scarica - Gruppo Archeologico del Territorio Cerite
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AL CASTELLO DI SANTA SEVERA SI INAUGURA IL 10 SETTEMBRE 2005 IL NUOVO “MUSEO DEL MARE E DELLA NAVIGAZIONE ANTICA” Interno di una nave romana (ricostruzione) foto M. De Luca TORNANO ALLA LUCE LE MURA POLIGONALI DI PYRGI Il Sommario dell’Aruspice Editoriale ……………… p. 1 La seconda volta a Santa Marinella…..……. 3 Filosofia del restauro…… 5 La donna nella preistoria.. 6 I marmi in epoca romana.. 7 Il nuovo Museo della Navigazione…………….. 8 Una pompa di sentina romana 9 Ricostruzione di una stiva di una nave romana……… 10 Santa Marina…………….. 11 Le Crociate………………. 12 L’araldo cerite……………. 14 S ono ormai prossimi alla conclusione i lavori di recupero e valorizzazione delle antiche mura poligonali della città romana di Pyrgi, risalenti alla prima metà del III secolo a.C. Il primo intervento ha riguardato il lato nord ovest della città fortezza con i resti della Porta Castronovana, aperta nelle mu- ra in direzione dell’odierna cittadina di Santa Severa. Il possente circuito murario, ripulito per la prima volta dopo anni di abbandono dai volontari del Gruppo Archeologico, nel 1993, e mantenuto nel tempo dagli operatori museali della Società Archeodromo, è stato finalmente interessato da un sostanziale intervento di recupero e valorizzazione voluto dal Comune di Santa Marinella nell’ambito del grande progetto comprensoriale denominato “Sistema Cerite-TolfetanoBraccianese”, finanziato dalla Pag. 2 Il fontanile del 1791 restaurato - foto S. Vagelli Regione Lazio. I lavori del primo lotto, curati dalla ditta Euro Elettra per un costo di circa centomila euro, hanno portato alla bonifica del palmeto e del percorso, alla messa in opera di un impianto d’illuminazione che consente ora la visita notturna di circa duecentocinquanta metri di passeggiata lungo l’imponente muratura in grandi blocchi poligonali, per un tratto conservata per oltre cinque metri di altezza. Panchine in travertino, cestini e pannelli didattici arredano il percorso costituendo una piacevole occasione di informazione sulla storia e l’archeologica dell’antica Pyrgi. Il progetto di recupero, ideato e coordinato dal direttore del Museo Civico Dr. Flavio Enei, redatto dall’Architetto Florence Granozio - è stato eseguito in collaborazione con la D.ssa Rita Cosentino della Soprintendenza Archeologica e con l’attenta supervisione dell’Assessore comunale ai Grandi Progetti, Fabio Quartieri. L’Assessore Quartieri, insieme ad Enei, ha promosso anche il recupero del fontanile monumentale risalente al XVIII secolo, tempo addietro gravemente danneggiato da ladri di pezzi architettonici. L’Assessore Quartieri è entusiasta dei risultati, perché - grazie alla generosa sponsorizzazione ottenuta dalla Società Giacchieri, organizzatrice del ricco calendario di spettacoli estivi nel Castello di Santa Severa - è riuscito in breve tempo (a spese zero per il Comune) a rimettere in funzione un monumento simbolo del Castello, da decenni abbandonato all’incuria ed al degrado. Il gioiello architettonico, costruito nel 1791 per volontà del precettore Francesco Degli Albizi, “Per uso degli uomini e degli animali”, come recita l’iscrizione lasciata in memoria dell’opera, è stato restaurato da Pino Pulitani, valente artigiano e profondo conoscitore delle tecniche di costruzione antiche. Pulitani, secondo le indicazioni dell’Architetto Giorgio Palandri della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, è riuscito con grande perizia a tamponare il degrado e a rimettere in funzione, l’impianto ricollocando le numerose lastre in travertino che erano state rubate alcuni mesi addietro e subito recuperate dalla Guardia di Finanza grazie alla tempestiva denuncia sporta dal direttore del Museo civico. Ancora pochi giorni di lavoro e finalmente il Sindaco, On. Pietro Tidei, potrà inaugurare un nuovo interessante itinerario di visita, unico nel suo genere in Etruria. Un percorso che permette al visitatore di perimetrare per intero la cinta muraria di un castrum romano del III secolo a.C., conservata ancora con i resti delle porte urbane e del loro sistema di difesa. Il percorso, tramite le visite guidate dagli operatori del museo, sarà agibile anche di notte, consentendo a tutti la riscoperta di una storia millenaria ed emozionante in un clima di grande suggestione. Notiziario del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, Registrazione presso il Tribunale di Civitavecchia N. 07/02 del 20/10/2002 Stampato in proprio, in distribuzione gratuita Direttore Responsabile: BARBARA CIVININI [email protected] Organizzazione: Claudio Carocci [email protected] Sede: c/o Castello di Santa Severa Segreteria del Gruppo Cerite tel. 0766/571727 Redazione: Claudio Carocci, Angelo Ciofi, Valerio Contrafatto, Elisabeth Fuhrmann, Flavio Enei, Oreste Fusco, Fabio Papi, Roberto Zoffoli. Hanno collaborato: Massimo Dentale, Livio Spinelli, Simona Vagelli Renato Tiberti Fotografie: Archivio Gatc, Archivio Carocci. La raccolta degli articoli apparsi su L’Aruspice è disponibile sul sito Internet www.gatc.it Per qualsiasi segnalazione inerente la tutela di beni storici, archeologici e monumentali del territorio cerite, per suggerimenti, proposte di collaborazione al giornale, lettere, richieste di recensioni di libri o mostre, scrivete all’indirizzo e-mail [email protected] Pag. 3 L’Aruspice intervista il sindaco, On. Pietro Tidei, recentemente eletto dalla cittadinanza con un ampio margine di voti. Il suo programma rivela, a sorpresa, sensibilità culturale e archeologica. LA SECONDA VOLTA A SANTA MARINELLA A ncora una volta a Santa Marinella. La seconda. Pietro Tidei è già stato vice sindaco e assessore anziano dal 1987 al 1990. Nato da una famiglia operaia, ha fatto molti mestieri, per potersi pagare gli studi, prima di approdare alla “professione” politica. Dal 1994 al 2001 è stato anche sindaco della vicina Civitavecchia. Nel suo ambizioso programma politico rivela, a sorpresa, una notevole sensibilità culturale e archeologica. Fra i suoi obiettivi troviamo anche la creazione di un Parco floro-faunistico-archeologico e termale - che dovrebbe prendere il nome di Parco degli Etruschi – concepito per la valorizzazione delle risorse del territorio, con percorsi guidati, l’utilizzazione di casali rustici per soggiorni giovanili e corsi dedicati di formazione. La realizzazione del parco archeologico - leggiamo nel compendio delle attività 2001/2003 - consentirebbe il recupero e la valorizzazione di quattro siti molto importanti : Tarquinia, Vulci, Cerveteri e Pyrgi, che rappresentano un patrimonio unico di complessi tombali etruschi, e di giacimenti archeologici, inseriti in un contesto più ampio di bellezze monumentali come il Castello dei Normanni a Santa Severa ( ex Pyrgi ), le mura, le torri e le chiese di Tarquinia, il centro storico di Cerveteri e molte altre bellezze naturali. Tidei intende presentare alla Camera di Commercio di Roma anche un progetto per la realizzazione di una “ Borsa mediterranea del turismo archeologico”. Di tutto questo la nostra testata ne ha parlato direttamente con il sindaco. D. Quando pensa che si concluderanno i lavori di restauro al Castello di Santa Severa e con quali altri fondi, oltre a quelli messi a disposizione dalla Provincia di Roma, che nel 2002 ha finanziato l’operazione di recupero con ben 12 miliardi delle vecchie lire? R. Prima di tutto, bisogna fare in fret- ta, nell’utilizzare i fondi già stanziati, altrimenti rischiamo di perderli. Inoltre stiamo lavorando con Regione e Provincia per attivare un piano molto complesso di iniziative. Alcune le vedremo di seguito. D. La realizzazione del centro congressi, dei musei e dell’università del mare viene data per scontata, ma sarà effettivamente così ? e quali altre strutture intendete realizzare all’interno del Castello di Santa Severa ? R. Stiamo lavorando ad un progetto di Consorzio tra Università; pensiamo anche di potere realizzare dei masters a livello internazionale che coinvolgano i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Stiamo stabilendo dei contat- Il sindaco Tidei - foto dal sito web ti con gli enti interessati fra i quali l’Accademia di