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COVER STORY di Mario Villani • [email protected] 150anni... di ELEGANZA TORINESE e internazionale D Un viaggio nella storia della moda e dell’eleganza italiana, non solo come riferimento sartoriale ma anche e soprattutto come stile di vita e di raffinata educazione al buon gusto! Da molto tempo desideravo scrivere un articolo che e Parigi. Con i suoi sette milioni di visitatori, l'Esposi- trattasse un argomento molto delicato e allo stesso zione fu un fatto epocale. Il Palazzo della Moda, rea- tempo affascinante come l’eleganza, lo stile lizzato su iniziativa della rivista “ La Donna”, il periodi- e la moda. Provo un po’ di rammarico quando penso co di moda più letto in Italia edito da “La Stampa”, che Torino, la città in cui vivo e lavoro da moltissimi rappresentò l'elemento di maggior attrazione per i vi- anni è stata per lungo tempo considerata la città della sitatori. Un allestimento sontuoso presentava la pro- moda per eccellenza. Quindi questo è il motivo per duzione nazionale, e anche quella delle ditte e delle cui prima di addentrarmi sugli aspetti più tecnici, di- grandi case di moda francesi che da tempo avevano vertenti, curiosi e affascinanti dell’arte dell’eleganza, un rapporto consolidato con quelle torinesi. Le azien- mi preme raccontare un po’ di quella Torino fucina de di moda a Torino rivestivano un ruolo di ecceziona- di talenti e di coraggiosi imprenditori, precursori di le importanza commerciale e professionale senza per uno stile italiano riconosciuto universalmente ma che questo entrare in conflitto con Parigi che restava lea- appartiene ormai ad altre città come Milano o Firenze. der per la creatività e l’innovazione. Grandi sarti, mo- All’epoca dell’ Esposizione internazionale del 1911, diste e pellicciai, con l’esposizione internazionale Torino veniva considerata la “capitale della moda” del 1911, avevano finalmente l’occasione di celebrare in Italia, in competizione con le grandi capitali Londra e comunicare la storia di un mestiere, che già rilevan- 6 te nell'economia della città fin dalla fine dell'Ottocen- ta e che aspirava a “mettersi in proprio” e diventare to, era andato crescendo nel tempo. La città era ricca padrona di una sartoria. Una donna anticipatrice di negozi di abiti pronti, laboratori di biancheria e ma- dei tempi che reclamava un ruolo da protagonista glieria su larga scala, come il maglificio Bevilacqua nella società. che esportava in America latina e nelle colonie inglesi Torino mantiene ancora negli anni Venti il suo ruolo e francesi, negozi e magazzini di abbigliamento di- prestigioso nel campo della moda, e mentre la voca- ventarono anche rappresentanti a livello nazionale zione della città alla modernità si andava costruendo di articoli delle ditte estere. Il mestiere della sartoria in vari campi, dall'industria alla vita culturale e artisti- si perfezionò a più livelli, con scuole di taglio e confe- ca, le sartorie torinesi conservarono la loro importan- zione e aziende specializzate, collegate con l'estero za e la capacità di adattare creativamente le grandi che diffondevano metodi e modelli in tutta Italia. novità che stavano rivoluzionando l'abito femminile. “La Merveilleuse”, fondata nel 1912 e produttrice delle Proposte innovative vennero anche da una nuova cor- famose “camicette” di Torino, estese la sua produzio- nice espositiva: all'Esposizione del 1928 il Padiglione ne agli abiti fatti di qualità, antesignani del prêt-à por- delle Feste e della Moda, ideato secondo i principi ter . La famosa sartoria, fondata nel 1912 da Giusep- del razionalismo architettonico da Levi Montalcini pe Tortonese e con sede in via Garibaldi e in via Doria, e Pagano, ospitava vecchie e nuove case torinesi assorbì precocemente i vari influssi e spunti francesi come Rosa e