Quattro commedie

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Quattro commedie
Jacques e i suoi quaderni
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Ferdinand Raimund
QUATTRO COMMEDIE
l
1997 28*
Jacques e i suoi quaderni
28*
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Periodico semestrale, registrato presso il
Tribunale di Pisa il 3 settembre 1983, n ー 16.
Direttore responsabile: Enrico De Angelis
Redazione: Marianne Hepp
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Numero 28*, 1997
© 1997 Jacques e i suoi quaderni, Pisa
lJacques e i suoi quaderni
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Ferdinand Raimund
lQUATTRO COMMEDIE
l
1997 28*
INDICE
Il fabbricante di barometri sull'isola incantata
9
l
Il diamante del re degli spiriti
49
La fantasia incatenata
97
La fatale corona magica, ovvero re senza regno,
eroe senza coraggi, bellezza senza gioventù
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Il fabbricante di barometri sull'isola incantata
Féerie con canto e ballo in due atti
(Parodia della fiaba
“Il principe Tutu.”*)
(Der Barometermacher auf der Zauberinsel. Zauberposse mit Gesang und Tanz in
zwei Aufzügen als Parodie des Märchens: Prinz Tutu.)
* Protagonista della fiaba Die Prinzessin mit der langen Nase di Friedrich
Hildebrand von Einsiedel, rielaborata e pubblicata da C. M. Wieland, nella
raccolta di fiabe Dschinnistan, oder auserlesene Feen- und Geistermärchen
(1810).
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Personaggi
LA FATA ROSALINDE
LIDI, prima ninfa
BARTHOLOM?US QUECKSILBER, fabbricante di barometri viennese
TUTU, sovrano di un'isola incantata
ZORAIDE, sua figlia
LINDA, la sua cameriera
HASSAR, cameriere particolare di Tutu
ZADI, un abitante del bosco
PRIMO MARINAIO
UN COMANDANTE dell'armata incantata
PRIMO PICCOLO USSARO
UNA SENTINELLA
SEI AMAZZONI
UNO SCHIAVO
IL MEDICO PERSONALE di Tutu
SCIARPA
CORNO
voci
BACCHETTA
TRE GENI
Ninfe e schiave. Danzatori e danzatrici.. Marinai. Servitù di Tutu. Popolo. Soldati
dell'armata incantata. Piccoli ussari. Schiavi
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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Palazzo delle fate. La Fata Rosalinde, seduta su un trono di fiori, collocato di lato. Alcune
ninfe si radunano attorno a lei.
LIDI Fata sublime, ti ricordo che con oggi sono passati altri cento anni e devi deciderti a
concedere di nuovo i doni magici a uno dei mortali.
FATA Ma gli uomini di oggi meritano che una fata pensi ancora a loro?
LIDI Talora si trovano uomini veramente buoni, verso i quali non riesco ad essere ostile.
FATA Da sempre sembri prediligere il mondo degli uomini rispetto a quello delle fate.
Conoscendo quel mondo, ho pena di te. La mania che hanno gli uomini di schernire,
non risparmia più neppure noi fate. Non dovessi seguire i precetti del destino, lascerei
per sempre quei magici doni al loro eterno oblio.
LIDI Orsù, a chi li concederai dunque? Devi pur deciderti!
FATA
Che odiosa costrizione! Chi merita ancora la felicità? Io sono sempre stata
ingannata! Se ho reso felice un povero, costui ha abusato dei miei doni con sfrontata
superbia, se li ho concessi a un ricco, ne ha fatto solamente un nuovo motivo per
beffarsi del povero. A chi dovrei concederli?
LIDI Lascia decidere al caso. Fai sì che li rinvenga colui che in questo momento si trova
nei pressi delle rovine nella Valle delle Palme, dove sono custoditi i doni magici.
FATA Lidi ha ragione! Sarà il caso ad elargire i miei doni; voglio vedere chi si trastulla in
questo momento presso le rovine.
Musica. Il fondale si alza, attraverso un'apertura ovale si vede la scena successiva
raffigurata in miniatura e Quecksilber, rappresentato da un fanciullo, seduto su un rudere.
La musica di sottofondo accompagna l'aria del successivo canto di Quecksilber.
TUTTE LE NINFE Che buffo personaggio!
FATA Se la mia forza fatata non mi inganna, costui è un uomo giocondo, dedito allo
scherzo; uomini del genere di solito non sono i peggiori.
LIDI Deve avere appena escogitato qualcosa di divertente.
FATA fa un cenno, l'apparizione svanisce: Cercate nel dizionario dell'umanità chi sia
veramente quel forestiero.
LIDI esegue sfogliando un libro che spunta dalla terra su un piedistallo: Si chiama
Bartholomäus Quecksilber, è un fabbricante di barometri andato in rovina, di umore
molto allegro ed è in cerca di fortuna.
Il piedistallo scompare.
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FATA Dobbiamo aiutarlo. Venite intorno a me! Concedo i doni a quel forestiero. Traccia
un cerchio con la sua bacchetta.
Melodramma
Deve rinvenire corno, bacchetta e sciarpa!
Tu, Lidi, devi rendergliene noto l'uso!
Raccomandagli inoltre di usarli saggiamente,
se vuole possederli a lungo traendone vantaggio.
Tutti si allontanano.
SCENA SECONDA
Rovine come si vedevano prima in miniatura. Sullo sfondo il mare. Si sente il ritornello
dell'aria di Quecksilber. Arriva Quecksilber.
QUECKSILBER
Aria
A cosa servono ancora
i barometri su questa terra?
Ognuno si fa il tempo
come gli piace.
Ai ricchi si mostra bello,
ventoso ai bellimbusti,
Pioggia sarà,
per i poveri diavoli.
Ai belli di solito
si mostra variabile,
al villano tempestoso
e per me altro non è che neve.
Eppure, oh destino, è un peccato
che tu mi perseguiti con violenza,
fino al momento in cui la grazia dei benefattori
non diminuirà tanto da congelarsi.
Oh, che bel mestiere fabbricare barometri, c'è da morirne di fame giorno dopo giorno. Son
dovuto andare per mare, me sventurato, per stupire con la mia arte i popoli selvaggi della
terra e adesso il destino mi scaraventa su quest'isola incantata, dove non ho ancora visto
altro che un paio di canarini o quel che erano e un elefante in pensione con tre zampe - Beh,
quelli non avranno certo bisogno di barometri. Io non sono andato in rovina, ma la nave è
affondata, proprio perché c'ero sopra io, uccello del malaugurio. I marinai avevano
maledetto quest'isola fatata già da lontano, visto che ogni nave che vi si avvicina naufraga.
Proprio così - si sono salvati su una barchetta, io mi sono tenuto al mio barometro e me ne
sono andato a nuoto; ho avuto la grandissima fortuna di essere stato l'estate scorsa due volte
al Prater alla scuola di nuoto e di aver osservato; così ho imitato, altrimenti non mi sarebbe
stato possibile salvarmi. La mia prima sventura
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è stato il mio nuovo tipografo; sfortunatamente mi sbaglia sempre una lettera nelle etichette
dei barometri - Per esempio, invece di vento gelato, sbaglia la G e si ritrova vento pelato,
con tempo caldo, sbaglia la D e si ha tempo calvo. Io non me ne accorgo, li vendo, la gente
crede che io sia un folle e non si fanno fare più nulla da me. Non si guadagna più. Che fare
allora se non vendere le mie ultime cosette e andare per il vasto mondo? - Eccomi qui ora,
solo e abbandonato, un albero da frutta nel deserto. Piange. Però di tutto quel chiassoso
seguito chi è rimasto con me con atteggiamento benevolo? Questo nobile stomaco! L'unico
scroccone che mi dà la seccatura di rimanere fedele. Sta or ora dettando una nuova supplica
per avere qualcosa da mangiare. - Destino! Se possiedi una dignità, non farmi morire di
fame! Si sente risuonare una musica sotterranea. Che cos'è? - Un'accademia musicale sotto
terra?
VOCE DEL CORNO Chi mi vuole suonare?
QUECKSILBER Che domanda curiosa!
VOCE DELLA SCIARPA Chi mi vuole portare?
QUECKSILBER Portarla? Peserà settanta libbre.
VOCE DELLA BACCHETTA Chi vuol farmi oscillare?
QUECKSILBER E questa che vuole anche essere oscillata? Cosa vuol dire tutto ciò?
TUTTE E TRE LE VOCI INSIEME
Dai suona!
Dai portami!
Dai muovimi!
Sarà la tua fortuna!
QUECKSILBER Non so cosa pensare. Si può pensare quello che si vuole. Ma deve essere
la mia fortuna? Orsù!
Ti suono io!
Ti porto io!
Ti muovo io!
Su! Su!
Tuono. Musica. Spuntano dalla terra tre piedistalli sui quali si trovano un corno da caccia
d'argento, una fascia nera con segni magici e una bacchetta d'oro.
QUECKSILBER Un piccolo corno da caccia? Eh, mi piace. Una fascia guarnita di occhi di
bue e una bacchetta d'oro per percuotere? Beh, che bambinate son mai queste?
Prendere un uomo per un folle. Chi è mai questo villano sotterraneo? Se solo venisse
su, mi prenderei la libertà di sbattergli il mio barometro in testa, tanto da farne volare
via i pezzi.
Tuono. Le rovine si trasformano in una tenda di nubi color rosso chiaro, guarnita di rose
bianche. Breve musica. Lidi entra in compagnia di tre geni.
LIDI Ingrato! Non peccare!
QUECKSILBER Cielo! Che c'è? Che persona di straordinaria bellezza! Ninfa del bosco o
Donna del Lago? A te l'ossequio del più miserabile di tutti i fabbricanti di barometri!
I tre geni ridono. Adesso guarda quei maledetti monelli botocudi, si prendono gioco
di uomo colto.
I geni arrivando hanno preso i doni, i piedistalli spariscono.
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LIDI Ascolta attentamente!
I doni che tu vedi, di gran valore nel campo della magia,
ti vengono regalati dal potere della fortuna, affinché tu li usi.
Se muoverai questa bacchetta, ti sarà propizio l'incantesimo,
ciò che con essa toccherai, si muterà in oro.
Con la tua potenza potrai
procacciarti il più grandioso sfarzo
di abiti e brillanti,
se solo agiterai la bacchetta.
E se magari tu bramassi azioni di guerra,
suonando il corno giungeranno valorosi soldati.
Se la fascia ti coprirà e desiderassi andar lontano,
ti troverai in un baleno nel luogo bramato.
Conserva con cura i doni, se mai ti sparissero,
dovrai ritrovarli quaggiù con le tue sole forze.
Indietreggia, la tenda si trasforma nuovamente in rovine.
I GENI gli danno i regali e lo richiamano minacciosi con il dito: Ehi tu! E si allontanano
ridendo.
QUECKSILBER gridando: Ehi voi! Che genia screanzata! Eh già, tali sono i figli delle fate
- i genitori non li controllano - e poi li lasciano andare in giro tutti scalzi. Ma la
fortuna! La fortuna! Chi lo avrebbe mai pensato stamani che oggi sarei stato così
fortunato? Se in quest'attimo ci fosse qui qualcuno da poter abbracciare lo
massacrerei dalla gioia!
SCENA TERZA
I marinai vengono trasportati su una barca. Detto.
MARINAI
Coro
Gaudio! Gaudio! Gaudio!
Amici ecco la terra!
Lasciate mugghiare il mare
e i venti sibilare,
affrettatevi verso la spiaggia.
Scendono tutti a terra.
PRIMO MARINAIO
Questa volta l'abbiamo scampata bella. Che tempesta! Invano
abbiamo remato in lungo e in largo un giorno intero e il caso ci ha fatto approdare
proprio su questa maledetta isola fatata. Incontrare un uomo qui, per quel che vedo,
è una vana speranza.
QUECKSILBER Allora io devo assomigliare a un merlo!
PRIMO MARINAIO
vede in terra un barometro: Compagni, guardate, là c'è un
barometro. Lo raccoglie.
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QUECKSILBER Lasciate stare le cose degli altri.
TUTTI I MARINAI Il fabbricante di barometri!
PRIMO MARINAIO Ma come può essere arrivata qui questa canaglia? E' senz'altro lui,
quell'elefante marino che avevamo a bordo, il responsabile della nostra sventura.
QUECKSILBER Questo sarà il primo che abbronzerò, si prenderà dei bei colpi d'oro!
PRIMO MARINAIO Cosa? Tricheco, marsovino!
QUECKSILBER La prego di smetterla con i Suoi raffinati appellativi. Adesso parleremo
subito con un altro tono. Maledetti voi marinai di bassa lega! Riconoscete in me il
vostro dominatore se non volete crepare di fame. Una potente fata mi ha donato
questa bacchetta magica, tutto ciò che con essa tocco, lo posso trasformare in oro!
Tutti ridono.
PRIMO MARINAIO
Quel giovanotto deve aver mangiato le foglie della pazzia; è
diventato matto.
QUECKSILBER Cosa? C'è qualcosa a portata di mano? Corre alla barca, la tocca ed
essa si trasforma rapidamente in una nave d'oro puro, pronta a far vela. Ebbene?
TUTTI I MARINAI cadono in ginocchio intorno a lui: Signore, riconosciamo la tua
potenza. Potrai perdonarci?
QUECKSILBER fa un cenno con orgoglio: Oui. Alzatevi! Da ora in poi sarete al mio
servizio. Denaro non dovrà farvi difetto e chi si comporterà particolarmente bene, per
ricompensa lo farò indorare al fuoco.
TUTTI Hurrà!
QUECKSILBER E adesso ditemi, cosa sapete di questa terra?
PRIMO MARINAIO E' sotto la protezione di una fata potente. Capita raramente che uno
straniero riesca ad approdarvi e già migliaia di persone hanno trovato la loro tomba
tra queste onde. - Solo il nostro capitano è stato tanto ardito da arrivare sulla
spiaggia dal lato orientale e ha raccontato che là c'è un potente regno, il cui principe
ha per figlia una bellissima principessa, che la natura deve aver dotato di straordinario
ingegno.
QUECKSILBER Deve averci una porzione anche del mio; per questo me ne mancava
sempre un po'. Bon, questo prodigio voglio proprio conoscerlo: visto che quest'isola
è priva di un ufficio informazioni faremo il giro di tutta la costa finché non troveremo
qualcuno. - In quel luogo mi farò chiamare Principe Maikäfer e sarò padrone di
numerose isole di cavallette. Orsù, alla nave! Altrimenti tutto il seguito morirà di
fame.
TUTTI Evviva!
Coro
Alla nave! Si gonfia la vela,
già spira un vento propizio.
Presto vedremo lidi abitati,
confidate nella cieca sorte.
Salgono tutti sulla nave e partono.
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SCENA QUARTA
Una stanza. Entrano gli schiavi e preparano una specie di giaciglio con dei cuscini.
Danzando, entrano le schiave con grosse casse; infine Tutu con un grande parasole, si
siede sui cuscini già approntati.
TUTU
Silenzio! Soccombo sotto il peso degli impegni. State zitti, cosicché dormendo io
possa dedicarmi a tali impegni. Voglio proprio distendermi dove mi pare????: mi fa
male dappertutto a forza di star disteso; devo trascorrere così tutto il giorno in
occupazioni del genere. Si sente un rumore dietro le quinte. Cosa sta succedendo?
Chi disturba la mia saggezza? Sarà certamente di nuovo mia figlia, la Principessa, che
ha combinato qualcosa!
SCENA QUINTA
Linda. Tutu.
LINDA entra precipitosamente e si getta ai piedi di Tutu: Ah! Mi protegga, benevolo
signore!
TUTU Se non mi procurerà troppo lavoro, ti proteggerò.
LINDA Sua figlia la Principessa, è proprio insopportabile, va a finire che tutti non potranno
fare altro che sfuggirla.
SCENA SESTA
Zoraide. Detti.
ZORAIDE Cosa vedo? Lei stesso prende sotto la Sua protezione questa peccatrice che
dissuade i miei pretendenti? Ma rallegrati di come sistemerò il tuo fascino. Da domani
in poi non dovrà più esistere in tutto il paese un solo bel visetto.
TUTU Tu? Ciò non avverrà senza un bel trambusto; se tu porterai un attacco alla bellezza
delle donne, quelle si difenderanno fino all'ultima goccia di sangue.
ZORAIDE Ma io lo voglio! Lo voglio e lo voglio! Tutti, proprio tutti li voglio vedere ai
miei piedi, tutti dovranno amare solo me e per me struggersi d'amore.
SCENA SETTIMA
Hassar. Detti.
HASSAR Potente Tutu! Perdona se la mia bellezza si getta ai tuoi piedi. E' arrivato uno
straniero che suscita uno scalpore terribile.
ZORAIDE Un altro ancora dunque? Oh, gli uomini innamorati non si estinguono.
TUTU Continua pure! Che scalpore suscita? Si può anche far scalpore andando a testa in
giù o facendo capriole. Dunque che tipo di scalpore è il suo?
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HASSAR Le sue navi sono d'oro puro; la prua è tutta incastonata di solitari. Quest'uomo e
il suo seguito hanno disseminato ducati sonanti sulla strada dalla riva al palazzo.
ZORAIDE Deve essere un bell'uomo.
HASSAR Mi perdoni Zoraide! Per bellezza egli non può sostenere paragoni con me; ma
deve essere divertente. Vuole vederLa e sposarLa.
ZORAIDE Guarda un po', troppa grazia!
TUTU Dunque dobbiamo di nuovo logorarci. Vogliamo vederlo. Zoraidel, vai, metti fine a
questa storia e prendilo; altrimenti alla fine farai tappezzeria; è andata così a tutte
quelle che hanno cercato tanto a lungo. Esce. Il seguito dietro di lui. Hassar uscendo
butta baci a Linda.
SCENA OTTAVA
Zoraide. Linda
ZORAIDE Se veramente costui possiede tali ricchezze, dovranno essere mie. Poi se ne può
tornare da dove è venuto. Esce.
LINDA Aspetta, vipera! Lo metterò in guardia, non dovrai prenderlo in giro.
Aria
Deridere un po' gli uomini
va bene!
Visto che ci scherniscono
e non poco.
Ma canzonarli tutti
proprio senza sentimento
e prenderli in giro,
questo no, è troppo.
Un po' li schernisco volentieri
è così che deve essere.
Tuttavia sono loro i signori
e prendono la rivincita,
quando fanno gli sguardi cupi
e ahimè sospirano!
Allora non si può neppure ridere
ed è meglio cambiare tono.
Esce
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SCENA NONA
Piazza davanti al palazzo. Una folla di gente arraffa i soldi gettati. Il seguito di
Quecksilber, vestito con livree molto eleganti, lancia denaro.
Coro
SERVITORI
Ci cascano sopra, ci si tuffano dentro,
si potrebbe infilargliele anche negli occhi, le monete!
POPOLO
E non mi smuovo, mi rompo anche una gamba,
i ducati devono essere miei in quantità.
SCENA DECIMA
Tutu. Zoraide. Hassar. Detti.
TUTU Ecco, stanno succedendo cose spaventose! Avrà veramente lanciato ducati? O forse
saranno semplicemente fiches?
HASSAR Signore! D'oro purissimo!
TUTU Subito all'opera dunque. Ora però devo anche farmi vedere un po' ????, costui, più
tardi, potrà essere ricoperto di oggetti d'oro del mio tesoro.
ZORAIDE Sta passando la servitù! Ma dov'è rimasto quel bellimbusto straniero, deve forse
studiarsi un discorso?
HASSAR Ah! Si avvicina!
TUTU Si avvicina? Un bell'amante, appena si avvicina - ????
HASSAR Per la mia bellezza, non ho mai visto uno splendore simile.
TUTU Chiuda il becco, con la Sua bellezza. Esultate!
POPOLO Evviva il principe Tutu!
SERVITORI DI QUECKSILBER Sbraitando: Hurrà!
ZORAIDE Che voci da orsi. Papà, ma che lingua è quella? Hurrà!
TUTU Hurrà! - E' francese e in italiano significa: basta! - Silenzio, sta arrivando qualcuno.
SCENA UNDICESIMA
Detti. Quecksilber come un bellimbusto. Indossa un moderno frac di matassina d'oro, un
panciotto d'argento con galloni ricamati in blu e pantaloni dello stesso tipo, un cappello a
tre punte guarnito di diamanti. All'entrata si ode la melodia del ritornello della prima aria
di Figaro nel Barbiere di Siviglia.
QUECKSILBER
Recitativo
Principessa! Per la quale si infiammano perfino i Calmucchi!
Come devo chiamarti?
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Euphemia, Amarantia o Rosel?
Qualunque sia il tuo nome, per me è lo stesso.
Il Reno e la Mosella mi hanno condotto
nel tuo regno su uno scafo a vapore.
Aria
Melodia: Il mio animo è alquanto predisposto all'amore etc. etc.
Possiedo molte migliaia di milioni
e vado per mezzo mondo;
nelle regioni più fredde e in quelle più calde,
dappertutto ho menato tesori.
Per dissipare ben bene in Inghilterra,
ho regalato sterline a libbre,
inoltre per pagarmi, la banca
finirà per ammalarsi dagli strapazzi.
Per diventare potente in Italia,
ho comprato i giardini più splendidi,
melangole d'oro, ebbene si,
perfino un bosco di salumi.
In un pascolo del Tirolo,
se vorrai essere felice,
ho tre capanne,
anche se sono piccole,
là i tesori non servono,
non te ne fai di niente,
là solo un cuor fedele
ti rende il più felice tra gli uomini.
E nella bella terra d'Ungheria
sono conosciuto come un Creso,
sulla mia puszta
conto diecimila bufali, me escluso.
In terra austriaca
son di casa,
la fortuna e la gioia
non mi abbandonano mai.
Là possiedo campi rivieraschi e boschi,
fuori Auf der Schmelz possiedo splendidi terreni,
e la Brühl, bella come la Svizzera,
mi appartiene fino a Heiligenkreuz
E a Vienna possiedo case in gran copia,
questo è un po' il mio capriccio,
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costruire sempre senza posa
anche se la maggior parte si trova nella Ro?au.
A Thury possiedo intere strade,
della Wieden potrei abbandonarne la metà,
e per un prezzo irrisorio
ne ho comprate venti a Lerchenfeld.
La Jägerzeile la amo in particolar modo,
auguro alle persone di finire là,
là ho un'unica casa,
da dove non mi muoverò per tutta la vita.
ZORAIDE Dunque questo è l'uomo così disumanamente ricco? Sembra una scimmia
rivestita.
TUTU Mi è stato annunciato il tuo arrivo sulla nostra isola. Cosa cerchi qui, non c'è molto
da trovare.
QUECKSILBER Mi dà del tu? La fama della terribile bellezza di Mademoiselle Sua figlia
mi ha attirato qui.
TUTU Ecco la dimostrazione di come girano le fandonie. Guardala. Guardare non costa
niente, eccola qui, guardala.
ZORAIDE Spero mi troverai molto bella!
QUECKSILBER Anch'ella mi dà del tu. Devono essere tirolesi emigrati, visto che danno
del tu a tutti. A voce alta: Principessa, Lei è un magnifique Personage come il Suo
signor padre, è difficile scegliere tra un re e un jolly. Ma se volesse avere almeno la
compiacenza di non darmi sempre del tu. Se non vuole dire Signore di, mi dia almeno
del lei.
ZORAIDE Che impertinente.
TUTU Stai zitta. - Finché non vediamo se ha denaro, diamogli del lei - se non ne ha,
potremo continuare con le villanie.
ZORAIDE Bene dunque - Mi dica un po' - Lei mio caro Lei! - Visto che non vuole essere
il mio tu: che cosa desidera veramente da me?
QUECKSILBER Sono qui per chiedere la Sua bella mano.
ZORAIDE Per questo ci vogliono tre qualità: spiritoso come il rum giamaicano - ricco
come un inca del Perù - e bello come l'Adone greco QUECKSILBER Beh, per quanto riguarda l'ingegno e la ricchezza, nessuna esitazione, ma
per l'Adone greco, c'è qualcosa che non va, dovrà accontentarsi di uno della
Valacchia.
ZORAIDE Ma Lei che professione esercita?
QUECKSILBER Sono un Millioneur.
TUTU Non è una brutta professione.
ZORAIDE Ha studiato?
QUECKSILBER Duecento scuole.
TUTU E' tanto! Qui ne abbiamo solo una e casualmente anche lì non ho imparato niente. Dove ha studiato dunque?
QUECKSILBER Di fatto ho frequentato i Ginnasi di Alsterbach, poi ho fatto importanti
progressi nell'arte veterinaria, se Lei un giorno fosse indisposto TUTU La prego di tenermi presente -
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QUECKSILBER Ho studiato botanica nella Krautgasse, l'astronomia all'osteria dei dodici
segni zodiacali e le restanti scienze le ho apprese così di passaggio.
TUTU Si, ma dove ha completato la Sua istruzione?
QUECKSILBER Laggiù nella Valacchia TUTU Allora ha fatto una bella carriera.
ZORAIDE Ma come sta la faccenda delle prove della ricchezza? I ducati che Lei ha tirato
fuori potrebbero essere anche gli ultimi in Suo possesso. Si è già vista ogni sorta di
imbroglione qui da noi.
QUECKSILBER Devo trasformare in oro il Suo palazzo?
TUTU No! Altrimenti di notte me lo portano via.
QUECKSILBER Almeno i battenti dei portoni devono essere d'oro! Tocca il portone, che
subito si trasforma in oro. Stupore generale.
TUTU Mi viene meno l'intelletto!
QUECKSILBER Queste colonne sono di legno? Ah, queste colonne di legno devono
trasformarsi in argento. Tocca le colonne, che si trasformano in argento.
ZORAIDE tra sé: Quel talismano dovrà essere mio.
HASSAR Dovrebbe diventare venditore di legname presso le nostre cataste indiane.
QUECKSILBER a Hassar: Ah! - Mi dica, Le è indispensabile l'uso della testa?
HASSAR Si - prima di tutto ho solo quella e poi non si sa mai se ne esce qualcosa!
QUECKSILBER Sarebbe una magnifica testina di agnello da indorare, non è vero, signor
suocero?
TUTU E perché? Egli non ha bisogno di alcunché di speciale, non si può indorare subito
ogni testa di cretino, in fondo anche la sua non è dorata.
QUECKSILBER Lei punzecchia!
TUTU Oh, La prego, è inevitabile - Via, Zoraidel, che ti pare?
ZORAIDE Straniero, hai conquistato il mio cuore. Una potenza irresistibile mi attira verso
di te. Potrei piangere lacrime d'oro.
QUECKSILBER Dunque - voulez-vous essere mia?
ZORAIDE Se mi dai le prove dell'amore che pretendo da te.
TUTU Con permesso! Va al centro. Il discorso dura un po' troppo per me. Su, mio gentile
signor genero, vulgo orafo, au revoir! Impartirò l'ordine che si puliscano le Sue
stanze a palazzo; a tappezzarle può pensarci anche da sé. Poi devo coricarmi e
riposare, questo appassionato diverbio mi ha affaticato troppo. Addio! Indori per me
tutto il mio regno, e se oggi dovessi ancora essere di buonumore, avrò il piacere di
vederLa - si, si, facciamo così, così - Allora, au revoir! - e poiché ora non mi viene in
mente nient'altro in francese - ancora una volta au revoir! Esce .
Tutti lo seguono, tranne Zoraide e Quecksilber.
SCENA DODICESIMA
Zoraide. Quecksilber.
ZORAIDE Allora sei veramente deciso, giovanotto, ad andartene in giro per la mano a me
sull'accidentata strada di questa vita? Senza stancarti? Oh, come ti chiami?
QUECKSILBER Bartholomäus!
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ZORAIDE
Bartholomäus e Zoraide, si annuncia un romanzo stupendo. Io sono una
poetessa, ho tradotto in indiano tutti i poeti europei.
QUECKSILBER Deve essere bello.
ZORAIDE Deve raccontarmi la storia della Sua vita; la rielaborerò in giambi di quattro
piedi.
QUECKSILBER Sia buona! Se la gente dovesse leggere tutte le sciocchezze che ho
combinato in vita mia, non potrei più farmi vedere per strada.
ZORAIDE No, mi perdoni! Per chiacchierare con Lei ci vuole una pazienza singolare, non
ha neppure sei centesimi di galanteria addosso. Io desidero un uomo galante. Tra sé:
Se potessi almeno agguantare quella bacchettina! - Teneramente: Facciamo la pace.
Carissimo Bartholomäus! Avvinghierò il tuo cuore come fanno i tralci con il
castagno. Lo abbraccia. O dei! Voi che abitate laggiù, gettate uno sguardo su di noi.
E' vero che non lascerai mai la tua Zoraide? Il tuo cuore non chiederà un biglietto di
andata e ritorno e si farà rimborsare il prezzo d'ingresso della sua fedeltà alla cassa di
Amore?
QUECKSILBER Eppure è un'anima buona!
ZORAIDE tra sé: Desidero solo avere la bacchettina.
QUECKSILBER Allora, qua la mano, ma non sul viso! Mi dia solo un bacetto come
balzello e saremo d'accord.
ZORAIDE Non ora, lo riceverà dopo il pranzo come pasticcino.
QUECKSILBER Bene, è anche giusto. Quali pasticcini mangia Lei?
ZORAIDE I frutti indiani più squisiti.
QUECKSILBER Mi fa piacere. Per me i frutti più squisiti sono le coccole delle rose di
macchia. Il mio cibo preferito però sono le pere. Sa quelle piccole, le perine moscate,
sono buonissime.
ZORAIDE
Chi può avere un gusto tanto volgare! In puro alto tedesco: Come può
mangiare mosche?
QUECKSILBER Io non mangio affatto insetti. E' già tanto se non mi pungono! Pere! E' un
cattivo gusto allora? Tutto il mondo mangia pere; ognuno una qualità diversa. I
patrioti mangiano le pere imperatore, i ricchi le pere ducate, chi si profuma
fortemente, le pere bergamotte, i calzolai la pelle di pera, i cocchieri le pere avena, i
falegnami le pere selvatiche, i barbieri le pere barbine e chi commette un errore,
mangia delle pere dolcissime. - In breve, sei mia e la cosa finisce qui.
ZORAIDE Nuoto in un mare di gioia come una balena nel Danubio. Lo abbraccia.
SCENA TREDICESIMA
Detti. Linda.
LINDA esce dal palazzo: Principessa, deve salire, affinché l'aria notturna non Le nuocia.
In disparte: Se solo potessi fargli un cenno. E' proprio un bell'uomo.
ZORAIDE Cosa? Tra sé: Occasione desiderata! A voce alta: Come osa arrivare davanti ai
miei occhi in questo momento per me così stupendo. Che sfrontata!
LINDA Ma sovrana!
QUECKSILBER Allora è pure ragionevole. Ma che cosa Le ha fatto?
ZORAIDE Chiuda il becco! - Vuole anche contraddirmi? Io le metto le mani addosso! Cielo, che cosa sto facendo! Mi perdoni questo fervore!
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QUECKSILBER Permette? E' uno strano fervore. Da noi fanno questa baldoria i facchini
della dogana centrale.
ZORAIDE La prende a protezione? Ho la sensazione perfino che Lei le stia facendo
l'occhiolino! Le piace? E' vero che questa figura ha delle belle forme? Anzi che queste
forme hanno una bella figura? Così Lei può screditarmi con questo cercopiteco?
QUECKSILBER Quale cercopiteco? E' più bella di Lei!
ZORAIDE Che offesa! Che ne sarà di me? Sto perdendo i sensi. - Svengo QUECKSILBER Per tutto l'oro del mondo LINDA Sviene - Fa per sostenere Zoraide.
ZORAIDE di scatto: Osa toccarmi. Via all'istante dalla mia vista. Via, ho detto. Indugia
ancora - Linda fugge, Zoraide strappa la bacchetta di mano a Quecksilber. La
trasformerò in un drago, se la raggiungo! Via! Via! Rincorre Linda nel palazzo, le
porte si chiudono.
QUECKSILBER
Beh, che cosa mai è questo? Che persona maligna - Ehi! La mia
bacchetta! E' capace di spezzarla, dopodiché, in qualità di indoratore, potrei
annunciare bancarotta stregata. Non mi resta che correrle dietro. Va alla porta. E'
proprio chiusa. Si, eppure non sono ancora le dieci! Qui serrano il portone già prima
di pranzo. Ehi, portiere! Aprite! Su! Bussa.
SCENA QUATTORDICESIMA
Quecksilber. Una sentinella.
UNA SENTINELLA compare sulle mura: Che rumore è mai questo?
QUECKSILBER Su, aprite, devo entrare!
SENTINELLA Ti do un consiglio di tutto cuore, scappa!
QUECKSILBER Perché dovrei scappare? Non ho ancora debiti nel paese. Devo entrare,
sono il marito della Principessa.
SENTINELLA Un folle devi essere! La Principessa è andata con suo padre sulla sua isola
preferita e ti fa dire: se non tagli la corda, faranno uscire alcune giovani tigri contro di
te. Non entrerai! Sparisce dalle mura.
QUECKSILBER
da solo: Oh, gentaglia indiana! Povero sventurato fabbricante di
barometri! Cosa ho fatto? Indoro le loro porte e loro me le sbattono sul naso. Sono
stato imbrogliato. Se potessi entrare, li massacrerei tutti insieme. - Fermo! Mi viene
in mente una cosa. Posso richiamare un'armata. Vittoria - Oh, Pizichi! Pizichi! Suona
al posto del mio fagotto! Aspetta, popolo ingrato. Suona il corno.
SCENA QUINDICESIMA
Attacca una marcia vivace. Uno stuolo di soldati ideali entra velocemente schierato, la
guardia del corpo è composta da piccoli ussari. Quecksilber. Comandante.
COMANDANTE Generale! Cosa comandi?
QUECKSILBER Disponetevi! - No, non disponetevi ancora, c'è ancora tempo. Vede i
piccoli ussari. Beh, che squadra è mai questa? Questi devono averli appena piantati e
non sono ancora cresciuti. Sono soldati anche questi?
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COMANDANTE Questa è la tua guardia del corpo.
QUECKSILBER Quella? Pensavo fossero rane in uniforme.
COMANDANTE Ti proteggerà.
QUECKSILBER si mette accanto ai più piccoli: Allora sono sicuro fino a qui indicando il
petto. Beh, mi va bene - Ora vedremo se sanno anche fare qualcosa. Ai piccoli che
stanno da una parte: Attenzione - Obliqu'a destr'! Marsc'! Marcia con loro intorno
al palco venendo a trovarsi davanti ai più grandi. Alt! - Beh, si può fare - Portate i
cannoni puntati verso il palazzo. Due cannoni appaiono in aria tra le nubi, c'è anche
un genio come cannoniere. Alt! Cannon' alt - Attenzione! Presentat'arm - Uno! Due! - Tre! - La squadra fa il presentat'arm con la sciabola già al numero due. Ah
si, allora niente tre - sono addestrati solo al due - Ancora una volta presentat'arm Uno! - Due! - In ginocchio! - Marsc' - avanti marsc'! La prima fila di ussari saltella
come le rane. Alt, alt! Accidenti, sono esercitati, allora voglio veder marciare un
intero reggimento. Indietro! Su dunque. Attenzione! - Marciate con tutt'e due i piedi
insieme verso il palazzo, fate prigionieri Zoraide e suo padre. Saranno massacrati
tutti! I bambini nella culla non verranno risparmiati! Guardare a destra! Marciare a
sinistra! Attaccare! Cannoneggiare! Imbracciat'arm! Pied'arm!
COMANDANTE Generale, tu non capisci niente di tattica, fai comandare a me. Alla
carica!
Musica marziale. I più grandi portano delle scale, le appoggiano al palazzo e salgono
furiosamente. Gli ussari portano un grosso ariete e con esso sfondano la porta d'oro.
Quecksilber è da una parte con due piccoli ussari che osserva. Quando tutto è finito esce
dal portone uno degli uomini di Tutu che assesta a Quecksilber un colpo di sciabola sulla
schiena. Quecksilber solleva velocemente il piccolo ussaro che lo difende con la sciabola
fino al retroscena. I cannoni sparano due colpi contro il palazzo, che è tutto in fiamme. Lo
scontro sulla scena diventa generale. Tutu e Zoraide vengono portati fuori. Gruppo
vittorioso della squadra magica. Quecksilber entra in quel momento con i due piccoli
ussari e si erge a vincitore su uno degli uomini di Tutu a terra. Su questo gruppo cala una
bella tenda di nubi. Nel mezzo c'è la dea della guerra circondata da alcuni geni, che
agitano delle piccole bandiere, hanno l'elmo in testa, ognuno dei quali presenta una lettera
trasparente che dà luogo alla parola: Vittoria. Tableau generale.
FINE DEL PRIMO ATTO
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ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Salone di gusto indiano. Di lato un trono rialzato dove è seduto Quecksilber, accanto a lui
la sua servitù, al centro gli ussari, di fronte gli uomini di Tutu inginocchiati. Hassar.
Coro
Rendete tutti omaggio al vincitore,
consacrate a lui vita e sangue,
contro guerrieri fatati
il vostro coraggio combatte invano.
HASSAR Nobile straniero! Tu che sei sotto la protezione di potenze sovrannaturali, ricevi
dall'indegna bocca del tuo più umile schiavo, l'omaggio di tutti gli abitanti di
quest'isola. Tutti si prostrano di fronte alla tua superiorità.
QUECKSILBER Capisco; si è voltato pagina.
HASSAR Signore! Adesso, come se non bastasse, il tuo schiavo osa gettarsi ai tuoi piedi,
conscio della sua bellezza, e ti presenta i suoi ossequi in maniera del tutto speciale.
Desidero anche ardire esporti in versi la mia sottomissione.
QUECKSILBER Cosa? Vuol parlarmi in versi? Amico, non me lo faccia, preferirei farmi
picchiare.
HASSAR Quant'è vero che sono un bell'uomo, questo è il colmo.
QUECKSILBER
Per adesso basta. Per la notte verrà allestito un grande spettacolo
pirotecnico; una piramide infuocata con duemila girandole e indicando Hassar lui
verrà posto in cima insieme alla sua bellezza. Adesso via tutti. Escono tutti tranne
quattro ussari. A loro: E voi conducetemi Tutu quassù. Gli ussari escono. Per prima
cosa leggerò per bene il testo al vecchio, poi a lei, a quella ingrata.
SCENA SECONDA
Detti. Tutu, in catene, viene condotto dai quattro piccoli ussari.
PRIMO USSARO Alt! Resta fermo, ho detto.
TUTU guardandolo dall'alto in basso: Che rumore è mai quello laggiù? Adesso ne ho
abbastanza.
PRIMO USSARO Silenzio, non fiatare o ti faccio sbassare di venticinque centimetri.
TUTU Che diamine è questo? Signor genero, dove sta scritto che mi si tratti in modo tanto
vergognoso? E' per Suo ordine che avviene tutto ciò?
QUECKSILBER Oui!
TUTU Oui? Allora non posso risponderLe altro che vergogna!
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QUECKSILBER Non posso impedirlo; questi uomini valorosi ti hanno sconfitto. Sei in
mano alla mia armata.
TUTU ai piccoli: Mia ottima armata, mi fa piacere conoscerVi. Se lo avessi saputo, Vi
avrei presi tutti, bastava mettere alcune trappole per topi.
PRIMO USSARO Taci, o ti costerà la testa. Sguaina la sciabola.
TUTU Tornate di nuovo al quarto piano ai miei comandi.
QUECKSILBER Toglietegli le catene - Lasciateci soli!
PRIMO USSARO Certamente! Passa adirato davanti a Tutu. Ehi, basta! Rinfodera la
sciabola ed esce con arroganza insieme agli altri.
TUTU Lo segue con lo sguardo. Ah, uomo della dimensione di un ribes.
SCENA TERZA
Tutu. Quecksilber.
QUECKSILBER Adesso salderemo i conti. Ma Lei e la signorina Sua figlia, dove avete
imparato l'educazione di rubare le cose preziose alle persone oneste? Sono forse
venuto per questo nel vostro paese?
TUTU E chi glielo ha fatto fare di venire? Magari fosse rimasto lontano.
QUECKSILBER E' questo il ringraziamento per averLe indorato tutte le voliere e tutti i
pollai? Per aver trasformato tutte le carpe di lago in carassi dorati, allo scopo di
poterli impegnare, qualora Le venisse a mancare il denaro?
TUTU Perché se la prende con me? Cosa mi importa della Sua bacchetta? Faccia più
attenzione alle Sue cose; l'ha sbattuta in qua e in là mettendo a repentaglio la vita di
chi Le stava vicino.
QUECKSILBER Perché non gliel'ha portata via? Avrebbe dovuto far educare meglio Sua
figlia.
TUTU Ormai cosa posso fare? Ha avuto tre governanti: una di Parigi, l'altra di Lione e una
del Breitenfeld. E' educata molto bene, per questo non posso dirle niente, altrimenti
mi mette a posto ben bene.
QUECKSILBER Insomma, Lei è un ingrato e io ora non voglio più Sua figlia.
TUTU Allora Lei è un uomo sporco!
QUECKSILBER Oh, non mi offende! Non posso essere sporco, sono ricco e perciò uno
che si è lavato; da dove dovrebbe provenire lo sporco?
TUTU Lei è giunto sulla mia isola senza neppure avere il passaporto?
QUECKSILBER Non c'entra proprio niente! Anche se non ho né un basso né un tenore,
ho pur sempre una voce più bella della Sua.
TUTU Si, si immagini pure quel che vuole, se un simile bellimbusto può fare osservazioni
mordaci su un uomo vecchio come me! Mia figlia non è colpevole dell'imbroglio, Lei
è colpevole; perché ha portato proprio una bacchetta d'oro? Avesse sbattuto in giro
un bastone di nocciolo, nessuno l'avrebbe voluto e chiunque La avrebbe evitata. E se
Lei si mette a fare l'occhiolino alla cameriera, ella deve pur essere gelosa; non deve
farlo, - non è bello - La mia povera Zoraidel è pazza d'amore per Lei. Non so che
cosa trovi di bello in Lei. Le devo dire francamente: a me Lei non piace, niente è
spontaneo in Lei, non ha una fisionomia leale; guardi la mia faccia, come è tutta
aperta. Spalanca gli occhi e la bocca.
QUECKSILBER Si, fino a lì; ma qua è chiuso. Indica la fronte.
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SCENA QUARTA
Zoraide. Detti.
ZORAIDE pallidissima, entra lentamente: Ci lasci soli, padre.
TUTU La guardi, tiranno! Dal patire non si è neppure imbellettata. Per questo le ho fatto
leggere romanzi tanto sentimentali? Ha studiato le quattro materie fondamentali,
affinché ai suoi trentadue anni vissuti felicemente ZORAIDE irrompendo di scatto: Ventiquattro!
TUTU Voglio dire ventiquattro - per otto anni è andata a scuola, quelli non contano debba assommare i momenti sventurati della Sua conoscenza? Avrei da farle ancora
diversi rimproveri, ma adesso devo coricarmi un po' per riposare; ma glielo dico
tant'è vero che Lei se ne sta nel Suo frac di carta d'oro: qui siamo su un'isola
incantata. Ora andrò subito a vedere e se in un angolo incantato troverò una vecchia
fata consunta, che si prenderà cura di me, allora vedrà chi sono io. Scellerato! Esce.
SCENA QUINTA
Zoraide. Quecksilber.
QUECKSILBER Comment vous portez-vous, ma chère Princesse?
ZORAIDE Oh, capisco! Visto che vuol proprio tormentarmi, allora parla in francese, sa già
che nessuno può sopportarlo. Ecco Le riporto indietro la Sua bacchetta d'oro L'avrebbe riavuta anche se non avesse devastato il nostro palazzo con la Sua armata
di nanerottoli.
QUECKSILBER Non mi ha sbattuto il portone sul naso? Non mi ha fatto dire che dovevo
tagliare la corda altrimenti avrebbe fatto uscire delle giovani tigri contro di me?
ZORAIDE Non ne sapevo niente. E' stato un equivoco.
QUECKSILBER No, il portiere così mi ha riferito sul Suo conto.
ZORAIDE Allora non posso farci niente, una particolare concomitanza di circostanze QUECKSILBER Che sono? ZORAIDE Il portiere ha preso una sbornia.
QUECKSILBER Una volta è successo anche a me.
ZORAIDE Davvero! Ha preso una sbornia?
QUECKSILBER Si, non è stata una bella mossa da parte mia? - Ma ci scostiamo dalla cosa
principale. Le perdonerò generosamente ciò che Lei mi ha causato. Ho di nuovo la
mia bacchetta e con questo ci congediamo, e affinché la mia piccola armata non
procuri più seccature nel Suo palazzo, la farò sparire. Ehi là! Appare il primo ussaro.
Potete suonare la ritirata, se avrò bisogno di voi, vi richiamerò. Indica il corno.
PRIMO USSARO Giustissimo! Esce.
ZORAIDE nota il corno, tra sé: Ah! Devo avere anche questo corno.
QUECKSILBER
Adesso salirò sul mio mercantile pronto a far vela e quindi
Mademoiselle, adieu pour jamais! Fa per uscire.
ZORAIDE Come? Vuole lasciarmi?
QUECKSILBER Ha qualcosa da obiettare?
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ZORAIDE Chiedi se ho qualcosa da obiettare? Non ti sei impegnato ad essere lo schiavo
del mio cuore? E ora non rassegni neppure le dimissioni come si conviene, scappi via
senza attendere i tuoi quattordici giorni.
QUECKSILBER Non sono mica una cuoca!
ZORAIDE Eppure vuoi guastarmi la gioia e piantarmi, me, innocente come un agnello.
QUECKSILBER Se non fosse così carina. Ahimè! Mi lasci, falso Personage ! Che prove
ha della Sua innocenza?
ZORAIDE Hai dimenticato la sbornia del portiere?
QUECKSILBER Ah, sciocchezze! La sbornia per me non è una scusa!
ZORAIDE No? Non è un'ebbrezza anche l'amore? E Schiller non dice a proposito: chi non
ha mai preso una sbornia, non è un uomo retto?
QUECKSILBER E Lei lo ha detto Schiller? A me lo canta il portiere nel Neusonntagskind.
ZORAIDE Che importa ? Che mi importa di tutti i portieri del mondo se la doppia porta
del tuo cuore è serrata. Aprila alla tua Zoraide!
QUECKSILBER Non ne ho la chiave; mandi a chiamare il fabbro.
ZORAIDE Mi schernisci ancora?
QUECKSILBER Mi lasci andare!
ZORAIDE Fermo! Tra sé: Ora non conosco più altro mezzo se non cadere svenuta. A
voce alta. Povera me! Che ne sarà di me?
QUECKSILBER Ora che c'è?
ZORAIDE Svengo!
QUECKSILBER Sviene di nuovo! Cade nelle sue braccia. Eccola già distesa. Lei - Lei è
proprio abile! - Tengo qui dunque, tra le mie braccia, il brillante incastonato à jour
nella falsità. - Si può dire a ragione che questo è un momento di un certo peso. Eppure sono innamorato di lei. Però mi sembra che questo svenimento duri un po'
troppo. Devo di nuovo formulare una domanda. Ehi Lei! Non desidera alzarsi un po'?
Su, si svegli pure! Le dò la mia parola, rimarrò da Lei e La amerò di nuovo come
prima.
ZORAIDE si sveglia: Ah, cosa sento! Parli sul serio? Oh dei, vi ringrazio! E' di nuovo mio.
Mai dimenticherò questo momento!
QUECKSILBER Neppure io!
ZORAIDE Allora niente potrà più dividerci! Ma mio padre è irritato; se si oppone alla
nostra unione?
QUECKSILBER Oh, non preoccuparti di ciò; gli suonerò qualcosa io, finché ne avrà
abbastanza.
ZORAIDE Suonare? Non ti capisco!
QUECKSILBER Appena si agita, suonerò il mio corno e la mia armata di nanerottoli sarà
di nuovo qui.
ZORAIDE Ah, che bello. Desidero vederlo. Oh, dammene una piccola prova; non posso
crederci.
QUECKSILBER No? Ti richiamerò subito un battaglione. Tira giù il corno.
ZORAIDE Oh! Fammi un po' provare se ci riesco anch'io. Ti prego, ne chiamerò solo
alcuni.
QUECKSILBER Va bene, ma attenzione che non ne esca fuori un suono sbagliato. Su,
adulatrice. Le dà il corno. Zoraide lo suona. Musica.
29
SCENA SESTA
Detti. Sei amazzoni con lancia e scudo.
ZORAIDE
Proteggetemi dal furore di questo pazzo! Il corno è mio! Ora riconosci
Zoraide? Hahaha! Esce di corsa.
QUECKSILBER Ah, vipera! Fa per andarle dietro.
LE AMAZZONI tendono avanti le loro lance e lo spingono indietro: Indietro!
Breve musica. Quecksilber cade a terra, le amazzoni escono di corsa.
SCENA SETTIMA
Linda. Quecksilber.
LINDA Che rumore è mai quello che sento? Chi giace là a terra? Lo straniero! Ah, il
povero pazzo! Non si muove proprio. Non sarà mica morto? Ho una gran paura! Lo
scuote. Ehi, gentile signore! E' ancora vivo? Non mi metta questa paura, se è morto,
lo dica!
QUECKSILBER si rialza: Dove sono? Sono ancora vivo?
LINDA impaurita: Non lo so!
QUECKSILBER Chi c'è qui? Ah, una donna? Via dai miei occhi, vipera.
LINDA Oh, santo cielo, ha perso la ragione.
QUECKSILBER Io la ragione? Hahaha! Può l'elefante perdere le ali? Il gatto la sincerità?
Il coniglio il coraggio? Il cammello l'esile taglia?
LINDA Vada e non denigri gli animali in questo modo.
QUECKSILBER Puoi rubare la delicatezza a un facchino, la discrezione a una pasticciera e
la riservatezza a un garzone di calzolaio? Puoi strappare la soddisfazione a un uomo
che sta per compiere venticinque anni?
LINDA No, ma cosa sta dicendo QUECKSILBER Prima che io perda la ragione, la luna si farà fare un cappello alla
calabrese e il sole una pelliccia di lupo.
LINDA La prego, la smetta con questi discorsi insensati. La ritenevo una brava persona!
QUECKSILBER Oh, anch'io la ritenevo brava!
LINDA Chi?
QUECKSILBER Chi? La tua padrona, la graziosa signorina.
LINDA Cosa mai Le ha fatto?
QUECKSILBER Mi ha sottratto il corno magico.
LINDA Ecco, ci siamo! Allora sono arrivata troppo tardi; volevo avvertirLa della sua
astuzia; fa così con tutti. Se almeno non si fosse innamorato di lei, sarebbe venuto
subito da me!
QUECKSILBER Se avesse detto qualcosa.
LINDA Lei mi piace proprio.
QUECKSILBER Mi lasci andare! Sono troppo disperato.
LINDA Sia buono, La prego! Dia retta! QUECKSILBER in collera: Ingannare me, me, in questo modo. Guarda Linda. Lei è una
ragazza per bene. Arrabbiato: Abbindolarmi in questo modo. Guarda Linda.
30
Che occhi belli ha! Come sopra: No! No! Come sopra: Questa ragazza mi piace,
rimango da lei! LINDA Io Le vorrò davvero bene. Ha perso il Suo corno? Non si preoccupi.
QUECKSILBER Me ne dà un altro?
LINDA Al suo posto Le darò il mio cuore, con esso non potrà certo richiamare un'armata ma avrà eternamente in esso un unico difensore. Non ci saranno mai più mille persone
al Suo servizio, ma quando Lei busserà alla porticina del cuore, Le verrà incontro una
persona fedele e vedrà se mi sposerà: allora sarà veramente felice e dimenticherà tutti
i corni.
QUECKSILBER Oh, cara ragazza! Ma come ti chiami?
LINDA Linda!
QUECKSILBER Oh, che pazzerello! Linda? Già il nome è soave come una cuffia da notte
vellutata. Or bene, sarai mia. Ma devo vendicarmi. Devo riconquistare il mio corno,
la bacchetta mi aiuterà. Raduna rapidamente la mie genti e tutti gli uomini nel
palazzo. A ciascuno farò un dono di un milione se con l'astuzia o la violenza
conquisteranno il mio corno; e a te per ricompensa prometto montagne d'oro.
LINDA Evviva! Prendo marito. Oh che uomo d'oro.
QUECKSILBER toccandosi il vestito: Si può proprio dire che uomo d'oro!
LINDA Non lo lascerò mai più! Torno subito! Esce.
SCENA OTTAVA
Quecksilber.
QUECKSILBER
da solo: E' una brava ragazza, la sposo! Aspetta, principessa, devi
imparare a conoscermi non appena riavrò il mio corno. Linda deve cercare di capire
dove ha nascosto il corno magico, deve cercare di attirarla via, io assalirò il castello
con la mia gente, conquisterò il corno e farò rinchiudere Zoraide e suo padre nella più
profonda prigione; su in soffitta o tra le controfinestre - Prendi il corno sotto braccio,
la fanciulla sulle spalle e poi via dalla casa della falsità e degli imbrogli. Indietreggia.
SCENA NONA
Quecksilber. Linda con i servitori di Quecksilber e diverse persone del seguito di Tutu.
Coro
LINDA
O amici, ubbidite,
siete sulla traccia d'oro,
non ve ne pentirete,
il suo compenso vi renderà felici.
CORO
Ci daremo da fare
per il prezioso metallo
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e rischieremo la vita stessa,
basta che tu ci esponga il caso.
LINDA
A caro prezzo,
in modo astuto,
gli fu sottratto
un corno argentato.
CORO
Dobbiamo
procurartelo con le armi,
dacci pure gli ordini,
inizieremo subito.
QUECKSILBER avanza in mezzo a loro:
Vi ricompenserò
con milioni,
basta che giuriate fedeltà
nella mia mano.
CORO
Giuriamo subito,
restiamo a te fedeli,
ma procura velocemente
i tesori.
QUECKSILBER
Tenete in alto i vostri turbanti,
quaggiù non vi schiaccia alcun giogo,
esultate in lieta congrega,
una pioggia dorata cadrà su di voi.
Cara bacchettina,
che tu mi sia propizia.
CORO e LINDA
Cara bacchettina,
che tu gli sia propizia.
QUECKSILBER
Una grande gioia
procura il tuo oro.
CORO e LINDA
Una grande gioia
procura il tuo oro.
QUECKSILBER
Presto, in alto i berretti,
bacchetta, fai scendere una neve d'oro.
Tutti tengono in alto i turbanti. Quecksilber fa numerosi movimenti con la bacchetta. Sono
tutti in trepida attesa. Pausa della musica. Egli dice:
Si deve essere rotta una molla! Fa gli stessi movimenti di prima. Attacca la musica.
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QUECKSILBER. LINDA. CORO
Non viene niente dall'alto,
non viene niente dal basso,
di questa
il potere
della sua
è completamente sparito.
bacchetta
QUECKSILBER ha osservato bene la bacchetta:
Qualunque cosa voi diciate,
la bacchetta è stata cambiata,
la mia era forte,
e questa è come burro.
Spezza la bacchetta in piccoli pezzettini.
CORO
Ha!
Milionario rovinato,
vieni un po' qua da noi,
restiamo a te fedeli,
ti spezziamo la schiena in due.
Escono tutti sghignazzando.
SCENA DECIMA
Quecksilber. Linda. Poi Hassar.
LINDA Ma che cosa mai ha fatto? Ma perché non sono piovuti ducati?
QUECKSILBER Silenzio, sono già contento che non siano piovute bastonate, aveva già
iniziato a gocciolare. Ma a che serve? Son proprio un uomo sconfitto; quella falsa ha
scambiato la mia bacchetta.
LINDA Non si preoccupi. Ci sono ancora molti bastoni al mondo. Non si lasci andare per il
suo, sia allegro.
QUECKSILBER A che mi servono tutti i bastoni del mondo! Tutti i tralci di vite, tutte le
teste di legno, tutti i tronchi - questo era il primo -.
LINDA Beh, ora lasci un po' stare il primo e ritiriamoci su al secondo o al terzo piano, da
dove avremo una vista più bella.
QUECKSILBER Ah, sei ancora l'unica anima fedele che io abbia. La mia servitù mi ha
abbandonato.
Hassar origlia alla porta.
LINDA Faccia affidamento su di me, fuggirò con Lei, se vuole.
HASSAR Ora aspetta, gatta!
QUECKSILBER Adesso non mi viene in mente altro mezzo che mandare la mia nave
dorata al monte di pietà per avere i soldi per il viaggio.
LINDA Ma come potremo andare via?
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QUECKSILBER E' un gioco da bambini. Ci sediamo accanto, ci mettiamo la fascia magica
e potremo giungere dove vogliamo.
HASSAR Quell'individuo usa i talismani con estrema facilità.
LINDA Beh, e dunque sei tanto pusillanime da voler scappare via? E' proprio un gioco da
bambini. A questa fascia chiederai di andare nella stanza della principessa, quando è
sola - minacci di massacrarla se non ti restituirà il tuo corno e la tua bacchetta e
vedrai che ti pregherà di perdonarla.
HASSAR Un bel piano, lo rivelo all'istante alla mia sovrana. Aspetta, strega! Esce.
QUECKSILBER Giusto, hai ragione; è splendido! Con la mia zucca non ci sarei arrivato!
Ragazza, tu rimarrai con me e quando sarò di nuovo ricco, trasformerò in oro il
Trattnerhof e te lo regalerò.
Duetto
QUECKSILBER
O cara fanciulla, guardami
e immagina che il bell'uomo
con i piedini da pavone,
ti renderà una graziosa signora.
LINDA
Allora ogni giorno terrò riunione,
e i miei calici per il caffè
dovranno essere di brillante
e d'oro i chifel da inzupparvi.
Poi viaggeremo con carrozza e destriero,
QUECKSILBER
I cavalli li farò ferrare d'argento.
LINDA
Inviterò a casa i signori più distinti.
QUECKSILBER
E io, io li caccerò fuori.
ENTRAMBI
I mobili saranno d'ebano,
e saremo entrambi terribilmente orgogliosi,
poi monterò su come un gallo
e non guarderò più in faccia nessuno.
LINDA
Questa fascia ci porterà con senso fuggevole
QUECKSILBER
In un sol giorno attraverso i quattro angoli della terra.
LINDA
In Oriente faremo colazione,
QUECKSILBER
E io berrò rapidamente un bicchier di vino a Grinzing.
LINDA
Poi ci fermeremo un po' in Olanda
QUECKSILBER
E in Brasile ci affacceremmo dalla finestra.
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LINDA
A mezzogiorno pranzeremo entrambi da soli,
QUECKSILBER
Poi faremo un salto da Sperl in Africa.
LINDA
Un gelato andrà bene per merenda.
QUECKSILBER
Allora ti tufferò nel Mar Glaciale.
LINDA
E quando la sera a cena farà fresco,
QUECKSILBER
Mangeremo a Ofen per non raggelare.
LINDA
Andremo pure a dormire, ma non mi viene in mente
dove sarà più sicuro il nostro riposo.
QUECKSILBER
Questo dovresti ben saperlo, è risaputo,
il riposo più tranquillo si fa in terra austriaca.
Entrambi escono ballando.
SCENA UNDICESIMA
Stanza di Zoraide con due finestre laterali. Notte. Solo una lampada illumina il tutto.
Entrano Zoraide e Hassar.
ZORAIDE Ma ha capito bene? Che in seguito non ne venga fuori una nuova sciocchezza,
se come al solito Le si dà fiducia.
HASSAR No, mia sovrana! Giuro sulla mia bellezza che ogni parola sta in questo modo.
Egli possiede la fascia magica e ti assalirà nella tua stanza per rivendicare i suoi
talismani.
ZORAIDE E la mia cameriera amoreggia davvero con lui?
HASSAR Vero! E' quella strega che lo ha indotto a questa astuzia.
ZORAIDE Che ingrata! E' in questo modo che mi ricompensa? Non le ho regalato proprio
per il suo onomastico cinque fiorini e un abito di mussolina?
HASSAR Vero! E' eccessivo!
ZORAIDE Tutto ciò che ho fatto per quella persona HASSAR Se penso ai tanti ceffoni che le hai dato.
ZORAIDE Ah, questo è il meno!
HASSAR Per me sarebbe il più!
