tesi dottorato 28-1-13 - Università Politecnica delle Marche
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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA ________________________________________________________________________________________________ Dottorato di Ricerca XI Ciclo Curriculum Medicina e Prevenzione Tesi di Dottorato EFFETTI DELL’ASSUNZIONE MATERNA DI CIOCCOLATA SULLA FREQUENZA CARDIACA FETALE Dottoranda Relatore Giorgia Buscicchio Prof. Andrea Luigi Tranquilli ANNO ACCADEMICO - 2011/2012 A mio padre 2 INDICE CAPITOLO PRIMO: CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA 1.1 Riferimenti storici 1.2 La fisica degli ultrasuoni 1.3 Il principio su cui si basa la cardiotocografia 1.4 Il sistema per la cardiotocografia computerizzata 1.5 Rilevazione dei parametri cardiotocografici 1.6 Parametri rilevati dalla cardiotocografia computerizzata 1.7 I sistemi computerizzati oggi in commercio CAPITOLO SECONDO: 2.1 CIOCCOLATO 2.2 CAFFE’ 2.3 Meccanismo d’azione 2.4 Effetti cardiovascolari delle metilxantine nell’uomo 2.5 Principali effetti delle metilxantine sul feto 3 SESSIONE SPERIMENTALE: 3.1 OBIETTIVO 3.2 I STUDIO SPERIMENTALE: EFFETTI DEL CIOCCOLATO VERSUS CAFFEINA SULLA FREQUENZA CARDIACA FETALE 3.3 II STUDIO SPERIMENTALE: EFFETTI DEL CIOCCOLATO A DIVERSE CONCENTRAZIONI (30% E 80%) SULLA FREQUENZA CARDIACA FETALE 3.4 III STUDIO SPERIMENTALE: EFFETTI DEL CIOCCOLATO SULLA FREQUENZA CARDIACA DEL FETO MASCHIO E DEL FETO FEMMINA 3.5 CONCLUSIONI CAPITOLO PRIMO CARDIOTOCOGRAFIA COMPUTERIZZATA (cCTG) 1.1 Riferimenti storici La cardiotocografia è l’applicazione tecnologica moderna dell’antica osservazione di esiti neonatali sfavorevoli quando il battito cardiaco fetale (BCF) presentava dei “cali”. E’ una 4 metodica altamente affidabile nella descrizione di eventi ipossici (in particolare acuti) fetali. Consiste nella registrazione simultanea del battito cardiaco fetale e dell'attività contrattile uterina ed è attualmente il metodo più diffuso di monitoraggio antepartum e intrapartum per la conferma del benessere fetale [1-2]. Il BCF fu individuato e descritto sin dal 1600 ed ebbe numerosi studiosi nel 1800. In questi anni l’auscultazione del cuore fetale fu una grande innovazione: il feto non veniva più visto come essere indiscindibile dalla madre bensì come entità singola, come presenza percepibile. Il suono del cuore fetale è stato rilevato per la prima volta da Marsac di Francia nel 1600 ed è stato poi descritto da un suo collega, Philippe Le Gaust. Questa scoperta è passata inosservata fino al 1818, quando Mayor descrisse il suono del cuore fetale appoggiando un orecchio sull’addome materno. Un medico francese, Jeacques-Alexandre Le Jumeau, Visconte di Kergaradec (Fig.1), pubblicò il 26 Dicembre 1821 il primo lavoro su l’ascultazione del cuore fetale. Kergaradec suggerì che l'auscultazione del cuore fetale poteva risultare utile nella rilevazione della vitalità fetale. Le sue osservazioni furono una specie di rivoluzione in quanto si passò da una situazione di feto “oggetto” a feto “soggetto” [3]. 5 Fig.1: Jacques Alexandre Le Jumeau, Vicomte de Kergaradec (1787-1877). Nel 1893, Von Winckel descrisse i criteri valutativi della sofferenza fetale che sono rimasti pressochè gli stessi sino all'introduzione del monitoraggio elettronico fetale (EFM). Nel 1906 Cremer descrisse l'uso dell'elettrocardiogramma fetale utilizzando dei conduttori elettrici transvaginali. Nel 1958, Edward Hon (il "padre dell'EFM" negli Stati Uniti d'America) mostrò, per mezzo di una registrazione istantanea, un ECG fetale da un addome materno. Lui e i suoi colleghi misurarono gli intervalli R-R da un tracciato ECG continuo e li convertirono matematicamente in frequenza (in battiti per minuto, bpm), e quindi riscrissero ciascun intervallo su carta da tracciato. Da questi sforzi Hon, Caldeyro-Barcia in Uruguay e Hammacher in Germania incominciarono a descrivere la variabilità dei patterns della frequenza cardiaca fetale (FHR) associata a differenti gradi di sofferenza fetale [2]. L’introduzione del primo cardiotocografo commerciale nella pratica clinica che si deve proprio ad Hammacher nel 1968. In questi anni la perdita del benessere fetale durante il parto (la cosiddetta “sofferenza fetale”) era definita come la “diminuzione della frequenza cardiaca fetale e, nella presentazione di vertice, la fuoriuscita di meconio durante il parto”. Da allora molto impegno scientifico e molto entusiasmo sono stati profusi dagli ostetrici nei confronti di una metodica che sembrava poter dare la possibilità concreta di “capire” quando e perché si verificasse un deterioramento della salute del feto, e quindi, di intervenire più efficacemente [4]. Nonostante però gli iniziali entusiasmi, diversi studi randomizzati hanno dimostrato che, a fronte di una buona seppure non ottimale capacità predittiva di un tracciato cardiotocografico (CTG) normale, un tracciato anormale non è necessariamente indice di una sottostante patologia fetale. Diversi sono i fattori sia fisiopatologici che tecnici che, se non correttamente tenuti in considerazione nella valutazione del tracciato CTG, comportano incongruenze tra il risultato del test e l’outcome neonatale, con conseguente scorretta gestione del paziente. 6 Tra questi vi sono innanzitutto una elevata variabilità interosservatore nella valutazione del tracciato CTG anche in operatori esperti, e la difficoltà o impossibilità, da parte dell’occhio umano di trarre tutte le informazioni necessarie dal segnale della frequenza cardiaca fetale (FCF). La cardiotocografia è stata dunque introdotta nella pratica clinica al fine di proteggere la vita fetale e di sorvegliarne il benessere. Claude Sureau nel 1994 definì questo strumento importante per la sorveglianza fetale capace di identificare il distress fetale e le sue conseguenze. L’esecuzione della cardiotocografia dopo la 26^ settimana di gestazione permette il controllo irrinunciabile per il monitoraggio del feto a rischio, per la valutazione del suo stato di salute e infine per la prognosi perinatale. Attualmente nel mondo la maggior parte delle decisioni ostetriche nell’assistenza al parto di feti con taglio cesareo, forcipe o vacuum extractor, a causa di distress fetale, è legata alle informazioni raccolte attraverso l’utilizzo della cardiotocografia. La CTG all’inizio è stata introdotta su basi empiriche in quanto era solo in parte conosciuta la fisiopatologia alla base della frequenza cardiaca fetale ed erano poco conosciuti i fattori che la influenzavano. Non si conoscevano le implicazioni cliniche dei patterns cardiotocografici “anormali”. L’introduzione simultanea di linee guida per classificare ed interpretare i patterns cardiotocografici in differenti continenti hanno contribuito a determinare una confusione nella nomenclatura e definizioni. Il futuro della cardiotocografia è nel miglioramento della qualità di strumentazione che si basa sulla conoscenza più approfondita del significato dei patterns cardiotocografici e nel riconoscimento della giusta collocazione del cardiotocografo nella sorveglianza tecnica del feto [5]. 1.2 La fisica degli ultrasuoni Gli ultrasuoni sono onde meccaniche di elevata frequenza, superiore a quella dell’udibile (> 16000 Hertz ovvero 16 kHz). Quando un fascio ultrasonico, emesso da un trasduttore (T) incontra l’interfaccia (I) fra due tessuti che hanno impedenza caratteristica diversa, 7 esso viene in parte riflesso ed in parte rifratto (Fig. 1). Se l’interfaccia è ferma, il fascio ultrasonico viene riflesso con la stessa frequenza con cui è stato emesso. Se l’interfaccia è in movimento, la frequenza del fascio di ritorno è diversa: maggiore di quella di emissione se I è in avvicinamento rispetto a T, minore se è in allontanamento (Fig 2). Questo fenomeno si chiama “effetto Doppler” e la differenza di frequenza fra fascio emesso e fascio riflesso si chiama “shift Doppler” o “frequenza Doppler” (fD). La fD è direttamente proporzionale alla velocità con cui I si muove, sia il movimento in avvicinamento od in allontanamento. Nella diagnostica ostetrica le frequenze di emissione utilizzate variano dai 2 milioni ai 5 milioni di Hertz (2 – 5 mega Hertz, MHz). La fD è invece nell’ordine dei kHz, ed è al disotto della soglia dei 16 kHz; pertanto è nel range dell’udibile. L’effetto Doppler può essere sfruttato per rilevare la frequenza cardiaca fetale, oppure per valutare la direzione e velocità di flusso nel circolo fetale. Quando il fascio ultrasonico è diretto verso il cuore del feto, il movimento delle valvole cardiache (la mitrale o la tricuspide) determina l’effetto Doppler. Su questo principio funzionano i rilevatori ad ultrasuoni del battito cardiaco fetale (bcf) comunemente utilizzati negli ambulatori e sale parto. Possiamo udire il suono ad ogni apertura o chiusura della valvola cardiaca; contando il numero di suoni, e quindi di aperture o chiusure, in un minuto possiamo definire la frequenza cardiaca fetale. Il cardiografo altro non fa che effettuare in modo automatico questa operazione e registrarla su carta. Nella figura sottostante (a sinistra) sono riportate le durate degli intervalli fra un ciclo cardiaco ed il successivo in ordinate (msec) in funzione del tempo in ascisse. Ciascun intervallo viene trasformato in frequenza (FCF) e registrato in funzione del tempo (figura sottostante a destra). 