Patriarca, Garda e Bounous, Franco, Gori, attraverso l´importazione di tessuti e modelli parigini, Mary Mattè, le Sorelle Gambino. trasfomandoli e adattandoli all´eleganza e all´essen- Anche nuove tipologie di allestimento caratterizzeran- zialità locali e contribuì, con l´apertura di numerose no i negozi della nuova via Roma, come la modisteria succursali a Roma, Milano, Genova e Napoli, alla diffu- Borletti, con le grandi vetrine a tutta parete e un nuo- sione delle crezioni torinesi, la cui produzione annua vo stile di arredo, forse il più moderno di tutta Italia. raggiungeva 30.000 pezzi di camicette. Nel periodo fra le due guerre Torino, con altre città Il salto qualitativo coinvolse in particolare l'alta sarto- che si erano nel frattempo affermate nel panorama ria per signora, che all'elevata qualità tecnica aggiun- della moda, come Firenze, Roma, Napoli e soprattutto geva il rapporto diretto con Parigi per l'acquisto Milano, venne inserita negli sforzi del regime per crea- di disegni, diritti di copia, modelli da mettere a dispo- re una moda nazionale competitiva. Vennero varati sizione delle clienti accanto ai propri. Ne derivava provvedimenti protezionistici e supporti istituzionali un gusto competente e raffinato, che richiamava una per una creatività italiana, ma nella realtà delle case clientela di élite da tutta Italia, e tra queste, la regina di moda il modello parigino restò il costante punto Margherita e Franca Florio, una delle donne più ele- di riferimento da non dichiarare. In forza della sua ganti e ammirate per il suo stile in tutta Europa. grande tradizione e del supporto della casa regnante, Le grandi case di moda, come De Gaspari, Rosa e Pa- la città fu scelta nel 1932 per le esposizioni annuali triarca, Isnardon, Re-Chiantore che si fregiavano del ti- dell'Ente autonomo per la Mostra permanente Nazio- tolo di “Fornitore della Real Casa”, organizzavano sfi- nale della Moda e nel 1935 divenne sede dell'Ente late nelle città italiane, con propri corrispondenti sul Nazionale della Moda. Purtroppo oggi, atre città come luogo, imitando il sistema commerciale delle ditte pa- Milano e Firenze catalizzano l’attenzione delle più im- rigine che a loro volta avevano a Torino i loro corri- portanti case di moda e di frotte di turisti che si dedi- spondenti e le sedi per le loro sfilate. Aver fatto un pe- cano allo shopping. riodo di pratica e apprendistato in un atelier torinese ELEGANZA…UNO STILE PER VIVERE, COMUNICARE veniva considerato di fondamentale importanza in tut- E RELAZIONARSI. ta Italia e dava una sorta di “marchio di qualità”. Quando si parla di eleganza risulta quasi automatico Fu perciò un fenomeno portante nell'economia, e par- associare il termine al modo di vestire e alla moda te rilevante nel mondo del lavoro, con il massiccio im- in genere ma questa interpretazione è riduttiva. piego di quella manodopera femminile, che diede alla L’eleganza è qualcosa di più complesso e trasversale città una fisionomia del tutto particolare, con le sue che coinvolge l’individuo a 360° in tutte le sue manife- “sartine”. Era la nuova identità di una donna lavoratri- stazioni sociali. ce, un'operaia che sapeva essere elegante, emancipa- La traduzione della parola latina “elegantia” sintetizza COVER STORY la “capacità di saper scegliere con gusto”. L’eleganza non s’insegna perché è una caratteristica distintiva assolutamente legata alla personalità di ognuno, qualcosa di impalpabile e complesso. L’eleganza è come un luogo sconosciuto e magico e quindi per questo affascinante, dove la materia e lo spirito si fondono in un connubio carico di energia vitale. L’abbigliamento rileva lo spirito e il carattere di una persona e ne evidenzia inequivocabilmente la personalità. Sensibilità, talento, stile e misura sono gli elementi essenziali che permettono di esprimere