Processo verbale n. 1 del 4 febbraio 2016

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Processo verbale n. 1 del 4 febbraio 2016
CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA
X LEGISLATURA
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COMMISSIONE SPECIALE
RAPPORTI TRA LOMBARDIA, CONFEDERAZIONE ELVETICA E PROVINCE AUTONOME
Seduta del 4 febbraio 2016
Processo verbale n. 1
Il giorno 4 febbraio 2016, alle ore 16.00, è convocata presso la sede del Consiglio regionale, a
norma dell’art. 31, primo comma, del regolamento generale, la Commissione speciale rapporti tra
Lombardia, Confederazione elvetica e Province autonome per la trattazione degli argomenti di cui
all’ordine del giorno allegato.
Presiede la seduta il Presidente Antonello FORMENTI.
Assistono alla seduta la dirigente Francesca SANTAMBROGIO, la responsabile della posizione
organizzativa, Cristiana AGLIO e il funzionario verbalizzante Aldo RIGHETTI.
Alle ore 16.10 il Presidente apre la seduta, di cui segue la trascrizione integrale.
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3[o.d.g.]. Incontro, alla presenza dell’Assessore Post Expo e Città Metropolitana,
Francesca Brianza, con il dott. Vieri Ceriani, Consigliere del Ministro per le politiche
fiscali del MEF, in merito all’aggiornamento sull’accordo tra Italia e Svizzera per la
tassazione dei redditi da lavoro frontaliero e un’informativa sulle questioni fiscali e non
fiscali inerenti il territorio di Campione d’Italia e con: ANCI; Presidente delle Province di
Como, Sondrio e Varese; Associazione Comuni confinanti e ASSCO; Associazione
Comuni italiani di frontiera (ACIF); Associazione Unione di Comuni lombardi – Terre di
frontiera; CGIL, CISL, UIL; ACLI italiana e svizzera; UIL frontalieri; SSP/VPOD Ticino;
UNIA e USS; SYNA; OCST; INAS Svizzera.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie a tutti di essere intervenuti. Modifichiamo un attimo la scaletta, perché alcuni
colleghi della Commissione sono impegnati in altre Commissioni, e quindi qualcuno è in
ritardo.
Quindi, per non mancare di rispetto agli ospiti e alle persone che sono intervenute io
procederei subito con l’intervento e l’audizione del dottor Vieri Ceriani, che ringrazio per
la sua presenza e che è già venuto in altre occasioni, ed anche oggi con una richiesta
abbastanza breve nel tempo, nel senso che non ho dovuto attendere molte settimane per
avere la sua disponibilità, quindi per questo lo ringrazio.
Spero di ringraziare tutti i presenti, innanzitutto la mia collega, prima collega e poi
Presidente di Commissione prima di me, oggi Assessore, l’assessore Brianza, per essere
intervenuta qua, anche perché ritengo che la sua delega e la sua anche nomina a
rappresentare Regione Lombardia all’Insubria sia molto importante e che, quindi, dia il
suo contributo a quest’audizione.
Se tutti si sono accreditati non dimenticherò nessuno, se lo dimenticherò − e me ne scuso
in anticipo − eventualmente me lo faccia presente alzando la mano.
Quindi, ringrazio il signor Bertocchi Paolo, che è un Consigliere provinciale, in
rappresentanza del Presidente; il signor Luca Della Bitta, Presidente della Provincia di
Sondrio; il signor Brienza Davide, Vicesindaco del Comune... (qui non c’è scritto il
Comune di appartenenza, quindi non so di che Comune sia...)
(Ndt, intervento fuori microfono)
Presidente Antonello FORMENTI
Ronago. Poi abbiamo il signor Iacomella Omar, Sindaco del Comune di Piuro; il signor
Davide Tarabini, Sindaco di Prata Camportaccio; il signor Lenna presumo Giampaolo,
Segretario della CGIL di Varese; il signor Vaccaro Luca, responsabile coordinamento
frontalieri CGIL Camera del Lavoro di Como; il signor Gazzoli Daniele, Segretario CGIL
Lombardia; il signor Alessandro Tarpini, Segretario generale CGIL Como; il signor
Barbusca Giuseppe, CGIL frontalieri Sondrio; Raimondo Pancrazio, Segretario generale
UIL frontalieri nazionale; il signor Vuolo massimo, delegato associazione frontalieri; il
signor Aureli Sergio, responsabile frontalieri sindacato UNIA; il signor Cameroni Ivan,
responsabile INAS Svizzera; la signora Silvia Camporini, Direttore Como CAF-ACLI; poi
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abbiamo Pietro Vittorio Roncoroni, Presidente Associazione Comuni Italiani di frontiera
con la Svizzera; il signor Delfio... – non riesco a capire la scrittura, mi dovete scusare –
rappresentante frontaliere e la signora Silvana Snaider [Snider], cui ho chiesto di venire,
che conosco da parecchi anni, e che mi ha dato una mano in questa vicenda; abbiamo,
infine, poi Francesco Gini, Vicesindaco Comunità Montana Valchiavenna, Comune Villa
di Chiavenna; sembra, Sebastian Eros, responsabile frontalieri Ticino.
Io direi di non andare più in là di questi ringraziamenti; spero che quest’audizione sia di
utilità per tutti per affrontare questo tema in modo costruttivo, quindi vi invito poi, quando
vi lascerò spazio, a porre delle domande, se ci sono domande da porre, o sottoporre alcune
osservazioni, in modo costruttivo, lasciando, diciamo, da parte tutti quelli che possono
essere i corollari, che, a mio modo di vedere, lasciano il tempo che trovano. Lascerei
subito la parola al dottor Vieri Ceriani.
Dott. Vieri CERIANI
Grazie. Grazie, Presidente. Come lei accennava, non è la prima volta che vengo, credo sia
la quarta, se ricordo bene.
Vedo che molte facce presenti poi sono le stesse, quindi si sta creando una sorta, come
dire, di comunità su questo negoziato e su questa trattativa Italia-Svizzera.
Ovviamente ho accettato con molto piacere, perché ritengo sia assolutamente
fondamentale che sui progressi, o sui regressi, a seconda dei punti di vista, in questo
pacchetto negoziale sia data comunicazione opportuna e che ci sia lo spazio anche per
domande, chiarimenti e discussioni in un contesto che è quello a mio avviso corretto,
perché è un contesto istituzionale con amministratori locali e parti sociali.
E’ la quarta volta che vengo: purtroppo forse vi deludo, nel senso che non ho grandi
novità. C’è una sola novità, che è quello di cui abbiamo discusso le volte precedenti, e che
era contenuto nella cosiddetta ‘road map’, cioè un documento politico che indicava quale
fosse la soluzione che le due parti si impegnavano a ricercare sul negoziato; adesso è stato
tradotto in un testo giuridico e questo testo giuridico è stato – in termine tecnico –
parafato, cioè firmato dai due negoziatori; passerà poi alla firma dei Ministri, e poi andrà
alla ratifica dei Parlamenti.
La Svizzera – come sapete – ha un meccanismo istituzionale piuttosto complesso, la loro
prassi è di non diffondere il testo legale prima del momento della firma − su questo li
abbiamo rispettati − però sia loro sia la controparte svizzera sia noi, ovviamente,
informiamo sui contenuti principali.
I tempi per quanto riguarda la firma sono probabilmente giugno (perché le procedure
svizzere comunque tre-quattro mesi prima dell’okay, diciamo, alla firma al Ministro
competente passa, noi avremo le elezioni amministrative a giugno, quindi, insomma,
andremo verso fine giugno, con i tempi della ratifica), sempre che il percorso sia un
percorso di distensione, perché abbiamo posto alcune condizioni, come Italia, di non
discriminazione, che potrebbero incidere sul percorso che porta alla firma e poi alla
ratifica.
Supponendo che, appunto, a metà anno si possa firmare, poi ci saranno probabilmente un
paio di anni per la ratifica da parte di entrambi i Parlamenti e quindi arriviamo al 2018.
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Quindi, se ci si sbriga − vengo subito a ciò che può interessare sia ai lavoratori frontalieri
sia agli amministratori − il nuovo accordo diventerà effettivamente operativo sul 2019, il
primo anno, direi abbastanza irrealistico che si arrivi prima.
Io prendo 5-10 minuti, non di più, per ricapitolare i punti importanti dell’accordo, poi
lascerei spazio a voi per fare domande e risponderei alle vostre domande integrando quello
che vado a dirvi adesso.
L’accordo oggi è un accordo che contempla solo la figura del frontaliere italiano che
lavora in Svizzera, il nuovo accordo è reciproco, e quindi ci saranno anche i frontalieri
svizzeri che lavorano in Italia.
L’accordo è un accordo che riguarda esclusivamente la fiscalità, non modifica nulla su
quelli che sono gli aspetti giuslavoristici, è evidente: quelli sono regolati dall’accordo
sulla libera circolazione, come recepito nel Trattato Unione europea-Svizzera; vengono
definite le aree di frontiera, che sono i tre Cantoni interessati, Ticino, Vallese e Grigioni, e
le quattro Regioni, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano.
Poi la definizione di “frontaliere” è quella che conosciamo, cioè chi risiede entro 20
chilometri dal confine, cioè in un Comune che ricade entro 20 chilometri dal confine.
Come sapete, oggi il sistema è che vi è la tassazione esclusiva in Svizzera e nessuna
tassazione in Italia: andremo alla tassazione concorrente in Italia e in Svizzera, e
simmetricamente in Svizzera e in Italia.
Oggi la Svizzera preleva sul salario del frontaliere l’IRPEF svizzera, per intenderci, e la
trattiene tutta, al 100%, sul lavoratore, ristorna poi un 40%, o 38,8, che viene trasferito
ogni anno da Berna a Roma e poi viene distribuito sui Comuni frontalieri.
L’accordo prevede che lo Stato in cui il lavoratore lavora – quindi la Svizzera per il
frontaliere italiano, l’Italia per il frontaliere svizzero – preleva le sue imposte, la sua
IRPEF, ma fino al 70%. Quest’imposta sarà un acconto dell’imposta dovuta nell’altro
Stato.
Ci siamo accordati su uno scambio elettronico di informazioni, per cui riceveremo, ci
scambieremo in via automatica, in via informaticamente evoluta le informazioni su quelle
che sono le grandezze rilevanti per l’applicazione dell’imposizione, quindi il salario, i
contributi obbligatori, l’imposta subita, oltre ai dati anagrafici e agli eventuali carichi
familiari che venissero dichiarati. Ovviamente ci sarà un flusso reciproco, i nostri datori di
lavoro su un frontaliere... io parlo sempre del frontaliere svizzero, che sembra una cosa
assurda, perché abbiamo sempre ovviamente 60.000 frontalieri italiani che vanno a
lavorare in Svizzera, però ce ne sono un migliaio, 1.500-2.000 – a seconda dei criteri, poi
vedremo bene –, che dalla Svizzera vengono a lavorare in Italia, e quindi non è un insieme
vuoto il frontaliere svizzero che lavora in Italia; sul piano dei principi ha esattamente la
stessa dignità e va gestito con gli stessi criteri del frontaliere italiano che lavora in
Svizzera.
Quindi, il datore di lavoro italiano farà il suo CUD che noi gireremo alle Autorità fiscali
svizzere, e dalla Svizzera riceveremo informazioni sostanzialmente del certificato di
salario.
Come avverrà la tassazione in Italia? Perché questo interessa i frontalieri. Allora, la
ritenuta in Svizzera sarà più bassa, perché dal 100% si passerà al 70%, per i frontalieri
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dentro la fascia, ovviamente per quelli fuori fascia sarà il 100%.
Cosa accadrà in Italia? Accadrà che in tempo utile per la dichiarazione precompilata,
febbraio-marzo, l’Agenzia delle Entrate riceverà le informazioni dal Fisco svizzero, verrà
predisposta una dichiarazione precompilata mettendo assieme ovviamente le informazioni
sul salario percepito in Svizzera con le informazioni su eventuali altri redditi posseduti in
Italia, nonché su tutte le altre informazioni di cui l’Amministrazione finanziaria,
l’Anagrafe tributaria è in possesso ai fini della precompilata, quindi gli interessi sul mutuo
prima casa, se il frontaliere ha costruito una prima casa in Italia. Dall’anno prossimo (e
quindi in tempo utile per il 2019), insomma, dovremo avere tutte le spese mediche già
automatizzate e informatizzate e incluse nella precompilata.
Come avverrà questa tassazione? Dato il salario lordo in Svizzera, dal salario lordo in
Svizzera verranno innanzitutto detratti i 7.500 euro che spettano a tutti i frontalieri; in
secondo luogo verranno detratti tutti gli oneri sociali obbligatori a carico del lavoratore,
quindi previdenziale, compreso il secondo pilastro, disoccupazione; insomma, tutto quello
che è sintetizzato in una riga, o in due righe, anzi, meglio, del certificato di lavoro.
Su questo reddito verranno applicate le aliquote e gli scaglioni italiani, si calcolerà
l’imposta lorda, dall’imposta lorda si toglieranno gli oneri detraibili, si toglieranno i
carichi familiari, e si toglierà quello che già è stato pagato in Svizzera, che è un credito di
imposta: cioè se pago 1.000... insomma, l’equivalente di 1.000 euro di imposte alla fonte
sul mio salario in Svizzera, quei 1.000 euro vengono sottratti dall’imposta, non
dall’imponibile, dall’imposta in Italia. Questo è il meccanismo.
So che sono girate le ipotesi più fantasiose su quello che può succedere, il meccanismo è
quello che ho detto, così faremo, così l’accordo sostanzialmente prevede, e così prevede
anche in qualche modo la nostra normativa e il rispetto dei principi di equità a cui il nostro
ordinamento fiscale si deve ispirare, che poi sono principi costituzionali.
Detto questo, però – e l’abbiamo sempre detto –, a regime il carico fiscale sul frontaliere
aumenta, il combinato dell’imposta svizzera e dell’imposta italiana porterà a un aggravio
della tassazione, che è sicuramente molto meno di quello che alcune fantasiose stime
hanno paventato, ma che comunque ci sarà. Tant’è vero che abbiamo sempre detto che non
lo possiamo fare, non è nostra intenzione – parlo come Governo – introdurla
immediatamente, è previsto un percorso graduale di adeguamento – che abbiamo sempre
indicato orientativamente in dieci anni – per portare il livello di tassazione da un livello
iniziale, grossomodo equivalente a quello che subisce il frontaliere tassato esclusivamente
in Svizzera, e portarlo gradualmente, nell’arco di dieci anni, a livello di tassazione, che è
quello ordinario alla fine in Italia, di tutti gli altri frontalieri.