8 Ricordiamo che il rapporto fra intervallo (periodo P) e Frequenza (F) è: F = t/P ove t è l’unità di tempo (1 minuto, ovvero 60 secondi, ovvero 60.000 msec). Se, ad esempio, l’intervallo fra un suono ed il successivo è di 500 msec, F è pari a 120 battiti per minuto (bpm); se il successivo intervallo è pari a 450 msec, F è 133 bpm. Poiché, in un feto normale, gli intervalli si modificano in continuazione, anche le frequenze si modificano di conseguenza. In realtà, nel tracciato cardiografico, ogni punto che contribuisce a creare la traccia risulta dalla media di 3 – 5 battiti cardiaci: pertanto il primo punto è la media delle frequenze rilevate dal primo al quinto battito; il secondo è la media delle frequenze rilevate dal secondo al sesto; la terza dal terzo al settimo e così via. Il risultato è una traccia continua, in cui le frequenze sono riportate in funzione del tempo. La traccia può apparire diversa a seconda che la carta venga fatta scorrere più o meno velocemente (in genere si usano velocità di scorrimento di 1 o 2 cm/min). La tocografia valuta e registra l’attività contrattile dell’utero. Oggi si utilizzano metodi esterni di rilevazione. Il dato tocografico esterno è una grandezza complessa risultante dalle variazioni nella consistenza della parete uterina, nonché dalla deformazione e dallo spostamento dell’utero. 9 E’ rilevato mediante un trasduttore posto sull’addome materno e fornito, nella parte rivolta verso la parete addominale, di un pistoncino che, durante la contrazione o i movimenti attivi del feto, viene spostato dalla sua posizione di riposo. All’interno del trasduttore tali variazioni meccaniche sono convertite, secondo il principio dello strain-gauge, in valori di tensione elettrica ad esse proporzionali. I segnali elettrici pilotano poi la registrazione grafica attraverso le escursioni di una penna galvanometrica. La tocografia esterna consente di valutare la frequenza delle contrazioni uterine; circa le altre variabili dell’attività contrattile (ampiezza e durata delle contrazioni, tono di base) fornisce solo indicazioni relative. Per quanto riguarda, in particolare, l’ampiezza della contrazione, il tocogramma esterno, se le condizioni di esercizio sono mantenute costanti nel corso della registrazione, esprime l’aumento o la diminuzione di tale grandezza al procedere del travaglio, ma non può essere letto in termini di mmHg. La tocografia permette inoltre di rilevare i movimenti attivi fetali. La modalità di esecuzione prevede che la paziente venga posta in decubito supino. Il trasduttore deve essere collocato in corrispondenza del terzo superiore del corpo dell’utero poiché a questo livello le variazioni di forma e tensione dell’addome materno sono più spiccate. E’ opportuno fissare la cintura elastica del trasduttore con tensione il più possibile costante da registrazione a registrazione (fig. 6). 10 Fig. 6 La calibratura deve essere effettuata quando, palpatoriamente, l’utero è in condizioni di riposo: si agisce allora sull’apposito potenziometro fino a portare il pennino scrivente su un livello prefissato della scala, livello che sarà poi mantenuto costante da registrazione a registrazione. Si consiglia di valutare palpatoriamente l’intensità delle prime due o tre contrazioni registrate e, quindi, di regolare la tensione della cintura di fissaggio in modo che contrazioni valutate manualmente di media intensità non superino in ampiezza la metà inferiore della scala. Per ottenere una registrazione accurata occorre: - riposizionare il trasduttore in rapporto alla discesa della parte presentata e alla conseguente riduzione del diametro longitudinale dell’utero; - ricontrollare la tensione della cintura di fissaggio nel corso della registrazione: i movimenti della gravida, in particolare la flessione delle cosce sull’addome, possono, infatti, modificarla [6]. 1.3 Il principio su cui si basa la cardiotocografia 11 Lo spazio intervilloso è irrorato da arteriole e venule che originano dalla circolazione uterina delle arteriole spirali. Le arteriole che portano sangue allo spazio intervilloso hanno una pressione di circa 60-70 mmHg, mentre le venule che drenano lo spazio hanno una pressione di circa 30-40 mmHg. Entrambi questi sistemi di vasi provengono dal sistema delle arterie uterine radiali che perforano la muscolatura del viscere e che sono quindi strette in una morsa, nella contrazione miometriale. In condizioni basali, il tono uterino è di 20 mmHg. Quando inizia una contrazione, il tessuto muscolare stringe i vasi che portano sangue verso lo spazio intervilloso. Quando la pressione della contrazione equipara quella delle venule (circa 40mmHg) queste si occludono. Le arteriole continuano ad essere pervie, cosicché nello spazio intervilloso si assiste ad un blocco del deflusso con un conseguente aumento del sangue arteriolare più ossigenato. Lo spazio viene “iperossigenato”. Con il crescere della contrazione, si riduce progressivamente l’afflusso arteriolare che, all’acme della contrazione, viene del tutto ad essere bloccato. All’apice della contrazione (80100mmHg) e finché non inizia sufficiente rilasciamento (circa 30-60”), non vi è afflusso né deflusso nello spazio intervilloso. Quando l’utero comincia a rilasciarsi (60-40mmHg), si dischiudono le arteriole e progressivamente riprende il flusso arterioso: lo spazio intervilloso si “riossigena”, mentre le venule sono ancora occluse. Quando la contrazione scompare (20mmHg) riprende anche il deflusso venoso. Questo meccanismo è fisiologico, inclusa la breve “apnea” che si realizza all’apice della contrazione. E’ abbastanza chiaro che un feto normalmente ossigenato è tranquillamente in grado di sostenere questo percorso, avendo a disposizione “l’iperossigenazione” determinata dall’iperafflusso nella prima parte della contrazione ed avendo comunque una propria riserva ossigenativa. Un feto che abbia esaurito le proprie riserve (ad esempio in condizioni di iposviluppo o IUGR), invece, non ha una propria autonomia e sopravvive solo del costante afflusso ossigenativo delle condizioni basali. In questo caso, accade che, arrivata l’acme della contrazione e mancando afflusso allo spazio intervilloso per alcune decine di secondi, il feto consuma in quel tempo tutto l’ossigeno, terminato il quale non ha più risorse. I chemocettori del feto percepiscono l’esaurimento dell’ossigeno e inducono una pronta risposta vagale. L’attività cardioregolatoria, infatti, è una di quelle che più impegna il metabolismo fetale. Con poco ossigeno a disposizione, il metabolismo cambia in 12 anaerobio, e le attività si devono adattare: la risposta vagale induce una bradicardia, che ha la finalità di ridurre il consumo energetico: questa è la decelerazione della FCF. Poiché la decelerazione interviene dopo l’acme della contrazione, anche dalla sua rappresentazione grafica viene in gergo definita “tardiva”. Tornando l’utero a rilasciarsi e riprendendo l’afflusso il feto torna successivamente alla FCF di base. La decelerazione “tardiva” della FCF è il segno dell’esaurimento del feto, il segno dell’ipossia acuta, i”cali” da cui è iniziata la storia della cardiotocografia. Se questo schema di base è relativamente lineare, esistono però altre condizioni di cardiodecelerazione, e soprattutto condizioni nelle quali manca tale stress ipossico fisiologico che è la contrazione uterina,e dalle quali trarre informazioni altrettanto lineari e correlate alla clinica, può non essere facile: è questa la condizione della CTG in gravidanza. Un altro punto da chiarire, infine, quando ci si avvicina alla cardiotocografia, è che questa metodica va valutata in un più ampio contesto clinico, dal quale non può essere staccata. Lettura ed interpretazione risentono della fase della gravidanza o travaglio in cui questa si applica, delle condizioni materne, dell’età gestazionale, dell’influenza di altri fattori, quali i farmaci, tutti elementi da considerare ai fini della interpretazione. Ne consegue, a maggior ragione, che le azioni che da quella interpretazione possono derivare sono da inserirsi nel contesto clinico (età gestazionale, reperto della visita, stadio del travaglio, organizzazione strutturale), cosicché azioni derivati dallo stesso tracciato possono essere diverse a seconda del contesto in cui sono realizzate. Questo spiega la difformità di interpretazione e di azioni suggerite che talvolta si trovano in letteratura. 1.4 Il sistema per la cardiotocografia computerizzata Un sistema per l’analisi computerizzata della FCF è costituito da due componenti, schematicamente anche se non necessariamente separati: • un cardiotocografo, ovvero un’apparecchiatura che tramite Doppler o ECG, rileva il segnale della FCF, dell’attività contrattile uterina e dell’attività motoria fetale • un software per l’analisi delle informazioni rilevate dal cardiotocografo, funzionante in genere su un personal computer. 13 Il segnale proveniente dal cardiotocografo, per essere acquisito dal PC, deve necessariamente essere convertito in forma digitale, tramite una scheda di acquisizione e conversione analogico / digitale, che solitamente è implementata nel cardiotocografo stesso. Ne PC è presente un software in grado di acquisire il segnale digitale operandone le opportune modifiche (eliminazione del rumore o artefatti, amplificazione del segnale, etc.) e memorizzandone i dati su un supporto magnetico, in genere un database contenente anche informazioni anagrafiche e cliniche relative alla paziente in esame. Inoltre i software di recente sviluppo consentono la visualizzazione del tracciato cardiotocografico e dei risultati dell’analisi computerizzata direttamente su schermo, aggiornando i calcoli mentre è in corso la registrazione CTG (modalità “on-line” ) e permettendo, al termine della registrazione, la rianalisi del tracciato o l’analisi di porzioni dello stesso, scelte dall’utente (modalità “off-line”) [7]. 