Processo verbale n. 1 del 4 febbraio 2016
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Processo verbale n. 1 del 4 febbraio 2016
CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA X LEGISLATURA ________________________________________________________________________________ COMMISSIONE SPECIALE RAPPORTI TRA LOMBARDIA, CONFEDERAZIONE ELVETICA E PROVINCE AUTONOME Seduta del 4 febbraio 2016 Processo verbale n. 1 Il giorno 4 febbraio 2016, alle ore 16.00, è convocata presso la sede del Consiglio regionale, a norma dell’art. 31, primo comma, del regolamento generale, la Commissione speciale rapporti tra Lombardia, Confederazione elvetica e Province autonome per la trattazione degli argomenti di cui all’ordine del giorno allegato. Presiede la seduta il Presidente Antonello FORMENTI. Assistono alla seduta la dirigente Francesca SANTAMBROGIO, la responsabile della posizione organizzativa, Cristiana AGLIO e il funzionario verbalizzante Aldo RIGHETTI. Alle ore 16.10 il Presidente apre la seduta, di cui segue la trascrizione integrale. 2 3[o.d.g.]. Incontro, alla presenza dell’Assessore Post Expo e Città Metropolitana, Francesca Brianza, con il dott. Vieri Ceriani, Consigliere del Ministro per le politiche fiscali del MEF, in merito all’aggiornamento sull’accordo tra Italia e Svizzera per la tassazione dei redditi da lavoro frontaliero e un’informativa sulle questioni fiscali e non fiscali inerenti il territorio di Campione d’Italia e con: ANCI; Presidente delle Province di Como, Sondrio e Varese; Associazione Comuni confinanti e ASSCO; Associazione Comuni italiani di frontiera (ACIF); Associazione Unione di Comuni lombardi – Terre di frontiera; CGIL, CISL, UIL; ACLI italiana e svizzera; UIL frontalieri; SSP/VPOD Ticino; UNIA e USS; SYNA; OCST; INAS Svizzera. Presidente Antonello FORMENTI Grazie a tutti di essere intervenuti. Modifichiamo un attimo la scaletta, perché alcuni colleghi della Commissione sono impegnati in altre Commissioni, e quindi qualcuno è in ritardo. Quindi, per non mancare di rispetto agli ospiti e alle persone che sono intervenute io procederei subito con l’intervento e l’audizione del dottor Vieri Ceriani, che ringrazio per la sua presenza e che è già venuto in altre occasioni, ed anche oggi con una richiesta abbastanza breve nel tempo, nel senso che non ho dovuto attendere molte settimane per avere la sua disponibilità, quindi per questo lo ringrazio. Spero di ringraziare tutti i presenti, innanzitutto la mia collega, prima collega e poi Presidente di Commissione prima di me, oggi Assessore, l’assessore Brianza, per essere intervenuta qua, anche perché ritengo che la sua delega e la sua anche nomina a rappresentare Regione Lombardia all’Insubria sia molto importante e che, quindi, dia il suo contributo a quest’audizione. Se tutti si sono accreditati non dimenticherò nessuno, se lo dimenticherò − e me ne scuso in anticipo − eventualmente me lo faccia presente alzando la mano. Quindi, ringrazio il signor Bertocchi Paolo, che è un Consigliere provinciale, in rappresentanza del Presidente; il signor Luca Della Bitta, Presidente della Provincia di Sondrio; il signor Brienza Davide, Vicesindaco del Comune... (qui non c’è scritto il Comune di appartenenza, quindi non so di che Comune sia...) (Ndt, intervento fuori microfono) Presidente Antonello FORMENTI Ronago. Poi abbiamo il signor Iacomella Omar, Sindaco del Comune di Piuro; il signor Davide Tarabini, Sindaco di Prata Camportaccio; il signor Lenna presumo Giampaolo, Segretario della CGIL di Varese; il signor Vaccaro Luca, responsabile coordinamento frontalieri CGIL Camera del Lavoro di Como; il signor Gazzoli Daniele, Segretario CGIL Lombardia; il signor Alessandro Tarpini, Segretario generale CGIL Como; il signor Barbusca Giuseppe, CGIL frontalieri Sondrio; Raimondo Pancrazio, Segretario generale UIL frontalieri nazionale; il signor Vuolo massimo, delegato associazione frontalieri; il signor Aureli Sergio, responsabile frontalieri sindacato UNIA; il signor Cameroni Ivan, responsabile INAS Svizzera; la signora Silvia Camporini, Direttore Como CAF-ACLI; poi 3 abbiamo Pietro Vittorio Roncoroni, Presidente Associazione Comuni Italiani di frontiera con la Svizzera; il signor Delfio... – non riesco a capire la scrittura, mi dovete scusare – rappresentante frontaliere e la signora Silvana Snaider [Snider], cui ho chiesto di venire, che conosco da parecchi anni, e che mi ha dato una mano in questa vicenda; abbiamo, infine, poi Francesco Gini, Vicesindaco Comunità Montana Valchiavenna, Comune Villa di Chiavenna; sembra, Sebastian Eros, responsabile frontalieri Ticino. Io direi di non andare più in là di questi ringraziamenti; spero che quest’audizione sia di utilità per tutti per affrontare questo tema in modo costruttivo, quindi vi invito poi, quando vi lascerò spazio, a porre delle domande, se ci sono domande da porre, o sottoporre alcune osservazioni, in modo costruttivo, lasciando, diciamo, da parte tutti quelli che possono essere i corollari, che, a mio modo di vedere, lasciano il tempo che trovano. Lascerei subito la parola al dottor Vieri Ceriani. Dott. Vieri CERIANI Grazie. Grazie, Presidente. Come lei accennava, non è la prima volta che vengo, credo sia la quarta, se ricordo bene. Vedo che molte facce presenti poi sono le stesse, quindi si sta creando una sorta, come dire, di comunità su questo negoziato e su questa trattativa Italia-Svizzera. Ovviamente ho accettato con molto piacere, perché ritengo sia assolutamente fondamentale che sui progressi, o sui regressi, a seconda dei punti di vista, in questo pacchetto negoziale sia data comunicazione opportuna e che ci sia lo spazio anche per domande, chiarimenti e discussioni in un contesto che è quello a mio avviso corretto, perché è un contesto istituzionale con amministratori locali e parti sociali. E’ la quarta volta che vengo: purtroppo forse vi deludo, nel senso che non ho grandi novità. C’è una sola novità, che è quello di cui abbiamo discusso le volte precedenti, e che era contenuto nella cosiddetta ‘road map’, cioè un documento politico che indicava quale fosse la soluzione che le due parti si impegnavano a ricercare sul negoziato; adesso è stato tradotto in un testo giuridico e questo testo giuridico è stato – in termine tecnico – parafato, cioè firmato dai due negoziatori; passerà poi alla firma dei Ministri, e poi andrà alla ratifica dei Parlamenti. La Svizzera – come sapete – ha un meccanismo istituzionale piuttosto complesso, la loro prassi è di non diffondere il testo legale prima del momento della firma − su questo li abbiamo rispettati − però sia loro sia la controparte svizzera sia noi, ovviamente, informiamo sui contenuti principali. I tempi per quanto riguarda la firma sono probabilmente giugno (perché le procedure svizzere comunque tre-quattro mesi prima dell’okay, diciamo, alla firma al Ministro competente passa, noi avremo le elezioni amministrative a giugno, quindi, insomma, andremo verso fine giugno, con i tempi della ratifica), sempre che il percorso sia un percorso di distensione, perché abbiamo posto alcune condizioni, come Italia, di non discriminazione, che potrebbero incidere sul percorso che porta alla firma e poi alla ratifica. Supponendo che, appunto, a metà anno si possa firmare, poi ci saranno probabilmente un paio di anni per la ratifica da parte di entrambi i Parlamenti e quindi arriviamo al 2018. 4 Quindi, se ci si sbriga − vengo subito a ciò che può interessare sia ai lavoratori frontalieri sia agli amministratori − il nuovo accordo diventerà effettivamente operativo sul 2019, il primo anno, direi abbastanza irrealistico che si arrivi prima. Io prendo 5-10 minuti, non di più, per ricapitolare i punti importanti dell’accordo, poi lascerei spazio a voi per fare domande e risponderei alle vostre domande integrando quello che vado a dirvi adesso. L’accordo oggi è un accordo che contempla solo la figura del frontaliere italiano che lavora in Svizzera, il nuovo accordo è reciproco, e quindi ci saranno anche i frontalieri svizzeri che lavorano in Italia. L’accordo è un accordo che riguarda esclusivamente la fiscalità, non modifica nulla su quelli che sono gli aspetti giuslavoristici, è evidente: quelli sono regolati dall’accordo sulla libera circolazione, come recepito nel Trattato Unione europea-Svizzera; vengono definite le aree di frontiera, che sono i tre Cantoni interessati, Ticino, Vallese e Grigioni, e le quattro Regioni, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano. Poi la definizione di “frontaliere” è quella che conosciamo, cioè chi risiede entro 20 chilometri dal confine, cioè in un Comune che ricade entro 20 chilometri dal confine. Come sapete, oggi il sistema è che vi è la tassazione esclusiva in Svizzera e nessuna tassazione in Italia: andremo alla tassazione concorrente in Italia e in Svizzera, e simmetricamente in Svizzera e in Italia. Oggi la Svizzera preleva sul salario del frontaliere l’IRPEF svizzera, per intenderci, e la trattiene tutta, al 100%, sul lavoratore, ristorna poi un 40%, o 38,8, che viene trasferito ogni anno da Berna a Roma e poi viene distribuito sui Comuni frontalieri. L’accordo prevede che lo Stato in cui il lavoratore lavora – quindi la Svizzera per il frontaliere italiano, l’Italia per il frontaliere svizzero – preleva le sue imposte, la sua IRPEF, ma fino al 70%. Quest’imposta sarà un acconto dell’imposta dovuta nell’altro Stato. Ci siamo accordati su uno scambio elettronico di informazioni, per cui riceveremo, ci scambieremo in via automatica, in via informaticamente evoluta le informazioni su quelle che sono le grandezze rilevanti per l’applicazione dell’imposizione, quindi il salario, i contributi obbligatori, l’imposta subita, oltre ai dati anagrafici e agli eventuali carichi familiari che venissero dichiarati. Ovviamente ci sarà un flusso reciproco, i nostri datori di lavoro su un frontaliere... io parlo sempre del frontaliere svizzero, che sembra una cosa assurda, perché abbiamo sempre ovviamente 60.000 frontalieri italiani che vanno a lavorare in Svizzera, però ce ne sono un migliaio, 1.500-2.000 – a seconda dei criteri, poi vedremo bene –, che dalla Svizzera vengono a lavorare in Italia, e quindi non è un insieme vuoto il frontaliere svizzero che lavora in Italia; sul piano dei principi ha esattamente la stessa dignità e va gestito con gli stessi criteri del frontaliere italiano che lavora in Svizzera. Quindi, il datore di lavoro italiano farà il suo CUD che noi gireremo alle Autorità fiscali svizzere, e dalla Svizzera riceveremo informazioni sostanzialmente del certificato di salario. Come avverrà la tassazione in Italia? Perché questo interessa i frontalieri. Allora, la ritenuta in Svizzera sarà più bassa, perché dal 100% si passerà al 70%, per i frontalieri 5 dentro la fascia, ovviamente per quelli fuori fascia sarà il 100%. Cosa accadrà in Italia? Accadrà che in tempo utile per la dichiarazione precompilata, febbraio-marzo, l’Agenzia delle Entrate riceverà le informazioni dal Fisco svizzero, verrà predisposta una dichiarazione precompilata mettendo assieme ovviamente le informazioni sul salario percepito in Svizzera con le informazioni su eventuali altri redditi posseduti in Italia, nonché su tutte le altre informazioni di cui l’Amministrazione finanziaria, l’Anagrafe tributaria è in possesso ai fini della precompilata, quindi gli interessi sul mutuo prima casa, se il frontaliere ha costruito una prima casa in Italia. Dall’anno prossimo (e quindi in tempo utile per il 2019), insomma, dovremo avere tutte le spese mediche già automatizzate e informatizzate e incluse nella precompilata. Come avverrà questa tassazione? Dato il salario lordo in Svizzera, dal salario lordo in Svizzera verranno innanzitutto detratti i 7.500 euro che spettano a tutti i frontalieri; in secondo luogo verranno detratti tutti gli oneri sociali obbligatori a carico del lavoratore, quindi previdenziale, compreso il secondo pilastro, disoccupazione; insomma, tutto quello che è sintetizzato in una riga, o in due righe, anzi, meglio, del certificato di lavoro. Su questo reddito verranno applicate le aliquote e gli scaglioni italiani, si calcolerà l’imposta lorda, dall’imposta lorda si toglieranno gli oneri detraibili, si toglieranno i carichi familiari, e si toglierà quello che già è stato pagato in Svizzera, che è un credito di imposta: cioè se pago 1.000... insomma, l’equivalente di 1.000 euro di imposte alla fonte sul mio salario in Svizzera, quei 1.000 euro vengono sottratti dall’imposta, non dall’imponibile, dall’imposta in Italia. Questo è il meccanismo. So che sono girate le ipotesi più fantasiose su quello che può succedere, il meccanismo è quello che ho detto, così faremo, così l’accordo sostanzialmente prevede, e così prevede anche in qualche modo la nostra normativa e il rispetto dei principi di equità a cui il nostro ordinamento fiscale si deve ispirare, che poi sono principi costituzionali. Detto questo, però – e l’abbiamo sempre detto –, a regime il carico fiscale sul frontaliere aumenta, il combinato dell’imposta svizzera e dell’imposta italiana porterà a un aggravio della tassazione, che è sicuramente molto meno di quello che alcune fantasiose stime hanno paventato, ma che comunque ci sarà. Tant’è vero che abbiamo sempre detto che non lo possiamo fare, non è nostra intenzione – parlo come Governo – introdurla immediatamente, è previsto un percorso graduale di adeguamento – che abbiamo sempre indicato orientativamente in dieci anni – per portare il livello di tassazione da un livello iniziale, grossomodo equivalente a quello che subisce il frontaliere tassato esclusivamente in Svizzera, e portarlo gradualmente, nell’arco di dieci anni, a livello di tassazione, che è quello ordinario alla fine in Italia, di tutti gli altri frontalieri. Noi abbiamo frontalieri con la Francia, abbiamo frontalieri con San Marino, non è che il lavoratore frontaliero è solo il lavoratore lombardo, piemontese o della Valle d’Aosta o del Trentino che va a lavorare in Svizzera, da questo punto di vista abbiamo ovviamente dei criteri di equità che ci porteranno a determinare un regime di tassazione complessivo, definitivo in Italia al netto delle imposte già pagate di là, che saranno prelevate dalla Svizzera, ma poi detratte dalle imposte dovute in Italia, che è equivalente a quello degli altri frontalieri. Poi, se avete domande più specifiche, ci possiamo ritornare. 