Noi abbiamo frontalieri con la Francia, abbiamo frontalieri con San Marino, non è che il
lavoratore frontaliero è solo il lavoratore lombardo, piemontese o della Valle d’Aosta o
del Trentino che va a lavorare in Svizzera, da questo punto di vista abbiamo ovviamente
dei criteri di equità che ci porteranno a determinare un regime di tassazione complessivo,
definitivo in Italia al netto delle imposte già pagate di là, che saranno prelevate dalla
Svizzera, ma poi detratte dalle imposte dovute in Italia, che è equivalente a quello degli
altri frontalieri.
Poi, se avete domande più specifiche, ci possiamo ritornare.
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Mi sembra importante il fatto che abbiamo deciso di comune accordo di prevedere che
l’accordo sia rivedibile ogni cinque anni e che ogni cinque anni ci si incontri per valutare
assieme se sono emerse criticità, difficoltà, problemi tali da indurre ad avviare una
rinegoziazione di alcuni aspetti.
L’idea di fondo – che la controparte svizzera condivide pienamente – è che dobbiamo
costruire un accordo che è una cosa viva: insomma, noi ci troviamo oggi in vigenza di un
accordo fatto nel ’74, sul quale nel corso degli scorsi decenni non abbiamo, in realtà,
attivato un tavolo di confronto costante e questo è un qualcosa che secondo noi – “secondo
noi” intendo non solo noi negoziatori italiani, ma intendo dire noi come negoziatori
italiani e svizzeri – riteniamo debba essere corretto, l’intenzione è quella di giungere
gradualmente a un affievolimento delle tensioni e delle incomprensioni, avviare dialoghi
istituzionali nel continuo.
Campione d’Italia. Abbiamo incluso nell’accordo che si istituirà un Comitato congiunto
per esaminare tutte le problematiche complessive di Campione d’Italia. Come soluzione a
breve termine, da trovare entro l’estate di quest’anno, due possibili soluzioni sul fatto
dell’imposizione in Svizzera con IVA, dazi e accise svizzeri, senza possibilità di rimborso:
o un rimborso forfettario da parte della Svizzera o un contingente limitato di merci
tracciabili in via elettronica.
Ovviamente sono tutte cose che vanno negoziate, vanno viste con attenzione, però già il
fatto che siamo riusciti a trovare un consenso e un accordo su questo stringato paragrafo è
un buon risultato, a mio avviso.
Abbiamo anche, come Italia, come dichiarazione unilaterale, riaffermato l’impegno del
Governo a lavorare al miglioramento delle comunicazioni nelle zone. Al di là del Gottardo
e dei grandi assi ferroviari, che sono poi europei più che italo-svizzeri, abbiamo ribadito
l’impegno a migliorare il traffico, i trasporti nelle zone frontaliere per diminuire, venire
incontro ai problemi di quelle comunità e ai problemi dei frontalieri, e già con la legge di
stabilità sono stati effettivamente stanziati i fondi per intervenire sulle tratte ferroviarie
più importanti.
Ricordo che quest’accordo è stato fatto il 22 dicembre e la finanziaria è stata approvata
qualche giorno dopo.
Mi fermo qui, perché credo che sia più utile rispondere alle domande.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie. Vi invito – in modo da coordinare gli interventi – quando intervenite dite chi siete
e chi rappresentate, in modo tale che si abbia contezza di che cosa stiamo parlando.
Formulo già io una domanda iniziale: non ho sentito – e visto che ci sono presenti tanti
Comuni – parlare dei ristorni.
Dott. Vieri CERIANI
Sui ristorni nell’accordo in quanto tale non c’è nulla, nel senso che i ristorni non ci sono
più a livello di Stati, ma – come abbiamo più volte detto e credo sia la quarta volta che lo
dico qui – è un impegno che il Ministro ha preso a livello di Governo, nella legge di
ratifica, al di là dell’articolo 1 in cui il Parlamento italiano ratifica l’accordo; ci saranno
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due importanti articoli: uno riguarda il trattamento IRPEF dei frontalieri, e spiegherà,
laddove è necessario, quello che ho detto prima e prevederà anche questa deduzione
aggiuntiva a scalare che dal primo anno al decimo anno consentirà una crescita graduale
del carico fiscale; il terzo articolo è la quantificazione dei ristorni.
Qui ci sono due passaggi: uno, la determinazione dell’ammontare dei ristorni. La
determinazione dell’ammontare dei ristorni sarà l’allocazione a un fondo nel bilancio dello
Stato di somme che saranno abbastanza facili da quantificare, perché noi avremo da parte
svizzera l’informazione su tutte le ritenute che vengono fatte sui lavoratori frontalieri
italiani che lavorano in Svizzera.
Allora, se oggi quello che viene ristornato dalla Svizzera è il 40% del 100% delle ritenute,
domani sarà il 40% del complemento al 100 del 70% che ci verserà la Svizzera, cioè è un
banale rapporto.
Conoscendo le ritenute applicate ai lavoratori frontalieri in Svizzera, che sono il 70% di
quello che la Svizzera ha finora prelevato, portiamo dal 70% e lo riproporzioniamo a 100,
prendiamo il 40%, e quello è l’importo che deve essere destinato ai ristorni, ed è una cosa
corretta; è molto meglio di prendere una cifra fissa, tipo 60 milioni, o 70 milioni, perché è
funzionale, è correlata, è la riproduzione come finanziamento del meccanismo che oggi
regola i ristorni dalla Svizzera all’Italia.
In questo modo possiamo tener conto del fatto che il numero dei frontalieri varia, perché
può crescere, ma può anche diminuire e che i livelli retributivi cambiano, perché anche la
composizione cambia.
In questo modo il quantum è sancito. Sancito dove? Nella legge di ratifica.
Allora, la preoccupazione degli amministratori... e questo ce lo siamo già detto, ma non
solo qui, io sono stato a Verbania, sono stato in Piemonte, sono stato ospite di Roncoroni
nel suo Comune, insomma... a Ponte Tresa, insomma, la preoccupazione degli
amministratori è evidente.
Io quello che dico è: vi sentite più sicuri adesso, quando ogni anno c’è nel Parlamento
ticinese qualcuno che presenta una mozione per bloccare i ristorni? Eventualità non
teorica, perché è successa nel 2010-2011.
Certo, se qualcuno dice “ma poi, una volta che la norma è italiana si sa come va, si fanno i
tagli alle spese e poi...”. Allora, già la collocazione nella legge di ratifica di un Trattato
internazionale, pur non essendo una legge, diciamo, necessaria... non è una legge
costituzionale, però sicuramente è una legge con una valenza di tipo superiore;
francamente, meglio di così come negoziatori e come MEF non riusciamo a capire che
cosa possiamo fare di più.
Sui criteri di ripartizione, l’idea è di riprodurre sostanzialmente in prima battuta quelli che
sono in vigore oggi, che è la cosa più semplice, ovviamente fermo restando che questa è
una questione assolutamente di sovranità nazionale, per cui è successo nel tempo che i
criteri di ripartizione siano cambiati, anche in modo difforme da Regione a Regione,
questo... diciamo, però non riguarda la ratifica del Trattato, queste sono cose che possiamo
veramente gestire come elementi di buona amministrazione domestica.
Non so se sono stato abbastanza chiaro.
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Presidente Antonello FORMENTI
Sì. Prima di dare la parola, ringrazio anche il signor Rinaldo Redaelli, in rappresentanza
dell’ANCI Lombardia, che nel frattempo ci ha raggiunto.
Quindi non so chi è che vuole intervenire?
(Ndt, intervento fuori microfono: “Io volevo solo un chiarimento”)
Presidente Antonello FORMENTI
Allora, io direi di fare un gruppo di 5 domande, poi facciamo intervenire il dottor Ceriani
e, se ce ne sono altre, proseguiamo.
Quindi, darei adesso innanzitutto la parola alla collega.
Consigliere Paola MACCHI
Grazie, dottore. Io le devo chiedere scusa, perché sicuramente tutti avranno capito
benissimo l’esempio, quello che ha detto riguardo al 70%, il 40%, eccetera, io le devo
chiedere perdono, ma io invece non ho capito, nel senso, le chiederei, con un esempio
pratico: fatto 1.000 uno stipendio, cioè fatto 1.000 uno stipendio di un frontaliere che
guadagna in Svizzera, vorrei sapere quanto attualmente viene ristornato all’Italia, quanto
verrà ristornato, quanto verrà trattenuto dalla Svizzera. Cioè proprio con un esempio
pratico, semplice.
Dott. Vieri CERIANI
Dunque, supponiamo 1.000 euro, un’aliquota media può essere intorno al 10% – ci
semplifica la vita – sono 100 di imposta prelevata in Svizzera oggi, la Svizzera ristorna
40. Questo per i frontalieri dentro la fascia, quelli dentro i 20 chilometri, chi sta fuori non
ci sono ristorni, subisce la ritenuta di 100. Domani la ritenuta non sarà di 10, ma sarà di 7,
e verrà trattenuta dalla Svizzera.
Fino a oggi, e ancora domani, finché non entra in vigore il Trattato, la Svizzera preleva 10
dal lavoratore e ridà 4 ai Comuni, quindi in realtà la Svizzera, al netto, tiene 6, con
l’accordo andrà a 7, quindi abbiamo fatto una concessione.
Però abbiamo anche chiarito che il moltiplicatore comunale, che loro hanno messo al
massimo, dovrà ritornare a un valore medio, questo sta dentro al Trattato, e quindi prevale
sulla legislazione.
Quindi, alla fine, è lo status quo, c’è un po’ di vantaggio finanziario per la Svizzera ma,
insomma, non è grandissimo.
Cosa succede come ristorni ai Comuni italiani? La Svizzera non preleva più 10, preleva 7,
e non ci dà nulla. Sarà una legge italiana, la legge di ratifica, che istituirà un fondo dal
bilancio dello Stato italiano, che prenderà nota ogni anno del fatto che le informazioni che
ci ha girato la Svizzera ci dicono che ha prelevato 7 sui frontalieri, noi quei 7 li facciamo
diventare 10, e da 10 prendiamo il 40%, e quindi ritorniamo a 4, a quello che era. Questo è
il meccanismo.
Non so se sono stato chiaro stavolta.
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Sig. Raimondo PANCRAZIO
Mi chiamo Pancrazio Raimondo, sono il Segretario della UIL frontalieri nazionale.
I principi sono abbastanza chiari ma volevo fare un esempio pratico, riguardando due
aspetti: la definizione di “frontaliero” e le fasce.
Lei ha detto che nel momento in cui viene approvata questa legge, di ratifica, abbiamo
scritto in quest’accordo che il lavoratore frontaliero fiscalmente parlando è chi abita nella
fascia di confine, e questo signore oggi ha un trattamento che all’inizio è pari a quello di
oggi, diciamo, punto zero 2019 e paga le tasse uguale ad oggi, nel giro di dieci anni
crescerà sulla base della tassazione italiana.
Quindi, ci sarebbe da capire – e lei in parte l’ha detto – come cambierà e i tempi di questa
crescita.
Alla fine del processo non esisterà più fiscalmente il lavoratore frontaliero come chi è
nella fascia di confine, perché non ci sarà più giustamente questa persona, perché tra dieci
anni io, che abito nella fascia di confine, e tu, che non abiti nella fascia di confine,
abbiamo lo stesso trattamento fiscale.
Quindi, la definizione attuale del lavoratore frontaliero... insisto sulla definizione perché,
chiaramente, in una legge la definizione delimita il campo di applicazione dei soggetti,
quindi è fondamentale.
Quindi questa definizione di lavoratore frontaliero fiscalmente scompare nel tempo.
C’è scritto in quest’accordo – come lei ha detto – che abbiamo stabilito quali sono le aree
di confine dei due Paesi, visto che c’è la reciprocità abbiamo messo che ci sono le Regioni
di confine italiane e quelle...
Oggi accadono delle cose di questo genere: un signore che abita a Sondrio e va a lavorare
nel Canton Grigioni ha un trattamento fiscale, visto che è nella fascia di confine non ha il
dovere di dichiarare i suoi redditi in Italia, se va a lavorare nel Canton Ticino non è
considerato frontaliere fiscalmente e deve fare la dichiarazione dei redditi.
La mia domanda prima è questa: 1) i confini sono confini tra Stati, e quindi riteniamo
assurda quest’interpretazione e quest’applicazione che viene fatta attualmente, e sarebbe il
caso venga spiegato domani questa cosa che il confine è quando io vado di là dal mio
Paese, e non perché vado in un posto o nell’altro.
La seconda cosa: sarebbe utile che nella definizione di questo trattamento fiscale, oggi la
franchigia – che lei ha citato come uno degli elementi che decurtiamo dal lordo – è una
cosa provvisoria e precaria, e dico perché. E’ stata introdotta nel 2003, e valeva 8.000
euro, poi è diventata 7.500, poi è diventata 6.700 con Monti, perché c’è era un problema,
adesso è a 7.500, ma soprattutto abbiamo una franchigia oggi più bassa di dodici anni fa,
quindi, se ci deve essere la franchigia, deve essere una cosa che valuta il disagio della
persona, in questo passaggio, dobbiamo indicizzarla, dobbiamo dire come si muove nel
tempo, perché cambia anche la situazione... cioè cambiano i redditi e cambiano le
condizioni.
Volevo che lei ci spiegasse meglio... perché se uno deve sapere il suo trattamento
dovrebbe capire anche: questa franchigia c’è, quant’è e come viene indicizzata, oppure
ogni anno forse ci sarà o non ci sarà? Cioè, come facciamo a stabilizzare questo
trattamento fiscale?
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L’ultima cosa che vorrei chiederle è la questione del punto finale, dove arriviamo tra dieci
anni...
Lei ha detto correttamente che tutti i lavoratori frontalieri... non c’è soltanto la Svizzera,
ma c’è San Marino, Principato di Monaco, eccetera; da questo punto di vista sarebbe
importante definire una condizione giuridica dei frontalieri per tutti, tipo una sorta di
Statuto; il Governo decide di andare verso un allineamento di questa figura con tutti, di
definire meglio il trattamento di queste persone, di cui in questo caso abbiamo discusso in
termini soltanto fiscali, ma bisognerebbe parlarne anche in termini di sicurezza sociale e
di mercato del lavoro, perché le discriminazioni di questi lavoratori, quando vanno di là,
sono anche sia sul campo fiscale sia su questi altri due lati della vicenda, come sicurezza
sociale, per esempio gli ammortizzatori sociali che non sono identici, eccetera. Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Prego.
