di Victor Hugo

Transcript

di Victor Hugo
RUY BLAS
di
Victor Hugo
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
2
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
PREFAZIONE DELL'AUTORE
Tre tipologie di spettatori compongono ciò che, per convenzione, si chiama pubblico: primo,
le donne; secondo, i pensatori; terzo, la massa propriamente detta. Ciò che la massa richiede quasi
esclusivamente all'opera drammatica è l'azione; ciò che le donne desiderano vedere sulla scena, è la
passione; ciò di cui vanno alla ricerca i pensatori, sono i caratteri. Se si studia attentamente questa
triplice ripartizione del pubblico, si giunge alla seguente conclusione: la massa è talmente
innamorata dell'azione, che fa volentieri a meno dei caratteri e delle passioni. Le donne, nonostante
provino un interesse sincero per l'azione, seguono con tanta partecipazione lo sviluppo della
passione da non preoccuparsi troppo del disegno dei caratteri e, infine, i pensatori amano a tal
punto veder vivere dei caratteri in scena, ovvero degli uomini che, pur tollerando benevolmente la
presenza della passione come un ingrediente necessario del dramma, finiscono per subire
malvolentieri la necessità dell'azione. Questo accade perché la massa, a teatro, cerca soprattutto
delle sensazioni mentre le donne cercano delle emozioni e il pensatore l'occasione di meditare. Tutti
vogliono ricavare piacere: i primi, il piacere degli occhi; le seconde, il piacere del cuore; gli ultimi, il
piacere dell'intelligenza. Da questa suddivisione deriva direttamente la presenza, sulla scena
francese, di tre diverse tipologie del dramma: la prima volgare e inferiore, le altre due illustri e
superiori. Sono tutte ugualmente tese a soddisfare una necessità di fondo: il dramma a forti tinte per
la massa; la tragedia che analizza la passione per le donne e la commedia, specchio dell'umanità
circostante, per i pensatori. Diciamo subito che non abbiamo la pretesa di stabilire nessun sistema
rigoroso. Preghiamo anzi il lettore di introdurre nel nostro pensiero le restrizioni che è passibile di
contenere. Ogni generalizzazione ammette sempre un'eccezione e sappiamo benissimo che la massa
è un'enorme entità in cui si trova di tutto: l'istinto del bello e la propensione al mediocre, l'amore
dell'ideale e la ricerca della volgarità. Sappiamo d'altronde che chiunque voglia definirsi pensatore
deve acquisire una sensibilità femminile quando si dedica all'esplorazione dei moti dell'animo e del
cuore e, comunque, è un dato acquisito che, grazie alla legge misteriosa che unisce i due sessi non
solo attraverso il corpo ma attraverso lo spirito, spesso in una donna troviamo un pensatore. Dopo
questa premessa e dopo aver ulteriormente pregato il lettore di non attribuire un senso tassativo alle
poche parole che ci restano da dire, proseguiamo il discorso. Chi voglia concentrarsi sulle tre
modalità di spettatori che abbiamo indicato, si accorgerà che tutte e tre hanno ragione. Le donne
hanno ragione a ricercare la commozione, i pensatori a voler essere istruiti, la massa a voler essere
divertita. Questa evidente conclusione determina le leggi del dramma. Infatti, al di là di quella
barriera di fuoco che chiamiamo ribalta, che separa il mondo della realtà da quello dell'illusione,
3
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
creare e far vivere, nella simbiosi di natura e arte, dei caratteri ovvero, lo ripetiamo degli uomini e in
questi uomini, in questi caratteri, gettare delle passioni che sviluppino gli uni e modifichino gli altri
e infine, dallo scontro delle passioni e dei caratteri con le eterne leggi della Provvidenza, far
scaturire intera la vita umana, cioè gli avvenimenti piccoli e grandi, comici, dolorosi e terribili che
contengono, per il cuore, un piacere che si chiama interesse e per lo spirito una lezione che si chiama
insegnamento morale: questo è il fine del dramma. Come si vede, il dramma è tragedia in quanto
descrive le passioni ed è commedia in quanto descrive i caratteri. Il dramma è la terza grande forma
d'arte che in sé racchiude, comprende e feconda le prime due. Corneille e Molière esisterebbero
indipendentemente l'uno dall'altro se Shakespeare non fosse in mezzo a loro, dando la mano sinistra
a Corneille e la destra a Molière. In questo modo, le due opposte forze elettriche della commedia e
della tragedia si incontrano e la scintilla che ne deriva è il dramma. Spiegando come intende, e come
ha già in precedenza indicato, il principio, la legge e il fine del dramma, l'autore non si nasconde
affatto l'esiguità delle sue forze e i limiti della sua intelligenza. Ma vuole definire - e prega di non
essere frainteso - non ciò che ha fatto ma ciò che ha voluto fare. Mostra quello che è stato lo stadio
iniziale della sua ricerca, e nient'altro. Abbiamo solo qualche riga da riempire all'inizio di questo
libro e lo spazio che ci è concesso ai impedisce di sviluppare ulteriormente il discorso. Ci sia dunque
concesso, senza soffermarci ancora sulla transizione da un genere all'altro, di trascorrere dalle idee
generali che abbiamo tracciato (che sono i capisaldi dell'arte, avendo ottemperato alle condizioni
dell'ideale) alle idee particolari che un dramma come Ruy Blas può suscitare negli spiriti attenti.
Per prima cosa, solo limitandoci a un lato della questione, sotto il profilo della filosofia della storia,
qual è il significato del nostro dramma? Spieghiamoci meglio. Nel momento in cui una monarchia
sta per estinguersi si possono osservare diversi fenomeni. Intanto l'aristocrazia scompare e,
scomparendo, si divide. Ecco in che modo: il regno vacilla, la dinastia si spegne, la legge cade in
rovina: l'unità politica si dissolve seguendo le tristi sollecitazioni dell'intrigo; le classi alte della
società degenerano e s'imbastardiscono; all'esterno come all'interno regna una debolezza mortale; le
grandi cose dello Stato sono cadute rovinosamente, solo le piccole cose sono rimaste in piedi, un
triste spettacolo pubblico. Non esistono più polizia, esercito e finanze. Tutti intuiscono l'imminenza
della fine. Le conseguenze per lo spirito collettivo sono molteplici: impazienza della vigilia, timore
dell'indomani, sfiducia generale, profondo disgusto, scoraggiamento di fronte a qualsiasi iniziativa.
Dato che la malattia dello Stato ha sede nella testa, l'aristocrazia che gli sta accanto è la prima ad
esserne contagiata. Cosa le accade? Una parte della nobiltà, la meno onesta e la meno generosa,
resta a corte. Tutto sta per essere travolto, il tempo incalza, bisogna affrettarsi, arricchirsi,
ingrandirsi e profittare delle circostanze. Si pensa solo al proprio tornaconto. Ognuno, senza
pensare alle condizioni del paese, accumula la sua piccola fortuna privata ai margini del grande
infortunio pubblico. Si diventa cortigiani, ministri, ci si dà da fare per essere potenti e soddisfatti. Si
hanno delle capacità, si hanno pochi scrupoli e si riesce. Le cariche dello Stato, gli impieghi, le
dignità, il denaro: si prende tutto, si vuole tutto, si saccheggia ovunque impunemente. Si vive in
4
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
base a una sola legge: la cupidigia, l'ambizione. Sotto l'apparenza della severità esteriore si
nascondono i disordini intimi generati dall'infermità umana. E, dato che questa vita tesa a
soddisfare l'orgoglio e la vanità del singolo impone un assoluto oblio dei sentimenti naturali, si
diventa feroci. Quando arriva il giorno del disastro, nel cortigiano caduto si sviluppa qualcosa di
mostruoso e l'uomo si tramuta in demonio. Lo stato disperato del regno spinge l'altra metà
dell'aristocrazia, la migliore, la più nobile, su un altro cammino. È un'aristocrazia che torna a casa,
si rifugia nei suoi palazzi, nei suoi castelli, nelle sue terre. Gli affari le fanno orrore, non può farai
nulla, la fine del mondo si avvicina: cosa può fare e perché disperarsi? Meglio stordirsi, chiudere gli
occhi, vivere e bere, amare e godere. Chissà? Forse c'è ancora un anno prima della rovina definitiva.
Appena pronunciata la sentenza, o magari semplicemente presentita, il gentiluomo comincia a darsi
da fare: decuplica il numero dei suoi servi, compra cavalli, fa regali dispendiosi alle sue amanti, dà
feste e si paga orge, getta, dona, vende, acquista, ipoteca, si compromette, dissipa i suoi beni, ricorre
agli usurai e, da ogni lato, appicca il fuoco al suo patrimonio. Finché, un mattino, è vittima di una
disgrazia. Gli è accaduto che, nonostante la monarchia stia per inabissarsi, lui si è rovinato prima
del crollo. Tutto è finito, consumato. Della sua vita scintillante non resta nemmeno un fil di fumo: è
volato via. E neanche un po' di cenere. Dimenticato e abbandonato da tutti tranne che dai creditori,
il povero gentiluomo si riduce a una condizione ambigua, tra il sicario, l'avventuriero e il pezzente.
Affonda e scompare risucchiato dalla folla, quella grande massa cupa, nerastra, che fino a quel
giorno aveva solo intravista ai propri piedi. Ci si rifugia dentro, si tuffa nella sua immensità. Non
ha più oro ma gli resta il sole, la ricchezza di chi non possiede nulla. Ha cominciato abitando in
cima alla scala sociale, adesso alloggia in fondo e ci si adatta. Si fa beffe del parente ambizioso, ricco
e potente. Diventa filosofo e paragona i ladri ai cortigiani. Ha comunque un'indole buona e
coraggiosa, leale e intelligente. È un bizzarro incrocio tra il principe, il poeta e il mendicante. Ride
di tutto. Oggi fa bastonare le guardie dai suoi compagni come, un tempo, le faceva bastonare dai
servi, senza mai partecipare di persona. Realizza, a modo suo, un'indissolubile unione tra
l'impudenza del marchese e la sfacciataggine dello zingaro. È sporco, all'esterno, ma sano
nell'intimo. Del gentiluomo gli sono rimasti l'onore, che custodisce gelosamente; il nome, che
nasconde, e la spada, che ostenta. Se il duplice ritratto che abbiamo tracciato si presenta a un dato
momento nella storia di tutte le monarchie, appare preponderante in Spagna alla fine del
diciassettesimo secolo. Così, se l'autore fosse pienamente riuscito ad esprimere questa costante del
proprio pensiero nel dramma che state per leggere (è, ahimè, ben lontano da presumere tanto di se
stesso), la prima metà dell'aristocrazia spagnola dell'epoca si riassumerebbe in Don Sallustio e la
seconda in Don Cesare. L'uno cugino dell'altro, come si conviene. Ma anche qui, come sempre, in
questo sommario disegno della nobiltà castigliana verso il milleseicentonovantacinque, non
dimentichiamo le rare e ben note eccezioni. Proseguiamo. Esaminando ancora quella monarchia e
quell'epoca, al di sotto dell'aristocrazia scissa e divisa che potrebbe, fino a un certo punto, essere
adombrata nei due uomini che abbiamo nominato, vediamo agitarsi nell'ombra qualcosa di grande,
5
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
di cupo, d'ignoto: il popolo. Il popolo, ricco dell'avvenire e privo di presente; il popolo orfano e
povero, intelligente e forte; cacciato in basso e rivolto in alto, che sulla schiena porta impresso il
segno della servitù e nel cuore le premeditazioni del genio; il popolo, domestico degli aristocratici e
innamorato, nella sua miseria e nella sua abiezione, della sola figura che, in mezzo al crollo di tutta
una società, rappresenta per lui, in un divino fulgore, l'autorità, la carità e la fecondità. Il popolo è
Ruy Blas. Ora, al disopra di questi tre uomini che, così considerati, farebbero vivere e procedere, agli
occhi dello spettatore, tre fatti distinti e, attraverso i fatti, tutta la monarchia spagnola del
diciassettesimo secolo; al disopra di questi tre uomini si eleva una creatura pura e luminosa, una
donna, una regina. Mortificata nella sua femminilità, dato che vive come se fosse vedova; infelice
come regina, perché vive senza essere confortata dalla presenza del re; china verso quelli che stanno
al disotto di lei per pietà regale e forse per istinto femminile, la regina rivolge lo sguardo verso il
basso mentre Ruy Blas, il popolo, lo rivolge verso l'alto. Agli occhi dell'autore, senza pregiudizio di
ciò che i personaggi secondari possono conferire alla verità dell'insieme, queste quattro teste così
raggruppate riassumono i punti salienti che la monarchia spagnola di centoquarant'anni fa offriva
all'indagine dello storico e alla speculazione del filosofo. A queste quattro teste si potrebbe
aggiungerne una quinta, quella di re Carlo II. Ma nella storia, come nel dramma, Carlo II di
Spagna non è un personaggio ma un'ombra. Dobbiamo tuttavia assicurare che, ciò che si è letto fin
qui, non è la corretta spiegazione di Ruy Blas, ma solo un aspetto del dramma. È l'impressione che
potrebbe suscitare, se valesse la pena di studiarlo, nella mente attenta e severa di chi, per esempio,
volesse esaminarlo sotto il profilo della filosofia della storia. Tuttavia, per poco che valga, questo
dramma, come ogni cosa umana, presenta altre caratteristiche e può essere esaminato da altre
angolazioni. Un'idea, come una montagna, può essere osservata da un'infinità di punti diversi.
Dipende dal luogo in cui ai si pone. Ci si conceda, tanto per esemplificare, un paragone
eccessivamente ambizioso: il Monte Bianco, visto dalla Croix-de-Fléchères, non è il Monte Bianco
visto da Sallenches e resta, comunque, sempre il Monte Bianco. Inoltre, passando stavolta da un
esempio tanto grande a un altro di ben più modeste dimensioni, questo dramma, di cui abbiamo
sommariamente tracciato la collocazione storica, si presenterebbe completamente diverso a volerlo
considerare da un punto di vista più elevato, da un'ottica puramente umana. Don Sallustio
diventerebbe l'esempio dell'egoismo assoluto, di un'incessante apprensione. Il suo opposto, Don
Cesare, denuncerebbe la noncuranza e il disinteresse assoluti mentre Ruy Blas rappresenterebbe
quel genio e quella passione che, repressi dalla società, si slanciano tanto più in alto quanto più è
violenta la repressione e, infine, la regina esprimerebbe la virtù minata dalla noia. Invece, dal punto
di vista meramente letterario, l'aspetto del nostro pensiero, racchiuso in Ruy Blas muterebbe
ancora. Si potrebbero infatti identificare, nell'opera, le tre forme sovrane dell'arte idealmente
riassunte in alcuni personaggi esemplari. Don Sallustio rappresenterebbe il dramma, Don Cesare la
commedia e Ruy Blas la tragedia. Il dramma collega le fila dell'azione, la commedia le imbroglia e la
tragedia le dirime alla radice. Sono tutti aspetti che trovano riscontro, ma nessuno di essi convince
6
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
completamente. La verità assoluta si coglie solo nella totalità dell'opera. Mi auguro che ognuno
trovi in Ruy Blas quello che cerca e l'autore, che non s'illude fino a questo punto, avrà raggiunto il
suo scopo. Il soggetto filosofico di Ruy Blas è il popolo che aspira ad elevarsi; il soggetto umano è
adombrato nell'amore di un uomo per una donna; il soggetto drammatico è rappresentato da un
lacchè innamorato di una regina. Infine la folla che ogni sera si accalca per vedere lo spettacolo (in
Francia non è mai venuta meno l'attenzione del pubblico per i tentativi dello spirito, al di là del
valore del risultato) vede in Ruy Blas solo quest'ultimo soggetto, il soggetto drammatico e cioè il
lacchè: ha ragione. Quello che si è detto a proposito di Ruy Blas ci sembra evidente anche riguardo a
qualsiasi altra opera. I capolavori dei grandi maestri sono importanti proprio perché, più di altre
opere, si possono studiare sotto molteplici aspetti. Di Tartufo certa gente ride e altra trema. Tartufo
è il serpente domestico ovvero l'ipocrita o, meglio ancora, la quintessenza dell'ipocrisia. È sia un
uomo che un'idea. Otello, per alcuni, è solo un negro che ama una bianca; per altri un
arrampicatore sociale che ha sposato una patrizia. Per i primi è un geloso, per i secondi è la gelosia
stessa. Questa molteplicità di aspetti non toglie nulla all'unità fondamentale della raffigurazione.
L'abbiamo già detto altrove: mille rami e un solo tronco. Se l'autore di questo libro ha
particolarmente insistito sul significato storico di Ruy Blas è perché, nella sua concezione, Ruy
Blas dal punto di vista storico (ma unicamente da questo punto di vista) si riallaccia a Ernani. In
Ernani come in Ruy Blas si assiste alla contrapposizione tra regalità e nobiltà. Con una differenza.
In Ernani dove non esiste ancora la monarchia assoluta, la nobiltà lotta contro il re, a volte con
l'orgoglio, a volte con la spada: è semifeudale, semiribelle. Nel 1519 il nobile vive lontano dalla
corte, sulle montagne, da bandito come Ernani o da patriarca come Ruy Gomez. Duecento anni
dopo, la questione è invertita di segno. I vassalli sono ormai dei cortigiani. E se, per caso, il nobile
vive sotto falso nome non lo fa per sfuggire al re ma ai creditori. Non diventa bandito, entra nella
schiera degli emarginati senza fissa dimora. Si sente che la monarchia assoluta ha dominato per
anni su quelle nobili teste curvandone una, spezzandone un'altra. E inoltre - ai sia consentita
un'ultima parola - in Ernani e Ruy Blas sono raffigurati due secoli di storia spagnola, due grandi
secoli in cui la discendenza di Carlo V ha dominato il mondo; due secoli che la Provvidenza, è da
sottolineare, non ha voluto allungare nemmeno di un'ora dato che Carlo V nasce nel 1500 e Carlo II
muore nel 1700. Nel 1700, Luigi XIV ereditava da Carlo V, come nel 1800 Napoleone ereditava da
Luigi XIV. Queste grandi apparizioni di dinastie che, a tratti, illuminano la storia sono per l'autore
uno spettacolo di malinconica bellezza su ani spesso si è soffermato il suo sguardo. Talvolta ha
tentato di fissarne qualche presupposto nelle sue opere. Per questo ha voluto far sfolgorare Ernani
dei raggi di un'aurora e velare Ruy Blas con le tenebre di un crepuscolo. In Ernani sorge il sole
della casa d'Austria, in Ruy Blas tramonta.
Parigi, 25 novembre 1838.
7
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
PERSONAGGI
RUY BLAS
DON SALLUSTIO DI BAZAN
DON CESARE DI BAZAN
DON GURITANO
IL CONTE DI CAMPOREAL
IL MARCHESE DI SANTA-CRUZ
IL MARCHESE DEL BASTO
IL CONTE D'ALBA
IL MARCHESE DE PRIEGO
DON MANUEL ARIAS
MONTAZGO
DON ANTONIO UBILLA
COVADENGA
GUDIEL
Un Lacchè
Un Alcade
Un Usciere
Uno Sbirro
Un Paggio
8
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DONNA MARIA DI NEUBURG, regina di Spagna
LA DUCHESSA DI ALBUQUERQUE
CASILDA
Una Mezzana
Dame, Signori, Consiglieri Privati, Paggi, Governanti, Guardie, Sbirri, Gentiluomini di Camera,
Gentiluomini di Corte, Uscieri.
Madrid, 169...
ATTO PRIMO
DON SALLUSTIO
Il salone di Danae nel palazzo reale a Madrid. Magnifici mobili di gusto fiammingo, che risalgono
all'epoca di Filippo IV. A sinistra, grande finestra, dal telaio dorato, a piccoli riquadri. Da entrambi
i lati una porta bassa, su pareti trasversali, dà negli appartamenti interni. Sul fondo una vetrata a
riquadri dorati immette, attraverso un'altra porta, in una lunghissima galleria che ricopre tutta
l'estensione del palcoscenico. La galleria è mascherata da pesanti tendaggi che cadono dall'alto della
vetrata fino a terra. Un tavolo, una poltrona e l'occorrente per scrivere. Dalla porticina a sinistra
entra Don Sallustio, seguito da Ruy Blas e da Gudiel che trasporta un cofanetto e parecchi involti
che fanno pensare a preparativi di viaggio. Don Sallustio sfoggia una veste di velluto nero, un abito
cortigiano di moda all'epoca di Carlo Il. Al collo porta il toson d'oro. Sopra il severo abito nero
indossa un ricco mantello di velluto verde chiaro ricamato d'oro e foderato di raso nero. La sua
spada è sormontata da un'elsa imponente. Il cappello è adorno di piume bianche. Anche Gudiel
veste di nero e porta la spada. Ruy Blas è in livrea, brache alte e giustacuore scuro. Indossa un
soprabito a galloni rosso e oro. È a capo scoperto e non porta la spada.
9
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Scena prima
Don Sallustio di Bazan, Gudiel e, di tanto in tanto, Ruy Blas.
DON SALLUSTIO
Chiudi la porta, Ruy Blas, e apri quella finestra.
Ruy Blas esegue. Poi, a un cenno di Don Sallustio, esce dalla porta di fondo. Don Sallustio va alla
finestra.
Tutti dormono ancora... sta per sorgere l'alba. (Si volta bruscamente verso Gudiel) Ah! È un
fulmine a ciel sereno!... il mio regno è finito, Gudiel! Sono in disgrazia, sono messo da
parte, sono scacciato! Ah! Perdere tutto in un giorno solo! Il mio caso non è ancora di
pubblico dominio: non parlarne! Sì, per un'avventura - che follia alla mia età, lo ammetto! con una cameriera, con una donna qualunque! L'ho sedotta, ecco il guaio! La fanciulla fa
parte del seguito della regina che l'ha portata con sé da Neuburg. La donna si è lamentata,
mi ha accusato ed è arrivata al punto di trascinare il suo bimbo in presenza del re.
M'hanno ordinato di sposarla. Ho rifiutato e sono sulla via dell'esilio. Dell'esilio! Vent'anni
di fatiche inenarrabili, vent'armi d'ambizione e di lavoro, notte e giorno per l'odiato
presidente degli alcadi di corte! Finora nessuno pronunciava il mio nome senza provare
un brivido. Rappresento il casato dei Bazan, che può ben gloriarsi di me. E ora il mio
credito, il mio potere, tutto ciò che sognavo, tutto ciò che fabbricavo e tutto ciò che
possedevo, le cariche, gli impieghi, gli onori, tutto crolla miseramente ai miei piedi tra gli
osceni scoppi di risa della folla!
GUDIEL
Tutti ne sono ancora all'oscuro, signore.
10
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO
Ma domani! Domani lo sapranno! Noi saremo in viaggio. Ma non voglio soccombere, no,
voglio scomparire! (Si sbottona rabbiosamente il farsetto) Mi abbottoni da capo a piedi come
se fossi un prete, mi stringi nel farsetto fino a farmi scoppiare! (Si siede) Oh! Ma io
costruirò di nascosto una trincea scura e profonda, sottoterra! (Si rialza) Scacciato!
GUDIEL
Chi ha vibrato il colpo, signore?
DON SALLUSTIO
La regina. Oh! Io mi vendicherò, Gudiel! Tu puoi capirmi. Tu che sei stato il mio maestro,
che per vent'anni mi hai aiutato, hai esaudito tutte le mie necessità. Tu sai bene fin dove si
spingono nell'ombra i miei pensieri, come un buon architetto cui basta un colpo d'occhio
per misurare la profondità del pozzo che ha scavato. Io parto. Vado a Finlas, in Castiglia,
nelle mie terre. Là penserò in pace! Per una donna! A te affido i preparativi del viaggio,
non abbiamo tempo da perdere. Adesso devo dire una parola a quel briccone che conosci
bene. Non si sa mai. Potrà essermi utile? Lo ignoro. Fino a stasera sono ancora padrone dei
miei atti. Avrò la mia vendetta, non temere! Come? Non lo so, ma voglio che sia
spaventosa! Adesso occupati della partenza, presto! Sta zitto! Tu vieni con me. Va! (Gudiel
saluta ed esce. Don Sallustio chiama) Ruy Blas!
RUY BLAS (presentandosi alla porta di fondo)
Vostra Grazia?
DON SALLUSTIO
Dato che non dormo più a palazzo, consegna le chiavi e chiudi le imposte.
RUY BLAS (inchinandosi)
11
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Sarà fatto, Monsignore.
DON SALLUSTIO
Ascoltami attentamente. La regina attraverserà la galleria da quella parte per rientrare
nelle sue stanze dopo aver assistito alla messa. Tra due ore. Devi esserci anche tu, Ruy
Blas.
RUY BLAS
Monsignore, ci sarò.
DON SALLUSTIO (alla finestra)
Vedi quell'uomo in piazza che mostra un foglio alle sentinelle, e che adesso entra? Non
dirgli niente, ma fagli cenno di salire. Dalla scala di servizio. (Ruy Blas obbedisce. Don
Sallustio continua a parlare indicandogli la porticina a destra) Prima di andare... nella stanza
dove si trovano le guardie, guarda se i tre agenti in servizio sono svegli.
RUY BLAS (va alla porta, la socchiude e torna)
Sono addormentati, signore.
DON SALLUSTIO
Abbassa la voce. Avrò bisogno di te, non allontanarti. Vigila, non voglio che nessuno ci
disturbi.
Entra Don Cesare di Bazan. Cappello sfondato, grande mantello lacero che lascia intravedere delle
calze rotte e delle suole bucate. Spada corta, da sicario. Quando entra in scena, lui e Ruy Blas si
guardano e non riescono a reprimere un involontario gesto di sorpresa.
12
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO (osservandoli, tra sé)
Si sono guardati! Chissà se si conoscono...
Ruy Blas esce.
Scena seconda
Don Sallustio, Don Cesare.
DON SALLUSTIO
Eccoti qua, furfante!
DON CESARE
Già, eccomi qua, cugino.
DON SALLUSTIO
È un vero piacere imbattersi in un pezzente come te!
DON CESARE (salutando)
È un onore...
DON SALLUSTIO
Sappiamo bene, signore, ciò che si dice di voi.
13
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (amabilmente)
È di vostro gusto?
DON SALLUSTIO
Sì, incontra la mia piena approvazione. Don Carlo de Mira è stato derubato, la notte
scorsa. Gli hanno sottratto la sua spada dal fodero cesellato e il giustacuore. Era
l'antivigilia di Pasqua. Ma, dato che è cavaliere dell'ordine di San Giacomo, i malviventi gli
hanno lasciato il mantello.
DON CESARE
Gesù! Perché?
DON SALLUSTIO
Perché ordine e grado erano ricamati sulla stoffa. Allora, nessun commento
sull'aggressione?
DON CESARE
Diavolo! Viviamo in tempi spaventosi! Cosa sarà di noi, buon Dio, se i ladri persuadono
San Giacomo a entrare nelle loro fila?
DON SALLUSTIO
Voi facevate parte della banda!
DON CESARE
14
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Ebbene, se proprio mi costringete, sì, ero dei loro. Ma non ho torto un capello al vostro
Don Carlo, mi sono limitato a dare dei consigli.
DON SALLUSTIO
Avete fatto di meglio. Era tramontata da poco la luna a Plaza Mayor ieri sera, quando una
strana accozzaglia di tipi poco raccomandabili che si affrettavano all'uscita di una bettola
malfamata, ha preso d'assalto il posto di guardia. Eravate anche là!