6 Mi sembra importante il fatto che abbiamo deciso di comune accordo di prevedere che l’accordo sia rivedibile ogni cinque anni e che ogni cinque anni ci si incontri per valutare assieme se sono emerse criticità, difficoltà, problemi tali da indurre ad avviare una rinegoziazione di alcuni aspetti. L’idea di fondo – che la controparte svizzera condivide pienamente – è che dobbiamo costruire un accordo che è una cosa viva: insomma, noi ci troviamo oggi in vigenza di un accordo fatto nel ’74, sul quale nel corso degli scorsi decenni non abbiamo, in realtà, attivato un tavolo di confronto costante e questo è un qualcosa che secondo noi – “secondo noi” intendo non solo noi negoziatori italiani, ma intendo dire noi come negoziatori italiani e svizzeri – riteniamo debba essere corretto, l’intenzione è quella di giungere gradualmente a un affievolimento delle tensioni e delle incomprensioni, avviare dialoghi istituzionali nel continuo. Campione d’Italia. Abbiamo incluso nell’accordo che si istituirà un Comitato congiunto per esaminare tutte le problematiche complessive di Campione d’Italia. Come soluzione a breve termine, da trovare entro l’estate di quest’anno, due possibili soluzioni sul fatto dell’imposizione in Svizzera con IVA, dazi e accise svizzeri, senza possibilità di rimborso: o un rimborso forfettario da parte della Svizzera o un contingente limitato di merci tracciabili in via elettronica. Ovviamente sono tutte cose che vanno negoziate, vanno viste con attenzione, però già il fatto che siamo riusciti a trovare un consenso e un accordo su questo stringato paragrafo è un buon risultato, a mio avviso. Abbiamo anche, come Italia, come dichiarazione unilaterale, riaffermato l’impegno del Governo a lavorare al miglioramento delle comunicazioni nelle zone. Al di là del Gottardo e dei grandi assi ferroviari, che sono poi europei più che italo-svizzeri, abbiamo ribadito l’impegno a migliorare il traffico, i trasporti nelle zone frontaliere per diminuire, venire incontro ai problemi di quelle comunità e ai problemi dei frontalieri, e già con la legge di stabilità sono stati effettivamente stanziati i fondi per intervenire sulle tratte ferroviarie più importanti. Ricordo che quest’accordo è stato fatto il 22 dicembre e la finanziaria è stata approvata qualche giorno dopo. Mi fermo qui, perché credo che sia più utile rispondere alle domande. Presidente Antonello FORMENTI Grazie. Vi invito – in modo da coordinare gli interventi – quando intervenite dite chi siete e chi rappresentate, in modo tale che si abbia contezza di che cosa stiamo parlando. Formulo già io una domanda iniziale: non ho sentito – e visto che ci sono presenti tanti Comuni – parlare dei ristorni. Dott. Vieri CERIANI Sui ristorni nell’accordo in quanto tale non c’è nulla, nel senso che i ristorni non ci sono più a livello di Stati, ma – come abbiamo più volte detto e credo sia la quarta volta che lo dico qui – è un impegno che il Ministro ha preso a livello di Governo, nella legge di ratifica, al di là dell’articolo 1 in cui il Parlamento italiano ratifica l’accordo; ci saranno 7 due importanti articoli: uno riguarda il trattamento IRPEF dei frontalieri, e spiegherà, laddove è necessario, quello che ho detto prima e prevederà anche questa deduzione aggiuntiva a scalare che dal primo anno al decimo anno consentirà una crescita graduale del carico fiscale; il terzo articolo è la quantificazione dei ristorni. Qui ci sono due passaggi: uno, la determinazione dell’ammontare dei ristorni. La determinazione dell’ammontare dei ristorni sarà l’allocazione a un fondo nel bilancio dello Stato di somme che saranno abbastanza facili da quantificare, perché noi avremo da parte svizzera l’informazione su tutte le ritenute che vengono fatte sui lavoratori frontalieri italiani che lavorano in Svizzera. Allora, se oggi quello che viene ristornato dalla Svizzera è il 40% del 100% delle ritenute, domani sarà il 40% del complemento al 100 del 70% che ci verserà la Svizzera, cioè è un banale rapporto. Conoscendo le ritenute applicate ai lavoratori frontalieri in Svizzera, che sono il 70% di quello che la Svizzera ha finora prelevato, portiamo dal 70% e lo riproporzioniamo a 100, prendiamo il 40%, e quello è l’importo che deve essere destinato ai ristorni, ed è una cosa corretta; è molto meglio di prendere una cifra fissa, tipo 60 milioni, o 70 milioni, perché è funzionale, è correlata, è la riproduzione come finanziamento del meccanismo che oggi regola i ristorni dalla Svizzera all’Italia. In questo modo possiamo tener conto del fatto che il numero dei frontalieri varia, perché può crescere, ma può anche diminuire e che i livelli retributivi cambiano, perché anche la composizione cambia. In questo modo il quantum è sancito. Sancito dove? Nella legge di ratifica. Allora, la preoccupazione degli amministratori... e questo ce lo siamo già detto, ma non solo qui, io sono stato a Verbania, sono stato in Piemonte, sono stato ospite di Roncoroni nel suo Comune, insomma... a Ponte Tresa, insomma, la preoccupazione degli amministratori è evidente. Io quello che dico è: vi sentite più sicuri adesso, quando ogni anno c’è nel Parlamento ticinese qualcuno che presenta una mozione per bloccare i ristorni? Eventualità non teorica, perché è successa nel 2010-2011. Certo, se qualcuno dice “ma poi, una volta che la norma è italiana si sa come va, si fanno i tagli alle spese e poi...”. Allora, già la collocazione nella legge di ratifica di un Trattato internazionale, pur non essendo una legge, diciamo, necessaria... non è una legge costituzionale, però sicuramente è una legge con una valenza di tipo superiore; francamente, meglio di così come negoziatori e come MEF non riusciamo a capire che cosa possiamo fare di più. Sui criteri di ripartizione, l’idea è di riprodurre sostanzialmente in prima battuta quelli che sono in vigore oggi, che è la cosa più semplice, ovviamente fermo restando che questa è una questione assolutamente di sovranità nazionale, per cui è successo nel tempo che i criteri di ripartizione siano cambiati, anche in modo difforme da Regione a Regione, questo... diciamo, però non riguarda la ratifica del Trattato, queste sono cose che possiamo veramente gestire come elementi di buona amministrazione domestica. Non so se sono stato abbastanza chiaro. 8 Presidente Antonello FORMENTI Sì. Prima di dare la parola, ringrazio anche il signor Rinaldo Redaelli, in rappresentanza dell’ANCI Lombardia, che nel frattempo ci ha raggiunto. Quindi non so chi è che vuole intervenire? (Ndt, intervento fuori microfono: “Io volevo solo un chiarimento”) Presidente Antonello FORMENTI Allora, io direi di fare un gruppo di 5 domande, poi facciamo intervenire il dottor Ceriani e, se ce ne sono altre, proseguiamo. Quindi, darei adesso innanzitutto la parola alla collega. Consigliere Paola MACCHI Grazie, dottore. Io le devo chiedere scusa, perché sicuramente tutti avranno capito benissimo l’esempio, quello che ha detto riguardo al 70%, il 40%, eccetera, io le devo chiedere perdono, ma io invece non ho capito, nel senso, le chiederei, con un esempio pratico: fatto 1.000 uno stipendio, cioè fatto 1.000 uno stipendio di un frontaliere che guadagna in Svizzera, vorrei sapere quanto attualmente viene ristornato all’Italia, quanto verrà ristornato, quanto verrà trattenuto dalla Svizzera. Cioè proprio con un esempio pratico, semplice. Dott. Vieri CERIANI Dunque, supponiamo 1.000 euro, un’aliquota media può essere intorno al 10% – ci semplifica la vita – sono 100 di imposta prelevata in Svizzera oggi, la Svizzera ristorna 40. Questo per i frontalieri dentro la fascia, quelli dentro i 20 chilometri, chi sta fuori non ci sono ristorni, subisce la ritenuta di 100. Domani la ritenuta non sarà di 10, ma sarà di 7, e verrà trattenuta dalla Svizzera. Fino a oggi, e ancora domani, finché non entra in vigore il Trattato, la Svizzera preleva 10 dal lavoratore e ridà 4 ai Comuni, quindi in realtà la Svizzera, al netto, tiene 6, con l’accordo andrà a 7, quindi abbiamo fatto una concessione. Però abbiamo anche chiarito che il moltiplicatore comunale, che loro hanno messo al massimo, dovrà ritornare a un valore medio, questo sta dentro al Trattato, e quindi prevale sulla legislazione. Quindi, alla fine, è lo status quo, c’è un po’ di vantaggio finanziario per la Svizzera ma, insomma, non è grandissimo. Cosa succede come ristorni ai Comuni italiani? La Svizzera non preleva più 10, preleva 7, e non ci dà nulla. Sarà una legge italiana, la legge di ratifica, che istituirà un fondo dal bilancio dello Stato italiano, che prenderà nota ogni anno del fatto che le informazioni che ci ha girato la Svizzera ci dicono che ha prelevato 7 sui frontalieri, noi quei 7 li facciamo diventare 10, e da 10 prendiamo il 40%, e quindi ritorniamo a 4, a quello che era. Questo è il meccanismo. Non so se sono stato chiaro stavolta. 9 Sig. Raimondo PANCRAZIO Mi chiamo Pancrazio Raimondo, sono il Segretario della UIL frontalieri nazionale. I principi sono abbastanza chiari ma volevo fare un esempio pratico, riguardando due aspetti: la definizione di “frontaliero” e le fasce. Lei ha detto che nel momento in cui viene approvata questa legge, di ratifica, abbiamo scritto in quest’accordo che il lavoratore frontaliero fiscalmente parlando è chi abita nella fascia di confine, e questo signore oggi ha un trattamento che all’inizio è pari a quello di oggi, diciamo, punto zero 2019 e paga le tasse uguale ad oggi, nel giro di dieci anni crescerà sulla base della tassazione italiana. Quindi, ci sarebbe da capire – e lei in parte l’ha detto – come cambierà e i tempi di questa crescita. Alla fine del processo non esisterà più fiscalmente il lavoratore frontaliero come chi è nella fascia di confine, perché non ci sarà più giustamente questa persona, perché tra dieci anni io, che abito nella fascia di confine, e tu, che non abiti nella fascia di confine, abbiamo lo stesso trattamento fiscale. Quindi, la definizione attuale del lavoratore frontaliero... insisto sulla definizione perché, chiaramente, in una legge la definizione delimita il campo di applicazione dei soggetti, quindi è fondamentale. Quindi questa definizione di lavoratore frontaliero fiscalmente scompare nel tempo. C’è scritto in quest’accordo – come lei ha detto – che abbiamo stabilito quali sono le aree di confine dei due Paesi, visto che c’è la reciprocità abbiamo messo che ci sono le Regioni di confine italiane e quelle... Oggi accadono delle cose di questo genere: un signore che abita a Sondrio e va a lavorare nel Canton Grigioni ha un trattamento fiscale, visto che è nella fascia di confine non ha il dovere di dichiarare i suoi redditi in Italia, se va a lavorare nel Canton Ticino non è considerato frontaliere fiscalmente e deve fare la dichiarazione dei redditi. La mia domanda prima è questa: 1) i confini sono confini tra Stati, e quindi riteniamo assurda quest’interpretazione e quest’applicazione che viene fatta attualmente, e sarebbe il caso venga spiegato domani questa cosa che il confine è quando io vado di là dal mio Paese, e non perché vado in un posto o nell’altro. La seconda cosa: sarebbe utile che nella definizione di questo trattamento fiscale, oggi la franchigia – che lei ha citato come uno degli elementi che decurtiamo dal lordo – è una cosa provvisoria e precaria, e dico perché. E’ stata introdotta nel 2003, e valeva 8.000 euro, poi è diventata 7.500, poi è diventata 6.700 con Monti, perché c’è era un problema, adesso è a 7.500, ma soprattutto abbiamo una franchigia oggi più bassa di dodici anni fa, quindi, se ci deve essere la franchigia, deve essere una cosa che valuta il disagio della persona, in questo passaggio, dobbiamo indicizzarla, dobbiamo dire come si muove nel tempo, perché cambia anche la situazione... cioè cambiano i redditi e cambiano le condizioni. Volevo che lei ci spiegasse meglio... perché se uno deve sapere il suo trattamento dovrebbe capire anche: questa franchigia c’è, quant’è e come viene indicizzata, oppure ogni anno forse ci sarà o non ci sarà? Cioè, come facciamo a stabilizzare questo trattamento fiscale? 10 L’ultima cosa che vorrei chiederle è la questione del punto finale, dove arriviamo tra dieci anni... Lei ha detto correttamente che tutti i lavoratori frontalieri... non c’è soltanto la Svizzera, ma c’è San Marino, Principato di Monaco, eccetera; da questo punto di vista sarebbe importante definire una condizione giuridica dei frontalieri per tutti, tipo una sorta di Statuto; il Governo decide di andare verso un allineamento di questa figura con tutti, di definire meglio il trattamento di queste persone, di cui in questo caso abbiamo discusso in termini soltanto fiscali, ma bisognerebbe parlarne anche in termini di sicurezza sociale e di mercato del lavoro, perché le discriminazioni di questi lavoratori, quando vanno di là, sono anche sia sul campo fiscale sia su questi altri due lati della vicenda, come sicurezza sociale, per esempio gli ammortizzatori sociali che non sono identici, eccetera. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Prego. Sig. Mirko DOLZADELLI Mirko Dolzadelli, Segretario generale CISL e responsabile nazionale dei frontalieri per la CISL. Allora, due considerazioni a integrazione del collega Pancrazio. Il rischio che vedo oggi è di fare di parti uguali parti disuguali, nel senso che prima ancora dell’accordo noi oggi abbiamo interpretazioni e regimi diversi che variano da Cantone a Cantone e da Provincia a Provincia sia per quanto riguarda l’interpretazione sulle fasce, tant’è che la Provincia di Sondrio viene considerata tutta, a prescindere dai chilometri, mentre sappiamo che c’è una situazione molto diversa sia per Como, per Varese e anche Lecco, e anche Brescia, e sia per quanto riguarda la concessione dei permessi, tant’è che anche sui permessi abbiamo situazioni completamente diverse: il Ticino ha un’applicazione molto rigida sul frontaliere, quindi permesso G, nei Grigioni e nel Vallese abbiamo una situazione molto, molto diversa. Quindi la domanda che pongo è quella che prima ancora di pensare di andare a definire un nuovo regime di tassazione sia necessario arrivare a un’armonizzazione, anche dal punto di vista dell’applicazione fiscale, perché anche le interpretazioni che vengono date da un Ufficio delle Entrate rispetto all’altro sono diverse, sono molto diverse sia per quanto riguarda, ripeto, l’applicazione delle fasce, sia per quanto riguarda la concessione dei permessi, sia per quanto riguarda i ristorni del Comune, tant’è che oggi in Ticino c’è un’applicazione dei ristorni rigida, chiara, trasparente, stessa cosa non possiamo dire dei Grigioni, tantomeno del Vallese. Questa è la situazione che c’è oggi Io spero che, al di là di quello che sarà l’iter, e se gli iter sono questi, pensare di cavarsela con un passaggio alle Camere al mese di luglio, in periodo pre-feriale e pre-referendario, io credo che tutti questi elementi, che riguardano decine di migliaia di lavoratori e il futuro delle comunità locali, perché di questo si sta parlando; perché oltre all’interesse del lavoratore e delle sue famiglie c’è anche il futuro di queste comunità locali in quanto, se diventa meno incentivante il lavoro verso la Svizzera, rischiamo di generare un problema 11 occupazionale e sull’indotto delle comunità locali di confine; questo, forse, è l’unico elemento che ci lega tutti, da Varese a Como, a Sondrio, a Verbania Cusio-Ossola, a Bolzano. Quindi io credo che nel trattamento di quest’accordo non si guardi solo al gettito, come si è guardato, sulla voluntary disclosure, ma si tenga presente soprattutto quelli che possono essere gli effetti per quanto riguarda l’indotto e quindi le decine di imprese che lavorano su quell’indotto, gli accordi bilaterali, quindi gli scambi di interesse tra le due aree e soprattutto le ripercussioni che avrà sulle comunità locali. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Prego. Dott. Luca DELLA BITTA Luca Della Bitta, Presidente Provincia di Sondrio. Io richiamo alcune considerazioni, che abbiamo già anche inviato ufficialmente sia al Governo sia a Regione Lombardia, anche alla luce del fatto che la Provincia di Sondrio – come sapete – all’interno della legge Delrio è riconosciuta con una propria specificità, alla quale segue una competenza anche in materia di rapporti internazionali con i vicini confinanti svizzeri, quindi pure da questo punto di vista chiederemmo di essere coinvolti sui i passaggi che si stanno portando avanti. Tre semplici osservazioni, che sono già emerse sia dall’intervento del dottor Ceriani sia da chi mi ha preceduto. Chiaramente, il tema delle ricadute in termini di bilancio del singolo lavoratore frontaliero e della sua famiglia trova piena condivisione anche da parte delle Istituzioni, che sono molto preoccupate da questo punto di vista, al quale però aggiungono un ragionamento, diciamo, economico più ampio di un territorio, da un principio molto semplice: i soldi che restano in tasca a un lavoratore frontaliere sono soldi che poi vengono spesi sui nostri territori, quindi meno di queste risorse rimangono nei bilanci personali e familiari e più quel territorio si impoverisce in maniera molto importante, considerati i numeri del nostro territorio. Perciò, al di là di un aspetto tecnico, che abbiamo ben sentito illustrare, per quel che è possibile oggi raccontare, in un accordo di questo tipo è molto importante mettere al centro anche quelle che sono le ricadute, locali per noi, ma locali per tanti altri, con una dimensione davvero di carattere anche nazionale. Il tema dei ristorni è la principale preoccupazione, insieme a quella che ho appena ricordato, da parte degli amministratori; ristorni che per noi significano risorse indispensabili per un certo livello di qualità della vita, per una serie di interventi, per una serie di investimenti sia dei Comuni, che degli altri Enti locali. Fa piacere sentire l’impegno che queste risorse in futuro ci saranno, fino ad oggi diciamo che, pur in una complessità, i soldi sono sempre arrivati, per essere molto banali da amministratori. Di fronte a un cambiamento di questo tipo, francamente le incertezze sono molte; abbiamo già avuto in passato molti impegni e rassicurazioni, molto spesso poi l’impegno non si è tradotto in un risultato concreto. 12 Allora io credo che, se in questa fase non è possibile − perché si arriverà, attraverso una legge nazionale, a definire con quale modalità e quindi a mettere nero su bianco questa disponibilità − perché non pensare comunque al coinvolgimento degli Enti locali, della Regione, in documenti ufficiali che impegnino in maniera più stringente in questo senso, al fatto di mettere a disposizione queste risorse; altrimenti in qualche modo ci si chiede di fidarci, però le garanzie dal punto di vista del territorio purtroppo non sono quelle che ci lasciano sereni. Il terzo tema – cui ha accennato anche il dottor Ceriani – è quello della viabilità, della mobilità. E’ chiaro che non è strettamente collegato a un accordo di questo tipo, che ha una prevalenza di carattere finanziario e fiscale, però il tema della viabilità è qualcosa di veramente importante. Sarebbe molto opportuno, dal nostro punto di vista, anche per renderci più forti nel gestire quotidianamente quelle che sono le situazioni critiche, inserire comunque un impegno, chiederlo anche alla Svizzera da questo punto di vista. Io porto un esempio su tutti, che è quello di un territorio della Provincia di Sondrio, il Passo dello Spluga, utilizzato moltissimo dai nostri lavoratori frontalieri, oltre che con una ricaduta turistica davvero rilevante, Passo che per il versante italiano viene comunque tenuto libero, sgombro da neve finché è possibile e che in molti casi ha visto la chiusura − dal nostro punto di vista immotivato − sul versante svizzero, costringendo i nostri lavoratori a lunghi spostamenti e, soprattutto, chiudendo anche una mobilità turistica che per noi diventa rilevante. Quindi, credo che su questi temi si debba continuare nel lavoro, e ringrazio Regione Lombardia attraverso i lavori della Commissione, magari si potrebbe anche valutare di proporre una sorta di ufficio anche da un punto di vista operativo a supporto dei territorio, proprio per gestire in maniera quotidiana i rapporti con gli amministratori, con gli altri rappresentanti del territorio. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Grazie, Presidente. Prima di lasciarle la parola faccio fare l’ultimo intervento al collega Gaffuri, poi lasciamo rispondere al dottor Ceriani. Consigliere Luca GAFFURI Sì, ringrazio il dottor Vieri Ceriani sia per la disponibilità, sia per la chiarezza nell’intervento. Penso che alcune delle cose che qui ha detto, in qualche modo, se correttamente interpretate, penso possano anche rassicurare un po’ anche il mondo dei frontalieri che negli ultimi giorni ha manifestato, legittimamente, rispetto secondo me anche a informazioni che probabilmente non aveva ricevuto, in particolare quando ha fatto il passaggio su come verrà calcolata l’imposizione, comunque il fatto della detrazione di 7.500 euro, il fatto degli oneri sociali obbligatori che vengono dedotti, il secondo pilastro che viene dedotto, la disoccupazione che viene dedotta, la possibilità, finalmente, di poter beneficiare sia dei carichi familiari, sia degli oneri detraibili, che vuol dire mutui, vuol dire spese di ristrutturazione, vuol dire spese sanitarie, cioè cose di cui fino adesso 13 concretamente i frontalieri non potevano beneficiare. E, dall’altra parte, la partenza al 2019slitta ancora di un anno rispetto all’ipotesi che avevamo fatto inizialmente e, comunque si ipotizzano, appunto, i dieci anni per andare poi a regime. Porto le scuse del consigliere provinciale Baruffini, della Provincia di Como, che ha avuto un imprevisto, per cui non può essere presente. Dico due cose che apparentemente c’entrano poco, ma che in qualche modo sono legate un po’ a questa vicenda. Una è di questi giorni, è questa nuova iniziativa del Canton Ticino, per l’ennesima volta, sull’Albo dei padroncini, LIA che rischia di essere un problema molto importante per tutti i territori di confine, chi lavora oltre confine non sono solo i frontalieri, ma sono anche gli artigiani e i loro dipendenti. Negli ultimi anni, ovviamente, c’è stata una crescita significativa di tutti coloro che sono andati a lavorare oltre confine: l’impressione è che in Canton Ticino abbiano scelto come arma per rendere difficile, appunto, il lavoro agli artigiani dei territori di confine quello della burocrazia. Secondo me come Commissione di sicuro dovremo approfondire questo argomento; ieri ad esempio c’è già stata una delegazione di tutte le principali associazioni di categoria non soltanto artigianali, ma le Camere di Commercio, questo riguarda anche l’industria, per richiamarli, visto che state seguendo i Trattati con la Svizzera, comunque al fatto che non bisogna complicare la vita alla gente penso che sia importante. L’altra cosa, che anche questa apparentemente non c’entra niente con questo, ma su cui si aspetta un chiarimento, è la tassazione del pilastro, nel senso che è stato chiarito in sede di voluntary, e diciamo che lì è stato fatto un ottimo lavoro che ha portato a una tassazione fondamentalmente del 5%, però rimangono scoperti gli anni extra voluntary, per cui gli anni a seguire per la voluntary e anche gli anni da qui di sicuro al 2018, poi con il 2018 bisognerà capire come verrà trattato anche lì il pilastro. Per cui penso che anche questo aiuti a tenere tranquilli un po’ gli animi nei territori di confine; è proprio di oggi, una mozione firmata dai Parlamentari del Partito Democratico che, tra gli altri aspetti, chiede anche un chiarimento rispetto al secondo pilastro. Presidente Antonello FORMENTI Dottor Ceriani. Dott. Vieri CERIANI Grazie, Presidente. Le questioni sono molte, cerco di procedere un po’ in ordine. Il primo intervento che ha posto – mi pare fosse Raimondo – la questione delle difformità di trattamento fiscale tra chi sta in fascia e chi sta fuori fascia e il problema dei 9.500 euro di franchigia sul frontaliere, quanto è stabile, quanto è affidabile, come cambia, come non cambia, e poi la questione più generale dello Statuto dei frontalieri. Ora... e riprendo anche – se mi consentite – uno degli ultimi temi sollevati adesso da Gaffuri, riguardante i chiarimenti sul secondo pilastro. E’ chiaro che noi dovremo intervenire in modo da chiarire tutto molto bene ed è chiaro che dobbiamo arrivare a un trattamento fiscale che è coerente, che tratta allo stesso modo il 14 secondo pilastro ai fini dei contributi obbligatori, ai fini poi del trattamento delle prestazioni, eccetera, così come dobbiamo arrivare a una tassazione dei frontalieri che non discrimina tra chi sta entro i 20 chilometri e chi sta fuori, questo è evidente. E’ chiaro che ci sarà una diversa ritenuta alla fonte in Svizzera, chi viene da 20 chilometri subirà una ritenuta per il 70%, chi viene da più lontano la subirà al 100%. Però, mentre oggi quella è la tassazione definitiva, quella in Svizzera, domani quell’imposta è semplicemente un acconto di quello dovuto in Italia. Quindi, insomma, può darsi che pago 70, può darsi che pago 100, quando andrò a pagare quello che debbo l’anno dopo, con la precompilata, ci sarà ovviamente un conguaglio. Chiaro che non è esattamente equivalente dal punto di vista finanziario pagare mese e mese o pagare qualche mese ad aprile dell’anno successivo, però non ci dovrebbero essere quelle differenze così marcate che si hanno oggi tra il fuori fascia e dentro fascia, che subiscono la stessa tassazione in Svizzera, ma poi l’uno è tassato anche in Italia, l’altro no. Riguardo ai 9.500 euro del frontaliere, io... (Ndt, intervento fuori microfono) Dott. Vieri CERIANI 7.500, scusi. No, no, ho sbagliato, magari... (Ndt, interventi fuori microfono) Dott. Vieri CERIANI Sono stato generoso. Riguardo ai 7.500 della franchigia, è chiaro che il Parlamento decide... tutti i lavoratori dipendenti hanno una detrazione da lavoro dipendente. Credo che abbiamo qualche anno di buste paga alle spalle e credo sia cambiata la detrazione con una frequenza ogni quattro o cinque anni, due anni, tre anni. Debbo dire che mentre negli anni ’80 c’era una previsione di indicizzazione della struttura dell’IRPEF all’inflazione, e c’era il drenaggio fiscale, il fiscal drag, adesso non c’è più, però è vero anche che non abbiamo un’inflazione che è quasi zero, quindi queste sono le cose tipiche che decide il Parlamento... noi stiamo lavorando su un accordo internazionale, abbiamo previsto uno schema di ripartizione, dopodiché come si tassa in Italia è un problema italiano, di sovranità nazionale ed è un problema di come tassiamo la generalità dei cittadini contribuenti italiani. L’unica specificità dei frontalieri, di tutti i frontalieri, è che l’ordinamento prevede questa franchigia di 7.500 euro dall’imponibile per il disagio del frontaliere. Questo è importante, perché in prospettiva, comunque, il frontaliere, che oggi paga solo in Svizzera, e che vedrà salire la sua tassazione, anche a regime, nel 2030, quando sarà finito il periodo transitorio, se cambia datore di lavoro e da un lavoratore svizzero passa a un datore di lavoro italiano paga più IRPEF, cioè il frontaliere pagherà meno IRPEF di quello che pagherebbe se lavorasse da un datore di lavoro italiano perché, essendo frontaliere, ha