Belle Arti di Roma. A settembre inaugureremo il Museo Civico e stiamo realizzando anche un gemellaggio con la Tunisia dal titolo “Etruschi e Fenici sul mare”. D. La sua giunta ha già in mente delle iniziative per la conservazione e il rilancio del patrimonio storicoarcheologico e ambientale del comprensorio, oggi definito dall’UNESCO patrimonio dell’umanità ? R. Le necropoli di Cerveteri e Tarquinia sono state definite dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nella stessa seduta e non a caso. C’è una linea ideale e culturale che unisce queste due città. Il dato di fondo è che sono collocate all’estremità di un territorio ricco di beni archeologici. Il territorio ha bisogno di essere “riscoperto” nel senso di far emergere tutti quei numerosi beni ancora quasi nascosti. Da Tarquinia a Civitavecchia, poi, il sito archeologico della Castellina, i resti di Castrum Novum, peschiere e ville sino a quella delle Molacce, passando per Punicum, con i suoi ponti romani, e via, via sino a Pyrgi, rappresentano un complesso archeologico unitario che aspetta di essere riscoperto e valorizzato in modo adeguato. Stiamo lavorando per unificare la volontà dei Comuni costieri, ma anche di quelli montani, da Allumiere sino ad Anguillara, per costruire un progetto territoriale adeguato ed integrato. Il dato di fondo è che questo progetto va inserito in un programma allargato di ricostruzione dell’identità del territorio che preveda anche l’attivazione di nuove istituzioni, come ad esempio la Provincia di Civitavecchia. Occorre recuperare, cioè, le diverse volontà politiche di un progetto economico, culturale ed ambientale, per una ricostruzione integrata ed armonica del tessuto territoriale. D. Cosa ne pensa del sistema “Cerite-tolfetano-braccianese”, il Progetto ideato dal direttore del Museo Civico di Santa Marinella, Dr. Flavio Enei, e promosso dall’Associazione Intercomunale su iniziativa dell’ex sindaco Achille Ricci, per rilanciare e rendere fruibili alla cittadinanza i beni storicoCon questo numero l’Aruspice inizia una serie di interviste ai sindaci dei comuni del Terriorio Cerite. Ai primi cittadini chiederemo i loro programmi per la tutela e la volorizzazione del patrimonio storico ed archeologico Pag. 4 archeologici del territorio cerite ? R. L’iniziativa è ottima e noi pensiamo di portarla a compimento con tempi più veloci rispetto alla sua ideazione. Anche qui, però, quel progetto va integrato con una azione più complessa di valorizzazione dei beni archeologici. Per ciò che riguarda Santa Marinella stiamo lavorando al progetto di ricostruzione dei templi dell’area sacra; una ricostruzione che riproduce accuratamente i templi antichi in trasparenza nei luoghi reali. Ricostruiremo anche un villaggio etrusco arredato ed animato da botteghe artigiane, integrato con un diving per escursioni subacquee nella Pyrgi sommersa. Lavoreremo persino alla ricostruzione degli antichi arredi della torre saracena. D. Fra i programmi della sua giunta ci sarà anche il tanto atteso recupero del vecchio cementificio, esempio di architettura industriale liberty, citato persino nei manuali universitari, che versa in uno scandaloso stato di abbandono ? R. Quello che abbiamo ereditato è risanabile ma occorre tanto lavoro e Il Castello di Santa Severa e l’antico borgo sede del Museo del Mare. - foto A. Marziali tanta pazienza, perché abbiamo ereditato sfascio ed abbandono. Le serre Volpi ne sono un esempio, ma li abbiamo potuto agire immediatamente. Il Cementificio è destinato ad ospitare un Centro Polivalente dedicato al turismo, alla cultura e al cinema. Questa struttura non dovrà essere integrata soltanto nel tessuto sociale della città, ma dovrà anche essere opportunamente collocata all’interno di un piano urbanistico adeguato su cui io e l’assessore Dani stiamo lavorando assiduamente. PIETRO TIDEI Nasce ad Allumiere (Roma) il 14 settembre 1946 da una famiglia operaia. Per pagarsi gli studi ha esercitato molte attività : dalla comparsa cinematografica al supplente nelle scuole medie. Arbitro di calcio fino al 1971. Ama i cavalli e gli sport equestri. E’ sposato con Maria Concetta Onori ed ha quattro figli. Si è iscritto all’Albo degli Avvocati nel 1975. Membro dell’Ufficio legale e, poi, dirigente dell’Enel sino al 2003 - anno in cui si è dimesso - si è occupato dei rapporti con il Parlamento e delle Commissioni parlamentari, seguendo gli atti legislativi e ministeriali riguardanti direttamente o indirettamente l’Enel. Successivamente ha seguito i rapporti con le Regioni, occupandosi della legislazione regionale in materia energetica. D. Per concludere, potremo finalmente mettere la parola fine all’annosa vicenda dell’ecomostro per cui è intervenuta la stessa Procura della Repubblica - all’inizio di Santa Marinella, in riva al mare, proprio dove il fondale marino è particolarmente bello ? R. Quella cosa lì, farà la fine delle serre Volpi. Più presto di quanto non si creda. B.C. Pag. 5 Con questo articolo l’Aruspice intende ricordare il compianto associato Sergio Sallusti e il suo valido contributo nell’insegnare ai soci e simpatizzati le complesse tecniche del restauro. FILOSOFIA DEL RESTAURO articolo è dedicato al Q uesto compianto Sergio Sallusti che tanta parte ha avuto nella nostra associazione per l’entusiasmo e l’impegno profuso nell’insegnare le tecniche di restauro a noi che rappresentiamo un piccolo gruppo di appassionati in seno al Gatc e che spera di continuare la sua opera per mettere a frutto quanto ci ha con pazienza insegnato. Prima di iniziare ad illustrare le tecniche propriamente dette è doveroso fare delle premesse per spiegare ciò che si intende per restauro. Per la quasi totalità delle persone il restauro è considerato la tecnica che permette di rimettere un manufatto o un’opera d’arte nelle sue condizioni originarie con opportune operazioni di riparazione, reintegro delle parti ammalorate o mancanti in modo da ripristinare l’originaria bellezza. Questa definizione può essere soddisfacente per molti e in particolar modo per gli antiquari. Questi, infatti, devono poter vendere i loro articoli al meglio e quindi i manufatti devono apparire nel miglior modo possibile. Devono essere, il più possibile, integri e curati in tutte le loro parti. Per fare ciò si operano integrazioni di parti mancanti che poi vengono mascherate da pitture o altro, in modo che l’opera d’arte appaia pressoché integra in ogni sua parte. Queste tecniche si svilupparono nel '500, '600 e '700. In molti casi, su busti di statue furono aggiunte teste e arti presi da altri ritrovamenti o rifatti di sana pianta. Vennero fatte ricostruzioni fantastiche (Venere trasformata in vittoria alata, discobolo in guerriero caduto, efebo steso su di un materasso trapuntato, ecc.). Vi sono anche casi di vasi antichi acromi ridipinti in fase di restauro e o integrati con altre parti di vaso che non sono pertinenti (di due vasi rotti ne è stato fatto uno sano) ecc. Questi rifacimenti eseguiti a suo tempo da artigiani molto abili sono stati prodotti con tale maestria da essere anche oggi difficilmente riconoscibili come falsi. E’ solo in epoca recente che si è sentita la necessità di fare ordine nella materia dando una definizione di restauro inteso in senso archeologico. Il restauro, quindi, diventa l’insieme di operazioni o dei provvedimenti atti a riportare ogni prodotto artistico o testimonianza storica in condizione di corretta leggibilità e funzione, previa autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, con opportuni interventi sulle alterazioni e modifiche avvenute nel corso del tempo, capaci di garantirne la conservazione. Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in funzione della sua testimonianza al futuro. La finalità del restauro dunque, è quella di mirare al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera senza commettere un falso artistico o storico e senza cancellare le tracce del tempo sull’opera. Pertanto, si restaura solo la materia dell’opera d’arte e non l’immagine. Con questa affermazione viene a cadere il concetto di riportare l’opera alla originaria bellezza, rifacendo le parti mancanti o ammalorate, se non nei casi di certezza delle forme o per consolidamento dell’opera, ma non per il solo gusto estetico. Anche in questi casi l’intervento moderno deve essere distinguibile da quello originario antico, proprio per darne una lettura storica corretta e non un mascheramento o una interpretazione artistica di fantasia, come avveniva nei secoli passati. Il restauro ha una funzione conservativa dell’oggetto, quindi si devono usare materiali che l’esperienza ha dimostrato adatti allo scopo e che hanno una caratteristica comune fondamentale, quella di essere tutti “reversibili”, cioè ogni consolidante o adesivo applicato deve poter essere rimosso sia a distanza di poche ore che dopo anni. Perciò è importante che vengano usati questi tipi di materiali o le componenti chimiche consigliate dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici. (fine prima parte ) Renato Tiberti Pag. 6 LA DONNA NELLA PREISTORIA I l ruolo della donna nella storia non è un tema solitamente affrontato dagli studiosi e dagli addetti ai lavori, soprattutto quando si parla di preistoria, mentre invece apre uno scenario interessante e poco noto al grande pubblico. L’archeologia è una scienza che può raccontarci la storia della donna fin dalle origini dell’umanità, attraverso gli studi antropologici, gli studi delle prime comunità e l’analisi delle fonti documentarie del passato; la documentazione archeologica può fornire quindi elementi utili, trascurati dalle ricerche passate, per comprendere la posizione dei sessi nelle società antiche. Fin dall’epoca paleolitica l’approvvigionamento del cibo era fatto da entrambi i sessi, gli uomini contribuivano con la caccia e le donne con la raccolta. Quest’ultima attività doveva essere molto importante poic h é l a c o m p o n e n t e ve g e t a l e nell’alimentazione pesava per almeno il 50% ed aveva un elevato rendimento rispetto al tempo speso invece per la caccia. Il contributo della donna alla sopravvivenza del gruppo doveva perciò essere determinante, in considerazione del fatto che l’orticoltura era praticata principalmente dalle donne e la dieta era fondamentalmente a base vegetale. Le donne fornivano, pertanto, l’apporto alimentare principale e controllavano le risorse essenziali per la sopravvivenza della comunità. La donna ha avuto sicuramente un ruolo fondamentale non solo nel pas- Monili: orecchini , bracciali, fibule saggio dall’economia di raccolta alla coltivazione ma anche fino allo sviluppo dell’agricoltura intensiva; questo passaggio critico nella storia dell’umanità coincide però con un radicale mutamento della condizione femminile nella comunità preistorica. importante per l’economia di tutte le epoche antiche e, in alcune popolazioni dell’America Latina e dell’Africa, anche dei giorni nostri. Un tema che meriterebbe un’attenzione particolare è quello delle figure femminili rappresentate nelle statuette delle Dee Madri o Veneri, costruite in pietra nel periodo Paleolitico e in argilla in quello Neolitico. Gli studi hanno dato varie interpretazioni di queste figure femminili ma la più Il culto delle “Veneri” nella preistoria dislocate nelle varie parti dell’Europa L’agricoltura con l’aratro, infatti, era praticata soprattutto dagli uomini, così come l’allevamento degli animali, che dovevano essere difesi dagli attacchi di altre comunità a scopo di furto. L’allevamento ha permesso l’introduzione di prodotti secondari come latte, formaggi, tessuti, la cui lavorazione richiedeva molto tempo e una specializzazione di ruoli ben precisi. A questi nuovi compiti venne destinata la donna, che perse così il controllo delle fonti primarie di sostentamento della comunità. Da questa fase storica, quindi, che coincide con l’epoca Neolitica, il prestigio dell’uomo cresce anche per il ruolo militare che svolgeva nella difesa delle risorse della comunità, pascoli, greggi e mandrie. Ecco che la donna si ritaglia compiti diversi ma altrettanto importanti nell’economia e nella società antiche. Una delle mansioni femminili, considerata una vera e propria rivoluzione, che dura ormai da millenni, è quello della filatura e tessitura della lana. Un’arte che richiede molto tempo e molta bravura e che riveste un ruolo diffusa sembra quella che le vede come simbolo di fertilità. Lo stile infatti è piuttosto uniforme, sono tutte seni cospicui, fianchi larghi e cosce grosse, mentre le altre parti del corpo sono appena abbozzate o addirittura assenti. Per concludere questo breve approfondimento, le informazioni sulla donna nella preistoria ci sono pervenute, come abbiamo visto, attraverso testimonianze indirette, tramite lo studio della struttura sociale ed economica della civiltà preistorica. Nella preistoria più recente, soprattutto nelle fasi finali dell’età del Bronzo, abbiamo invece numerose testimonianze dirette: un esempio di testimonianza diretta lo troviamo nelle sepolture, dove i corredi funerari femminili sono ben distinguibili da quelli maschili, con vesti più o meno lussuose, ornamenti ed oggetti di uso quotidiano; riusciamo, con buona approssimazione e immaginazione, a ricostruire la figura della donna non solo come pedina della struttura sociale ma con un’idea di femminilità più vicina alla nostra. Simona Vagelli Pag. 7 I MARMI IN EPOCA ROMANA L a diffusione ed il trasporto dei marmi ornamentali e di altre pietre da decorazione è uno dei commerci più fiorenti dell’età romana tardo-repubblicana e imperiale. Non vi è marmo usato nella più remota località dell’impero che non sia presente a Roma. Questa ricerca del marmo colorato, del materiale appariscente per l’ornamento di edifici pubblici e privati si sviluppò con Roma, ma era già in uso in epoche precedenti, in particolare nell’Egitto tolemaico. I Romani si limitarono a sviluppare su scala molto più vasta questa consuetudine decorativa già diffusa in epoca tolemaica, sia nelle tombe, che nelle abitazioni egizie. La diffusione dei marmi policromi a Roma fu rapida, nonostante le critiche degli assertori dei costumi austeri, quali Seneca e Plinio. L’enorme quantità di pietre trasportate a Roma, e nei centri maggiori dell’impero, da tutte le parti del mondo conosciuto, presuppone una complessa organizzazione che va dalle maestranze addette alle cave al trasporto, dai depositi o magazzini di Ostia e Roma, alla lavorazione e posa in opera finale dei marmi. Le tipologie e la provenienza dei marmi antichi ci sono pervenute attraverso la Naturalis Historia di Plinio e la descrizione di S. Sofia di Costantinopoli fatta da Paolo Semenziario, fun- zionario dell’imperatore Giustiniano. In età repubblicana le cave erano tutte di proprietà privata. Successivamente, sotto l’impero, le cave più importanti divennero statali per confisca o per acquisto. Tra queste si ricordano quelle di Simitthu, l’attuale Chemtou, in Tunisia, dalla quale si estraeva il marmo di Numidia (giallo antico), quelle di Docimio, presso Sinnada, in Turchia, che davano il marmo Sinnadico o di Frigia (pavonazzetto), quelle di Teos, presso Smirne, in Turchia, da cui proveniva il Luculleo (africano), quelle di Chio da cui il marmo di Chio (portasanta), quelle di Caristo in Eubea (Grecia) da cui il Caristio (cipollino), quelle di Luni, oggi cave di Carrara, che divennero proprietà imperiale sotto Tiberio, e, poi, tutte quelle egiziane (porfidi, graniti) di Assuan, da cui provenivano vari tipi di marmi pregiati, tra cui il claudiano, il sieniti,e il basaniti. La gestione delle cave imperiali avveniva attraverso un procuratore o, in altri rari casi, era demandata a un conduttore. Oggi potremmo dire che venivano affidate in appalto. La parte operativa veniva condotta da tecnici, ingegneri che stabilivano dove e come cavare i marmi. Poi vi erano funzionari che organizzavano i trasporti, ispettori che controllavano la qualità del prodotto e militari che vigilavano sui cavatori, perché in genere questi ultimi “damnati ad metolla” erano schiavi o condannati per delitti comuni o, in seguito, per questioni religiose. Nelle cave i marmi venivano già semilavorati a seconda dell’uso a cui erano destinati e squadrati in modo da poter calcolare la cubatura e quindi il peso, ed essere trasportati senza eccessiva difficoltà. Questo valeva anche per i massi informi ai quali veniva sempre data una squadratura. Roma