LA FRANCIA DAL CONSOLATO ALLA RIVOLUZIONE DEL 1848 L

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LA FRANCIA DAL CONSOLATO ALLA RIVOLUZIONE DEL 1848 L
LA FRANCIA DAL CONSOLATO ALLA RIVOLUZIONE DEL 1848
L'ETA' DEL ROMANTICISMO:
LA LIRICA E I ROMANZI DELL'IO
8 febbraio 2016
DANIELLE GOTI
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In questo primo mezzo secolo si concentra il maggior numero di rivoluzioni e contro
rivoluzioni, si sviluppa la corrente romantica e si affermano tre grandi scrittori :Victor
Hugo, Stendhal e Balzac.
Contesto storico
Consolato e Primo Impero (1799-1815)
Il colpo di stato del 18 brumario 1799 instaurò il Consolato con Napoleone Bonaparte, che
il 2 dicembre 1804 assunse le vesti di Imperatore. Viene stabilizzato il potere della nuova
società borghese e consolidata l'unità del territorio e della nazione. Attraverso le campagne
militari, esportò fuori dai confini nazionali alcuni delle conquiste sociali e giuridiche
essenziali della rivoluzione, ridisegnando radicalmente la carta geopolitica del continente.
Fu sconfitto da un'ampia coalizione internazionale che aprì il processo di Restaurazione
delle monarchie da lui spodestate.
Dalla Restaurazione al II Impero (1815-1852)
Il Congresso di Vienna permette il ritorno dei Borboni: tentativo di restaurare l'Ancien
Regime con Luigi XVIII (1815-1824) e Carlo X (1824-1830). Rivoluzione liberale del
27/28/29 luglio1830 (le 3 gloriose) porta sul trono Luigi Filippo di Orléans con il sostegno
della grande borghesia (monarchia di Luglio1830-1848). Nel 1848 rivolte popolari portano
alla proclamazione della II Repubblica che elegge Presidente il nipote di Napoleone (Luigi
Napoleone Bonaparte) quest'ultimo con un colpo di stato seguito da un plebiscito proclama
il II Impero (2 dicembre 1852)
La produzione letteraria
Il periodo vede la nascita del realismo ma nei primi 3 decenni è dominato dal
Romanticismo, corrente che trova origine nella sensibilità di scrittori del 700 comme
Diderot, Bernardin de Saint Pierre e soprattutto Rousseau e negli scritti di intellettuali
antirivoluzionari dei primi anni dell''800: Mme de Stael, (De l'Allemagne", 1810) et
François René de Chateaubriand (le Genie du Christianisme 1802)
La corrente si diffonde rapidamente dopo la caduta dell'Impero presso giovani intellettuali
che rivendicano come Victor Hugo la libertà dalle regole e dalle tradizioni e tocca tutti i
generi letterari. Il culto dell'io con le sue passioni, le sue inquietudini e le sue sofferenze (le
mal du siècle) e quello della natura invadono la poesia lirica come il teatro e il romanzo che
diventa personale e autobiofrafico.
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La poesia lirica
Con il romanticismo la poesia prende la via della modernità, rifiuta le speculazioni astratte e
l'estetismo gratuito e mette al centro l'emozione: esprime un mondo che cambia e i sogni,le
angoscie i fantasmi dell'Io profondo.
Alphonse de Lamartine (1790-1869)
Poeta e uomo politico liberale.
Le Meditazioni poetiche (1820) segnano una svolta: l'originalità nel tono di autobiografica
confidenza sentimentale fu considerata rivoluzionaria.
Meditations poétiques, le
vallon (1820)
Mon coeur, lassé de tout, même de l'espérance,
N'ira plus de ses voeux importuner le sort
Prêtez-moi seulement, vallon de mon enfance,
Un asile d'un jour pour attendre la mort.
Il mio cuore stanco di tutto anche della speranza
Non andrà più con i suoi desideri a importunare la
sorte;
Dammi solamente, valle della mia infanzia,
Asilo di un giorno per attendere la morte.