diritto a questa deduzione di 7.500 euro, di cui non fruisce se lavora in Italia, e questo a 15 parità di tutto il resto, a parità di spese sanitarie, spese mediche, mutuo, ristrutturazione casa, carichi familiari. Quindi, attenzione, stiamo equiparando il lavoratore frontaliere agli altri contribuenti italiani, ma nella categoria frontalieri, che è trattato leggermente meglio di com’è trattato il lavoratore italiano che lavora in Italia. Questo è da tener presente, perché è una cosa che poi nel calderone sfugge, “stiamo massacrando i lavoratori frontalieri”, no, andranno a pagare meno, chi va a lavorare a Lugano pagherà meno di quello che pagherebbe se andasse a lavorare a Como, da dove viene. C’è poco da fare. Il discorso dello Statuto dei frontalieri è un discorso importante quello che lei ha fatto, e che tende ad abbracciare tutte le tematiche, anche quelle del welfare in generale. Ora, le segnalo che nella road map, noi ci siamo preoccupati di prevedere anche alcuni percorsi politici di negoziazione con la controparte svizzera nel caso in cui dovesse saltare l’accordo sulla libera circolazione Italia-Svizzera, quindi c’è tutta una parte che riguarda proprio quali passi intraprendere nel caso l’accordo saltasse, che è stato oggetto di una negoziazione attenta e anche non facile, perché è un tema, questo del welfare, che non è fiscale strettamente, va un poco oltre, però abbiamo trovato un’intesa, perché ci si rende conto perfettamente che non è solo un problema di fisco, anche se l’oggetto della trattativa è sostanzialmente il fisco ma, menzionava – credo fosse Tattarella della CISL – problemi di discriminazioni sulle concessioni dei permessi. Mi permetto di ricordare che durante quest’ultima fase negoziale sui frontalieri, il Segretario generale della Farnesina ha convocato l’Ambasciatore a Roma, della Svizzera e ha chiaramente contestato il casellario giudiziario, ricevendone una risposta sostanzialmente di concordia con la posizione italiana. L’Ambasciatore svizzero a Roma, d’accordo ovviamente con le Autorità bernesi, ha affermato così, perché le Autorità bernesi sono convinte che il casellario giudiziario sia lesivo del Trattato sulla libera circolazione delle persone e sia una pratica discriminatoria contraria al Trattato internazionale e alla normativa svizzera. Quindi su questo c’è un conflitto tra Berna e Bellinzona. Ma – mi consenta – non è che il Governo italiano l’ha ignorata, questa questione, né che il Governo italiano si occupa solamente di questioni fiscali. Il MEF, il Ministero di Economia e Finanza, lavora in stretto contatto con il Ministero Affari esteri e tra le condizioni di non discriminazione, che sono state chiaramente messe a verbale per procedere poi verso la ratifica, c’è anche questa. Su questo ci si attende che ci siano dei passi in avanti da parte svizzera. Attenzione quando si parla Statuto del frontaliere, perché la materia è regolata da un accordo fiscale, che è quello che stiamo rivedendo, ma come definizione civilistica e giuslavoristica di che cos’è un frontaliere in realtà la definizione è quella del Trattato sulla libera circolazione delle persone, il frontaliere è un lavoratore che lavora in uno Stato, è residente in un altro Stato, e ritorna tutti i giorni, in linea di principio, o almeno una volta a settimana al suo domicilio, alla sua residenza, questa è la definizione, e a questa più o meno ci siamo attenuti, nel senso che lì, in questa definizione, non ci sono fasce chilometriche, non ci sono limitazioni geografiche; però, questo è un accordo solamente 16 fiscale, c’è un problema di ripartizione finanziaria tra due Stati, si può ragionare in questi modi, fermo restando che poi alla fine il trattamento fiscale, con il nuovo accordo, alla fine sarà lo stesso, perché sarà tassazione definitiva in Italia. Il punto importante è capire, di questi Regolamenti europei, che sono corollario alla libera circolazione delle persone, che cosa vogliamo fare, perché quelli sono in qualche modo vincolanti dal punto di vista legislativo, perché valgono per 28 Stati membri della UE, più la Svizzera. Allora, quando questi Regolamenti comunitari dicono che, ad esempio, ciascuno Stato fa il prelievo contributivo secondo le proprie regole sull’indennità di disoccupazione, ma poi lo Stato di residenza eroga in base alle sue regole, salvo che poi lo Stato che ha trattenuto i contributi rimborsa allo Stato che eroga invece la prestazione, questo diventa un po’ duro andarlo a modificare con legislazione nazionale, perché non lo possiamo fare, perché siamo vincolati ai Trattati e ai Regolamenti, quindi... è un discorso interessante, è un discorso che merita di essere sviluppato, ma è un discorso che deve essere inquadrato in un contesto più ampio. Noi abbiamo sempre fatto presente alla controparte svizzera che quest’accordo per noi funziona nella misura in cui continuerà a funzionare la libera circolazione delle persone, perché se non c’è la libera circolazione delle persone non c’è una soluzione eurocompatibile a quel referendum, tutto quest’accordo difficilmente va avanti. Ci sono dei problemi e dei nodi politici internazionali che... insomma, finora abbiamo dato per scontato che entra tutto in vigore nel 2018. Non è così. Altri due punti, e poi sentiamo magari qualche altra domanda. Poca serenità sul futuro dei ristorni. Bene o male finora i soldi sono arrivati. Sì, salvo un’interruzione di un anno e mezzo, in cui siamo arrivati abbastanza ai ferri corti con la Svizzera. Io ricordo che ogni anno c’è una richiesta in Ticino di sospensione, di non pagamento dei ristorni, che generalmente viene bocciata, perché è una parte politica che la fa. Faccio presente che noi abbiamo iniziato questo pacchetto fiscale, così, un po’ arlecchino, perché ci sono dentro i frontalieri, Campione d’Italia, libera prestazione di servizi finanziari, ovviamente la voluntary disclosure e lo scambio di informazioni sui capitali detenuti all’estero. Quando ho iniziato questo pacchetto, nel 2012, insomma, questa dei frontalieri era una richiesta sostanzialmente svizzera, su pressione del Canton Ticino che voleva avere più soldi da una parte e, dall’altro lato, voleva limitare quello che loro chiamano il dumping salariale, cioè il fatto che il lavoratore italiano accetta dei salari molto più bassi... molto più bassi, abbastanza più bassi del lavoratore svizzero, anche perché il trattamento fiscale in Svizzera è più favorevole. Noi abbiamo prodotto, come MEF – e lo trovate sul sito del MEF –, un documento di analisi del mercato del lavoro ticinese... del mercato del lavoro dell’Insubria, diciamo, ma in particolare ticinese, e le ripercussioni sul Trattato, anche sul negoziato, e siamo giunti alla conclusione che questo dumping salariale esiste, ma è un dumping salariale che riguarda in primo luogo il salario lordo. Insomma, molto schematicamente: il tasso di cambio del franco svizzero rispetto all’euro è 17 fortemente sopravvalutato, e lo è storicamente; storicamente hanno sempre avuto forti afflussi di capitale che hanno tenuto alto il cambio. Se vai a valutare il tasso di cambio ufficiale rispetto alle parità di potere d’acquisto, cioè a quanto costa acquistare un paniere di beni omogeneo, il franco svizzero è sopravvalutato di 1,7-1,8. Ovviamente il salario pure. A parità di mansioni il salario in Svizzera è quasi il doppio. E’ ovvio, il costo della vita è il doppio. Questo fa sì che per un lavoratore italiano, che risiede in Italia, e il cui costo della vita in realtà è in euro, ed è ai prezzi italiani, andare a lavorare in Svizzera, ai salari svizzeri, significa, a parità di altre condizioni, quasi raddoppiare il salario. In aggiunta a questo c’è il fatto che la tassazione di là è un 15-20 punti percentuali più bassa. Però questa differenza di imposizione è di second’ordine, la differenza principale è che il salario, convertito al tasso ufficiale, è il doppio. Una volta che noi abbiamo corretto questa discriminazione salariale, nel senso che il frontaliere grossomodo pagherà su quello che guadagna in Svizzera la stessa imposta che pagherebbe in Italia, resta il fatto che il salario comunque è molto più alto in Svizzera, e su questo non c’è niente che possiamo fare, se non, forse, alla fine far deprezzare il tasso di cambio del franco rispetto all’euro che, chiaramente, non è né nelle facoltà di chi negozia il Trattato ma neanche, credo, delle banche centrali, perché risponde in ultima analisi a forze di mercato. Ho fatto questa digressione per dire che il problema in questo negoziato era di arrivare a un tipo di tassazione che fosse secondo il criterio della residenza. Noi abbiamo esaminato tutti i nostri Trattati bilaterali sui frontalieri, abbiamo visto i Trattati bilaterali della Svizzera con gli altri Paesi confinanti, l’unico che ha la tassazione esclusiva nel Paese dove si lavora è quello con la Svizzera, ma nel panorama generale degli accordi sui frontalieri è veramente un’anomalia. In generale la tassazione o è nel Paese di residenza, oppure è concorrente, però è definitiva nello Stato di residenza. Segnalo che comunque noi abbiamo anche dei problemi di equità domestica, che riguardano non solo il trattamento fiscale di lavoratori che partono già con un salario che a parità di mansioni è il doppio. Prendiamo l’infermiere che dall’ospedale di Como va a lavorare all’ospedale di Lugano, il salario è molto più alto, in più le tasse si abbassano. Non solo questo. Quando poi andiamo a fare l’ISEE… e questo chi fa l’amministratore comunale in quelle zone... voi lo sapete, ma l’ISEE, quando si tratta di mandare il figlio all’Università a Milano, o mandarlo nell’asilo nido, non vi crea qualche problema? (Ndt, intervento fuori microfono) Dott. Vieri CERIANI No? Lei l’ha superato questo problema. Bravo. Lei è stato un ottimo amministratore locale. 18 (Ndt, intervento fuori microfono) Dott. Vieri CERIANI Insomma, abbiamo qualche problema. Detto questo, è ovvio che dobbiamo procedere in modo coordinato sui vari aspetti, dobbiamo procedere sulla fiscalità avendo un occhio agli altri aspetti, quelli del welfare, abbiamo problemi di diritti civili. Ma perché un italiano, per il fatto di essere italiano, quando chiede il permesso di soggiorno in Svizzera deve presentare il casellario giudiziario e i carichi pendenti? Ma qual è il messaggio? Che per definizione gli italiani in linea di principio sono tutti delinquenti, salvo che dimostrino il contrario? Scusatemi, ma ci sono delle questioni che sono di dignità nazionale e di dignità individuale... (Ndt, intervento fuori microfono) Dott. Vieri CERIANI ...di dignità individuale di chi non è un clandestino, tutti i frontalieri sono lavoratori che hanno un regolare contratto di lavoro e hanno chiesto il permesso di lavoro. Insomma, detto questo, è chiaro che stiamo cercando di muoverci su tutti i fronti, anche su questo. La partita non è conclusa, la partita è complessa. Non è vero che abbiamo un problema di soldi sui frontalieri. I problemi del disavanzo pubblico italiano e del debito pubblico italiano non sono certo poche decine di milioni di gettito dai frontalieri che li risolvono, è un problema casomai di equità, è un problema di un sistema più efficiente, più trasparente e più equo. Io non so cos’altro vi posso dire, se non che per quanto riguarda entrambi i problemi, la transizione graduale a livello di tassazione del frontaliere dal livello attuale solo in Svizzera al livello a regime come tutti gli altri frontalieri, e l’altro aspetto delle somme e dei ristorni domestici italiani ai Comuni, su questo riteniamo che il veicolo della legge di ratifica sia il veicolo legislativo che più dà garanzie, perché in qualche modo ha una dignità superiore alla legge di stabilità o a un altro provvedimento legislativo. In ogni caso è ovvio che queste sono tutte leggi scritte non nella pietra, ma scritte dal Parlamento italiano, quindi come tali modificabili, ma se si possono modificare le Costituzioni... Presidente Antonello FORMENTI Le rinnovo quella domanda che, se non ho sbagliato a capire, oltretutto è una sollecitazione che ci arriva anche dalla Confartigianato rispetto ai lavoratori non dipendenti, dagli artigiani che si recano in Svizzera, che oggi hanno delle difficoltà, e sembrerebbe che la Svizzera inizi a porre delle questioni e a mettere una burocrazia tale da farli desistere. Adesso, prima di ridare la parola, richiesta ancora da Raimondo, vado in ordine di alzata di mano. 19 Sig. Omar IACOMELLA Omar Iacomella, Sindaco di Piuro, frontaliere. Faccio un intervento breve, però concentrato in tre momenti: la premessa, la considerazione e la proposta. Prima di arrivare a questo tavolo pensavo cosa poter dire, e mi è venuta in mente una scena di due settimane fa, quando ero sul Passo del Maloja, a meno 27, con 40 centimetri di neve, mentre andavo a lavorare, e quello che ho sentito oggi sinceramente mi ha fatto venire un po’ i brividi. Questa premessa è data comunque da una considerazione, sul fatto che comunque non è da negare che lo Stato italiano vuole le risorse dei frontalieri, perché in questo momento comunque – com’è stato detto prima – il ristorno che arriva nelle casse dei Comuni, è pur vero che magari avremo dei problemi sull’ISEE, ad esempio sull’iscrizione nell’Università dove dovremo pagare il 100% ai nostri figli, anche se in realtà non sono sposato, ma si può parlare così in termini amministrativi, bisogna considerare anche il fatto che tutte le opere per le quali lo Stato ci ha sempre considerato aree periferiche le abbiamo costruite grazie a queste risorse. Questo lo dico in considerazione di quello che giustamente lei ha ricordato circa il fatto che sulla legge finanziaria si prevedono miglioramenti viari, e io ricordo che nella Valle dove vivo, la Val Bregaglia italiana, non ha nemmeno la ferrovia, quindi mi veniva un po’ da sorridere sul fatto di pensare come il Governo si ricordi di una Valle così periferica come la