l’eleganza in modo naturale e con tutte le possibili sfumature. L’eleganza come dicevamo prima, non si insegna ma si può certamente “imparare”, catalizzando le esperienze e studiando con passione, curiosità e interesse le regole del vestire classico. Non per copiare in modo automatico o senza un’analisi critica ma per avere un punto fermo da cui partire, questo possa essere per personalizzare con scelte autonome il proprio un modo per distinguersi diffe- concetto di eleganza. renziandosi dalla massa. Esiste una corrente di pensiero che afferma che l’ele- In realtà ottengono l’effetto con- ganza è un dono, un talento innato, e questo concetto trario, appiattendo la propria è condivisibile ma non in modo assoluto. Indiscutibil- personalità, il proprio stile e la mente ci sono persone che sanno muoversi, esprimer- propria capacità di espressione. si, comunicare meglio di altre ma questo non significa Chi possiede un innato senso che chi non è naturalmente dotato di queste caratteri- del gusto sa che un capo costo- stiche, debba necessariamente essere volgare, male- so non sempre fa chic, anzi, ducato ed eccessivo, così come non ci si deve fidare esprime spesso un’insicurezza solo dell’istinto. L’eleganza, la semplicità, la sobrietà, la classe sono caratteristiche che possiamo apprendere, coltivare e migliorare: e vale assolutamente di base nel proprio ego stilistico. In un mondo dominato dall’esasperata cultura di apparire, emerge prepotente- la pena di farlo, non tanto per renderci più gradevoli mente una preoccupante scarsità di eleganza e sentirci in sintonia con le altre persone, ma soprat- e stile. Si tende alla vanità, al narcisismo, all’esagera- tutto per stare bene e in armonia con noi stessi. zione, al desiderio sfrenato di “far colpo” a tutti i co- Molte persone vestono con semplicità e senza indos- sti. Si vuole strafare pur di apparire, non solo nell’ab- sare necessariamente abiti griffati ma hanno porta- bigliamento, dove l’esibizione di nudità non è meno mento naturale, stile ed eleganza, mentre altre “firma- volgare e banalizzata delle vistosità nel vestire, ma te” dalla testa ai piedi, risultano comunque eccessive anche nel comportamento e nel modo di esprimersi. se non addirittura volgari. Tante persone hanno molti soldi per permettersi Non è l’abito che fa il monaco (santo proverbio!), di vestire bene, almeno così credono, ma buon gusto ci vuole anche “predisposizione” personale e voglia ed eleganza non fanno necessariamente rima con ric- di imparare per migliorarsi. chezza. Lo stile è qualcosa di molto profondo, quasi Nelle grandi città come New York, Parigi, Londra, innato, che prescinde dalla condizione sociale ed eco- Singapore, Roma…, i giovani soccombono sotto nomica. Basta guardare le cosiddette VIP dello spetta- la massa di stili che li circonda. Ecco perché per di- colo (spesso giovanissime) che sono additate a nuove stinguersi, tendono ad acquistare capi costosi, strava- icone di stile e che, sebbene ricche in modo smodato, ganti e indispensabilmente griffati, convinti così che mancano totalmente di eleganza, senso della misura, 8 COVER STORY sobrietà: in una parola, di buon gusto! ma un profondo e sentito sentimento di civiltà. E il buon gusto, fortunatamente, non si compra… L’eleganza non è mielosa, edulcorata e sdolcinata, Non è un caso che la classifica annuale delle donne si può essere eleganti con passione e sincera cortesia peggio vestite al mondo, stilata dal perfido critico e quando è indispensabile, con la necessaria determi- di moda ed ex-stilista Richard Blackwell, rappresenta nazione. La classe e lo stile non possono manifestarsi un’elencazione di “star” appartenenti al mondo con atteggiamenti falsi ricoperti da una patina di ap- dello spettacolo o del jet set. parenza che nasconde ambiguità e inganno. Come affermava Madame