Mafambisse: dove “Nel tuo nome, Signore, getteremo le reti”
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Mafambisse: dove “Nel tuo nome, Signore, getteremo le reti”
Vicenza, 30 settembre 2014 57/2014 Mafambisse: dove “Nel tuo nome, Signore, getteremo le reti” Dopo lunghi e difficili mesi di discernimento don Venanzio con la sua decisione ha messo il sigillo su quella che riteniamo sia la volontà di Dio per la Congregazione e per noi in particolare: l’assunzione della cura pastorale della parrocchia Buon Pastore di Mafambisse. È un grosso centro del distretto di Dondo a 50 km di distanza dal centro di Beira sulla strada che conduce allo Zimbabwe passando per Chimoio. Ad attirare in passato in questa località gente da tutte le province del Mozambico fu un grande zuccherificio costruito ancora negli anni ’50 del secolo scorso ed ora gestito da industriali dell’Africa del Sud. Si parla che vi lavorino abitualmente circa 4000 operai, ma che nell’ora del taglio della canna, coltivata in migliaia di ettari di terreno adiacenti alla fabbrica, diventano 10.000. Dalle informazioni ricevute la comunità cristiana è numerosa e vivace anche se finora era assistita limitatamente dal parroco della parrocchia vicina (a 30 km!). Nella parte urbana ci sono varie piccole comunità (alcune anche con un luogo di culto proprio) e altre si trovano – non sappiamo quante – nella zona rurale distanti fino a 50 km e raggiungibili solo nel periodo secco. La popolazione è costituita da vari gruppi tribali dove la lingua è l’elemento catalizzatore. Armonizzare e riunire in unità tutti questi gruppi rimarrà per noi una sfida non indifferente. Ma il fatto della coesistenza di varie lingue diverse costringe la gente a utilizzare di più il portoghese come lingua comune e questo, speriamo, ci possa aiutare nel nostro lavoro pastorale. La gente ritenendo che il vescovo non vi mandasse un prete residente per il fatto che non aveva una casa dove abitare, l’anno scorso ha deciso di cominciare a costruirne una, giunta in questo momento al tetto. Dovremo quindi attendere ancora un bel po’ perché sia finita! Nel frattempo il vescovo ha messo a nostra disposizione una grande casa nel Centro di formazione di Nazarè (distante ca 30 km dalla parrocchia). Questa casa un tempo è stata abitata da una comunità di suore, ma è chiusa da anni. In questi giorni noi abbiamo cominciato a imbiancarla e a risistemare alcune stanze per farne la nostra abitazione mentre attendiamo quella della parrocchia. Speriamo anche nell’aiuto di alcuni volontari italiani per trasformarla in un punto di riferimento per nostri futuri incontri o per l’accoglienza di amici e visitanti. Mentre ci stiamo preparando all’inizio dell’attività pastorale pensiamo a don Mariano e al diacono Vito rimasti soli (la malattia di don Giuseppe non ci voleva proprio!) nella missione di San Leonardo-Mossurize lontana più di 400 km. e ai disagi di vario tipo che dovranno vivere nella situazione di isolamento e di difficoltà che caratterizza quella missione. La distanza che ci separa è veramente grande per pensare a delle attività in comune, ma certamente faremo di tutto perché la comunione spirituale che ci unisce trovi 1 alcuni segni di comunione e di aiuto reciproco. È nei nostri propositi infatti ritrovarci periodicamente, magari a metà strada (a Chimoio) proprio per condividere la nostra vita e sostenerci a vicenda. A questo punto immaginiamo le domande e le obiezioni che nascono nella mente di tanti di voi che ci state leggendo. L’apertura di questa nuova comunità è proprio la decisione più giusta?... Non tocca a noi tentare di rispondere perché a tutti questi interrogativi e a molti di più hanno già risposto don Venanzio e il Consiglio con le decisioni prese. Pensiamo poi che don Venanzio potrà personalmente dare esaurienti spiegazioni a tutti nelle prossime assemblee. In questa situazione la nostra mente corre piuttosto all’episodio evangelico della pesca miracolosa per trovarvi luce e incoraggiamento. Quel giorno l’invito di Gesù a gettare le reti deve essere risuonato a Pietro come qualcosa di assurdo, come un invito formulato da un inesperto e malinformato sull’arte della pesca, umanamente ridicolo e contro le logiche del buon senso professionale… eppure “sulla Parola di Gesù” Pietro ha gettato le reti e tutti ben conosciamo il risultato strabiliante di quel atto di fede. Vorremmo far nostra la fiducia incondizionata di Pietro in quel rabbi che egli ancora non conosceva bene e che gli chiedeva di gettare, contro ogni logica umana, le reti, certi che quel rabbi, che noi invece dovremmo ormai conoscere un poco, vuol mettere a prova la nostra fede sulla sua parola onnipotente. Ci soccorre inoltre un altro pensiero: Se – come ci insegnava don Ottorino - le croci sono i paracarri che ci indicano la strada di Dio non c’è dubbio che finora i paracarri sono stati tanti e questo ci infonde serenità. Dio ci guardi dal costruirne degli altri, ma ci aiuti a valorizzare quelli che già ci sono per non uscire dalla sua volontà. L’apporto poi delle preghiere e delle sofferenze di tutti voi, cari confratelli anziani o infermi, – primo fra tutti, tu don Giuseppe – ci danno la garanzia di un tesoro di grazia che ci accompagnerà assicurando efficacia al nostro ministero e pace interiore nell’iniziare questa nuova avventura domenica prossima 28 settembre quando dom Claudio, arcivescovo di Beira, ci conferirà questo nuovo mandato missionario che vorremmo svolgere a nome di tutta la congregazione con lo spirito del sacerdote servo Gesù, Buon Pastore che dà la vita per le pecore. Pregate per noi. Beira, 26 settembre 2014 Don Piergiorgio