Sig. Mirko DOLZADELLI
Mirko Dolzadelli, Segretario generale CISL e responsabile nazionale dei frontalieri per la
CISL.
Allora, due considerazioni a integrazione del collega Pancrazio. Il rischio che vedo oggi è
di fare di parti uguali parti disuguali, nel senso che prima ancora dell’accordo noi oggi
abbiamo interpretazioni e regimi diversi che variano da Cantone a Cantone e da Provincia
a Provincia sia per quanto riguarda l’interpretazione sulle fasce, tant’è che la Provincia di
Sondrio viene considerata tutta, a prescindere dai chilometri, mentre sappiamo che c’è una
situazione molto diversa sia per Como, per Varese e anche Lecco, e anche Brescia, e sia
per quanto riguarda la concessione dei permessi, tant’è che anche sui permessi abbiamo
situazioni completamente diverse: il Ticino ha un’applicazione molto rigida sul
frontaliere, quindi permesso G, nei Grigioni e nel Vallese abbiamo una situazione molto,
molto diversa.
Quindi la domanda che pongo è quella che prima ancora di pensare di andare a definire un
nuovo regime di tassazione sia necessario arrivare a un’armonizzazione, anche dal punto
di vista dell’applicazione fiscale, perché anche le interpretazioni che vengono date da un
Ufficio delle Entrate rispetto all’altro sono diverse, sono molto diverse sia per quanto
riguarda, ripeto, l’applicazione delle fasce, sia per quanto riguarda la concessione dei
permessi, sia per quanto riguarda i ristorni del Comune, tant’è che oggi in Ticino c’è
un’applicazione dei ristorni rigida, chiara, trasparente, stessa cosa non possiamo dire dei
Grigioni, tantomeno del Vallese.
Questa è la situazione che c’è oggi
Io spero che, al di là di quello che sarà l’iter, e se gli iter sono questi, pensare di cavarsela
con un passaggio alle Camere al mese di luglio, in periodo pre-feriale e pre-referendario,
io credo che tutti questi elementi, che riguardano decine di migliaia di lavoratori e il
futuro delle comunità locali, perché di questo si sta parlando; perché oltre all’interesse del
lavoratore e delle sue famiglie c’è anche il futuro di queste comunità locali in quanto, se
diventa meno incentivante il lavoro verso la Svizzera, rischiamo di generare un problema
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occupazionale e sull’indotto delle comunità locali di confine; questo, forse, è l’unico
elemento che ci lega tutti, da Varese a Como, a Sondrio, a Verbania Cusio-Ossola, a
Bolzano.
Quindi io credo che nel trattamento di quest’accordo non si guardi solo al gettito, come si
è guardato, sulla voluntary disclosure, ma si tenga presente soprattutto quelli che possono
essere gli effetti per quanto riguarda l’indotto e quindi le decine di imprese che lavorano
su quell’indotto, gli accordi bilaterali, quindi gli scambi di interesse tra le due aree e
soprattutto le ripercussioni che avrà sulle comunità locali. Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Prego.
Dott. Luca DELLA BITTA
Luca Della Bitta, Presidente Provincia di Sondrio.
Io richiamo alcune considerazioni, che abbiamo già anche inviato ufficialmente sia al
Governo sia a Regione Lombardia, anche alla luce del fatto che la Provincia di Sondrio –
come sapete – all’interno della legge Delrio è riconosciuta con una propria specificità, alla
quale segue una competenza anche in materia di rapporti internazionali con i vicini
confinanti svizzeri, quindi pure da questo punto di vista chiederemmo di essere coinvolti
sui i passaggi che si stanno portando avanti.
Tre semplici osservazioni, che sono già emerse sia dall’intervento del dottor Ceriani sia da
chi mi ha preceduto. Chiaramente, il tema delle ricadute in termini di bilancio del singolo
lavoratore frontaliero e della sua famiglia trova piena condivisione anche da parte delle
Istituzioni, che sono molto preoccupate da questo punto di vista, al quale però aggiungono
un ragionamento, diciamo, economico più ampio di un territorio, da un principio molto
semplice: i soldi che restano in tasca a un lavoratore frontaliere sono soldi che poi
vengono spesi sui nostri territori, quindi meno di queste risorse rimangono nei bilanci
personali e familiari e più quel territorio si impoverisce in maniera molto importante,
considerati i numeri del nostro territorio.
Perciò, al di là di un aspetto tecnico, che abbiamo ben sentito illustrare, per quel che è
possibile oggi raccontare, in un accordo di questo tipo è molto importante mettere al
centro anche quelle che sono le ricadute, locali per noi, ma locali per tanti altri, con una
dimensione davvero di carattere anche nazionale.
Il tema dei ristorni è la principale preoccupazione, insieme a quella che ho appena
ricordato, da parte degli amministratori; ristorni che per noi significano risorse
indispensabili per un certo livello di qualità della vita, per una serie di interventi, per una
serie di investimenti sia dei Comuni, che degli altri Enti locali.
Fa piacere sentire l’impegno che queste risorse in futuro ci saranno, fino ad oggi diciamo
che, pur in una complessità, i soldi sono sempre arrivati, per essere molto banali da
amministratori.
Di fronte a un cambiamento di questo tipo, francamente le incertezze sono molte; abbiamo
già avuto in passato molti impegni e rassicurazioni, molto spesso poi l’impegno non si è
tradotto in un risultato concreto.
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Allora io credo che, se in questa fase non è possibile − perché si arriverà, attraverso una
legge nazionale, a definire con quale modalità e quindi a mettere nero su bianco questa
disponibilità − perché non pensare comunque al coinvolgimento degli Enti locali, della
Regione, in documenti ufficiali che impegnino in maniera più stringente in questo senso,
al fatto di mettere a disposizione queste risorse; altrimenti in qualche modo ci si chiede di
fidarci, però le garanzie dal punto di vista del territorio purtroppo non sono quelle che ci
lasciano sereni.
Il terzo tema – cui ha accennato anche il dottor Ceriani – è quello della viabilità, della
mobilità. E’ chiaro che non è strettamente collegato a un accordo di questo tipo, che ha
una prevalenza di carattere finanziario e fiscale, però il tema della viabilità è qualcosa di
veramente importante.
Sarebbe molto opportuno, dal nostro punto di vista, anche per renderci più forti nel gestire
quotidianamente quelle che sono le situazioni critiche, inserire comunque un impegno,
chiederlo anche alla Svizzera da questo punto di vista.
Io porto un esempio su tutti, che è quello di un territorio della Provincia di Sondrio, il
Passo dello Spluga, utilizzato moltissimo dai nostri lavoratori frontalieri, oltre che con una
ricaduta turistica davvero rilevante, Passo che per il versante italiano viene comunque
tenuto libero, sgombro da neve finché è possibile e che in molti casi ha visto la chiusura −
dal nostro punto di vista immotivato − sul versante svizzero, costringendo i nostri
lavoratori a lunghi spostamenti e, soprattutto, chiudendo anche una mobilità turistica che
per noi diventa rilevante.
Quindi, credo che su questi temi si debba continuare nel lavoro, e ringrazio Regione
Lombardia attraverso i lavori della Commissione, magari si potrebbe anche valutare di
proporre una sorta di ufficio anche da un punto di vista operativo a supporto dei territorio,
proprio per gestire in maniera quotidiana i rapporti con gli amministratori, con gli altri
rappresentanti del territorio. Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie, Presidente. Prima di lasciarle la parola faccio fare l’ultimo intervento al collega
Gaffuri, poi lasciamo rispondere al dottor Ceriani.
Consigliere Luca GAFFURI
Sì, ringrazio il dottor Vieri Ceriani sia per la disponibilità, sia per la chiarezza
nell’intervento.
Penso che alcune delle cose che qui ha detto, in qualche modo, se correttamente
interpretate, penso possano anche rassicurare un po’ anche il mondo dei frontalieri che
negli ultimi giorni ha manifestato, legittimamente, rispetto secondo me anche a
informazioni che probabilmente non aveva ricevuto, in particolare quando ha fatto il
passaggio su come verrà calcolata l’imposizione, comunque il fatto della detrazione di
7.500 euro, il fatto degli oneri sociali obbligatori che vengono dedotti, il secondo pilastro
che viene dedotto, la disoccupazione che viene dedotta, la possibilità, finalmente, di poter
beneficiare sia dei carichi familiari, sia degli oneri detraibili, che vuol dire mutui, vuol
dire spese di ristrutturazione, vuol dire spese sanitarie, cioè cose di cui fino adesso
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concretamente i frontalieri non potevano beneficiare.
E, dall’altra parte, la partenza al 2019slitta ancora di un anno rispetto all’ipotesi che
avevamo fatto inizialmente e, comunque si ipotizzano, appunto, i dieci anni per andare poi
a regime.
Porto le scuse del consigliere provinciale Baruffini, della Provincia di Como, che ha avuto
un imprevisto, per cui non può essere presente.
Dico due cose che apparentemente c’entrano poco, ma che in qualche modo sono legate un
po’ a questa vicenda. Una è di questi giorni, è questa nuova iniziativa del Canton Ticino,
per l’ennesima volta, sull’Albo dei padroncini, LIA che rischia di essere un problema
molto importante per tutti i territori di confine, chi lavora oltre confine non sono solo i
frontalieri, ma sono anche gli artigiani e i loro dipendenti.
Negli ultimi anni, ovviamente, c’è stata una crescita significativa di tutti coloro che sono
andati a lavorare oltre confine: l’impressione è che in Canton Ticino abbiano scelto come
arma per rendere difficile, appunto, il lavoro agli artigiani dei territori di confine quello
della burocrazia.
Secondo me come Commissione di sicuro dovremo approfondire questo argomento; ieri ad
esempio c’è già stata una delegazione di tutte le principali associazioni di categoria non
soltanto artigianali, ma le Camere di Commercio, questo riguarda anche l’industria, per
richiamarli, visto che state seguendo i Trattati con la Svizzera, comunque al fatto che non
bisogna complicare la vita alla gente penso che sia importante.
L’altra cosa, che anche questa apparentemente non c’entra niente con questo, ma su cui si
aspetta un chiarimento, è la tassazione del pilastro, nel senso che è stato chiarito in sede di
voluntary, e diciamo che lì è stato fatto un ottimo lavoro che ha portato a una tassazione
fondamentalmente del 5%, però rimangono scoperti gli anni extra voluntary, per cui gli
anni a seguire per la voluntary e anche gli anni da qui di sicuro al 2018, poi con il 2018
bisognerà capire come verrà trattato anche lì il pilastro.
Per cui penso che anche questo aiuti a tenere tranquilli un po’ gli animi nei territori di
confine; è proprio di oggi, una mozione firmata dai Parlamentari del Partito Democratico
che, tra gli altri aspetti, chiede anche un chiarimento rispetto al secondo pilastro.
Presidente Antonello FORMENTI
Dottor Ceriani.
Dott. Vieri CERIANI
Grazie, Presidente. Le questioni sono molte, cerco di procedere un po’ in ordine.
Il primo intervento che ha posto – mi pare fosse Raimondo – la questione delle difformità
di trattamento fiscale tra chi sta in fascia e chi sta fuori fascia e il problema dei 9.500 euro
di franchigia sul frontaliere, quanto è stabile, quanto è affidabile, come cambia, come non
cambia, e poi la questione più generale dello Statuto dei frontalieri.
Ora... e riprendo anche – se mi consentite – uno degli ultimi temi sollevati adesso da
Gaffuri, riguardante i chiarimenti sul secondo pilastro.
E’ chiaro che noi dovremo intervenire in modo da chiarire tutto molto bene ed è chiaro che
dobbiamo arrivare a un trattamento fiscale che è coerente, che tratta allo stesso modo il
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secondo pilastro ai fini dei contributi obbligatori, ai fini poi del trattamento delle
prestazioni, eccetera, così come dobbiamo arrivare a una tassazione dei frontalieri che non
discrimina tra chi sta entro i 20 chilometri e chi sta fuori, questo è evidente.
E’ chiaro che ci sarà una diversa ritenuta alla fonte in Svizzera, chi viene da 20 chilometri
subirà una ritenuta per il 70%, chi viene da più lontano la subirà al 100%.
Però, mentre oggi quella è la tassazione definitiva, quella in Svizzera, domani
quell’imposta è semplicemente un acconto di quello dovuto in Italia.
Quindi, insomma, può darsi che pago 70, può darsi che pago 100, quando andrò a pagare
quello che debbo l’anno dopo, con la precompilata, ci sarà ovviamente un conguaglio.
Chiaro che non è esattamente equivalente dal punto di vista finanziario pagare mese e
mese o pagare qualche mese ad aprile dell’anno successivo, però non ci dovrebbero essere
quelle differenze così marcate che si hanno oggi tra il fuori fascia e dentro fascia, che
subiscono la stessa tassazione in Svizzera, ma poi l’uno è tassato anche in Italia, l’altro
no.
Riguardo ai 9.500 euro del frontaliere, io...
(Ndt, intervento fuori microfono)
Dott. Vieri CERIANI
7.500, scusi. No, no, ho sbagliato, magari...
(Ndt, interventi fuori microfono)
Dott. Vieri CERIANI
Sono stato generoso. Riguardo ai 7.500 della franchigia, è chiaro che il Parlamento
decide... tutti i lavoratori dipendenti hanno una detrazione da lavoro dipendente. Credo
che abbiamo qualche anno di buste paga alle spalle e credo sia cambiata la detrazione con
una frequenza ogni quattro o cinque anni, due anni, tre anni.
Debbo dire che mentre negli anni ’80 c’era una previsione di indicizzazione della struttura
dell’IRPEF all’inflazione, e c’era il drenaggio fiscale, il fiscal drag, adesso non c’è più,
però è vero anche che non abbiamo un’inflazione che è quasi zero, quindi queste sono le
cose tipiche che decide il Parlamento... noi stiamo lavorando su un accordo internazionale,
abbiamo previsto uno schema di ripartizione, dopodiché come si tassa in Italia è un
problema italiano, di sovranità nazionale ed è un problema di come tassiamo la generalità
dei cittadini contribuenti italiani.
L’unica specificità dei frontalieri, di tutti i frontalieri, è che l’ordinamento prevede questa
franchigia di 7.500 euro dall’imponibile per il disagio del frontaliere.
