Uva fogarina - Provincia di Reggio Emilia

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Uva fogarina - Provincia di Reggio Emilia
Oh ! com’ è bella l’ uva fogarina: un vitigno ritrovato.
di Luigi Pacchiarini
Chi non ricorda la canzone popolare dell’ uva fogarina la quale nasce dalle nostre
campagne e come molte canzoni popolari ha segnato il momento della festa alla fine
del raccolto. Di fatto le squadre di vendemmiatori che un secolo fa si cimentavano
nella raccolta dell’ uva nella nostra provincia a fine ottobre concludevano il loro
faticoso ma allegro lavoro con la vendemmia della fogarina della quale a Gualtieri se
ne produceva, prima del fatidico 1928, una media annua di 50.000 q.li..
Dalla felicità per la fine del raccolto dell’ uva e dalle feste che nella tradizione popolare
segnavano la fine dei raccolti è scaturita la famosa canzone, conosciuta nel mondo,
tant’ è che da una ricerca su Internet, più che il vitigno il nome fogarina è conosciuto
come “italian songs” (musica italiana).
Le difficoltà incontrate dal vitigno con l’ introduzione del portainnesto e le mutate
tecniche vinificatorie della seconda metà del secolo scorso hanno messo in ombra le
qualità proprie di questa uva.
Il vitigno era iscritto al registro nazionale delle uve da vino, ma negli anni 70 del
secolo scorso è stato cancellato credendolo estinto. In effetti a Gualtieri. patria della
fogarina, resistevano pochi ettari coltivati più per tradizione che per utilità pratica.
Negli anni 90 si rischiò l’ effettiva perdita del vitigno poiché l’ ultimo vetusto impianto
di poco più di 2000 mq stava per essere estirpato.
La Cantina Sociale di Gualtieri con un gruppo di volonterosi soci si propose di salvare il
vitigno, la sensibilità dell’ Assessorato Agricoltura della Provincia e l’ approvazione del
progetto Fogarina da parte della Regione ha fatto sì che siano in sperimentazione
alcuni ettari di vigneti di uva fogarina ed è imminente la nuova iscrizione dell’ uva nel
registro nazionale delle uve da vino.
La domanda che ci venne posta quando nel 1998 si chiese di avviare con scarse
risorse economiche il progetto fu: ma poi che ne fate di quell' uva ?.
La risposta la diede l’ adesione al progetto dei produttori di Gualtieri che numerosi
presentarono la domanda per la costituzione di un limitato, ma totalmente a loro
carico, vigneto sperimentale.
In effetti, partendo dalla tradizione vinificatoria del vitigno si sono già individuate
alcune opportunità interessanti: una giusta percentuale di fogarina nel lambrusco ne
esalta le caratteristiche e gli conferisce un retrogusto inconfondibile; l’ uva per le sue
caratteristiche di conservabilità si presta bene alla produzione del passito e le
testimonianze a suo tempo raccolte da chi lo produceva all’ inizio del 900 lo descrive
come un passito dolcissimo, color carminio e dai profumi unici, altre utilizzazioni si
stanno sperimentando, ma la felicità più grande è quella di non aver perso una bella
uva come la fogarina.
Sulle origini di questo vitigno fino a poco tempo fa si era in possesso più di leggende
che di tracce concrete, la più nota è quella del viticoltore Simonazzi che la trovò sulla
foce del Crostolo, proveniente forse dall’ appennino forse dalla toscana e questo la
fece scambiare a lungo per l’ uva Tosca.
Recenti studi cominciano a delinearne un origine più reale e ne fanno ritenere un
ceppo originale di lambrusco figlia della "vitis labrusca" che si perde nella notte dei
tempi, coltivata dagli etruschi e dagli antichi romani e rende la fogarina, se
necessario, ancora più autoctona e caratteristica.
Ma visto che nell’ immaginario non solo locale ma anche di altri paesi quando non
anche di altre nazioni il nome fogarina evoca allegria a noi piace rievocare le feste sull’
aia alla fine della vendemmia con le “navasse” o “mostatare” piene di uva, ragazzi e
ragazze a piedi nudi pigiare allegramente i grappoli maturi, alle porte dell’ autunno,
ma con la felicità nel cuore, sia per la fine dei raccolti sia per qualche buon bicchiere
del vino dell' anno precedente che fa riscoprire la felicità anche nelle cose più semplici
e genuine.
Tratto dal Bollettino Agricolo della provincia di Reggio Emilia n. 17 - 09/10/2006.