasco, PV). Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, pp. 55-56, n. 42, tav. IV, n. 3). CR: Calvatone (inediti, Scavi dell’Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 59, n. 3, tav. XXVIII, n. 1); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 53, tomba 4, tav. IV, n. 1). Cronologia: I sec. a.C. (contesti). Osservazioni: questo mortarium presenta le caratteristiche tecnologiche della produzione ceramica depurata tardoceltica (vd. infra per esempio ciotole/coppe n. 1). G.T. 1 Sono stati ipoteticamente attribuiti a questo gruppo tutti i 3 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 137-138. frammenti di piede con grattugia, sebbene essi potrebbero appartenere anche ad un mortarium caratterizzato da un orlo diverso. 2 Per ulteriori osservazioni si veda, Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 138, con bibliografia precedente. 4 Tutti i frammenti di piede con grattugia sono stati ipotetica- mente attribuiti al gruppo precedente, benché essi potessero appartenere anche a questo. 5 Per le attestazioni in area non lombarda, Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 138. 176 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Forma: mortarium n. 4 (tav. XCVII, n. 5) Descrizione: orlo a fascia inclinato verso l’interno, con o senza versatoio realizzato con una impressione digitale accentuata, fondo ad anello. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 198). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 230, tav. 73, f-g); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 162, tav. LXVIII, n. 1). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti). Osservazioni: questo mortarium rientra, per caratteristiche tecniche e morfologiche, nella ceramica tardoceltica depurata (vd. infra per esempio ciotole/coppe n. 1). G.T. Forma: mortarium n. 5 (tav. XCVII, n. 6) Descrizione: alto orlo diritto a fascia, a sezione triangolare, con versatoio, corpo troncoconico, piede a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera Romana I 1985, p. 246, n. 7, tav. 60, n. 3). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: mortarium in opus doliare n. 6 (forma Hartley 1) (tav. XCVIII, n. 1) Descrizione: orlo arrotondato introflesso, grosso listello arrotondato, leggermente pendente, versatoio a becco d’anitra, vasca poco profonda troncoconica, basso piede a disco o ad anello; granuli nel fondo interno. Attestazioni: MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 235236, n. 178, tav. LXVIII, n. 1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 165-166, tav. LXXI, nn. 1-3). PV: Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, pp. 49, 94, fig. 8, a). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 340, tav. 103, n. 1; p. 438, tav. 127, n. 3: attribuzione ipotetica). Cronologia: fine I sec. a.C. / II sec. d.C. (Milano, scavi MM3: contesti). Osservazioni: secondo la Hartley (1973, p. 55) questo mortarium non sembra comparire dopo il 70 d.C. L’analisi in sezione sottile su un mortarium milanese ha evidenziato la sua provenienza tirrenica (Scavi MM3 1991, ibidem); anche l’esemplare di Angera (VA) è ritenuto importato (Angera romana II 1995, p. 554). G.T. Forma: mortarium in opus doliare n. 7 (forma Hartley 2) (tav. XCVIII, nn. 2-3) Descrizione: ampia tesa arrotondata, spesso ingrossata all’estremità, più o meno pendente, a volte è conservato il versatoio trapezoidale, con al centro un canale incavato rastremato verso l’esterno, a volte l’attacco con la parete interna è segnato da una scanalatura più o meno marcata, vasca profonda a pareti curvilinee, fondo piano. Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, n. 11); Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 155). BS: Brescia, domus di S. Salvatore (San Salvatore 1978, I, pp. 61-62, II. 104 = Carta Brescia 1996, p. 185, fig. 123, n. 1: produzione tirrenica ?); Brescia, S. Giulia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978, I, pp. 38-39, II. 39 = Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 2: produ- zione tirrenica ?); Cividate Camuno (inediti, cit. in ABELLI CONDINA 1983, p. 62, nota 73); Cividate Camuno, via Cere (ABELLI CONDINA 1986, p. 63, scheda 34: produzione centroitalica?); Remedello Sotto (DALLAPINA 1980, p. 46, fig. 2, p. 52, nota 4). CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, p. 340, scheda 71, fig. 122, n. 1); Como (BELLONI 1971, p. 116, n. 5, pp. 123, 125, fig. 12); Como, porto (BUTTI RONCHETTI 1995, pp. 219-220, E 6726, E 6734, E 6737, E 670B, tav. II, nn. 5-8). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C148 = PONTIROLI 1992, p. 57, n. 33); Cremona, p.za Cavour (PONTIROLI 1992, p. 95, n. 92); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, p. 262, n. 313, tav. XCIII, n. 257; tav. LVI, n. 155 = Piazza Marconi 1984, p. 34, n. 60 = PONTIROLI 1992, p. 117, n. 147); Cremona, via Cadolini (PONTIROLI 1992, p. 95, n. 90); Cremona, via Garibotti-via Magenta (PONTIROLI 1992, p. 102, nn. 109110); Cremona, via Platina (PONTIROLI 1992, p. 110, n. 130); Soncino, Gallignano (PONTIROLI 1981, p. 450, n. 13 = Gallignano 1989, p. 42, fig. 19). MI: Lodi Vecchio (FROVA 1955, p. 21: produzione centroitalica?); Milano (FROVA 1952, p. 82, n. 4, tav. VIII, n. 4: produzione centroitalica?; p. 84, n. 12, tav. X, n. 12); Milano, basilica di San Lorenzo (Milano capitale 1990, pp. 365366, scheda 5d.1e); Milano, c.so Vittorio Emanuele (FROVA 1952, pp. 81-82, n. 3, tav. VIII, n. 3); Milano, p.za Fontana (FROVA 1952, p. 82, n. 5, tav. VIII, n. 5, p. 84, n. 11, tav. X, n. 11; p. 83, n. 7: attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 238-239, n. 179, tav. LXVIII, n. 2, tav. LXIX); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 164, n. 98, tav. XLI); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 238, tav. 77, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 165167, tav. LXXI, nn. 4-14); Milano, scavi Università degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. II, nn. 2-3); Milano, via Disciplini (FROVA 1952, pp. 82-83, n. 6, tav. IX, n. 6, p. 83, n. 7, tav. IX, n. 7, p. 83, n. 8, tav. IX, n. 8, pp. 83-84, n. 9, tav. IX, n. 9, p. 84, n. 10, tav. IX, n. 10); Milano, via Vigna (DEGRASSI 1951, p. 52); Sant’Angelo Lodigiano (BARONI 1932, p. 131, n. 21, p. 133 e fig. 1 = FROVA 1952, p. 81, nn. 1-2, tav. VIII, nn. 1-2 = CARETTA 1953, p. 21, n. 21). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 43, tav. XI, Z1, p. 86, tav. XXIV, Z2); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 225, n. 15, fig. 25, n. 15). PV: Gropello Cairoli, S. Spirito (PATRONI 1904, p. 304 = MACCHIORO 1991, p. 344: produzione centroitalica); Pavia (SCHIFONE 1972-73, p. 192, n. 2, fig. 1, tav. I, n. 2: produzione centroitalica); Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 101, tav. II, n. 28); Pavia, territorio (SCHIFONE 1972-73, pp. 191-196, n. 1, tav. I, n. 1: produzione centroitalica; nn. 3, 4, figg. 2, 3, tav. II, nn. 3-4). VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 2, p. 33, fig. 3; FACCHINI 1990, pp. 53-56, tavv. XIX, XXIXXIII; Angera romana II 1995, pp. 170-173, tav. 63, n. 3: produzione centroitalica?; pp. 170-173, tav. 63, nn. 1-2, 4, p. 471, nn. 27-28, tav. 137, nn. 1-2). Cronologia: fine III/VI sec.d.C. (Milano, Scavi MM3 1991: da strati con possibile residualità). Osservazioni: non si è ancora individuata una precisa evoluzione morfologica di questi mortaria che stabilisca se le variazioni abbiano valenza cronologica. La maggior parte dei mortaria lombardi non sono databili, perché privi di contesto o provenienti da scavi urbani. È assai probabile che vari di essi si possano ascrivere tra il I e il II sec. d.C., periodo in cui si colloca la massima diffusione del tipo nel Medi- Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari terraneo6. Tuttavia questo tipo prosegue anche fino al V sec. d.C., come indicano i rinvenimenti di Ostia7 e di Luni8. È possibile anche che si tratti di produzioni diverse. Secondo la Hartley (1973, pp. 55, 57) i mortaria italici bollati dovrebbero scomparire dalla seconda metà del II sec. d.C. Gli esemplari bollati e anepigrafi dei rinvenimenti milanesi provengono per lo più da strati tardi, però con il dubbio di una possibile residualità. Per essi tuttavia non è sempre chiara l’origine. Infatti i risultati delle analisi mineropetrografiche suggeriscono una provenienza tirrenica per il 10% degli impasti esaminati, mentre prevale un tipo di impasto riferibile all’area prealpina9. Non è specificato se i campioni sottoposti ad analisi presentassero il bollo o meno. Invece analisi di laboratorio hanno suggerito la “provenienza padana” del mortarium col bollo LVCI ACILI rinvenuto a Sant’Angelo Lodigiano, MI (Lodi 1990, p. 71, p. 74, nota 23), ma la sua cronologia è ignota. La composizione mineralogica di un frammento di un mortarium di Angera (VA), privo di bollo, sottoposto ad analisi, concorda con quella della ceramica ipotizzata locale (Angera romana II 1995, p. 554). A Milano (scavi MM3) su alcuni mortaria compaiono uno o più fori sull’orlo per la sospensione alla parete. G.T. Forma: mortarium n. 8 (tav. XCVIII, n. 4) Descrizione: orlo introflesso, ingrossato e arrotondato, con listello, versatoio sul listello, talvolta ricavato con il cordolo dell’orlo ripiegato verso l’esterno, vasca troncoconica, fondo piano. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig. 163; inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 106, cat. 25/27); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 231, n. 173, tav. LXVI); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 161, n. 92, tav. XLI: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 163, tav. LXVIII, n. 11, p. 165, tav. LXX, n. 9). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / metà I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: gli esemplari di Calvatone (CR) sono steccati sulla superficie esterna e sono privi di granuli per la grattugia. Invece gli esemplari di Milano hanno i granuli di quarzo e calcare nel fondo interno. N.S. Forma: mortarium in opus doliare n. 9 (tav. XCIX, n. 1) Descrizione: orlo indistinto, superiormente arrotondato, listello massiccio, inclinato verso l’alto, vasca troncoconica, fondo piano. Decorazione: impressioni digitali sul listello. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 165, tav. LXX, n. 10). Cronologia: età augustea (contesto). Osservazioni: l’esemplare ha pareti spesse e sul fondo, all’interno, grossi inclusi verdastri di aspetto bolloso, probabili scarti di lavorazione (Scavi MM3 1991, ibidem). G.T. 6 Cfr. HARTLEY 1973, pp. 54-55. 7 Ostia I 1968, p. 95, tav. XX, n. 410; Ostia III 1973, p. 634. 8 Luni I 1973, p. 417, forma 7d, tav. 74, n. 19; Luni II 1977, pp. 599-605, gruppo 5b. 9 R. NATALIZI BALDI, I “Mortaria” fittili attestati a Milano 177 Forma: mortarium a listello n. 10 (tav. XCIX, nn. 2-5; tav. C, nn. 1-2) Descrizione: orlo distinto, più o meno ingrossato, a profilo arrotondato o triangolare, listello più o meno sviluppato e massiccio, versatoio a becco d’anatra con bordi laterali rialzati, manico quadrangolare, superiormente costolato, foro a sezione conica per la sospensione del recipiente nel punto di innesto del manico con l’orlo, probabili presine laterali sul listello, vasca con pareti arrotondate, fondo piano. Decorazioni: impressioni digitali sul listello. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 202; Calvatone romana 1997, p. 114, tav. XVI, nn. 4-5; inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, via Masserotti (inedito; Cremona, Museo Civico “Ala Ponzone”). MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 161-162, n. 93, tav. XLI); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 232, tav. 75, b, c, d, g); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 163-164, tav. LXIX, nn. 1-4, tav. LXX, nn. 1-7); Milano, scavi Università degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. II, n. 1). Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. Osservazioni: questa forma corrisponde alla “rote Reibschussel” tipo 3, individuata dalla Zabehlicky Scheffenegger (1996) tra il materiale del Magdalensberg. La frammentarietà con cui solitamente questo manufatto viene ritrovato non consente di verificare la costante presenza di elementi come il versatoio, il manico o le eventuali prese. Alcuni esemplari integri mostrano che la decorazione era limitata ad una sola parte dell’orlo. Questo mortarium sembra diffuso prevalentemente tra l’area padana e le province transalpine orientali10. Tuttavia la forma è ampiamente attestata nel Mediterraneo11. L’impasto dei mortaria lombardi è solitamente duro, compatto, con inclusi di piccole dimensioni, cotto regolarmente in atmosfera ossidante. Le pareti sono spesse e i diametri variano tra i 30 e i 45 cm; la superficie interna è provvista di granuli. N.S. Forma: mortarium a listello n. 11 (tav. C, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato esternamente e appiattito superiormente, con beccuccio-versatoio, sulla parete listello a sezione triangolare, vasca troncoconica, piede ad anello. Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 212, n. 4, tomba 11, tav. VII, n. 6). Cronologia: LT D2 (contesto). Osservazioni: questo mortarium è stato rinvenuto in un contesto funerario. N.S. Forma: mortarium a listello n. 12 (tav. CI, n. 1) Descrizione: orlo arrotondato, leggermente introflesso, con versatoio, listello leggermente pendente, vasca troncoconica arrotondata, con internamente i granuli, piede a disco o ad anello. in epoca romana, tesi di laurea, Università Cattolica di Milano, A.A. 1985-86, p. 282 ss., cit. in Milano capitale 1990, pp. 365-366, scheda 5d.1e; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 165. 10 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1996, p. 158, fig. 11. 11 Ibidem, p. 158, nota 12. 178 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER 1961-65, p. 164, tavv. LIII, CXLV). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 121, n. 2, tomba 143, tav. XXVII, g); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 45, tav. III, f). Cronologia: LT D1 / età augusteo-tiberiana (Arsago Seprio, VA: contesti tombali). Osservazioni: dei due esemplari di Arsago Seprio (VA) uno ha tracce di un antico restauro con una grappa metallica. G.T. Forma: mortarium a listello n. 13 (tav. CI, nn. 2-3) Descrizione: orlo distinto verticale a sezione rettangolare o arrotondato, con o senza versatoio, realizzato nell’orlo con un’ impressione digitale accentuata, listello pendente, più o meno pronunciato e sporgente, vasca troncoconica, di frequente con i granuli; qualora conservato, fondo ad anello o in un caso a disco. Decorazione: in un caso bugna sull’orlo (Calvatone, CR); talvolta listello con il profilo ondulato ottenuto con impressioni digitali o con uno strumento (Milano, scavi MM3). Attestazioni: BS: Montichiari, S. Cristina (“NotALomb”, 1994, p. 77: attribuzione ipotetica). CO: Galbiate, Pontevecchio (Carta Lecco 1994, pp. 194, 351, scheda 148, fig. 128, n. 1). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 200). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 193, n. 12, tav. 104); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 229-233, tav. 73, a-e, h-i, tav. 74, a-d, g-i, tav. 75, a); Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, tav. X, n. 16: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 162-163, tav. LXVIII, nn. 2-10); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1992, p. 52, secondo dall’alto; VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 7 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 6). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 227, n. 6, tomba 24, tav. XV, n. 9); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 94, tav. 47, n.1); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 61, fig. 44, n. 2); Lomellina (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 47, n. 23, fig. 9, 1); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, pp. 48, 95, fig. 9, a). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 60, tav. XXII, e). Cronologia: II sec. a.C. / primi decenni I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: il mortarium n. 13 presenta impasto mediamente depurato. È diffuso nel tardo La Tène negli insediamenti, nelle necropoli lombarde ed anche ad Ornavasso (NO) e nel Canton Ticino12. Alcuni di questi esemplari presentano un profilo del tutto simile ai mortaria a listello n. 17 e anche la stessa variabilità nella morfologia dell’orlo e del listello; si differenziano però per la cronologia. Qualche pezzo (ad esempio a Legnano, MI e a Milano) è ricoperto esternamente da spesso ingobbio. L’esemplare di Gropello Cairoli (PV) reca graffita sul fondo esterno una punta di freccia. G.T. Descrizione: orlo diritto o appena introflesso, breve listello appuntito, vasca troncoconica. Decorazione: talvolta sull’orlo linee incise orizzontali parallele. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 160, tav. LXVI, n. 8). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 142, tav. 56, nn. 5-7). Cronologia: entro la fine I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: il mortarium n. 14 presenta una relativa varietà morfologica e di dimensioni (diam. orlo da 11 cm a 22 cm). Rispetto agli altri mortaria a listello questo si distingue per una fattura piuttosto accurata (talvolta compaiono sottili linee incise decorative; l’esemplare milanese presenta tracce di ingobbio arancio). Tali caratteristiche unite alla frammentarietà non permettono di precisare la funzione di tali recipienti; non si esclude anche un utilizzo da mensa. G.T. Forma: mortarium n. 15 (tav. CI, n. 6) Descrizione: orlo ingrossato estroflesso, talvolta con versatoio, vasca con alta carena a spigolo, piede ad anello o a disco; talvolta granuli nella superficie interna. Attestazioni: BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, n. 4); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 3); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 11, n. 6); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, n. 46, tav. X, n. 1); Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195, fig. 3); Nave (Sub ascia 1987, p. 77, Q); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 42, tav. II, n. 8); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 94, n. 2, tav. III, n. 28 = MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104; MASSA 1997, scheda n. 22, tomba 82). MN: Cavriana, S. Cassiano (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Cronologia: I sec. d.C. (contesti tombali e confronti). Osservazioni: si tratta di una forma diffusa esclusivamente nel Bresciano e nell’alto Mantovano, con caratteristiche morfologiche costanti. A Cavriana (MN) presenta impasto duro semidepurato analogo a quello dei recipienti ad orlo decorato n. 2 e ai coperchi n. 12, ivi attestati. C.D.P. Forma: mortarium a listello n. 16 (tav. CI, n. 7) Descrizione: orlo distinto, diritto e arrotondato, con versatoio, listello pronunciato e pendente, profonda vasca troncoconica, massiccio piede a disco. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, pp. 37, 87, n. 4, tomba 41, pp. 65, 151, n. 9, tomba 11, tav. XLVIII, a). Cronologia: ultimo quarto I sec. d.C. / età antonina (in un caso in associazione con moneta di Antonino Pio, 141/ 161 d.C.). Osservazioni: si tratta di due esemplari, entrambi utilizzati come coperchio, uno di un’urna cineraria, l’altro di un tegame-cinerario. G.T. Forma: mortarium a listello n. 14 (tav. CI, nn. 4-5) Forma: mortarium a listello n. 17 (tav. CII, nn. 1-2) Descrizione: orlo diritto, con o senza versatoio, spesso 12 Per Ornavasso cfr. ad esempio, BERTOLONE 1967-69, tav. XIII, nn. 14-15; PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 248, n. 13, tav. XXIII, n. 6; per il Canton Ticino cfr. ad esempio, STÖCKLY 1975, p. 60, fig. 64, n. 4; MEYER 1976, p. 71, fig. 40, B16-B22; A. CRIVELLI, La necropoli di Giubiasco, in “RAComo”, 1977, 159, pp. 14, 19, fig. 7, n. 1. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari realizzato con un’impressione digitale accentuata, listello orizzontale o pendente, vasca troncoconica, spesso granuli all’interno delle pareti. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 16). CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 127-128, n. 45, tav. VII, n. 45). MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 28, 30, n. 17); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 228, n. 172, tav. LXV: attribuzione ipotetica); Milano, S. Giovanni alle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 5). MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 124, tav. XXXIX, F4). PV: Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 13: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. I, n. 13, tav. XIV, nn. 41, 43, tav. XX, n. 27, tav. XXVI, nn. 24-25; Angera romana II 1995, pp. 158-160, tav. 61, nn. 1-6, tav. 62, nn. 1-2, p. 336, tav. 102, nn. 1, 3, pp. 428-429, tav. 124, nn. 1-3); Varese, Rasa di Velate (inedito, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello). Cronologia: metà III / inizi VII sec. d.C., in prevalenza IV/V sec. d.C. (Angera, VA). Osservazioni: questo mortarium richiama la forma Hayes 91 della terra sigillata chiara. È il più documentato e il più diffuso dei mortaria a listello sia in Lombardia che altrove13. È tipico degli insediamenti, mentre non sembra trovarsi nei contesti tombali. In alcuni siti appare sia in ceramica comune sia in invetriata (vd. ceramica invetriata, mortaria a listello nn. 4-5, 10, 12). Vasta è la gamma di varianti relative al profilo dell’orlo e del listello e all’inclinazione del secondo. Non è possibile stabilire una relazione tra i tipi di fondi (piani, a disco e ad anello), rinvenuti ad Angera (VA) e i diversi mortaria a listello individuati in questo lavoro. Le strette affinità morfologiche tra il n. 17 e il n. 13, di cronologia diversa, non consentono di attribuire con sicurezza i frammenti rinvenuti fuori contesto ad un mortarium piuttosto che ad un altro. Perciò, alcuni esemplari non databili (ad esempio quelli bergamaschi, comaschi e mantovani) potrebbero anche esser precedenti. A Poggio Rusco (MN) i pezzi sono verniciati; ad Angera (VA) in alcuni vasi l’impasto è assai depurato e la superficie è ben levigata a stecca. G.T. Forma: mortarium a listello n. 18 (tav. CII, n. 3) Descrizione: orlo diritto o introflesso, con o senza versatoio, spesso realizzato con un’impressione digitale accentuata, listello orizzontale o pendente, vasca emisferica, di solito granuli all’interno delle pareti. Decorazione: applique circolare sull’orlo (Calvatone, CR); a tacche sull’orlo e sul listello (Gonzaga, MN; Pavia). Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, p. 71, fig. 67, n. 4). CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVI, n. 7). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 126, tav. V, n. 1). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 102, tav. XXX, L3); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 124, tav. XXXIX, F3, F6); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, L1, p. 112, tav. XXXV, M13). PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 101, tav. II, n. 27). 13 Per le attestazioni in area non lombarda, cfr. Angera romana II 1995, p. 159. 179 VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 158160, tav. 61, n. 7, p. 336, tav. 102, nn. 2, 4). Cronologia: metà III / inizi VII sec. d.C., in prevalenza IV/V sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: questo mortarium si differenzia dal n. 17 solo per la vasca emisferica (vd. supra per le osservazioni). G.T. Forma: mortarium a listello n. 19 (tav. CII, n. 4) Descrizione: orlo superiormente arrotondato, listello poco pronunciato, appena distinto dall’orlo, vasca arrotondata, talvolta granuli sulla superficie interna o sull’orlo. Attestazioni: VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 160162, tav. 62, nn. 4-5). Cronologia: seconda metà IV / inizi VII sec. d.C. (contesti e confronti con terra sigillata chiara). Osservazioni: per entrambi gli esemplari sono strette le somiglianze con le forme della terra sigillata chiara (rispettivamente per il primo: Atlante I 1981, p. 106, tav. XLIX, 9; per il secondo: forma Hayes 91D). Però gli impasti non sono depurati e le superfici sono prive di rivestimento. Esiste una forma corrispondente invetriata (mortarium a listello n. 13). G.T. Forma: mortarium a listello n. 20 (tav. CII, n. 5) Descrizione: orlo appiattito superiormente, ingrossato internamente, subito sotto l’orlo listello lungo e orizzontale, vasca troncoconica, con granuli sulla superficie interna. Attestazioni: CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C146, tav. V, n. 15). Cronologia: non precisabile. N.S. Forma: mortarium n. 21 Descrizione: orlo introflesso ingrossato con versatoio, vasca troncoconica, tre prese all’attacco tra orlo e parete; granuli internamente sul fondo. Attestazioni: PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 29, tomba XIII, fig. 17, n. 2). Cronologia: terminus post quem moneta del 23 a.C. Osservazioni: l’esemplare proviene da un contesto funerario. N.S. Forma: mortarium n. 22 (tav. CIII, n. 1) Descrizione: orlo a tesa, vasca troncoconica, con granuli sulla superficie interna, piede a disco. Decorazione: sull’orlo due file concentriche di cerchi impressi, a pettine. Attestazioni: CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C147, tav. V, n. 16). Cronologia: II sec. d.C. (?). N.S. Forma: mortarium n. 23 (tav. CIII, n. 2) Descrizione: orlo ingrossato introflesso, profonda vasca troncoconica, fondo piano lievemente incavato; sul fondo interno numerosi e grossi inclusi. 180 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 84, n. 1, tomba 28, tav. XXXIII, b). Cronologia: III sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: mortarium n. 24 (tav. CIII, n. 3) Descrizione: orlo indistinto, vasca troncoconica, fondo piano. Attestazioni: PV: Garlasco, Belcreda (BOTTINELLI 1991-92, p. 35, n. 6, tomba 4, tav. VI, n. 2). Cronologia: non precisabile. Osservazioni: questo manufatto ha una funzione incerta, ma è stato inserito tra i mortaria per lo spessore delle pareti. N.S. Forma: mortarium n. 25 (tav. CIII, n. 4) Descrizione: orlo indistinto arrotondato, pareti svasate, fondo piano su cui vi sono i granuli. Attestazioni: CR: Calvatone (inedito, Scavi dell’Università degli Studi di Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio). Cronologia: non precisabile. N.S. Colini Forma: colino n. 1 Descrizione: orlo diritto appiattito superiormente, corpo emisferico, presa a lingua, sul fondo sono presenti numerosi fori. Attestazioni: PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 207, fig. 26). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. (contesto). Osservazioni: sembra essere l’unica attestazione della forma in Lombardia. N.S. 6.b.1. Bolli su mortaria in opus doliare n. 7 Si riportano i bolli dei mortaria in opus doliare n. 7 rinvenuti in Lombardia in ordine alfabetico secondo il gentilizio e il cognome. Lo scopo del presente lavoro consiste nel registrare semplicemente le attestazioni dei singoli bolli, senza la pretesa di voler ricostruire compiutamente la storia dei singoli officinatores né di riportare un elenco esaustivo di tutti i confronti possibili al di fuori della Lombardia. Legenda: < > legamento . punto distinguente [ ] integrazione dove è rotto ( ) scioglimento c. ret. = cartiglio rettangolare d.r. = doppio registro sup. e inf. = superiormente e inferiormente Officinator/figlina: LVCI(VS) ACILI(VS) Attestazioni: MI: Sant’Angelo Lodigiano (c.ret., LVCI ACILI, a lettere incavate, sotto rametto di mirto: BARONI 1932 = FROVA 1952 = CARETTA 1953). Osservazioni: analisi di laboratorio hanno suggerito per questo mortarium una “provenienza padana” (Lodi 1990, p. 71, p. 74, nota 23). Officinator/figlina: L.ACILI(VS) CATVLL(VS) oppure CATVLL(VS) L.ACILI (servvs) Attestazioni: BG: Carobbio degli Angeli (c.ret., L.ACILI/CATVLLI, con palmetta: Carta Bergamo 1992). Osservazioni: non è chiaro se si tratti di un Catvllvs, schiavo di L. Acilivs (vd. scheda precedente), oppure se il nome completo di questo officinator sia L.Acilivs Catvllvs. Officinator/figlina: P.ACILI(VS) LVCI F(ILIVS) Attestazioni: CR: Cremona, via Garibotti-via Magenta (c.ret., P.ACILI/LVCI F., rami di palma come punti distinguentes, d. r. separato da tridente: PONTIROLI 1992). MI: Sant’Angelo Lodigiano (c.ret., P.ACILI/LVCI F., ripetuto due volte tra due rametti di mirto: BARONI 1932 = FROVA 1952 = CARETTA 1953). Osservazioni: P.ACILI(VS) LVCI F(ILIVS) bolla terra sigillata (CVArr 10b, nn. 12-13). È possibile che si tratti del figlio di Lvcivs Acilivs (vd. schede precedenti). Officinator/figlina: AMANDVS Attestazioni: BS: Brescia, domus di San Salvatore (c.ret., AMANDVS, delimitato sup. e inf. da linee oblique: San Salvatore 1978 = Carta Brescia 1996). Osservazioni: il pezzo è considerato importato e datato per il ductus delle lettere agli inizi del II sec. d.C. (San Salvatore 1978, I, pp. 61-62, II.104; cfr. anche Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185). Dal CVArr sono noti due ceramisti dal nome Amandvs, uno in Italia centrale (CVArr 60), l’altro localizzato in Cisalpina (CVArr 59). Nessuno dei due tuttavia si rinviene in Lombardia. Officinator/figlina: APPERTV(R?) Attestazioni: CR: Cremona, p.za Marconi (c. ret., APPII<RT>V, delimitato sup. e inf. da tacche quadrate e rettangolari: Piazza Marconi 1984 = MARCHI 1991-92 = PONTIROLI 1992). Officinator/figlina: [M.]ATILLI(VS) Attestazioni: PV: Pavia, territorio (c.ret., [M.]ATILLI, delimitato da doppia cornice: SCHIFONE 1972-73). Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso officina- Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari tor della scheda seguente, benché la grafia del nome sia differente. Officinator/figlina: M.A[TT]IL[I](VS) RVSTIC(VS) Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., M.A[TT]IL[I]/RVSTIC[I], d. r., separato da un rametto stilizzato: Scavi MM3 1991). Osservazioni: simile a questo è un bollo impresso due volte su un’anfora rinvenuta a Calvatone (CR): M.ATILI/RVSTICI1. Un M.Atilivs bolla anche patere di terra sigillata da Como (vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana). Officinator/figlina: [C.]CALPE(T)ANVS2 FORTVNATVS Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, S. Spirito (c.ret., [C.]CALPEAN/[F]ORTVNAT: PATRONI 1904 = MACCHIORO 1991). Osservazioni: questo officinator faceva senz’altro parte della gens Calpetana3, attiva in Italia centrale presso la figlina Marciana, nel I / inizi III sec. d.C, benché il cognome Fortvnatvs non sia attestato. Si tratta quindi di un mortarium di importazione. Officinator/figlina: GENIALIS Attestazioni: MI: Milano, c.so Vittorio Emanuele (c.ret.?, GENIALIS, ripetuto due volte tra rametti di mirto: FROVA 1952). Osservazioni: dal territorio romano è attestato un bollo GENIALIS.RASINI.PONTICI SER.F. (CIL, XV, 2449). Tuttavia non è possibile stabilire se si tratti della stessa persona, dal momento che il nome Genialis è piuttosto comune tra schiavi e liberti. Officinator/figlina: GRAEC(ER ?) Attestazioni: CR: Calvatone (c.ret., GRAEC: CORSANO 1990 = PONTIROLI 1992). Osservazioni: non si può definire quale legame ci sia tra questo nominativo e il figulo padano GRAECER, che bolla terra sigillata, in particolare in Lombardia una coppa Drag. 24/25 da Gallarate (VA) (CVArr 753; vd. bolli sulla terra sigillata, di certa o possibile origine padana). Officinator/figlina: LVCI(...) C(...) Attestazioni: CR: Soncino, Gallignano (c.ret., LVCIC, delimitato sup. e inf. da motivo a spina di pesce: PONTIROLI 1981 = Gallignano 1989). VA: Angera, abitato (c.ret., LVCIC, delimitato da un motivo a spina di pesce: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Osservazioni: data la somiglianza è possibile che per questi due bolli sia stato usato uno stesso punzone (FACCHINI 1990, pp. 53-54). La Butti Ronchetti (1995, p. 219, E 6726, tav. II, n. 5, p. 226) definisce analogo al bollo di Angera uno frammentario da Como, costituito da rettangoli disposti a spina di pesce. 1 CALLENDER 1965, p. 176, n. 1029; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167, n. 8. 2 Per un altro esempio di mancanza della T in Calpetanvs, STEINBY 1987, p. 92: PRINCEPS CALPEANI S(ervvs). 3 Per bolli su mortaria della gens Calpetana cfr., tra gli altri, CIL, X, 2, 8048, 3; CIL, XV, 2421-2424; STEINBY 1987, p. 56; AGUAROD OTAL 1991, pp. 166-169. Sulla gens Calpetana, 181 Non è facile l’identificazione della figlina. In provincia di Varese sono attestati bolli LVCI anche sulla terra sigillata (vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana) e su un mortarium (vd. scheda seguente). Tuttavia dal Lazio è nota la produzione di mortaria di Q.LVCILI(VS) CRESCENS (vd. scheda relativa), nome che potrebbe integrare i bolli in oggetto. . Officinator/figlina: LVCI(VS?) Attestazioni: VA: Angera, abitato (c.ret., LVCI, limitato inf. da un motivo a spina di pesce: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Officinator/figlina: LVCI(VS?) O[...] Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., LVC<IO>O[...], fogliette stilizzate lungo i lati lunghi: Scavi MM3 1991). Osservazioni: è possibile che questo bollo sia da accostare ai precedenti. Officinator/figlina: LVCILIANVS Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia, domus (c.ret., LVCILIANVS, delimitato sup. da tre fasce a linee oblique: San Salvatore 1978 = Carta Brescia 1996). Officinator/figlina: Q.LUCILI(VS) CRESCENS Attestazioni: MI: Milano (c.ret, Q. LVCILI/CRESCENT[IS], d. r. diviso da rametto stilizzato: FROVA 1952). Osservazioni: si tratta di un officinator dell’Italia centrale, che bolla mortaria dal territorio di Roma4. È quindi probabile che il mortarium rinvenuto a Milano sia importato. Officinator/figlina: L.MA(G).VIRILIS Attestazioni: CR: Cremona, via Garibotti-via Magenta (c. ret., L.<MA>.VIRILI, delimitato sup. da rametti a spina di pesce contrapposti e inf. da serie di XXX sormontate da linee oblique: PONTIROLI 1992). Osservazioni: è possibile che si tratti del figulo cisalpino che bolla numerose coppe e patere in terra sigillata con L.MAG.VIR. o L.M.V. (CVArr 917-921; vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana), benché non vi possa essere certezza in merito. Officinator/figlina: MARCE[LLVS?] Attestazioni: MI: Milano, p.za Fontana (c.ret., <MA>RCE[...], con rametto stilizzato: FROVA 1952); Milano, scavi MM3 (c.ret., MA<RC>[E...], fogliette stilizzate lungo i lati lunghi dell’incassatura: Scavi MM3 1991). Osservazioni: MARCELLVS compare su otto esemplari milanesi, con la stessa matrice (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167, n. 11). Officinator/figlina: MARC[ELLVS?] [C]OMMVNIS una delle più importanti famiglie di officinatores nell’ambito dei bolli laterizi, cfr. HELEN 1975, pp. 27-31, 51-55, 111, 125126, 128-129, 141 e passim. Sulla figlina Marciana, su cui gravitavano più officinae amministrativamente indipendenti, cfr. HELEN 1975, pp. 51-55, 125-129 e passim. 4 Cfr. STEINBY 1987, p. 61, App. 166. 182 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Attestazioni: BS: Remedello Sotto (c. ret., MARC[...]/[C]OMMVNIS: DALLAPINA 1980). Officinator/figlina: MARTIALIN(VS) Attestazioni: CR: Cremona, via Platina (c. ret., M[A]RTIA[LINI]: PONTIROLI 1992). MI: Milano (MARTIALINI, cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167). Osservazioni: sempre a Milano è noto un P.Petronivs Martialinvs (vd. infra). Officinator/figlina: MARTIA[LINVS?] VI[..I]ON[...] Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., MARTIA[L...]/VI[..I]ON[...], d. r., separato da due fasce di linee oblique e incrociate, fogliette stilizzate lungo i lati lunghi dell’incassatura: Scavi MM3 1991). Osservazioni: è possibile che questo bollo possa essere accostato a quelli dell’officinator precedente: infatti il termine lacunoso della seconda riga potrebbe essere un epiteto (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167). Officinator/figlina: MVRI(VS?) Attestazioni: CR: Cremona, p.za Cavour (c. ret., <MV>RI (?): PONTIROLI 1992). Officinator/figlina: NVMERIVS SATVRNINVS Attestazioni: BS: Cividate Camuno (NVMERI/SATVRNINI: ABELLI CONDINA 1986). Osservazioni: in Italia centrale sono attestati alcuni figuli della gens Nvmeria, C.Nvmerivs Felix (CVArr 147) e C.Nvmerivs Restitvtvs (CVArr 1149), che bollano terra sigillata. È possibile che anche Nvmerivs Satvrninvs facesse parte della stessa famiglia, benché questo nominativo non sia finora noto né su terra sigillata né su mortaria. In questo caso il mortarium di Cividate Camuno potrebbe essere importato. Officinator/figlina: NVNDINVS Attestazioni: MI: Milano, via Disciplini (c.ret., <NVN>DI<NV>S, tra rametti di mirto: FROVA 1952); Milano, via Vigna (c.ret., [N]VNDINV[S], tra due linee punteggiate: DEGRASSI 1951 = FROVA 1952). VA: Angera, abitato (c.ret., NVNDINVS, delimitato sup. e inf. da trattini obliqui: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Osservazioni: per il bollo di Milano, via Vigna, il Degrassi (1951, p. 52) suggerisce l’integrazione SECVNDINVS O IVCVNDINVS, ma il Frova (1952, pp. 82-83) ritiene le lacune insufficienti per queste integrazioni. Officinator/figlina: P.PETRONI MARTIALINI S(ervvs) ? Attestazioni: MI: Milano, via Disciplini (c.ret., P./PETRONIX/MARTIALINI/S, d. r., diviso da rametto di mirto terminante con tridente, su cui è posta orizzontalmente la P e all’altra estremità la S: FROVA 1952). 5 Cfr. CIL, XV, 1, 2479-2480; STEINBY 1987, p. 65. 6 Vd. CIL, XV, 1, 2479-2480; CIL, III, 12011.11; STEINBY 1987, p. 48, n. 113, p. 65. Sui Petronii, cfr. SETÄLÄ 1977, pp. 154, 157-160. Osservazioni: se l’interpretazione del bollo fosse giusta, si tratterebbe di uno schiavo di un P.Petronivs Martialinvs. A Milano sono noti altri bolli con il cognome Martialinvs (vd. supra). Dal centro Italia però provengono parecchi bolli della gens Petronia (vd. scheda successiva), benché non associati al prenome Pvblivs e/o al cognome Martialinvs5. Officinator/figlina: Q.PETRONI(VS) SATVRNIN(NVS) Attestazioni: PV: Pavia e territorio (c.ret., [Q.P]ETRON[I]/SATVRNINI, d. r., separato da un rametto stilizzato; c.ret., Q.PETRONI/SATVRNIN[I], d. r., separato da un rametto stilizzato e da una palmetta: SCHIFONE 1972-73). Osservazioni: si tratta di un officinator noto a Roma e nel Lazio6. I mortaria di Pavia sono da considerarsi importati. Officinator/figlina: FL.PLA[...] FAV[...] Attestazioni: BS: Cividate Camuno (?, FL.PLA/FAV, due esemplari: ABELLI CONDINA 1986). Osservazioni: il bollo MAN(LIVS?) PLA è frequente sui laterizi di Cividate Camuno (vd. schede sui bolli laterizi).Potrebbe trattarsi della stessa officina. Officinator/figlina: PRISC(VS?) Attestazioni: MI: Milano, via Disciplini (c.ret., PRISCI, ripetuto due volte a lato dell’imboccatura, inquadrato da un rametto (?): FROVA 1952). Osservazioni: in Lombardia sono noti bolli di PRISCVS su terra sigillata (CVArr 1406; vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana). È difficile stabilire se si tratti della stessa persona, oppure di soggetti diversi, anche a causa del fatto che il nome Priscvs doveva essere piuttosto comune nell’antichità. Officinator/figlina: PRISCI VIR Attestazioni: MI: Milano (?, PRISCI VIR: cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167). Osservazioni: è possibile che questo bollo sia da ricollegare all’officinator della scheda precedente. Officinator/figlina: RVSTIC(VS) Attestazioni: MI: Milano (?, RVSTICI, con S sinistrorsa: cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167). Osservazioni: in Lombardia è noto un M.Atilivs Rvsticvs (vd. supra scheda relativa). Si tratta dello stesso officinator? Officinator/figlina: SA[T]RINVS Attestazioni: MI: Lodi Vecchio (c.ret., SA[T]RINI, letto SARRINI, con ramo di mirto: FROVA 1955). Osservazioni: benché questo bollo sia stato letto come SARRINI, la presenza presso la figlina Marciana, nel Lazio, della gens Satrina, una delle principali famiglie di officinatores di laterizi e mortaria7, suggerisce la lettura proposta. Se questa ipotesi fosse corretta, il mortarium di Lodi Vecchio dovrebbe essere importato. 7 Vd. CIL, X, 2, 8040, 67; 8048, 28-32; AGUAROD OTAL 1991, p. 171. Sulla gens Satrina, HELEN 1975, pp. 32-33, 48-51, 125127 e passim. Sulla figlina Marciana, cfr. nota 3. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Officinator/figlina: SECVND(I)VS Attestazioni: MI: Milano, scavi Università degli Studi (c . r e t . , SIICVNDI, delimitato sup. e inf. da un motivo a spina di pesce: SFREDDA 1998). VA: Angera, abitato (c.ret., SIICVNDIO, delimitato sup. e inf. da trattini obliqui, impresso due volte ai lati del beccuccio: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Osservazioni: in Lombardia è noto il ceramista cisalpino Secvndvs (CVArr 1720), che bolla terra sigillata (vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana). Officinator/figlina: SP.[...] TERTVLLIN(VS) Attestazioni: CO: Como (c.ret., [...T]ERTVLLIN[I], impresso due volte, delimitato sup. e inf. da fogliette stilizzate (?): BELLONI 1971). PV: Pavia, territorio (c.ret., SP.[...]/TERTVLLI[NI], d. r., separato da una palmetta: SCHIFONE 1972-73). Bolli incerti o frammentari Officinator/figlina: CA[...] Attestazioni: MI: Milano, via Disciplini (CA[...], a rilievo fra rametti: FROVA 1952). Officinator/figlina: DECIA[...] Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., DECIA[...], sotto rametti stilizzati: Scavi MM3 1991). Osservazioni: è stata proposta l’integrazione del bollo in DECIANVS (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.167). Officinator/figlina: D.I.[I] Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., D.I.[I]: Scavi MM3 1991). Osservazioni: si tratta probabilmente di un’ iscrizione augurale. Officinator/figlina: [...]ESS Attestazioni: MI: Milano, p.za Missori (c. ovale, [...]/ESS: TRAVERSO 1994-95). Officinator/figlina: [...]ETRO[...] Attestazioni: MI: Milano, p.za Fontana ([...]ETRO[...]: FROVA 1952). Osservazioni: il bollo potrebbe esser integrato come PETRONIVS (vd. supra le schede di P.Petronivs Martialinvs e Q.Petronivs Satvrninvs). Officinator/figlina: [...] FAVOR Attestazioni: VA: Angera, abitato (c.ret., [...]I AD/FAVORI [F]: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Osservazioni: bollo di incerta lettura ed identificazione. A Pompei è attestato un Favor, liberto di Cn. Domitivs Afer, che bolla mortaria e bacini ascrivibili al I sec. d.C. 8. Se l’identificazione fosse giusta, il mortarium potrebbe essere importato. 183 Officinator/figlina: LON (?) Attestazioni: CR: Cremona, via Cadolini (c.ret., L[O]N, delimitato sup. e inf. da trattini obliqui: PONTIROLI 1992). Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione. Officinator/figlina: M[...] Attestazioni: VA: Angera, abitato (c. ret. (?), M[...]: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995). Osservazioni: per questo bollo lacunoso è stato suggerito il completamento in MARCELLVS (FACCHINI 1990, p. 55). Officinator/figlina: [...]M[I]N[...]/[...]M[.]I[...] Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., [...]M[I]N[...]