ZORAIDE E ora osa superarmi?
HASSAR E preferire un altro a me.
ZORAIDE Per tutti gli dei, questo è troppo!
HASSAR Per la mia bellezza, questo è troppo!
ZORAIDE Adesso via di qui, marsc'. Perché ci mancherebbe altro che mi arrabbiassi anche
con Lei. Avanti marsc', fuori tutti e due, Lei e la Sua bellezza.
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HASSAR in disparte: Questa è invidia. Come se potessi farci qualcosa se la natura mi ha
dotato di queste attrattive. Fa per uscire.
ZORAIDE Fermo! Si dia subito l'ordine che le sentinelle vigilino nell'ingresso e quando
chiamo che venga preso e trattenuto; io cercherò già prima di sottrargli la fascia. Via!
Hassar esce.
SCENA DODICESIMA
ZORAIDE da sola: Ora innalzatevi, Furie della vendetta, con quei capelli irsuti nei vostri
caffettani verdastri! Non deve farsi troppo furbo e anche se egli avesse a disposizione
ancora cento mezzi magici, l'incanto che la nostra grazia fa sorgere, rende disonore a
tutti. Musica. Cos'è che fruscia nel giardino? Che vedo? Sono sul Blocksberg? Chi
mai sta cavalcando nel cielo? Ah, proprio lui! Musica. Si sente cantare un gallo.
Musica. Cavalca su un gallo! E come siede in bel modo là sopra, come un cavaliere
inglese. O splendido talismano, mi servirò di te. Ora aspetta. Si getta su un divano e
fa finta di dormire.
SCENA TREDICESIMA
Detta. Quecksilber entra dalla finestra volando su un grosso gallo. Appena il gallo è
dentro la stanza, Quecksilber scende e il gallo vola via dalla parte opposta cantando.
QUECKSILBER
Silenzio! Animale fastidioso! Quell'essere canta tanto da rompere i
timpani. Se la fata non ha altri cavalli nella stalla, non importa, perché questa è una
spedizione fatale! Non cavalcherò mai più un gallo, meglio un pollo arrosto che non
fa una confusione simile.
Melodramma
Vede Zoraide. Ah, eccola! - Dorme - La musica riproduce il russare. Che sonno soave Ah, perché è così falsa e così bella!
ZORAIDE E' ancora innamorato di me, l'allocco!
QUECKSILBER Parla nel sonno. Deve avermi sognato, ha pronunciato il mio nome.
Suvvia, Quecksilber, concentrati! Ehi là, in piedi!
ZORAIDE balza su: Cosa c'è? Chi c'è qui?
QUECKSILBER Ego sum!
ZORAIDE Cosa vuoi qui?
QUECKSILBER Voglio regolare i conti con Lei.
ZORAIDE Che sfrontatezza, fammi uscire.
QUECKSILBER Non si muova! Appena chiamerà aiuto, La butterò fuori dalla finestra.
Riavrò il mio corno e il mio tubicino spagnolo o Lei non uscirà intera dalla stanza.
ZORAIDE Che impertinenza inaudita, fuggi, o questo pugnale QUECKSILBER Aspetta, carassio spergiuro.
Musica. Lottano per il possesso del pugnale.
ZORAIDE intravede un momento favorevole e gli strappa la fascia, nello stesso istante
grida: Guardie! Guardie!
Musica.
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SCENA QUATTORDICESIMA
Detti. Le guardie si precipitano dentro e rapidamente afferrano Quecksilber.
ZORAIDE Tenetelo stretto! Corre con la fascia verso la camera.
QUECKSILBER Lasciatemi! Sono Ludwig il Saltatore. Si libera e salta fuori dalla
finestra. Musica. Hassar si affretta a suon di musica.
HASSAR Lo avete già preso? Non mollatelo, Ve lo consiglio!
SENTINELLA E' fuggito!
HASSAR Cosa?
SENTINELLA Dalla finestra.
HASSAR Vero! Eccolo là che corre. Grida: Ehi, aspetti un po', devo raggiungerlo.
ZORAIDE ritorna: Che se ne vada!
HASSAR E' già andato - Indica la finestra.
ZORAIDE Cosa? Fuggito! Non è possibile!
HASSAR Per la mia bellezza, è così!
ZORAIDE E va bene; tanto ho io i suoi doni.
SCENA QUINDICESIMA
Detti. Tutu.
TUTU
con una specie di vestaglia, una grossa lanterna colorata in mano: Ma che
tumulto è mai questo proprio nel cuore della notte? Non si può neppure riposare
come si deve.
ZORAIDE Padre, si rallegri con me!
TUTU E di cosa dovrei rallegrarmi? Non so niente.
ZORAIDE Ho carpito i doni magici allo straniero ed egli adesso non ha più niente; sono
tutti in mano mia. Egli stesso è fuggito, dalla finestra.
TUTU Affari suoi! Ma perché nessuno mi ha detto qualcosa al proposito?
ZORAIDE E quando si può dirLe qualcosa? Si sveglia una volta ogni tre settimane,
dopodiché si mette a mangiare e dopo aver mangiato si corica subito un'altra volta.
TUTU Ognuno ha la sua passione; quando dormo sono al massimo dell'allegria.
ZORAIDE Nessuno dormirà più questa notte. Verrà preparato un gran tripudio che non
dovrà terminare per tutta la giornata di domani. Su tutte le strade dovranno essere
diffuse poesie sulla grandezza del mio ingegno. La gioia dovrà animare quest'isola! E
allora si rallegri un po' anche Lei, con quella Sua vestaglia di canapa.
TUTU Bene, il perché non mi rallegri non lo so neppure io. Dice con molta flemma:
Hurrà! - Dalla gioia mi fa già molto male lo stomaco.
ZORAIDE Ora vado a cambiarmi. Trionfo! E' andata bene. Con questa vittoria diventerò
sempre più bella. Esce di corsa.
TUTU E io sempre più furioso. - Ma cosa volevo dire ora? Si. Ora preparate tutto per la
festa. E non dimenticate i miei cuscini di crine. Nel padiglione cinese c'è da mangiare
per centocinquanta persone. Dopo il pasto ci sarà un gran ballo e nel caso dovessi
appisolarmi, suonatemi un minuetto con i timpani, di quello là, ma come si chiama?
Si, di Haydn.
Escono tutti.
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SCENA SEDICESIMA
Paesaggio indiano. Da una parte un fico, dall'altra una sorgente facilmente raggiungibile,
sullo sfondo una capanna di paglia. Quecksilber è dietro il fico, si guarda tutto intorno,
poi avanza.
QUECKSILBER Sia ringraziato il cielo! Nessuno mi segue! Ora sto fresco. Tutti i regali
della fata son perduti e anche la cameriera è all'inferno! Non mi rimane altro che la
bella consapevolezza di essere stato un somaro e di essermi fatto prendere in giro.
Ma son volato via come un levriero italiano e ho una fame che mangerei tutti i galloni
del mio gilet. Ora salgo dritto sul fico, tra cinque minuti lassù non ce ne sarà più
neanche uno. Sale su: Ah, ora alla fame mostreremo i fichi. Mangia. Stupendo!
Meraviglioso! Formidabile! Ne coglie alcuni e scende. Il suo naso si ingrossa molto
ma riamane ancora proporzionato e non diventa una caricatura, continua a
mangiare. Non so, ma c'è sempre qualcosa davanti al naso che mi abbaglia? Si tocca
il naso. Che mai è questo? Ho un vero nasone. O me uomo sventurato, che cosa mi
succederà ancora? Va a finire che su quest'isola perderò tutto e dovrò anche
andarmene con il naso lungo! I nasi! Se prendo il raffreddore diventa una malattia
mortale. Se potessi almeno vedermi! Ora dovrei essere proprio nella Spiegelgasse.
Ma non c'è nessuno qui? Ehi! Bussa alla capanna.
SCENA DICIASSETTESIMA
Zadi. Detto.
ZADI dall'interno: Chi bussa?
QUECKSILBER Io!
ZADI Cosa vuoi?
QUECKSILBER La prego, non ha una specchiera?
ZADI Mascalzone, se esco fuori ti spacco il naso in due.
QUECKSILBER Costui vuole spaccarmi il naso in due! Questo naso. Domando: come è
possibile?
ZADI esce di casa: Aspetta, maledetto - hahaha! Ecco che aspetto ha un matto.
QUECKSILBER Se ne è già accorto.
ZADI Specchiati là in quella fonte, per vedere il tuo aspetto.
QUECKSILBER lo fa: O che spettacolo! Mi trovo una bella pera proprio sul viso!
Arrivare a Vienna con questo naso non sarà possibile, non mi lasceranno
assolutamente superare le frontiere.
ZADI Hai sicuramente mangiato quei fichi!
QUECKSILBER Certamente.
ZADI Avrei potuto dirtelo prima. Ma come sei arrivato in questo luogo, in cui abito solo
io? E a quest'albero?
QUECKSILBER Il problema ora non è come io sia arrivato a quest'albero, bensì il
problema è come io possa liberarmi di questo naso.
ZADI Questo strano naso e il tuo strano aspetto ti hanno salvato, visto che è la misantropia
ad avermi condotto in questa valle magica che non abbandonerò mai e che, per un
pregiudizio, non è mai stata calpestata da piede umano per cento anni. Io preferisco
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vivere qui tra gli animali e ti avrei cacciato via se non mi fosse venuto da ridere per
via del tuo naso. Guarda dietro le quinte. Sta arrivando ancora qualcuno.
QUECKSILBER E' la mia cameriera. Presto! Ebbene? Non si muove.
ZADI Ma non vedi, non può oltrepassare quel profondo fossato.
QUECKSILBER Allora dovrà passare dal Kohlmarkt.
ZADI L'aiuterò io. Esce di corsa.
QUECKSILBER Ora quando mi vedrà con questo naso, non potrà più volermi bene; non è
possibile!
SCENA DICIOTTESIMA
Linda. Zadi. Quecksilber.
LINDA Ti ho trovato finalmente! Lo guarda e grida: Ah, cielo! Che aspetto hai?
QUECKSILBER L'ha già visto! Ha l'occhio di falco!
LINDA O uomo disgustoso! Che cosa hai fatto?
QUECKSILBER si inginocchia: Linderl, ti prego per tutto l'oro del mondo, perdonami
almeno questa volta, non lo farò mai più in vita mia. Ho mangiato quei fichi là e poi
mi è cresciuto il naso.
LINDA No, così non mi piaci. Gli sono corsa dietro, sono morta di paura fino al momento
in cui non l'ho raggiunto e ora mi si presenta in quello stato.
QUECKSILBER Linderl, ti prego, sii ragionevole. Ora puoi ben menarmi per il naso. Se
qualcuno mi prende per il naso, non gli sfuggo più.
LINDA O uccello del malaugurio! Vattene, non riesco più a guardarti.
ZADI Bene, non ti farò soffrire ulteriormente. Bevi a quella fonte là e perderai questo
naso. Appena sono entrato in questa regione, è successo così anche a me.
QUECKSILBER E' vero? Sia lodato il cielo! Corre alla fonte e beve, il naso sparisce, egli
salta fuori. Se ne è già andato! Ah, che gioia è questa!
QUECKSILBER e LINDA insieme: Che gioia è questa!
Entrambi saltellano di gioia e ridono, ma appena si guardano in viso, smettono.
Quecksilber si ferma, improvvisamente serio, e Linda ne è colpita.
QUECKSILBER Cosa c'è? Cosa vuole? Davvero non Le piaccio più?
LINDA Ma si, adesso mi piaci di nuovo!
QUECKSILBER Ecco qua! Appena la mia bellezza ha dichiarato fallimento, non ha voluto
più saperne di me, ora, poiché sono di nuovo a posto, ora le piaccio di nuovo. Che
intenzioni hai adesso nei miei confronti? Sono proprio una nullità. A Zadi: Caro
amico, come posso renderLe grazie - vuole forse prestarmi duecento fiorini?
ZADI O si! Duecento bastonate potrà avere.
QUECKSILBER Non so da Lei come si chiamano le monete.
LINDA Ah, non moriremo di fame. Sai una cosa? Venderò alla gente quei fichi e quando si
saranno sfigurati, arriverai tu come dottore e li guarirai con l'acqua, così faremo soldi
a palate.
QUECKSILBER Alt! Fammi riflettere. - Come? - Cosa? Balza su entusiasta, Linda e Zadi
si spaventano. Ce l'ho! Ce l'ho!
LINDA Sei pazzo?
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ZADI Ma che cosa hai?
QUECKSILBER La mia fortuna! L'ho afferrata.
ZADI Allora tienila stretta.
QUECKSILBER Caro amico, fammi solo un piacere, prendi un cesto, riempilo di quei fichi
e riempi una bottiglia con l'acqua magica, ti ricompenserò lautamente; ma fai presto.
ZADI Bene, bene, questo piacere posso fartelo. Entra nella capanna.
LINDA Ma che significa?
QUECKSILBER Linderl! Adesso concentrati. Si saranno già accorti della tua assenza al
palazzo?
LINDA O no! E' tutto sottosopra per via della festa!
QUECKSILBER Una festa? Magnifico! Sull'isola si conosce l'effetto di questi fichi? LINDA Non ne ho mai sentito parlare. Questo luogo è stregato, per cui nessuno si azzarda
a venire qui e io ti ho seguito solo perché da lontano ti ho visto correre. Dunque puoi
vedere quanto io ti voglia bene.
QUECKSILBER Devi ritornare alla festa. Prendi un cesto pieno di quei fichi e offrili alla
tua principessa e a suo padre come pasticcini. Sono così belli che certamente li
mangeranno.
LINDA Va bene, e poi?
QUECKSILBER
Poi si ritroveranno dei bei nasoni. E quando, di conseguenza, la
principessa si dispererà, mi introdurrai come guaritore e io non la guarirò prima che
ella mi abbia restituito i miei regali.
LINDA E' un piano stupendo! Mi farebbe piacere se diventasse davvero orrenda, visto che
vuole sempre essere la più bella. Le starebbe proprio bene.
QUECKSILBER
Questa porta acqua al suo mulino. Si, le donne. Se potessero
reciprocamente cavarsi gli occhi, lo farebbero.
SCENA DICIANNOVESIMA
Zadi. Detti.
ZADI nel frattempo ha riempito il cesto di fichi e una bottiglia di acqua dalla sorgente,
avanza: Bene, ecco il tutto.
QUECKSILBER Fratello, ti ringrazio. Lo abbraccia. Per il momento non posso darti
nient'altro che questo fazzolettino d'argento, ciò che mi è ancora rimasto di tutta la
mia ricchezza. Ne tira fuori uno dalla tasca dell'abito.
ZADI Non ho bisogno di niente.
QUECKSILBER da' il cesto a Linda: Tu prendi questo - bene, e se la cosa riesce, vittoria
in Svevia!
ZADI Ma di che te ne fai?
QUECKSILBER Questo non ti riguarda. Ho un buon amico che deve beccarsi un naso tale
da dover essere misurato con il cubito. Ora vieni, Linderl, non c'è tempo da perdere.
Diavolo del bosco, adieu!
ZADI Che pazzerello che sei. Addio. Esce.
QUECKSILBER
Adieu, mon ange - Linderl, ora parti! Io verrò subito dopo, non
dobbiamo partire insieme, se non vogliamo essere visti.
LINDA Fidati pure di me, una ragazza giudiziosa si fa sempre valere. Esce.
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QUECKSILBER da solo: Ah! Ora mi sento di nuovo bene. Niente è più importante della
speranza. Adesso sono così contento che potrei prendere tutti gli uomini per la testa
e baciarli. Questo mondo è proprio il migliore a questo mondo.
Aria
Nel mondo si sta proprio bene,
credetemi!
Anche se si balla un Langaus per tutta la vita,
si mantiene sempre lo spirito allegro.
Credetemi.
E le donne sono davvero buone,
credetemi!
E se anche il matrimonio mette la libertà al giogo,
le donne comunque ci addolciscono la vita.
Credetemi.
E anche agli uomini succede,
credetemi!
Non lasciatevi catturare, signore mie, da sguardi infedeli,
infatti appena ce ne accorgiamo facciamo marcia indietro.
Credetemi.
Esce.
Ripetizione
E il mio cuore è ricolmo,
credetemi!
Qualcosa batte là dentro e vorrebbe uscire
per accompagnarvi fino a casa con un grazie.
Credetemi.
Esce.
SCENA VENTESIMA
Grande giardino indiano. Da una parte un trono di fiori per Zoraide, dall'altra l'ingresso
accessibile di un padiglione cinese ben decorato. Solenne entrata. Danzatori e danzatrici
davanti. Poi il seguito. Poi Tutu e Zoraide, Hassar, due servitori portano una grande
poltrona per Tutu, che viene posta di fronte al trono. Poi di nuovo il seguito. I doni magici
vengono portati davanti a Zoraide da tre fanciulli, su dei cuscini. Zoraide sale sul trono.
Tutu si siede sulla poltrona e comincia a sonnecchiare.
Coro
Governi a lungo Zoraide
con l'aureola dello spirito!
Il nostro giubilo non si stancherà
di annunciare il suo splendore!
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ZORAIDE con orgoglio: Vi ringrazio! Sebbene non sia più del tutto una novità per me che
il mio spirito e la mia bellezza possano misurarsi con tutti i pregi femminili, tuttavia
non voglio essere così presuntuosa da non ascoltare oggi, ancora una volta, ciò che
dicono le vostre voci esultanti.
TUTTI Viva Zoraide!
ZORAIDE Padre! Hm! Padre TUTU riprendendosi: Si, si ZORAIDE Prenda la parola ora.
TUTU Sarà subito fatto. - Silenzio! - Adesso prendo la parola. - Voi tutti miei signori e
signore, lasciatevelo dire: siamo qui riuniti per celebrare una festa che abbiamo
organizzato, poiché mia figlia, grazie alle straordinarie doti del suo intelletto che
addirittura superano anche le mie, ha sottratto allo spavaldo straniero che è venuto
sulla nostra isola, tre doni magici di grande valore. Poiché questo straniero ora - non
è vero, figlia mia? - poiché questo straniero ora - così - ci ha trattato in modo così
ingrato - così - così - dalla rabbia non so nemmeno più cosa devo dire! Indicando
Zoraide: Seguirà la continuazione. Si rimette a sedere.
ZORAIDE a mezza voce: Bell'affare quando Le si fa prendere la parola.- Ad alta voce:
Ecco qui i doni magici. Per mezzo di questo corno la nostra isola è sicura da qualsiasi
assalto. Questa bacchetta racchiude un mondo d'oro e questa fascia conduce colui
che la porta, nel luogo più lontano con velocità fulminea. Tutti questi doni li userò in
modo prioritario per la vostra felicità.
TUTTI Viva Tutu! Viva Zoraide!
HASSAR Ecco a Lei, magnifica sovrana, i frutti delle nostre Muse che sono maturati
proprio stamani nelle più eccelse menti indiane.
ZORAIDE Dove sono?
Quattro schiavi portano una grossissima cesta d'oro in cui è ammucchiata una grande
quantità di rotoli di poesie di diversi colori.
HASSAR Ecco questo ragù poetico. Ne presenta alcune a Zoraide.
ZORAIDE le prende senza guardarle: Cosa contengono?
HASSAR I più grandi elogi per la Sua amabilità e per il Suo ingegno.
ZORAIDE con sorriso compiaciuto: Mi piacciono, - una bella scrittura! Sono molto
soddisfatta.
Con una pantomima, Hassar invita anche Tutu a prenderne alcune.
TUTU Bene - Si alza e ne prende alcune. Ah, si! Sono belle, proprio belle - Le soppesa
nella mano. Ce ne sono talune proprio fresche, come si dice ora, con umoristica
freschezza - Si siede di nuovo.
HASSAR E adesso permetti che anche la mia bellezza osi presentarti una poesia.
ZORAIDE E cos'è questa?
HASSAR E' un'elegia sulla tua amabilità.
TUTU Certamente l'ha copiata da qualche parte, non ho fiducia che possa fare una
negligée, o come si chiama.
HASSAR Signore! Sulla mia bellezza, l'ho composta io stesso.
ZORAIDE Basta! Dopo Le regalerò io qualcosa. Portate le poesie nella mia stanza. Lo
fanno. I doni qui dentro, li sorveglierò io.
Arriva uno schiavo.
SCHIAVO Signore, la tavola è pronta.
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TUTU
Ah! Hai pronunciato una bella parola! Si alza, a tutti a voce alta: La tavola è
pronta!
TUTTI Ah!
TUTU Vieni, figlia mia. Lo spirito ha avuto il suo pasto, adesso terremo una piccola
conferenza allo stomaco. - Gridate tutti: viva Zoraide, viva Tutu!
TUTTI Viva Zoraide! Viva Tutu!
TUTU commosso: Mi avete sorpreso.
Escono tutti tranne Hassar e i danzatori.
HASSAR ai danzatori: Al mio battere di mani inizierà la danza.
I danzatori si inchinano ed escono.
SCENA VENTUNESIMA
Linda. Hassar.
LINDA con un piatto di fichi: Hassar! Psst, Hassar!
HASSAR Che c'è? - Ah, gatta, dove ti eri nascosta? Aspetta un po', Zoraide darà il
benvenuto alle tue guance quando le arriverai davanti agli occhi.
LINDA Non essere arrabbiato, caro Hassar! Mi sono già pentita di essermi fatta incantare
da quel vagabondo a rinnegarti.
HASSAR Bene, è la tua fortuna. - Ma che bei fichi hai?
LINDA
Sono del nostro giardino di corte e sono solo per Tutu e Zoraide, sono
estremamente rari. - Portali sulla tavola e consegnali solo al nostro signore e alla
principessa, spero di renderli nuovamente benevoli nei miei confronti.
HASSAR Per la mia bellezza, sono frutti stupendi. - Hm, con questi mi accattiverò le
simpatie - giusto, dirò che li ho piantati io stesso.
LINDA Presto.
HASSAR Si, si, sto andando. Linda torna indietro. Sono fichi meravigliosi. Ah, devo
sottrarne un paio anche per me. Infila due fichi nella cintura. Con grande piacere:
Questa sarà una stupenda delizia per la mia bellezza. Entra nel padiglione.
LINDA viene avanti: Aspetta, mascalzone, sarai ben accolto. Sta già arrivando. Allora?
HASSAR torna indietro: Tutto a posto. Tutu è in preda a una gioia pazzesca.
LINDA sei stato giudizioso. Tra sé: E' andata bene. Adesso dal mio amato. Esce.
HASSAR batte le mani e grida: Dovete iniziare la danza. Ora mangerò i miei fichi e farò
attenzione che nessuno mi spii. Esce.
Inizia una grande danza: alla fine un gruppo.
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SCENA VENTIDUESIMA
Zoraide entra precipitosamente. Le si è ingrossato il naso, ma solo come quando si mette
un naso posticcio per maschera a un ballo pubblico, per niente caricaturale. Subito dopo il
seguito.
ZORAIDE Aiuto! Aiuto! Cosa ho visto, non è possibile! Deve essere un'allucinazione.
Guardate un po' il mio volto! Tutti i danzatori si spaventano. Che cos'è? Cercano di
nascondere il riso. Cosa? Scherno! Divento pazza. Portate uno specchio!
Viene portato rapidamente uno specchio, Zoraide si guarda e cade svenuta con un grido.
SCENA VENTITREESIMA
Tutu. Detti.
TUTU entra con il naso ingrossato: Cosa è successo? Son seduto là dentro tranquillo con i
miei fichi e dormicchio un po' e tutt'a un tratto succede tutto questo trambusto.
Ridono tutti. Ora cosa significa tutto questo ridere? E' svenuta! Figlia! Cosa ti è
successo? Accorre da lei e fa un balzo indietro. Cielo, che aspetto ha! Ah, ma questo
è uno scherzo, hahaha!
ZORAIDE si sveglia: O me infelice! Piange. Chi mi ha fatto questo? Vede Tutu. Ma padre!
Hahaha!
TUTU Si diverte, ha un viso spassoso, mi piace. Ride.
ZORAIDE Ma si guardi un po' allo specchio.
Gli porgono uno specchio.
TUTU Tenetemi, mi prende un colpo. Via veloci a chiamare il mio medico particolare!
Presto, un consulto.
ZORAIDE Chiamate tutti i dottori dell'isola. Non lo sopporto. Ora deve cominciare il
ballo.
TUTU O me infelice, sono tutto deturpato.
ZORAIDE Deve essere un incantesimo.
SCENA VENTIQUATTRESIMA
Linda. Detti.
LINDA Sovrana! Si spaventa. Ah, che aspetto ha?
ZORAIDE Via dai miei occhi, se ti sono cari i tuoi.
TUTTI gridano: Il medico particolare!
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SCENA VENTICINQUESIMA
Il medico particolare. Detti.
TUTU
insieme: Ah, ci aiuti!
ZORAIDE
IL MEDICO PARTICOLARE si spaventa: Perdono, potente Zoraide! Non posso far
niente. Dove la natura fa tali capriole, finisce la mia arte.
ZORAIDE Me disperata!
TUTU Io taglio la corda, insieme al naso.
SCENA VENTISEIESIMA
Hassar. Detti.
HASSAR anch'egli con il naso grosso: Potente Tutu - Si spaventa del naso di Tutu e va
allora incontro a Zoraide, alla cui vista si spaventa altrettanto e va quindi al centro
del palco, indica con entrambe le mani i due nasi. Cosa significano questi nasi?
Ridono tutti.
ZORAIDE Chiuda il becco, non si azzardi a dire male dei nostri nasi.
TUTU Lei lo ha anche più grande!
HASSAR porta entrambe le mani al naso: Per la mia bellezza! Pieno di paura: E' una
stregoneria.
TUTU Cosa voleva annunciare?
HASSAR C'è qui un dottore straordinario che ti vuol parlare.
ZORAIDE
Dove? Dove?
TUTU
HASSAR Eccolo, è già qui!
SCENA VENTISETTESIMA
Detti. Quecksilber in veste di dottore, con una cassettina d'oro.
QUECKSILBER parla velocemente: Servus humilissimus. Loro vedono in me il famoso
dottor Barometrianus, che si è reso famoso in tutte le parti del mondo. Di tutte
queste zone del mondo avrò in seguito l'onore di raccontar Loro diverse storie.
Adesso mi dicano, sono così fortunato da vedere davanti a me il potente Tutu?
TUTU Si trova al posto giusto e non potrà sbagliarsi, basta che si occupi dei nasi.
QUECKSILBER Poiché parla proprio del naso, non mi faccia dimenticare che in seguito
Le racconterò una storia al proposito. Ho l'alto onore, mia adorata, di ammirare in
Lei la bella Zoraide?
ZORAIDE sghignazzando: Si, io - sono - la bella - Zoraide!
QUECKSILBER Hm! Mi sembra che Lei abbia una nevrosi. E' una brutta malattia; allora
potrei raccontar Loro una storia che si è svolta in Nordamerica. C'era una volta un
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uomo che aveva avuto ventisette figlie; ora racconterò Loro velocemente le storie di
tutte queste ventisette figlie!
TUTU Scusi, glielo chiederemo un'altra volta. Per prima cosa desideriamo ascoltare il Suo
consiglio.
QUECKSILBER Ascoltino, visto che stanno parlando di consiglio, mi permettano, mi
viene in mente anche una storia meravigliosa, nel raccontare la quale però, mi
trattiene l'osservazione che i Loro nasi si manifestano in una forma un po' grossolana.
Perciò sorge la grande domanda se Loro sono venuti al mondo già così o se ciò è
accaduto solo di recente.
ZORAIDE Che persona noiosa! Si si, solo di recente TUTU Li abbiamo avuti così di sottobanco - ma ci aiuti.
QUECKSILBER Bene dunque! Posso dir Loro per consolazione, che non sono le uniche
persone al mondo ad avere il naso grosso; ci sono persone che addirittura si fanno
prendere per il naso. Aspettino, ora racconterò Loro una storia TUTU Ci può curare o no? Solo questo vogliamo sapere.
QUECKSILBER Permettano! Come possono osare dubitarne? Io Li curerò anche se i
Loro nasi fossero grossi come il Chimborazo in America; è la montagna più alta del
mondo. I Loro nasi devono essere curati secondo le regole di Aristotele.
ZORAIDE Per noi è del tutto uguale QUECKSILBER Permettano, non è del tutto uguale! A questo proposito racconterò Loro
una storia. Ippocrate e Galeno hanno scritto un'intera risma di carta, poiché
all'università è sorta la controversia se l'uomo ha il naso nel mezzo al viso o no TUTU Ma noi non conosciamo questi signori.
QUECKSILBER Permettano, non conoscono Ippocrate e Galeno? Allora racconterò Loro
una storia. Ippocrate era un famoso farmacista di Straubing e Galeno era un grande
medico militare presso le truppe cinesi. Ora abbiano solo la bontà di farmi sentire il
polso.
TUTU Ma che c'entra mai il polso con i nostri nasi?
QUECKSILBER Permettano! Tutto è collegato in natura. Infatti la Loro gola influisce sul
Loro stomaco, le Loro mani sulle guance, la bocca sui piedi. Darò Loro subito la
dimostrazione che la Loro bocca può mettere in movimento i Loro piedi. Per esempio
nell'una hanno una lingua lunga che comanda un bastone che ???? Li picchia di santa
ragione, in modo che non rimane Loro altro che scappare. Quindi la Loro bocca si è
resa colpevole del fatto che i Loro piedi si sono messi in movimento.
TUTU Ma non stiamo affatto parlando di botte.
QUECKSILBER Permettano! Ma io parlo molto volentieri di botte. Allora racconterò
Loro velocemente una piccola storia.
ZORAIDE No, è insopportabile! Ma la smetta un po' con le Sue storie! Non vogliamo
ascoltare storie; il nostro naso è la storia più infelice che si possa vivere.
QUECKSILBER Vogliono dunque perdere il Loro naso? Perché allora non lo hanno detto
subito? Una coppa! Gliene porgono una, prende una bottiglietta dalla sua
cassettina e ne versa il contenuto nella coppa. A Tutu: Ecco, beva!
ZORAIDE Finalmente tira fuori qualcosa.
TUTU Ora sono curioso! Beve, il naso rimane nel bicchiere.
QUECKSILBER Bene, cosa dice ora? Il nasone è sparito.
TUTU Per Giove, eccolo che galleggia TUTTI Miracolo su miracolo!
TUTU O dottore d'oro! Questa è la storia più bella che mi abbia raccontato finora.
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ZORAIDE E' possibile! Oh, caro ometto! Anche a me, ma presto, presto.
QUECKSILBER Allora prima dovrei raccontarLe ancora una storia ZORAIDE gli tappa la bocca: No! - No! - Sia un bravo ometto - non racconti alcuna
storiellina - mi faccia bere.
QUECKSILBER tra sé: A questa darò solo un po' di innocua acqua di fonte! - A voce
alta: Una coppa! Gliene porgono una più piccola della prima. Beva dunque alla
salute del Suo naso.
ZORAIDE Viva la bellezza!
HASSAR fa un inchino: Gratias!
ZORAIDE beve: Allora? - - Non funziona? QUECKSILBER Beva ancora una volta!
ZORAIDE beve: Non funziona, è inutile!
TUTU Non si riducono, quei nasi.
QUECKSILBER Non capisco, questo naso deve avere un particolare attaccamento a Lei.
Sono sorpreso che non mi venga in mente nemmeno una storia con la quale poterLa
consolare.
ZORAIDE Devo riavere la mia bellezza. Lei deve aiutarmi.
QUECKSILBER
Si, se almeno sapessi come! - Questo è l'unico mezzo - Permette!
Possiede forse un talismano che per potenza si contrapponga ai miei poteri magici? Deve gettarlo via!
ZORAIDE Come? I miei doni magici?
QUECKSILBER Deve regalarli.
ZORAIDE E' impossibile!
QUECKSILBER Altrimenti non Le può essere prestato aiuto.
ZORAIDE Cosa devo fare?
TUTU Vai, gettali via ZORAIDE guarda vagamente lo specchio che Linda ha in mano: Ah! - Risoluta: Orsù!
Farò anche questo sacrificio per il mio fascino. Esce.
TUTU E' un affare ingarbugliato!
QUECKSILBER Si chiarirà subito; racconterò Loro oggi ulteriori storie singolari.
ZORAIDE porta i doni: Orsù! ecco, eccoli qui, se mi restituirai l'aspetto di un tempo,
saranno tuoi.
QUECKSILBER raccoglie velocemente i doni da terra: Sono proprio i miei! Suona il
corno e getta via la maschera. Compaiono guerrieri ideali a suon di musica.
Proteggetemi! Mi riconoscono? Dal guaritore è venuto fuori Quecksilber. Riprendo
ciò che mi ha sottratto con l'inganno e a Lei lascio il Suo cuore falso e il Suo grosso
naso.
TUTU Ecco qua, ora le cose sono chiare.
ZORAIDE Dunque ora sarei io ingannata? E da Lei, da una persona della quale non si sa se
tra le spalle ha una testa o un cocomero? Spera forse di leggere ancora il Suo nome
nel libro dell'umanità? No! No! Al suo posto ci sarà una orecchia ripiegata.
Ingrandire in tal modo questo piccolo naso! Allontanatevi, elementi, indicando il suo
naso, da questa degenerata figlia della natura. Dovrà dominare in modo tirannico nel
regno della bellezza. Tutti gli specchi dovranno esserle sacrificati. Trasformerò
quest'isola in un ballo in maschera e tutti i belli dovranno portare nasi posticci, io
soltanto mi rinchiuderò in una camera obscura e coverò vendetta, vendetta! Nei tuoi
confronti, fabbricante di nasi! Esce in modo precipitoso.
QUECKSILBER Linderl, hai ben eseguito il tuo compito, siamo una coppia.
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LINDA Bene, è una fortuna per te mantenere la parola.
QUECKSILBER Ora come la mettiamo, giovane signore?
TUTU Facciamo di nuovo la pace. Da quando Lei ha nuovamente la bacchetta io ho
avvertito un vero e proprio amore nei suoi confronti. Forse la cura per mia figlia è
davvero buona.
HASSAR si inginocchia: Vostra Grazia! Sono anch'io un inquilino che si annida in questa
fetida corte di vermi.
QUECKSILBER gli getta la cassettina: Su, prendi l'acqua e ubriacatene.
HASSAR Gratias! La mia bellezza è salva. Esce di corsa.
QUECKSILBER Evviva! adesso il mio barometro indica bel tempo. Domani lasceremo la
Sua isola, ma oggi voglio festeggiare il mio fidanzamento proprio qui sulle colline
dorate. Linderl, ti ho promesso montagne d'oro, le avrai.
Fa un cenno. Lo scenario si trasforma in colline d'oro con fonti d'argento. Sulla più alta al
centro, si erge un tempio d'argento con un altare sacrificale, dove sta Imene con la
fiaccola. I geni si radunano sulla collina. Le quinte sono alberi con frutti dorati. L'insieme
forma un tableau imponente.
Canto finale
Si deve essere sempre allegri
e compiacersi della vita.
Ma se non si hanno soldi,
dopo viene a mancare tutto.
Non ho ragione?
Ebbene, con permesso.
Le ragazze amano essere gentili,
specialmente con i giovani;
basta che una non ne ami due,
il suo cuore a uno rimane fedele.
Non ho ragione?
Ebbene, con permesso.
Le donne talvolta sono cattive,
spesso fanno un gran chiasso,
e se vengono contraddette,
sappiamo già cosa accade.
Non ho ragione?
ebbene, con permesso.
Gli uomini magari sono superbi,
hanno già le professioni più belle,
appena vedono da qualche parte una fanciulla,
non hanno più posa.
Non ho ragione?
Ebbene, con permesso.
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Per la beneficiata
Oggi non sto affatto male,
magari fosse così tutti i giorni,
ci sarà pur qualcosa di buono,
se si guadagna onestamente il denaro.
Non ho ragione?
Ebbene, con permesso.
FINE
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Il diamante del re degli spiriti
Féerie in due atti
(Der Diamant des Geisterkönigs. Zauberspiel in zwei Aufzügen)
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Personaggi
LONGIMANUS, re degli spiriti
PAMPHILIUS, suo primo cameriere particolare
LA FATA APRIKOSA
LA FATA AMARILLIS
PRIMO MAGO
SECONDO MAGO
UNO SPIRITO DEL FUOCO
PRIMA STREGA
SECONDA STREGA
L'INVERNO
L'ESTATE
L'AUTUNNO
LA PRIMAVERA
LA SPERANZA
KOLIBRI', un genio
KOLIPHONIUS, un genio malvagio, guardiano del giardino incantato
LA VOCE DELL'ALBERO CANTERINO
ZEPHISES, un mago, sotto forma di spirito
EDUARD, suo figlio
FLORIAN WASCHBLAU, suo servitore
MARIANDL, cuoca
UN VICINO di Eduard
VERITATIUS, sovrano dell'isola della verità
MODESTINA, sua figlia
ALADIN, suo primo cortigiano
AMINE, una inglese
OSILLIS, AMAZILLI, BITTA, LIRA, quattro fanciulle velate
UN ARALDO
Maghi. Fate. Spiriti dell'aria. Spiriti del fuoco. Geni. Seguito del re degli spiriti.
Dannati del giardino incantato. Vicini di Eduard. Abitanti dell'isola. Due servitori
dell'araldo. Due mori.
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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Atrio del palazzo del re degli spiriti. Maghi. Fate. Spiriti. Alcuni con delle suppliche. Uno
spirito del fuoco.
Coro
Dobbiamo ancora aspettare a lungo?
Presto la pazienza ci abbandonerà!
Noi spiriti siamo i suoi buffoni?
La colpa è imperdonabile.
FATA APRIKOSA Che offesa, far attendere così a lungo delle signore, come se fossero le
sue domestiche.
TUTTI E' inaudito!
PRIMO MAGO Domando, come si può essere re degli spiriti e dormire così a lungo?
SECONDO MAGO
E io domando, come si può essere ragionevoli e parlare così
irragionevolmente? Egli è il re degli spiriti e deve vegliare per tutti noi, inoltre deve anche
dormire per tutti noi.
PRIMO MAGO Il suo dovere però è anche quello di ascoltare le nostre suppliche.
FATA AMARILLIS Ed egli non si preoccupa per niente di noi, mette in serbo il suo favore
solo per gli uomini.
PRIMO MAGO Ha già sottratto all'aria enormi tesori e li ha donati alla terra.
SECONDO MAGO Vedano, per questo ora la gente si costruisce così tanti castelli in aria.
Se non fosse ancora di moda morire, quel popolo starebbe meglio di noi.
FATA APRIKOSA Ma cosa vogliono? Proprio ieri egli ha assunto tra gli spiriti un uomo
che ha conosciuto sulla terra, poiché nell'ultimo temporale è stato colpito da un fulmine.
PRIMO MAGO Si giusto, si chiama Zephises, era prestigiatore e inoltre deve essere un
individuo molto sciocco.
SECONDO MAGO E' più che naturale! Sciocco lo era già, lo ha anche colpito un fulmine,
chissà come è diventato.
FATA AMARILLIS Il re degli spiriti sperpera troppo.
FATA APRIKOSA E non organizza tutto il regno secondo il modello terrestre? Finiremo
con il dover adottare le mode di Parigi e di Vienna.
FATA AMARILLIS Si, se si parlasse ancora francese alla sua corte incantata, sarebbe sì
una cosa nobile, ma da quando è stato a Vienna, parla viennese e noi dobbiamo imitarlo.
SECONDO MAGO Io l'ho già imitato.
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FATA AMARILLIS Si vergogni, se si sapesse all'estero. Sarebbe tremendo.
PRIMO MAGO
insieme: Si, inaudito!
SECONDO MAGO
SECONDO MAGO So che potrebbe scoppiare una guerra solo per questo. Ma Loro sanno,
egli la pensa così e tutti devono pensarla allo stesso modo: meglio parlar bene il dialetto che
male l'alto tedesco.
FATA APRIKOSA In breve, gli uomini lo hanno completamente rovinato, non si riconosce
più.
PRIMO MAGO Li lascia salire a sé a schiere ed esaudisce le loro preghiere.
TUTTI E' vero!
SPIRITO DEL FUOCO vestito tutto di rosso, viso rosso e mani rosse, ha ascoltato tutta la
scena: Per tutta la pece e lo zolfo del mondo, questo è troppo! Sono uno spirito del fuoco,
artificiere capo e cannoniere del re degli spiriti! Chi può dire che da tre anni un'anima umana
è venuta nel suo palazzo? Non ho viaggiato a sue spese fino a Napoli per fotografare il
Vesuvio e costruirne uno simile sul suo palazzo? Non è stato così? Per tutto l'acido
cianidrico e l'olio al vetriolo del mondo!
FATA APRIKOSA E perché è stato così? Affinché noi non lo disturbassimo tanto spesso,
mentre ora dobbiamo attraversare il cratere con le nostre carrozze di nubi come le streghe
attraversano la cappa del camino.
SPIRITO DEL FUOCO No, per tutta la pece e lo zolfo del mondo! Per non essere
disturbato dall'umanità che ha abusato della sua fiducia e si è insinuata con l'inganno nel suo
regno, per mezzo di svariate arti magiche, allo scopo di infastidirlo con l'accattonaggio.
SECONDO MAGO Si, si, le cose stanno così.
PRIMO MAGO Macché, questo dia ad intenderlo ai pazzi SPIRITO DEL FUOCO Ma in nome del diavolo, proprio questo io faccio. E chi non vorrà
crederlo, sarà colpito dai razzi di Congreve!
SECONDO MAGO sopravvenendo immediatamente: Bene, bene, mio signor spirito del
fuoco e capo cannoniere, si moderi un po'! Altrimenti Lei darà fuoco al palazzo con i Suoi
razzi.
TUTTI Buttatelo fuori. Fuori!
SPIRITO DEL FUOCO Cosa? Buttar fuori uno spirito del fuoco?
SECONDO MAGO Tanto ne abbiamo già buttati fuori altri.
SPIRITO DEL FUOCO Per l'incendio di Mosca, questo è troppo - Con il pugno serrato: A
colui che mi verrà vicino, getterò una palla di fuoco sulla testa, cosicché gli schizzi fuori
dagli occhi il fuoco del Bengala SCENA SECONDA
Pamphilius. Detti.
PAMPHILIUS con tono misurato, entra al centro, proprio in veste di cortigiano del
principe degli incantesimi: Ehi, ehi! Cosa sta succedendo? Stanno tenendo una vera e
propria corrida nell'anticamera del re degli incantesimi.
PRIMO MAGO molto cordialmente: Ah, il nostro caro Pamphilius!
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TUTTE LE DONNE Il nostro bel Pamphilius. Lo vezzeggiano.
SECONDO MAGO Salve, signor von Pamphilius! Spinge via le donne e lo abbraccia.
PAMPHILIUS Vengo ad annunciar Loro che il signore ha terminato le sue ventiquattro ore di
riposo e si alzerà immediatamente da letto con velocità incredibile.
PRIMO MAGO Ah, affascinante!
ENTRAMBE LE FATE L'amabile signore!
SECONDO MAGO O fidelibus! Fidelibus!
SPIRITO DEL FUOCO Ora mi scappa la pazienza. Signor Pamphilius! Per tutta la pece e lo zolfo
del mondo, io sono un servo fedele del re degli incantesimi, non posso tacere.
PAMPHILIUS Ma cosa strepita, signor capo artificiere?
SPIRITO DEL FUOCO Oh, per tutta la pece e lo zolfo del mondo PAMPHILIUS Basta che mi stia lontano con la Sua pece, sono già tutto appiccicoso.
SECONDO MAGO Egli deve credere che siamo calzolai.
SPIRITO DEL FUOCO Bene! Allora ascolti un po' senza pece e zolfo, questa onorata riunione è
fatta da brutta gentaglia, che impreca contro il principe degli spiriti e lo rimprovera di
affidare tutto agli uomini.
TUTTI Non è vero.
SPIRITO DEL FUOCO Cosa? Lo giuro su tutti gli accendini d'Inghilterra PAMPHILIUS E io su tutti gli estintori di Francia, se non modera il Suo ardore insensato, La farò
annaffiare così tanto, che si ricorderà di me. Fuori!
TUTTI Fuori!
SPIRITO DEL FUOCO Vado! Ma per il fuoco greco di Cardano, lo riferirò al re degli spiriti. Per
tutti gli accendini e i bossoli infuocati! Per tutto lo spirito di zinco e il sale ammonico! Esce.
SCENA TERZA
Detti senza lo spirito del fuoco.
PAMPHILIUS Parlate uno alla volta! Cosa è successo?
PRIMO MAGO Lodato Pamphilius, Lei è già da lungo tempo al servizio del re degli spiriti.
PAMPHILIUS Il giorno di S. Martino saranno duemila anni.
PRIMO MAGO Non si è accorto Lei stesso che egli ricolma gli uomini di opere di bene, di cui
essi abusano, e lo ricompensano con ingratitudine? E a noi invece nega tante cose.
PAMPHILIUS Ha ragione.
SECONDO MAGO Si, e non sarebbe meglio se si facesse ricompensare da noi in maniera tanto
ingrata invece che dagli altri?
PRIMO MAGO Taccia.
SECONDO MAGO Posso esprimere la mia opinione, anche io un tempo sono stato uno spirito
forte, ora sono svaporato.
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FATA APRIKOSA E' la fata Diskantine colpevole di tutto ciò, la sua bella voce lo ha
incantato.
PAMPHILIUS Questa è dunque l'unica lamentela contro il re degli incantesimi? Bene, allora
dovrò aiutar Loro a uscire dal sogno. Non è vero, per mezzo del suo canto, Diskantine ha
ottenuto molto da lui per gli uomini, ma poiché essa con la sua protezione si è imbattuta
solamente in persone indegne, egli è così adirato che l'ha esiliata sulla cima di una montagna
e lassù l'ha trasformata in un albero.
SECONDO MAGO Cosa dice?
PAMPHILIUS Ma poiché la sua stupenda voce lo ha spesso estasiato, non ha voluto sottrargliela
neppure sotto forma di albero.
PRIMO MAGO Allora questo albero canta?
PAMPHILIUS Tutto a braccio. Tuttavia egli ha emesso la sentenza che da quel momento nessun
mortale avrebbe potuto avvicinarsi al suo palazzo, prima di aver risalito questo monte senza
girarsi indietro e aver spezzato un ramo dell'albero canterino.
FATA AMARILLIS E a che cosa serve questo ramo?
PAMPHILIUS Protegge da tutti i pericoli e conduce in maniera sicura al suo regno.
SECONDO MAGO Non mi vuole dire cosa succede se uno si gira indietro, mio gentilissimo?
PAMPHILIUS Subito, mio stupidissimo - Viene trasformato o in un animale o in un fiore. Il genio
cattivo Koliphonius è impiegato là per duemila rubli all'anno, per indurre le persone a girarsi
indietro per mezzo di un astuto incantesimo - se gli riesce, esse sono in suo potere e poi non
le lascia più andare via. In poco tempo ha già messo insieme un sontuoso giardino
zoologico. E allora? Cosa dicono ora del re degli incantesimi, è giustificato ai Loro occhi?
TUTTI Viva il re degli incantesimi!
PAMPHILIUS Allora mi seguano, Li annuncerò.
Coro
Come ci rianima ardentemente la gioia,
come ci risolleva potentemente la speranza,
una sollecita accoglienza sarà il nostro compenso,
se portiamo le istanze davanti al trono.
Levate grida di gioia per il re che lascia il suo riposo,
un eterno evviva risuoni per lui.
Escono tutti.
SCENA QUARTA
Stanza della magia. Longimanus giace su un letto ideale, ornato riccamente, sul quale
sono adagiate delle nuvole anziché la biancheria. I geni sono occupati a mettere in ordine
i suoi vestiti, a preparare un lavabo, poi rimangono ubbidienti in gruppo ad attendere il
suo risveglio. Longimanus si muove, i geni fuggono, la musica cessa.
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LONGIMANUS in vestaglia con figure magiche in oro, allontana da sé il piumino di nubi, si
siede sul letto e sbadiglia: Ah, si! Che ora si è già fatta? Guarda l'orologio a pendolo che è
accanto al suo letto su un tavolino d'oro. Lo vedi, lo vedi, già le dieci e mezza! Ho
dimenticato nuovamente di mettere la sveglia. E neppure Pamphilius mi sveglia.
Scampanella. Pamphilius! Dove si è cacciato?
SCENA QUINTA
Pamphilius. Detto.
PAMPHILIUS entra di corsa con un balzo: Cosa comanda Vostra Altezza Serenissima?
LONGIMANUS Dove ti sei rintanato? Perché non mi hai svegliato? E chi mi ha fatto il letto
stanotte?
PAMPHILIUS Io, sultano più potente del mondo.
LONGIMANUS Non rifarmi più il letto con nubi tanto umide. Voglio giacere asciutto, ho il forte
sospetto che tu abbia preso nubi di pioggia. E che mormorio sento mai là fuori
nell'anticamera?
PAMPHILIUS Là fuori ci sono ogni sorta di fate e diversi maghi, anche alcune streghe e altri
gruppi di volgari spiriti.
LONGIMANUS E che cosa vogliono ancora?
PAMPHILIUS Deporre ai tuoi potentissimi piedi le loro suppliche e lamentele.
LONGIMANUS Non è possibile, sono ancora troppo in disordine. Mi porti dentro solo le istanze
scritte.
Pamphilius esce.
SCENA SESTA
Longimanus da solo.
LONGIMANUS Il popolo non fa altro che litigare, non posso proprio salvarmi, alla fine erigerò
un arsenale personale, dove non entreranno altro che fruste e bastoni di nocciolo.
SCENA SETTIMA
Pamphilius con gli scritti. Detto. Pamphilius consegna gli scritti.
LONGIMANUS Che cosa volevo dire ora di tanto importante? - Si, una poltrona. Pamphilius
porta una poltrona. Longimanus si siede. Saranno di nuovo delle belle storie. Legge. Eccoci
ora, non sono altro che colpevoli l'uno verso l'altro. "La fata Tritschitratschi ha preso in
prestito un talismano dal mago Rutschiputschi e non vuole riportarlo." Deve restituirlo, lo
ordino, subito! Prende un altro scritto. "I dodici segni zodiacali si sono azzuffati. Il
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Sagittario ha cavato un occhio con una fucilata al Capricorno, questo è saltato sulla Bilancia
e l'ha spaccata in due. I Gemelli si sono intromessi e sarebbero stati quasi sbranati dal Leone
se non si fossero nascosti dietro la Vergine. Tutti hanno riportato danni. Solo il Cancro si è
ritirato. Si prega di farli riparare". Anche questo costerà una bella cifra. Prende il terzo
scritto. Cos'è questo, cosa vogliono ancora quelle là? "Le due direttrici della stimata
corporazione delle streghe chiedono per la loro associazione la reintroduzione del loro
precedente ufficio nel mondo." Maledetta gentaglia! Le streghe vogliono di nuovo scendere
giù nel mondo. Per il momento falle entrare.
Pamphilius esce.
SCENA OTTAVA
Longimanus da solo.
LONGIMANUS Sarebbe un bel pasticcio! Già ci sono i debiti a opprimere gli uomini, non hanno
affatto bisogno anche di streghe. Bussano da fuori. Aha! Avanti! Avanti!
SCENA NONA
Detto. Pamphilius. Le due streghe tutte vestite di grigio sporco, con veli aperti che coprono
la testa e il petto. Il vestito è guarnito in fondo con i segni del cosiddetto pentacolo e ne
portano anche uno sul petto come medaglione. Il volto coperto con vecchie maschere da
donna. Si gettano piangendo ai piedi di Longimanus.
LE STREGHE Potente sovrano, abbi pietà!
LONGIMANUS Guarda, che bello! Proprio le più carine hanno scelto. In che cosa posso servirle,
mie belle dame?
PRIMA STREGA Signore! Ora sono già cinquanta anni che ci hai richiamate dalla terra, e non
sappiamo in che modo siamo state causa di ciò.
LONGIMANUS Si, mia cara signorina strega, mi dispiace, ma non può essere altrimenti.
PRIMA STREGA Ascolta le nostre suppliche! Dacci nuovamente il nostro potere, gli uomini
hanno nostalgia di noi.
LONGIMANUS Vuoi stare zitta, o no? - Cosa vi viene in mente? Nessun uomo parla più di Loro,
nessun uomo pensa più a Loro e ora vogliono tutt'a un tratto riavere la loro precedente
libertà di stampa! Anno 1824 una strega! La gente non potrebbe fare a meno di riderne.
PRIMA STREGA Ma non ci hanno addirittura immortalato in un'opera: Das Neusonntagskind!
LONGIMANUS Ah, quale opera, quale Sonntagskind! La gente è infantile tutta la settimana non
solo la domenica. E' inutile! Non ho niente contro di voi, ogni ceto merita considerazione,
quindi anche una strega.
PRIMA STREGA Ma non abbiamo sempre fatto il nostro dovere? Ecco i nostri attestati da parte
del genio dei sogni.
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LONGIMANUS Si, questo è vero, siete state delle brave streghe, avete importunato la gente in
modo vergognoso e beffardo. Ma ora è finito, avete la vostra pensione e quindi potete essere
soddisfatte. E ora fuori subito!
Entrambe le streghe gli baciano il vestito piangendo ed escono.
SCENA DECIMA
Longimanus. Pamphilius.
LONGIMANUS E ora basta per oggi con le lamentele, mi irrito troppo. Gli altri dovranno venire
dopodomani o fra un anno. Fai venire di qua Zephises, colui che ho accolto tra gli spiriti.
Cosa sta facendo?
PAMPHILIUS E' seduto con tre spiriti del fuoco a una tavola di nubi e gioca con loro a whist.
LONGIMANUS Giocano a whist? E' un bel gioco lo whist, basterebbe non perdere così tanto.
Una volta giù sulla terra mi hanno buttato fuori da cinque caffè perché avevo giocato
davvero proprio male. Si! A quel tempo ero ancora un vero libertino ma ora non mi piace
più. Bene, allora fallo venire pure di qua, anche se perderà un paio di fiches, non succederà
niente, non giocano con fiches d'oro.
Pamphilius esce.
SCENA UNDICESIMA
Longimanus da solo.
LONGIMANUS Gli voglio proprio bene a Zephises! Venti anni fa quando ero in giro sulla terra,
lo conobbi in Egitto dove studiava magia, era appena al terzo anno. Poi andai in Austria con
lui, gli ho comprato una casa e un giardino e ho arredato il suo gabinetto delle magie. Bene,
poi è morta sua moglie - era proprio una bella donna -, e visto che si lamentava così tanto gli
ho promesso di accoglierlo, una volta morto, tra gli spiriti, e ora tutto ad un tratto sento che
lo ha ucciso un fulmine, allora me lo sono fatto spedire quassù dai miei spiriti. Eccolo che
arriva!
SCENA DODICESIMA
Zephises. Detto.
ZEPHISES sotto forma di spirito, in bianco talare magico con figure nere: Principe dell'aria!
Dove posso trovare parole di ringraziamento?
LONGIMANUS Va bene così! Nessun complimento tra buoni amici. Mi rallegro di cuore, vecchio
mio. La morte ti ha acciuffato alla fine, ti ha colto di sorpresa? Certo, il fulmine lo ha
sfiorato diffondendo odore di zolfo. Ti piace quassù da me? C'è una bella arietta fresca?
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ZEPHISES Signore, posso confessarti che perfino nel sontuoso mare di delizie che mi avvolge nel
tuo regno magico, il mio cuore paterno sente un profondo dolore che non posso celarti?
LONGIMANUS Aha! Passa la mano sulla fronte di Zephises. Lo ha già ghermito! Sta già
sussultando!
ZEPHISES Quando concedesti la grazia della tua visita a noi poveri mortali, la tua benevolenza mi
donò grandi tesori.
LONGIMANUS Si giusto! Li hai venduti tutti?
ZEPHISES No, signore! Li ho nascosti nel mio stanzino segreto che ho coperto con una magia,
affinché nessun mortale possa aprirlo se non gli indico io i mezzi per farlo.
LONGIMANUS Bene, nel mio regno non hai bisogno di alcun tesoro, qui si vive di aria affinché
sia solo gioia.
ZEPHISES Ma non ho un figlio che ho lasciato inerme?
LONGIMANUS Hai un figlio?
ZEPHISES Non ti ricordi più del piccolo Eduard?
LONGIMANUS Giusto! Ha giocato ai miei piedi e mi pizzicava sempre nei polpacci, quando
ancora a quei tempi ne avevo.
ZEPHISES Una morte repentina mi ha strappato alla terra, non ho potuto lasciare a mio figlio
alcun segno della mia ultima volontà, per cui esaudisci la mia supplica, mandagli uno dei tuoi
spiriti, fagli scoprire i segreti di quello stanzino e permetti poi che si getti davanti al tuo
trono e osi implorare la concessione di una supplica che non è stata concessa a suo padre.
LONGIMANUS Non è possibile, non può venire su da me se non porta un ramo del mio albero
canterino, desidererei vederlo proprio volentieri una volta, il piccolo Eduard, ma non posso
capovolgere la mia parola.
ZEPHISES Mio figlio non rifuggirà alcun pericolo per avvicinarsi a te.
LONGIMANUS Non mi interessa affatto.
ZEPHISES Salvalo almeno dall'indigenza e dalla disperazione.
LONGIMANUS Vedi, ora ti viene paura, ma è così, certi genitori, quando hanno i soldi, lasciano
che i figli non imparino niente. Succedesse in seguito un piccolo incidente e una persona
simile dovesse guadagnarsi qualcosa da sola, ecco che si dimostra un sempliciotto. Dunque
verremo subito in aiuto. Pamphilius!
SCENA TREDICESIMA
Compare Pamphilius. Detti.
LONGIMANUS Presto, un paio di spiriti benefattori giù da suo figlio, egli dirà loro cosa devono
fare.
PAMPHILIUS Si, ma è imbarazzante LONGIMANUS Lo so già, è certamente imbarazzante, ora sono tutti a lavoro, non c'è nessuno in
casa. Ma è inutile, così deve essere, guarda un po' se ne prendi un paio da qualche parte.
Allez!
Pamphilius va.
ZEPHISES Signore, come posso ringraziarti?
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LONGIMANUS Chiudi il becco! Ehi, Pamphilius, ancora una cosa! Pamphilius torna indietro
velocemente. Quanti ne abbiamo oggi?
PAMPHILIUS E' il 25 dicembre.
LONGIMANUS Davvero? Maledetta storia! L'ho sempre pensato: dicembre! E avete avuto un
gran temporale, tu sei stato colpito da un fulmine, mentre doveva nevicare?
PAMPHILIUS Si, gran sultano! Il lamento generale degli uomini è che in inverno è caldo e in
estate freddo.
LONGIMANUS Si, per che cosa pago dunque le mie stagioni se mi fanno una confusione simile?
Allora dovrò vedermela con quel confusionario del temporale. Pamphilius, presto, fai venire
su l'inverno. Pamphilius esce in fretta. Anche le altre stagioni, presto!
PAMPHILIUS Mah, oggi da tanto che ho corso mi sono consumato i piedi. Maledetto servizio.
Esce di corsa.
LONGIMANUS Fa proprio una bella vita tranquilla presso di me, quel Pamphilius, ma sopporta
come un cavallo russo. Ora sono già duemila anni che corre ed ha ancora gli zoccoli sani,
non prende lo spavenio, la schienella, e non ha avuto neppure la malandra.
SCENA QUATTORDICESIMA
Le quattro stagioni. Detti.
L'Inverno indossa una pelliccia nera, berretto di pelliccia, un piccolo manicotto, tutto
innevato. L'Estate in frac di nanchino, calzoni, un moderno cappello di paglia con sopra
dei fiordalisi e in mano un parasole. L'Autunno con guance grasse e corpulento, ha una
giacca da oste, un grembiule, un cappuccio con dei pampini appuntati, sotto braccio una
piccola botticella con il mosto, in mano una grandissima ciocca d'uva. La Primavera, una
giovane giardiniera con delle rose sul cappello e un rosaio in mano: entrano impauriti.
LONGIMANUS Più vicini, su, quattro figli di Aimone! Cosa mai devo udire? Perché non vi
comportate come si conviene alle oneste stagioni? Che condotta di vita dissoluta è mai
questa? Signor Inverno, non si vergogna? Un simile uomo di ghiaccio che tutt'a un tratto
comincia ad ardere! Perché ci sono stati fulmini a dicembre? Voglio saperlo!
