scarica - Gruppo Archeologico del Territorio Cerite

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scarica - Gruppo Archeologico del Territorio Cerite
AL CASTELLO DI SANTA SEVERA SI INAUGURA IL 10 SETTEMBRE 2005
IL NUOVO “MUSEO DEL MARE E DELLA NAVIGAZIONE ANTICA”
Interno di una nave romana (ricostruzione)
foto M. De Luca
TORNANO ALLA LUCE LE MURA
POLIGONALI DI PYRGI
Il Sommario dell’Aruspice
Editoriale ……………… p. 1
La seconda volta a
Santa Marinella…..…….
3
Filosofia del restauro……
5
La donna nella preistoria..
6
I marmi in epoca romana..
7
Il nuovo Museo della
Navigazione…………….. 8
Una pompa di sentina romana 9
Ricostruzione di una stiva
di una nave romana……… 10
Santa Marina…………….. 11
Le Crociate………………. 12
L’araldo cerite……………. 14
S
ono ormai prossimi alla
conclusione i lavori di
recupero e valorizzazione delle antiche mura poligonali della città romana di Pyrgi,
risalenti alla prima metà del III
secolo a.C.
Il primo intervento ha riguardato il lato nord ovest della città
fortezza con i resti della Porta
Castronovana, aperta nelle mu-
ra in direzione dell’odierna cittadina di Santa Severa.
Il possente circuito murario,
ripulito per la prima volta dopo
anni di abbandono dai volontari
del Gruppo Archeologico, nel
1993, e mantenuto nel tempo
dagli operatori museali della
Società Archeodromo, è stato
finalmente interessato da un
sostanziale intervento di recupero e valorizzazione voluto
dal Comune di Santa Marinella
nell’ambito del grande progetto
comprensoriale denominato
“Sistema Cerite-TolfetanoBraccianese”, finanziato dalla
Pag. 2
Il fontanile del 1791 restaurato - foto S. Vagelli
Regione Lazio. I lavori del primo lotto, curati dalla ditta Euro
Elettra per un costo di circa
centomila euro, hanno portato
alla bonifica del palmeto e del
percorso, alla messa in opera di
un impianto d’illuminazione
che consente ora la visita notturna di circa duecentocinquanta metri di passeggiata lungo
l’imponente muratura in grandi
blocchi poligonali, per un tratto
conservata per oltre cinque metri di altezza. Panchine in travertino, cestini e pannelli didattici arredano il percorso costituendo una piacevole occasione
di informazione sulla storia e
l’archeologica dell’antica Pyrgi.
Il progetto di recupero, ideato e
coordinato dal direttore del Museo Civico Dr. Flavio Enei, redatto dall’Architetto Florence
Granozio - è stato eseguito in
collaborazione con la D.ssa Rita
Cosentino della Soprintendenza
Archeologica e con l’attenta supervisione dell’Assessore comunale ai Grandi Progetti, Fabio Quartieri. L’Assessore
Quartieri, insieme ad Enei, ha
promosso anche il recupero del
fontanile monumentale risalente
al XVIII secolo, tempo addietro
gravemente danneggiato da ladri di pezzi architettonici.
L’Assessore Quartieri è entusiasta dei risultati, perché - grazie
alla generosa sponsorizzazione
ottenuta dalla Società Giacchieri, organizzatrice del ricco calendario di spettacoli estivi nel
Castello di Santa Severa - è riuscito in breve tempo (a spese
zero per il Comune) a rimettere
in funzione un monumento simbolo del Castello, da decenni
abbandonato all’incuria ed al
degrado.
Il gioiello architettonico, costruito nel 1791 per volontà del
precettore Francesco Degli Albizi, “Per uso degli uomini e
degli animali”, come recita
l’iscrizione lasciata in memoria
dell’opera, è stato restaurato da
Pino Pulitani, valente artigiano
e profondo conoscitore delle
tecniche di costruzione antiche.
Pulitani, secondo le indicazioni
dell’Architetto Giorgio Palandri
della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, è riuscito con
grande perizia a tamponare il
degrado e a rimettere in funzione, l’impianto ricollocando le
numerose lastre in travertino
che erano state rubate alcuni
mesi addietro e subito recuperate dalla Guardia di Finanza grazie alla tempestiva denuncia
sporta dal direttore del Museo
civico.
Ancora pochi giorni di lavoro e
finalmente il Sindaco, On. Pietro Tidei, potrà inaugurare un
nuovo interessante itinerario di
visita, unico nel suo genere in
Etruria. Un percorso che permette al visitatore di perimetrare per intero la cinta muraria di
un castrum romano del III secolo a.C., conservata ancora con i
resti delle porte urbane e del loro sistema di difesa. Il percorso,
tramite le visite guidate dagli
operatori del museo, sarà agibile anche di notte, consentendo a
tutti la riscoperta di una storia
millenaria ed emozionante in un
clima di grande suggestione.
Notiziario del Gruppo
Archeologico del Territorio Cerite,
Registrazione presso il Tribunale di
Civitavecchia N. 07/02 del 20/10/2002
Stampato in proprio,
in distribuzione gratuita
Direttore Responsabile:
BARBARA CIVININI
[email protected]
Organizzazione: Claudio Carocci
[email protected]
Sede:
c/o Castello di Santa Severa Segreteria
del Gruppo Cerite tel. 0766/571727
Redazione: Claudio Carocci, Angelo
Ciofi, Valerio Contrafatto, Elisabeth
Fuhrmann, Flavio Enei, Oreste Fusco,
Fabio Papi, Roberto Zoffoli.
Hanno collaborato: Massimo
Dentale, Livio Spinelli, Simona Vagelli
Renato Tiberti
Fotografie: Archivio Gatc,
Archivio Carocci.
La raccolta degli articoli apparsi su
L’Aruspice è disponibile sul sito
Internet www.gatc.it
Per qualsiasi segnalazione inerente la
tutela di beni storici, archeologici e
monumentali del territorio cerite,
per suggerimenti, proposte di
collaborazione al giornale, lettere,
richieste di recensioni di libri o
mostre, scrivete all’indirizzo e-mail
[email protected]
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L’Aruspice intervista il sindaco, On. Pietro Tidei, recentemente eletto dalla cittadinanza con un
ampio margine di voti. Il suo programma rivela, a sorpresa, sensibilità culturale e archeologica.
LA SECONDA VOLTA A SANTA MARINELLA
A
ncora una volta a Santa Marinella. La seconda. Pietro Tidei è già stato vice sindaco e
assessore anziano dal 1987 al 1990.
Nato da una famiglia operaia, ha fatto
molti mestieri, per potersi pagare gli
studi, prima di approdare alla
“professione” politica. Dal 1994 al
2001 è stato anche sindaco della vicina Civitavecchia. Nel suo ambizioso
programma politico rivela, a sorpresa,
una notevole sensibilità culturale e
archeologica. Fra i suoi obiettivi troviamo anche la creazione di un Parco
floro-faunistico-archeologico e termale - che dovrebbe prendere il nome di
Parco degli Etruschi – concepito per la
valorizzazione delle risorse del territorio, con percorsi guidati,
l’utilizzazione di casali rustici per
soggiorni giovanili e corsi dedicati di
formazione. La realizzazione del parco archeologico - leggiamo nel compendio delle attività 2001/2003 - consentirebbe il recupero e la valorizzazione di quattro siti molto importanti :
Tarquinia, Vulci, Cerveteri e Pyrgi,
che rappresentano un patrimonio unico di complessi tombali etruschi, e di
giacimenti archeologici, inseriti in un
contesto più ampio di bellezze monumentali come il Castello dei Normanni a Santa Severa ( ex Pyrgi ), le mura, le torri e le chiese di Tarquinia, il
centro storico di Cerveteri e molte altre bellezze naturali.
Tidei intende
presentare alla Camera di Commercio di Roma anche un progetto
per la realizzazione di una “ Borsa
mediterranea del turismo archeologico”.
Di tutto questo la nostra testata ne ha parlato direttamente con il
sindaco.
D. Quando pensa che si concluderanno i lavori di restauro al Castello di Santa Severa e con quali altri
fondi, oltre a quelli messi a disposizione dalla Provincia di Roma, che
nel 2002 ha finanziato l’operazione
di recupero con ben 12 miliardi delle vecchie lire?
R. Prima di tutto, bisogna fare in fret-
ta, nell’utilizzare i fondi già stanziati,
altrimenti rischiamo di perderli. Inoltre stiamo lavorando con Regione e
Provincia per attivare un piano molto
complesso di iniziative. Alcune le vedremo di seguito.
D. La realizzazione del centro congressi, dei musei e dell’università
del mare viene data per scontata,
ma sarà effettivamente così ? e quali
altre strutture intendete realizzare
all’interno del Castello di Santa Severa ?
R. Stiamo lavorando ad un progetto
di Consorzio tra Università; pensiamo
anche di potere realizzare dei masters
a livello internazionale che coinvolgano i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Stiamo stabilendo dei contat-
Il sindaco Tidei - foto dal sito web
ti con gli enti interessati fra i quali
l’Accademia di Belle Arti di Roma. A
settembre inaugureremo il Museo Civico e stiamo realizzando anche un
gemellaggio con la Tunisia dal titolo
“Etruschi e Fenici sul mare”.