1.5 rilevazione dei parametri cardiotocografici Il segnale relativo alla FCF viene ricavato dal PC mediante un campionamento verso la scheda di conversione analogico / digitale ad intervalli regolari. La frequenza di campionamento del segnale della FCF (canale “US” e “EGC”) è diversa da sistema a sistema e varia da 10 Hz a 0.2 Hz circa. I sistemi computerizzati commercialmente disponibili, specie se utilizzati con cardiotocografi a rilevazione Doppler, utilizzano solitamente frequenze di campionamento relativamente basse, come il System 8000-8002 che utilizza un campionamento ogni 3.75 secondi. Il campionamento del segnale relativo al tono uterino (canale “toco”) viene generalmente effettuato a basse frequenze (maggiori di 1 Hz ) data la minore variabilità nel tempo di questo parametro. Alcuni sistemi, inoltre, effettuano la rilevazione dell’attività della funzione di autocorrelazione. Questa funzione, presente ormai su tutti i cardiotocografi commercialmente disponibili, è stata introdotta allo scopo di ridurre od eliminare gli artefatti tipo jitter, dovuti all’ampio spettro di segnali Doppler provocati dalle differenti 14 strutture in movimento del cuore fetale, identificando un singolo picco all’interno del segnale Doppler di un battito cardiaco ed utilizzando il picco avente analoga posizione nel segnale Doppler relativo ai battiti successivi. Un parametro altrettanto importante è la qualità della registrazione, espressa numericamente come percentuale di battiti “persi”, ovvero non registrati, sull’intero tracciato. È noto che la qualità della registrazione CTG mediante Doppler è in correlazione inversa con l’epoca gestazionale: nei feti di epoca gestazionale inferiore a 30 settimane, ovvero quelli che in caso di ritardo di accrescimento od altre patologie andranno maggiormente incontro ad esiti perinatali, la percentuale di perdita di segnale può arrivare al 20% del totale, inficiando quindi l’attendibilità della metodica. Infine, è possibile rilevare l’attività motoria fetale, visualizzando i movimenti fetali sul tracciato CTG e permettendo la correlazione visiva e automatizzata con gli eventi della FCF (accelerazione, decelerazioni, variabilità). L’attività motoria può essere registrata con un metodo di rilevazione soggettivo, facendo azionare alla madre un pulsante ogni volta che sente muovere il feto, o automaticamente dal cardiotocografo mediante una rilevazione ultrasonografica e utilizzo di differenti algoritmi matematici per l’estrazione dell’effettivo movimento fetale. Tutti i sistemi computerizzati utilizzati nella pratica clinica consentono la registrazione continua dei parametri appena descritti, con visualizzazione online su schermo dal tracciato CTG. I risultato dell’analisi computerizzata vengono in genere visualizzati in contemporanea al tracciato CTG stesso [8]. 1.6 parametri derivati dall’analisi computerizzata Linea di base della FCF Il principale parametro derivato dall’analisi computerizzata della FCF è la cosiddetta FCF di base, la cui accurata determinazione è indispensabili ai fini della identificazione di accelerazioni e decelerazioni e della stima della variabilità della FCF. Le tecniche utilizzate in cardiotocografia computerizzata per la stima della FCF basale si possono ricondurre essenzialmente a quattro categorie, non mutualmente esclusive: 15 • media dei dati della FCF in una finestra mobile, per rimuovere gli effetti delle fluttuazioni casuali; • scelta del valore modale o del picco di frequenza più vicino al limite inferiore della distribuzione di frequenza dei valori della FCF; • applicazione di un filtro digitale per la rimozione delle componenti di FCF ad elevata e bassa frequenza; • disegno, da parte dell’operatore, di una linea di base valutata mediante analisi visiva sulla quale il software procederà all’analisi degli altri componenti del tracciato [9]. Accelerazioni e decelerazioni Le accelerazioni sono definite come periodi del tracciato CTG durante i quali la FCF si mantiene persistentemente al di sopra del valore della linea di base di un numero di battiti per minuto e per un periodo di tempo minimo variabili a seconda del sistema utilizzato; in alcuni sistemi le accelerazioni vengono definite come piccole e grandi, a seconda di quanto si allontani lo zenit della FCF rispetto alla linea di base. L’identificazione delle decelerazioni viene effettuata in maniera analoga alle accelerazioni. Oltre al numero delle accelerazioni o decelerazioni in numero assoluto e standardizzato a 50 minuti di tracciato, i parametri forniti dai vari sistemi per ogni evento sono: • la durata • la distanza massima dalla linea di base • l’area dell’accelerazione o della decelerazione espressa in battiti per minuto • la distanza del nadir rispetto al picco della contrazione precedente (per quanto riguarda le decelerazioni) È importante che il sistema computerizzato, prima di segnalare come reale un’accelerazione o una decelerazione, effettui un controllo della qualità della registrazione. Alcuni sistemi a tal proposito considerano come “erronee” decelerazioni caratterizzate dalla diminuzione della FCF maggiore di 35 battiti per minuto seguita nei successivi 10 minuti da un’analoga risalita della FCF, attribuendo tale evento alla temporanea registrazione della frequenza cardiaca materna. Con tale espediente l’incidenza dei tracciati cosiddetti “decelerativi” viene ridotta del 40% [10]. 16 Variabilità Mentre per i parametri appena discussi l’analisi computerizzata della FCF, pur costituendo un metodo obiettivo, non fornisce informazioni aggiuntive sostanziali rispetto alla valutazione visiva, è nella misurazione della variabilità della FCF basale che tale tecnica guadagna un consistente vantaggio rispetto all’analisi visiva. Infatti, la complessa analisi della variabilità a breve termine e a lungo termine, espresse sia in battiti per minuto che in millisecondi, trova particolare giovamento dall’analisi computerizzata [11]. La variabilità della FCF, ovvero l’ampiezza della fisiologica oscillazione della FCF in condizioni di base attorno ad un valore medio, è conseguente, nel feto in buona salute, a differenti fattori di cui uno dei più importanti è l’interazione tra l’attività del sistema nervoso simpatico e parasimpatico sul nodo del seno. Il sistema parasimpatico, tramite il nervo vago, esercita un effetto cronotropo negativo, mentre il sistema simpatico ha un’azione opposta; inoltre, a causa di un alto turnover dell’acetilcolina, la risposta del nodo del seno alla stimolazione vagale è più rapida, con conseguente oscillazione dell’intervallo battito-battito [12]. La velocità di variazione della frequenza cardiaca ha quindi grande importanza clinica in quanto permette un riferimento alla capacità di adattamento del cuore fetale. Diversi fattori fisiologici esercitano un’influenza sulla variabilità della FCF. Innanzitutto, i movimenti respiratori, modificano la pressione arteriosa, stimolano o inibiscono i barocettori causando il riflesso nervoso di Bainbridge e quindi incrementano la variabilità [13]. L’ampiezza della variabilità è quindi condizionata dall’interazione tra le influenze di tipo respiratorio (mediate dall’azione del vago) ed influenze di tipo comportamentale, motorio (mediate dal sistema simpatico). In corso di movimenti respiratori, si verifica un aumento della variabilità battito-battito e della linea di base della FCF; mentre in caso di movimenti generalizzati corporei si verifica un incremento del valore della linea di base della FCF, ma una riduzione della variabilità [14]. La variabilità altresì aumenta con l’aumentare dell’epoca gestazionale, così come la durata delle fasi di elevata variabilità ed il numero di accelerazioni. Tale aumento si verifica primariamente durante le fasi di attività fetale [15]. 17 Dal punto di vista clinico vengono distinti in genere tre tipi di variabilità, definiti a breve, medio e a lungo termine, a seconda della distanza in termini di tempo tra il primo e l’ultimo valore di FCF a cui l’indice utilizzato per il calcolo dell’ampiezza della variazione di FCF fa riferimento [16]. La variabilità a breve termine è di solito calcolata sulla base delle differenze tra i successivi valori di FCF campionati dal sistema: l’intervallo di tempo tra i successivi valori della FCF implicati nel calcolo di tale tipo di variabilità varia di conseguenza a seconda della frequenza di campionamento del sistema computerizzato che si sta utilizzando. Il significato clinico di tale parametro, che si esprime matematicamente in battiti al minuto, in millisecondi o utilizzando indici adimensionali, è la stima dell’attività reciproca dei sistemi nervosi simpatico e parasimpatico nella loro influenza sul nodo del seno, e quindi, indirettamente, la stima del sistema nervoso autonomo centrale [17]. La variabilità a medio termine viene di solito calcolata su un minuto di registrazione, utilizzando differenti algoritmi, e viene espressa znch’essa in battiti per minuto, millisecondi o con indici adimensionali. Tale tipo di variabilità viene di solito considerato maggiormente importante ai fini clinici in quanto contiene maggiori informazioni rispetto alla variabilità a breve termine, comprendendo anche le variazioni delle FCF associate ai movimenti fetali. Inoltre, in termini strettamente aritmetici la variabilità a medio termine assume valori cinque volte superiori a quelli della variabilità a breve termine, e quindi tende a variare in misura maggiore ed in modo più facilmente riconoscibile in condizioni patologiche. La differenza, nell’utilizzo clinico, dei due tipi di variabilità appena descritti è incerta ma comunque difficilmente rilevante, dato che fra i due valori di variabilità esiste una forte associazione. È comunque opportuno, nella valutazione clinica del tracciato cardiotocografico, tenere conto di entrambi i tipi di variabilità, a breve e medio termine, in quanto alcuni tipi di tracciato, in particolare quello sinusoidale, si presentano con variabilità a medio termine entro i limiti della norma, ma con variabilità a breve termine al di sotto del limite di normalità [18]. La variabilità a lungo termine viene calcolata su periodi di tempo superiori al minuto di registrazione, in genere sull’intero tracciato. La mancanza di un accordo 18 generale circa i criteri di tempo con i quali definire tale parametro, oltre al fatto che da studi preliminari tale tipo di variabilità non sembra essere in grado di discriminare feti normali e feti con ipossia o acidosi, ne ha impedito l’applicazione nella pratica clinica, tanto che a tutt’oggi per variabilità a lungo termine si intende la variabilità precedentemente definita come a medio termine [19]. 