INVERNO con voce da basso: Signore Illustrissimo, non posso farci niente. L'Estate mi fa tutto
apposta, desidera essere al corrente di tutto e poi getta sempre i fulmini su di me.
LONGIMANUS L'Estate non deve affatto intromettersi, da alcuni anni è come cambiata. Credo
che si dia al bere, visto che è sempre così bagnata.
AUTUNNO Vostra Altezza Serenissima, chiedo la parola! L'Estate non può farci nulla, l'Inverno
non le lascia pace. Quando gli avanzano dei ghiaccioli, glieli manda, cosicché in estate si
rabbrividisce. Poi cominciano a discutere, l'Estate si arrabbia e così ogni giorno c'è un
temporale.
ESTATE con grande affettazione: Si, anche questo è vero, l'Autunno è ormai il mio unico amico,
mi rimette in ordine, la gente impreca contro di me e io non posso farci niente.
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LONGIMANUS E ora basta! Voglio che andiate d'accordo. Alla fine mi si rovina anche la mia
Primavera, che è ancora la più brava. E' ancora la mia stagione preferita, la Primavera. La
pizzica sulla guancia e le dà una moneta d'oro. Eccoti qualcosa, un chifel, ragazza in
gamba!
PRIMAVERA Bacio la mano, Signore Illustrissimo! Mi comporterò bene certamente. Gli bacia
la mano.
LONGIMANUS E adesso in marcia! E se sentirò ancora una volta una lamentela, so cosa dovrò
fare. In particolare l'Estate, si concentri, se l'anno prossimo a Baden non saranno
abbandonati tutti i quartieri, gliela farò vedere io. E anche l'Inverno faccia sì che nevichi oggi
stesso e che domani defluisca la piena. Ora fuori. Le quattro stagioni escono con degli
inchini. Vieni, mio caro Zephises, ora mi occuperò di tuo figlio, lo renderò felice, ma te lo
dico, se ti azzardi a dargli un cenno segreto o un consiglio, allora avrai a che fare con me. E
ora puoi fare una piccola colazione alla forchetta con me, ho comperato un po' di sugo di
coccodrillo giovane.
Escono entrambi.
SCENA QUINDICESIMA
Gabinetto segreto di Zephises. Il fondale, sgombro da qualsiasi mobile, è dipinto con
figure e segni magici. Lateralmente viene fatto avanzare un tavolo magico sul quale si
trova un piccolo mago, accanto a lui una campana sulla quale egli batte con un martello.
Sul lato opposto una porta. Florian Waschblau entra con un mastello sulle spalle, nel
quale si trovano svariati capi d'abbigliamento, lo depone all'entrata.
FLORIAN
Aria
Sono il caro Florian,
così mi chiama la gente,
e se qualcuno può avere bisogno di me,
sono subito a disposizione.
In testa non ho molto onore,
nel sacco ancora meno,
non voglio nient'altro che mangiare,
e questo è il mio maggior tormento.
Appartengo solo a Mariandel,
di notte come di giorno,
e Loro sanno perché lo faccio?
Perché altrimenti non piaccio a nessun'altra.
E se qualcuno mi deride, cosa che può fare,
allora non provo alcuna invidia,
poiché la gente comincia a ridere,
e questa è la mia più grande gioia.
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Si, si, mio caro Florian, presto dovrai uscire dalla casa in cui per te il tempo è passato in
un'ebbrezza eterna. Mio povero giovanotto, cosa gli accadrà? Soldi il vecchio non ce ne ha
lasciati, se non questa casa appartata. Anche se otterrà qualcosa in prestito da qualche parte,
non potrà neppure accendere un'ipoteca sulla casa. Ha una fama assai brutta, chi mai
comprerebbe una casa, dove le streghe hanno svolazzato dentro e fuori come le rondini?
Non so cosa farà. Non sto in pena per me, mi farò appoggiare a una staccionata o da
qualche altra parte. Se solo riuscissi a sistemarlo, a un bancone presso un venditore di crauti,
o da qualche parte - Si trova nella più completa disperazione! Ieri ha pianto, mi ha dato
l'ultimo biglietto da tre fiorini e ha detto che devo distribuirne quattro tra i poveri e con
quello che avanza posso andare dove voglio. Ma io non posso abbandonarlo, è impossibile!
Recentemente ho letto una bella storia di un leone romano che era tanto affezionato al suo
padrone, Androclo, e se un animale del genere può comportarsi in questo modo, dovrei
senz'altro anch'io venirne a capo. Ho già cominciato: ho impacchettato tutti i miei vestiti,
anche a Mariandel, la nostra cuoca, ho svuotato tutta la cassa, ho preso in prestito questo
mastello da quella lattaia là, affinché non si facciano chiacchiere, ci ho infilato per bene tutti i
vestiti e poiché nello stanzino, che era il laboratorio delle magie del nostro vecchio signore,
raramente entra qualcuno, ho mandato a chiamare l'ebreo al quale li venderò e i soldi li
infilerò in segreto nella borsetta del mio signore. Guarda il piccolo mago. Ora il piccolo
monello ha sentito tutto. Dirai qualcosa a qualcuno? Il piccolo mago fa cenno di no con la
testa. Questo dirà tutto. Accadrà una disgrazia al mio signore? Il mago fa cenno di no. A me
forse? Il mago fa cenno di si. Florian minaccioso: Ehi tu! Ma quante sciocchezze farò
ancora? Il mago batte sulla campana uno, due, tre, poi velocissimo e a ripetizione. Smetti,
maledetto! Gli tiene la mano. Tanto a lungo non vivrò affatto.
SCENA SEDICESIMA
Detto. Mariandl bussa da fuori.
FLORIAN Aha, ecco l'ebreo. Apre, entra Mariandl. No, guarda un po', è un'ebrea.
MARIANDL Ah, me infelice, cosa farò? Eccolo là dentro, invece di fare attenzione alla casa. Ah,
perché il cielo mi ha punito tanto da farmi avere un simile babbeo come innamorato.
FLORIAN Sarà proprio una bella stoccata!
MARIANDL Cosa ci fai lì? - Cosa ci fai lì, miserabile, e intanto mi svuotano tutta la cassa. Sono
stata derubata!
FLORIAN Smetti! Non ti avranno mica rubato il tuo cattivo umore?
MARIANDL No, i miei vestiti, la mia biancheria, le mie cuffie preziose - Ti prego, il furto - la
bella biancheria!
FLORIAN No, tesoro mio, è biancheria disordinata.
MARIANDL E le mie belle perle.
FLORIAN tra sé: Ah si? Ho preso anche quelle? Neppure lo sapevo.
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MARIANDL Dico io, continui a ridere? Ora vado subito dal gentile signore e gli racconterò tutto.
Il ladro deve essere inseguito. Fa per uscire.
FLORIAN Ferma, ho detto, - tu rimarrai qui! Conosco il ladro.
MARIANDL Cosa?
FLORIAN E' un buonissimo amico.
MARIANDL Ah si? Uomo perfido, alla fine sei anche un capitano dei masnadieri? Ti denuncio,
subito. Fa per uscire.
FLORIAN Tu rimarrai qui, ho detto, o MARIANDL Non serve a niente - voglio riavere la mia roba FLORIAN La roba è là MARIANDL Dove?
FLORIAN Nel mastello.
MARIANDL Ah, che spettacolo! Tiramela fuori!
FLORIAN Un po' di pazienza!
MARIANDL Che non mi venga sgualcito niente.
FLORIAN E' tutto nel più bell'ordine. Rovescia il mastello, i vestiti di entrambi cadono fuori nel
più grande disordine. Con molta freddezza: Cercati le tue cose.
MARIANDL Ma Florian, ma cosa hai fatto, sei indemoniato?
FLORIAN Zitta, Marianne! Tu sai che i nostri cuori sono legati?
MARIANDL Si, purtroppo sono tanto sfortunata ad essere la tua amata! Oh, che sciocca sono
stata! Che partiti ho respinto! Recentemente avrei ancora potuto sposare un ricco
commerciante di buoi, sarei diventata una ricca signora che avrebbe avuto tanti buoi e con te
non ne ho che uno solo.
FLORIAN
Chi non si accontenta del poco non è degno del molto. Via, basta con questo
argomento, è troppo delicato per parlarne a lungo. Siamo ormai da sette anni in questa casa,
io ti ho procurato queste cose, quindi posso anche riprendermele, io volevo mandarle via di
qui.
MARIANDL Dove?
FLORIAN
A Judenburg. In breve, volevo venderle a un ebreo polacco, per togliere
momentaneamente il nostro giovane signore dalle difficoltà finanziare. Siamo i suoi due unici
domestici, dobbiamo essergli un po' affezionati.
MARIANDL Ma Florian, guarda, che fai? Ma perché non mi hai detto niente, avremmo trovato
un sistema. Gli hai anche abbassato il cane della pistola, egli mi ha chiesto dove fosse finito.
FLORIAN Il cane? Avresti dovuto dirgli che lo hai scannato perché non avevi un pollastro.
MARIANDL Beh! Ora son di nuovo calma! Rimpacchetta pure i vestiti, arriva il signore.
SCENA DICIASSETTESIMA
Eduard. Detti.
EDUARD infastidito: Cosa fate qui? Lasciatemi solo.
MARIANDL Guarda un po' che aspetto ha.
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FLORIAN Come è pallido in faccia. Illustrissimo, sta forse producendo uno spirito di Malis o una
polvere calmante?
EDUARD Vi ringrazio, andate pure.
FLORIAN Pover' uomo! Illustrissimo, se dovesse svenire, basta che scampanelli, saremo subito
qui.
EDUARD Vuoi farmi arrabbiare? Si calma. Vai, Florian!
FLORIAN Ha detto Florian, hai sentito? Che sfortuna.
MARIANDL Beh, come deve dirti allora! Se ti chiami cosi? Annamiedel orse? Ora vai pure!
FLORIAN Mariandl, quello ha chiuso, non vivrà altri cento anni.
Escono entrambi.
SCENA DICIOTTESIMA
Eduard.
EDUARD da solo: Ora sono solo, tutto solo nel vero senso della parola, poiché la morte di mio
padre ha distrutto tutta la mia felicità. Che meraviglie mi circondano dall'infanzia! Il suo
corpo improvvisamente è sparito davanti ai nostri occhi per mezzo di potenze
sovrannaturali. Mi aveva spesso promesso che avrebbe lasciato grandi ricchezze dopo la sua
morte, eppure in tutta la casa non c'è traccia di testamento. Che devo fare? Non trovo aiuto
neppure presso gli amici, come figlio di mago malfamato, mi evitano tutti, che ne sarà di me?
Che situazione tremenda! Destino disperato! Si getta su una sedia. Bussano da basso come
a una porta. Chi bussa? Avanti!
La Speranza appoggiata a un sostegno d'oro esce dalla botola.
SPERANZA vestita in modo ideale, parla molto animatamente e con vivacità: Perdoni, mio
signore, se ho mancato la porta giusta, ma una cameriera che ha tante faccende quante ne ho
io, l'ha presa un po' sottogamba. Beh, mi dà il benvenuto in questo modo! E' proprio
sbalordito!.
EDUARD Che piacevole apparizione! Mi sento così bene vicino a Lei!
SPERANZA Come? Non mi conosce, giovanotto?
EDUARD Veramente non ho l'onore SPERANZA Oh, vergogna! Non lo dica! Non conoscere una persona che è rappresentata su tutti i
calendari e le agende fino alla noia. Veramente non mi conosce? Io l'ho portata in braccio da
piccolo, ho addolcito i Suoi dolori quando era un ragazzo, allorché doveva prendere le
bastonate, da giovanotto le ho tenuto la scala quando saliva sulla terrazza per andare dalla
Sua amata EDUARD Ah, Lei è SPERANZA La Speranza, per servirLa umilmente e non sono solo Sua, bensì del mondo intero.
EDUARD Oh, lasciami cadere ai tuoi piedi. Figlia del Cielo SPERANZA Piano, mio signore, non così in fretta! Guarda, guarda, che esaltazione. Ha già
abbandonato la mia nemica, la paura, visto che giura così velocemente di nuovo alla mia
bandiera? Sa piuttosto che è molto scortese far stare in piedi una signora davanti a sé, senza
farla accomodare a sedere? Oppure crede che, poiché così tante persone si appoggiano a me,
io non abbia
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bisogno di un sostegno? No, signore mio, una sedia. Eduard le porge una poltrona. Bene! Ora si
metta bene davanti a me e ascolti cosa devo dirLe.
EDUARD Sono tutt'orecchi.
SPERANZA tossisce: Monsieur! Devo portarLe un bellissimo complimento da parte di mia
sorella. Chi crede che possa essere? Eduard alza le spalle. La Fortuna.
EDUARD La Fortuna? Che bel nome fa risuonare al mio orecchio!
SPERANZA Ciò potrebbe rendermi gelosa. Con un sospiro: Eppure sono abituata a essere
scacciata da lei. Ella ha promesso di prenderLa a protezione, potrei certamente dirLe che è
una sventata, che si imbelletta molto pesantemente ed è bella solo da lontano, ma Lei non
pretenderà da me che io sia capace di denigrare mia sorella. Adesso al mio incarico. Mia
sorella Le fa dire: Lei può aprire sans façon il pavimento della stanza in quell'angolo, tirare
fuori una chiave d'oro e con essa aprire questa parete, il resto le volerà in bocca da sé come
un pollo arrosto. Io comunque ho l'onore di offrirLe i miei servigi quale serva devota.
EDUARD Come? Lei potrebbe lasciarmi SPERANZA Inizia la Sua fortuna - la mia parte è terminata. Si guardi bene dal richiamarmi
presto. O forse crede che io non abbia altro da fare, se non passare il tempo chiacchierando
con Lei? In questo momento sono prenotata da milioni di persone che si struggono per me.
Avvocati che vogliono vincere le loro cause, prigionieri che sperano nella liberazione,
ambiziosi che ogni minuto desiderano parlarmi, per non rammentare l'esercito degli
innamorati che mi tortura quasi a morte con indicibili esortazioni: perciò adieu - adesso mi
baci la mano, giovane pieno di speranza, adieu! Birbante, non si dimentichi di una cameriera
che porta su di sé la piaga di doverLa accompagnare per tutta la vita. Gli fa una riverenza
ed esce dalla porta.
SCENA DICIANNOVESIMA
Eduard.
EDUARD da solo: Che apparizione bizzarra! Devo prestarle fede? E' una donna - dunque, sarei
l'unico uomo a questo mondo che deve la sua fortuna a una donna? Fammi vedere, bella
Speranza! Ti metteremo alla prova, se le tue estrose promesse sono meno illusorie degli
eroici giuramenti d'amore delle ragazze d'oggi. Ecco là il punto. Apre una piccola porticina
nel pavimento. E' vero! Per poco non avrei reso ingiustizia al mio angelo di smeraldo. Ecco
la chiave. Evviva, Eduard! Presto, all'opera! Apre la parete che si libra in alto e lascia
dietro di sé una cornice attraverso la quale ci si affaccia in una sala blu scura, rotonda,
decorata in oro, nella quale lateralmente si ergono sei statue mitologiche di alabastro a
grandezza umana, su piedistalli dello stesso materiale, sui quali sono scritte le parole:
Ducati, Luigi d'oro, Talleri, Sovrani d'oro, Perle, Granati. Nel mezzo invece c'è un
piedistallo rosa, vuoto, che chiude il semicerchio, su cui non c'è alcuna parola, bensì un
rotolo di pergamena. L'intero gruppo deve essere ben illuminato. Sono in un palazzo delle
fate? Sono miei questi tesori? E' un sogno? Apre una delle
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porticine dei piedistalli, si vedono delle monete d'oro ammucchiate. No! O realtà dorata!
Cosa significa questo rotolo di pergamena? Lo srotola e legge: "Caro figlio! I tesori che
scoprirai in questa volta segreta, erano di mia proprietà, ora sono tuoi. Le sei statue hanno
un grande valore. Le ho ricevute in regalo dalla grazia del re degli spiriti in un'ora benevola,
fanne un uso saggio. Ma se nella felice abbondanza di desideri ai quali ti stimola la gioventù,
dovesse sorgerti nel petto anche quello di possedere la settima statua di diamante rosa, che è
il più grande tesoro che tu possa possedere sulla terra, rivolgiti allora, pregando, al re degli
spiriti. Nelle opere magiche che ti lascio, troverai più precise indicazioni sulla strada, per
mezzo della quale tu potrai giungere ai gradini del suo trono". Ripone lo scritto. Che fila di
meraviglie si affolla nei miei sensi stupiti. Esce, la parete si chiude. Sarà vero questo
improvviso cambiamento della mia situazione nei confronti della fortuna? Ero un
mendicante, ora sono un Creso! Ma cosa è questa settima statua di diamante rosa? Che
oscuro desiderio mi prende di possedere anch'essa! Ah, perché non posso cadere ai piedi del
re degli spiriti in questo minuto! Ci fosse almeno un genio benevolo che potesse portarmi
all'istante nelle sue vicinanze!
La statua del piccolo mago sul tavolo si trasforma nel piccolo genio Kolibri.
KOLIBRI fa fatica a parlare a causa delle lacrime: Io!
EDUARD Che grazioso fanciullo! Come ti chiami, caro fanciullo?
KOLIBRI sempre piagnucolante e infastidito: Sono il piccolo Kolibri.
EDUARD E che cosa sei?
KOLIBRI infastidito: Un genio, non lo vedi?
EDUARD Ma perché sei così arrabbiato?
KOLIBRI Perché mia madre mi ha sgridato.
EDUARD Perché?
KOLIBRI Perché devo aiutarti.
EDUARD E tu dunque non mi vuoi aiutare?
KOLIBRI Oh, si - ma stavo giocando con gli altri geni con le mele d'oro, quando la mamma mi ha
ordinato di lasciare tutto e venire da te, perché lo aveva comandato il principe degli
incantesimi e visto che io non sono andato subito, mi ha sistemato in malo modo.
EDUARD Povero fanciullo! E chi è tua madre?
KOLIBRI Una fata che vive dei suoi propri mezzi.
EDUARD Ora stai pure tranquillo! Vedi, se mi aiuterai, ti prometto non solo una, bensì molte
centinaia di mele d'oro.
KOLIBRI
improvvisamente gioioso: Ma è vero? Ah, che bello. Fa salti di gioia. Ora fai
attenzione a cosa farò.
EDUARD Dimmi, in che modo puoi aiutarmi?
KOLIBRI Ti mostrerò i mezzi grazie ai quali potrai giungere dal re degli spiriti. Prima dovrai
scalare un'alta montagna e il seguito te lo rivelerò segretamente. Dovrai superare molti
pericoli, faremo un viaggio attraverso i cieli. Rimarrai imperturbabile?
EDUARD I pericoli temprano il coraggio! Il mio desiderio del tesoro magico si fa sempre più
incandescente. Vieni e accompagnami.
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KOLIBRI Oh, ma non così in fretta, è una strada assai lunga, prima devo vedere di trovare una
carrozza. Non devi temere che io ti rovesci, sono un buon postiglione e suonerò in modo
che ti salteranno via le orecchie.
EDUARD Va bene, mi preparerò al viaggio.
KOLIBRI Puoi portare con te anche un servitore, poiché mi sembra che tu sia un signore molto
comodo. Allora siamo intesi. Addio! Tra un quarto d'ora ritornerò. E per le mele - un uomo,
una parola!
Eduard gli porge la mano aperta, Kolibri gliela stringe ed esce pieno di sussiego.
EDUARD da solo, gioioso: Bravissimo! Così va splendidamente! Colpo su colpo! La mia fortuna
comincia ad essere sfrenata e a quanto vedo, ho a che fare con spiriti veramente gioiosi e
allora la mia gaiezza dovrà risvegliarsi.
SCENA VENTESIMA
Mariandel. Entra Florian con un gruppo di vicini. Detto.
Coro
Entrate! Entrate!
Sarete i benvenuti.
I nemici si insinuano furtivamente,
gli amici entrano gagliardi.
FLORIAN Signore! Eccoli, li ho liberati. Adesso parli con loro.
EDUARD Che cosa combini, mi porti nella stanza questo gruppo di persone?
MARIANDL Si, prego Vostra Grazia - sta diventando bizzarro. Quanta gente! A Florian: Io ne
avrei portati ancora di più, se fossi stata in te.
FLORIAN Si, ma da dove prenderli senza rubarli? Li ho messi insieme cercando ovunque e li ho
spinti qui.
EDUARD arrabbiato: Ma che cosa vogliono qui? Babbeo!
FLORIAN Così parla il signore!
UN VICINO Benevolo Signore, Florian ci ha adunati e ci ha raccontato delle Sue difficoltà
finanziarie, con noi Lei è sempre stato un buon signore, qualche volta ci ha pagato un
bicchierino di vino, anche se con il vecchio signore non è andata bene, non importa. Se
possiamo aiutarLa e possiamo renderLe un servizio, si accordi con noi, del resto siamo i
Suoi vicini, non si sa mai, anche Lei potrebbe fare qualcosa per i nostri figli.
TUTTI Si, si! Si accordi, benevolo signore!
EDUARD Brava gente, accettate il mio cordiale ringraziamento! Comunque non posso fare alcun
uso dei vostri sentimenti di amicizia, ma vi scriverò con riconoscenza nel mio cuore. E' stato
ritrovato un testamento di mio padre, che mi induce a intraprendere un lungo viaggio oggi
stesso e se ritornerò felicemente, trascorrerò la prima sera del mio arrivo nella vostra gioiosa
compagnia.
TUTTI I VICINI Viva! Evviva il nostro vicino!
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UN VICINO Quindi Vostra Grazia, amici come prima e poi io ho ancora una preghiera: non getti
alcuna maledizione su Florian, non è cattivo, anzi è solo un buon sempliciotto.
FLORIAN tra sé: O che meschino!
UN VICINO E ora parta ben contento e ritorni sano.
TUTTI Buon viaggio! Escono con degli inchini.
SCENA VENTUNESIMA
Eduard. Florian. Marianne.
EDUARD Florian! Hai sentito la mia decisione. Preparati per il viaggio, mi accompagnerai. A te,
Marianne, consegno la chiave della mia casa, posso fidarmi della tua fedeltà.
FLORIAN Più di me!
MARIANDL Dunque Vostra Grazia vuole proprio andare? E parte anche Florian?
FLORIAN Si, parte anche Florian e la Florianina rimane qua.
EDUARD Devo solo informarti che il nostro viaggio passa attraverso il cielo.
FLORIAN Per me va bene, non sono forse un ragazzo con la testa fra le nuvole?
EDUARD
Allora congedatevi teneramente e poi coraggio, Florian! Fra un quarto d'ora ci
dirigeremo verso le stelle. Esce.
SCENA VENTIDUESIMA
Mariandl. Florian.
MARIANDL Ah, che spettacolo! Dunque il nostro giovane signore è alleato anche con gli spiriti?
E tu vuoi veramente andare in giro per i cieli con lui? Per quanto tempo resteremo separati?
FLORIAN Alcuni trimestri.
MARIANDL Così tanto? Ma se cadete giù?
FLORIAN Allora saremo qua prima.
MARIANDL No, la paura non la sopporto, mi annegherò.
FLORIAN Vuoi rendermi vedovo?
MARIANDL Che uomo insensibile! Non provi affatto dispiacere per me?
FLORIAN Vedi Mariandl, ti voglio bene, tu sei la mia terza vita, ma se si tratta del mio signore,
vendo tutte quante le Mariandl per due centesimi.
MARIANDL Vedo già che devo cedere. Intraprendi pure il tuo viaggio aereo, ma per lo meno
bada a te stesso, cerca di non cadermi da qualche parte in un buco d'aria e di non romperti
un braccio o i piedi.
FLORIAN Non mi dai un ricordino?
MARIANDL Si, ma che cosa?
FLORIAN Un biglietto da dieci fiorini.
MARIANDL Hai già il mio cuore. Addio.
FLORIAN Che Dio ti protegga e pensami quando ti avanzerà un po' di tempo.
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Duetto
FLORIAN
Mariandel, zucchero candito
del mio cuore, stammi bene.
MARIANDEL
Florian, per te piangerò
ogni ora, quando sarai via.
FLORIAN
La mia vita stessa darò
per te se morirò.
Insieme
MARIANDL
La sua vita stessa darà
per me se morirà.
FLORIAN
La mia vita stessa darò
per te se morirò.
MARIANDL
Mi rimarrai fedele, mio Florel,
visto che anche il mio cuore non ti dimenticherà mai?
FLORIAN
Ti scriverò con il prossimo giro di posta,
che sei il rifugio del mio cuore.
MARIANDL
Ti nomino mio unico erede,
se i miei occhi non dovessero vederti più.
FLORIAN
Se nel frattempo tu dovessi morire,
preferisco che tu mi dia tutto subito.
MARIANDL
Solo quando posso stringerti al cuore,
i miei occhi brillano chiari e luminosi.
FLORIAN
Certo non scorgerai allora niente di nuovo,
visto che rimango sempre il vecchio buffone.
MARIANDL
Oh, sarà davvero splendido,
salterò con tutte le forze
in alto dalla gioia
come un giovane cerbiatto!
FLORIAN
Poi andrai da Sperl
con il tuo amato,
oh, hurrà, evviva!
Sarà uno spasso!
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ENTRAMBI
Là sbevazzeremo entrambi al gioioso banchetto.
FLORIAN
E se prenderò una sbornia, tu mi condurrai a casa!
MARIANDL
Vai pure, vai pure! Ti condurrò a casa.
Insieme
FLORIAN
E se prenderò una sbornia, tu mi condurrai in casa.
MARIANDL
E se prenderai una sbornia, ti condurrò in casa.
Escono entrambi.
SCENA VENTITREESIMA
Piccolo paesaggio coperto di neve davanti alla casa di Eduard. Si sente una musica con
accompagnamento di corno del postiglione, che esprime il giungere del carro postale.
Kolibri, vestito da postiglione, giunge su un calesse postale attaccato a due volpi russe,
suona il suo corno, scende, fa schioccare la frusta e batte i piedi davanti alla porta di
casa.
KOLIBRI Per mille diavoli! Ecco il postale, aprite! Bussa alla porta di casa.
EDUARD esce di casa con una sopravveste foderata di pelliccia: Ah, mio piccolo cocchiere, già
qui? Bravo! Questo lo chiamo mantenere la parola!
KOLIBRI Si, da noi va tutto per posta. E' già tardi, altrimenti viaggeremo di notte.
EDUARD chiama: Florian, sbrigati!
FLORIAN da dietro le quinte: Sto arrivando! Entra, pronto per partire, con una livrea e sopra
un caldo spencer. Manopole, un berretto da viaggio. Porta diverse scatole, due ombrelli,
un cavastivali, un guanciale e un macinino da caffè. Tutto a posto!
EDUARD ride: Maledetto! Perché ti sei caricato tutta questa roba? La scaricherai subito? Sembri
proprio un somaro!
FLORIAN Devo pur prendere lo stretto necessario.
KOLIBRI Scaricala subito! Non sei abbastanza pesante da solo con quel testone?
FLORIAN Va bene! Butta la roba in casa. Sarà un bel viaggio, neppure una valigia, e che
postiglione! Il corno è più grosso di lui, lo perderemo per strada.
SCENA VENTIQUATTRESIMA
Mariandl. Detti.
MARIANDL esce di casa, ha una scatola rotonda, nella quale c'è una focaccia e una grossa
cesta della biancheria: Per amor del cielo, Vostra Grazia non
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partirà in questo modo? Vostra Grazia, portate con Voi un po' di biancheria. E' tutto scritto qui:
dodici camicie, otto paia di calze, venti fazzoletti per il collo, due dozzine di colletti e KOLIBRI Per tutti i diavoli! Non ne avremo bisogno! Dentro! I cavalli non attenderanno oltre.
MARIANDL bacia la mano a Eduard: Auguro allora a Vostra Grazia un felice viaggio! Io
baderò alla casa.
EDUARD Sali, ragazzo!
FLORIAN Mariandl, stammi bene!
MARIANDL Florian, riguardati bene dal non prendere una brutta tosse. Eccoti una mia vecchia
palatina. Gliela mette addosso. E nella scatola c'è una focaccia, ma non romperti un dente
mordendola. Tiene la scatola davanti a sé. E ora addio, caro Florian. Forse non ti rivedrò
mai più.
FLORIAN O Mariandel, mi si spezza il cuore. Piange.
MARIANDL Non mi dimenticherai, non è vero?
FLORIAN piangendo: No! Ma dove è la focaccia?
MARIANDL Florian!
FLORIAN piange più forte: La focaccia!
MARIANDL Se tu potessi guardare nel mio cuore!
FLORIAN C'è l'uvetta dentro?
MARIANDL Bene, eccola, ghiottone. Gli dà la scatola.
KOLIBRI scalpita: Ora avanti, in nome del diavolo! Con la frusta colpisce Florian sotto i piedi e
lo spinge in questo modo sul cocchio.
Sono tutti seduti e tra le esclamazioni:
Florian, addio! Mariandl, pensami! partono al suono del corno del postiglione.
SCENA VENTICINQUESIMA
Mariandel da sola.
MARIANDL Ora se ne sono andati e, povera cuoca, mi lasciano da sola nei guai! Se almeno il
mio Florian non si ammalasse, è tanto magro, per questo gli ho sistemato ben bene il petto,
visto che è così debole. In primavera ha avuto bisogno di una cura, ha bevuto il siero del
latte e inoltre ha mangiato delle pere dolcissime, per alleviare un po' il suo male. Ma se
ritorneranno felicemente, cucinerò un pasto eccezionale.
Aria
Non è affatto poca cosa avere l'onore
di essere proprio una buona cuoca,
eppure quando le frulla l'amore in testa,
succede che ella sali troppo la minestra.
Quando dei bei signori pranzano da noi,
il nostro padrone deve mostrar le stanze,
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eppure spesso, con tutti i sensi completamente storditi,
essi rimangono nel bel mezzo della cucina.
E poi dicono: "Bella Mariandel,
oh, dammi dunque la tua cara manina!"
Eppure io, io non mi volto,
e continuo a girare il contorno.
Se qualcuno vuol dimostrarmi amore
e vuol nutrirsi di baci dalle labbra,
a costui diverrà nota la mia fedeltà,
non otterrà, cortesemente, un bel niente.
Esce.
SCENA VENTISEIESIMA
Paesaggio cupo con un alto monte, sul quale si snoda un'ampia strada in modo da
costituire tre piani. In alto, alla fine della terza strada, un portale con l'iscrizione
trasparente: giardino incantato. Ancora più lontano, in prospettiva, si vede fumare il
Vesuvio del re degli incantesimi. Alle quinte sono collocate tante colline sporgenti su cui
crescono, così come ai piedi del monte, molti fiori colorati a forma di girasole, ma al posto
del capolino centrale sono dipinti piccoli volti umani. Al cambiamento di scena il fondo
del palco è occupato da diversi animali, un tacchino, alcune scimmie, un orso, un cane
mastino ecc., che ascoltano tutti il canto dell'albero. L'albero canta una polonaise
qualsiasi proprio al cambiamento di scena. Koliphonius entra con un annaffiatoio e un
cesto con dei frutti. Appena entra, l'albero tace. Egli indossa un ampio vestito guarnito di
fiamme rosse e una corona di serpenti sulla testa.
KOLIPHONIUS Bene, canaglie quadrupedi, come va? Gli animali si riuniscono intorno a
lui. Ora devo dare da mangiare ai miei dannati! Che bella impresa! Pazzi, perché avete teste
così mobili fatte per girarsi indietro? Koliphonius è proprio un bel tipo. Li ho condotti tutti
nella mia rete. Nessuno è giunto al re degli incantesimi. Ecco! E adesso andatevene. Lascia
loro i frutti ed escono lentamente mangiandoseli. Quelle bestie erano uomini, adesso
annaffieremo i fiori incantati. Queste erano tutte donne vanitose che volevano chiedere al re
degli spiriti l'eterna bellezza. Li annaffia. Cosa vedo? Per lo Stige dalle nove braccia, stanno
arrivando degli uomini laggiù! Allegria, Koliphonius concentrati! Non mi sfuggirete.
All'opera di buona lena! Fate il vostro dovere, rami canterini, attirateli quassù. Cantate,
cantate melodie ammaliatrici, cantate qualcosa di Rossini. A teatro sono davvero seducenti,
non perderanno certo qui il loro effetto. Esce.
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SCENA VENTISETTESIMA
Kolibri. Eduard. Florian.
EDUARD Dunque questa è la tua famigerata montagna incantata?
FLORIAN Che profondo precipizio si apre laggiù.
EDUARD E quel monte in eruzione, hai detto che è l'appartamento del re degli spiriti?
FLORIAN Alloggia in una cappa di camino?
KOLIBRI Ecco là il suo appartamento.
EDUARD E dovrei scalare questo monte senza girarmi indietro? E dovrei spezzare un ramo
dall'albero più alto di quel giardino?
KOLIBRI Si! Dunque adesso devo lasciarti e potrò rivederti solo se sarai arrivato al termine
felicemente.
L'albero canta alcune battute di una famosa opera di Rossini.
EDUARD Che melodie piacevoli odo! Vi conosco, mi avete spesso dilettato. L'albero canta
alcune battute di Mozart. Alt! Questo è Mozart! O tonalità patrie, non solo sapete dilettare,
sapete anche entusiasmare. Addio! Scalerò la montagna.
KOLIBRI Fai attenzione! Non guardare indietro, io non potrò proteggerti. A Florian: Vieni,
ragazzo!
FLORIAN Avanti, ragazzo! Io rimango presso il mio signore.
Kolibri esce.
Melodramma
Eduard intraprende il cammino. Entra nella prima strada. Quattro ninfe seducenti
danzano dietro di lui e cercano con cenni e danze di farlo girare, infine a una battuta
d'arresto della musica, esse formano un gruppo che gli si stringe intorno con discrezione.
EDUARD se ne libera senza girarsi indietro e grida: Lasciatemi, baiadere! Le ninfe spariscono
rapidamente. Eduard entra nella seconda strada, improvvisamente si fa buio. Rimbomba
un tuono e si abbatte su un albero davanti a lui che brucia in un attimo. Pausa della
musica. Non mi spaventi! Avanti!
L'albero si spegne, il palco si illumina di nuovo. Eduard entra nella terza strada, un greco
con un pugnale sguainato insegue una
RAGAZZA che da dietro si aggrappa a Eduard e grida: Aiuto! Aiuto!
EDUARD se ne libera e grida: Indietro! Entrambi sprofondano. Vittoria, ce l'ho fatta! Si affretta
verso il portale.
Attraverso un megafono si ode
LA VOCE DI KOLIPHONIUS Maledetto!
La musica esprime il trionfo.
FLORIAN durante tutta la scena ha espresso mimicamente le sue sensazioni, fa un salto di
gioia. Evviva! E' un mandorlo con il rafano, signore mio! E io
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dovrei rimanere qui fermo come uno spaventapasseri? No! Avanti, sul Leopoldsberg! Forse riesco
anche ad afferrare una radice d'unghia incantata o qualcosa di simile. Corre verso la
montagna. Musica. Motivo ballabile. Quattro cameriere con cuffie di Linz e grembiuli neri
ripetono la danza precedente.
Pausa della musica. Indietro! Sguattere!
Le quattro ragazze spariscono. Inizia a percorrere la seconda strada, verso di lui avanzano
due soldati con fucili puntati.
IL CAPORALE lì vicino, ordina: Puntate! Attenzione! Fuoco!
Alla parola "fuoco", Florian cade in avanti sul viso. I soldati sparano alto sopra di lui e
spariscono.
FLORIAN si tira su e grida: E' bene essere lontani dal colpo!
Entra nella terza strada.
UN CAMERIERE lo tira indietro e grida: I miei dieci fiorini!
FLORIAN si sposta indietro: Indietro, mostro! E lo getta a terra. Il cameriere fugge. Trionfo! Ce
l'ho fatta! Fa per entrare nel portone.
In quell'attimo appare
LA FIGURA DI MARIANDEL rappresentata da lei stessa, dietro di lui che grida: Florian!
Florian!
FLORIAN si gira indietro di scatto e grida: Mariandel!
Fa per andare da lei, ella sparisce, una furia lo sbatte indietro.
KOLIPHONIUS compare ai piedi del monte: E' mio! Trasformati in un cane barbone!
Una cuccia da cani si erge sopra Florian, che scende giù dal monte trasformato in cane
barbone e cerca impaurito il suo padrone. In quell'attimo arriva dal giardino del monte
EDUARD esultante, con il ramo in mano, e grida: Florian! Florian! Il cane barbone gli salta
addosso e gli fa festa. Pausa. Che cosa è, cosa vuole questo barboncino?
KOLIBRI esce fuori: E' il tuo servitore!
EDUARD Sventurato, cosa hai fatto? Pausa. Anche così non ti abbandonerò. Vieni, simbolo di
fedeltà! Via da questo luogo. Prende il barboncino per il collare e fa per tirarlo via.
KOLIPHONIUS grida: Alt! Questo rimane qui! E' il mio cane! Qui il padrone sono io.
EDUARD Lo difenderò con la mia vita - non rimarrà qui.
KOLIPHONIUS No? Si trasforma in un cacciatore. Allora gli sparo.
Si piega per prendere la sua arma e alza il cane del fucile. Kolibri fa un cenno.
Improvvisamente saltano sul palco almeno otto barboncini vivaci, rappresentati allo stesso
modo di Florian, e formano con lui un tableau, tutto il resto del palco invece è riempito, su
tutte le montagne e tutte le colline laterali, di tanti barboncini dipinti, che in prospettiva, a
seconda del rapporto di profondità, appaiono più piccoli, in gruppi bizzarri che
completano il tableau. Koliphonius fa per prendere la mira, fa un balzo indietro.
EDUARD Bravo, Kolibri! Adesso spara a quello giusto se lo riconosci, ma veloce, perché li porto
tutti con me!
KOLIPHONIUS Allora li rovinerò tutti.
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Fa un cenno. Il palco si oscura. Sfolgorano lampi, pioggia impetuosa. L'acqua sale sempre
più alta, Kolibri ed Eduard si trovano nel mezzo di una rupe che emerge dall'acqua e si
erge imponente. I barboncini nuotano intorno a essa. Pausa della musica.
EDUARD E' perduto!
KOLIBRI Gettagli il ramo.
EDUARD
getta il ramo nell'acqua e grida: Florian, riportalo! Il barboncino cerca di
acchiapparlo, con il ramo in bocca sale a fatica sulla rupe, dove si trova Eduard. Appena
è in cima, al suono della musica Eduard grida: E' salvo!
La rupe si trasforma in una nave a vela che parte con i tre.
KOLIPHONIUS grida: Maledizione e rovina su di voi!
Il barboncino, allontanandosi, abbaia con rabbia verso di lui.
Cala il sipario.
FINE DEL PRIMO ATTO
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ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Palazzo di Longimanus con un trono posto lateralmente. Longimanus è seduto sul trono.
Intorno a lui numerosi spiriti domestici. Gran ballo di spiriti, alla fine un gruppo.
TUTTI Viva Longimanus!
LONGIMANUS Va bene, va bene. Ringrazio nel migliore dei modi. Tra sé: Mi fa proprio
piacere che oggi mi abbiano fatto una piccola danza, visto che domani è il mio onomastico.
Gli spiriti escono.
SCENA SECONDA
Pamphilius. Detto.
PAMPHILIUS
consegna a Longimanus alcuni biglietti da visita: Mago Vanill, Fata
Maraschino!
LONGIMANUS Aha! I biglietti arrivano già ubriachi. Legge: La Fée Marasquin et sa famille.
Monsieur Vanille, Professeur de la Magie. Li ringrazio, i miei ossequi. Nel giorno del mio
onomastico mi rallegro sempre come un bambino anche solo per un biglietto del treno.
Prende un biglietto del treno. Guarda un po', come è attraente quel tizio, allunga il piede in
alto. Ride. Non è grandioso?
PAMPHILIUS anch'egli ride: Oh, affascinante! E' un pensiero stupendo.
LONGIMANUS Come il primo giorno dell'anno, mi piace tanto, quando la gente viene a
fare gli auguri. Perché? Perché si è convinti che vengano dal cuore. Da fuori si sente
abbaiare il cane barbone. Chi sta abbaiando là fuori?
PAMPHILIUS guarda fuori: Un enorme cane barbone!
LONGIMANUS Anch'esso forse vuole farmi gli auguri per l'onomastico? Guarda un po'
fuori. Pamphilius esce. Sarebbe veramente troppo se volesse farmi una visita di cortesia,
dovrei protestare.
SCENA TERZA
Pamphilius. Detti.
PAMPHILIUS ritorna: Signore! Il figlio di Zephises ha concluso felicemente il viaggio verso
il giardino incantato e osa gettarsi ai tuoi piedi.
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LONGIMANUS Basta! E' un uomo in gamba! Non si è voltato indietro! Alla fine magari gli è
venuto il torcicollo, visto che non ha potuto girare la testa. Entri pure, ma di' a suo padre di
non venire di qua, egli non può parlargli. Ma come mai ha un barboncino?
PAMPHILIUS Forse è un venditore di barboncini. Lo farò entrare subito. Va verso le quinte e fa
entrare Eduard.
SCENA QUARTA
Eduard. Detti.
EDUARD Tiene in mano il ramo e si getta ai piedi di Longimanus: Potente principe degli
incantesimi.
LONGIMANUS La prego vivamente, si alzi, questo è troppo. Lo solleva. A Pamphilius: Porti
delle poltrone! Adesso vai pure! Pamphilius esce. E ora si accomodi!
EDUARD Sole del mondo! Mi imbarazzi e mi schiacci con la tua bontà.
LONGIMANUS Addirittura! Parli pure liberamente a cuore aperto. In che cosa posso servirLa?
Lei è dunque il piccolo Eduard?
EDUARD Si, sono il povero orfano LONGIMANUS Beh, per lo meno nel Suo orfanotrofio deve aver avuto un buon vitto. E' davvero
ingrassato.
EDUARD Solo grazie al testamento di mio padre sventurato sono venuto da poco tempo in
possesso di quella grande ricchezza che egli ha ottenuto per mezzo del tuo favore. Io sono
qui a chiederti una grande grazia, ma prima di osare questa preghiera, ne ho un'altra Il barboncino abbaia.
LONGIMANUS Si a proposito! Hai un compagno con te. Fallo pure entrare. Ehi, fate entrare il
barboncino. Il barboncino salta dentro, prima va da Eduard e gli fa le feste, poi dal re
degli incantesimi. Beh, mi fa piacere fare la Sua conoscenza. E' un tipo spassoso. Che lingua
parla il cane? Guarda! Non dà alcuna risposta. Ah, deve regalarmelo, gli farò subito tagliare
le orecchie. Ehi Il barboncino inizia a lamentarsi e si rintana dietro a Eduard.
EDUARD Per niente al mondo! Era proprio il destino di questo povero barboncino il motivo per
cui volevo chiederti la grazia.
LONGIMANUS E' davvero terribile, ciò che fa il destino, adesso colpisce perfino i cani barboni.
EDUARD Questo poveretto è il mio servitore, il suo attaccamento a me lo ha spinto a scalare la
montagna incantata al mio seguito e un unico sguardo indietro lo ha gettato in questa
tremenda situazione.
LONGIMANUS Ma come se l'è cavata con Koliphonius? Il piccolo birbantello, Kolibri, ha
certamente di nuovo ripetuto la sua magia. A quel ragazzo, una buona volta, farò dare una
bella lezione.
EDUARD Abbi pietà, restituiscigli il suo aspetto precedente.
LONGIMANUS Beh, per me - fallo entrare in quella cassa magica. Prego da questa parte. Apre
la cassa, fa entrare il barboncino e la chiude. A Eduard: E adesso chiamalo tre volte per
nome.
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EDUARD Florian! Florian! Florian!
FLORIAN nella cassa: Bene, aprite, accidenti! Eduard apre la cassa. Florian ne esce in preda
all'ira. Ah, è proprio impertinente, come si può trattare un uomo in questo modo! Per tutti i
diavoli! Urta improvvisamente contro il re degli incantesimi e cade intimorito sulle
ginocchia. Oddio! Vi prego mille volte di perdonarmi, Vostra magnanimità.
LONGIMANUS
Che diavoletto adirato - quando si fa una gentilezza a certe persone, si
dimostrano veramente molto sgarbate.
EDUARD E ringrazia, giovanotto screanzato! E' al re degli spiriti che devi il tuo attuale aspetto.
FLORIAN Bacio la mano, Vostra Altezza potentissima!
LONGIMANUS Non so se ne ha tratto molto vantaggio da questa trasformazione, come cane
barbone mi è sembrato molto più assennato di ora. Dunque ora sa come si sente un
barboncino?
FLORIAN Ah! Era proprio una vita da cani, non la augurerei al mio peggior nemico. Ma come è
sopraggiunta la mia Mariandel?
LONGIMANUS Non era la Sua Mariandel, ho una buona scorta di Mariandel, qualora ne
desiderassimo una. Basta! In avvenire sia più giudizioso. A Eduard: Dunque mio caro
Eduard, ce l'abbiamo fatta. Cosa vuoi ancora, ragazzo mio?
EDUARD Fammi prostrare e LONGIMANUS L'uomo ha dei nervi talmente deboli che in ogni momento si lascia cadere.
EDUARD Tu hai fatto dono a mio padre di sei statue, eppure la settima, la più preziosa - potente
re degli spiriti, non adirarti, se oso rivolgermi alla tua inesauribile generosità per ottenere il
suo possesso, quale bene sommo di questa terra.
LONGIMANUS sgrana gli occhi e dice con tono solenne: Vuoi la settima statua? Si, ha un certo
valore, se potrebbe ricavare un bel po' di soldi presso qualsiasi monte di pietà.
EDUARD Oh, regalamela.
FLORIAN La tiri fuori!
LONGIMANUS Un po' di pazienza! Sai una cosa? Gratuita è solo la morte! Se si vuole avere
qualcosa bisogna anche fare qualcosa per ottenerlo. Non è vero?
FLORIAN Si, si deve sempre offrire qualcosa.
LONGIMANUS Dunque difficoltà contro difficoltà. Potrai avere la statua di diamanti, ma - in
cambio dovrai cercarmi una ragazza di diciotto anni, dalle cui labbra, durante la sua vita, non
siano ancora uscite bugie.
FLORIAN Allora non l'avremo, la statua!
EDUARD
Signore illustre, tu pretendi troppo da me, debole mortale, eppure oserò anche
l'improbabile per il possesso di questo tesoro magico.
LONGIMANUS Lo farai dunque? Eh bien! Ma quando l'avrai trovata, portala immediatamente
qui e aspettami ai piedi del mio palazzo fumante. Ma se ti azzarderai a indugiare un attimo a
consegnarla, la tua vita sarà perduta. Si, guardami pure! Non scherzo! Immediatamente, non
ci sarà perdono.
EDUARD
Mi sottometto alla tua parola. Ma come mi sarà possibile riconoscere questa
sacerdotessa della verità? Come posso sapere se una ragazza, magari anche solo per
scherzo, ha mentito? Chi potrà dirmelo in tutto l'edificio?
78
FLORIAN Basta informarsi dal portiere.
LONGIMANUS Questa volta hai ragione. Devo darti un segno di riconoscimento.
FLORIAN Mi interroghi pure ogni volta, Le risponderò sempre.
LONGIMANUS Giusto, lo saprai da lui, poiché ne prova perfino gioia, il nostro amico.
FLORIAN Si, prego Vostra Altezza - già me ne rallegro.
LONGIMANUS Se vuoi esaminare una donna, prendile la mano, se ha già mentito una volta,
questo giovanotto sentirà dei dolori tremendi in tutto il corpo.
FLORIAN irrigidendosi tutto: Che mi prenda un colpo!
LONGIMANUS Lo sbranerà, lo scannerà, per farla breve, gli farà tutto quello che è possibile
immaginarsi.
FLORIAN Vi prego, questo è veramente troppo.
LONGIMANUS E quante più bugie ella ha detto in vita sua, tanti più dolori egli sentirà.
FLORIAN Scusino, ma devo uscire. Fa per uscire.
EDUARD Alt! E perché mai?
FLORIAN Non mi sento bene.
LONGIMANUS Tu rimani qui.
FLORIAN Vostra Altezza, non va - ciò mi porterà diretto all'ospedale.
LONGIMANUS Taci! Dunque - dove eravamo rimasti? Giusto - tanti più dolori reumatici egli FLORIAN Non lo sopporto. Fa per uscire. Vostra Altezza, smettetela con i dolori reumatici o
verranno tutti a me. E chi mai potrebbe resistere a un servizio tanto reumatizzante?
LONGIMANUS Piano! Alla pioggia segue il sole. Ma qualora tu ne trovassi una che non ha
ancora mai mentito, egli avvertirà uno straordinario senso di benessere. Si sentirà così bene e
così felice come una persona che balla un Langaus per la prima volta.
FLORIAN Si, quando ha avuto la gotta per sette anni. Bene, in nome del cielo, lasciamoci
scuotere un po'.
EDUARD Stai calmo, Florian! Se troverò il mio ideale, ti ricompenserò riccamente.
FLORIAN Me? O beh, ma chissà dove sarò allora! Per arrivare fino a quel momento non le
basteranno trecento domestici.
LONGIMANUS E ora fate in modo di andare avanti. Come vuoi viaggiare dunque? Aspettate.
Grida: Ehi!
Arriva Pamphilius.
SCENA QUINTA
Pamphilius. Detti.
LONGIMANUS a Pamphilius: Fai attaccare loro i miei due vecchi draghi che sono davanti alla
mia carrozza di gala, sono veramente un paio di bestie sicure.
PAMPHILIUS Potente signore, è impossibile! Il cavallo di destra si è rotto un'ala.
LONGIMANUS Eccoci. E' dovuto al viaggiare veloce. Ora dovrò cercare pazientemente fino a
che non ne troverò uno uguale. Sai una cosa? Viaggia in
79
pallone aerostatico e nel punto in cui scenderete, là tenta la sorte. Vai lassù nel capannone a
cercare un pallone aerostatico. Kolibri guiderà la carrozza. Pamphilius esce. Allora buona
fortuna - farò in modo che sia tempo buono. E qualora voleste altri abiti, basta dirlo al mio
sarto di là, e in cinque minuti saranno pronti.
EDUARD Illustre principe degli spiriti! Con coraggiosa fiducia intraprendo il mio viaggio, la mia
massima fortuna è riposta nelle tue mani. Si inchina ed esce.
FLORIAN Potente principe degli incantesimi e illustrissimo capo dell'encomiabile corporazione di
spiriti. Con la tremarella più miserevole intraprendo il mio viaggio, abbia pietà della mia
debole costituzione e pensi che una persona che solo fino a poco fa è stata trattata come un
cane, non è più in grado di sopportare tali dolori. Fa per uscire.
LONGIMANUS Allora aspetti ancora un po'! Che pazzo! Non succederà proprio niente, perché si
lamenta in questo modo?
FLORIAN Vedete Vostra Altezza, è solo che se mi si sciupasse la fisionomia, la mia Mariandl non
mi guarderebbe più in vita sua.
LONGIMANUS E che persona è mai questa Mariandl? E' davvero così graziosa?
FLORIAN No, se osserva bene è una bellezza barbara. Anche percorrendo il mondo intero non se
ne trovano - Ah, non credo che se ne trovi una neppure in Valacchia.
LONGIMANUS Beh, bravo! Me la presenterà un giorno.
FLORIAN Ah, no! Vostra Altezza è proprio un buontempone! Me la potrebbe sviare.
LONGIMANUS Ma non sia così infantile, che mai Le salta in mente?
FLORIAN No, no! A cosa gioverebbe? Io non la darò via. Colui che mi ruberà la mia Mariandel,
sarà figlio della pallida morte! Ah! Ci sarebbe una vera baruffa! Vostra Altezza è un uomo
imponente, ma non vorrei augurarVi le botte, poiché la mia Mariandel è la mia unica
passione!
Aria
Mariandel è tanto bella,
Mariandel è tutto per me,
e se solo potessi prenderla,
le cadrei al collo.
Ce ne sono certamente tante di Mariandel
in questo grande mondo,
eppure nessuna che sia tanto graziosa
e che mi piaccia così tanto.
Mariandel è tanto delicata,
si, lo ammetto francamente,
tranne quando mangia mezza polpetta,
mentre io ne ho già mangiate tre.
E quando, spesso, ho proprio tanta fame,
quasi le si spezza il cuore,
allora corre veloce nella cucina
e mi cuoce un tritello.
80
Mariandel è tanto fedele,
Mariandel è tanto devota
e se non riesco a vederla presto,
va a finire che mi ammazzo.
Poiché solo chi ha una Mariandel
lo sa come lo so io,
non è vero? Tutte le volte che si pensa a lei
dà volta il cervello!
Esce.
Ripetizione
Mariandel è giudiziosa,
Mariandel non è sciocca,
Mariandel pensa che qui a Vienna
ci sia il pubblico migliore!
Perciò credo anch'io a Mariandel,
non mi ha preso in giro,
ho avuto fiducia nelle sue parole
e non mi son sbagliato!
Esce.
LONGIMANUS da solo: Ora hanno già avuto il tempo per andarsene. Non si può neppure bere in
pace una tazza di caffè. Grida: Pamphilius!
SCENA SESTA
Pamphilius. Detto.
LONGIMANUS Porta i libri nuovi, che ho preso in prestito dalla biblioteca, su nella stanza di
lettura e metti tutto in ordine, voglio leggere.
PAMPHILIUS Desideri anche del vapore aromatico nella stanza?
LONGIMANUS Più tardi con il vapore potrai anche farmi vedere lucciole per lanterne. E ora di
sopra, sistema tutto. Il mio tavolino, quattro candele di cera e poi l'opera Agnes Bernauerin.
Sto leggendo questo libro già per la quattordicesima volta e ancora non so perché l'abbiano
effettivamente gettata nell'acqua. Ora vieni, Pamphilius.
Escono entrambi.
SCENA SETTIMA
Piazza, circondata da edifici alti e belli, ma tutti senza finestre, costruiti con gusto greco,
girata di spalle la statua della virtù con la testa coperta e con uno stelo di giglio in mano.
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A destra l'ingresso del palazzo di Veritatius. A sinistra, in primo piano, un rialzo di gradini
in pietra, su cui si trova una poltrona dietro alla quale si erge la statua della verità. Una
figura nera con il sole sul petto.
Coro degli abitanti
Silenzio, silenzio! Attendete con discrezione,
finché non risuonerà il richiamo del corno.
L'insolente che schernisce la parola dell'araldo,
dovrà soffrire tremendamente.
Cosa mai ci annuncerà,
cosa sarà accaduto?
Presto pur lo scopriremo,
vedete, eccolo, sta già arrivando.
SCENA OTTAVA
Detti. Due servitori dell'araldo entrano per primi e suonano tre volte il loro corno d'oro
che assomiglia alla tuba romana. Poi al centro entra l'araldo.
ARALDO
Recitativo
Abitanti di questa terra onesta!
Sono comparso per annunciarvi
gli ordini del nostro signore.
Al suonare della prossima ora
dovrete radunarvi qui per ordine suo.
Oggi punirà una ragazza
e la allontanerà dai confini del paese,
poiché ella si beffa impudentemente dei buoni costumi,
che pur con benevolenza ci colmano di gioia
e che soli sono l'orgoglio della nostra terra.
Aria con coro.
ARALDO
Qui nella silenziosa terra solitaria,
dove troneggia la pace dorata,
l'amicizia tesse saldi vincoli,
e l'amore viene ricompensato dolcemente.
CORO
L'amicizia tesse saldi vicoli,
e l'amore viene ricompensato dolcemente.
ARALDO
Perciò fratelli miei, recatevi
al lavoro con avvedutezza,
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dedicate i canti solo alla prudenza,
poiché la fretta non porta mai guadagno.
CORO
Dedicate i canti solo alla prudenza,
poiché la fretta non porta mai guadagno.
Escono tutti. La musica dopo il coro diventa più allegra, all'incirca una graziosa
variazione sul tema: "Tre sarti escono dalla porta, addio!".
SCENA NONA
Il pallone aerostatico, che è costituito da una sfera blu scura ma non con i consueti nastri,
bensì con un paio di guarnizioni bianche di traverso e due ali bianche applicate a
entrambi i lati, scende giù lentamente. Eduard, Kolibri, in veste di autista dell'aria con una
bandierina rosa, e Florian, scendono dalla navicella dorata che vi è appesa. Eduard
indossa un'uniforme civile verde, pantaloni bianchi e un cappello di piume. Florian una
livrea rossa con galloni d'oro.
KOLIBRI Dunque eccoci qua. Mongolfier ha fatto il suo dovere. Adesso porta tu a termine il
resto.
EDUARD Ma dove siamo?
KOLIBRI Lo saprai subito, io faccio tutto per il tuo bene. Kolibri non è uno sciocco. Adesso ti
lascio e se avrai bisogno di me, sarò subito pronto. Assume un altro tono e si toglie il
cappello. Vostra Grazia, chiedo la mancia!
EDUARD Si giusto! Ecco, mio piccolo barcaiolo! Gli dà una moneta d'oro.
KOLIBRI Vostra Grazia, perdonate, ho ancora qualcosa in buono dalla prima stazione, sa, gli
zecchini? Erano due zecchini d'oro e Lei me ne ha dato solamente uno. Gli mette davanti la
moneta d'oro.
EDUARD gliene dà un'altra: Si ecco! Sei dunque così avido?
KOLIBRI
Si capisce! Devo pur mettere da parte qualcosa per la mia vecchiaia. Vorrei
congedarmi. Fa una riverenza e sale sul pallone aerostatico che parte subito con lui.
EDUARD Che città strana! E' tutto così silenzioso per le strade, come se fosse disabitata. Bene
amico Florian, perché sei così mesto? Non ti piace qui?
FLORIAN che per tutta la scena è apparso molto triste e ripetutamente pensoso: No! Per me su
questa terra non fioriscono rose.
EDUARD irritato: E non essere così sciocco! Non ne andrà della tua vita.
FLORIAN Oh, La prego - taccia! Crede che sia un divertimento quando si viene sottoposti a tale
tortura? Ho sopportato tanto a lungo. Questo è il destino del bello sulla terra!
EDUARD Adesso ti ordino di tacere e di suonare a quel palazzo per sentire dove siamo.
FLORIAN Beh, è giusto. Farò tutto. Disperazione prendi la tua vittima. Suona.
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SCENA DECIMA
Aladin, il guardiano del palazzo, apre il portone ed esce. Detti.
ALADIN Cosa vedo? Forestieri? Con quale potere magico siete giunti qui e cosa desiderate da
noi?
EDUARD Rispettabile sconosciuto, vuoi prima però rispondere alla mia domanda, dove mi trovo?
ALADIN Ti trovi nel paese della verità e dei costumi rigorosi e il tuo piede tocca il suolo della
nostra capitale.
EDUARD Rallegrati, Florian, siamo vicini alla nostra meta.
FLORIAN Io vorrei essere ancora lontano dalla mia meta.
ALADIN Questo è il palazzo del nostro signore, io sono solo il suo servitore.
FLORIAN Anch'egli è solo un domestico.
EDUARD Vuoi annunciarmi al tuo signore? Molto al di là del mare io sono principe del paese
della sincerità e con il mio fedele servitore Florian si inchina ho fatto il viaggio fino al
vostro paese su una macchina aerea recentemente inventata, per condurre a casa una sposa
che intendo rendere felice con fedele amore ed enormi ricchezze.
ALADIN I tuoi sentimenti sono buoni e io li riferirò fedelmente al nostro signore.
EDUARD Adesso rendimi note le abitudini del vostro paese insulare.
FLORIAN Si, ci racconti qualcosa.
ALADIN Invano sulla nostra isola cercherai la lite, non abbiamo alcun rapporto con altri paesi.
Non diamo mai feste, risplendiamo solo grazie alla verità.
FLORIAN Molto bello da parte Loro.
ALADIN Per le strade è deserto poiché si esce solamente quando è strettamente necessario.
EDUARD Ma non vedo finestre alle case.