Voici l'étroit sentier de l'obscure vallée :
Du flanc de ces coteaux pendent des bois épais,
Qui, courbant sur mon front leur ombre entremêlée,
Me couvrent tout entier de silence et de paix.
Ecco lo stretto sentiero dell’oscura valle:
Dal fianco di queste collinette pendono fitti boschi
Che chinando sulla mia fronte le ombre
Frammiste di silenzio e di pace mi coprono tutto.
Là, deux ruisseaux cachés sous des ponts de verdure Là due ruscelli nascosti sotto un intreccio di foglie
Tracent en serpentant les contours du vallon ;
Tracciano serpeggiando i contorni della valle
Ils mêlent un moment leur onde et leur murmure,
Et non loin de leur source ils se perdent sans nom.
Essi per un momento mescolano le loro acque e la
loro voce
La source de mes jours comme eux s'est écoulée ;
Elle a passé sans bruit, sans nom et sans retour :
Mais leur onde est limpide, et mon âme troublée
N'aura pas réfléchi les clartés d'un beau jour.
(…)
E non lontano dalla sorgente si perdono nel nulla
Repose-toi, mon âme, en ce dernier asile,
Ainsi qu'un voyageur qui, le coeur plein d'espoir,
S'assied, avant d'entrer, aux portes de la ville,
Et respire un moment l'air embaumé du soir.
Non rifletterà più la luce del giorno.
La sorgente di quei giorni s’è asciugata
E’ finita senza rumore, nel nulla, senza ritorno
E la limpida acqua che turbava la mia anima
Anima mia riposati in quest’ultimo asilo
Come un viandante che col cuore colmo di speranza
Si siede prima di varcare le porte della città
Tes jours, sombres et courts comme les jours
d'automne,
Déclinent comme l'ombre au penchant des coteaux ;
L'amitié te trahit, la pitié t'abandonne,
Et seule, tu descends le sentier des tombeaux.
Respirando un momento l’aria profumata della sera.
I tuoi giorni, scuri e corti, come giorni d’autunno
Tramontano come la luce nel pendio delle collinette,
l’amicizia si ritrae, la pietà t’abbandona
E tu solitario discendi per il sentiero delle tombe
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Alfred de Musset (1810-1857).
L'”enfant prodige” del romanticismo
Tristesse(1840)
J’ai perdu ma force et ma vie,
Et mes amis et ma gaieté;
J’ai perdu jusqu’à la fierté
Qui faisait croire à mon génie.
Quand j’ai connu la Vérité,
J’ai cru que c’était une amie;
Quand je l’ai comprise et sentie,
J’en étais déjà dégoûté.
Et pourtant elle est éternelle,
Et ceux qui se sont passés d’elle
Ici-bas ont tout ignoré.
Dieu parle, il faut qu’on lui réponde.
Le seul bien qui me reste au monde
est d’avoir quelquefois pleuré.
Ho perso la mia forza e la mia vita
E i miei amici e l’allegria;
Ho perso finanche l’orgoglio
Che dava l’impressione del mio genio.
Quando ho visto la Verità
Ho pensato che fosse un’ amica;
Quando l’ho compresa e sentita,
Io ero già disgustato.
Eppure ella è eterna
E quelli che ne hanno fatto a meno
Tutto hanno ignorato.
Dio parla, bisogna rispondergli.
L’unico bene che mi resta al mondo
È quello di aver pianto talvolta.
Victor Hugo (1802-1885)
Fu lo scrittore romantico per eccellenza. I suoi scritti sterminati ricoprono tutti i generi letterari,
dalla poesia lirica al dramma (Hernani 1830, Ruys Blas, 1840 ) dalla satira politica al saggio e al
romanzo storico (Notre Dame de Paris 1831 ) e sociale (I Miserabili 1862). Fu anche deputato e
attivista per i diritti umani.
Il poeta:Les contemplations
Demain, dès l'aube
Domani all’alba
Demain, dès l'aube, à l'heure où blanchit la
campagne,
Je partirai. Vois-tu, je sais que tu m'attends.
J'irai par la forêt, j'irai par la montagne.
Je ne puis demeurer loin de toi plus longtemps.