1.7 I sistemi computerizzati oggi in commercio Sistema 2CTG Tale sistema è composto da un cardiotocografo Hewlett-Packard M135x con trasduttore ultrasonico, da un PC Hewlett-Packard Laser Jet IIIP, e da una interfaccia digitale 590 per l’acquisizione attraverso la porta seriale RS232 del cardiotocografo, in tempo reale dei seguenti dati: • intervallo di tempo tra una contrazione cardiaca e la successiva • stato di attivazione della funzione di autocorrelazione • valori della tocodinamometria, interna od esterna • attività motoria fetale, rilevata automaticamente dal cardiotocografo o manualmente attraverso un pulsante Il software del 2CTG permette l’acquisizione di dati ad intervalli minimi di 250 msec in un tempo inferiore ai 5 msec e dialoga con l’utente attraverso l’interfaccia windows 95/98 permettendo così una notevole facilità di utilizzo [20]. System 8000-8002 Il sistema computerizzato per l’analisi della FCF più diffuso è senz’altro il System 8000, messo in commercio dalla Sonicaid (Oxford - UK), che si basa su algoritmi messi appunto da Dawes e Redman. Il System 8000 è costituito da un cardiotocografo provvisto di interfaccia RS232 e sistema di auto correlazione. Il software ad intervalli minimi di 100 msec acquisisce dal cardiotocografo: • l’intervallo tra i battiti fetali con un precisione di 1 msec • la funzione di autocorrelazione 19 • il valore della tocodinamometria • ed infine l’attività motoria fetale rilevata automaticamente o tramite un pulsante dalla madre La misura dell’intervallo tra i battiti cardiaci viene inizialmente testata tramite un semplice algoritmo che esclude gli errori di lettura; gli intervalli validi sono mediati su un periodo di 3.75 sec e la media viene registrata. È possibile avere un’idea della qualità della registrazione valutando la percentuale di medie per le quali non c’è una valida misura della FCF; se tale percentuale supera il 30% delle misurazioni negli ultimi 5 minuti, il sistema segnala all’utente la scarsa qualità della registrazione. Decelerazioni ed accelerazioni nelle quali la perdita di segnale sia maggiore del 50% sono definite non valide ed ignorate [21]. Improvvisi cambiamenti della FCF maggiori di 35 bpm, con altrettanto improvvisi ritorni alla FCF di base, sono segnalati come errori e non valutati, in quanto spesso sono dovuti alla momentanea percezione del battito materno. Dawnes notò che l’incidenza di tali errori è dell’8.4 % su mille registrazioni effettuate con il cardiotocografo Hewlett-Packard 8040 A e del 6.2 % su 500 registrazioni fatte con il Sonicaid FM7, il quale usa un differente algoritmo per l’autocorrelazione [22]. Le contrazioni sono definite anche come minime deviazioni dalla linea di base che durino più di 30 secondi. Il calcolo della FCF è effettuato valutando la distribuzione di frequenza di 64 medie degli intervalli tra i segnali R-R, valutate su periodi di 3.75 sec; da questa distribuzione, comprendente quindi un periodo di registrazione di 4 minuti, è ricavato il valore modale: esso è usato per costruire una linea di base per tutta la serie di medie degli intervalli tra i segnali, limitandone le oscillazioni tramite un filtro digitale centrato attorno a 0.1 min [23]. La funzione del filtro si svolge limitando i valori da includere successivamente nella linea di base a quelli non eccedenti il limite di -40/+60 msec di differenza con l’intervallo scelto come riferimento. Per evitare le valutazioni subottimali in presenza di tracciati “saltatori”, o comunque con picco modale della distribuzione di frequenza situato all’estremità alta della distribuzione stessa, il sistema considera come valore di riferimento il valore modale del picco più basso nella distribuzione di frequenza della FCF, a patto che questo valore sia superiore ai 5 valori successivi. Quindi anche in presenza di una distribuzione di frequenza piatta, viene preso come valore di riferimento 20 un picco nella distribuzione di frequenza situato verso l’estremità bassa della distribuzione stessa. Ciò permette di ottenere una valutazione della FCF di base relativamente attendibile, alla quale fare riferimento per definire le accelerazioni e le decelerazioni. La variabilità a medio termine è definita come la differenza tra il minimo e il massimo intervallo tra i segnali durante ogni minuto, a meno che, come avviene durante una lunga accelerazione, tutti gli intervalli siano inferiori a quelli che compongono la linea di base, nel qual caso il Mean Range non è calcolato. Un valore di Mean Range al di sopra di 30 msec viene considerato dal sistema come normale, tra 30 e 20 msec come sospetto e al disotto di 20 msec come anormale. Le decelerazioni sono escluse dal calcolo sia della variabilità a breve termine che dal Mean Range. Un episodio di alta variabilità viene definito dal sistema come un periodo durante il quale il Mean Range è maggiore di32 msec per almeno 5 minuti consecutivi su 6: quando il software riscontra questi valori, avvisa che si può interrompere. Questo valore di cut off corrisponde, a 32 settimane di gestazione, alla 2^ deviazione standard al di sotto della media. Parimenti il sistema identifica la presenza di periodi tracciato considerati a bassa variabilità, definiti se su almeno 5 minuti consecutivi su 6 si ha un Mean Range inferiore a 30 msec. Se dopo 20 minuti di tracciato il sistema non identifica alcun periodo di alta variabilità, viene automaticamente modificata la soglia per il riconoscimento dei periodi di alta e bassa variabilità, rispettivamente definiti come periodi di variabilità superiore a 24 msec o inferiore a 22 msec. Le accelerazioni sono definite come una deviazione della FCF al di sopra della linea di base maggiore di 10 battiti per minuto di durata superiore a 15 secondi [24]. Il sistema identifica principalmente due tipi di decelerazioni: • tipo I, definito come la diminuzione della FCF al di sotto della linea di base di almeno 10 battiti per minuto e della durata minima di 60 secondi • tipo II, definito analogamente come la riduzione della FCF al di sotto della linea di base di almeno 20 battiti per minuto e della durata di 30 secondi. Decelerazioni aventi un’area calcolata sulla media delle differenze fra la FCF e la linea di base maggiore di 20 battiti, sono classificate come ampie. L’esperienza ha dimostrato che 21 decelerazioni di area inferiore non hanno significato prognostico negativo. Quando viene rilevata una decelerazione ampia, la durata della registrazione è estesa a 60 minuti, indipendentemente dalla presenza di episodi di alta variabilità. Le decelerazioni ampie sono presenti in circa il 26% delle registrazioni con Mean Range <20 msec, ma non si è rilevata significativa correlazione tra le dimensioni della decelerazione e la variabilità della FCF [25]. Il sistema segnala anche il “raggiungimento dei criteri di Dawes-Redman” quando la durata della registrazione è superiore a 15 minuti e vengono soddisfatte le seguenti condizioni: • Identificazione di un periodo di alta variabilità • Assenza di decelerazioni grandi • Almeno un movimento fetale oppure almeno tre accelerazioni • Variabilità complessiva uguale o superiore a 22 msec (Mean Range) e 3 msec (a breve termine) • FCF di base uguale o superiore a 115 battiti per minuto ed inferiore a 160 battiti per minuto • Valore di variabilità a breve termine entro la 3^ deviazione standard di quanto prevedibile in base al valore di Mean Range La decisione della durata della registrazione si basa quindi sulla valutazione della variabilità della FCF in generale e non sul fattore specifico (accelerazione) [26]. A partire dal 1994 è stata commercializzata una nuova versione (System 8002) del software per l’analisi computerizzata della FCF. Tra le modifiche apportate ci sono i limiti di riferimento dei vari parametri cardiotocografici, calcolati per epoca gestazionale, e l’introduzione del calcolo della variabilità a breve termine complessiva, ovvero relativa all’intero tracciato [27]. 