nostra. Quindi una considerazione legata anche a quanto detto prima: vi fidate di più di quello che garantisce oggi Berna, o di quello che la legge andrà a stabilire a Roma? Io sinceramente mi fido ciecamente di quello che oggi Berna ci dà, non mi fido per nulla di quello che Roma dovrà darci, perché comunque grazie a Berna il nostro territorio vive. Quello che invece noi andiamo a fare, sia sull’economia reale, sia sulla tassazione, e quindi sui relativi ristorni, è uccidere le nostre Valli, e una politica di montagna non viene fatta in questo modo, perché questo è veramente depauperare le nostre aree montane, e quindi prevediamo uno spopolamento e, soprattutto, un relativo abbandono di quella che è l’attività di frontaliere, legandosi magari, vista la vicinanza, e vista la comodità, andare a rimpinguare quelli che sono i registri AIRE, vedendo, di fatto, uno spopolamento delle nostre comunità. Se è questo che vogliamo come politica di montagna lo si dica chiaramente, o meglio ancora sarebbe dire che Roma, purché sia una goccia, ha bisogno della goccia dei soldi dei Comuni, anche perché, stando alle proporzioni dette prima... io ho fatto un calcolo proprio sul mio stipendio, dove 2.500 franchi di imposta, il 100%, più o meno dovrebbe restare attaccato al Comune il 12%, attualmente Berna ne trasferisce 968, poi diventate 929, a seconda degli anni, comunque è un terzo rispetto a quello che Berna gira adesso dalla mia professione in Svizzera al mio Comune per offrire dei servizi essenziali e per evitare di alzare le tassazioni anche a tutti gli altri cittadini. Quindi non è giusto dire che il frontaliere non è equiparato, anzi, il frontaliere va a pianare quelle che sono le mancanze dello Stato centrale. Una proposta per rendere credibile maggiormente, dottor Ceriani, quello che è il lavoro 20 del Governo su questo tipo di operazione, sarebbe ad esempio quella che non fosse creato all’interno del bilancio dello Stato italiano un fondo di riserva, che poi sappiamo benissimo come va a finire a seconda delle varie leggi di stabilità, ma che queste risorse quantomeno venissero assegnate direttamente ai Comuni attraverso il codice sul Modello Unico, quindi versate direttamente alle casse dell’Ente. Questa potrebbe essere l’unica garanzia, comunque, di poter avere ancora qualche risorsa, in alternativa noi crediamo comunque una risorsa in meno al nostro territorio, di questo ne siamo assolutamente convinti. Grazie. Sig. Andrea PUGLIA Buonasera, sono Andrea Puglia dell’OCST, sono anch’io frontaliere, come il collega. Ritorno su un punto prettamente tecnico, sul quale già lei, dottor Ceriani, si è in parte espresso, cioè su come verranno dedotti gli oneri sociali dall’imponibile, basandosi sul certificato di salario. Credo che affinché ci sia davvero una parità di trattamento con i colleghi italiani, per così dire, andranno dedotti anche gli assegni familiari. Piccolo dettaglio tecnico: da un paio d’anni la Svizzera nel certificato di salario non indica più gli assegni familiari come una voce a parte, li inserisce nel tetto del lordo. Si sta parlando di parecchi soldi, nel senso che un padre di famiglia con un paio di figli si porta a casa 4.800 franchi all’anno, lordi, poi ci va su l’imposta alla fonte. Allora, pongo questo problema non perché pretenda che qui mi si spieghi come si farà a individuare gli assegni familiari, ma semplicemente per dire che, così come questo, esistono parecchi altri cavilli tecnici, che poi cavilli non sono. Per cui, dico questo unicamente per esprimere l’augurio che in sede di elaborazione della legge di ratifica possano essere coinvolte in modo attivo, e non solo come consulenza lontana, quelle realtà locali piccole, che magari mediaticamente non sono molto conosciute a livello nazionale, ma che poi si ritrovano tutti i giorni a dover avere a che fare con questi tecnicismi – e qui guardo anche la collega delle ACLI, i colleghi CISL – sulla voluntary disclosure abbiamo dovuto sudare non so quante camicie per avere un po’ di chiarimenti. Per cui, ecco, davvero, sarà molto importante coinvolgere le realtà locali. Ritorno sull’esempio degli assegni familiari per dire che, davvero, allo stato attuale delle cose non c’è modo nel certificato di salario per capire quanto il lavoratore ha percepito gli assegni, e questi vanno dedotti dall’imponibile, se no non c’è una parità di trattamento con il lavoratore italiano. Ripeto, è solo un piccolo esempio. Infine, forse un sogno un po’ utopico, ma mi sento di dire questo, non per tirar fuori dall’armadio scheletri ormai invecchiati, e forse divenuti ormai polvere, però, ritornando con il pensiero alla vecchia legge 147, sulla disoccupazione, sarebbe interessante che una parte, volendo anche minima, di questi fondi che entreranno possano essere convogliati nel pensare a nuovi ammortizzatori sociali destinati finalmente rispondere a un grosso problema, cioè al fatto che il lavoratore frontaliere se da una parte, spesso e volentieri, ha il privilegio di guadagnare di più del residente, dall’altra si espone a una flessibilità del mercato del lavoro che non è lontanamente paragonabile a quella italiana, perché non c’è 21 alcun tipo di protezione nemmeno su contratti magari in essere da venti - trent’anni. Per cui, che una parte dei fondi possano essere utilizzati per elaborare, tramite un fondo apposito, un ammortizzatore sociale degno di quella che era una volta la legge del ’97, ecco, ripeto, forse è un’utopia, ma è comunque un sogno auspicabile. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Prego. Sig. Alessandro TARPINI Grazie. Alessandro Tarpini, Segretario CGIL di Como, unico non frontaliere di una famiglia molto numerosa. Io penso questa cosa: che noi avremmo bisogno che la politica provasse finalmente a trattare i frontalieri come persone adulte. Mi spiego. Noi usciamo da una fase secondo me troppo lunga, in cui i frontalieri sono stati blanditi, o branditi, a seconda delle convenienze, quindi... o gli si lisciava il pelo, o venivano utilizzati in modo abbastanza improprio. Io credo che questa sia una delle ragioni per cui noi abbiamo assistito nell’ultimo anno praticamente a... tutto: le strade chiuse, la campagna sui ratti, il casellario giudiziale, ultimamente la questione dei posteggi tolti, la vicenda della disoccupazione – che qualcuno richiamava – i blocchi dei ristorni – a proposito di rapporti con Berna – cioè praticamente di tutto. Questo per dire che è evidente che ci troviamo di fronte a un collassamento degli accordi del 1974, nel senso che non reggono più, e non solo per questioni di natura fiscale. E credo che abbia ragione il collega della UIL quando dice che ci sarebbe uno straordinario bisogno di uno strumento universale di tutela e di definizione di che cosa vuol dire fare il frontaliere; cioè, noi una delle cose che ci aspettiamo, oltre al tema fiscale – su cui dirò due cose velocissime – è di non dover più assistere alle cose a cui abbiamo dovuto assistere e subire negli ultimi due o tre anni, perché ne abbiamo viste davvero di tutte, e in qualche caso è stata, io credo, lesa la dignità delle persone che tutte le mattine passano il confine, in qualche caso facendo grandissimi sacrifici. Dopodiché, sul tema di natura fiscale, devo dire che ho apprezzato moltissimo il grande livello di diplomazia, se però si va a fare un volantinaggio alla frontiera vi posso assicurare che il clima è un po’ meno diplomatico di quello che si respira dentro questa sala. Io la penso così, quello che io penso è che, appunto, gli accordi del ’74 non reggevano più, e non reggono più, per una serie sterminata di ragioni... adesso non c’è il tempo per illustrarle, mettere le mani dentro quella partita è un’operazione complicatissima, io credo che chi lo fa però debba aver ben chiaro tutte le questioni che sono state sollevate dagli interventi che ci sono stati, compresi quelli degli amministratori, nel senso che l’economia del confine si regge su una serie di equilibri molto delicati, lo sono per tutti, per ragioni geografiche, storiche, direi in qualche caso persino antropologiche e di rapporto tra i due confini, e poi c’è un tema di equità, c’è un tema di equità legato all’erogazione di una serie di servizi dallo Stato italiano. 22 Credo che chi mette le mani dentro questa cosa debba provare a tener conto di tutto. Io mi sono un po’ cimentato a fare qualche conto, per le notizie scarne che fino adesso abbiamo avuto: è evidente che ci saranno dei problemi per alcuni, per altri meno, qualcuno potrebbe persino guadagnarci, però posso aver sbagliato a fare i conti, vedremo. Le ultime due cose che voglio dire... anzi, tre, rapidissimamente. La prima è questa: io considero il tema dei 273 milioni – se non ricordo male, perché ho fatto un po’ di volantinaggio alle frontiere – della disoccupazione ancora come un tema aperto, magari sarò un po’ illuso, però io credo che quello debba essere un tema su cui c’è una riflessione aggiuntiva, e servirebbe per tutti, per un problema di equità. Siccome si interviene sull’IRPEF, per una questione di equità, io credo che sia necessario, per analoga ragione, speculare e dare una risposta anche rispetto a quei quattrini. La questione del secondo pilastro, che è un tema altrettanto delicato per i frontalieri: ecco, vorrei evitare magari di trovarmi tra qualche settimana con qualche circolare che contraddice le prime due che ci sono state da parte delle Agenzie delle Entrate, che dice magari una cosa diversa, nel senso che credo che questa debba essere materia complessiva della questione. L’ultima cosa, anche se non è un tema squisitamente fiscale, però è un tema di cui si discute molto alle frontiere, è la questione del pagamento della sanità, nel senso che voi sapete che in modo particolare nella Provincia di Varese, ma inizia ad esserci qualche avvisaglia anche a Como, le ASL, o come si chiamano oggi, chiedono il pagamento della quota... Allora, noi abbiamo fatto – parlo come CGIL in questo caso – una verifica attenta rispetto a questa questione, il risultato che noi diamo è che secondo noi c’è un errore di interpretazione da parte di Regione Lombardia rispetto alla circolare del Ministero della Salute. Noi provvederemo nei prossimi giorni ad inviare... uno studio mi sembra un po’ pomposo, una piccola relazione per provare a spiegare dal nostro punto di vista qual è l’errore di valutazione che è stato fatto; in buona sostanza secondo noi è illegittima la richiesta che viene fatta ai frontalieri di pagare la sanità, nel senso che è già compresa dentro il meccanismo dei ristorni. Presidente Antonello FORMENTI Se non ci sono altri interventi io inviterei allora il Dottor Ceriani a fare, un altro passaggio. Sig. Alessandro TARPINI Sulla questione sanità, se mi è permesso... Presidente Antonello FORMENTI No, aspetti, facciamo un altro giro... Sig. Alessandro TARPINI No, no, infatti, non vorrei che rispondesse, ma vorrei fare un’integrazione, così almeno 23 potrebbe rispondere in modo più completo. Dott. Vieri CERIANI Sulla sanità, quindi, non dico nulla, aspettiamo a farle... Presidente Antonello FORMENTI Dico io, comunque, che è un’interpretazione delle ASL, non di Regione Lombardia. Dott. Vieri CERIANI Allora, dell’ultimo intervento, di Tarpini, la disoccupazione, sì, è un tema, non è fiscale, però sicuramente è all’attenzione. Un’annotazione però io vorrei riprendere, perché è importante: gli accordi del ’74 non tengono più. E non è semplicemente per i problemi che incontrano i frontalieri tutti i giorni in Svizzera, appunto, quello appunto e è stato citato: tutte cose molto sgradevoli e su cui concordo, in molti casi sono lesive della dignità della persona che è un lavoratore con regolare contratto di lavoro. Detto questo, però, dobbiamo renderci conto che la pressione dall’altro lato della frontiera è forte, innanzitutto non dobbiamo confondere la Svizzera con alcune realtà più specifiche; un conto è il Canton Ticino, un conto è il resto della Svizzera, perché già Grigioni e Vallese sono un altro discorso. Quindi, ci sono delle differenze importanti che dobbiamo considerare. Noi stiamo facendo un accordo con tre Cantoni e quattro Regioni da questa parte, ma la trattativa è tra Roma e Berna è la Confederazione Elvetica che tratta con la Repubblica italiana, non è il Canton Ticino che tratta cono la Lombardia, insomma. E perché non tiene? Non c’è solo il discorso della richiesta, tutti gli anni, la proposta di non versare i ristorni, che non è Berna, è Bellinzona, ma c’è anche la richiesta di cancellazione del Trattato sui frontalieri, che quest’anno è stata respinta a larghissima maggioranza dai due rami del Parlamento federale, la Camera e la Camera degli Stati, ma anche perché c’è una trattativa in corso, c’è un’apertura a negoziare. Non è che trincerandoci sullo status quo dell’accordo del ’74 siamo in grado di perpetuarne l’applicazione all’infinito; prima o poi il tappo salta, e se salta il tappo, il frontaliere italiano che va in Svizzera sarebbe soggetto al 100% delle ritenute in Svizzera e poi a tutta l’IRPEF italiana con il credito di imposta. Cioè, in un anno, da un anno all’altro, si troverebbe nella situazione in cui stiamo lavorando per farcelo arrivare in dodici-tredici anni, tempo di attuazione dell’accordo. Certo, far saltare un accordo internazionale non è una cosa semplice, porrebbe problemi di relazioni bilaterali seri tra Italia-Svizzera, però è anche uno scenario non è peregrino; non è da considerare una velleità se, ripeto, il Parlamento svizzero a livello federale ha dovuto votare su queste cose. Quindi, su questo teniamo a mente che o si lavora in modo costruttivo a creare delle soluzioni, che non sono soluzioni per definizione ottimali, sono soluzioni in parte di compromesso, ma che comunque sono dei passi avanti e dei cambiamenti rispetto all’esistente, con l’idea di andare a costruire un clima diverso di dialogo, di confronto, 24 anche di contrasto, però con