Domani all’alba, nell’ora in cui biancheggia la
campagna,
partirò. Vedi, so che mi aspetti.
Vagherò per la foresta, vagherò per la montagna.
non posso restare lontano da te più a lungo.
Je marcherai les yeux fixés sur mes pensées,
Sans rien voir au dehors, sans entendre aucun bruit,
Seul, inconnu, le dos courbé, les mains croisées,
Triste, et le jour pour moi sera comme la nuit.
Camminerò con gli occhi fissi sui miei pensieri,
senza vedere niente al di fuori, senza sentire alcun
rumore,
solo, sconosciuto, la schiena curva, le mani
incrociate,
triste, e il giorno per me sarà come la notte.
Je ne regarderai ni l'or du soir qui tombe,
Ni les voiles au loin descendant vers Harfleur,
Et quand j'arriverai, je mettrai sur ta tombe
Un bouquet de houx vert et de bruyère en fleur.
Non guarderò né l’oro della sera che tramonta,
né le vele che in lontananza scendono verso Harfleur
e quando arriverò, metterò sulla tua tomba
un mazzo di agrifogli verdi e di erica in fiore.
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L'uomo politico e l'attivista:
1 discorso del 9 Luglio 1849 all'Assemblea Nazionale
Io non sono di coloro, o signori, i quali credono che in questo mondo si possa facilmente
sopprimere il dolore. Il dolore è una legge divina; ma sono però di quelli che pensano e che
affermano si possa benissimo distruggere la miseria!... (Proteste. — Violenti denegazioni a
destra. E Victor Hugo, più forte:) Rimarcatelo bene, o signori, io non dico diminuire,
attenuare, limitare, circoscrivere, ecc. io grido alto che la miseria si può distruggere!...
(Tumulto a destra).
La miseria è una malattia del corpo sociale, come la lebbra era una malattia del corpo
umano; la miseria può sparire com'è scomparsa la lebbra!... (Sì! Sì! a sinistra).
Distruggere la miseria, sì, questo è possibile. I legislatori e i governanti devono pensare a
ciò costantemente, senza riposo, perchè, in una tale materia, finchè tutto quello ch'è
possibile non è stato fatto, il dovere non è compiuto!...
La miseria, o signori; io penetro nel vivo della questione; volete sapere dov'è la miseria?...
Volete sapere fin dove ella arriva, fin dove ella giunge? non dico in Irlanda, non dico nel
medio evo, dico in Francia, dico a Parigi, ed ai tempi nei quali viviamo! Volete dei fatti?...
V'è, a Parigi... (L'oratore s'interrompe).
Mio Dio; io non esito a citarli certi fatti. Sono tristi, ma è necessario rivelarli; e, guardate, se
debbo dire, tutto intero, qual'è il mio pensiero, vorrei che da questa Assemblea uscisse, e nel
caso sarei pronto a farne formale proposta, una grande e solenne inchiesta sulla vera
situazione delle classi operaie e sofferenti. Io vorrei che tanti fatti splendessero alla luce del
sole. Come vogliamo guarire il male, se non si conoscono le piaghe?!... ( Bravo!)
Ecco, dunque, dei fatti.
Esiste a Parigi, nei sobborghi di quella Parigi che il soffio della sommossa sollevava, or non
è molto, tanto facilmente, esistono in certe case delle cloache, dove delle famiglie, delle
famiglie intere, vivono confuse, uomini, donne, fanciulle, fanciulli, non avendo per letto,
non avendo per coprirsi, sto per dire per vestirsi, che dei brandelli putridi di stracci in
fermentazione, raccolti nel fango fuori delle barriere, dove si accumulano tutte le ceneri
della città e dove delle creature umane corrono per scaldarsi e per vincere il freddo che le
assale!
Questo un fatto. Eccone altri. In questi ultimi giorni, un uomo... Mio Dio; un disgraziato
uomo di lettere, un letterato, poichè la miseria colpisce tanto le professioni liberali quanto
quelle manuali; un disgraziato, dunque, è morto di fame, alla lettera, e si è constatato, dopo
la sua morte, che egli non aveva mangiato da sei giorni. (Lunga interruzione). Volete
qualcosa di più doloroso?.,.