DON CESARE
Cugino, non mi sono mai sporcato le mani con gli sbirri. È vero, ero là e, tra una stoccata e
l'altra, passeggiavo sotto gli archi componendo versi. Devo dire che si sono proprio
conciati per le feste.
DON SALLUSTIO
C'è dell'altro.
DON CESARE
Vi ascolto.
DON SALLUSTIO
In Francia siete inoltre accusato, insieme ai vostri compari che infrangono la legge, di
avere aperto la cassa delle gabelle senza servirvi della chiave.
DON CESARE
Non dico di no. La Francia è nostra nemica.
15
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO
In Fiandra, incontrando Don Paul Barthélemy, che trasportava a Mons i prodotti di una
vigna assegnatagli dal capitolo della nobiltà, vi siete impadronito del denaro del clero.
DON CESARE
In Fiandra? Può darsi. Ho viaggiato parecchio. È tutto?
DON SALLUSTIO
Don Cesare, il sudore della vergogna sale ad avvamparmi le guance quando penso a voi.
DON CESARE
Bene. Lasciate che salga.
DON SALLUSTIO
La nostra famiglia...
DON CESARE
No. Solo voi a Madrid conoscete le mie vere origini. Non nominiamo la famiglia!
DON SALLUSTIO
L'altro giorno una marchesa, uscendo di chiesa, mi diceva "Chi è quel furfante che laggiù,
col naso in aria, con l'occhio rapace e l'anca pronta a balzare avanti, più povero di Giobbe e
più fiero di Braganza, maschera la miseria con l'insolenza mentre, sotto la manica
sbrindellata schiaccia col pugno il pomo della spada che gli ricade sui calcagni e inalbera,
con atteggiamento sprezzante e orgoglioso, un manto pieno di buchi e delle calze
malamente arrotolate?"
16
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (passando in rassegna il proprio abbigliamento)
Avrete risposto: è quel simpatico Zafari!
DON SALLUSTIO
No, sono arrossito, invece.
DON CESARE
Benissimo! La dama avrà riso. Me ne compiaccio, adoro far ridere le donne.
DON SALLUSTIO
Voi non frequentate altro che dei sicari!
DON CESARE
Volete dire dei chierici! Degli studenti più mansueti degli agnelli!
DON SALLUSTIO
Vi si vede ovunque con delle donne di bassa estrazione!
DON CESARE
O Lucinde amorose! O dolci Isabelle! Ma anche sul vostro conto circolano storielle
piccanti! Come! Osano trattarvi così quelle bellezze dall'occhio impudico a cui recito di
sera i sonetti che ho composto di mattina!
DON SALLUSTIO
17
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
E, per finire, Matalobos, il ladro della Galizia che è il terrore di Madrid e si fa beffe della
nostra polizia, è un vostro intimo amico!
DON CESARE
Vogliamo discuterne, prego? Senza di lui, dovrei andarmene in giro nudo, il che sarebbe
sconveniente. Mi ha visto senza farsetto per strada, in pieno dicembre, e si è commosso.
Quello sciocco profumato d'ambra, il conte d'Alba, che il mese scorso fu derubato del suo
bel giustacuore di seta...
DON SALLUSTIO
Allora?
DON CESARE
È in mio possesso. Un dono di Matalobos.
DON SALLUSTIO
L'abito del conte! Non vi vergognate?
DON CESARE
Non proverò mai la vergogna di indossare un giustacuore ricamato, adorno di
passamanerie, che mi riscalda d'inverno e contribuisce, d'estate, alla mia eleganza!
Guardate, è nuovo di zecca. (Si sbottona il mantello quanto basta per fargli scorgere uno
splendido giustacuore di raso rosa ricamato d'oro) Le tasche sono piene di missive galanti
indirizzate al conte da centinaia di donne. Spesso, povero, innamorato, senza nulla in cui
affondare i denti, avvisto lo spiraglio infuocato di una cucina che manda fino al mio naso
l'effluvio dei suoi cibi. Mi siedo là vicino e comincio a leggere i bigliettini del conte e così,
ingannando lo stomaco e il cuore, assaporo l'odore del banchetto insieme all'ombra
dell'amore!
18
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO
Don Cesare...
DON CESARE
Per favore, cugino, basta con i rimproveri! Sono un gran signore, lo riconosco, e del vostro
stesso casato: sono Cesare, conte di Garofa. Ma il destino ha voluto che la follia mi tenesse
a battesimo! Ero ricco, possedevo terre e castelli: potevo permettermi il lusso di mantenere
delle amanti. Bah! Non avevo ancora compiuto vent'anni e mi ero già mangiato tutto! Non
mi restava di quel cospicuo benessere, vero o presunto, che una folla di creditori urlanti
dietro i miei passi! Così sono fuggito e ho cambiato nome. Adesso sono soltanto un allegro
scapestrato, Zafari, che nessuno - tranne voi - è in grado di riconoscere. Caro signore, io
non vedo nemmeno l'ombra del vostro denaro, e ne faccio a meno. Di sera appoggio la
fronte sul marciapiedi, davanti all'antico palazzo dei conti di Tevé - è là che da nove anni
passo le mie notti- e dormo col cielo azzurro che splende sul mio capo! Sono felice così.
Credetemi, è bellissimo! Tutti mi credono nelle Indie, al diavolo, morto e sepolto. La
fontana vicina zampilla, io bevo quell'acqua e poi cammino in lungo e in largo con
atteggiamento spavaldo. Il mio palazzo, dove sperperai tutte le mie fortune, ora
appartiene al nunzio Espinola. Benissimo. Quando, per caso, finisco in quei paraggi do
qualche consiglio ai carpentieri del nunzio che scolpiscono sul portone l'effigie di Bacco. E
adesso, mi prestate dieci scudi?
DON SALLUSTIO
Ascoltate...
DON CESARE (incrociando le braccia)
Fatemi vedere il vostro stile!
DON SALLUSTIO
19
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Vi ho chiamato qui, per rendervi un favore. Cesare, io non ho figli, sono ricco e tanto più
vecchio di voi e assisto con orrore alla vostra caduta in un abisso senza scampo: vorrei
aiutarvi. Fate il gradasso, ma siete disperato. Pagherò i vostri debiti, vi restituirò i palazzi
di un tempo, vi farò riammettere a corte e vi prometto che sarete di nuovo l'idolo dei cuori
femminili. Voglio che Zafari muoia e che Cesare rinasca. Dovete attingere liberamente alla
mia cassaforte, senza timore, a piene mani, senza preoccuparvi dell'avvenire. Se si hanno
dei parenti, è nostro dovere soccorrerli, Cesare, e mostrarci pietosi coi nostri cari...
Durante il monologo di Don Sallustio, il volto di Cesare, dapprima stupefatto, assume via via
un'espressione radiosa di completa fiducia. Alla fine sbotta.
DON CESARE
Non vi sono mai mancate le risorse dello spirito, quello che dite è particolarmente
significativo. Continuate.
DON SALLUSTIO
Cesare, pongo una sola condizione. Mi spiego subito. Ma prendete la mia borsa, prima.
DON CESARE (accettando la borsa, che è piena d'oro)
Oh, splendido!
DON SALLUSTIO
Vi darò cinquecento ducati...
DON CESARE (stupito)
Marchese!
20
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO (proseguendo)
A partire da oggi.
DON CESARE
Per Dio, disponete di me. Per quanto riguarda le condizioni, ordinate. Fidatevi della
parola di un prode: la mia spada è la vostra. Sono il vostro schiavo e, se vorrete, mi
scontrerò in campo aperto con Don Spavento, il capitano dell'inferno.
DON SALLUSTIO
Mi dispiace, Don Cesare, ma non posso accettare, per un motivo più che valido, la vostra
spada.
DON CESARE
Cosa posso offrirvi? Non ho altro.
DON SALLUSTIO (avvicinandosi a lui, sottovoce)
Voi conoscete - in questo caso è una fortuna - tutta la feccia di Madrid?
DON CESARE
Mi fate onore.
DON SALLUSTIO
Ve ne trascinate dietro un'eletta schiera: in caso di bisogno, potreste suscitare una
sommossa. Lo so bene. Forse potrà servire
DON CESARE (scoppiando a ridere)
21
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Sul mio onore! Sembra che stiate progettando un melodramma. Al mio genio quale ruolo
compete nella trama? Sarà il libretto o la musica? Ordinate. I tumulti sono la mia
specialità.
DON SALLUSTIO (severamente)
Sto parlando a Don Cesare, non a Zafari. (Abbassando ancor più la voce) Ascolta. Ho bisogno,
per un risultato sconvolgente, di qualcuno che lavori al mio fianco nell'ombra, e mi aiuti a
fabbricare un avvenimento di grande importanza. Non sono crudele, ma in certi momenti
la delicatezza deve abbandonare ogni pudore, rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro.
Sarai ricco, ma devi aiutarmi di nascosto a piazzare, come fanno gli uccellatori di notte,
una rete sotto uno specchietto luccicante, una trappola per le allodole o meglio per le
fanciulle. Devo ricorrere a un piano ingegnoso e terribile - guarda che ti ritengo un uomo
senza scrupoli - per vendicarmi!
DON CESARE
Vendicarvi?
DON SALLUSTIO
Sì.
DON CESARE
Di chi?
DON SALLUSTIO
Di una donna.
DON CESARE (si erge in tutta la sua statura e squadra Don Sallustio con fierezza)
22
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Non voglio sentire nient'altro! Alto là! Sulla mia fede, cugino, ascoltate adesso il mio
codice d'onore. Chi con la viltà e l'inganno si vendica... chi ha il diritto di portare la spada
perché è nobile e concepisce, uomo, un intrigo che ha per vittima una donna, chi è nato
gentiluomo e agisce come uno sbirro, quello - fosse pure accompagnato dal clangore di
cento trombe, fosse pure cosparso di decorazioni e medaglie, marchese o visconte o figlio
di una schiatta d'eroi - per me non è altro che un vile infame e sinistro che vedrei
volentieri, in ricompensa del suo operato, inchiodato alla forca della città!
DON SALLUSTIO
Cesare!
DON CESARE
Non parlate più, è un oltraggio ascoltarvi! (Getta la borsa ai piedi di Don Sallustio) Tenetevi il
vostro segreto e il vostro denaro. Oh! Capisco che si rubi, si uccida, si saccheggi, che nella
notte più cupa si assalga una fortezza con l'ascia in pugno e cento filibustieri armati; che si
sgozzino staffieri, guardiani, carcerieri; che tutti noi, banditi dalla società, ci precipitiamo
urlando al massacro, occhio per occhio, dente per dente, uomini contro uomini! Ma
distruggere una donna con la dolcezza! Scavarle una trappola sotto i piedi, e ingannarla
confidando nella fermezza del suo carattere! Prendere quel povero uccellino nella pania!
Oh! Piuttosto di disonorarmi fino a questo punto, piuttosto di ridiventare ricco e
rispettabile a questo prezzo - lo affermo qui, davanti a Dio, che vede la mia anima preferirei, per evitare una simile infamia, pur di non essere odioso e vile, miserabile e
perverso, che un cane mi rosicchiasse il cranio ai piedi della gogna!
DON SALLUSTIO
Cugino...
DON CESARE
Non rimpiango i vostri benefici finché troverò, nell'assoluta libertà della mia vita, l'acqua
nelle fonti e l'aria pura nei campi, un ladro in città che mi offra una veste per l'inverno,
23
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
nella mia anima l'oblio delle ricchezze di un tempo e davanti ai vostri palazzi, signore,
quei portoni massicci che, a mezzogiorno, mi concedono, senza timore di svegliarmi, di
assopirmi col capo all'ombra e i piedi al sole! Addio! Tra noi due, Dio sa distinguere il
giusto. Coi cortigiani, coi vostri pari, Don Sallustio, io vi lascio per restare qui, tra i
furfanti. Io vivo coi lupi, non coi serpenti.
DON SALLUSTIO
Un momento...
DON CESARE
Vogliamo concludere l'incontro? Se volete farmi arrestare, procedete!
DON SALLUSTIO
Andiamo, Cesare, vi credevo irrecuperabile. Avete brillantemente superato la prova: sono
soddisfatto. Datemi la mano.
DON CESARE
Come?
DON SALLUSTIO
Ho voluto scherzare. Ogni parola è stata pronunciata per mettervi alla prova. Credetemi.
DON CESARE
Mi fate sognare, mentre sono qui, davanti a voi? La donna, il complotto, la vendetta...
DON SALLUSTIO
24
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Illusione! Fantasia! Inganno dei sensi!
DON CESARE
Alla buon'ora! Anche l'offerta di pagarmi i debiti era una visione? E quei cinquecento
ducati? Un'allucinazione?
DON SALLUSTIO
Ve li porto subito. (Si dirige alla porta di fondo e fa cenno a Ruy Blas di rientrare)
DON CESARE (tra sé, al proscenio, guardando in tralice Don Sallustio)
Hum! Che faccia da traditore! Quando la bocca dice di sì, gli occhi dicono forse.
DON SALLUSTIO (a Ruy Blas)
Resta qui, Ruy Blas. (A Don Cesare) Torno subito.
Esce dalla porticina di sinistra. Subito dopo, Ruy Blas e Don Cesare muovono l'uno verso l'altro.
Scena terza
Don Cesare, Ruy Blas.
DON CESARE
In fede mia, non m'ingannavo. Ruy Blas, sei proprio tu!
25
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS
E tu sei, Zafari! Cosa fai qui, a palazzo?
DON CESARE
Sono di passaggio. Adesso vado via. Sono come un uccello e amo gli ampi spazi. Ma
dimmi di te... Cos'è questa livrea? Un travestimento?
RUY BLAS (con amarezza)
No, sono travestito solo quando cambio d'abito.
DON CESARE
Che dici?
RUY BLAS
Dammi la mano, voglio stringerla come in quel tempo felice di gioia e povertà quando
vivevo senza fissa dimora, di giorno avevo fame, di notte avevo freddo, quando ero libero!
Quando ci siamo conosciuti, ero ancora un uomo. Entrambi figli del popolo - ahimè, era
l'aurora! - ci somigliavamo al punto che ci scambiavano per fratelli... cantavamo insieme
dalle prime luci dell'alba e, la sera, in presenza di Dio, il Padre che ci dava ospitalità,
dormivamo l'uno accanto all'altro sotto il cielo trapunto di stelle. Sì, abbiamo condiviso
tutto. Fino al momento che è scoccata quell'ora tristissima in cui ognuno ha preso la sua
strada. Adesso ti ritrovo, dopo quattro anni, sei sempre lo stesso, felice come un bimbo,
libero come uno zingaro, sempre lo stesso Zafari, ricco nella sua povertà, che nulla ha mai
avuto e niente ha mai voluto! Guarda me, invece: quanto sono cambiato! Fratello, cosa
posso dirti? Orfano, accolto per pietà in un collegio dove si apprendono la scienza e
l'orgoglio, il triste favore della sorte non ha fatto di me un operaio ma un malinconico
sognatore! Tu lo sai, perché mi hai conosciuto allora. Scagliavo pensieri e aspirazioni al
cielo in rime insensate. Al tuo riso beffardo opponevo cento, mille ragioni. Non so quale
26
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
ambizione mi divorava, mi dominava! A che scopo lavorare? Mi rivolgevo a una meta
invisibile credendo che mi fosse possibile ottenere tutto ciò che volevo. Mi aspettavo tutto
dal destino! Io appartengo a quella razza che trascorre oziosa le giornate, in preda al
delirio, davanti ai palazzi che rigurgitano di immense ricchezze, che passa il tempo a
veder entrare e uscire le nobildonne! Così, quando sul marciapiedi mi dibattevo tra i morsi
della fame, ho dovuto raccogliere il pane nel solo luogo in cui potevo trovarlo:
nell'ignominia e nell'inerzia! Oh! Quando avevo vent'anni, credevo di essere un genio e mi
perdevo per le strade marciando a piedi nudi e meditando nel cuore il destino dell'uomo.
Avevo tracciato piani minuziosi in ogni direzione: una montagna di progetti!
Commiseravo la sorte infelice della Spagna e credevo, povero illuso, di essere la futura
speranza del mondo... Amico, guarda il risultato: un lacchè!
DON CESARE
Lo so, la fame è una porta bassissima e, quando la necessità ci costringe a varcarla, il più
alto è colui che deve chinarsi fino a terra. Confida nell'eterno flusso e riflusso della sorte.
Spera.
RUY BLAS (scuotendo il capo)
Servo il marchese di Finlas.
DON CESARE
Lo conosco bene. Vivi qui, a palazzo?
RUY BLAS
No, prima di stamani... Finora non avevo mai varcato questa soglia.
DON CESARE
Davvero? Eppure il tuo padrone, per grado e condizione, è obbligato a risiedervi.
27
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS
Sì, perché è continuamente richiesto a corte. Ma possiede anche un'altra dimora, ignota,
dove non si è mai fatto vedere alla luce del giorno. È una palazzina discreta, a cento passi
da Palazzo Reale. Là abito io. Attraverso una porta segreta di cui lui solo possiede la
chiave, talvolta di notte il marchese arriva, seguito da alcuni uomini. Portano tutti la
maschera, parlano a bassa voce, si chiudono dentro, non si sa cosa vengano a fare. Io
condivido l'alloggio con due negri. Sono muti e stanno ai miei ordini. Non conoscono il
mio nome.
DON CESARE
Sì, in quel luogo, come capo della polizia, riceve le spie, tende le sue orribili trappole. È un
uomo pericoloso che tiene ogni situazione sotto controllo.
RUY BLAS
Ieri mi ha detto: "Domani devi essere a palazzo, prima dell'alba. Entra dal cancello dorato".
Appena giunto, mi ha fatto indossare la livrea: questa divisa odiosa in cui mi vedi, la
indosso oggi per la prima volta.
DON CESARE (stringendogli la mano)
Spera!
RUY BLAS
Sperare! Non sai ancora nulla. Vivere sotto questi panni che mi sporcano, mi disonorano,
aver perduto l'orgoglio e la gioia, tutto questo è ben poco. Che importa essere degradato a
una cosa vile come uno schiavo! Ascoltami: fratello, io non sento il peso di questa infame
livrea, nel mio petto è sorta un'idra dai denti di fuoco che mi strazia il cuore, che mi
avvolge nelle sue spire. L'apparenza ti fa paura? Se potessi scrutarmi dentro, da parte a
parte!
28
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE
Cosa vuoi dire?
RUY BLAS
Inventa, immagina, costruisci delle ipotesi! Fruga nel tuo spirito. Cerca qualcosa di strano,
di folle, d'inaudito e di orribile. Una fatalità che atterra, che acceca! Metti insieme un
veleno disgustoso, scava un abisso più impenetrabile della follia, più cupo del delitto e
ancora non ti sarai avvicinato di un passo al mio segreto. Non indovini? Già, chi potrebbe
riuscirci? Zafari! Precipito lo sguardo nella voragine in cui mi trascina il destino! Amo la
regina!
DON CESARE
Cielo!
RUY BLAS
Sotto un baldacchino adorno del globo imperiale, ad Aranjuez o all'Escuriale e, a volte,
anche qui a palazzo, c'è un uomo, fratello mio, che si può ammirare inchinandoci riverenti,
che si nomina con terrore. Davanti a lui, come davanti a Dio, siamo tutti uguali. È un
uomo che guardiamo tremando, che serviamo in ginocchio, restare in sua presenza senza
scoprirsi il capo è l'onore più grande. È un uomo che, con un cenno, può far cadere le
nostre teste, che trasforma ogni capriccio della mente in un fatto, che vive in superba
solitudine, gravemente racchiuso nella profonda dignità del potere assoluto, un uomo che
fa sentire il suo peso su metà del globo. Ebbene io, il lacchè, sì io, mi ascolti?, sono geloso
di quell'uomo, sono geloso del re!
DON CESARE
Geloso del re!
29
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS
Sì, geloso del re, perché amo sua moglie.
DON CESARE
Infelice!
RUY BLAS
Ascolta. La aspetto tutti i giorni al passaggio. Sono come pazzo! La vita di quella povera
donna è solo una fitta trama di sofferenze! Ci penso ogni notte. Vivere in una corte
d'invidie e d'inganni, sposata a un sovrano che passa il tempo andando a caccia! Imbecille!
Stupido! Vecchio a trent'anni! Incapace di regnare come è incapace di vivere! Una famiglia
che si disgrega! Il padre era tanto debole da non riuscire a tenere in mano un editto! E lei,
così giovane e bella, ha concesso la sua mano a Carlo II! Lei! Che pena! Sai che ogni sera si
reca dalle suore del Rosario e risale lungo la via Ortaleza? Non so come si sia impadronita
di me una simile follia. Giudica tu: le piace tanto un fiore azzurro che viene dalla
Germania... Ogni sera io mi metto in cammino e vado fino a Caramanchel, a una lega da
qui, per cogliere quei fiori. Li ho cercati ovunque ma, altrove, non li ho mai trovati. Scelgo
i più belli, ne faccio un mazzo... - Oh, ma cosa ti dico, che stupidaggini! - e a mezzanotte
m'insinuo come un ladro nei giardini del palazzo e depongo i fiori sulla panchina che lei
predilige. Ieri, addirittura, ho avuto l'audacia di aggiungere ai fiori - compiangimi, fratello
- una lettera! Di notte, per giungere a quella panchina, occorre valicare le mura del parco e
superare, in cima, quelle aguzze punte di ferro che sbarrano l'accesso. So che un giorno mi
strapperanno le viscere, che ci lascerò sopra la mia carne. Ha trovato i miei fiori, ha visto la
mia lettera? Lo ignoro. Come vedi, fratello, sono caduto in preda alla follia.
DON CESARE
Diamine! È un'impresa rischiosa. Sta in guardia. Il conte d'Oñate l'ama anche lui e non la
perde di vista un istante nella sua qualità di capo del cerimoniale... e di innamorato. Caro
fratello, una notte qualche sgherro, qualche custode meno appassionato di te, potrebbe
sistemarti con un colpo d'archibugio prima che i tuoi fiori trovino il tempo d'appassire.
Che idea, amare la regina! Perché? Come hai fatto?
30
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (con passione)
Credi che lo sappia? Che il diavolo si porti via la mia anima! Gliela cederei volentieri pur
di essere uno di quei giovani gentiluomini che adesso, dalla finestra, vedo come un
affronto vivente fare il loro ingresso con la piuma sul cappello e l'orgoglio sulla fronte! Sì,
sono pronto alla dannazione eterna pur di liberarmi dalle catene, e potere come loro
avvicinarmi alla regina in un abito meno vergognoso di questa livrea! O rabbia impotente!
Essere tanto vicino a lei, davanti a loro! In livrea! Un lacchè! Essere, per lei, nient'altro che
un lacchè! Mio Dio, abbi pietà di me! (Avvicinandosi a Don Cesare) Ora ricordo. Mi chiedevi
perché io l'amo, e da quando? Un giorno... Ma a cosa serve? È vero, hai sempre avuto
l'ansia di sapere! Di torturare fino all'agonia con migliaia di domande! Ma cosa chiedi?
Come, quando, perché? Il mio sangue bolle! L'amo alla follia, l'amo e non so altro!
DON CESARE
Non andare in collera.
RUY BLAS (ricadendo pallido e esangue su una poltrona)
No. Soffro troppo. Scusami. O meglio, vattene. Evitami, fratello. Abbandona questo
povero pazzo che nasconde con terrore sotto la livrea di un servo le passioni di un re!
DON CESARE (posandogli una mano sulla spalla)
Evitarti! Io che non ho mai sofferto, che non ho mai amato... Io, una campana vuota che
non può suonare; io, un accattone che mendica ovunque l'amore e a cui, di tanto in tanto,
il destino getta un soldo; io, un cuore spento da cui l'anima è rifuggita; io, il manifesto
stracciato dello spettacolo della sera prima; io, per quell'amore che colma i tuoi occhi,
fratello, ti invidio e insieme ti compiango! Ruy Blas!
Una pausa. Si stringono la mano e si guardano con immensa tristezza tradendo un'incrollabile
fiducia reciproca. Entra Don Sallustio, avanzando lentamente senza staccare gli occhi dal gruppo
31
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
formato da Ruy Blas e Don Cesare che non notano la sua presenza. In una mano tiene il cappello e
una spada che appoggia su una poltrona, con l'altra regge una borsa che depone sul tavolo.
DON SALLUSTIO (a Don Cesare)
Ecco il denaro.
Sentendo la voce di Don Sallustio, Ruy Blas si alza come se fosse stato svegliato di soprassalto e
rimane in piedi, con gli occhi bassi, in un atteggiamento di profondo rispetto.
DON CESARE (tra sé, guardando in tralice Don Sallustio)
Hum! Che il diavolo mi porti! Questo essere ignobile ha sentito tutto. Bah! Cosa importa,
ormai! (Ad alta voce, a Don Sallustio) Grazie, Don Sallustio.
Apre la borsa, la rovescia sul tavolo. Prende in mano le monete, le soppesa, le suddivide in tante pile
sul tappeto di velluto. Mentre è occupato a contarle, Don Sallustio retrocede sul fondo badando a
non farsi scorgere da Don Cesare e apre la porticina di destra. A un segno convenuto, ne escono tre
sbirri vestiti di nero, con la spada in pugno. Don Sallustio si limita a indicar loro Don Cesare. Ruy
Blas è accanto al tavolo, in piedi, immobile come una statua, trasognato, incapace di vedere e di
udire.
DON SALLUSTIO (a bassa voce, agli sbirri)
Non appena sarà uscito, seguite l'uomo che sta contando il denaro. Impadronitevi di lui,
senza far rumore. Non voglio violenza. Dovete imbarcarlo, per la via più breve, a Denia.
(Consegna loro una pergamena sigillata) Ecco l'ordine, scritto di mia mano. Non date retta ai
suoi lamenti e alle sue follie, in mare aperto vendetelo ai corsari africani. Qui ci sono mille
piastre per voi. Agite subito!
Gli sbirri s'inchinano ed escono.
32
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (terminando di riordinare il denaro)
Non c'è niente che sia tanto piacevole e divertente come giocare con degli scudi che ci
appartengono. (Divide i ducati in due parti uguali e si rivolge a Ruy Blas) Ecco la tua parte,
fratello.
RUY BLAS
Come!
DON CESARE (mostrandogli una delle due pile d'oro)
Prendili! Vieni! Adesso sei libero!
DON SALLUSTIO (osservandoli, tra sé)
Diavolo!
RUY BLAS (scuotendo il capo in segno di diniego)
No. Quello che ha bisogno di libertà è il cuore. No, il mio destino è qui. E qui devo restare.
DON CESARE
Va bene. Fai a modo tuo. Sei folle? E io sono in me? Solo Dio può saperlo. (Raccoglie il
denaro, lo getta nella borsa e se la nasconde addosso)
DON SALLUSTIO (sul fondo, tra sé, non perdendoli di vista)
Hanno più o meno lo stesso aspetto, lo stesso volto...
33
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (a Ruy Blas)
Addio.
RUY BLAS
Dammi la mano!
Si stringono la mano. Don Cesare esce senza scorgere Don Sallustio che resta in disparte.
Scena quarta
Ruy Blas, Don Sallustio.
DON SALLUSTIO
Ruy Blas!
RUY BLAS (voltandosi bruscamente)
Monsignore?
