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Chiara Lolli 5I – 16 gennaio 2012 - Pagina 1 di 5 IL GRUPPO ‘DIE BRÜCKE’ IL GRUPPO ‘DIE BRÜCKE’ Nel 1905 quattro studenti di architettura dell’università di Dresda interrompono i propri studi per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nasce così il ‘Die Brücke’ (= il ponte), un gruppo assolutamente diverso da quelli incontrati fino ad ora. I suoi affiliati, infatti, possono anche non essere artisti. Questo gruppo vuole porsi come l’ideale ponte tra vecchio e nuovo, contrapponendo all’Ottocento realista e impressionista un Novecento violentemente espressionista e antinaturalista. Il gruppo protrae ufficialmente la sua esistenza fino al 1913. Nel manifesto del 1906 si legge: << Animati dalla fede nel progresso, in una nuova generazione di creatori e d’amatori d’arte, chiamiamo a raccolta la gioventù e, come giovani che recano in sé il futuro, vogliamo comunque conquistarci libertà d’azione e di vita, dinanzi alle vecchie forze così difficili da estirpare. Accogliamo tutti colore che, direttamente e sinceramente, riproducono il loro impulso creativo.>> E proprio l’espressione di questo impulso creativo è, anche sul piano tecnico, l’elemento che accomuna tutte le personalità del gruppo. Anche i soggetti sono abbastanza omogenei: si va da scene di realtà metropolitana, a nudi nel paesaggio o in interni; da gruppi di ballerine a scene di circo. In ogni caso, comunque, ricorrono ad un’esagerata enfatizzazione dei colori e una voluta spigolosità delle forme, sempre legate da un’ironia sottile e dolorosa, a volte addirittura macabra. ERNST LUDWIG KIRCHNER Chiara Lolli 5I – 16 gennaio 2012 - Pagina 2 di 5 Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg 6 maggio 1880 - Davos 15 giugno 1938)è stato un pittore, scultore e incisore tedesco. In gioventù mostrò particolare interesse per l’arte primitiva e africana, la pittura tedesca del Cinquecento, le stampe giapponesi, la scultura nera e polinesiana, e per autori contemporanei come Paul Gauguin e Vincent van Gogh, di cui lo colpirono l’immediatezza espressiva e l’uso simbolico e psicologico dei colori. Dal 1901 al 1905 studiò architettura a Dresda, dove divenne amico di altri tre studenti di architettura, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fondò il gruppo Die Brücke ("il ponte", in tedesco), uno dei primi nuclei dell’Espressionismo tedesco. Kirchner visse a Dresda fino al 1911, poi si trasferì a Berlino, successivamente a Monaco. Sarà questo il periodo più caratteristico della sua produzione con scene di strada cabaret, ritratti dalla pennellata nervosa e sommaria e dalla caratterizzazione decisa e marcata; Il suo stile diviene sempre più drammatico, con deformazioni violente e ritmi convulsi. In quest’evoluzione è rintracciabile il contatto con nuovi movimenti artistici, tra cui il Cubismo e l’Art nouveau. Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruolò, ma nel 1915 fu colpito da un fortissimo esaurimento nervoso, i cui postumi lo avrebbero perseguitato per il resto della vita. Al termine della guerra si trasferì a Davos, in Svizzera, dove continuò a soffrire di depressione malgrado il crescente successo delle sue esposizioni personali. In questi anni, a contatto con il solenne paesaggio alpino, il suo radicale espressionismo si ammorbidisce in uno stile che diventa sempre più astratto, non privo di allusioni simboliche. Dopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere furono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste furono dapprima mostrate nell’esposizione diffamatoria dell’Entartete Kunst ("arte degenerata", in tedesco) del 1937 e poi distrutte. Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocarono in lui un forte shock. Kirchner si suicidò il 15 giugno 1938 a Davos. Cinque Donne nella strada: Chiara Lolli 5I – 16 gennaio 2012 - Pagina 3 di 5 DATA 1913 TECNICA Olio su tela DIMENSIONE 120,5 X 91 cm UBICAZIONE Wallraf-Richartz Museum, Colonia Tema: Scopo dell’artista è mettere in risalto la degenerazione morale della società moderna, facendo emergere un’esistenza narcisista dedicata a guardarsi, mostrarsi e mettere in risalto l’incapacità di comunicare. Kirchner vuole sottolineare come per la società contemporanea fosse più importante apparire che essere. Composizione: Viene rappresentato un gruppo di prostitute in attesa. L’atmosfera è quella ambigua della sera, in una squallida via di Berlino. I bagliori giallognoli dei lampioni a gas gettano lame di luce che fanno meglio risaltare l’azzurro-nerastro dei lunghi abiti delle donne. Queste, agghindate con pellicce verdastre ed esagerati cappelli che seguono la moda in voga a Berlino, denunciando la loro vanità, paiono tanti uccelli spettrali. Le figure sono allineate e immobili come gli alberi di un bosco, rigide come il legno. Con il fine di accentuare la loro staticità Kirchner sostituisce gli arti con radici e rami. Testa e piedi hanno un aspetto appuntito che accentua un’espressione di aggressività. I loro lugubri volti inverosimilmente imbellettati, hanno contorni taglienti come coltelli. In essi è possibile riconoscere chiare influenze d’arte primitiva, come se si trattasse di grandi inquietanti maschere magiche. Sono donne di strada e il loro mestiere dovrebbe essere quello di dispensare sesso. L’artista, invece, le interpreta come tetre forme