amministrava lo sfruttamento delle varie cave attraverso la “statio marmorum”, oggi diremmo il ministero dei marmi, che aveva la funzione di ricevere e distribuire i marmi che provenivano dalle varie cave. I magazzini di ricevimento erano immensi e si trovavano a Ostia, al porto di Traiano, e a Roma, nella zona ora chiamata Mormorata, che prese il nome proprio dai grandi depositi di marmi. Dai magazzini si procedeva alla distribuzione: una parte era destinata alla costruzione o restauro di edifici pubblici, un’altra era per gli edifici imperiali ed infine una terza parte era riservata alla vendita a privati. Con la decadenza dell’Impero Romano cessò l’importazione di marmi. Si manifestò un nuovo fenomeno, quello del riutilizzo dei materiali esistenti per nuovi edifici, tanto che nel 458 con l’editto di Maiorano, si proibì lo smantellamento di edifici antichi per costruirne nuovi. Nonostante l’editto, e nonostante l’interessamento di Teodorico, che protesse e restaurò molti edifici, nei secoli successivi fu Roma Immagini tratte dalla Mostra “I colori del bianco”tenutasi nei Musei Vaticani tra il 17 novembre 2004 e il 31 gennaio 2005. Foto di C. Carocci che divenne la più grande cava di marmo e di materiali edili da costruzione. Il riutilizzo dei materiali durò per tutto il medio evo ed il rinascimento insieme all’usanza incivile di trasformare i marmi, dopo averli frantumati e messi nelle fornaci in calce. Renato Tiberti Pag. 8 IL NUOVO MUSEO DEL MARE E DELLA NAVIGAZIONE ANTICA Scienza, educazione e ricerca “sul mare e per il mare” culturali collegati al museo. L’indubbio successo delle attività didattiche e di formazione rivolte al mondo della scuola e dell’associazionismo culturale, curate gresso dal centro visite del castello, si sviluppa il percorso espositivo: Sala I: la sala introduce il visitatore alla conoscenza dell’archeologia subacquea, alla sua storia, ai metodi ed dodici anni dalla sua prima istiA tuzione come Antiquarium Navale il Museo Civico di Santa Mari- nella si presenta al pubblico in una veste completamente rinnovata ed arricchita sul piano degli spazi espositivi, dell’allestimento e dei contenuti. Sette nuove sale ospitano un percorso espositivo e didattico che introduce il visitatore al tema dell’archeologia subacquea e della navigazione antica, illustrando diversi aspetti interessanti della “vita sul mare e per il mare”. Il museo nasce per la volontà di conservare e valorizzare le testimonianze archeologiche provenienti dai fondali della costa cerite con particolare riferimento al porto di Pyrgi. Il taglio decisamente didattico del percorso museale permette di avvicinarsi con semplicità al mondo degli antichi marinai tramite suggestive ricostruzioni al vero di ambienti e strumentazioni, frutto del paziente lavoro di ricerca del Centro Studi Marittimi del museo, in collaborazione con specialisti italiani delle Università della Tuscia e di Roma Tre, del DRASSM di Marsiglia e del Centro CNRS Camille-Jiullian dell’Università di Aix En Provence. Il risultato è la creazione di un piccolo ma significativo “Museo del Mare e della Navigazione Antica” molto particolare, capace senza dubbio di stimolare l’interesse e la curiosità verso il mondo della nautica antica. Una formula innovativa di gestione pubblico-privata consente il buon funzionamento dei servizi didattici e La nuova sala 2 dalla Società Archeodromo, fino ad oggi ha permesso l’occupazione di quattro operatori museali sostanzialmente tramite l’autofinanziamento. Il museo occupa il piano terreno degli edifici tardomedievali e rinascimentali siti proprio in corrispondenza dell’ingresso principale del borgo del Castello di Santa Severa, in uno scenario di straordinaria bellezza e suggestione. Una struttura completa che ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo punto di riferimento scientifico e culturale nel territorio del litorale nord di Roma. Al primo piano sono situati gli uffici, la biblioteca, i depositi, il laboratorio di restauro, la sala di riunione, i laboratori didattici. Al piano terreno, con in- Sala 1 particolare alle tecniche della ricerca sottomarina, dalla prospezione allo scavo. In Sala 1 dimensioni al vero è rappresentato un cantiere di scavo subacqueo sui resti di un relitto di nave oneraria romana carica di anfore e dolia. Le strutture della nave e il vasellame di bordo affiorante dal fondale illustrano le tecniche costruttive e la vita di bordo. Un’intera sezione della sala è dedicata alle anfore, “fossili guida” dell’archeologia subacquea, illustrate tramite pannelli didattici ed una ricca tipologia di reperti originali di epoca romana, databili tra il III secolo a.C. ed il VI secolo d.C., rinvenuti sui fondali di Pyrgi e dell’antico territorio cerite, provenienti dall’Italia, dalla Spagna, dalla Gallia, dall’Egeo e dell’Africa settentrionale. Sala II: dedicata al tema dei grandi viaggi degli antichi sugli oceani, illustra con un grande plastico e pannelli didattici i principali itinerari esplorativi degli antichi oltre le Colonne d’Ercole, nell’Oceano Atlantico, nei lontani mari del nord e dell’estremo Pag. 9 Sala 3 nel suo nuovo allestimento oriente. Le fonti scritte ed archeologiche raccontano le avventure di egiziani, fenici, punici, greci ed etruschi ai confini del loro mondo conosciuto. Sala III: introduce alla navigazione arcaica illustrando la vita sul mare di Etruschi, Fenici e Greci, con riferimenti ai principali relitti individuati nel Mediterraneo ed alle tecniche costruttive delle imbarcazioni. La sala ospita un plastico che ricostruisce in dettaglio il porto di Cartagine, con modelli di anfore etrusche e puniche, una vetrina con ceppi di ancore litiche ed anfore etrusche originali provenienti dal fondale di Pyrgi, una tipologia dei principali tipi di ancore in pietra. Di particolare interesse una prima raccolta di strumenti di carpenteria navale ottocenteschi e la collezione di chiodi navali romani conservati insieme ad una lastra di rivestimento dello scafo in piombo e campioni di pece originale. Sala IV: ospita la documentazione relativa agli apparati di sentina delle navi romane con specifico riferimento alle pompe idrauliche. Vengono illustrate con pannelli didattici e modellini ricostruttivi la pompa a bindolo, la quadra” in funzione dei venti e delle correnti. La sala ospita un simulatore costituito da un modello ridotto di nave con apparato velico funzionante ed attivabile con l’ausilio di un apposito ventilatore. L’allestimento comprende anche un plastico che illustra le possibili andature di entrata ed uscita da un porto antico, una copia al vero del famoso “Rilievo Torlonia”, una tipologia di anelli da vela originali, provenienti dal fondale del porto di Pyrgi insieme ad una lucerna in bronzo. Sala VI: dedicata alle navi romane da trasporto, ospita una ricca collezione di ceppi di ancora originali provenienti dai fondali del litorale cerite e dal porto di Pyrgi. Il modello dell’ancora lignea di Tarquinia, riproposto nel mezzo della sala documenta uno dei più straordinari ritrovamenti di ancore noria, la coclea archimedea, la pompa a stantuffo. Un pezzo di straordinario interesse è costituito dalla ricostruzione in dimensioni reali di una pompa di sentina del tipo a bindolo, funzionante, realizzata secondo le tecniche ed i materiali antichi. Sala V: una sala è interamente dedicata al tema della navigazione a vela con specifici approfondimenti sulle manovre e sulle andature delle navi “a vela Sala 6 particolare. - Le foto dell’articolo sono di Massimo Di Luca Per la prima volta ricostruita e rimessa in funzione dal Laboratorio del Centro Studi Marittimi del Museo UNA POMPA DI SENTINA ROMANA DEL TIPO A BINDOLO L Sala 4 particolare antiche ancora conservate per intero. Di grande qualità ed interesse la ricostruzione, in scala al vero, della stiva di una nave oneraria del I secolo a.C., con carico di anfore e vasellame, effettuata in base alla documentazione ricavata dallo studio di vari relitti scavati nel Mediterraneo. All’interno, due marinai sono intenti alla sistemazione del carico ed al controllo della sentina; effetti sonori riproducono i rumori della navigazione sul mare tranquillo ed in tempesta. Sala VII: unica sala ad