Dariaux, direttrice della pre- L’eleganza è sobria e la sobrietà è elegante stigiosa casa di moda Nina Ricci, nel suo libro pubbli- ed entrambe possono essere, seducenti e anche mali- cato per la prima volta negli anni Sessanta e ora risco- ziose e intriganti; c’è più fascino nella semplicità perto, “l'eleganza è una forma di armonia non dissimi- che in ogni sfacciata e irriverente esibizione. le dalla bellezza, ma se quest'ultima è assai più spes- Anche l’ironia è elegante, l’umorismo è gradevole, so un dono di natura, la prima è opera dell'arte". ma quanta della comicità che ci circonda è grossola- Essere eleganti, è passare inosservati ed essere ricor- na, stupida, urlata e volgare e quanto risulta ridicolo dati per la propria discrezione. chi si prende troppo sul serio?!?! L’eleganza è saper L’eleganza è naturale, inconsapevole: chi la possiede sorridere, anche ridere, quando ce n’è un motivo, evi- non ne parla, chi è elegante non è preoccupato di ciò tando di scadere in manifestazioni plateali, sguaiate che porta. Per portare con disinvoltura una giacca e fastidiose. Una cosa scritta bene è elegante e non sportiva, bisogna dimenticarsi di portarla; per indos- deve essere necessariamente un’opera letteraria. sare senza ostentazione un bel gioiello, bisogna che Anche un biglietto di invito o un cartellone pubblicita- esso sia considerato un oggetto bello, che adorna, rio possono essere eleganti quando sono ben fatti, non il segno del proprio valore economico o sociale. funzionali ed esteticamente gradevoli allorchè espri- Bisogna dimenticarsi di possederlo. mono stile. Ogni piccolo dettaglio ben curato per L’eleganza non si può spiegare ma come la bellezza la sua utilità e presentato in modo elegante, può con- si può solo mostrare. Nel vestire, l’eleganza ha come tribuire a rendere più gradevole l’ambiente in cui vi- presupposto che l’abito risponda all'età, alla persona- viamo ed efficace la comunicazione. lità, e alla conformazione fisica di chi lo indossa, e sia Questo vale ovviamente anche per il modo di espri- inoltre in armonia con il luogo e la circostanza in cui mersi. Quando si parla o si scrive è opportuno evitare viene indossato. Si svela poi attraverso i dettagli i manierismi e le frasi fatte, è meglio usa- ed è la somma di pochi piccoli particolari: un gioiello, re qualche parola in meno e trovare una cintura, le scarpe, la borsa... espressioni chiare al posto di termi- E’ certamente vero che i gusti sono gusti, tuttavia ni gergali o inutilmente astrusi. anche chi rifiuta il modo di vestire tradizionale deve Comunicando in modo semplice, conoscerne i principi fondamentali per evitare di intra- pulito ed efficace, risulteremo più prendere scelte stilistiche improvvisate e molto spes- sobri ed eleganti e avremo molte più so imbarazzanti se non addirittura ridicole. probabilità di essere ascoltati Il fascino dell’eleganza è un cocktail di semplicità, e compresi. Stiamo vivendo in buon gusto e cura dei particolari. un’epoca che offre troppo spazio L’eleganza non è solo un’espressione riferita al modo alla volgarità, all’esagerazione, di abbigliarsi, è anche e soprattutto una pensiero filo- alla stravaganza, al culto svisce- sofico, un modus vivendi, la capacità di relazionarsi rato e maniacale delle apparen- e di comunicare. L’eleganza è pura cortesia, educazio- ze. Con una giusta dose di ne, rispetto per gli altri, attenzione al modo in cui si equilibrio e un piacevole toc- parla, a ciò che si dice, a come ci si comporta, a ciò co di eleganza, possiamo che si mostra di sé e a come viene percepito dalle al- non solo semplificarci la tre persone. Non significa seguire pedissequamente vita, ma anche renderla un formale galateo, un cerimoniale condito di ipocri- molto più gradevole a sia, un banale e passivo adeguarsi al convenzionale, noi stessi e agli altri. 10