DON SALLUSTIO
Stamani, quando sei arrivato, non ricordo bene, era già l'alba?
RUY BLAS
34
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Non ancora, Eccellenza. Ho consegnato in silenzio il vostro lasciapassare al portiere e sono
salito.
DON SALLUSTIO
Portavi il mantello?
RUY BLAS
Sì, monsignore.
DON SALLUSTIO
Nessuno, allora, a palazzo, ti ha visto indossare questa livrea?
RUY BLAS
Nessuno in tutta Madrid.
DON SALLUSTIO (indicando la porta da cui è uscito Don Cesare)
Benissimo. Va a chiudere quella porta e cambiati d'abito.
Ruy Blas si sbottona la giacca e la getta su una poltrona.
Hai una bella calligrafia, non è vero? Scrivi. (Fa cenno a Ruy Blas di sedersi al tavolo dove c'è
l'occorrente per scrivere. Ruy Blas obbedisce) Oggi mi farai da segretario. Per prima cosa una
missiva galante - non voglio nasconderti nulla - per la regina del mio cuore, Donna
Praxedis, un demonio che a me sembra sceso dal paradiso. Sei pronto? Adesso dètto: "Un
pericolo terribile mi sovrasta. Solo la mia regina può scongiurare la tempesta recandosi da
me, stasera, a casa mia. Altrimenti, è la fine. La mia vita, la mia ragione, il mio cuore li
depongo ai piedi di colei che adoro". (Ride e s'interrompe) Un pericolo! Effettivamente
35
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
l'espressione è indovinata, per attirarla a casa mia. Lo so per esperienza: le donne vogliono
sempre salvare chi è la causa della loro rovina. Aggiungi: "Dalla porta in fondo al viale,
entrerete di notte senza essere riconosciuta. Un servo fedele vi aprirà". Sul mio onore, è
perfetto. Ah! Firma.
RUY BLAS
Col vostro nome, monsignore?
DON SALLUSTIO
No. Col nome "Cesare". È quello che assumo nei convegni d'amore.
RUY BLAS (dopo aver eseguito)
Ma la dama non riconoscerà la calligrafia?
DON SALLUSTIO
Bah! Il sigillo basterà. Opero sempre così, in questi casi. Ruy Blas, stasera parto, ti lascio
qui. Ho concepito dei progetti su di te, come un amico sincero. Il tuo stato attuale
cambierà, ma dovrai eseguire i miei ordini alla lettera. Dato che in te ho trovato un
collaboratore discreto, fedele, riservato...
RUY BLAS (inchinandosi)
Monsignore!
DON SALLUSTIO (proseguendo)
Voglio contribuire alla tua fortuna.
36
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (mostrando il biglietto appena scritto)
Dove bisogna indirizzare la lettera?
DON SALLUSTIO
Me ne incarico io. (Avvicinandosi al giovane con aria significativa) Voglio il tuo bene. (Pausa.
Fa cenno a Ruy Blas di sedere di nuovo al tavolo) Scrivi: "Io, Ruy Blas, lacchè di monsignore, il
marchese di Finlas, in ogni occasione, sia privata che pubblica, m'impegno a servirlo
fedelmente".
Ruy Blas esegue.
Firma col tuo nome. Poi la data. Bene. Da' qua. (Piega e ripone nel portafogli la lettera e il foglio
che Ruy Blas ha scritto) Mi hanno portato una spada. Ah, eccola! È su quella poltrona.
(Indica la poltrona su cui ha deposto spada e cappello. Si avvicina e impugna la spada) La fascia è
di seta, dipinta e ricamata all'ultima moda. (Gli fa ammirare la morbidezza del tessuto) Tocca.
Che ne dici, Ruy Blas, di questo fiore? L'elsa è di Gil, il famoso cesellatore, quello che, con
grande soddisfazione delle belle donne, riesce a ricavare nel pomo della spada lo spazio
per una scatola di pastiglie! (Infila al collo di Ruy Blas la fascia cui è attaccata la spada) Mettila.
Voglio vedere come ti sta. Ma certo, sembri un perfetto gentiluomo! (Ascoltando) Viene
gente. Si avvicina l'ora in cui passa la regina. Il marchese del Basto!
La porta di fondo prospiciente alla galleria si apre. Don Sallustio si slaccia il mantello e lo getta
addosso a Ruy Blas proprio nel momento in cui il marchese del Basto fa la sua apparizione. Poi si
avvicina al marchese trascinando con sé lo stupefatto Ruy Blas.
Scena quinta
37
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Don Sallustio, Ruy Blas, Don Panfilo d'Avalos marchese del Basto. Poi il marchese di Santa-Cruz,
Il conte d'Alba e tutta la corte.
DON SALLUSTIO (al marchese del Basto)
Marchese, permettete che presenti a Vostra Grazia mio cugino Don Cesare, conte di
Garofa, presso Velalcazar.
RUY BLAS (tra sé)
Cielo!
DON SALLUSTIO (a bassa voce, a Ruy Blas)
Taci!
MARCHESE DEL BASTO (salutando Ruy Blas)
Signore... felicissimo... (Gli tende la mano che Ruy Blas stringe con imbarazzo)
DON SALLUSTIO (a bassa voce, a Ruy Blas)
Adeguati, rispondi al saluto! (Ruy Blas saluta il marchese)
MARCHESE DEL BASTO (a Ruy Blas)
Amavo molto la vostra signora madre. (A bassa voce, a Don Sallustio, indicandogli Ruy Blas)
Com'è cambiato! Quasi non lo riconoscevo!
DON SALLUSTIO (a bassa voce, al marchese)
Ha lasciato la corte dieci anni fa!
38
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
MARCHESE DEL BASTO (come sopra)
Infatti!
DON SALLUSTIO (battendo sulla spalla di Ruy Blas)
Eccolo di ritorno! Vi ricordate, marchese? Era un vero figliuol prodigo che sperperava
ovunque il denaro senza ritegno! Ogni sera al vivaio d'Apollo c'erano danze, feste
sontuose e cento musicisti che sorgevano e scomparivano tra le acque! Continuamente si
succedevano balli, concerti, maschere, ludi amorosi che abbagliavano tutta Madrid di
visioni rapide e fugaci! In tre anni si è rovinato! Era un libertino scatenato e, adesso, torna
dalle Indie su un galeone.
RUY BLAS (imbarazzato)
Signore...
DON SALLUSTIO (allegramente)
Chiamatemi pure cugino, siamo parenti. I Bazan sono un casato di gentiluomini illustri. Il
nostro capostipite è Iniguez d'Iviza. Suo nipote Pedro di Bazan sposò Marianna di Gor. Da
lei ebbe un figlio, Giovanni, che fu generale sull'Oceano ai tempi di Sua Maestà Don
Filippo. Giovanni ebbe due figli, che hanno innestato due blasoni sul nostro vecchio
albero! Io, il marchese di Finlas, e voi, il conte di Garofa. Due titoli che si equivalgono. La
linea femminile, Cesare, assicura al nostro rango pari dignità. Voi siete Aragona e io
Portogallo. Il vostro ramo non è meno elevato del nostro. Io sono il frutto dell'uno e voi il
fiore dell'altro.
RUY BLAS (tra sé)
A cosa mira quest'uomo?
39
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Durante l'allocuzione di Don Sallustio, si è avvicinato a loro il marchese di Santa-Cruz Don
Alvaro di Bazan y Benavides, un vecchio dagli imponenti baffi bianchi e dalla grande parrucca.
MARCHESE DI SANTA-CRUZ (a Don Sallustio)
Vi spiegate benissimo. Se è vostro cugino, è anche il mio.
DON SALLUSTIO
È vero, abbiamo le stesse origini. Il signore di Santa-Cruz. (Presentandogli Ruy Blas) Don
Cesare.
MARCHESE DI SANTA-CRUZ
Immagino che non si tratti della stessa persona... che credevamo morta.
DON SALLUSTIO
Invece è la stessa.
MARCHESE DI SANTA-CRUZ
È tornato?
DON SALLUSTIO
Dalle Indie.
MARCHESE DI SANTA-CRUZ (esaminando Ruy Blas)
Effettivamente!
40
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO
Lo riconoscete?
MARCHESE DI SANTA-CRUZ
Perbacco! L'ho visto nascere!
DON SALLUSTIO (sottovoce, a Ruy Blas)
Il brav'uomo è cieco ma pretende di vederci benissimo. Ti ha riconosciuto per dimostrare
che la sua vista è perfetta.
MARCHESE DI SANTA-CRUZ (tendendo la mano a Ruy Blas)
Stringetemi la mano, cugino.
RUY BLAS (inchinandosi)
Signore...
MARCHESE DI SANTA-CRUZ (sottovoce, a Don Sallustio, mostrandogli Ruy Blas)
Mi congratulo del suo aspetto! (A Ruy Blas) Felice di rivedervi!
DON SALLUSTIO (a bassa voce, al marchese, prendendolo in disparte)
Pago io i suoi debiti. Dato il posto che occupate, potete essergli utile. Se ci fosse un
impiego vacante a corte, in questo momento, dal re o dalla regina...
MARCHESE DI SANTA-CRUZ (sottovoce)
È un giovane di merito! Ci penserò. Inoltre, è nostro parente.
41
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO (a bassa voce)
La vostra reputazione è nota, al consiglio di Castiglia. Ve lo raccomando. (Lascia il marchese
di Santa-Cruz e si avvicina ad altri gentiluomini, a cui presenta Ruy Blas. Tra loro si trova anche il
conte d'Alba, elegantemente vestito. Don Sallustio gli presenta Ruy Blas) Mio cugino, Cesare,
conte di Garofa, presso Velalcazar. (I signori si scambiano profondi inchini davanti a Ruy Blas
sempre più sorpreso. Don Sallustio, al conte di Ribagorza) Eravate presente, ieri, al balletto
d'Atalanta? Lindamira ha danzato con una levità stupefacente! (Ammirando il giustacuore
del conte d'Alba) È splendido, conte d'Alba!
CONTE D'ALBA
Ne avevo uno ancora più bello. Di raso rosa con nastri d'oro. Me l'ha rubato Matalobos.
UN USCIERE (sul fondo)
Avanza la regina. Mettetevi in fila, signori.
Si scostano i pesanti tendaggi della galleria a vetri. I gentiluomini si dispongono accanto alla porta.
Il cordone è formato dalle guardie reali. Ruy Blas, in preda all'ansia, fuori di sé, corre in proscenio
sperando di trovare rifugio. Don Sallustio lo segue.
DON SALLUSTIO (sottovoce, a Ruy Blas)
Non vorrai che proprio quando si eleva il tuo stato, ti venga meno lo spirito per
sostenerlo? Svegliati, Ruy Blas. Sto per lasciare Madrid. La palazzina presso il ponte dove
abiti - non voglio conservare nulla per me, tranne le chiavi segrete - da questo momento è
tua, Ruy Blas, e anche i servi muti sono tuoi. Riceverai presto altri ordini. Se eseguirai
fedelmente la mia volontà, sarò l'artefice della tua fortuna. Adesso continua la tua ascesa e
non temere: il momento è favorevole. La corte è un paese in cui ci si muove tra le tenebre.
Procedi con gli occhi bendati, vedrò io per te!
42
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Altre guardie si dispongono sul fondo.
USCIERE (ad alta voce)
La regina!
RUY BLAS (tra sé)
La regina! Ah!
La regina, splendidamente vestita, appare circondata dai paggi e dalle dame del seguito sotto un
baldacchino di velluto cremisi sorretto da quattro gentiluomini di camera, a capo scoperto. Ruy
Blas, smarrito, la guarda come se fosse progressivamente assorbito dall'intensità della sua presenza.
Tutti i Grandi di Spagna si mettono il cappello: il marchese del Basto, il conte d'Alba, il marchese di
Santa-Cruz. Don Sallustio corre rapidamente alla poltrona, afferra il cappello, lo porge a Ruy Blas e
glielo calca sul capo.
DON SALLUSTIO (a Ruy Blas)
Cosa ti prende? Hai le vertigini? (Ad alta voce) Copritevi, Don Cesare. Siete un Grande di
Spagna.
RUY BLAS (perduto, a bassa voce, a Don Sallustio)
Cosa mi ordinate, adesso, monsignore?
DON SALLUSTIO (mostrandogli la regina che attraversa lentamente la galleria)
Di piacere a quella donna e diventare il suo amante.
ATTO SECONDO
43
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA DI SPAGNA
Una sala attigua alla camera da letto della regina. A sinistra, una porticina che dà accesso alla sua
stanza. A destra, ad angolo acuto, un'altra porta che dà agli appartamenti esterni. Sul fondo, grandi
finestre spalancate. È il pomeriggio di una bella giornata estiva. Un tavolo massiccio. Poltrone. Ad
una parete, dentro una teca intarsiata, è visibile la statua di una santa. Alla base si legge "Santa
Maria Esclava". Dal lato opposto una statua della Vergine davanti a cui arde una lampada d'oro.
Accanto alla Vergine, un ritratto a figura intera del re Carlo II. Quando si alza il sipario, la regina Donna Maria di Neuburg - è in un angolo, seduta accanto a una donna giovane e bella. La regina è
in bianco, indossa un magnifico abito di stoffa con guarnizioni d'argento. Sta ricamando e, di tanto
in tanto, s'interrompe per discorrere. All'angolo opposto, su una seggiola a schienale, siede Donna
Juana de la Cueva, duchessa di Albuquerque, prima dama di compagnia, con un ricamo in mano. È
una vecchia rigida, vestita di nero. Vicino alla duchessa, a un tavolo, numerose governanti intente a
lavori femminili. Sul fondo Don Guritano, conte di Oñate, il maggiordomo: alto, magrissimo, dai
baffi grigi, sui cinquantacinque anni. Sembra un vecchio militare nonostante vesta con pomposa
eleganza e sia adorno di nastri persino sulle scarpe.
Scena prima
La Regina, la duchessa di Albuquerque, Don Guritano, Casilda, alcune governanti.
LA REGINA
Se n'è andato... eppure! Dovrei sentirmi a mio agio. Invece non è così! Il marchese di Finlas
mi fa paura. Quell'uomo mi odia.
44
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
CASILDA
Non è in esilio secondo i vostri desideri?
LA REGINA
Quell'uomo mi odia.
CASILDA
Vostra Maestà...
LA REGINA
È davvero strano, Casilda, ma quell'uomo, per me, è come un angelo malefico. L'altro
giorno - doveva partire l'indomani - si presentò come al solito per baciarmi la mano. Tutti i
Grandi di Spagna, perfettamente nei ranghi, avanzavano verso il trono e io porgevo loro la
mano. Ero triste, ma serena: i miei occhi correvano distratti, tra le tenebre della sala, a una
battaglia raffigurata su una tela appesa alla parete di fronte. Poi d'improvviso, abbassando
lo sguardo sul tavolo, scorsi avanzare furtivo quell'uomo terribile! Non appena lo vidi,
non fui più capace di concentrarmi su nient'altro: camminava lentamente, giocava col
fodero di un pugnale di cui intravedevo la lama. Era severo, il suo sguardo feroce mi
abbagliava e quando si curvò rapido, agile, quasi strisciando... mi sembrò di sentire sulla
mano l'impronta viscida di una serpe!
CASILDA
Adempiva a un dovere: noi non ottemperiamo ai nostri?
LA REGINA
Le sue labbra non sono come quelle degli altri. È stata l'ultima volta che l'ho visto. Ci ho
pensato spesso, in seguito. Ho molte altre preoccupazioni, ma diventano superflue quando
rifletto che l'inferno è in quell'anima! Davanti a quell'uomo, sono soltanto una donna. Di
45
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
notte, nei miei sogni, mi sembra di vagare e poi imbattermi in quel demone spaventoso
che mi bacia la mano. Vedo brillare quegli occhi da cui l'odio trapela come un veleno nero
e vischioso che s'insinua tra le vene, e tante volte sento giungere fino al cuore, che si
raggela a quel contatto, il suo freddo bacio che mi assale con brividi violenti! Tu cosa ne
pensi?
CASILDA
Lugubri fantasmi, signora.
LA REGINA
Effettivamente, ho delle preoccupazioni ben più gravi! (Tra sé) Oh! Devo nascondere il mio
tormento. (A Casilda) Dimmi, quei questuanti che non osavano avvicinarsi...
CASILDA (guardando dalla finestra)
Lo so, signora. Sono ancora giù, in piazza.
LA REGINA
Prendi! Gettagli la mia borsa.
Casilda prende la borsa e la getta dalla finestra.
CASILDA
Oh! signora, vi prego, voi che fate l'elemosina con tanto fervore, (indica alla regina Don
Guritano che, ritto immobile e silenzioso in fondo alla sala, continua a fissare la regina in
atteggiamento d'estatica adorazione) non concederete nulla al conte d'Oñate? Via, una parola
sola! È stato un valoroso, quell'armatura nasconde un cuore devoto! Tanto più tenero e
arrendevole quanto più è inflessibile il suo aspetto!
46
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA
È tanto noioso!
CASILDA
È vero, ma parlategli!
LA REGINA (rivolgendosi a Don Guritano)
Buongiorno, conte.
Don Guritano si avvicina con tre profondi inchini e, sospirando bacia la mano alla regina che gliela
concede con assoluta indifferenza. Poi ritorna al suo posto, accanto alla prima dama di compagnia.
DON GURITANO (ritirandosi, a Casilda, sottovoce)
La regina è affascinante, oggi!
CASILDA (guardandolo allontanarsi)
Povero airone! Non si discosta dall'acqua che lo tenta! Dopo un intero giorno d'attesa,
afferra a malapena un buongiorno, un buonasera, spesso una parola qualunque e se ne va
in estasi, assaporando quella magra preda.
LA REGINA (con un triste sorriso)
Taci!
CASILDA
47
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Gli basta vedervi per essere felice! Vedere la regina per lui significa: gioia! (Ammirando un
cofanetto posato sul tavolo) Che bellissimo scrigno!
LA REGINA
Ho qui la chiave.
CASILDA
Questo legno di palma è magnifico!
LA REGINA (dandole la chiave)
Aprilo, come vedi l'ho fatto riempire di reliquie: lo invierò a mio padre, a Neuburg, ne sarà
lieto! (Ricade nei suoi pensieri, poi d'improvviso si riscuote. Tra sé) Non voglio pensarci! Voglio
cancellare tutto ciò che mi turba. (A Casilda) Va a prendermi un libro in camera mia. Sono
pazza! Neanche un libro in tedesco! Tutto è scritto in spagnolo! Il re è a caccia, non c'è mai.
È orribile, la noia! In sei mesi avrò passato dodici giorni in sua compagnia.
CASILDA
Sposate un re: ecco la vita che vi attende!
La regina torna a immergersi nei suoi pensieri da cui si strappa con uno sforzo violento, doloroso.
LA REGINA
Voglio uscire!
A queste parole, pronunciate imperiosamente dalla regina, la duchessa di Albuquerque, finora
immobile e rigida sulla sua seggiola, solleva il capo di scatto, si alza in piedi e s'inchina alla regina.
48
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DUCHESSA (con voce secca e dura)
È necessario, perché la regina esca, che ogni porta venga aperta - questa è la regola - da un
Grande di Spagna che abbia diritto alla chiave. In questo momento, nessuno di loro si
trova a palazzo.
LA REGINA
Questo significa che sono prigioniera! Che si vuole la mia morte, duchessa!
DUCHESSA (inchinandosi nuovamente)
Adempio ai miei obblighi di prima dama di compagnia. (Si risiede)
LA REGINA (disperata, si prende la testa tra le mani, tra sé)
Torniamo a sognare! No! (Ad alta voce) Su, presto, venite qui tutte, preparate un tavolo!
Giochiamo a carte!
DUCHESSA (alle governanti)
Non muovetevi! (Si alza e s'inchina profondamente alla regina) In base alla consuetudine, Sua
Maestà può giocare solo con dei sovrani o dei membri di famiglie reali.
LA REGINA (in un impeto d'ira)
Allora, convocateli!
CASILDA (tra sé, guardando la duchessa)
Che donna impossibile!
49
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DUCHESSA (facendosi il segno della croce)
All'attuale monarca Dio non ha voluto concedere parenti stretti. La regina madre è morta.
Egli è solo, ormai.
LA REGINA
Allora, desidererei prendere qualcosa. Ho fame.
CASILDA
Oh, che divertimento!
LA REGINA
Sei mia ospite, Casilda.
CASILDA (tra sé, osservando la duchessa)
Oh, la vecchiaia venerabile!
DUCHESSA (inchinandosi)
In assenza del re, la regina pranza sempre sola. (Si risiede)
LA REGINA (al limite della sopportazione)
Stare qui dentro, totalmente priva di risorse. Cosa farò, mio Dio? Non posso uscire, giocare
e nemmeno mangiare liberamente! Da un anno sono regina e da un anno ho cominciato a
morire.
CASILDA (tra sé, guardandola con immensa pietà)
50
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Povera donna! Obbligata a resistere continuamente alle costrizioni che le impone la sciocca
etichetta di corte! Con una sola distrazione: vedere aggirarsi attorno alle rive di questo
stagno d'acqua morta (guardando Don Guritano, ritto immobile in fondo alla sala) un conte
decrepito che sogna di lei reggendosi a una zampa malferma!
LA REGINA (a Casilda)
Cosa si può fare? Cosa mi consigli?
CASILDA
Ho trovato! In assenza del re, il governo è nelle vostre mani: per distrarvi potreste
convocare i ministri!
LA REGINA (alzando le spalle)
Una rara distrazione! Dover ammirare otto volti impassibili che mi parlerebbero della
Francia e del suo vecchio re, di Roma, e del ritratto di monsignor l'arciduca che conducono
in processione a Burgos, tra i cavalieri, sotto un baldacchino d'oro sorretto da quattro
alcadi! Pensa a qualcosa di meglio.
CASILDA
Per debellare il vostro malumore, potrei sempre far salire un giovane scudiero... Che ne
dite?
LA REGINA
Casilda!
CASILDA
51
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Mi piacerebbe vedere finalmente un uomo. Signora, non ne posso più di mummie e di
scheletri! Credo che la vecchiaia sia un veleno che attacchi l'organismo attraverso gli occhi
e che, presto, saremo vecchie guardando continuamente dei vecchi!
LA REGINA
Ridi pure, sciocchina! Viene tanto presto il momento che il cuore cede: si perde il sonno e
si smarrisce la nozione di felicità. (Pensierosa) La mia sola gioia è quell'angolo remoto del
giardino dove mi concedono di sostare, sola.
CASILDA
Oh, che preziosa felicità, che luogo incantevole! Dietro ad ogni anfratto è in agguato una
spia. E la vista è sbarrata dalle mura, più alte degli alberi.
LA REGINA
Vorrei uscire, una volta!
CASILDA (sottovoce)
Uscire! Ascoltatemi, signora. Ssst! Non facciamoci sentire! Tutti i carceri cupi e tenebrosi
come questo permettono di cercare e di scovare, nell'ombra, quel gioiello sfavillante che si
chiama fuga! Io lo possiedo! Quando volete, a dispetto di chi vi opprime, vi condurrò
fuori, di notte, e insieme percorreremo la città.
LA REGINA
Cosa dici! Non è possibile! Taci!
CASILDA
È facilissimo!
52
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA
Silenzio! (Si allontana da Casilda e torna a sognare ad occhi aperti) Perché proprio io, che tremo
alla vista dei Grandi di Spagna, non sono rimasta là, in Germania, presso i miei cari?
Correvamo tanto, io e mia sorella, tra l'erba alta! E quando, per la strada, incontravamo i
contadini che trasportavano le fascine, ci fermavamo a chiacchierare. Tutto era bello,
allora. Ma una sera, purtroppo, arrivò un uomo, chiuso nel suo abito nero. Io tenevo per
mano mia sorella, la mia dolce, la mia sola compagna. Mi disse: "Signora, state per
diventare regina di Spagna". Mio padre scoppiava di gioia, mia madre era in lacrime. Ora
piangono entrambi. In segreto farò pervenire a mio padre questo scrigno: ne sarà felice.
Tutto, accanto a me, tradisce la disperazione. Anche gli uccellini che venivano dalla
Germania sono morti.
Casilda mima il gesto di torcere il collo agli uccelli guardando con astio la duchessa.
E inoltre mi impediscono di avere i fiori del mio paese. Nessuna parola d'amore sfiora le
mie orecchie. Oggi sono regina, ma un tempo ero libera! Hai ragione, il parco di sera è
l'immagine della tristezza e le mura sono così alte da sbarrare l'accesso alla vista. La noia è
qualcosa d'atroce. (Si sente un canto in lontananza) Cos'è?
CASILDA
Sono le lavandaie che cantano andando alla brughiera.
Il canto si avvicina, si distinguono le parole. La regina ascolta avidamente.
VOCI IN LONTANANZA
Perché ascolti gli uccelli
nel folto del bosco?
53
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Il suono più armonioso
vibra nella tua voce.
Che Dio sveli o cancelli
gli astri di tutti i cieli,
la stella più splendente
è la luce nei tuoi occhi.
Che aprile rinnovi
i fiori del giardino!
Il fiore più seducente
ha radici nel tuo cuore.
Quell'uccello di fiamma,
quell'astro infuocato,
quel fiore dello spirito
si chiama Amore!
Le voci svaniscono e muoiono.
LA REGINA (assorta)
L'amore! Quelle donne sono felici. Le loro voci, quel canto mi fanno tanto male e tanto
bene.
54
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DUCHESSA (alle governanti)
Cacciatele via, lontano! Il canto di quelle femmine sguaiate disturba Sua Maestà!
LA REGINA (di scatto)
Perché? Si sentono appena. Povere donne! Voglio che siano lasciate in pace, duchessa. (A
Casilda, indicando una finestra sul fondo) Da questa parte, il bosco è meno folto, da qui si
gode la vista dell'aperta campagna, forse le vedremo passare! (Si dirige alla finestra con
Casilda)
DUCHESSA (alzandosi e sprofondandosi in un inchino)
Una sovrana di Spagna non guarda dalla finestra.
LA REGINA (si ferma d'improvviso e torna indietro)
Addio! Il sole morente che riempie le valli al tramonto, la polvere d'oro del crepuscolo che
cade lieve sui sentieri, i canti che svaniscono lontano, e che ognuno ascolta, per me non
esistono più! Mi sono congedata dal mondo. Non posso ammirare la natura voluta da Dio!
Non posso nemmeno assistere alla libertà degli altri!
DUCHESSA (facendo cenno alle dame di uscire)
Uscite! Oggi è il giorno dei Santi Apostoli.
Casilda si appresta a uscire. La regina la trattiene.
LA REGINA
Anche tu mi lasci?
55
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
CASILDA (indicando la duchessa)
Signora, ci hanno ordinato di uscire.
DUCHESSA (salutando la regina con un profondo inchino)
Dobbiamo lasciare la regina alle sue devozioni.
Escono tutte, dopo essersi prostrate fino a terra.
Scena seconda
La Regina, sola.
LA REGINA
Alle sue devozioni! Sarebbe meglio dire alle sue ossessioni! Come posso combatterle? Sono
sola, tutti mi fuggono. Sono un misero spirito che si aggira nell'oscurità, senza una fiaccola
che gli rischiari la strada! (Sognando) Ah, l'impronta insanguinata di quella mano sul muro!