essere situata al primo piano, illustra le ricerche in corso sul fondale Pyrgense ed il progetto “Pyrgi Sommersa”, curato dal Museo Civico in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per il Lazio ed il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. La sede del Centro di Studi Marittimi del museo, ospita materiali provenienti dal porto etrusco, romano e medievale relativi alle merci trasportate ed alla vita di bordo. Pannelli didattici documentano le scoperte effettuate e le ricostruzioni degli antichi paesaggi costieri. a macchina idraulica, installata a bordo delle navi antiche, serviva ad espellere dallo scafo le acque infiltrate. Pescando nel pozzetto di raccolta sito nel punto più basso dell’imbarcazione attraverso un sistema di dischetti legati ad una corda, ruotanti tra una ruota dentata ed una puleggia di rimando, consentiva lo svuotamento fuori bordo. Il prototipo in scala al vero, il modellino e il pannello didattico illustrano più in dettaglio le caratteristiche costruttive ed il funzionamento della macchina, capace di espellere 210 litri di acqua al minuto: il peso di una tonnellata di acqua in soli cinque minuti. E’ probabile che l’invenzione di tali macchine sia da attribuire alle marinerie fenicio-puniche o greche. In epoca romana questo tipo di pompa conosce uno sviluppo ed una diffusione straordinaria in tutto il Mediterraneo. Pag. 10 RICOSTRUZIONE AL VERO DELLA STIVA DI UNA NAVE ROMANA L a ricostruzione consente al visitatore uno sguardo all’interno della stiva di una nave oneraria romana di medio tonnellaggio. Lo studio condotto sui principali relitti scavati nel Mediterraneo ha consentito una riproposizione molto fedele delle strutture lignee, dei sistemi costruttivi, delle modalità di carico delle anfore e degli altri prodotti trasportati. In particolare, sono stati utilizzati i risultati straordinari dello scavo eseguito dai francesi del DRASSM sul relitto della nave di Laurons, presso Marsiglia. In quel caso è stato possibile documentare notevoli parti delle sovrastrutture della nave, come ad esempio il ponte, mai ritrovate prima. L’ottima documentazione eseguita dagli scavatori di Laurons ci ha permesso di riproporre esattamente la struttura della nave, ricostruita nelle sue reali dimensioni, con l’uso delle medesime essenze lignee e secondo le antiche tecniche costruttive. All’interno della stiva si nota la pompa di sentina (del tipo a bindolo lasciata aperta per essere visibile ma in antico chiusa nel proprio pozzetto di legno), l’albero della nave infilato nella sua scassa, i madieri e le ordinate, che insieme alla chiglia e ai paramezzali, costituiscono la struttura portante dello scafo. Il paiolato risulta costituito da- Interno di una nave romana (ricostruzione) assi alternate, alcune fissate con chiodi, altre mobili per la pulizia della sottostante sentina. In primo piano, in basso, lo spaccato dello scafo propone la tecnica di costruzione ad incastri detta “a mortasa e tenone” (linguette di legno incastrate in asole corrispon- denti ricavate nel taglio del fasciame, il tutto fissato da cavicchi lignei passanti) largamente diffusa nell’antichità per le costruzioni navali. Ad un primo strato di fasciame si sovrappone uno strato di lana e pece con funzione impermeabilizzante e quindi ancora un secondo strato di fasciame e pece. L’esterno dello scafo immerso è rivestito in lastre di piombo utili come antivegetativo e stabilizzante dell’imbarcazione. L’ambientazione interna è costituita dalle figure di due marinai intenti al controllo del carico di anfore e di eventuali infiltrazioni nella sentina della nave, immaginata in una situazione di difficoltà in piena tempesta, a ridosso della costa. Gli effetti sonori completano la drammaticità della scena: la navigazione tranquilla iniziale è sconvolta dal sopraggiungere del mare cattivo e la nave è sbattuta dalle onde. Il gubernator, tra le imprecazioni, impartisce gli ordini ai marinai per eseguire le manovre atte a salvare la nave: chiudete le vele e gettate le ancore! La ricostruzione effettuata dal Laboratorio del Centro Studi Marittimi del Museo Civico è direttamente collegata al vicino plastico raffigurante la nave nel suo insieme e l’ambiente nel quale è inserita. LA SCHEDA INDIRIZZO: Castello di Santa Severa, 00050 S.Severa (Rm), tel-fax: 0766-570077, 0766-570209, E mail: [email protected] sitoweb: www.museosantasevera.org PERSONALE ADDETTO: Il Direttore: Dr. Flavio Enei (Archeologo), Operatori Museali (Archeodromo s.r.l.): D.ssa Cristina Civinini (Laboratori naturalistici), D.ssa Cecilia Marzi (Laboratorio di affresco), Sig. Ivo Paglioni (Responsabile Laboratori Didattici), Sig. Mario Palmieri (Laboratorio di Archeologia Navale), Sig.ra Sabrina Poleggi (Centro Visite), D.ssa Alessandra Squaglia (Ufficio Didattico e Biblioteca), Sig.ra Sandy Wiatt (Punto Vendita). ORARIO DI APERTURA: dal martedì alla domenica, ore 9.00-13.00/15.00-17.00 (inverno); ore 9.00-13.00/18.00-24.00 (luglio-agosto); chiuso il lunedì. Ingresso: a pagamento; € 2,50. MATERIALE ILLUSTRATIVO: dispense e pieghevoli in italiano, inglese, francese e tedesco VISITE GUIDATE: tutti i giorni ad orari stabiliti e/o a richiesta. Al museo sono agganciati gli itinerari “Pyrgi etrusca e romana” (Museo, Antiquarium Pyrgense, mura poligonali, cantina della Legnaia) e “il Castello di Santa Severa” (Museo, borgo del Castello, Torre Saracena, Battistero). SERVIZIO DIDATTICO: A cura degli operatori museali della Soc. Archeodromo r.l. ATTIVITA’ CULTURALI: organizzazione di convegni, cicli di conferenze, mostre, attività nelle scuole. I programmi per le scuole propongono “Laboratori” della durata di un giorno, “Visite guidate” di mezza giornata o di un’intera giornata, “Campi scuola” di uno-tre giorni (alloggio e vitto presso strutture ricettive convenzionate di Santa Severa). IL LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA: attivo durante l’intero anno, consente ai giovani del comprensorio di partecipare a programmi sperimentali d’introduzione all’archeologia, condotti da operatori specializzati (La ceramica della preistoria, la pittura etrusca, la vita nel castello medievale, lo scavo archeologico stratigrafico, la ricognizione di superficie, la panificazione nell’antichità ecc.). Il laboratorio è il punto di riferimento del progetto “Adozione di Pyrgi e del Castello di Santa Severa” curato, dal 1995, dalle scuole del Comune di Santa Marinella. ATTIVITA’ DI RICERCA: il Museo Civico, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per il Lazio ed il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, sta realizzando, dal 1999, la carta archeologica dei fondali pyrgensi. Le attività di prospezione subacquea rientrano nel “Progetto Pyrgi Sommersa” destinato alla documentazione e allo studio del patrimonio storico archeologico sommerso lungo la costa pyrgense e cerite con specifico riferimento all’antico porto di Pyrgi - Santa Severa. Presso il Museo opera il Laboratorio di Archeologia Navale attivo nello studio e nella ricostruzione di parti di navi e strumentazione antica di navigazione. BIBLIOTECA: di recente formazione, si sta specializzando sui temi legati alla ricerca archeologica subacquea e alla vita antica sul mare e per il mare. Raccoglie circa 700 testi. 