22 CAPITOLO SECONDO 2.1 CIOCCOLATO Studiare gli effetti del cioccolato sulla salute non è molto facile perché si tratta di un prodotto molto complesso che contiene migliaia di sostanze chimiche che variano a seconda che si tratti di cioccolato nero fondente o di cioccolato al latte con tutte le varianti intermedie. Come il cacao così il cioccolato, suo derivato, con le sue circa 850 componenti è un prodotto blandamente psicoattivo per via del suo contenuto di teobromina, di feniletilamina, di piccole quantità di anandamide (un cannabinoide endogeno del cervello), caffeina e triptofano [28]. La tabella seguente riporta i valori nutrizionali corrispondenti a 100 grammi di cioccolato. Tipologia Cioccolato 23 Cioccolato al Cioccolato fondente Proteine (g) Lipidi (g) Carboidrati (g) Lecitina pura (g) Teobromina (g) Calcio (g) Magnesio (mg) Fosforo (mg) Ferro (mg) Rame (mg) Vitamina A (IU) Vitamina B1 (mg) Vitamina B2 (mg) Vitamina C (mg) Vitamina D (IU) Vitamina E (mg) Caffeina (mg) Valore energetico (kcal) 3,2 33,5 60,3 0,3 0,6 20 80 130 2 0,7 40 0,06 0,06 1,14 50 2,4 44 529 latte 7,6 32,3 57 0,3 0,2 220 50 210 0,8 0,4 300 0,1 0,3 3 70 1,2 28 565 bianco 7,5 37 52 0,3 -250 30 200 Tracce Tracce 220 0,1 0,4 3 15 Tracce 28 529 Tabella 1 Il cioccolato è, inoltre, un alimento ricco di polifenoli, in particolare di catechine e epicatechine. La quantità totale di polifenoli varia i relazione al tipo di cacao impiegato e alla sua lavorazione. Mediamente, nel cioccolato fondente si ritrovano 1-2 grammi per etto, quantità molto elevate che non si ritrovano in nessun altro alimento, neanche nel tè verde, nel vino rosso o nel mirtillo, notoriamente ricchi di questi componenti [29]. L’attività benefica del cioccolato sul sistema cardiovascolare è stata segnalata da tempo. Più recentemente [30] è stato osservato che l’assunzione di 6,3 g/die di cioccolato nero è capace di normalizzare la pressione arteriosa nei soggetti con malattia ipertensiva allo stadio iniziale, inducendo riduzioni medie di 2-3 mmHg [31]. Questo effetto è stato attribuito alla formazione di ossido nitrico che viene stimolata dai componenti del cacao in particolare i flavonoidi. Infatti, la dilatazione vascolare e l’elasticità delle arterie migliora dopo ingestione di cacao [32]. Inoltre, il cioccolato protegge dall’ossidazione le lipoproteine a bassa densità (LDL) [33], fattore di rischio importante per le patologie cardiovascolari. 24 A parte gli effetti benefici esplicati da questo alimento sull’endotelio vasale, poco è noto riguardo le interazioni della cioccolata con la contrattilità del miocardio. A tal proposito sembra che il componente che maggiormente influenza la reattività cardiaca sia la teobromina [34]. La teobromina è una metilxantina (proprio come la caffeina) contenuta in quantità piuttosto elevate nella cioccolata, in particolar modo in quella fondente [35]. Alcuni tra gli effetti farmacologici più importanti della teobromina si esplicano a livello cardiovascolare ed includono la stimolazione del miocardio e la vasodilatazione arteriosa [36]. Ricordiamo che la teobromina è anche uno dei tre principali prodotti del metabolismo della caffeina (come sopra riportato). Proprio le somiglianze farmacologiche con la caffeina e l’appartenenza alla stessa classe chimica fanno ipotizzare che questa xantina esplichi sul cuore effetti simili a quelli riportati a proposito della caffeina e che, quindi, la cioccolata e gli altri derivati del cacao abbiano un’azione stimolante la contrattilità del miocardio [37]. Tuttavia bisogna precisare che l’azione della teobromina sui miociti cardiaci è meno evidente rispetto alla caffeina come dimostrato nello studio di *P. Donoso, S.C. O'Neill, K.W. Dilly, N. Negretti & 'D.A. Eisner [38]. 25 Anche la teobromina, così come le altre metilxantine, passa liberamente la barriera placentare, ma poco è noto riguardo gli effetti dei componentei della cioccolata sul cuore fetale [39]. 2.1 CAFFE’ Il caffè è la terza bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua ed il vino. L’Italia, con i circa 6 kg annui pro capite, è uno dei paesi che registra i volumi più alti di consumo (è presente nel 90% delle famiglie italiane) con modalità diverse da quelle degli altri paesi [40]. Mentre all’estero, infatti, il caffè è utilizzato come bevanda per accompagnare i pasti, nel nostro paese invece il suo consumo è legato a momenti specifici della giornata ed è apprezzato come sostanza che stimola il sistema nervoso. I consumatori italiani bevono mediamente almeno una tazzina di caffè al giorno . Il caffè e le altre bevande contenenti caffeina sono largamente usate in gravidanza. Si stima che il 75% delle gravide faccia uso regolare di caffè [41]. Molti sono i fattori che influenzano la composizione chimica del caffè tra cui il metodo di preparazione, gli additivi, i contaminanti, le origini e la natura stessa del caffè. Esistono in natura più di 40 tipi diversi di qualità di Coffea delle quali le più diffuse sono l’arabica e la robusta [42]. I principali costituenti del caffè sono acqua, minerali, proteine, e la caffeina (tabella 2). Principali costituenti chimici del caffè per 100 g Caffeina 1-2g Acqua 4,2 g Minerali 2,3 g Proteine 10,2 g Grassi 15,3 g Carboidrati 28,4 g 26 Energia 287 kcal Tabella 2: Principali costituenti chimici contenuti nel caffè. Tra i minerali il componente più importante è il potassio, che viene estratto completamente mentre si prepara il caffè e lo si ritrova nella tazzina [43]. I lipidi (comunemente chiamati grassi) e le cere (nella parte corticale del chicco), per la maggior parte vengono trattenuti durante la preparazione della bevanda dai filtri. Le proteine e gli amminoacidi si perdono durante la tostatura. I carboidrati, tra cui quelli solubili (saccarosio), si perdono durante la tostatura formando i composti volatili dell’aroma, mentre quelli insolubili, ovvero le cellulose, subiscono, in parte, una trasformazione (depolimerizzazione) andando a volatilizzarsi ed in parte restano nei fondi di caffè come polimeri complessi. Sono quindi numerose le sostanze contenute in questa bevanda ma tra queste la caffeina rappresenta il componente fisiologicamente più importante. La caffeina è la sostanza farmacologica maggiormente utilizzata nel mondo [44]. Si tratta di una 1,3,7 trimetilxantina e i suoi effetti sul nostro organismo sono stati studiati, spesso con risultati discordanti, fin dall’inizio del secolo scorso [45]. 27 Si calcola che nella popolazione dei paesi occidentali la prevalenza dell’esposizione a tale sostanza sia >80% .[46] Le azioni di questa xantina sono complesse e dipendono non solo dalla dose impiegata (la quantità di caffeina contenuta in ogni bevanda a base di caffè dipende, infatti, sia dal tipo di miscela utilizzato che dalle modalità di preparazione, come descritto in tabella 2), ma anche dalla specifica sensibilità di ogni individuo visto che, con l’uso regolare, si sviluppa tolleranza. I soggetti che fanno regolarmente uso di caffè hanno una concentrazione plasmatica di caffeina di circa 4,4 mg/dl nelle 24 ore [47]. Contenuto medio di caffeina (mg) Espresso al Bar 30-110 Moka 56-121 Napoletana 60-130 Decaffeinato 2-15 Americano (100 ml) 96-125 Cioccolata (300 ml) 5-35 The nero (300 ml) 35-75 The verde (300 ml) 20-50 Cola (300 ml) 20-40 “Energy drinks” (300 ml) 0-80 Tabella 3: Contenuto di caffeina delle diverse preparazioni di caffè e derivati. La caffeina viene completamente assorbita nello stomaco e nel tratto iniziale dell'intestino nei primi 45 minuti dopo l'ingestione, viene quindi distribuita in tutto il corpo raggiungendo un picco plasmatico tra 15 e 60 minuti ed eliminata con una cinetica di primo ordine [48]. 28 La caffeina è metabolizzata nel fegato dal sistema enzimatico citocromo P450 ossidasi, dove viene convertita in tre dimetilxantine, ognuna delle quali ha un effetto diverso: • Paraxantina (84%): stimola la lipolisi e porta ad una maggiore concentrazione di glicerolo ed acidi grassi nel sangue. • Teobromina (12%): dilata i vasi sanguigni. La teobromina è anche il principale alcaloide presente nel cacao. • Teofillina (4%): Rilassa la muscolatura liscia nei bronchi, è usata infatti nel trattamento dell'asma. La dose di teofillina usata in tale trattamento è molto più grande di quella dovuta al metabolismo della caffeina [49]. 29 2.3 Meccanismo d’azione Il cioccolato così come la caffeina esplicano i propri effetti farmacologici • agendo da antagonista non selettivo dei recettori purinergici A1 e A2 per l’adenosina [50], • inibendo l’attivita della AMP ciclico fosfodiesterasi (Poiché il cAMP è secondo messaggero per l'azione dell'adrenalina, ridurre l'attività della fosfodiesterasi significa prolungare l'effetto di adrenalina/epinefrina e sostanze simili come anfetamina, metanfetamina e metilfenidato) [51], • mobilizzando il calcio • inibendo l’attività delle monoammino ossidasi.[52-53] Attraverso queste azioni interagiscono con molti organi e tessuti dell’organismo umano in virtù delle loro ampie distribuzioni dopo l’assorbimento gastro intestinale. Vengono per tanto passati in rassegna i principali effetti esercitati da queste sostanze sui vari apparati con particolare riferimento a quello cardiovascolare. • Sistema nervoso centrale: a dosi basse le metilxantine, teobromina e aminofillina, provocano una leggera stimolazione corticale con aumento della attenzione e diminuzione del senso di fatica. Le proprietà stimolanti, riconosciute da tempo, sembrerebbero dipendere in gran parte dal suo effetto antagonizzante sui recettori per l’adenosina A1.[54] I recettori A1, infatti, si trovano in elevata concentrazione nel sistema nervoso centrale dove l’adenosina svolge un effetto neuro depressore attraverso l’inibizione del rilascio di norepinefrina, dopamina e acido gamma amminobutirrico e glutammato [55]. • Tratto gastrointestinale: le metilxantine stimolano sia la secrezione acida gastrica che gli enzimi digestivi. • Reni: le metilxantine, in particolare la teofillina, sono deboli diuretici. • Muscolatura liscia: la bronco dilatazione indotta dalle metilxantine è un effetto diretto delle proprietà antagoniste nei confronti dei recettori dell’adenosina e della capacità di quest’ultima di contrarre la muscolatura liscia bronchiale e aumentare il 30 rilascio di istamina dalle cellule presenti nel polmone. Questo effetto costituisce la principale azione terapeutica delle metilxantine nei pazienti asmatici [56]. 