D. La sua giunta ha già in mente
delle iniziative per la conservazione
e il rilancio del patrimonio storicoarcheologico e ambientale del comprensorio, oggi definito
dall’UNESCO patrimonio
dell’umanità ?
R. Le necropoli di Cerveteri e Tarquinia sono state definite dall’UNESCO
patrimonio dell’umanità nella stessa
seduta e non a caso. C’è una linea ideale e culturale che unisce queste due
città. Il dato di fondo è che sono collocate all’estremità di un territorio ricco
di beni archeologici. Il territorio ha
bisogno di essere “riscoperto” nel senso di far emergere tutti quei numerosi
beni ancora quasi nascosti. Da Tarquinia a Civitavecchia, poi, il sito archeologico della Castellina, i resti di
Castrum Novum, peschiere e ville sino
a quella delle Molacce, passando per
Punicum, con i suoi ponti romani, e
via, via sino a Pyrgi, rappresentano
un complesso archeologico unitario
che aspetta di essere riscoperto e valorizzato in modo adeguato. Stiamo
lavorando per unificare la volontà dei
Comuni costieri, ma anche di quelli
montani, da Allumiere sino ad Anguillara, per costruire un progetto territoriale adeguato ed integrato. Il dato
di fondo è che questo progetto va inserito in un programma allargato di
ricostruzione dell’identità del territorio che preveda anche l’attivazione di
nuove istituzioni, come ad esempio la
Provincia di Civitavecchia. Occorre
recuperare, cioè, le diverse volontà
politiche di un progetto economico,
culturale ed ambientale, per una ricostruzione integrata ed armonica del
tessuto territoriale.
D.
Cosa ne pensa del sistema
“Cerite-tolfetano-braccianese”, il
Progetto ideato dal direttore del
Museo Civico di Santa Marinella,
Dr. Flavio Enei, e promosso
dall’Associazione Intercomunale su
iniziativa dell’ex sindaco Achille
Ricci, per rilanciare e rendere fruibili alla cittadinanza i beni storicoCon questo numero l’Aruspice inizia
una serie di interviste ai sindaci dei comuni del Terriorio Cerite. Ai primi cittadini chiederemo i loro programmi per la
tutela e la volorizzazione del patrimonio
storico ed archeologico
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archeologici del territorio cerite ?
R. L’iniziativa è ottima e noi pensiamo di
portarla a compimento
con tempi più veloci
rispetto alla sua ideazione. Anche qui, però,
quel progetto va integrato con una azione
più complessa di valorizzazione dei beni archeologici. Per ciò che
riguarda Santa Marinella stiamo lavorando
al progetto di ricostruzione
dei templi
dell’area sacra; una
ricostruzione che riproduce accuratamente
i templi antichi in trasparenza nei luoghi
reali.
Ricostruiremo
anche un villaggio etrusco arredato
ed animato da botteghe artigiane, integrato con un diving per escursioni subacquee nella Pyrgi sommersa. Lavoreremo persino alla ricostruzione degli
antichi arredi della torre saracena.
D.
Fra i programmi della sua
giunta ci sarà anche il tanto atteso
recupero del vecchio cementificio,
esempio di architettura industriale
liberty, citato persino nei manuali
universitari, che versa in uno scandaloso stato di abbandono ?
R. Quello che abbiamo ereditato è
risanabile ma occorre tanto lavoro e
Il Castello di Santa Severa e l’antico borgo sede del Museo del Mare. - foto A. Marziali
tanta pazienza, perché abbiamo ereditato sfascio ed abbandono. Le serre
Volpi ne sono un esempio, ma li abbiamo potuto agire immediatamente.
Il Cementificio è destinato ad ospitare
un Centro Polivalente dedicato al turismo, alla cultura e al cinema. Questa
struttura non dovrà essere integrata
soltanto nel tessuto sociale della città,
ma dovrà anche essere opportunamente collocata all’interno di un piano urbanistico adeguato su cui io e
l’assessore Dani stiamo lavorando
assiduamente.
PIETRO TIDEI
Nasce ad Allumiere (Roma) il 14 settembre 1946 da una famiglia
operaia. Per pagarsi gli studi ha esercitato molte attività : dalla comparsa cinematografica al supplente nelle scuole medie. Arbitro di
calcio fino al 1971. Ama i cavalli e gli sport equestri. E’ sposato
con Maria Concetta Onori ed ha quattro figli. Si è iscritto all’Albo
degli Avvocati nel 1975. Membro dell’Ufficio legale e, poi, dirigente dell’Enel sino al 2003 - anno in cui si è dimesso - si è occupato
dei rapporti con il Parlamento e delle Commissioni parlamentari,
seguendo gli atti legislativi e ministeriali riguardanti direttamente o
indirettamente l’Enel. Successivamente ha seguito i rapporti con le
Regioni, occupandosi della legislazione regionale in materia energetica.
D. Per concludere, potremo finalmente mettere la parola fine
all’annosa vicenda dell’ecomostro per cui è intervenuta la stessa Procura della Repubblica - all’inizio di
Santa Marinella, in riva al mare,
proprio dove il fondale marino è
particolarmente bello ?
R. Quella cosa lì, farà la fine delle
serre Volpi. Più presto di quanto non
si creda.
B.C.
Pag. 5
Con questo articolo l’Aruspice intende ricordare il compianto associato Sergio Sallusti e il suo valido contributo nell’insegnare ai soci e simpatizzati le complesse tecniche del restauro.
FILOSOFIA DEL RESTAURO
articolo è dedicato al
Q uesto
compianto Sergio Sallusti che
tanta parte ha avuto nella nostra
associazione per l’entusiasmo e
l’impegno profuso nell’insegnare le
tecniche di restauro a noi che rappresentiamo un piccolo gruppo di
appassionati in seno al Gatc e che
spera di continuare la sua opera per
mettere a frutto quanto ci ha con
pazienza insegnato.
Prima di iniziare ad illustrare le tecniche propriamente dette è doveroso
fare delle premesse per spiegare ciò
che si intende per restauro.
Per la quasi totalità delle persone il
restauro è considerato la tecnica che
permette di rimettere un manufatto o
un’opera d’arte nelle sue condizioni
originarie con opportune operazioni di
riparazione, reintegro delle parti ammalorate o mancanti in modo da ripristinare l’originaria bellezza.
Questa definizione può essere soddisfacente per molti e in particolar modo
per gli antiquari. Questi, infatti, devono poter vendere i loro articoli al meglio e quindi i manufatti devono apparire nel miglior modo possibile. Devono essere, il più possibile, integri e
curati in tutte le loro parti. Per fare ciò
si operano integrazioni di parti mancanti che poi vengono mascherate da
pitture o altro, in modo che l’opera
d’arte appaia pressoché integra in ogni
sua parte.
Queste tecniche si svilupparono nel
'500, '600 e '700. In molti casi, su busti di statue furono aggiunte teste e
arti presi da altri ritrovamenti o rifatti
di sana pianta. Vennero fatte ricostruzioni fantastiche (Venere trasformata
in vittoria alata, discobolo in guerriero
caduto, efebo steso su di un materasso
trapuntato, ecc.). Vi sono anche casi
di vasi antichi acromi ridipinti in fase
di restauro e o integrati con altre parti
di vaso che non sono pertinenti (di
due vasi rotti ne è stato fatto uno sano) ecc. Questi rifacimenti eseguiti a
suo tempo da artigiani molto abili sono stati prodotti con tale maestria da
essere anche oggi difficilmente riconoscibili come falsi.
E’ solo in epoca recente che si è sentita la necessità di fare ordine nella materia dando una definizione di restauro
inteso in senso archeologico.
Il restauro, quindi, diventa l’insieme
di operazioni o dei provvedimenti atti
a riportare ogni prodotto artistico o
testimonianza storica in condizione di
corretta leggibilità e funzione, previa
autorizzazione del Ministero dei Beni
Culturali e Ambientali, con opportuni
interventi sulle alterazioni e modifiche
avvenute nel corso del tempo, capaci
di garantirne la conservazione.
Il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento
dell’opera d’arte nella sua consistenza
fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in funzione della sua
testimonianza al futuro. La finalità del
restauro dunque, è quella di mirare al
ristabilimento dell’unità potenziale
dell’opera senza commettere un falso
artistico o storico e senza cancellare
le tracce del tempo sull’opera. Pertanto, si restaura solo la materia
dell’opera d’arte e non l’immagine.
Con questa affermazione viene a cadere il concetto di riportare l’opera
alla originaria bellezza, rifacendo le
parti mancanti o ammalorate, se non
nei casi di certezza delle forme o per
consolidamento dell’opera, ma non
per il solo gusto estetico. Anche in
questi casi l’intervento moderno deve
essere distinguibile da quello originario antico, proprio per darne una lettura storica corretta e non un mascheramento o una interpretazione artistica
di fantasia, come avveniva nei secoli
passati.