100 videocassette e DVD relativi alla ricerca archeologica, al catalogo dei reperti, alla storia, alla topografia antica e all’archeologia del territorio Cerite-Tolfetano-Braccianese, alla divulgazione scientifica italiana. PUBBLICAZIONI: per gli appassionati del mare e dell’archeologia della navigazione presso la biblioteca del Museo civico sono disponibili numerosi testi specializzati. PUNTO VENDITA: sito presso il Centro Visite, offre ai visitatori le pubblicazioni e i gadgets del museo insieme a pubblicazioni ed oggetti di fabbricazione artigianale inerenti il territorio e il mondo antico. VISITATORI 2003: 8.416 - VISITATORI 2004: 8.890 (sono esclusi i visitatori del solo itinerario Pyrgi e il Castello di Santa Severa collegato al museo) Pag. 11 SANTA MARINA L’EPONIMA DELLA NOSTRA CITTA’ L a mia famiglia conta ormai sei generazioni da quando i primi coloni - fra i quali mio nonno, Giulio Candelori - arrivarono a S.Marinella, all’epoca divisa in frazione di Tolfa e di Civitavecchia. Stiamo, quindi, per diventare “santamarinellesi di sette generazioni”. Come cittadino di S.Marinella ho sempre desiderato conoscere la storia della mia città. In questo mi sono state di aiuto le ricerche del Dr. Silvio Caratelli, oggi conservate nella sezione locale della Biblioteca Comunale, grazie alle quali ho trovato puntuale riscontro ai racconti dei miei nonni, testimoni diretti della nostra storia moderna. Ma la storia più antica di questa città neanche loro la conoscevano. “Perché S.Marinella ha questo nome, ma festeggia San Giuseppe?” Chiese una volta mio padre al Dr. Caratelli all’epoca Sindaco del nostro giovane comune, fondato il 12.10.1949 e nel cui primo consiglio Comunale fu eletto mio zio Camillo Candelori. Il Dr. Caratelli ci narrò un racconto meraviglioso di una giovane ragazza del medioriente di nome Marina che, presentandosi in sembianze maschili, fu accolta in un convento di monaci e prese gli ordini religiosi. Un giorno, però, Marina fu accusata da una donna menzognera d’averla resa madre, e quindi venne espulsa dal convento, ma non rivelò il suo segreto, vivendo di stenti e allevando il bambino che alla nascita le fu affidato. Quando morì, i monaci, al momento della sepoltura, scoprirono il segreto, capirono il sacrificio da lei subito per l'ignobile calunnia, e la fecero Santa. Fin d’allora fui affascinato da questa storia che potei rileggere quando fu stampata in un libro di Rodolfo La Rosa. Su indicazione del Dr. Caratelli mi recai a Venezia nella Chiesa di S. Maria Formosa a visitare l’altare di Santa Marina - Patrona di Venezia insieme a S.Marco - dove è visibile il corpo della santa, sovrastato da una pala del pittore Lattanzio Querena. Il parroco - saputo che venivo da S. Marinella - mi fece omaggio di un libro, confermandomi che la santa Marina indicata nel calendario il 18 giu- gno e il 17 luglio (dies natalis il primo e il secondo della traslazione da Costantinopoli a Venezia, avvenuta nel 1231) è proprio la stessa che ha dato il nome alla nostra città intorno all’anno Mille. Il suo culto fu qui portato da una comunità di monaci Basiliani. Nello stesso periodo altri monaci basiliani, con alla testa San Nilo Egumeno, proveniente dalla Magna Grecia, fondavano l’abbazia di Grottaferrata. Immagine di Santa Marina a Cipro Le mie ricerche continuarono in Egitto dove alcuni amici mi fecero incontrare un vescovo copto il quale mi diede ulteriori informazioni su Santa Marina, patrona dei patriarchi maroniti del Libano. Proseguendo nel mio viaggio in Palestina e Israele ebbi notizia del monastero di Qannoubine, in Libano, sito sulla grotta dove visse Santa Marina, di fronte alla quale, per secoli, furono sepolti i patriarchi maroniti. Nonostante l’invito del caro amico libanese Farkoush il mio viaggio si fermò a Ramallah per problemi di visto. Grazie a loro ho comunque ottenuto la documentazione che cercavo, per concludere il mio libro, che comprende gli itinerari della diffusione del culto di S.Marina e consente di vedere S.Marinella in una nuova prospettiva mediterranea, inserita dalla notte dei tempi, in una ben delineata rotta di scambi commerciali, culturali e religiosi a partire dalla dea feniciolibanese Astarte di Pyrgi, proseguendo con la nostra S.Marina del Libano, fino a giorni nostri con Madre Crocifissa Curcio, anch’essa giunta a S. Marinella dalla Magna Grecia. Ci sono, inoltre, profondi legami tra la nostra S.Marina e San Francesco, nel contesto di quei santi che furono detti “folli” o “giullari”.Il libro fra l’altro è corredato da uno studio iconografico sui dipinti della santa nelle chiese rupestri, in particolare quelli della gravina di Massafra, nel Salento, nonché quelli rinvenuti nei resti dell’antico monastero basiliano di Delianuovo, unico esempio documentato di sinecismo in Italia. A corredo di questo articolo anticipo una pagina del mio libro relativa ad un manoscritto ritrovato nel 1999 nel Monastero di Qannoubin, contenente una Ode a Santa Marina in lingua Garshuni (arabo scritto con caratteri siriaci) e relativa traduzione. Il manoscritto può essere datato a prima del 1823, perché dopo tale data la lingua Garshuni non fu più usata nel Monastero di Qannoubin. Mi auguro che questa mio lavoro su Santa Marina sia di stimolo ai giovani ricercatori per approfondire ancora di più gli studi sugli eventi che diedero origine alla nostra città. Nel frattempo sto esaminando molto materiale raccolto in anni passati sulla santità femminile a Santa Marinella, dall’antichità ai giorni nostri, sperando anche in questo caso di far luce. Livio Spinelli Parte dell’Ode a Santa Marina Pag. 12 Cinema/ In viaggio con “L’Aruspice” nella storia del cinema alla scoperta dei grandi kolossal, dal muto ai nostri giorni. LE CROCIATE L 1187, ovviamente attraverso il filtro di un privato che Gian Luigi Rondi, sulle a storia racconta di Baliano (Orlando Bloom), maniscalco francese, che improvvisamente, dopo aver perso la propria famiglia, scopre di essere figlio di Goffredo d’Ibelian (Liam Neeson). Il nobile crociato, rientrato in patria, in Francia, dopo aver combattuto nel lontano Oriente, prima di morire, ordina cavaliere il figlio ritrovato, incaricandolo di difendere il Santo Sepolcro. Il resto, più o meno, è storia. Baliano arriva a Gerusalemme dove regna il buon re lebbroso, Baldovino IV, (Edward Norton) con la sorella Sibilla (Eva Green). I due fratelli cercano di mantenere la pace nonostante le ambizioni dei Templari, tra cui lo sposo di Sibilla, Guido de Lusignan. Quando Baldovino morirà divorato dal male i crociati, dopo averla fomentata, avranno la loro guerra, ma saranno sconfitti dal “feroce” Saladino - nell’ottima interpretazione del siriano Ghassan Massoud - nella battaglia di Hattin. Gerusalemme, difesa con onore da Baliano - innamorato di Sibilla - si arrenderà dopo un duro assedio. La bella sceneggiatura scritta da William Monaham, si basa sulla rilettura della vita di alcuni personaggi reali che parteciparono alle gesta dei cavalieri - a cavallo fra la seconda e la terza Crociata, intorno al 1184 d.C. incluso Balian di Ibelin, cavaliere che guidò la difesa di Gerusalemme nel “Alien” (1979), in cui inizia una profonda trasformazione del genere mettendo una donna al centro dell’azione (Sigourny Weaver) e “Blade Runner” (1982), liberamente tratto dal romanzo di Philip K. Dick “Il cacciatore di androidi”. Secondo il “New York Times”, la pellicola potrebbe diventare un vero “caso” cinematografico, accendendo un dibattuto simile a quello registrato la scorsa stagione da “La passione” di Un primo piano di Orlando Bloom (Baliano) con la spada sguainata pagine del “Tempo”, definisce insistito, diluito, quasi costante. Il kolossal firmato da Ridley Scott che lo ha anche prodotto - è stato girato fra Marocco, Spagna e Francia ed è costato 150 milioni di dollari. Due ore e mezza di ottimo cinema, di battaglie sanguinarie, di effetti speciali curatissimi e di grande immagine che hanno riportato in prima pagina l’eclettico regista inglese famoso per la sua magnifica fantascienza , con dei film che ormai sono dei classici, come I crociati cavalcano all’attacco Mel Gibson, questa volta in chiave antiaraba anziché antisemita. Contrario al film Khaled Abu el-Fadl, docente dell’University of Calfornia di Los Angeles che lo ha definito offensivo e ha parlato di “ ripetizione degli steriotipi di Hollywood sugli arabi e sui musulmani. Credo che questo film - riporta Kataweb Cinema insegni alla gente ad odiare i musulmani : raffigura il musulmano come idiota, ritardato, retrogrado, incapace di elaborare concetti complessi. Nel clima che stiamo vivendo, come può reagire la gente alle immagini di musulmani che attaccano le chiese, strappano le croci e le irridono ? “. Ma il parere del reverendo George Dennis, gesuita insegnante alla Loyola Marymount University di Los Angeles, riportato sempre da Kataweb Cinema, è profondamente diverso : “Storicamente ho trovato la sceneggiatura molto accurata - dice - non penso che da parte cristiana e musulmana possano esserci obiezioni. Non Pag. 13 ci sono offese a nessuno”. “Non piacerà a Bendetto XVI, scommettiamo? - domanda ai lettori ‘L’Unità’- anche se