Questo è importante, perché in prospettiva, comunque, il frontaliere, che oggi paga solo in
Svizzera, e che vedrà salire la sua tassazione, anche a regime, nel 2030, quando sarà finito
il periodo transitorio, se cambia datore di lavoro e da un lavoratore svizzero passa a un
datore di lavoro italiano paga più IRPEF, cioè il frontaliere pagherà meno IRPEF di quello
che pagherebbe se lavorasse da un datore di lavoro italiano perché, essendo frontaliere, ha
diritto a questa deduzione di 7.500 euro, di cui non fruisce se lavora in Italia, e questo a
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parità di tutto il resto, a parità di spese sanitarie, spese mediche, mutuo, ristrutturazione
casa, carichi familiari.
Quindi, attenzione, stiamo equiparando il lavoratore frontaliere agli altri contribuenti
italiani, ma nella categoria frontalieri, che è trattato leggermente meglio di com’è trattato
il lavoratore italiano che lavora in Italia.
Questo è da tener presente, perché è una cosa che poi nel calderone sfugge, “stiamo
massacrando i lavoratori frontalieri”, no, andranno a pagare meno, chi va a lavorare a
Lugano pagherà meno di quello che pagherebbe se andasse a lavorare a Como, da dove
viene. C’è poco da fare.
Il discorso dello Statuto dei frontalieri è un discorso importante quello che lei ha fatto, e
che tende ad abbracciare tutte le tematiche, anche quelle del welfare in generale.
Ora, le segnalo che nella road map, noi ci siamo preoccupati di prevedere anche alcuni
percorsi politici di negoziazione con la controparte svizzera nel caso in cui dovesse saltare
l’accordo sulla libera circolazione Italia-Svizzera, quindi c’è tutta una parte che riguarda
proprio quali passi intraprendere nel caso l’accordo saltasse, che è stato oggetto di una
negoziazione attenta e anche non facile, perché è un tema, questo del welfare, che non è
fiscale strettamente, va un poco oltre, però abbiamo trovato un’intesa, perché ci si rende
conto perfettamente che non è solo un problema di fisco, anche se l’oggetto della trattativa
è sostanzialmente il fisco ma, menzionava – credo fosse Tattarella della CISL – problemi
di discriminazioni sulle concessioni dei permessi.
Mi permetto di ricordare che durante quest’ultima fase negoziale sui frontalieri, il
Segretario generale della Farnesina ha convocato l’Ambasciatore a Roma, della Svizzera e
ha chiaramente contestato il casellario giudiziario, ricevendone una risposta
sostanzialmente di concordia con la posizione italiana.
L’Ambasciatore svizzero a Roma, d’accordo ovviamente con le Autorità bernesi, ha
affermato così, perché le Autorità bernesi sono convinte che il casellario giudiziario sia
lesivo del Trattato sulla libera circolazione delle persone e sia una pratica discriminatoria
contraria al Trattato internazionale e alla normativa svizzera.
Quindi su questo c’è un conflitto tra Berna e Bellinzona.
Ma – mi consenta – non è che il Governo italiano l’ha ignorata, questa questione, né che il
Governo italiano si occupa solamente di questioni fiscali.
Il MEF, il Ministero di Economia e Finanza, lavora in stretto contatto con il Ministero
Affari esteri e tra le condizioni di non discriminazione, che sono state chiaramente messe
a verbale per procedere poi verso la ratifica, c’è anche questa. Su questo ci si attende che
ci siano dei passi in avanti da parte svizzera.
Attenzione quando si parla Statuto del frontaliere, perché la materia è regolata da un
accordo fiscale, che è quello che stiamo rivedendo, ma come definizione civilistica e
giuslavoristica di che cos’è un frontaliere in realtà la definizione è quella del Trattato sulla
libera circolazione delle persone, il frontaliere è un lavoratore che lavora in uno Stato, è
residente in un altro Stato, e ritorna tutti i giorni, in linea di principio, o almeno una volta
a settimana al suo domicilio, alla sua residenza, questa è la definizione, e a questa più o
meno ci siamo attenuti, nel senso che lì, in questa definizione, non ci sono fasce
chilometriche, non ci sono limitazioni geografiche; però, questo è un accordo solamente
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fiscale, c’è un problema di ripartizione finanziaria tra due Stati, si può ragionare in questi
modi, fermo restando che poi alla fine il trattamento fiscale, con il nuovo accordo, alla
fine sarà lo stesso, perché sarà tassazione definitiva in Italia.
Il punto importante è capire, di questi Regolamenti europei, che sono corollario alla libera
circolazione delle persone, che cosa vogliamo fare, perché quelli sono in qualche modo
vincolanti dal punto di vista legislativo, perché valgono per 28 Stati membri della UE, più
la Svizzera.
Allora, quando questi Regolamenti comunitari dicono che, ad esempio, ciascuno Stato fa il
prelievo contributivo secondo le proprie regole sull’indennità di disoccupazione, ma poi lo
Stato di residenza eroga in base alle sue regole, salvo che poi lo Stato che ha trattenuto i
contributi rimborsa allo Stato che eroga invece la prestazione, questo diventa un po’ duro
andarlo a modificare con legislazione nazionale, perché non lo possiamo fare, perché
siamo vincolati ai Trattati e ai Regolamenti, quindi... è un discorso interessante, è un
discorso che merita di essere sviluppato, ma è un discorso che deve essere inquadrato in
un contesto più ampio.
Noi abbiamo sempre fatto presente alla controparte svizzera che quest’accordo per noi
funziona nella misura in cui continuerà a funzionare la libera circolazione delle persone,
perché se non c’è la libera circolazione delle persone non c’è una soluzione
eurocompatibile a quel referendum, tutto quest’accordo difficilmente va avanti.
Ci sono dei problemi e dei nodi politici internazionali che... insomma, finora abbiamo dato
per scontato che entra tutto in vigore nel 2018. Non è così.
Altri due punti, e poi sentiamo magari qualche altra domanda.
Poca serenità sul futuro dei ristorni. Bene o male finora i soldi sono arrivati. Sì, salvo
un’interruzione di un anno e mezzo, in cui siamo arrivati abbastanza ai ferri corti con la
Svizzera.
Io ricordo che ogni anno c’è una richiesta in Ticino di sospensione, di non pagamento dei
ristorni, che generalmente viene bocciata, perché è una parte politica che la fa.
Faccio presente che noi abbiamo iniziato questo pacchetto fiscale, così, un po’ arlecchino,
perché ci sono dentro i frontalieri, Campione d’Italia, libera prestazione di servizi
finanziari, ovviamente la voluntary disclosure e lo scambio di informazioni sui capitali
detenuti all’estero.
Quando ho iniziato questo pacchetto, nel 2012, insomma, questa dei frontalieri era una
richiesta sostanzialmente svizzera, su pressione del Canton Ticino che voleva avere più
soldi da una parte e, dall’altro lato, voleva limitare quello che loro chiamano il dumping
salariale, cioè il fatto che il lavoratore italiano accetta dei salari molto più bassi... molto
più bassi, abbastanza più bassi del lavoratore svizzero, anche perché il trattamento fiscale
in Svizzera è più favorevole.
Noi abbiamo prodotto, come MEF – e lo trovate sul sito del MEF –, un documento di
analisi del mercato del lavoro ticinese... del mercato del lavoro dell’Insubria, diciamo, ma
in particolare ticinese, e le ripercussioni sul Trattato, anche sul negoziato, e siamo giunti
alla conclusione che questo dumping salariale esiste, ma è un dumping salariale che
riguarda in primo luogo il salario lordo.
Insomma, molto schematicamente: il tasso di cambio del franco svizzero rispetto all’euro è
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fortemente sopravvalutato, e lo è storicamente; storicamente hanno sempre avuto forti
afflussi di capitale che hanno tenuto alto il cambio.
Se vai a valutare il tasso di cambio ufficiale rispetto alle parità di potere d’acquisto, cioè a
quanto costa acquistare un paniere di beni omogeneo, il franco svizzero è sopravvalutato
di 1,7-1,8.
Ovviamente il salario pure. A parità di mansioni il salario in Svizzera è quasi il doppio. E’
ovvio, il costo della vita è il doppio.
Questo fa sì che per un lavoratore italiano, che risiede in Italia, e il cui costo della vita in
realtà è in euro, ed è ai prezzi italiani, andare a lavorare in Svizzera, ai salari svizzeri,
significa, a parità di altre condizioni, quasi raddoppiare il salario.
In aggiunta a questo c’è il fatto che la tassazione di là è un 15-20 punti percentuali più
bassa.
Però questa differenza di imposizione è di second’ordine, la differenza principale è che il
salario, convertito al tasso ufficiale, è il doppio.
Una volta che noi abbiamo corretto questa discriminazione salariale, nel senso che il
frontaliere grossomodo pagherà su quello che guadagna in Svizzera la stessa imposta che
pagherebbe in Italia, resta il fatto che il salario comunque è molto più alto in Svizzera, e
su questo non c’è niente che possiamo fare, se non, forse, alla fine far deprezzare il tasso
di cambio del franco rispetto all’euro che, chiaramente, non è né nelle facoltà di chi
negozia il Trattato ma neanche, credo, delle banche centrali, perché risponde in ultima
analisi a forze di mercato.
Ho fatto questa digressione per dire che il problema in questo negoziato era di arrivare a
un tipo di tassazione che fosse secondo il criterio della residenza.
Noi abbiamo esaminato tutti i nostri Trattati bilaterali sui frontalieri, abbiamo visto i
Trattati bilaterali della Svizzera con gli altri Paesi confinanti, l’unico che ha la tassazione
esclusiva nel Paese dove si lavora è quello con la Svizzera, ma nel panorama generale
degli accordi sui frontalieri è veramente un’anomalia.
In generale la tassazione o è nel Paese di residenza, oppure è concorrente, però è
definitiva nello Stato di residenza.
Segnalo che comunque noi abbiamo anche dei problemi di equità domestica, che
riguardano non solo il trattamento fiscale di lavoratori che partono già con un salario che a
parità di mansioni è il doppio. Prendiamo l’infermiere che dall’ospedale di Como va a
lavorare all’ospedale di Lugano, il salario è molto più alto, in più le tasse si abbassano.
Non solo questo. Quando poi andiamo a fare l’ISEE… e questo chi fa l’amministratore
comunale in quelle zone... voi lo sapete, ma l’ISEE, quando si tratta di mandare il figlio
all’Università a Milano, o mandarlo nell’asilo nido, non vi crea qualche problema?
(Ndt, intervento fuori microfono)
Dott. Vieri CERIANI
No? Lei l’ha superato questo problema. Bravo. Lei è stato un ottimo amministratore
locale.
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(Ndt, intervento fuori microfono)
Dott. Vieri CERIANI
Insomma, abbiamo qualche problema.
Detto questo, è ovvio che dobbiamo procedere in modo coordinato sui vari aspetti,
dobbiamo procedere sulla fiscalità avendo un occhio agli altri aspetti, quelli del welfare,
abbiamo problemi di diritti civili. Ma perché un italiano, per il fatto di essere italiano,
quando chiede il permesso di soggiorno in Svizzera deve presentare il casellario
giudiziario e i carichi pendenti? Ma qual è il messaggio? Che per definizione gli italiani in
linea di principio sono tutti delinquenti, salvo che dimostrino il contrario? Scusatemi, ma
ci sono delle questioni che sono di dignità nazionale e di dignità individuale...
(Ndt, intervento fuori microfono)
Dott. Vieri CERIANI
...di dignità individuale di chi non è un clandestino, tutti i frontalieri sono lavoratori che
hanno un regolare contratto di lavoro e hanno chiesto il permesso di lavoro.
Insomma, detto questo, è chiaro che stiamo cercando di muoverci su tutti i fronti, anche su
questo.
La partita non è conclusa, la partita è complessa. Non è vero che abbiamo un problema di
soldi sui frontalieri. I problemi del disavanzo pubblico italiano e del debito pubblico
italiano non sono certo poche decine di milioni di gettito dai frontalieri che li risolvono, è
un problema casomai di equità, è un problema di un sistema più efficiente, più trasparente
e più equo.
Io non so cos’altro vi posso dire, se non che per quanto riguarda entrambi i problemi, la
transizione graduale a livello di tassazione del frontaliere dal livello attuale solo in
Svizzera al livello a regime come tutti gli altri frontalieri, e l’altro aspetto delle somme e
dei ristorni domestici italiani ai Comuni, su questo riteniamo che il veicolo della legge di
ratifica sia il veicolo legislativo che più dà garanzie, perché in qualche modo ha una
dignità superiore alla legge di stabilità o a un altro provvedimento legislativo.
In ogni caso è ovvio che queste sono tutte leggi scritte non nella pietra, ma scritte dal
Parlamento italiano, quindi come tali modificabili, ma se si possono modificare le
Costituzioni...
Presidente Antonello FORMENTI
Le rinnovo quella domanda che, se non ho sbagliato a capire, oltretutto è una
sollecitazione che ci arriva anche dalla Confartigianato rispetto ai lavoratori non
dipendenti, dagli artigiani che si recano in Svizzera, che oggi hanno delle difficoltà, e
sembrerebbe che la Svizzera inizi a porre delle questioni e a mettere una burocrazia tale da
farli desistere.
Adesso, prima di ridare la parola, richiesta ancora da Raimondo, vado in ordine di alzata
di mano.
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Sig. Omar IACOMELLA
Omar Iacomella, Sindaco di Piuro, frontaliere.
Faccio un intervento breve, però concentrato in tre momenti: la premessa, la
considerazione e la proposta.
Prima di arrivare a questo tavolo pensavo cosa poter dire, e mi è venuta in mente una
scena di due settimane fa, quando ero sul Passo del Maloja, a meno 27, con 40 centimetri
di neve, mentre andavo a lavorare, e quello che ho sentito oggi sinceramente mi ha fatto
venire un po’ i brividi.
Questa premessa è data comunque da una considerazione, sul fatto che comunque non è da
negare che lo Stato italiano vuole le risorse dei frontalieri, perché in questo momento
comunque – com’è stato detto prima – il ristorno che arriva nelle casse dei Comuni, è pur
vero che magari avremo dei problemi sull’ISEE, ad esempio sull’iscrizione nell’Università
dove dovremo pagare il 100% ai nostri figli, anche se in realtà non sono sposato, ma si
può parlare così in termini amministrativi, bisogna considerare anche il fatto che tutte le
opere per le quali lo Stato ci ha sempre considerato aree periferiche le abbiamo costruite
grazie a queste risorse.
Questo lo dico in considerazione di quello che giustamente lei ha ricordato circa il fatto
che sulla legge finanziaria si prevedono miglioramenti viari, e io ricordo che nella Valle
dove vivo, la Val Bregaglia italiana, non ha nemmeno la ferrovia, quindi mi veniva un po’
da sorridere sul fatto di pensare come il Governo si ricordi di una Valle così periferica
come la nostra.