Il restauro ha una funzione conservativa dell’oggetto, quindi si devono usare materiali che l’esperienza ha dimostrato adatti allo scopo e che hanno
una caratteristica comune fondamentale, quella di
essere tutti
“reversibili”, cioè ogni consolidante o
adesivo applicato deve poter essere
rimosso sia a distanza di poche ore
che dopo anni. Perciò è importante
che vengano usati questi tipi di materiali o le componenti chimiche consigliate dalla Soprintendenza ai Beni
Archeologici.
(fine prima parte )
Renato Tiberti
Pag. 6
LA DONNA NELLA PREISTORIA
I
l ruolo della donna nella storia non
è un tema solitamente affrontato
dagli studiosi e dagli addetti ai lavori,
soprattutto quando si parla di preistoria, mentre invece apre uno scenario
interessante e poco noto al grande
pubblico. L’archeologia è una scienza
che può raccontarci la storia della donna fin dalle origini dell’umanità, attraverso gli studi antropologici, gli studi
delle prime comunità e l’analisi delle
fonti documentarie del passato; la documentazione archeologica può fornire quindi elementi utili, trascurati dalle
ricerche passate, per comprendere la
posizione dei sessi nelle società antiche.
Fin dall’epoca paleolitica
l’approvvigionamento del cibo era
fatto da entrambi i sessi, gli uomini
contribuivano con la caccia e le donne
con la raccolta. Quest’ultima attività
doveva essere molto importante poic h é l a c o m p o n e n t e ve g e t a l e
nell’alimentazione pesava per almeno
il 50% ed aveva un elevato rendimento rispetto al tempo speso invece per
la caccia. Il contributo della donna alla
sopravvivenza del gruppo doveva perciò essere determinante, in considerazione del fatto che l’orticoltura era
praticata principalmente dalle donne e
la dieta era fondamentalmente a base
vegetale. Le donne fornivano, pertanto, l’apporto alimentare principale e
controllavano le risorse essenziali per
la sopravvivenza della comunità.
La donna ha avuto sicuramente un
ruolo fondamentale non solo nel pas-
Monili: orecchini , bracciali, fibule
saggio dall’economia di raccolta alla
coltivazione ma anche fino allo sviluppo dell’agricoltura intensiva; questo passaggio critico nella storia
dell’umanità coincide però con un radicale mutamento della condizione
femminile nella comunità preistorica.
importante per l’economia di tutte le
epoche antiche e, in alcune popolazioni dell’America Latina e dell’Africa,
anche dei giorni nostri.
Un tema che meriterebbe
un’attenzione particolare è quello delle figure femminili rappresentate nelle
statuette delle Dee Madri o Veneri,
costruite in pietra nel periodo Paleolitico e in argilla in quello Neolitico. Gli
studi hanno dato varie interpretazioni
di queste figure femminili ma la più
Il culto delle
“Veneri” nella
preistoria dislocate nelle varie
parti dell’Europa
L’agricoltura con l’aratro, infatti, era
praticata soprattutto dagli uomini, così
come l’allevamento degli animali, che
dovevano essere difesi dagli attacchi
di altre comunità a scopo di furto.
L’allevamento ha permesso
l’introduzione di prodotti secondari
come latte, formaggi, tessuti, la cui
lavorazione richiedeva molto tempo e
una specializzazione di ruoli ben precisi.
A questi nuovi compiti venne destinata la donna, che perse così il controllo
delle fonti primarie di sostentamento
della comunità. Da questa fase storica,
quindi, che coincide con l’epoca Neolitica, il prestigio dell’uomo cresce
anche per il ruolo militare che svolgeva nella difesa delle risorse della comunità, pascoli, greggi e mandrie.
Ecco che la donna si ritaglia compiti
diversi ma altrettanto importanti
nell’economia e nella società antiche.
Una delle mansioni femminili, considerata una vera e propria rivoluzione,
che dura ormai da millenni, è quello
della filatura e tessitura della lana.
Un’arte che richiede molto tempo e
molta bravura e che riveste un ruolo
diffusa sembra quella che le vede come simbolo di fertilità. Lo stile infatti
è piuttosto uniforme, sono tutte seni
cospicui, fianchi larghi e cosce grosse,
mentre le altre parti del corpo sono
appena abbozzate o addirittura assenti.
Per concludere questo breve approfondimento, le informazioni sulla donna
nella preistoria ci sono pervenute, come abbiamo visto, attraverso testimonianze indirette, tramite lo studio della
struttura sociale ed economica della
civiltà preistorica. Nella preistoria più
recente, soprattutto nelle fasi finali
dell’età del Bronzo, abbiamo invece
numerose testimonianze dirette: un
esempio di testimonianza diretta lo
troviamo nelle sepolture, dove i corredi funerari femminili sono ben distinguibili da quelli maschili, con vesti
più o meno lussuose, ornamenti ed
oggetti di uso quotidiano; riusciamo,
con buona approssimazione e immaginazione, a ricostruire la figura della
donna non solo come pedina della
struttura sociale ma con un’idea di
femminilità più vicina alla nostra.
Simona Vagelli
Pag. 7
I MARMI IN EPOCA ROMANA
L
a diffusione ed il trasporto dei
marmi ornamentali e di altre
pietre da decorazione è uno dei commerci più fiorenti dell’età romana tardo-repubblicana e imperiale.
Non vi è marmo usato nella più remota località dell’impero che non sia presente a Roma. Questa ricerca del marmo colorato, del materiale appariscente per l’ornamento di edifici pubblici e
privati si sviluppò con Roma, ma era
già in uso in epoche precedenti, in
particolare nell’Egitto tolemaico. I
Romani si limitarono a sviluppare su
scala molto più vasta questa consuetudine decorativa già diffusa in epoca
tolemaica, sia nelle tombe, che nelle
abitazioni egizie.
La diffusione dei marmi policromi a
Roma fu rapida, nonostante le critiche
degli assertori dei costumi austeri,
quali Seneca e Plinio.
L’enorme quantità di pietre trasportate
a Roma, e nei centri maggiori
dell’impero, da tutte le parti del mondo conosciuto, presuppone una complessa organizzazione che va dalle
maestranze addette alle cave al trasporto, dai depositi o magazzini di
Ostia e Roma, alla lavorazione e posa
in opera finale dei marmi.
Le tipologie e la provenienza dei marmi antichi ci sono pervenute attraverso la Naturalis Historia di Plinio e la
descrizione di S. Sofia di Costantinopoli fatta da Paolo Semenziario, fun-
zionario dell’imperatore Giustiniano.
In età repubblicana le cave erano tutte
di proprietà privata. Successivamente,
sotto l’impero, le cave più importanti
divennero statali per confisca o per
acquisto.
Tra queste si ricordano quelle di Simitthu, l’attuale Chemtou, in Tunisia,
dalla quale si estraeva il marmo di
Numidia (giallo antico), quelle di Docimio, presso Sinnada, in Turchia, che
davano il marmo Sinnadico o di Frigia
(pavonazzetto), quelle di Teos, presso
Smirne, in Turchia, da cui proveniva il
Luculleo (africano), quelle di Chio da
cui il marmo di Chio (portasanta),
quelle di Caristo in Eubea (Grecia) da
cui il Caristio (cipollino), quelle di
Luni, oggi cave di Carrara, che divennero proprietà imperiale sotto Tiberio,
e, poi, tutte quelle egiziane (porfidi,
graniti) di Assuan, da cui provenivano
vari tipi di marmi pregiati, tra cui il
claudiano, il sieniti,e il basaniti.
La gestione delle cave imperiali avveniva attraverso un procuratore o, in
altri rari casi, era demandata a un conduttore. Oggi potremmo dire che venivano affidate in appalto. La parte operativa veniva condotta da tecnici, ingegneri che stabilivano dove e come
cavare i marmi. Poi vi erano funzionari che organizzavano i trasporti, ispettori che controllavano la qualità del
prodotto e militari che vigilavano sui
cavatori, perché in genere questi ultimi “damnati ad metolla” erano schiavi o condannati per delitti comuni o,
in seguito, per questioni religiose.
Nelle cave i marmi venivano già semilavorati a seconda dell’uso a cui erano destinati e squadrati in modo da
poter calcolare la cubatura e quindi il
peso, ed essere trasportati senza eccessiva difficoltà. Questo valeva anche
per i massi informi ai quali veniva
sempre data una squadratura.
Roma amministrava lo sfruttamento
delle varie cave attraverso la “statio
marmorum”, oggi diremmo il ministero dei marmi, che aveva la funzione di
ricevere e distribuire i marmi che provenivano dalle varie cave. I magazzini
di ricevimento erano immensi e si trovavano a Ostia, al porto di Traiano, e
a Roma, nella zona ora chiamata Mormorata, che prese il nome proprio dai
grandi depositi di marmi.
Dai magazzini si procedeva alla distribuzione: una parte era destinata alla
costruzione o restauro di edifici pubblici, un’altra era per gli edifici imperiali ed infine una terza parte era riservata alla vendita a privati.