Si è ferito? Dio mio! Ha voluto correre il rischio... Perché ha voluto varcare quel muro
inaccessibile? Per offrirmi i fiori che qui non posso avere, solo per questo, per così poco, ha
affrontato un simile pericolo! Quelle orribili punte di ferro l'hanno straziato, l'hanno ferito.
Ho visto un brandello di stoffa pendere, in alto. Una goccia di quel sangue sparso per me
mi compensa di tutte le lacrime che ho versato. (In preda a un'evocazione fantastica) Ogni
volta che, su quella panchina, mi metto a cercare i suoi fiori, prometto a quel Dio che
ormai m'ha abbandonata di non tornare più. E torno sempre, sempre. Cosa gli è accaduto?
Da tre giorni, ormai, m'ha lasciata. È ferito! Chiunque tu sia, povero giovane sconosciuto
che, sapendomi sola, lontana da tutto ciò che amo, senza chiedermi nulla, senza sperare in
nulla, vieni a me senza pensare ai pericoli cui ti esponi; tu che versi il tuo sangue, e
disprezzi la vita per donare un fiore alla regina di Spagna... chiunque tu sia, amico, la tua
ombra mi accompagna. Il mio cuore è soggetto a una legge inflessibile, ma posso almeno
56
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
augurarti di non perdere l'amore di tua madre e di accogliere la mia benedizione! (Si sfiora
le vesti, con una mano, all'altezza del cuore) La sua lettera mi brucia! (Ricade nelle sue
meditazioni) E l'altro uomo, l'implacabile Don Sallustio! Mi sembra che il destino mi
protegga e, insieme, mi condanni. Mi segue un angelo e mi perseguita uno spettro: io non
li vedo ma, nella mia scura notte, sento che si agitano, per condurmi a una rivelazione
sorprendente e inaudita, un uomo che mi odia accanto a un uomo che mi ama. Chi mi
protegge mi salverà dalla furia dell'altro? Non lo so. Ahimè! La mia sorte oscilla, squassata
da venti contrari: che cosa debole e fragile è una regina! Voglio pregare. (S'inginocchia
davanti all'immagine della Vergine) Soccorrimi tu, io non oso alzare gli occhi fino a te!
(S'interrompe) Mio Dio, la stoffa lacerata, il fiore, la lettera ardono più del fuoco! (Si fruga in
petto ed estrae una lettera spiegazzata, un mazzolino di fiori azzurri rinsecchiti e un pezzo di stoffa
macchiata di sangue. Li getta sul tavolo e ricade, subito, in ginocchio) Vergine, stella dei
naviganti! Vergine, speranza del martire! Aiutami! (Interrompendosi) Quella lettera!
(Voltandosi verso il tavolo) È qui e mi attira a sé. (Tornando a inginocchiarsi) Non voglio
rileggerla! Regina della consolazione, tu che Gesù ha concesso per sorella agli afflitti!
Vieni, ti scongiuro! (Si alza, muove qualche passo verso il tavolo e infine, cedendo a un'attrazione
irresistibile, si impadronisce della lettera) Sì, la leggerò ancora! Per l'ultima volta! Poi la
distruggerò! (Con un triste sorriso) Povera me! Continuo a ripetermelo da un mese... (Apre
risolutamente la lettera e legge) "Signora, nell'ombra, ai vostri piedi, c'è un uomo che vi ama,
perduto nelle tenebre notturne che lo circondano. Un uomo che soffre, un verme
miserabile che contempla una stella del cielo, un uomo pronto a sacrificarvi la sua anima,
se sarà necessario, un uomo che morirà, sempre più giù, nel fondo, mentre voi brillerete
tra gli astri". (Depone la lettera sul tavolo) Quando l'anima ha sete, deve bere anche se la
fonte fosse avvelenata! (Piega la lettera e, con la stoffa, la nasconde in seno) Non ho nulla sulla
terra. Devo pur amare qualcuno! Se solo l'avesse voluto, avrei amato il re. Che invece mi
abbandona, senza amore, alla solitudine.
Si aprono i battenti della porta d'ingresso. Entra un usciere di palazzo in alta uniforme.
USCIERE (con voce stentorea)
Una lettera del re!
LA REGINA (come se si svegliasse di soprassalto, con un grido di gioia)
57
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Del re! Sono salva!
Scena terza
La Regina, la duchessa di Albuquerque, Casilda, Don Guritano, dame del seguito della Regina,
paggi Ruy Blas. Tutti entrano con estrema deferenza. La duchessa precede le dame. Ruy Blas resta
in fondo. Veste con eleganza raffinata. Il mantello gli ricade sul braccio sinistro, nascondendolo.
Due paggi reggono su un cuscino di raso dorato la lettera del re. S'inginocchiano, a rispettosa
distanza, davanti alla regina.
RUY BLAS (in fondo, tra sé)
Dove sono? Com'è bella! Per chi mi trovo qui?
LA REGINA (tra sé)
È un aiuto del cielo! (Ad alta voce) Consegnatemela! (Voltandosi verso il ritratto del re) Grazie,
monsignore! (Alla duchessa) Da dove viene la lettera?
DUCHESSA
Da Aranjuez, signora, dove il re è a caccia.
LA REGINA
Lo ringrazio dal profondo del cuore. Nella mia solitudine ha intuito che sentivo il bisogno
di una parola d'amore che venisse da lui! Datemela, per favore.
DUCHESSA (S'inchina e mostra la lettera)
58
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Devo ricordarvi che, secondo l'uso, io devo aprirla e leggerla per prima.
LA REGINA
Ancora! Sia pure, leggete!
La duchessa prende la lettera e l'apre lentamente.
CASILDA (tra sé)
Ascoltiamo la missiva galante.
DUCHESSA (leggendo)
"Signora, c'è un vento orribile ma ho ucciso sei lupi". Firmato: "Carlos".
LA REGINA (tra sé)
Ahimè!
DON GURITANO (alla duchessa)
È tutto?
DUCHESSA
Sì, signor conte.
CASILDA (tra sé)
59
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Ha ucciso sei lupi! Ecco qualcosa che esalta l'immaginazione! Il vostro cuore è geloso,
annoiato, devoto, insoddisfatto? Ecco qua: ha ucciso sei lupi!
DUCHESSA (alla regina, presentandole la lettera)
Sua Maestà vuole?...
LA REGINA (rifiutandola)
No.
CASILDA (alla duchessa)
Nient'altro?
DUCHESSA
Senza dubbio. Non c'è bisogno d'altro. Il re è a caccia e, in viaggio, ci comunica chi e cosa
ha abbattuto, date le condizioni del tempo. Un'ottima abitudine. (Esaminando ancora la
lettera) L'ha scritta lui? No, l'ha dettata.
LA REGINA (strappandole la lettera ed esaminandola a sua volta)
È vero, non è la sua calligrafia. Salvo la firma! (La esamina con maggior attenzione e sembra
stupita. Tra sé) È un'illusione? È la stessa calligrafia della lettera! (Indica con la mano il petto,
dove ha nascosto la lettera dell'ignoto) Cosa significa? (Alla duchessa) Dov'è il latore del
messaggio?
DUCHESSA (indicando Ruy Blas)
Laggiù.
60
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA (voltandosi nella direzione dove si trova Ruy Blas)
Volete dire quel giovane?
DUCHESSA
Proprio lui. È un nuovo scudiero che Sua Maestà offre alla regina. Un gentiluomo che il
signor di Santa-Cruz mi raccomanda da parte del re.
LA REGINA
Come si chiama?
DUCHESSA
È il signor Cesare di Bazan, conte di Garofa. Se dobbiamo dar credito alla sua fama, è un
gentiluomo di molte virtù!
LA REGINA
Bene. Desidero parlargli. (A Ruy Blas) Signore...
RUY BLAS (tra sé, in un sussulto)
Mi ha notato! Mi parla! Dio mio, sto tremando.
DUCHESSA (a Ruy Blas)
Avvicinatevi, conte.
DON GURITANO (tra sé, osservando con astio Ruy Blas)
61
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Un giovane qualunque, uno scudiero! Questa confidenza non mi piace. (Ruy Blas, pallido e
turbato, avanza lentamente)
LA REGINA (a Ruy Blas)
Venite da Aranjuez?
RUY BLAS (inchinandosi)
Sì, mia signora.
LA REGINA
Il re sta bene? (Ruy Blas s'inchina, la regina mostra la lettera appena ricevuta) L'ha dettata per
me?
RUY BLAS
Era in sella, l'ha dettata da cavallo... (esita un istante) a un aiutante di campo.
LA REGINA (tra sé, guardando Ruy Blas)
I suoi occhi mi trafiggono, non oso chiedere a chi l'ha dettata. (Ad alta voce) Vi ringrazio,
potete andare. Ah! (Ruy Blas, che stava ritirandosi, torna verso la regina) Erano presenti molti
gentiluomini? (Tra sé) Perché, in sua presenza, sono colta da un'emozione tanto profonda?
(Ruy Blas s'inchina, la regina lo interroga) Li conoscete?
RUY BLAS
Quando ero là, non sono stati fatti dei nomi. Mi sono trattenuto solo il tempo strettamente
indispensabile. Ho lasciato Madrid tre giorni fa.
62
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA (tra sé)
Tre giorni! (Lo guarda singolarmente turbata)
RUY BLAS (tra sé)
È sposata a un altro uomo! Che cosa spaventosa è la gelosia! E a chi è sposata! Nel mio
cuore si apre un'orribile voragine!
DON GURITANO (avvicinandosi a Ruy Blas)
Siete scudiero della regina? Permettete una parola. Conoscete gli obblighi del vostro
grado? Stanotte dovete vegliare nella stanza accanto per far entrare il re, se volesse far
visita alla regina.
RUY BLAS (trasalendo)
Far entrare il re! (Tra sé) Io! (Ad alta voce) Ma... il re non c'è.
DON GURITANO
Un re non può arrivare all'improvviso?
RUY BLAS (tra sé)
Ahimè!
DON GURITANO (tra sé, osservando attentamente Ruy Blas)
Cos'ha?
LA REGINA (che non ha perso una parola, senza mai distogliere lo sguardo da Ruy Blas)
63
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Impallidisce!
Ruy Blas, barcollando, si appoggia a una poltrona.
CASILDA (alla regina)
Signora, questo giovane si sente male!
RUY BLAS (sostenendosi con difficoltà)
No, vi prego di credermi! È molto strano, si vede che il vento... il sole... la fatica del
viaggio... (Tra sé) Far entrare il re! (Ricade esausto sulla poltrona. Il mantello involontariamente
si apre lasciando intravedere la sua mano sinistra fasciata di bende macchiate di sangue)
CASILDA
Dio mio, signora, è ferito alla mano!
LA REGINA
Ferito!
CASILDA
Sta perdendo conoscenza! Su, presto, facciamogli odorare dei sali!
LA REGINA (frugandosi in seno)
Ho una fiala con un'essenza miracolosa... (In quell'attimo nota il polsino al braccio destro di
Ruy Blas) (tra sé) È lo stesso tessuto! (Nel suo turbamento, ha preso insieme alla fiala anche il
pezzo di stoffa che aveva gelosamente custodito. A Ruy Blas, che la guarda con dolorosa intensità,
non sfugge il risultato di quel gesto inconsulto)
64
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (smarrito)
Oh! (Il suo sguardo sorprende quello della regina. Una pausa)
LA REGINA (tra sé)
È lui!
RUY BLAS (tra sé)
La stoffa... sul suo cuore!
LA REGINA (tra sé)
È lui!
RUY BLAS (tra sé)
Mio Dio, fammi morire adesso!
Nella confusione generale, mentre le dame del seguito si apprestano a soccorrere Ruy Blas, nessuno
nota ciò che sta accadendo tra il giovane e la regina.
CASILDA (facendo annusare i sali a Ruy Blas)
Come vi siete ferito? È accaduto di recente? No? La piaga si è riaperta in viaggio? Allora
perché vi hanno incaricato di trasmettere il messaggio del re?
LA REGINA (a Casilda)
Volete avere la compiacenza d'interrompere questo interrogatorio?
65
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DUCHESSA (a Casilda)
Come potete credere che tutto ciò interessi la regina?
LA REGINA
Se aveva scritto la lettera, non era la persona più indicata a portarla?
CASILDA
Ma non ha detto di averla scritta.
LA REGINA (tra sé)
Oh! (A Casilda) Taci!
CASILDA (a Ruy Blas)
Vostra Grazia si sente meglio?
RUY BLAS
Mi sembra di rinascere!
LA REGINA (alle dame)
È tardi ormai, è il momento di ritirarci. Scortate il conte alle sue stanze. (Ai paggi, sul fondo)
Come sapete, stanotte il re non è a palazzo. Dedica tutta la stagione alla caccia.
La regina, col seguito, rientra nei suoi appartamenti.
66
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
CASILDA (seguendola con lo sguardo)
La regina ha in mente qualcosa. (Segue la regina ed esce portando con sé lo scrigno con le
reliquie)
RUY BLAS (solo. Immobile, un lungo istante, riascolta dentro di sé le parole della regina. Le rivive
nell'intimo, come se fosse caduto in una profonda allucinazione. Per terra, sul tappeto, dove la
regina, nel suo turbamento, l'ha lasciato cadere, è rimasto il brandello di stoffa che aveva conservato
sul cuore. Ruy Blas lo raccoglie, lo guarda amorosamente e lo copre di baci. Poi alza gli occhi al
cielo)
Signore, abbiate pietà di me! Non precipitatemi nella follia! (Guardando ancora il brandello di
stoffa) Era sul suo cuore.
Se lo nasconde in petto. Dalla porta da cui è appena uscita la regina, rientra Don Guritano che
avanza lentamente verso Ruy Blas. Gli arriva accanto in silenzio, sfodera la spada e, con lo sguardo,
la confronta a quella di Ruy Blas e constata la loro disparità. Allora rinfodera l'arma con cura sotto
lo sguardo stupito di Ruy Blas.
Scena quarta
Ruy Blas, Don Guritano.
DON GURITANO (rinfoderando la spada)
Me ne procurerò due di pari lunghezza.
RUY BLAS
67
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Cosa volete dire, signore?
DON GURITANO (gravemente)
Nel milleseicentocinquanta ero innamorato alla follia. Abitavo ad Alicante. Un giovane di
rara avvenenza guardava troppo da vicino la mia donna e passava sempre sotto il suo
balcone, davanti alla cattedrale. Era più orgoglioso del capitano di una nave ammiraglia.
Non era nobile, era un vile plebeo e si chiamava Vasquez. L'ho ucciso.
Ruy Blas cerca d'interromperlo ma Don Guritano, con un gesto, lo prega di desistere e riprende a
parlare.
Più tardi, verso il milleseicentosettanta, Gil, conte d'Iscola, un valoroso cavaliere, inviò alla
mia amata, Angelica, con una missiva galante che lei non mi nascose, uno schiavo di nome
Grifel di Viserta. Ho fatto massacrare lo schiavo ed ho ucciso il suo padrone.
RUY BLAS
Signore!
DON GURITANO (proseguendo)
Molto più tardi, verso il milleseicentottanta, sospettai di essere tradito dalla mia bella,
troppo incline alle tenerezze d'amore, nella persona di Tirso Gamonal, uno di quei bei
ragazzi dal viso altero e sprezzante che sembra fatto apposta per le piume maestose dei
cappelli! Vi ricordate? Era l'epoca in cui la moda prescriveva di ferrare le proprie
cavalcature in oro zecchino. Ho ucciso anche Tirso Gamonal.
RUY BLAS
Vi proponete di farmi capire qualcosa, signore?
68
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Voglio semplicemente dire, conte, che l'acqua esce dal pozzo se si ha voglia di attingerla,
che domani il sole sorgerà alle quattro del mattino, che c'è un luogo deserto, isolato e fuori
mano, l'ideale per chiunque abbia del coraggio da far valere, dietro la cappella. Aggiungo
inoltre che vi chiamate Cesare mentre io, se permettete, sono Don Gaspare Guritano Tassis
y Guevarra, conte d'Oñate.
RUY BLAS (freddamente)
Non mi attenderete invano, signore.
Alle ultime battute Casilda, vinta dalla curiosità, è entrata in punta di piedi dalla porticina sul
fondo e, senza essere vista, ha sorpreso le parole dei due interlocutori.
CASILDA (tra sé)
Un duello! Avvertirò Sua Maestà. (Rientra e scompare dall'uscio di fondo)
DON GURITANO (assolutamente imperturbabile)
Per contribuire alla vostra istruzione, sempre siate interessato a conoscermi meglio, voglio
confidarvi, caro signore, che non ho mai particolarmente ammirato quegli sciocchi vanesi
che passano il tempo ad arricciarsi i baffi, quei fatui gingilli che riscuotono tanto successo
presso le gonnelle, che alzano spesso grida e lamenti, che sorridono stupidamente e,
strabuzzando gli occhi nei salotti, e appoggiandosi alle poltrone con gesti aggraziati
minacciano di svenire per un graffio.
RUY BLAS
Non vi capisco.
DON GURITANO
69
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Mi capite benissimo, invece. Siamo entrambi innamorati della stessa donna. E uno di noi,
qua dentro, è di troppo. Per farla breve, se voi siete scudiero, io sono maggiordomo. I
nostri diritti si equivalgono. Ma, tra i due, chi si trova in una posizione svantaggiosa sono
io, perché le forze non sono esattamente equilibrate: il diritto del più anziano non può
competere col diritto della giovinezza. Voi costituite un pericolo: vedere, al tavolo in cui
digiuno, sedersi un affamato che sfoggia dei denti aguzzi, un'aria di trionfo e uno sguardo
radioso, è un turbamento inaudito! Per quanto concerne la nostra disputa sul terreno
amoroso, un campo assai precario, devo confessarvi, caro signore, che non so
destreggiarmi tra versi squisiti: ho la gotta che me lo impedisce e, d'altronde, non sono
così sciocco da scendere in campo per la conquista del cuore di Penelope contrastando il
passo a un giovanotto che sviene con tanta grazia! Ecco perché, giudicandovi adorabile,
affascinante, nobile, appassionato e adorno di tante virtù, ho deciso di uccidervi!
RUY BLAS
Vi concedo di tentare la prova.
DON GURITANO
Conte di Garofa, domani, quando sorge il sole, nel luogo che vi ho indicato, senza servi e
senza testimoni, ci taglieremo la gola nel pieno rispetto delle regole, da gentiluomini, con
la spada e con la daga, come si conviene ai casati che rappresentiamo. (Tende la mano a Ruy
Blas che gliela stringe)
RUY BLAS
Nemmeno una parola di tutto questo, lo promettete? (Il conte fa un cenno d'assenso) A
domani. (Ruy Blas esce)
DON GURITANO (solo)
Non ho sentito tremare la sua mano. Prepararsi alla morte senza tradire la minima ansia si
addice a un gentiluomo, è sintomo di coraggio!
70
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Si sente girare una chiave nell'uscio che immette nella stanza della regina. Don Guritano si volta.
Chi apre quella porta?
Entra la regina che avanza lentamente verso Don Guritano, stupito e lusingato di vederla. La
regina stringe tra le mani lo scrigno.
Scena quinta
Don Guritano, la Regina.
LA REGINA (sorridendo)
Andavo in cerca di voi!
DON GURITANO (felice)
A chi devo tanta felicità?
LA REGINA (posando lo scrigno sul tavolo)
Dio mio, a nulla o meglio a un infimo capriccio, signore. (Ridendo) Proprio adesso,
chiacchierando, con Casilda - conoscete la follia delle donne? - lei sosteneva che voi sareste
pronto a fare per me tutto quello che voglio.
DON GURITANO
Casilda ha ragione!
71
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA (ridendo)
Invece, io sostenevo il contrario!
DON GURITANO
Avete torto, signora.
LA REGINA
Casilda diceva che sacrifichereste per me anche la vostra anima, che versereste il vostro
sangue...
DON GURITANO
Casilda ha interpretato fedelmente il mio carattere.
LA REGINA
Ma io non le ho dato ragione.
DON GURITANO
Mentre io l'approvo incondizionatamente! Per Vostra Maestà, sono pronto a tutto.
LA REGINA
A tutto?
DON GURITANO
72
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
A tutto!
LA REGINA
Allora voglio mettervi alla prova: giurate che, per compiacermi, obbedirete subito ai miei
ordini.
DON GURITANO
In nome di san Gaspare sovrano, mio venerato patrono, lo giuro! Comandate! Obbedirò, a
costo della vita!
LA REGINA (prendendo in mano lo scrigno)
Benissimo. Allora lascerete immediatamente Madrid per portare questo scrigno di legno
pregiato a mio padre, l'elettore di Neuburg.
DON GURITANO (tra sé)
Sono in trappola! (Ad alta voce) A Neuburg!
LA REGINA
A Neuburg!
DON GURITANO
Seicento leghe!
LA REGINA
Cinquecentocinquanta. (Mostrando il drappo che avvolge lo scrigno) Fate attenzione alle
frange di seta azzurra. Possono sciuparsi, in viaggio.
73
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Quando dovrei partire?
LA REGINA
All'istante.
DON GURITANO
Lasciatemi un giorno! Partirò domani!
LA REGINA
Non mi è possibile accontentarvi.
DON GURITANO (tra sé)
Sono in trappola! (Ad alta voce) Ma...
LA REGINA
Partite!
DON GURITANO
Come?
LA REGINA
Ho la vostra parola.
74
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Un affare...
LA REGINA
Impossibile.
DON GURITANO
Ma è un pretesto frivolo...
LA REGINA
Presto!
DON GURITANO
Un giorno solo!
LA REGINA
No.
DON GURITANO
Perché...
LA REGINA
Esaudite la mia volontà.
75
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Io...
LA REGINA
No.
DON GURITANO
Ma...
LA REGINA
Partite!
DON GURITANO
Se...
LA REGINA
Vi darò un bacio! (Gli cinge il collo con le mani e lo bacia)
DON GURITANO (in collera, sedotto suo malgrado) (Ad alta voce)
Non posso resistere. Vi obbedirò, signora. (Tra sé) Devo ammettere che se Dio s'è fatto
uomo, il diavolo s'è fatto donna!
LA REGINA (indicando la finestra)
76
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Qua sotto una carrozza vi attende.
DON GURITANO
Aveva previsto tutto! (Scrive in fretta poche parole su un foglio, suona un campanello. Entra un
paggio) Paggio, porta subito questa lettera al signor Don Cesare di Bazan. (Tra sé) Occorre
rinviare il duello al mio ritorno. Ma tornerò presto! (Ad alta voce) Mi piego al desiderio di
Vostra Maestà.
LA REGINA
Bene.
Don Guritano prende in consegna lo scrigno, bacia la mano alla regina, saluta con un profondo
inchino ed esce. Subito dopo, si sente in lontananza il rumore di una carrozza.
LA REGINA (cadendo riversa su una poltrona)
Non lo ucciderà più!
ATTO TERZO
RUY BLAS
La sala del governo nel palazzo reale a Madrid. Nel fondo, un portone massiccio sollevato di qualche
gradino dal livello del pavimento. Nell'angolo a sinistra, una parete trasversale chiusa da una
tappezzeria di liccio. All'angolo opposto, una finestra. A destra, un tavolo quadrato, coperto da un
tappeto di velluto verde, intorno a cui sono disposti sgabelli per otto o dieci persone che
corrispondono, sul tavolo, ad altrettanti leggii. Il lato del tavolo di fronte allo spettatore è occupato
77
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
da una grande poltrona ricoperta di seta d'oro sormontata da un baldacchino anch'esso di seta
d'oro, con le armi di Spagna, sotto alla corona reale. Accanto alla poltrona, una seggiola. Quando si
alza il sipario, la giunta del Despacho Universal (il Consiglio Privato del re) sta per iniziare la
seduta.
Scena prima
Don Manuel Arias, presidente di Castiglia; Don Pedro Velez de Guevarra, conte di Camporeal,
consigliere di cappa e spada della contaduria-mayor; Don Fernando de Cordova y Aguilar, marchese
di Priego, insignito della stessa carica; Antonio Ubilla, cancelliere-capo delle rendite; Montazgo,
consigliere legale della Camera delle Indie; Covadenga, segretario supremo delle isole e numerosi
altri consiglieri. I consiglieri legali vestono in nero, gli altri in abito di corte. Camporeal sfoggia, sul
mantello, la croce di Calatrava. Priego porta al collo il toson d'oro. Don Manuel Arias, presidente
di Castiglia, e il conte di Camporeal parlano tra loro a bassa voce, in proscenio. Gli altri consiglieri
formano vari gruppi, in ordine sparso.
DON MANUEL ARIAS
Una simile fortuna nasconde un mistero.
CONTE DI CAMPOREAL
Gli è stato conferito il toson d'oro. Poi è divenuto segretario universale, ministro e, infine,
duca d'Olmedo!
DON MANUEL ARIAS
In sei mesi!
78
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
CONTE DI CAMPOREAL
Evidentemente qualcuno lo aiuta, in segreto.
DON MANUEL ARIAS (misteriosamente)
La regina!
CONTE DI CAMPOREAL
Sapete che il re, malato, in preda alla follia, convive col sepolcro della sua prima moglie. Si
disinteressa dello stato, è chiuso nell'Escuriale e chi fa tutto è la regina!
DON MANUEL ARIAS
Caro Camporeal, come la regina regna su di noi, Don Cesare regna su di lei!
CONTE DI CAMPOREAL
Eppure vive in un modo insolito. Per quanto concerne la regina, sappiamo che non la
frequenta. Sembrano rifuggire l'uno dall'altra. Siete liberi di non credermi ma, dato che da
sei mesi spio tutti i loro passi, e con ragione, dovrei riscuotere la vostra fiducia. Inoltre che strano capriccio! - abita, accanto al palazzo di Tormez in una casa sempre chiusa, dalle
finestre sprangate, su cui vegliano due lacchè negri, rigidi difensori di quelle porte
sbarrate, che - se non fossero muti - potrebbero fare delle rivelazioni interessanti.
DON MANUEL ARIAS
Sono muti?
CONTE DI CAMPOREAL
Sì. Tutti gli altri domestici sono qui, negli appartamenti che occupa a palazzo.
79
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON MANUEL ARIAS
È molto strano.
DON ANTONIO UBILLA (che si è avvicinato a loro alle ultime battute)
Insomma, è un signore d'alto lignaggio!
CONTE DI CAMPOREAL
Ma la sua massima ambizione è di passare per un galantuomo! (A Don Manuel Arias) È il
cugino - a questa parentela deve l'appoggio di Santa-Cruz - del marchese Sallustio, che da
un anno è caduto in disgrazia. Ma un tempo questo Don Cesare, che oggi ci governa, era il
gaudente più scatenato che si fosse mai visto sotto la luna! Era un briccone - può
testimoniarlo chi l'ha conosciuto allora - che un bel giorno scambiò il patrimonio per la
rendita, e si mise a spendere a piene mani in donne e carrozze. I suoi capricci erano costosi
e il suo appetito talmente formidabile che era capace di trangugiare in un anno tutto il
Perù. D'improvviso sparì, e non si è mai saputo dove fosse andato a finire.
DON MANUEL ARIAS
L'età ha trasformato il folle spensierato in un rigido moralista.
CONTE DI CAMPOREAL
Tutte le prostitute, quando rinsecchiscono, dicono le devozioni.
DON ANTONIO UBILLA
Io lo ritengo una persona onesta.