ALADIN Danno sul giardino, la vista è sul dietro.
FLORIAN Avranno gli occhi di dietro, visto che sul davanti avrebbero fatto troppo scalpore.
ALADIN La menzogna da noi viene punita con grande severità a seconda delle conseguenze
dannose che provoca e comunque si è più indulgenti verso le donne che verso gli uomini.
Sull'isola della verità e della morigeratezza conosciamo la calunnia solo di nome.
FLORIAN Mi scusi, mio caro, se qualcuno nella sua morigeratezza ruba qualcosa, viene arrestato
in modo del tutto riservato?
ALADIN Chi pecca, deve essere punito.
FLORIAN E quindi poi prende le sue oneste cinquanta bastonate?
ALADIN Questo non succede. Noi bastoniamo solo gli abiti di colui che deve essere punito, non
l'uomo, e questo da noi è la più grande infamia.
FLORIAN Questo succede ovunque. Anche se si picchiano solo i vestiti, si aspetta però il
momento in cui li indossa colui che - mima l'azione del bastonare.
EDUARD E com'è riguardo ai vostri matrimoni?
ALADIN Le nostre ragazze vengono fatte sposare nel loro ventesimo anno di età. Nessuna può
uscire da sola, devono essere per lo meno in quattro, inoltre non possono guardarsi intorno.
FLORIAN Ciò vuol dire che non possono guardare nessuno dall'alto in basso.
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ALADIN Ed escono sempre accompagnate da due mori.
EDUARD
Ti ringrazio per le informazioni e compatisco queste infelici, diventerebbero
probabilmente creature più preziose, se si imponesse meno costrizione alle loro azioni.
ALADIN Compatire? Non pronunciare questa parola alla presenza del mio signore al quale ora ti
annuncerò. Nel paese della verità nessuno è da compatire eccetto colui che gli dei hanno
colpito con la cecità, tanto da non vedere il valore assoluto delle nostre azioni. Entra nel
palazzo.
FLORIAN Il signore mi preceda.
SCENA UNDICESIMA
Eduard. Florian.
EDUARD Da tutto ciò che ho sentito, nutro poca speranza di trovare qui una ragazza che possa
adempiere alle severe esigenze del mio magico benefattore. Una simile costrizione innaturale
risveglia la riservatezza e la riservatezza è la madre della menzogna. Ma guarda, stanno
arrivando alcune donne. Tenterò la sorte. Florian, tieniti saldo.
FLORIAN Per tutto l'oro del mondo, signore, sia umano! Per tutto il tempo in cui ne terrà una per
mano, pensi che mi sta afferrando per i capelli, bisogna che lasci andare subito dopo.
SCENA DODICESIMA
Quattro ragazze velate appaiono accompagnate da due mori. Si ritraggono un po' alla
vista di Eduard. Detti.
EDUARD si inginocchia. Alla prima: Tulipano di bellezza, perdona un forestiero che osa renderti
i suoi più alti omaggi.
FLORIAN Ho la sensazione di venir trascinato via.
OSILLIS Un gentiluomo.
AMAZILLI Che strano abito!
EDUARD Permettimi di baciare la tua leggiadra mano. Le prende la mano.
FLORIAN grida: Ohi, ohi, ohi! La lasci andare! Più debolmente. La lasci andare! Sospira.
Eduard le lascia la mano.
OSILLIS si spaventa: Che significa? A Florian: Che ti succede, straniero?
FLORIAN Niente! E' già passato! Sappiamo già come stanno le cose.
OSILLIS Ma tu ci spaventi con FLORIAN Non è vero, è tutto falso.
EDUARD Perdonalo, e anche tu, graziosa fanciulla! Prende la mano della seconda.
FLORIAN Ahi, ahi, ahi! Questa mente ancora di più. Oh, accidenti! Eduard le lascia andare la
mano. Florian completamente spossato: Ah, questa si che è una commedia!
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EDUARD Taci, giovanotto!
OSILLIS E' pazzo?
EDUARD No, belle ragazze! Va tra le altre due e prende insieme le loro mani.
FLORIAN Per tutto l'oro del mondo! Non lo sopporto! Muoio!
Le ragazze tolgono via la mano e inorridiscono.
OSILLIS Che audacia! Scappate sorelle, questo è un pazzo furioso!
Tutte e quattro le ragazze fuggono nel palazzo con i mori.
SCENA TREDICESIMA
Eduard. Florian.
EDUARD Bene amico Florian, cosa dice il tuo barometro?
FLORIAN Indica menzogne. Diventerò un miserabile! Se torneremo indietro, potrà mandarmi
subito per diciassette anni a Gastein o a Bründelbad.
EDUARD Povero diavolo, mi fai pena.
FLORIAN E' gentaglia onesta. Le ultime due devono aver mentito già prima di venire al mondo,
non è possibile il contrario.
EDUARD La richiesta però rasenta l'impossibile. Ma non abbandoneremo la speranza.
FLORIAN Si, non abbandoniamo la speranza! Accenna ai dolori.
EDUARD Vorresti che abbandonassimo questo paese e ci trasferissimo in un altro?
FLORIAN Ah, smetta, mentono dappertutto, è quindi più ragionevole che io muoia qui invece di
dover andare ancora chissà dove, sempre per lo stesso motivo.
EDUARD Non sarà però ovunque così grave.
FLORIAN Si, è giusto! Ora, se Lei si imbattesse in una che ha un amante ricco, che ella considera
sciocco, costei può solamente mentire! Avrò allora dei dolori laceranti allo stomaco.
EDUARD Zitto! Sta arrivando qualcuno.
SCENA QUATTORDICESIMA
Aladin. Quattro sentinelle con frecce. Detti.
ALADIN Forestiero! Il signore comparirà qui in questo istante per tenere pubblica udienza e in
questa occasione ti darà il benvenuto e ascolterà le tue richieste.
EDUARD Accetta il mio ringraziamento per la tua ambasciata.
ALADIN Abbiamo però ricevuto l'ordine di portare il tuo servitore al manicomio e di incatenarlo
come si addice a un pazzo furioso.
FLORIAN Cosa? Vogliono rinchiudermi in manicomio, io che sono più assennato di tutti loro ALADIN Prendetelo.
FLORIAN Lo dicevo, dovunque io vada, la gente mi prende per matto. Si occupi un po' di
me, ci sarà pure qualcuno che si prende cura degli altri.
EDUARD Alt! E' il mio servitore e nessuno ha diritto su di lui eccetto me. Garantisco io per la sua
ragione e per la sua futura condotta.
86
FLORIAN Si, rischiamo un po'.
ALADIN Bene! Però al più piccolo attacco eseguiremo i nostri ordini.
EDUARD Dunque fai attenzione!
FLORIAN Adesso sono anche costretto a trasformare in onore i dolori che mi dilaniano.
ALADIN Forestiero! Seguimi affinché possa presentarti al sovrano. Esce con Eduard.
EDUARD uscendo: Florian, stai attento. Esce.
FLORIAN Non dica niente sul mio conto, mi ha già congedato. Da solo: Me infelice, cosa faccio?
Se anche tagliassi la corda, non servirebbe a niente, poiché se egli ne prende per mano una in
Inghilterra, i dolori inizieranno a dilaniarmi in Olanda. Non c'è altro mezzo se non esaurirsi
piano piano, divenire sempre più fiacco finché non sarà finita.
Quodlibet
Allora dovrò morire qui?
Non potrò rivedere quel bel paesaggio
là fuori presso Währing?
Non potrò più andare a passeggio,
sulla vivace riva del canale del Danubio?
No, povero tonto,
la morte arriva con la falce! Come è triste il mio destino!
Non mi aspetta alcuna fortuna in questo mondo,
nessuna ragazza che dica sempre la verità,
oh, ahimè, questa storia non mi piace. Che piacere offre il dolore,
se una persona mente proprio tanto.
Mi credano!
Ah, è proprio così difficile
trovare una ragazza,
che possieda un cuor fedele
da poter esplorare?
O gente pazza, o mondo bizzarro!
Un tempo era tutto diverso!
C'erano ancora ragazze che sedevano alla conocchia
e filavano all'arcolaio.
Adesso si fanno belle e si agghindano come scimmie
e si fanno ammirare davanti e di dietro.
Non ho ragione?
Bene, con permesso!
E la mia Mariandel chiederà a casa:
ma cosa farà Florel, di' un po', starà davvero bene?
87
E' la fuori all'ospedale, è completamente rovinato.
E' vero?
Povero pazzo!
Caro signor spettatore,
niente balletti ora!
La forza del primo amore rimane
una passione eterna!
E il suo Florel, ella pensa,
vuol dire tutto per lei
da Amstetten, ella pensa,
fino a Hernals,
come lui, ella pensa,
sarei bella, ella pensa, au contraire!
Perciò sarò allegro
e mi rallegrerò della vita!
Mi basterebbe essere già
nel paese
dove la mia Mariandel
aspetta con nostalgia.
Inoltre non mi importa nulla né di Stammersdorf né di Parigi,
solo a Vienna si sta davvero bene, questa è una certezza.
Si sa anche che tra cento anni sarà ancora così!
Ma se saremo morti non si sa con certezza.
Perciò se io dovessi morire qui e non vederLi più,
prego Loro di cuore di pensare a me!
SCENA QUINDICESIMA
Si sente una marcia. Entra tutto il popolo che si dispone a semicerchio, lasciando libero il
centro. Le donne stanno davanti, senza velo. Quando tutto è a posto compare Veritatius
con sua figlia Modestina. Aladin. Sentinelle. Poi Eduard e Florian.
Coro
Disponetevi intorno al trono della verità,
mettete in ludibrio la sfrontata menzogna.
VERITATIUS sale con Modestina sul suo trono imponente: Popolo di questa città! Ti ho fatto
radunare per essere testimone dell'esilio di una creatura che già da tanto tempo, con maniere
dissolute, ha dato un calcio alle usanze della nostra isola.
TUTTI Evviva Veritatius!
VERITATIUS Ma prima di aprire il sipario di questa spiacevole scena: Aladin, conduci lo
straniero. Aladin va e porta Eduard e Florian. Benvenuto
88
forestiero. Dunque tu sei il signore del paese della sincerità? - Ma che figura pietosa è quella lì al
tuo fianco?
EDUARD E' il mio servitore. Fa cenno a Florian di parlare.
FLORIAN Mi permetta di porgerLe i miei più devoti servigi.
VERITATIUS Che individuo spassoso, mi vien da riderne. Ride. Agli altri: Ridete un po' di lui.
Tutti ridono.
FLORIAN Che nazione sciocca!
VERITATIUS E ora veniamo ai fatti. Ho sentito che vuoi sceglierti una moglie e poiché mi piaci
molto e sei anche di nobile ceto, ti presento mia figlia.
MODESTINA Straniero! Abituata a ubbidire agli ordini di mio padre, con gioia ti concederò la
mia mano, se prima mi convincerai che la tua magnanimità se la merita.
FLORIAN Hurrà, ne sono già contento.
EDUARD Accetta i miei omaggi, tu che sei la più leggiadra tra le donne.
Le prende la mano. Florian sente un gran dolore, ma cerca di nasconderlo con suoni
inarticolati e mordendosi le labbra. Eduard guarda Florian, che fa cenno di no. Le lascia
andare la mano con garbo.
MODESTINA Mi piace proprio.
Rumore sordo da fuori scena, si sente
LA VOCE DI AMINE Lasciatemi, lasciatemi!
SCENA SEDICESIMA
Amine. Sentinelle. Detti.
AMINE si precipita dentro, dietro di lei la sentinella: Lasciatemi, uomini disgustosi! Si getta ai
piedi di Veritatius: Gentile signore! Di cosa si è resa colpevole la povera Amine, tanto da
venire esposta a tali maltrattamenti? Sono una povera ragazza innocente che non ha ancora
mai fatto del male a nessuno a questo mondo.
VERITATIUS Come puoi osare comparire davanti ai miei occhi senza che io ti abbia fatto
chiamare? Creatura dissoluta, davanti al cui crimine inorridiscono tutti gli abitanti di questa
città.
AMINE Ma in che cosa consistono dunque i miei crimini? Nel fatto che ho riso del naso a punta
del tuo portiere, perché sono andata in giro per strada ad acchiappare il mio pappagallo,
perché non voglio legarmi un fazzoletto intorno al capo, poiché mi fa venire mal di testa, e
perché infine non riesco a fare la faccia triste visto che in petto ho un cuore contento? Vedi,
non posso farne a meno, mi viene da ridere e se tu continui ancora a guardarmi in maniera
così astiosa e a tirare su le sopracciglia in questo modo, mi verrà di nuovo da ridere.
VERITATIUS
Che impertinenza inaudita! Arrabbiatevi insieme a me. Pausa. No, non
arrabbiatevi, non sta bene arrabbiarsi a causa di questa delinquente. Da povera orfanella è
stata accolta qui, poiché suo padre, un capitano inglese, naufragò con la sua nave su
quest'isola e trovò la morte tra le onde e questa persona arrivata a terra a nuoto osa
diventare lo scandalo di un'intera città?
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Prendetela, mettetela in una barchetta e spingetela in mare aperto, lontano dal paese della verità,
affinché le onde facciano con lei il gioco che ella ha fatto anche troppo a lungo con noi.
Le sentinelle fanno per prenderla.
ALADIN Portatela via.
EDUARD Alt! Tra sé: Un sentimento irresistibile mi spinge a metterla alla prova.
FLORIAN Ah, è proprio spaventoso, non finirà mai.
EDUARD a voce alta: Permettimi, potente sovrano, di porre un'unica domanda a questa ragazza.
VERITATIUS La si faccia.
EDUARD Brava fanciulla, hai fiducia in me?
AMINE Ah si, non hai un volto cattivo e sembri essere un buon uomo, Amine lo sente subito.
EDUARD Dammi la mano.
AMINE Eccotela. Gliela dà.
FLORIAN inizia a esprimere un'infinita letizia e un'allegria interiore: E' proprio quella giusta.
Portiamola con noi.
TUTTI Cosa significa questo?
AMINE Ah, prenditi cura di me, io non sono affatto colpevole!
EDUARD No, non lo sei, brava ragazza. La vera morigeratezza non consiste solo nella forma
esteriore, abita nell'intimo del cuore e la spontaneità e l'ingenuità dovranno essere sempre le
sue amabili sorelle.
VERITATIUS Lo avete capito?
TUTTI Si!
VERITATIUS Io no. Non dovete capirlo neppure voi!
EDUARD Ascoltami, Veritatius! Io rinuncio alla mano di ogni ragazza del tuo paese, lasciami
Amine e io la condurrò nel mio regno come mia sposa.
MODESTINA Come? Osi fare ciò?
TUTTI Spaventoso!
VERITATIUS Calma! Tacete! Vedi, cieco, poiché osi ricompensare la mia ospitalità con una tale
ingratitudine, punirò anche te per questo. Potrai averla, ma fuggi immediatamente da questo
paese e non infamarlo mai più entrandovi nuovamente.
EDUARD Grazie della tua bontà! Kolibri! Leva le ancore, gonfia le vele!
KOLIBRI scende giù con il pallone aerostatico: Eccomi, sono già qua.
EDUARD E ora vieni, Amine, e tu, Veritatius, affliggiti, poiché ti porto via un gioiello raro, di cui
non hai saputo apprezzare il valore.
Risuona la musica. Eduard, Amine, Florian e Kolibri salgono e vanno via. Veritatius
ritorna nel palazzo con sua figlia e Aladin. Gli altri rimangono indietro.
Coro
Andate, andate via!
Dirigetevi nel mondo
fino al luogo, fino al luogo,
in cui vi tormenterà il rimorso.
90
Scende un paracadute su cui è scritto: "Cestini per le belle di questo paese." Due geni
scendono e distribuiscono i cestini d'oro alle donne.
Coro
Guardate questi bellimbusti impertinenti,
donarci dei cestini!
La vendetta mi cuoce in petto,
dovrà finire nel sangue!
Colpo forte della musica. Fanno per dirigersi contro i geni, questi alzano un dito in segno
di ammonimento: tableau momentaneo. I geni tirano fuori dai cestini diversi monili, le
donne li afferrano con gioia. La musica e le voci cantanti molto piano.
Coro
Ebbene piano, fermatevi!
Nel paese del decoro
si deve essere ben educati,
qui non si litiga.
Perciò lasciate questo luogo,
smettete di strepitare,
portate via i vostri cestini,
riempiteli di rose.
Escono tutti di soppiatto. I geni partono di nuovo in volo.
SCENA DICIASSETTESIMA
Bosco sinistro. Notte. Sfolgorio di lampi. Si sente il rumoreggiare del vulcano. Entrano
Eduard, Amine, Kolibri, Florian.
KOLIBRI Siamo alla meta, ecco il Vesuvio.
AMINE Che bosco spaventoso!
KOLIBRI Vedi là quel fumo?
FLORIAN Aha, è una fornace!
KOLIBRI Folle! E' un vulcano, quella è la nostra meta. Addio Eduard! Ora vi precedo a cavallo
come corriere e preparerò tutto per la tua accoglienza. Esce.
SCENA DICIOTTESIMA
Detti senza Kolibri.
AMINE Cosa significa tutto ciò? Perché sei così chiuso in te stesso? Ti ha fatto del male Amine?
91
EDUARD Si, Amine, tu procuri un dolore amaro al mio cuore. Tra sé: La mia sventura è decisa:
la amo.
AMINE Non ti capisco, parli in maniera così misteriosa. Vedi, io non so perché, ma in questo
poco tempo mi sei diventato tanto caro, che non conosco nessuno a questo mondo con il
quale potrei essere più buona che con te, eppure durante tutto il viaggio ti sei mostrato
infastidito. Vieni, proseguiamo, e se anche fosse attraverso il vulcano, con te verrei
ovunque.
EDUARD E' inutile devo rivelarglielo. Ad alta voce: Dunque sappi, povera creatura, che ti ho
ingannato. Non sarai la mia consorte.
AMINE No?
EDUARD No. Vedi quel vulcano dove i lampi si snodano nel fumo? Quella sarà la tua dimora, ho
giurato sulla mia vita di consegnarti al principe degli spiriti che abita là.
AMINE Tu hai fatto questo? Tu? Malinconica: No, è impossibile! Tu menti - non devi, Amine
non ha mai mentito ancora.
EDUARD O h, se tu lo avessi fatto, ora saremmo entrambi più felici!
AMINE Veramente? Bene, rimedierò per il futuro e mi darò molto da fare per impararlo, basta
che io sappia che ciò ti rende felice.
EDUARD Troppo tardi, non posso più tornare indietro. Amine, devi seguirmi. Ho prestato questo
giuramento prima ancora di conoscerti. Se non ti consegnerò al re degli incantesimi, l'attimo
in cui prenderò questa decisione mi farà cadere morto ai tuoi piedi.
AMINE Terribile! Terribile! Ah, perché non mi hai lasciata alle onde? Forse adesso ci sarebbe già
la pace eterna nel petto di Amine. Eppure comprendo la tua tremenda situazione e mi
rassegno al mio inesorabile destino che mi perseguita così duramente già dall'infanzia. Ecco
la mia mano, conducimi dal re degli incantesimi.
EDUARD Eccellente fanciulla!
FLORIAN che si era tirato indietro durante tutta la scena ed era stato molto calmo, viene
avanti: O mio caro e benigno padrone, non ce la faccio più! Consegni me invece di lei al re
degli incantesimi e gli dia un paio di centinaia di fiorini o anche qualcos'altro: il nostro
vecchio padrone è sempre stato un uomo giudizioso e anch'egli era pieno di incantesimi,
potrà aiutarci? Faccia un sortilegio, solletichiamolo a uscire da un buco, come un grillo,
affinché ci dia un buon consiglio.
EDUARD Si, hai ragione, Florian, uno spirito benevolo ti ha ispirato questo pensiero. Ascoltami,
padre, se riconosci ancora la voce di tuo figlio, sali a me e salvami dalla disperazione. Padre,
padre, ascoltami! Tuona. Gaudio, Amine, mi ha sentito, viene!
SCENA DICIANNOVESIMA
Zephises esce dalla botola centrale con i suoi precedenti abiti da spirito. Detti.
EDUARD Spirito di mio padre, dai un consiglio a tuo figlio disperato. Cosa devo fare?
92
ZEPHISES con aria seria: Sono Zephises, tuo padre, e non ho altro che questo da dirti. Sparisce
di nuovo.
EDUARD parla lentamente: E' Zephises, mio padre, FLORIAN E non ha da dirci altro che questo. Beh, questo potremo farlo, non rischieremo niente.
EDUARD furibondo: L'inferno si fa beffe di me? Orsù, si concluda la commedia. Longimanus,
mantengo la mia parola. Tremendo tuono. Il palcoscenico si trasforma in un paesaggio
roccioso, al centro si erge il vulcano, la lava fuoriesce dal cratere, scorre sul monte e ai
piedi vi forma un lago di fiamme. Tutti gli elementi sono in agitazione. Musica. Dove sei,
vittima della mia disperazione? Amine!
AMINE Cielo, che scena terribile!
EDUARD Per me non lo è, io sono per me stesso la cosa più spaventosa. Re degli spiriti, ti
invoco, mostrati!
Violento tuono a cui segue un silenzio totale, - accompagnata da una musica soave la
scena si trasforma, le rocce sullo sfondo diventano verdi colline cosparse di fiori, il
Vesuvio diventa una verde montagna che invece della lava, butta fuori dei fiori colorati,
che si vedono serpeggiare giù, al posto delle strisce di lava. Il mare di lava diventa un lago
d'argento. Infine dal cratere del monte saltano fuori sei spiriti vestiti di rosso acceso, che
eseguono una danza grottesca.
SCENA VENTESIMA
Compare il re degli spiriti con il seguito. Detti.
LONGIMANUS Bene, sono un tipo galante o no? Credevi che avrei ricevuto la mia sposa con
tuoni e fulmini? No! Son piovuti dei pazzi, ma ecco qua dei fiori!
EDUARD La sua sposa?
AMINE Cielo!
LONGIMANUS Dunque ne hai trovata una? Vedi, quando io dico una cosa! - Di che paese è?
AMINE timidamente: Inglese.
LONGIMANUS Un'ondina dunque. Bravo! Beh, allora? La faccenda è a posto, non è vero? Agli
spiriti del fuoco: Conducetela dentro.
EDUARD tra sé: No, questo tormento è troppo grande. A voce alta: Alt! Longimanus, non puoi
portarmela via! Lasciatela qui!
LONGIMANUS sgrana gli occhi e quasi si irrigidisce dall'ira: Che discorso è questo? Severo:
Portatela dentro all'istante.
Gli spiriti del fuoco la portano via.
EDUARD Tornate indietro o - Fa per uscire.
LONGIMANUS fa un cenno: tuono. Sopraggiungono nubi temporalesche dalle quali dei mostri
volanti sogghignano a Eduard: Sono già qui. Allora che cosa c'è? Di cosa ti azzardi?
Minacci? Ehi, giovanotto, vagabondo che arrivi volando! Appena è arrivato, aveva già fatto
un bel chiasso tanto che l'ho sentito fin dentro la terza stanza, e ora addirittura si azzarda a
insorgere seriamente contro di me. Ah, questo mi sembra troppo! In modo brusco: Parla,
cosa vuoi?
93
EDUARD Grazia, Longimanus! Cade in ginocchio.
LONGIMANUS E mi dice così solo Longimanus in tutta fretta, come se ci conoscessimo già da
cento anni.
EDUARD Perdono, potente principe degli spiriti! Sono un pazzo, non posso vivere senza Amine.
Abbi pietà e donami la sua mano.
LONGIMANUS Non azzardarti a dire una parola di più! Ora guardatelo, di colpo fa il serio. Gira
la mano aperta. E' un pazzo? Vai, vai, vai, vai, buffone! Ciò che hai bramato, ti viene dato.
Hai desiderato ricchezza e la troverai. Tu prenderai il diamante e io la fanciulla, ognuno avrà
così il suo tesoro.
EDUARD O principe degli incantesimi, riprenditi tutti i tuoi tesori, io non li voglio, non li
desidero, dammi la mano di Amine e io rinuncerò a tutto.
LONGIMANUS Adesso comincia addirittura a trattare con me come se fossimo nello Judenplatz.
Ciò che è stato pattuito rimane così, tu prendi la statua di diamanti e nient'altro, e affinché tu
arrivi veloce a casa, guiderò io la carrozza. Allons! Fa un cenno. Le nubi si alzano e
compare la sala magica di Zephises con le sei statue. Sul piedistallo rosso, su cui ora è
scritta la parola: Diamante, c'è Amine in abito color rosa, con un velo riccamente
ricamato di pagliette che non le copre il volto, bensì cade con un bel drappeggio intorno a
tutto il corpo, la sua figura deve essere illuminata con luce vivissima. Eccola, te la
consegno. Siamo pari.
EDUARD senza guardarla: E' di mia proprietà?
LONGIMANUS Si!
EDUARD Allora la distruggerò, poiché essa è la causa della mia disperazione, non la voglio, la
spacco! Corre con furore verso la statua.
AMINE scende dal supporto e cade nelle sue braccia: Eduard, sono tua!
EDUARD Amine, Amine mia!
FLORIAN Stai a vedere, non la fracasserà.
EDUARD si getta con ardore ai piedi di Longimanus: Signore, come posso ringraziarti?
LONGIMANUS Si, ora! Eh, ti ci ho preso, diavolo di un uomo! Ti ho solo messo alla prova, se tu
avessi preferito il denaro a lei, non l'avresti mai avuta in vita tua. Ora ce l'hai. Una donna,
come lei, è il diamante più bello che avrei potuto darti.
FLORIAN Evviva! Ora vado a prendere la mia Mariandel. Fa per uscire.
SCENA VENTUNESIMA
Kolibri. Mariandel. Gente del vicinato. Detti.
KOLIBRI Allora porterò degli ospiti al matrimonio.
EDUARD Venite, amici, partecipate alla mia gioia.
MARIANDL Florian!
FLORIAN Mariandl, sei mia! Tu non sei certo un diamante, ma - di dove sei?
MARIANDL Di Praga.
FLORIAN Sei una pietra di Boemia.
LONGIMANUS E affinché ci sia un ballo al matrimonio, esse dovranno indicando le statue
saltellare un po' intorno.
94
Le sei statue scendono dai piedistalli e danzano al suono del ritornello.
Canto finale
Inizia con la danza, poi:
MARIANDL Il piccolo dio dell'amore FLORIAN ripetendo tutto: Il piccolo dio dell'amore MARIANDL Si fa beffe di tutti noi FLORIAN Si fa beffe di tutti noi MARIANDL Appena ci colpisce al cuore FLORIAN Appena ci colpisce al cuore MARIANDL Il piccolo birbante vola via FLORIAN Vola via CORO
Il piccolo dio dell'amore,
si fa beffe di tutti noi,
appena ci colpisce al cuore,
il piccolo birbante vola via,
vola via.
MARIANDL La cosa più bella di tutte FLORIAN La cosa più bella di tutte MARIANDL Allora ripeti tutto?
FLORIAN Allora ripeti tutto?
MARIANDL Ma smettila un po'!
FLORIAN Ma smettila un po'!
MARIANDL Sciocco, babbeo!
FLORIAN Babbeo!
CORO
La cosa più bella di tutte allora ripete tutto?
Ma smettila un po',
sciocco, babbeo,
babbeo!
Intermezzo danzante. Gruppo.
MARIANDL Sarò presto sposa FLORIAN Sarò presto sposa MARIANDL Poi certo non ripeterai FLORIAN Poi certo non ripeterai MARIANDL Parlerò tutto il giorno FLORIAN Parlerò tutto il giorno MARIANDL E tu starai zitto zitto.
FLORIAN Si, zitto zitto!
CORO
Sarà presto sposa,
poi certo egli non ripeterà,
95
ella parlerà tutto il giorno,
ed egli starà zitto zitto,
si, zitto zitto.
FLORIAN Perciò chiedo rapidamente MARIANDL Perciò chiedo rapidamente FLORIAN Se sono soddisfatti MARIANDL Se sono soddisfatti FLORIAN Se noi interrompiamo adesso MARIANDL Se noi interrompiamo adesso FLORIAN Le rimane l'ultima parola.
MARIANDL L'ultima parola.
CORO
Perciò chiedo rapidamente,
se sono soddisfatti,
se noi interrompiamo adesso,
le rimane l'ultima parola,
l'ultima parola.
Danza. Alla fine tutti si raggruppano. Le statue risalgono sui piedistalli, Amine su quello
centrale, Eduard si inginocchia davanti a lei, Longimanus in piedi dall'altra parte. Florian
si inginocchia davanti a Marianne. I vicini si raggruppano con lieta meraviglia.
Cala il sipario.
FINE
La fantasia incatenata
Fèerie originale in due atti
(Die gefesselte Phantasie. Original-Zauberspiel in zwei Aufzügen.)
98
PERSONAGGI
APOLLO
LA FANTASIA POETICA
ERMIONE, regina della penisola Flora
AFFRIDURO, gran sacerdote di Apollo
VIPRIA
le sorelle incantatrici
ARROGANTIA
DISTICHON, poeta di corte
IL BUFFONE
ODI, un cortigiano
UN POETA
AMPHIO, pastore del candido gregge
NACHTIGALL, arpista viennese
L'OSTE della taverna Zum Hahn
UN CALZOLAIO
UNO STAGNAIO
UNO STRANIERO
UN CAMERIERE
Il seguito di Ermione. Sacerdoti di Apollo. Coadiutori nei riti sacrificali. Poeti.
Abitanti dell'isola. Diversi avventori.
99
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Giardino nel palazzo di Ermione. Al centro un trono imponente con ghirlande di violette su
gradini di fiori. Affriduro. Odi. Coadiutori nei riti sacrificali. Abitanti dell'isola. Tutti in
preda allo sgomento.
Coro
O dei, scagliate i vostri fulmini!
Inviateli alla schiera delle Eumenidi!
Dall'imponente trono di nubi
punite l'insolente coppia di incantatrici.
AFFRIDURO Avete riferito a Ermione che la preghiamo di presentarsi?
ODI Già fatto.
AFFRIDURO Non possiamo più tollerare l'impertinenza di queste sorelle incantatrici. Ce lo
ordina Apollo stesso.
ODI Ecco che arriva il poeta di corte.
SCENA SECONDA
Detti. Distichon con una grande quantità di rotoli di poesie.
TUTTI gridano: Benvenuto, Distichon.
DISTICHON
solennemente: Rovina per queste ninfe incantatrici! La mia fantasia ha
smaniato tutta la notte e ha quasi sfiancato il cavallo alato, finché Aurora non ha
rischiarato le quaranta poesie ingiuriose, che il mio spirito creativo ha partorito
questa notte.
NUMEROSE PERSONE Eccone altre ancora. Le mostrano.
DISTICHON Vi credo, poeti non ne mancano sulla nostra isola. Si chiama Flora perché
questa dea l'ha ricoperta di fiorellini di tutte le specie. Non sappiamo cosa sia la neve,
se non quando Zefiro ci cosparge di fiori bianchi, e questo eterno odore di fiori ci
riempie di entusiasmo e ci consacra sacerdoti di Apollo. Anche il calzolaio, con una
mano lavora al suo stivale e con l'altra tiene alta la lira dorata.
Il suo spirito audace è affine a quello di Apollo,
la cui lira ha corde simili al filo del calzolaio.
AFFRIDURO Eppure adesso è tempo di scambiare la lira con il coraggio. Le sorelle
incantatrici devono cadere.
DISTICHON Le ucciderò con versi di quattro piedi a rime accoppiate.
100
AFFRIDURO E' già passato un anno da quando le due sorelle incantatrici sono arrivate
sulla nostra isola su una carrozza di nubi tirata da due leoni bianchi. Credevamo che
le avessero mandate gli dei, ma presto venimmo a sapere che le aveva sputate l'Orco.
Subito il loro potere magico edificò un castello, davanti al quale stanno di guardia
quei due leoni che uccidono chiunque si avvicini. Devastano i nostri campi e
scagliano frecce avvelenate ai servitori del tempio.
TUTTI Guai, guai a loro!
SCENA TERZA
Detti. Il buffone.
BUFFONE con pathos: Guai, guai a loro! In realtà non so guai a chi, ma io sono un
buffone e devo essere presente ovunque. Dunque guai a tutti voi, ma non a me.
AFFRIDURO Ci fa piacere, buffone, che tu sia così giocondo.
BUFFONE Sono sempre così in mezzo ai miei simili.
DISTICHON Parla in modo assennato, si presenterà la sovrana?
AFFRIDURO Abbiamo grandi cose da riferire.
BUFFONE Arriva subito. Sta organizzando una festa generale alla quale, questa volta, non
sono invitati solo tutti i poeti come sempre, ma anche la gente comune. Capito,
Distichon?
DISTICHON Non inviterà mica anche gli artigiani?
BUFFONE Aha, temi che ce ne siano alcuni tra di loro a cui sei debitore.
DISTICHON Non ho paura, sono orgoglioso che ci sia qualcuno che mi fa ancora credito.
Chi non fa credito? A questo mondo tutto è in prestito. La vita stessa è solo merce
data in prestito. La terra sulla quale camminiamo non è esente da debiti. Lo spazio in
cui essa fluttua appartiene all'atmosfera, sarebbe cieca se il sole non le aprisse gli
occhi. E anche il sole, quel dissipatore, con quella casa tanto splendente, riceve
sicuramente il suo oro raggiante da un mondo di usurai.
BUFFONE Parli proprio come Socrate.
DISTICHON Non invidiarmi per la mia genialità. L'attività estetica regna su Flora, tu non
sei dei nostri, noi lottiamo indefessamente per l'immortalità.
BUFFONE O laboriosi abitanti di Flora, ozio si chiama il vostro mestiere. Voglio suggerirti
un mezzo che ti renderà immortale. Il tempo che trascorri in ozio, capitalizzalo, e
quando la tua misera vita si concluderà, cuciglielo dietro a mo' di toppa, così
continuerai a vivere per tutta l'eternità.
AFFRIDURO O buffone, come osi scherzare in modo tanto villano in mia presenza?
BUFFONE Scusa, non mi riferivo a te, ti prenderò di mira un'altra volta. Egli ha fatto una
poesia satirica su di me, perciò lo sobillerò finché avrò fiato.
ODI Fate la pace, ho una cosa da rivelarvi.
BUFFONE Cosa? Una novità? Nel frattempo armistizio. Forse ci sarà nuovo materiale per
imprecare.
ODI Dunque ascoltate! La nostra principessa è innamorata.
DISTICHON Di chi?
ODI Beh, guardate, questo non lo so.
BUFFONE Ti prego, mantieni il segreto.
AFFRIDURO Che cosa hai detto?
101
ODI Quando ieri entrò nel silenzioso boschetto dove si intrattiene tanto volentieri, quatto
quatto le andai dietro e vidi che tirò fuori dal petto una poesia, che baciò sicuramente
più di venti volte.
DISTICHON sospirando: Oh, fossi stato quella poesia!
BUFFONE Allora sicuramente non l'avrebbe letta.
ODI Poi entusiasta ha gridato: Solo un genio, capace di descrivere l'amore in questo modo,
è degno del mio amore.
DISTICHON in disparte: Era una mia poesia? Sono io il fortunato?
ODI
Però in quel momento arrivò Amphio con il suo candido gregge e mi sono
allontanato.
AFFRIDURO Dimmi un po' Odi, come ha avuto Amphio, un forestiero in questo paese,
l'onore di custodire gli agnelli prediletti di Ermione?
ODI Ve lo racconterò. Questo pastore non mi sembra un tipo usuale. Un anno fa il
guardiano del gregge della principessa è stato assalito da un serpente, che lo avrebbe
ucciso se non fosse saltato fuori da un cespuglio un giovane viandante che ammazzò
l'animale. Era Amphio, l'audace giovanotto, e non ha chiesto alcun compenso se non
un piccolo impiego nel nostro paese. Disse di essere un orfano che stava cercando
fortuna tra i popoli stranieri, poiché non l'aveva trovata nel suo paese natio. Il
guardiano, mosso da gratitudine, si ricordò di possedere un toro dalle corna d'oro.
DISTICHON Corna d'oro? L'avessi io questo toro, sarebbe un capitale.
BUFFONE Io preferirei di gran lunga un cervo dalle corna d'oro, tutti gli anni frutterebbe
interessi. Fa finta di deporre le corna.
ODI Ora pensate, mosso da gratitudine, lo nomina tutore di questo toro.
BUFFONE piange: O che delicata veglia, che bella tutela!
ODI E poiché egli ha compiuto il proprio servizio tanto fedelmente, si è elevato presto a
pastore del nostro candido gregge. Eppure c'è qualcosa di misterioso in quel ragazzo,
e non credo proprio che sia nato per fare il pastore.
AFFRIDURO Si avvicina Ermione, tiratevi indietro.
SCENA QUARTA
Detti. Ermione. Seguito.
Coro
Viva Ermione!
Felice la regione
in cui ella troneggia!
ERMIONE E' veramente insolita l'ora in cui richiedete la mia presenza, ma non esiste
tempo in cui io non vi appartenga. I nostri desideri si sono sempre salutati
benevolmente, non credo che oggi si separeranno con ostilità. Esprimete ciò che
desiderate!
AFFRIDURO Per ordine tuo, o regina, ho interpellato l'oracolo di Apollo, su come debba
essere domata la superbia delle sorelle incantatrici e per sapere in che modo, per
causa loro, un oscuro futuro minacci il nostro paese.
ERMIONE E il responso dell'oracolo - ?
AFFRIDURO La guerra e la rovina minacciano il vostro regno fiorito se non caccerete
fuori le sorelle incantatrici.
102
TUTTI Poveri noi!
ERMIONE Cosa consigliano i miei saggi?
DISTICHON avanza: Dunque ascoltami, nobile Ermione.
BUFFONE salta nel mezzo: Per l'amor del cielo, ti lasci proprio andare. Devono parlare i
saggi. Hai capito il contrario. Saresti un saggio, tu?
DISTICHON Lo sono - oppure mi consideri un buffone?
BUFFONE replicando in modo discreto: Mi hai risparmiato la fatica.
DISTICHON Come mai?
BUFFONE Credi davvero fermamente di essere un saggio?
DISTICHON indignato: Ebbene si.
BUFFONE Sei tu stesso a considerarti un buffone, cosa posso farci io? Ho sempre pensato
che tu fossi un saputello, ma di altra saggezza non ti credo capace.
DISTICHON Penserò io a ricordartelo, bastardo di un giullare.
ERMIONE Concludete la vostra disputa. Parla, Affriduro. La violenza potrà salvarci?
AFFRIDURO
La violenza? Per la prima volta sento questa parola provenire da te.
Discendente dalla stirpe del tuo benigno padre, hai sempre regnato con mitezza. Qui
conosciamo solo poesia, canto e danza, il suono tagliente delle armi ci è sconosciuto,
finora abbiamo condotto solo una vita arcadica. Da una parte lo scudo di onde del
mare protegge la spiaggia fiorita, dall'altra ripide montagne ci dividono dal nostro
potente vicino, il re di Athunt. Le armi ci sono estranee, conosciamo solo l'astuzia.
BUFFONE
Anch'io consiglio l'astuzia, qui si stanno facendo troppo insolenti, perciò
bisogna catturarli come topi. In disparte: Io piazzo una trappola adamantina e invece
del lardo vi appendo due reti enormi.
AFFRIDURO Ascolta dunque il decreto dell'oracolo. Il potere delle sorelle incantatrici non
si lascerà vincere, fintanto che Ermione non si sposerà dando al paese un sovrano che
sia degno di regnare al pari di lei. Quando ciò accadrà, quel potere scomparirà.
Perciò ascolta la supplica di tutto il tuo regno e prendi il re di Athunt come tuo
sposo, egli aspira alla tua mano. Tu possiedi lo spirito, egli il coraggio e la potenza.
Sceglilo prima che le sorelle incantatrici finiscano per spargere nel suo petto i semi
dell'odio ed egli pretenda con la forza ciò che tu hai rifiutato alla sua nobiltà d'animo.
Non sfuggirai al destino, poiché le stelle profetizzano al nostro paese un sovrano
della casa di Athunt.
ERMIONE Quando due anni fa il re di Athunt comparve con suo figlio alla mia corte per
chiedere la mia mano, gli confessai apertamente che, entusiasmata dal valore della
poesia, avevo fatto voto al tempio di Apollo, di abbracciare come sposo solo un
cantore di nobili canti, sia egli pure il più povero del mio popolo, basta che sia ricco
di sentimento e di spirito nobile. Il re di Athunt derise quel giuramento, confessò che
sapeva scrivere versi solo con la spada insanguinata. Se ne andò dalla mia corte,
lasciandomi però la promessa che egli non avrebbe mai disturbato la bella pace del
mio paese. Credi che abbia dimenticato il mio giuramento? Solo a un figlio delle
Muse concederò la mia mano.
DISTICHON con orgoglio: La mia patria è il Parnaso.
BUFFONE La mia è il Kahlenberg.
AFFRIDURO Rifletti sul verdetto dell'oracolo e anche se non vuoi lui, fai comunque una
scelta e salva con ciò i tuoi fedeli.
ERMIONE tra sé: Che penoso imbarazzo. Che fare? - Il mio cuore non è libero.
TUTTI si inginocchiano: Ti supplichiamo, sovrana.
ERMIONE Orsù, sceglierò. Quando la luna ci mostrerà di nuovo la falce dorata, donerò la
103
mia mano.
TUTTI Viva Ermione!
ERMIONE Fino ad allora rivestirò la corazza del mio orgoglio con il morbido velluto
dell'astuzia e cercherò di sconfiggere le sorelle incantatrici con parole delicate.
Correte al loro castello e invitatele qui.
ODI guarda fuori e si spaventa: O dei, guardate, sono già là. Vagano per la campagna e
danno la caccia ai corvi bianchi.
ERMIONE Dunque corri fuori e chiamale.
ODI impaurito: Io?
ERMIONE Si, tu!
ODI Perdono, non oso.
AFFRIDURO Allora sei proprio un coniglio bell'e buono?
BUFFONE O no, è solo una zampa di coniglio.
ERMIONE Nessuno lo fa vergognare?
DISTICHON arditamente, tra sé: Coraggio, Distichon! Le ruberai il cuore. A voce alta:
Vado a chiamarle io. Esce di corsa.
BUFFONE fa finta di raccogliere qualcosa da terra: Pss! Pss! Fa cenno a Distichon di
tornare indietro. Amico!
ERMIONE Che fai, buffone?
BUFFONE Nell'andare via ha perso la paura, intanto gliela raccolgo. Fa finta di infilarla
nel sacco.
ODI E' già là che sta parlando con loro, - lo minacciano, sta scappando via.
ERMIONE Vergogna!
ODI Gli scagliano dietro delle frecce. Grida: E' stato colpito.
ERMIONE impaurita: O dei!
ODI Ha una freccia nel polpaccio.
BUFFONE Adesso abbiamo anche un coniglio lardellato.
ERMIONE Allora è caduto?
ODI No, sta correndo, è già qui.
SCENA QUINTA
Detti. Distichon con una freccia infilata nel polpaccio.
DISTICHON senza fiato: Ecco fatto!
ERMIONE si copre il viso: Sei ferito, figlio della sventura?
DISTICHON Al cuore, regina.
ERMIONE Ma no, alla gamba.
DISTICHON Non è possibile! Si guarda e si sorprende: Ah, Questo proprio non l'avevo
notato!
BUFFONE
gli sfila via la freccia: Che fortuna quando si hanno le gambe finte.
Invulnerabile come Achille.
DISTICHON
Un astuto condottiero sa trincerarsi,
il braccio si consacra alla battaglia, il piede serve per ballare.
104
SCENA SESTA
Detti. Le sorelle incantatrici, Vipria e Arrogantia in abiti tigreschi, con archi e frecce,
entrano veloci e con audacia. Generale grido di sgomento.
TUTTI con terrore: Le sorelle incantatrici!
Si fermano tutti irrigiditi formando dei gruppi.
VIPRIA Hahaha! Hai sentito? Siamo state annunciate.
ARROGANTIA con disprezzo: Ah, popolo pauroso. La paura è di casa qui.
VIPRIA Beh? Cosa c'è? Avete guardato la testa di Medusa tanto che la vostra si è
impietrita? ARROGANTIA Siamo state invitate a una commedia visto che ci viene presentato un
tableau? Dove sei, Ermione, tu che ci hai fatto chiamare?
ERMIONE Chiedi con più delicatezza, se desideri saperlo, tale domanda ha per risposta la
morte.
VIPRIA con scherno: Dove si trattiene dunque l'illustrissima signora padrona? Con tono di
comando: Chi sei tu dunque? Se sei la domestica di casa, sciogli i lacci della mia
scarpa. Aha, tu qui sei la bella damigella di camera, vuoi essere vezzeggiata,
annunciaci allora, dispensa il perdono, ti preghiamo: annuncia due povere sorelle
incantatrici, baceremo la polvere all'orlo del tuo vestito. Lo simulano.
ERMIONE adirata: Fatele uscire. Sono io in persona, sono Ermione.
VIPRIA Non è possibile! Ah perdono, non ti avevo proprio riconosciuta, ti avevamo
immaginata completamente diversa. Ad Arrogantia: Ha proprio delle belle guance.
ARROGANTIA Una figura normale.
VIPRIA Ha un aspetto così dimesso.
ARROGANTIA Direi quasi alla buona.
VIPRIA abbracciando Ermione con ipocrisia: Ci fa infinitamente piacere.
ARROGANTIA fa altrettanto: Sono sommamente affascinata.
BUFFONE O erbaccia di cicuta cosparsa di zucchero!
AFFRIDURO Come puoi sopportarlo, Zeus?
BUFFONE Eccolo, ora viene fuori con il suo Zeus.
ERMIONE tra sé: Battiti, orgoglio mio! E' per la buona sorte del mio paese.
VIPRIA Abiti qui, graziosissima? Un bel boschetto di fiori.
ERMIONE E' il mio giardino preferito.
VIPRIA
E una servitù gentile. Il buffone le fa un inchino. Quelle figure? Guarda
attraverso una lorgnette.
ARROGANTIA E' costruito come un telegrafo.
VIPRIA E' stato messo qui nel giardino per far da spaventapasseri?
BUFFONE Devo scacciare i pipistrelli, ma oggi ne sono entrati dentro un paio.
ARROGANTIA Chi sei tu, amico sfrontato?
BUFFONE E' meglio non dirlo.
ERMIONE E' il mio buffone.
VIPRIA Bravissimo. Sei l'unico buffone su quest'isola?
BUFFONE No. Indicando Distichon: Ho qui l'onore di presentartene un altro.
VIPRIA Bene, Ermione, ci piace il tuo regno.
ARROGANTIA Eppure abbiamo viaggiato per tutto il mondo. Abbiamo visto i campi di
spezie dell'India.
VIPRIA E i terreni di Matzleinsdorf.
105
ARROGANTIA Le piramidi d'Egitto VIPRIA La Spinnerin am Kreuz.
ARROGANTIA La cima del Monte Bianco VIPRIA Il Tiefer Graben a Vienna.
ARROGANTIA Il deserto dell'Arabia VIPRIA E i bei prati rivieraschi di Nu?dorf.
ARROGANTIA Ma fra tutti questi mondi ci siamo scelte due isole predilette.
VIPRIA La mia si trova sul Danubio.
ARROGANTIA La mia si chiama Flora.
ERMIONE
Se amate quest'isola rispettate anche la sua pace e non disturbatela con
sfrontata superbia.
ARROGANTIA con impeto: Chi?
VIPRIA arrabbiandosi: Cosa? ERMIONE Perdonatemi se ho scelto questa espressione dura, vi prego, risparmiate la
felicità di questa terra.
VIPRIA Non parlare oltre! Dunque per questo ci hai fatto chiamare?
ARROGANTIA Per far qui la parte di un mentore.
VIPRIA Sappi dunque che ti odiamo come veleno di serpente.
ERMIONE Cosa vi ho fatto?
VIPRIA
Quando siamo arrivate sulla tua isola, avresti dovuto supplicarci per avere
protezione. Invece ci hai accolte con disprezzo.
ARROGANTIA Non ci hai invitate neppure al tè, questo ha irritato molto mia sorella.
VIPRIA ad Arrogantia: Non dire sciocchezze, taci.
ARROGANTIA Perché? Il tè è il tuo lato debole.
BUFFONE in disparte: Ne ha già avuto abbastanza.
VIPRIA ad Arrogantia: Non mandarmi in collera e taci.
ARROGANTIA Che cosa hai da ordinarmi?
VIPRIA con veemenza: Voglio che sia così!
ARROGANTIA allo stesso modo: Io no!
BUFFONE Ora le signore cominciano ad azzuffarsi.
VIPRIA ad Arrogantia: Un'altra volta. A Ermione: A te, donna impudente!
ERMIONE Fermatevi, questo è troppo, la forza non deve poter nulla contro di voi?
Prendetele, presto.
Tutti fanno per andare verso di loro.
VIPRIA e ARROGANTIA tendono i loro archi velocemente: Chi osa? DISTICHON si tira indietro impaurito: Io no BUFFONE allo stesso modo: Io neppure.
VIPRIA Allontanatevi alla svelta, venderemo all'asta la vostra vita. Minaccia con l'arco
teso.
BUFFONE Non attenderò la fine della licitazione. Corre via.
ODI Io sono fuori già alla prima offerta. Esce di corsa.
ARROGANTIA a Distichon: Quanto offri per la tua? Presto!
DISTICHON esce impaurito: Alzo i tacchi.
VIPRIA ad Affriduro: E tu, hai una vita in più per la nostra freccia?
AFFRIDURO Ne ho una sola e ne ho bisogno io stesso. Addio. Esce
ARROGANTIA E voi?
TUTTI Noi scappiamo!
Escono tutti in modo disordinato.
106
VIPRIA trionfante: Hahaha, virtuosi in preda al terrore.
ARROGANTIA Adesso sei stata abbandonata.
VIPRIA Riconosci il nostro potere.
ERMIONE piangendo: Povera me!
ARROGANTIA sarcastica: Perché piangi?
VIPRIA allo stesso modo: Oh, povera tortorella che non sei altro.
ERMIONE
Lo scherno si ritorca sulle vostre teste, infime serve della magia! E nel
dileguarvi, non avvelenate il boschetto con il vostro alito.
VIPRIA Dai vieni. Lasciamola.
ARROGANTIA Ma il nostro odio le rimarrà.
VIPRIA E questo terreno, variopinto testimone della discordia a cui ha assistito con occhio
vivace, dovrà essere trasformato in deserto. Tira fuori una stella. Stella magica,
sottratta all'Ecate oscura, sii adesso con me. A Ermione: Ami questo tempio fiorito?
Abbatterò le sue colonne e al loro posto metterò un'ortica coperta di melma, segno di
putrefazione. Solleva lo sguardo.
Il giardino crolla, compaiono una palude e alberi disseccati sui cui rami si trovano alcuni
corvi mentre altri svolazzano nello spazio oscuro. L'insieme forma una scena orribile. Il
vento sibila in modo spaventoso.
ERMIONE rabbrividendo: Terribile!
VIPRIA
La mia vendetta sarà insaziabile, uguale alla fame di Erisittone, ovunque ti
punzecchierò e ti perseguiterò, ti spierò da ogni filo d'erba.
ARROGANTIA Da ogni erbaccia tenderò il collo.
VIPRIA Finché la disperazione non ti trascinerà supplice ai miei piedi. Solo allora Vipria si
placherà. Estenuata: Ah, che ne sarà di me. Sono troppo debole per il mio furore.
ARROGANTIA
delicatamente: Ti sei stancata cara sorellina. Oh, appoggiati al mio
braccio.
VIPRIA beffarda: Ti ringrazio! Di soppiatto: Come sei giunta a questa tenerezza?
ARROGANTIA di soppiatto: Dalla malvagità, è ciò che la fa adirare. A voce alta: E'
l'armonia dei nostri cuori. Se tu soffri, soffro anche io.
VIPRIA teneramente: Oh, che brava bambina! La abbraccia affettuosamente. Poi con
sguardo penetrante verso Ermione: Aspetta, vipera! Debolmente ad Arrogantia:
Accompagnami, Arrogantia! Esce appoggiata ad Arrogantia.
ERMIONE da sola: O dei, cosa ho fatto per meritarmi la vostra maledizione? Umiliata e da
chi? Dal mio stesso sesso. Fosse almeno un potente mago, ma il fatto che siano
donne a vincermi, mi offende proprio gravemente e se, come Argo, avessi cento
occhi, si riempirebbero tutti di lacrime di fronte a questo disonore. O Amphio, se tu
potessi aiutarmi a sopportare questo dolore! Ma basta! L'oracolo non ha stabilito che
se scelgo un marito, si annienta il potere della genia incantatrice? Allora posso dire al
mio popolo che amo un pastore? E potrei mai sceglierne un altro? Non ne sono
capace, non sono le ghirlande di rosa di Amore che mi legano a lui, bensì di ferro
sono i lacci che incatenano il mio cuore al suo. Ma come? Minerva mi ha toccato? Si,
è così - dunque egli deve vincere, così sarà mio, posso fare affidamento sul suo
spirito. Il buffone si affaccia alle quinte. Cosa cerchi, buffone?
107
SCENA SETTIMA
Detti. Buffone. Poi Distichon, Affriduro, Odi, il popolo.
BUFFONE Devo fare una perlustrazione, non osano entrare. Entrate pure, eroi di Flora, il
nemico è andato via, avete vinto.
TUTTI entrano correndo e si gettano ai piedi di Ermione: Viva Ermione! Ti giuriamo
fedeltà eterna.
DISTICHON Solo per un attimo ci ha vinti la paura, è passata, adesso conta pure sulla
nostra forza.
ERMIONE Conto su di loro come sulle bellezze di questo territorio.
TUTTI danno un'occhiata: Ah! Che cosa è?
DISTICHON
da un'occhiata: Maledetta stregoneria, la fulgida natura trasformata in
melma!
ERMIONE Una fiorente immagine del vostro coraggio. E' affidabile quanto questa palude,
chi si fida, sprofonda. Perciò non gli affiderò più il mio benessere. Seguirò il segno
dell'oracolo, già questa sera la mia terra dovrà essere salvata, mi sposerò oggi stesso,
affinché già il sole di domani illumini l'impotenza di quelle incantatrici. Affriduro corri
ad adornare il tempio di Apollo, fra un'ora siate là riuniti per ascoltare il mio
giuramento: concederò oggi stesso la mia mano a colui il quale, entro il battere della
settima ora, comporrà una poesia per me, il cui valore sia superiore a tutte le altre.
Non importa quale terra lo abbia generato, se lo adorna un alloro o se ha scelto un
bastone da pastore. Sfido dunque la vostra poesia, visto che non siete capaci di
combattere per me con la forza dei vostri tendini, allora combattete per me con il
vigore dei pensieri. La fantasia vi porti la bandiera, l'intelletto si attacchi all'elmo,
l'arguzia sia il vostro dardo, sistemate i versi in righe serrate, invece della tromba fate
suonare la rima, dunque avanzate e combattete per il premio!
Tre corone al contempo:
il mio cuore, l'alloro e questo regno.
Esce.
Dalla parte opposta escono anche Affriduro con gli idolatri.
NUMEROSE PERSONE Ah! Ci siamo!
DISTICHON in estasi, rapidamente:
Spiriti dei poeti,
ascoltate il maestro,
spronate il cavallo,
non siate pigri!
Tirate fuori le vostre penne
dagli astucci di cuoio,
iniziate a scrivere,
il premio è grande.
Lo sguardo di Fortuna
annuncia successo.
BUFFONE Ahimè, sogno o son desto? Questo è troppo! Ora comincia con dei disgustosi
giambi. Hahaha!
DISTICHON Cosa ridi, imbecille, testa di rapa nata dalla luna?
108
BUFFONE Vergogna della vergogna, dovrete conquistare la mano della sovrana con una
poesia, visto che siete tanto paurosi da fuggire alla vista di un ragno. Oh, eroi della
preistoria! Prendete un po' esempio dal Teseo di Canova che tiene per la chioma il
Minotauro già da dieci anni e non lo molla. Questo è un eroe.
E voi bricconi
scrivete poesie
piene di piagnucolii,
o teste di rapa
di questa isola.
Apollo, capo di tutti i poeti, sbatti la tua lira sulle loro teste, i padri dalla tomba provano
vergogna per loro.
DISTICHON Mio padre era un eroe.
BUFFONE Anche il mio, era Hanswurst che ha battuto Arlecchino.
ODI Lo siamo anche noi.
BUFFONE grida spaventato: Le sorelle incantatrici!
TUTTI spaventati, fanno per scappare: Aiuto!
BUFFONE Haha, probatum est! O spille ornamentali venute al mondo per tremare. Fatevi
costruire un asino grande come il cavallo di Troia e rintanatevi lì dentro con il vostro
coraggio.
DISTICHON No, questo è il colmo!
Su, fratelli
di nobili canti,
gettatelo a terra.
Cominciano a picchiarlo.
BUFFONE cadendo: Adesso scrivono sulla mia gobba.
ODI Trionfo, il mostro è vinto.
DISTICHON Io gli ho dato un colpo alla testa.
ODI con gioia maligna: Io gliene ho dato uno sulle costole.
DISTICHON Facciamo incidere il nostro nome su rame.
TUTTI Viva Distichon, eroe valoroso.
Escono tutti.
BUFFONE fregandosi la schiena: Il campo di battaglia è vuoto. Ah! Questo si che è uno
scontro, ce ne sono state per tutti, nessuno escluso. Ma - onore al merito, uno tra
loro ce l'ha. Se è un poeta ha una forza shakespeariana. Pensieroso: O destino di un
buffone! Nato fra i grassi pascoli d'Austria, istruito fino al collo, poi cameriere
particolare di un lord sconosciuto, gettato su questa spiaggia della codardia e della
stupidità. Per misericordia mi hanno assunto come buffone di corte, io che ho più
spirito nei pollici di quanto ne sia, da centomila anni, in tutte le teste di questo paese
delle favole. E ora a voi, velenosi rospi incantatori, poiché non siete donne. Rispetto
per tutte le altre donne: onorate le signore, esse intrecciano e tessono. Basta, il resto
non mi viene più in mente - ma queste non sono donne, sono figlie del cortese
Cerbero e dell'affascinante Idra. Perciò vi imploro, o quattro venti del cielo,
chiamatemi a raccolta a suon di tromba, tutte le malattie di questo secolo tisico e
lasciatele a mia disposizione. Venite qui, dodici mesi di questo anno profondamente
offeso, maledirò l'intero calendario e ne farò loro dono per capodanno.
Molto dolcemente inizia Gennaio
con raffreddore, mal di collo e catarro.
Di sera lievi dolori articolari,
109
da far mordere le labbra per il dolore.
Poi, visto che entrambe sono vanesie,
diventeranno una sorda, l'altra cieca
e che i loro graziosi visetti
si ricoprano di brufoletti.
A Febbraio lascio la scelta
di pensare la sua propria pena.
La gotta va bene, ma preferirei augurare
la clorosi o la febbre gialla.
Marzo e Aprile procurate fitte ai fianchi,
Maggio dovrà vendicarsi con i crampi.
A Giugno tutt'al più pioggia,
in modo che abbiano l'idropisia al collo.
Luglio è il momento dell'estate
in cui ci si diverte nella verde campagna.
Solo per loro non fiorisca alcuna valle,
tutto il mondo diventi il loro ospedale.
Ad Agosto la fame si farà ardente,
ma il loro stomaco rimanga freddo come ghiaccio.
Niente ostacoli il progredire del loro appetito,
magari l'una divorerà l'altra.
Settembre spargi rugiada avvelenata,
che colori di grigio i loro capelli.
Ottobre richiama a casa la foglia,
e i loro denti si spezzeranno.
A Novembre cade il loro onomastico,
manderò in dono la peste.
E prima che arrivi Dicembre
già saranno in agonia.
Eppure il divertimento non è ancora guastato.
Appena crederanno di essere morte,
facendo inorridire il mondo, vomiteranno ancora
due draghi velenosi.
Allora il tempo, per loro supplizio, apporrà
il sigillo dell'eternità.
Il mio buon cuore porge lieto alle sorelle
l'augurio per il nuovo anno.