l’idea che c’è un’unica possibilità, quella di trovare accordi successivi, che è l’unico modo intelligente e politicamente fattibile per gestire i rapporti con i nostri vicini. Non ne vedo altro, è l’unico Paese confinante con il quale siamo in pace da più di cinquecento anni, e se non fosse altro è per questo dato storico, perché poi ci scordiamo che sessant’anni fa noi abbiamo invaso la Francia, e che contro l’Austria abbiamo fatto le Guerre di Indipendenza. Cioè, voglio dire, queste cose in qualche modo peseranno anche nei rapporti bilaterali, no? Il confine tra Italia e Svizzera ha la solida e granitica solidità del groviera svizzero, si passa in continuazione, è stato passato per secoli, in un senso e nell’altro, ci sono state osmosi continue, voi che lo vivete, lo sapete. Cioè, c’è una effettivamente una ‘comunità’: quando si parla di Regione insubrica, forse si parla di qualcosa che non è semplicemente una nozione geografica, o politica, o economica, forse è qualcosa di vero. Detto questo, per non divagare, vorrei rassicurare Puglia sul fatto che effettivamente quando sarà implementata la tassazione del frontaliere si terrà conto, ovviamente, di tutto, e quindi si regoleranno tutti gli aspetti che oggi non sono stati regolati. Per quanto riguarda l’osservazione del Sindaco... (di cui non ricordo il nome) io non sono affatto d’accordo con quello che lei ha detto, perché... capisco il suo timore, e se fossi nei suoi panni probabilmente sarei anch’io alfiere delle preoccupazioni che lei manifesta, ma il meccanismo che abbiamo intenzione di mettere in piedi è quello che ho descritto poco fa: insomma, l’ammontare totale delle risorse sarà, anno per anno, lo stesso che si sarebbe avuto con la vigenza del vecchio accordo, perché abbiamo tutti gli elementi per stimarlo, diciamo, all’euro, perché sappiamo quante ritenute sono fatte in Svizzera; è un dato che ci arriva, è pubblico, viene verificato, da 7 si passa a 10, e poi 4 vengono allocati... che cosa giriamo ai Comuni? Questi sono fondi che escono dal bilancio dello Stato italiano, massimo che possiamo fare è legificare i Regolamenti che oggi fissano i criteri di ripartizione. Lei ha menzionato le comunità montane, la montagna, temendo uno spopolamento. Sì, ci sono anche le comunità montane tra gli Enti tra cui, per quanto riguarda la Lombardia, vengono ripartiti i fondi, non è la stessa cosa per tutte le Regioni. Nel corso degli anni ci sono state delle interlocuzioni, delle trattative tra Roma, MEF, Ragioneria e Regioni per definire i criteri, questi criteri possono cambiare nel tempo ed è giusto che cambino nel tempo, e debbono essere adattati, ma, attenzione, l’ammontare totale delle risorse sarà esattamente quello che si sarebbe avuto in vigenza del vecchio accordo, dopodiché il modo in cui viene ripartito in linea di principio è l’attuale, però può essere modificato e aggiustato. L’ultimo punto, su quest’aspetto della viabilità. Attenzione, c’è una distonia di sensibilità tra noi e la controparte svizzera. Come sapete, gli svizzeri amano il treno rispetto all’autovettura, mentre noi amiamo la macchina, perché siamo forse più individualisti, o siamo meno sensibili alla tutela dell’ambiente di loro. 25 Dott. Vieri CERIANI Allora, come la famosa storia del Sindaco di Cuneo che spiegava al Re Vittorio Emanuele, perché non l’aveva accolto con i tradizionali 17 colpi di cannone, aveva elencato 81 motivi, il primo “manca il cannone”, al che Vittorio Emanuele ha detto “basta così, non c’è”. Ma, detto questo, è evidente che qui c’è tutta una politica da costruire sulla viabilità e sui trasporti locali. Guardate che la Regione insubrica, guardando alla Svizzera, non è quella con la maggiore densità di frontalieri, c’è tutta la parte romanda, quella verso Ginevra, in cui i frontalieri sono molti di più. Lì, però, è da qualche decennio che hanno fatto delle politiche di trasporto collettivo su strada e su rotaia, cioè pullman e treno, che sembra abbia funzionato; da questa parte invece siamo ancora indietro. Quindi, se l’obiettivo è quello di creare una situazione di progressivo miglioramento non solo dei rapporti politico-istituzionali, ma anche proprio del modo di vita di tutti i giorni, su questo dobbiamo cominciare a investire seriamente; poi, ovviamente, si può pensare che tutto ciò siano vuote parole, però, questo è quello che il Governo italiano si è impegnato a fare con una dichiarazione a verbale del 22 dicembre e che ha trovato poi stanziamenti nella legge di stabilità, perché l’esigenza è comune. Presidente Antonello FORMENTI Raimondo, poi la collega Macchi e infine l’assessore Brianza. Sig. Raimondo PANCRAZIO Grazie. Il dottor Ceriani ha giustamente collocato quello che stiamo dicendo nel contesto più vasto degli accordi europei e le mie osservazioni non erano per fare una battaglia di resistenza sul presente, ma soltanto per mettere in chiaro una cosa: quando parliamo di “frontalieri”, se noi isoliamo gli aspetti fiscali dal resto non capiamo di cosa stiamo parlando. Le faccio degli esempi pratici: se io sono un frontaliere che va al Principato di Monaco ho la doppia tassazione sulla sanità, perché? La sanità per noi è fiscalizzata e per loro è sui contributi assistenziali. Pago due volte la sanità. Se io vado a fare il frontaliere a San Marino, sono soltanto assunto a tempo determinato, posso stare lì 48 anni, ma sono sempre assunto a tempo determinato, e ogni anno devo essere lì ricattato... Se io sono assunto in Svizzera, il 50% dei lavoratori in Svizzera chiaramente non ha il contratto collettivo, ma ha dei contratti individuali. Cosa voglio dire? Che quando parliamo di Statuto dei frontalieri, oppure di ricollocare la discussione insieme alle altre cose... abbiamo capito che se uno va in Svizzera guadagna di più, ma abbiamo parlato delle cose che ha in meno rispetto agli altri lavoratori perché va in quel Paese? E’ questo il punto per cui noi se definiamo un disagio, per esempio la franchigia, se è questo un termine economico, dobbiamo ricollocarlo al fatto dell’intreccio e dei diversi aspetti del lavoro frontaliero, perché se no è chiaro che sembra soltanto un vantaggio o un 26 privilegio di qualcuno, ma non è un vantaggio e un privilegio, è semplicemente la corresponsione di una specificità di lavoro per cui un signore lavora in un Paese e risiede in un altro. Allora, quello che volevo dire era questo: sul sistema fiscale i frontalieri non hanno timore di avere un trattamento equo, hanno il timore di capire che trattamento avranno, perché non è chiaro come sarà il percorso, lei ha già individuato l’inizio e la fine, ma come viene fatto in questi dieci anni, i tempi, specificano tutti gli elementi che evidentemente devono essere in considerazione nel meccanismo. La seconda cosa, però, è proprio questa: guai a trattare il discorso dei frontalieri soltanto come una questione fiscale. Lei sta parlando correttamente del trattamento fiscale, ma quando parliamo di una legge del recepimento che sarà conseguente a quell’accordo che lei ha negoziato, o si tengono insieme questi diversi aspetti, oppure facciamo una legge che è iniqua, che discrimina, che non ha capito di chi sta parlando, perché parliamo magari del vantaggio fiscale, non parliamo degli altri svantaggi che un frontaliere ha sul piano del mercato del lavoro. Quali ammortizzatori sociali hanno i signori che fanno i frontalieri e vanno in Svizzera? Zero. L’accordo, europeo, di cui lei parlava, il quale prevede che io, se vengo licenziato in Svizzera, ho il diritto ad iscrivermi all’ufficio di collocamento svizzero per essere ricollocato: io conosco centinaia di frontalieri, ma nessuno ha avuto questa possibilità, l’accesso al mercato del lavoro. Allora, il Governo deve fare una cosa: trattare i frontalieri non come un problema periferico, ma come un problema locale di rilevanza nazionale, disegnarlo giuridicamente in tutti i suoi aspetti e secondo me si può fare quella cosa che lei dice, traguardare un progresso sui frontalieri, tenendo conto della specificità della condizione giuridica di questi lavoratori, non isolando l’aspetto fiscale, perché l’aspetto fiscale di per sé non dà conto di chi è il frontaliere, di quali sono i suoi disagi e le sue caratteristiche. Sig. Sergio AURELI Sergio Aureli, responsabile frontalieri sindacato UNIA Svizzera. La mia domanda non è rivolta solo al dottor Ceriani... ma sfrutterei l’opportunità di avere qui la Commissione come parte politica, perché crediamo che questo percorso non lo segua solo il dottor Ceriani, ma lo debba seguire la politica ed è la politica il fautore di questo lavoro. Perché dico questo? Mi riallaccio a quello che ha detto prima il collega Tarpini per quanto riguarda la sanità. Cioè ci si è resi conto, ad esempio, per quanto riguarda la sanità, che l’interpretazione errata di una circolare ha generato a cascata una serie di problemi ai lavoratori frontalieri e in alcune aree, quindi in alcune ASL, alcuni Direttori si sono permessi – o lo stanno facendo attualmente – di pretendere il pagamento della sanità e interrompere l’erogazione di un servizio, che è un diritto. Allora, giovedì ci siamo incontrati con il Direttore della sanità e abbiamo spiegato quali sono le motivazioni che non possono avere terreno fertile per quanto riguarda l’interpretazione di una norma, che è discriminatoria nei riguardi dei lavoratori: ci si è resi 27 conto, ad esempio, che la materia frontalieri non era conosciuta, cioè non si conosceva il concetto del ristorno, e quindi il concetto di un incasso da parte dello Stato italiano delle imposte, e quindi tutto il principio per il quale la sanità viene pagata attraverso le imposte dirette, piuttosto che l’IRAP da parte delle imprese, piuttosto che il ticket sanitario, e via discorrendo, dove i lavoratori frontalieri chiaramente contribuiscono in modo diretto. Perché faccio questa premessa? Perché è volontà nostra, ma deve essere volontà della politica quella di portare le giuste informazioni nei gremi istituzionali affinché metabolizzino quella che è la realtà dei fatti e non generino una serie di problematiche che sul territorio si ripercuotono su noi attori, fondamentalmente, subendone le conseguenze in modo improprio. Siamo ben disponibili a portare la giusta informazione, ma questa giusta informazione deve essere recepita e portata alle istanze correnti. Ce ne siamo resi conto, ad esempio, attraverso la ‘voluntary’ [disclosure] e il dottor Ceriani ne è un esempio, nel senso positivo, dell’interesse dei lavoratori frontalieri; cioè la capacità di comprendere che il secondo pilastro e il prepensionamento sono degli strumenti previdenziali che permettono ai lavoratori frontalieri di costruirsi il proprio futuro nel tempo. Ed è per questo che all’interno della voluntary, attraverso degli emendamenti – e a me spiace che sia solo all’interno della ‘voluntary’ – sono assoggettati al 5%, com’è la VIES. Quindi, ad esempio, la proposta che facciamo noi alla politica e che facciamo al dottor Ceriani è quella di impegnarsi affinché gli emendamenti che erano all’interno della voluntary, che erano interessanti per i lavoratori frontalieri, cioè l’assoggettamento all’imposta al 5% per il secondo pilastro… andrebbe a risolvere tutte quelle domande che i CAF si fanno notoriamente per dire “adesso che tasse gli facciamo? Va prelevato sotto forma di capitale o sotto forma di rendita?”, il prepensionamento come l’assoggettiamo all’imposta?”. Cioè, che si vada a regime. Nella relazione tecnica del disegno di legge, firmata dal Ministro dell’Economia e dal Presidente del Consiglio, per la ratifica della legge 153, ad esempio, l’ultimo punto, interessantissimo, incomincia già a mettere le basi sul fatto che il secondo pilastro è uno strumento previdenziale; vorremmo però sia consolidato nella giurisprudenza e che poi dia il mandato a chi di dovere, quindi ai professionisti, per l’assoggettamento al 5%. Questa è una cosa importante. Un’altra proposta (sono ben cosciente che non è questo il gremio, però la politica è il gremio), è ad esempio quanto hanno sollevato i colleghi: il problema della disoccupazione. 147, capitale messo a parte in bilancio, separato, quindi non era un fondo, ma sul quale comunque i lavoratori frontalieri hanno contribuito in modo importante e continuativo. Perché dico questo? Perché l’accordo vigente, il concetto dell’ASPI, poi passata a NASPI, sono ben cosciente che è una normativa di carattere europeo, però la politica si deve impegnare per tutelare; lo faceva correttamente il collega Pancrazio per quanto riguarda lo Statuto dei lavoratori frontalieri, ci sono dei pro, ma ci sono anche dei contro, sul welfare abbiamo un qualcosa contro. Il fatto, ad esempio, che la Svizzera in funzione del periodo di lavoro sul territorio elvetico, che sia inferiore all’anno, o che sia superiore all’anno, rimborsa all’INPS, su 28 prestazione di fattura, ad esempio che cosa? I primi tre/cinque mesi di indennità di disoccupazione. I lavoratori frontalieri l’indennità di disoccupazione la pagano sul salario svizzero, e quindi la pagano sui 4.000, sui 5.000 franchi, l’1,1% famoso, che quest’anno è sceso leggermente. Ma chiaramente l’indennità di disoccupazione è calcolata sulla normativa “europea”, che prevede 1.150 euro; eventualmente possono essere rilevati, se la differenza del salario è sopra il 25%, a 1.300 euro. Quindi ci troviamo in una disparità, dove? Dove io pago l’indennità su uno stipendio svizzero, ma ricevo un’indennità di disoccupazione parificata alla norma, e questi tre/cinque mesi te li rimborsa la Svizzera. Quindi se alla Svizzera andassi a domandare il prelievo corretto come salario svizzero, ti direbbe “no, è corretto, perché fondamentalmente io l’ho pagato su quello stipendio, e non su quello che ti sta dando adesso la NASPI, quindi lo Stato italiano”. Sarebbe una proposta interessante, quindi, quella di dire: per i primi tre/cinque mesi che liquida la Svizzera l’indennità sia pari allo stipendio svizzero, tale per cui il lavoratore che si trova già nel disagio di subire, ad esempio, la perdita del lavoro, potrebbe garantirsi per quel breve periodo – tre/cinque mesi – almeno la continuità delle spese che si è chiaramente caricato nel periodo in cui lavorava, cercando di trovare, all’interno della sua vita sociale, un’altra occupazione, quindi garantirsi continuità. Ecco, queste sono delle proposte: sanità, tradurre gli emendamenti della voluntary in concretezza, quindi trovarne applicazione reale, e il concetto della disoccupazione, delle proposte che non vanno solo “al dottor Ceriani”, ma vanno a tutta la politica affinché ci si adoperi per andare nella direzione e nell’interesse dei lavoratori frontalieri. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Grazie. Prego, Consigliera Macchi. Consigliera Paola MACCHI Grazie, Presidente. Molte cose sono già state dette, perché effettivamente i temi sono quelli sul tavolo. Una premessa prima che legga al dottor Ceriani quella che è, così, una lista di obiezioni e di considerazioni che mi è stata data dai frontalieri che hanno organizzato sabato scorso il ‘Frontaday’, a cui partecipavano 600 frontalieri, quindi questa sarà, per così dire, una lettura che faccio da portavoce. Sono andata a guardarmi due temi di cui ha parlato anche lei, del fatto che comunque i nostri frontalieri utilizzano troppo la macchina... ) Consigliere Paola MACCHI Nell’ottobre del 2013 c’era una dichiarazione per cui in Parlamento si erano impegnati ad adottare opportuni provvedimenti per ripristinare la corretta applicazione della legge 147 – di questi 273 milioni – e, non solo, c’era anche una buona notizia, perché era stata 29 sbloccata la questione Arcisate-Stabio. Sono passati due anni e mezzo e l’Arcisate-Stabio si è sbloccata, ma doveva essere finita da molto. Quindi il fatto che a Roma ci si ricordi effettivamente dei frontalieri quando poi ci sono da richiedere dei fondi e, così, da chiedere un apporto economico, ma in altre occasioni ci si dimentichi molto di temi come questi due, che sono decisamente importanti, e che si rivendicano perché, per esempio, i fondi versati... credo si tratti anche di diritti acquisiti, perché sono soldi comunque versati dai frontalieri ... Dove sono? Cioè, come sono stati poi garantiti loro questi diritti, che dovrebbero essere diritti acquisiti su soldi versati per quello? L’altra cosa di cui volevo parlare, e di cui hanno già parlato in molti, è proprio la questione della sanità, del diritto, diciamo, alla sanità pubblica, quel diritto che hanno i cittadini italiani. La legge dice che ne ha diritto solo chi paga l’IRPEF o l’IRAP, ma in realtà, appunto, i soldi che vengono ristornati vengono poi utilizzati per opere pubbliche, perché poi vengono dati e vengono utilizzati per opere pubbliche, quindi sono a tutti gli effetti assimilabili al restante gettito fiscale, che poi viene utilizzato per opere pubbliche utili a tutti i cittadini, e forse di questo non si è tenuto conto. Quindi questo è un problema, perché poi questa è una situazione oltretutto temporanea, perché si trascinerà per due anni; però crediamo che veramente vada chiarito... questa circolare era poco chiara, era interpretabile, ma poi soprattutto non teneva conto proprio di questo, che i frontalieri comunque pagano, anche se in modo indiretto, delle tasse che vengono utilizzate, appunto, per opere pubbliche. Adesso passo a leggerle queste domande, queste considerazioni che ci sono state fatte pervenire, con una premessa: le zone di cui stiamo parlando – come le hanno già detto – sono zone diverse dalle altre. Le aziende... molte hanno chiuso, perché hanno chiuso dovunque, ma molte si sono trasferite oltre confine, perché tante aziende hanno valutato, che era più conveniente trasferirsi oltre confine, aumentando, quindi, il frontalierato. Quindi, i frontalieri chiedono: “Vorremmo sapere e visionare se si sono fatte delle proiezioni per valutare l’impatto che quest’accordo porterà nell’immediato presente e futuro nelle zone sia a ridosso delle frontiere, 3 chilometri, che adiacenti alla frontiera, 510 chilometri, sia nell’indotto che questo ha in Provincia di Varese, Como, Lecco e Verbania Cusio-Ossola, sino a livello regionale; questo in termini di disoccupazione sia frontaliera che indigena, di diminuzione di valore immobiliare, di sofferenze bancarie per mutui non più esigibili, di famiglie sfrattate – appunto, in conseguenza a queste – il calcolo della leva economica finanziaria della massa economica che i frontalieri versano mensilmente nel circuito italiano. Vorremmo, inoltre, rammentare che i soggetti, i quali avranno maggiori esborsi nella nuova tassazione, sono le famiglie monoreddito con i figli. Vorremmo, inoltre, rendervi attenti sul fatto che nel momento in cui entrerà in vigore questa nuova tassazione esisterà un aumento innaturale dei divorzi, il marito vivrà in Svizzera e la moglie e i figli in Italia”. 30 Questa sembra una cosa che fa sorridere, ma non è poi così... potrebbe essere una conseguenza e una ricaduta. Ma, una volta che il marito dovesse rimanere senza lavoro, allora lo Stato del Canton Ticino lo avviserà dicendogli che quando finirà la disoccupazione dovrà lasciare immediatamente il territorio svizzero, con un ulteriore aggravio delle finanze italiane. “Vorremmo, inoltre, mettere tutti a conoscenza che per i 65.000 (in realtà, io ho guardato adesso le ultime valutazioni: sono 62.500) che non hanno mai fatto Modello Unico dovranno avvalersi del patronato e dei professionisti, come commercialisti”; questa è una cosa per chi deve fare poi il Modello Unico, però sarà comunque un’ulteriore complicazione per chi già ha tante complicazioni dell’andare al di là della frontiera. “A tale riguardo vorremmo sapere, visto e considerato che un lavoratore frontaliero può richiedere la tassazione ordinaria direttamente nello Stato dove lavora, questo sia Canton Ticino, Grigioni o altro, ma non può più essere tassato nuovamente, per una doppia imposizione fiscale”. Su questo, in realtà, credo abbia risposto con il fatto che comunque verranno decurtate le tassazioni versate in Svizzera. “Vorremmo, inoltre, sapere se è stato chiesto alla Banca d’Italia di informarsi sui mutui dei frontalieri per quanto riguarda sia la percentuale del mutuo sul valore della casa, sia l’ammontare di tali somme, così da poter già ipotizzare di quanta sofferenza bancaria si parlerà nel futuro. Chiediamo, inoltre...” (ecco, un’altra domanda che fanno è se è pubblico, cioè se è visionabile l’accordo, quello che dovrà essere ratificato, quindi se c’è un sito sul quale è stato pubblicato, o comunque se si può visionare direttamente quest’accordo, perché lo hanno chiesto, ma gli è stato risposto di no); chiedono, inoltre – questo credo sia fondamentale e sia già stato esposto –, “che possano essere messi al tavolo delle trattative attuali future i lavoratori frontalieri con delegati di associazioni, o altro, per poter meglio spiegare e valutare tali problematiche” perché, come sempre, solo i cittadini che vivono direttamente un problema, compresi anche gli amministratori locali, hanno una percezione reale e concreta anche di quelle che, abbiamo sentito, possano essere delle soluzioni molto pragmatiche le quali alla fine, voglio dire, non mettono in stato di estremo disagio come soluzioni che magari arrivano un po’ dall’alto e non sono condivise. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Grazie. Ne approfitto, perché adesso è previsto l’intervento dell’Assessore Brianza: vi dico che per quanto riguarda quella mozione che dovevamo portare in Consiglio regionale, poi ritirata per discuterla qui in Commissione, il collega Presidente Rizzi, della III, ha dato la massima disponibilità dicendo “la facciamo nel vostro orario”; quindi, poi con l’Ufficio di Presidenza, se ci aggiorniamo magari lunedì o martedì, per decidere la data. Consigliere Paola MACCHI Posso? Per specificare, magari, per chi non lo sa, che la mozione urgente riguardava proprio il problema nostro, di competenza... cioè anche regionale, perché riguarda la 31 sanità. Quindi è stata trasformata in una risoluzione, che ho depositato in Commissione III ‘Sanità’, e che discuteremo in Commissione congiunta. Presidente Antonello FORMENTI Ultime due informazioni. Nell’UDP avevamo pensato di mettere in discussione quello che era l’orario in cui noi facevamo la nostra Commissione, ma lo discuteremo in una prossima seduta, come discuteremo in una prossima seduta la visita che andremo a fare nel Canton Ticino e, all’incontrario, la visita che verrebbero a fare il Canton Grigioni qua da noi. Quindi nella prossima seduta – mi rivolgo ai nostri Commissari – decideremo queste tematiche. Assessore Francesca BRIANZA Ringrazio il Presidente intanto per la Commissione che ha voluto tenere oggi, ringrazio il dottor Vieri Ceriani, perché ancora una volta è qui a Milano e si presta a questi confronti in Commissione e in audizione. Io devo dire che sono lieta di essere qui, sia a fronte del lavoro che è stato fatto negli ultimi due anni e mezzo, sul quale poi sta proseguendo egregiamente il Presidente Formenti, e sono altresì lieta di essere qui oggi come Consigliere di un territorio di confine, perché arrivo dalla Provincia di Varese, e in questo momento, poi, come delegata del Presidente all’interno della Regio Insubrica, comunità di lavoro, che è proprio transfrontaliera e ha, tra i vari temi, e tra i vari obiettivi, proprio quello di affrontare tutta una serie di problematiche legate alle situazioni di confine e di frontiera perché, ricordiamoli, i territori di confine hanno delle dinamiche assolutamente particolari, hanno delle dinamiche che altri territori non hanno; e credo che sia la Regio Insubrica da una parte, sia questa Commissione dall’altra, sia occasioni come queste siano fondamentali perché il problema di cui si parlava prima, cioè che la realtà dei frontalieri, per esempio, e quelle che sono le normative a questi applicati tante volte non vengono conosciute, è proprio all’interno di queste sedi, invece, che se ne parla, vengono sviscerate, e personalmente sono soddisfatta che tante tematiche siano state affrontate proprio in questa Commissione, permettendo anche a tanti organi di Regione Lombardia, che fino a qualche tempo fa forse non erano così addentro a certe problematiche, oggi di conoscerle sicuramente meglio. Questo è un risultato che abbiamo ottenuto e credo che momenti di confronto come quello che abbiamo fatto oggi siano essenziali per entrambe nel parti, nel senso che il dottor Ceriani è stato più volte qui in Commissione, noi purtroppo originariamente avevamo chiesto di essere addirittura parte dei tavoli che avrebbero partecipato alla revisione degli accordi bilaterali, così purtroppo non è stato perché, al contrario della Provincia di Sondrio, che adesso ha anche la possibilità di avere i rapporti internazionali con la vicina Svizzera − politica estera), Regione Lombardia non ha questa possibilità, quindi è anche surreale questa cosa. Ben venga per Sondrio, che può gestire la politica estera; dispiace per noi di non poter 32 fare altrettanto, però lo strumento che si riteneva di utilizzare era proprio questo, e siamo convinti, in qualche modo, di aver trasferito di volta in volta quelle che potevano essere le istanze del Consiglio regionale, che sono sempre state trattate in questa sede e trattate con voi, perché tanti di voi erano già presenti nelle audizioni precedenti; ma, d’altro canto, sentendo anche quella che era l’evoluzione delle trattative in corso. Allora mi pare di capire (non entro nel tecnico, perché tanti sono i dati che ci sono stati forniti) che si sia fatta chiarezza su ulteriori passaggi, e quindi si siano aggiunti elementi importanti sul tavolo della discussione, quindi credo che questo sia veramente fondamentale. Anche sulle tempistiche. Sulle tempistiche si è parlato di una futura sottoscrizione entro giugno, di un’entrata in vigore a seguito della legge di ratifica per il 2019 e sono stati confermati i dieci anni. Mi pare di capire, come abbiamo anche detto precedentemente, che lo snodo ormai cruciale è quello della legge di ratifica, che vedrà coinvolto il nostro Parlamento, che vedrà trattati quelli che poi sono i temi, per noi essenziali, di cui stiamo parlando, che sono i ristorni ai Comuni di frontiera; chiamiamoli come vogliamo, troviamo la forma che vogliamo, l’importante è che il saldo per i Comuni sia uguale a quello attuale; poi abbiamo tutta una serie di altre problematiche. E’ evidente che ci sono le problematiche legate al trasporto transfrontaliero, e questa problematica, ahimè, è sempre aperta e negli anni è andata anche acuendosi, perché è chiaro che se aumenta il numero dei frontalieri aumenta anche l’impatto, soprattutto nei confronti del Canton Ticino... cioè, diventa ancor più evidente la carenza di mezzi di trasporto adeguati e di infrastrutture adeguate. Probabilmente quando i numeri erano inferiori quest’esigenza si sentiva meno, oggi si sente ancora di più e diventa tutti i giorni pressante. E’ un’esigenza che ci manifesta spesso il Canton Ticino, ma è un’esigenza che sentiamo anche noi sicuramente per parte lombarda. Quindi, quello che credo sia il nodo fondamentale in questo momento è il tema dei ristorni, e quindi fondamentale per i Comuni che la situazione sia invariata, e fondamentale tutta la dinamica legata al trattamento fiscale dei frontalieri, e quindi che all’interno della legge di ratifica noi come Regione Lombardia continueremo a fare quello che possiamo fare, nel senso di interloquire tramite i nostri atti di indirizzo, tramite momenti di confronto come questo, dove mi fa piacere che abbiano partecipato tutti i sindacati e abbiano trasmesso quelle che sono da parte loro le esigenze, anche tanto puntuali, precise e dettagliate; mi fa piacere si stiano organizzando anche i frontalieri, per poter essere