Con la decadenza dell’Impero Romano cessò l’importazione di marmi. Si
manifestò un nuovo fenomeno, quello
del riutilizzo dei materiali esistenti per
nuovi edifici, tanto che nel 458 con
l’editto di Maiorano, si proibì lo
smantellamento di edifici antichi per
costruirne nuovi. Nonostante l’editto,
e nonostante l’interessamento di Teodorico, che protesse e restaurò molti
edifici, nei secoli successivi fu Roma
Immagini tratte dalla Mostra “I colori del bianco”tenutasi nei Musei Vaticani tra il 17 novembre 2004 e il 31 gennaio 2005.
Foto di C. Carocci
che divenne la più grande cava di
marmo e di materiali edili da costruzione. Il riutilizzo dei materiali durò
per tutto il medio evo ed il rinascimento insieme all’usanza incivile di
trasformare i marmi, dopo averli frantumati e messi nelle fornaci in
calce.
Renato Tiberti
Pag. 8
IL NUOVO MUSEO DEL MARE
E DELLA NAVIGAZIONE ANTICA
Scienza, educazione
e ricerca “sul mare
e per il mare”
culturali collegati al museo.
L’indubbio successo delle attività didattiche e di formazione rivolte al
mondo della scuola e
dell’associazionismo culturale, curate
gresso dal centro visite del castello, si
sviluppa il percorso espositivo:
Sala I: la sala introduce il visitatore
alla conoscenza dell’archeologia subacquea, alla sua storia, ai metodi ed
dodici anni dalla sua prima istiA
tuzione come Antiquarium Navale il Museo Civico di Santa Mari-
nella si presenta al pubblico in una
veste completamente rinnovata ed
arricchita sul piano degli spazi espositivi, dell’allestimento e dei contenuti. Sette nuove sale ospitano un percorso espositivo e didattico che introduce il visitatore al tema
dell’archeologia subacquea e della
navigazione antica, illustrando diversi
aspetti interessanti della “vita sul mare e per il mare”.
Il museo nasce per la volontà di conservare e valorizzare le testimonianze
archeologiche provenienti dai fondali
della costa cerite con particolare riferimento al porto di Pyrgi. Il taglio
decisamente didattico del percorso
museale permette di avvicinarsi con
semplicità al mondo degli antichi marinai tramite suggestive ricostruzioni
al vero di ambienti e strumentazioni,
frutto del paziente lavoro di ricerca
del Centro Studi Marittimi del museo,
in collaborazione con specialisti italiani delle Università della Tuscia e di
Roma Tre, del DRASSM di Marsiglia
e del Centro CNRS Camille-Jiullian
dell’Università di Aix En Provence.
Il risultato è la creazione di un piccolo ma significativo “Museo del Mare
e della Navigazione Antica” molto
particolare, capace senza dubbio di
stimolare l’interesse e la curiosità
verso il mondo della nautica antica.
Una formula innovativa di gestione
pubblico-privata consente il buon
funzionamento dei servizi didattici e
La nuova sala 2
dalla Società Archeodromo, fino ad
oggi ha permesso l’occupazione di
quattro operatori museali sostanzialmente tramite l’autofinanziamento.
Il museo occupa il piano terreno degli
edifici tardomedievali e rinascimentali siti proprio in corrispondenza
dell’ingresso principale del borgo del
Castello di Santa Severa, in uno scenario di straordinaria bellezza e suggestione. Una struttura completa che
ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo punto di riferimento
scientifico e culturale nel territorio
del litorale nord di Roma. Al primo
piano sono situati gli uffici, la biblioteca, i depositi, il laboratorio di restauro, la sala di riunione, i laboratori
didattici. Al piano terreno, con in-
Sala 1 particolare
alle tecniche della ricerca sottomarina, dalla prospezione allo scavo. In
Sala 1
dimensioni al vero è rappresentato un
cantiere di scavo subacqueo sui resti
di un relitto di nave oneraria romana
carica di anfore e dolia. Le strutture
della nave e il vasellame di bordo affiorante dal fondale illustrano le tecniche costruttive e la vita di bordo.
Un’intera sezione della sala è dedicata alle anfore, “fossili guida”
dell’archeologia subacquea, illustrate
tramite pannelli didattici ed una ricca
tipologia di reperti originali di epoca
romana, databili tra il III secolo a.C.
ed il VI secolo d.C., rinvenuti sui fondali di Pyrgi e dell’antico territorio
cerite, provenienti dall’Italia, dalla
Spagna, dalla Gallia, dall’Egeo e
dell’Africa settentrionale.
Sala II: dedicata al tema dei grandi
viaggi degli antichi sugli oceani, illustra con un grande plastico e pannelli
didattici i principali itinerari esplorativi degli antichi oltre le Colonne
d’Ercole, nell’Oceano Atlantico, nei
lontani mari del nord e dell’estremo
Pag. 9
Sala 3 nel suo nuovo allestimento
oriente. Le fonti scritte ed archeologiche raccontano le avventure di egiziani, fenici, punici, greci ed etruschi ai
confini del loro mondo conosciuto.
Sala III: introduce alla navigazione
arcaica illustrando la vita sul mare di
Etruschi, Fenici e Greci, con riferimenti ai principali relitti individuati
nel Mediterraneo ed alle tecniche costruttive delle imbarcazioni. La sala
ospita un plastico che ricostruisce in
dettaglio il porto di Cartagine, con
modelli di anfore etrusche e puniche,
una vetrina con ceppi di ancore litiche
ed anfore etrusche originali provenienti dal fondale di Pyrgi, una tipologia dei principali tipi di ancore in pietra. Di particolare interesse una prima
raccolta di strumenti di carpenteria
navale ottocenteschi e la collezione di
chiodi navali romani conservati insieme ad una lastra di rivestimento dello
scafo in piombo e campioni di pece
originale.
Sala IV: ospita la documentazione
relativa agli apparati di sentina delle
navi romane con specifico riferimento
alle pompe idrauliche. Vengono illustrate con pannelli didattici e modellini ricostruttivi la pompa a bindolo, la
quadra” in funzione dei venti e delle
correnti. La sala ospita un simulatore
costituito da un modello ridotto di nave con apparato velico funzionante ed
attivabile con l’ausilio di un apposito
ventilatore. L’allestimento comprende
anche un plastico che illustra le possibili andature di entrata ed uscita da un
porto antico, una copia al vero del famoso “Rilievo Torlonia”, una tipologia di anelli da vela originali, provenienti dal fondale del porto di Pyrgi
insieme ad una lucerna in bronzo.
Sala VI: dedicata alle navi romane da
trasporto, ospita una ricca collezione
di ceppi di ancora originali provenienti dai fondali del litorale cerite e dal
porto di Pyrgi. Il modello dell’ancora
lignea di Tarquinia, riproposto nel
mezzo della sala documenta uno dei
più straordinari ritrovamenti di ancore
noria, la coclea archimedea, la pompa
a stantuffo.
Un pezzo di straordinario interesse è
costituito dalla ricostruzione in dimensioni reali di una pompa di sentina del
tipo a bindolo, funzionante, realizzata
secondo le tecniche ed i materiali antichi.
Sala V: una sala è interamente dedicata al tema della navigazione a vela con
specifici approfondimenti sulle manovre e sulle andature delle navi “a vela
Sala 6 particolare. - Le foto
dell’articolo sono di Massimo Di Luca
Per la prima volta ricostruita e rimessa in funzione
dal Laboratorio del Centro Studi Marittimi del Museo
UNA POMPA DI SENTINA ROMANA
DEL TIPO A BINDOLO
L
Sala 4 particolare
antiche ancora conservate per intero.
Di grande qualità ed interesse la ricostruzione, in scala al vero, della stiva
di una nave oneraria del I secolo a.C.,
con carico di anfore e vasellame, effettuata in base alla documentazione
ricavata dallo studio di vari relitti scavati nel Mediterraneo. All’interno, due
marinai sono intenti alla sistemazione
del carico ed al controllo della sentina;
effetti sonori riproducono i rumori
della navigazione sul mare tranquillo
ed in tempesta.
Sala VII: unica sala ad essere situata
al primo piano, illustra le ricerche in
corso sul fondale Pyrgense ed il progetto “Pyrgi Sommersa”, curato dal
Museo Civico in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologica per il
Lazio ed il Gruppo Archeologico del
Territorio Cerite. La sede del Centro
di Studi Marittimi del museo, ospita
materiali provenienti dal porto etrusco, romano e medievale relativi alle
merci trasportate ed alla vita di bordo.
Pannelli didattici documentano le scoperte effettuate e le ricostruzioni degli
antichi paesaggi costieri.
a macchina idraulica, installata a bordo delle navi antiche, serviva ad espellere dallo scafo le acque infiltrate. Pescando nel pozzetto di raccolta sito nel punto più basso
dell’imbarcazione attraverso un sistema di dischetti legati ad una corda,
ruotanti tra una ruota dentata ed una
puleggia di rimando, consentiva lo
svuotamento fuori bordo.