Esce.
110
SCENA OTTAVA
Cambiamento di scena.
Valle romantica. Alcuni agnelli bianchi pascolano sulle colline. Amphio è seduto su una
pietra e suona un canto delicato con il suo flauto. In primo piano si trovano due naiadi di
pietra su piedistalli, a grandezza naturale, poste su recipienti d'acqua.
AMPHIO da solo: Dove ti attardi oggi, nobile Fantasia, tanto che la tua immagine ancora
non si dipinge nell'azzurro etere e non si abbassa a me con vivaci oscillazioni? Come
il medico, che ogni giorno visita i malati, ogni mattino tu scendi dolcemente su di me,
per guarire il mio spirito malato d'amore. Ispirato da te, ho intonato quei canti che
conquistarono il cuore della regina, a te devo la bella speranza di governare questo
regno per la mano a Ermione. Il suo amore può dirsi mio, ella stessa me lo ha
confessato. Adesso rivelerò il mio rango per condurre a casa la sposa regale. Prima
però devo confidartelo, nobile Fantasia, tu hai addomesticato in me il coraggio, mi
hai fatto diventare un pastore silenzioso e solo il tuo consiglio dovrà stabilire se potrò
tirare via il velo da questa immagine illusoria. Ma cosa vedo? Un altro sole risplende
là verso di me, è Ermione che corre su quella collina. E' la gioia? E' la paura, che
accelera così il suo passo?
SCENA NONA
Detto. Ermione.
AMPHIO le corre incontro e cade ai suoi piedi: Sovrana!
ERMIONE per tutta la scena parla velocemente e in modo concitato: Non oggi, ho
ceduto il potere al tempo, sono schiava della mia fretta.
AMPHIO Sono preoccupato per te. Cosa combatte in te?
ERMIONE La fiducia contro la paura. Il mio popolo, il furore delle ninfe incantatrici, è
Apollo stesso a ordinare che io leghi il mio cuore oggi stesso.
AMPHIO Il tuo cuore, è ancora tuo?
ERMIONE con delicatezza: Tu lo sai. Ma la mia mano AMPHIO Povero me!
ERMIONE Stai calmo, Amphio, una bella vittoria arride al tuo spirito. Nuovamente
convinta dalla poesia che mi hai consegnato ieri, che in confronto a tutti i poeti del
mio regno tu sei un Creso della fantasia, ho osato l'ardito giuramento di nominarti
sposo questa sera stessa: chi entro la settima ora mi consegnerà la più bella lirica,
otterrà oggi stesso la mia mano e questo regno.
AMPHIO Oh, come mi rendi felice. In disparte, in fretta: Ah, segno della Fantasia, solo
l'arte poetica dovrà conquistare l'alto premio. No, non mi scoprirò ancora, la più alta
felicità dovrà diventare mia solo grazie a me stesso.
ERMIONE Perché confidi le tue parole ai venti? Sei turbato?
AMPHIO Perdono, la gioia danza con i miei sensi, confida in me e nella forza del mio
amore, mia sarà la vittoria, io combatterò per te, per questo motivo la sensibilità dei
poeti del tuo paese sarà rugiada in confronto al mare dei miei sentimenti.
ERMIONE Si, ho fiducia in te, la speranza agita la bandiera dorata. Ma ora addio, corro al
tempio per convalidare il giuramento. E quando il sole scenderà nel grembo argentato
111
del mare, io cadrò riconoscente al tuo petto, o vincitore. Ma ora nasconditi in fretta,
mi stanno cercando. Poi corri al tempio. Là, per bocca dell'oracolo, ti sarà reso noto
il soggetto del componimento encomiastico.
AMPHIO Addio, abbi fiducia in me. Esce di corsa.
SCENA DECIMA
Detta. Buffone.
BUFFONE
Perdono, sono corso prima, profondissimamente devoto, per venirti a
prendere.
ERMIONE Sei venuto da solo?
BUFFONE O no, un buffone ne porta dieci. Indica la scena.
AFFRIDURO entra e si inchina: Io sono il secondo - breve pausa - e porto la notizia che
Apollo ti sta aspettando.
Odi e otto abitanti dell'isola entrano e si inchinano.
ODI Noi siamo gli altri - e veniamo a prenderti.
Poi si mettono cinque da una parte, quattro dall'altra in modo che Affriduro sia il decimo.
BUFFONE Mantengo la parola, il numero è completo.
ERMIONE Seguitemi dunque. Esce.
Tutti dietro di lei.
BUFFONE Voi buffoni andate avanti, il saggio vi seguirà. Esce con sussiego dietro di
loro.
SCENA UNDICESIMA
Le due statue distese spariscono e al loro posto, sui piedistalli, nella stessa posizione, si
trovano le sorelle incantatrici, che saltano su rabbiosamente e vanno avanti e indietro.
VIPRIA No, questo è troppo. Ama un pastore. Neppure il sole ha mai visto una cosa
simile. E' veramente bello? Non l'ho osservato con attenzione.
ARROGANTIA Ha l'occhio brillante.
VIPRIA Sul serio?
ARROGANTIA E labbra come rubini.
VIPRIA Allora avrebbe dovuto innamorarsi di noi, non di lei.
ARROGANTIA Sono della stessa opinione.
VIPRIA Non potrà averlo. Come posso impedirlo?
ARROGANTIA Ah, rifletti sorellina, ti prego.
VIPRIA Pazienza. Con una poesia la sua mano gli apparterrà? Non è così? Dobbiamo fargli
perdere il gusto di poetare. Ma come? Lo chiedo a te, stella magica. Tira fuori la
stella e vi guarda dentro, fa un balzo: Ehi, cosa si riflette in te? Cosa oscilla là nel
blu del cielo? Guarda su!
ARROGANTIA guarda in alto: E' un'aquila.
VIPRIA Ti sbagli, è la Fantasia, va da Amphio, ha lodato per lui la mano di Ermione.
ARROGANTIA Così egli ha detto.
VIPRIA
Ora riprendo vigore, il mio piano è maturo. La prenderemo e poi la
imprigioneremo. Poi voglio vedere chi scriverà una poesia qui.
112
ARROGANTIA Io ho molto ingegno, eppure non ti capisco.
VIPRIA Capisco! Chi può comporre poesie? E' la Fantasia che crea pensieri poetici. Se la
teniamo prigioniera, a nessun poeta verrà in mente qualcosa.
ARROGANTIA Allora non verrà fatta alcuna gara di poesia?
VIPRIA Verrà fatta questa sera stessa. Però costringerò la Fantasia a ispirare colui, che io
avrò destinato quale sposo di Ermione e come sarà il suo aspetto puoi certo
immaginartelo ed ella dovrà prenderlo, se egli offrirà il miglior componimento
poetico, lo sta giurando in questo istante nel tempio di Apollo.
ARROGANTIA Un bel piano. Nascondiamoci ora.
VIPRIA Vola pure, uccellino mio, volerai nella nostra rete.
Entrambe si nascondono, ricompaiono le statue al loro posto precedente. Inizia il
ritornello dell'aria. La Fantasia scende dolcemente sulla nebbia rosea ad ali spiegate
color dell'iride.
LA FANTASIA
Sono una creatura dalle maniere semplici,
un bimbo dai mille capricci,
che unisce la cosa più umile a quella più nobile,
è davvero sorprendente.
Per farla breve sono uno spirito forte,
in me vedono la Fantasia.
Al pubblico
Se la cruda realtà
ferisse i Loro cuori,
si rifugino nel mio regno,
allevierò i Loro dolori.
Poiché tutta la felicità, anche se non lo si crede,
alla fine è davvero solo fantasia.
Nella sfrenatezza poetica
percorro in volo grandi distanze.
Il sole lo infilo nel cappello
e gioco a dadi con le stelle,
ma prima della melodia dell'applauso
la Fantasia si inchina profondamente.
Fa un profondo inchino.
Ma è proprio una vergogna che la Fantasia, che viene dall'alto, appaia come mediatrice in
un romanzo d'amore. Apollo stesso unirà questa coppietta, poiché, detto tra noi, egli
è un vanesio, come molti poeti e il giuramento di Ermione di scegliere solamente un
poeta, lo ha talmente entusiasmato, che mi ha raccomandato di educare per lei
Amphio come poeta e buon marito, educare - nota bene, perché di solito i poeti più
educati, sono i mariti più maleducati. Ecco che arriva il mio candidato, lo prenderò
un po' in giro.
113
SCENA DODICESIMA
Amphio. La Fantasia.
FANTASIA Bene, mio poetico amico, come ci siamo comportati? Il nostro sonetto di ieri
ha strettito più saldamente i lacci di Afrodite?
AMPHIO E' in tuo potere legarli per l'eternità.
FANTASIA piange in modo infantile: Io, povera bambina, devo sposare gli altri e per me
stessa mai brillerà la fiaccola di Imene. Nasconde il volto.
AMPHIO preoccupato: Chi disdegnerebbe la tua mano?
FANTASIA scoppia in una sonora risata: Pensi che lo dica sul serio? Cosa me ne importa
degli uomini di questo mondo terreno, cosa conta per me un Apollo umano! Io sono
la Fantasia, con la mia stessa forza posso creare un'immagine della più alta bellezza,
poiché dall'etere roseo, posso plasmarmi lo sposo secondo l'affascinante figura di
Adone, nel cervello gli metto la saggezza di Minerva, alla lingua dono l'eloquenza di
Polinnia, nel suo petto effondo la dolcezza di Latona. Posso costruire dunque il mio
ideale dalle forze divine e fuggire con lui verso un mondo celeste in sfere sconosciute.
Là edificherei il tempio di Amore con rubino brillante e lo farei illuminare da mille
raggi di sole. Poi ruberei a Saturno la falce del suo tempo e la spezzerei in due per il
nostro amore, affinché ogni bacio si trasformi per me in eterna letizia.
AMPHIO Ah, scherzi ancora, non sai come sia poeticamente importante questa ora.
FANTASIA Non offendermi, io stessa oggi ho indotto Ermione a prendere la decisione di
chiedere un componimento encomiastico, affinché questo noioso affare di cuore
termini una buona volta.
AMPHIO Oh, allora non mi negherai il tuo aiuto. La giornata odierna è decisiva.
FANTASIA Eppure sei ancora modesto, ricorri al mio aiuto solo alla luce del giorno, ma
alcuni poeti sono talmente pazzi da scrivere tutta la notte e se la Fantasia non è già
seduta sul calamaio, mi implorano di comparire per mezzo di ponce e champagne e
chi può resistere all'invito di un francese tanto buono come lo champagne? Io no.
AMPHIO
La sovrana sta giurando in quel tempio, corro per riferirti cosa dovremo
celebrare. Come sono contento, come tremo, oh, che angoscia questa alternanza di
gioia e paura.
FANTASIA Ah, come ti angoscia questa piccola alternanza e come prenderebbe volentieri
il tuo posto qualcuno che oggi deve pagare una grossa cambiale. La gioia è un banco
di cambio, deve cambiare, poiché la gioia sta nel cambiamento. Ma per
tranquillizzarti emetterò in tuo favore una cambiale al grande banco di cambio Amor
et Compagnie. Bene, l'avrai proprio al sicuro, poiché se l'amore smetterà di pagare, il
mondo farà bancarotta. Vai dunque e prendi il soggetto. La Fantasia rimarrà qui e
quando ritornerai, cingerò il tuo spirito e la lirica infantile sarà pronta.
AMPHIO E otterrà la mano di Ermione?
FANTASIA Lo giuro sulla testa di Schiller nella quale ho troneggiato orgogliosamente.
AMPHIO Ho fiducia in questo giuramento. Cade ai suoi piedi.
FANTASIA lo solleva: Torna presto, ti aspetto. Amphio esce. Fantasia da sola. Oggi è
un'allegra giornata per me. Come sta bene la Fantasia quando può riposarsi dal
poetare e può parlare in semplice prosa. Canta una divertente melodia di Rossini. La
Fantasia può tutto. Saltella tutto intorno. E' una creatura spavalda.
114
SCENA TREDICESIMA
Detta. Vipria e Arrogantia, armate l'una con una freccia, l'altra con arco e freccia.
VIPRIA sbarrando il passo alla Fantasia: Fermati! Qui vive?
FANTASIA Bonne amie, la Fantasia.
VIPRIA Nessuno può passare, datti prigioniero, corvo variopinto!
FANTASIA Ma non così facilmente. Le strappa di mano la freccia e la ferisce.
VIPRIA Maledetta vipera! Si tiene il braccio.
FANTASIA corre verso una bassa collina e fa l'atto di alzarsi in volo: Strega, pensa a
me.
ARROGANTIA ha teso l'arco, colpisce la Fantasia a una spalla, ferendole un'ala: E tu a
me!
FANTASIA cade: Povera me! Mi ha colpito!
ARROGANTIA con gioia maligna: Ora conosci il mio dardo!
VIPRIA Portiamola via.
Entrambe la incatenano.
FANTASIA O sorte infelice!
VIPRIA Rinchiudila in gabbia. Vado a trovarle un poeta.
Arrogantia trascina la Fantasia per le catene.
FANTASIA Apollo!
ARROGANTIA Seguimi!
Arrogantia esce con la Fantasia.
VIPRIA da sola: Adesso avvolgimi, magica oscurità. Calano delle nere nubi che al centro
formano una stella. Si fa notte. Ora stella magica, profana il tuo splendore e irradia
perfidia e cattiveria come bramano i miei sensi assetati di vendetta. La stella si apre,
sulla parete si vede la trasparente immagine colorata di un arpista, seduto con la
sua arpa. Hahaha, benvenuto, brutto ceffo, ti nomino suo sposo. Compare una
carrozza tirata da sei corvi, con due fiaccole al posto delle lanterne. Via, attraverso
i cieli, affinché io possa rapire velocemente quest'essere, frutto di un'ora ipocondriaca
della natura. Esce volando.
SCENA QUATTORDICESIMA
Cambiamento di scena.
L'interno di una birreria. Vari avventori ai tavoli. Il calzolaio. Lo stagnaio. Un forestiero.
L'oste. Il cameriere. Da una parte una credenza con misurini per bevande. In fondo è
appesa un fogliettino di carta nera su cui si legge in trasparenza: Oggi suonerà il famoso
arpista Nachtigall. Breve musica adatta al cambiamento di scena.
Coro
In effetti i cibi sono
magnifici, splendidi, squisiti
e l'unico neo è
che manca ancora l'arpista.
Dicci un po', buon oste,
ma dov'è Nachtigall?
115
NUMEROSI AVVENTORI Ma cosa succede, signor oste?
OSTE Prego, signori miei, non arrabbiatevi se non c'è ancora l'arpista. Lo so che persone
del genere sono insopportabili.
CALZOLAIO Se almeno non fosse così villano con gli avventori.
STAGNAIO No, è proprio vero, c'è di che ridere di lui, ha delle belle idee, eccome!
CALZOLAIO Recentemente ha chiamato asino quel signore, è stata una bella pensata.
OSTE Si, è vero, è il secondo buffone, ho un gran numero di avventori grazie a lui, alla
gente piace la sua grossolanità, ma egli strafà, gliel'ho già detto, se offenderà ancora
qualcuno, non dovrà più venire.
FORESTIERO E' l'arpista che ha cantato ieri? Ma non è affatto capace, ora ne arriverà un
altro da Linz, dovranno ascoltare quello. Ehi, cameriere, una porzione di testina di
agnello.
CAMERIERE Subito, Vostra Grazia. Sta arrivando Nachtigall.
TUTTI Era proprio l'ora.
SCENA QUINDICESIMA
Detti. Arriva Nachtigall con l'arpa, vestito in modo caricaturale.
NACHTIGALL
Canto
Non c'è niente di più bello al mondo
di un arpista,
se è gradito ai suoi ospiti
ed è sempre allegro.
Se anche prende una sbornia,
canta arzillo più che mai,
e se non può più cantare,
passa sotto silenzio.
E' sensibile solo alla sua arpa,
è addirittura la sua donna,
può suonarla come vuole,
tanto non lo prende per i capelli.
Così canterella per tutta la vita,
un bel giorno sarà tutto finito
ed egli sarà morto, si dirà di lui:
era un buon burlone.
OSTE Ma perché proprio così tardi, signor Nachtigall?
NACHTIGALL Chiedo perdono, avevo mal di testa, mi sono ubriacato. Ieri ho preso una
sbornia. E il nostro portiere, se uno suona alle dodici, apre solo all'una e allora per
questo mi sono appoggiato al portone e mi sono addormentato, improvvisamente
apre di scatto e io cado lungo disteso dentro al portone. Butto in terra lui e io mi
rialzo.
CALZOLAIO Perché ha di nuovo preso la sbornia. Adesso si inizi pure.
116
NACHTIGALL Subito, Hansel, la mia colofonia per bagnarmi l'ugola.
CAMERIERE Già lo so. In disparte: Sono sei boccali di birra.
NACHTIGALL E il piatto di stagno per riscuotere.
FORESTIERO Cameriere!
NACHTIGALL Aha, sei già qui, uccellaccio, oggi succederà qualcosa.
FORESTIERO Quando potrò avere finalmente la mia testina di agnello?
NACHTIGALL Bene, dai dunque al signore la sua testa d'agnello, non far stare la gente lì
seduta così a lungo senza testa.
Il cameriere porta la testina d'agnello.
OSTE Ricominci pure. Signor Nachtigall, glielo consiglio.
NACHTIGALL Signor oste, ci sarà una lite con quello. Lo conosco, vuole rubarmi il pane.
OSTE Non si azzardi.
NACHTIGALL E' inutile, sono un uomo litigioso, che si litighi.
OSTE Se mi offende un avventore NACHTIGALL Non è un avventore, glielo dirò io il perché.
CALZOLAIO Inizi una buona volta e canti qualcosa di nuovo.
NACHTIGALL Senz'altro. Canta e suona l'arpa.
Canto
Il vino nuovo è proprio nettare degli dei,
spesso fa ubriacare le persone migliori
e chi vorrà vedere splendere il sole di notte,
basta che vada molto tardi all'osteria del vino nuovo.
Perciò, compagni, vi consiglio di andare all'osteria del vino nuovo!
Il vino nuovo dona solo allegria ad una persona,
le rinvigorisce il fegato e le divora il petto,
porta la gente in cielo più presto,
poiché qualcuno che ne ha bevuto un po', sarà già là.
Perciò, compagni, vi consiglio di bere del vino nuovo!
Il vino nuovo non conosce alcun favoritismo,
non si lascia corrompere, fa il suo dovere,
si tratti di un conte o di un mendicante, in quel caso il nome non protegge,
il vino nuovo lo afferra e lo dilania.
Perciò, compagni, vi consiglio di bere del vino nuovo!
E se non volete pagare molto, fatelo in modo ingegnoso,
facendo ubriacare l'oste con il vino nuovo.
Nell'ebbrezza vedrà doppio, quindi pagatelo velocemente,
così ne uscirete pagando metà della bevuta.
Perciò, compagni, vi consiglio di bere del vino nuovo!
FORESTIERO ride ad alta voce: Non si può proprio ascoltare. Cameriere, il conto!
NACHTIGALL
Ah! Smette improvvisamente. Oh, oggi non mi sfuggirai. Prende il
piattino e fa il giro. Abbiano la bontà, signori miei. Al forestiero: La prego
umilmente.
FORESTIERO Cosa c'è? Non ha ancore cantato un bel niente.
117
NACHTIGALL Ho appena smesso.
CALZOLAIO Si, ma il signore aveva già cessato prima di cominciare.
NACHTIGALL Non mi interessa, ieri ha richiesto due canzoni e non ha pagato niente.
FORESTIERO Impertinente.
NACHTIGALL Lei è impertinente.
FORESTIERO Non mi irriti.
NACHTIGALL Non mi tormenti.
FORESTIERO Tutt'altro. Cameriere, il conto!
NACHTIGALL Macché cameriere il conto, arpista il conto.
CALZOLAIO Calma, quel signore ha ragione. Chi pagherebbe prima di aver ascoltato
qualcosa? Come calzolaio, io porto la merce in casa e spesso non ricevo denaro, men
che mai in anticipo.
NACHTIGALL Perché il signore è diventato calzolaio? La gente prende a calci questo
signore con la sua stessa merce. Ma questo non lo sopporto, è un arpista di Linz
travestito, costui vuole soppiantarmi.
FORESTIERO E' una bugia. Gli getta una monetina d'oro. Eccola, e ora marsc'.
NACHTIGALL Niente marsc', alt! E' un ordine. Ecco i suoi due groschen. Con questi non
mi comprerà gli sgarbi che oggi stesso Le farò. Lei ha imprecato contro la mia voce,
ha detto che mi chiamo Nachtigall proprio per il fatto che la gente è sempre piena di
livore quando canto di notte.
FORESTIERO Ragazzo, prendo il mio bastone spagnolo e NACHTIGALL Come - per un canto tedesco vuole dare colpi spagnoli? Se Lei fosse un
abile arpista, farebbe uscire un paio di bei trilli, invece Lei è un cantante dell'epoca
primitiva che in quella attuale non sa più far niente.
FORESTIERO Signori miei, diano retta a me, io sono un viaggiatore.
NACHTIGALL E io sono un pazzo e anche se Lei è andato molto lontano, ai miei occhi
non è poi tanto lontano.
OSTE Ora il signore stia zitto o cambierò tono.
NACHTIGALL Allora si accordi su uno, io mi intonerò in fa.
OSTE E io allora in sol. Indica la porta.
NACHTIGALL Quale sol? Pronuncia tali sillabe? La, ora in qualità di arpista dovrò
cambiare tono.
CALZOLAIO Dunque ora se la prende anche con l'oste.
OSTE Le interdico tutta la mia osteria.
NACHTIGALL Tutta? Non può farlo, perché deve ancora pagarne la metà. Del resto ai
miei occhi Lei è un brav' uomo, ma la Sua birra non è buona a nulla.
OSTE Visto che non smette con le Sue villanie, se ne vada subito.
NACHTIGALL Visto che non smetto con le mie villanie, rimango ugualmente. I miei
rispetti, ai miei stimati avventori, ma signori miei, esorto Loro sul Loro onore, sono
capaci di dirmi qualcosa di cortese?
TUTTI No, questo è vero.
NACHTIGALL Vedano. Una sola voce. Sono un uomo retto, mi faccio buttar fuori dalla
porta diritto come un fuso, ma rientro dentro, so già il perché, ma due lire in
un'osteria non stanno bene. Costui è un arpista e deve andarsene.
TUTTI Deve andarsene.
NACHTIGALL Voglio vedere chi mi porterà fuori dall'osteria.
Tuono. Notte. Vipria esce dalla botola.
118
VIPRIA forte: Io!
NACHTIGALL Dio mio, l'uomo nero!
Entrambi sprofondano. Tutti rimangono stupefatti.
Coro
Che trambusto, che fragore,
trema tutta l'osteria,
santo cielo, assistici,
è una stregoneria di Satana.
Violento tuono, un fulmine attraversa il fondale e lo divide in modo che la metà inferiore
formi una sorta di triangolo, la parte superiore crolla e si vede, in luminosa lontananza,
ondeggiare piccolissimo il carro di nuvole con Nachtigall e Vipria. Mentre sul davanti
rimane buio, lo sfondo è illuminato dal fuoco ellenico.
Ahimè, ahimè, siamo perduti,
vedete, la strega e il furfante
volano nel cielo veloci come frecce.
Cala il sipario.
FINE DEL PRIMO ATTO
119
SECONDO ATTO
SCENA PRIMA
Paesaggio romantico davanti al colossale palazzo delle sorelle incantatrici. Due leoni
bianchi stanno davanti all'entrata. Al suono di una debole musica, con la sua carrozza di
nubi, Vipria scende a terra con Nachtigall. Continuano a litigare durante la discesa.
NACHTIGALL Lasci perdere, io non rimango affatto.
VIPRIA Taci!
La carrozza di nubi è a terra, Nachtigall salta fuori arrabbiato.
NACHTIGALL Ma se non voglio. Eccoci, ora scendiamo in un paese dove io non mi
troverò mai a mio agio, dovrò allora morire di fame, è un'isola inospitale, dove potrò
trovare un oste che abbia bisogno di un arpista?
VIPRIA Calmati, provvederò io alla tua tavola.
NACHTIGALL Lei? Bene, allora ho già mangiato se do ascolto a questo. Lei non mi
abbindolerà più.
VIPRIA Frena la lingua e abbraccia la ragione.
NACHTIGALL Quale ragione? Io ragiono abbastanza. Come può Lei essere una persona
per bene? Entra sola soletta nell'osteria come un ussaro, mi carica e mi rapisce,
proprio me, uomo innocente, non si vergogna?
VIPRIA Ti ho rapito per portarti verso la tua fortuna.
NACHTIGALL Davvero? E per questo motivo viene con un simile equipaggio? Si arriva
con sei morelli, ma non con sei corvi, uno si arrabbia per forza.
VIPRIA Eppure io ti porterò in alto.
NACHTIGALL La ringrazio per un simile innalzamento. Quando sarò appeso in aria e i
corvi mi voleranno intorno. Vuol fare di me un pendaglio da forca?
VIPRIA Ora sei un mendicante, diventerai un Creso.
NACHTIGALL Ah, La prego, ora mi chiama addirittura accattone. Non ha notato le mie
stupende conoscenze, non ha sentito quale lustro mi ha conferito l'oste? Ora Lei verrà
subito con me e mi condurrà in un luogo dove io possa querelarLa.
VIPRIA Ti dono in pasto ai leoni se non ti piegherai alla mia volontà.
NACHTIGALL Che tipo di leoni? Si guarda intorno e scorge l'edificio insieme ai leoni,
trema. O accidenti, sono due cani bolognesi. Indicando un leone: Questa qui deve
essere una femmina, fa la civettuola con me. Ora cambio tono. Carissima! Cade in
ginocchio. Ora sono quel che Lei vuole, sono un accattone, un'accattona, un'intera
famiglia di accattoni, se Lei comanda, anzi La prego, mi doni anche solo un po' della
mia vita.
VIPRIA Alzati, dai occhi alla tua cieca paura e guardati intorno nella patria dei fiori.
120
NACHTIGALL rimane in ginocchio: Lo so, i miei rispetti, un bel paese, gli bacio la mano,
ricco di fiori, mi è piaciuto già da lontano, l'avevo preso per un grande vaso di fiori.
VIPRIA Non sei rapito dal buon profumo?
NACHTIGALL Come no! Tutto il paese è un recipiente pieno di brillantina.
VIPRIA Alzati. In disparte: Questo sciocco è proprio adatto al mio piano. Ad alta voce:
Questo paese non è disabitato come te lo figuri. Qui vivono migliaia di persone e su
essi regna una giovane e bella regina.
NACHTIGALL Due regine dunque? Una giovane e una bella? Allora se quella giovane è
anche bella e quella bella anche giovane, la scelta è davvero difficile. Sarebbe una
fortuna se potessi diventare arpista qui.
VIPRIA Oh, che creatura modesta! Regnerai al suo fianco, già da domani.
NACHTIGALL La smetta. Burlona, Lei mi prende in giro. Dovrei prendere una regina?
Un coniglio forse.
VIPRIA Ti ho rapito come strumento della mia vendetta, oggi stesso scriverai qui un
componimento encomiastico, per mezzo del quale la mano della sovrana dovrà essere
tua. Tra migliaia consegnerai il migliore.
NACHTIGALL Consegnare il migliore? Rara virtù di un fornitore.
VIPRIA Ora corri e presentati a quel sontuoso palazzo, là dai ad intendere che sei un
menestrello, un cantore dalla lontana Inghilterra, che ti è apparso Apollo in un sogno
delirante e che ti avrebbe ordinato di navigare verso questo paese per salvare qui
l'onore della poesia e conseguire la dignità che spetta al tuo spirito e al tuo orgoglio.
NACHTIGALL Sarà un entrata pomposa, con il cappello stracciato e la giacca rattoppata.
VIPRIA Una mia parola ti avvolgerà in abiti d'oro e io ti regalerò un'arpa d'oro.
NACHTIGALL Ah, allora avrò un coraggio da leone, faccia quindi attenzione. La più
recente scoperta in medicina è che l'oro rinvigorisce i nervi. E come l'hanno scoperto?
A un povero diavolo, che dalla fame non ce la faceva quasi più a camminare, hanno
riempito le tasche di ducati e improvvisamente si è manifestata in lui una tale forza ed
è diventato così impertinente, che ha buttato fuori dalla porta le persone più distinte.
Pum, gli hanno riportato via tutto l'oro ed egli è diventato nuovamente un miserabile
come prima.
VIPRIA Voglio mettere alla prova questa forza su di te. Vai! Là incontrerai molti poeti,
ridi pure del loro scherno. Fatti condurre da Ermione, così si chiama la regina, là
mena vanto, con millanteria aumenta la bruttezza che la natura ti ha conferito,
affinché il tuo aspetto rovini la sua allegria. Poi ritorni indietro velocemente e bussi a
questa porta, qui, con l'aiuto della Fantasia, comporrai la poesia che ti bollerà a
eterno tormento di Ermione, quale sovrano del suo regno e del suo fascino mezzo
spento.
NACHTIGALL Devo bussare al portone di fronte al quale si trovano quei due portinai? Io
lascio stare. Se uno capisce male invece della porta apre le fauci. Che ci vada Aken,
io no davvero.
VIPRIA Il topo non si occupa del leone. Vai, provaci. La sorella ti aprirà.
NACHTIGALL Ora i leoni hanno anche una sorella. Che fare? Qui due leoni maschi,
indicando Vipria, là una tigre femmina. Chi è ora il più mordace? Si cominci pure a
mordere. Risoluto: Parteggio per i leoni. Forse sono tanto generosi quanto io sono
pusillanime. Coraggio, Riccardo Cuor di Leone! Corre, bussa rapidamente e balza
subito indietro. L'ho toccato, cosa ho toccato lo saprà il cielo.
121
SCENA SECONDA
I battenti del portone si aprono di scatto. Arrogantia viene avanti. Detti.
ARROGANTIA Chi osa bussare a questa porta?
NACHTIGALL E' proprio così. Una non era abbastanza per tormentarmi, esce anche la
continuazione.
ARROGANTIA Cosa vuoi tu, essere a metà tra la scimmia e l'uomo?
NACHTIGALL Eccoci, lo sapevo io, la seconda parte è sempre peggio della prima.
VIPRIA Come puoi oltraggiare colui, che il mio sguardo ha scelto tra milioni come suo
strumento.
NACHTIGALL Ha preso proprio me, è una bella fortuna, come quando viene ucciso un
uomo su dieci.
VIPRIA Ecco, ti presento l'eroe di questo giorno, il futuro sceicco dell'isola.
ARROGANTIA Che magnifica caricatura! Hahaha, amico, sei il più bell'essere deforme
che io abbia mai visto.
NACHTIGALL La prego moltissimo, mia gentile Bella Donna, Lei è troppo benevola. No,
la descrizione che quella dà di me, è scandalosa.
VIPRIA Cosa sta facendo la Fantasia, non ha distrutto la gabbia?
ARROGANTIA La disperazione ha imperversato in lei, ma adesso si guarda intorno
tranquilla e ora splende il suo occhio, ora una lacrima si specchia in esso.
VIPRIA Mi fa pena, quel povero usignolo.
NACHTIGALL
Hanno un usignolo anche là dentro? Alla fine andranno in giro ad
acchiappare tutti gli usignoli. Oh, povero usignolo che non sono altro, alla fine
entrerò in una voliera e dovrò bere da una vaschetta e per me un misurino sarà
troppo piccolo.
VIPRIA Come sta il nostro branco di poeti, fa effetto su di loro la prigionia della Fantasia?
ARROGANTIA Magnificamente. Tutti i poeti di quest'isola corrono disordinatamente in
sciocca confusione, neppure un verso è a disposizione delle loro teste vuote, da
quando la Fantasia se ne è allontanata.
VIPRIA Vieni dunque, voglio annunciare alla Fantasia come può conquistarsi la libertà.
Nel frattempo costui comparirà nel palazzo di Ermione. Toccalo con la tua freccia.
ARROGANTIA
Risplendi, sassolino, e trasformati in pietra preziosa, per lo meno
all'esterno.
Tocca Nachtigall, che si trova indosso un abito da cerimonia ricamato in oro,
contemporaneamente sul sedile erboso, sotto un albero, compare un cappello ornato di
piume che gli viene dato da Arrogantia. Vipria tocca un albero dal quale pende
improvvisamente un'arpa d'oro.
VIPRIA
E io ti dono quest'arpa,
vai e falla risuonare.
Per mezzo della sua musica condurrai al dolore un cuore allegro.
Per mezzo di essa conquista il premio poetico, cantore del piacere lieto,
e pianta così il dardo della vendetta nel petto di Ermione.
Entrambe entrano nel palazzo.
122
NACHTIGALL da solo: Adesso fuggono via tutt'e due e mi lasciano qui. Se ho capito una
sola parola di tutto quel chiacchiericcio, sono un uomo malvagio. Non so proprio
cosa vogliano da me, visto che avrei preferito stare nella mia birreria, la lombata che
avevo ordinato mi diventerà fredda. E se non faccio ciò che esse comandano, alla fine
mi uccideranno addirittura, quelle due litigiose. Mi hanno vestito bene, se ne potrebbe
ricavare qualcosa. Non ci capisco niente. Mi manca il senno e dovrei fare un
componimento encomiastico. A nessun costo, non posso. Canzoni ne ho fatte
abbastanza, sono stato molto scanzonato, anzi direi prolifico di canti. Ma versi
funesti, toccanti, non ho ancora provato a comporne. Macché, mi affido alle mie due
sorelle snaturate, adesso mi reco al palazzo e andrò a ricevere rispetto come si deve,
o delle belle botte. Il caso è uno strano protettore, ha già tratto d'impaccio molte
persone.
Aria
Il caso manda in giro molti uccellini
di due generi diversi,
svolazzano intorno al naso al mondo intero
e gli recano benessere o dolore.
Quelli felici hanno un'uniforme rossa,
quelli cattivi sono neri come corvi,
mentre quelli rossi volano sulla campagna fiorita,
quelli neri volano a valle.
Perciò, o caso, ti prego cortesemente, mandami
oggi un uccellino roseo,
che voli dentro la sala dei miei ascoltatori
e li predisponga all'indulgenza e alla gioia.
Poi farò vibrare l'arpa, conquisterò la sposa
e la condurrò a casa in giubilo.
Se sarà davvero la mia mogliettina, griderò forte,
amico caso, sparisci ora.
La fedeltà non può mai esistere solo per caso,
il caso porta spesso un accompagnatore
e i casi fortuiti che guardiamo con gelosia,
in verità non ci rendono felici.
Se però la mia mogliettina morisse, esperienza funesta,
non sarà mai il mio desiderio,
allora, o caso fortunato, non dimenticarmi,
presentati con un'altra.
Esce.
123
SCENA TERZA
Cambiamento di scena.
Palazzo di Ermione. Odi. Tutti i poeti dell'isola entrano precipitosi.
CORO a Odi:
Facci entrare, corri,
chiama svelto la sovrana.
Non sopportiamo il tormento,
ella rinvia la scelta.
ODI Ma siete diventati pazzi? Il poetare vi ha confuso i sensi?
UN POETA Si è esaurito l'alto dono dell'arte poetica, siamo stati stregati, non ci viene in
mente più alcun verso. Prega Ermione di venire qui se ti sono care le spalle.
TUTTI Si, hai sentito, furfante.
ODI gridando: Ho sentito. Uscendo, tra sé: Rozzo popolo di poeti. Esce.
SCENA QUARTA
Buffone. Detti.
BUFFONE entra di corsa: E' vero ciò che ho sentito? L'Ippocrene si è esaurita, tutta l'arte
poetica si è inaridita! Ahimè, ahimè, ahimè!
TUTTI Ermione è perduta per noi.
BUFFONE Non vi viene in mente proprio niente?
TUTTI Proprio niente.
BUFFONE O poveri orfani di Apollo, andrò in Germania e farò una colletta in vostro
ricordo presso i nostri poeti.
Distichon sconvolto, entra precipitosamente.
DISTICHON Tradimento, tradimento! Il mio spirito si è ribellato.
BUFFONE Sia ringraziato il cielo, ecco il sapientone.
DISTICHON O fratelli, unitevi al mio lamento, Apollo mi ha maledetto, disperazione,
accettami come figlio.
BUFFONE Si prende un bel figlio.
DISTICHON Il mio spirito è perduto. Dove lo ritrovo?
BUFFONE Te lo rendo noto a suon di tamburo, ognuno lo porta volentieri, ma in tal modo
non è utile a nessuno.
DISTICHON Niente, proprio niente mi viene in mente. E oggi dovrei conquistare il
premio.
BUFFONE si inginocchia: O Ercole di tutti i poeti, mi contorco nella polvere e ammiro la
tua inettitudine.
DISTICHON battendosi la fronte disperatamente: Oh, avessi conservato i miei pensieri
sotto spirito.
BUFFONE allo stesso modo: Oh, avessi venduto la mia arguzia a un asinaio.
DISTICHON Non dovrei così provare l'umiliazione di essere il buffone di questo buffone.
BUFFONE Non dovrei così rendergli il disonore di farlo davanti a voi.
124
SCENA QUINTA
Detti. Ermione rapida.
ERMIONE Chi è che mi desidera, cosa vuole da me questa folla vivace?
BUFFONE La disperazione blocca qui il suo ingresso trionfale.
ERMIONE Non è questo il vostro posto, ci vedremo al tempio. Il vostro spirito è stato
troppo precipitoso.
DISTICHON O regina, fammi morire ai tuoi piedi.
ERMIONE Muori nella poesia, non nella realtà. Un distico può finire solo in versi.
DISTICHON Finirò per restare soffocato dai versi a rime accoppiate. Oggi ci è impossibile
celebrarti, Altezza. E' come se tutti quanti avessimo solo un'unica testa vuota, dalla
quale la stupidità in persona spazza via l'intelletto con un'enorme scopa. Un crampo
magico contrae il nostro cervello in un fitto groviglio.
ERMIONE Se sei il mio poeta di corte, perché parli in maniera così ordinaria?
DISTICHON E' pur sempre la cosa più bella che io abbia detto in tutto il giorno, non
riesco più a pensare niente di elevato e ovunque guardi, vedo brutte facce. Guarda il
buffone.
BUFFONE Anch'io.
DISTICHON Perciò, o sovrana, rimanda l'odierno premio, oggi non potremo conquistarti,
dacci tempo fino a domani, se non vuoi affrettarti a uscire dal tempio senza essere
stata celebrata.
ERMIONE E' la paura che imprigiona il vostro spirito. Come? Osate affermare che qui,
oltre a voi, non vive alcun poeta? Sia punito il vostro orgoglio, io mantengo il mio
giuramento e lo rinnovo qui, anche se si trattasse di un mendicante. Voglio sentir
risuonare versi. L'argomento è Ermione. Le sette è l'ora stabilita. Ora affrettatevi e
implorate una poesia visto che siete troppo vili per comporla.
DISTICHON Addio allora, superba sposa di poeta! Venite, figli diseredati della musa
lirica, alleviamo i nostri nobili cuori imprecando. Siamo pur sempre geni a dispetto
del mondo e anche se non sapessimo niente, questo però lo sappiamo. Ci
presenteremo al tempio, forse la notte magica potrebbe rischiararsi nelle nostre teste,
poi urleremo i nostri versi contro la sua cupola affinché risuoni e la sua triplice eco ci
gridi di rimando il premio. Esce precipitosamente.
TUTTI Si, lo faremo.
Tutti dietro di lui.
BUFFONE Adesso gli hanno dato il fatto suo. O prosaici accattoni poveri di versi.
ERMIONE Questa è opera di Apollo. Amphio, adesso hai gioco più facile.
SCENA SESTA
Detti. Odi.
ODI Sovrana, un forestiero chiede udienza, porta tanti saluti da parte di Apollo che lo ha
inviato. E' il nuotatore più veloce che il mare abbia mai portato, in una notte è giunto
qui a nuoto dall'Inghilterra. E' un tipo spassoso.
BUFFONE E' forse Apollo stesso?
125
ERMIONE E' un bell'uomo?
ODI Da lontano mi sembrava un babbuino. Lo potrai osservare tu stessa da vicino.
SCENA SETTIMA
Detti. Nachtigall con l'arpa d'oro.
NACHTIGALL
Aria
Riverenza, riverenza!
Onore a Lei da ogni dove.
Sono un grande poeta,
ogni buffone se ne accorge subito,
e vengo a nuoto dall'Inghilterra,
attraverso il Mar Rosso, come un ciprino dorato.
Apollo stesso è il mio signor compare,
ogni tanto corro in cielo
e con gli altri dei
sono addirittura in confidenza.
In breve, sono giunto qui
poiché ho appreso la notizia
che, colui che compone una lirica encomiastica,
conquista immediatamente la sposa.
Perciò me la rido a crepapelle,
la vittoria, ci scommetto, sarà mia,
ho sottratto la sfera alla Fortuna
e come poeta butterò giù tutti i birilli.
Ho l'onore di ammirare la principessa Ermione?
ERMIONE Proprio così, amico, non ti sei sbagliato.
NACHTIGALL Sono immensamente lieto. In disparte: Ah, che persona gentile, se sarà
mia moglie, per quattordici giorni non guarderò altre donne. Al buffone: E questo
signore come si chiama?
BUFFONE Mi chiamo Muh!
NACHTIGALL
Un bel nome, così facile, così scorrevole, qualsiasi mucca può
pronunciarlo.
BUFFONE L'ho già sentito anche in bocca a un asino.
NACHTIGALL E' forse un congiunto della principessa?
BUFFONE Sono il buffone di corte.
NACHTIGALL Buffone di corte? Fidonc! Allora della corte inferiore, amico, e non di
questa sala alta.
BUFFONE Oggi è proprio il giorno in cui vengono ammessi tutti i buffoni. Altrimenti non
saresti qui anche tu.
NACHTIGALL Dunque, che ne è di noi due carissima?
ERMIONE Di noi due? Parli in modo molto sfrontato, amico mio.
NACHTIGALL Si, perché fare tante cerimonie, visto che questa sera saremo marito e
moglie.
ERMIONE sorridendo: Lo sai per certo?
126
NACHTIGALL
Senza alcun dubbio. Lei è il premio che viene celebrato e io il più
riprovevole tra i poeti del mondo. Ci se ne accorge subito da - ma come si dice ebbene, da diverse cose.
BUFFONE Dalla ricchezza di idee soprattutto.
NACHTIGALL Voglio sperarlo, le idee piene sono sempre migliori di quelle vuote, è
proprio come con i Krapfen. Del resto, in quanto poeta, ho una straordinaria
disinvoltura. Ho già scritto oltre cinquecento tragedie e più scrivo, più il pubblico
diventa triste.
ERMIONE Conosci Omero?
NACHTIGALL No, però conosco l'umorismo che dovrà conquistare per me il Suo cuore.
E non si creda affatto che sono un povero diavolo, in Inghilterra ho dei buoni
proventi.
BUFFONE Dunque non è il poeta povero di Kotzebue?
NACHTIGALL No, quello ricco, ma non tutti sono così ricchi. Ci sono bravi poeti che
quando aprono la bocca hanno delle uscite molto divertenti, ma quando aprono le
tasche, non esce mai niente. Ma ora veniamo ai fatti. Il mio signor compare, un certo
Apollo, mi è apparso in sogno la scorsa notte e mi ha promesso la Sua mano e ha
fissato la serata odierna per il matrimonio. Non faccia dunque cerimonie e si rassegni
alla sua volontà. Ho fatto la mia visita di cortesia. Ora farò anche un piccolo
sonnellino e poi comincerò a comporre versi, tanto da farmi uscire il fumo dalla testa.
Con entusiasmo poetico: E prima che il sole con un tonfo cada nel mare, sarò
felicissimo di essere Suo sposo. Fa per uscire.
ERMIONE Addio allora, dimostrerai presto se sei un maestro nella costruzione del verso.
NACHTIGALL Quale costruzione? Mi perdoni, allora devo ritornare indietro. Non sono
costruttore edile, lo dico subito.
ERMIONE La poesia non è nella forma affine all'architettura? Poiché come il costruttore
congiunge blocco a blocco di marmo prezioso, anche il poeta mette in fila pensieri su
pensieri e li unisce con la malta della sua arguzia.
NACHTIGALL Si sbaglia. Sa quale differenza c'è tra un poeta e un costruttore edile? Se a
un poeta viene in mente qualcosa, è un onore per lui, se invece a un costruttore edile
crolla qualcosa, è una bella vergogna. Creda a me che ho l'onore di prendere
congedo. Esce.
ERMIONE Una persona bizzarra, è un avventuriero che tenta la fortuna qui, eppure mi
diverte.
BUFFONE con invidia: Se costui vincerà il premio, allora ti dai via a basso prezzo.
ERMIONE Taci, buffone, non è un poeta, eppure il suo animo sembra essere migliore del
tuo. E la sua disposizione di spirito potrebbe facilmente essere pericolosa per te. Ora
lasciami.
BUFFONE tra sé: Un buffone a par mio deve tremare? O mondo ingrato, spesso qualcuno
pensa di essere l'unico buffone della corte, poi ne arriva un altro che lo taglia fuori e
quest'altro verrà poi scacciato da un altro ancora e allora i poveri buffoni litigheranno
per la conquista della triste condizione di buffone. Ognuno vuole essere il più grande
e ognuno prende in giro se stesso. Oh, vana buffoneria, oh, vanità buffonesca, vorrei
avere dei bei soldi, poi il buffone lo faccia chi vuole. Esce.
ERMIONE da sola: Volgare invidia che spesso disonora il savio stesso. O Amphio, come
sarai invidiato, quando il mirto e l'alloro ti orneranno.
127
SCENA OTTAVA
Detti. Amphio, sconvolto e pallido.
AMPHIO O Ermione, sei tu? Se veramente mi hai amato, guardami in modo benevolo.
ERMIONE Cosa ti tormenta, Amphio, cosa ti conduce qui adesso?
AMPHIO immobile: Fammi guardare nei tuoi occhi, ti prego, finché il mio spirito non si sia
infiammato al loro splendore. Ermione lo guarda stupita. Ti ringrazio. Finge di
ispirarsi alla poesia dallo sguardo di lei, ma non ci riesce. Va quindi ad un passo
da lei e dice pensieroso, guardando il cielo: Si - si - ora va bene. Sempre più
agitato: Infiammati, animo, infiammati! Disperandosi: E' inutile, per me ella è
perduta! Fa per uscire.
ERMIONE Dove vuoi andare?
AMPHIO In mare. Ride in modo sguaiato. Voglio votarmi a Nettuno.
ERMIONE Ma non al suo infido abisso?
AMPHIO Non è più profondo del mio dolore e posso pure confidare alle sue onde il
perché vengo trascinato sul loro fondo.
ERMIONE Sei tu il mio Amphio? Ermione è l'argomento, lo ha detto oggi l'oracolo e tu mi
celebri in questo modo?
AMPHIO Allora sappi che non posso celebrarti, il mio spirito è arido, il mio cuore freddo,
da quando mi hai parlato, non sono più Amphio.
ERMIONE Fatti coraggio, ti manca fiducia nelle tue capacità.
AMPHIO Sono stato ingannato dalla Fantasia, è una donna, non avrei mai dovuto fidarmi
di lei.
ERMIONE indignata: Oh, potessi comporre io versi per te, per dimostrarti quali bei
pensieri possa avere una donna per amore.
AMPHIO Si è esaurita, si è esiliata da sola.
ERMIONE Oh, non imprecare, non hai detto tu stesso con la tua poesia:
La Fantasia è un profondo pozzo magico,
dal quale attingiamo il nettare dei pensieri.
Si estende dall'Olimpo fino alle più profonde voragini dell'Orco,
con il suo alone circonda il mondo
e inesauribile è la sua sorgente eterna,
poiché ogni flusso della passione
si riversa sul suo fondo.
AMPHIO O regina, perché hai osato tenere l'ardito giuramento? Non fosse stata necessaria
la poesia, avrei avuto bisogno di conquistare solo il tuo amore, poiché sappi che anzi no, ora è troppo tardi, tu sarai la sposa del vincitore e io farò morire con me il
mio segreto.
ERMIONE Oh, fermo, ho ancora un raggio di speranza. Come te si lamentano tutti i miei
poeti, forse si tratta di un'apparizione delle sorelle incantatrici, perciò coraggio,
perché nel tempio di Apollo questo incantesimo deve scomparire. Allegria, Amphio,
me lo dice il cuore.
AMPHIO L'infelicità è avida di qualsiasi illusione di speranza. Quindi sposerò la mia fiducia
con la tua speranza e attenderò un figlio che si chiama compimento.
ERMIONE Interpellerò ancora l'oracolo prima della cerimonia, di più non posso fare per la
nostra serenità. Io non appartengo a me stessa, no, appartengo ad Apollo, ripongo la
mia più grande fiducia in lui, raggio di luce che illumina il mondo, poiché egli ha
128
posto nel mio cuore il presentimento che nessun altro potrà conquistarmi, se non tu.
Perciò ti aspetterò nel tempio. Coraggio, Amphio, gli dei ci sono vicini. Confida nella
loro protezione. Esce.
AMPHIO da solo: Ebbene, confiderò nella fortuna all'ultimo istante e se la nobile Fantasia
mi tradisse, lascia che io me ne vada da te, o mondo, in cui la nobiltà è illusione e
solo le cose volgari si conservano. Esce.
SCENA NONA
Cambiamento di scena.
Stanza nel palazzo delle sorelle incantatrici. Di lato uno scrittoio greco, posto su un
gradino. Vipria e Arrogantia entrano precipitosamente.
VIPRIA Dov'è il babbeo?
ARROGANTIA guarda dalla finestra: Eccolo che arriva.
VIPRIA Adesso porta la Fantasia.
Arrogantia esce.
SCENA DECIMA
Vipria. Nachtigall.
NACHTIGALL Eccomi qui, ho svolto magnificamente il mio lavoro. Bene, come si mette
con la poesia ora? Facciamola rapidamente insieme. Non vedo proprio l'ora, la regina
è bella, e se Loro non hanno niente in contrario, io sono innamorato di lei, non vedo
proprio l'ora di essere re.
Arrogantia trascina dentro la Fantasia in catene, le ali le sono state recise.
ARROGANTIA L'ho portata, ha tentato di sfuggire appena ho aperto la gabbia.
VIPRIA Dove sono le tue ali?
ARROGANTIA Gliele ho tagliate.
VIPRIA Sei stata accorta. Beffardamente: Dove volevi andare, colombella?
FANTASIA allo stesso modo: Volevo volare dall'avvoltoio, perché non mi piaceva stare
dalla civetta.
ARROGANTIA Voglio recarmi in avanscoperta, fai di lei ciò che vuoi. Esce.
VIPRIA a Nachtigall: Per mezzo di lei scriverai la poesia, questa è la Fantasia.
NACHTIGALL Ah, mi fa piacere aver l'onore di farne la conoscenza. Di nascosto a
Vipria: Ma che cos'è la Fantasia?
VIPRIA E' lo spirito che imperversa nel cervello dei poeti.
NACHTIGALL Allora saltella nel cervello dei poeti e non c'è da meravigliarsi se danno i
numeri, per questo si dice che i poeti sono delle teste matte.
VIPRIA Te la incateno a questa scrivania. Aggancia la catena della Fantasia a un anello
fissato su un lato dello scrittoio, in modo che la Fantasia sia seduta al lato del
tavolo, circa al centro del palco, sull'ampio gradino, ma non proprio sul pavimento.
Sii orgoglioso di ciò, nessun poeta può vantarsi di essere stato servito da
129
lei come schiava. Annota con solerzia ciò che ella ti suggerirà. Ermione è il titolo della
poesia. Lo scriverai in cima.
NACHTIGALL Sono dunque un poeta che scrive solamente, senza pensare? Allora non
sono l'unico. Ed ella è colei che pensa per tutti i poeti?
VIPRIA E' così.
NACHTIGALL Deve essere un supplizio. Per questo è tanto esile.
SCENA UNDICESIMA
Detti. Arrogantia.
ARROGANTIA preoccupata: Ermione sta andando dai due sacerdoti per interpellare
nuovamente l'oracolo prima della scelta, sul perché la notte dello spirito gravi sui suoi
poeti. Se ciò accadrà, il nostro piano sarà sventato.
VIPRIA Deve essere impedito. Vieni, trasformeremo rapidamente in pietra questi due
sacerdoti e noi ci siederemo al loro posto. Con le sembianze di Affriduro ti porrò le
domande e tu dirai, con la voce dell'oracolo, che Apollo ha donato il suo favore a un
forestiero, che Ermione dovrà scegliere. A Nachtigall: Intanto tu rimani qui e scrivi la
tua poesia. Ma prima che trascorra mezz'ora, presentati al tempio e recitala con
l'arpa. Anche se risulterà brutta, sarà comunque la migliore, essendo l'unica. Alla
Fantasia: Mantieni il tuo giuramento, ispiralo per quanto è in tuo potere. A
Nachtigall: Non liberarla se ami la vita e se non vorrà servirti, costringila, sei il suo
padrone.
Escono entrambe.
FANTASIA tra sé: O Amphio! Che destino atroce, non posso salvarti.
NACHTIGALL si siede al tavolo: Adesso vedremo che qualcosa riusciremo a comporre.
Sarà un bel lavorone. Su. Ermione. E mi hanno messo qua un inchiostro rosso, sarà
una poesia sanguigna. Su, inizia alla svelta. Viene qualcosa o no?
FANTASIA sospira: Ahimè!
NACHTIGALL
Ahimè? E' una bella idea, ahimè? Fa veramente paura. Impaziente:
Continua, io non faccio un passo avanti. Beh? La scuote.
FANTASIA Cosa vuoi babbeo? La Fantasia deve alzarsi liberamente nell'azzurro spazio,
mai sarò al tuo servizio incatenata.
NACHTIGALL Che discorso è questo? Dove è un bastone? Prende un tirso da un drappo.
Eccolo, ora è là sul tavolo, se non ci si mette per bene a improvvisare con fantasia,
verrà messo da qualche altra parte.
FANTASIA ride disperatamente: Hahaha!
NACHTIGALL Che risata sciocca.
FANTASIA come una folle:
C'era una volta un uccellino dorato
che si chiamava Fantasia.
NACHTIGALL Ma che cos'è? Questa improvvisa proprio senza ardore.
FANTASIA salta su impetuosamente:
Non lo sopporto.
NACHTIGALL intinge la penna e scrive velocemente: Era l'ora.
FANTASIA
Lampi, scagliatevi.
130
NACHTIGALL annota rapidamente: Ora si comincia.
FANTASIA
E il vostro ardente bacio NACHTIGALL come sopra: Olà, hai visto.
FANTASIA
Imprimete sulla fronte irriverente.
NACHTIGALL La fronte irriverente. Non così velocemente, non tengo il passo.
FANTASIA furiosamente:
Taci, testa di rapa.
NACHTIGALL si ferma, senza scrivere: Che verso è questo?
FANTASIA Vuoi sentirlo due volte?
NACHTIGALL Cosa ha composto! Che diamine ho scritto qui? Legge ciò che ha scritto.
"Non lo sopporto, zucche, precipitate. E imprimete il vostro ardente piede sul toro
irriverente - Pausa. Taci, testa di legno." Cos'è mai questo vaneggiamento? Allora
vaneggio meglio io quando ho la febbre tifoide.
FANTASIA Troppo bello per te, volgare briccone.
NACHTIGALL Questa donna mi ritiene un buffone. Il tempo passa e io non riesco a
comporre niente. Se almeno ci fossero qui le due sorelle di Praga, già tutta la
faccenda è impostata in modo sciocco, uno ha la Fantasia in testa, io l'ho qui ai piedi,
come può venirne fuori qualcosa? Mi vengono già tutti i bollori. Si toglie la giacca.
O cielo, che supplizio è questo per un poeta al quale non viene in mente niente. Devi
aiutarmi o sarò disperato.
FANTASIA Non mi costringerai, vigliacco.
NACHTIGALL Che persona malvagia. Io l'ammazzo, le taglio la testa e le tiro fuori i
pensieri. Si dirige verso il tavolo. Mi rimetto nuovamente a sedere. Legge il titolo:
Ermione. Continua a dettare. Tamburellando malignamente sul tavolo: Ermion. In
dialetto: Tanto non mi capisce. Monto in collera. Ho qui ora indicando la Fantasia
una fabbrica di pensieri in persona - e non ho ancora scritto niente della poesia, se
non la parola Ermione. Con questa non potrò certo ricevere il premio. Sono disperato
FANTASIA Hahaha, ciò rallegra la Fantasia.
NACHTIGALL furibondo: Ora mi deride, diventerò pazzo. Si inginocchia davanti a lei:
Ti imploro, per tutte le stelle, improvvisa qualcosa.
FANTASIA anch'essa si inginocchia: E io imploro te, per tutti gli astri, lasciami libera.
NACHTIGALL Ti imploro, per tutti i poeti greci e valacchi, improvvisa qualcosa.
FANTASIA Ti costruirò un mondo di pensieri felici, lasciami libera.
NACHTIGALL Non posso proprio, tuttavia ho compassione. Piange.
FANTASIA piange: Bestia insensibile.
NACHTIGALL Ora comincia a piangere, siamo entrambi nei guai. Se almeno piangesse in
versi, per amor del cielo, limpida prosa le scorre sul viso. Un campanellino risuona
tenue in lontananza. Ora devo andare, scoccano le sette nel salone di Apollo.
Rallegrati, quando tornerò. O sudore della morte, che stai sulla mia fronte! Non
conosco altro mezzo. Conosco un canto della bella Magellone. Lo modificherò e
canterò Ermioni invece di Mageroni e se non piacerà, mi sparerò, mi impiccherò, mi
ucciderò quattro volte di seguito, stupido senza alcuna fantasia! Esce di corsa
disperato.
131
FANTASIA da sola:
Quodlibet
Inizia la musica, batte un quarto alle sette. La Fantasia balza su impaurita.
Ah, cosa è, suona l'ora,
e Amphio è perduto!
Apollo, se non mi salverai
sarò preda della pazzia.
Afflitta
Nell'etere, nei cieli
mi libravo in leggero volo.
Infide ali, solo per un attimo
avrei desiderato possedervi, sareste state la mia somma fortuna.
Terribile, terribile!
Se la Fantasia ce la facesse
a cantare magari un quodlibet.
Eppure per me splende in cielo una luce consolatrice,
invoco gli dei, essi non ci ingannano.
Si inginocchia.
O Giove, un tempo mi partoristi,
sei sempre stato per me un padre benevolo,
riesci a vedere questa figlia incatenata?
Oh, scaglia la tua saetta e fammi morire!
O Giove, o Giove, ascoltami!
Viene giù un fulmine che distrugge la sua catena.
Ah, sono libera, un sommo grazie a voi, dei,
ah, come mi pervade questo stato di letizia!
Adesso quelle catene fastidiose sono lontane da me,
presto, da Amphio, per liberarlo.
Amphio, fermati! Amphio, fermati!
La Fantasia è libera!
Getta a terra la greca delle sorelle incantatrici ed esce di corsa.
SCENA DODICESIMA
Cambiamento di scena.
L'interno del tempio di Apollo. Lo sfondo aperto offre la vista sul mare. Al centro la statua
di Apollo, davanti ad essa un'ara sacrificale sulla quale divampa una fiamma. In primo
piano un trono posto lateralmente, su cui siede Ermione. Accanto a lei alcuni cortigiani, di
fronte a lei, la schiera dei poeti. Di fronte al trono, sul piedistallo sporgente di una
132
colonna, è seduto Amphio in atteggiamento di disperazione. Popolo. Vipria, Arrogantia
vestite da sacerdoti sacrificanti. Numerosi sacerdoti di Apollo.
TUTTI I POETI
Coro
Invano arride la fortuna del premio,
la Fantasia non ritorna,
e umiliati qui ammettiamo
l'impotenza del nostro spirito.
VIPRIA
con la voce di Affriduro: Copriti il volto, nobile Musa! Ermione, ascolta
l'inaudito! Tutti i poeti del tuo paese dichiarano ad alta voce di non essere stati capaci di
scrivere una poesia in tua lode e neppure il divino sguardo di Apollo riesce a ispirarli.