Quindi una considerazione legata anche a quanto detto prima: vi fidate di più di quello che
garantisce oggi Berna, o di quello che la legge andrà a stabilire a Roma? Io sinceramente
mi fido ciecamente di quello che oggi Berna ci dà, non mi fido per nulla di quello che
Roma dovrà darci, perché comunque grazie a Berna il nostro territorio vive.
Quello che invece noi andiamo a fare, sia sull’economia reale, sia sulla tassazione, e
quindi sui relativi ristorni, è uccidere le nostre Valli, e una politica di montagna non viene
fatta in questo modo, perché questo è veramente depauperare le nostre aree montane, e
quindi prevediamo uno spopolamento e, soprattutto, un relativo abbandono di quella che è
l’attività di frontaliere, legandosi magari, vista la vicinanza, e vista la comodità, andare a
rimpinguare quelli che sono i registri AIRE, vedendo, di fatto, uno spopolamento delle
nostre comunità.
Se è questo che vogliamo come politica di montagna lo si dica chiaramente, o meglio
ancora sarebbe dire che Roma, purché sia una goccia, ha bisogno della goccia dei soldi dei
Comuni, anche perché, stando alle proporzioni dette prima... io ho fatto un calcolo proprio
sul mio stipendio, dove 2.500 franchi di imposta, il 100%, più o meno dovrebbe restare
attaccato al Comune il 12%, attualmente Berna ne trasferisce 968, poi diventate 929, a
seconda degli anni, comunque è un terzo rispetto a quello che Berna gira adesso dalla mia
professione in Svizzera al mio Comune per offrire dei servizi essenziali e per evitare di
alzare le tassazioni anche a tutti gli altri cittadini.
Quindi non è giusto dire che il frontaliere non è equiparato, anzi, il frontaliere va a
pianare quelle che sono le mancanze dello Stato centrale.
Una proposta per rendere credibile maggiormente, dottor Ceriani, quello che è il lavoro
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del Governo su questo tipo di operazione, sarebbe ad esempio quella che non fosse creato
all’interno del bilancio dello Stato italiano un fondo di riserva, che poi sappiamo
benissimo come va a finire a seconda delle varie leggi di stabilità, ma che queste risorse
quantomeno venissero assegnate direttamente ai Comuni attraverso il codice sul Modello
Unico, quindi versate direttamente alle casse dell’Ente.
Questa potrebbe essere l’unica garanzia, comunque, di poter avere ancora qualche risorsa,
in alternativa noi crediamo comunque una risorsa in meno al nostro territorio, di questo ne
siamo assolutamente convinti. Grazie.
Sig. Andrea PUGLIA
Buonasera, sono Andrea Puglia dell’OCST, sono anch’io frontaliere, come il collega.
Ritorno su un punto prettamente tecnico, sul quale già lei, dottor Ceriani, si è in parte
espresso, cioè su come verranno dedotti gli oneri sociali dall’imponibile, basandosi sul
certificato di salario.
Credo che affinché ci sia davvero una parità di trattamento con i colleghi italiani, per così
dire, andranno dedotti anche gli assegni familiari. Piccolo dettaglio tecnico: da un paio
d’anni la Svizzera nel certificato di salario non indica più gli assegni familiari come una
voce a parte, li inserisce nel tetto del lordo.
Si sta parlando di parecchi soldi, nel senso che un padre di famiglia con un paio di figli si
porta a casa 4.800 franchi all’anno, lordi, poi ci va su l’imposta alla fonte.
Allora, pongo questo problema non perché pretenda che qui mi si spieghi come si farà a
individuare gli assegni familiari, ma semplicemente per dire che, così come questo,
esistono parecchi altri cavilli tecnici, che poi cavilli non sono.
Per cui, dico questo unicamente per esprimere l’augurio che in sede di elaborazione della
legge di ratifica possano essere coinvolte in modo attivo, e non solo come consulenza
lontana, quelle realtà locali piccole, che magari mediaticamente non sono molto
conosciute a livello nazionale, ma che poi si ritrovano tutti i giorni a dover avere a che
fare con questi tecnicismi – e qui guardo anche la collega delle ACLI, i colleghi CISL –
sulla voluntary disclosure abbiamo dovuto sudare non so quante camicie per avere un po’
di chiarimenti.
Per cui, ecco, davvero, sarà molto importante coinvolgere le realtà locali.
Ritorno sull’esempio degli assegni familiari per dire che, davvero, allo stato attuale delle
cose non c’è modo nel certificato di salario per capire quanto il lavoratore ha percepito gli
assegni, e questi vanno dedotti dall’imponibile, se no non c’è una parità di trattamento con
il lavoratore italiano. Ripeto, è solo un piccolo esempio.
Infine, forse un sogno un po’ utopico, ma mi sento di dire questo, non per tirar fuori
dall’armadio scheletri ormai invecchiati, e forse divenuti ormai polvere, però, ritornando
con il pensiero alla vecchia legge 147, sulla disoccupazione, sarebbe interessante che una
parte, volendo anche minima, di questi fondi che entreranno possano essere convogliati
nel pensare a nuovi ammortizzatori sociali destinati finalmente rispondere a un grosso
problema, cioè al fatto che il lavoratore frontaliere se da una parte, spesso e volentieri, ha
il privilegio di guadagnare di più del residente, dall’altra si espone a una flessibilità del
mercato del lavoro che non è lontanamente paragonabile a quella italiana, perché non c’è
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alcun tipo di protezione nemmeno su contratti magari in essere da venti - trent’anni.
Per cui, che una parte dei fondi possano essere utilizzati per elaborare, tramite un fondo
apposito, un ammortizzatore sociale degno di quella che era una volta la legge del ’97,
ecco, ripeto, forse è un’utopia, ma è comunque un sogno auspicabile. Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Prego.
Sig. Alessandro TARPINI
Grazie. Alessandro Tarpini, Segretario CGIL di Como, unico non frontaliere di una
famiglia molto numerosa.
Io penso questa cosa: che noi avremmo bisogno che la politica provasse finalmente a
trattare i frontalieri come persone adulte. Mi spiego. Noi usciamo da una fase secondo me
troppo lunga, in cui i frontalieri sono stati blanditi, o branditi, a seconda delle
convenienze, quindi... o gli si lisciava il pelo, o venivano utilizzati in modo abbastanza
improprio.
Io credo che questa sia una delle ragioni per cui noi abbiamo assistito nell’ultimo anno
praticamente a... tutto: le strade chiuse, la campagna sui ratti, il casellario giudiziale,
ultimamente la questione dei posteggi tolti, la vicenda della disoccupazione – che
qualcuno richiamava – i blocchi dei ristorni – a proposito di rapporti con Berna – cioè
praticamente di tutto.
Questo per dire che è evidente che ci troviamo di fronte a un collassamento degli accordi
del 1974, nel senso che non reggono più, e non solo per questioni di natura fiscale.
E credo che abbia ragione il collega della UIL quando dice che ci sarebbe uno
straordinario bisogno di uno strumento universale di tutela e di definizione di che cosa
vuol dire fare il frontaliere; cioè, noi una delle cose che ci aspettiamo, oltre al tema fiscale
– su cui dirò due cose velocissime – è di non dover più assistere alle cose a cui abbiamo
dovuto assistere e subire negli ultimi due o tre anni, perché ne abbiamo viste davvero di
tutte, e in qualche caso è stata, io credo, lesa la dignità delle persone che tutte le mattine
passano il confine, in qualche caso facendo grandissimi sacrifici.
Dopodiché, sul tema di natura fiscale, devo dire che ho apprezzato moltissimo il grande
livello di diplomazia, se però si va a fare un volantinaggio alla frontiera vi posso
assicurare che il clima è un po’ meno diplomatico di quello che si respira dentro questa
sala.
Io la penso così, quello che io penso è che, appunto, gli accordi del ’74 non reggevano più,
e non reggono più, per una serie sterminata di ragioni... adesso non c’è il tempo per
illustrarle, mettere le mani dentro quella partita è un’operazione complicatissima, io credo
che chi lo fa però debba aver ben chiaro tutte le questioni che sono state sollevate dagli
interventi che ci sono stati, compresi quelli degli amministratori, nel senso che l’economia
del confine si regge su una serie di equilibri molto delicati, lo sono per tutti, per ragioni
geografiche, storiche, direi in qualche caso persino antropologiche e di rapporto tra i due
confini, e poi c’è un tema di equità, c’è un tema di equità legato all’erogazione di una
serie di servizi dallo Stato italiano.
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Credo che chi mette le mani dentro questa cosa debba provare a tener conto di tutto.
Io mi sono un po’ cimentato a fare qualche conto, per le notizie scarne che fino adesso
abbiamo avuto: è evidente che ci saranno dei problemi per alcuni, per altri meno, qualcuno
potrebbe persino guadagnarci, però posso aver sbagliato a fare i conti, vedremo.
Le ultime due cose che voglio dire... anzi, tre, rapidissimamente. La prima è questa: io
considero il tema dei 273 milioni – se non ricordo male, perché ho fatto un po’ di
volantinaggio alle frontiere – della disoccupazione ancora come un tema aperto, magari
sarò un po’ illuso, però io credo che quello debba essere un tema su cui c’è una riflessione
aggiuntiva, e servirebbe per tutti, per un problema di equità. Siccome si interviene
sull’IRPEF, per una questione di equità, io credo che sia necessario, per analoga ragione,
speculare e dare una risposta anche rispetto a quei quattrini.
La questione del secondo pilastro, che è un tema altrettanto delicato per i frontalieri: ecco,
vorrei evitare magari di trovarmi tra qualche settimana con qualche circolare che
contraddice le prime due che ci sono state da parte delle Agenzie delle Entrate, che dice
magari una cosa diversa, nel senso che credo che questa debba essere materia complessiva
della questione.
L’ultima cosa, anche se non è un tema squisitamente fiscale, però è un tema di cui si
discute molto alle frontiere, è la questione del pagamento della sanità, nel senso che voi
sapete che in modo particolare nella Provincia di Varese, ma inizia ad esserci qualche
avvisaglia anche a Como, le ASL, o come si chiamano oggi, chiedono il pagamento della
quota...
Allora, noi abbiamo fatto – parlo come CGIL in questo caso – una verifica attenta rispetto
a questa questione, il risultato che noi diamo è che secondo noi c’è un errore di
interpretazione da parte di Regione Lombardia rispetto alla circolare del Ministero della
Salute.
Noi provvederemo nei prossimi giorni ad inviare... uno studio mi sembra un po’ pomposo,
una piccola relazione per provare a spiegare dal nostro punto di vista qual è l’errore di
valutazione che è stato fatto; in buona sostanza secondo noi è illegittima la richiesta che
viene fatta ai frontalieri di pagare la sanità, nel senso che è già compresa dentro il
meccanismo dei ristorni.
Presidente Antonello FORMENTI
Se non ci sono altri interventi io inviterei allora il Dottor Ceriani a fare, un altro
passaggio.
Sig. Alessandro TARPINI
Sulla questione sanità, se mi è permesso...
Presidente Antonello FORMENTI
No, aspetti, facciamo un altro giro...
Sig. Alessandro TARPINI
No, no, infatti, non vorrei che rispondesse, ma vorrei fare un’integrazione, così almeno
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potrebbe rispondere in modo più completo.
Dott. Vieri CERIANI
Sulla sanità, quindi, non dico nulla, aspettiamo a farle...
Presidente Antonello FORMENTI
Dico io, comunque, che è un’interpretazione delle ASL, non di Regione Lombardia.
Dott. Vieri CERIANI
Allora, dell’ultimo intervento, di Tarpini, la disoccupazione, sì, è un tema, non è fiscale,
però sicuramente è all’attenzione.
Un’annotazione però io vorrei riprendere, perché è importante: gli accordi del ’74 non
tengono più. E non è semplicemente per i problemi che incontrano i frontalieri tutti i
giorni in Svizzera, appunto, quello appunto e è stato citato: tutte cose molto sgradevoli e
su cui concordo, in molti casi sono lesive della dignità della persona che è un lavoratore
con regolare contratto di lavoro.
Detto questo, però, dobbiamo renderci conto che la pressione dall’altro lato della frontiera
è forte, innanzitutto non dobbiamo confondere la Svizzera con alcune realtà più
specifiche; un conto è il Canton Ticino, un conto è il resto della Svizzera, perché già
Grigioni e Vallese sono un altro discorso.
Quindi, ci sono delle differenze importanti che dobbiamo considerare. Noi stiamo facendo
un accordo con tre Cantoni e quattro Regioni da questa parte, ma la trattativa è tra Roma e
Berna è la Confederazione Elvetica che tratta con la Repubblica italiana, non è il Canton
Ticino che tratta cono la Lombardia, insomma.
E perché non tiene? Non c’è solo il discorso della richiesta, tutti gli anni, la proposta di
non versare i ristorni, che non è Berna, è Bellinzona, ma c’è anche la richiesta di
cancellazione del Trattato sui frontalieri, che quest’anno è stata respinta a larghissima
maggioranza dai due rami del Parlamento federale, la Camera e la Camera degli Stati, ma
anche perché c’è una trattativa in corso, c’è un’apertura a negoziare.
Non è che trincerandoci sullo status quo dell’accordo del ’74 siamo in grado di
perpetuarne l’applicazione all’infinito; prima o poi il tappo salta, e se salta il tappo, il
frontaliere italiano che va in Svizzera sarebbe soggetto al 100% delle ritenute in Svizzera
e poi a tutta l’IRPEF italiana con il credito di imposta.
Cioè, in un anno, da un anno all’altro, si troverebbe nella situazione in cui stiamo
lavorando per farcelo arrivare in dodici-tredici anni, tempo di attuazione dell’accordo.
Certo, far saltare un accordo internazionale non è una cosa semplice, porrebbe problemi di
relazioni bilaterali seri tra Italia-Svizzera, però è anche uno scenario non è peregrino; non
è da considerare una velleità se, ripeto, il Parlamento svizzero a livello federale ha dovuto
votare su queste cose.
Quindi, su questo teniamo a mente che o si lavora in modo costruttivo a creare delle
soluzioni, che non sono soluzioni per definizione ottimali, sono soluzioni in parte di
compromesso, ma che comunque sono dei passi avanti e dei cambiamenti rispetto
all’esistente, con l’idea di andare a costruire un clima diverso di dialogo, di confronto,
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anche di contrasto, però con l’idea che c’è un’unica possibilità, quella di trovare accordi
successivi, che è l’unico modo intelligente e politicamente fattibile per gestire i rapporti
con i nostri vicini.