effettivamente parte attiva di un dialogo, e quindi giustamente rappresentati, e che in questo tavolo di continuo confronto si possa continuare, da un lato, a sapere quello che sta succedendo tra Roma e Berna, dall’altro, però, sottoscritto l’accordo, a sapere quello che succederà invece nel nostro Parlamento e poter intervenire tempestivamente nei confronti del nostro Parlamento. E’ notizia – immagino nota a tutti – che in questo c’è stata anche una recentissima lettera proprio del Presidente Maroni, una lettera che è stata predisposta ed è stata inoltrata al Ministro Padoan proprio a seguito di tutta una serie di atti che ha prodotto il Consiglio 33 regionale, e quindi, atti di indirizzo, mozioni, che hanno portato alla predisposizione di questa lettera perché, anche qui, il nostro Presidente ha voluto chiaramente rimarcare quelli che per noi sono degli elementi essenziali. Ultimo passaggio, sulla questione sanità. Purtroppo ci stiamo rendendo conto che in questi anni, per una serie di dinamiche, e per una serie di problematiche che riguardano sicuramente la parte italiana, relativi all’inasprirsi dei rapporti nei confronti della parte svizzera, in particolare il Canton Ticino, i rapporti si sono andati sicuramente surriscaldando, si è andata a creare una tensione a volte difficilmente gestibile, da un lato tutte le misure che sono state introdotte dal Canton Ticino, ma sulle quali però ci siamo sempre confrontati e abbiamo sempre trovato riscontro, parliamo per esempio dei carichi pendenti, del casellario, misure come queste... immotivate; dall’altro lato, anche per parte italiana, si sono verificate una serie di attività che hanno evidentemente destato preoccupazioni, allarmismo, ci auguriamo tutti ingiustificato, però la situazione è andata via via degenerando. L’ultimo tassello è stato proprio quello legato al discorso del Servizio Sanitario Nazionale, oggi applicato peraltro in Regione Lombardia a macchia di leopardo, con alcune ASL che lo applicano, altre ASL che non lo applicano. Il tutto, ahimè, è nato da questa circolare del Ministero, del 2015, che quindi è andata a inserirsi in un momento anche storico di tanta incertezza, perché è arrivata nel 2015 quando c’era già sul tavolo la revisione degli accordi bilaterali e quando si parlava di un 2018 di mutamento del regime fiscale e di doppia imposizione, quindi in tutto questo paniere si è inserita anche la questione del Servizio Sanitario Nazionale, interpretata da alcune parti in un modo, da altre in un altro; la questione è stata sollevata e, come diceva prima il Presidente, sarà oggetto a brevissimo di una seduta congiunta delle due Commissioni competenti, perché è evidente che questa situazione, così facendo, non ha senso di esistere, non può essere applicata a macchia di leopardo in Regione Lombardia, ma ci deve essere un’interpretazione univoca, che evidentemente va nella direzione che ci siamo detti: cioè se già oggi il frontaliere contribuisce con la tassazione svizzera, e quindi poi con il sistema dei ristorni, non è da considerare un evasore, ma le imposte le sta semplicemente pagando, e pagando altrove; poi con tutta una serie di sistemi, quello dei ristorni, valutato e studiato per parte italiana nella ridistribuzione sui territori, ma adempie a quello che è il proprio obbligo contributivo nei confronti dello Stato nel quale risiede. Io credo che questa sia una cosa di buonsenso, al di là di quella che può essere l’interpretazione normativa, comunque faremo a breve chiarezza su questa situazione. Io però ci tenevo solo – non faccio nessuna domanda – davvero a ringraziare ancora il dottor Ceriani, perché sarà la quarta, quinta volta che viene qui a Milano e ci ha tenuti informati sull’evolversi della trattativa, per quanto, ribadisco, avremmo preferito partecipare e sedere ogni tanto a questi tavoli. Dott. Vieri CERIANI Grazie, assessore Brianza. No, su quest’ultimo punto segnalo che a un certo punto abbiamo ventilato alla controparte svizzera la possibilità di avere un tavolo in cui sedessero, oltre a Berna e Roma, le quattro Regioni e i tre Cantoni. Si è concluso che 34 sarebbe stata una cosa alquanto difficile da gestire, diciamo così. Le trattative internazionali, questi accordi sono da Berna a Roma, insomma, sono a livello di Stato centrale, la rappresentanza in politica estera della Provincia di Sondrio non so in che cosa si possa estrinsecare, ma in atti giuridici internazionali vincolanti… atti giuridici, accordi giuridici, Trattati internazionali: la competenza è sempre stata a livello federale e nazionale. Questo non vuol dire che non ci sono state molte interlocuzioni... insomma, come giustamente ricordava Brianza, questa credo sia, appunto, la quinta volta che vengo qua. Ha ricordato una lettera recente del Presidente Maroni al Ministro Padoan, ma è indirizzata anche al Ministro Gentiloni, per quello che mi risulta... Assessore Francesca BRIANZA Sì, confermo. Dott. Vieri CERIANI E confermo che è arrivata, ma confermo anche che sul piano dell’interlocuzione istituzionale con Presidenti di Regione i dialoghi ci sono stati in passato e nel presente, con informativa costante, e anche, in fondo, con una certa sintonia di orientamento su alcune tematiche e alcune difficoltà del momento negoziale dei mesi scorsi. Detto questo, vengo rapidamente a chiudere. Per quanto riguarda le questioni sollevate dal consigliera Macchi, la inviterei, se ha un testo scritto, a mandarmelo, perché così posso prenderne visione meglio delle sollecitazioni di cui lei si è fatta interprete. Alcuni piccoli chiarimenti. Arcisate-Stabio: il problema del ritardo non è un problema di cattiva volontà politica, da quello che a me consta è un problema di smaltimento di arsenico e di difformità di legislazione ambientale tra Svizzera e Italia, che ha richiesto qualche tempo per essere risolta e affrontata. Purtroppo prima di scavare non è che forse si sappia esattamente quanto arsenico non c’è.... è un problema di difficoltà amministrativa di superare dei divieti delle soglie di tolleranza, che in Svizzera sono più alte, e quindi consentivano di procedere più speditamente che non da questa parte; ovviamente i costi di smaltimento molto superiori, c’e quindi la necessità di rivedere tutta una serie di cose. Per quanto riguarda il costo di adempimento dell’assolvimento degli obblighi fiscali in Italia, la precompilata intende proprio consentire al frontaliere di non andare dal commercialista. Se decide che vuole andare dal commercialista, o preferisce rivolgersi a un CAF, è facoltà sua, ma riceverà la precompilata, proprio per superare questo costo aggiuntivo. Le notazioni sulle separazioni... per carità, il fisco ha sempre conseguenze strane, ma forse potremmo avere a seguito degli accordi complessivi delle richieste di spostamento della residenza in Svizzera per motivi... i più vari. Ricordo che in passato, quando iniziammo con l’IRPEF, nei primi anni ’70, c’era la regola del cumulo dei redditi tra i coniugi, che fu poi abolita subito con una sentenza della Corte Costituzionale, ma lì veramente ci fu un boom di separazioni legali fittizie, per evitare il cumulo. Quindi sono fenomeni che possono succedere. Insomma, non so che cosa dire di 35 più preciso. Ci sono due temi importanti che sono stati sottolineati: uno è il tema della disoccupazione, e su questo saranno necessari ancora approfondimenti in futuro. Ricordo che io mi occupo in realtà di tutte queste questioni perché sono capo negoziatore con la Svizzera sulla questione dei frontalieri, nonché Campione, nonché sul tema della regolarizzazione dei capitali, ma non è che opero a 360 gradi su tutte le tematiche, dopodiché so bene, sappiamo che sono interrelate tra di loro, cerchiamo di creare gli opportuni collegamenti, la disoccupazione è un tema abbastanza delicato, anche perché la 147, secondo un’interpretazione giuridica abbastanza consolidata, di diritto internazionale, è venuta meno nel momento in cui è entrato in vigore l’accordo sulla libera circolazione. Allora, questi soldi dove sono? Sono congelati nel bilancio dell’INPS, stanno lì, non è che sono spariti... effettivamente è un problema anche al di là della volontà politica, che c’è o non c’è, può esserci o non esserci, è un problema anche giuridico. Il problema del pagamento della sanità in Lombardia: non c’entro proprio, perché − come ha detto l’assessore Brianza − è un problema di riconduzione della sanità lombarda a un’interpretazione univoca di quello che è un testo, una circolare del Ministero della Sanità, che è abbastanza sintetico ma, insomma, può essere letto anche in modo, diciamo, “corretto”, o in modo più lineare di com’è stato interpretato. Quello che posso dire, perché l’ho vissuta, e perché fa parte delle competenze di cui mi sono occupato, è che il finanziamento della sanità non è è legato a certi tributi. Dal ’97 ’98, con l’istituzione dell’IRAP e l’abolizione dei contributi sanitari, non ci sono delle entrate destinate a finanziare il Servizio Sanitario; il Servizio Sanitario è universale ed è a carico della fiscalità generale. L’IRAP è pagata dal datore di lavoro, non certo dal lavoratore. A maggior ragione, poi, il collegamento con il lavoro è venuto meno negli ultimi anni da quando è stato tolto il costo del lavoro dalla base imponibile IRAP. Quindi abbiamo che il bilancio dello Stato finanzia trasferimenti al fondo sanitario, dopodiché ci sono dei problemi ovviamente di definire in base a criteri più generali quanto è universale la fruizione del servizio e quanto il singolo debba, o possa essere chiamato a contribuire, e in quali casi, ma non è che c’è un collegamento, appunto, come esisteva nel sistema mutualistico pre anni ’70, in cui, o paghi i contributi e allora hai la mutua, oppure non hai il Servizio Sanitario, perché questa mi sembra proprio concettualmente un po’ una forzatura. Presidente Antonello FORMENTI Voleva salutare un attimo, l’Assessore, che ha un altro impegno. Dott. Vieri CERIANI Io ho finito, vi ringrazio dell’attenzione. Quello che posso dire è che, come al solito, sono per noi molto utili, perché arrivano una serie di spunti e di riflessioni importanti, spero di essere stato utile nel senso di convogliare l’informazione giusta. Il testo dell’accordo in dettaglio sarà noto nel momento in cui verrà firmato, ma vi posso 36 assicurare che non ci sono nell’accordo novità rispetto alla road map, la gran parte della questione – ha ragione Brianza – sarà da vedere nel momento in cui si inizia a lavorare sulla legge di ratifica, e quella conterrà delle norme nazionali che non riguardano l’accordo con la Svizzera, i tempi di adeguamento dell’IRPEF, partendo da una situazione iniziale agevolata, per poi arrivare alla tassazione a regime: questo lo decide il Parlamento italiano e lo decide l’Italia, così come tutte le altre questioni. Grazie. Presidente Antonello FORMENTI Grazie ancora. 2 [o.d.g.]. Approvazione dei processi verbali n. 14 del 12 novembre 2015 e n. 15 del 17 dicembre 2015. Presidente Antonello FORMENTI Volevo chiedere ai Commissari un secondo solo, perché ci sarebbe da approvare l’approvazione dei processi verbali n. 14 e 15, che era il punto n. 2. Quindi lo diamo per approvato. Ringrazio ancora il dottor Ceriani per la disponibilità e sarà mia cura, qualora il territorio mi dia dei suggerimenti o comunque abbia dei dubbi, di fare da contatto con il dottor Ceriani per dare eventualmente delle risposte più certe, e (guardo i giornalisti che, spero non me ne vorranno male) magari quando vengono riportate dai giornali non sempre possono essere ben comprese. Grazie a tutti. Buona serata. La seduta termina alle ore 18.40. 37 Hanno partecipato ai lavori della seduta: - i seguenti Consiglieri componenti della Commissione: Voti Presidente Vice Presidente Cons. Segretario Antonello FORMENTI (Lega Lombarda – Lega Nord – Padania) Francesco DOTTI (Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale) Luca GAFFURI (Partito democratico della Lombardia) (15) (2) (9) Stefano BUFFAGNI Silvia FOSSATI Daniela MARONI Mauro PIAZZA (9) (5) (6) (8) (Movimento 5 stelle) (Con Ambrosoli Presidente) (Maroni Presidente) (Nuovo Centro Destra) - La Consigliera Paola MACCHI; l’Assessore al Post Expo e alla Città Metropolitana, Francesca BRIANZA; il Dott. Vieri CERIANI, Consigliere del Ministro per le politiche fiscali del MEF; i Signori: Sergio AURELI, responsabile frontalieri sindacato UNIA Svizzera; Giuseppe BARBUSCA, CGIL frontalieri Sondrio; Paolo BERTOCCHI Consigliere provinciale di Varese, in rappresentanza del Presidente; Davide BRIENZA, Vicesindaco del Comune di Ronago (CO); Ivan CAMERONI, responsabile INAS Svizzera; Silvia CAMPORINI, Direttore Como CAF-ACLI; Luca DELLA BITTA, Presidente della Provincia di Sondrio; Mirko DOLZADELLI, segretario CISL Sondrio;Luca Daniele GAZZOLI, Segretario CGIL Lombardia; Francesco GINI, Vicesindaco Comunità Montana Valchiavenna, Comune Villa di Chiavenna (SO); Omar IACOMELLA, Sindaco del Comune di Piuro (SO); Paolo LENNA, Segretario della CGIL di Varese; Pancrazio RAIMONDO, Segretario generale UIL frontalieri nazionale; Pietro Vittorio RONCORONI, Presidente Associazione Comuni Italiani di frontiera con la Svizzera; Andrea PUGLIA (Sindacalista – Organizzazione Cristiano Sociale del Ticino - OCST); Silvana SNIDER, consulente; Davide TARABINI, Sindaco di Prata Camportaccio (SO); Alessandro TARPINI, Segretario generale CGIL Como; Luca VACCARO, responsabile coordinamento frontalieri CGIL Camera del Lavoro di Como. Risultano assenti alla seduta i seguenti Consiglieri componenti la Commissione: Maria T. BALDINI Stefano Bruno GALLI Claudio PEDRAZZINI Onorio ROSATI (Gruppo Misto) (Maroni Presidente) (Forza Italia - Il Popolo della Libertà) (Partito democratico della Lombardia) 38 IL PRESIDENTE (Antonello FORMENTI) Il CONSIGLIERE SEGRETARIO (Luca GAFFURI) LA RESPONSABILE DELLA POSIZIONE ORGANIZZATIVA (Cristiana AGLIO) IL FUNZIONARIO VERBALIZZANTE (Aldo RIGHETTI)