ERMIONE Sono questi i saggi del mio paese, gli uomini eruditi?
UN POETA Perdono, o regina, l'erudizione da sola non compone poesie. Il sapere è un
tesoro d'oro che riposa su un terreno solido, eppure solo la Fantasia, araba fenice, ci
conduce nel regno dei canti leggiadri.
ERMIONE guarda Amphio: Dunque su Flora non vive più nessuno che possa salvare
l'onore di Ermione?
AMPHIO Lo senti, Nemesi?
BUFFONE Trattandosi di una poesia encomiastica non vinco alcun premio, io sono venuto
al mondo per scherzare.
ERMIONE si alza: Abolite dunque la cerimonia!
ARROGANTIA Ferma, ancora non è suonata la settima ora. Tu conosci il responso
dell'oracolo, sarà un forestiero.
ERMIONE Anche l'oracolo è stato stregato.
VIPRIA Non imprecare. Tra sé: Ma dove si trova quel traditore?
NACHTIGALL da dietro le quinte: Ehi, ehi, fermatevi, una poesia, una poesia! Entra
precipitosamente senza fiato: Fermatevi, una poesia e anche un poeta, eccoli
entrambi.
TUTTI Che sta succedendo?
VIPRIA Come, tu avresti una poesia?
NACHTIGALL Una poesia spaventosa.
BUFFONE Che mi prenda un attacco di nervi.
TUTTI Leggila allora.
DISTICHON Si, leggi.
NACHTIGALL Non posso, non l'ho imparata. La canterò visto che sono un cantore angloscozzese. Il premio sarà mio. Fate attenzione.
BUFFONE Ne vedremo delle belle.
NACHTIGALL si mette al centro, suona l'arpa e canta:
Care personcine, venite presso di me,
vi canterò qualcosa,
porgerò qui rapidamente
una lode a Ermione.
Chiunque la scorga appena,
languisce d'amore,
133
anche il saggio ne resta ammaliato,
mi avete capito?
CORO
Quanto sono volgari, quanto sono volgari,
che versi son questi?
NACHTIGALL
Se si mostra nel regno dei fiori,
ogni cosa emana delizia,
i fiorellini gridano tutti insieme:
salve, Ermione.
Se anche passeggia nella notte oscura
senza alcuna lanterna,
i suoi occhietti pieni di splendore
rifulgono come due stelle.
CORO
Hahaha! Hahaha!
Ma questo fa ridere.
NACHTIGALL
E lo stormo dei cari uccellini
le è davvero affezionato,
anche un vecchio usignolo
arriva in volo.
In breve, il suo grazioso nome si diffonde
alto in ogni regione,
anche gli orsi del bosco
mormorano Ermione.
CORO
Udite questo furfante,
osa cantare qui una simile poesia.
NACHTIGALL
Tutti gli animali, sul mio onore,
sono conquistati da lei,
infine anche io per questo
arrivo a nuoto pieno d'amore,
la conduco velocemente all'altare matrimoniale,
ella risplende come il sole
e io sono folle dalla gioia.
Evviva Ermione!
CORO
Ah, è troppo! Ah, è troppo!
Punite quell'insolente.
ERMIONE Sono diventata lo scherno di questo buffone? Questa dovrebbe essere una
poesia?
DISTICHON Questo significa deridere Apollo, trascinatelo fuori dal tempio.
TUTTI Fuori!
134
VIPRIA Fermatevi. Ermione, devi mantenere il tuo giuramento. Egli ti ha portato la
miglior poesia, sarà tuo sposo.
ERMIONE Impossibile, no!
TUTTI Tradimento, la sua poesia è troppo brutta.
VIPRIA Chi ne conosce una migliore qui? Vi esorto ancora una volta.
AMPHIO a bassa voce: Povero me, non ci riesco.
Silenzio generale.
VIPRIA Questo silenzio pronuncia la tua sentenza. Arrogantia fa un cenno, tuona. E
Apollo la conferma.
NACHTIGALL Ora tuona addirittura per causa mia.
VIPRIA Osate contraddirlo?
TUTTI lentamente: No, sarà il suo sposo.
AMPHIO Destino spaventoso!
BUFFONE Più stupido è l'uomo, più grande la sua fortuna.
ERMIONE Non c'è più scampo dunque?
NACHTIGALL cammina a piccoli passi in modo infantile: Sarò re, sarò re!
Entra la Fantasia avvolta in un mantello, afferra la mano di Amphio.
FANTASIA a lui nell'orecchio a bassa voce: Amphio, la Fantasia è libera, ispirerà te
soltanto.
AMPHIO balza su, improvvisamente ispirato: Fermi, salverò l'onore di questo tempio,
oserò una poesia. Troppo prezioso è il premio, te lo sottrarrò.
TUTTI Apollo, noi ti lodiamo.
AMPHIO
La notte si allontana verso la patria eternamente oscura,
il mondo incorona la sua testa con la raggiera di Febo,
e come Aurora avvolge la terra di porpora,
essa scopre un fanciullo afflitto.
E' figlio di un re e passa la notte piangendo
e unisce la rugiada dei suoi occhi a quella del mattino.
Aurora lo saluta soavemente e irradia conforto nel suo cuore,
egli allora invoca Apollo di dare parola al suo dolore.
Nel paese delle meraviglie, che confina con il regno di mio padre,
dove la natura risplende di ornamenti dai mille colori,
troneggia la regina del mio caldo amore.
A un tenero fascino unisce un grande animo,
le leggiadre Muse hanno eletto come loro sede il suo incantevole petto.
E come una volta Dafne si sottrasse al dio dei poeti,
così ella porge la sua mano solo a un poeta.
Perciò Apollo, se vuoi inviare velocemente la Musa,
l'amaro tormento di Amore non dovrà porre presto termine alla mia vita.
Si lamenta e maledice la sua vita,
allora un indicibile tremore ghermisce il suo cuore,
sente lottare il suo dolore con la gioia,
nelle nubi ode risuonare armonie,
la Fantasia scende dolcemente su una nebbia di rose
e agita le sue splendenti piume nel raggio mattutino.
135
Mi ha inviato Apollo, lo commuovono le tue pene,
le commuterai con le divine gioie d'Imene.
Così parla la Fantasia, prendete la sua mano
e fluttuate con lui verso il paese di Ermione.
Due aquile audaci li guidano attraverso i cieli
e scendono fruscianti nel regno dei profumi.
Là, il principe si trasforma in un quieto pastore
e cerca di fondare la sua gloria per mezzo della poesia.
La regina lo vede, egli le dedica la sua poesia.
Allora la prende un sentimento, il suo cuore non se lo spiega.
Il suo orgoglio è in lotta, ella vorrebbe odiare quel temerario.
Ma Eros dice: Non potrai lasciarlo mai.
Ella fa indire nel paese una gara di poesia,
solo con il vincitore si legherà.
Come la roccia nel mare sfida le onde agitate dalla tempesta,
così ella vuole mettere alla stessa prova l'animo dell'amato.
Già attende il popolo, ecco che si avvicina il pastore,
espone la verità, non ciò che detta la poesia.
Poi entra in scena e chiede il suo compenso,
la mano della regina e il trono di Flora.
Osate arditamente la cessione e stringete con lui il vincolo di sovranità,
poiché, sappiate infatti che io sono il figlio del re di Athunt!
TUTTI gioiosi: Salute al figlio del re di Athunt! Evviva il nostro nuovo sovrano!
SORELLE INCANTATRICI Maledizione!
DISTICHON La poesia è piena di imperfezioni.
ERMIONE cadendo nelle braccia di Amphio: O Amphio - mio principe, oh, prendete il
mio cuore, il mio regno e la mia eterna gratitudine.
NACHTIGALL Ora sto fresco.
AMPHIO cade ai piedi della Fantasia: Solo a lei spetta la nostra riconoscenza.
TUTTI Chi è costei?
FANTASIA si toglie il mantello: Sono la benevola Fantasia, che non ha potuto salvarvi,
finché Giove non mi ha liberata, poiché ero prigioniera nelle mani delle vostre sorelle
incantatrici.
Vipria e Arrogantia riprendono velocemente le loro vere sembianze.
ARROGANTIA State trionfando troppo presto.
VIPRIA Vipria e la sua ira incantatrice sono ancora in vita. Ti invio come sposa alla morte.
Crolli quindi questo tempio e sotto le sue macerie ti sotterri l'eterna notte di nozze.
Fa un cenno con la stella magica.
TUTTI Poveri noi!
Si fa notte, tra il tempio e il mare calano oscuri veli di nubi, tuoni e fulmini. La statua di
Apollo sprofonda insieme all'ara sacrificale.
VIPRIA Perché questi saloni resistono, chi impedisce il loro crollo?
136
Violento tuono. Il palco si illumina, la nebbia scorre su entrambi i lati, si ha di nuovo la
vista sul mare, come prima. Apollo sta per cadere nel grembo di Tetide, con i destrieri del
sole. Il carro del sole continua a scivolare sulla superficie del mare.
APOLLO Chi osa distruggere il mio tempio?
TUTTI Apollo!
SORELLE INCANTATRICI Povere noi, proprio lui.
Apollo scende e viene avanti. La Fantasia cade ai suoi piedi.
FANTASIA
La Fantasia implora protezione per la tua isola, qui imperversano due
incantatrici, sono stata fatta prigioniera.
APOLLO Chi ha osato mettere in catene la Fantasia?
FANTASIA Queste qui.
APOLLO L'Orco le punisca per questo.
Le sorelle incantatrici sprofondano.
BUFFONE Ora hanno finito di soffrire.
APOLLO a Ermione: Sono stato io stesso a destinarti Amphio. L'oracolo si è compiuto, il
tuo paese ha un sovrano della casa di Athunt. Sono stato io a inviare la Fantasia.
TUTTI Salute a te, Apollo!
APOLLO
Il mio tempio è stato profanato, costruitene uno nuovo e dedicatelo alla
Fantasia. Sarà unita a me in futuro per proteggere questa vostra isola, che si chiamerà
da oggi stesso l'isola dei poeti.
NACHTIGALL Questo nome non lo prende grazie a me.
BUFFONE Ora mi cercherò un paese dove siano tutti buffoni.
NACHTIGALL E io vedrò di trovare un'isola di usignoli.
APOLLO Chi è questo forestiero?
NACHTIGALL Ora ce l'ha con me. Ora ne vedremo delle belle.
DISTICHON Un menestrello inglese.
NACHTIGALL si inginocchia: E un arpista viennese. Quelle sorelle snaturate mi hanno
rapito.
ERMIONE Ti assumo come secondo buffone.
NACHTIGALL Bacio la mano.
BUFFONE Ucciderò quest'individuo.
NACHTIGALL
Io sono quello che canta, egli, quello che parla, spero che sarete
soddisfatti di entrambi.
APOLLO alla Fantasia: Ti hanno rubato le ali variopinte, in futuro ti orneranno ali d'oro.
Il tuo primo volo sia dal padre di Amphio, riferisci al re di Athunt la sorte del figlio.
FANTASIA viene avanti:
La Fantasia pronuncia un epilogo.
Oh, compensate con indulgenza il suo sforzo,
anche se ha generato una piccola cosa,
pensate che era incatenata.
APOLLO
Gli dei vegliano sul vostro destino,
la notte mi chiama, scendo nel grembo di Tetide.
137
Indietreggia, sale sul carro del sole con il quale lentamente sprofonda. Un diffuso rossore
vespertino si espande su tutto il palco. Le onde del mare scintillano su uno sfondo rosso e
il coro dura fin tanto che Febo non sia completamente sommerso dal mare. In cielo
risplende la stella vespertina.
Coro
Cala, giorno ardente
e indora il tuo sepolcro.
Ma per rendere più bello il corso della vita
risplendi nuovamente domani.
FINE
138
La fatale corona magica
ovvero
re senza regno, eroe senza coraggio, bellezza
senza gioventù'.
Féerie tragicomica originale in due atti.
(Die unheilbringende Zauberkrone oder König ohne Reich, Held ohne Mut,
Schönheit ohne Jugend. Tragisch-komisches Original-Zauberspiel in zwei
Aufzügen.)
139
PERSONAGGI
LUCINA, dea protettrice di Agrigento
ADE, principe degli Inferi
THANATOS, genio della morte
TISIFONE
MEGERA le furie vendicatrici
ALETTO
LULU
geni
FANFU
TRE SPIRITI dell'Orco
Geni
CREONTE, re di Agrigento
PHALARIUS, generale
ANTROG?US, vicecomandante
ANTROKLES
capitani
CLITONIUS
OCTAVIAN, un contadino
UN CACCIATORE del seguito di Phalarius
Popolo. Soldati. Cacciatori. Nobili. Danzatori e danzatrici.
HERAKLIUS, principe di Massana
HARMODIUS, suo primo ministro
ADRASTO, primo servitore del tempio
THESTIUS, un nobile di Massana
ARETE, sua nipote
EPAMINONDA
HIPPOMEDON
abitanti di Massana
ARGOS
SILLIUS
UN SERVITORE di Thestius
UNA DONNA di Massana
Popolo. Portatori. Grandi del regno. Servitori del tempio.
DARDONIUS, principe di Kallidalos
UN CORTIGIANO
OLIMAR
ASTRACHAN
abitanti di Kallidalos
ABUKAR
NIMMELOT
ALOE
ATRITIA, sua nipote
140
Popolo. Guerrieri. Cortigiani. Uomini e donne della nobiltà. Sacerdotesse di Venere. Dodici
ragazze.
EWALD, un poeta
SIMPLIZIUS ZITTERNADEL, un povero sarto di paese
RIEGELSAM, un commerciante di vino
Due uscieri giudiziari.
141
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Bosco tenebroso. A sinistra un ampio sfondo roccioso con un antro chiuso da un portone
di ferro. Accanto alla porta, scolpite nella pietra, si trovano le due Eumenidi, Tisifone e
Aletto, armate di fiaccola e pugnale, Megera, la terza, è sopra di esse, seduta. La porta è
ornata di serpenti, davanti ad essa un altare sacrificale di pietra. Sullo sfondo un lago
circondato da rocce aspre ricoperte di alberi. In primo piano a destra, dei cespugli. Un
tuono attraversa echeggiando il CORO FESTOSO che risuona in lontananza:
Come il vigoroso piumaggio dell'aquila
porta il suo corpo al sole,
i nostri canti avanzano in volo,
mossi dallo slancio della gioia.
Felice, come nelle regioni del cielo,
separati dal dolore della terra,
superbi troneggiano gli dei eterni,
regna Creonte ad Agrigento!
Phalarius entra precipitosamente rivolgendo feroci sguardi all'indietro. Ha una pelle di
pantera sulle spalle ed è armato di arco e freccia.
PHALARIUS
Non sono dunque andato ancora abbastanza lontano,
città traditrice, che mi ha ingannato,
anche la cupa solitudine del bosco
sarà profanata dal rumore sfacciato del tuo giubilo?
Risuonano ancora le ultime parole: Regna Creonte!
Regna pure, Creonte! Popolo! Grida di gioia fino a seccarti la gola!
Non costringerete la sorte a un patto eterno.
Impostori, vi vantate della corona che io ho conquistato,
poiché solo il mio coraggio ha smorzato il fervore della guerra.
Fatemi tessere la porpora di ingratitudine,
e coloratela con la vita defluita
che ho sprecato alla spiaggia espugnata,
spezzando l'alloro con la mano insanguinata.
Credete che io abbia combattuto per Agrigento,
affinché il Consiglio, secondo consuetudini inique,
venda a quel fanciullo minorenne il regno
sul quale solo io posso vantare un vero diritto?
Anche se egli è legato al trono per diritto di sangue,
142
io ne sono più degno per eroismo.
Io non credo a ciò che dissero i servitori del tempio,
allorché interpellarono con astuzia l'oracolo di Giove,
per sapere se il regno appartenesse a me o proprio a Creonte.
Il dio, tuonando, si è indignato
perché ho osato chiedere il trono dorato di Agrigento,
quale ricompensa per la mia vittoria,
e ha detto, fra interminabili bagliori,
che io non avrei mai posseduto un regno nel mondo,
e che Agrigento avrebbe potuto conquistare la felicità,
solo se sul trono avesse agitato lo scettro Creonte.
Dunque mentivano quando sono ritornato,
dalla sanguinosa battaglia, al focolare conquistato con fervida lotta,
dunque mentivano, disabituato ad ogni onta,
come ringraziamento per la vittoria, ho trovato Creonte incoronato.
Io ho combattuto il nemico del paese,
e uno del posto mi ha sconfitto nell'intimo.
Per questo fuggirò da te, odiato paese,
ma prendi questo giuramento come un pegno minaccioso:
tornerò per vendicare l'onore sottrattomi con l'inganno.
Fa per uscire e scorge inorridito l'antro delle Furie vendicatrici.
Ah, quale sentiero mi ha condotto a voi,
sorelle esangui, che siete sempre pronte
a soffocare i violenti peccatori di questo mondo,
quali terribili garanti della vendetta.
Io vi esorto, a voi mi rivolgerò,
forzate il portone, con le mani scarnite
porgetemi una spada per vendicarmi del mondo
che mi ha schernito, e per spezzare le sue strutture.
Tuono spaventoso, la porta rintrona e trema, poi deboli lampi rifulgono sui cespugli di
destra che si dividono al centro. Dentro si scorge Ade, avvolto di stracci, con il volto
pallido, seduto su una pietra, ha un sacco appeso sulle spalle. Ghignando guarda
Phalarius, che lo osserva con orrore.
PHALARIUS
Che figura ripugnante, chi sei?
ADE con la voce un po' cavernosa, in agguato e inquieto: Io?
PHALARIUS
Sei una delle Furie vendicatrici? Con impeto: Parla!
ADE alzandosi lentamente, cammina piegato e parla lentamente con tono cupo. Non è
mai brusco nella parola o nel movimento; per una volta sola è tradito dall'enfasi del
discorso. Ma lo sguardo vigila con vivacità:
Non sono una delle Furie vendicatrici,
a malapena riesco a stare in piedi sulle mie ossa marce.
Non sono Tisifone! Megera! Aletto!
No! No, sono -, perdono, mi vengono i brividi.
PHALARIUS
Non puoi appartenere completamente alla terra,
altrimenti potresti disturbare la bella credenza
143
che l'uomo sia stato plasmato da Prometeo,
secondo la nobile immagine divina di Zeus.
ADE
La terra non è più del tutto la mia patria,
giù nel profondo vengo chiamato alla spiaggia stigia.
Arpie, lamentose come usignoli,
annunciano che le Furie chiedono di me.
PHALARIUS
Hai vissuto tanto malvagiamente in questo mondo,
che alla fine ti viene a mancare ogni consolazione?
E un tempo hai pure scialato in sfrenatezza?
ADE
E' così, hai parlato in modo tremendamente veritiero,
ma ora il bastone della mia fortuna si è spezzato,
un tempo possedevo molte cose su questa terra,
ero amato, non lo dimenticherò mai,
ma ora sono odiato e non ho una donna.
Piangendo:
Tanto povero che ormai non mi rimane altro che una corona.
PHALARIUS dopo una pausa di stupore:
Cosa dici, una corona? Animale folle!
ADE
Vuoi vederla? La porto con me.
Con voce più acuta:
Te la regalo, vuoi provarla?
Ti ho sentito prima imprecare per una corona.
Portala pure, non togliertela mai.
Rimarrà fedele alla tua testa fino alla tomba.
PHALARIUS
A cosa mi serve la corona, dimmi il nome del suo regno.
ADE con impeto:
Il mondo! - Ti basta? Perché impallidisci?
PHALARIUS
Non dovrei? Mi afferra il terrore.
Chi può scrutare in tali immensità celesti?
La terra, per quanto grande sia, immagine infinita,
non ha mai placato la curiosità dello sguardo.
Fuggi, abbandonami, spirito illusorio,
che concede l'Inferno, mentre guida al cielo.
Mostra la corona, se non ti stai facendo beffe di me.
ADE
E' nascosta nel mio sacco da mendicante,
come il drago, rannicchiato nell'antro,
che fa la posta al ricco bottino con il dente avvelenato.
PHALARIUS
Un diadema in una borsa da mendicante?
144
ADE
In una urna sobria riposano le ceneri regali.
Per mezzo di questa corona, se ostentata sulla testa,
colui che la guarda verrà derubato della forza del coraggio.
Si, basta che il suo possessore faccia dei lievi cenni,
chi gli si avvicina sprofonderà nella polvere.
L'albero con i verdi rami rigogliosi inclinerà
la sua chioma odorosa davanti a questa corona.
Gli animali del bosco tremeranno inquieti
e ululando la fiuteranno da molto lontano.
Ciò che ordina dovrà essere compiuto severamente,
e non esiste nessuno sulla terra che possa trafugarla.
Anche quando egli dorme, con gli occhi chiusi, la notte silenziosa,
scrupolosamente sorveglia che non venga sottratta.
Nessun giavellotto, nessun pugnale, nessun dardo potrà raggiungerlo,
la potenza della corona cederà solo alla luce lunare.
Fintanto che essa la irradierà, egli è perduto,
e la spada di qualsiasi nemico potrà penetrarlo.
Questo cerchio procura tale fortuna e tale angoscia.
Ora parla, la tua sete di potere ha ancora il desiderio di possederlo?
PHALARIUS
Placa la tempesta con il relitto di una nave,
nascondi il tesoro di Golkonda nel sacco da mendicante,
comanda al dardo di prendere la via del ritorno,
impedisci al fuoco dell'Etna di defluire,
ma non persuadermi a lasciare la corona,
tirala fuori, dovrà cingere questa testa.
Si toglie l'elmo.
ADE
Orsù! Non guardare il cielo, guarda la terra.
Ti supplica con un gesto lamentevole.
Prende una corona d'oro dal sacco, dal quale fuoriesce il fuoco. Tuono lontano.
Ma non ascoltare il suo lamento, porgimi la fronte.
rimani forte, preserva il tuo cervello dalla pazzia.
Gli mette in testa la corona. Tuono spaventoso. Breve musica. Il palco diventa più
luminoso, la terra trema, gli alberi piegano i rami in modo da formare una cupola verde
sopra la testa di Phalarius e si specchiano nel lago.
Bene, bene, il bosco trema di fronte alla testa del re,
ti rendono omaggio i fusti riccamente ricoperti di foglie.
PHALARIUS
E' la verità? Che estasi indicibile!
ADE tra sé:
Opprimerà la tua fronte con il suo ardore ancora intenso.
PHALARIUS
Ah, ora il più grande tesoro di questa terra è mio.
Parla, miserabile, cosa posso offrirti per ricompensa?
ADE
Non ho bisogno di alcunché, portala pure via felicemente.
145
Ci incontreremo nel luogo della vendetta,
quando la tomba della tua illusione sarà ben aperta
e tu un giorno parlerai come ho parlato io:
piangendo:
e sono tanto povero che non mi resta altro che la corona.
Con rabbia:
Solo quell'attimo conservo come ricompensa.
Esce strisciando con il sacco sulle spalle.
SCENA SECONDA
Phalarius.
PHALARIUS da solo:
Vai, spirito menzognero, mai parlerò in questo modo,
il solo pensarlo sarebbe un delitto ai danni della fortuna.
Avanti ora, Phalarius, esci dal bosco,
affinché la tua fama riecheggi in Sicilia.
Ma potrò fare affidamento sul potere di questa corona? Olà! Chi incede nella notte?
Antrogäus con dei soldati regali, armati di lance.
ANTROG?US da dietro le quinte:
Antrogäus e la guardia del re.
PHALARIUS
Benvenuti giavellotti, prestate servizio alla mia vendetta!
Tu, Antrogäus, dovrai essere il primo
che consacrerò all'odio a lungo represso.
Corrono tutti verso Phalarius.
Coro
Devi tornare alla corte, Phalar,
lo vuole il re Scorgendo la corona e indietreggiando spaventati:
Ah, che stella
scorgo sulla tua fronte?
Minacciosa mi tiene lontano da te,
come è sconvolgente la sua vista!
Mi spinge a terra con angoscioso tremore,
la paura mi strappa un grido:
sii clemente, principe, ti rendo omaggio!
Cadono tutti in ginocchio tremando.
PHALARIUS ridendo in modo sguaiato:
Haha! Cosa mi ordina Creonte?
ANTROG?US
Guardaci con indulgenza, il tuo sguardo può uccidere.
146
Creonte ci ha mandati a cercarti,
parla con cuore oppresso:
per ricondurti alla casa principesca,
dove frulla la gioia, le baccanti danno il benvenuto,
là dovrai cadergli al petto pentito
e dare l'addio al tuo bieco rancore,
per questo egli ti eleverà a nuova dignità.
PHALARIUS
Sia maledetto colui che mi parla di pentimento.
Sfodera la sua spada e lo ferisce.
Tu pentiti, quando ti si chiuderanno gli occhi.
Antrogäus viene portato nei cespugli.
Conservate il petto, la mia lama assetata vuole bere.
Scenderà ancora e ancora nel fodero purpureo.
Ora balzate in piedi e obbedite ai miei ordini:
racconterò alla città la favola
di una festa della vittoria, dove le Menadi infuriano,
solamente il vincitore, da solo, deve attendere fuori nel bosco.
Di una corona che risplende potente, che l'Orco gli ha donato,
del furibondo sentimento di vendetta che guida il suo braccio.
Dell'aureo palazzo presso il lago di diamanti,
dove regna l'ebbrezza della gioia, ignara dell'imminente dolore.
Dell'ardore che lo coglie, delle atroci grida di paura,
dell'ultima ora di Creonte, del rimorso disperato,
di nemici inermi, che felici vagano nella danza,
di guerrieri rozzi e selvaggi, che li afferrano come carnefici,
del balcone lucente, dal quale, a un mio cenno,
vengono gettati in selvaggia esultanza, affinché anneghino in mare.
Racconteremo questa favola per il bene della città,
e se essa per questo impallidirà, la letizia dovrà rianimarci.
Poi dalle rovine del palazzo, carbonizzate dall'incendio,
la coppa brillante risplenderà come un'aurora.
E la nostra favola dia infine l'insegnamento al mondo,
che la fortuna incustodita non dura a lungo sulla terra.
Tra sé con ira repressa:
Io preserverò la mia, nessuno mi vedrà cadere.
E anche se dovesse succedere, la mia fama non potrà mai smorzarsi,
io lotto contro il tempo, ancora dopo mille anni
i posteri dovranno conoscere la leggenda della corona.
Escono tutti. Gli alberi si piegano in avanti.
147
SCENA TERZA
Musica. Lucina scende in fretta sulla terra su veli rosei che poggiano su bianche nubi. La
paura mette ali alle sue parole.
LUCINA
Quali maledizioni odo risuonare in questo boschetto?
Tremano i cieli, le rocce rintronano.
Sfreccia il sacrilego attraverso la notte boschiva,
per provocare l'orrenda battaglia infernale.
Doveva dunque crescere sulla terra uno scellerato,
che osasse afferrare quella terribile corona.
Agrigento sarà perduta, il mondo si lamenterà
se non lo coglierà la potenza delle Erinni.
Cosa devo fare, o voi, ore sanguinose,
per punire l'empio, per sanare le ferite?
Egli deve prima compiere l'atroce fatto,
e io sveglierò le Furie vendicatrici.
Solo la morte farà saltare le imponenti catene del fato.
Perciò dovrò trarre in salvo la vita del re.
Per le strade già corre l'avido carriaggio.
La nube si trasformerà in un rapido destriero!
La nube si trasforma in un nero destriero con briglie d'oro, al gran galoppo. Lucina vi si
siede velocemente.
Su morello, ora fremerai attraverso i cieli,
ruberai il bottino all'assassino!
Il destriero vola via veloce come una freccia.
SCENA QUARTA
Ade, in qualità di principe degli Inferi, vestito di nero alla greca, una corona nera in testa,
in mano una fiaccola con la fiamma rossa, che egli pone sull'altare sacrificale delle
Eumenidi.
ADE
Bene, adesso farò risuonare la caccia
e non farò affaticare i cacciatori,
affinché molte schiere vadano per me in pellegrinaggio
verso il regno delle ombre oscure.
Poiché ho giurato presso lo Stige,
di spopolare questa terra,
per questo ho scelto Phalar,
egli è degno di questo compito.
Presto cadrà Massana,
dove ho inchiodato la sfortuna.
Allegramente risuonerà l'Orco,
quando il superbo paese sprofonderà.
Dall'isola calidonia
148
ove dimora il mio enorme cinghiale,
udirò un mugolio lamentevole,
che il mare non riuscirà a soffocare col rumore.
Ma già il cielo si tinge di rosso,
si vedono delle fiammate rosse
il fumo ribolle! La torre scoppia!
Nel palazzo regna il trambusto,
rapidamente avrai compiuto l'impresa.
Oltrepassa tuonando la porta dell'antro delle Eumenidi. I fulmini penetrano attraverso le
aperture.
Alt! Le Eumenidi strepitano
dal loro trono della vendetta.
Non appena, tuonanti, infurieranno più vicine,
i loro pugnali si agiteranno.
Ah! Non potrete distruggere
l'eroismo del mio spirito.
Dovrete udire le sue imprese.
La vostra vendetta rimanga muta.
Afferrando la fiaccola:
Per mezzo di questo potere, divenuto mio
da quando Saturno svolazza intorno al mondo,
queste porte raccapriccianti rimangono
sigillate alle sue Furie.
Batte tre volte la fiaccola contro la porta, appaiono tre sigilli di fuoco.
Solo attraverso questo portone spaventoso
potranno irrompere sulla terra.
Perciò dovrà essere chiuso,
egli dovrà lottare contro il destino.
Se ciò che voglio sarà compiuto,
io stesso lo invierò alla notte.
Musica. Crepitìo e urla terribili all'interno della porta. Il lago diventa rosso chiaro e
fluttua spaventosamente.
Ah, come urlano indignate ora
e come colorano di sangue questo lago!
Rimanete prigioniere, civette velenose,
solo alla luce lunare egli potrà morire.
Ma vedo Creonte libero
che scende giù con Lucina,
era già consacrato alla morte,
ella mi defrauda della sua vita.
Indietreggia.
149
SCENA QUINTA
Detto. Lucina e Creonte scendono a terra su delle nubi. Creonte si inchina davanti a
Lucina.
LUCINA
Sei salvo, principe benigno. Tu vivi grazie a me.
E' stato lo spirito protettore del paese che non ti abbandonerà mai.
CREONTE
Il mio cuore palpitante ringrazia, i miei sensi non ne sono ancora capaci,
poiché dallo stupore quasi mi viene meno la memoria.
Chissà chi è che guida la mia infida sorte, punirò l'alto tradimento
che è stato commesso contro di me e il mio popolo.
O tempo ipocrita, chi lo avrebbe creduto,
in un attimo potresti rubarci tutto.
A stento i minuti sanno che mi ha colto la miseria.
E' stato Phalarius che stava davanti a me in modo minaccioso?
Da dove viene la corona spaventosa, della quale sfacciatamente si vanta,
e che oscura addirittura un incendio con il suo magico splendore?
Da dove viene questa sommossa, chi governa ora nel paese?
Dei, rinvigoritemi, il mio intelletto vacilla.
Sono prostrato davanti a lui, davanti a questo scellerato?
LUCINA
Il tuo furore è inutile, gli dei non lo odono.
Vedi quell'altare, deponi lì sopra i tuoi lamenti,
potrai chieder consiglio a quelle irrequiete.
CREONTE
Dunque ascoltatemi, potenti Eumenidi Batte alla porta che rintrona.
ADE viene avanti:
Invano le invochi, disturbi soltanto la loro quiete.
CREONTE
Chi pronuncia queste parole, di cui dovrebbe pentirsi anche la follia?
LUCINA indietreggia:
Non riconosci Ade, colui che gli dei stessi rifuggono?
CREONTE anch'egli indietreggia per lo spavento:
Sei tu, Ade?
ADE
Sono proprio io colui che sorveglia questo portone.
LUCINA piano a Creonte:
Ti ha rubato il regno e il popolo.
CREONTE
Le Erinni sono sorde, visto che ancora non compaiono?
ADE
Riconoscete questi sigilli, l'Orco ordina loro di tacere.
LUCINA piagnucolando, a Creonte:
O povero principe, impossibilità si chiama il tuo territorio,
150
dal quale la speranza stessa fugge con ansioso terrore.
A Ade:
Si, ti meriti che gli dei e gli uomini ti odino,
l'ardore della palude eterna deve spegnersi accanto a te.
Ma quel lago di sangue rimanga testimone della tua ira.
Il potere divino di Lucina manterrà il suo ardore,
finché un giorno l'immagine di Giove si specchierà nelle sue onde
e la sua saetta onnipotente disserrerà quella porta.
ADE con sarcasmo:
O dea, benevola e bella, come puoi irritarti in questo modo!
Vedi, il tuo prodigio porta nuova fioritura di morte.
Io non ho paura di Zeus, perciò sia maledetto il tuo lago.
E chi cercherà di placare la sete con i suoi flutti,
da quel momento disprezzerà la genia umana
e come una tigre attenterà alla sua vita.
Ma solo fino al momento in cui egli non spargerà tanto sangue,
quanto la sua bocca assetata ne assaporerà dal lago prodigioso.
LUCINA
Fermo, questo è troppo, mostro notturno,
niente ti è caro dunque, su questa bella terra?
Afferra il cielo e rubagli le stelle,
caccia via gli dei stessi verso lontananze prive di luce,
annienta pure me, prova! Rubami l'immortalità,
dai inizio alla battaglia, attacca, sono pronta.
Si mette davanti a lui con atteggiamento maestoso.
CREONTE
Perché ti lamenti ancora, terra, dalla malvagia lotta
non sono ancora liberi né il grande Orco e neppure l'Olimpo.
ADE freddo e indifferente:
Ti definisci immortale, puoi esserlo nell'ingiuria.
Non mi invischierò in un duello con te.
Sei una donna divina, non c'è bisogno di replicare ulteriormente,
con distinta noncuranza:
o meglio, sei una donna e non puoi umiliarmi.
LUCINA con la più solenne dignità:
Lo sono, e poiché lo sono, il petto mi palpita in modo più superbo.
Sono una donna, il più grande piacere della energica sfera terrestre,
una donna, per la quale è scoppiato l'incendio di Troia,
una donna, per la quale l'occhio di Giove tonante si inumidisce teneramente,
una donna, davanti alla quale l'intera Persia si è profondamente prostrata,
una donna, che un giorno un dio ha generato dalla propria testa,
una donna, che agita lo scettro dell'amore nel mondo,
dell'amore che penetra anche nel tuo cuore roccioso,
una donna, che può paralizzare il tuo braccio con un bacio:
o meglio, tu sei un uomo e non puoi mortificarmi.
ADE
Con le belle parole potrai vincere facilmente il premio.
Però una grande impresa riesce solo con spirito virile.
151
LUCINA
Orsù, non litighiamo per mezzo degli elementi
e non causiamo la nostra rovina mediante fiamme, flutti, tempesta,
usiamo la lama affilata dell'arguzia,
forse così mi sarà possibile conquistare la vittoria.
ADE
Ma perché ti tormenta il desiderio di combattere l'Orco?
Come sarebbe facile per la mia arguzia smorzare la sua superbia!
LUCINA con astuzia:
Se il tuo spirito ne è capace, perché vuole evitarlo?
Gli dei dovrebbero invidiarti per la tua arguzia.
Non credere che in seguito gli dei ti rispettino,
essi denigrano il tuo spirito, che già spesso hanno deriso.
ADE con stizzita vanità:
Allora mostrerò a te e agli dei dell'Olimpo,
che la mia furbizia non dovrà inchinarsi alla loro astuzia.
Potrà esserti possibile svegliare quelle terribili Furie,
ma dovrai eseguire esattamente ciò che io ti ordino:
potrai servirti delle Eumenidi per la sua caduta,
se farai consumare un triplice sacrificio sull'altare.
Innanzitutto una corona, che abbia ornato la testa di un re,
il quale non abbia mai posseduto un regno e non ne possederà alcuno.
Poi una corona d'alloro che venga dalla fronte di un eroe,
il cui coraggio può svanire appena l'albero stormisce,
ma che abbia compiuto tale immane impresa,
da meritare che la schiera di guerrieri gli intrecciasse quella corona.
Ora ci sarebbe ancora la terza cosa, un diadema,
trionfo della vanità, che Giunone stessa prenderebbe.
Sia esso intrecciato di fiori di mirto e gigli bianchi
e poggi su una testa che vive da sessanta anni.
Una donna molto anziana con rughe che si intrecciano fittamente,
dovrà ottenerla come premio di bellezza per il suo fascino.
Ma non solo gli uomini, che la pietà potrebbe rendere accomodanti,
le donne dovranno incoronarla con sguardi invidiosi.
Queste sono le rarità che desidero da te,
e se le reperirai, credimi, ti onorerò.
Portale qui in sacrificio, poi quei sigilli si scioglieranno,
la porta si spalancherà con fragore, i suoi catenacci salteranno via,
le Eumenidi saranno libere, Phalarius potrà cadere.
E se udirò risuonare presso l'Acheronte il suo continuo sospirare,
prenderò allora io stesso la corona dalla sua pallida fronte
e mi allontanerò da te umiliato, disprezzando il mio intelletto.
LUCINA
Per Giove, sono stupita.
CREONTE
Ma non essere tanto crudele
da gravare quella possibilità con un simile giogo.
152
Vuoi che voliamo e incateni le nostre ali,
sproni il cavallo e tiri le sue briglie.
ADE
Ella lo ha voluto, io non cambio mai la sentenza.
Credete che l'austro dell'inferno non generi alcuna fantasia?
Hai forse creduto, o più immortale tra le Ninfe,
che Ade si lasciasse ingiuriare in modo tanto impunito?
Sono giunto, come tanto astutamente hai voluto,
ma se la mia triplice richiesta rimarrà inesaudita,
ti giuro sul funebre sentiero del Cocito,
che tu diverrai lo scherno dell'Orco e Creonte sarà perduto.
Esce con solennità.
CREONTE
Sono perduto, si, la mia caduta era già compiuta,
quando il suo sguardo furibondo si è rivolto verso il mio regno.
L'enigma è chiaro ora, so come è accaduto,
la mia sventura sta lì smascherata e denudata in modo vergognoso.
Ma cos'è la vita, come sarei da compatire,
se non fossi mortale e dovessi essere eternamente afflitto!
LUCINA
Oh, non affliggerti troppo presto, il mio spirito genera pensieri,
che lo avvolgono di nuove speranze, verdi come l'edera.
Gli dei non tollerano che un simile regno scompaia,
quando un popolo tanto nobile invoca il suo re.
Pensierosa:
Il principe di Massana è malato e non guarirà,
la sventura vi dimora troppo malignamente, il paese andrà in rovina.
Inoltre questo lago sanguinoso, il cinghiale calidonio,
il mio rimedio prodigioso funzionerà, non può essere altrimenti.
La carrozza di nubi scende giù di nuovo.
Perciò ora corriamo insieme verso i miei campi celesti,
cambia questa visione con un'immagine più bella.
Creerò con arte magica una luce incantata,
poi cercherò di introdurre l'inganno con l'aiuto di forestieri.
Tu però non potrai fare niente qui per la tua salvezza,
perciò aspettami in compagnia dei miei elfi.
CREONTE
Tanto volentieri, dea, vai verso la tua patria,
tanto doloroso è per me fuggire dalla mia.
Con profonda commozione:
O mio regno fedele, devo separarmi da te,
solo alle aspre rupi potrò confessare il mio tormento.
Dove potrà vivere bene un re che ha sopportato un dolore
tale da non poter dire addio al suo popolo?
O Eco, la cui risonanza riecheggia su ogni monte,
annuncia la parola luttuosa: addio, mia Agrigento.
Adesso ti seguirò, dea, in quel felice paese di sogno,
abbandono quello mio vero, dal quale sono stato esiliato,
153
ma quando le nubi copriranno il mio popolo fedele,
l'occhio del re si riempirà di calde lacrime.
Anche se tu ritieni che sia una piccola sofferenza,
è un dolore sacro, non devi sottovalutarlo.
Si inginocchia davanti a lei.
LUCINA commossa, ponendo la mano sulla testa di lui:
Rispetto profondamente la tua pena, un giorno ti condurrà verso la ricompensa,
il dolore appartiene al mondo, perciò lo sopporta anche la corona.
Lo solleva.
Alzati, mio principe.
Lo fa salire sulla carrozza di nubi.
Un trono dovrà racchiuderti.
La nube si apre e forma un baldacchino da trono sopra la testa di Creonte.
Se la Fortuna mi sarà favorevole, dovrai presto sostituirlo.
Accompagnati da una tenera musica lamentosa, si allontanano entrambi lentamente in
volo.
SCENA SESTA
La scena si trasforma in un paesaggio romantico. In primo piano, sulla sinistra, una
piccola casetta con una targa sulla quale è dipinta una forbice d'oro. Di fronte un sedile
erboso, ombreggiato da un albero. Dopo il cambiamento di scena la musica si trasforma
nell'arietta di Simplizius.
SIMPLIZIUS in abiti borghesi:
Arietta
Sono pochi i fortunati
come me a questo mondo,
non ho moglie e non ho figli
e non ho un soldo.
Se non avessi neppure debiti,
dalla gioia non saprei cosa fare.
Non camminerò impettito troppo presto,
la mia fortuna inizia solo adesso,
mi sa che perderò il lavoro,
allora starò meravigliosamente.
E la cosa più sorprendente sarà
quando verranno a mettermi in prigione.
Allora mi guarderò intorno per trovare un amico,
che mi consoli nel bisogno,
che faccia sì che io arrivi alla fortezza,
dove mi manterrò ben saldo.
E se là mi picchieranno ancora,
sarà una fortuna - insopportabile.
154
Sì, sì, chi mi sente parlare così potrebbe dire: santo cielo! Ecco che ne arriva un altro che
si lamenta di non avere soldi e di essere pieno di debiti e che verrà rinchiuso in
prigione, santo cielo, è una vecchia storia. In alto tedesco: Si, ma cosa ci si può fare?
E' così, una volta non ho soldi e mi mettono in prigione, forse anche due volte, se essi
sono di buon umore. In dialetto: E se va avanti di questo passo, non uscirò più di
prigione. Io sono un uomo onesto, ma con che cosa devo pagare? E' vero che sono il
sarto più apprezzato di questo posto, ma ho un unico cliente ed è mio creditore, un
commerciante di vino che piange per i suoi cinquecento talleri tutte le volte che mi
vede. Sono già sette anni che gli devo quei soldi. Ma è già stato pagato da tempo,
poiché invece degli interessi, abbiamo stabilito che devo fare gratuitamente tutto il
lavoro che viene ordinato in casa sua. Ma così vengono in casa sua le persone di tutto
il paese, si fanno prendere le misure, io devo lavorare per loro gratuitamente ed egli
si fa pagare. - Ora là dentro ho un inquilino, indica la sua casa - con fare misterioso:
anch'egli non paga mai. E' un fabbro. Un fabbro di rime. Ora sta scrivendo addirittura
un'opera teatrale. Alla fine riuscirà a infilarmi in un pezzo. Ho sentito che ora non si
possono più rappresentare opere che non contengano un qualcosa di un sarto. E
anch'egli ne sta scrivendo una che si intitola: Die getrennten Brüder. Si tratterà
certamente di cucito. Egli aspetta sempre il denaro dalla posta, ma è una strada tanto
brutta che rimane impantanato. Grida dentro alla finestra: Buongiorno, Monsieur
Ewald, di nuovo al lavoro? Scribendum?
EWALD dall'interno batte sul tavolo: Non mi disturbi con le sue sciocche chiacchiere.
Esce fuori in semplice finanziera, con un manoscritto, inchiostro e penna. Non mi è
possibile cogliere un pensiero sensato se Lei mi è dintorno. Entri pure dentro, io
scriverò qui.
SIMPLIZIUS Scriva dove vuole e a chi vuole, ma non sia scortese con me.
EWALD Caro maestro, non prenda la mia veemenza in questo modo, vede, io sono un
poeta, una persona ispirata. Quando si lavora con i giambi - Lei non lo comprende, si
tratta di versi di cinque piedi.
SIMPLIZIUS Si, è proprio una sfortuna quando i versi hanno così tanti piedi e neppure una
testa. Non rende niente. Vorrei avere tanti piedi quanti ne hanno le sue ciabatte, o
giambi, o quello che sta scrivendo! Sarei già scappato da tempo, dei miei non mi
posso più fidare.
EWALD Sta dicendo sciocchezze. Mi lasci tranquillo. Si siede sul sedile erboso e pensa.
L'ultimo atto. Mi manca il materiale.
SIMPLIZIUS Anche a me. Se avessi un paio di centinaia di cubiti di gros de Naples,
metterei in ghingheri i Suoi Getrennten.
EWALD Ora devo smettere. Adesso l'intero dialogo è rovinato.
SIMPLIZIUS Vorrei che fosse tutto lacerato, almeno avrei del lavoro.
EWALD saltando su: Ma caro maestro, quando Lei taglia una giacca, desidera rimanere
tranquillo?
SIMPLIZIUS Però permette che si tratta di un altro compito, tra quando io taglio una
giacca e quando Lei riflette mezz'ora e poi non Le viene in mente proprio niente. Se
Lei fa un verso un paio di cubiti troppo lungo, li cancella, ma se io faccio una manica
mezzo cubito troppo corta - si tira su la manica della giacca, cosa succede dopo?
EWALD batte i piedi: Per l'ultima volta, Le consiglio di lasciarmi tranquillo, o mi renderà
furibondo.
SIMPLIZIUS impaurito: Bene, bene, ma non con tanta veemenza, La prego di risparmiare
i miei deboli nervi. D'altra parte le mie condizioni disagiate mi
155
costringono a parlarLe in modo tragico. Io non posso proprio dire niente contro di Lei,
Lei è un uomo per bene, rimane debitore dei miei interessi, come è giusto. Ma Lei è
un poeta che ha delle belle idee, perché non Le viene anche l'idea di pagarmi?
EWALD Avrà i Suoi soldi.
SIMPLIZIUS Si quando? Verrò messo in prigione oggi stesso.
EWALD Perché?
SIMPLIZIUS Perché sono stato querelato e non posso pagare - indica il conto. Ma se
accadrà, se mi metteranno in prigione - Signor von Ewald - Lei mi è debitore, farò
valere il mio diritto - Lei deve venirmi incontro. Siamo uomini, sapremo sopportare il
nostro destino. Entra in casa con sussiego.
SCENA SETTIMA
Ewald.
EWALD
da solo: Hahaha! Una persona di buon cuore se non fosse tanto
insopportabilmente ingenuo. Mi fa compassione la sua spiacevole situazione, domani
riceverò la metà del mio onorario, con ciò lo sovvenzionerò. Ma ora sii attivo,
spirito!
Mentre scrive:
Scena sedicesima. Prigione. Artur da solo.
Perché devo dimorare in questa tetra torre,
intorno alla quale mugghiano le operose onde del mare?
Ah, mentre l'amore placa il suo gioioso desiderio,
l'odio mi tiene qui prigioniero e afflitto.
O spirito protettore, che compari nel mio sogno
e chini dolcemente la testa su di me,
conducimi fuori dalla cupa pena del mio carcere,
affinché io possa agire invece di meditare inutilmente.
Nel frattempo Lucina scende a terra sulle nubi, accompagnata da musiche molto tenui e
soavi. Un genio porta la fiaccola rosata.
LUCINA
Se vuoi riferire a te stesso il senso della poesia,
io potrò esaudire il vivo impulso del tuo desiderio.
Dovrai venire con me verso terre lontanissime
e sfogare nel dinamismo l'ardore del desiderio.
Ho destinato il tuo coraggio a nobili azioni,
perché riconosco puri il tuo cuore e il tuo spirito.
EWALD
O occhio colpito dal fulgore, nato per la rara gioia
di poter scorgere il fascino di una dea tanto benevola!
LUCINA
Non stupirti, non delineare alcuna immagine del mio fascino!
Sei stato destinato alla salvezza di un potente regno.
Ti basti questo compito, per cercare di risparmiare tempo,
ti dirò io le cose necessarie.
156
Delle nubi dovranno condurti sulla spiaggia di Massana,
un paese in cui la sventura piange in ogni casa
e che tra pochi giorni sarà inghiottito dal mare.
Là ti farai passare per un saggio,
originario delle sacre piramidi d'Egitto,
che è giunto a Massana per salvare quel paese.
E se il re concluderà il cammino su questa terra,
tu indorerai le terribili catene della morte
e proprio per questo servizio chiederai la corona del regno.
EWALD
Come eseguirò tutto ciò, non è ancora dato saperlo.
LUCINA
Prendi questa fiaccola, si infiamma in ogni luogo.
Se la agiti con forza, si accenderà da sola.
L'oggetto, sul quale dirigerai il suo bagliore,
passerà, leggero come uno zefiro, nella sua luce incantata,
dei profumi narcotici si diffonderanno intorno ad esso
e assumerà l'aspetto che tu vorrai conferirgli.
Apparirà nella luce rosea più incantevole,
come solo la più tenera fantasia potrebbe dipingerlo,
tanto che tutti i cuori innamorati si inchineranno di fronte ad esso
e una lieve commozione rifulgerà da ogni occhio.
Gli dà la fiaccola.
Custodiscila bene, un giorno la loderai con gratitudine,
quando ti consolerà il suo bagliore prodigioso che allieta il mondo.
Ma non potrai attraversare da solo la strada della salvezza,
all'ardito coraggio dovrà star di fianco l'angoscioso timore.
Conoscerai certamente da qualche parte un umile sempliciotto,
che si spaventa già al lieve pigolio di un passero?
EWALD
O dea, non potrei nominartene uno migliore
di quell'uomo che si nasconde timidamente alla tua vista.
Indica Simplizius in casa.
LUCINA
Or bene, potrai trattare con lui stesso la faccenda.
EWALD
Posso già essere sicuro di lui, conosco ciò che lo muove.
LUCINA
La fiaccola trasformerà questa pietra in una nebbia leggera,
che vi condurrà in rapido volo attraverso i cieli azzurri.
Fai come ho ordinato.
EWALD
Posso garantirlo solennemente.
LUCINA
Orsù! Mi dirigerò anticipatamente a Massana.
Vola via.
EWALD da solo:
Questo è proprio un incarico degno di un poeta,
157
poiché la vera poesia aspira a una corona.
E' degna degli dei stessi per il nobile slancio
che la innalza sopra agli astri fino al trono di Giove.
Il mio spirito è povero, le mie azioni solo un sogno sconsacrato.
Perciò la corona che oggi oserò chiedere,
si scioglierà nel niente come la fugace schiuma dei flutti.
Solo il fatto di averla voluta mi concederà una ricompensa.
E chi non sognerà con piacere cose d'oro,
se può lasciarsi sfuggire la misera realtà!
Entra in casa.
SCENA OTTAVA
Cambiamento di scena.
Piccola stanza con mobili brutti, un tavolo con strumenti per scrivere. Alla parete sono
appesi alcuni brutti pezzi di vestiario, un metro e un paio di quadri grattati. A destra una
porta laterale, a sinistra una piccola finestra che dà sull'esterno. Simplizius.
SIMPLIZIUS Non ci mancherà molto prima che il cannone da ottanta libbre della mia
sfortuna spari i suoi colpi. Dalla paura mi prendo anche la febbre gialla, quella nera ce
l'ho già in tutte le tasche. Che ora sarà già? Potrei saperlo subito, dovrei solo
guardare l'orologio che ho impegnato due anni fa. Alle undici e mezza viene il
commerciante di vino che cercherà di spillarmi i soldi che gli devo e se non potrò
pagarlo, vuol dire: in marcia verso la Kamschatka!
SCENA NONA
Detto. Ewald.
EWALD Gaudio! Gaudio, caro Simplizius!
SIMPLIZIUS Si, si, sarà una gioia immensa a pane e acqua.
EWALD No, caro Simplizius, andremo via da qui, in un regno lontano.
SIMPLIZIUS Fuori dal regno? Ci sono già stato. A Norimberga e a Leutomischel.
EWALD Non proprio. Un'affascinante dea ha destinato me e Lei a salvare un regno.
SIMPLIZIUS Me?
EWALD
Si, Lei. Nubi orlate d'oro ci porteranno via da questa vita volgare e ci
condurranno in una terra meravigliosa. Lasci qui a smaniare il Suo creditore. Non ha
comunque più niente da chiedere. Si prepari per il viaggio. Lei è destinato a grandi
cose.
SIMPLIZIUS Di che tipo?
EWALD Non lo so. So solo che si tratta di una corona.
SIMPLIZIUS E dovrei salvarla? Allora andrà bene. Ella non mi conosce.
EWALD No, l'ha vista e ha lodato il Suo coraggio.
SIMPLIZIUS La dea? Ah, è divino! Ma ella sa che io -?
EWALD Cosa?
SIMPLIZIUS Ebbene! Mima l'azione di cucire.
158
EWALD Oh, si capisce. Sa tutto. Venga pure!
SIMPLIZIUS Devo salvare un paese! Non riesco a immaginarmi nient'altro, se non che il
paese sia lacerato da disordini e che io debba rattopparlo. Oppure temono che il
paese geli, e io dovrei fargli un soprabito. E staremo seduti su una nuvola? Allora
cadremo di sicuro.
EWALD Per carità, non si preoccupi.
SIMPLIZIUS Ebbene, se cadessimo non sarebbe poi una vergogna. Io sto già cadendo
dalle nuvole.
EWALD Garantisco tutto io per Lei.
SIMPLIZIUS Oh, che persona buona è Lei. Che candela è quella lì rovesciata?
EWALD E' proprio questa la nostra fiaccola prodigiosa. Ciò che illuminerò per mezzo di
essa, apparirà, secondo il mio desiderio, nella forma più sontuosa. E una nebbia
rosata ingannerà ogni sguardo in modo delizioso.
SIMPLIZIUS La cosa più importante è usare queste invenzioni per abbindolare la gente.
Beh, per me, sono pronto, preferisco star seduto su una nuvola che in prigione.
Andiamo dunque. Guarda dalla finestra. Per l'amor del cielo, sta arrivando il
commerciante di vino e due geni tutelari sono con lui con una lancia lunga una tesa.
EWALD Che circostanza imbarazzante. Cosa faccio adesso?
SIMPLIZIUS Monsieur Ewald, dalla paura mi viene in mente una cosa. Proviamo la
fiaccola, sistemiamo la stanza in maniera sfarzosa. Tappezziamola. Forse il
commerciante di vino avrà rispetto e crederà di poter avere i suoi soldi. Aspetti,
intanto chiudo la porta con il catenaccio, affinché non possa entrare subito. Lo fa.
EWALD Non è un'idea malvagia. Comunque non sarà tanto facile, chiederà dove abbiamo
preso quei bei mobili. Allora la fiaccola lo colpirà. Silenzio!
RIEGELSAM bussa da fuori: Su, aprite. So che c'è qualcuno in casa.
SIMPLIZIUS Subito, subito. Di soppiatto: Allora cosa facciamo?
EWALD allo stesso modo: Mi faccia passare per un inglese a cui appartengono i mobili e
che pagherà per Lei.
RIEGELSAM Sfonderò la porta se non apre.
SIMPLIZIUS Giusto, inizi pure a sistemare i mobili. Grida: Aspetti un po'!
RIEGELSAM
Aspettare, maledetto mascalzone? Tu aspetta il mio bastone, appena
entrerò.
Ewald intanto ha agitato la fiaccola che si è accesa da sola. Musica. Ad un tratto la stanza
sporca si trasforma in una stanza dipinta sontuosamente e riccamente ammobiliata.
Compaiono dei grandi dipinti con cornici dorate insieme a un bell'orologio da parete.
Nello stesso modo si trasformano anche la porta, la finestra, il tavolo e le sedie. L'insieme
appare tuttavia in una pallida luce rosea. Questa trasformazione non deve avvenire
tirando su il telone, sia il telone che le quinte devono rimanere al loro posto e solo la metà
del fondale deve scendere giù velocemente e le quinte devono ribaltarsi, in modo che
l'occhio possa notare appena questa trasformazione.
SIMPLIZIUS si spaventa: Che mi prenda un colpo! Sarà proprio un bell'inganno. Che
persona fortunata sono, non mi appartiene niente di tutto ciò.
EWALD mette la fiaccola tra le quinte dove si trova la scrivania, vi si siede sopra
velocemente e appoggia la testa sulla mano: Ora apra! Dica che sto componendo e
che vorrei rimanere tranquillo! E che Lei stava dormendo.
RIEGELSAM Forzate la serratura!
159
Battono alla porta.
SIMPLIZIUS apre velocemente: E' già aperto.
SCENA DECIMA
Detti. Riegelsam, un uomo molto corpulento, di temperamento violento.
RIEGELSAM ancora alla porta: Per aprire non è pronto, ma per fare debiti si. Aspetta,
maledet - entra dentro e si ferma irrigidito. Due uscieri giudiziari fanno la guardia
alla porta. Ma che sontuosità incantevole. Mi stupisco. A chi appartiene la mobilia?
EWALD balzando su di scatto: A me.
RIEGELSAM A Lei!? Ah, i miei rispetti.
EWALD Allora chiuda la bocca. Si rimette a sedere e continua a scrivere.
RIEGELSAM Cosa? Chiudere la bocca? Per cinquecento talleri? Per cinquecento talleri la
bocca non si può neppure aprire bene.
SIMPLIZIUS Che gli venga la trisma, in modo da non riuscire mai più a chiuderla, la
bocca!
RIEGELSAM Niente viene chiuso se non - indicando Simplizius: colui che viene rinchiuso
- dietro le sbarre. Come sta la faccenda, signor scapestrato? Si paga o non si paga?
SIMPLIZIUS Si! Si paga.
RIEGELSAM Chi paga?
SIMPLIZIUS Io no.
RIEGELSAM Uscieri giudiziari!
Vengono avanti.
EWALD Fermi. Si alza di scatto. Pago io. Si rimette a sedere e scrive.
RIEGELSAM Veramente? I miei rispetti. Chi è questo signore?
SIMPLIZIUS Un lord libero.
RIEGELSAM E abita in questa casa miserevole?
SIMPLIZIUS Fisime.
RIEGELSAM Ma perché scrive a lume di una fiaccola in pieno giorno?
SIMPLIZIUS Fisime.
RIEGELSAM E cosa otterrò dunque per i miei debiti?
SIMPLIZIUS Fisime.
RIEGELSAM Vada al diavolo con le sue fisime. Se potessi almeno avere quei bei mobili,
mi sono proprio innamorato di loro. Allora cosa facciamo? O i miei cinquecento
talleri o farò sgombrare la stanza.
SIMPLIZIUS Farebbe un bell'affare.
EWALD con veemenza: Signore, non si azzardi a impossessarsi delle mie cose. In questa
stanza sono io il padrone poiché l'ho affittata e se Lei non la lascia subito, farò valere
l'inviolabilità del domicilio e la butterò fuori dalla finestra.
RIEGELSAM
Che modo di trattare! Cosa significa? Guarda Simplizius con fare
interrogativo.
SIMPLIZIUS con indifferenza: Fisime.
RIEGELSAM Chiuda il becco con le sue dannate fisime. Ha offerto di pagare, lo faccia. Io
sono pronto.
160
EWALD Io non ancora. Fra un'ora avrà i Suoi soldi. Attendo la posta. Ora si allontani e
ritorni fra un'ora.
RIEGELSAM Non ha neppure i soldi. Nient'altro che fisime.
SIMPLIZIUS L'uomo delle fisime.
RIEGELSAM Ma quei bei mobili, questi mobili sontuosi. Bene, io vado, ma le guardie
rimangono qui.
SIMPLIZIUS Mi vedo già in gattabuia.
EWALD Impertinente. Via le guardie all'istante, altrimenti non avrà un centesimo del suo
debito.
RIEGELSAM No? Allora lo farò imprigionare, indicando Simplizius.
EWALD Lo porti pure via, è la miglior cosa che Lei possa fare.
SIMPLIZIUS spaventato: E' giusto. Sarebbe la miglior cosa per lui.
RIEGELSAM in disparte: Non si riesce a convincerlo. Vorrei infuriarmi. Ma questi bei
mobili! Solo questi mobili potrebbero sedurmi.
SIMPLIZIUS Ah, se li vedesse davvero nella giusta luce e non con questa fiaccola che
abbaglia.