CONTE DI CAMPOREAL (ridendo)
80
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Oh, come siete ingenuo, Ubilla! Vi lasciate ancora sedurre dall'apparenza! (In tono
significativo) La casa della regina, ordinaria e civile, (sottolineando le cifre) costa
seicentosessantaquattromila ducati all'anno! È un pozzo senza fondo dove si possono
gettare le reti a colpo sicuro! Dove l'acqua è torbida, il pescatore ingrassa!
MARCHESE DE PRIEGO (intervenendo) Scusatemi, ma giudico imprudente la vostra
condotta... e le vostre parole. Mio nonno, che aveva mensa presso il conte-duca,
raccomandava sempre di mordere il re ma di baciare il favorito. Signori, vi prego,
occupiamoci degli affari di stato.
Tutti prendono posto accanto al tavolo. Alcuni sfogliano degli incartamenti, altri prendono la penna
in mano. L'impressione generale è quella di un ozio e un'inerzia assoluti. Una pausa.
MONTAZGO (sottovoce, a Ubilla)
Vi ho chiesto una tassa sul culto delle reliquie per poter pagare la nomina ad alcade di mio
nipote.
DON ANTONIO UBILLA (sottovoce)
E voi mi avevate promesso di nominare al più presto mio cugino Melchior d'Elva balì
dell'Ebro.
MONTAZGO (insorgendo)
Abbiamo appena elargito la dote a vostra figlia. La cerimonia nuziale è ancora in corso! Ci
perseguitate di continuo...
DON ANTONIO UBILLA (sottovoce)
Avrete il vostro alcade.
81
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
MONTAZGO (sottovoce)
E voi il vostro balì. (Si stringono la mano)
COVADENGA (alzandosi)
Signori consiglieri di Castiglia, mi sembra il caso - perché nessuno esuli dalla sfera che gli
compete - di procedere a una regolamentazione dei diritti e dei contributi rispettivi. Le
rendite della Spagna scivolano in migliaia di mani, è una sciagura pubblica cui occorre
porre un termine. Alcuni hanno troppo poco mentre altri nuotano nell'oro. Voi avete
l'appalto dei tabacchi, Ubilla, mentre voi, marchese di Priego, vi siete preso la concessione
dell'indaco e del muschio. Camporeal riscuote l'imposta su ottomila uomini, il dazio sulle
merci per le Indie, il sale, mille altre tasse, e il cinque per cento sull'oro, sull'ambra e sul
giaietto. (A Montazgo) Voi che mi guardate con occhi tanto spaventati, voi solo, grazie alla
vostra ben nota sollecitudine, percepite l'imposta sull'arsenico e il diritto sulla neve, sulle
processioni, sulle carte da gioco e sulla lotta; avete l'ammenda sui borghesi puniti col
bastone, la decima sul mare, sul piombo e sul legno di rosa! Io signori, non possiedo nulla
ed esigo che mi venga restituito qualcosa!
CONTE DI CAMPOREAL (scoppiando a ridere)
Oh, che vecchio scostumato! Se riscuote i profitti più alti! A eccezione dell'India, possiede
le isole dei due mari. Che avidità smisurata! Ha afferrato con una mano Majorca e con
l'altra si aggrappa alla scogliera di Tenerife!
COVADENGA (in collera)
Non ho niente, vi ripeto!
MARCHESE DE PRIEGO (ridendo)
Ha i negri!
Tutti si alzano e si mettono a parlare contemporaneamente. Litigano ferocemente.
82
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
MONTAZGO
Io, invece, ho un reclamo da esporre all'assemblea: voglio le foreste!
COVADENGA (al marchese de Priego)
Datemi l'arsenico e, in cambio, vi cedo i negri!
Da qualche istante Ruy Blas, senza essere notato dai presenti è entrato dalla porta di fondo e assiste,
in silenzio, alla scena. Abito di velluto nero, mantello di velluto rosso, cappello con una piuma
bianca e toson d'oro al collo. Li ascolta immobile, senza intervenire. Poi, d'improvviso, avanza
lentamente e appare tra loro quando la disputa ha raggiunto il culmine.
Scena seconda
Ruy Blas e gli astanti.
RUY BLAS (avvicinandosi)
Buon appetito, signori!
Tutti si voltano. Lunga pausa che esprime stupore e inquietudine. Ruy Blas si calca il cappello in
testa e, a braccia conserte, pronuncia la seguente allocuzione squadrando, uno per uno, i membri del
governo.
Eccovi qua, onestissimi ministri! Virtuosi consiglieri! Ecco il vostro modo di servire lo
stato: siete dei servi che depredano la casa affidata alle loro cure! Non provate neanche
vergogna ad avere scelto per le vostre malversazioni l'ora dolorosa in cui la Spagna
83
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
agonizzante piange! Qui dentro l'unico interesse che vi compete è quello di riempirvi le
tasche e di filar via indisturbati! Siate maledetti, davanti al vostro paese che va in rovina,
miserabili becchini che lo derubate fin nella fossa! Aprite gli occhi, abbiate almeno il
pudore o il coraggio di guardare: la Spagna e il suo onore, la Spagna e la sua dignità
stanno per scomparire. Dopo Filippo IV, abbiamo perso, senza fare la minima
opposizione, il Brasile e il Portogallo; Brisach nell'Alsazia, Steinfort nel Lussemburgo e
tutta la contea fino all'ultimo baluardo; il Roussillon, Ormuz, Goa, cinquemila leghe di
costa e ancora Fernambouc e le Montagne Azzurre! Guardatevi intorno! Da occidente ad
oriente, l'Europa che vi odia adesso ride di voi! Come se il vostro re ormai non fosse che
una pallida ombra Olanda e Gran Bretagna si dividono il regno, Roma vi tradisce e potete
azzardarvi solo con difficoltà ad inviare un esercito in Piemonte, che pure è nostro alleato;
la Savoia e il duca che la governa nascondono mille insidie e infine la Francia, per
assoggettarvi, aspetta solo la prima occasione. Anche l'Austria ha allungato le sue mire e il
fanciullo bavarese sta per morire, come sapete. Per quanto riguarda, infine, i vostri viceré,
Medina, nella sua lussuria, ha fatto di Napoli la corte degli scandali, Vaudémont vende
Milano, Legañez perde le Fiandre. C'è un rimedio allo sfacelo? Lo stato è povero, lo stato è
senza esercito, privo di risorse economiche, e sul mare, dove si sfoga l'ira divina del
Creatore, abbiamo perso trecento navi, senza contare le galee. E voi osate! Signori, in
vent'anni, pensateci, il popolo - ho calcolato esattamente l'ammontare e posso garantirvelo
- ripiegando sotto l'ignominia che gli avete imposto, per voi, per i vostri piaceri, per le
vostre infami prostitute, quel popolo misero, lacero, che continuate a sfruttare, ha pagato
col sudore centotrenta milioni d'oro! E non è ancora tutto! E voi siete qui a pretendere, a
esigere, da signori e padroni! Mi vergogno di voi! Il paese è invaso da mercenari, da
avventurieri che battono le campagne e bruciano il grano. Da ogni siepe spunta l'occhio
spietato dell'archibugio. Come se non bastasse la guerra dei principi, c'è la guerra tra i
conventi, la guerra tra le province: tutti tentano di fare a pezzi il vicino più debole,
sembrano morsi di affamati su una nave che affonda! La Chiesa è in rovina, vi han fatto il
nido le serpi e l'erba cresce rigogliosa. E i Grandi di Spagna? Il ricordo degli antenati è
immortale ma non è confortato da nient'altro, ormai. L'unica legge è l'intrigo, la lealtà è
morta. La Spagna è la fogna in cui si riversa il letamaio delle nazioni Ogni signore ha al
suo servizio cento sicari che parlano cento lingue diverse. Genovesi, sardi, fiamminghi...
Madrid è la nuova Babele. La polizia, spietata col povero, non lesina protezione al ricco. La
notte è il regno dei delitti, delle disperate grida d'aiuto. Sono stato derubato anch'io, vicino
al ponte di Toledo! Mezza Madrid deruba l'altra metà I giudici sono venduti e i soldati non
ricevono il soldo. Siamo stati i conquistatori del mondo noi, gli spagnoli! E adesso di che
esercito disponiamo? Poco più di seimila uomini costretti ad andare a piedi nudi. Dei
pezzenti, dei montanari, degli ebrei, vestiti di stracci, con un pugnale tra i denti. I
84
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
reggimenti non ci sono più, sono resti di bande armate Non appena si allungano le ombre
della sera, viene l'ora in cui il mercenario sbandato diventa un ladro di strada. Matalobos
ha più truppe di un barone. Ognuno dei suoi affiliati è in grado di dichiarare guerra al re
di Spagna! Ahimè! I contadini, nelle campagne, insultano, passando, la carrozza del re!
Mentre il vostro signore, divorato dalla paura e dal dubbio, solo, all'Escuriale, tra le tombe
degli antenati, piega pensoso quella fronte su cui crolla l'Impero! Ecco il risultato! Ormai
l'Europa schiaccia col tallone questo paese che è stato porpora ed ora è un volgare cumulo
di stracci. Nel secolo della nostra disfatta lo stato è a terra, prostrato, e voi siete qui a
contendere su chi si prenderà gli avanzi! Al grande popolo spagnolo le membra sono state
asportate ad una ad una, s'è nascosto giù, nell'ombra, e voi continuate a dissanguarlo:
adesso agonizza in quest'antro dove si conclude il suo destino. E uno spettacolo
tristissimo, come vedere un leone divorato dai vermi! In questi tempi di vergogna e
d'orrore, Carlo V, grande imperatore, cosa fai chiuso nel tuo sepolcro? Alzati, vieni a
vedere! Gli onesti cedono ai malvagi. Questo regno che ispirava terrore, costituito da mille
imperi, minaccia di crollare... Abbiamo bisogno del tuo braccio... aiuto, Carlo V! Perché la
Spagna muore, perché la Spagna si spegne! Il globo dell'impero, che scintillava nel palmo
della tua destra, quel raggio accecante che faceva credere al mondo che ormai il sole
sorgesse a Madrid adesso è un astro estinto, avvolto da una cupa fascia d'ombra, una luna
smangiata per tre quarti che continua a calare, che l'aurora di un altro popolo cancellerà
per sempre! Ahimè! La tua eredità è caduta in mano ai mercanti: i tuoi raggi si sono
trasformati in piastre! La tua magnificenza è irreparabilmente compromessa! O gigante,
perché continui a dormire? Si vende a peso il tuo scettro! Mentre un nugolo di nani
deformi si ritagliano un giustacuore nel tuo manto regale e l'aquila dell'Impero che un
tempo, soggetta alla tua legge, ricopriva il mondo di tuoni e lampi cuoce, povero uccello
spennato, nella loro disgustosa marmitta!
I consiglieri tacciono costernati. Solo il marchese di Priego e il conte di Camporeal sollevano il capo
e sfidano in preda all'ira, lo sdegno legittimo di Ruy Blas. Dopo essersi consultato con Priego,
Camporeal si avvicina al tavolo, scrive qualche parola su un foglio, firma e fa firmare al marchese.
CONTE DI CAMPOREAL (indicando il marchese di Priego e consegnando il foglio a Ruy Blas)
Signor duca, in nome di entrambi, vi presento le dimissioni dalla carica che occupiamo.
85
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (prendendo il foglio, freddamente)
Vi ringrazio. Vi ritirerete, con la vostra famiglia, (a Priego) voi in Andalusia, e (a Camporeal)
voi, conte, in Castiglia. Ognuno nei propri stati. Avete tempo fino a domani per lasciare la
corte.
I due signori s'inchinano ed escono sprezzanti, col cappello in capo. Ruy Blas si rivolge agli altri
consiglieri.
Chiunque non voglia seguirmi su questa strada, è libero di seguire quei signori.
Silenzio tra gli astanti. Ruy Blas si siede davanti al tavolo su una poltrona dall'ampio schienale a
destra del seggio regale e comincia ad aprire la corrispondenza. Mentre legge rapidamente le
missive, Covadenga, Arias e Ubilla si scambiano qualche parola a bassa voce.
DON ANTONIO UBILLA (a Covadenga, indicando Ruy Blas)
Mio caro, abbiamo un padrone. Questo sarà un grand'uomo.
DON MANUEL ARIAS
Sì, se ne avrà il tempo.
COVADENGA
Sempre che non si perda a guardare le cose troppo da vicino.
DON ANTONIO UBILLA
Sarà un altro Richelieu!
86
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON MANUEL ARIAS
Se non è un nuovo Olivares!
RUY BLAS (dopo aver letto rapidamente una lettera che ha appena aperta)
Un complotto! Come? Cosa vi dicevo, signori? (leggendo) "... Vigilate, duca d'Olmedo. Si sta
preparando un agguato per rapire una persona molto influente a Madrid". (Esaminando la
lettera) Non se ne fa il nome. Starò in guardia. È una lettera anonima.
Entra un usciere che si avvicina a Ruy Blas con un profondo inchino.
Sì, cosa c'è?
USCIERE
Annuncio a Vostra Grazia, monsignore l'ambasciatore di Francia.
RUY BLAS
Ah, d'Harcourt! Mi dispiace, ora sono occupato.
USCIERE (inchinandosi)
Vostra Grazia, il nunzio imperiale vi attende nel salone d'onore.
RUY BLAS
A quest'ora? Impossibile.
87
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
L'usciere s'inchina ed esce. Poco prima è entrato un paggio, che indossa una livrea rosso fuoco con
galloni d'argento. Adesso si avvicina a Ruy Blas.
RUY BLAS (scorgendolo)
Il mio paggio! Non ci sono per nessuno.
PAGGIO (sottovoce)
Il conte Guritano, di ritorno da Neuburg...
RUY BLAS (con un gesto di sorpresa)
Ah! Insegnagli la strada per raggiungere casa mia. Lo attendo domani, se lo ritiene
opportuno. Va pure. (Il paggio esce. Ai consiglieri) Tra poco lavoreremo insieme. Signori, vi
attendo tra due ore. Potete andare.
Tutti escono. Si congedano con profondi inchini. Ruy Blas, rimasto solo, fa qualche passo per la
stanza, assorto nei suoi pensieri. D'improvviso si solleva un arazzo in un angolo del salone ed
appare la regina, vestita di bianco, con la corona in testa. Il suo volto, radioso, esprime una fiducia,
un'ammirazione infinita e un rispetto incondizionato per Ruy Blas. Con un braccio tiene sollevato
l'arazzo. Dietro, s'intravede una galleria avvolta nelle tenebre e, nel fondo, una piccola porta. Ruy
Blas, voltandosi, vede finalmente la regina e resta impietrito davanti a quell'inattesa apparizione.
Scena terza
Ruy Blas, la Regina.
LA REGINA
88
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Vi ringrazio!
RUY BLAS
Cielo!
LA REGINA
Vi approvo per averli affrontati così. Non posso resistere, duca: devo stringere una mano
ferma e leale come la vostra! (Si avvicina rapidamente a Ruy Blas e gli prende la mano prima che
il giovane possa rifiutarsi)
RUY BLAS (tra sé)
Stare sei mesi lontano da lei e poi d'improvviso, rivederla! (Ad alta voce) Eravate qui,
signora?
LA REGINA
Sì, duca, ho sentito tutto, ero qui. Ascoltavo con tutta l'anima!
RUY BLAS (mostrando il passaggio segreto)
Non avrei mai creduto... questa galleria, signora...
LA REGINA
Nessuno ne sospetta l'esistenza. È un dedalo oscuro che Filippo II fece scavare nella
parete: da lì invisibili a tutti, come un'ombra, non sfugge nemmeno una parola. Tante volte
ho sorpreso Carlo II, triste, addolorato, assistere alle sedute dove i suoi beni venivano
depredati, dove si vendeva lo stato.
89
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS
Cosa diceva?
LA REGINA
Non parlava.
RUY BLAS
Non diceva nulla? Cosa faceva, allora?
LA REGINA
Andava a caccia. Invece voi! Sento ancora il vostro accento minaccioso. Com'eravate altero
e sprezzante nei loro confronti, con la ragione, intera, dalla vostra parte! Sollevavo appena
un lembo dell'arazzo e vedevo voi! I vostri occhi brillavano di fredda irritazione, li
incenerivano col lampo delle pupille! Li avete smascherati! In mezzo alla rovina, mi
sembrava che solo voi foste rimasto in piedi! Dove avete imparato tutto ciò che
proclamate? Come fate a conoscere le cause e gli effetti degli eventi? Niente può sfuggirvi?
Come mai la vostra voce risuonava alta e chiara come la voce di un sovrano? Come mai
eravate, come solo Dio avrebbe potuto essere, così grande e terribile?
RUY BLAS
Perché vi amo! Perché avverto nelle fibre, io, odiato da tutti, che la rovina minacciata da
loro rischia di travolgervi! Perché niente può fermare il profondo empito del mio cuore, e
per salvarvi sono pronto ad assumermi la salvezza del mondo! Sono un infelice
prigioniero dell'immenso amore che voi sola avete suscitato! Ahimè! Io penso a voi come il
cieco pensa alla luce. Ascoltatemi, signora. Sono abitato da un'infinità di sogni. Vi amo da
lontano, vi amo dal basso, vi amo dal profondo dell'ombra. Non oserei toccare la punta
delle vostre dita: voi mi confondete irraggiando luce come un angelo! Ho tanto sofferto. Se
poteste intravedere la verità, signora! Adesso mi rivelo a voi. Per sei mesi, nascondendo la
mia passione, vi ho evitata. Rifuggivo dalla vostra presenza, mi torturavo. Quegli uomini
per me non rivestono la minima importanza, io vi amo. Mio Dio, ed oso rivelarlo, gettarlo
90
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
in faccia a Vostra Maestà. Come devo fare? Se voi mi ordinaste di morire, mi ucciderei! Il
terrore mi divora il cuore. Perdonatemi!
LA REGINA
Parla, te ne prego, trascinami con le tue parole! Nessuno mi ha mai parlato così. Voglio
ascoltarti! La tua anima, svelandosi a me, mi rivela la mia anima. Ho bisogno dei tuoi
occhi, ho bisogno della tua voce. Oh! Ero io che mi tormentavo! Se tu sapessi! Cento volte,
cento volte, da sei mesi che il tuo sguardo evita il mio... No, non devo rivelare subito,
scioccamente, queste cose. Sono molto infelice. Oh! Devo tacere. Ho paura!
RUY BLAS (che l'ascolta con passione)
Proseguite, signora! Voi sollevate il mio povero cuore!
LA REGINA
Allora, ascoltami! (Alzando gli occhi al cielo) Sì, voglio dirgli tutto. È un delitto? Non me ne
importa. Quando il cuore va in pezzi, è legittimo mostrare allo scoperto i segreti che celava
nell'intimo. Tu eviti la regina? Sappi, allora, che la regina andava in cerca di te. Ogni
giorno vengo qui, in questo passaggio segreto: ti ascolto e raccolgo ad una ad una le tue
parole, in silenzio, ammirando quell'intelligenza risoluta che decide, giudica, comanda,
affascinata dalla tua voce che suscita il mio interesse per qualunque argomento. Ormai, ai
miei occhi, hai assunto l'aspetto del re, dell'autentico sovrano. E sono stata io, in questi
mesi, forse l'hai sospettato, che ti ho fatto salire, uno dopo l'altro, i gradini che portano in
alto, alla sommità. Dove Dio avrebbe dovuto collocarti, ti ha messo una donna. Sì, tutto ciò
che mi circonda riceve la tua vigile attenzione. Ti ammiro. Un tempo mi hai donato un
fiore oggi io ti dono un impero! Un giorno ti ho giudicato leale, oggi vedo la tua
grandezza. Ecco, cosa può amare incondizionatamente una donna! Mio Dio! Se è scorretto
il mio modo d'agire perché rinchiudermi in questo sepolcro come una colomba in gabbia,
senza nessuna speranza, senza amore, senza un raggio di sole? Un giorno, quando ne
avremo il tempo, ti racconterò le mie sofferenze. Sempre sola, dimenticata da tutti! Ogni
istante, ogni ora, ricevo una nuova umiliazione. Pensa, per esempio, a quello che è
accaduto ieri. La mia stanza non mi piace. Devi sapere anche questo, tu che sai tutto: ci
sono stanze in cui si respira una tristezza più profonda del solito, e ho voluto cambiare
91
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
quella che mi era destinata. Comprendi a quali catene si è avvinti? Non mi è stato
concesso! Qui dentro, sono una schiava! Duca, è necessario - il cielo ti ha mandato per
questo - salvare lo Stato che vacilla, salvare dall'abisso in cui sprofonda il popolo dei
lavoratori e amarmi, amare una donna che soffre! Ti dico tutto ciò che penso, in fretta, in
disordine, ma tu comprenderai che la ragione è dalla mia parte.
RUY BLAS (cadendo in ginocchio)
Signora...
LA REGINA (gravemente)
Don Cesare, lascio la mia anima nelle vostre mani. Per tutti sono la regina, per voi soltanto
una donna. Il mio amore, il mio cuore vi appartengono, duca. Confido che il vostro onore
rispetti il mio onore. Quando mi chiamerete presso di voi, verrò. Sono pronta. O Cesare!
Che generosa intelligenza possiedi! Sii orgoglioso di te stesso, il genio è la tua corona!
(Bacia in fronte Ruy Blas) Addio. (Solleva l'arazzo e scompare)
Scena quarta
Ruy Blas, solo.
RUY BLAS (assorto in un'angelica contemplazione)
Davanti ai miei occhi si schiude il cielo! Dio! Questa è la prima ora della mia vita. Davanti
a me tutto un mondo, un mondo di luce, come quei paradisi che si affacciano in sogno, si
spalanca inondandomi dei suoi raggi luminosi, dandomi la vita! Mi sento pervaso, dentro
e fuori di me, d'estasi, di mistero e di gioia, di ebbrezza e di orgoglio, di tutto ciò che al
mondo è l'immagine radiosa della divinità: l'amore nella sua maestà e nella sua potenza!
La regina mi ama! Dio mio, è vero, mi ama! Sono molto più di un re, dato che lei mi ama!
Mi sento travolto! Sono felice, sono amato, sono vincitore! Duca d'Olmedo, con la Spagna
92
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
ai miei piedi, possiedo il suo amore! Quest'angelo, che contemplo in ginocchio, di cui oso
fare il nome, con una sola parola mi trasfigura e trascende la mia condizione umana. Sono
vivo e, allo stato di veglia, m'incammino tra gli astri dei miei sogni! Oh sì, ne ho la
certezza! Lei mi ha parlato! Lei, sì, lei! Aveva un piccolo diadema, un simbolo, fatto di
merletto argenteo. Io contemplavo, quando parlava - mi sembra ancora di vederla un'aquila finemente cesellata che brillava sul suo bracciale d'oro. Lei confida in me, me l'ha
detto. Povero angelo! Oh! Se è vero che Dio, con un insolito prodigio, dandoci la
possibilità di amare, ha voluto fondere nel nostro cuore la grandezza dell'uomo alla
tenerezza, io che ormai non ho più timori da quando so di essere amato, io che la sua
scelta insindacabile ha reso onnipotente, io che col mio cuore ricco di generosa passione
desto l'invidia dei re, davanti a Dio che mi ascolta, senza paura, ad alta voce, proclamo che
voi, signora, potrete sempre contare su di me, sul mio braccio come regina e sul mio cuore
come donna! Pura e leale, la devozione è la gemma nascosta in fondo al mio amore! Oh,
non dovete temere!
Da qualche istante un uomo, avvolto in un ampio mantello con un cappello dai galloni d'argento, è
entrato dalla porta di fondo. Avanza furtivo verso Ruy Blas senza essere visto e quando
quest'ultimo, in preda a un'estasi indicibile, alza gli occhi al cielo, l'uomo gli appoggia bruscamente
una mano sulla spalla. Ruy Blas si volta come se fosse stato destato di soprassalto. L'uomo si libera
del mantello e Ruy Blas riconosce in lui Don Sallustio che indossa una livrea colore del fuoco, a
galloni d'argento, simile a quella del paggio di Ruy Blas.
Scena quinta
Ruy Blas, Don Sallustio.
DON SALLUSTIO (posando la mano sulla spalla di Ruy Blas)
Buongiorno.
93
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (terrorizzato, tra sé)
Gran Dio, sono perduto! Il marchese!
DON SALLUSTIO (sorridendo)
Scommetto che non pensavate a me.
RUY BLAS
Vostra Grazia, effettivamente, mi sorprende. (Tra sé) Oh, l'infelicità torna ad afferrarmi!
Contemplavo l'angelo senza accorgermi della presenza del diavolo. (Corre verso l'arazzo che
nasconde il passaggio segreto e ne chiude a chiave l'ingresso prima di tornare, a passi malfermi, da
Don Sallustio)
DON SALLUSTIO
Allora, come va?
RUY BLAS (fissa attonito Don Sallustio, impassibile, come se non riuscisse ancora a connettere)
Questa livrea?
DON SALLUSTIO (sempre sorridendo)
Dovevo pur entrare a palazzo. Con questa divisa si va liberamente dappertutto. Ho preso
la vostra livrea, devo dire che è di mio gusto. (Si copre il capo. Ruy Blas resta a testa nuda)
RUY BLAS
Temo per voi...
DON SALLUSTIO
94
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Timore! Che parola ridicola!
RUY BLAS
Siete stato esiliato!
DON SALLUSTIO
Davvero? Sì, è possibile.
RUY BLAS
Se qualcuno vi riconoscesse, a palazzo, in pieno giorno?
DON SALLUSTTO
Bah! I cortigiani, che vivono senza pensieri, perderebbero del tempo, quel tempo che è
tanto breve, a ricordare la fisionomia di un uomo in disgrazia? Quando mai si dedica tanta
attenzione a un servo? (Si siede in poltrona. Ruy Blas resta in piedi) Allora, quali sono le
ultime novità, a Madrid? È vero che, ardendo d'indebito zelo, per i begli occhi del denaro
pubblico, avete esiliato Priego, un Grande di Spagna? Vi siete dimenticato che siete
parenti. Sua madre è una Sandoval, come la vostra. Diamine! Sandoval, nel suo stemma,
ha uno scudo d'oro con una banda color sabbia. Confrontate i vostri blasoni, Don Cesare.
Non potete sbagliare. La vostra è un'azione che non si usa, tra parenti. Adesso i lupi si
travestono da santi apostoli per far la guerra ad altri lupi? Aprite gli occhi per voi, ma
chiudeteli per gli altri. Ciascuno per sé.
RUY BLAS (rassicurandosi un poco)
Tuttavia, signore, permettetemi, monsignor di Priego, nella sua qualità di nobile, ha il
torto di aggravare il debito della Spagna. Attualmente dobbiamo approntare un esercito in
assetto di guerra: ne abbiamo l'obbligo, anche se non ne abbiamo la possibilità. L'erede
bavarese sta per morire. Proprio ieri, il conte d'Harrach, che certo conoscete, me l'ha
95
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
comunicato in nome dell'imperatore, suo sovrano. Se l'arciduca vuole sostenere i suoi
diritti, sarà la guerra...
DON SALLUSTIO
Tira un vento gelido. Volete chiudere la finestra, per favore?
Ruy Blas, pallido di vergogna e disperazione, esita un attimo. Poi, con uno sforzo, s'incammina,
chiude la finestra e torna da Don Sallustio che, sprofondato in poltrona, lo segue con gli occhi
ostentando indifferenza.