Il prototipo in scala al vero, il modellino e il pannello didattico illustrano
più in dettaglio le caratteristiche costruttive ed il funzionamento della
macchina, capace di espellere 210
litri di acqua al minuto: il peso di una
tonnellata di acqua in soli cinque minuti.
E’ probabile che l’invenzione di tali macchine sia da attribuire alle marinerie fenicio-puniche o greche. In epoca romana questo tipo di pompa conosce uno sviluppo
ed una diffusione straordinaria in tutto il Mediterraneo.
Pag. 10
RICOSTRUZIONE AL VERO DELLA STIVA
DI UNA NAVE ROMANA
L
a ricostruzione consente al visitatore uno sguardo all’interno
della stiva di una nave oneraria romana di medio tonnellaggio. Lo studio
condotto sui principali relitti scavati
nel Mediterraneo ha consentito una
riproposizione molto fedele delle strutture lignee, dei sistemi costruttivi, delle modalità di carico delle anfore e
degli altri prodotti trasportati. In particolare, sono stati utilizzati i risultati
straordinari dello scavo eseguito dai
francesi del DRASSM sul relitto della
nave di Laurons, presso Marsiglia. In
quel caso è stato possibile documentare notevoli parti delle sovrastrutture
della nave, come ad esempio il ponte,
mai ritrovate prima. L’ottima documentazione eseguita dagli scavatori di
Laurons ci ha permesso di riproporre
esattamente la struttura della nave,
ricostruita nelle sue reali dimensioni,
con l’uso delle medesime essenze lignee e secondo le antiche tecniche costruttive.
All’interno della stiva si nota la pompa
di sentina (del tipo a bindolo lasciata
aperta per essere visibile ma in antico
chiusa nel proprio pozzetto di legno),
l’albero della nave infilato nella sua
scassa, i madieri e le ordinate, che insieme alla chiglia e ai paramezzali,
costituiscono la struttura portante dello
scafo. Il paiolato risulta costituito da-
Interno di una nave romana (ricostruzione)
assi alternate, alcune fissate con chiodi, altre mobili per la pulizia della sottostante sentina. In primo piano, in
basso, lo spaccato dello scafo propone
la tecnica di costruzione ad incastri
detta “a mortasa e tenone” (linguette
di legno incastrate in asole corrispon-
denti ricavate nel taglio del fasciame,
il tutto fissato da cavicchi lignei passanti) largamente diffusa nell’antichità
per le costruzioni navali. Ad un primo
strato di fasciame si sovrappone uno
strato di lana e pece con funzione impermeabilizzante e quindi ancora un
secondo strato di fasciame e pece.
L’esterno dello scafo immerso è rivestito in lastre di piombo utili come antivegetativo e stabilizzante
dell’imbarcazione. L’ambientazione
interna è costituita dalle figure di due
marinai intenti al controllo del carico
di anfore e di eventuali infiltrazioni
nella sentina della nave, immaginata in
una situazione di difficoltà in piena
tempesta, a ridosso della costa. Gli
effetti sonori completano la drammaticità della scena: la navigazione tranquilla iniziale è sconvolta dal sopraggiungere del mare cattivo e la nave è
sbattuta dalle onde. Il gubernator, tra
le imprecazioni, impartisce gli ordini
ai marinai per eseguire le manovre atte
a salvare la nave: chiudete le vele e
gettate le ancore!
La ricostruzione effettuata dal Laboratorio del Centro Studi Marittimi del
Museo Civico è direttamente collegata
al vicino plastico raffigurante la nave
nel suo insieme e l’ambiente nel quale
è inserita.
LA SCHEDA
INDIRIZZO: Castello di Santa Severa, 00050 S.Severa (Rm), tel-fax: 0766-570077, 0766-570209,
E mail: [email protected] sitoweb: www.museosantasevera.org
PERSONALE ADDETTO: Il Direttore: Dr. Flavio Enei (Archeologo), Operatori Museali (Archeodromo s.r.l.): D.ssa Cristina Civinini
(Laboratori naturalistici), D.ssa Cecilia Marzi (Laboratorio di affresco), Sig. Ivo Paglioni (Responsabile Laboratori Didattici), Sig. Mario Palmieri (Laboratorio di Archeologia
Navale), Sig.ra Sabrina Poleggi (Centro Visite), D.ssa Alessandra Squaglia (Ufficio Didattico e Biblioteca), Sig.ra Sandy Wiatt (Punto Vendita).
ORARIO DI APERTURA: dal martedì alla domenica, ore 9.00-13.00/15.00-17.00 (inverno); ore 9.00-13.00/18.00-24.00 (luglio-agosto); chiuso il lunedì. Ingresso: a pagamento;
€ 2,50.
MATERIALE ILLUSTRATIVO: dispense e pieghevoli in italiano, inglese, francese e tedesco
VISITE GUIDATE: tutti i giorni ad orari stabiliti e/o a richiesta. Al museo sono agganciati gli itinerari “Pyrgi etrusca e romana” (Museo, Antiquarium Pyrgense, mura poligonali,
cantina della Legnaia) e “il Castello di Santa Severa” (Museo, borgo del Castello, Torre Saracena, Battistero).
SERVIZIO DIDATTICO: A cura degli operatori museali della Soc. Archeodromo r.l.
ATTIVITA’ CULTURALI: organizzazione di convegni, cicli di conferenze, mostre, attività nelle scuole. I programmi per le scuole propongono “Laboratori” della durata di un
giorno, “Visite guidate” di mezza giornata o di un’intera giornata, “Campi scuola” di uno-tre giorni (alloggio e vitto presso strutture ricettive convenzionate di Santa Severa).
IL LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA: attivo durante l’intero anno, consente ai giovani del comprensorio di partecipare a programmi sperimentali d’introduzione
all’archeologia, condotti da operatori specializzati (La ceramica della preistoria, la pittura etrusca, la vita nel castello medievale, lo scavo archeologico stratigrafico, la ricognizione
di superficie, la panificazione nell’antichità ecc.). Il laboratorio è il punto di riferimento del progetto “Adozione di Pyrgi e del Castello di Santa Severa” curato, dal 1995, dalle
scuole del Comune di Santa Marinella.
ATTIVITA’ DI RICERCA: il Museo Civico, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per il Lazio ed il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, sta realizzando,
dal 1999, la carta archeologica dei fondali pyrgensi. Le attività di prospezione subacquea rientrano nel “Progetto Pyrgi Sommersa” destinato alla documentazione e allo studio del
patrimonio storico archeologico sommerso lungo la costa pyrgense e cerite con specifico riferimento all’antico porto di Pyrgi - Santa Severa. Presso il Museo opera il Laboratorio
di Archeologia Navale attivo nello studio e nella ricostruzione di parti di navi e strumentazione antica di navigazione.
BIBLIOTECA: di recente formazione, si sta specializzando sui temi legati alla ricerca archeologica subacquea e alla vita antica sul mare e per il mare. Raccoglie circa 700 testi.
100 videocassette e DVD relativi alla ricerca archeologica, al catalogo dei reperti, alla storia, alla topografia antica e all’archeologia del territorio Cerite-Tolfetano-Braccianese,
alla divulgazione scientifica italiana.
PUBBLICAZIONI: per gli appassionati del mare e dell’archeologia della navigazione presso la biblioteca del Museo civico sono disponibili numerosi testi specializzati.
PUNTO VENDITA: sito presso il Centro Visite, offre ai visitatori le pubblicazioni e i gadgets del museo insieme a pubblicazioni ed oggetti di fabbricazione artigianale inerenti il
territorio e il mondo antico.
VISITATORI 2003: 8.416 - VISITATORI 2004: 8.890
(sono esclusi i visitatori del solo itinerario Pyrgi e il Castello di Santa Severa collegato al museo)
Pag. 11
SANTA MARINA
L’EPONIMA DELLA NOSTRA CITTA’
L
a mia famiglia conta ormai sei
generazioni da quando i primi
coloni - fra i quali mio nonno, Giulio
Candelori - arrivarono a S.Marinella,
all’epoca divisa in frazione di Tolfa e
di Civitavecchia. Stiamo, quindi, per
diventare “santamarinellesi di sette
generazioni”.
Come cittadino di S.Marinella ho
sempre desiderato conoscere la storia
della mia città. In questo mi sono state
di aiuto le ricerche del Dr. Silvio Caratelli, oggi conservate nella sezione
locale della Biblioteca Comunale, grazie alle quali ho trovato puntuale riscontro ai racconti dei miei nonni, testimoni diretti della nostra storia moderna. Ma la storia più antica di questa città neanche loro la conoscevano.
“Perché S.Marinella ha questo nome,
ma festeggia San Giuseppe?” Chiese
una volta mio padre al Dr. Caratelli all’epoca Sindaco del nostro giovane
comune, fondato il 12.10.1949 e nel
cui primo consiglio Comunale fu eletto mio zio Camillo Candelori. Il Dr.