RIEGELSAM Sono ancora più belli?
SIMPLIZIUS Oh, non si riesce neppure a guardarli, tanto sono belli.
RIEGELSAM Bene, le guardie si allontaneranno a condizione che Lei mi ceda per iscritto
questi mobili.
SIMPLIZIUS contento, di nascosto: Abboccate pure.
RIEGELSAM Se tra un'ora non avrò il mio denaro, questi saranno miei.
SIMPLIZIUS Lo abbiamo già in pugno.
EWALD Sulla mia parola.
RIEGELSAM No, deve essere scritto. Basta redigerlo. Tutto scritto.
SIMPLIZIUS di soppiatto: E' già nostro.
EWALD scrive: Dunque tutto ciò che si trova in questa stanza.
SIMPLIZIUS Noi esclusi. Perché sarebbe capace di includere anche noi. E' proprio un
furbacchione.
RIEGELSAM Non saprei cosa farne di un miserabile impiccio come Lei. Silenzio! Vostra
Altezza si degni di sottoscrivere.
EWALD lo fa: Ecco.
RIEGELSAM Anche il sarto!
SIMPLIZIUS lo fa. Tra sé: Ti taglierai.
RIEGELSAM esultando: Bravo! Ora sono a posto.
SIMPLIZIUS Che persona fortunata, ha fatto proprio un affare.
RIEGELSAM Alle guardie: Potete andare a casa.
Le guardie escono.
SIMPLIZIUS Ah! Per ora è andata via solo la sorveglianza.
EWALD Ora vada via anche Lei!
RIEGELSAM Io? Cosa Le viene in mente? Io rimarrò qui finché non arriverà il denaro.
EWALD Che arbitrarietà! Devo andare a prendere il denaro. Ho fretta.
SIMPLIZIUS A dire il vero da noi arriva con la posta. Tra sé: Siamo noi che partiamo.
RIEGELSAM Può fare come vuole. Si siede su una sedia. Nessuno mi porterà via da
questa stanza. Devo sorvegliare i miei mobili. Neppure uno potrà sfuggirmi. Per mille
diavoli!
EWALD di soppiatto a Simplizius: Che bella storia. Cosa facciamo ora?
161
SIMPLIZIUS
Lo lasci seduto, noi prenderemo la nostra fiaccola, usciremo e lo
rinchiuderemo. Egli deve sorvegliare i suoi mobili.
EWALD Un'idea squisita. Prende la fiaccola dalle quinte. Or bene, rimanga qui e mi sia
garante di tutto.
SIMPLIZIUS E faccia attenzione che non Le sfugga niente, altrimenti dovrà pagarlo.
Ewald e Simplizius escono velocemente di casa e chiudono la porta con il catenaccio.
Appena la fiaccola esce dalla stanza, gli addobbi si trasformano in un batter d'occhio
nella misera stanza.
RIEGELSAM salta su di scatto e dice con sommo stupore: Tuoni e fulmini, che accidente
è questo? Son finito in un antro magico? Dove sono andati a finire i mobili? Quel
bell'orologio, quei sontuosi dipinti, è sparito tutto, ci sono solo stracci. Strappa i
vestiti. Nient'altro che stracci ci sono e quei pezzenti se ne sono andati. Ah! Devo
inseguirli. La porta è chiusa con il catenaccio, non posso uscire. Scoppio dalla rabbia.
I miei cinquecento talleri! Cade sulla sedia.
SIMPLIZIUS guarda dalla finestrina: Amico, sono perduti.
RIEGELSAM O stregone, entrerai prima o poi! Riporta qui i miei mobili.
SIMPLIZIUS Vuole vederli ancora una volta? Eccoli.
Mette la fiaccola dentro la finestra, la stanza ritorna come prima.
RIEGELSAM si precipita su di essi a braccia spalancate: Alt! Adesso non li lascio più
scappare.
Simplizius ritira la fiaccola, repentina trasformazione. Riegelsam indietreggia sbigottito.
SIMPLIZIUS Li tenga stretti. Il debitore Simplizius si vendica così!
RIEGELSAM
corre furibondo verso la finestra che Simplizius gli sbatte sul naso:
Farabutti, briganti, assassini, ladri! Frantuma i vetri della finestra. Scoppio dalla
rabbia. Devo inseguirli. Fa per uscire dalla finestra e rimane bloccato. Non riesco a
passare, sono troppo grasso, soffoco. Cosa vedo - o magia infernale! Fuggono via su
una nuvola. Che abiti lussuosi! Il sarto è ricoperto d'argento, se riuscissi almeno a
strappargli il vestito di dosso! I miei cinquecento talleri! Divento pazzo, esplodo. No,
farò saltare la porta. Lo fa. Aiuto, aiuto! Briganti, ladri, guardie! Esce.
SCENA UNDICESIMA
Cambiamento di scena.
Grande piazza a Massana in stile greco. Su un lato il palazzo reale. Alcuni gradini
conducono in alto, dove è seduta la morte greca, un giovane pallido con la fiaccola
capovolta e spenta, gli occhi chiusi e la testa chinata. Molte persone in lutto, altre no,
vanno per la strada torcendosi le mani.
Breve coro
Di', o dolore, quando te ne andrai
dai terreni sventurati di Massana?
Grandi dei, frenate le sofferenze,
solo il vostro potere ne è capace.
Escono afflitti.
162
Arriva Lucina che osserva il palazzo con malinconia. Tutta la scena deve essere recitata
da entrambi i lati, lentamente e in modo solenne.
LUCINA
Un brivido ostile mi coglie,
se getto lo sguardo su questo castello funesto.
Già vedo il giovane in agguato.
Povero principe, grande è la tua pena.
A voce più alta:
Genio della morte,
tu potresti rendermi felice con una risposta,
imprimerai oggi il gelido bacio
sulle labbra di Massana?
IL GENIO DELLA MORTE alza la testa, la fiaccola rimane sempre capovolta, parla in
modo freddo e serio con tono profondo:
Quando la notte scaccerà via il giorno,
come richiede la sete di vendetta di Ade,
Massana avrà sfogato il proprio dolore breve pausa
il mare vi mugghierà sopra.
LUCINA
E che fine farà il re?
Lo abbraccerai cordialmente?
GENIO
Ade può mandare solo spavento.
Più cupa si avvicinerà la sua fine.
LUCINA
Dalla tua testimonianza traspira malinconia,
eppure giova al mio piano.
L'ora della sventura mi renderà felice,
se riuscirò a commuoverti.
Donami la vita di due persone
non colpite dalla maledizione di Ade,
che non siano tra la schiera di coloro
che non sperano nella pietà.
GENIO
Prendi la vita di questi due.
Sorridendo:
Ciò nonostante non me la sottrarrai.
LUCINA
Vorrai concedermi inoltre
che si chiuda l'occhio di Heraklius,
prima che tremino le fortezze del paese?
GENIO
Prima ancora che l'onda baci la torre
si spegnerà la vita del re sofferente.
LUCINA
Massana dovrà allora sprofondare velocemente,
163
prima che il tempo rubi dei secondi,
nel momento in cui,
la corona del re,
brillerà sulla testa di uno straniero.
GENIO fa ricadere la testa, in modo tetro e lentamente dice:
Sprofonderà Pausa, poi ancora con la testa chinata:
Fammi ascoltare.
LUCINA
Il tuo occhio si è già chiuso per dormire?
LAMENTI di numerose voci sulla scena:
Aiuto! Sta morendo.
GENIO
Senti questo mormorio?
Alza la testa.
Laggiù il gelido dovere mi chiama.
Si alza, la sua testa è leggermente reclinata. Allunga la mano destra verso il luogo in cui il
rumore riecheggia, come a indicarlo. La mano sinistra pende giù diritta, tenendo la
fiaccola rovesciata. In questo modo si dirige con passo misurato verso le quinte, proprio
sul lato opposto del palazzo.
LUCINA guarda il cielo:
O dei, che governate con clemenza
e tuttavia comandate in modo incomprensibile!
Esce lentamente dalla parte opposta.
SCENA DODICESIMA
Thestius, Epaminonda, numerosi abitanti di Massana, arrivano dalla parte da cui è uscito
il genio.
THESTIUS Per lui è finita, è muto, gli dei gli hanno chiuso la bocca.
EPAMINONDA Un destriero solitamente tanto docile lo ha scaraventato giù, tanto che
dalla caduta ha tuonato la terra. Le donne piangono. Ma non piangete in questo
modo. Non ci siete già abituate? Da sette anni interi la sventura si è accampata su
questa terra e ha montato la sua tenda nera su questa città. Sono già stremato, non
potrò più commuovermi neppure se il tetto del mio vicino gli precipitasse sulla testa.
Solo le donne non riescono ad abituarsi a cose del genere.
THESTIUS O Ade, principe ingiusto degli Inferi, che perseguiti questo povero regno per
vendetta, perché Massana non ha eletto il re che tu gli avevi fatto destinare dal tuo
oracolo infernale! Cosicché noi non possiamo fare un passo sulla vasta strada, senza
che, come su un crepaccio di ghiaccio mai battuto, vi sia collegato pericolo di vita.
EPAMINONDA Guardate! Perché accorre il popolo? Conducono due stranieri.
THESTIUS Adesso nel paese sono rari come comete. Li conduce Hippomedon.
164
SCENA TREDICESIMA
Detti. Ewald, Simplizius, entrambi in costume egiziano. Hippomedon. Popolo.
HIPPOMEDON Finalmente abbiamo di nuovo la fortuna di avere due stranieri nella nostra
città. Quale meraviglia! Arrivano addirittura dall'Egitto, per apprendere da noi il
disprezzo della vita.
EWALD Salute a te, popolo di Massana, ho delle cose importanti da trattare nel tuo regno.
SIMPLIZIUS Da trattare, dice. Alla fine ci prenderanno per ebrei.
THESTIUS Salute a voi. Ci dispiace per voi.
SIMPLIZIUS spalanca gli occhi: Gli dispiace per noi.
THESTIUS Delle stelle malvagie vi hanno condotto in questo paese.
SIMPLIZIUS Ah, questa poi, ma se siamo arrivati in pieno giorno.
EWALD lo prende da una parte: Non essere così volgare. Comportati distintamente, sii
astuto, modesto ed esprimiti con parole migliori.
SIMPLIZIUS
Deve mettermelo per iscritto. Perché in questo modo non riesco a
ricordarmelo.
EWALD Non crediate che io abbia lasciato inutilmente il misterioso soggiorno presso le
piramidi, onorerete solennemente gli astri che mi hanno illuminato la strada per
Massana, poiché sono stato inviato a voi dagli dei misericordiosi.
THESTIUS
Allora lodiamo la tua missione. Il tuo occhio è tenero e nobile il tuo
atteggiamento, il tuo volto infonde fiducia e la tua fronte rotonda e piena di audacia
potrebbe certamente essere il trono della più sublime saggezza.
SIMPLIZIUS No, ciò che tutti notano in lui non mi sarebbe venuto in mente neanche nel
sonno. Ha sulla fronte un trono su cui è seduta la saggezza. Fa finta di mettersi
seduto. Ora cosa mai vedranno sulla mia fronte!
THESTIUS Se vuoi eleggere come tua dimora la mia casa sventurata, segui il mio timido
incedere, ma fai che l'attenzione controlli diligentemente il tuo sentiero e
l'apprensione guardi alle tue spalle. Fa un profondo inchino.
EWALD La mia gratitudine saluta la soglia di casa tua. Di lieta verde speranza l'ospite ti
adornerà le sale. Simplizius seguimi subito.
Esce con decoro. Thestius lo segue.
SIMPLIZIUS stupito, lo segue con lo sguardo: Mi congedo da Lei. Ah, che cosa noiosa è
la saggezza, non lo avrei mai creduto in vita mia. Per una volta voglio essere allegro.
A Epaminonda. In modo signorile: Mi dica, mio nobilissimo abitante di Massana, che
passeggiate ci sono qui?
EPAMINONDA La strada più frequentata conduce alla miseria.
SIMPLIZIUS Davvero? Deve essere una bella passeggiata.
HIPPOMEDON La vedrai.
SIMPLIZIUS Mi farà piacere. Hanno anche un teatro?
EPAMINONDA Oh, si. Sospirando: Il teatro si chiama Massana.
SIMPLIZIUS Cosa viene rappresentato?
HIPPOMEDON Una grande tragedia.
SIMPLIZIUS Di chi?
EPAMINONDA E' un'opera dell'Orco.
SIMPLIZIUS Non conosco questo poeta. Deve essere uno straniero.
HIPPOMEDON Dura già da sette anni.
165
SIMPLIZIUS Che spettacolo! Allora bisognerebbe venire al mondo tre o quattro volte per
poter assistere a una simile opera. Chi ne è l'interprete?
EPAMINONDA Tutto il popolo.
SIMPLIZIUS Teatro popolare dunque. E chi ne è spettatore?
EPAMINONDA L'Inferno.
SIMPLIZIUS Allora ci deve essere un gran caldo insopportabile nel teatro. In generale la
gente qui non sembra essere sfrenatamente allegra. Perché piangono quelle donne?
UNA DONNA Piangiamo il vostro destino.
SIMPLIZIUS Il nostro destino? Ma che destino abbiamo? Una portantina coperta da un
panno verde viene condotta sulla scena. Chi portano quelli là?
HIPPOMEDON E' solo uno che è stato abbattuto da un destriero.
SIMPLIZIUS Lo ha solo abbattuto? Oh, allora se la caverà. Qui c'è aria sana. Ma chi abita
in quella grande casa?
HIPPOMEDON Purtroppo è vuota. Le persone sono tutte estinte.
SIMPLIZIUS Davvero? Ma di cosa soffrivano?
EPAMINONDA Beh, è una malattia singolare, non è proprio una febbre g i a l l a.
SIMPLIZIUS Bene, se ha solo un colore, sono ben contento. Una portantina identica
all'altra viene condotta velocemente sulla scena dalla parte opposta. Ehi, ne portano
già un altro?
EPAMINONDA E' tutta la mattina che va avanti così, oggi è un giorno pieno di pericoli.
Dovrete badare a voi stessi.
SIMPLIZIUS Badare a noi stessi? Si, ma per caso non ci sarà mica la peste?
EPAMINONDA Beh, ora non più così tanta.
SIMPLIZIUS Non più così tanta? Smetta, mi riempio di paura. - La prego, mio caro come si chiama?
EPAMINONDA Epaminonda.
SIMPLIZIUS
Epaminonda? Anche questo è un nome pericoloso. Dunque mio caro
Epaminonda, abbia la bontà di condurmi da qualche parte, affinché possa
rasserenarmi un po', poiché mi sento molto male.
EPAMINONDA Ti condurrò in un luogo in cui forse troverai dei conoscenti.
SIMPLIZIUS Ah, sarebbe stupendo. Dove dunque?
EPAMINONDA Al cimitero degli stranieri.
SIMPLIZIUS Dove?
EPAMINONDA Al cimitero degli stranieri. Là giacciono sotterrati tutti gli stranieri che da
sette anni sono giunti nella nostra città.
SIMPLIZIUS Tutti? Senza eccezioni?
EPAMINONDA Si si, tutti. Potai prenotarti subito un posto là.
SIMPLIZIUS Dovrei prenotarmi un posto? Come su una carrozza per comitive? Che
persona insana! Cosa Le viene in mente? Che paese è mai questo? E' proprio una vera
trappola per martore da cui non si esce più. E Lei lo racconta anche, disgus - come si
chiama? Me ne sono già dimenticato.
EPAMINONDA in modo brutale: Epaminonda.
SIMPLIZIUS Già il nome uccide. Allora ritratti, Epaminonda, se non vuole che la paura mi
consumi.
166
SCENA QUATTORDICESIMA
Detti. Sillius di corsa.
SILLIUS Aiuto! Aiuto! C'è una casa in fiamme.
TUTTI uscendo di corsa: Aiuto, in salvo, via!
EPAMINONDA ride: Haha, quei pazzi spengono l'incendio e si dolgono a più non posso
per la ignota sventura. Per questo rido. Io sono uno stoico, chi potrà rubare la mia
felicità?
SCENA QUINDICESIMA
Detti. Argos in tutta fretta.
ARGOS Devi tornare a casa, Epaminonda. Tuo figlio è morto.
EPAMINONDA piange torcendosi le mani: Mio figlio, mio figlio, o giorno sventurato!
Questo è troppo. Esce precipitosamente con Argos.
SIMPLIZIUS
da solo, trema tutto: Terribile, terribile, si sta già estinguendo un'altra
famiglia. Lo stoico è stato punito per la sua superbia. Cado in deliquio. Si siede sui
gradini del palazzo. Dove avranno il liquore anodino di Hoffmann? Aiuto! Svengo!
Aiuto!
Esce di casa un servitore di Thestius.
SERVITORE Forestiero, desideri salire per ristorarti?
SIMPLIZIUS spossato: Ristorarmi? E' proprio ora che mi ristorino. Vengo subito, fammi
strada.
SERVITORE Ma fai molta attenzione. La scala è molto ripida, tre casigliani si sono già
rotti una gamba.
SIMPLIZIUS con grande paura: Per l'amor del cielo! Non c'è proprio fine. Gli si piegano
le ginocchia dalla debolezza. Non ho proprio più coraggio di appoggiare i piedi.
Conducimi dentro. Il servitore lo accompagna sotto braccio. Mentre esce dice: O
popolo malvagio! Hanno un cimitero per gli stranieri, la febbre gialla, un po' di peste,
Epaminonda. - E anche le gambe rotte! O che paura, se morirò qui, non mi vedranno
più per tutta la mia vita. Esce trascinandosi, accompagnato dal servitore.
SCENA SEDICESIMA
Cambiamento di scena.
Piccola stanza nella casa di Thestius con due porte laterali. Thestius. Ewald.
THESTIUS Sei stato annunciato al re, saggio forestiero, quale meraviglioso salvatore del
nostro paese. Già dal mattino presto tutti i ministri sono riuniti intorno a lui. Di un
male insanabile langue il Magnifico e, come l'uomo a causa di un grande dolore non
sente quello più piccolo, allo stesso modo il popolo si lamenta con nobile amore per
la grande pena del suo re, dimenticando la propria sventura.
EWALD Oh, com'è affascinante essere amati in questo modo.
167
THESTIUS Anche il re ama in questo modo il suo popolo che si è mantenuto fedele, e il
suo nobile cuore ottiene la stessa ricompensa. Come sarebbe felice questo paese se lo
spietato principe delle ombre infernali non SCENA DICIASSETTESIMA
Detti. Il ministro Harmodius di corsa e sbigottito.
HARMODIUS Dov'è il saggio della magica terra d'Egitto, che offre salvezza al popolo
sgomento?
THESTIUS Eccolo qui pieno di soave dignità.
HARMODIUS Ora potrai dimostrare che i buoni dei ti hanno dotato di meravigliosa forza
magica. Devi recarti rapidamente dal re, il suo spirito conquisterà l'Elisio, ma Ade
manda immagini raccapriccianti con notti terribili, per irretire i suoi occhi, e le Furie,
tremende da guardare, riccamente avvolte di serpenti, fluttuando su vapori putridi,
gorgogliano nella stanza. Adesso parla, potrai rischiarare la notte dell'Orco con il
raggio di Aurora?
EWALD Non io, ma gli dei, e ciò che io sono, lo sono solo grazie ad essi.
HARMODIUS Allora corri con me, è il momento giusto.
EWALD abbraccia Thestius con commozione: Thestius mio, addio, Osiris ti ricompenserà
per la tua bontà. Tra sé con sofferenza: Massana sprofonda! - Non lo vedrò mai più.
Ora vieni, accompagnami, mi aspetta un grande momento.
Escono entrambi da una parte.
THESTIUS Ritorna presto, il mio cuore ti attende. Esce dalla parte opposta.
SCENA DICIOTTESIMA
Simplizius. Arete.
ARETE Ah, pover'uomo! Entra pure. Ma perché non vuoi toccar cibo?
SIMPLIZIUS Sono oltremodo sazio, ho tutto il paese sullo stomaco, perciò non riesco a
farci entrare niente. Finirò con il morire di fame dalla paura.
ARETE Puah, vergognati! Sei un uomo?
SIMPLIZIUS Io stesso non so più cosa sono. Presumibilmente.
ARETE Osservami, io sono una ragazza. Noi abbiamo veramente grossi motivi per avere
paura. Oggi si sono sentite delle scosse terrestri tali, che le mura della città hanno
tremato.
SIMPLIZIUS Ora se le mura della città cominciano a tremare, cosa dovrebbe fare uno
come me?
ARETE Ma perché sei venuto proprio a Massana?
SIMPLIZIUS tremando: Perché devo salvare il paese.
ARETE Tu? Ah, dei benevoli! Se almeno tu non tremassi come una foglia già da prima!
SIMPLIZIUS Credi? Sarebbe davvero spiacevole.
ARETE Povero pazzo, mi fai pena.
168
SIMPLIZIUS Ringrazio molto devotamente. Questa ragazza sarebbe proprio carina. Se
almeno non mi si piegassero le ginocchia dalla debolezza! Dalla gran paura darei
inizierei a corteggiarla.
ARETE Perché mi osservi con quello sguardo scrutatore? Cosa desideri?
SIMPLIZIUS tra sé: Se mai fosse presa da una passione repentina per me, stamani stesso
potremmo scappare e io uscirei finalmente con le buone da questo paese maledetto.
Dimmi, cara bambina, cosa provi effettivamente per me?
ARETE Pietà. Intima pietà.
SIMPLIZIUS Intima pietà? Aha! Ha un po' di simpatia per me. Potresti ben deciderti.
ARETE A far che?
SIMPLIZIUS A diventare mia.
ARETE Tua, Arete?
SIMPLIZIUS Si! Arete, tu hai irretito il mio cuore.
ARETE piena d'orgoglio: Chi sei tu che osi chiedere la mano di una nobile di Massana?
SIMPLIZIUS in disparte: Devo svelarle la mia condizione? No. Su questa faccenda dovrà
stendersi un velo mistico.
A voce alta:
Io non sono ciò che appaio e non appaio neppure ciò che sono,
e se fossi ciò che desidererei,
non apparirei ciò che non sono.
ARETE Ti capisco.
SIMPLIZIUS Ci vorrebbe un genio per questo. Io stesso non mi capisco.
ARETE Tu desidereresti apparire ciò che non sei.
Eppure sei proprio ciò che anche appari.
SIMPLIZIUS Hai già indovinato, è incredibile. Dimmi, fanciulla, avresti il coraggio di
rapirmi?
ARETE Io rapire te?
SIMPLIZIUS O viceversa.
ARETE Cioè: io dovrei lasciare la mia patria con te. Ti capisco bene.
SIMPLIZIUS Mi ha capito di nuovo.
ARETE Ma affinché anche tu mi capisca, ti dirò come ti considero: sei una persona
sfrontata e miserevole, che osa aprire, per una dichiarazione d'amore, le sua labbra
tremanti dalla paura della morte, e offrire a una nobile fanciulla di Massana la sua
storpia figura. Allontanati! Parlare con te è un delitto contro il tempo. E se in futuro
vorrai conquistare un altro cuore di fanciulla, prima tempra il tuo con il coraggio. Gli
uomini coraggiosi vengono amati. I pusillanimi vengono disprezzati.
SIMPLIZIUS Si deve essere stoici per sopportare tutto ciò. Addio, apprenderai troppo
tardi chi hai offeso. Ah! Adesso Massana può cadere, certamente io non la
risolleverò.
ARETE Fermati, rimani ancora un po', spiegati, affinché io apprenda da chi veniva la
proposta di matrimonio che mi ha umiliata.
Duetto
ARETE
Di' in fretta chi sei.
SIMPLIZIUS
L'ho già detto, sono un uomo.
ARETE
Sei un uomo, ma che tipo d'uomo?
169
SIMPLIZIUS
Migliore di qualunque altro.
ARETE
Come ti chiami, sei un nobile?
SIMPLIZIUS
Mi chiamo Simplizius Zitternadel.
ARETE
Il nome mi sembra molto volgare.
SIMPLIZIUS
Non può essere tutto nobile.
ARETE
Come puoi dire tali sciocchezze?
SIMPLIZIUS
La stessa cosa volevo chiederla a te.
ARETE
Già il tuo aspetto mi ripugna.
SIMPLIZIUS
Ciò colpisce profondamente il mio animo.
ARETE
Nessun uomo è tanto orrendo su questa terra.
SIMPLIZIUS
Per fortuna i gusti sono diversi.
ARETE
Com'è insulso il taglio degli abiti!
SIMPLIZIUS iracondo:
Non è vero, io sono - si domina e canta rilassato:
Continua pure.
ARETE
E' mancato poco che tu ti tradissi.
SIMPLIZIUS
Si, per Giove, questa volta mi è andata bene.
ARETE
Devi dirmelo chi sei.
SIMPLIZIUS
Sono un eroe come nessun altro.
ARETE beffarda:
Il tuo coraggio in battaglia è ben grande?
SIMPLIZIUS
Spesso infilzo tutto il giorno.
ARETE
Inutilmente intrecci il filo con astuzia.
SIMPLIZIUS
Mi sembra che questa astuta abbia sentore di qualche cosa.
ARETE
La mia diffidenza non si lascia più vincere.
SIMPLIZIUS
Ora manca solo che nomini le forbici.
170
SIMPLIZIUS
ARETE
Tu non sei un principe, confessalo!
arrabbiato:
Sono un ingegnere della stoffa.
ARETE
Ah!
Entrambi allo stesso tempo.
ARETE
O dei, cosa odo, mi si appanna la vista.
Un simile plebeo mi parla d'amore.
Che ardore
brucia nel sangue,
un dolore furibondo
divampa nel cuore.
Velocemente fuggirò via di qua, per nascondermi timidamente.
O tortura infernale, rimorso vergognoso.
SIMPLIZIUS
Perché dovrei negare, non è una vergogna,
poiché la mia agiata condizione merita attenzione.
Lo sto dicendo,
appartengo alla corporazione dei sarti
e muovo le mie forbici
con onore.
Lo griderò al mondo, è mio dovere.
non sono affatto un guastamestieri, per ciò non mi vergogno.
Escono entrambi.
SCENA DICIANNOVESIMA
Cambiamento di scena.
Stanza regale. Sullo sfondo c'è un grande arco aperto, dietro di esso, situato a distanza di
una quinta, pende un fondale con nubi oscure, attraverso cui si vede, come nella nebbia,
una gigantesca figura bronzea di Furia alata, con gli occhi scintillanti, che sta in agguato.
Il tutto è dipinto sulla parete posteriore ed è illuminato da una luce bluastra. Alcuni spettri
sogghignando, escono qua e là dalle nubi che li circondano. Tra questa parete e l'apertura
dell'arco si vedono quattro ombre oscure indaffarate presso una tomba aperta (grande
botola), dalla quale emerge ancora un po' una bara dorata appena affondata. L'insieme
forma un imponente tableau. La stanza è buia. Rimbomba un tuono. Su una poltrona
dorata riposa Heraklius, intorno a lui a lutto, i grandi del regno e i servitori del tempio.
Accanto a lui, su un tavolo di marmo, la corona. Presso la quinta di fronte alla poltrona
del re, un modesto sedile rialzato su tre gradini. Ewald. Harmodius.
171
Breve coro delle Furie.
Ovunque lo scellerato possa trovarsi,
la vendetta dell'Orco lo colpirà,
e il suo pugnale lo raggiungerà
anche nella sfarzosa stanza dorata.
HERAKLIUS spossato e inquieto:
Via, via di qui, mostruoso vampiro,
che succhia dall'anima la pia speranza!
HARMODIUS a Ewald:
Qui vedi le sofferenze del buon re,
un'immagine non adatta all'occhio umano.
HERAKLIUS
Chi disturba il mio tormento?
HARMODIUS
Il tuo salvatore, signore!
HERAKLIUS
Inutile, inutile, chi può far retrocedere l'Inferno?
O supplizio! Non fossi mai nato!
EWALD
Mio principe, io posso scacciarti quella visione.
HERAKLIUS
Se ne sei capace, per ricompensa ti darò un principato.
EWALD
Anche il premio che ho deciso fluttua così alto.
Chiedo molto - chiedo la tua corona.
HERAKLIUS
Era il mio orgoglio! - Finito! Via- ! Prendi! Prendi!
EWALD ai nobili:
Lo avete sentito, ne siete soddisfatti?
TUTTI cupi e a mezza voce:
Se ti elegge il re, ti elegge il regno.
EWALD
Dominerò dunque su questo orrore.
Per il tuono di Iside, fuggi via, nuvolaglia illusoria!
Tuono. Ewald agita la fiaccola. Il fondale si dilegua. La tomba e le ombre spariscono.
Compare uno scenario di spesse nubi che formano una montagna. In alto, trasversalmente,
davanti al telone posteriore, un muro e un portone dorati. Dietro al portone, dipinto sul
telone, brilla una chiara luce solare che si perde nel blu del cielo, che è cosparso di stelle
trasparenti. Ai piedi di questa montagna presso la salita, Thanatos è seduto su un
piedistallo come nella scena precedente, ma con la fiaccola accesa. Risuona una musica
delle sfere celesti. La figura di Heraklius viene condotta dai geni con catene di rose, sul
monte di nubi, fino al portone dorato. Là, scende a terra. La musica prosegue molto lieve.
HERAKLIUS
O dolce bevanda dell'anima dal divino recipiente!
O piacere avvertito dai sensi rigenerati!
Se anche possedessi ancora mille corone,
le cederei volentieri per questa visione.
Oh, incoronatelo al mio letto di morte.
172
Egli renderà felice il mio regno dissestato dal castigo.
In quel momento si apre il portone d'oro, esce fuori una scintillante figura divina.
Mi sento proprio bene, la catena terrestre si scioglie,
il mio spirito fugge, o in - dicibile - estasi!
Thanatos sorridendo dolcemente, rovescia la fiaccola, che si smorza, allo stesso tempo la
figura divina stringe il re solennemente al petto. I suoi abiti spariscono ed egli rimane con
un vestito di velo bianco, che viene illuminato di luce rosa. I geni formano un gruppo. La
testa di Heraklius cade leggera sul petto, Ewald spegne la fiaccola e il telone, che chiude
la stanza, scende giù frusciando lentamente e delicatamente. La musica si attenua. Pausa
solenne. Commozione in ogni volto.
HARMODIUS
Se n'è andato - doveva dirci addio.
Una fine regale, rischiarata dalla fama.
Colui che trapassa così colmo di gioia,
è degno d'invidia.
Per Giove, in questo modo la morte vale una vita.
Heraklius viene coperto con un manto di seta.
Adesso traiamo rapidamente profitto dalla sua ultima preghiera.
Poiché senza re il paese non può stare.
Adrasto, primo servitore del tempio, prende la corona e si pone davanti a Ewald.
ADRASTO
Come gli dei fanno con te, così tu proteggerai noi.
Prendi dunque posto su quei gradini.
Ewald sale i gradini sui quali è collocato il modesto sedile.
EWALD tra sé:Mi trema il cuore, mi coglie un terrore di morte Si inginocchia.
TUTTI
Quale sovrano, ti rendiamo omaggio rispettosamente.
Si inginocchiano.
ADRASTO
La corona coprirà dunque la tua saggia testa,
Sii re! Regna! All'ultima parola gli ha posto la corona sulla testa, ma senza la minima pausa, con un
terribile fragore, il salone crolla. L'arco e le quinte formano montagne di macerie che
sottraggono gli attanti agli occhi del pubblico. Sullo sfondo compare il mare che si insinua
tra le montagne di macerie del salone e dal quale emergono le torri di Massana
sprofondate. I gradini, carrozza aerea sui quali si era inginocchiato
EWALD, si trasformano in nubi, sulle quali egli si libra fino al centro del palco e grida
malinconico: Massana, addio!
Agita la sua fiaccola per abbellire la triste visione e parte. Le rovine che emergono dal
mare e le macerie del salone si trasformano in dolci colline di rose, l'aria si fa pura e
l'insieme risplende nella più deliziosa luce rosea.
Il sipario scende lentamente.
FINE DEL PRIMO ATTO
173
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Agrigento. Un'altra parte del bosco, presso il lago rosso. Antrokles, Clitonius, numerosi
cacciatori entrano armati di giavellotti.
Coro dei cacciatori
Il piacere dei cacciatori verrebbe presto meno,
se si cacciassero solo scimmie codarde.
Ma quando nel silenzio dei boschi,
imponente risuona il ruggito del leone,
qui la iena crudele
digrigna i denti assassini,
là, prima che si brandisca il giavellotto,
dal cespuglio salta fuori la tigre:
allora inizia la guerra del bosco.
Cadi o vinci! Cacciatore!
ANTROKLES ai cacciatori: Disponetevi come volete. Il re caccia da solo. Dovrete
guardarvi dall'avvicinarvi al suo sguardo di fuoco che riluce fiammante d'ira
nell'oscurità della foresta.
Escono tutti tranne Clitonius e Antrokles.
ANTROKLES O mio Clitonius, cosa ci è toccato vedere! I sommi dei hanno abbandonato
Agrigento.
CLITONIUS Ma dove potrà mai essere il nostro nobile re, salvato fedelmente dai Lari
della sua casa? Potesse almeno vedere come si affligge il suo povero popolo.
ANTROKLES Chi gioisce ora ad Agrigento? Solo la pazzia ride. La mente sana non può
che rattristarsi. E' Phalarius in persona, da quando la corona infernale arde sulla sua
testa, come se il pugnale dell'indignazione avesse trafitto il suo infido cuore. Sai
perché adesso si scatena la caccia? Aspasia è morta.
CLITONIUS Aspasia? La sorella del nostro fedele re Creonte? La magnifica principessa
Aspasia?
ANTROKLES Era l'unica che Phalarius aveva lasciato in vita nel giorno funesto dell'orribile
aggressione, poiché quando era generale, si era infiammato d'amore peccaminoso per
lei. Da quando egli possiede il regno, la tempesta di suppliche e minacce, ella
vorrebbe concedergli la mano, egli vorrebbe per questo offrirle tre regni. Ma appena
ella getta lo sguardo su di lui e sulla sua corona, cade a terra tremando davanti a lui e
piega il nobile corpo ai piedi di questo pazzo furioso, lo scongiura con le lacrime di
abbandonarla, visto che sulla terra non esiste amore per la sua corona. Ma egli la trae
con impeto al suo petto taurino e vuole sottrarre a quella casta bocca il
174
primo bacio, allora gli ardenti coralli delle labbra si trasformano in pallide perle, lo
splendore degli occhi svanisce, i brividi della morte ghermiscono le sue membra, la
paura di essere tanto vicina a quella corona le spezza il cuore, fredda ed esanime,
Phalarius la tiene tra le braccia, impallidendo di terrore.
CLITONIUS Che sorte terribile, sapersi incoronato in questo modo.
ANTROKLES Allora lo ha colto l'ira, si è scatenato tanto da far tremare le colonne della
stanza. Alla caccia, gridava, aizzate su di me tutte le tigri del bosco. Scuotete la terra,
affinché ne escano fuori i mostri che non hanno ancora mai osato uscire alla luce del
sole, date nutrimento al mio dardo, affinché possa abbracciarlo il mio odio, poiché
l'amore sfugge al mio cuore in maniera tanto spietata. Così è scappato via, a caccia, e
la nera foresta tremante ha piegato di fronte a lui la testa solitamente tanto
minacciosa.
CLITONIUS Ma il raggio mattutino ci saluterà nel bosco?
ANTROKLES A stento la sera. Poiché prima che la luna si specchi ancora sulle torri del
palazzo, egli si nasconderà in una stanza con volte di marmo compatto,
completamente senza aperture, affinché nessun raggio di luna possa raggiungere la
sua testa. Perché la sua corona, così dice il saggio servitore di Diana, perde i poteri
fin tanto che la luce della luna si posa sulle sue punte. E poiché in questo momento la
sua vita non è al sicuro, dalla paura egli ha chiuso con il catenaccio le porte di solido
ebano. Infatti senza il bagliore della luna nessuna freccia potrà mai ucciderlo. E senza
energia esse cadono a terra ai suoi piedi.
CLITONIUS Non parlare così ad alta voce, c'è qualcosa che fruscia là nel cespuglio.
ANTROKLES brandisce il giavellotto: E' una tigre.
CLITONIUS Ti sbagli - e non ti sbagli, è Phalarius. Ti inganna la sua pelle di leopardo.
Poveri noi! Siamo perduti se ci ha sentiti.
ANTROKLES Taci! E' là che smania dietro al leone che sta fuggendo davanti a lui. Vieni,
fuggiamo anche noi di fronte a questa tigre del Bengala, se si allontanano i leoni, gli
uomini non devono vergognarsi della fuga.
Escono entrambi intimoriti.
SCENA SECONDA
Musica. Lulu e Fanfu, geni alati, trasportano Simplizius attraverso i cieli in un grande
scialle che sorreggono a entrambe le estremità, come se portassero qualcosa in un
fazzoletto. Sono sopra a delle nubi e lo scialle è una carrozza aerea fatta in modo tale che
Simplizius vi stia dentro rannicchiato come un bambino e sia appena percettibile.
Scendono a terra.
LULU Bene! Scendi pure intrepido coniglio. Qui siamo già al sicuro.
FANFU Ora serpente, tira fuori la testa.
SIMPLIZIUS tira fuori la testa: Ma dove siamo? Per prima cosa devo raccogliere tutte le
mie membra. Scende, i geni lo aiutano. Lo scialle riparte in volo. Bene! Ringrazio
umilmente, questi fanciulli sono come colombi. Ahimè, un simile terremoto vorrei
riaverlo presto. Guardo fuori dalla finestra in tutta innocenza, improvvisamente inizia
a schiantarsi tutto come se il mondo intero fosse un cassettone che si frantuma e io
precipito giù dal settimo piano, quei due fanciulli però mi afferrano al volo e fuggono
volando insieme a me. Appena siamo in alto si sente un tonfo e tutta la città
175
scivola via e precipita nell'acqua. O giorno sventurato! Il povero poeta si è immerso
con la sua saggezza. Visto che solo io non sono caduto in acqua, ci saranno finiti gli
altri piccoli pesciolini-sarti. D'altra parte, quando quei pesci vedranno le stanze
sott'acqua, si metteranno a loro agio. C'è da meravigliarsi se una balena di quel
genere dorme sotto un letto a baldacchino, ma del resto ho già constatato io stesso
che uno stoccafisso può stare su una canapè. Basta che nessuno si insinui nuotando in
una biblioteca, perché là, una bestia simile non ci si orienta. O santo cielo, diventerò
io stesso un pesce da tanta sete che ho. Si inginocchia. Cari fanciulli, siate
caritatevoli, fatemi avere qualcosa da bere. Altrimenti dovrò morire di sete.
LULU La tua sete ci è altamente cara, ti abbiamo appunto portato qui per bagnarti.
SIMPLIZIUS Allora bagnatemi un po', già non vedo l'ora.
LULU Bevi a quel lago. Ecco qui una conchiglia. Ne prende una dalla riva.
SIMPLIZIUS Il lago dai capelli rossi? Io non mi azzardo a bere lì.
LULU
severamente: Devi.
FANFU
SIMPLIZIUS cade sulle ginocchia: O miei cari fanciulli, non siate cattivi, io farò tutto per
gratitudine. Per me posso scolare tutto il mar Rosso e anche quello Nero, se così
deve essere.
LULU gli porge una conchiglia piena di acqua: Bevi. Sembra rossa ma è più limpida del
cristallo.
SIMPLIZIUS Dammela dunque. Trema con la conchiglia. Tremo come un vegliardo di
cento anni. Beve.
LULU Sta bevendo, ora diventerà assetato di sangue.
SIMPLIZIUS Ah, è una bevanda ardente. Come un rosolio alla vaniglia. Rotea gli occhi.
Ma cosa succede dentro di me? Accidenti accidentaccio!
LULU a Fanfu: Vedi, funziona, userà subito un altro linguaggio. Entrambi si avvicinano
dolcemente a lui. Cosa ti succede, caro Zitternadel?
SIMPLIZIUS furibondo: Silenzio! Non ditemi niente. Che sciocchi siete! Non capite cos'è.
Mi viene una rabbia come un gallo d'India e non so come mai. Se potessi almeno
scaricarla su qualcuno! Portatemi un bastone, me le suonerò da me. I geni ridono di
nascosto. Si, che significa questo? Siete proprio due empi monelli. Siete proprio due
buoni a nulla. Vi si dovrebbe percuotere ogni volta che vi si guarda. Me ne accorgo
solo adesso.
I GENI si avvicinano supplici: Ma caro Zitternadel SIMPLIZIUS spezza un ramo da un albero: Non venitemi vicino, altrimenti vi massacrerò
entrambi.
LULU Ma allora ascoltaci, devi volare a Kallidalos, là troverai il poeta, il tuo amico.
SIMPLIZIUS Ebbene egli dovrà fidarsi di me, o lo spezzerò in giambi, tanto che i piedi
rotoleranno tutto intorno. Adesso andatevene e procuratemi un cavallo furioso che io
possa cavalcare in cielo.
LULU Un cavallo f u r i o s o ? Ti getterà a terra!
SIMPLIZIUS Allora portatemi un toro selvaggio che mi riporti su.
LULU Bene, come vuoi. Fa un cenno, nelle nubi appare un toro selvaggio. E' già qua.
SIMPLIZIUS Ah, ecco il mio cavallo arabo. Ora si parte al galoppo. Sedetevi sulle due
corna.
LULU Oh, non ci azzardiamo. Parti pure per primo, noi ti seguiremo. Escono di corsa.
176
SIMPLIZIUS Ah, razza di vigliacchi. Monta su. Io sono di un altro tipo. Ora la carne di
manzo può rincarare, io ne sono fornito. Arrì, cavallo bianco! Non lo capisce.
Bruaho! Il toro si alza in volo. Ora ci siamo.
SCENA TERZA
Cambiamento di scena.
Cupo paesaggio roccioso nel Bosco Remoto. Su un lato una capanna boschiva. Al centro,
armato di giavellotto dorato, si trova Phalarius, davanti a lui giace tremante un leone.
PHALARIUS
Perché tremi estenuato, spregevole leone?
E pieghi vilmente la testa davanti allo splendore della mia corona?
Mi disgusta la mansuetudine, poiché io non rifuggo la lotta.
Mai un simile lauro appassito disonori la mia fronte.
A qual fine Giove ti ha dotato tanto riccamente,
perché ti ha dato la criniera, simbolo di forza superiore,
quella superba dentatura minacciosa, davanti alla quale la forza indebolisce,
il tuono di quel ruggito, la corazza della tua pelle?
Hai ricevuto tutta quella potenza per fremere più potentemente?
Vergognati, natura, che gli hai costruito un simile trono!
Ecco che il tuo sovrano giace e trema per la sua vita.
Con più veemenza:
Hai lottato contro i serpenti, linci e pantere.
Muoviti dunque e minaccia pure me con i potenti artigli!
Animale magnanimo, cedi dunque alle preghiere,
difenditi, affinché io possa scorgere resistenza!
Come può ancora un re parlare ad un altro?
Non rendermi furibondo, pensa che sei nato per la lotta.
Ancora no? Orsù, allora, dei, io vi vendicherò.
Esso non rende onore alla sua esistenza, perciò gli sia tolta.
Lo uccide. Suona il corno. Compaiono i cacciatori che si inchinano spaventati.
Portatemi via il leone, non posso più vederlo.
Il leone viene portato via. Egli se ne sta pensieroso con le braccia conserte.
A cosa mi serve la forza, se essa mi eleva in questo modo?
Potrei facilmente far girare la terra come un fuso,
non sarebbe un trionfo, visto che essa non si oppone.
Aspasia è morta, uccisa dal pugnale della mia corona!
Inferno disgustoso, in questo modo esaudisci i miei desideri?
Chi può essere ancora felice, se gli viene a mancare l'amore?
Il piacere più grande è la fama, eppure l'amore può moltiplicarlo.
Ma il mio amore si chiama morte, chi mi abbraccia, spira.
Diadema fatale che hai entusiasmato i miei occhi!
Regalo profondamente straziante, già ti detesto.
Ero ancora più lieto di quanto tu non mi abbia reso felice.
Eolo, che spesso spezza la maestà delle querce,
177
e diventa in questo modo usurpatore, alla guida del bosco,
dimmi, perché non mandi l'esuberante bufera,
affinché rapisca la corona quale sposa ardente?
I cacciatori ritornano. Egli si siede su una roccia.
Desidero ristorarmi con del succo d'uva.
Anche il corpo egoista vuole essere appagato.
UN CACCIATORE Sommo principe, potrai averlo in quella capanna.
Bussa.
Ehi, vecchio, vieni un po' fuori e porta del vino.
PHALARIUS
Chi è quell'uomo che vive qui nel folto del bosco?
UN CACCIATORE
Una volta era un generale, adesso vive come un contadino.
PHALARIUS
Che umiliazione, chi lo ha ricompensato tanto disonorevolmente?
Il vecchio Octavian esce allegro dalla capanna portando una coppa di vino.
OCTAVIAN
Vengo subito, un animo felice sta sempre all'erta.
Scorge la corona e cade a terra.
Ah, che fulmine infuocato serpeggia intorno ai miei occhi!
Le mie ossa si spezzano e cadono nella polvere.
PHALARIUS
Fai vedere, se il tuo vino è adatto alla mia sete Fa per bere.
Dimmi un po', perché ti nascondi così profondamente tra le fronde?
OCTAVIAN
Garantiscimi che io possa distogliere lo sguardo dalla tua corona,
se vuoi udir la verità e se fa piacere al tuo orecchio.
PHALARIUS
Odio l'inganno. Alzati e parla senza indugiare.
Octavian si alza senza però guardare Phalarius.
OCTAVIAN allegro:Il verde bosco mi rallegra, la solitudine mi rende felice,
l'ho scelta io stesso, la amo come un figlio.
Non sono senza una compagna, il mio cuore palpita caldo di vita,
ardo per la mia patria, derido i suoi nemici
e se essa ha bisogno di me, le dedico anima e corpo.
Altrimenti coltivo felice la mia terra e mi rallegro della semina dorata.
PHALARIUS
Un progetto di vita giudizioso se tu fossi solamente un agricoltore.
Allora coltiva pure il tuo campo, in questo modo servi fedelmente lo stato.
Come generale, spero che tu ambisca a comandare.
OCTAVIAN
Certo che comando. Chi dice che sono solo un servitore?
Non sai dunque che ogni cosa del mondo è sovrana?
Gli dei comandano sull'Olimpo con grande animo,
i re sulla terra per quanto si estende il loro regno,
l'intero stato, come comandano la legge e il principe.
ognuno è servitore e ha tuttavia il suo piccolo territorio.
178
E in questo modo si placa la bramosia di ogni servo.
Il cantore regna sul suo canto con nobile spirito,
l'amante sul cuore debole dell'amata,
il padre veglia nella casa per la salute dei propri figli,
il medico domina i dolori ribelli della malattia,
il pescatore la sua barca, il cacciatore la sua freccia.
In breve, ognuno ha il suo regno in cui riluce la sua corona.
Anche lo schiavo sulla spiaggia di Algeri, l'uomo più miserevole,
che non possiede sulla terra altro che il proprio tormento,
ha un trono, poiché egli può - si batte sul petto - dominare se stesso.
PHALARIUS che durante il discorso ha lottato contro lo stupore, scaraventa via la
coppa:
Basta, non berrò questo vino avvelenato dalle parole.
Non mi porgi refrigerio, mi dai da bere veleno.
Tu saresti contento senza comandare? Non può essere!
OCTAVIAN
Lo sono, signore, anche se poi la tua ira mi colpirà.
PHALARIUS
Impossibile! Smentisci di sentirti felice.
Per una forza del genere non c'è altrettanta pace dell'anima.
Tu non sai quanto profondamente hai sconvolto il mio animo.
O dei, che pena soffro quaggiù,
non poter essere contento e dover guardare la letizia.
Confessa, tu non sei un eroe - non ti sei mai adagiato sulla fama,
non sei mai stato un generale, no! Hai sempre condotto l'aratro.
OCTAVIAN
Eri appena un fanciullo quando io salvai il regno.
Io sono Octavian.
PHALARIUS
Colui che un tempo sconfisse i Persiani?
OCTAVIAN
Proprio così.
PHALARIUS spaventato, come svegliandosi da un sogno, si mette a gridare:
Via dal mio regno! Odiata meteora!
Affinché la luce della mia fama non si spenga di fronte alla tua!
Ti presenti a me come un vindice demone malizioso,
che esce sibilando come un serpente velenoso dal grembo di una rosa.
Fuggi via! Sei stato bandito. Tu non appartieni al regno.
La tua sorte è l'ipocrisia, non potrà affermarsi.
Via questa folle illusione dal mio regno!
Tu non hai il diritto di essere felice, altrimenti dovrei onorarti.
Esce. I cacciatori lo seguono intimoriti.
OCTAVIAN da solo:
Ecco che va, più infelice di colui al quale dà la caccia.
Sei stato bandito, con quale facilità vengono pronunciate quelle parole.
Prima tanto allegro, ora tanto amareggiato da lamentarmi Ma no - sono un uomo - non mi spezzerai il cuore.
Entra nella capanna.
179
SCENA QUARTA
Cambiamento di scena.
Paesaggio romantico sull'isola di Kallidalos. Metà delle quinte rappresentano delle case,
le altre un bosco. Entrano Lucina e Ewald, con la corona sulla testa.
LUCINA Eccoti sull'isola di Kallidalos. Riprenditi dallo spavento.
EWALD Perdona se mi scuotono i nervi dalla paura, quella scena atroce non si è ancora
allontanata dalla mia mente, e non voglio mai più vedere uno spettacolo simile.
LUCINA Qui affronterai battaglie più facili, mio povero re senza regno. Adesso stammi a
sentire. Su quest'isola regna l'abitudine che il re e le persone più nobili del popolo si
riuniscano il primo giorno di primavera nel tempio di Venere. Fra tutte le ragazze di
questo regno, che compariranno teneramente adornate agli occhi del re, egli elegge la
più bella regina della festa e le orna l'incantevole testa con una ghirlanda di rose. Poi
tra la vivace schiera di giovani, egli sceglie il più valoroso che non può rifiutarsi e gli
dona la mano di lei, dopo avergli prima conferito una carica. La coppia viene fatta
sposare subito all'altare di Afrodite. In questo modo termina la festa e l'allegrezza di
questo giorno. Tu fai in modo che questo premio posi su una testa che ha già
sopportato per sessanta anni le fatiche della vita. Però non dovranno essere delle rose
ad ornarla, sulla sua fronte dovrà splendere un diadema di mirto posto dalle donne
che guarderanno con invidia quella corona, per la quale, invano, esse stesse hanno
lottato. Per che cosa tu mirerai a ciò, lo indovinerai facilmente. Adesso togliti la
corona, la custodirò io stessa.
Ewald si inginocchia. Dalla botola appaiono due geni. Ella gli toglie la corona.
Non si addice alla tua fronte. La dà ai geni. Conservatela bene, anche se non governa
alcun regno, ne salverà comunque molti. I geni sprofondano con la corona. Se ora
hai un desiderio, esprimilo.
EWALD Desidererei proprio sapere se il mio accompagnatore è vivo. Anche lo scopo della
sua missione è un enigma per me.
LUCINA E' vivo. A cosa l'ho destinato si scoprirà oggi stesso. Presto lo vedrai, però non
dovrai stupirti del cambiamento che ha sofferto il suo spirito, ciò durerà solo fino a
che, per mezzo della sua mano, fluirà tanto sangue quanta è l'acqua che egli ha
bevuto dal mio lago magico.
EWALD Come! Scorgerò in lui un assassino?
LUCINA Stai pure tranquillo, guido io il suo braccio. Tu esegui solo il mio ordine e poi
richiedi il compenso. Per tutto il resto lascia che provvedano i sommi dei, che spesso
nobilitano bassi mezzi con una scelta saggia, affinché servano ad alti scopi. Esce.
SCENA QUINTA
Ewald.
EWALD da solo: Mi sembra che queste siano le ultime case di una grande città. Busserò a
uno di questi portoni, forse comparirà una donna anziana la cui loquacità mi potrà
dare rapide informazioni che potrò adoperare subito per il mio piano. Bussa alla
porta della prima casa.
Atritia guarda giù dalla finestra.
180
ATRITIA Chi bussa con tanto impeto? Ancora non sai che questa porta non si apre ad
alcun uomo?
EWALD tra sé: Cielo, che amabile volto di fanciulla!
ATRITIA Il tuo stupore è inutile.
EWALD tra sé: La dolcezza traspare dai suoi occhi ATRITIA Non ti illudere!
EWALD tra sé: E mostra la strada del suo cuore.
ATRITIA E' chiuso troppo bene.
EWALD tra sé: Devo servirmi della mia fortuna.
ATRITIA Non entrerai da me. Te lo dico.
EWALD Bella fanciulla! Apri pure la porta, scivolerò tanto lievemente sulla tua soglia
come se un sospiro sfiorasse le tue dolci labbra.
ATRITIA E' un uomo delicato e mi ha detto delle cose dolci. Adesso però non potrò più
dirgli niente di aspro. Ti farei entrare volentieri, ma non posso.
EWALD Chi te lo ha proibito?
ATRITIA Mia zia. Ha detto di non far passare alcun uomo oltre questa soglia. E' un duro
ordine, ma devo seguirlo, altrimenti starei volentieri vicino a te. Poiché tu mi piaci
molto.
EWALD Va bene, allora vieni tu da me. Non ti ha mica detto che non puoi oltrepassare
questa soglia per andare da un uomo?
ATRITIA in modo innocente: Questo non l'ha detto. Allora sono già contenta e vengo da
te.
EWALD La vista di una fanciulla non mi aveva ancora mai entusiasmato in questo modo.
ATRITIA salta fuori: Eccomi qui dunque, cosa devi chiedermi?
EWALD Se mi ami!
ATRITIA Ma come posso amarti, non so ancora se sei amabile?
EWALD Si, se devo manifestartelo prima, mi hai già dato la risposta.
ATRITIA Per prima cosa sei fedele? Ricopri una carica? Se per caso sei un eroe, esci e
combatti contro il cinghiale e quando lo avrai abbattuto, ritorna indietro e chiedi la
mia mano.
EWALD Qui c'è un cinghiale da combattere?
ATRITIA Per di più grande e potente. Grande quasi come una casa, in questo modo per lo
meno me lo ha dipinto la mia paura.
EWALD Lo hai già visto?
ATRITIA Eh, ma certo, si avvicina alla città, devasta tutti i terreni ad ha appena dilaniato
una ragazza, che oggi sarebbe certamente stata eletta la più bella.
EWALD E' oggi questa festa?
ATRITIA Si, sarà oggi, il tempio è già riccamente ornato e tutte le ragazze sono riunite là,
ma proprio quando il re vi si stava recando, con un solenne corteo di guerrieri
rilucenti, è arrivata velocemente la notizia che stava comparendo il cinghiale e che
infieriva sui campi. Allora il re ha abbandonato tutti coloro che portavano armi e si è
avviato verso la sanguinosa lotta contro il cinghiale. Per questo hai trovato le strade
vuote.
EWALD E' dunque ora che mi incammini all'opera. Sono un uomo d'onore e degno del tuo
amore. Ma, dimmi, graziosa fanciulla, dove posso trovare un'anziana sessantenne che
sia ancora tanto vanitosa da considerarsi bella?
ATRITIA Dove non posso trovarla, dovresti chiedermi. Ce ne sono dappertutto, l'ho letto
spesso. Sebbene la domanda non sia molto garbata, non dovrai affatto cercare a
181
lungo se parlerai ancora un po' con me, poiché mia zia, tra poco, tornerà a casa e ti
caccerà via dalla sua porta.
EWALD E' così cattiva?
ATRITIA Purtroppo si. Quando mia madre morì, io fui affidata a lei e per di più con molto
denaro, ella doveva tirarmi su. Questo lo ha fatto, ma dell'oro che la mamma le aveva
affidato per la mia dote nuziale, non vuole sentirne più parlare. Inoltre mi picchia
quando si arrabbia, anche ieri stesso, perché volevo adornarmi per andare alla festa.
Ma non me lo ha concesso, dicendo che non avrebbe dovuto vedermi alcun uomo.
Ciò mi ha molto addolorato, io desidererei davvero un uomo, ma come può un uomo
chiedermi in sposa, se non mi vede mai nessuno?
EWALD Allora hai ragione. Eppure uno ti ha vista!
ATRITIA E sei tu? Ma quando mi rivedrai?
EWALD Lo desideri?
ATRITIA Oh, non chiederlo. Credi che sarei scesa da te, se tu non mi fossi piaciuto?
Staresti ancora per del tempo davanti alla porta serrata, se con il tuo sguardo non
avessi prima dischiuso il mio cuore. Ma ora addio e per questo non pensare male di
me, poiché ti dico che ti trovo amabile. Perciò non lo dirò più a nessun altro, come
non lo avevo ancora detto a nessuno.
EWALD Creatura incantevole, già mi abbandoni?
ATRITIA Devo. Cerca pure la tua vecchia, dai retta! E appena l'avrai trovata, minaccia
scherzosamente con il dito: non dimenticarti della giovane. Corre in casa.
SCENA SESTA
Ewald.
EWALD
da solo: Ecco che corre via. Lucina, se bramo una ricompensa da te, è
l'affascinante possesso di questa ragazza.
SIMPLIZIUS grida in aria: Bruaho!
EWALD Chi sta galoppando in cielo? E' Simplizius. Su un toro!
SIMPLIZIUS scende a terra: Si fermi! Scende. Ecco! Eccoci qua entrambi. Torniamo pure
a casa, in ufficio. Il toro vola via. Simplizius gli grida dietro: I miei ossequi agli altri.
EWALD Simplizius, dove trova il coraggio di avventurarsi in questo modo nei cieli?
SIMPLIZIUS La riguarda forse, perché se ne occupa? Non posso cavalcare su ciò che mi
pare? Crede forse, visto che Lei ha cavalcato su una cuffia da notte di flanella, che io
debba rinnegare la mia natura erculea? Ah, non è una cosa che si fa in quattro e
quattr'otto!
EWALD Che condotta!
SIMPLIZIUS Quale condotta? E chi si conduce contro di Lei? Io no davvero. Per niente al
mondo.
EWALD Ma con quale diritto - ?
SIMPLIZIUS Cosa? Lei mi parla di un diritto? Allora capita male. Diritto? Vuole forse
avviare un processo? Oh, anche se non sono un giurista non mi faccio raggirare in
questo modo. Lei si sbaglia.
EWALD sprezzante: Perfido furfante!
SIMPLIZIUS Niente offese, giovanotto! Se non devo dimenticare chi sono.
182
EWALD ride forte: E' da ammazzare.
SIMPLIZIUS Parla di ammazzare? Vuole battersi con me a duello con i razzi di Congreve?
O forse sono troppo piccoli per Lei. Venga qui dunque, prendiamo ciascuno una casa
e tiriamocela in testa l'un l'altro, affinché la cosa abbia un peso. Vuol farlo?
EWALD Per carità, se Lucina non mi avesse avvertito, dovrei punirlo.
SIMPLIZIUS Punire? Ah, per - come si chiama quell'individuo? - Ah, per Giove! Ora
inizieranno i colpi. Con il piede spezza in due il suo ramo e gliene dà mezzo. Ne
prenda uno, gli altri verranno dopo.
EWALD Ma cosa vuole?
SIMPLIZIUS Voglio soddisfazione. Fabbro di rime! Lo afferra al petto.
EWALD Che forza! Mi lasci, Lei è un violento. Fugge.
SIMPLIZIUS da solo: Aspetta, mi capiterai tra le mani. E' terribile! Non posso farne a
meno, appena vedo un uomo, vorrei subito dilaniarlo. Se almeno avessi una spada, o
uno stiletto! O se da qualche parte trovassi due cannoni economici da poter
comperare sottobanco, sparerei alla città intera e anche ai sobborghi. Stanno
arrivando alcune persone. Avranno di che rallegrarsi.
SCENA SETTIMA
Detto. Olimar e Astrachan.
OLIMAR un uomo grasso: Chi schiamazza in questo modo qui per strada? E' una persona
del tutto sconosciuta?