è molto imprudente tirare la tonaca del nuovo papa su ogni questione che lontanamente lo riguardi. Ma certo con facile battuta, prosegue Alberto Crespi, dovremo dire che ‘Le crociate’ di Ridley Scott è un film ‘relativista’. E che il relativismo è applicato a una questione non da poco, Gerusalemme”. Anche se Hollywood entra in scena sulla “divisione” fra Templari e seguaci di Baldovino in un crescendo costante che comincia con lo splendido e fantasmagorico assedio di Gerusalemme, in parte ispirato ad un vecchissimo film di Cecil B.De Mille “I crociati” (1935), in particolare all’assedio di Acri, con la sua spudorata abilità di ridurre i conflitti ideologici a materiale drammaturgico, ci troviamo di fronte ad un film profondamente laico, come sostiene Crespi sulle pagine de “L’Unità”, in cui i cattivi sono i Templari. “Le crociate - sintetizza Crespi - è un film in cui un eroe cristiano abbandona volentieri Gerusalemme, per salva- saggero”. Del resto lo stesso regista ha subito preso le distanze dal chiassoso dibattito che gli studiosi islamisti hanno aperto negli USA. Al cronista del “Corriere della Sera” che gli domanda : Scott inciterebbe all’odio contro arabi e musulmani ? “Il mio è un film sul rispetto e sulla tolleranza, risponde. Si può trovare un paragone con la realtà di oggi, io preferisco non farlo. Dobbiamo smettere di guadare indietro, afferma, anche perché non abbiamo imparato nulla, basta vedere il Medioriente”. Criticato anche il titolo italiano. Come sostiene lo storico Franco Cardini, d o ce n te d i St o ri a med i e va l e all’Università di Firenze, sulle pagine del “Venerdì” de “La Repubblica”, che lo intervista, sarebbe molto meglio quello originale “Kingdom of heaven” (“Il regno del cielo”) perché il termine crociata non entra nel linguaggio prima del Quattrocento : nel XII secolo, sottolinea, erano alle crociate ma non lo sapevano. Per quanto riguarda le ambientazioni ed i costumi, Scott si è basato, come ha ammesso lui stesso, sulle illustra- LOCANDINA LE CROCIATE ( USA/Spagna 2005 ) Regia :Ridley Scott Sceneggiatura : William Monaham Fotografia : John Mathieson Musiche : Harry Gregson-Williams Interpreti : Orlando Bloom (Baliano), Liam Neeson (Goffredo d’Ibelian), Eva Green ( Sibilla ), Edward Norton (Baldovino), Jeremy Irons (Tiberias) dal chiedere a Saladino, mentre si allontana verso le sue truppe vittoriose : “Cos’è, per te, Gerusalemme” ? Quello risponde :“Nulla”. Poi fa due passi, si gira, sorride, stringe i pugni e si corregge :”Tutto”. Barbara Civinini Un primo piano di Baliano durante l’assedio re le vite di migliaia di innocenti, e in cui un eroe musulmano (Saladino) attacca i cristiani solo quando è provocato dall’insensata crudeltà di alcuni di loro”. Sicuramente “Le crociate” passerà alla storia per essere il primo film hollywoodiano post 11 settembre a fornire un’immagine non offensiva, ma anzi complessa e conciliante di un leader islamico, qui nientedimeno che il sultano Saladino, conviene anche Fabio Ferzetti sulle pagine de “Il Mes- zioni ottocentesche di Gustave Dorè e sugli affreschi delle sale che Napoleone III dedicò alle crociate a Versailles, spiega al cronista Cardini, imprimendogli, quindi, a suo dire, una visione colonialista e orientaleggiante. Certo un film di tutto rispetto che piacerà a quanti pensano che la convivenza pacifica fra cristiani e musulmani non sia una realtà impossibile. Baliano prima di allontanarsi per lasciare nelle mani del nemico saraceno la città assediata non può trattenersi LA TRAMA In primo piano il destino di un giovane fabbro francese che, ordinato cavaliere, del tutto inaspettatamente, dal nobile padre ritrovato, sposa la causa del Santo Sepolcro e finisce col difendere, con onore ,Gerusalemme, assediata dalle truppe saracene del sultano Saladino nel XII secolo d.C. Pag. 14 VISITARE LA POSTA VECCHIA CON IL GATC L a Posta Vecchia come possiamo ammirarla oggi, è una costruzione seicentesca - come è ritratta in un dipinto del Vanvitelli del XVIII secolo visibile all’interno - voluta dagli Odescalchi e destinata, nel corso del tempo, a funzioni doganali, di albergo, ristoro e stazione di posta pontificia. Nel 1850 veniva ricordata dal viaggiatore romantico Georges Dennis, come un luogo confortevole ed accogliente. Venne distrutta nel 1918 da un incendio e rimase quasi del tutto abbandonata sino alla sua ristrutturazione voluta negli anni ’60 da Paul Getty. Dal 1990, la società svizzera che ne è attualmente proprietaria, ha deciso di restituirla alle antiche funzioni di albergo, molto esclusivo, entrando a far parte dell’Associazione Relais & Chateaux. Quando Paul Getty nei primi anni ’60, si accingeva a ristrutturare l’edificio della Posta Vecchia, non avrebbe mai immaginato quali implicazioni storiche ed artistiche sarebbero scaturite da quell’idea. Infatti, con la scoperta dei preziosi reperti archeologici rinvenuti nel piano interrato e nelle zone immediatamente adiacenti al fabbricato, l’intero progetto assunse, riteniamo, un nuovo obiettivo ed è grazie a ciò che possiamo fruire di questa realtà. La Posta Vecchia sorge sui resti di una grande villa marittima romana, possedimento imperiale, costruita nelle immediate vicinanze dell’antica città, etrusca prima e poi romana, di Alsium. La città di Alsium, di mitica fondazione pelasgica, secon- Particolare di un quadro di G. Vanvitelli do Dionigi di Alicarnasso, è collocata da Plinio il Vecchio e da Strabone tra Ostia e Pyrgi. Colonia romana dal 247 a.C. era una città con impianto urbano, esisteva un senato, sacerdoti di CORSO DI CERAMICA ANTICA Si è svolto al Castello di Santa Severa il secondo corso di ceramica antica organizzato e condotto dal socio Fabio Papi. Il corso si è basato sui metodi di lavorazione dell' argilla nella preistoria con particolare riferimento all'età' del bronzo e del ferro. Agli iscritti è stata data l'opportunità di partecipare attivamente ad un'esperienza di archeologia sperimentale indagando sulle problematiche che si riscontrano nella fabbricazione di utensili in ceramica, con i metodi, i modi, e le situazioni del passato. Dalla raccolta in cava naturale dell'argilla, alle tecniche di forgiatura vascolare, alla cottura in forno preistorico, alla sperimentazione finale delle forme costruite; il tutto per valutare la reale funzionalità degli oggetti e quindi il loro uso nella cottura quotidiana dei cibi di più di tremila anni fa. culto, associazioni giovanili, con annesso l’importante porto. Nel medioevo la villa viene quasi completamente abbandonata e la vita si svolge essenzialmente nel castello di Palo. Gli scavi e i restauri iniziati per opera della Sovrintendenza nei primi anni ’60, sono proseguiti fino al 1970. Immediatamente sotto l’intera area della costruzione seicentesca, accessibile tramite una scala interna, è possibile ammirare i resti di una villa romana, con murature che datano dal I sec. a.C. al II sec. d.C., con pavimenti in mosaico policromo, con ricche decorazioni geometriche e floreali di epoca tardo antica. Il piccolo “antiquarium” realizzato nella vasta cantina con l’esposizione di numerosi reperti rinvenuti nel corso degli scavi degli anni ’60, ospita una grande quantità di marmi e materiali ceramici posti a ridosso delle pareti; numerosissimi frammenti di anfore e ceramica comune. Tutto ciò costituisce, insieme ai pavimenti musivi, una interessantissima attrattiva ed un esempio unico per l’intera costa a nord di Roma. Come ogni anno è possibile visitare i resti archeologici con le visite guidate che il GATC effettua tutti i martedì alle ore 16,00 e con prenotazione al numero telefonico 3492800936. VISITA NOTTURNA AL BORGO DI CERI In occasione dell’iniziativa "Passeggiate della sera", si è svolta 1'8 luglio alle ore 21,30, la visita notturna del borgo medioevale di Ceri. La passeggiata si è rivelata alquanto soddisfacente sia per la stupenda scenografia del borgo, (per l’occasione appositamente illuminato da torce), sia per la particolarità dell'ora notturna, che ha contribuito a creare un'atmosfera mistica e suggestiva. Un gelato e una piacevole conversazione ha concluso la serata. L’ATTIVITA’ DEL SETTORE RICOGNIZIONE Si è conclusa per la consueta pausa estiva, la campagna di ricerca