RUY BLAS (ricomincia a parlare e tenta di convincere Don Sallustio)
Se vi rendeste conto dei problemi che comporta una guerra! Cosa possiamo fare senza
denaro? Eccellenza, ascoltate. La salvezza della Spagna riposa nella nostra integrità. Per
quanto mi riguarda, ho mandato a dire all'Imperatore, come se fossimo pronti ad
attaccarlo, che avrei saputo tenergli testa...
DON SALLUSTIO (interrompendo Ruy Blas e mostrandogli il fazzoletto che ha lasciato cadere
entrando)
Scusate! Volete raccogliere il fazzoletto?
Ruy Blas, come se fosse atrocemente torturato, esita un attimo. Poi si china a raccogliere il
fazzoletto e lo porge a Don Sallustio che se lo rimette in tasca.
Dicevate?
RUY BLAS (con sforzo)
96
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Parlavo della salvezza della Spagna! Sì la Spagna prostrata e l'interesse pubblico esigono
che ci dimentichiamo di noi stessi. Ah! Ma ogni nazione è pronta a benedire i suoi
liberatori! Salviamo questo popolo! Abbiamo il coraggio di essere grandi, colpiamo senza
pietà! Sbarazziamoci degli oscuri intrighi, smascheriamo i colpevoli!
DON SALLUSTIO (freddamente)
Prima di tutto, le vostre maniere sono discutibili. Rischiate di apparire pedante, non è più
di moda il piccolo genio che denuncia con astio ogni abuso e ne approfitta per fare del
chiasso! Per un solo milione, che d'altronde ormai è stato speso, non è il caso di
abbandonarsi a urla disumane! Mio caro, i grandi signori non somigliano ai vostri
pezzenti. Sono abituati a vivere con larghezza. Vi parlo senza perifrasi. Che bell'aspetto ha
chi si prende la briga di raddrizzare i torti, sempre gonfio d'orgoglio, reso paonazzo
dall'ira! Bah! Sembra che vi piaccia il ruolo del capitano del popolo, idolo dei borghesi e
dei venditori ambulanti. Mi fate pena. Concedetevi, almeno, qualche capriccio inedito.
L'interesse pubblico? Pensate prima al vostro. La salvezza della Spagna è solo una parola
vana di cui molti altri abuseranno urlandola al vento come e meglio di voi! La popolarità?
È l'espressione più volgare della gloria. Montare la guardia, come un botolo che latra,
attorno alle gabelle? Che bel mestiere! Conosco degli atteggiamenti più eleganti. La virtù?
La fede? L'onestà? Non sono oro ma princisbecco, già consunto ai tempi di Carlo V. Voi
non siete uno sciocco: dovremo guarirvi da questo eccessivo patetismo? Succhiavate
ancora il latte quando noi, allegramente, servendoci di uno spillo o dei nostri calci robusti,
avevamo già fatto scoppiare il vostro pallone tra risate di scherno, liberandoci del vento
che gonfia a dismisura le vostre vane pretese!
RUY BLAS
Eppure, monsignore...
DON SALLUSTIO (con un sorriso gelido)
Non cessate di stupirmi! Ma adesso occupiamoci di cose serie. (Con un tono secco, imperioso)
Domani mi aspetterete, tutta la mattina, a casa vostra, nella dimora che vi ho lasciato in
custodia. I miei affari stanno avviandosi a buon fine. Al nostro servizio terrete solo i muti.
Fate sostare in giardino, nascosta nel folto, una carrozza pronta a partire da un momento
97
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
all'altro. Mi occuperò io dei cambi dei cavalli. Eseguite gli ordini. Se vi occorre denaro,
procurerò di inviarvelo.
RUY BLAS
Obbedirò, signore. Acconsento a tutto. Ma giuratemi, prima, che in questa faccenda non è
coinvolta la regina.
DON SALLUSTIO (che giocherellava con un coltello d'avorio sul tavolo, si volta appena)
Sono cose che vi riguardano?
RUY BLAS (vacillando, lo guarda terrorizzato)
Ah! Siete un uomo spaventoso. Mi tremano le ginocchia... Mi trascinate verso un abisso
ignoto. Oh! Mi sembra che una mano orribile mi sottragga ogni energia! Indovino, in voi,
un progetto mostruoso... Abbiate pietà! Devo confessarvelo: ahimè, siatene giudice voi
stesso! Non lo sapevate ancora! Io amo quella donna!
DON SALLUSTIO (freddamente)
Vi sbagliate. Lo sapevo.
RUY BLAS
Lo sapevate!
DON SALLUSTIO
Come no! Ha importanza?
RUY BLAS (sorreggendosi alla parete per non cadere, come se parlasse tra sé)
98
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Allora il vile si compiace di torturarmi! Ma... è troppo orribile, sarebbe atroce! (Alza gli
occhi al cielo) Dio onnipotente! Dio che mi metti alla prova, risparmiami Signore!
DON SALLUSTIO
Ma allora... sognate davvero! Devo dire che fate male a prendervi sul serio, signore! È
grottesco. Io procedo inesorabile verso un fine che solo io conosco, ben più lusinghiero per
voi di quanto possiate supporre. Calmatevi e obbedite. Ve l'ho già detto e ora ve lo
confermo, voglio la vostra felicità. Via, ormai è cosa fatta! Date troppa importanza ai
tormenti e alle pene del cuore! Ci siamo passati tutti. Ma durano ventiquattr'ore o poco
più. Non sapete che, qui, si tratta del destino di un impero? Cos'è il vostro, in paragone?
Non voglio nascondervi nulla, esigo solo che abbiate il buon senso di seguirmi. Restate al
vostro posto! Io sono comprensivo, ragionevole ma, diamine!, un lacchè, sia di creta che di
terra volgare, è solo il recipiente in cui travaso le mie idee. Di uomini come voi, mio caro,
noi facciamo quello che vogliamo. Chi vi comanda, a seconda del piano che sta
apprestando, vi traveste come gli pare e, come gli pare, vi toglie la maschera. Vi ho
innalzato alla dignità di signore. Il ruolo più ambito, per il momento. Adesso ne indossate
i vestiti, l'apparenza. Ma non dovete dimenticare che servite me. Per caso, ora fate la corte
alla regina come, per caso, potreste essere di turno, in piedi, dietro la mia carrozza. Vi
chiedo di essere ragionevole.
RUY BLAS (dopo averlo ascoltato smarrito, quasi non credendo alle proprie orecchie)
Dio! Dio di demenza! Dio di giustizia! Che delitto ho commesso per meritare questo
castigo? Cos'ho fatto? Voi, che siete nostro padre, non vorrete che un uomo piombi nella
disperazione! Ecco a che punto mi trovo! Volontariamente, senza che mi si possa imputare
nulla, solo per vedere una misera vittima agonizzare sotto i vostri occhi, voi, monsignore,
mi avete precipitato nell'abisso! Avete voluto calpestare un cuore infelice colmo di fede e
d'amore, per ricavarne il piacere orribile della vendetta! (Parlando tra sé) Perché è una
vendetta! Non è più lecito dubitarne! E posso indovinare che è diretta contro la regina!
Cosa posso fare? Andare a raccontarle tutto? Cielo! Trasformarmi ai suoi occhi in un
oggetto di disgusto e d'orrore! Un lacchè, un millantatore, un ipocrita! Una canaglia
sfrontata che si caccia via a bastonate! Mai! Ah, io divento pazzo, sto perdendo la ragione!
(Pausa. Meditando) Dio mio, come si possono concepire simili mostruosità! Costruire in
segreto una macchina infernale, provvederla di infinite ruote micidiali e poi, sotto la
macina, per vedere se funziona, gettare un'uniforme, un oggetto vile, un lacchè! Subito
99
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
dopo metterla in azione e guardar uscire, sotto gli ingranaggi, dei brandelli di fango e di
sangue, un capo fracassato, un cuore ancora tiepido di vita, e non tremare, scossi da
brividi convulsi, quando si riconosce, nonostante la volgare etichetta che gli si butta
addosso, che quel lacchè era un essere umano! (Rivolgendosi a Don Sallustio) Siamo ancora
in tempo! Monsignore ascoltatemi, l'orribile ingranaggio non è ancora in movimento!
(Gettandosi ai suoi piedi) Pietà di me! Grazia! Abbiate pietà di lei! Mi conoscete come un
fedele servitore, avete avuto modo di constatarlo. Guardatemi! Sono qui, in ginocchio!
Grazia!
DON SALLUSTIO
Quest'uomo non capirà mai niente. È indisponente!
RUY BLAS (trascinandosi ai suoi piedi)
Grazia!
DON SALLUSTIO
Non perdiamoci in chiacchiere, signore. (Si dirige alla finestra) Scommettiamo che avete
chiuso male la finestra. C'è un vento! (Si avvicina e chiude le imposte)
RUY BLAS (alzandosi)
Ah, è troppo! Adesso sono il duca d'Olmedo, un ministro plenipotenziario, e rialzo la
fronte sotto il piede che mi schiaccia!
DON SALLUSTIO
Come avete detto? Ripetete, prego. Ruy Blas duca d'Olmedo? Avete una benda sugli occhi.
Duca d'Olmedo è stato fatto Bazan, non voi.
RUY BLAS
100
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Vi faccio arrestare.
DON SALLUSTIO
Rivelerò la vostra identità.
RUY BLAS (esasperato)
Ma...
DON SALLUSTIO
Volete denunciarmi? Ho messo a repentaglio la mia e la vostra testa, ho previsto tutto.
Quest'aria trionfale è prematura!
RUY BLAS
Negherò tutto!
DON SALLUSTIO
Andiamo, non siate così ingenuo!
RUY BLAS
Non avete prove!
DON SALLUSTIO
E voi non avete buona memoria. Io mantengo sempre fede a quello che dico, potete starne
certo. Non siete che il guanto, la mano sono io! (Sottovoce, avvicinandosi a Ruy Blas) Se non
obbedirai, se domani non ti troverò a casa tua ad eseguire esattamente i miei ordini, se ti
lasci sfuggire una sola parola di quello che accade, se i tuoi sguardi, le tue azioni ti
101
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
tradiscono... colei che tanto ti sta a cuore, per cominciare, sarà pubblicamente diffamata e
uscirà annientata dal resoconto dei vostri rapporti, che farò pervenire ovunque. Inoltre
riceverà, questo è sicuro, una lettera sigillata che conservo in un luogo noto a me solo
scritta - mi auguro ti ricordi - sotto dettatura di chi? E firmata, ti ricordi da chi? Ecco il
testo che i suoi occhi decifreranno: "Io, Ruy Blas, lacchè di monsignore il marchese di
Finlas, in ogni occasione, sia privata che pubblica, m'impegno a servirlo fedelmente".
RUY BLAS (annichilito, con voce spenta)
Basta così. Signore, eseguirò i vostri ordini.
Si apre la porta di fondo. Rientrano i Consiglieri del consiglio privato. Don Sallustio si nasconde
nel suo ampio mantello.
DON SALLUSTIO (sottovoce)
Vengono. (S'inchina profondamente a Ruy Blas. Ad alta voce) Servo vostro, signor duca.
Esce.
ATTO QUARTO
DON CESARE
Una stanzetta arredata con lusso, avvolta nelle tenebre. Mobili e tappezzeria di foggia antica, dalla
doratura sbiadita. Le pareti sono ricoperte di vecchi tendaggi di velluto rosso, logoro ma ancora
splendente qua e là soprattutto sullo schienale delle poltrone, con grandi galloni d'oro che lo
dividono in bande verticali. Nel fondo, una porta a due battenti. A sinistra, su una parete
trasversale, grande caminetto scolpito che risale all'epoca di Filippo II, con uno stemma di ferro
102
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
battuto all'interno. Dal lato opposto, su un'altra parete trasversale, una porticina bassa che dà su
una galleria oscura. Una sola finestra, a sinistra, collocata in alto, con le sbarre e uno scuro
inferiore, come le inferriate dei carceri. Sulla parete, alcuni vecchi ritratti anneriti, semicancellati.
Grande cassone da corredo con specchio veneziano. Enormi poltrone dell'epoca di Filippo III. Un
armadio intagliato addossato alla parete. Un tavolo quadrato con l'occorrente per scrivere. In un
angolo, un tavolino rotondo coi piedi dorati. È mattina. Quando si alza il sipario, Ruy Blas, vestito
di nero, senza mantello e senza toson d'oro, passeggia nervosamente per la stanza. È molto inquieto.
Si nota sul fondo il suo paggio, immobile, in attesa di ordini.
Scena prima
RUY BLAS (parlando tra sé)
Che fare? Lei, per prima! Lei, prima di tutto! Solo lei! A costo di farmi schizzare il cervello
sulle pareti, a costo di finire sulla forca o in fondo all'inferno! Devo salvarla! Sì, ma come
riuscire? Come fare? Offrire il mio sangue, il mio cuore, la mia anima non è niente, è
troppo facile. Ma confondere quella trama! Poter sapere... scoprire! Qui occorre indovinare
ciò che quell'uomo ha potuto concepire, organizzare! Esce dall'ombra all'improvviso,
subito s'immerge di nuovo nelle tenebre e, là dentro, nella sua notte impenetrabile, cosa
fa? Quando penso che, d'impeto, senza pensare, l'ho pregato di desistere! Come sono vile,
che stupidaggine! E allora? È l'immagine della crudeltà. Che proprio io speri - questo
rancore indubbiamente è di vecchia data - che lui, afferrata la preda, la lasci andare dopo
averla solo addentata! Che questo demone ceda ai lamenti di un servo e cessi di
perseguitare la regina! Si lasciano addomesticare le belve? Eppure, infelice!, devi salvarla
ad ogni costo, sei tu che l'hai perduta e adesso devi liberarla! È finita. Eccomi di nuovo a
terra! Precipitato da tanta altezza in questa voragine! Non avrò sognato! Oh, lei deve
sfuggirgli! Ma... e lui? Da quale uscita, da quale trabocchetto emerge alla luce del sole
l'uomo del tradimento? È il padrone della mia vita, di me e di questa casa. Può strappare,
in un momento, gli ori che la adornano. Possiede le chiavi di ogni serratura. È libero di
entrare, di uscire, di avvicinarsi nell'ombra e di calpestare il mio cuore come si calpesta
impunemente il pavimento! Sì, stavo sognando! Il destino turba l'intelligenza nel rapido
incalzare e sovrapporsi degli avvenimenti. Sto diventando pazzo, le mie idee fuggono
103
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
dalla loro sede naturale. Ero orgoglioso delle mie capacità e ora, Dio mio!, la ragione, presa
nel rabbioso vortice della paura, vacilla come un giunco piegato dal vento! Che fare?
Riflettiamo. Dobbiamo comunque impedirle di uscire dal palazzo. Sì, certamente avrà teso
qui dentro la trappola infernale. Intorno a me si addensano le tenebre, scendo nell'abisso.
Sento la presenza dell'agguato, ma non riesco a scorgerne i contorni. Soffro! Sì, come ho
detto, impediamole di lasciare il palazzo. Dev'esserne avvertita subito, senza indugio, da
un uomo fidato. Da chi? Non ho nessuno!
Riflette in preda a uno scoraggiamento profondo. Poi rialza il capo. Un'idea improvvisa gli ha
restituito la luce della speranza.
Sì, Don Guritano l'ama! Ed è un uomo leale! (Fa cenno al paggio di avvicinarsi. Sottovoce)
Paggio, recati subito da Don Guritano. Fagli, da parte mia, le mie scuse. Pregalo di fare
immediatamente visita alla regina. Deve chiederle, a mio nome e a suo nome, di non
lasciare il palazzo per tre giorni, qualunque siano le pressioni che può ricevere. Qualunque
cosa accada, non deve uscire. Corri! (Richiamando il paggio) Ah! (Toglie da un astuccio un
foglio e una matita) Deve consegnare questo messaggio alla regina, digli che tenga gli occhi
bene aperti! (Scrive in fretta appoggiando il foglio sul ginocchio) "Fidatevi di Don Guritano,
seguite i suoi consigli!" (Piega il messaggio e lo consegna al paggio) Per quanto riguarda il
duello, digli che ho torto, che mi prosterno ai suoi piedi, che voglia comprendere le pene
che mi affliggono e che porti questa supplica alla regina: gliene renderò grazie con
pubbliche scuse. La regina è in pericolo: non deve assolutamente uscire. Qualunque cosa
accada. Almeno per tre giorni. Esegui tutte queste istruzioni. Ti raccomando, non lasciarti
sfuggire neanche una parola!
PAGGIO
La mia devozione vi è nota. Siete un buon padrone.
RUY BLAS
Corri, mio caro paggio. Hai capito bene?
104
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
PAGGIO
Si, monsignore. Non temete. (Esce)
RUY BLAS (rimasto solo, ricade nella poltrona)
Il mio animo si placa. Tuttavia, come durante il delirio, sento confusamente di aver
tralasciato qualcosa. Sì, il mezzo è sicuro. Don Guritano! E io? Devo star qui ad aspettare
Don Sallustio? Perché? No, non lo attenderò. Se non mi trova, per un giorno riuscirò a
fermarlo. Vado in chiesa a pregare. Esco, ho bisogno d'aiuto, Dio mi ispirerà! (Afferra il
cappello agita un campanello posato sul tavolo. Alla porta di fondo compaiono due negri, vestiti di
velluto verde chiaro e di broccato d'oro, giacche pieghettate a grandi falde) Esco. Tra poco arriverà
un uomo. Da un ingresso riservato. È probabile che qui, in casa, lo vedrete comportarsi
come se fosse il padrone. Lasciatelo fare. E se venisse qualcun altro... (Dopo un attimo
d'esitazione) In fede mia, lasciatelo entrare! (Congeda con un gesto i negri che s'inchinano in
atto d'obbedienza ed escono) Andiamo! (Esce)
Quando la porta si chiude alle spalle di Ruy Blas, si sente un fracasso inaudito proveniente dal
caminetto. Ne esce un uomo, avviluppato in un mantello sbrindellato, che si precipita nella stanza.
È Don Cesare.
Scena seconda
Don Cesare.
DON CESARE (Agitato, ansioso, stordito, coi capelli in disordine e, sul volto, un'espressione che
tradisce, insieme, soddisfazione e inquietudine)
Tanto peggio! Sono io! (Si rialza strofinando la gamba su cui è caduto, e avanza nella stanza col
cappello in mano sprofondandosi in inchini)
105
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Chiedo scusa! Non badate a me, sono qui di passaggio. Stavate parlando tra voi... Vi
prego, continuate. Sono entrato un po' bruscamente: rinnovo le mie scuse, signori. (Si ferma
in mezzo alla stanza e si accorge di essere solo) Nessuno! Un momento fa, sporgendomi dal
tetto, mi era parso di sentire delle voci. Nessuno! (Sedendosi in poltrona) Benissimo.
Riposiamoci. La solitudine ha degli effetti corroboranti. Uffa! Quanti avvenimenti! Sono
ancora tutto sottosopra come un cane fradicio che si scuote l'acqua di dosso e ne resta
accecato! Dapprima gli sbirri mi hanno stretto nella loro morsa, poi quell'imbarco assurdo,
i corsari e quella grande città dove sono stato torturato. Che dire, poi, degli attentati alla
mia virtù per opera di quella donna gialla? Per finire, c'è stata la fuga dal carcere, i lunghi
viaggi e il ritorno in Spagna! Che romanzo incredibile! Il giorno stesso del mio arrivo, mi
scontro con gli stessi sbirri dell'altra volta! Che m'inseguono a perdifiato, a cui sfuggo
correndo a precipizio: salto un muro, vedo una palazzina nascosta dagli alberi, corro là,
non mi vede nessuno. Mi arrampico e, dalla rimessa, raggiungo il tetto e riesco a penetrare
in una casa sconosciuta attraverso un camino che riduce a brandelli il miglior mantello che
le mie scarpe abbiano mai visto! Perdio! Il signor Sallustio è un vero pendaglio da forca!
(Osserva il suo aspetto in uno specchio veneziano che si trova sul cassone coi tiretti scolpiti) Il
giustacuore m'ha seguito in tutte le mie vicissitudini. E combatte ancora! (Si toglie il
mantello e osserva allo specchio lo stato del giustacuore di raso logoro, strappato e rappezzato. Poi si
porta una mano alla gamba guardando con irritazione verso il camino).
Nella caduta la gamba ha maledettamente sofferto! (Apre i tiretti del cassone. Trova il
mantello di velluto verde chiaro, ricamato d'oro, che Don Sallustio aveva donato a Ruy Blas. Don
Cesare lo esamina e lo paragona al suo) Questo mantello è in uno stato migliore del mio. (Se lo
getta sulle spalle e, al suo posto, mette il suo nel cassone, dopo averlo ripiegato con cura. Vi
aggiunge il cappello che, con un pugno, riduce alle dimensioni di un cencio. Poi chiude il cassetto e
passeggia per la stanza orgoglioso del bel mantello ricamato d'oro).
Basta così, adesso sono tornato. Tutto va per il meglio. Ah, caro cugino, volevate che
emigrassi in Africa, dove l'uomo è un misero topolino tra le grinfie della tigre! Maledetto
cugino, mi vendicherò spaventosamente di te. Ma prima, voglio mangiare! Poi, sotto il mio
vero nome, verrò a farti visita trascinandomi dietro una bella compagnia di furfanti che
puzzano di forca e, alla fine, ti darò in pasto, vivo, a tutti i miei creditori e ai loro figli.
(Scorge in un angolo un magnifico paio di stivali adorni di trine. Si libera in fretta delle scarpe e
indossa subito le nuove calzature).
Vediamo, intanto, dove sono finito grazie alla sua perfidia. (Dopo aver attentamente
esaminato la stanza). Una dimora piena di mistero, l'ideale per le tragedie! Porte chiuse,
imposte sbarrate, un vero carcere. In questo luogo affascinante si entra dall'alto, come il
106
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
vino quando viene imbottigliato. (Con un sospiro) Com'è buono il vino... quando è di
marca!
(Scorge il piccolo uscio a destra, lo apre e s'introduce rapidamente nella galleria comunicante, poi
rientra. È molto sorpreso). Meraviglia delle meraviglie! Una galleria senza uscita, chiusa da
ogni lato! (Va alla porta di fondo, la socchiude e guarda fuori poi la richiude e torna al proscenio).
Nessuno! Dove sono finito? In ogni modo, gli sbirri hanno perso le mie tracce. Perché
preoccuparmi d'altro? Devo cadere in crisi e perdere tutto il mio coraggio solo perché non
ho mai visto una cosa come questa? (Si risiede in poltrona, sbadiglia e si rialza quasi subito)
Ah, ma che noia stare in un luogo simile! (Accorgendosi di un armadietto, sulla sinistra, che
smussa l'angolo della parete) Guardiamo, sembra una biblioteca. (Si avvicina, lo spalanca. È
una dispensa colma di cibo) Proprio quello che ci vuole. Del paté, del vino, un cocomero. Un
pranzo completo. Sei bottiglie ben schierate! Diamine! E io che avevo dei pregiudizi sulla
casa! (Esaminando le bottiglie ad una ad una) Sono di ottima qualità! È proprio un armadio
degno di nota!
(Va a prendere in un angolo un tavolino rotondo, lo porta al proscenio e lo apparecchia con l'intero
contenuto della dispensa: bottiglie, piatti, ecc., cui aggiunge le posate e un bicchiere. Poi stappa una
bottiglia) Leggiamo prima questa. (Riempie il bicchiere e lo tracanna di colpo) È il sublime
capolavoro di un famoso poeta: il sole! Lo Xérès-dei-Cavalieri non è più vermiglio di te! (Si
siede, si versa un altro bicchiere e beve) C'è un solo libro che possa stargli alla pari? Trovatemi
qualcosa che contenga più spirito! (Beve) Oddìo, che conforto insperato! Mangiamo.
(Attacca il pâté) Quei cani degli sbirri! Li ho messi fuori strada. Sono riuscito a far perdere
le mie tracce. (Mangia) Questo è il re dei pâté! Quanto al padrone di casa, se arrivasse qui...
(va alla dispensa e ne torna con un bicchiere e un coperto che depone sul tavolo) ... Io inviterò!
Basta che non mi cacci via! Su, facciamo presto. (Divora in fretta e furia enormi quantità di
cibo) Dopo cena, visiterò la casa. Chi può abitare qui dentro? Forse un bravo giovane. Qua
c'è sotto qualche storia di donne. Bah! E io che male faccio? Cosa pretendo? Nient'altro che
l'ospitalità di questo degno mortale: secondo la consuetudine (s'inginocchia e circonda il
tavolo con le braccia) abbracciamo l'altare. (Beve) Comunque, questo non è il vino di un
malvagio. E poi, ho deciso, se viene qualcuno dirò chi sono. Ah! Vi farò sputar sangue,
maledetto cugino! Come, quel pezzente, quel cane rognoso, quel bandito? Quello Zafari,
quel mendicante, quel perdigiorno? Verissimo! Proprio lui, Don Cesare di Bazan, cugino
di Don Sallustio! Oh! Che sorpresa inaudita! E quanti pettegolezzi a Madrid! Quando è
tornato? Stamattina? Stanotte? Che tafferuglio provocherà l'inattesa notizia, che chiasso
per un gran nome caduto nell'oblio che, di colpo, torna a galla! Don Cesare di Bazan!
Sissignori, proprio io. Non ci si pensava più, non se ne parlava più... Ma come? Non era
morto? È qua in perfetta salute, signore e signori! Gli uomini diranno "Diavolo!", le donne
107
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
diranno "Oh!", come un dolce mormorio che vi accoglie, rientrando a casa, insieme ai
furiosi latrati di trecento creditori! Un ruolo splendido da recitare! Ahimè, non ho più un
soldo.
Rumore alla porta.
C'è qualcuno! Senza dubbio mi scacceranno come il più infimo dei guitti. Non fa niente,
vai fino in fondo, Cesare! (Si avviluppa nel mantello fino agli occhi. Si apre la porta di fondo.
Entra un servo in livrea trasportando un sacco pesante)
Scena terza
Don Cesare, un Lacchè.
DON CESARE (squadrando il lacchè dalla testa ai piedi)
Chi vieni a cercare qui dentro, compare? (Tra sé) Mostriamoci sfrontati, il rischio è grosso.
LACCHÈ
Don Cesare di Bazan.
DON CESARE (abbassando il mantello e scoprendo il volto)
Don Cesare! Ma sono io! (Tra sé) È incredibile!
LACCHÈ
Siete voi il signor Don Cesare di Bazan?
108
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE
Perdio! Ho questo onore. Cesare! Il vero Cesare! Il solo Cesare! Il conte di Garo...
LACCHÈ (posando il sacco sulla poltrona)
Controllate, per favore, se risponde alle vostre esigenze.
DON CESARE (stupefatto, tra sé)
Del denaro! Ah, questo è troppo! (Ad alta voce) Mio caro...
LACCHÈ
Contate. È la somma che sono stato incaricato di portarvi.
DON CESARE (gravemente)
Ah, certo! Capisco. (Tra sé) È proprio il caso che il diavolo... Via, non disturbiamo
l'andamento di questa bella storia. Il denaro arriva al momento giusto. (Ad alta voce) Ti
occorre una ricevuta?
LACCHÈ
No, monsignore.
DON CESARE (indicandogli il tavolo)
Mettilo lì. (Il lacchè ubbidisce) Da chi proviene?
LACCHÈ
109
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Il signore lo sa bene.
DON CESARE
Senza dubbio. Ma...
LACCHÈ
Il denaro - devo aggiungere - viene da chi sapete per lo scopo che sapete.