Non ne vedo altro, è l’unico Paese confinante con il quale siamo in pace da più di
cinquecento anni, e se non fosse altro è per questo dato storico, perché poi ci scordiamo
che sessant’anni fa noi abbiamo invaso la Francia, e che contro l’Austria abbiamo fatto le
Guerre di Indipendenza.
Cioè, voglio dire, queste cose in qualche modo peseranno anche nei rapporti bilaterali, no?
Il confine tra Italia e Svizzera ha la solida e granitica solidità del groviera svizzero, si
passa in continuazione, è stato passato per secoli, in un senso e nell’altro, ci sono state
osmosi continue, voi che lo vivete, lo sapete.
Cioè, c’è una effettivamente una ‘comunità’: quando si parla di Regione insubrica, forse si
parla di qualcosa che non è semplicemente una nozione geografica, o politica, o
economica, forse è qualcosa di vero.
Detto questo, per non divagare, vorrei rassicurare Puglia sul fatto che effettivamente
quando sarà implementata la tassazione del frontaliere si terrà conto, ovviamente, di tutto,
e quindi si regoleranno tutti gli aspetti che oggi non sono stati regolati.
Per quanto riguarda l’osservazione del Sindaco... (di cui non ricordo il nome) io non sono
affatto d’accordo con quello che lei ha detto, perché... capisco il suo timore, e se fossi nei
suoi panni probabilmente sarei anch’io alfiere delle preoccupazioni che lei manifesta, ma
il meccanismo che abbiamo intenzione di mettere in piedi è quello che ho descritto poco
fa: insomma, l’ammontare totale delle risorse sarà, anno per anno, lo stesso che si sarebbe
avuto con la vigenza del vecchio accordo, perché abbiamo tutti gli elementi per stimarlo,
diciamo, all’euro, perché sappiamo quante ritenute sono fatte in Svizzera; è un dato che ci
arriva, è pubblico, viene verificato, da 7 si passa a 10, e poi 4 vengono allocati... che cosa
giriamo ai Comuni? Questi sono fondi che escono dal bilancio dello Stato italiano,
massimo che possiamo fare è legificare i Regolamenti che oggi fissano i criteri di
ripartizione.
Lei ha menzionato le comunità montane, la montagna, temendo uno spopolamento. Sì, ci
sono anche le comunità montane tra gli Enti tra cui, per quanto riguarda la Lombardia,
vengono ripartiti i fondi, non è la stessa cosa per tutte le Regioni.
Nel corso degli anni ci sono state delle interlocuzioni, delle trattative tra Roma, MEF,
Ragioneria e Regioni per definire i criteri, questi criteri possono cambiare nel tempo ed è
giusto che cambino nel tempo, e debbono essere adattati, ma, attenzione, l’ammontare
totale delle risorse sarà esattamente quello che si sarebbe avuto in vigenza del vecchio
accordo, dopodiché il modo in cui viene ripartito in linea di principio è l’attuale, però può
essere modificato e aggiustato.
L’ultimo punto, su quest’aspetto della viabilità. Attenzione, c’è una distonia di sensibilità
tra noi e la controparte svizzera. Come sapete, gli svizzeri amano il treno rispetto
all’autovettura, mentre noi amiamo la macchina, perché siamo forse più individualisti, o
siamo meno sensibili alla tutela dell’ambiente di loro.
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Dott. Vieri CERIANI
Allora, come la famosa storia del Sindaco di Cuneo che spiegava al Re Vittorio Emanuele,
perché non l’aveva accolto con i tradizionali 17 colpi di cannone, aveva elencato 81
motivi, il primo “manca il cannone”, al che Vittorio Emanuele ha detto “basta così, non
c’è”.
Ma, detto questo, è evidente che qui c’è tutta una politica da costruire sulla viabilità e sui
trasporti locali.
Guardate che la Regione insubrica, guardando alla Svizzera, non è quella con la maggiore
densità di frontalieri, c’è tutta la parte romanda, quella verso Ginevra, in cui i frontalieri
sono molti di più. Lì, però, è da qualche decennio che hanno fatto delle politiche di
trasporto collettivo su strada e su rotaia, cioè pullman e treno, che sembra abbia
funzionato; da questa parte invece siamo ancora indietro.
Quindi, se l’obiettivo è quello di creare una situazione di progressivo miglioramento non
solo dei rapporti politico-istituzionali, ma anche proprio del modo di vita di tutti i giorni,
su questo dobbiamo cominciare a investire seriamente; poi, ovviamente, si può pensare
che tutto ciò siano vuote parole, però, questo è quello che il Governo italiano si è
impegnato a fare con una dichiarazione a verbale del 22 dicembre e che ha trovato poi
stanziamenti nella legge di stabilità, perché l’esigenza è comune.
Presidente Antonello FORMENTI
Raimondo, poi la collega Macchi e infine l’assessore Brianza.
Sig. Raimondo PANCRAZIO
Grazie. Il dottor Ceriani ha giustamente collocato quello che stiamo dicendo nel contesto
più vasto degli accordi europei e le mie osservazioni non erano per fare una battaglia di
resistenza sul presente, ma soltanto per mettere in chiaro una cosa: quando parliamo di
“frontalieri”, se noi isoliamo gli aspetti fiscali dal resto non capiamo di cosa stiamo
parlando.
Le faccio degli esempi pratici: se io sono un frontaliere che va al Principato di Monaco ho
la doppia tassazione sulla sanità, perché? La sanità per noi è fiscalizzata e per loro è sui
contributi assistenziali. Pago due volte la sanità.
Se io vado a fare il frontaliere a San Marino, sono soltanto assunto a tempo determinato,
posso stare lì 48 anni, ma sono sempre assunto a tempo determinato, e ogni anno devo
essere lì ricattato...
Se io sono assunto in Svizzera, il 50% dei lavoratori in Svizzera chiaramente non ha il
contratto collettivo, ma ha dei contratti individuali.
Cosa voglio dire? Che quando parliamo di Statuto dei frontalieri, oppure di ricollocare la
discussione insieme alle altre cose... abbiamo capito che se uno va in Svizzera guadagna di
più, ma abbiamo parlato delle cose che ha in meno rispetto agli altri lavoratori perché va
in quel Paese?
E’ questo il punto per cui noi se definiamo un disagio, per esempio la franchigia, se è
questo un termine economico, dobbiamo ricollocarlo al fatto dell’intreccio e dei diversi
aspetti del lavoro frontaliero, perché se no è chiaro che sembra soltanto un vantaggio o un
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privilegio di qualcuno, ma non è un vantaggio e un privilegio, è semplicemente la
corresponsione di una specificità di lavoro per cui un signore lavora in un Paese e risiede
in un altro.
Allora, quello che volevo dire era questo: sul sistema fiscale i frontalieri non hanno timore
di avere un trattamento equo, hanno il timore di capire che trattamento avranno, perché
non è chiaro come sarà il percorso, lei ha già individuato l’inizio e la fine, ma come viene
fatto in questi dieci anni, i tempi, specificano tutti gli elementi che evidentemente devono
essere in considerazione nel meccanismo.
La seconda cosa, però, è proprio questa: guai a trattare il discorso dei frontalieri soltanto
come una questione fiscale.
Lei sta parlando correttamente del trattamento fiscale, ma quando parliamo di una legge
del recepimento che sarà conseguente a quell’accordo che lei ha negoziato, o si tengono
insieme questi diversi aspetti, oppure facciamo una legge che è iniqua, che discrimina, che
non ha capito di chi sta parlando, perché parliamo magari del vantaggio fiscale, non
parliamo degli altri svantaggi che un frontaliere ha sul piano del mercato del lavoro.
Quali ammortizzatori sociali hanno i signori che fanno i frontalieri e vanno in Svizzera?
Zero.
L’accordo, europeo, di cui lei parlava, il quale prevede che io, se vengo licenziato in
Svizzera, ho il diritto ad iscrivermi all’ufficio di collocamento svizzero per essere
ricollocato: io conosco centinaia di frontalieri, ma nessuno ha avuto questa possibilità,
l’accesso al mercato del lavoro.
Allora, il Governo deve fare una cosa: trattare i frontalieri non come un problema
periferico, ma come un problema locale di rilevanza nazionale, disegnarlo giuridicamente
in tutti i suoi aspetti e secondo me si può fare quella cosa che lei dice, traguardare un
progresso sui frontalieri, tenendo conto della specificità della condizione giuridica di
questi lavoratori, non isolando l’aspetto fiscale, perché l’aspetto fiscale di per sé non dà
conto di chi è il frontaliere, di quali sono i suoi disagi e le sue caratteristiche.
Sig. Sergio AURELI
Sergio Aureli, responsabile frontalieri sindacato UNIA Svizzera.
La mia domanda non è rivolta solo al dottor Ceriani... ma sfrutterei l’opportunità di avere
qui la Commissione come parte politica, perché crediamo che questo percorso non lo
segua solo il dottor Ceriani, ma lo debba seguire la politica ed è la politica il fautore di
questo lavoro.
Perché dico questo? Mi riallaccio a quello che ha detto prima il collega Tarpini per quanto
riguarda la sanità. Cioè ci si è resi conto, ad esempio, per quanto riguarda la sanità, che
l’interpretazione errata di una circolare ha generato a cascata una serie di problemi ai
lavoratori frontalieri e in alcune aree, quindi in alcune ASL, alcuni Direttori si sono
permessi – o lo stanno facendo attualmente – di pretendere il pagamento della sanità e
interrompere l’erogazione di un servizio, che è un diritto.
Allora, giovedì ci siamo incontrati con il Direttore della sanità e abbiamo spiegato quali
sono le motivazioni che non possono avere terreno fertile per quanto riguarda
l’interpretazione di una norma, che è discriminatoria nei riguardi dei lavoratori: ci si è resi
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conto, ad esempio, che la materia frontalieri non era conosciuta, cioè non si conosceva il
concetto del ristorno, e quindi il concetto di un incasso da parte dello Stato italiano delle
imposte, e quindi tutto il principio per il quale la sanità viene pagata attraverso le imposte
dirette, piuttosto che l’IRAP da parte delle imprese, piuttosto che il ticket sanitario, e via
discorrendo, dove i lavoratori frontalieri chiaramente contribuiscono in modo diretto.
Perché faccio questa premessa? Perché è volontà nostra, ma deve essere volontà della
politica quella di portare le giuste informazioni nei gremi istituzionali affinché
metabolizzino quella che è la realtà dei fatti e non generino una serie di problematiche che
sul territorio si ripercuotono su noi attori, fondamentalmente, subendone le conseguenze in
modo improprio.
Siamo ben disponibili a portare la giusta informazione, ma questa giusta informazione
deve essere recepita e portata alle istanze correnti.
Ce ne siamo resi conto, ad esempio, attraverso la ‘voluntary’ [disclosure] e il dottor
Ceriani ne è un esempio, nel senso positivo, dell’interesse dei lavoratori frontalieri; cioè la
capacità di comprendere che il secondo pilastro e il prepensionamento sono degli
strumenti previdenziali che permettono ai lavoratori frontalieri di costruirsi il proprio
futuro nel tempo.
Ed è per questo che all’interno della voluntary, attraverso degli emendamenti – e a me
spiace che sia solo all’interno della ‘voluntary’ – sono assoggettati al 5%, com’è la VIES.
Quindi, ad esempio, la proposta che facciamo noi alla politica e che facciamo al dottor
Ceriani è quella di impegnarsi affinché gli emendamenti che erano all’interno della
voluntary, che erano interessanti per i lavoratori frontalieri, cioè l’assoggettamento
all’imposta al 5% per il secondo pilastro… andrebbe a risolvere tutte quelle domande che i
CAF si fanno notoriamente per dire “adesso che tasse gli facciamo? Va prelevato sotto
forma di capitale o sotto forma di rendita?”, il prepensionamento come l’assoggettiamo
all’imposta?”. Cioè, che si vada a regime.
Nella relazione tecnica del disegno di legge, firmata dal Ministro dell’Economia e dal
Presidente del Consiglio, per la ratifica della legge 153, ad esempio, l’ultimo punto,
interessantissimo, incomincia già a mettere le basi sul fatto che il secondo pilastro è uno
strumento previdenziale; vorremmo però sia consolidato nella giurisprudenza e che poi dia
il mandato a chi di dovere, quindi ai professionisti, per l’assoggettamento al 5%.
Questa è una cosa importante.
Un’altra proposta (sono ben cosciente che non è questo il gremio, però la politica è il
gremio), è ad esempio quanto hanno sollevato i colleghi: il problema della disoccupazione.
147, capitale messo a parte in bilancio, separato, quindi non era un fondo, ma sul quale
comunque i lavoratori frontalieri hanno contribuito in modo importante e continuativo.
Perché dico questo? Perché l’accordo vigente, il concetto dell’ASPI, poi passata a NASPI,
sono ben cosciente che è una normativa di carattere europeo, però la politica si deve
impegnare per tutelare; lo faceva correttamente il collega Pancrazio per quanto riguarda lo
Statuto dei lavoratori frontalieri, ci sono dei pro, ma ci sono anche dei contro, sul welfare
abbiamo un qualcosa contro.
Il fatto, ad esempio, che la Svizzera in funzione del periodo di lavoro sul territorio
elvetico, che sia inferiore all’anno, o che sia superiore all’anno, rimborsa all’INPS, su
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prestazione di fattura, ad esempio che cosa? I primi tre/cinque mesi di indennità di
disoccupazione.
I lavoratori frontalieri l’indennità di disoccupazione la pagano sul salario svizzero, e
quindi la pagano sui 4.000, sui 5.000 franchi, l’1,1% famoso, che quest’anno è sceso
leggermente.
Ma chiaramente l’indennità di disoccupazione è calcolata sulla normativa “europea”, che
prevede 1.150 euro; eventualmente possono essere rilevati, se la differenza del salario è
sopra il 25%, a 1.300 euro.
Quindi ci troviamo in una disparità, dove? Dove io pago l’indennità su uno stipendio
svizzero, ma ricevo un’indennità di disoccupazione parificata alla norma, e questi
tre/cinque mesi te li rimborsa la Svizzera.
Quindi se alla Svizzera andassi a domandare il prelievo corretto come salario svizzero, ti
direbbe “no, è corretto, perché fondamentalmente io l’ho pagato su quello stipendio, e non
su quello che ti sta dando adesso la NASPI, quindi lo Stato italiano”.
Sarebbe una proposta interessante, quindi, quella di dire: per i primi tre/cinque mesi che
liquida la Svizzera l’indennità sia pari allo stipendio svizzero, tale per cui il lavoratore che
si trova già nel disagio di subire, ad esempio, la perdita del lavoro, potrebbe garantirsi per
quel breve periodo – tre/cinque mesi – almeno la continuità delle spese che si è
chiaramente caricato nel periodo in cui lavorava, cercando di trovare, all’interno della sua
vita sociale, un’altra occupazione, quindi garantirsi continuità.