Il mese passato, durante la recrudescenza del colera, si è trovata una madre coi suoi quattro
bambini che cercava un po' di nutrimento fra i ritagli immondi e pestilenziali dei macelli di
Montfaucon!
Ebbene, io dico o signori che queste sono cose che non debbono esistere; io dico che la
società deve spendere tutte le sue forze, tutte le sue sollecitudini, tutta la sua intelligenza,
tutta la sua volontà, perchè tali fatti non avvengano! Io dico che questi fatti, in un paese
civilizzato, impegnano la coscienza della società tutta intera; e che io che parlo, mi sento
complice e solidale perchè tali fatti non sono solamente delle colpe verso gli uomini, sono
anche dei delitti verso Dio!
Ecco perchè io sono convinto, ecco perchè vorrei convincere tutti quelli che mi
ascoltano,della grande importanza della proposta che è sottoposta al vostro giudizio.
Non è che un primo passo, ma è un passo decisivo. Io vorrei che quest'Assemblea,
maggioranza e minoranza, non importa; in tali questioni io non conosco nè destra nè
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sinistra; io vorrei che questa Assemblea non avesse che una sola anima per incamminarsi
verso il raggiungimento di tal fine, di un fine così magnifico, così sublime, l'abolizione della
miseria! (Bravo! - Applausi.)
E, o signori, io non mi rivolgo soltanto alla vostra generosità, m'indirizzo a quello che v'è di
più serio nel sentimento politico di un'Assemblea di legislatori. A questo soggetto, un'ultima
parola, poi avrò finito.
2 discorso sulla pena di morte
“Ho esaminato la pena di morte sotto due aspetti, azione diretta, azione indiretta. Che cosa
ne rimane ? Nient’altro che una cosa orribile e inutile, nient’altro che una via di fatto
sanguinosa che si chiama crimine quando è compiuta da un individuo e giustizia quando è
commessa dalla società”.
Chateaubriand (1768)
Il romanzo dell'io
Viaggiatore, diplomata monarchico, memorialista,
Il genio del Cristianesimo insieme a La Germania di Madame de Staël aprono la strada al
romanticismo francese.Insieme apologia della religione cristiana e atto di fiducia nella
cultura
“Ci accadeva spesso di alzarci nel colmo della notte, e di andare a sederci sul ponte, dove
non trovavamo che un ufficiale e alcuni marinai che fumavano le loro pipe in silenzio. Il
solo rumore che si udiva era l’urto della prua sui flutti, mentre scintille di fuoco correvano
con una bianca schiuma lungo i fianchi della nave. O Dio! È soprattutto nelle acque
dell’abisso e nelle profondità dei cieli che tu hai fortemente segnato i tratti della tua
onnipotenza! Milioni di stelle risplendenti nel cupo azzurro della volta celeste, la luna in
mezzo al firmamento, un mare senza rive, l’infinito nel cielo e sui flutti! Mai mi hai più
turbato con la tua grandezza, come in quelle notti dove, sospeso tra gli astri e l’Oceano,
avevo l’immensità sulla testa e l’immensità sotto i piedi! Io non sono niente, non sono che
un semplice solitario; ho spesso udito i dotti disputare sul primo Essere, e non li ho affatto
capiti: ma ho sempre notato che è alla vista delle grandi scene della natura, che questo
Essere sconosciuto si manifesta al cuore dell’uomo.”
René, romanzo in parte autobiofrafico inserito nel Genio del cristianesimo
“Ma come esprimere quella folla di sensazioni fuggitive che provavo nelle mie passeggiate?
I suoni che rendono le passioni nel vuoto d’un cuore solitario somigliano al mormorio dei
venti e delle acque nel silenzio d’un deserto: lo si gode, ma non lo si può ritrarre.