DON CESARE (soddisfatto della spiegazione)
Ah!
LACCHÈ
Sia voi che io dobbiamo essere discreti. Ssst!
DON CESARE
Ssst! Questo denaro viene... Che frase magnifica! Ripetimela, per favore.
LACCHÈ
Questo denaro...
DON CESARE
Tutto si spiega! Mi viene da chi so...
LACCHÈ
110
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
... per lo scopo che sapete. Noi dobbiamo...
DON CESARE
Entrambi!!!
LACCHÈ
Essere discreti.
DON CESARE
Perfettamente chiaro.
LACCHÈ
Io eseguo gli ordini, il resto non lo comprendo.
DON CESARE
Bah!
LACCHÈ
Ma voi capite!
DON CESARE
Maledizione!
LACCHÈ
111
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Basta così.
DON CESARE
Io comprendo e prendo, mio caro. Il denaro che si riceve, d'altronde, è sempre chiarissimo.
LACCHÈ
Ssst!
DON CESARE
Ssst!!! Non siamo indiscreti! Diamine!
LACCHÈ
Contatelo, signore!
DON CESARE
Per chi mi prendi? (Ammirando le dimensioni del sacco posato sul tavolo) Che ventre
imponente!
LACCHÈ (insistendo)
Ma...
DON CESARE
Mi fido di te.
112
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LACCHÈ
L'oro è in sovrane. Pistole doppie che pesano sette grosse e trentasei grani, o buoni dobloni
di mezza libbra. L'argento, nel conio con la croce.
Don Cesare apre il sacco e ne estrae numerosi sacchetti pieni d'oro e d'argento, che apre e vuota sul
tavolo con grande stupore. Subito dopo pesca a piene mani in quell'inconsueta riserva aurea e si
riempie le tasche di pistole e dobloni.
DON CESARE (interrompendosi, con autorità. Tra sé)
Il mio romanzo, come ogni fiaba che si rispetti, si chiude felicemente: muore accarezzando
un milione! (Continua a riempirsi le tasche) O delizia! Quasi quasi divoro un galeone!
(Riempita una tasca, passa all'altra. Si tasta dappertutto alla ricerca di altre tasche, dimenticando la
presenza del lacchè)
LACCHÈ (osservandolo impassibile)
Sono in attesa di ordini.
DON CESARE (voltandosi)
A che scopo?
LACCHÈ
Per eseguire rapidamente, senza indugio, quello che io ignoro e che voi sapete benissimo.
Interessi enormi...
DON CESARE (interrompendolo con aria d'intesa)
Già, pubblici e privati!!!
113
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LACCHÈ
Richiedono che si proceda all'istante. Ripeto ciò che mi è stato ordinato di dire.
DON CESARE (battendogli sulla spalla)
Di questo ti sono grato, fedele servitore!
LACCHÈ
Per non perdere tempo, il mio padrone, per aiutarvi, mi ha posto al vostro servizio.
DON CESARE
Ha agito correttamente. Conformiamoci ai suoi desideri. (Tra sé) Che sia impiccato, se so
cosa devo dirgli. (Ad alta voce) Avvicinati, caro, e per prima cosa (riempie di vino l'altro
bicchiere) bevi questo!
LACCHÈ
Come, signore?
DON CESARE
Bevi, ti dico! (Il lacchè beve. Don Cesare gli riempie il bicchiere) Vino d'Oropesa! (Fa sedere il
lacchè, lo fa bere e gli versa altro vino) Parliamo. (Tra sé) Ha già gli occhi lucidi. (Ad alta voce,
adagiandosi in poltrona) L'uomo amico mio, non è altro che fumo nero soffiato dal fuoco
della passione. Tutto qui. (Gli versa da bere) Non faccio che raccontarti sciocchezze. Eppure
il fumo, appena s'innalza nell'azzurro del cielo, adotta un comportamento ben diverso di
quando si trova chiuso in un camino. Sale allegro e felice mentre noi caschiamo giù. (Si
strofina la gamba) L'uomo è solo del vile piombo. (Riempie i due bicchieri) Beviamo. Tutti i
tuoi dobloni non valgono il canto di un ubriaco di strada. (Avvicinandosi con aria misteriosa)
Vedi, dobbiamo essere prudenti. L'asse del carro, se è troppo carica, cede. La parete, priva
di fondamenta, si schianta al suolo. Caro, abbottonami il collo del mantello.
114
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LACCHÈ (con orgoglio)
Signore, non sono il vostro domestico. (Prima che Cesare glielo possa impedire, scuote il
campanello posato sul tavolo)
DON CESARE (tra sé, spaventato)
Ha suonato! Adesso, forse, arriverà il padrone di casa! Sono in trappola!
Entra uno dei negri. Don Cesare, in preda a una viva agitazione, si volta dal lato opposto non
sapendo che contegno assumere.
LACCHÈ (al negro)
Agganciate il bottone al manto di Sua Grazia.
Il negro si avvicina con gravità a Don Cesare che lo lascia fare con aria stupefatta, poi aggancia il
collo del mantello, saluta ed esce lasciando Don Cesare annichilito.
DON CESARE (alzandosi da tavola, tra sé)
Sono caduto nelle mani di Belzebù, parola d'onore! (Viene al proscenio e cammina
nervosamente) A questo punto, accettiamo senza discutere ciò che ci viene offerto. Pare che
debba continuare a contare scudi e dobloni. Ho molto denaro. Cosa ne farò? (Voltandosi
verso il lacchè, seduto a tavola, che comincia a vacillare sulla seggiola ai primi sintomi di
ubriachezza) Un momento, riflettiamo! (Concentrandosi, tra sé) Vediamo... se pagassi i miei
creditori! Macché! Se almeno, per calmare quelle anime aride e volgari, le innaffiassi con
un acconto sostanzioso? Perché dovrei mettermi ad innaffiare dei fiori tanto brutti? Il
denaro è il mezzo più facile per corrompere un uomo e per farcirlo fino al gozzo - fosse
pure un discendente di Annibale, il conquistatore di Roma - di sentimenti borghesi! Cosa
si direbbe in giro? A vedermi pagare i debiti! Ah!
115
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LACCHÈ (vuotando il bicchiere)
Cosa mi ordinate?
DON CESARE
Lasciami in pace, sto pensando. Bevi, intanto. (Il lacchè si rimette a bere. Don Cesare continua
a riflettere finché, colpito da un'idea improvvisa, si tocca la fronte con una mano) Sì! (Al lacchè)
Alzati subito. Ecco cosa bisogna fare. Riempiti le tasche di scudi. (Il lacchè si alza vacillando e
si riempie di monete le tasche del giustacuore. Don Cesare lo aiuta, continuando a parlare) Nel
vicolo, in fondo a Plaza Mayor, entra al numero nove. È una casa stretta. Non è poi tanto
male nonostante la finestra, a destra, che ha un vetro rotto sostituito da una toppa di carta.
LACCHÈ
È orba, la casa?
DON CESARE
No, è guercia. Ci si può rompere il collo salendo la scala. Fa attenzione.
LACCHÈ
Una scala?
DON CESARE
Pressappoco. Ma più ripida. Là in cima ci sta una bellezza facile da riconoscere: una cuffia
malmessa piantata alla brava su una massa di capelli sfatti, un po' tozza, rossa di pelo...
una donna incantevole! Ma, ti raccomando, il massimo rispetto: è la mia amante. Si chiama
Lucinda e una volta era la bionda dagli occhi azzurri che danzava il fandango, di sera,
davanti al papa. Dalle duecento ducati da parte mia. In un altro fetido buco, là vicino,
troverai anche un diavolaccio dal naso rosso con un cappello scolorito, calato sul viso fino
116
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
alle sopracciglia, da cui pende una penna che, in quel punto, sembra un vero segno
tragico. Porta una spada enorme e, dalla spalla, gli cade un cencio. Da' a quel briccone sei
piastre, da parte nostra. Un po' più lontano, troverai un buco più nero di un forno, una
taverna che sbraita suoni sguaiati all'angolo di un crocicchio. Sulla soglia, c'è uno dei suoi
abituali frequentatori. Beve e fuma di continuo. È un uomo di rara educazione, di
un'eleganza irreprensibile, un signore che non si è mai lasciato sfuggire una bestemmia, è
il mio amico del cuore, si chiama Goulatromba. Trenta scudi! Digli, come se recitassi un
paternostro, che se li beva subito e che ne avrà degli altri. A tutti questi miserabili,
consegna tutte quelle belle monete luccicanti e non meravigliarti se faranno tanto d'occhi.
LACCHÈ
E poi?
DON CESARE
Tieni il resto per te. Ah, l'ultimo capitolo...
LACCHÈ
Cosa comandate, monsignore?
DON CESARE
Va ad ubriacarti, gaglioffo! Rompi tutti i boccali che puoi, fai molto baccano e rientra a
casa solo domani, a notte alta.
LACCHÈ
Ho capito, principe. (Si dirige alla porta camminando a zig-zag)
DON CESARE (guardandolo camminare)
117
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
È spaventosamente ubriaco. (Lo richiama, il lacchè si avvicina) Ah!... Quando uscirai di qua,
ti seguirà un branco di fannulloni. Ti raccomando, sii degno del vino che hai in corpo.
Comportati con austera semplicità. Se per caso qualche scudo ti dovesse cadere dagli
stivali, non raccoglierlo e se dei leccapiatti, dei chierici, degli studenti, dei vagabondi
facessero a gara per raccattarli, lascia pure che se li disputino. Non comportarti come
quelli che vogliono mostrare severità o ferocia. Anche se ti alleggerissero un po' le tasche,
cerca di essere indulgente. In fondo, sono uomini come noi. Vedi, è proprio una legge
universale: in questo mondo pieno di orrori e miserie, a volte si sente il bisogno di elargire
un po' di gioia agli altri. (Con malinconia) È probabile che tutta questa gente, prima o poi,
penda da una forca! Comportiamoci di conseguenza: abbiamo per loro riguardi speciali!
Adesso va.
Il lacchè esce. Don Cesare, rimasto solo, si risiede, appoggia i gomiti sul tavolo e resta assorto in
profonde riflessioni.
Il primo dovere del cristiano e del saggio è di fare buon uso del denaro, quando gli tocca
in sorte. Ho da vivere largamente per otto giorni! Li vivrò e, se mi avanza del denaro, lo
impiegherò in fondazioni di carità. Ma non ci faccio molto affidamento, me lo
riprenderanno senz'altro. Indubbiamente si tratta di un equivoco, il servo avrà frainteso
oppure io avrò pronunciato male il mio nome...
Si riapre la porta di fondo. Entra una vecchia mezzana, dai capelli grigi, che veste il costume
regionale basco. Sfoggia un ventaglio e una mantiglia nera.
Scena quarta
Don Cesare, una mezzana.
MEZZANA (sulla soglia)
118
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Don Cesare di Bazan?
Don Cesare, assorto in meditazione, rialza bruscamente il capo.
DON CESARE
Per tutti i fulmini! (Tra sé) Oh, una donna! (Mentre la vecchia s'inchina profondamente, Cesare
torna stupefatto al proscenio) Qua ci dev'essere lo zampino del diavolo o di Don Sallustio! Ci
scommetto che, prima o poi, si farà vivo il mio amato cugino. Una mezzana! (Ad alta voce)
Don Cesare sono io. Cosa ti conduce qui? (Tra sé) Di solito una vecchia è il lasciapassare di
una giovane.
MEZZANA (s'inchina facendosi il segno della croce)
Signore, vi saluto, in questo giorno di astinenza, in nome di Gesù figlio di Dio che nessuno
può vincere.
DON CESARE (tra sé)
Preambolo devoto di una conclusione galante. (Ad alta voce) Amen! Buongiorno.
MEZZANA
Dio vi mantenga in questa felice disposizione! (Misteriosamente) Avete dato alla persona
che mi manda qui, da voi, appuntamento per un convegno segreto, stanotte?
DON CESARE
Non ne dubito affatto.
MEZZANA (estrae dal guardinfante un foglio piegato che gli mostra senza consegnarglielo)
119
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Allora siete voi quel signore tanto riservato che ha inviato un messaggio, relativo a
stanotte, a una persona che vi ama e che conoscete bene?
DON CESARE
Sono io.
MEZZANA
Bene. La dama, maritata a un vecchio barbogio, evidentemente è costretta ad essere cauta:
mi hanno incaricata di assumere informazioni. Io non conosco quella persona che voi,
invece, conoscerete bene. La sua cameriera mi ha detto come stanno le cose. È sufficiente,
non facciamo nomi.
DON CESARE
Tranne il mio.
MEZZANA
È una cosa semplicissima. A una dama l'amico del cuore chiede un appuntamento, si teme
di cadere in qualche insidia e, dato che le precauzioni non sono mai troppe, si manda me
in avanscoperta per avere da voi, in persona, la conferma diretta...
DON CESARE
Oh, la vecchia strega! Perdio, quanto trambusto per un bigliettino amoroso! Ma certo che il
latore sono io, io, ti dico!
MEZZANA (posa sul tavolo il foglio piegato, che Don Cesare esamina pieno di curiosità)
In questo caso, se siete voi, scriverete: "Venite", sul retro della lettera. Ma non di vostra
mano, per non compromettere nulla.
120
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE
Di mia mano? Non ci penso nemmeno! (Tra sé) Messaggio trasmesso a dovere! (Tende la
mano per prendere la lettera ma la missiva è sigillata e la vecchia non gli permette di toccarla)
MEZZANA
Non apritela! Dovete riconoscere il plico.
DON CESARE
Perbacco! (Tra sé) E io che ardevo dalla curiosità! Recitiamo la nostra parte! (Scuote il
campanello. Appare un negro) Sai scrivere? (Il negro fa un cenno affermativo, stupore di Don
Cesare. Tra sé) Mi ha fatto cenno! (Ad alta voce) Sei muto, per caso? (Nuovo cenno affermativo
del negro e ulteriore stupore di Cesare. Tra sé) Benissimo! Il gioco prosegue! Adesso è la volta
dei muti! (Al muto, indicandogli la lettera che la vecchia tiene spiegata sul tavolo) Scrivi lì sopra:
"Venite". (Il muto scrive. Don Cesare fa cenno alla mezzana di riprendere la lettera e al muto di
uscire. Il muto esce. Tra sé) Mi ha obbedito!
MEZZANA (riponendo, con aria misteriosa, la lettera nel guardinfante e avvicinandosi a Don
Cesare)
Stasera la vedrete. È bella?
DON CESARE
Affascinante!
MEZZANA
La cameriera mi ha colpito favorevolmente. Mi ha preso da parte durante la predica. Una
bellezza! Un profilo angelico con due occhi diabolici! Sembra molto esperta nelle faccende
d'amore.
121
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (tra sé)
Mi accontenterei della cameriera.
MEZZANA
Dato che il bello s'impone sempre al brutto, e la sultana si giudica sempre dalla schiava,
come il padrone dal servo, la vostra dama è certo una bellissima signora.
DON CESARE
Voi mi adulate!
MEZZANA (s'inchina per prendere congedo)
Vi bacio la mano.
DON CESARE (dandole una manciata di dobloni)
Voglio riempirti le zampe! Tieni, vecchia!
MEZZANA (intascando)
Sono allegri i giovani d'oggi!
DON CESARE (congedandola)
Va!
MEZZANA (tra gli inchini)
122
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Se aveste bisogno di me... Sono Donna Oliva, mi trovate al convento di Sant'Isidro. (Esce.
Poi la porta si riapre e, da un battente, spunta con la testa) Mi metto sempre a destra, alla terza
colonna, entrando in chiesa. (Don Cesare si volta impaziente. La porta si chiude per riaprirsi
un'altra volta lasciando apparire la vecchia) Stasera la vedrete! Ricordatevi di me, signore,
nelle vostre preghiere.
DON CESARE (scacciandola, in preda all'ira)
Ah!
La mezzana scompare, la porta si richiude.
DON CESARE (solo)
Devo rassegnarmi a non stupirmi più di nulla! Mi sembra di abitare nella luna. Godo, per
il momento, i favori della buona sorte: una volta saziata la fame, adesso placherò le attese
del cuore. (Riflettendo) Una splendida opportunità. Vediamo come va a finire.
Si riapre la porta di fondo. Appare Don Guritano con due lunghissime spade sguainate sottobraccio.
Scena quinta
Don Cesare, Don Guritano.
DON GURITANO (dal fondo)
Don Cesare di Bazan?
123
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (si volta e scorge Don Guritano con le spade)
Finalmente! Era ora! L'avventura era di buon auspicio adesso si fa interessante. Un pranzo
eccellente, del denaro, un convegno d'amore e poi un duello! Don Cesare fa ritorno al suo
elemento naturale! (Particolarmente lieto, si avvicina a Don Guritano e lo saluta cordialmente.
Don Guritano lo fissa minaccioso e avanza al proscenio con passo rigido) Abita qui, caro signore.
Volete accomodarvi, (gli indica una poltrona, Don Guritano resta in piedi) prendere posto,
sedervi? Consideratemi a vostra completa disposizione. Felice di conoscervi, vogliamo
discorrere? Cosa c'è di nuovo a Madrid? Ah, che città meravigliosa! Io non ne so più nulla.
Ma ritengo che sia Matalobos che Lindamira continuino a riscuotere ammirazione. Se
volete sentire la mia opinione, io più che un volgare bandito da strada temo il rischio
enorme rappresentato da quella ladra di cuori! Ah, le donne, signore! Quella fauna
diabolica m'incatena, la mia ragione abdica di fronte a loro! Parlate, vi supplico, rimettete
il mio cervello in carreggiata. Non sono più un essere umano, non appartengo al consorzio
dei vivi, sono un'entità stravagante, un morto ridestato dalla tomba, un bue, un hidalgo
della vecchia Castiglia. Mi hanno strappato le piume dal cappello, non ho più i miei
guanti. Vengo da strani, incredibili paesi.
DON GURITANO
Davvero, signore? Credo di venire da luoghi ancora più lontani.
DON CESARE (gioviale)
Da quale lido ospitale?
DON GURITANO
Dall'estremo nord.
DON CESARE
Io vengo da più lontano, dal mezzogiorno.
124
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Sono furioso!
DON CESARE
Ma guarda! Io crepo di bile!
DON GURITANO
Ho sulle spalle milleduecento leghe!
DON CESARE
E io duemila! Ho visto donne gialle e azzurre, verdi e nere. Ho ammirato luoghi benedetti
dal cielo come la felice città di Algeri e la bellissima Tunisi dove, grazie alle sagge
abitudini dei turchi, ho visto parecchia gente impalata, appesa agli usci.
DON GURITANO
Sono stato giocato, signore!
DON CESARE
E io sono stato venduto!
DON GURITANO
M'hanno quasi esiliato!
DON CESARE
M hanno quasi impiccato!
125
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Con estrema impudenza, mi mandano a Neuburg a portare quattro parole chiuse in un
cofanetto: "Trattenete il più a lungo possibile questo vecchio pazzo".
DON CESARE (scoppiando a ridere)
Splendido! Chi è l'autore della beffa?
DON GURITANO
Voglio torcere il collo a Cesare di Bazan!
DON CESARE (con gravità)
Ah!
DON GURITANO
Come se non bastasse, poco fa mi invia un lacchè, al suo posto. Per scusarlo! dice. Pensate,
mi manda un domestico che serve a tavola! Mi sono rifiutato di riceverlo e l'ho messo ai
ceppi, a casa mia, in un sotterraneo. Adesso faccio visita al padrone. Quell'impudente,
quel traditore, quel Cesare di Bazan! Devo sopprimerlo! Dov'è?
DON CESARE (sempre con gravità)
Sono io.
DON GURITANO
Voi! Volete scherzare?
126
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE
Io sono Don Cesare.
DON GURITANO
Come! Ancora!
DON CESARE
Certo, ancora!
DON GURITANO
Caro signore, abbandonate subito questo ruolo! Vi credete spiritoso ma io non mi diverto
affatto.
DON CESARE
Invece voi siete molto divertente interpretando la parte del geloso! Credetemi, vi
compiango sinceramente. Vedete, i disastri che derivano dai nostri vizi sono più pericolosi
delle conseguenze provocate dai vizi altrui. Non ho difficoltà a dichiararvi che preferisco
di gran lunga essere povero piuttosto che avaro e cornuto piuttosto che geloso. Come voi,
che siete sia l'uno che l'altro. Vi confido, inoltre, che ho dato per stasera appuntamento a
vostra moglie.
DON GURITANO
Mia moglie!
DON CESARE
Sì, vostra moglie!
127
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON GURITANO
Andiamo, non sono sposato!
DON CESARE
E venite qui a fare tanto chiasso! Non siete sposato! Da un quarto d'ora avete assunto il
contegno di un marito che urla o di una tigre che si dispera a un punto tale da
costringermi a fornirvi spontaneamente tutti i consigli disponibili in un caso del genere!
Ma scusate, se non siete sposato, per Ercole!, perché volete rendervi ridicolo ad ogni costo?
DON GURITANO
Signore, voi mi portate all'esasperazione!
DON CESARE
Bah!
DON GURITANO
Questo è troppo!
DON CESARE
Davvero?
DON GURITANO
Ve la farò pagare!
128
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (esamina divertito le calzature di Don Guritano, quasi invisibili sotto una nuvola
di fiocchi e di nastri, secondo l'ultima moda)
Una volta i nastri si mettevano in testa. Mentre oggi, a quanto sembra, secondo un
costume più civile, adornano gli stivali e lambiscono anche i piedi! Affascinante!
DON GURITANO
Dobbiamo batterci!
DON CESARE (impassibile)
Credete?
DON GURITANO
Voi non siete Cesare, questa è un'altra faccenda: ma comincerò ugualmente con voi.
DON CESARE
Bene, ma badate, piuttosto, di non finire la vostra carriera, con me.
DON GURITANO (offrendogli una spada)
Sciocco! Qui, subito!
DON CESARE (prendendo la spada)
Ma certo. Quando affronto un duello, non lo lascio mai a metà!
DON GURITANO
Dove?
129
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE
Qua dietro. La strada è deserta.
DON GURITANO (provando, sul pavimento, la punta della spada)
Cesare lo ucciderò poi!
DON CESARE
Ne siete sicuro?
DON GURITANO
Non ho dubbi!
DON CESARE (flettendo la lama)
Bah! Con uno di noi ucciso in campo, vi sfido poi, a uccidere Don Cesare.
DON GURITANO
Usciamo!
Escono. Si sente svanire, in lontananza, l'eco dei loro passi. Un piccolo uscio segreto si apre nella
parete a destra. Entra Don Sallustio.
Scena sesta
130
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Don Sallustio, vestito di verde scuro, quasi nero.
DON SALLUSTIO (Appare pensoso ed agitato. Si guarda attorno e ascolta inquieto)
Nessun preparativo! (Scorgendo la tavola apparecchiata) Cosa significa? (Sentendo fuori scena i
passi di Cesare e di Guritano) Perché questo rumore? (Fa qualche passo, ansioso) Stamani
Gudiel ha visto uscire il paggio. L'ha seguito. Andava da Guritano. Non c'è traccia di Ruy
Blas. E quel paggio... Diavolo! Tenta di sfuggirmi con un colpo di mano! Sì, qualche buon
consiglio di cui avrà incaricato Don Guritano presso di lei! Dai muti non c'è modo di
saperlo! Maledizione! Non avevo previsto Don Guritano!
Riappare Don Cesare con la spada sguainata che, entrando, getta su una poltrona.
Scena settima
Don Sallustio, Don Cesare.
DON CESARE (sulla soglia)
Ah, finalmente! Eccoci di fronte, vecchio demonio!
DON SALLUSTIO (voltandosi, annichilito)
Don Cesare!
DON CESARE (incrociando le braccia e scoppiando a ridere)
131
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
State tramando qualcosa di spaventoso! La mia comparsa danneggia i vostri piani, non è
vero? Entro io e mi piazzo, lungo disteso, in mezzo al vostro intrigo!
DON SALLUSTIO (tra sé)
Tutto è perduto!
DON CESARE (ridendo)
È da stamani che sto calpestando le vostre complicatissime ragnatele. Credo che nessuno
dei vostri progetti sia rimasto in piedi. Ho fatto irruzione dappertutto, ho demolito
parecchio. E me ne rallegro.
DON SALLUSTIO (tra sé)
Diavolo! Cos avrà fatto?
DON CESARE (ridendo sempre più di gusto)
Il vostro servo con tutto quel denaro, per quell'affare! Per la cosa che sapete! Per chi
sapete! (Ridendo) Impagabile!
DON SALLUSTIO
Allora?
DON CESARE
L'ho fatto ubriacare.
DON SALLUSTIO
E il denaro che aveva portato?
132
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (con improvvisa autorità)
L'ho regalato a parecchia gente. Diamine! Avrò pure degli amici...
DON SALLUSTIO
Tu mi sospetti a torto. Io...
DON CESARE (facendo tintinnare i soldi in tasca)
Mi son subito riempito le tasche, l'avrete capito. (Rimettendosi a ridere) Sapete? La signora...
DON SALLUSTIO
Oh!
DON CESARE (notando la sua ansia)
... che conoscete (Don Sallustio ascolta dolorosamente perplesso mentre Don Cesare prosegue
ridendo) mi regala l'orrenda compagnia di una vecchia governante con tanto di barba al
mento e un naso enorme...
DON SALLUSTIO
A che scopo?
DON CESARE
A chiedere, sottovoce, per prudenza, se è proprio Don Cesare che stanotte la attende...
DON SALLUSTIO (tra sé)
133
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Cielo! (Ad alta voce) Cos'hai risposto?
DON CESARE
Mio caro, ho detto di sì! Che l'attendevo!
DON SALLUSTIO (tra sé)
Forse tutto non è perduto!
DON CESARE
E, per finire, il vostro sicario, il vostro gran capitano che, sul luogo dello scontro, si è
spacciato per un certo Guritano, (movimento impercettibile di Don Sallustio) che stamani, da
uomo accorto, si è rifiutato di ricevere un servo di Cesare con un messaggio indirizzato a
lui, che era venuto qui a chiederne ragione a me...
DON SALLUSTIO
Ebbene, dov'è finito?
DON CESARE
Quello sciocco? L'ho ucciso!
DON SALLUSTIO
Davvero?
DON CESARE
Andate a sincerarvene. Sta morendo là, dietro al muro.
134
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO
Sei sicuro che sia morto?
DON CESARE
Ho paura di sì.
DON SALLUSTIO (tra sé)
Respiro! Che fortuna! Il cielo mi assiste! Non ha sconvolto i miei piani! Al contrario! Ma
ora devo liberarmene definitivamente: congedarlo, e per sempre! È un aiutante scomodo!
Per il denaro, pazienza. (Ad alta voce) È una storia molto strana. Non avete visto nessun
altro?
DON CESARE
No. Ma ne vedrò tanti. Ho intenzione di continuare. Voglio che il mio nome corra sulla
bocca di tutta la città. Farò scoppiare uno scandalo colossale. Potete starne certo.
DON SALLUSTIO (tra sé)
Diavolo! (Rapidamente, avvicinandosi a Don Cesare) Tieniti pure i soldi, ma lascia subito
questa casa!
DON CESARE
Come no! Così mi farete pedinare! Conosco i vostri metodi: scommetto che tornerei - o
destino fortunato! - a contemplare l'azzurro del Mediterraneo! Non ci penso nemmeno.
DON SALLUSTIO
135
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Credimi.