2.4 Effetti cardiovascolari delle metilxantine nell’uomo Le metilxantine hanno effetti diretti sul cuore di tipo inotropo e cronotropo positivo ovvero aumentano la forza di contrazione e la frequenza cardiaca seppur di poco. A basse concentrazioni, questi effetti sembrano essere il risultato dell’aumento del rilascio di catecolamine che è dovuto all’antagonismo dei recettori presinaptici per l’adenosina. L’aumenteta liberazione di catecolamine, noradrenalina in particolare, stimola così i recettori ȕ adrenergici del cuore determinando un aumento della frequenza di base [57]. A concentrazioni più alte (> 10 μmol/ l), le metilxantine aumentano direttamente l’ingresso di calcio mediante l’aumento dell’AMPciclico che è dovuto all’inibizione della fosfodiesterasi. A concentrazioni molto alte (> 100 μmol/ l), si ha diminuzione del sequestro del calcio a livello del reticolo sarcoplasmatico. Infine si ricorda come le metilxantine possano diminuire la viscosità ematica e migliorare il flusso ematico in alcuna condizioni [58]. 2.5 Principali effetti delle metilxantine sul feto È noto che le metilxantine attraversano liberamente la barriera placentare [59] raggiungendo subito un livello di equilibrio con la concentrazione plasmatica materna in quanto il principale enzima che le metabolizza, il citocromo CYP1A4, è assente nella placenta e nel feto [60]. Si ricorda, inoltre, che il metabolismo di queste sostanze diventa più lento nell’ultima parte della gravidanza (circa un terzo del normale [61] ), ragion per cui il feto è esposto alle metilxantine per un periodo di tempo prolungato anche dopo un l’assunzione di basse dosi da parte della madre [62]. 31 OBIETTIVO Pochi studi hanno messo in relazione la reattività fetale con l’esposizione alla cioccolata ed al caffè, due sostanze per altro ampiamente usate dalle donne in gravidanza, e i risultati ottenuti da questi sono variabili e talvolta discordanti [63,64,65,66]. Queste discrepanze possono essere spiegate considerando le differenze nelle forme di somministrazione della caffeina (caffè, the, tavolette) e della cioccolata, nelle dosi (da 50 a 400 mg di caffeina), nella durata del monitoraggio dopo l’ingestione degli alimenti, nella numerosità del campione esaminato nei diversi studi e nella abitudine o meno della donna ad assumere regolarmente sostanze contenenti metilxantine. In tutti gli studi precedenti, le madri assumevano regolarmente le sostanze analizzate. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di evidenziare un’eventuale risposta cardiaca fetale differente a seguito dell’assunzione del cioccolato e del caffè (I studio sperimentale) in gravide a termine di gestazione. Tale lavoro è stato così sviluppato nel corso del dottorato di ricerca in medicina, prevenzione e perinatologia e successivamente pubblicato [67] divenendo così lavoro preliminare ai due successivi studi sperimentali entrambi con il fine di valutare eventuali variazioni della attività cardiaca fetale in relazione all’assunzione da parte della madre di cioccolato a diverse concentrazioni (II studio sperimentale), e verificare se esiste una diversa reattività tra il feto maschio ed il feto femmina a seguito dell’assunzione da parte della madre di cioccolato (III studio sperimentale). 32 I STUDIO SPERIMENTALE EFFETTI DEL CIOCCOLATO VERSUS CAFFEINA SULLA FREQUENZA CARDIACA FETALE MATERIALI E METODI Il campione esaminato nel nostro lavoro comprende 50 donne gravide di pari età ed epoca gestazionale afferite presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica P.O. Salesi di Ancona, per eseguire il monitoraggio cardiotocografico che routinariamente si effettua al termine di gravidanza. Le madri, che hanno aderito volontariamente al nostro studio, sono state reclutate nel periodo compreso tra giugno 2010 e agosto 2010 previa acquisizione del consenso informato scritto. Unici criteri di esclusione sono stati anamnesi personale e ostetrica positiva per patologie rilevanti, in particolare diabete gestazionale. Prima dell’inizio del monitoraggio per tutte le partecipanti è stata eseguita una breve anamnesi comprendente età, anamnesi ostetrica, farmaci assunti in gravidanza, anomalie ecografiche eventualmente riscontrate nei controlli precedenti. L’età gestazionale è stata determinata sulla base dell’ultima mestruazione e confermata mediante esame ultrasonografico eseguito durante il primo trimestre. Il monitoraggio del benessere fetale è stato cardiotocografica computerizzata con apparecchio. 33 eseguito mediante valutazione I parametri valutati nel protocollo sperimentale sono stati i seguenti: • Movimenti fetali per ora • Frequenza cardiaca fetale di base (bpm) • Picchi di contrazioni • Accelerazioni > 10 bpm & 15 sec • Accelerazioni > 15 bpm &15 sec • Decelerazioni > 20 battiti mancanti • Episodi alti (min) • Episodi bassi (min) • Variabilità a breve termine (msec) • Durata del monitoraggio Abbiamo quindi studiato le caratteristiche dell’attività cardiaca fetale in condizioni di normalità (gruppo di controllo) e dopo l’assunzione di una tazzina di caffè e un cioccolatino fondente da parte della madre. Per il nostro lavoro è stato utilizzato caffè Lavazza® qualità rossa preparato con moka e cioccolatini Lindt® qualità fondente al 70% da 12 grammi. È stato inoltre calcolato il quantitativo di carboidrati contenuti in un cioccolatino fondente ( il 50 % del potere calorico del cioccolato fondente al 70% è dato da zuccheri, per tanto in un cioccolatino da 12 grammi all’incirca 18 kcal delle 39 kcal totali sono dovute ai carboidrati) in modo da ricavare la quantità corrispondente di zucchero con cui dolcificare il caffè (approssimativamente 10 grammi). Lo scopo di tale operazione è stato quello di minimizzare il più possibile l’influenza dello zucchero sulla reattività fetale in modo da valutare i soli effetti della caffeina e del cacao. I primi venti minuti dell’analisi cardiotocografica sono avvenuti in condizioni di normalità. Le cinquanta donne così valutate hanno costituito il gruppo di controllo. Al termine di questa prima analisi, il tracciato è stato interrotto in modo da ottenere la valutazione numerica dei parametri suddetti. Quindi è stato chiesto alle stesse partecipanti allo studio di assumere una tazzina di caffè. 34 Subito dopo l’ingestione del caffè è stato eseguito un secondo monitoraggio della durata media di 60 minuti e nuovamente sono stati registrati i valori dell’analisi computerizzata, ottenendo così il primo gruppo sperimentale. Il protocollo è stato quindi ripetuto con le stesse modalità per tutte le madri a circa una settimana di distanza, nell’ambito di un successivo controllo cardiotocografico cui sono state chiamate a sottoporsi, utilizzando questa volta del cioccolato fondente. L’analisi statistica dei risultati è stata effettuata tramite utilizzo del Paired T-test con un valore della p< 0,05 considerato significativo. RISULTATI Dal confronto delle analisi computerizzate registrate durante il monitoraggio cardiotocografico in gravide prima dell’assunzione e dopo assunzione di caffè e successivamente di cioccolata è emerso che: - il caffè determina un incremento dei picchi di contrazione uterina (3.52 ± 2.52 vs 1.41 ± 1.25), un aumento delle accelerazioni piccole (9.09 ± 3.67 vs 3.54 ± 2.32) e grandi (6.74 ± 3.22 vs 2.39 ± 1.99), un aumento degli episodi di alta variabilità (17.45 ± 9.18 vs 5.90 ± 4.45) e della variabilità a breve termine (10.65 ± 2.31 vs 8.10 ± 3.74) ( Tab. I). - la cioccolata determina un incremento delle accelerazioni grandi (5.54 ± 3.60 vs 2.39 ± 1.99), un aumento degli episodi di alta variabilità (15.74 variabilità a breve termine (10.02 ± 3.08 vs 8.10 ± 3.74) (Tab. II). 35 ± 8.77 vs 5.90 ± 4.45) e della Caratteristiche materne Età materna (aa) 31.80 ± 5.05 Settimana di gestazione al CTG (sett.) Parametri cardiotocografici N° movimenti fetali/ora Frequenza cardiaca fetale di base (bpm) N° di accelerazioni 10 bpm/15 sec 38.90 ± 1.03 N° di accelerazioni 15 bpm/15 sec N° di decelerazioni 20 bpm/15 sec Episodi di alta variabilità/min Episodi di bassa variabilità/min VAriabilità a breve termine (msec) No.di picchi di contrazioni uterine Controllo (n=50) 34.21 ± 39.55 Caffè (n=50) 34 ± 25.24 P value 134.19 ± 9.16 132.17 ± 7.72 ns 3.54 ± 2.32 9.09 ± 3.67 P<0.0001 2.39 ± 1.99 6.74 ± 3.22 P<0.0001 0.01 ± 0.12 0.01 ± 0.14 ns 5.90 ± 4.45 17.45 ± 9.18 P<0.0001 1.37 ± 3.35 1.54 ± 3.44 n 8.10 ± 3.74 10.65 ± 2.31 P<0.0001 1.41 ± 1.25 3.52 ± 2.52 ns ns Tab. I. Caratteristiche cliniche e parametri cardiotocografici di 50 gravide prima e dopo assunzione di caffè. p < 0.05 36 Caratteristiche materne Età materna (aa) 31.80 ± 5.05 Settimana di gestazione al CTG (sett.) 39.13 ± 1.04 N° movimenti fetali/ora 36.21 ± 37.55 Cioccolata al 70% (n=50) 35.76 ± 30.07 Frequenza cardiaca fetale di base (bpm) 136.56 ± 8.23 135.6 ± 9.27 ns N° di accelerazioni 10 bpm/15 sec 7.54 ± 2.46 8.14 ± 4.54 ns N° di accelerazioni 15 bpm/15 sec 1.50 ± 1.11 5.54 ± 3.60 P<0.0001 N° di decelerazioni 20 bpm/15 sec 0.03 ± 0.18 0.02 ± 0.14 ns Episodi alta variabilità/min 6.81 ± 3.65 15.74 ± 8.77 P<0.0001 Episodi bassa variabilità/min 2.24± 3.43 2.54 ± 4.27 ns