/[...]M[.]I[...], d. r., separato da una linea orizzontale: Scavi MM3 1991). Osservazioni: bollo di difficile lettura e classificazione. Officinator/figlina: MV[H...] (?) Attestazioni: MI: Milano, p.za Fontana (c.ret., MV[H...] (?), d.r.: FROVA 1952). Osservazioni: bollo in gran parte abraso e illeggibile. Officinator/figlina: NIPIA VRPINI(VS?) CECANDIO o CECANDIO NIPIAE VRPINI Attestazioni: MI: Milano (c.ret., NIPIAVRPIN[I]/CECANDIO, ripetuto due volte in due riquadri adiacenti e separati da rametti di mirto: FROVA 1952). Osservazioni: bollo di difficile lettura e classificazione. Officinator/figlina: NVI[S...] Attestazioni: MI: Milano, via Disciplini (c.ret., NVI[S...], a fondo righettato: FROVA 1952). Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazione. Officinator/figlina: TA[...] [S]ATVRN[INVS] (?) Attestazioni: MI: Milano, p.za Missori (c. ret., TA[...]/[S]ATVRN, d. r. separato da un rametto stilizzato: TRAVERSO 199495). Osservazioni: la seconda riga di questo bollo è forse da integrare come SATVRNINVS. Questo cognome è molto diffuso tra i ceramisti (vd. supra le schede di Nvmerivs Satvrninvs e Q.Petronivs Satvrninvs e il figulo cisalpino Satvrninvs, CVArr 1672, vd. bolli sulla terra sigillata, di certa o possibile origine padana) ed è perciò di difficile identificazione. Officinator/figlina: V/VORAXXXO Attestazioni: CO: Cassago Brianza, Pieguzza (?,V/VORAXXXO, nel primo registro, accanto alla V, rametto di fogliette stilizzate: Carta Lecco 1994). Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazione. C.D.P., G.T. 8 CIL, X, 2, 8048, 10-11; Angera romana II 1995, p. 554. Su Cn. Domitivs Afer, cfr. SETÄLÄ 1977, pp. 34-35, 107-110, 284. 184 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI 6.c. Recipienti per versare e per conservare liquidi e alimenti Vasi a trottola Il vaso a trottola è un recipiente per contenere liquidi tipico dell’età celtica padana dal III sec. a.C., con particolare diffusione nei corredi tombali del periodo della romanizzazione1. Questi manufatti hanno impasto depurato e sono cotti in atmosfera ossidante. La superficie esterna può presentare ingobbio e/o decorazione sovraddipinta. Forma: vaso a trottola n. 1 (tav. CIV, nn.1-2) Descrizione: breve collo cilindrico, spalla alta arrotondata, corpo espanso, leggermente svasato verso il fondo. Le varianti individuate sono due: A) orlo arrotondato esternamente, piede ad anello; B) orlo leggermente estroflesso, piede a disco. Decorazione: talvolta bande sovraddipinte (Rivolta d’Adda, CR, Gallarate e Bodio Lomnago, VA). Attestazioni: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 28, tomba a, tav. XXXVII, n. 2; VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 20-21, tomba XIV, tav. XVIII, n. 3 = TIZZONI 1985, p. 44, n. 3, tav. 34, a = I Celti 1991, foto a p. 463: variante A). CO: Cermenate (GIUSSANI 1936, p. 97, fig. 12); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 174, tav. I, figg. 1-2: variante A). CR: Rivolta d’Adda, via per Cassano (PAUTASSO 1976, p. 457, tav. LXXVIIb = I Celti 1991, p. 747, n. 588, a: variante A). MI: Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-69, tav. LXVIII, e, h: variante A). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, pp. 133, 152, tav. II, T1-2: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 110, n. 326, tomba 18: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 748-749, tav. I, n. 2: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1985-86, tav. I, n. 1, p. 119: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole, deposito Cavo Striella (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3, n. 9: variante B); Lomello, cascina San Giovanni Doria (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 272, tav. I, n.1: variante A); Sannazzaro de’ Burgondi, Val Cardinala (PONTE 1964, tav. X, n. 5: variante A). VA: Bodio Lomnago (BERTOLONE 1949-50, pp. 70-71, fig. 3, n. 1: attribuzione ipotetica); Gallarate (SIRONI 1952, pp. 14-15, nn. 6-7); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 69, n. 6, tav. II, n. 6: variante A). Cronologia: LT C / LT D. N.S. Forma: vaso a trottola n. 2 (tav. CIV, nn. 3-5) Descrizione: orlo a fascia, ingrossato esternamente, collo cilindrico, alto corpo con spalla a spigolo acuto. Presenta due varianti: A) piede ad anello; B) piede a disco. 1 Per osservazioni tipo-cronologiche si vedano NEGRONI CATACCHIO 1974; EADEM 1975; STÖCKLI 1975; DE MARINIS 1986 e da ultimo GRASSI 1995. Attestazioni: BG: Mariano al Brembo (DE MARINIS 1977, tav. 11, n. 3 = GRASSI 1995, p. 60, n. 38, fig. 32, n. 3: variante A). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 150, n, tav. XV, n: variante B); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 325, PV 30, fig. 37: variante B); Esino Lario (TIZZONI 1984, p. 12, n. 1, tav. XV, a = Carta Lecco 1994, pp. 153-154, 347, scheda 126, fig. 92, n. 1: variante A). MI: Legnano (TIZZONI 1984, p. 44, tav. XLV, a: variante B); Paderno Dugnano (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 210, tav. XI, fig. 56 = TIZZONI 1984, p. 70, n. 6, tav. LXXXI, a: variante B). PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 114, n. 1, tomba 8, tav. V, n. 1: variante A); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 232, tomba 1, tav. XVI, nn. 6, 11, p. 246, tomba 15, tav. XXI, n. 13: variante A); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 113, tav. 57, n. 1: variante A; p. 63, tav. 25, n. 1); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 75, 76, fig. 5, n. 9: variante A). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 50, tav. X, a: variante B); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in alto, secondo da sinistra: variante B). Cronologia: LT D. N.S. Forma: vaso a trottola n. 3 (tav. CV, nn. 1-3) Descrizione: orlo a fascia, breve collo cilindrico, corpo lenticolare con spalla arrotondata, piede ad anello. Le varianti sono tre: A) orlo a sezione triangolare; B) orlo a sezione quadrangolare, con incavo interno più o meno accentuato; C) orlo a sezione quadrangolare, corpo molto schiacciato. Decorazione: sul corpo bande sovraddipinte chiare su fondo rosso o rosse. Dati epigrafici: sulla spalla due motivi poco leggibili incisi e sul corpo un’ iscrizione in caratteri nord-etruschi (Como, Pianvalle); iscrizione graffita sulla spalla in caratteri nord-etruschi: ZV OSORIS (Como, Casate); iscrizione in caratteri nord-etruschi: KASIKOS (Brusimpiano, VA). Attestazioni: BG: Ghisalba, cascina Vite Vecchia (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 88, scheda 334: attribuzione ipotetica). BS: Brescia, S. Zenone (DE MARINIS 1986, tav. XX, n. 7 = Carta Brescia 1996, vol. I, p. 177, scheda 538b, fig. 32); Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 20, tomba XIV, tav. XVIII, nn. 1-2 = TIZZONI 1985, pp. 4344, nn. 1-2, tav. 34, d, f = Ceramiche Brescia 1988, p. 19, n. 21a, tav. Vb = I Celti 1991, foto a p. 463: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 24, tav. XXXIV: variante B). CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 237, Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari primo da destra: variante C); Barzio (TIZZONI 1982a, p. 45, n. 2, tav. XXXVIII, d: variante A); Casatenovo, Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916, pp. 72-73, fig. 12 = TIZZONI 1981, p. 29, n. 1, tav. 19, b: variante C); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 175176, tav. I, fig. 3 = I Celti 1991, foto a p. 465, p. 726, n. 300: variante A; NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 178, tav. II, fig. 7: variante C); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 326-327, PV 06, fig. 44, p. 327, PV 09, fig. 47: variante A); Esino Lario, viale Montefeltro (BERTOLONE 1954, p. 21, fig. 3 = Carta Lecco 1994, p. 349, scheda 137); Introbio (TIZZONI 1984, p. 29, nn. 1-2, tav. XXXIV, a-b: variante A). MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO 1982b, p. 72, n. 2, tav. I, n. 2: variante C); Canegrate, Cascina Baggina (VOLONTÉ 1992, p. 10, tav. VI, n. 1: variante C). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 748-749, tav. I, n. 4: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole, Antica Osteria (ARSLAN 1971, p. 75, fig. 5, nn. 5-6: variante B; fig. 5, nn. 78); Garlasco, Madonna delle Bozzole, deposito Cavo Striella (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3, n. 8: variante B; pp. 63, 65, fig. 2, n. 19); Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI 1976, p. 455, tav. LXXXVIa; VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, nn. 1, 2, 4: variante A); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 92, tomba 42, tav. XI, n. 6: variante A); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 45: variante A); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, fig. 12, tomba 99: variante A). VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 30, n. 1, fig. 1, n. 2); Brusimpiano, Ardena, Nava (BERTOLONE 1940, pp. 27-28, fig. 5: variante A); Malnate (BERTOLONE 1967-69, tav. VI, n. 26). Cronologia: LT C2 / LT D. N.S. Forma: vaso a trottola n. 4 (tav. CV, nn. 4-7) Descrizione: breve collo cilindrico, spalla a spigolo acuto, corpo lenticolare, piede ad anello. Le varianti individuate sono: A) orlo a fascia ingrossato e arrotondato esternamente; B) orlo a fascia ingrossato e arrotondato esternamente, corpo con doppia carena; C) orlo diritto ingrossato e arrotondato. Decorazione: sul corpo bande sovraddipinte in rossoarancio, marrone o nero oppure bianco; in un caso il corpo è verniciato di nero con zone risparmiate (Cantù, CO); in un altro decorazione in vernice color nocciola sulla spalla di quattro triangoli che formano un motivo a stella incompleto racchiuso entro cerchi concentrici, uno dei quali contiene tratti obliqui a gruppi di tre (Cantù, CO). Dati epigrafici: sulla parete iscrizione in alfabeto nord-etrusco (Ghisalba, cascina Don Bosco, BG); sulla parete un graffito con due segni paralleli tagliati da una linea orizzontale (Pieve del Cairo, PV). Attestazioni: BG: Bolgare (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 46, scheda 84); Calvenzano (TIZZONI 1984, p. 1, n. 1, tav. II, a: variante B); Cavernago (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 63, scheda 193: attribuzione ipotetica); Dalmine (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 80, scheda 289); Ghisalba, cascina Don Bosco (Carta Bergamo 1992, vol. 185 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 88, scheda 331); Ghisalba, proprietà Testa (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 89, scheda 339); Misano di Gera d’Adda (DE MARINIS 1979, p. 96, n. 238 = TIZZONI 1981, p. 8, n. 7, tav. 1, g: variante A); Telgate, via Guareschi (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 123, scheda 541); Treviglio, campo S. Maurizio (TIZZONI 1981, p. 25, n. 3, tav. 17, d: variante A); Treviglio, predio d’Addina (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 128, scheda 566); Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520, tav. LXXV, a: variante A); Verdello, campo sportivo (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 132, scheda 597); Verdello, Ramiglia (TIZZONI 1983, tav. CXXV, c); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 9, tav. 14, a: variante A). BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 15, tomba V, tav. VI, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 37, n. 1, tav. 29, a: variante A). CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 237, primo da sinistra: variante A); Cantù, Mirabello (Cantù 1991, pp. 56-57, nn. 45-46, 48, tav. V, n. 1, tav. VI, nn. 12, 4, p. 79, n. 7, tav. II, n. 1: variante A; pp. 56-57, nn. 44, 47, tav. V, n. 2, tav. VI, n. 3: variante B); Caslino al Piano (PIOVAN 1985, p. 223, fig. a p. 225: variante A); Colico, Piano di Spagna (Carta Lecco 1994, pp. 160, 342, scheda 86, fig. 102, n. 2: variante A); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 176-177, tav. I, fig. 4, tav. II, figg. 5-6: variante A); Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 154, 345, scheda 108, fig. 95, n. 2: variante A); Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163165, 346-347, scheda 122, fig. 106, n. 7: variante A, attribuzione ipotetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 66, fig. 2, seconda fila, primo da sinistra: variante A). CR: Piadena, Latteria Sociale (Platina 1988, p. 84, scheda 31). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 66, figg. 1.1, 1.2); Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO 1982b, pp. 72, 74, nn. 1, 3-4, tav. I, nn. 1, 3-4: variante A); Boffalora d’Adda, Presedio (TIZZONI 1982b, p. 193, tav. 1, a: variante A); Meda (BASERGA 1916, p. 71, fig. 8); Milano, Chiaravalle (TIZZONI 1984, p. 43, tav. XLIV, a: variante A); Nosate (TIZZONI 1984, p. 66, nn. 20-22, tav. LXVIII, c, f, g: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 1 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 1: variante A); San Colombano al Lambro (TIZZONI 1984, p. 102, n. 4, tav. CIV, e = Lodi 1990, p. 28, p. 32, nota 66: variante A). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b, p. 6, fig. 1, tomba 21: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 218, tomba 17, tav. XI, n. 1, p. 220, tomba 20, tav. XII, n. 5, pp. 220-222, tomba 21, tav. XIII, nn. 2-4, p. 245, tomba 14, n. 8, tav. XXI: variante A; p. 205, tomba 3, tav. II, n. 6, p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 10: variante C); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 34, n. 3, tomba 4, tav. V, n. 2: variante A; MELLEY 1992-93, p. 173, tav. 87, n. 2); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 748, 751, tav. II, n. 2: variante A); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 13-14, tomba II, fig. 4, n. 1, pp. 23-24, tomba IX, fig. 12, n. 3, pp. 64-65, fig. 48, n. 1: variante A); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 46, 48: variante A ); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131, tav. XVII, n. 5, p. 138, tav. XIX, nn. 3, 6, 10: variante A); San- 186 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI nazaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, nn. 8, 9: variante A). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (St. 7391, Gallarate, Museo della Società di Studi Patri, cit. in FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 17 e nota 14 = Arsago 1990, fig a p. 25: variante A; Arsago 1990, p. 24, tav. XXIII, b, pp. 45, 47-48, tav. IV, c, tav. VI, d, tav. VIII, a: variante A); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in alto, secondo e terzo da destra: variante A); Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992, p. 7, tav. V, n. 1: variante A); Golasecca (SUTERMEISTER 1928, p. 7, fig. 5, al centro: variante A); Malnate (BERTOLONE 1967-69, tav. VI, n. 18); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 102, tomba 2, tav. I, a, p. 112, tomba 9, tav. V, b: variante A). Cronologia: LT D. N.S. Forma: vasi a trottola di cui non è possibile specificare le caratteristiche tipologiche Attestazioni: BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165, fig. 155); Polpenazze, Capra (BOCCHIO 1971, p. 6, n. 3, tav. II, n. 2). CO: Casatenovo, Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916, p. 74); Como, Breccia (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 350: attribuzione ipotetica); Como, Monte Croce (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Como, Prestino (cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Como, Rebbio (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Como, Rondineto (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Introbio (TIZZONI 1984, p. 26, tav. XXVIII, f, h); Luisago, Vigna Santa (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Ponna (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 176 e in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); San Fermo della Battaglia (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); San Fermo della Battaglia, Vergosa (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Valbrona (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica). CR: Dovera (Lodi 1990, p. 27). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 144, tav. LVII, n. 21); Turbigo (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 354: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 37-38, tav. 9, n. 2, p. 45, tav. 13, n. 2, p. 50, tav. 18, n. 2, p. 78, tav. 36, n. 2); Santa Cristina e Bissone (Lodi 1990, pp. 28, 32, nota 66). VA: Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94); Cantello, Ligurno (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 354: attribuzione ipotetica); Luino (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 179: attribuzione ipotetica); Pino sulla sponda del Lago Maggiore (inediti, Soprintendenza Archeologica della 2 ISINGS 1957, p. 159. Lombardia, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 354: attribuzione ipotetica). N.S. Anforette Sono stati qui riuniti alcuni recipienti per liquidi caratterizzati da imboccatura stretta, lungo collo e due anse. Forma: anforetta n. 1 (tav. CVI, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, collarino poco accennato, lungo collo cilindrico, anse a bastone impostate sul collarino e sul ventre, corpo biconico, alto piede a disco. Attestazioni: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 35, D). Cronologia: età tardorepubblicana (contesto). G.T. Forma: anforetta n. 2 Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, ingrossato esternamente, lungo collo cilindrico, anse a nastro leggermente sormontanti, corpo ovoide, piede a disco. Decorazione: sul collo e sul ventre scanalature parallele orizzontali. Attestazioni: PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, fig. 4, tomba 60). Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto). N.S. Forma: anforetta (diota) n. 3 (tav. CVI, n. 2) Descrizione: orlo ingrossato a sezione triangolare, lungo collo troncoconico su base lenticolare, anse a nastro impostate alla base del collo e terminanti sulla spalla, alta spalla arrotondata, corpo ovoide svasato, fondo piano. Attestazioni: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 115, n. 23, fig. 31 = Ceramiche Brescia 1988, p. 22, n. 30a, p. 81, tav. VII, b). Cronologia: III/IV sec. d.C. Osservazioni: è simile ad una forma vitrea in uso tra la fine del III e il IV secolo d.C.2. N.S. Forma: anforetta n. 4 (tav. CVII, nn. 1-2) Descrizione: orlo leggermente ingrossato, alto collo rastremato alla base, anse pizzicate impostate sul collo e sul ventre, corpo ovoide, piede a disco. Attestazioni: BG: Almenno San Bartolomeo (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 38, scheda 16, fig. 80); Bergamo, Boccaleone (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 61, n. 17, fig. 3); Pianico (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, fig. 88, vol. 2.2, p. 108, scheda 455); Ranica (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172); Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 174, tav. 4, d = Milano capitale 1990, p. 281, scheda 4e.2a); Verdello (“NotALomb”, 1986, p. 197, n. 1 = Milano capitale 1990, p. 288, scheda 4e.3c). BS: Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115); Borgo Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 46, fig. 63); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88, n. 31, tav. IX, n. 1); Caino (Milano capitale 1990, p. 366, scheda 5d.1g); Capo di Ponte, via Sante (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172); Pontoglio, cascina Ganzarola (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172); Roccafranca (“NotALomb”, 1982, pp. 99-101 = Milano capitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e.3: attribuzione ipotetica); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 54, n. 1, tav. XVIII, T.164/1= MASSA 1997, scheda n. 53, tomba 164; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 57, n. 1, tav. XIX, T. 165/1= MASSA 1997, scheda n. 57, tomba 165). CO: Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 67, fig. 121, n. 1). MI: Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig. 151, St. 48864 = Milano capitale 1990, p. 284, scheda 4e.3a); Vimercate (inedito, cit. in CERESA MORI 198081, p. 172). MN: Canneto sull’ Oglio (CERESA MORI 1980-81, p. 174, tav. 5, f). Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: si tratta di una forma attestata sia in ceramica comune sia in ceramica invetriata (vd. ceramica invetriata, anforetta n. 5). La forma è comune in contesti tombali delle valli e della pianura centro-orientale, in genere associata a boccalini biansati n. 9 e ad olpi trilobate invetriate (vd. olpe invetriata n. 3) o acrome (vd. olpe n. 56). È rara in abitato (Ghisalba, BG, Brescia, via Alberto Mario). C.D.P. Forma: anforetta n. 5 (tav. CVII, n. 3) Descrizione: orlo diritto leggermente ingrossato, imboccatura troncoconica, collo troncoconico, anse a bastone impostate sul collo e sulla spalla, spalla arrotondata, corpo a pareti diritte, fondo piano. Decorazione: cordone a metà dell’imboccatura, incisioni orizzontali e ondulate alla base del collo. Attestazioni: CO: Maslianico (NOBILE 1992, p. 43, 4.1, tav. 4, 4.1). Cronologia: IV/V sec. d.C. Osservazioni: la decorazione a linee orizzontali parallele alternate a linee ondulate compare qui in una forma assai semplificata (su questo motivo decorativo, cfr. infra capitolo sulla produzione ceramica in età longobarda). G.T. Olpi Sono qui raggruppati i tipici contenitori per liquidi di età romana. Sono caratterizzati da una stretta imboccatura, un collo in genere sviluppato ed un’ansa. Presentano un impasto depurato, adatto a contenere liquidi e una fattura per lo più accurata. La superficie è spesso rifinita con ingobbio o lisciatura. Forma: olpe n. 1 (tav. CVIII, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, beccuccio-versatoio sulla parete, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo ovoide, piede ad anello. Attestazioni: 3 MANGANI 1982, p. 95, fig. 70, f, p. 600, fig. 50, n. 57. 