Caratelli ci narrò un racconto meraviglioso di una giovane ragazza del medioriente di nome Marina che, presentandosi in sembianze maschili, fu accolta in un convento di monaci e prese
gli ordini religiosi. Un giorno, però,
Marina fu accusata da una donna menzognera d’averla resa madre, e quindi
venne espulsa dal convento, ma non
rivelò il suo segreto, vivendo di stenti
e allevando il bambino che alla nascita
le fu affidato. Quando morì, i monaci,
al momento della sepoltura, scoprirono il segreto, capirono il sacrificio da
lei subito per l'ignobile calunnia, e la
fecero Santa.
Fin d’allora fui affascinato da questa
storia che potei rileggere quando fu
stampata in un libro di Rodolfo La
Rosa. Su indicazione del Dr. Caratelli
mi recai a Venezia nella Chiesa di S.
Maria Formosa a visitare l’altare di
Santa Marina - Patrona di Venezia
insieme a S.Marco - dove è visibile il
corpo della santa, sovrastato da una
pala del pittore Lattanzio Querena. Il
parroco - saputo che venivo da S.
Marinella - mi fece omaggio di un libro, confermandomi che la santa Marina indicata nel calendario il 18 giu-
gno e il 17 luglio (dies natalis il primo
e il secondo della traslazione da Costantinopoli a Venezia, avvenuta nel
1231) è proprio la stessa che ha dato il
nome alla nostra città intorno all’anno
Mille. Il suo culto fu qui portato da
una comunità di monaci Basiliani.
Nello stesso periodo altri monaci basiliani, con alla testa San Nilo Egumeno, proveniente dalla Magna Grecia,
fondavano l’abbazia di Grottaferrata.
Immagine di Santa Marina a Cipro
Le mie ricerche continuarono in Egitto
dove alcuni amici mi fecero incontrare
un vescovo copto il quale mi diede
ulteriori informazioni su Santa Marina, patrona dei patriarchi maroniti del
Libano. Proseguendo nel mio viaggio
in Palestina e Israele ebbi notizia del
monastero di Qannoubine, in Libano,
sito sulla grotta dove visse Santa Marina, di fronte alla quale, per secoli,
furono sepolti i patriarchi maroniti.
Nonostante l’invito del caro amico
libanese Farkoush il mio viaggio si
fermò a Ramallah per problemi di visto. Grazie a loro ho comunque ottenuto la documentazione che cercavo,
per concludere il mio libro, che comprende gli itinerari della diffusione del
culto di S.Marina e consente di vedere
S.Marinella in una nuova prospettiva
mediterranea, inserita dalla notte dei
tempi, in una ben delineata rotta di
scambi commerciali, culturali e religiosi a partire dalla dea feniciolibanese Astarte di Pyrgi, proseguendo
con la nostra S.Marina del Libano,
fino a giorni nostri con Madre Crocifissa Curcio, anch’essa giunta a S.
Marinella dalla Magna Grecia.
Ci sono, inoltre, profondi legami tra la
nostra S.Marina e San Francesco, nel
contesto di quei santi che furono detti
“folli” o “giullari”.Il libro fra l’altro è
corredato da uno studio iconografico
sui dipinti della santa nelle chiese rupestri, in particolare quelli della gravina di Massafra, nel Salento, nonché
quelli rinvenuti nei resti dell’antico
monastero basiliano di Delianuovo,
unico esempio documentato di sinecismo in Italia.
A corredo di questo articolo anticipo
una pagina del mio libro relativa ad un
manoscritto ritrovato nel 1999 nel
Monastero di Qannoubin, contenente
una Ode a Santa Marina in lingua Garshuni (arabo scritto con caratteri siriaci) e relativa traduzione. Il manoscritto può essere datato a prima del 1823,
perché dopo tale data la lingua Garshuni non fu più usata nel Monastero
di Qannoubin.
Mi auguro che questa mio lavoro su
Santa Marina sia di stimolo ai giovani
ricercatori per approfondire ancora di
più gli studi sugli eventi che diedero
origine alla nostra città. Nel frattempo
sto esaminando molto materiale raccolto in anni passati sulla santità femminile a Santa Marinella,
dall’antichità ai giorni nostri, sperando
anche in questo caso di far luce.
Livio Spinelli
Parte dell’Ode a Santa Marina
Pag. 12
Cinema/ In viaggio con “L’Aruspice” nella storia del cinema alla
scoperta dei grandi kolossal, dal muto ai nostri giorni.
LE CROCIATE
L
1187, ovviamente attraverso il filtro di
un privato che Gian Luigi Rondi, sulle
a storia racconta di Baliano
(Orlando Bloom), maniscalco francese, che improvvisamente, dopo aver
perso la propria famiglia, scopre di
essere figlio di Goffredo d’Ibelian
(Liam Neeson). Il nobile crociato,
rientrato in patria, in Francia, dopo
aver combattuto nel lontano Oriente,
prima di morire, ordina cavaliere il
figlio ritrovato, incaricandolo di difendere il Santo Sepolcro. Il resto, più o
meno, è storia. Baliano arriva a Gerusalemme dove regna il buon re lebbroso, Baldovino IV, (Edward Norton)
con la sorella Sibilla (Eva Green). I
due fratelli cercano di mantenere la
pace nonostante le ambizioni dei
Templari, tra cui lo sposo di Sibilla,
Guido de Lusignan. Quando Baldovino morirà divorato dal male i crociati,
dopo averla fomentata, avranno la loro
guerra, ma saranno sconfitti dal
“feroce” Saladino - nell’ottima interpretazione del siriano Ghassan Massoud - nella battaglia di Hattin. Gerusalemme, difesa con onore da Baliano - innamorato di Sibilla - si arrenderà dopo un duro assedio.
La bella sceneggiatura scritta da William Monaham, si basa sulla rilettura
della vita di alcuni personaggi reali
che parteciparono alle gesta dei cavalieri - a cavallo fra la seconda e la
terza Crociata, intorno al 1184 d.C. incluso Balian di Ibelin, cavaliere che
guidò la difesa di Gerusalemme nel
“Alien” (1979), in cui inizia una profonda trasformazione del genere mettendo una donna al centro dell’azione
(Sigourny Weaver) e “Blade Runner” (1982), liberamente tratto dal romanzo di Philip K. Dick “Il cacciatore
di androidi”.
Secondo il “New York Times”, la pellicola potrebbe diventare un vero
“caso” cinematografico, accendendo
un dibattuto simile a quello registrato
la scorsa stagione da “La passione” di
Un primo piano di Orlando Bloom (Baliano) con la spada sguainata
pagine del “Tempo”, definisce insistito, diluito, quasi costante.
Il kolossal firmato da Ridley Scott che lo ha anche prodotto - è stato girato fra Marocco, Spagna e Francia ed è
costato 150 milioni di dollari.
Due ore e mezza di ottimo cinema, di
battaglie sanguinarie, di effetti speciali curatissimi e di grande immagine
che hanno riportato in prima pagina
l’eclettico regista inglese famoso per
la sua magnifica fantascienza , con dei
film che ormai sono dei classici, come
I crociati cavalcano all’attacco
Mel Gibson, questa volta in chiave
antiaraba anziché antisemita.
Contrario al film Khaled Abu el-Fadl,
docente dell’University of Calfornia
di Los Angeles che lo ha definito offensivo e ha parlato di “ ripetizione
degli steriotipi di Hollywood sugli
arabi e sui musulmani. Credo che questo film - riporta Kataweb Cinema insegni alla gente ad odiare i musulmani : raffigura il musulmano come
idiota, ritardato, retrogrado, incapace
di elaborare concetti complessi. Nel
clima che stiamo vivendo, come può
reagire la gente alle immagini di musulmani che attaccano le chiese, strappano le croci e le irridono ? “.
Ma il parere del reverendo George
Dennis, gesuita insegnante alla Loyola
Marymount University di Los Angeles, riportato sempre da Kataweb Cinema, è profondamente diverso :
“Storicamente ho trovato la sceneggiatura molto accurata - dice - non
penso che da parte cristiana e musulmana possano esserci obiezioni. Non
Pag. 13
ci sono offese a nessuno”.
“Non piacerà a Bendetto XVI, scommettiamo? - domanda ai lettori
‘L’Unità’- anche se è molto imprudente tirare la tonaca del nuovo papa
su ogni questione che lontanamente lo
riguardi. Ma certo con facile battuta,
prosegue Alberto Crespi, dovremo
dire che ‘Le crociate’ di Ridley Scott
è un film ‘relativista’. E che il relativismo è applicato a una questione non
da poco, Gerusalemme”. Anche se
Hollywood entra in scena sulla
“divisione” fra Templari e seguaci di
Baldovino in un crescendo costante
che comincia con lo splendido e fantasmagorico assedio di Gerusalemme, in
parte ispirato ad un vecchissimo film
di Cecil B.De Mille “I crociati” (1935), in particolare all’assedio di
Acri, con la sua spudorata abilità di
ridurre i conflitti ideologici a materiale drammaturgico, ci troviamo di fronte ad un film profondamente laico,
come sostiene Crespi sulle pagine de
“L’Unità”, in cui i cattivi sono i Templari.
“Le crociate - sintetizza Crespi - è un
film in cui un eroe cristiano abbandona volentieri Gerusalemme, per salva-
saggero”.