animalesche, torbide dispensatrici di morte, simbolo grottesco della degenerazione morale e dell’inaridirsi dei sentimenti umani. Chiara Lolli 5I – 16 gennaio 2012 - Pagina 4 di 5 EGON SCHIELE Egon Schiele nacque in Austria, a Tulln sul Danubio, nel 1890. Il suo primo periodo artistico fu fortemente influenzato dall'arte dell'Estremo Oriente e, soprattutto, dall'incontro con Gustav Klimt nel 1907. Klimt, infatti, lo introdusse nella sua Secessione di Vienna, formandolo sul piano figurativo, al linearismo geometrico e tortuoso, altamente decorativo e astrattizzante; a questo periodo appartengono "Danae" e "Ritratto di Gertrude Schiele I". Schiele tuttavia, si staccò presto dalla Secessione per avvicinarsi all'Espressionismo; in particolare conobbe da vicino l'opera di Vincent Van Gogh nel 1909, grazie ad un suo amico che aveva acquistato la "Camera dell'artista ad Arles". La grande influenza dell'artista olandese si rese visibile soprattutto nella "Camera dell'artista a Neulengbach" e nei "Girasoli". Comunque Schiele interpretò liberamente l'Espressionismo, dando vita ad uno stile molto personale e non catalogabile. Fino al 1912 visse un periodo di grande attività artistica, dedicandosi ai ritratti di bambini, ai nudi erotici ed ai paesaggi. Tuttavia la convivenza senza matrimonio con Wally Neuzil e la presenza di numerosi bambini nel suo atelier scandalizzarono i bigotti abitanti di Neulengbach; nel 1912 Schiele venne arrestato con le accuse di violenza sessuale su una bambina e rapimento di una minorenne. L'accusa di rapimento si risolse velocemente poiché si trattava di una giovane viennese fuggita di casa di sua spontanea volontà; per l'accusa di libidine, Schiele dovette subire un periodo di carcere in attesa del processo. Infine l'artista fu prosciolto per volere degli stessi genitori della bambina, ma la tensione e la paura che egli provò quei giorni in cella sono testimoniati da tredici acquerelli. Egon Schiele morì a Vienna nel 1918, tre giorni dopo la scomparsa della moglie incinta, per un'epidemia d'influenza spagnola. L’attenzione artistica di Schiele è prepotentemente attratta dalla figura umana e dalla straordinaria gamma espressiva che essa gli offre. Nei suoi nudi asciutti, quasi taglienti; nelle sue donne intense ed altere, prepotentemente padrone di se stesse e del proprio corpo; nei ritratti e negli autoritratti di profondissimo spessore psicologico, Schiele sperimenta un approccio del tutto proprio alle’Espressionismo europeo. I riferimenti di partenza sono: I Fauves francesi I tedeschi della Brücke Munch Da queste premesse l’artista austriaco muove per rivendicare prepotentemente il valore dell’esperienza interiore e dell’estrinsecazione più o meno violenta delle passioni e dei turbamenti più profondi. Agitato e insoddisfatto, egli scava i propri personaggi per metterne a nudo l’anima, proiettando autobiograficamente in essi le stesse inquietudini che lo divorano. Schiele sa essere un disegnatore eccellente. Naturalmente dotato, matura fin dall’inizio un tratto sempre nitido e secco, senza incertezze né tentennamenti. Abbraccio: Chiara Lolli 5I – 16 gennaio 2012 - Pagina 5 di 5 DATA 1917 TECNICA Olio su tela DIMENSIONE 150 x 170 UBICAZIONE Vienna, Osterreichische Gallerie Tema: In questo viene sintetizzato con un espressività schietta, quasi cruda ed invadente, una scena carica di drammaticità e di umanità, semplicemente, attraverso un gesto univoco: un abbraccio tra un uomo ed una donna. Composizione: Due amanti si stringono, nudi, in un abbraccio che è più di disperazione che di amore. I muscoli tesi del braccio sinistro dell’uomo e la mano sinistra della donna, contratta sulle spalle del compagno, si danno la sensazione di una stretta dolorosa, di quelle che preludono ad un addio straziante. Intorno ai due corpi, realizzati con una pittura nervosa, dai contorni esageratamente marcati, un grande lenzuolo spiegazzato è quanto rimane dell’amore che fu. Una sorta di scomposto campo di battaglia nel quale i due personaggi, nonostante l’intimità quasi selvaggia, si ritrovano soli e distanti, serrati in un abbraccio che vorrebbe unire le loro anime e che, invece, non riesce ad unire neanche i loro corpi. I capelli della donna invadono e movimentano lo spazio circostante il capo del suo amante, le sue gambe, i bacini di entrambi e la schiena dell’uomo sono definite da linee insicure, curve tremolanti dai tratti nervosi ma dai contorni ben saldati e calcati di nero. I colori non sono vivaci e forti come quelli dell’espressionismo francese di Matisse, ma l’inclinazione delle violente pennellate addensate lungo i corpi degli innamorati lascia rimandare a quelle dei Fauves e, persino, a quelle del primo Van Gogh espressionista. I due personaggi sono stretti in un attimo in cui la passione quasi tace, parla in silenzio attraverso il respiro muto ed immobile, quasi religioso, degli amanti, ma su lenzuolo aggrovigliato e spiegazzato su cui giacciono resta il segno di ciò che è avvenuto in precedenza. Nei loro sguardi l’eros si è perso, la dimensione corporale e sensoriale lascia spazio ad una più di intenso legame spirituale: le loro anime sembra si leghino per un ultima volta, la stretta carica di calore perde il suo lato più sensualistico per trovarsi elemento si consolazione, ultimo e saldo appiglio contro la solitudine e il distacco a cui sembrano prossimi gli amanti.