187 BS: Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 35, tav. XLIII, n. 4). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 140, figg. 147, 170). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Civico dell’Alto Mantovano). Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (Calvatone, CR: da contesto stratigrafico). Osservazioni: quest’olpe è poco attestata in Lombardia. Essa è solitamente acroma, tranne l’esemplare di Calvatone (CR), un unicum per l’associazione di questa forma con il motivo decorativo a bande rosse. Questo esemplare ha la particolarità anche di essere arricchito da una raffigurazione di dubbia interpretazione. Sulla spalla partono due semicerchi contrapposti, entro uno dei semicerchi vi è una figura, interpretabile forse come un cavallo rivolto verso destra con sopra un uomo che porta un sacco sulle spalle. La commistione tra motivo a bande e figura non sembra trovare riscontro altrove: potrebbe trattarsi di una elaborazione locale. Confronti per la morfologia del vaso si hanno con alcuni manufatti a pasta chiara o grigia rinvenuti in Veneto3. N.S. Forma: olpe n. 2 (tav. CVIII, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, sottolineato da un collarino, imboccatura circolare con beccuccio, lungo collo cilindrico, ansa a nastro, spalla alta arrotondata, ventre espanso, pareti svasate, piede ad anello. Decorazione: la superficie esterna è ricoperta da ingobbio chiaro su cui sono dipinte tre bande rosse; sull’ ansa, nel punto in cui si pone il dito, decorazione plastica a forma di stella a quattro punte. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 139-140, figg. 145-146, 169; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 32, n. 45: attribuzione ipotetica). Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesto stratigrafico). Osservazioni: quest’olpe riveste un particolare interesse per la commistione tra la forma, tipicamente romana, e la decorazione a bande, che può essere riportata ad una matrice celtica. L’esemplare di Cremona e alcuni frammenti di ansa con la stessa decorazione applicata a forma di stella, provenienti sempre da Calvatone (CR) dagli scavi dell’Università, sono stati inseriti in questo gruppo per questa decorazione così particolare. Si ipotizza una produzione locale di quest’olpe per la presenza circoscritta a questo territorio. N.S. Forma: olpe n. 3 (tav. CIX, nn. 1-2) Descrizione: orlo distinto, più o meno estroflesso, alto collo, ansa saldata poco sotto l’orlo e sulla spalla, corpo globulare, più o meno espanso, piede a disco, talvolta incavato. Attestazioni: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520: attribuzione ipotetica). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 148-149, l, tav. XV, l); Erba (ISACCHI 1975, p. 8, prima da destra: attribuzione ipotetica). 188 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 79, tomba 30, tav. VIII, n. 5); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, fig. 22, tomba 140). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 55-56, tav. XV, a, d, tav. XVI, a, f); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 112, e, tomba 8, tav. V, e). Cronologia: 70/50 a.C. (Treviglio, BG); seconda metà I sec. a.C. / età augustea (CO, PV, VA). Osservazioni: è una delle prime forme di olpi documentate in Lombardia. L’esemplare di Treviglio (BG) è associato con un’olpe n. 5 e un vaso a trottola n. 4 (vd. supra). Le olpi di Arsago Seprio (VA) hanno tracce di vernice o di ingobbiatura rossa; due presentano un sottile collarino (Arsago 1990, tav. XV, a, d). G.T. 520, tav. LXXV, b); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 21, n. 1, tav. 13, a). BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, n. 3: attribuzione ipotetica). CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p. 9, tav. 1, n. 2); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 146-147, h, tav. XV, h); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 323, PV 18, fig. 22). Cronologia: LT D2 (contesti tombali). Osservazioni: quest’olpe appare all’inizio del LT D2 (70/50 a.C. circa), ancora associata a vasi a trottola n. 4 (vd. supra). Si tratta quindi di una delle prime forme di olpi presenti sul territorio lombardo. Coevi esemplari analoghi si rinvengono a Ornavasso (NO)5. C.D.P. Forma: olpe n. 4 (tav. CIX, nn. 3-5) Descrizione: orlo ingrossato arrotondato o a sezione triangolare, talvolta con incavo interno, collo rastremato, ansa costolata, impostata su un collarino più o meno sottile, e sulla spalla leggermente rigonfia, piede a disco o ad anello. Si distinguono due varianti: A) corpo globoso; B) corpo più espanso con ventre appena carenato. Decorazione: talvolta solcature più o meno regolari sulla spalla. Dati epigrafici: sulla spalla graffito, MVSV, in caratteri nord-etruschi (Gerenzano, VA). Attestazioni: CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 239: attribuzione ipotetica); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 147-148, i, tav. XV, i: variante A). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 88, tav. 22, n. 3: variante B). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 53, tav. XIII, f: variante B); Gerenzano, fornace Clerici (TIZZONI 1984, p. 84, n. 2, tav. XCII, a = Prima di noi 1996, p. 76, n. 3, tav. V, n. 3: variante A). Cronologia: fine I sec. a.C. (Capiago Intimiano, CO, Arsago Seprio, VA); età augusteo-tiberiana (Parabiago, MI). Osservazioni: il graffito sull’olpe di Gerenzano (VA) è stato inciso prima della cottura; dunque il vasaio ha eseguito l’olpe per sé o su commissione4. La datazione proposta per quest’olpe alla seconda metà del I sec. d.C. (TIZZONI 1984; Prima di noi 1996) sembra troppo bassa sia per la presenza del graffito in caratteri nordetruschi, sia per il confronto con le altre attestazioni. G.T. Forma: olpe n. 6 (tav. CX, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso a tesa, lungo collo cilindrico, ansa a bastone impostata sul collo e sulla spalla, spalla obliqua con carena spigolosa, corpo troncoconico, fondo piano. Attestazioni: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 19-20, n. 16, tomba XII, tav. XIV, n. 6 = TIZZONI 1985, p. 42, n. 1, tav. 33, a). Cronologia: LT D2. Osservazioni: presenta la spalla carenata, caratteristica diffusa nelle olpi coeve (vd. olpi nn. 5, 7 e 8). C.D.P. Forma: olpe n. 5 (tav. CIX, n. 6) Descrizione: orlo leggermente estroflesso sottolineato da un collarino a profilo triangolare, lungo collo cilindrico, ansa a gomito impostata sul collo e spalla, corpo a ventre rialzato con spalla a spigolo acuto, basso piede ad anello. Decorazione: sulla spalla tre incisioni orizzontali parallele (Como). Dati epigrafici: in un caso iscrizione di quattro lettere nella parte superiore del corpo (Como). Attestazioni: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 4 M.G. TIBILETTI BRUNO, I materiali inscritti, in TIZZONI 1984, p. 121. Forma: olpe n. 7 (tav. CX, n. 2) Descrizione: orlo a fascia a profilo triangolare, lungo collo cilindrico, ansa impostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, piccolo corpo schiacciato carenato, piede ad anello. Attestazioni: CO: Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346347, scheda 122, fig. 106, n. 8). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. Osservazioni: quest’olpe è associata in una tomba con un vaso a trottola. G.T. Forma: olpe n. 8 (tav. CX, nn. 3-4) Descrizione: lungo collo leggermente conico, ansa sellata impostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo lenticolare a ventre rialzato con spalla a spigolo acuto, basso piede ad anello. Presenta due varianti: A) alta imboccatura ad imbuto; B) orlo diritto a fascia. Dati epigrafici: sulla spalla iscrizioni graffite “VIN” e “OINIUS[...]” (Canegrate, MI). Attestazioni: BG: Bergamo, via S. Alessandro (Bergamo 1986, p. 161, fig. 167: variante A); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: variante A); Levate (Levate 1993, p. 32, tomba 115: attribuzione ipotetica). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 42, E: variante A; p. 38, E: variante B); Verolavecchia, Villanuova (Ceramiche Brescia 1988, p. 46, n. 67a: variante A). CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265-266, fig. 5 PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 253, tav. XXVI, nn. 2-4. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 4: variante A); Cantù (Cantù 1991, pp. 85-86, n. 12, tav. III, n. 1: variante A); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 82-83, tav. VI, i, p. 124, tav. XIII, h: variante A); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 90, tav. III, nn. 30-32: variante A); Cermenate (MAGGI 1982, p. 161); Como (GIUSSANI 1904, tav. I, n. 5: variante A; SENA CHIESA 1993, fig. 10, a: variante A); Uggiate (MASCETTI 1966: variante A). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 67, C135, tav. V, n. 6, p. 71, nn. 165, 166, tav. VII, nn. 1-2); Cremona, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 109, n. 103 (546), tav. LX); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole (Platina 1988, p. 97, scheda 35: variante A). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 98, fig. 20: variante A); Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, 10, nn. 13, 16; Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 1: variante A); Corbetta (PISANI DOSSI 1905, p. 87, nn. 19-20, tav. II, d; DE DONNO et alii 1995, p. 122, tav. 7, nn. 33-35: variante A; p. 121, tav. 6, n. 27: variante B; tav. 6, nn. 28, 32); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 143, n. 15, tav. 72: variante A); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 21, 31, nn. 7-8: variante A); Lissone (BERNASCONI 1926, tav. III, n. 3: variante A); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/95-96, p. 143, cat. 54/3: variante A; p. 50, cat. 7/94: variante B; p. 86, cat. 23/80, p. 162, cat. 62/1, p. 164, cat. 62/18); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 145-146, tav. LVIII, n. 1: variante B; tav. LVIII, n. 2: variante A; tav. LVIII, nn. 5-6); Paderno Dugnano, Palazzolo (FROVA 1961, p. 77, tav. XXVII, n. 6, prima dall’alto: variante A; tav. XXVII, n. 6, seconda dall’alto: variante B); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, p. 12, fig. 8, prima a sinistra, p. 15, figg. 7-8 = Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 4, n. 2: variante A; Antichi silenzi 1996, pp. 84-85, n. 8, tav. 18, n. 8, p. 99, n. 6, tav. 29, n. 6, p. 100, n. 10, tav. 31, n. 10, p. 111, n. 6, tav. 37, n. 6, p. 114, n. 8, tav. 40, n. 8: variante A). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 320, tomba 12, tav. II, n. 9: variante A); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 129, tav. VII, nn. 4, 9: variante B); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 15-16, fig. 6, n. 2, pp. 44-45, tomba XXIII, fig. 29, n. 3, pp. 46-47, tomba XXV, fig. 31, nn. 1, 5-6: variante A; p. 11, tomba I, fig. 2, nn. 1-2: variante B); Lomellina (SEGU’, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 38, nn. 4-5, fig. 4, 2, fig. 5, 1); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 3); Zinasco (MACCHIORO 1984, pp. 16-17, tav. XVIII, fig. 20, tav. XIX, fig. 21: variante A; tav. XVIII, fig. 19: variante B). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 222, n. 15, tav. 52, n. 7: variante A); Arsago Seprio, via Milano (St. 102974; inedita, Arsago Seprio, Civico Museo Archeologico: variante B); Cantello, Ligurno (inedito, Civici Musei di Villa Mirabello di Varese: variante A); Varese, territorio (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 89: variante A). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti). Osservazioni: in genere queste olpi sono prodotte prevalentemente in argilla calcarea molto fine. A Milano sono spesso ingobbiate di bianco (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 146), mentre un pezzo presenta tracce di vernice 189 di colore rosso-arancio (BOLLA 1988, p. 86, cat. 23/80); un’olpe di Legnano (MI) reca tracce di vernice marrone chiaro. L’esemplare di Levate (BG) è privo di collo: potrebbe trattarsi anche di un vaso a trottola. Questa forma, diffusa ovunque in territorio lombardo e con confronti anche in altre aree6, può essere considerata uno dei fossili-guida per le tombe di età augustea/proto-tiberiana. C.D.P. Forma: olpe n. 9 (tav. CX, n. 5) Descrizione: orlo superiormente piano, lungo collo cilindrico, ansa bicostolata, saldata poco sotto l’orlo e alla massima espansione del corpo, corpo biconico, piede ad anello. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 101, n. 5, tomba 80, tav. XXXV); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav. XII, f, tav. XIII, a). Cronologia: età augustea / metà I sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: presenta la spalla carenata, come varie olpi della seconda metà del I sec. a.C. (vd. nn. 5-8). G.T. Forma: olpe n. 10 (tav. CX, n. 6) Descrizione: alto orlo a fascia, breve collo cilindrico, ansa nastriforme a gomito, saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo biconico con ventre ribassato, piede ad anello. Attestazioni: VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 81, n. 2, tav. VII, fig. 2). Cronologia: I sec. a.C. (?). Osservazioni: quest’olpe è rivestita da uno strato di vernice arancio-rossiccia. G.T. Forma: olpe n. 11 (tav. CXI, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso o a fascia, collo cilindrico, ansa a nastro, corpo ovoide con diametro massimo appena sopra il piede, basso piede o apoda. Attestazioni: BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIV, n. 4); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 80, n. 8). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 92-93, tav. IV, n. 36, pp. 94-95, tav. V, n. 41). MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, m: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA 1986, pp. 208-209, n. 10, tav. IV; inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7, prima fila, terza da sinistra: attribuzione ipotetica). Cronologia: età augustea / metà I sec. d.C. (contesti) Osservazioni: sono attestate olpi di varie dimensioni. A Curno (BG) l’altezza del recipiente è così considerevole, da farlo sembrare quasi un’ anforetta. C.D.P. Forma: olpe n. 12 (tav. CXI, n. 2) 6 Si veda, tra gli altri, la bibliografia citata in Angera romana I 1985, pp. 432-433, e SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 31-32, tav. 1. 190 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Descrizione: orlo leggermente estroflesso, ingrossato esternamente e appiattito superiormente, lungo collo cilindrico, ansa bicostolata con andamento ad angolo retto o con andamento sinuoso, corpo piriforme, fortemente carenato, piede ad anello. Decorazione: scanalature sul corpo (Garlasco e Sannazzaro de’ Burgondi, PV). Attestazioni: PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 118, n. 13, tav. CII, n. 1); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 29, fig. 17, n. 1); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 50, tav. II, n. 7, p. 62, tomba 21, tav. III, n. 2, p. 76, tomba 29, tav. VII, n. 3); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 60, tomba 9, tav. IV, n. 6); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 4). Cronologia: età tiberiana (contesti). Osservazioni: sembra presente solo nel Pavese. N.S. Forma: olpe n. 13 (tav. CXI, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato e appiattito superiormente, lungo collo cilindrico rastremato, ansa a nastro impostata sul collo e saldata sulla spalla, corpo globulare schiacciato, piede ad anello. Attestazioni: PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 17, n. 1, p. 18, fig. 8, n. 1); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 4, f); Zinasco (MACCHIORO 1984, p. 16, n. 12, tav. XIX, fig. 22). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti). Osservazioni: quest’olpe è attestata solo nel Pavese. N.S. Forma: olpe n. 14 (tav. CXI, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, collarino a profilo triangolare appena sotto l’orlo, alto collo, ansa a nastro sellata, corpo con ventre rialzato, basso piede a disco. Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVI, n. 3); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45, figg. 51-53); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 14, n. 3, fig. 3); Nave (Sub ascia 1987, p. 39, RA, p. 40, N, p. 42, C); Villachiara (Riti e sepolture 1990, p. 36, n. 5). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti tombali). Osservazioni: questa forma è caratterizzata da un impasto in argilla calcarea, molto fine. È peculiare della pianura bresciano-mantovana. C.D.P. Forma: olpe n. 15 (tav. CXII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, a sezione triangolare, ansa a nastro tricostolata, impostata a metà del collo cilindrico e sulla spalla, corpo espanso schiacciato, apoda. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 147, tav. LVIII, n. 9); Monza (MALBERTI 1989, p. 28, n. 13, tav. XIX, n. 13). VA: Solbiate Arno (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: attribuzione ipotetica). Cronologia: contesto con forte prevalenza di materiale di età augusteo-tiberiana (Milano). Osservazioni: l’olpe di Monza (MI) è forse ricoperta da un sottile strato di vernice. G.T. Forma: olpe n. 16 (tav. CXII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso, appena ingrossato, breve collo diritto, ansa a nastro con solcatura, impostata sotto il labbro e sulla spalla, corpo lenticolare, piede ad anello. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 171-172, tav. XIX, m-n). Cronologia: primo quarto I sec. d.C. / età tiberiana (contesto tombale). Osservazioni: quest’olpe, dalle dimensioni assai ridotte, sembra attestata unicamente a Capiago Intimiano con due esemplari. G.T. Forma: olpe n. 17 (tav. CXII, nn. 3-5) Descrizione: orlo diritto o appena estroflesso, ingrossato esternamente, talvolta a profilo triangolare, collo troncoconico, ansa costolata impostata sul collo e saldata sulla spalla, ventre lenticolare, piede ad anello. Decorazione: solcature parallele sulla spalla. Attestazioni: CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, nn. 13-14, tav. III, nn. 23); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 52-53, f, tav. II, f, p. 84, l, tav. VI, l, pp. 117-118, h, tav. XI, h); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti). Osservazioni: questo gruppo di olpi presenta una certa variabilità morfologica. G.T. Forma: olpe n. 18 (tav. CXII, n. 6) Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o appiattito, collo troncoconico, ansa a bastoncello impostata sull’orlo e terminante sulla spalla, bassa spalla arrotondata, corpo espanso, piede a disco. Decorazione: cordone appena sotto l’orlo. Attestazioni: PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 9, fig 3, e, fig. 3, f). Cronologia: metà I sec. d.C. N.S. Forma: olpe n. 19 (tav. CXIII, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato, alto collo, ansa a gomito costolata, corpo a ventre rialzato, piede a disco. Decorazione: talvolta due linee incise sul collo appena sotto l’attacco dell’ansa. Attestazioni: CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER 1961-65, p. 164, tavv. LIII, CXLV, prima a sinistra: attribuzione ipotetica). MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 21, tomba n. 12, prima in alto: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 126, n. 6, tav. 34, n. 8: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Angera, VA). C.D.P. Forma: olpe n. 20 (tav. CXIII, nn. 2-3) Descrizione: orlo a tesa a sezione quadrata, breve collo troncoconico, ansa costolata, impostata appena sotto Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari l’orlo e saldata sulla spalla, corpo globulare, talvolta schiacciato, piede a disco. Decorazione: in un caso una modanatura alla fine del collo (Uboldo, VA). Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 52, cat. 7/109, pp. 117-118, cat. 26/6); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 8, n. 12, tav. 11, n. 2). VA: Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 101, n. 1, tav. XIII, n. 1, p. 106, nn. 1-3, tav. XVI, nn. 1-3). Cronologia: I sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: presenta talvolta tracce di vernice. G.T. Forma: olpe n. 21 (tav. CXIII, n. 4) Descrizione: lungo collo cilindrico, ansa sellata impostata sul collo e fissata al ventre, corpo piriforme allungato, alto piede troncoconico. Attestazioni: PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tav. IV, n. 7, tomba 10). Cronologia: prima metà I sec. d.C. Osservazioni: quest’olpe trova confronti con quella vitrea Isings 14 di Gropello Cairoli, podere Panzarasa (PV), datata all’età flavia (ARATA 1984, p. 85, tomba 39, tav. 10, n. 1). N.S. Forma: olpe n. 22 (tav. CXIII, n. 5) Descrizione: orlo distinto, estroflesso, piatto o ingrossato, breve collo cilindrico, ansa a nastro costolata, corpo cilindrico a doppia carenatura, piede a disco o ad anello. Decorazione: in un esemplare modanature alla base del collo (Milano). Attestazioni: CO: Uggiate (MASCETTI 1966). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 4); Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, f); Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VIII, n. 3); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 50-51, catt. 7/98-100, p. 78, cat. 23/8, pp. 97-99, catt. 24/25+24/31, cat. 24/39, cat. 24/46, p. 105, cat. 25/15, p. 110, cat. 25/53; BOLLA 1992-93, pp. 248-249, fig. 3); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 119, tav. 44, n. 4). SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 129131, n. 2a). VA: Gallarate, via Milano (DEJANA, MASTORGIO 1970a, pp. 110-111, n. 2). Cronologia: inizi I sec. d.C. / età neroniana (contesti milanesi). Osservazioni: questa forma è particolarmente attestata nell’area milanese. Solo nelle necropoli di Milano si contano nove esemplari, quasi tutti ricoperti di vernice. Nelle olpi più antiche lo sviluppo del ventre è contenuto e la spalla è piuttosto ampia, mentre in quelle di età claudio-neroniana vi sono maggior rigidezza del profilo e aumento dell’altezza del ventre (BOLLA 1988, p. 188). G.T. Forma: olpe n. 23 (tav. CXIV, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, ansa a nastro costolata, impostata sul collo e terminante sulla spalla, corpo quadrangolare. Presenta due varianti: A) orlo a sezione triangolare, corpo leggermente rastremato, piede a disco; B) orlo leggermente ingrossato, apoda o piede ad anello. 191 Decorazione: una solcatura sul collo o sulla spalla. Attestazioni: CO: Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 213, 236, n. 1, p. 345, scheda 108, fig. 140, n. 3: variante B); Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig. 134, n. 6: variante B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33, fig. 5: attribuzione ipotetica). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 93, n. 16, tomba 36, tav. LXIX, n. 2: variante A). Cronologia: I sec. d.C. (Costa Masnaga, CO). N.S. Forma: olpe n. 24 (tav. CXIV, n. 3) Descrizione: orlo leggermente estroflesso e ingrossato, collo cilindrico, ansa a gomito costolata, impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo cilindrico a doppia carena, più o meno accentuata, piede a disco, talvolta incavato. Attestazioni: CO: Como, S. Carpoforo (NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 203, n. 22, fig. 4: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedita, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig. 10; SIRONI 1952, pp. 5-6, n. 8). Cronologia: I sec. d.C. (?), per le analogie formali con le olpi nn. 22 e 23. G.T. Forma: olpe n. 25 (tav. CXIV, nn. 4-6) Descrizione: collo cilindrico, ansa a nastro, impostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo biconico, piede a disco. L’ orlo presenta due varianti: A) a fascia; B) ingrossato. Attestazioni: BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 118, tav. L, n. 4). BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45, fig. 56: variante A; p. 45, fig. 60: variante B); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 48, n. 15, fig. 9, p. 72, n. 9, p. 73, fig. 11, p. 113, n. 20, fig. 28, p. 126, n. 11, fig. 17: variante B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 54, n. 1, tav. II, n.10, p. 92, n. 2, tav. III, n. 26; MASSA 1997, scheda n. 12, tomba n. 102: variante A; scheda n. 17, tomba 79, scheda n. 18, tomba n. 80, scheda n. 34, tomba n. 27: variante B). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 93, tav. IV, nn. 38-39: variante B); Cermenate (PIOVAN 1968-69, pp. 240-241, n. 5: attribuzione ipotetica); Como, S. Carpoforo (NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 203, nn. 23-24, fig. 4: variante B); Erba (ISACCHI 1975, p. 8, prima da sinistra: attribuzione ipotetica); Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig. 134, n. 3: variante B); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135); Valmadrera (GIUSSANI 1936, p. 107, fig. 20; Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 1, pp. 370-371, scheda 323, fig. 142, n. 1, fig. 143, n. 3: variante B). MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, pp. 21, 24, tomba n. 12, seconda a destra: attribuzione ipotetica). MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p. 57, n. 7, fig. 41: variante A). PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 332, tav. XVIII, n. 19: variante B); Pieve del Cairo (PONTE 1964, tav. XIX, fig. 2: variante B); Pieve del Cairo, Zerbola 192 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 39, n. 9, fig. 6, n. 2: variante B); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 6: attribuzione ipotetica); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, n. 282: variante A). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 248, n. 13, tav. 60, n. 15, p. 286, tav. 66, n. 10: variante B; “NotALomb”, 1987, p. 154, fig. 155: variante B); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 116, n. 3, tomba 126, tav. XXI, d: variante B). Cronologia: età augustea / età traianea (contesti). Osservazioni: quest’ olpe si distingue da quella a corpo piriforme n. 26, perché il diametro massimo è collocato a circa metà del corpo7. Una delle olpi di Valmadrera (CO) ha il collo distinto dalla spalla da una costolatura. C.D.P. Forma: olpe n. 26 (tav. CXV, nn. 1-3) Descrizione: orlo ripiegato all’esterno, talvolta ingrossato, oppure a fascia, collo cilindrico, ansa a nastro impostata sul collo e saldata sulla spalla, corpo piriforme con ventre ribassato, bassissimo piede a disco o ad anello. Presenta tre varianti: A) corpo piriforme con carena arrotondata; B) corpo piriforme con carena più marcata; C) corpo piriforme molto largo e schiacciato. Decorazione: in un caso bande di colore rosso (Mortara, PV). Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, n. 10); Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: varianti A e C); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633: variante C). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XV, n. 1: variante A; tav. XIII, n. 2: variante B); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45, p. 60, figg. 58-59: variante A); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 72, nn. 8-9, fig. 10: variante A); Carpenedolo, campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206, fig. 180: variante C); Gardone Val Trompia (STELLA 1982, p. 41, n. 1, fig. a p. 40); Nave (Sub ascia 1987, pp. 188-190, tav. 28, nn. 1-7: variante A). CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, n. 15, tav. IV, n. 1: variante A); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 62-63, f, tav. III, f, pp. 162-163, c, tav. XVII, c: variante C); Como, Camerlata (Carta Como 1993, p. 115, fig. 71, scheda n. 108); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 60-61, tav. IV, nn. 29-30: variante A); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135; BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 123-124, n. 31, tav. IV, n. 31: variante A); Oliveto Lario, Onno (Carta Lecco 1994, pp. 215, 239, n. 2, p. 366, scheda 284, fig. 141, n. 6: variante B); Valmadrera (GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22, prima a sinistra: variante B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, fig. 3, a sinistra: attribuzione ipotetica); Albairate (Albairate 1986, p. 99, fig. 22, prima e terza: variante B); Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 2: variante B); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, pp. 7 Per esempio ad Angera (VA) questa forma è stata considerata una variante dell’olpe piriforme (Angera romana I 1985, pp. 433-435, tav. 85, tipo 2c). 21-22, tomba 17, prima e seconda da sinistra: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, prima in alto da destra = VOLONTÉ R. 1988-89, p. 197, n. 6, tav. 107: variante C; SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, seconda e terza in alto da destra); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 5152, cat. 7/101-108, p. 114, cat. 25/88-90: variante A; p. 108, cat. 25/42: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 147, tav. LVIII, n. 8: variante B); Monza (MALBERTI 1989, p. 27, nn. 11-12, tav. XIX, nn. 11-12: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 105, tav. 33, n. 2, p. 117, tav. 42, n. 4: variante A); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipi 1 e 2). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: varianti A e B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 216, n. 1, fig. 23, n. 1: variante C); Virgilio, Pietole (Il caso mantovano 1984, pp. 67-68, nn. 2-4, fig. 55: variante C). PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 9, figg. 3a-d: variante A); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 319, tomba 1, tav. II, n. 8: variante A); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 9: variante A); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 31, n. 10, tav. III, n. 1: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 34, tav. II, n. 2: variante A; p. 47, tav. VI, n. 2: variante C); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, pp. 75-76, tomba 29, tav. VII, nn. 2-3: varianti A e B); Lomellina (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 38, n. 6, p. 115, fig. 5, n. 2: variante C); Mortara, cascina Medaglia (“NotALomb”, 1992-93, pp. 88-89, fig. 87: variante A); Pieve del Cairo (PONTE 1964, tav. XIX, fig. 4: variante C; SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 39, n. 7, fig. 6, n. 1: variante B); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 1: variante A). SO: Talamona (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 37, nn. 1-2: variante A). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 227, n. 14, tav. 54, n. 11, pp. 238-240, nn. 6, 9, 10, tav. 59, nn. 6, 9, p. 281, n. 24, tav. 62, n. 1: variante A); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 144, n. 4, tomba 247, tav. XXI, c: variante A); Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 160-161, n. 9, tav. VII, n. 2: variante B; Arsago 1990, p. 52, tav. XII, g: variante A); Cantello, Ligurno (inedite, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello: varianti A e B); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 57-58, fig. 2, tipo 2: variante B). Cronologia: età augusteo-tiberiana / primo quarto II sec. d.C. (contesti). Osservazioni: si tratta di un’olpe ampiamente attestata, con numerose varianti. L’orlo a fascia sembra maggiormente documentato nella Lombardia orientale. A Virgilio (MN) sono presenti alcuni esemplari verniciati di rosso, che trovano puntuali confronti con materiale veneto8. C.D.P. Forma: olpe n. 27 (tav. CXV, n. 4; tav. CXVI, nn. 1-3) Descrizione: ansa a nastro costolata, impostata appena sotto l’orlo o a metà del collo cilindrico e sulla spalla, 8 Este 1992, p. 349, fig. 273. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari corpo piriforme, piede a disco o ad anello. Si distinguono tre varianti: A) orlo a breve tesa, a fascia o a profilo sagomato; B) corpo più schiacciato; C) orlo ingrossato o ad imbuto, corpo con bassa carenatura appena accennata. Decorazione: talvolta una o più cordonature sottolineano la spalla. Dati epigrafici: in un caso iscrizione graffita “S IIVVONIS” (Parabiago, MI). Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIII, n. 3: variante C); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45, p. 60, fig. 57: variante A); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 50, n. 8, fig. 8: variante C); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 32, tomba n. 21: variante A). CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, n. 16, tav. IV, n. 2: variante B); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 92-93, tav. IV, nn. 34-35: variante B); Como, Rebbio (GIUSSANI 1936, p. 104, fig. 18, prima da sinistra: attribuzione ipotetica); Esino Lario (BERTOLONE 1954, pp. 20-21, fig. 3, n. 1: attribuzione ipotetica; Carta Lecco 1994, pp. 204, 349, scheda 137, fig. 137, n. 1: variante B); Lecco, Luera (Carta Lecco 1994, pp. 194, 359, scheda 223, fig. 127: variante A); Mariano Comense (SAPELLI 1980, pp. 111-112, tav. 14, n. 2, p. 121, tav. 15, n. 2: variante A); Tavernerio (ISACCHI 1968-69, p. 249, prima da destra: attribuzione ipotetica). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 204, n. 6, tav. 113 = SUTERMEISTER 1992, p. 15, in alto a destra: variante A); Lissone (BERNASCONI 1926, tav. II, prima fila, prima a destra, seconda fila, prima a sinistra: variante A); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 99, cat. 24/47, p. 106, cat. 25/24: variante A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 147, tav. LVIII, n. 10: variante A, attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 25, St. 10647: variante A; Otium 1993, p. 42, tav. VIII, nn. 1-2; Antichi silenzi 1996, p. 117, tav. 42, n. 3: variante A; p. 123, tav. 45, n. 4: variante B); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 1). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tav. IV, n. 2: variante A); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 332, tav. XVIII, n. 18: variante A). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 125, n. 17, tav. 34, n. 7, p. 126, n. 5, tav. 35, n. 13, pp. 249-250, n. 6, n. 10, tav. 60, nn. 2, 8: variante A; p. 271, n. 3, tomba 38, tav. 64, n. 9: variante B); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 126, n. 4, tomba 163, tav. XXI, b: variante C); Cantello, Ligurno (inedite; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cassano Magnago (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Daverio (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 75: attribuzione ipotetica); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 78, n. 8, tav. VI, n. 8: variante A). Cronologia: età augustea / prima metà II sec. d.C.(contesti datati). Osservazioni: questo gruppo presenta alcune analogie con il n. 26 (varianti A e B), ma è meno diffuso. L’olpe di Borgo S. Giacomo (BS) è di piccole dimensioni; l’olpe di Esino Lario (CO) è ricoperta da una vernice brunastra. G.T. Forma: olpe n. 28 (tav. CXVI, nn. 4-5) 193 Descrizione: collo cilindrico, ansa a gomito, corpo piriforme con spalla a doppia carenatura, apoda o piede a disco. Presenta due varianti: A) alto orlo a fascia; B) orlo estroflesso, ingrossato. Decorazione: di rado una o più linee incise. Attestazioni: BS: Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186: variante B, attribuzione ipotetica); Nave (Sub ascia 1987, p. 53, V: variante B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 120, tav. III, n. 27: variante B). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 142, cat. 53/8: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: variante A). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 234, n. 7, tav. 58, n. 5: variante B). Cronologia: I sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: sono stati riuniti in questo gruppo alcuni esemplari che presentano un corpo simile, benché differiscano in vari dettagli. C.D.P. Forma: olpe n. 29 (tav. CXVII, nn. 1-3) Descrizione: orlo diritto, leggermente ingrossato, spesso a sezione triangolare, collo troncoconico o cilindrico, ansa nastriforme, impostata sul collarino e sulla spalla, corpo espanso più o meno schiacciato e talvolta carenato, basso piede a disco, spesso sagomato, o ad anello. Decorazione: sulla spalla quattro solcature, alla base del collo un cordoncino rilevato circondato da due linee di tacchette incise (Fino Mornasco, CO); modanature sulla spalla (Arsago Seprio, VA). Attestazioni: CO: Bregnano (RICCI 1970-73, p. 498, fig. 1: attribuzione ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 61, n. 32, tav. V, n. 32); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135, prima da sinistra); Uggiate (MASCETTI 1966). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40, fig. 5); Corbetta (LEVI 1934, p. 94, fig. 10, prima a destra; DE DONNO et alii 1995, p. 121, tav. 6, n. 29); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, seconda fila, prima e seconda da sinistra; VOLONTÉ R. 1988-89, p. 160, n. 1, tav. 80, p. 175, n. 3, tav. 92, p. 201, n. 1, tav. 109, p. 221, n. 9, tav. 125, pp. 240-241, nn. 3-4, tavv. 138-139; p. 213, n. 3, tav. 119: attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, p. 12, fig. 8, prima a destra = Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 4, n. 1; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 10, n. 14, p. 84, tav. 18, n. 7, p. 103, tav. 32, n. 7, pp. 107-108, tav. 34, n. 1, p. 111, tav. 38, n. 5); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 4A). VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7, prima fila, prima e seconda da sinistra; Angera romana I 1985, p. 108, n. 2, p. 109, n. 1, tav. 30, nn. 7, 10, p. 235, n. 15, tav. 53, n. 10, p. 233, n. 13, tav. 54, n. 12, p. 238, n. 9, tav. 56, n. 9, p. 251, n. 16, tav. 61, n. 5, pp. 268-269, n. 8, p. 275, n. 10, tav. 64, nn. 3, 17); Arsago Seprio (SIRONI 1958, pp. 176-177, fig. 5; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 87, n. 3, tomba 44, tav. XXII, a, p. 92, n. 2, tomba 57, tav. XXII, b, p. 119, n. 7, tomba 138, tav. XXXVII, d, p. 120, n. 5, tomba 139, tav. XXXVIII, a, p. 124, n. 3, tomba 154, tav. XXXIX, b, p. 136, n. 7, tav. XXII, c, p. 145, n. 3, tomba 249, tav. XXII, d); Besozzo (QUAGLIA 1881, tav. VI, n. 103: attribuzione ipoteti- 194 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI ca); Cantello, Ligurno (inedita; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cardano al Campo (MACCHI 1959, fig. a p. 58; DEJANA 1980, pp. 128, 130, fig. 1); Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig. 10: attribuzione ipotetica; SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 9); Fagnano Olona (MASTORGIO 1971, fila in alto, prima a sinistra); Gallarate, Crenna (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, territorio (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, via Milano (DEJANA, MASTORGIO 1970a, p. 114, fig. a p. 111, n. 4); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 78, n. 7, tav. VI, n. 7); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 58, p. 61, fig. 2, tipo 4a); Gorla Minore, Prospiano (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1970, p. 21, fig. a p. 22, n. 5); Marnate (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Somma Lombardo (BERTOLONE 194950, p. 73, n. 4; Somma Lombardo 1985, pp. 66, 68); Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 113, fig. 2: attribuzione ipotetica); Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n. 140: attribuzione ipotetica). Cronologia: I sec. d.C., forse con una concentrazione nella prima metà (contesti). Osservazioni: quest’olpe è caratteristica del Varesotto, dell’alto Milanese e del Canton Ticino9; è meno frequente nel Comasco. L’ esemplare di Fino Mornasco (CO) è ricoperto di vernice rosso-bruna. G.T. Forma: olpe n. 30 (tav. CXVIII, nn. 1-5; tav. CXIX, nn. 1-2) Descrizione: orlo ingrossato, spesso superiormente piano, collo troncoconico, ansa a gomito, impostata sul collarino e sulla spalla, piede ad anello o a disco, talvolta sagomato. Si distinguono cinque varianti: A) orlo diritto, corpo globoso, con ventre più o meno rialzato; B) orlo estroflesso, corpo più panciuto e arrotondato; C) orlo diritto, corpo panciuto e spalla rialzata; D) orlo a breve tesa, corpo globulare; E) orlo diritto, corpo basso compresso, tendente al biconico, piede distinto da due lievi solcature. Decorazione: talvolta scanalature parallele alla base del collo o a metà corpo. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, alle Fontane (BIANCHI 1982, pp. 44-45: variante C); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 97, tav. VI, n. 45: variante A); Como (SENA CHIESA 1993, fig. 10, b: variante B); Como, Camerlata (Carta Como 1993, p. 115, fig. 71, scheda n. 108: variante B); Como, Rebbio (GIUSSANI 1936, p. 104, fig. 18: variante B); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 16, n. 13, tav. IV, n. 13, p. 30, n. 7, tav. IX, n. 7, p. 53, n. 8, tav. XIII, n. 8: variante B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 96, n. 2, tomba 102, tav. 5, n. 2, p. 98, n. 2, tomba 98, tav. 5, n. 2, p. 99, n. 2, tomba 16, tav. 6, n. 2, p. 120, n. 2, tav. 11, n. 2: variante B; p. 105, n. 2, tomba 58, tav. 18, n. 2, p. 108, n. 2, tav. 19, n. 2, p. 118, n. 2, tav. 16, n. 2, pp. 123- 124, n. 3, tav. 24, n. 3: variante C; p. 95, n. 2, tomba 84, tav. 4, n. 2: variante D); Tavernerio (ISACCHI 1968-69, p. 249, seconda da sinistra = (?) ISACCHI 1975, p. 101, a sinistra: attribuzione ipotetica). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40, fig. 7: variante B); Corbetta (LEVI 1934, p. 94, fig. 10, prima a sinistra: attribuzione ipotetica); Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 3); Legnano (SUTERMEISTER 1955, tav. 14: variante A); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, pp. 21-22, 26, tomba 17, prima a destra, tomba 18, tomba 22, n. 3); Legnano, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 8, n. 16, fig. 2, n. 16: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, seconda fila, prima da destra, prima fila in basso, prima e terza da sinistra); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 109, tav. 36, n. 3: variante A; p. 31, tav. 9, n. 2: variante B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7, 10, n. 3, tomba 6, pp. 13-15, n. 10, tomba 12, n. 2, tomba 16: attribuzione ipotetica); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipi nn. 4B e 4C; SUTERMEISTER 1960c, p. 29, n. 5, pp. 34, 41, n. 2, tomba 16). VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7, prima fila, prima, seconda e terza da destra; Angera romana I 1985, p. 83, n. 14, tav. 25, n. 7, p. 86, n. 16, tav. 26, n. 8, p. 112, n. 11, tav. 72, n. 6, p. 125, nn. 15-16, tav. 35, nn. 11-12, p. 132, n. 4, tav. 37, n. 11, p. 133, n. 4, tav. 38, n. 5, p. 137, n. 1, tav. 39, n. 6, p. 162, n. 13, tav. 43, n. 3, p. 184, n. 7, tav. 46, n. 11, p. 220, nn. 13-14, 18-20, tav. 74, nn. 8-9, tav. 75, nn. 3-5, p. 237, n. 21, tav. 56, n. 4, p. 251, n. 17, tav. 61, n. 4, p. 284, n. 5, tav. 65, n. 21, p. 286, n. 23, tav. 66, n. 8, pp. 312-313, n. 8, tav. 70, n. 11: variante A; p. 122, n. 7, tav. 33, n. 11: variante B; p. 79, n. 6, tomba 9, tav. 24, n. 4, p. 102, n. 3, tav. 29, n. 4: variante E); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, fig. n. 4: variante A; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 96, n. 10, tav. XXXV, a: variante A; p. 115, n. 5, tomba 123, tav. XXII, e: variante B); Arsago Seprio, via Milano (St. 102973; inedita, Arsago Seprio, Civico Museo Archeologico: variante A); Gallarate, Crenna (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 106, n. 7, tav. XVII, n. 7: variante B; p. 106, n. 5, tav. XVII, n. 5: variante E). Cronologia: inizi I sec. d.C. / età antonina (contesti). Osservazioni: si registra un alto numero di queste olpi nel comprensorio Verbano-Ticino (compreso il Canton Ticino10); nel Comasco è presente soprattutto la variante B. La variante C compare a Mariano Comense (CO), con più esemplari piuttosto grandi e con una certa varietà morfologica; uno di questi presenta tracce di ingobbio rosso-arancio. L’olpe di Capiago Intimiano, alle Fontane (CO), reca tracce di ingobbiatura nera lucidissima. La variante D è documentata solo a Mariano Comense. Per le olpi di Angera (VA) è stata notata, dagli inizi del II sec. d.C., una riduzione del collo che avvicina l’orlo al collarino (Angera romana I 1985, pp. 437-438). G.T. Forma: olpe n. 31 (tav. CXIX, nn. 3-4) 9 Ad esempio SILVESTRINI 1940, p. 324, tomba 7, n. 2, p. 328, tomba 42, n. 1, tav. IV, nn. 7, 9; SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 229-230, Liv. u. 12, Mur. P. 21, Liv. u. 44; DONATI 1979, pp. 70-71, n. 34, pp. 75-76, n. 58, pp. 106-107, n. 118. 10 Ad esempio SILVESTRINI 1940, p. 325, tomba 10, n. 1, tav. IV, n. 1; SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 229, 231, Liv. u. 37, S.P. 20, S.P. 31; DONATI 1979, pp. 118-119, n. 166, pp. 198-199, n. 62. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Descrizione: orlo ingrossato diritto o leggermente estroflesso, collo cilindrico, ansa bicostolata con andamento a gomito, corpo espanso e schiacciato, basso piede a disco o ad anello. Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIV, n. 2); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 5, tomba n. 33). MI: Legnano (SUTERMEISTER 1928, p. 31, fig. 18); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 144, cat. 54/4). PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 28, n. 2, tomba 1, tav. 1, n. 4); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 18, fig. 8, n. 1, pp. 39-40, tomba XXI, fig. 26, nn. 1-2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 69, tomba 24 bis, tav. IV, n. 9, p. 80, tomba 34, tav. VIII, n. 6); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 72, tomba 27, tav. VIII, n. 8); territorio lomellino (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, pp. 39-40, n. 10, fig. 7, 1). VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 86, n. 13, tav. IX, n. 13). Cronologia: età augustea / età traianea. N.S. Forma: olpe n. 32 (tav. CXX, nn. 1-6) Descrizione: ansa a nastro saldata sotto l’orlo e sulla carena superiore, a gomito o sellata, collo cilindrico, corpo a doppia carenatura, talvolta schiacciato, fondo piano o piede a disco o ad anello sagomato. Sono presenti quattro varianti: A) orlo verticale, sagomato; B) orlo a fascia distinto; C) orlo ingrossato superiormente appiattito; D) orlo a fascia distinto, alto corpo ovoide, appena carenato. Decorazione: una o più solcature orizzontali sull’orlo (variante A); costolature e incisioni sul corpo (Acquafredda, BS). Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVI, n. 1: variante C); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45, figg. 54, 55: variante B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 94, n. 1, tav. III, n. 27: variante B; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 56, n. 4, tav. XIX, T. 164/4 = MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104: variante B; MASSA 1997, scheda n. 9, tomba 34, scheda n. 10, tomba 35, scheda n. 20, tomba 18: variante D). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 97, tav. VI, n. 44: variante A). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 100, fig. 23, prima a sinistra); Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 4: variante C); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 20, tomba n. 8, prima a sinistra); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/97: variante B); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 9, n. 1, p. 92, tav. 23, n. 6: variante B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 13, 15, n. 2, tomba 14); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 8). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 118, n. 11, tav. 32, n. 9: variante C); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 90, n. 9, tomba 48, tav. XXXIII, e: variante A). Cronologia: prima metà I sec. d.C. / metà II sec. d.C. 11 DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, pp. 48, 128-129, n. 184. 195 (contesti). Osservazioni: sono state qui riunite olpi dal corpo diverso, che però presentano tutte come costante la carena, più o meno accentuata. La variante D è tipica dell’area bresciana. L’esemplare di Milano reca forse tracce di vernice rosso arancio. G.T. Forma: olpe n. 33 (tav. CXXI, n. 1) Descrizione: orlo diritto ingrossato, corto collo cilindrico, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo biconico, schiacciato e carenato, piede a disco. Attestazioni: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 190, tav. 29, n. 1). Cronologia: età tardoflavia (contesto tombale). Osservazioni: questo esemplare richiama forme dell’età tardoceltica, come i vasi a trottola. N.S. Forma: olpe n. 34 (tav. CXXI, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso, leggermente ingrossato, collo svasato, ansa impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpo globulare con spalla rilevata, piede a disco o ad anello. Attestazioni: BG: Seriate (CERESA MORI 1980-81, pp. 168-174, tav. 3, b, tav. 4, b = Milano capitale 1990, p. 272, scheda 4e.2a). CO: Bellagio (GIUSSANI 1936, p. 95, fig. 9: attribuzione ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 61-62, n. 33, tav. V, n. 33). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 108, n. 4, tav. XXI, f). Cronologia: primi decenni II sec. d.C. (Arsago Seprio, VA); III/IV sec. d.C. (Seriate, BG). C.D.P. Forma: olpe n. 35 (tav. CXXI, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso a tesa, collo cilindrico, ansa impostata appena sotto l’orlo e terminante sulla spalla, corpo vagamente triangolare, fondo concavo, poggiante su un alto piede. Attestazioni: BG: Lovere (St. 658, cit. in DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, p. 48). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28, fig. 3 a destra). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tomba 10, tav. IV, n. 3). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Garlasco, PV: in contesto con una moneta di Vespasiano). Osservazioni: quest’olpe è chiamata anche “olpe medica”, perché talvolta è stato rinvenuta vicino a strumenti medici (per esempio a Lovere, BG). Un esemplare analogo è stato recuperato in una tomba di Ascona, nel Canton Ticino, datata al 100/150 d.C.11. N.S. Forma: olpe n. 36 (tav. CXXI, n. 4) Descrizione: orlo trilobato, collo cilindrico, ansa bicostolata, impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo piri- 196 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI forme, piede a disco sagomato, incavato. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 168, n. 8, tav. 44, n. 4). Cronologia: età flavia (contesto tombale). G.T. Forma: olpe n. 37 (tav. CXXI, nn. 5-6) Descrizione: orlo estroflesso trilobato, collo troncoconico, ansa a nastro, spalla ampia, piede ad anello o a disco. Presenta due varianti: A) corpo globulare; B) corpo a ventre rialzato. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIULIANA 1965, p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41: variante B). BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 46, fig. 62: variante B); Nave (Sub ascia 1987, p. 84, I2: variante B); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, p. 53, fig. 39); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 10, tomba n. 35: variante B). CO: Capiago Intimiano, Roccolino (BIANCHI 1982, p. 15, fig. a p. 16); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 103, n. 2, tav. 10, n. 2, p. 109, n. 1, tav. 12, n. 1, p. 116, n. 2, tav. 17, n. 2, p. 129, n. 3, tav. 22, n. 3); Oliveto Lario, Onno (inedita, Museo di Erba, E 298; cit. in Carta Lecco 1994, p. 241, nota 34: attribuzione ipotetica); Tavernerio (inedita, Museo di Erba, E 252; cit. in Carta Lecco 1994, p. 241, nota 34: attribuzione ipotetica); Valmadrera (GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22, al centro; Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 2, pp. 370-371, scheda 323, fig. 143, n. 8: variante B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40, fig. 6: variante B); Albairate (Albairate 1986, p. 99, fig. 22, al centro); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, prima fila in basso, seconda da destra: variante A; seconda fila, seconda da destra, prima fila in basso, prima da destra: variante B, attribuzioni ipotetiche); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 14, 28, n. 7: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 29, St. 10682: variante A; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 11, n. 1: variante A; p. 34, tav. 4, n. 4: variante B); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 5A: variante A; tipo n. 5: variante B). MN: Cavriana, Cavallara (inedita; Museo Archeologico dell’Alto Mantovano: variante B). PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 80, tomba 34, tav. VIII, n. 5); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 332, tav. XVIII, n. 20). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 124, n. 2, tav. 34, n. 3: variante A; p. 122, n. 6, tav. 33, n. 10: variante B); Gorla Minore, Prospiano (inedite; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: variante B). Cronologia: metà I / metà II sec. d.C. (contesti tombali); seconda metà I sec. a.C. (Arzago d’Adda, BG: contesto non sicuro). Osservazioni: alcune di queste olpi hanno il collarino. C.D.P. Forma: olpe n. 38 (tav. CXXII, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato diritto, corto collo cilindrico, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide, basso piede a disco. Attestazioni: BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 25, tomba n. 11). CO: Como (BASERGA 1930, p. 90, fig. 1: attribuzione ipotetica); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 104, n. 2, tav. 18, n. 2); Uggiate (MASCETTI 1966: attribuzione ipotetica). MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, n: attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedite, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 99, n. 8, tav. 28, n. 9, p. 110, n. 7, tav. 31, n. 6, p. 136, n. 4, tav. 39, n. 4, p. 158, n. 6, tav. 42, n. 17, p. 237, n. 20, tav. 56, n. 5); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 58, 61, fig. 2, tipo 2). Cronologia: II sec. d.C. (contesti tombali); non oltre la prima metà del I sec. d.C. (un’olpe di Angera, VA). Osservazioni: quest’olpe presenta talvolta una leggera carenatura. Il corpo delle olpi di Angera (VA) nel corso del II sec. d.C. tende ad assumere un profilo più arrotondato. C.D.P. Forma: olpe n. 39 (tav. CXXII, n. 2) Descrizione: orlo diritto, più o meno ingrossato, superiormente piano, collo cilindrico o troncoconico, ansa a nastro costolata, impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo globulare panciuto, piede a disco o ad anello. Attestazioni: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 190, tav. 28, n. 8); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 14, tomba n. 31). CO: Bregnano (RICCI 1970-73, p. 502, fig. 9: attribuzione ipotetica); Mariano Comense (SAPELLI 1980, pp. 110-111, n. 2, tomba 7/8, tav. 13, n. 2). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18, 30, n. 7); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 114, cat. 25/91); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 146, tav. LVIII, n. 3: attribuzione ipotetica). Cronologia: I / prima metà II sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: su un esemplare milanese (scavi MM3) rimangono tracce di vernice bruna. G.T. Forma: olpe n. 40 (tav. CXXII, nn. 3-4) Descrizione: orlo a breve tesa, appena sagomato, collo cilindrico, ansa costolata semplice o rialzata, impostata sul collo e saldata sulla spalla, corpo espanso più o meno carenato, fondo piano appena incavato. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 117, n. 4, tav. 32, n. 6, p. 215, n. 6, tav. 49, n. 9). Cronologia: fine I / fine II sec. d.C. (contesti tombali). G.T. Forma: olpe n. 41 (tav. CXXII, n. 5) Descrizione: orlo più o meno estroflesso, collo troncoconico, ansa costolata, impostata sul collarino, in un caso solo accennato, e saldata sul ventre, corpo schiacciato quasi biconico, fondo piano appena incavato o piede a disco. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 80, n. 7, tav. XXX, a); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 106, n. 6, tav. XVII, n. 6). Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C. (Arsago Seprio, VA, contesto tombale). G.T. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Forma: olpe n. 42 (tav. CXXII, n. 6) Descrizione: orlo a profilo triangolare, collo corto, ansa bicostolata, impostata sul collarino e sul ventre, corpo ovoide, fondo piano incavato. Decorazione: linea incisa orizzontale sul corpo. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, pp. 89-90, n. 8, tomba 48, tav. XXXIII, d). Cronologia: fine I / metà II sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: olpe n. 43 (tav. CXXIII, n. 1) Descrizione: orlo diritto, appena ingrossato, collo cilindrico, priva di ansa, corpo globulare a ventre rialzato, fondo piano. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 120, n. 6, tav. 33, n. 4). Cronologia: seconda metà I / inizi II sec. d.C. (contesto tombale). Osservazioni: quest’ olpe è insolita perchè non presenta l’ansa. G.T. Forma: olpe n. 44 (tav. CXXIII, n. 2) Descrizione: orlo indistinto, tozzo collo troncoconico, ansa a nastro tricostolata, impostata sull’orlo e sulla spalla, corpo schiacciato, apoda con fondo concavo. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 139, n. 9, tav. XXI, g). Cronologia: inizi II sec. d.C. (contesto tombale). Osservazioni: questo gruppo mostra alcune affinità con le olpi n. 50 e perciò potrebbe essere forse ascritto ad epoca un po’ più tarda. G.T. Forma: olpe n. 45 (tav. CXXIII, n. 3) Descrizione: orlo trilobato, collo concavo, ansa costolata saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo biconico arrotondato, piede a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 311, n. 9, tav. 70, n. 5). Cronologia: prima metà II sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: olpe n. 46 (tav. CXXIII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, indistinto o ingrossato, collo cilindrico, ansa piegata a gomito o ad orecchia pizzicata, corpo più o meno tondeggiante, allungato e inferiormente carenato, apoda, assai di rado con piede a disco. Attestazioni: CO: Cantù (Cantù 1991, p. 87, n. 17, tav. V, n. 1). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40, fig. 4: attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 146, cat. 55/3). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 73, n. 10, p. 77, n. 7, tav. 23, nn. 5, 16, p. 86, n. 15, tav. 26, n. 9, pp. 93-94, nn. 7-8, p. 95, n. 5, tav. 27, nn. 12-13, 17, p. 116, n. 2, tomba 2, tav. 32, n. 1, pp. 134-135, n. 2, tomba 9, nn. 4, 5, tav. 38, nn. 6, 9, p. 141, n. 5, tomba 23, tav. 40, n. 6, p. 142, n. 10, p. 143, n. 5, p. 144, n. 8, tav. 41, nn. 6, 11, 15, p. 145, n. 2, tomba 28, tav. 42, n. 1, p. 164, n. 2, tav. 43, n. 5, p. 178, n. 4, tav. 45, n. 13, p. 210, n. 7, tav. 197 48, n. 8, p. 213, n. 9, p. 216, n. 3, tav. 49, nn. 5, 11); Gorla Minore, Prospiano (inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri: attribuzione ipotetica). Cronologia: II sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: è la forma, con le sue varianti, più rappresentata numericamente nella necropoli di Angera (VA). G.T. Forma: olpe n. 47 (tav. CXXIII, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o a profilo squadrato, con incavo interno, collo rastremato, ansa a nastro costolata, impostata appena sotto l’orlo e sulla spalla, corpo globoso, piede a disco. Decorazione: linee orizzontali incise sul corpo (Mariano Comense, CO). Attestazioni: BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 57, tav. XX, T. 165/2). CO: Garlate (NOBILE 1992, p. 69, n. 22.6, tav. 27, n. 22.6); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 128, n. 2, tav. 22, n. 2). Cronologia: in associazione con una moneta di Adriano (Mariano Comense, CO); IV sec. d.C. (Garlate, CO). Osservazioni: l’olpe di Garlate (CO) presenta alcune gocce di vetrina, forse per la sua collocazione nel forno con recipienti invetriati. G.T. Forma: olpe n. 48 (tav. CXXIII, n. 6) Descrizione: orlo appena rientrante, sottile collarino, collo troncoconico, ansa a quattro costolature, saldata sul collarino e sulla spalla, corpo globulare, piede a disco. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 151, n. 7, tomba 12, tav. XLIX, a). Cronologia: dalla seconda metà II sec. d.C. (con una moneta di Marco Aurelio). G.T. Forma: olpe n. 49 (tav. CXXIV, n. 1) Descrizione: orlo diritto a profilo triangolare, con incavo interno, collarino appena sotto l’orlo, collo cilindrico, ansa nastrifome a gomito, impostata sotto il collarino e sulla spalla, corpo globulare panciuto, piede a disco. Decorazione: linee incise orizzontali parallele sul corpo. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 104, n. 7, tav. 29, n. 9). Cronologia: in associazione con una moneta di Antonino Pio (141/161 d.C.). G.T. Forma: olpe n. 50 (tav. CXXIV, n. 2) Descrizione: orlo leggermente estroflesso, ingrossato, collo largo, ansa piegata a gomito o ad angolo retto, generalmente sormontante e innestata al labbro, corpo globoso, svasato, apoda, talvolta incavata. Decorazione: in un caso modanatura sul collo. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 108, n. 1, tav. 30, n. 6, p. 118, n. 10, tav. 32, n. 10, p. 242, n. 4, tav. 57, n. 16, p. 294, n. 8, tav. 68, n. 8). 198 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Cronologia: seconda metà II sec. d.C. / inizi (forse prima metà) III sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: quest’olpe sembra attestata unicamente nella necropoli di Angera, con più esemplari. Uno di essi presenta all’innesto superiore dell’ansa una depressione. G.T. Forma: olpe n. 51 (tav. CXXIV, n. 3) Descrizione: orlo appena distinto, collo corto rastremato, ansa impostata sull’orlo e sul ventre, corpo espanso appena carenato, apoda o bassissimo piede a disco. Attestazioni: MN: Mantova, vie Massari-Corridoni (Il caso mantovano 1984, p. 50, n. 2, figg. 32, 33). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 88, n. 8, tav. 25, n. 14, p. 129, n. 2, p. 132, n. 5, tav. 37, nn. 2, 12); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO 1970b, p. 177, n. 1, fig. a p. 179, n. 1). Cronologia: metà II/III sec. d.C. (Angera, VA: contesti tombali). C.D.P. Forma: olpe n. 52 (tav. CXXIV, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso trilobato, collo breve e largo, ansa massiccia bicostolata, impostata sull’orlo e saldata sul ventre, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 34, tav. V, n. 34). VA: Ligurno (Varese, Civici Musei di Villa Mirabello, cit. in MAZZOLA 1992, p. 104: attribuzione ipotetica); Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 118, fig. 6, prima a sinistra: attribuzione ipotetica). Cronologia: III/IV sec. d.C. (per confronto con l’olpe invetriata n. 2 di forma analoga). G.T. Forma: olpe n. 53 (tav. CXXIV, n. 5) Descrizione: orlo indistinto appena svasato, ansa a nastro bicostolata, impostata sotto l’orlo e terminante sulla spalla, corpo a ventre rialzato, apoda, con accenno di piede. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 103, n. 2, tav. 29, n. 5, p. 116, n. 2, tav. 32, n. 4; un’altra olpe probabilmente da Angera, ora a Varese, Civici Musei di Villa Mirabello, ibidem, p. 437 nota 122). Cronologia: inizi III sec. d.C. (contesto tombale e confronti). Osservazioni: quest’olpe è stato accostata alle cosiddette “bottiglie” caratteristiche del Canton Ticino in età tarda (Angera romana I 1985, p. 437). Una delle olpi di Angera è stata attribuita all’età flavia (Angera romana I 1985, p. 116, n. 2). Tuttavia, poiché è stata trovata con un corredo poco datante, è possibile che la sua cronologia possa essere la stessa degli altri esemplari. G.T. Forma: olpe n. 54 (tav. CXXIV, n. 6) Descrizione: orlo sagomato, collo troncoconico, ansa bicostolata saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo ovoide più o meno accentuato, fondo piano o incavato. Attestazioni: MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, l: attribuzione ipotetica). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 144, n. 1, tomba 246, tav. XXI, h); Cantello, Ligurno (inedite; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Varese, Rasa di Velate (Milano capitale 1990, p. 366, scheda 5d.1h). Cronologia: III/IV sec. d.C. in base alle analogie con alcune olpi invetriate n. 17 (cfr. infra, ceramica invetriata). G.T. Forma: olpe n. 55 (tav. CXXV, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso o a fascia con leggero incavo interno, collo concavo, ansa nastriforme, saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo globoso, piede a disco. Attestazioni: BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 57, tomba n. 165). CO: Lecco, Rancio (NOBILE 1992, p. 68, n. 21.1, tav. 25, n. 21.1). Cronologia: fine III/IV sec. d.C. (contesti tombali). G.T. Forma: olpe n. 56 (tav. CXXV, n. 2) Descrizione: orlo trilobato, collo rastremato, ansa a nastro sellata, corpo ovoide con ventre rialzato, basso piede a disco. Attestazioni: BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, pp. 114-115, tavv. XLVIII-XLIX); Seriate (CERESA MORI 1980-81, pp. 165-174, tav. 1, a, tav. 3, a, tav. 4, a; Milano capitale 1990, p. 272, scheda 4e.2a). BS: Brescia, c.so Magenta (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 123, fig. 69); Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978, p. 38, II.37); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 37, n. 3, fig. 4); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA 1987, p. 165, fig. 90, b); Roccafranca (Milano capitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e). CO: Molteno (Milano capitale 1990, p. 375, scheda 5d.3c = NOBILE 1992, pp. 57-58, n. 16.8, tav. 17, n. 16.8 = Carta Lecco 1994, pp. 226, 238, n. 5, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 7). CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, p. 14, n. 5, tav. IV, n. 5). MI: Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, p. 13, n. 4, tav. IV, n. 1). MN: Canneto sull’Oglio, Rio S. Elena (Platina 1988, scheda 43 = Milano capitale 1990, p. 281, scheda 4e.2f.2). Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: si tratta di una forma, spesso di piccole dimensioni, attestata sia in ceramica comune sia in ceramica invetriata (cfr. infra, olpe n. 3). Poiché in genere la vetrina è conservata in tracce, non è sempre possibile stabilire se sui pezzi classificati come ceramica comune in realtà la vetrina sia scomparsa per degrado post-deposizionale. C.D.P. Forma: olpe n. 57 (tav. CXXV, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, con incavo interno, collo cilindrico con collarino, ansa impostata sotto l’orlo e terminante sulla spalla, spalla bassa leggermente carenata, corpo svasato, piede a disco. Attestazioni: CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995, p. 14, n. 6, tav. IV, n. 6). Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari Cronologia: età tardoantica. Osservazioni: questa forma trova confronti con altre analoghe rinvenute in Emilia Romagna, datate al VI / prima metà VII sec. d.C.12 e, nella ceramica invetriata, con l’olpe n. 18 (vd. infra). N.S. Forma: olpe n. 58 (tav. CXXV, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso a profilo triangolare, lungo collo cilindrico, ansa a nastro costolata impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpo piriforme, piede a tacco. Decorazione: cordone sul collo sotto l’ansa. Attestazioni: BS: Roccafranca, Vezzola (“NotALomb”, 1982, pp. 100101, fig. 78, nn. 9, 14 = Milano capitale 1990, pp. 279-280, scheda 4e.2e.2a, tomba 19, scheda 4e.2e.4b, tomba 21). Cronologia: IV sec. d.C. (contesto tombale). G.T. Forma: olpe n. 59 (tav. CXXV, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso a tesa, collo cilindrico, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e terminante sulla spalla, corpo cilindrico, leggermente svasato verso il fondo, fondo piano. Decorazione: linee incise sulla parete (Brescia). Attestazioni: BS: Brescia, Forcello (Ceramiche Brescia 1988, p. 30, n. 41a, tav. IX, c). PV: Pavia (SCHIFONE 1992, p. 56, b, secondo ripiano della vetrina). Cronologia: IV/V sec. d.C. N.S. Forma: olpe n. 60 (tav. CXXV, n. 6) Descrizione: orlo trilobato, breve collo, ansa nastriforme tricostolata saldata all’orlo e impostata sul ventre, parte terminale dell’ansa a doppia coda di rondine, corpo ovoide, fondo piano rastremato. Decorazione: su collo e spalla profonde solcature orizzontali parallele (Milano, necropoli). Attestazioni: CO: Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 51, n. 12.2, tav. 10, n. 12.2). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 140, cat. 52/3); Milano, p.za Borromeo (FROVA 1951, p. 17, fig. 2, a). Cronologia: IV sec. d.C. (contesti). G.T. Fiasche 199 Cronologia: seconda metà II sec. d.C. C.D.P. Forma: fiasca n. 2 (tav. CXXVI, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamente, collo cilindrico, due anse impostate sul collo e saldate sulla spalla breve, corpo lenticolare, fondo concavo. Attestazioni: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 115, n. 24, fig. 32). Cronologia: III sec. d.C. Osservazioni: questo manufatto trova confronto nel repertorio della produzione vetraria e in quello della terra sigillata chiara (forme Lamb. 13, Hayes 147)13. N.S. Forma: fiasca n. 3 (tav. CXXVI, n. 3) Descrizione: collo cilindrico, corpo globulare schiacciato, apoda. Attestazioni: CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1994, p. 67, n. 62, tav. X, n. 62). Cronologia: questa fiasca, priva di contesto, si può probabilmente ascrivere al III/IV sec. d.C. in base al confronto con un analogo esemplare, così datato, da una tomba di San Pietro, Vignetto, nel Canton Ticino14. G.T. Forma: fiasca n. 4 Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, corpo globulare, piede a tacco. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (Milano capitale 1990, p. 126, scheda 2a.27b = ROSSIGNANI LUSUARDI SIENA 1990, pp. 37-38, fig. 17). Cronologia: età tardoromana. G.T. Brocche Il termine “brocca” indica un recipiente per liquidi mono o biansato, caratterizzato da un’imboccatura piuttosto ampia e talvolta da un beccuccio versatoio. Le brocche sono in genere modellate al tornio con argilla calcarea e con impasto depurato. Forma: fiasca n. 1 (tav. CXXVI, n. 1) Descrizione: collo cilindrico, ansa impostata sul collo e sulla spalla, spalla rastremata, corpo parallelepipedo maggiormente sviluppato in larghezza che in altezza, fondo concavo. Attestazioni: BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 100, n. 4, tav. IV, n. 37 = MASSA 1997, scheda n. 42, tomba 108). Forma: brocca n. 1 (tav. CXXVII, nn. 1-2) Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, lungo collo concavo, spalla carenata più o meno accentuata, ansa impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta solcature incise orizzontali sulla superficie esterna. Attestazioni: CO: Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346347, scheda 122, fig. 106, n. 9). PV: Lomellina (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 40, n. 11, fig. 7, n. 2). 12 Tesoro nel pozzo 1994, p. 131, fig. 112, n. 5. 14 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 214 , p. 177, S. P. 23, 13 BEZZI MARTINI 1987, p. 115. dis. 164b. Questa forma è stata definita fiasca in quanto richiama le moderne fiasche o borracce. 200 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI VA: Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992, p. 7, tav. V, n. 3); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 106, a, tomba 5, tav. III, a). Cronologia: LT D (contesti). G.T. Forma: brocca n. 2 (tav. CXXVII, n. 3) Descrizione: orlo diritto, sottolineato da una solcatura, collo cilindrico, una o due anse a nastro impostate sul collo e saldate sulla spalla, corpo globulare, piede a disco. Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 219, tav. XI, n. 8); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, a, fig. 4, c); Pieve del Cairo, Castello (PONTE 1964, tav. XVIII, n. 5). Cronologia: LT D (Gambolò, PV). N.S. Forma: brocca n. 3 (tav. CXXVII, n. 4) Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, alto collo cilindrico, ansa impostata sotto l’orlo e saldata a 2/3 del corpo, corpo globulare rigonfio, piede ad anello. Decorazione: linee incise orizzontali parallele sul corpo. Attestazioni: MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 3-4, F, tav. 3, n. 2). Cronologia: età augustea (contesto tombale). G.T. Forma: brocca n. 4 Descrizione: orlo appena estroflesso, alto collo cilindrico, anse un po’ rialzate, saldate sull’orlo e sulla spalla, corpo panciuto espanso, piede a disco. Attestazioni: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40, fig. 3, primo a destra). Cronologia: non precisabile; forse entro l’età augustea in base alla somiglianza con i nn. 2 e 3. G.T. Forma: brocca n. 5 (tav. CXXVII, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo cilindrico, ansa a bastone sormontante impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, spalla alta arrotondata, corpo globulare, fondo piano. Attestazioni: PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 35-36, tomba XVIII, fig. 22, n. 2, pp. 53-54, tomba XXXI, fig. 38, n. 1); Gropello Cairoli, Menabrea (cit. in MACCHIORO 1984, p. 18, nota 32: attribuzione ipotetica); Zinasco, tenuta la Madonnina (MACCHIORO 1984, pp. 17-18, n. 18, tav. XXI, fig. 27). Cronologia: seconda metà I a.C. / inizi I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: questa brocca ha impasto grossolano. Proviene da contesti funerari. N.S. Forma: brocca mono/biansata n. 6 (tav. CXXVII, nn. 6-7) Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamente, collo cilindrico, una o due anse a nastro, impostate sull’orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano, talvolta incavato. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, pp. 71-73, fig. 67, n. 17: attribuzione ipotetica); Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17: attribuzione ipotetica). BS: Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195, n. 1); Nave (Sub ascia 1987, p. 192, tav. 29, n. 4); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 51, n. 5, tav. XVI, T.160/5). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, figg. 182-184; inediti, Scavi dell’Università degli Studi di Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, p.za Marconi (inediti, Soprintendenza Archeologica della Lombardia). Cronologia: I sec. a.C. / metà I sec. d.C. (Nave, BS, Calvatone, CR). Osservazioni: si tratta di una forma diffusa nella Lombardia orientale. N.S. Forma: brocca n. 7 (tav. CXXVIII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato arrotondato, con leggero incavo interno, collo cilindrico o troncoconico, ansa a nastro impostata sull’ orlo e saldata sulla spalla, corpo espanso, fondo piano. Attestazioni: BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 15, n. 4); Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 54, n. 13, fig. 10); Brescia, via Zima (Ceramiche Brescia 1988, p. 33, n. 49, p. 86, tav. XIIa); Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186 = Manerbio 1995, p. 84); Nave (Sub ascia 1987, p. 191, tav. 29, n. 6); Villachiara (Riti e sepolture 1990, pp. 38, 39, fig. 3, tomba 8). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, figg. 180-181: attribuzione ipotetica). Cronologia: età tiberiana (contesti). Osservazioni: si tratta di una forma diffusa nella Lombardia orientale, in particolare nel Bresciano. N.S. Forma: brocca n. 8 (tav. CXXVIII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, con incavo interno, collo cilindrico, ansa a nastro impostata sull’orlo, saldata sulla spalla, spalla arrotondata ribassata, ventre espanso, piede a disco. Decorazione: talvolta sotto l’orlo modanatura decorata a tacche. Attestazioni: BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp. 45-46, fig. 61); Gardone Val Trompia (STELLA 1982, p. 41, n. 2, fig. a p. 40); Nave (Sub ascia 1987, p. 52, T, tomba 6). Cronologia: età tiberiana (Nave, BS). Osservazioni: questa brocca sembra peculiare del Bresciano. N.S. Forma: brocca n. 9 (tav. CXXVIII, n. 3) Descrizione: orlo ingrossato con incavo interno, collo cilindrico. Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 127, n. 2); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88, n. 22, tav. VIII, n. 7). Cronologia: prima età imperiale, non meglio precisabile. Osservazioni: la peculiarità dell’orlo ingrossato con incavo interno si ritrova anche su un’olla, sempre rinvenuta a Brescia (vd. supra n. 49). Alcuni studiosi Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari (Carta Brescia 1996, p. 185) ritengono che si tratti di una sorta di “servizio”, indice di una comune produzione locale. C.D.P. Forma: brocca n. 10 (tav. CXXVIII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, grosso beccuccio a profilo rialzato, ansa costolata impostata a metà del corpo e saldata all’orlo, corpo ovoide rigonfio, fondo piano. Attestazioni: MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 130, n. 10, tav. 62 = Otium 1993, p. 43, tav. VIII, n. 4). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 152, n. 3, tomba 15, tav. LI, a; p. 137, n. 12, tav. XLI, a: attribuzione ipotetica). Cronologia: I / prima metà II sec. d.C. (contesti funerari). G.T. Forma: brocca n. 11 (tav. CXXIX, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso, bocca trilobata, ansa bicostolata impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 119, tomba 26, tav. L, n. 5). CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER 1961-65, p. 164, tav. LIII, prima fila a destra, seconda fila al centro, tav. CXLV); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 127, tav. 23, n. 3). Cronologia: inizi II sec. d.C. (Lovere, BG); dall’età adrianea (Mariano Comense, CO: con moneta di Adriano). N.S. Forma: brocca n. 12 (tav. CXXIX, n. 3) Descrizione: bocca trilobata a stretta imboccatura, stretto collo troncoconico, ansa costolata impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta linee incise alla base del collo. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 193, d, p. 154, fig. 29); Milano, via Puccini (inediti, presentati alla mostra Via Puccini 1997). VA: Luino, Voldomino (BERTOLONE 1960b, p. 262, fig. 9, n. 2). Cronologia: età tardoantica (contesti). Osservazioni: i pezzi provengono da contesti tombali e abitativi. C.D.P. Forma: brocca n. 13 (tav. CXXIX, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso, imboccatura trilobata, collo troncoconico, ansa bicostolata impostata sotto all’orlo e sul ventre, corpo ovoide a ventre rialzato, fondo piano. Attestazioni: CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 125, nn. 37-38, tavv. V-VI, nn. 37-38). Cronologia: non precisabile. G.T. Forma: brocca n. 14 (tav. CXXIX, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, lungo collo concavo, ansa nastriforme, sormontante, impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, corpo piriforme arrotondato, piede a disco incavato. Attestazioni: 201 MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 27, St. 27689). Cronologia: non precisabile. G.T. Forma: brocchetta n. 15 (tav. CXXIX, n. 6) Descrizione: orlo diritto superiormente appiattito, collo troncoconico, anse a bastone scanalate, impostate sotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide con ventre rialzato, piede a disco. Decorazione: sottili bastoncelli in rilievo disposti a raggiera sulla spalla. Attestazioni: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 128, fig. 20, pp. 129, 135, n. 14 = Ceramiche Brescia 1988, p. 26, n. 35a, tav. VIII, c). Cronologia: non precisabile. G.T. Forma: brocca n. 16 Descrizione: orlo a fascia, lungo collo cilindrico, ansa impostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: sul corpo costolature parallele orizzontali. Attestazioni: MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 43, tav. VIII, n. 4, a sinistra). Cronologia: non precisabile. G.T. Olle ansate Si tratta di recipienti modellati al tornio, in genere con argilla calcarea o comunque con impasto depurato. Non sempre è possibile una classificazione tipologica di questi vasi, che di solito sono rinvenuti frammentari in scavi di abitato. Essi venivano probabilmente adibiti come contenitori di liquidi e/o di derrate alimentari. Forma: olla ansata n. 1 (tav. CXXX, n. 1) Descrizione: orlo diritto assottigliato, piccola ansa ad orecchio sormontante, impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, corpo globulare, piede ad anello. Attestazioni: PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 220, tomba 21, tav. XIII, n. 5). Cronologia: LT D (contesto). N.S. Forma: olla ansata n. 2 (tav. CXXX, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso, breve collo concavo, corte anse ad orecchia, impostate sull’orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta una scanalatura sulla spalla. Attestazioni: CO: Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig. 107, n. 8). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 155, tav. LXIII, n. 10). Cronologia: LT D2 / età augustea (contesti). G.T. Forma: olla ansata n. 3 (tav. CXXX, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, con incavo interno più o meno accentuato, anse impostate sull’orlo e sul ventre, 202 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI corpo biconico con carena arrotondata, fondo piano. Decorazione: talvolta scanalature parallele sulla spalla. Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 86, n. 11, tav. VII, n. 11: attribuzione ipotetica). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 153-154, tav. LXII, nn. 1-4, 7, 10). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 34, tav. VI, I4). Cronologia: età augustea (contesti milanesi). C.D.P. Forma: olla ansata n. 4 (tav. CXXX, n. 4) Descrizione: orlo a fascia, con un leggero incavo interno, ansa bicostolata impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano, leggermente incavato. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 153-154, tav. LXII, n. 8). PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 73, tomba 27, tav. VI, n. 3). Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano); seconda metà I sec. d.C. (Gropello Cairoli, PV). N.S. Forma: olla ansata n. 5 (tav. CXXX, nn. 5-6) Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, ingrossato esternamente, due anse, impostate sull’ orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, piede a disco. Attestazioni: MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 36, tav. VI, n. 1, a sinistra); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 20, tomba 9, seconda fila, primo a sinistra: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 154, tav. LXII, n. 9); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 25, St. 27587). PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 10, fig. 4). Cronologia: fine I sec. a.C. / inizi I sec. d.C. (Casteggio, PV). Osservazioni: proviene sia da contesti funerari che abitativi. N.S. Forma: olla ansata n. 6 (tav. CXXXI, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o superiormente appiattito, anse a nastro a quattro costolature, saldate sotto all’orlo e sul ventre, corpo piriforme, piede ad anello. Decorazione: talvolta linee incise parallele orizzontali sul corpo. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 102, n. 58, tav. VII, n. 58). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 97, fig. 17: attribuzione ipotetica); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 20, tomba 9, seconda fila, primo a sinistra: attribuzione ipotetica); Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 19, 31, n. 5). Cronologia: età augustea (Legnano, MI); età flaviotraianea (Albairate, MI). G.T. Forma: olla ansata n. 7 (tav. CXXXI, n. 3) Descrizione: orlo a fascia, con incavo interno, anse a nastro bicostolate, impostate sull’orlo e sul ventre, corpo globulare, fondo piano incavato. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 154, tav. LXIII, n. 1). Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (contesto). G.T. Forma: olla ansata n. 8 (tav. CXXXI, n. 4) Descrizione: orlo a fascia, anse a nastro impostate sul collo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: cordone appena sotto l’orlo (Calvatone, CR). Attestazioni: BS: Carpenedolo, Campo Mattone (“NotALomb”, 198889, p. 206, fig. 180). CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 136-137, cat. 90). MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p. 57, n. 5, fig. 40). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1979, tav. 14, 2 = Angera romana I 1985, p. 124, n. 3, tav. 34, n. 4). Cronologia: primo quarto I sec. d.C. (Carpenedolo, BS); seconda metà I sec. d.C. (Curtatone, MN; Angera, VA: contesti tombali). Osservazioni: quest’olla si distingue dal n. 5 perché le anse sono impostate sul corpo anziché sull’orlo. C.D.P. Forma: olla ansata n. 9 (tav. CXXXI, n. 5) Descrizione: orlo a fascia, ansa a nastro impostata appena sotto l’orlo, corpo biconico con carena arrotondata, fondo piano leggermente incavato. Attestazioni: BS: Sirmione (inedito, St. 27421: cit. in Il caso mantovano 1984, p. 45: attribuzione ipotetica). MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, pp. 57-58, n. 10, fig. 41); Mantova, p.za Sordello (Il caso mantovano 1984, p. 45, n. 1, figg. 29, 30); Mantova, via Frattini (inedito, Inv. gen 11005: cit. in Il caso mantovano 1984, p. 58: attribuzione ipotetica); territorio mantovano (?) (inedito, Inv. gen 10908: cit. in Il caso mantovano 1984, p. 45: attribuzione ipotetica). Cronologia: 40/100 d.C. ca (contesti tombali). Osservazioni: si tratta di una forma tipicamente locale, attestata esclusivamente tra il lago di Garda e la pianura mantovana. In genere presenta un impasto ben depurato, di color beige o grigiastro. C.D.P. Forma: olla ansata n. 10 (tav. CXXXII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso con incavo interno, collo concavo, anse a nastro, impostate sulla spalla e sul ventre, corpo ovoide a ventre rialzato, fondo piano. Attestazioni: PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 60, tav. IV, n. 5). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (con moneta di Vespasiano). N.S. Forma: olla ansata n. 11 (tav. CXXXII, n. 2) Descrizione: orlo con profilo triangolare, anse costolate impostate sotto all’orlo e a metà del corpo, corpo biconico, fondo piano. Decorazione: modanature inferiormente sull’orlo. Dati epigrafici: iscrizione graffita sul corpo: VAS. P II S/M.P.VII. Attestazioni: Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 203 VA: Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73, n. 10, fig. 5, 1 = Somma Lombardo 1985, p. 67). Cronologia: I sec. d.C. (contesto). Osservazioni: l’iscrizione è stata sciolta in VAS. P(ondo) (libras) II S(emissem) (uncias) M. P(ondo) (libras) VII. Essa indica il peso del vaso vuoto e il peso del contenuto, che in base alla lettera M dovrebbe esser miele o vino mielato (BERTOLONE 1949-50; FROVA 1952, p. 89). G.T. 1990, pp. 37-38, fig. 18); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 238, tav. CX, n. 8). Cronologia: prima metà V sec. d.C. (Milano, Scavi MM3: contesto). Osservazioni: questi manufatti provengono sia da contesti abitativi che funerari. Al di fuori di Milano questa forma trova confronto con le olle di Albintimilium, caratteristiche degli strati tardoromani (IV/VI sec. d.C.), per lo più eseguite con impasti riconosciuti come locali15. C.D.P. Forma: olla ansata n. 12 (tav. CXXXII, nn. 3-4) Descrizione: orlo estroflesso o con profilo leggermente triangolare, anse costolate impostate sotto all’orlo e a metà del corpo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: solcatura subito sotto l’attacco superiore delle anse (Arsago Seprio, VA). Dati epigrafici: graffiti (Angera, VA; Arsago Seprio, VA). Attestazioni: BS: Brescia, S. Salvatore (San Salvatore 1978, p. 60, II. 98: attribuzione ipotetica). VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1979, p. 226, tav. 15, n. 1 = Angera romana I 1985, p. 115, n. 2, tav. 31, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 1, tomba 171, tav. XXV, e). Cronologia: I/II sec. d.C. (Angera e Arsago Seprio, VA). G.T. Forma: olla ansata n. 16 (tav. CXXXIII, n. 2) Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, anse a nastro costolate, saldate sotto all’orlo e poco sopra il piede, corpo ovoide, piede ad anello. Decorazione: sul ventre una linea incisa orizzontale. Attestazioni: CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 65, n. 11, tav. XIX, n. 11). Cronologia: non precisabile. G.T. Forma: olla ansata n. 13 (tav. CXXXII, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, due anse a nastro impostate sulla spalla e saldate sulla carena, corpo biconico, fondo piano. Attestazioni: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, fig. 3, a sinistra); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 12, n. 4). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 43, n. 1, tomba 15, tav. V, n. 1). Cronologia: III sec. d.C. (Garlasco, PV: nella tomba una moneta di Gordiano III). N.S. Forma: olla ansata n. 14 (tav. CXXXII, n. 6) Descrizione: orlo estroflesso a fascia, due anse a nastro impostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoide con ventre leggermente espanso, piede a disco. Decorazione: scanalatura sul ventre. Attestazioni: BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 64, tomba 160). Cronologia: IV sec. d.C. G.T. Forma: olla ansata n. 15 (tav. CXXXIII, n. 1) Descrizione: orlo ingrossato appiattito superiormente, anse corte ad orecchia, impostate appena sotto l’orlo e sulla parete, corpo biconico arrotondato, costolato, fondo concavo. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (Milano capitale 1990, p. 126, scheda 2a.27a = ROSSIGNANI, LUSUARDI SIENA 15 OLCESE 1993, pp. 203-208, figg. 37-38, nn. 50-65. Forma: olla ansata n. 17 (tav. CXXXIII, n. 3) Descrizione: orlo a profilo triangolare, anse a orecchia saldate sulla spalla e sul ventre, corpo panciuto, fondo piano. Attestazioni: VA: Luino, Voldomino (BERTOLONE 1960b, p. 262, fig. 9, n. 1). Cronologia: non precisabile. G.T. Forma: olla ansata n. 18 Descrizione: orlo estroflesso, anse impostate sotto l’orlo e saldate sul ventre, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: PV: Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 4, b). Cronologia: non precisabile. N.S. Anforotti La forma degli anforotti richiama quella delle anfore da trasporto. Le grandi dimensioni di tali recipienti suggeriscono una funzione di conservazione degli alimenti, sia liquidi che solidi. Essi sono in genere modellati al tornio con impasto depurato. Forma: anforotto n. 1 (tav. CXXXIV, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso appiattito superiormente, spalla alta, arrotondata, ansa a nastro impostata sull’ orlo e saldata sulla spalla, ventre espanso, pareti svasate verso il fondo, fondo piano. Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143, fig. 192). Cronologia: fine I sec. a.C. (contesto). Osservazioni: la funzione di questo manufatto potrebbe essere legata alla conservazione di liquidi: infatti la superficie interna ha tracce di ingobbio. 204 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI L’esemplare trova confronti a Reggio Emilia con un esemplare analogo datato al II sec. a.C.16. N.S. Forma: anforotto n. 2 (tav. CXXXIV, nn. 2-3) Descrizione: orlo estroflesso o a tesa, alto collo cilindrico, spalla ampia e arrotondata, anse a nastro impostate sotto l’orlo e sulla spalla. Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88, n. 16, tav. VIII, n. 1). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 150, tav. LXI, nn. 5-8). Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano). Osservazioni: i reperti di Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 146) sono modellati in argilla calcarea fine, simile a quella riscontrata nello stesso sito anche per le olpi n. 8 (vedi supra). C.D.P. Forma: anforotto n. 3 (tav. CXXXV, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso a profilo più o meno triangolare, modanatura rilevata all’attacco tra orlo e collo, collo più o meno cilindrico, due anse a nastro costolate, spalla rilevata, piede ad anello. Attestazioni: BG: Bergamo (cit. in SCHINDLER KAUDELKA 1989, p. 42: attribuzione ipotetica). BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88, n. 14, tav. VIII, n. 14: attribuzione ipotetica). CR: Calvatone (inediti, Scavi dell’Università degli Studi di Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 217, tav. 69, d-g); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 151-152, tav. LXI, nn. 9-11). Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano). Osservazioni: questo anforotto è modellato in argilla calcarea fine ed è rivestito di ingobbio bianco-crema. Forme simili si ritrovano anche nel Magdalensberg nello stesso ambito cronologico17. Pur avendo dimensioni inferiori a quelle delle anfore, questa forma è stata inserita dal Dressel nella sua tipologia come Dr. 2818. N.S. Forma: anforotto n. 4 Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, anse impostate sul collo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, piede a disco. 16 MALNATI 1988, p. 133, fig. 6. Attestazioni: MI: Albairate (Albairate 1986, fig. 14). Cronologia: non precisabile. G.T. Recipienti con beccuccio Il termine “recipienti con beccuccio” è stato adottato per indicare alcuni recipienti caratterizzati proprio dalla presenza di un lungo beccuccio tubolare, applicato sul corpo. La loro funzione è tuttora discussa. Forma: recipiente n. 1 Descrizione: corpo globulare, parte superiore concava chiusa, con numerosi forellini, beccuccio laterale cilindrico, ansa a nastro costolata, piede ad anello. Attestazioni: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI 1995, p. 72, scheda 63.3). Cronologia: LT D2 (contesto). Osservazioni: non è chiara la funzione di questo recipiente, fabbricato in impasto depurato. Potrebbe trattarsi di un poppatoio, ma la presenza della foratura può suggerire anche un uso come filtro o come una sorta di teiera per infusioni. C.D.P. Forma: recipiente n. 2 (tav. CXXXVI, n. 1) Descrizione: breve orlo rientrante, lungo beccuccio sulla spalla, corpo globoso, piede a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (SENA CHIESA 1979b, p. 51, tav. 9, n. 8 = Angera romana I 1985, p. 229, n. 5, tav. 52, n. 14; p. 267, n. 6: attribuzione ipotetica). Cronologia: primo quarto I sec. d.C. (con moneta di Augusto, 10-12 d.C.; con moneta di Druso, 22-23 sec. d.C.). Osservazioni: questi esemplari hanno impasto depurato e sono stati rinvenuti in sepolture infantili. Pur non escludendo un uso come infundibula per olio di lucerna, alcuni studiosi ritengono più probabile che si tratti di poppatoi. Sono stati inoltre suggeriti riferimenti a prototipi vitrei e metallici (SENA CHIESA 1979b, pp. 5152, nota 50; Angera romana I 1985, pp. 537-538). G.T. 17 SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 40-42, tavv. 18-22. 18 CIL, XV, 2, tav. II. Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 205 6.d. Recipienti potori Bicchieri Si considerano bicchieri quei recipienti di piccole dimensioni, adatti a bere, ma con impasto e fattura variabile. Perciò si è ritenuto opportuno specificare le caratteristiche tecnologiche, dove possibile. Vengono qui inseriti anche alcuni manufatti da altri catalogati come ollette, poiché la loro forma è compatibile con la funzione potoria. Forma: bicchiere n. 1 (tav. CXXXVI, nn. 2-4) Descrizione: orlo arrotondato, diritto, raramente appena estroflesso, corpo globoso, talvolta spalla accentuata, alto piede a tromba, talvolta incavato. Decorazione: sul corpo cinque cerchiolini impressi (Como, Pianvalle). Dati epigrafici: sulla base del piede un graffito a forma di croce (Como, Casate). Attestazioni: CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, pp. 237238); Barzio (TIZZONI 1982a, p. 47, n. 1, tav. XL, b); Cantù, Mirabello (BASERGA 1919-21, p. 45, fig. 6; Cantù 1991, p. 54, n. 33, tav. III, n. 4); Casatenovo (TIZZONI 1982a, p. 53, nn. 2-3, tav. XLVII, h, i); Casatenovo, cascina Cacciabuoi (TIZZONI 1981, p. 29, n. 4, tav. 19, e); Como, Breccia (Como, Museo Civico, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185); Como, Camerlata (Como, Museo Civico, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185); Como, Ca’ Morta (BASERGA 1919-21, p. 51, fig. 17); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185, nn. 14-15, tav. III, nn. 14-15); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 319, n. 4, pp. 327328, PV08, PV10, PV11, p. 330, PV45, figg. 6, 46, 48-49, 59); Como, Rebbio (Como, Museo Civico, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185); Esino Lario (BERTOLONE 1954, pp. 20-21, fig. 3, 3); Gravedona (BASERGA 1916, p. 78, fig. 26); Introbio (TIZZONI 1982a, p. 50, n. 1, tav. XLIII, a; TIZZONI 1984, pp. 22-23, nn. 5, 7, tav. XXIII, e, g; Carta Lecco 1994, pp. 157, 159, 354, scheda 177, fig. 99, n. 1); Luisago, Vigna Santa (collezione privata, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185); Pasturo (Carta Lecco 1994, pp. 159, 366-367, scheda 289, fig. 101, n. 1); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 66, fig. 2, seconda fila, primo da destra). MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO 1982b, p. 74, n. 8, tav. II, n. 8). VA: Gerenzano, fornace Clerici (TIZZONI 1984, p. 83, n. 1, tav. XCI, a = Prima di noi 1996, p. 73, n. 11, tav. III, n. 11). Cronologia: LT C2 / LT D (contesti). Osservazioni: questi vasetti, cosiddetti “a portauovo”, sono lavorati al tornio, hanno impasto depurato e superficie talvolta ingobbiata. Sono caratteristici del Comasco e del Canton Ticino. In tali manufatti persiste la tra- 1 Cfr. l’evoluzione tipologica dei bicchieri in esame dal LT B al LT D, in STÖCKLI 1975, pp. 42-45 e fig. 45; DE MARINIS 1986, pp. 102, 154, tav. II. dizione golasecchiana. Infatti essi derivano da un tipo di bicchiere “a risega mediana” diffuso nel Golasecca dal V sec. a.C., che col tempo si modifica fino ad assumere la forma in oggetto1. Sembra che nel LT D alcune differenze si riscontrino tra questi bicchieri, sia nel corpo (ovoide negli esemplari più antichi e lenticolare in quelli più tardi) sia nel piede2. Un esemplare di Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 327-328, PV10, fig. 48) ha dimensioni molto ridotte ed è lavorato senza uso di tornio. G.T. Forma: bicchiere n. 2 (tav. CXXXVI, n. 5) Descrizione: orlo leggermente estroflesso, arrotondato, corpo globulare, alto piede a disco. Attestazioni: VA: Malnate (TIZZONI 1984, p. 87, n. 3, tav. XCVI, b-c). Cronologia: fine LT C2 / inizi LT D1 (contesto). Osservazioni: la forma, eseguita al tornio e modellata con un impasto depurato, è vicina a quella dei vasetti “portauovo” (vd. supra n. 1). G.T. Forma: bicchiere n. 3 (tav. CXXXVI, n. 6) Descrizione: orlo distinto, corpo troncoconico, inferiormente carenato, fondo piano. Attestazioni: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 25, nn. 4-5, tomba z, tav. XXXII, nn. 5, 7). Cronologia: LT D. G.T. Forma: bicchiere n. 4 (tav. CXXXVI, n. 7) Descrizione: orlo non distinto, arrotondato, corpo ondulato, inferiormente carenato, alto piede a disco appena incavato. Decorazione: sul corpo solcature parallele orizzontali. Attestazioni: BS: Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 30, n. 5, tomba 1, tav. XLI, n. 1). Cronologia: LT D. G.T. Forma: bicchiere n. 5 (tav. CXXXVI, n. 8) Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, spalla rilevata, corpo espanso leggermente svasato verso il fondo, piede a disco. Decorazione: scanalature orizzontali parallele sul collo e una sul corpo. Attestazioni: CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 183, tav. III, n. 13). Cronologia: LT D. Osservazioni: è modellato al tornio e ha un impasto depurato. La sua forma è analoga a quella delle olle n. 2 (vd. supra). G.T. 2 Carta Lecco 1994, pp. 157, 159. 206 CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI Forma: bicchiere n. 6 (tav. CXXXVI, n. 9) Descrizione: orlo indistinto, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: tacche impresse, bugne. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, alle Fontane (BIANCHI 1982, p. 46, b); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 53-54, g-h, tav. II, g-h, pp. 73-74, v, tav. IV, v); Como (GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 3). Cronologia: LT D / età augustea (contesti). Osservazioni: poiché l’impasto di questi recipienti è grossolano, la funzione di vasi potori, suggerita dalla forma, resta dubbia. G.T. Forma: bicchiere n. 7 (tav. CXXXVI, n. 10) Descrizione: orlo introflesso indistinto, depressione sotto l’orlo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: due linee incise parallele orizzontali sul corpo. Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 324-325, PV 24, fig. 29). Cronologia: LT D (contesto). Osservazioni: questo esemplare presenta impasto depurato e superficie ingobbiata. Si riscontrano infatti analogie con il bicchiere Olgiate Comasco della ceramica a pareti sottili (cfr. supra). G.T. Forma: bicchiere n. 8 (tav. CXXXVI, n. 11) Descrizione: orlo indistinto e assottigliato, corpo tronconico, fondo piano. Decorazione: file di unghiate, delimitate in alto da una sottile solcatura. Attestazioni: CO: Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p. 57, n. 15, tav. II, n. 15). Cronologia: I sec. a.C. (?: privo di contesto). Osservazioni: l’impasto di questo bicchiere è piuttosto grossolano. G.T. Forma: bicchiere n. 9 (tav. CXXXVII, n. 1) Descrizione: orlo estroflesso, breve collo, spalla alta e arrotondata, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO 1982b, p. 78, n. 22, tav. III, n. 22). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 45, tav. IV, d). Cronologia: LT D. Osservazioni: questi esemplari presentano impasto depurato e superficie ingobbiata. G.T. Forma: bicchiere n. 10 (tav. CXXXVII, n. 2) Descrizione: orlo estroflesso, con sporgenza interna, corpo ovoide, fondo piano leggermente incavato. Decorazione: scanalature parallele orizzontali sul corpo. Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 326, PV 32, fig. 39). Cronologia: LT D. Osservazioni: l’ esemplare ha impasto depurato. G.T. Forma: bicchiere n. 11 (tav. CXXXVII, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, breve collo, corpo ovoide rastremato, fondo piano. Attestazioni: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 19, tav. XIV, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 50, n. 34, tav. 38, c). Cronologia: LT D. Osservazioni: questo bicchiere ha un impasto depurato. G.T. Forma: bicchiere n. 12 (tav. CXXXVII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide, fondo piano, leggermente concavo. Attestazioni: MI: San Colombano al Lambro, Mariotto (TIZZONI 1982b, p. 197, tav. 5, c). Cronologia: I sec. a.C. Osservazioni: questo bicchiere è modellato senza uso di tornio, ha l’impasto grossolano e la superficie lisciata a stecca. N.S. Forma: bicchiere n. 13 (tav. CXXXVII, n. 5) Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, corpo ovoide, piede a disco. Decorazione: cordone sulla spalla. Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 323, PV 14, fig. 21). Cronologia: LT D (contesto). Osservazioni: il bicchiere n. 13 è eseguito al tornio, ha l’impasto depurato e la superficie lisciata. G.T. Forma: bicchiere n. 14 (tav. CXXXVII, nn. 6, 9) Descrizione: orlo estroflesso, corpo cilindrico inferiormente carenato, fondo piano un po’ incavato. Decorazione: in un esemplare su tutto il corpo fitta serie di costolature parallele orizzontali. Attestazioni: CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 192-193, tav. V, figg. 25-26). Cronologia: LT D (?). Osservazioni: questo bicchiere ha un impasto depurato. La forma, attestata in varie dimensioni, non sembra trovare riscontro nella ceramica comune in Lombardia. Vi sono invece analogie con il bicchiere Milano 3 della ceramica a pareti sottili, rinvenuto in una tomba di Milano di età claudio-neroniana (cfr. supra). G.T. Forma: bicchiere n. 15 (tav. CXXXVII, nn. 7-8) Descrizione: alto orlo estroflesso, spalla arrotondata o evidenziata da una carena, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: talvolta solcature sotto l’orlo o sul ventre. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 78, cat. 23/4); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180, tav. LXXXII, nn. 14, 16). VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 120, n. 1, tomba 143, tav. XXXVIII, d). Cronologia: età augusteo-tiberiana (Arsago Seprio, VA); seconda metà I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano). Osservazioni: i bicchieri di Milano, scavi MM3, rien- Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari trano nel gruppo dei manufatti lavorati con impasto arricchito di quarzo (vd. supra olle nn. 42-43, 45). L’esemplare di Arsago Seprio (VA) è stato pubblicato come ceramica a pareti sottili per la forma (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 171); tuttavia l’impasto poco depurato e le pareti spesse inducono ad inserirlo nella ceramica comune. G.T. Forma: bicchiere n. 16 (tav. CXXXVII, nn. 10-11) Descrizione: orlo indistinto arrotondato, corpo troncoconico, fondo piano, talvolta con lieve sporgenza interna. Decorazione: sul corpo scanalature parallele più o meno profonde. Attestazioni: MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 147, n. 1, tav. 73). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 153, n. 6, tav. 50, n. 4); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 124, n. 2, tomba 153). Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti tombali e confronti). Osservazioni: l’esemplare di Angera (VA) ha impasto depurato. G.T. Forma: bicchiere n. 17 (tav. CXXXVII, n. 12) Descrizione: orlo indistinto, introflesso, corpo ovoide, fondo piano. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 222, n. 33, tav. 76, n. 7). Cronologia: privo di contesto, può esser datato alla seconda metà del I sec. d.C., in base al confronto con un esemplare pressoché uguale da Locarno, Solduno3. G.T. Forma: bicchiere n. 18 (tav. CXXXVIII, nn. 1-2) Descrizione: orlo estroflesso indistinto, in un caso con versatoio (Salò, BS), collo concavo, corpo biconico, fondo piano. Decorazione: talvolta serie di depressioni sul corpo (Brescia e Cavriana, MN). Attestazioni: BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 115, n. 25, fig. 33); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 6, tav. II, n. 14; MASSA 1997, scheda n. 5, tomba n. 33, scheda n. 10, tomba 35, scheda n. 22, tomba 82, scheda n. 32, tomba n. 21). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano). Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: questa forma è fabbricata con gli stessi impasti dei boccalini con depressione n. 4, con i quali condivide anche l’area di distribuzione. C.D.P. Forma: bicchiere n. 19 (tav. CXXXVIII, n. 3) Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo distinto dalla spalla, spalla alta accentuata, corpo globulare, fondo piano. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 106, n. 2, tomba 47, tav. 30, n. 8). 3 DONATI 1979, p. 66, tomba B 10, fig. 389 (50/100 d.C.). 207 Cronologia: prima metà II sec. d.C. (? contesto tombale con materiali cronologicamente non determinanti). Osservazioni: questo bicchiere è morfologicamente analogo al n. 18; sono però diversi l’impasto e l’area di attestazione. G.T. Forma: bicchiere n. 20 (tav. CXXXVIII, n. 4) Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide, privo di spalla fondo piano. Decorazione: di rado una o più solcature orizzontali sul corpo. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 81, n. 8, tomba 17, tav. XXXI, e, p. 151, n. 9, tomb