sul territorio, da parte del Settore Ricognizione del GATC. Le zone interessate alla ricerca di quest’anno, sono stati i monti Ceriti e una parte dei monti Tolfetani, in mezzo a boschi ed animali, li dove la natura è ancora incontaminata.Tra i ritrovamenti, da segnalare, l'individuazione di un antico abitato riferibile alla necropoli etrusca dell'Acqua Tosta risalente al VI secolo a.C. Continua, inoltre, lo studio dell'abitato medievale di Luterno. Iniziati i rilievi delle strutture dell'antica chiesa di S.Giovanni in zona Tragliata. L’attività del settore riprenderà nel mese di ottobre. Pag.15 Grande successo delle conferenze del GATC DAGLI SCHERZI DI LEONARDO AL BUSINESS DELL’ESTINTO ETRUSCO T utto esaurito per il ciclo estivo di conferenze di divulgazione archeologica organizzato dal Museo Civico di Santa Marinella con la preziosa collaborazione della società Archeodromo Srl e, soprattutto, del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite (GATC). L’iniziativa, che si concluderà alla fine del mese, è patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Santa Marinella e si è avvalsa di contributi autorevoli, da quello del Dr. Giuseppe Fort, dell’Università Popolare di Roma, a quello del Prof. Andrea Zifferero, dell’Università degli Studi di Siena, da quello della D.ssa Barbara Davidde, dell’Istituto Centrale di Restauro a quello del Prof. Roberto Petriaggi, dell’Università di Roma TRE. Particolare interesse è stato suscitato dal Dr. Mauro La Porta, Psicologo, studioso di religioni antiche e appassionato di alchimia, con la sua conferenza dedicata ai molti misteri che avvolgono, ancora oggi, le bellissime opere pittoriche di Leonardo Da Vinci. I molti interrogativi che ruotano attorno ai dipinti più belli di Leonardo, come “L’Annunciazione” (1478 Uffizi di Firenze), “L’Adorazione dei magi” (1481 - Uffizi di Firenze), le due versioni de “La Vergine delle Rocce” - la prima stesura (1483) è custodita al Louvre di Parigi, mentre la seconda (1507) alla National Gallery di Londra - e la celeberrima “Ultima Cena” (1495-97 - Milano, refettorio di S.Maria delle Grazie), sono stati affrontati con disinvoltura e passione da La Porta, tanto che il pubblico lo ha letteralmente bersagliato di domande. La conferenza, naturalmente, si è conclusa con l’impegno di un prossimo e più approfondito incontro sui misteri di Leonardo. Altro successo quello di “Geroglificando”, conferenza dedicata alla lettura dei geroglifici. L’incontro, tenuto dal Dr. Alessandro Magrini, figlio d’arte e studioso di filologia antica, è andato a ritroso nel tempo partendo dalla scoperta della famosa “Stele di Rosetta”, ripercorrendo tutte le difficili tappe nella decifrazione dei segni geroglifici. Il direttore del Museo Civico di Santa Marinella, Dr. Flavio Enei, e presidente del GATC, invece, ha stupito con un fuori programma dedicato al culto dei morti nella civiltà etrusca con le sue varie modalità di inumazione, dalle prime sepolture a fossa, o con urna cineraria, a quelle successive fatte a camera, accompagnato da una serie di splendide diapositive dei molti ritrovamenti della zona, da Cerveteri a Vulci. Una conferenza che ha offerto uno spaccato della società etrusca con i suoi costumi, la sua cultura, le sue credenze e le molte superstizioni, aprendo una porta sul culto della morte, intesa anche presso questa antichissima e civilissima popolazione soltanto come un momento di passaggio. Per il mese di settembre sono in programmazione altri cinque appuntamenti di tutto rispetto. Fra i temi di maggiore richiamo le esplorazioni oceaniche prima di Colombo, la Gallia mediterranea e la musica del mondo greco e romano con i suoi strumenti. L’appuntamento è al Castello di Santa Severa, sotto le stelle, nel piazzale delle Barozze, come sempre alle ore 21. L’ingresso è gratuito. Il Commendatore Monsignor BernerCATTURATI DUE LUPI AL dino Casali percepiva scudi 100 al meCONFINE CON SANTA DAGLI SCHERZI DI LEONARDO se. SEVERA ERA IL 1710 ! Lo stesso anno, il 5 maggio, vengono AL BUSINESS DELL’ESTINTO ETRUSCO Dal Registro dei mandati per l’anno 1710 dell’Ospedale S. Spirito, presso l’Archivio di Stato di Roma: 9 marzo – al n. 165 “A Domenico Aquilani luparo scudi uno moneta per sua ricognizione di haver preso dui Lupi nei confini di S. Severa come per Boll.no del Blasi castellano della Manziana firmato dal Sig.r M.ro di casa, con ricevuta data a tenuta di S. Severa”. Nello stesso mese i salariati della tenuta di S. Severa erano pagati, dal castellano Paolo Giorgi, come segue: Cappellano scudi 2 Dispensiere “ 2,50 Bombardiere “ 2,50 Cannoniere “ 2,50 Guardiano “ 1,50 Fattore “ 4 Fattoretto “ 2 Cavallaio “ 1,50 Buttero “ 1,50 Bifolco “ 1,50 pagati scudi 6 moneta a Giovanni Battista Grande, luparo, per aver ammazzato dodici lupi nella tenuta di Castel di Guido. Ed ancora il 18 maggio. “Sei scudi moneta a Tommaso Mariotti luparo per aver ammazzato 6 lupi, 5 femmine e 1 maschio nel corso dell’inverno nei confini del territorio della Manziana”. Era l’anno 1710! Franca Gentile Fantasmi di mare Angela Catalini Edizioni Ennepilibri Collana npl - L'alba pp.58 - Euro 11,50 In questi giorni, è apparso sugli scaffali delle maggiori librerie di Ladispoli, un volume scritto e premiato al concorso letterario, edizione 2004, indetto dalla casa editrice Ennepilibri. Il libro di una nostra concittadina, Angela Catalini, tra il romanzo storico e fantastico, parla di questa nostra meravigliosa terra cerite, quella soprattutto bagnata dal mare, in un arco di tempo che parte dal IV secolo a.C. e si snoda fino ai giorni nostri. GRUPPO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO CERITE “UOMINI, COSE, E PAESAGGI DEL MONDO ANTICO” Quarto ciclo di conferenze di divulgazione scientifica Castello di Santa Severa, luglio-settembre 2005 VENERDI’ 8 LUGLIO “I tumuli come indicatori di potere dall’Egeo all’Etruria” Prof. Alessandro Naso (Università degli Studi del Molise) VENERDI’ 15 LUGLIO “Tesori sommersi: introduzione all’archeologia subacquea” Dr. Giuseppe Fort (Università Popolare di Roma) GIOVEDI’ 21 LUGLIO “Roma, Vicus Caprarius: un quartiere di età imperiale a Fontana di Trevi” Dr. Antonio Insalaco (Ufficio Musei Regione Lazio) LUNEDI’ 25 LUGLIO “Roma ed i suoi re alla luce delle più recenti scoperte archeologiche” Prof. Paolo Carafa (Università degli Studi della Calabria) MARTEDI’ 26 LUGLIO “Leonardo Da Vinci e i suoi scherzi segreti” Dr. Mauro La Porta (Psicologo, studioso di alchimia e religioni antiche) LUNEDI’ 1 AGOSTO “Geroglificando; la Stele di Rosetta e la riscoperta dei geroglifici” Alessandro Magrini (Studioso di filologia antica) SABATO 3 SETTEMBRE “Gli antichi ai confini del mondo: le esplorazioni oceaniche prima di Colombo” Dr. Flavio Enei (Museo Civico di Santa Marinella) MERCOLEDI’ 3 AGOSTO “I Fenici sul mare. La colonizzazione fenicia del Mediterraneo” Dr. Stefano Giorgi (Centro Studi Marittimi Museo Civico S. Marinella) VENERDI’ 9 SETTEMBRE “Gli Etruschi in Liguria e sulle coste della Gallia mediterranea” Prof. Giovanni Colonna (Università degli Studi di Roma La Sapienza) VENERDI’ 12 AGOSTO Conferenza concerto del Gruppo Musicale “Tusciae Cantores” “La musica medievale dal sacro al profano: un percorso europeo” SABATO 17 SETTEMBRE Vinum: un progetto per il riconoscimento della vite etrusca nella Toscana e nel Lazio settentrionale. Professori Andrea Ciacci, Attilio Scienza e Andrea Zifferero (Università degli Studi di Milano e Siena) SABATO 20 AGOSTO “Il relitto di Ulu Burum: l’ultimo viaggio di un mercante dell’età del bronzo” D.ssa Barbara Davidde (Istituto Centrale per il Restauro) SABATO 27 AGOSTO “La marina militare romana” Prof. Roberto Petriaggi (Università di Roma Tre ICR Roma) GIOVEDI’ 22 SETTEMBRE “Le ville romane nel territorio Tuscolano” Dr. Massimiliano Valenti (Museo Civico di Monteporzio Catone) SABATO 24 SETTEMBRE “Musica e strumenti del mondo greco e romano” Dr. Giovanni Cernicchiaro (Musicologo Università di Roma La sapienza Castello di Santa Severa P.le delle Barrozze - ore 21INGRESSO LIBERO Per informazioni: Museo Civico 0766/570209—Gruppo Archeologico Cerite 0766/571727 Fabio e Vittorio L’Isola del Pescatore Via Cartagine, 1 00050 Santa Marinella (RM) Tel. 0766/570145