Ecco, queste sono delle proposte: sanità, tradurre gli emendamenti della voluntary in
concretezza, quindi trovarne applicazione reale, e il concetto della disoccupazione, delle
proposte che non vanno solo “al dottor Ceriani”, ma vanno a tutta la politica affinché ci si
adoperi per andare nella direzione e nell’interesse dei lavoratori frontalieri. Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie. Prego, Consigliera Macchi.
Consigliera Paola MACCHI
Grazie, Presidente. Molte cose sono già state dette, perché effettivamente i temi sono
quelli sul tavolo.
Una premessa prima che legga al dottor Ceriani quella che è, così, una lista di obiezioni e
di considerazioni che mi è stata data dai frontalieri che hanno organizzato sabato scorso il
‘Frontaday’, a cui partecipavano 600 frontalieri, quindi questa sarà, per così dire, una
lettura che faccio da portavoce.
Sono andata a guardarmi due temi di cui ha parlato anche lei, del fatto che comunque i
nostri frontalieri utilizzano troppo la macchina...
)
Consigliere Paola MACCHI
Nell’ottobre del 2013 c’era una dichiarazione per cui in Parlamento si erano impegnati ad
adottare opportuni provvedimenti per ripristinare la corretta applicazione della legge 147 –
di questi 273 milioni – e, non solo, c’era anche una buona notizia, perché era stata
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sbloccata la questione Arcisate-Stabio.
Sono passati due anni e mezzo e l’Arcisate-Stabio si è sbloccata, ma doveva essere finita
da molto.
Quindi il fatto che a Roma ci si ricordi effettivamente dei frontalieri quando poi ci sono da
richiedere dei fondi e, così, da chiedere un apporto economico, ma in altre occasioni ci si
dimentichi molto di temi come questi due, che sono decisamente importanti, e che si
rivendicano perché, per esempio, i fondi versati... credo si tratti anche di diritti acquisiti,
perché sono soldi comunque versati dai frontalieri ... Dove sono? Cioè, come sono stati
poi garantiti loro questi diritti, che dovrebbero essere diritti acquisiti su soldi versati per
quello?
L’altra cosa di cui volevo parlare, e di cui hanno già parlato in molti, è proprio la
questione della sanità, del diritto, diciamo, alla sanità pubblica, quel diritto che hanno i
cittadini italiani.
La legge dice che ne ha diritto solo chi paga l’IRPEF o l’IRAP, ma in realtà, appunto, i
soldi che vengono ristornati vengono poi utilizzati per opere pubbliche, perché poi
vengono dati e vengono utilizzati per opere pubbliche, quindi sono a tutti gli effetti
assimilabili al restante gettito fiscale, che poi viene utilizzato per opere pubbliche utili a
tutti i cittadini, e forse di questo non si è tenuto conto.
Quindi questo è un problema, perché poi questa è una situazione oltretutto temporanea,
perché si trascinerà per due anni; però crediamo che veramente vada chiarito... questa
circolare era poco chiara, era interpretabile, ma poi soprattutto non teneva conto proprio di
questo, che i frontalieri comunque pagano, anche se in modo indiretto, delle tasse che
vengono utilizzate, appunto, per opere pubbliche.
Adesso passo a leggerle queste domande, queste considerazioni che ci sono state fatte
pervenire, con una premessa: le zone di cui stiamo parlando – come le hanno già detto –
sono zone diverse dalle altre.
Le aziende... molte hanno chiuso, perché hanno chiuso dovunque, ma molte si sono
trasferite oltre confine, perché tante aziende hanno valutato, che era più conveniente
trasferirsi oltre confine, aumentando, quindi, il frontalierato.
Quindi, i frontalieri chiedono: “Vorremmo sapere e visionare se si sono fatte delle
proiezioni per valutare l’impatto che quest’accordo porterà nell’immediato presente e
futuro nelle zone sia a ridosso delle frontiere, 3 chilometri, che adiacenti alla frontiera, 510 chilometri, sia nell’indotto che questo ha in Provincia di Varese, Como, Lecco e
Verbania Cusio-Ossola, sino a livello regionale; questo in termini di disoccupazione sia
frontaliera che indigena, di diminuzione di valore immobiliare, di sofferenze bancarie per
mutui non più esigibili, di famiglie sfrattate – appunto, in conseguenza a queste – il
calcolo della leva economica finanziaria della massa economica che i frontalieri versano
mensilmente nel circuito italiano.
Vorremmo, inoltre, rammentare che i soggetti, i quali avranno maggiori esborsi nella
nuova tassazione, sono le famiglie monoreddito con i figli.
Vorremmo, inoltre, rendervi attenti sul fatto che nel momento in cui entrerà in vigore
questa nuova tassazione esisterà un aumento innaturale dei divorzi, il marito vivrà in
Svizzera e la moglie e i figli in Italia”.
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Questa sembra una cosa che fa sorridere, ma non è poi così... potrebbe essere una
conseguenza e una ricaduta.
Ma, una volta che il marito dovesse rimanere senza lavoro, allora lo Stato del Canton
Ticino lo avviserà dicendogli che quando finirà la disoccupazione dovrà lasciare
immediatamente il territorio svizzero, con un ulteriore aggravio delle finanze italiane.
“Vorremmo, inoltre, mettere tutti a conoscenza che per i 65.000 (in realtà, io ho guardato
adesso le ultime valutazioni: sono 62.500) che non hanno mai fatto Modello Unico
dovranno avvalersi del patronato e dei professionisti, come commercialisti”; questa è una
cosa per chi deve fare poi il Modello Unico, però sarà comunque un’ulteriore
complicazione per chi già ha tante complicazioni dell’andare al di là della frontiera.
“A tale riguardo vorremmo sapere, visto e considerato che un lavoratore frontaliero può
richiedere la tassazione ordinaria direttamente nello Stato dove lavora, questo sia Canton
Ticino, Grigioni o altro, ma non può più essere tassato nuovamente, per una doppia
imposizione fiscale”.
Su questo, in realtà, credo abbia risposto con il fatto che comunque verranno decurtate le
tassazioni versate in Svizzera.
“Vorremmo, inoltre, sapere se è stato chiesto alla Banca d’Italia di informarsi sui mutui
dei frontalieri per quanto riguarda sia la percentuale del mutuo sul valore della casa, sia
l’ammontare di tali somme, così da poter già ipotizzare di quanta sofferenza bancaria si
parlerà nel futuro.
Chiediamo, inoltre...” (ecco, un’altra domanda che fanno è se è pubblico, cioè se è
visionabile l’accordo, quello che dovrà essere ratificato, quindi se c’è un sito sul quale è
stato pubblicato, o comunque se si può visionare direttamente quest’accordo, perché lo
hanno chiesto, ma gli è stato risposto di no); chiedono, inoltre – questo credo sia
fondamentale e sia già stato esposto –, “che possano essere messi al tavolo delle trattative
attuali future i lavoratori frontalieri con delegati di associazioni, o altro, per poter meglio
spiegare e valutare tali problematiche” perché, come sempre, solo i cittadini che vivono
direttamente un problema, compresi anche gli amministratori locali, hanno una percezione
reale e concreta anche di quelle che, abbiamo sentito, possano essere delle soluzioni molto
pragmatiche le quali alla fine, voglio dire, non mettono in stato di estremo disagio come
soluzioni che magari arrivano un po’ dall’alto e non sono condivise.
Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie. Ne approfitto, perché adesso è previsto l’intervento dell’Assessore Brianza: vi
dico che per quanto riguarda quella mozione che dovevamo portare in Consiglio regionale,
poi ritirata per discuterla qui in Commissione, il collega Presidente Rizzi, della III, ha
dato la massima disponibilità dicendo “la facciamo nel vostro orario”; quindi, poi con
l’Ufficio di Presidenza, se ci aggiorniamo magari lunedì o martedì, per decidere la data.
Consigliere Paola MACCHI
Posso? Per specificare, magari, per chi non lo sa, che la mozione urgente riguardava
proprio il problema nostro, di competenza... cioè anche regionale, perché riguarda la
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sanità.
Quindi è stata trasformata in una risoluzione, che ho depositato in Commissione III
‘Sanità’, e che discuteremo in Commissione congiunta.
Presidente Antonello FORMENTI
Ultime due informazioni. Nell’UDP avevamo pensato di mettere in discussione quello che
era l’orario in cui noi facevamo la nostra Commissione, ma lo discuteremo in una
prossima seduta, come discuteremo in una prossima seduta la visita che andremo a fare nel
Canton Ticino e, all’incontrario, la visita che verrebbero a fare il Canton Grigioni qua da
noi.
Quindi nella prossima seduta – mi rivolgo ai nostri Commissari – decideremo queste
tematiche.
Assessore Francesca BRIANZA
Ringrazio il Presidente intanto per la Commissione che ha voluto tenere oggi, ringrazio il
dottor Vieri Ceriani, perché ancora una volta è qui a Milano e si presta a questi confronti
in Commissione e in audizione.
Io devo dire che sono lieta di essere qui, sia a fronte del lavoro che è stato fatto negli
ultimi due anni e mezzo, sul quale poi sta proseguendo egregiamente il Presidente
Formenti, e sono altresì lieta di essere qui oggi come Consigliere di un territorio di
confine, perché arrivo dalla Provincia di Varese, e in questo momento, poi, come delegata
del Presidente all’interno della Regio Insubrica, comunità di lavoro, che è proprio
transfrontaliera e ha, tra i vari temi, e tra i vari obiettivi, proprio quello di affrontare tutta
una serie di problematiche legate alle situazioni di confine e di frontiera perché,
ricordiamoli, i territori di confine hanno delle dinamiche assolutamente particolari, hanno
delle dinamiche che altri territori non hanno; e credo che sia la Regio Insubrica da una
parte, sia questa Commissione dall’altra, sia occasioni come queste siano fondamentali
perché il problema di cui si parlava prima, cioè che la realtà dei frontalieri, per esempio, e
quelle che sono le normative a questi applicati tante volte non vengono conosciute, è
proprio all’interno di queste sedi, invece, che se ne parla, vengono sviscerate, e
personalmente sono soddisfatta che tante tematiche siano state affrontate proprio in questa
Commissione, permettendo anche a tanti organi di Regione Lombardia, che fino a qualche
tempo fa forse non erano così addentro a certe problematiche, oggi di conoscerle
sicuramente meglio.
Questo è un risultato che abbiamo ottenuto e credo che momenti di confronto come quello
che abbiamo fatto oggi siano essenziali per entrambe nel parti, nel senso che il dottor
Ceriani è stato più volte qui in Commissione, noi purtroppo originariamente avevamo
chiesto di essere addirittura parte dei tavoli che avrebbero partecipato alla revisione degli
accordi bilaterali, così purtroppo non è stato perché, al contrario della Provincia di
Sondrio, che adesso ha anche la possibilità di avere i rapporti internazionali con la vicina
Svizzera − politica estera), Regione Lombardia non ha questa possibilità, quindi è anche
surreale questa cosa.
Ben venga per Sondrio, che può gestire la politica estera; dispiace per noi di non poter
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fare altrettanto, però lo strumento che si riteneva di utilizzare era proprio questo, e siamo
convinti, in qualche modo, di aver trasferito di volta in volta quelle che potevano essere le
istanze del Consiglio regionale, che sono sempre state trattate in questa sede e trattate con
voi, perché tanti di voi erano già presenti nelle audizioni precedenti; ma, d’altro canto,
sentendo anche quella che era l’evoluzione delle trattative in corso.
Allora mi pare di capire (non entro nel tecnico, perché tanti sono i dati che ci sono stati
forniti) che si sia fatta chiarezza su ulteriori passaggi, e quindi si siano aggiunti elementi
importanti sul tavolo della discussione,
quindi credo che questo sia veramente
fondamentale.
Anche sulle tempistiche. Sulle tempistiche si è parlato di una futura sottoscrizione entro
giugno, di un’entrata in vigore a seguito della legge di ratifica per il 2019 e sono stati
confermati i dieci anni.
Mi pare di capire, come abbiamo anche detto precedentemente, che lo snodo ormai
cruciale è quello della legge di ratifica, che vedrà coinvolto il nostro Parlamento, che
vedrà trattati quelli che poi sono i temi, per noi essenziali, di cui stiamo parlando, che
sono i ristorni ai Comuni di frontiera; chiamiamoli come vogliamo, troviamo la forma che
vogliamo, l’importante è che il saldo per i Comuni sia uguale a quello attuale; poi
abbiamo tutta una serie di altre problematiche.
E’ evidente che ci sono le problematiche legate al trasporto transfrontaliero, e questa
problematica, ahimè, è sempre aperta e negli anni è andata anche acuendosi, perché è
chiaro che se aumenta il numero dei frontalieri aumenta anche l’impatto, soprattutto nei
confronti del Canton Ticino... cioè, diventa ancor più evidente la carenza di mezzi di
trasporto adeguati e di infrastrutture adeguate. Probabilmente quando i numeri erano
inferiori quest’esigenza si sentiva meno, oggi si sente ancora di più e diventa tutti i giorni
pressante.
E’ un’esigenza che ci manifesta spesso il Canton Ticino, ma è un’esigenza che sentiamo
anche noi sicuramente per parte lombarda.
Quindi, quello che credo sia il nodo fondamentale in questo momento è il tema dei
ristorni, e quindi fondamentale per i Comuni che la situazione sia invariata, e
fondamentale tutta la dinamica legata al trattamento fiscale dei frontalieri, e quindi che
all’interno della legge di ratifica noi come Regione Lombardia continueremo a fare quello
che possiamo fare, nel senso di interloquire tramite i nostri atti di indirizzo, tramite
momenti di confronto come questo, dove mi fa piacere che abbiano partecipato tutti i
sindacati e abbiano trasmesso quelle che sono da parte loro le esigenze, anche tanto
puntuali, precise e dettagliate; mi fa piacere si stiano organizzando anche i frontalieri, per
poter essere effettivamente parte attiva di un dialogo, e quindi giustamente rappresentati, e
che in questo tavolo di continuo confronto si possa continuare, da un lato, a sapere quello
che sta succedendo tra Roma e Berna, dall’altro, però, sottoscritto l’accordo, a sapere
quello che succederà invece nel nostro Parlamento e poter intervenire tempestivamente nei
confronti del nostro Parlamento.