DON CESARE
No. In questo palazzo, che sembra un carcere, ho la sensazione che qualcuno stia per
cadere, vittima dei vostri inganni. Ogni intrigo di corte è una scala doppia. Da un lato, con
le braccia legate e lo sguardo a terra, sale malinconico il condannato e, dall'altro, il
carnefice. Il solo ruolo che voi potete assumervi.
DON SALLUSTIO
Oh!
DON CESARE
Ma io, di colpo, vi sottraggo la scala: patatrac!
DON SALLUSTIO
Giuro...
DON CESARE
Voglio recitare ancora, in questa bella storia, per rovinarvi. Caro cugino, conosco voi e le
vostre risorse: avrete almeno due o tre marionette appese allo stesso filo! Eccomi qua: io
sono una di loro! E resto al mio posto!
DON SALLUSTIO
Ascolta...
DON CESARE
136
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Aborro la retorica! Ah! Voi mi fate vendere ai corsari africani! Ah! mentre fabbricate, qui,
dei falsi Cesari! Ah! Voi compromettete il mio nome!
DON SALLUSTIO
Fatalità!
DON CESARE
Fatalità? Vivande che i bricconi cucinano per gli allocchi che le trangugiano! Altro che
fatalità! Tanto peggio per voi, se crollate insieme ai vostri piani! Io voglio salvare tutti
coloro che vorreste rovinare. Griderò il mio nome sui tetti. (Sale sul davanzale della finestra e
guarda fuori) Aspettate! Bene, ci sono degli sbirri qui, sotto alla finestra. (Passa un braccio
attraverso le sbarre e lo agita urlando) Ehi, voi!
DON SALLUSTIO (tra sé, sgomento, al proscenio)
Se si fa riconoscere, tutto è perduto!
Entrano gli sbirri, preceduti da un alcade. Don Sallustio è in uno stato di estrema tensione. Don
Cesare, con aria di trionfo, accoglie l'alcade.
Scena ottava
Gli astanti, un Alcade, alcuni Sbirri.
DON CESARE (all'alcade)
Mettete a verbale che...
137
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON SALLUSTIO (indicando Don Cesare all'alcade)
Quest'uomo è Matalobos, il famoso furfante!
DON CESARE (stupefatto)
Come!
DON SALLUSTIO (tra sé)
Se guadagno ventiquattr'ore mi riprendo tutto! (All'alcade) Questo briccone si azzarda a
penetrare in pieno giorno in casa d'altri! Non lasciatevelo scappare!
Gli sbirri afferrano Don Cesare per il bavero.
DON CESARE (furibondo, a Don Sallustio)
Sono il vostro fedele servitore, voi mentite spudoratamente!
L'ALCADE
Chi ci ha chiamato?
DON SALLUSTIO
Sono stato io.
DON CESARE
Ah, questa è proprio bella!
138
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
L'ALCADE
Silenzio! Non ho motivo di dubitarne.
DON CESARE
Ma se sono Don Cesare di Bazan, in persona!
DON SALLUSTIO
Don Cesare? Prego, esaminate il suo mantello. Sotto al colletto troverete scritto "Sallustio".
Questo mantello è mio, me l'ha appena rubato.
Gli sbirri strappano il mantello a Cesare, l'alcade lo esamina.
L'ALCADE
Corrisponde.
DON SALLUSTIO
E il giustacuore che indossa...
DON CESARE (tra sé)
Oh, maledetto Sallustio!
DON SALLUSTIO (proseguendo)
... appartiene al conte d'Alba, a cui fu sottratto tempo fa. (Indicando uno stemma ricamato sul
paramento della manica sinistra) Vedete, ecco qui il blasone!
139
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
DON CESARE (tra sé)
È stregato!
L'ALCADE (esaminando lo stemma)
Già, i due castelli d'oro...
DON SALLUSTIO
... e le due caldaie: Enriquez e Gusman. (Dibattendosi, Don Cesare lascia cadere al suolo qualche
moneta che gli ingombrava le tasche. Don Sallustio fa notare il contenuto all'alcade) È questo il
modo in cui i cittadini onesti portano il loro denaro uscendo di casa?
L'ALCADE (scuotendo il capo)
Hum!
DON CESARE (tra sé)
Sono spacciato! (Gli sbirri lo perquisiscono e gli sequestrano il denaro)
UNO SBIRRO (frugandogli addosso)
Delle carte!
DON CESARE (tra sé)
Sono ancora lì! Povere missive galanti, sono rimaste intatte nelle mie traversie!
L'ALCADE (esaminandole)
140
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Delle lettere... Ma come? Di calligrafie diverse?
DON SALLUSTIO (facendogli notare le intestazioni)
Tutte dirette al conte d'Alba!
L'ALCADE
Sì.
DON CESARE
Ma...
GLI SBIRRI (legandogli le mani)
Preso! Che sollievo!
UNO SBIRRO (entrando, all'alcade)
Signore, è stato appena assassinato un uomo.
L'ALCADE
Chi è il colpevole?
DON SALLUSTIO (indicando Don Cesare)
Lui!
DON CESARE (tra sé)
141
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Il duello! Che bell'impresa!
DON SALLUSTIO
Ha fatto irruzione qua dentro, con la spada sguainata. Eccola.
L'ALCADE (esaminando la spada)
Del sangue. Molto bene. (A Don Cesare) Su, in marcia!
DON SALLUSTIO (a Don Cesare, portato via dagli sbirri)
Buonasera, Matalobos.
DON CESARE (muovendo un passo verso di lui e guardandolo negli occhi)
Siete il più vile, il più spregevole degli uomini!
ATTO QUINTO
LA TIGRE E IL LEONE
Lo stesso luogo. Di notte. Una lampada sul tavolo. Quando si alza il sipario, Ruy Blas è solo in
scena. Indossa, sopra i vestiti, una lunga cappa nera.
Scena prima
142
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Ruy Blas, solo.
RUY BLAS
Tutto è finito. Il sogno è tramontato, le visioni cadono in polvere! Fino al calar della sera
ho vagato a caso per le strade. E ora sono pieno di speranza. Sono tranquillo. Di notte il
pensiero è libero, il cervello non registra più i rumori esterni. Queste nere pareti non
comunicano sensazioni spaventose: i mobili sono al loro posto, le chiavi sono negli armadi
e i muti dormono, lassù. La casa è immersa nella quiete. Sì, non c'è proprio motivo di
allarmarsi. Tutto va bene. Posso fidarmi del mio paggio. E anche di Don Guritano, quando
è in gioco la salvezza di lei. Mio Dio! Posso davvero mormorare una benedizione, le avete
fatto ricevere il mio messaggio, Dio buono e giusto, mi avete aiutato a proteggere
quell'angelo e a confondere i piani di Sallustio, a metterla al riparo dagli intrighi, perché
non debba soffrire, perché sia salva ed io possa finalmente morire? (Si fruga in petto, estrae
una fiala e la posa sul tavolo) Sì, adesso muori, vile! Ricadi nell'abisso! Muori come deve
morire chi espia un atroce delitto! Muori, in questa casa, vile, solo e miserabile! (Si sbottona
la veste nera, si intravede la livrea che indossava al primo atto) Muori e, sotto al sudario, indossa
la tua livrea! Dio! Se quel demonio viene a contemplare il cadavere della sua vittima,
(barrica con un mobile l'accesso alla porta segreta) che almeno non entri da questa porta
orribile! (Torna al tavolo) Oh! Certamente il paggio ha trovato Guritano, non erano ancora
le otto del mattino. (Contempla la fiala) Per quanto riguarda me, ho già pronunciato la
sentenza e preparo la mia esecuzione. Io stesso mi farò cadere il pesante coperchio della
tomba. Mi resta almeno la soddisfazione di pensare che ormai nessuno può contrastare
questa decisione. La mia scomparsa è decretata. (Ricadendo in poltrona) Eppure lei mi
amava! Aiutatemi, signore! Mi manca il coraggio! (Piange) Oh! Se il mondo ci avesse
lasciati in pace! (Si nasconde il capo tra le mani, in una crisi di pianto) Dio! (Rialzando il capo e
guardando sgomento la fiala) L'uomo che me l'ha venduta, mi ha chiesto in che giorno del
mese siamo. Non ho saputo rispondergli. La testa mi scoppia. Gli uomini sono crudeli. Tu
muori, e la tua scomparsa passa inosservata. Come soffro! Lei mi amava! È opinione
comune che non si possa mai rivivere un istante del nostro passato! Non la vedrò più! La
sua mano che ho stretto, quella bocca che mi sfiorò la fronte... Angelo caro! Povero angelo!
Devo morire e morire disperato! Quell'abito di cui ogni piega racchiudeva, testimoniava la
sua grazia, il suo piede che, passando, mi faceva sussultare, i suoi occhi in cui naufragava
143
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
l'indecisione dei miei occhi, il sorriso, la voce... Non la vedrò mai più! Non la sentirò più!
Ma com'è possibile? Mai!
Avanza con angoscia, proteso verso la fiala. L'afferra con ansia e, in quell'attimo preciso, si apre la
porta di fondo. Appare la regina, vestita di bianco, con un mantello sauro. Il cappuccio, gettato
all'indietro, sulle spalle, permette di scorgere il suo pallido viso. Ha in mano una lanterna cieca che
depone a terra prima di avvicinarsi, rapida, a Ruy Blas.
Scena seconda
Ruy Blas, la Regina.
LA REGINA (entrando)
Don Cesare!
RUY BLAS (voltandosi terrorizzato, si abbottona precipitosamente la cappa che nasconde la sua
livrea)
Dio mio! È lei! Vittima di quell'orribile tranello! (Ad alta voce) Signora!...
LA REGINA
Come! Un grido di terrore! Cesare...
RUY BLAS
Chi vi ha detto di venire qui?
144
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA
Tu.
RUY BLAS
Io? Come?
LA REGINA
Ho ricevuto da parte vostra...
RUY BLAS (in un affanno crescente)
Ditemi, subito!
LA REGINA
Una lettera.
RUY BLAS
Da parte mia!
LA REGINA
Scritta di vostro pugno.
RUY BLAS
Ci sarebbe da rompersi la testa contro il muro! Se non ho scritto neanche una parola, ne
sono certo!
145
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA (togliendosi dal petto un biglietto e porgendoglielo)
Leggete, allora.
Ruy Blas afferra la lettera, si curva verso la lampada e legge.
RUY BLAS (leggendo)
"Un pericolo terribile mi sovrasta. Solo la mia regina può scongiurare la tempesta..."
(Guarda la lettera stupefatto, come se non potesse proseguire)
LA REGINA (continuando e indicandogli, con un dito, le frasi che legge)
"... recandosi da me, stasera, a casa mia. Altrimenti, è la fine".
RUY BLAS (sentendosi mancare)
Oh, tradimento! Questo biglietto!
LA REGINA (continuando a leggere)
"Dalla porta in fondo al viale, entrerete di notte senza essere riconosciuta. Un servo fedele
vi aprirà".
RUY BLAS (tra sé)
Avevo dimenticato questo biglietto. (Alla regina, con voce terribile) Andate via, non perdete
tempo!
LA REGINA
146
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Sì, me ne andrò, Don Cesare. Dio mio! Siete crudele! Che cosa ho fatto?
RUY BLAS
Cielo! Cosa fate! Correte incontro alla catastrofe!
LA REGINA
Come?
RUY BLAS
Non c'è tempo per le spiegazioni. Fuggite, vi supplico.
LA REGINA
Avevo persino mandato una vecchia, stamani, per accertarmene...
RUY BLAS
Dio! Ad ogni istante che passa mi sembra di sentire la vostra vita che si consuma, come un
cuore che sanguina. Andatevene!
LA REGINA (come colta da una risoluzione improvvisa)
La dedizione che il mio amore sognava m'ispira. State per soccombere di fronte a un
pericolo di estrema gravità. E volete che io non lo condivida con voi! Resterò qui.
RUY BLAS
Ah, che felice risoluzione! Dio mio! Restare in questo luogo, a quest'ora!
147
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA
Ma la lettera è vostra. Allora...
RUY BLAS (alzando, disperato, le braccia al cielo)
Bontà divina!
LA REGINA
Volete allontanarmi da voi.
RUY BLAS (prendendole le mani)
Cercate di comprendere!
LA REGINA
Ho indovinato. In un primo momento mi avete scritto, e poi...
RUY BLAS
Non ti ho scritto. Sono un demonio. Fuggi! Sei tu, povera innocente, ad essere caduta in
trappola! E questa l'orribile verità: l'inferno ti circonda da ogni lato! Perché non trovo nulla
per persuaderti? Ascolta, comprendimi, io ti amo: lo sai, non è vero? Per distogliere il tuo
spirito da tutto ciò che stai immaginando, vorrei strapparmi il cuore dal petto! Oh! Per
pietà! Ti amo. Vai via, subito!
LA REGINA
Don Cesare...
RUY BLAS
148
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Oh! Vattene! Ma, adesso che ci penso, qualcuno ti ha fatto entrare?
LA REGINA
Sì.
RUY BLAS
Per l'inferno! Chi?
LA REGINA
Era mascherato, il muro lo nascondeva alla vista.
RUY BLAS
Mascherato! Cos'ha detto? Era alto, di statura? Chi è quell'uomo? Parla, ti scongiuro,
aspetto che parli!
Appare alla porta di fondo un uomo mascherato, vestito di nero.
L'UOMO MASCHERATO
Sono io!
Si toglie la maschera. È Don Sallustio. La Regina e Ruy Blas lo fissano atterriti.
Scena terza
149
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Don Sallustio, e gli astanti.
RUY BLAS
Gran Dio! Fuggite, signora!
DON SALLUSTIO
È troppo tardi. Donna Maria di Neuburg non è più regina di Spagna.
LA REGINA (in un moto d'orrore)
Don Sallustio!
DON SALLUSTIO (indicando Ruy Blas)
Sarete per sempre la fedele compagna di quest'uomo.
LA REGINA
Gran Dio! È una trappola spaventosa! E Don Cesare...
RUY BLAS (disperato)
Signora, cos'avete fatto?
DON SALLUSTIO (avanzando lentamente verso la regina)
Siete in mio potere. Ma voglio parlare senza recare offesa a Vostra Maestà: ormai la mia ira
è svanita. Vi trovo qui - ascoltatemi, bene e senza far rumore - sola, a mezzanotte, in
questa stanza, in compagnia di Don Cesare. Un fatto che, reso pubblico, trattandosi di una
150
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
regina, è sufficiente ad annullare il vostro matrimonio a Roma. Il Santo Padre ne sarebbe
informato seduta stante. Ma c'è una via d'uscita: se acconsentite alle mie richieste, tutto
può restare segreto. (Si toglie di tasca una pergamena, che srotola e presenta alla regina) Firmate
qui: è una lettera indirizzata al re. La farò recapitare dal grande scudiero del notaio
maggiore. Subito dopo, una carrozza, che ho riempito d'oro, (indicando l'esterno) è pronta.
Partite insieme, immediatamente. Col mio aiuto. Senza nessun fastidio, per la via di
Toledo e di Alcantara, arriverete in Portogallo. Andate dove vi pare, la cosa non ci
riguarda più: chiuderemo gli occhi. Obbedite. Vi garantisco che, fino a questo istante, solo
io sono al corrente del vostro caso. Mentre, se rifiutate, tutta Madrid, domani, ne sarà
minuziosamente informata. Perché lasciarsi trasportare dalla collera? Siete in mio potere.
(Indicando, sul tavolo, l'occorrente per scrivere) Ecco tutto quanto vi serve per scrivere,
signora.
LA REGINA (atterrita, cadendo sulla poltrona)
Sono in suo potere!
DON SALLUSTIO
L'unica cosa che vi chiedo è il vostro consenso, per portarlo al re. (Sottovoce a Ruy Blas, che
ascolta immobile, come colpito dal fulmine) Lasciami fare, amico, sto operando in tuo favore.
(Alla regina) Firmate.
RUY BLAS (tremando, tra sé)
Che fare?
DON SALLUSTIO (curvandosi al suo orecchio, offrendole una penna)
Andiamo! Cos'è una corona? Vi guadagnate la felicità, rinunciando al trono. Ho ordinato
ai miei servi di sostare fuori, all'aperto. Nessuno sa nulla di quello che accade. Tutto
rimane qui, tra noi tre. (Cerca di metterle la penna in mano. La regina non la accetta e non la
respinge) Allora? (La regina, vittima di un'atroce incertezza, lo guarda angosciata) Se non
firmate, vi condannate da sola: allo scandalo e al chiostro!
151
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA (prostrata)
Oh Dio!
DON SALLUSTIO (indicando Ruy Blas)
Cesare vi ama. È degno di voi. Sul mio onore, vi giuro che discende da un nobile casato. È
quasi un principe. Un gentiluomo che ha il castello di famiglia sui monti e le terre in
campagna. È duca di Olmedo, Bazan, e Grande di Spagna... (Guida, sulla pergamena, la mano
della regina che, ansiosa e tremante, sembra pronta a sottoscriverla)
RUY BLAS (come se, l'improvviso, si risvegliasse)
Mi chiamo Ruy Blas e sono un lacchè! (Strappa la pergamena dalle mani della regina e la lacera)
Non firmate, signora! Finalmente! Mi sentivo soffocare!
LA REGINA
Ma cosa dice? Don Cesare!
RUY BLAS (lascia cadere al suolo la cappa che nascondeva alla vista la livrea. È senza spada)
Dico che mi chiamo Ruy Blas, e che sono il servo di quest'uomo! (Voltandosi verso Don
Sallustio) Dico che ne ho abbastanza di delazioni e d'inganni, e che rifiuto la felicità a
questo prezzo! Grazie tante! Ah! Potete evitare, ormai, di mormorarmi sottovoce
all'orecchio! Dico che è suonata l'ora del mio risveglio e, nonostante sia stato coinvolto nel
vostro orribile intrigo, non ho intenzione di prestarmi ancora. Quanto a noi due,
monsignore, formiamo una coppia davvero sinistra: io indosso la divisa del lacchè, e voi
ne avete l'anima!
DON SALLUSTIO (alla regina, freddamente)
152
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Effettivamente quest'uomo è al mio servizio. (A Ruy Blas, con fermezza) Non una parola di
più.
LA REGINA (lasciandosi sfuggire un grido disperato e torcendosi le mani)
Giusto cielo!
DON SALLUSTIO (proseguendo)
Ha solo parlato troppo presto. (Incrocia le braccia e si rialza in piedi, con voce tonante) Ebbene,
perché tacere? Sveliamo un mistero. Che importa? La mia vendetta, ormai, è cosa fatta.
(Alla regina) Che ne dite? Credo che Madrid scoppierà in una risata omerica! Ah! Voi mi
avete annientato! E io vi depongo dal trono. Ah! Voi mi avete esiliato! Stavolta sono io che
vi caccio, e me ne vanto! Ah! Voi mi avevate proposto in moglie la vostra cameriera!
(Ridendo) Io vi ho dato il mio lacchè per amante. Potete anche sposarlo! Dato che il re vi
lascia per sempre! La vostra unica ricchezza sarà quella di possedere il suo cuore, (ridendo)
ovvero lo avrete nominato duca per diventare duchessa! (In un'orribile smorfia) Ah! Mi
avevate sconfitto, rovinato, calpestato e pensavate di dormire in pace, povera pazza!
Durante queste ultime parole, Ruy Blas è andato alla porta di fondo, l'ha chiusa col chiavistello e,
lentamente, si è avvicinato alle sue spalle senza farsi scorgere. Nel momento in cui Sallustio
termina la sua allocuzione, concentrando sulla regina pallida e disfatta il fuoco di uno sguardo
colmo di trionfo e di odio, Ruy Blas impugna la spada del marchese e la snuda con una mossa
audace.
RUY BLAS (terribile, impugnando la spada di Don Sallustio)
Vi accuso di aver insultato la vostra regina! (Don Sallustio si precipita alla porta ma Ruy Blas
glielo impedisce) Oh! Non tentate di uscire da quella parte, non è proprio il caso. Ormai ho
tirato il chiavistello: l'accesso vi è precluso. Marchese, finora un demonio ha vegliato sui
tuoi passi ma ora sarà costretto a mostrarsi, se vuole strapparti dalle mie mani. È il mio
turno! Se ci si imbatte in una serpe, la si schiaccia. Qua dentro non entrerà nessuno, né i
tuoi uomini e nemmeno l'inferno! Ti calpesto, sotto il mio tallone di ferro, bestia
schiumante di rabbia! Quest'uomo osava impunemente insultarvi, signora? Permettete che
153
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
ve ne spieghi il motivo. Non ha un'anima, è un mostro. Ieri, ridendo, mi soffocava, mi
annientava. Mi ha straziato il cuore, a suo piacere. Quando mi ha obbligato a chiudere una
finestra, mi è sembrato di assistere al mio martirio! Ho pianto! Ho pregato! Non sono
neanche in grado di riferirvelo. (Al marchese) In quel momento, stavate enumerando tutti i
vostri risentimenti. Non mi degno di discutere quelle assurde motivazioni che, d'altronde,
mi sono rifiutato di comprendere. Miserabile! Osate torturare la vostra regina, una
creatura adorabile, in mia presenza! Devo confessarvi che mi state deludendo: voi, che un
tempo passavate per un uomo di spirito! Credete, forse, che vi permetterò di proseguire
senza oppormi? Ascoltate, monsignore: quando, qualunque sia la sua condizione, un
traditore, un infame impostore si rende colpevole di mostruose atrocità, ogni uomo, sia
nobile o popolano, ha il diritto, al suo passaggio, di sputargli in faccia la sentenza che si
merita, di afferrare una spada, un'ascia, un coltello! Perdìo! Sono stato lacchè! Quando
diventerò carnefice?
LA REGINA
Non vorrete colpire quest'uomo?
RUY BLAS
Mi dispiace dovermi assumere quest'incarico davanti a voi, signora, ma bisogna che
questa faccenda sia regolata qui. (Spinge Don Sallustio verso la galleria) È deciso, signore!
Entrate qua dentro e pregate Iddio!
DON SALLUSTIO
È un assassinio!
RUY BLAS
Ne sei certo?
DON SALLUSTIO (disarmato, guardandosi attorno con rabbia impotente)
154
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
A queste pareti non c'è nulla! Neanche un'arma! (A Ruy Blas) Datemi una spada!
RUY BLAS
Hai voglia di scherzare, marchese! Padrone! Mi hai scambiato, forse, per un gentiluomo?
Vorresti batterti a duello! Ma come! Io sono al tuo servizio, appartengo alla schiera dei
servi bardati di rosso e oro, sono uno di quei furfanti su cui si prova il potere del castigo e
della frusta: qualcuno che si può tranquillamente eliminare! Adesso io sto per uccidere te:
lo capisci, monsignore? Come un criminale, come un pusillanime, come un cane!
LA REGINA
Grazia per lui!
RUY BLAS (alla regina, afferrando saldamente il marchese)
Signora, è tempo di vendetta. Il demonio non può più essere salvato dall'angelo!
LA REGINA (in ginocchio)
Grazia!
DON SALLUSTIO (chiamando)
Aiuto! Vogliono uccidermi!
RUY BLAS (alzando la spada)
Non hai ancora finito?
DON SALLUSTIO (gettandosi su di lui e gridando)
Muoio assassinato! Demonio!
155
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (spingendolo nella galleria)
La morte è il castigo che meriti!
Scompaiono nella galleria, la porta si richiude dietro di loro.
LA REGINA (rimasta sola, cade semisvenuta in poltrona)
Cielo!
Un attimo di pausa. Riappare Ruy Blas, pallido, esangue, senza spada.
Scena quarta
La Regina, Ruy Blas.
Ruy Blas, vacillando, cerca di avvicinarsi alla regina, gelida e immobile, poi cade in ginocchio senza
rialzare gli occhi temendo d'incontrare il suo sguardo.
RUY BLAS (con voce grave, quasi spenta)
Adesso, signora, devo dirvi tutto. No, non mi avvicinerò. Non vi nascondo nulla. Non
sono colpevole come mi ritenete. Anche se comprendo che, ai vostri occhi, il mio
tradimento deve sembrarvi mostruoso. Oh! Non è facile da raccontare. Anche se la mia
anima è nobile, e l'onestà traluce dal mio spirito. Il vostro amore mi ha perduto. Non cerco
una scusante: lo so, avrei dovuto trovare il mezzo di difendermi. La colpa è consumata!
Ma non importa, credetemi: vi ho amato tanto!
156
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
LA REGINA
Signore...
RUY BLAS (sempre in ginocchio)
Non temete, non mi avvicinerò di un passo. A Vostra Maestà, poco per volta, sto
confessando tutto. Credetemi, il mio spirito non è contaminato dalla viltà. Tutt'oggi ho
corso come un pazzo per le vie della città, tanto che il mio strano comportamento non è
passato inosservato. Vicino all'ospedale che avete fondato ho avuto la sensazione, nel mio
delirio, che una povera donna senza dire una parola mi abbia asciugato le gocce di sudore
che m'imperlavano la fronte. Mio Dio, abbiate pietà di me! Il mio cuore va in pezzi!
LA REGINA
Cosa volete?
RUY BLAS (giungendo le mani)
Che mi perdoniate, signora!
LA REGINA
Mai.
RUY BLAS
Mai! (Si rialza e si avvicina lentamente al tavolo) Ne siete convinta?
LA REGINA
No, mai!
157
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
RUY BLAS (Prende la fiala dal tavolo, la porta alle labbra e ne beve il contenuto)
Spegniti, triste fiamma!
LA REGINA (alzandosi e correndo verso di lui)
Cosa sta facendo?
RUY BLAS (posando la fiala)
Nulla. Le mie sofferenze sono terminate. Nulla. Voi mi maledite, e io vi benedico. Tutto
qui.
LA REGINA (sconvolta)
Don Cesare!
RUY BLAS
Quando penso, angelo caro, che mi avete amato!
LA REGINA
Cos'è questo filtro sconosciuto? Cos'avete fatto? Dimmelo, rispondimi! Parlami! Cesare! Ti
perdono. Io ti amo, io credo in te!
RUY BLAS
Mi chiamo Ruy Blas.
LA REGINA (stringendolo tra le braccia)
158
www.writingshome.com
Victor Hugo – Ruy Blas
Vi perdono, Ruy Blas! Ma cosa avete fatto? Parla, te lo ordino! Non sarà del veleno, quel
liquido spaventoso? Rispondimi!
RUY BLAS
Sì! È veleno. Ma ho la gioia in cuore. (Stringendo a se la regina e alzando gli occhi al cielo)
Concedetemi, Signore, immensa giustizia sovrana, che questo povero lacchè benedica la
sua regina, che ha consolato il mio cuore straziato, in vita col suo amore e, in morte, con la
sua pietà!
LA REGINA
Un veleno! Dio mio! Sono stata io ad ucciderlo! Io ti amo! Se avessi perdonato?...
RUY BLAS (sentendosi mancare)
Non avrei agito diversamente. (La sua voce si spegne, la regina lo sorregge tra le braccia) Non
potevo più vivere. Addio! (Indicando la porta) Fuggite, vi supplico! Nessuno ne saprà nulla.
Sto morendo. (Cade a terra)
LA REGINA (gettandosi sul suo corpo)
Ruy Blas!
RUY BLAS (si riscuote un attimo dal sopore mortale sentendo il suo nome pronunciato dalla
regina)
Grazie!
159
www.writingshome.com