Variabilità a breve termine (msec) 7.10 ± 3.24 10.02 ± 3.80 P<0.0001 N° picchi contrazioni uterine 2.54 ± 1.33 2.38 ± 2.23 ns Parametri cardiotocografici Controlli (n=50) P value ns Tab. II. Caratteristiche cliniche e parametri cardiotocografici di 50 gravide prima e dopo assunzione di cioccolata al 70%. p < 0.05 37 II STUDIO SPERIMENTALE EFFETTI DEL CIOCCOLATO A DIVERSE CONCENTRAZIONI (30% E 80%) SULLA FREQUENZA CARDIACA FETALE MATERIALI E METODI E’ stata eseguita un’analisi dei patterns cardiotocografici computerizzati su 100 gravide afferite presso l’ambulatorio di cardiotocografia dell’Ospedale Salesi da Febbraio a novembre 2011. Previo consenso informato, sono state reclutate donne di età mediana di 33 anni con gravidanze fisiologiche a termine con anamnesi negativa per patologie rilevanti, che non avevano assunto farmaci nell’ultimo trimestre di gravidanza. Una prima analisi è stata effettuata su una registrazione della durata di venti minuti in condizioni ordinarie con la donna in posizione semi-seduta collegata ad un cardiotocografo computerizzato. Successivamente, non modificando le condizioni sopradescritte, alle gestanti sono stati somministrati 30gr di cioccolato fondente all’80% in formulazione di 5 cioccalatini commestibili da 6 gr ciascuno; dopo un intervallo di tempo di 25-30 minuti dall’ingestione si è proceduto a ripresa della registrazione cardiotocografica computerizzata (cCTG) di altri venti minuti. Crossover Dopo circa 5 giorni le stesse gestanti sono state sottoposte a nuova registrazione cCTG con le stesse modalità sopradescritte ma con somministrazione di 30gr di cioccolato fondente al 30%. 38 Il tracciato cardiotocografico è stato registrato mediante l’ausilio del Sonycaid Sistem 8002® con relativa analisi computerizzata basata sui criteri di Dawes e Redman (numero di contrazioni per ora, numero di movimenti fetali per ora, frequenza cardiaca di base, accelerazioni maggiori di 15 battiti per più di 15” e accelerazioni maggiori di 10 battiti per più di 15”, decelerazioni maggiori di 20 battiti per più di 15”, episodi di alta e bassa variabilità e variabilità a breve termine. L’analisi statistica dei risultati è stata effettuata dei parametri computerizzati prima e dopo l’assunzione di cioccolato e tramite l’utilizzo del Paired T-test con un valore della p< 0,05 considerato significativo. Successivamente è stata calcolata la variazione percentuale prima e dopo assunzione di cioccolato fondente per i parametri: grandi accelerazioni e piccole accelerazioni e per la variabilità a breve termine in entrambi i gruppi in studio considerando statisticamente significativa un valore di p< 0,05. RISULTATI Dal nostro studio sono emerse differenze statisticamente significative tra i patterns cardiotocografici registrati prima e dopo la somministrazione di cioccolato fondente all’80% di cacao (tabella III); in particolare si è evidenziato un aumento dei movimenti fetali/h, del numero delle accelerazioni > 10 bpm/ 15 sec (accelerazioni piccole), delle accelerazioni > 15 bpm/ 15 sec (accelerazioni grandi), degli episodi di alta variabilità e della variabilità a breve termine (p < 0,0001) ed una diminuzione degli episodi di bassa variabilità (p< 0,006). La somministrazione di cioccolato al 30% di cacao alle stesse gestanti ha invece evidenziato esclusivamente un incremento delle accelerazioni grandi e piccole con una 39 significatività ridotte ( p < 0,0333 e p < 0,017) rispetto a quelle osservate con l’80% di cacao. (Tabella IV) Il calcolo della variazione percentuale nel numero di accelerazioni e per la variabilità a breve termine prima e dopo assunzione di cioccolato è risultato significativamente maggiore nel caso del cioccolato fondente all’80% rispetto al 30%. (Tabella V). 40 Gruppo di studio PRE-assunzione cioccolata al 80% 100 pazienti P value Gruppo di studio POST-assunzione cioccolata al 80% 100pazienti Caratteristiche materne Età 34,36 ± 4,18 34,36 ± 4,18 Settimana di 39,14 ± 1,45 gestazione ( sett.) Parametri cardiotocografici 39,14 ± 1,45 52,17 ± 37,23 Movimenti fetali/h 23,54 ± 18,22 (n°) 135,86 ± 8,04 Frequenza cardiaca 135,15 ± 7,11 di base (bpm) 2,66 ± 1,54 Picchi di 3,01 ± 1,22 contrazione (n°) 9,29 ± 4,01 No. accelerazioni > 5,74 ± 2,45 10 bpm/15 sec 8,87 ± 4,25 No. accelerazioni > 4,25 ± 3,08 15 bpm/15 sec 0±0 No. decelerazioni 0 ± 0 > 15 bpm/15 sec 13,29± 6,70 Episodi di alta 7,86 ± 5,73 variabilità 0,44 ± 1,24 Episodi di bassa 2,11 ± 3,26 variabilità 12,65 ± 3,57 Variabilità a breve 7,4 ± 3,41 termine (msec) Tabella III: Analisi dei patterns cardiotocografici computerizzati pre e cioccolata al 80%. 41 P < 0,0001 N.S N.S P < 0,0001 P < 0,0001 N.S P < 0,0001 P < 0,0001 P < 0,0001 post assunzione di Gruppo di studio POST-assunzione cioccolata al 30% 100 pazienti Gruppo di studio PRE-assunzione cioccolata al 30% 100 pazienti P value Caratteristiche materne Età 34,36 ± 4,18 34,36 ± 4,18 Settimana di 39,14 ± 1,45 gestazione ( sett.) Parametri cardiotocografici 39,14 ± 1,45 36,34 ± 33,57 Movimenti fetali/h 35,24 ± 32,36 N.S (n°) 131,35 ± 5,77 132,24 ± 5,64 Frequenza N.S cardiaca di base (bpm) 2,41 ± 1,85 Picchi di 2,44 ± 1,78 N.S contrazione (n°) 5,86 ± 1,23 No. accelerazioni 6,31 ± 1,45 P= 0,019 > 10 bpm/15 sec 6,01 ± 2,45 No. accelerazioni 4,22 ± 1,76 P< 0,0001 > 15 bpm/15 sec 0±0 No. decelerazioni 0 ± 0 N.S > 15 bpm/15 sec 11,86 ± 4,23 Episodi di alta 12,56 ± 5,11 N.S variabilità 1,01 ± 3,01 Episodi di bassa 0,54 ± 2,53 N.S variabilità 10,78 ± 3,22 Variabilità a breve 11,24 ± 3,01 N.S termine (msec) Tabella IV: Analisi dei patterns cardiotocografici computerizzati pre e post assunzione di cioccolata al 30%. 42 Gruppo di studio PRE/POST assunzione cioccolata al 80% 100 pazienti Parametri cardiotocografici 152 ± 194,83 Variazione percentuale accelerazioni > 10 bpm 141,3 ± 184,66 Variazione percentuale accelerazioni > 15 bpm 49,6 ± 146,99 Variazione percentuale variabilità Tabella V: Analisi della variazione percentuale dei risultati significativi all’analisi statistica del al 30%. 43 Gruppo di studio PRE/POST assunzione cioccolata al 30% 100pazienti P value 36,5 ± 126,01 P < 0,0001 42,7 ± 129,98 P < 0,0001 4,7 ± 21,83 P < 0,0001 patterns cardiotocografici computerizzati pre e post assunzione di cioccolata al 80% e III STUDIO SPERIMENTALE EFFETTI DEL CIOCCOLATO SULLA FREQUENZA CARDIACA DEL FETO MASCHIO E DEL FETO FEMMINA MATERIALI E METODI Utilizzando i dati relativi alla popolazione del II studio sperimentale, abbiamo voluto osservare se esistevano differenze di genere nella risposta della FCF all’assunzione materna di cioccolato. Abbiamo quindi suddiviso la precedente casistica in base al sesso del feto, analizzando così i risultati di 46 feti di sesso maschile (gruppo 1) e 54 feti di sesso femminile (gruppo 2). Abbiamo utilizzato i dati della somministrazione di cioccolato 80% poiché –come visto nel II studio sperimentale- più significativi. Previo consenso informato, sono state reclutate donne di età mediana di 33 anni con gravidanze fisiologiche a termine con anamnesi negativa per patologie rilevanti, che non avevano assunto farmaci nell’ultimo trimestre di gravidanza. Una prima analisi è stata effettuata su una registrazione della durata di venti minuti per entrambe i gruppi in condizioni ordinarie con la donna in posizione semi-seduta collegata ad un cardiotocografo computerizzato. Successivamente, non modificando le condizioni sopradescritte, alle gestanti del gruppo 1 e del gruppo 2 sono stati somministrati 30gr di cioccolato fondente all’80% in formulazione di 5 cioccolatini commestibili da 6 gr ciascuno; dopo un intervallo di tempo 44 di 25-30 minuti dall’ingestione si è proceduto a ripresa della registrazione cardiotocografica computerizzata (cCTG) di altri venti minuti. Il tracciato cardiotocografico è stato registrato mediante l’ausilio del Sonycaid Sistem 8002® con relativa analisi computerizzata basata sui criteri di Dawes e Redman (numero di contrazioni per ora, numero di movimenti fetali per ora, frequenza cardiaca di base, accelerazioni maggiori di 15 battiti per più di 15” e accelerazioni maggiori di 10 battiti per più di 15”, decelerazioni maggiori di 20 battiti per più di 15”, episodi di alta e bassa variabilità e variabilità a breve termine. L’analisi statistica dei risultati è stata effettuata dei parametri computerizzati prima e dopo l’assunzione di cioccolato e tramite l’utilizzo del Paired T-test con un valore della p< 0,05 considerato significativo. Successivamente è stata calcolata la variazione percentuale prima e dopo assunzione di cioccolato fondente per i parametri: movimenti fetali/ora, grandi accelerazioni e piccole accelerazioni e per la variabilità a breve termine in entrambi i gruppi in studio considerando statisticamente significativa un valore di p< 0,05. RISULTATI Dal nostro studio sono emerse differenze statisticamente significative tra i patterns cardiotocografici registrati prima e dopo la somministrazione di cioccolato fondente all’80% di cacao (tabella VI) sia nel gruppo 1 di gestanti con feto maschio che nel gruppo 2 di gestanti con feto femmina; in particolare si è evidenziato un aumento dei movimenti fetali/h, del numero delle accelerazioni > 10 bpm/ 15 sec (accelerazioni piccole), delle accelerazioni > 15 bpm/ 15 sec (accelerazioni grandi), degli episodi di alta variabilità e della variabilità a breve termine (p < 0,05). 45 Il calcolo della variazione percentuale nel numero di movimenti fetali/ora, nel numero di accelerazioni grandi e piccole e per la variabilità a breve termine prima e dopo assunzione di cioccolato è risultato significativamente maggiore nel gruppo 2 di gestanti con feto femmina rispetto al gruppo 1 di gestanti con feto maschio (Tabella VII). 