E’ notizia – immagino nota a tutti – che in questo c’è stata anche una recentissima lettera
proprio del Presidente Maroni, una lettera che è stata predisposta ed è stata inoltrata al
Ministro Padoan proprio a seguito di tutta una serie di atti che ha prodotto il Consiglio
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regionale, e quindi, atti di indirizzo, mozioni, che hanno portato alla predisposizione di
questa lettera perché, anche qui, il nostro Presidente ha voluto chiaramente rimarcare
quelli che per noi sono degli elementi essenziali.
Ultimo passaggio, sulla questione sanità. Purtroppo ci stiamo rendendo conto che in questi
anni, per una serie di dinamiche, e per una serie di problematiche che riguardano
sicuramente la parte italiana, relativi all’inasprirsi dei rapporti nei confronti della parte
svizzera, in particolare il Canton Ticino, i rapporti si sono andati sicuramente
surriscaldando, si è andata a creare una tensione a volte difficilmente gestibile, da un lato
tutte le misure che sono state introdotte dal Canton Ticino, ma sulle quali però ci siamo
sempre confrontati e abbiamo sempre trovato riscontro, parliamo per esempio dei carichi
pendenti, del casellario, misure come queste... immotivate; dall’altro lato, anche per parte
italiana, si sono verificate una serie di attività che hanno evidentemente destato
preoccupazioni, allarmismo, ci auguriamo tutti ingiustificato, però la situazione è andata
via via degenerando.
L’ultimo tassello è stato proprio quello legato al discorso del Servizio Sanitario
Nazionale, oggi applicato peraltro in Regione Lombardia a macchia di leopardo, con
alcune ASL che lo applicano, altre ASL che non lo applicano. Il tutto, ahimè, è nato da
questa circolare del Ministero, del 2015, che quindi è andata a inserirsi in un momento
anche storico di tanta incertezza, perché è arrivata nel 2015 quando c’era già sul tavolo la
revisione degli accordi bilaterali e quando si parlava di un 2018 di mutamento del regime
fiscale e di doppia imposizione, quindi in tutto questo paniere si è inserita anche la
questione del Servizio Sanitario Nazionale, interpretata da alcune parti in un modo, da
altre in un altro; la questione è stata sollevata e, come diceva prima il Presidente, sarà
oggetto a brevissimo di una seduta congiunta delle due Commissioni competenti, perché è
evidente che questa situazione, così facendo, non ha senso di esistere, non può essere
applicata a macchia di leopardo in Regione Lombardia, ma ci deve essere
un’interpretazione univoca, che evidentemente va nella direzione che ci siamo detti: cioè
se già oggi il frontaliere contribuisce con la tassazione svizzera, e quindi poi con il
sistema dei ristorni, non è da considerare un evasore, ma le imposte le sta semplicemente
pagando, e pagando altrove; poi con tutta una serie di sistemi, quello dei ristorni, valutato
e studiato per parte italiana nella ridistribuzione sui territori, ma adempie a quello che è il
proprio obbligo contributivo nei confronti dello Stato nel quale risiede.
Io credo che questa sia una cosa di buonsenso, al di là di quella che può essere
l’interpretazione normativa, comunque faremo a breve chiarezza su questa situazione.
Io però ci tenevo solo – non faccio nessuna domanda – davvero a ringraziare ancora il
dottor Ceriani, perché sarà la quarta, quinta volta che viene qui a Milano e ci ha tenuti
informati sull’evolversi della trattativa, per quanto, ribadisco, avremmo preferito
partecipare e sedere ogni tanto a questi tavoli.
Dott. Vieri CERIANI
Grazie, assessore Brianza. No, su quest’ultimo punto segnalo che a un certo punto
abbiamo ventilato alla controparte svizzera la possibilità di avere un tavolo in cui
sedessero, oltre a Berna e Roma, le quattro Regioni e i tre Cantoni. Si è concluso che
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sarebbe stata una cosa alquanto difficile da gestire, diciamo così.
Le trattative internazionali, questi accordi sono da Berna a Roma, insomma, sono a livello
di Stato centrale, la rappresentanza in politica estera della Provincia di Sondrio non so in
che cosa si possa estrinsecare, ma in atti giuridici internazionali vincolanti… atti giuridici,
accordi giuridici, Trattati internazionali: la competenza è sempre stata a livello federale e
nazionale. Questo non vuol dire che non ci sono state molte interlocuzioni... insomma,
come giustamente ricordava Brianza, questa credo sia, appunto, la quinta volta che vengo
qua.
Ha ricordato una lettera recente del Presidente Maroni al Ministro Padoan, ma è
indirizzata anche al Ministro Gentiloni, per quello che mi risulta...
Assessore Francesca BRIANZA
Sì, confermo.
Dott. Vieri CERIANI
E confermo che è arrivata, ma confermo anche che sul piano dell’interlocuzione
istituzionale con Presidenti di Regione i dialoghi ci sono stati in passato e nel presente,
con informativa costante, e anche, in fondo, con una certa sintonia di orientamento su
alcune tematiche e alcune difficoltà del momento negoziale dei mesi scorsi.
Detto questo, vengo rapidamente a chiudere. Per quanto riguarda le questioni sollevate dal
consigliera Macchi, la inviterei, se ha un testo scritto, a mandarmelo, perché così posso
prenderne visione meglio delle sollecitazioni di cui lei si è fatta interprete.
Alcuni piccoli chiarimenti. Arcisate-Stabio: il problema del ritardo non è un problema di
cattiva volontà politica, da quello che a me consta è un problema di smaltimento di
arsenico e di difformità di legislazione ambientale tra Svizzera e Italia, che ha richiesto
qualche tempo per essere risolta e affrontata.
Purtroppo prima di scavare non è che forse si sappia esattamente quanto arsenico non
c’è.... è un problema di difficoltà amministrativa di superare dei divieti delle soglie di
tolleranza, che in Svizzera sono più alte, e quindi consentivano di procedere più
speditamente che non da questa parte; ovviamente i costi di smaltimento molto superiori,
c’e quindi la necessità di rivedere tutta una serie di cose.
Per quanto riguarda il costo di adempimento dell’assolvimento degli obblighi fiscali in
Italia, la precompilata intende proprio consentire al frontaliere di non andare dal
commercialista. Se decide che vuole andare dal commercialista, o preferisce rivolgersi a
un CAF, è facoltà sua, ma riceverà la precompilata, proprio per superare questo costo
aggiuntivo.
Le notazioni sulle separazioni... per carità, il fisco ha sempre conseguenze strane, ma forse
potremmo avere a seguito degli accordi complessivi delle richieste di spostamento della
residenza in Svizzera per motivi... i più vari.
Ricordo che in passato, quando iniziammo con l’IRPEF, nei primi anni ’70, c’era la regola
del cumulo dei redditi tra i coniugi, che fu poi abolita subito con una sentenza della Corte
Costituzionale, ma lì veramente ci fu un boom di separazioni legali fittizie, per evitare il
cumulo. Quindi sono fenomeni che possono succedere. Insomma, non so che cosa dire di
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più preciso.
Ci sono due temi importanti che sono stati sottolineati: uno è il tema della disoccupazione,
e su questo saranno necessari ancora approfondimenti in futuro.
Ricordo che io mi occupo in realtà di tutte queste questioni perché sono capo negoziatore
con la Svizzera sulla questione dei frontalieri, nonché Campione, nonché sul tema della
regolarizzazione dei capitali, ma non è che opero a 360 gradi su tutte le tematiche,
dopodiché so bene, sappiamo che sono interrelate tra di loro, cerchiamo di creare gli
opportuni collegamenti, la disoccupazione è un tema abbastanza delicato, anche perché la
147, secondo un’interpretazione giuridica abbastanza consolidata, di diritto internazionale,
è venuta meno nel momento in cui è entrato in vigore l’accordo sulla libera circolazione.
Allora, questi soldi dove sono? Sono congelati nel bilancio dell’INPS, stanno lì, non è che
sono spariti... effettivamente è un problema anche al di là della volontà politica, che c’è o
non c’è, può esserci o non esserci, è un problema anche giuridico.
Il problema del pagamento della sanità in Lombardia: non c’entro proprio, perché − come
ha detto l’assessore Brianza − è un problema di riconduzione della sanità lombarda a
un’interpretazione univoca di quello che è un testo, una circolare del Ministero della
Sanità, che è abbastanza sintetico ma, insomma, può essere letto anche in modo, diciamo,
“corretto”, o in modo più lineare di com’è stato interpretato.
Quello che posso dire, perché l’ho vissuta, e perché fa parte delle competenze di cui mi
sono occupato, è che il finanziamento della sanità non è è legato a certi tributi. Dal ’97 ’98, con l’istituzione dell’IRAP e l’abolizione dei contributi sanitari, non ci sono delle
entrate destinate a finanziare il Servizio Sanitario; il Servizio Sanitario è universale ed è a
carico della fiscalità generale. L’IRAP è pagata dal datore di lavoro, non certo dal
lavoratore. A maggior ragione, poi, il collegamento con il lavoro è venuto meno negli
ultimi anni da quando è stato tolto il costo del lavoro dalla base imponibile IRAP.
Quindi abbiamo che il bilancio dello Stato finanzia trasferimenti al fondo sanitario,
dopodiché ci sono dei problemi ovviamente di definire in base a criteri più generali quanto
è universale la fruizione del servizio e quanto il singolo debba, o possa essere chiamato a
contribuire, e in quali casi, ma non è che c’è un collegamento, appunto, come esisteva nel
sistema mutualistico pre anni ’70, in cui, o paghi i contributi e allora hai la mutua, oppure
non hai il Servizio Sanitario, perché questa mi sembra proprio concettualmente un po’ una
forzatura.
Presidente Antonello FORMENTI
Voleva salutare un attimo, l’Assessore, che ha un altro impegno.
Dott. Vieri CERIANI
Io ho finito, vi ringrazio dell’attenzione. Quello che posso dire è che, come al solito, sono
per noi molto utili, perché arrivano una serie di spunti e di riflessioni importanti, spero di
essere stato utile nel senso di convogliare l’informazione giusta.
Il testo dell’accordo in dettaglio sarà noto nel momento in cui verrà firmato, ma vi posso
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assicurare che non ci sono nell’accordo novità rispetto alla road map, la gran parte della
questione – ha ragione Brianza – sarà da vedere nel momento in cui si inizia a lavorare
sulla legge di ratifica, e quella conterrà delle norme nazionali che non riguardano
l’accordo con la Svizzera, i tempi di adeguamento dell’IRPEF, partendo da una situazione
iniziale agevolata, per poi arrivare alla tassazione a regime: questo lo decide il Parlamento
italiano e lo decide l’Italia, così come tutte le altre questioni.
Grazie.
Presidente Antonello FORMENTI
Grazie ancora.
2 [o.d.g.]. Approvazione dei processi verbali n. 14 del 12 novembre 2015 e n. 15 del 17
dicembre 2015.
Presidente Antonello FORMENTI
Volevo chiedere ai Commissari un secondo solo, perché ci sarebbe da approvare
l’approvazione dei processi verbali n. 14 e 15, che era il punto n. 2.
Quindi lo diamo per approvato.
Ringrazio ancora il dottor Ceriani per la disponibilità e sarà mia cura, qualora il territorio
mi dia dei suggerimenti o comunque abbia dei dubbi, di fare da contatto con il dottor
Ceriani per dare eventualmente delle risposte più certe, e (guardo i giornalisti che, spero
non me ne vorranno male) magari quando vengono riportate dai giornali non sempre
possono essere ben comprese.
Grazie a tutti. Buona serata.
La seduta termina alle ore 18.40.
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Hanno partecipato ai lavori della seduta:
- i seguenti Consiglieri componenti della Commissione:
Voti
Presidente
Vice Presidente
Cons. Segretario
Antonello FORMENTI (Lega Lombarda – Lega Nord – Padania)
Francesco DOTTI
(Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale)
Luca GAFFURI
(Partito democratico della Lombardia)
(15)
(2)
(9)
Stefano BUFFAGNI
Silvia FOSSATI
Daniela MARONI
Mauro PIAZZA
(9)
(5)
(6)
(8)
(Movimento 5 stelle)
(Con Ambrosoli Presidente)
(Maroni Presidente)
(Nuovo Centro Destra)
- La Consigliera Paola MACCHI; l’Assessore al Post Expo e alla Città Metropolitana, Francesca
BRIANZA; il Dott. Vieri CERIANI, Consigliere del Ministro per le politiche fiscali del MEF; i
Signori: Sergio AURELI, responsabile frontalieri sindacato UNIA Svizzera; Giuseppe
BARBUSCA, CGIL frontalieri Sondrio; Paolo BERTOCCHI Consigliere provinciale di
Varese, in rappresentanza del Presidente; Davide BRIENZA, Vicesindaco del Comune di
Ronago (CO); Ivan CAMERONI, responsabile INAS Svizzera; Silvia CAMPORINI,
Direttore Como CAF-ACLI; Luca DELLA BITTA, Presidente della Provincia di Sondrio;
Mirko DOLZADELLI, segretario CISL Sondrio;Luca Daniele GAZZOLI, Segretario CGIL
Lombardia; Francesco GINI, Vicesindaco Comunità Montana Valchiavenna, Comune
Villa di Chiavenna (SO); Omar IACOMELLA, Sindaco del Comune di Piuro (SO); Paolo
LENNA, Segretario della CGIL di Varese; Pancrazio RAIMONDO, Segretario generale
UIL frontalieri nazionale; Pietro Vittorio RONCORONI, Presidente Associazione
Comuni Italiani di frontiera con la Svizzera; Andrea PUGLIA (Sindacalista –
Organizzazione Cristiano Sociale del Ticino - OCST); Silvana SNIDER, consulente;
Davide TARABINI, Sindaco di Prata Camportaccio (SO); Alessandro TARPINI, Segretario
generale CGIL Como; Luca VACCARO, responsabile coordinamento frontalieri CGIL
Camera del Lavoro di Como.
Risultano assenti alla seduta i seguenti Consiglieri componenti la Commissione:
Maria T. BALDINI
Stefano Bruno GALLI
Claudio PEDRAZZINI
Onorio ROSATI
(Gruppo Misto)
(Maroni Presidente)
(Forza Italia - Il Popolo della Libertà)
(Partito democratico della Lombardia)
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IL PRESIDENTE
(Antonello FORMENTI)
Il CONSIGLIERE SEGRETARIO
(Luca GAFFURI)
LA RESPONSABILE DELLA POSIZIONE ORGANIZZATIVA
(Cristiana AGLIO)
IL FUNZIONARIO VERBALIZZANTE
(Aldo RIGHETTI)