Del resto lo stesso regista ha subito
preso le distanze dal chiassoso dibattito che gli studiosi islamisti hanno aperto negli USA. Al cronista del
“Corriere della Sera” che gli domanda : Scott inciterebbe all’odio contro
arabi e musulmani ? “Il mio è un film
sul rispetto e sulla tolleranza, risponde. Si può trovare un paragone con la
realtà di oggi, io preferisco non farlo.
Dobbiamo smettere di guadare indietro, afferma, anche perché non abbiamo imparato nulla, basta vedere il
Medioriente”.
Criticato anche il titolo italiano. Come
sostiene lo storico Franco Cardini,
d o ce n te d i St o ri a med i e va l e
all’Università di Firenze, sulle pagine
del “Venerdì” de “La Repubblica”,
che lo intervista, sarebbe molto meglio quello originale “Kingdom of heaven” (“Il regno del cielo”) perché il
termine crociata non entra nel linguaggio prima del Quattrocento : nel
XII secolo, sottolinea, erano alle crociate ma non lo sapevano.
Per quanto riguarda le ambientazioni
ed i costumi, Scott si è basato, come
ha ammesso lui stesso, sulle illustra-
LOCANDINA
LE CROCIATE
( USA/Spagna 2005 )
Regia :Ridley Scott
Sceneggiatura : William Monaham
Fotografia : John Mathieson
Musiche : Harry Gregson-Williams
Interpreti : Orlando Bloom (Baliano),
Liam Neeson (Goffredo d’Ibelian),
Eva Green ( Sibilla ), Edward Norton
(Baldovino), Jeremy Irons (Tiberias)
dal chiedere a Saladino, mentre si allontana verso le sue truppe vittoriose :
“Cos’è, per te, Gerusalemme” ? Quello risponde :“Nulla”. Poi fa due passi,
si gira, sorride, stringe i pugni e si corregge :”Tutto”.
Barbara Civinini
Un primo piano di Baliano durante l’assedio
re le vite di migliaia di innocenti, e in
cui un eroe musulmano (Saladino)
attacca i cristiani solo quando è provocato dall’insensata crudeltà di alcuni
di loro”.
Sicuramente “Le crociate” passerà alla
storia per essere il primo film hollywoodiano post 11 settembre a fornire un’immagine non offensiva, ma
anzi complessa e conciliante di un
leader islamico, qui nientedimeno che
il sultano Saladino, conviene anche
Fabio Ferzetti sulle pagine de “Il Mes-
zioni ottocentesche di Gustave Dorè e
sugli affreschi delle sale che Napoleone III dedicò alle crociate a Versailles,
spiega al cronista Cardini, imprimendogli, quindi, a suo dire, una visione
colonialista e orientaleggiante.
Certo un film di tutto rispetto che piacerà a quanti pensano che la convivenza pacifica fra cristiani e musulmani
non sia una realtà impossibile.
Baliano prima di allontanarsi per lasciare nelle mani del nemico saraceno
la città assediata non può trattenersi
LA TRAMA
In primo piano il destino di un giovane fabbro francese che, ordinato cavaliere, del tutto inaspettatamente, dal
nobile padre ritrovato, sposa la causa
del Santo Sepolcro e finisce col difendere, con onore ,Gerusalemme, assediata dalle truppe saracene del sultano
Saladino nel XII secolo d.C.
Pag. 14
VISITARE LA POSTA VECCHIA CON IL GATC
L
a Posta Vecchia come possiamo
ammirarla oggi, è una costruzione seicentesca - come è ritratta in un
dipinto del Vanvitelli del XVIII secolo visibile all’interno - voluta dagli
Odescalchi e destinata, nel corso del
tempo, a funzioni doganali, di albergo,
ristoro e stazione di posta pontificia.
Nel 1850 veniva ricordata dal viaggiatore romantico Georges Dennis, come
un luogo confortevole ed accogliente.
Venne distrutta nel 1918 da un incendio e rimase quasi del tutto abbandonata sino alla sua ristrutturazione voluta negli anni ’60 da Paul Getty. Dal
1990, la società svizzera che ne è attualmente proprietaria, ha deciso di
restituirla alle antiche funzioni di albergo, molto esclusivo, entrando a far
parte dell’Associazione Relais & Chateaux. Quando Paul Getty nei primi
anni ’60, si accingeva a ristrutturare
l’edificio della Posta Vecchia, non
avrebbe mai immaginato quali implicazioni storiche ed artistiche sarebbero scaturite da quell’idea. Infatti, con
la scoperta dei preziosi reperti archeologici rinvenuti nel piano interrato e
nelle zone immediatamente adiacenti
al fabbricato, l’intero progetto assunse, riteniamo, un nuovo obiettivo ed è
grazie a ciò che possiamo fruire di
questa realtà. La Posta Vecchia sorge
sui resti di una grande villa marittima
romana, possedimento imperiale, costruita nelle immediate vicinanze
dell’antica città, etrusca prima e poi
romana, di Alsium. La città di Alsium,
di mitica fondazione pelasgica, secon-
Particolare di un quadro di G. Vanvitelli
do Dionigi di Alicarnasso, è collocata
da Plinio il Vecchio e da Strabone tra
Ostia e Pyrgi. Colonia romana dal 247
a.C. era una città con impianto urbano, esisteva un senato, sacerdoti di
CORSO DI CERAMICA ANTICA
Si è svolto al Castello di Santa Severa il secondo corso di ceramica antica organizzato e condotto dal socio Fabio Papi.
Il corso si è basato sui metodi di lavorazione
dell' argilla nella preistoria con particolare riferimento all'età' del bronzo e del ferro.
Agli iscritti è stata data l'opportunità di partecipare attivamente ad un'esperienza di archeologia sperimentale indagando sulle problematiche
che si riscontrano nella fabbricazione di utensili
in ceramica, con i metodi, i modi, e le situazioni del passato.
Dalla raccolta in cava naturale dell'argilla, alle
tecniche di forgiatura vascolare, alla cottura in
forno preistorico, alla sperimentazione finale
delle forme costruite; il tutto per valutare la reale funzionalità degli oggetti e quindi il loro uso
nella cottura quotidiana dei cibi di più di tremila anni fa.
culto, associazioni giovanili, con annesso l’importante porto. Nel medioevo la villa viene quasi completamente
abbandonata e la vita si svolge essenzialmente nel castello di Palo. Gli scavi e i restauri iniziati per opera della
Sovrintendenza nei primi anni ’60,
sono proseguiti fino al 1970.
Immediatamente sotto l’intera area
della costruzione seicentesca, accessibile tramite una scala interna, è possibile ammirare i resti di una villa romana, con murature che datano dal I sec.
a.C. al II sec. d.C., con pavimenti in
mosaico policromo, con ricche decorazioni geometriche e floreali di epoca
tardo antica. Il piccolo “antiquarium”
realizzato nella vasta cantina con
l’esposizione di numerosi reperti rinvenuti nel corso degli scavi degli anni
’60, ospita una grande quantità di
marmi e materiali ceramici posti a ridosso delle pareti; numerosissimi
frammenti di anfore e ceramica comune. Tutto ciò costituisce, insieme ai
pavimenti musivi, una interessantissima attrattiva ed un esempio unico per
l’intera costa a nord di Roma.
Come ogni anno è possibile visitare i
resti archeologici con le visite guidate
che il GATC effettua tutti i martedì
alle
ore 16,00 e con prenotazione al numero telefonico 3492800936.
VISITA NOTTURNA AL BORGO DI CERI
In occasione dell’iniziativa "Passeggiate della sera", si è svolta 1'8 luglio
alle ore 21,30, la visita notturna del borgo medioevale di Ceri. La passeggiata si è rivelata alquanto soddisfacente sia per la stupenda scenografia del
borgo, (per l’occasione appositamente illuminato da torce), sia per la particolarità dell'ora notturna, che ha contribuito a creare un'atmosfera mistica e
suggestiva. Un gelato e una piacevole conversazione ha concluso la serata.
L’ATTIVITA’ DEL SETTORE RICOGNIZIONE
Si è conclusa per la consueta pausa estiva, la campagna di ricerca sul territorio, da parte del Settore Ricognizione del GATC.
Le zone interessate alla ricerca di quest’anno, sono stati i monti Ceriti e una
parte dei monti Tolfetani, in mezzo a boschi ed animali, li dove la natura è
ancora incontaminata.Tra i ritrovamenti, da segnalare, l'individuazione di un
antico abitato riferibile alla necropoli etrusca dell'Acqua Tosta risalente al
VI secolo a.C. Continua, inoltre, lo studio dell'abitato medievale di Luterno.
Iniziati i rilievi delle strutture dell'antica chiesa di S.Giovanni in zona Tragliata. L’attività del settore riprenderà nel mese di ottobre.
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Grande successo delle conferenze del GATC
DAGLI SCHERZI DI LEONARDO
AL BUSINESS DELL’ESTINTO ETRUSCO
T
utto esaurito per il ciclo estivo di conferenze di divulgazione archeologica organizzato dal
Museo Civico di Santa Marinella con
la preziosa collaborazione della società Archeodromo Srl e, soprattutto, del
Gruppo Archeologico del Territorio
Cerite (GATC).