46 MASCHI N°=46 FEMMINE N°=54 Dopo Prima l’assunzione dell’assunzione del del cioccolato cioccolato all’80% all’80% (n=54) (n=54) Prima dell’assunzione del cioccolato all’80% (n=46) Dopo l’assunzione del cioccolato all’80% (n=46) P value 14,34+11,76 23,92+14,80 0,0009 24,9+24,59 51,23+40,98 0,00009 135,19+6,43 135,46+7,31 NS 133,1+7,1 133,8+6,92 NS 6,15+3,1 9,04+3,03 0,0000 2 5,3+4,01 9,43+3,38 <0,0000 1 4,26+2,36 6,65+2,90 0,0000 4 3,83+2,90 7,03+3,1 <0,0000 1 0+0 0+0 NS 0+0 0+0 NS 12,19+6,2 17,54+5,76 0,0000 4 11,93+8,88 18,55+6,99 0.0003 4,27+6,40 1+2,48 0,001 3,16+5,77 1,8+5,30 NS Variabilità a breve termine (msec) 9,56+2,23 11,37+1,92 0,0000 7 9,0+2,83 11,87+2,65 <0,0000 1 No.di picchi di contrazioni uterine 2,23+1,36 2,8+1,7 NS 1,97+1,92 2,53+2,14 NS Parametri cardiotocografici Movimenti fetali/h (n°) Frequenza cardiaca di base (bpm) No. di accelerazioni 10 bpm/15 sec No. di accelerazioni 15 bpm/15 sec No. di decelerazioni 20 bpm/15 sec Episodi di alta variabilità/ Min Episodi di bassa variabilità/ Min P value Tabella VI: Analisi dei patterns cardiotocografici computerizzati pre e post assunzione di cioccolata al 80% nel gruppo 1 di gestanti con feto maschio e nel gruppo 2 di gestanti con feto femmina. 47 MASCHI FEMMINE Prima-dopo cioccolato all’80% (n=46) Prima-dopo cioccolato all’80% (n=54) P value Variazione percentuale del n° movimenti fetali/ora 101,7+89,23 252+297,6 0,002 Variazione percentuale del n° di accelerazioni 10 bpm/15 sec 70,48+72,83 145,4+155,4 0,004 Variazione percentuale del n° di accelerazioni 15 bpm/15 sec 70,90+46,98 153,3+178,5 0,004 Variazione percentuale della variabilità a breve termine (msec) 21,47+18,73 37,35+27,46 0,002 Variazione percentuale dei parametri cardiotocografici Tabella VII: Analisi della variazione percentuale dei patterns cardiotocografici computerizzati risultati significativi all’analisi statistica del pre e post assunzione di cioccolata al 80% nel gruppo 1 vs gruppo 2. 48 COMMENTO La cardiotocografia computerizzata è stata proposta come metodo di sorveglianza del benessere fetale poiché capace di fornire risultati riproducibili nel tempo. Questo sistema automatizzato, oltre al vantaggio di fornire obiettività e riproducibilità alla metodica cardiotocografica, è in grado di valutare quantitativamente la variabilità della frequenza cardiaca fetale, ormai considerata in assoluto come il parametro più rappresentativo delle condizioni fetali. E’ quindi evidente come, per le sue stesse caratteristiche, l’analisi computerizzata permetta di identificare e quantificare variazioni anche minime della frequenza cardiaca fetale altrimenti non valutabili attraverso la sola interpretazione visiva, e probabilmente, in più stretta relazione con la funzione del sistema nervoso autonomo sui meccanismi cardioregolatori locali [68,69]. Questo lavoro nasce dalla volontà di studiare attraverso la metodica cardiotocografica computerizzata, gli effetti sul cuore fetale di una sostanza storica e benefica come il cioccolato. Al fine di comprendere meglio dal punto di vista fisiologico i risultati del nostro studio abbiamo revisionato la letteratura a riguardo, valutato le principali caratteristiche e azioni farmacologiche della cioccolata, per la verità ancora non del tutto comprese. Di recente i ricercatori della Yale University (USA) hanno effettuato uno studio sui benefici del cioccolato durante la gravidanza, pubblicato su Epidemiology - aprile 2008 [70]. In tale studio hanno analizzato la dieta di un gruppo di puerpere, valutando il consumo di cioccolato durante il primo ed il secondo trimestre di gravidanza. Sulla base del dosaggio dei livelli di teobromina nel sangue cordonale, è risultato che le donne che avevano consumato più cioccolato fondente (quello con il livello di teobromina più 49 elevato) durante la prima fase di gravidanza (5 porzioni da 50 gr a settimana di cioccolato extra-fondente, 90-100 % di cacao), unitamente a quelle che avevano partorito neonati con livelli ematici di teobromina più elevati, presentavano una minor incidenza di preeclampsia ed il massimo effetto protettivo (forte riduzione delle probabilità di sviluppare tale patologia). Tale risultato è stato spiegato grazie alle sostanze antiossidanti del cacao, che favoriscono la circolazione cardiovascolare e quindi un corretto funzionamento della placenta, nonché per l’effetto della teobromina che contribuisce all’aumento delle attività motoria e circolatoria del feto. Nel nostro studio sono stati correlati i patterns cardiotocografici ottenuti dall’analisi computerizzata con l’assunzione materna di cioccolato così da valutarne la reattività fetale. In un primo momento abbiamo analizzato le differenti reattività fetali dopo assunzione di cioccolato e caffè. Salvador e Koos [71] già nel 1989 avevano studiato gli effetti della caffeina sulla reattività fetale. Nel loro studio l’azione della caffeina a breve termine dall’assunzione materna si traduceva in un transitorio decremento della frequenza cardiaca fetale di base e in un aumento delle accelerazioni e della variabilità a breve e a lungo termine. Il nostro studio conferma di fatto una correlazione positiva tra l’ingestione materna di cioccolata e maggiormente di caffè e l’aumento delle accelerazioni, sia piccole che grandi, e della variabilità a breve e a lungo termine rilevando un effetto simpaticomimetico sulla contrattilità cardiaca fetale. Non abbiamo riscontrato, invece, nessuna variazione significativa della frequenza cardiaca fetale di base contrariamente a quanto riportato. Ciò potrebbe essere legato al fatto che nel lavoro di Salvador e Koos la caffeina veniva somministrata in tavolette anziché in caffè liquido. E’ probabile che anche 50 gli altri componenti del caffè esercitino una qualche influenza sulla contrattilità cardiaca fetale. Inoltre la caffeina è più rapidamente assorbita quando somministrata come caffè piuttosto che in tavolette; il picco plasmatico di caffeina materno e fetale viene infatti raggiunto entro 30 minuti dall’ingestione di caffè e non prima di un’ora e mezza dall’assunzione di tavolette di caffeina. Questo studio preliminare che nel corso del Dottorato di Ricerca in Medicina, Prevenzione e Perinatologia è stato pubblicato sul The journal of Maternal Fetal and neonatal Medicine, ha dato il via all’analisi dei patterns cardiotocografici computerizzati e l’assunzione specifica di cioccolata a diverse concentrazioni (30%-80%). Il disegno dello studio è stato strutturato in modo da eliminare il più possibile i bias cioè le differenze osservate che potevano essere determinate dall’ingestione di un qualsiasi alimento e non dal cioccolato preso in esame, differenze insite nella farmacodinamica intese come digestione e assorbimento di sostanze nutritizie da parte di ciascuna gestante rispetto all’altra. I risultati dimostrano come l’assunzione materna di cioccolato fondente a più alte concentrazioni di cacao (80%) si rifletta in un aumento della reattività fetale. La risposta a tale risultati è nella metilxantina che mediante antagonismo non selettivo sui recettori dell’adenosina, determina la liberazione di catecolamine ed in particolare di noradrenalina, stimolando i recettori β adrenergici del miocardio. Esiste una discordanza tra i nostri risultati e quelli pubblicati di recente da un gruppo turco [72] che ha appunto voluto analizzare la reattività fetale dopo assunzione materna di cioccolata. La discordanza probabilmente sta nel aver distinto, nel loro lavoro, solo due 51 gruppi quale reattivo e non reattivo e lo studio cardiotocografico si basava solo su una analisi visiva tradizionale e non computerizzata. Dalla rilevanza di patterns cardiotocografici risultati significativi nel II studio sperimentale, abbiamo elaborato un III studio sperimentale e analizzato gli stessi patterns cardiotocografici mettendoli a confronto tra gestanti con feto maschio e gestanti con feto femmina, dimostrando così che i feti femmina sono più reattivi rispetto ai maschi. In uno studio di Hepper PG del 2012 sono state evidenziate differenti attitudini agli stimoli esterni tra il feto femmina ed il feto maschio. Hepper PG dimostra che il feto femmina risponde più velocemente rispetto al feto maschio agli stimoli sonori, anche a più basse intensità. Non è chiara l’origine di tale differenza che può avere il suo focus a livello del sistema centrale dell’attitudine fetale oppure a livello periferico motorio e sensitivo. Considerando la cioccolata uno stimolo esterno, sembra che la risposta fetale femminile sia più spiccata rispetto a quella maschile supportando così la tesi di Hepper PG e la reattività fetale femminile su quella maschile [73]. In conclusione, noi crediamo che il settore delle “applicazioni” della cioccolata nella medicina fetale, meritino una considerazione ed approfondimento scientifico. 52 BIBLIOGRAFIA 1. Van Gejin HP: Developments in CTG analysis. Baill Clin Obstet Gynaecol 1996;10: 185-207 2. Di Renzo GC, Copray FJA, O’Herlihy C, Van Geijn HP: Maternal-fetal surveillance within the European community. In: Van Gejin HP, Copray FA, eds. A critical appraisal of fetal surveillance. Amsterdam: Elsevier Science 1994: 11-5 3. Wulf K.H.: History of fetal heart rate monitoring, in Kunzel W (ed), Fetal Heart Rate Monitoring. Berlin, Springer- Verlag 1985: 3-5 4. Wulf KH: History of fetal heart rate monitoring, in Kunzel W (ed), Fetal Heart Rate Monitoring. 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