L’autunno mi colse in mezzo a quelle incertezze: entrai con un impeto di gioia nel mese
delle tempeste. Delle volte avrei voluto essere uno di quei guerrieri erranti in mezzo ai venti,
alle nuvole e ai fantasmi; certe altre invidiavo fin la sorte del pastore che vedevo scaldarsi le
mani all’umile fuoco di stipe che aveva acceso in un angolo d’un bosco. Ascoltavo i suoi
canti malinconici, che mi ricordavano che in ogni paese il canto naturale dell’uomo è triste,
anche quando esprime la felicità. Il nostro cuore è uno strumento incompleto, una lira alla
quale mancan delle corde e su cui noi siam costretti a render gli accenti della gioia nel tono
consacrato ai sospiri.
Di giorno, erravo per le grandi lande circondate da foreste. Come avevo bisogno di poco per
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fantasticare! una foglia secca che il vento cacciava davanti a me, una capanna il cui fumo si
alzava tra le cime spoglie degli alberi, il musco che tremava al soffio della tramontana sul
tronco d’una quercia, una roccia isolata, uno stagno deserto dove il giunco avvizzito
mormorava! Il campanile del piccolo villaggio, alto laggiù lontano nella valle, attirò sovente
i miei sguardi; sovente seguii cogli occhi gli uccelli di passo che volavano sopra il mio capo.
Mi figuravo le rive ignorate, climi lontani verso cui essi vanno; avrei voluto essere sulle loro
ali. Un segreto istinto mi tormentava, sentivo di essere anch’io non altro che un viaggiatore;
ma una voce del cielo sembrava dirmi: «Uomo, la stagione della tua migrazione non è
ancora venuta; aspetta che il vento della morte si levi: allora spiegherai il volo verso regioni
sconosciute che il tuo cuore invoca».
«Su via, levatevi presto, o desiderate tempeste, che dovete portar René negli spazi d’un’altra
vita!». Così dicendo, camminavo a grandi passi, le fiamme al viso, i capelli al vento
sibilante, non sentendo né pioggia né brina, invasato, tormentato, e come posseduto dal
demone del mio cuore.”
Les Mémoires d'outre-tombe, 1848: rievocazione della sua vita trasformata in opera d'arte
e di una tormentata epoca storica che sotto la sua penna diventa epopea lirica
“Mettendo la testa fuori dall'interponte, fui colpito da uno spettacolo sublime. Il bastimento
aveva cercato di virare di bordo; ma non essendovi riuscito, era stato portato dal vento verso
la costa.
Alla luce della luna calante, che emergeva dalle nubi per rituffarvisi immediatamente, si
scorgevano da una parte e dall'altra della nave, attraverso una foschia gialla, coste irte di
rocce. Nel canale in cui eravamo stati sospinti il mare gonfiava le sue onde come montagne,
cheora si frangevano in scintillanti effervescenze, ora offrivano alla vista soltanto un'oleosa
superficie vitrea, venata di macchie nere, ramate, verdastre, a seconda del colore del
bassifondo su cui mugghiavano. Per due o tre minuti i vagiti dell'abisso e quelli del vento
rimanevano confusi; un attimo dopo si distingueva il rapido fuggire delle correnti, il sibilo
dell'onda contro i frangenti, la suavoce lontana. “
“L'uomo saggio e sconsolato di questo secolo senza convinzioni trova un misero conforto
solo nell’ateismo politico. Che le giovani generazioni si cullino nelle speranze: prima di
arrivare alla meta, dovranno aspettare lunghi anni; le età vanno verso il livellamento
generale, ma non affrettano il passo al richiamo dei nostri desideri: il tempo è una sorta di
eternità appropriata alle cose mortali; non tiene in nessun conto le
generazioni e le loro sofferenze nelle opere che compie.”
“Nel 1822 l’uomo fashionable doveva offrire alla prima occhiata un aspetto infelice e
malato; doveva avere qualcosa di trascurato nella persona, le unghie lunghe, la barba né
folta né rasata, ma cresciuta in un momento, senza che se ne accorgesse, per inavvertenza,
mentre era assorto nella disperazione; ciocca di capelli al vento, sguardo profondo,sublime,
sconvolto e fatale; labbra strette in segno di disprezzo per la specie umana; cuore annoiato,
byroniano, immerso nel disgusto e nel mistero dell’essere.”
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