L’iniziativa, che si concluderà alla
fine del mese, è patrocinata
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Santa Marinella e si è avvalsa
di contributi autorevoli, da quello del
Dr. Giuseppe Fort, dell’Università
Popolare di Roma, a quello del Prof.
Andrea Zifferero, dell’Università degli Studi di Siena, da quello della
D.ssa Barbara Davidde, dell’Istituto
Centrale di Restauro a quello del Prof.
Roberto Petriaggi, dell’Università di
Roma TRE.
Particolare interesse è stato suscitato
dal Dr. Mauro La Porta, Psicologo,
studioso di religioni antiche e appassionato di alchimia, con la sua conferenza dedicata ai molti misteri che
avvolgono, ancora oggi, le bellissime
opere pittoriche di Leonardo Da Vinci. I molti interrogativi che ruotano
attorno ai dipinti più belli di Leonardo, come “L’Annunciazione” (1478 Uffizi di Firenze), “L’Adorazione dei
magi” (1481 - Uffizi di Firenze), le
due versioni de “La Vergine delle
Rocce” - la prima stesura (1483) è
custodita al Louvre di Parigi, mentre
la seconda (1507) alla National Gallery di Londra - e la celeberrima
“Ultima Cena” (1495-97 - Milano,
refettorio di S.Maria delle Grazie),
sono stati affrontati con disinvoltura e
passione da La Porta, tanto che il pubblico lo ha letteralmente bersagliato di
domande. La conferenza, naturalmente, si è conclusa con l’impegno di un
prossimo e più approfondito incontro
sui misteri di Leonardo.
Altro successo quello di
“Geroglificando”, conferenza dedicata
alla lettura dei geroglifici. L’incontro,
tenuto dal Dr. Alessandro Magrini,
figlio d’arte e studioso di filologia antica, è andato a ritroso nel tempo partendo dalla scoperta della famosa
“Stele di Rosetta”, ripercorrendo tutte
le difficili tappe nella decifrazione dei
segni geroglifici.
Il direttore del Museo Civico di Santa
Marinella, Dr. Flavio Enei, e presidente del GATC, invece, ha stupito con
un fuori programma dedicato al culto
dei morti nella civiltà etrusca con le
sue varie modalità di inumazione, dalle prime sepolture a fossa, o con urna
cineraria, a quelle successive fatte a
camera, accompagnato da una serie di
splendide diapositive dei molti ritrovamenti della zona, da Cerveteri a
Vulci. Una conferenza che ha offerto
uno spaccato della società etrusca con
i suoi costumi, la sua cultura, le sue
credenze e le molte superstizioni, aprendo una porta sul culto della morte,
intesa anche presso questa antichissima e civilissima popolazione soltanto
come un momento di passaggio.
Per il mese di settembre sono in programmazione altri cinque appuntamenti di tutto rispetto. Fra i temi di
maggiore richiamo le esplorazioni oceaniche prima di Colombo, la Gallia
mediterranea e la musica del mondo
greco e romano con i suoi strumenti.
L’appuntamento è al Castello di Santa Severa, sotto le stelle, nel piazzale
delle Barozze, come sempre alle ore
21. L’ingresso è gratuito.
Il Commendatore Monsignor BernerCATTURATI DUE LUPI AL
dino Casali percepiva scudi 100 al meCONFINE
CON SANTA
DAGLI
SCHERZI DI
LEONARDO
se.
SEVERA ERA IL 1710 !
Lo stesso anno, il 5 maggio, vengono
AL BUSINESS DELL’ESTINTO ETRUSCO
Dal Registro dei mandati per l’anno
1710 dell’Ospedale S. Spirito, presso
l’Archivio di Stato di Roma:
9 marzo – al n. 165 “A Domenico Aquilani luparo scudi uno moneta per
sua ricognizione di haver preso dui
Lupi nei confini di S. Severa come per
Boll.no del Blasi castellano della
Manziana firmato dal Sig.r M.ro di
casa, con ricevuta data a tenuta di S.
Severa”.
Nello stesso mese i salariati della tenuta di S. Severa erano pagati, dal castellano Paolo Giorgi, come segue:
Cappellano scudi 2
Dispensiere
“
2,50
Bombardiere
“
2,50
Cannoniere
“
2,50
Guardiano
“
1,50
Fattore
“
4
Fattoretto
“
2
Cavallaio
“
1,50
Buttero
“
1,50
Bifolco
“
1,50
pagati scudi 6 moneta a Giovanni Battista Grande, luparo, per aver ammazzato dodici lupi nella tenuta di Castel
di Guido.
Ed ancora il 18 maggio. “Sei scudi
moneta a Tommaso Mariotti luparo
per aver ammazzato 6 lupi, 5 femmine
e 1 maschio nel corso dell’inverno nei
confini del territorio della Manziana”.
Era l’anno 1710!
Franca Gentile
Fantasmi di mare
Angela Catalini
Edizioni Ennepilibri
Collana npl - L'alba
pp.58 - Euro 11,50
In questi giorni, è apparso sugli scaffali
delle maggiori librerie di Ladispoli, un
volume scritto e premiato al concorso
letterario, edizione 2004, indetto dalla
casa editrice Ennepilibri. Il libro di una
nostra concittadina, Angela Catalini,
tra il romanzo storico e fantastico, parla di questa nostra meravigliosa terra
cerite, quella soprattutto bagnata dal
mare, in un arco di tempo che parte dal
IV secolo a.C. e si snoda fino ai giorni
nostri.
GRUPPO ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO CERITE
“UOMINI,
COSE, E PAESAGGI DEL MONDO ANTICO”
Quarto ciclo di conferenze di divulgazione scientifica
Castello di Santa Severa, luglio-settembre 2005
VENERDI’ 8 LUGLIO
“I tumuli come indicatori di potere
dall’Egeo all’Etruria”
Prof. Alessandro Naso (Università degli Studi
del Molise)
VENERDI’ 15 LUGLIO
“Tesori sommersi: introduzione
all’archeologia subacquea”
Dr. Giuseppe Fort (Università Popolare
di Roma)
GIOVEDI’ 21 LUGLIO
“Roma, Vicus Caprarius: un quartiere di età
imperiale a Fontana di Trevi”
Dr. Antonio Insalaco (Ufficio Musei
Regione Lazio)
LUNEDI’ 25 LUGLIO
“Roma ed i suoi re alla luce delle più recenti
scoperte archeologiche”
Prof. Paolo Carafa (Università degli Studi della
Calabria)
MARTEDI’ 26 LUGLIO
“Leonardo Da Vinci e i suoi scherzi segreti”
Dr. Mauro La Porta (Psicologo, studioso di alchimia e religioni antiche)
LUNEDI’ 1 AGOSTO
“Geroglificando; la Stele di Rosetta e la riscoperta dei geroglifici”
Alessandro Magrini (Studioso di filologia antica)
SABATO 3 SETTEMBRE
“Gli antichi ai confini del mondo: le esplorazioni oceaniche prima di Colombo”
Dr. Flavio Enei (Museo Civico di
Santa Marinella)
MERCOLEDI’ 3 AGOSTO
“I Fenici sul mare. La colonizzazione fenicia
del Mediterraneo”
Dr. Stefano Giorgi (Centro Studi Marittimi Museo Civico S. Marinella)
VENERDI’ 9 SETTEMBRE
“Gli Etruschi in Liguria e sulle coste della
Gallia mediterranea”
Prof. Giovanni Colonna (Università degli Studi di
Roma La Sapienza)
VENERDI’ 12 AGOSTO
Conferenza concerto del Gruppo Musicale
“Tusciae Cantores”
“La musica medievale dal sacro al profano: un
percorso europeo”
SABATO 17 SETTEMBRE
Vinum: un progetto per il riconoscimento della vite etrusca nella Toscana e nel
Lazio settentrionale.
Professori Andrea Ciacci, Attilio Scienza e Andrea Zifferero (Università degli Studi di Milano e
Siena)
SABATO 20 AGOSTO
“Il relitto di Ulu Burum: l’ultimo viaggio di un
mercante dell’età del bronzo”
D.ssa Barbara Davidde (Istituto Centrale per il
Restauro)
SABATO 27 AGOSTO
“La marina militare romana”
Prof. Roberto Petriaggi (Università di
Roma Tre ICR Roma)
GIOVEDI’ 22 SETTEMBRE
“Le ville romane nel territorio Tuscolano”
Dr. Massimiliano Valenti (Museo Civico di Monteporzio Catone)
SABATO 24 SETTEMBRE
“Musica e strumenti del mondo
greco e romano”
Dr. Giovanni Cernicchiaro (Musicologo Università di Roma La sapienza
Castello di Santa Severa P.le delle Barrozze - ore 21INGRESSO LIBERO
Per informazioni: Museo Civico 0766/570209—Gruppo Archeologico Cerite 0766/571727
Fabio e Vittorio
L’Isola del
Pescatore
Via Cartagine, 1
00050 Santa Marinella (RM)
Tel. 0766/570145