“To Rome With Love`”. Provaci ancora, Woody! - i

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“To Rome With Love`”. Provaci ancora, Woody! - i
“To Rome With Love'”. Provaci ancora, Woody!
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“To Rome With Love'”. Provaci ancora, Woody!
Maria Maria Rita Latto (April 20, 2012)
Tante le aspettative entrando al cinema, ma quando si esce si ha l’impressione che il regista
newyorkese abbia sprecato una grande occasione ...
Dopo Londra, Barcellona e Parigi, tocca alla Città Eterna fare da sfondo ad un film diretto da Woody
Allen. Tante le aspettative entrando al cinema, ma quando si esce si ha l’impressione che il regista
newyorkese abbia sprecato una grande occasione.
“To Rome With Love” è una sorta di film a episodi che racconta vite e vicissitudini di un gruppo di
personaggi che si trovano nella Capitale. Un cast ricco di star internazionali: infatti, oltre allo stesso
Allen, ci sono Alec Baldwin, Jesse Eisenberg, Ellen Page e Penelope Cruz; c’è spazio anche per alcuni
divi di casa nostra, come Roberto Benigni, Antonio Albanese, Ornella Muti. Insomma, gli ingredienti
c’erano tutti per creare un film che potesse essere almeno all’altezza del bellissimo Midnight in Paris
ambientato a Parigi o di Match Point che si svolgeva a Londra. Invece, dispiace dirlo, stavolta Woody
Allen non è al livello della genialità con cui lo abbiamo conosciuto e apprezzato.
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In “To Rome with Love” si intrecciano quattro storie che, almeno nelle intenzioni di Allen, avrebbero
dovuto ispirarsi alle atmosfere giocose del “Decameron” di Boccaccio, tanto da indurlo inizialmente a
intitolare in maniera provvisoria il film “Bop Decameron”.
Di queste quattro storie le migliori sono le due che hanno come protagonisti personaggi americani:
nella prima Woody Allen interpreta un regista d’opera in pensione che arriva a Roma con la moglie
(Judy Davis) per conoscere il futuro marito della loro figlia, un giovane avvocato di sinistra di origini
proletarie.
La seconda storia presenta un ricco e famoso architetto di mezza età, interpretato da Alec Baldwin,
che dopo molti anni torna a Roma, dove aveva trascorso parte della sua giovinezza, e vagando per i
vicoli della Città Eterna fa amicizia con un giovane che gli ricorda se stesso durante i suoi anni
romani e finisce per dargli consigli su come risolvere i suoi dilemmi amorosi.
Appare più debole l’episodio, ispirato a “Un marziano a Roma” di Ennio Flaiano, che ha come
protagonista Roberto Benigni che interpreta Leopoldo Pisanello, uomo dalla vita banale che un
mattino si risveglia e scopre di essere famosissimo senza saperne il perchè e si trova a dover
fronteggiare le eccessive attenzioni dei media e dei paparazzi che non gli danno un attimo di respiro.
Inconsistente è il quarto episodio che vede una coppia di sposini giunti da Pordenone nella Capitale,
in cui appaiono brevemente Penelope Cruz, nella parte di una escort, Antonio Albanese e Riccardo
Scamarcio.
Peccato, perchè l’episodio si ispira a “Lo Sceicco Bianco” di Fellini e, nelle intenzioni di Allen, avrebbe
dovuto essere un omaggio al grande regista riminese, mentre in realtà non decolla. La fragilità della
trama si delinea da subito, nonostante le situazioni surreali tipiche del cinema di Woody Allen o le
battute, alcune un pò datate, altre davvero esilaranti, sulla morte, sui comunisti o sulla psicanalisi.
La realtà italiana viene dipinta per stereotipi, e dispiace che il grande regista newyorkese non riesca
ad andare oltre la solita descrizione degli italiani visti come macchiette, basti pensare al tenore che
riesce a cantare soltanto sotto la doccia, anche a teatro, oppure ai romani che fanno da sfondo al
film, spesso in canottiera bianca ascellare, pelosi, barbuti, affacciati pigramente a balconi e finestre.
Non fanno bella figura neanche le donne italiane, viste da Allen come esseri timidi, inibiti, vestiti in
maniera castigatissima e con scarso gusto, a loro agio tra i fornelli, contrapposte alla donna
americana che nell’episodio che ha come protagonista il regista è rappresentata da una psicanalista
di successo e molto trendy. Anche alcuni tra gli ultimi fenomeni della storia nostrana, come la
superficialità di un certo giornalismo, la spasmodica ricerca della notorietà a tutti i costi e senza
avere alcun merito, il proliferare delle escort tra i potenti, sono stati appena accennati da un Woody
Allen attento solo a dare un’immagine da cartolina della realtà italiana e in particolare di quella
romana. Contribuisce a tutto ciò anche la scelta della colonna sonora, in particolar modo con il
tormentone di “Volare” all’inizio e alla fine del film.
Le quattro storie e i tanti personaggi creati dal regista newyorkese agiscono avendo come sfondo la
città di Roma che, suo malgrado, è la vera protagonista del film con i suoi colori, i suoi odori, i suoni
tipici, il tutto visto attraverso gli occhi di Woody Allen, che nei suoi film sembra non riuscire a
descrivere ambienti che non siano città. “Non potrei mai girare un film in campagna o nel deserto”,
ha detto Allen presentando il suo film a Roma in anteprima, “tutte le città dove ho ambientato i miei
ultimi lavori, Parigi, Barcellona, Roma, hanno in comune un’energia particolare, e offrono tante storie
da raccontare”.
In “To Rome with Love” la sua Roma è come tutti vorremmo vederla nella realtà di tutti i giorni:
tranquilla, priva del solito traffico, immersa in una costante luce dorata, effetto davvero suggestivo
creato dalla fotografia di Darius Khondji, come in “Midnight in Paris”. Peccato che un autore brillante
e navigato come Woody Allen non sia riuscito ad andare più nel profondo, oltre la suggestiva e ovvia
cartolina, avendo davanti una realtà come quella di Roma che offre tantissimi spunti. Che dire?
Provaci ancora, Woody!
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