SIMPLIZIUS Mi si tendono tutti i nervi quando si parla di me.
OLIMAR Sembra davvero un brigante! Quell'individuo non ha in mente niente di buono.
SIMPLIZIUS Devo ancora trattenermi fino a che non avrò delle armi. Prima li sonderò.
ASTRACHAN bruscamente: Perché ti scateni in un modo simile in questo giorno solenne?
Vattene da qui, sfrontato.
SIMPLIZIUS appostato: In quale modo mi parla? Non La interpello invano.
ASTRACHAN Non ce n'è bisogno, poiché io non ti devo alcuna risposta, te la darò sul
groppone.
SIMPLIZIUS stupito: Davvero? E subito? Tra sé: Per il momento va bene. Verrà ucciso
subito. Sarà il primo che spedirò. Devo solo farmi un nodo nel fazzoletto per non
dimenticarmelo. Lo fa.
ASTRACHAN Hai sentito, devi sgombrare la strada. Fila via.
SIMPLIZIUS
Devo sgombrare la strada? Deve credermi uno spazzino. Nessuno mi
comanda, io rimango qui. Si siede su una pietra. E chi apre bocca, non se ne andrà
più via di qui in buona salute.
ASTRACHAN fa per scagliarsi contro di lui: Cosa?
Olimar lo trattiene.
OLIMAR intimorito ad Astrachan: Prudenza, amico, ha un randello in mano.
ASTRACHAN Cosa me ne importa! Non avrai mica paura?
OLIMAR Ehi, per carità.
ASTRACHAN Vergognati, sei un magistrato. Vai subito a dimostrare il tuo coraggio.
OLIMAR tremando: Chi, chi io? Ma cosa devo fare?
ASTARCHAN Cacciarlo via di qui.
OLIMAR Si, ma solo se si fa cacciare. Ma vedrai -
183
ASTARCHAN Rivolgiti a lui in modo sostenuto.
OLIMAR a Simplizius: Pregiatissimo amico SIMPLIZIUS salta su indignato: Cosa c'è?
OLIMAR si spaventa fortemente: Ecco fatto ora, l'ho detto.
SIMPLIZIUS Cosa vuole il signore?
ASTARCHAN sostenendo Olimar: Coraggio, coraggio, ti aiuto io.
OLIMAR Si, basta che tu non mi lasci. Si domina. A voce alta: Villano ASTRACHAN Avanti, così sta andando bene.
OLIMAR Se osa ancora parlare con un tono simile ASTARCHAN con gioia: Eccellente! Vedi come trema?
OLIMAR Ti sbagli, amico, sono io che sto tremando. A Simplizius: Allora io Le - Ad
Astrachan: Si, cosa devo fare? Presto!
ASTARCHAN di nascosto: Stringerò la gola con una corda, affinché si ricordi di me!
OLIMAR Stringerò la gola con una corda, affinché si ricordi di me. Ah! Si asciuga il
sudore. C'è voluto molto coraggio.
SIMPLIZIUS Stringere la gola con una corda? E' un cordaio. Bene, possiamo prendere
anche lui con noi. Fa un nodo. Idem. Fa la mossa di pugnalare.
ASTARCHAN Ti sei comportato bene. Ora lascia parlare me. Ascolta, se non vai via
all'istante e ti fai vedere ancora una volta nella nostra città, vedrai quale punizione la
nostra giustizia stabilisce per un mascalzone del genere.
SIMPLIZIUS Ah, che severità. Deve morire quattro volte di seguito.
ASTARCHAN Ah, bene. Ecco che arrivano Abukar e Nimmelot.
OLIMAR Sono due giovani audaci.
SIMPLIZIUS Giovani audaci? Allora i nodi li farò in anticipo. Li fa.
SCENA OTTAVA
Detti. Abukar e Nimmelot armati.
ABUKAR Cosa hai, Astrachan, stai facendo un chiasso tremendo?
ASTRACHAN Ci divertiamo con questo monello. E' la persona più arrogante che io abbia
mai visto.
OLIMAR spigliato: Si, si è un farabutto matricolato. Tra sé: Adesso noi siamo in quattro,
ora dovrà fidarsi di me.
SIMPLIZIUS Io li ascolto solo un po', d'un tratto me ne vado.
Abukar e Nimmelot si mettono di fianco a Simplizius, gli battono sulle spalle e ridono.
ABUKAR Hahaha, sembra proprio un orango.
NIMMELOT ridendo: Che naso largo e che bocca enorme!
SIMPLIZIUS Bravo, avanti, ne ho già preso nota. Indica il suo fazzoletto. L'esecuzione
avrà luogo, non mancherà.
Ridono tutti.
OLIMAR placido: Solo adesso la cosa comincia a farsi divertente, solo ora mi rallegro di
essere stato tanto coraggioso.
SIMPLIZIUS di nascosto: Beh, aspetta, ti salasserò.
OLIMAR Ne arrivano altri quattro.
SIMPLIZIUS Altri quattro?
184
SCENA NONA
Detti. Entrano quattro abitanti, armati.
SIMPLIZIUS Ora mi si accumulano troppi nodi. So già cosa fare, ne faccio uno grosso che
vale per quattro. Sarà un massacro il momento in cui li cucirò tutti insieme.
ABUKAR Guardatelo, è la faccia più sciocca che mi sia mai capitata.
SIMPLIZIUS Ah, adesso dovrò colpire pure quel ribelle. A voce alta: Ma cosa crede?
Crede che io sia il Suo buffone e che Lei possa prendersi gioco della mia fisionomia?
Che cosa manca al mio viso? La bruttezza forse? Quella non si trova più da nessuna
parte, visto che ce l'ha tutta Lei sul Suo volto.
TUTTI ridono: Che tipo scherzoso!
SIMPLIZIUS Bene, eccoci, non riescono neppure a ridere per bene con quei visi. Rido
meglio io con il gomito sinistro che quelli con la bocca. Mi dica, chi Le ha recato
l'offesa di addossarLe una fisionomia simile? La natura forse? La destituirò, se mi farà
ancora volti simili. E' una sfacciataggine da parte sua, non ho bisogno di lei se lavora
in modo tanto maldestro. A cosa ci serve una natura? Il mondo è stato abbastanza a
lungo innaturale, può continuare ad esserlo.
ABUKAR Il giovanotto dovrà diventare buffone di corte, mi fa terribilmente ridere.
SIMPLIZIUS Buffone di corte? Questa è un'offesa. Soddisfazione!
OLIMAR Ha un coraggio da leone.
SIMPLIZIUS Leone? Questa è addirittura un'offesa bestiale. Doppia soddisfazione!
ASTRACHAN Questo individuo supera persino gli spartani.
SIMPLIZIUS Gli spartani? Saranno un altro tipo di animali ancora. Non mi riconosco
proprio più dalla rabbia. Si faccia avanti chi ha coraggio! Uno dovrò trafiggerlo.
Afferra Olimar. Come la mettiamo con Lei? Vuole battersi con me o vuol farsi
battere?
OLIMAR Aiuto! Aiuto!
ABUKAR afferra Simplizius per la collottola e lo scuote: Adesso avrai tempo, monello.
ASTRACHAN In prigione, portatelo via.
SIMPLIZIUS
sottrae a Olimar la sciabola dal fodero: Ora mi scappa la pazienza.
Colpisce Abukar che gli oppone la lancia e gliela fa cadere di mano. Maledetti
abitanti di Kallidalos! Ora la vostra vita si venderà a buon mercato!
Combatte contro tutti mettendoli in fuga. Alcuni perdono le armi, uno l'elmo.
OLIMAR correndo via: Lo avevo predetto, o dei, siateci benevoli!
SIMPLIZIUS da solo: Ah! Pompei è conquistata. Vittoria sui Calmucchi. Ci sono delle
armi. Si mette l'elmo in testa. Qua l'elmo! Prende la spada, la infila nel cinto e leva
in alto la lancia. Mi metto addosso tutto l'arsenale. Così! Ora Stephan Fädinger è
pronto. Vendetta! Vendetta! Tutti dovranno sanguinare. Che odio provo! Credo che
qualcuno dovrebbe infilzarmi, se non riuscissi a fargli la festa. Il mondo intero mi
ripugna.
Canto
Se mi offrissero di comprare il mondo
non so se lo prenderei.
Ci sarebbe da sopportare un gran fastidio
e tutto andrebbe di traverso.
E se lo si rivendesse all'asta,
quale vantaggio si potrebbe trarne?
185
In primo luogo è una vecchia costruzione,
chissà per quanto tempo potrà stare ancora in piedi.
Lo si può vedere in Massana stessa,
che sicuramente sprofonderà.
E se un mondo ci cade in mare in questo modo,
dove se ne può trovare subito un altro?
Neppure i popoli mi si confanno,
i calmucchi, gli ugonotti,
e chi proprio non posso soffrire
sono gli ottentotti.
Mi fanno proprio morire di rabbia
senza neppure averne visto uno.
Anche con gli animali è una miseria,
una semplice derisione,
perché mai camminano sulle quattro zampe?
Io vado anche su due.
La maggior parte non può che tormentarci Mi piacciono solo le sardine.
Il sole è già da tempo la mia morte
con il suo fulgore monotono.
Il chiaro di luna si mette addirittura comodo,
splendendo solo di notte.
E poi quelle miserabili stelle,
non si sa proprio a cosa servano.
Per farla breve, odio il mondo intero,
d'estate come d'inverno.
Non mi importa proprio di niente neppure del denaro.
Non ha grande valore.
Conoscessi almeno un singolo uomo indica se stesso
al quale poter ancora far del bene.
Esce.
Ripetizione
E' un divertimento bizzarro,
cosa mai vorrà dire?
Tutto il mio odio è sparito,
adesso amo tutte le persone.
Il mio cuore vuole riscaldarsi sempre di più,
vorrei poter abbracciare tutti.
Prima non avrei dovuto arrabbiarmi?
Non potevo certo lodarlo,
186
la gente deride il mio volto
e se ne sta quassù.
Ah, se poi sento ridere là sotto,
è per me il più grande onore.
Prima ho disprezzato anche il denaro,
ragazzino inesperto.
Adesso ci ho riflettuto, non è affatto tanto spregevole.
E se ne ricavassi un guadagno,
credo che lo accetterei.
Esce.
SCENA DECIMA
Ewald. Aloe deve essere rappresentata da una giovane attrice con i capelli grigi. Ha la
testa avvolta in un fazzoletto come una matrona greca e cammina un po' ricurva.
ALOE No, no, caro il mio bel signore! Non così in fretta, la ragazza è troppo giovane, non
ha ancora bisogno di un corteggiatore. Ah, o casta dea Diana, sono uscita appena
un'ora di casa per ammirare gli uomini valorosi e la ragazza intraprende un affare di
cuore. Dove avete parlato con quella fanciulla snaturata?
EWALD Alla finestra le ho parlato.
ALOE Guardate un po'. E allora pensate che da noi si sposino le ragazze solo dopo averle
viste dalla finestra? Così come si colgono i limoni? Lasciate perdere questo desiderio.
Sono già cinquanta anni che guardo fuori dalla finestra e non ho scorto alcun uomo.
Anch'ella può aspettare tutto questo tempo. Non Vi conosco neppure, chi siete
dunque?
EWALD Sono un forestiero.
ALOE Oh, lo vedo, poiché i nostri uomini li conosco tutti. Cosa possedete dunque
all'estero?
EWALD Un bene che nessuna disgrazia potrà rubarmi, uno spirito fedele e un intelletto
vigoroso.
ALOE Chi Vi dice che l'intelletto sia un'eredità sicura, come potrebbero allora esserci così
tanti pazzi?
EWALD E un'arte che supera tutte le arti.
ALOE Forse l'arte di abbindolarmi?
EWALD Al contrario, vorrei far splendere la Vostra bellezza nel fulgore più solenne.
ALOE Non ascolto volentieri quando si parla del mio fascino. Non mi è nuova ormai.
L'abitudine uccide le nostre gioie più belle. Avanti, dunque? Ah, la mia memoria è
tanto debole. Che cosa avete detto da ultimo?
EWALD Si parlava appunto della Vostra bellezza.
ALOE Si, si, era questo ciò che non volevo sentire. Volete elevarla?
EWALD Al rango di Venere. Se mi promettete solennemente la mano di Vostra nipote.
ALOE Cosa Vi viene in mente? Atritia? E' una fanciulla senza mezzi, per niente al mondo.
EWALD Nemmeno per il premio che oggi il re conferirà in quel tempio là?
187
ALOE
spaventata: Siete fuori di senno? Sono spaventata proprio come se mi avesse
colpita il dardo di Amore. Io sono già una rosa sfiorita che non brilla più nello
splendore primaverile.
EWALD Con la mia arte Vi conferirò questo splendore. Di fronte a tutte le fanciulle di
questo regno Voi dovrete conseguire il premio di bellezza. Però Vostra nipote poi
sarà mia, la porterò via con me.
ALOE Voi, mortale, potreste ottenere ciò per cui io ho già fatto voto a Cerbero affinché
potesse riuscire a farlo?
EWALD Vi do la mia parola, e se la romperò, non dovrete mantenere la Vostra.
ALOE Non fatemi impazzire! Vorreste ringiovanire Aloe?
EWALD E perché no? Se l'aloe, la pianta, a cento anni produce nuovi fiori, perché Aloe, la
donna, non dovrebbe fiorire a sessanta?
ALOE Sessanta anni, si, avete ragione, è il momento giusto per la fioritura. Mi sento già
fiorire, inizio già a profumare. O cielo, che fortuna, mi sento già giovane, solo gli
anni mi sono d'impiccio.
EWALD Calmatevi però. Non è ancora il momento. Aspettatemi in casa. Prima devo
mostrarmi al re. Entrate pure e dite ad Atritia che diventerà mia moglie.
ALOE Si si. Avrete Atritia. Ve la regalo. Ah, se ne avessi una quantità di ragazze simili,
potreste portarle tutte nel Vostro paese. Ma avanti, via, la più bella rimane indietro.
La più bella - un mondo di piacere vive in questa parola. E se io sono la più bella, mio
sarà l'uomo più bello. L'uomo più bello, ah, quanti mondi si riuniscono. Verso la
casa: Atritia, Atritia, avremo entrambe un uomo. O dei, siate con me, ne va della
ragione. Esce lieta di corsa.
EWALD da solo:
Il giovane avverte doppiamente il valore del leggiadro amore,
se sente la vecchiaia compiangerne la perdita.
GRIDA da fuori: Il cinghiale è stato abbattuto, viva il grande eroe!
EWALD Il cinghiale è stato abbattuto! La piaga più ispida del paese. Ecco che arriva
Simplizius! Pieno di paura! Il suo furore si è vaporizzato?
SCENA UNDICESIMA
Detto. Simplizius senza fiato.
SIMPLIZIUS E' qui?
EWALD Che notizie mi porti, Simplizius?
SIMPLIZIUS Pensi, ho ucciso il cinghiale.
EWALD Tu? Impossibile.
SIMPLIZIUS Beh, lo dicono tutti!
EWALD Tutti? Chi?
SIMPLIZIUS La popolazione che è stata a guardarmi.
EWALD E' proprio un cinghiale enorme.
SIMPLIZIUS Si capisce, più grande di noi due.
EWALD Non lo hai abbattuto da solo, qualcuno deve averti aiutato.
SIMPLIZIUS Ora sì che va bene. Se a qualcuno riesce bene qualcosa, allora Lei dice che
deve essere stato aiutato. Ha una sola ferita, si può vedere subito.
EWALD Ma come è avvenuto?
188
SIMPLIZIUS Molto brevemente, infatti chi vuole impegolarsi in un lungo discorso con un
cinghiale? Sa che oggi era stata organizzata una caccia grossa contro di lui. Erano
tutti riuniti là fuori presso l'albero verde, dove tutti i giorni viene il cinghiale a
colazione. Tutti i guerrieri erano pieni di ardore e io ero già in ebollizione. Tutto ad
un tratto arriva uno, pallido come un morto, che grida: "Arriva il cinghiale.
Prendetelo ora! Prendetelo!" Ma nella lingua locale la parola prendetelo deve avere
un altro significato e deve voler dire scappate. Poiché la parola era appena stata
pronunciata, che tutti sono scappati via. Un coniglio dopo l'altro, io son rimasto
l'ultimo. Erano appena fuggiti via, chi arriva? Il cinghiale. Appena lo scorgo, mi
prende il furore, mi precipito su di lui e lo trafiggo da sinistra a destra.
EWALD Inaudito. E appena è caduto, cosa è successo?
SIMPLIZIUS
Poi sono scappato via anch'io, cosa è successo in seguito non lo so.
Probabilmente hanno raccolto il cinghiale.
EWALD Dopo l'impresa hai dunque perso il coraggio?
SIMPLIZIUS Si capisce, è proprio questa la cosa grandiosa. Bella forza, prima. Appena il
cinghiale si è disteso sul suo sangue, mi è apparso venti volte più grande di prima,
tanto che ho cominciato a tremare e non ho più potuto guardarlo. Ma tutti gridavano:
"Fermo, trattieniti, grande eroe!" Ma io ho pensato: "Gridate quanto volete, non sono
il primo eroe che è fuggito via e non sarò neppure l'ultimo" e sono scappato.
EWALD Simplizius, otterrai una ricca ricompensa.
SIMPLIZIUS Crede che ne verrà fuori qualcosa? Farò subito un conto equo: la mia
prestazione nell'uccidere il cinghiale. Oppure devono pagarmi a peso. Lo farò pesare
dal mercante di bestiame, quanto pesa, pesa. Punto e basta.
GRIDA da fuori: Viva il più grande di tutti gli eroi.
SIMPLIZIUS Sente, gridano di nuovo. Questo popolo non dà pace. Compare Aloe alla
finestra. Ma mi dica, quando salveremo il regno una buona volta, se succede sempre
qualche cosa nel frattempo? Ora un terremoto, ora un cinghiale.
EWALD Lasci che se ne occupi la dea. Noi ubbidiamo solamente. Guardi un po' là verso
quella finestra.
SIMPLIZIUS Ah, io non guardo in su.
EWALD E perché no?
SIMPLIZIUS Perché c'è una vecchia che guarda in giù.
EWALD Amico, questo è il mio sogno. Oggi stesso ella dovrà risplendere come la più
grande bellezza.
SIMPLIZIUS Quella là? Allora ha da lucidare bene, prima che quella cominci a splendere.
EWALD Lo farà la luce magica della fiaccola. Il re deve porgerle il premio, perciò mi
presenti a lui come Suo amico, affinché egli mi conceda udienza. Guardi, si stanno
avvicinando i guerrieri in marcia solenne. Cercano Lei.
SIMPLIZIUS Ah, possono marciare dove vogliono, io non ho bisogno di loro.
Coro di guerrieri che avanzano sul palco.
Coro
Grazie all'eroe che gli dei
hanno temprato con un coraggio da leone
e che hanno benignamente eletto,
salvatore del regno.
Formano un cerchio.
189
SCENA DODICESIMA
Detti. Dardonius e cortigiani. Inoltre Nimmelot. Abukar. Astrachan. Olimar.
DARDONIUS con gioioso entusiasmo: Dove? Dite, dove è il meraviglioso salvatore del
mio paese?
UN CORTIGIANO Ecco qui l'eccellente giovanotto, nobile principe.
SIMPLIZIUS tra sé: Intende me?
OLIMAR E' lui che ha abbattuto il cinghiale?
ABUKAR Chi lo avrebbe pensato?
DARDONIUS Fatti abbracciare, straniero. Lo abbraccia. Accetta la riconoscenza del re.
SIMPLIZIUS La prego veramente di non suscitare un simile scalpore, non ne vale la pena
per quella piccolezza, per quel po' di cinghiale.
DARDONIUS osservandolo con meraviglia: Tu hai dunque abbattuto questo mostro?
SIMPLIZIUS Ciò mi lusinga.
I GUERRIERI Noi tutti siamo stati testimoni.
DARDONIUS Uomo eroico, guarda le lacrime di riconoscenza negli occhi del mio popolo.
I cortigiani piangono.
SIMPLIZIUS in disparte: Mi è inconcepibile come si possa piangere per un cinghiale.
DARDONIUS Dei! Come può risiedere tale forza gigantesca in un corpo tanto debole.
SIMPLIZIUS Si, questo è proprio il gioco d'azzardo della natura, come quando si apre il
guscio di un'ostrica e ne viene fuori un elefante.
DARDONIUS Parla! Come posso ricompensarti?
SIMPLIZIUS Beh, prima dovrei fare un calcolo approssimativo. Ci vuole troppo. Affido il
tutto all'indiscrezione di Vostra Maestà, non avremo bisogno di alcun giudice.
DARDONIUS tra sé: Non comprendo il modo di esprimersi di quest'uomo. A voce alta:
Guerrieri, il cui coraggio spesso dimostrato deve cedere al vigore eroico di questo
giovane, dite voi stessi se quest'impresa merita di essere ricompensata con l'alloro?
TUTTI Si, lo merita.
SIMPLIZIUS Accidenti! Mi danno addirittura un alloro. Avrei preferito mezzo litro di vino
nuovo.
DARDONIUS Orsù, incoronatelo dunque con l'alloro.
I guerrieri spezzano dei rami d'alloro dall'albero e intrecciano una corona.
SIMPLIZIUS a Ewald: Amico, ma devo accettare questa verdura? Ma non vale due soldi.
EWALD Quale verdura?
SIMPLIZIUS Vogliono darmi un alloro. Avrei preferito degli spinaci. Mi sembra che
vogliano imbrogliarmi, vero?
EWALD Ma cosa Le viene in mente? L'alloro è l'onorificenza più alta, per la quale hanno
combattuto i più grandi uomini di tutti i tempi.
SIMPLIZIUS
Per l'alloro? Deve essere proprio caduto in basso, ora lo adoprano
addirittura per la lombata.
EWALD Si lasci istruire. Lei deruba l'umanità della sua nobiltà.
SIMPLIZIUS Ma l'umanità è di famiglia nobile? Voglio vedere l'albero genealogico.
EWALD O intelletto, quanto innalza il tuo valore la relazione con gli animali.
DARDONIUS Lo avete preparato?
UN CORTIGIANO Eccolo. Porta su uno scudo la corona con delle bacche rosse.
190
SIMPLIZIUS Ma non è neppure un alloro.
DARDONIUS Adesso inginocchiati, ti incoronerò io stesso.
SIMPLIZIUS Va a finire che mi incoronano con le coccole delle rose di macchia. Si
inginocchia.
OLIMAR Una sorte spietata.
DARDONIUS In nome mio e di tutto il regno, cingo la tua fronte eroica con questo serto
onorifico.
SIMPLIZIUS Ora sono rifornito per tutta la vita, scuote la testa, speriamo almeno che non
arrivino le mosche.
DARDONIUS Come ti chiami?
SIMPLIZIUS Simplizius!
DARDONIUS Tutto l'esercito esalti questo nome.
TUTTI I GUERRIERI Viva Simplizius, il salvatore del nostro paese.
DARDONIUS Alzati! La corona è tua.
SIMPLIZIUS
si alza. Tra sé: Mi è andata proprio male. Che popolo ingrato. Devo
assomigliare a un salice.
DARDONIUS E affinché tu riconosca quanto vale la mia più grande gratitudine, diventerai
vicecomandante.
SIMPLIZIUS Che spettacolo! Ora mi prendono addirittura per un militare. Diventerò
vicecerusico.
EWALD Quest'uomo mi porta alla pazzia.
OLIMAR E' un individuo estremamente sciocco.
TUTTI Salute a te, Simplizius!
CORTIGIANO Viene portato il cinghiale, nobile principe.
SIMPLIZIUS Cosa? Ora non riuscirei a sopportarlo. Mi prenderà un colpo.
Sei guerrieri portano un enorme cinghiale su una barella, che viene posta al centro del
palco.
EWALD Un animale degno di essere visto.
SIMPLIZIUS Io non lo guardo davvero.
DARDONIUS Ammira la tua gigantesca impresa.
SIMPLIZIUS Ah, è terribile, è cresciuto ancora. A Ewald: Quell'animale non ha fine. Lo
guardi un po', mi sembra che si muova ancora, non è morto.
DARDONIUS Goditi la tua vittoria.
SIMPLIZIUS a Ewald: Mi sostenga, non mi sento bene, dalla paura perdo la corona
d'alloro. Mi afferra, ha gli occhi su di me. Lo guardi un po'.
EWALD Ma si riprenda, su.
SIMPLIZIUS Non parli di riprendersi, altrimenti quello sarà subito qui. Non lo sopporto.
Grida: Vostra Maestà! Vostra Maestà porti via il cinghiale.
NUMEROSI CORTIGIANI Il re?
SIMPLIZIUS Per me è uguale, per me va bene anche la regina. Purché vada via. Altrimenti
accadrà una disgrazia.
DARDONIUS Perché tremi in questo modo?
SIMPLIZIUS Dalla troppa forza, è il coraggio superfluo. Una lancia! Gliene porgono una
- a voce bassa: Affinché possa sorreggermi, altrimenti crollo. Che se ne vada, avanti,
lo trafiggerò ancora una volta, quel diavolo, sono fuori di me dalla rabbia. In
disparte: E dalla paura.
191
DARDONIUS Allora portate via il cinghiale. Tra sé: Quest'uomo è un enigma per me.
OLIMAR Se il coraggio si manifesta in questo modo, allora anch'io sono un eroe.
DARDONIUS Siete sicuri che egli, egli solamente, abbia abbattuto il cinghiale?
I GUERRIERI Lo siamo.
DARDONIUS Per me è inconcepibile.
SIMPLIZIUS a voce bassa al re: Per me lo è da tempo.
CORTIGIANO a voce bassa al re: E' privo di intelletto e volgare.
DARDONIUS Che importa! In questo modo noi ricompensiamo l'impresa, non chi l'ha
compiuta. Innalzatelo e portatelo in trionfo verso il tempio. Là adornatelo come esige
l'usanza. Addio, mio eroe, verrò tra breve. I guerrieri formano una scala con i loro
scudi.
SIMPLIZIUS Ma che onori mi rendono! Prima portano il cinghiale e poi me. Lassù? Ah,
sarà un trionfo se mi faranno cadere da lassù. Allora riposerò sul mio alloro. Sale su.
GUERRIERI Viva Simplizius!
SIMPLIZIUS Ora mi hanno messo su uno stemma, poi mi daranno delle botte. Si ha una
bella vista da quassù. Basta fare attenzione, altrimenti ci sarà da raccogliere
qualcos'altro. Inizia la marcia, fanno per portarlo via - egli grida: Ehi, accidenti, ho
dimenticato qualcosa! Fermi! Deve fermarsi tutta l'armata. Si fermano. Vostra
Maestà, chiedo la parola.
DARDONIUS si avvicina: Cosa desideri?
SIMPLIZIUS a Ewald: Venga un po' qui. Vostra Maestà permette che io presenti Vostra
Maestà al mio amico, desidera fare la Vostra conoscenza e a causa di tanto trionfo,
stavo per dimenticarmene. Hahaha! Riverisco! Ai guerrieri: Avanti pure con il
corteo.
Il CORO ripete:
Grazie all'eroe che gli dei
hanno temprato con un coraggio da leone
e che hanno eletto benignamente,
salvatore del regno.
Escono tutti tranne Dardonius, i cortigiani, Ewald. Aloe si allontana dalla finestra.
I CORTIGIANI Un uomo bizzarro, del tutto indegno di tale onore.
DARDONIUS Sei amico di quell'uomo valoroso?
EWALD in disparte: Cosa devo dire? A voce alta: Si, nobile principe. Tra sé: La vergogna
di dover essere amico di quello stolto mi schiaccia quasi a terra.
DARDONIUS E' un eroe come non me ne era ancora capitato alcuno e ha compiuto una
cosa importante per il paese, perciò anche tu puoi contare sull'esaudimento di un
desiderio.
EWALD E' un desiderio che si accorda bene con l'onore di questo paese. Condurrò i tuoi
occhi verso la più grande bellezza del tuo regno, che ha vissuto fino a ora in
silenzioso isolamento.
DARDONIUS Portala alla festa, se meriterà il premio, non le sfuggirà. Però io non posso
agire iniquamente.
EWALD La mia preghiera non è così ardita. Solo che non dovrai essere tu stesso ad
ornarla con una ghirlanda di rose, dovranno essere le nobildonne del tuo paese a
porre un diadema di mirto sulla sua testa.
192
DARDONIUS Sarà fatto. Presentati tra breve al tempio, poiché prima che il destriero di
Febo beva dai flutti di Poseidone, la nostra festa dovrà essere terminata, affinché la
notte, che oscura lo splendore di tutte le bellezze, non sottragga la vittoria al giorno
glorioso.
Esce. I cortigiani lo seguono.
EWALD Mi addolora il cuore doverti ingannare, nobile re, poiché un momento ardito ti
mostrerà in modo sconvolgente, come sessanta anni impietosi trasformino in
bruttezza, la graziosa immagine della bellezza. Entra in casa di Aloe.
SCENA TREDICESIMA
Cambiamento di scena.
Ingresso dell'abitazione di Aloe. Sullo sfondo, un ampio pilastro sorregge al centro la
volta, cosicché si formano due aperture, il cui ingresso sul lato destro è chiuso da una
balaustra alta tre piedi, che dalle quinte giunge fino al pilastro centrale. In quest'atrio, che
è dipinto di scuro, una porta laterale conduce alla camera di Atritia. L'atrio di sinistra è
illuminato, poiché su questo lato si trova una finestra.
ALOE
uscendo dalla camera di Atritia e gridando in quella direzione: Tu rimani nella
stanza, chiude la porta a chiave, egli non potrà parlarti finché non avrò riordinato del
tutto la mia bellezza. Si inginocchia. O dei! Che avete adornato migliaia di cieli con
la bellezza, aprite la vostra dispensa e versate sulla mia testa la cornucopia della
tenera gioventù. Sopporterò tutto di buon grado: gettatemi nel cratere dell'Etna,
basta che esso mi sputi fuori bella. Fatemi languire nel profondo del mare, basta che
possa risorgere nuovamente dalla sua schiuma leggiadra come Venere! Donatemi
milioni di conchiglie, di cui una sola nasconda la bellezza, e io le aprirò tutte, finché
non arriverò a quella giusta. O dei, cedete alle preghiere - Alt, lo straniero si sta già
avvicinando.
SCENA QUATTORDICESIMA
Detta. Ewald.
EWALD Eccomi qui, presto all'opera. Imperioso: Adesso preparateVi a diventare bella.
ALOE in modo patetico: Chi non sarebbe pronto? L'attesa eccita ogni fibra e l'impazienza
mi fa esplodere il cuore.
EWALD InginocchiateVi.
ALOE Ora mi inginocchio.
EWALD RialzateVi, adesso siete bella.
ALOE
si alza di scatto: Mi volete far diventare pazza, non vedo in me il minimo
cambiamento.
EWALD Qui è troppo buio, fatemi usare la torcia. Agita la fiaccola e la infila in un anello
del pilastro, in modo che venga illuminato l'atrio di sinistra e l'altro rimanga buio.
Aloe si trasforma all'istante in una giovane e affascinante ragazza greca,
193
vestita di rosa, ornata di rose bianche. Adesso guardateVi allo specchio. Le tiene
davanti uno specchietto che stava su un tavolino.
ALOE No! Impossibile. Traspare Venere da questo specchio. Giuratemi che sono proprio
io.
EWALD Si, siete Voi, ci scommetto la testa.
ALOE con improvviso orgoglio: Adesso donne, che il mondo cieco dichiara belle, abbiate
il coraggio di misurarvi con me! Siete tutte delle mendicanti. Ah, la mia gioia è tanto
grande che devo abbracciarti. Lo bacia.
EWALD Quasi quasi piace anche a me, ma non potrà sedurmi, basterà spegnere la fiaccola
per distruggere questo amore. Teso: Ascoltatemi, bella Aloe.
ALOE rapita: Cosa desideri, bell'uomo?
EWALD Adesso mantenete anche Voi la parola, visto che io ho tenuto fede alla mia.
Fatemi parlare con Atritia. Chiamatemela.
ALOE Aspettate un po', l'ho rinchiusa. Ebbene, scoppierà di collera quando vedrà la mia
bellezza.
Passa attraverso l'apertura illuminata dell'arco. Appena passa dietro il pilastro, si ferma e
un'altra della stessa misura, vestita come Aloe vecchia, va al suo posto, senza fermarsi,
verso la porta laterale dell'atrio buio, la apre ed entra. Appena apre la porta
EWALD dice ridendo: Haha! Adesso è di nuovo vecchia, poiché la fiaccola non lo sta
illuminando.
Aloe esce di corsa dalla stanza. Appena giunge al pilastro, le figure cambiano.
ALOE Come è possibile che Atritia non mi abbia ammirata?
EWALD tra sé: Lo credo bene. A voce alta: Vi sbagliate sicuramente. Grida: Atritia! Esci
pure.
Atritia esce dalla stanza, corre verso Ewald, senza far attenzione ad Aloe.
ATRITIA
Arrivo! E' la sua voce. Di un po', straniero, è vero che diventerò la tua
mogliettina?
EWALD Proprio così! Ma girati!
ATRITIA Ah, cielo, cosa vedo! E' la dea Venere in persona. Cade in ginocchio. No, non
ho mai visto una bellezza simile.
ALOE trionfante: O conforto! Ciò solletica il mio orgoglio! Ecco che ora si inginocchia
colei che tanto spesso mi ha deriso.
ATRITIA tiene le mani unite: Grande dea, assistici.
EWALD Alzati, è solo tua zia.
ATRITIA Ma cosa dici? La zia?
EWALD Proprio così. L'ho abbellita io in questo modo.
ATRITIA si alza: La vecchia e brutta Aloe? Impossibile.
ALOE esplode: Maleducata, osi definirmi brutta? Togliti dalla mia vista, altrimenti ti
metterò le mani addosso. La rabbia mi uccide.
ATRITIA Si, hai proprio ragione, è lei. La dea Venere non parla in questo modo. Oh,
dimmi, farai diventare anche me bella così?
EWALD Per me sei già bella abbastanza.
ATRITIA Allora non voglio esserlo ancora di più.
EWALD Ma ora addio. La bacia. Appena ritornerò, sarai mia moglie e mi seguirai nella
mia patria. Lucina! Concedile la tua protezione.
ALOE ancora furente: Definirmi vecchia! Creatura disgustosa! Minaccia con il pugno.
194
EWALD Adesso calmateVi, la collera diminuisce la Vostra bellezza. Seguitemi nel tempio.
ALOE si domina: Si, mi calmerò, poiché la bellezza è la cosa più importante per me. Vi
seguo. Di nuovo con irruenza: Ma quando tornerò! A Ewald: Vada pure avanti, sono
la dolcezza in persona. Di nuovo con irruenza: Ragazza sacrilega! Io - si calma - no,
non mi ruberai la mia bellezza. Vai pure avanti, io seguirò docilmente, molto
docilmente. Cammina irrigidita a piccoli passi e getta una furiosa occhiata di
sbieco ad Atritia. Definirmi vecchia! Trema, quando tornerò! Molto docilmente molto docilmente.
Esce.
ATRITIA da sola: Ah, il mio amato è un mago.
Scendono delle nubi. Lulu esce dalla botola.
LULU E per questo lo lascerai?
ATRITIA Non lo farò. Ha incantato anche me.
LULU Allora seguimi. Ti terrò in custodia per lui.
Sprofonda con lei.
SCENA QUINDICESIMA
Cambiamento di scena.
Tempio di Venere. A ogni lato un trono e al centro del fondale l'immagine della dea,
ondeggiante sulle nubi, di fronte a essa alcuni gradini. Olimar, Astrachan ecc.
Sacerdotesse di Venere con fiaccole d'oro. Donne e uomini della nobiltà di Kallidalos sono
riuniti nel tempio. Il re sale sul trono di destra.
Breve coro
Guardate, la dea ci è benigna,
amabilmente scintilla l'oro della chioma
e il suo sguardo pieno di grazia,
annuncia fortuna al nostro paese.
DARDONIUS
La dea ci è benigna. Ha accettato benevolmente le offerte. Adesso
conducete davanti al mio trono l'eroe di questa importante giornata.
SCENA SEDICESIMA
Detti. Simplizius, ornato di una corazza greca d'oro e con la grossa pelle del cinghiale
addosso, viene introdotto dai nobili.
SIMPLIZIUS Cosa vogliono tutti questi da me? Ora in piena estate mi cuciono in una pelle
di cinghiale, tanto da non star più nella pelle.
DARDONIUS Uomini e donne della nobiltà di Kallidalos, ecco qui il cacciatore più audace
del suo tempo.
SIMPLIZIUS Vorrei esserlo, così vi caccerei via tutti.
DARDONIUS Ha avuto la ventura di sconfiggere quel mostro che ha devastato il nostro
paese. Adesso potete audacemente vagare per il bosco e la semina dei vostri campi è
salva grazie a lui.
195
SIMPLIZIUS Ah! Per questo mi hanno fatto cerusico.
DARDONIUS Sulla sua fronte è già stato posto il segno della più alta fama e le sue spalle
sono coperte dalla ruvida corazza dell'animale. Niente eguaglia il suo coraggio.
SIMPLIZIUS tra sé: Mi assalgono già tutte le angosce. Sto sudando da morire.
DARDONIUS Perciò la speranza di tutto il mio popolo è riposta solo in te.
SIMPLIZIUS tra sé: Bene, mi congratulo.
DARDONIUS Presto inizierà la guerra contro Agrigento e il campo di battaglia si riempirà
di guerrieri. Sali su quel trono e annuncia tu stesso, cosa ti ho nominato.
SIMPLIZIUS O maledizione, mi manca la parola e devo tenere un discorso. Ma no, dirò
qualcosa di sconnesso, spesso piace di più delle cose assennate. Sale sul trono e
sospira: Dunque popolo al di sopra di tutti i popoli, il re mi ha assegnato ai militari e
benché io non possegga la giusta misura, mi sento commosso sopra ogni misura e
talmente toccato che devo sedermi su questo trono, per tacere tutto ciò che la mia
riservatezza non mi permette mai di dire. Si siede.
DARDONIUS
L'ho nominato vicecomandante. Sei più grande come eroe che come
oratore. Adesso porgete il diadema di mirto alle donne come ho disposto oggi e
lasciate che le ragazze aspirino al premio della bellezza.
Musica da ballo melodiosa. Dodici ragazze, vestite come Aloe dopo la trasformazione, ma
con abiti bianchi ornati di rose rosse, formano graziosi raggruppamenti davanti al trono
del re. Infine il gruppo forma un tableau che lascia al suo centro uno spazio, in cui entra
Aloe, introdotta da Ewald con la fiaccola, che chiude il gruppo. Un fanciullo porta alle
donne la corona di mirto su un cuscino.
DARDONIUS
con trasporto: E' colei che, simile a una rosa adamantina, supera nel
bagliore le perle delicate. Scende dal trono e conduce avanti Aloe. Donne,
incoronatela, solo a lei spetta il premio.
SIMPLIZIUS tra sé: La vecchia è diventata matura. Ora la si vende per giovane.
DARDONIUS Dite voi stessi, quale paese può mostrare una ragazza simile?
GLI UOMINI Lo stupore incatena i nostri sensi.
SIMPLIZIUS tra sé: Questo è l'inganno più bello che mi sia mai capitato.
DARDONIUS Perché indugiate, signore onorate, non è degna della vostra corona? Pausa.
Rispondete.
LE DONNE Si, ci è DARDONIUS Cosa vi è?
SIMPLIZIUS E' troppo bella per loro, questo è tutto.
LE DONNE Ci è superiore in bellezza.
SIMPLIZIUS Ci è voluto un po' perché venisse fuori. Domani saranno tutte malate.
LE DONNE le mettono il diadema: Più bella di tutte noi, sii la regina della festa.
SIMPLIZIUS Ora riceve anche una corona. Io le darei qualcos'altro.
Le donne conducono Aloe verso lo sfondo sui gradini del trono e si dispongono in fila su
entrambi i lati.
TUTTI Salute alla regina della festa!
SIMPLIZIUS Ma cosa hanno da gridare oggi, va a finire che verrà la raucedine a tutti.
DARDONIUS Simplizius, solo adesso posso ricompensarti dignitosamente. Prendi la mano
di questa ragazza. Sarà tua moglie.
196
SIMPLIZIUS Questa vecchia? Per poco ora non cado giù dal trono per lo spavento. Non
la voglio.
DARDONIUS Sei sconcertato? Questa creatura incantevole?
SIMPLIZIUS Non mi affascina. L'ho già vista con il suo vecchio negligé.
DARDONIUS Devi prenderla. Se non vuoi perdere la tua carica.
SIMPLIZIUS Per me va bene. Scende dal trono - tra sé: Preferisco perdere la carica di
cerusico che avere noie con la vecchia.
DARDONIUS Come, osi contraddire la legge?
EWALD a bassa voce: La prenda. Basta che non riveli niente. Le presto la fiaccola.
SIMPLIZIUS La smetta, voglio avere una donna che sia bella anche al buio, non una che
debba prima essere illuminata. A voce alta: Non la prendo. Vuole forse prenderla un
altro?
GLI UOMINI Siamo tutti pronti a sposarla.
SIMPLIZIUS Bene, dunque. Andate via adulatori. La donna trae in inganno il paese intero.
DARDONIUS Non è ancora abbastanza. Per dimostrare come a Kallidalos si onori la
bellezza, la eleggo io stesso mia sposa.
TUTTI Viva la nostra regina!
SIMPLIZIUS Ora diventa addirittura regina. Sarà un giubilo quando regnerà.
DARDONIUS E mi sposo all'istante.
Aloe fa gesti di entusiasmo.
SIMPLIZIUS Il re esagera. A Ewald: Spenga pure la fiaccola, sposerà a scatola chiusa.
EWALD Che tremendo imbarazzo. Cosa devo fare ora?
Tuono. L'immagine di Venere cade giù. Al suo posto è visibile Lucina in un'aureola di
nubi.
LUCINA L'inganno sta oltrepassando i limiti, toglietevi le corone che non vi spettano.
Toglie la corona ad Aloe che è sotto di lei e l'alloro di Simplizius le vola tra le
mani. Ora via, ad Agrigento.
Ewald e Simplizius spariscono. Appena la fiaccola si eclissa, Aloe si ritrasforma
riassumendo le sue vere sembianza. Compare di nuovo l'immagine di Venere.
TUTTI Cosa è accaduto?
DARDONIUS Sono spariti i forestieri? Dov'è la sposa che ho scelto?
ALOE sui gradini: Eccomi qui, nobilissimo sposo.
DARDONIUS Che donna orrenda! Come sei giunta al tempio?
ALOE Sono io, Aloe, colei che hai scelto. Lo giuro sulla mia gioventù.
TUTTI Inganno!
DARDONIUS Magia! Scacciatela dal tempio con la frusta. O infamia, annientami! Cade
giù.
Aloe viene trascinata via dai gradini.
Coro
Fuori, fuori, mostro,
non profanare il tempio.
Trema di fronte al furore del re.
Su, trascinatela davanti al tribunale.
Viene cacciata fuori.
197
SCENA DICIASSETTESIMA
Cambiamento di scena.
Il bosco con il portale delle Eumenidi su cui ardono i tre sigilli. Chiaro di luna. Lucina
con le corone. Creonte.
LUCINA
Vieni, mio Creonte, abbiamo ottenuto la vittoria.
CREONTE
Avresti dunque conquistato l'impossibile?
LUCINA
Fra breve la gioia più solenne compenserà il tuo dolore.
L'Orco è stato umiliato, ecco le corone.
CREONTE
Tre astri le illumineranno con chiarezza nella notte.
Come fugge veloce l'angoscia quando ci arride la speranza.
LUCINA
Adesso inginocchiati e abbassa gli occhi sulla terra,
affinché non li danneggi l'atroce vista.
Perché Rea geme e le stelle piangono
nel veder risplendere il pugnale delle Eumenidi.
Creonte si inginocchia e piega la testa. Ella pone le corone sulla pietra sacrificale.
Tre corone riposano sulla fredda pietra.
Le offro in sacrificio!
Una fiamma divampa sull'altare e distrugge apparentemente le corone.
Ebbene, fiamma, cingile.
Scioglietevi, sigilli; portale, apri le tue fauci.
I sigilli spariscono. Il portale si apre con un terribile crepitìo.
Su, su, draghi assetati di vendetta!
Non sollevare lo sguardo, ti costerà la vita,
le Eumenidi si avvicinano - Mugghiare del vento di tempesta. Il tremito coglie anche
me.
Ella piega il corpo verso la terra. Musica lamentosa di tempesta. Un lampo blu guizza
dalla cavità. Tisifone, Megera, Aletto, le Furie tutte vestite di verde, la testa avvolta di
vipere, escono di corsa dal portale, agitando fiaccole bluastre e pugnali luccicanti.
TUTTE E TRE guardano la luna. Con tono profondo:
La luna, la luna, brilla all'ora esatta.
Svegliatevi, svegliatevi, la vendetta fa la ronda.
Percorrono il palco con passi misurati.
LUCINA
E' avvenuto, fra poco il tuo nemico sarà giustiziato
e così sarà appianata la lite con il mondo turbato.
Adesso seguimi, per ordine mio ti attendono
i nobili con amore, tutti disposti in cerchio.
Di mille lampade riluce il tuo palazzo,
che riesce appena a trattenere il giubilo dei suoi ospiti.
Escono entrambi.
198
SCENA DICIOTTESIMA
Cambiamento di scena.
L'atrio rotondo ornato d'oro, la camera da letto di Phalarius, illuminata da due candelabri
ricchi di candele. Su un lato il suo giaciglio, accanto ad esso su un piedistallo brilla una
luce. Di fronte una porta di ebano. Phalarius entra, dietro di lui Antrokles profondamente
chinato.
PHALARIUS
Fatemi vedere per quanto tempo si vanta ancora il mio orgoglioso vicino.
Dove sono i generali? E' tutto armato il mio esercito?
ANTROKLES
La vigorosa schiera di guerrieri attende con coraggioso ardore.
PHALARIUS ridendo:
Invano arde il coraggio, se il pericolo lo evita.
Adesso spegni le luci, fai entrare l'oscurità.
Poi allontanati. In disparte con furore: E lasciami alla mia sofferenza.
Antrokles spegne le luci tranne la lampada, si inchina profondamente ed esce preoccupato.
La stanza si fa buia.
PHALARIUS da solo:
Un padrone di casa accorto, di notte chiude la porta.
Io lo imito - Chiude. Ecco. Adesso sono solo con me stesso.
Si spaventa.
Da solo? E' una parola sbagliata. Chi può dirlo?
La solitudine non ci manda pensieri che ci tormentano?
Quali sono i pensieri che si uniscono in rivolta,
che minacciano la mente e sbarrano la porta alla ragione?
E' un inutile seguito, al quale non si deve prestare attenzione.
La regina dei pensieri è solo la decisione,
perciò ho preso, risoluto, questa ferma decisione,
come Febo solenne e imponente con destrieri sputafuoco
attraversa il regno del cielo su una carrozza di raggi dorata,
allo stesso modo porterò attraverso la terra, la luce della corona.
Il sole sulla volta di zaffiro non risplende da solo,
io sarò il secondo su un terreno di smeraldo.
Dalla spiaggia di Etiopia, dove dimora l'ardente simun,
fino al ghiaccio del Polo Nord, dove risuona la borea,
il mio vessillo dovrà campeggiare con orgoglio lungimirante.
Batti più calmo, cuore mio, il tuo desiderio sarà placato.
Depone la pelle di pantera e le armi, ma non la corona e si distende sul giaciglio.
Vieni a trovarmi, sonno bugiardo, che raramente si ricorda di me,
e cala volentieri solo su occhi spensierati.
Spegniti, o lampada, spegni pure il sole un giorno,
così sarà buio nella grande dimora del mondo.
Spegne la lampada. All'improvviso si vedono seduti sulla sua testa tre spiriti rosso fuoco,
che guardano fissi la sua corona. Prima erano nascosti dietro il divano e solo ora alzano
la testa insieme. Pausa.
199
Che silenzio disgustoso! - Cosa sarebbe la vita senza liti?
Il fodero senza spada - sussulta: Chi è là?
Scorge gli spiriti.
Ah, voi! Anche oggi?
I TRE SPIRITI insieme, uniformemente e cupi:
Sorvegliamo la corona con sguardo da gufo.
Dormi tranquillo, dormi tranquillo, niente disturbi la tua felicità.
PHALARIUS scoppiando in una sonora risata:
La mia felicità! Come sono felice ora grazie a voi.
Il desiderio impoverisce, la soddisfazione è ricchissima.
O follia, che costruisce ponti sopra l'abisso del dolore,
guai a colui che si fida con coraggio del suo arco fatuo!
Felicità disperatissima, che si toglie la vita da sola!
Mi rendi tanto povero che non mi rimane altro che la corona.
La corona! Per lo Stige, la utilizzerò in modo terribile,
la rovina dovrà brillare dalle sue punte ardenti.
Vendicherò il mio tormento, chi me lo impedirà?
Bussano alla porta.
ALETTO con tono cupo:
Il pugnale delle Eumenidi!
MEGERA
Distruzione di tutti i peccatori!
I TRE SPIRITI
Le Eumenidi sono qui! L'Orco è perduto.
Spariscono.
PHALARIUS balza su:
Chi bussa tanto spudoratamente, parla, chi ti manda così tardi?
Bussano piano.
TUTTE E TRE
Apri, grazioso reuccio, desideriamo parlarti.
PHALARIUS
Cosa volete da me?
La porta si apre di scatto con un boato.
TUTTE E TRE entrano insieme:
Puniamo il tuo crimine.
PHALARIUS inorridito:
Ah, le Erinni!
TUTTE E TRE
Pentiti! Devi morire.
PHALARIUS
Le terribili vendicatrici!
TUTTE E TRE
Che portano a compimento ogni impresa.
PHALARIUS
Indietro, maledette Furie! La corona mi protegge.
200
ALETTO
Non ti protegge. L'Orco tace. Pensa a Creonte!
PHALARIUS
Lo odio come odio voi.
TISIFONE
Pensa ad Aspasia!
MEGERA
All'incendio di Agrigento!
ALETTO
Ricorda! Devi morire.
Lo spingono sul giaciglio.
PHALARIUS
Non penso a nient'altro che al sangue.
ALETTO
Allora pensa al lago insanguinato!
Una parte della cupola crolla e appare una spaccatura circolare, attraverso la quale la
luna piena risplende, proiettandosi sul giaciglio.
PHALARIUS
Povero me! Il raggio della luna!
Le Erinni gli affondano i loro pugnali nel petto.
TUTTE E TRE
Muori! Muori! Muori!
Pausa, durante la quale esse vanno al centro del palco.
La luna, la luna, brilla all'ora esatta.
tremate peccatori, la vendetta fa la ronda.
Escono con passi misurati. Ade esce dalla botola, si avvicina lentamente al giaciglio di
Phalarius.
ADE solenne:
Ridammi la corona, pallida testa d'eroe.
Gliela toglie.
Ecco che giace l'albero orgoglioso, frantumato e sfrondato.
Luminosa splende la corona, adesso voglio domandare all'avido mondo:
dov'è l'ardito che la porterà dopo di lui?
Sprofonda.
SCENA DICIANNOVESIMA
Cambiamento di scena.
Sala del trono riccamente ornata, molto illuminata da dorate lampade ad alcool di ogni
tipo. Il trono si trova sullo sfondo, al centro. Attraverso le colonne della sala si vede un
incantevole giardino altrettanto illuminato. Creonte sul trono. Tutti i nobili del suo regno
lo circondano giubilanti. In primo piano, di lato, Lucina, Atritia. Sul lato opposto Ewald
con la fiaccola e Simplizius. Due geni che portano una corona su un cuscino. Musica
trionfale.
TUTTI Grazie agli dei! Eterna felicità al nostro amato re Creonte!
201
CREONTE Salute ai miei nobili amici. Il mio cuore impazza, dal mio occhio sprizza la
gioia. Accettate il gioioso ringraziamento del vostro re, che in mezzo a voi si sente
felicissimo.
Tutti si inginocchiano formando graziosi gruppi intorno al trono.
TUTTI Salute al nostro buon re!
EWALD Povera fiaccola, il tuo potere è esaurito, non puoi abbellire niente di ciò che
vediamo.
SIMPLIZIUS Per me questo è il miglior re tra tutti quelli che ho visto oggi.
CREONTE Ma ora fateci ringraziare la dea benevola che ha salvato trono e regno.
TUTTI Grazie alla dea sublime.
LUCINA Sii felice, mio Creonte, Phalarius è morto.
Prende la corona di mirto.
Prendi questa corona di mirto intrecciata con amore,
fai che cinga delicatamente la nobile fronte!
Grazie a lei il tuo animo non sarà afflitto da alcun dolore
e il tuo popolo ti amerà sempre con fedeltà.
CREONTE
Perdona, Lucina, non posso prendere la corona.
Riprendila, mi farebbe vergognare.
Devo riuscire anche senza la magia
a conquistare l'amore del mio popolo.
E se lo opprime il dolore in giorni sventurati,
è dovere del re, piangere insieme a lui.
LUCINA a Ewald, verso il quale conduce Atritia:
Prendila, per ricompensa, tuoi siano la mano e il cuore di Atritia.
Utilizza con intelligenza la luce rosea della fiaccola magica.
Non puoi pretendere niente di più elevato dalla tua sorte,
una ti ama veramente, l'altra ti ingannerà.
SIMPLIZIUS Se non succede un po' il contrario.
LUCINA E ora a te, Simplizius.
SIMPLIZIUS Ora tocca anche a me.
LUCINA Sei stato un docile strumento del mio potere. Il re ricompenserà anche te
secondo il merito.
SIMPLIZIUS Va a finire che mi metteranno un altro alloro in testa.
CREONTE Consegnategli mille monete d'oro.
SIMPLIZIUS in disparte: L'ho detto subito che costui è il mio preferito. A voce alta:
Bacio la mano, Vostra Maestà. In disparte: Adesso metto su un laboratorio di
sartoria e sposo la dea. Sarà una vita divina.
CREONTE a Ewald: Straniero, ti onorerò sempre alla mia corte e ti ricompenserò con una
carica.
EWALD Grazie, mio grande re.
LUCINA
E se volete possedere ancora a lungo la fortuna meritata,
Lucina vi proteggerà sempre con grazia e amore.
202
Scende giù un roseo giaciglio di nubi, circondato da geni in volo. Lucina vi si distende
graziosamente e si libra nell'aria. Creonte sale sul trono, si uniscono tutti in gruppo.
Danzatori e danzatrici greci costituiscono dei gruppi, accompagnati dal seguente coro.
Coro
Ornate queste sale con gioia,
fate risuonare il grido di giubilo.
Viva Lucina! Viva Creonte!
La virtù trova lietamente la ricompensa.
FINE
203
JACQUES E I SUOI QUADERNI
Direttore responsabile:
Pisa
Enrico De Angelis
1 Jean François MELON, Opere I* e II** (2 volumi), a cura di
Onofrio NICASTRO e Severia PERONA, 1983.
2 Carlo CARMASSI, La letteratura tedesca nei periodici letterari
italiani del primo Ottocento (1800-1847), 1984, (rist.1986).
3 Enrico DE ANGELIS, Crisi, tempo, liberazione: Saggi su Robert
Musil, I, 1984.
3* Enrico DE ANGELIS, Crisi, tempo, liberazione: Saggi su Robert
Musil, II, 1984.
4 Sandro BARBERA, La comunicazione perfetta. Wagner tra
Feuerbach e Schopenhauer, 1984, (rist. 1987).
4* Enrico DE ANGELIS, Più lumi. Spinoza, Montesquieu,
Rousseau, Diderot, Haydn, 1985.
4** Andreas GRYPHIUS, Poesie con testo a fronte, trad. di Lucia
MANCINI, 1985.
5 Seminario su Stephan George, di Ralph-Rainer WUTHENOW,
Wolfgang KAEMPFER, Gert MATTENKLOTT, Wendelin
SCHMIDT-DENGLER, Horst Albert GLASER, Enrico DE
ANGELIS, 1985.
5* Stephan George Colloquium, mit Beiträgen von Ralph-Rainer
WUTHENOW, Wolfgang KAEMPFER, Gert MATTENKLOTT,
Wendelin SCHMIDT-DENGLER, Horst Albert GLASER, Enrico
DE ANGELIS, 1985.
5** Marina FOSCHI, Due ottiche, una realtà. Sul tema ‘Für - in’ in
Robert Musil, 1985.
6 Enrico DE ANGELIS, Dal mito al progetto. Note su Adalbert
Stifter, 1986.
7 Germana BONSIGNORI, Paola COLOMBO, Giulia PAZZAGLIA,
Paola CECCARELLI, Studi su Stifter, 1986.
8 Marina FOSCHI, Sulla teoria della metafora in Robert Musil,
1987.
9 Marianne HEPP, Kommentar zu ausgewählte Gedichte Georg
Trakls, 1987.
9* Lettura del ‘Simplicissimus’ di Grimmelshausen come
Enciclopedia Popolare, a cura di Linda BIANCOTTI, Federica
ROSSI, Tiziana VALLE, introduzione di Enrico DE ANGELIS,
204
1987.
10 Carlo CARMASSI, La letteratura tedesca nei periodici letterari
italiani del Seicento e del Settecento (1668-1799), 1988.
11 Undici conferenze sul tempo, a cura di Enrico DE ANGELIS,
1988.
12 Giovanna CERMELLI, Il viaggiatore disincantato. Fantasia e
distanza nelle novelle del tardo Tieck, 1989.
13 Deutsche und italienische Romantik. Referate des Bad
Homburger Colloquiums in der Werner- Reimers- Stiftung,
herausgegeben von Enrico DE ANGELIS und Ralph-Rainer
WUTHENOW unter Mitwirkung von Remo CESERANI, 1989.
14-15 Loretta LARI, Esercizi sui Tedeschi (F. Schiller, J. W. v.
Goethe, C. Brentano, E.T.A. Hoffmann, F. Grillparzer, Th.
Fontane), 1990.
16 Clemens BRENTANO, Godwi ovvero La statua in pietra della
madre. Un romanzo selvaggio di Maria, trad. di Fulvia PERUZZI,
1991.
17 Ludwig Achim von Arnim, Povertà, ricchezza, colpa ed
espiazione della contessa Dolores. Una storia vera per intrattenere
in maniera istruttiva signorine povere, trad di Angela MASI, 1991.
18 Joseph Freiherr von EICHENDORFF, Poeti e compagnia, trad. di
Linda BIANCOTTI, 1992.
19 Adalbert STIFTER, Il castello dei pazzi, introduzione, traduzione
e nota di Paola COLOMBO, 1992.
20 Jeremias GOTTHELF, Lo specchio del villano ovvero Biografia
di Jeremias Gotthelf scritta da lui stesso, trad. di Monica IORI,
1993.
21 Gottfried KELLER, Heinrich il verde (prima versione), trad. di
Rossella Zeni, 1993.
22 Loretta LARI, Commento a 40 sonetti di Andreas Gryphius,
1994.
22* Eduard MÖRIKE, Poesie, trad. di Liliana CUTINO e Enrico DE
ANGELIS, 1994.
23 Wilhelm RAABE, L'ingordo. Un racconto di mare e di morte,
trad. di Antonella FANTONI, 1994.
23* Enrico DE ANGELIS, Sistema inquietudini utopie. La
Germania e le sue istituzioni, 1994.
24 Wilhelm RAABE, Cronaca della Sperlingsgasse, trad. di
Maurizia MARGIACCHI, 1995.
24* Marina FOSCHI ALBERT- Mùarianne HEPP, Breve storia
205
della lingua tedesca, 1995.
25 Enrico DE ANGELIS, Dal mito al progetto. Note su Adalbert
Stifter. Seconda edizione, riveduta e ampliata, 1995.
25* Enrico DE ANGELIS, Perorazioni metafisiche ovvero Bilancio
di interpretazioni empiriche, 1995.
26 JEAN PAUL, La cometa ovvero Nikolaus Marggraf. Una storia
comica, trad. di Ilaria GIOVACCHINI.
27 Karl Philipp MORITZ, Anton Reiser. Romanzo psicologico, trad.
di Simonetta CANTAGALLI, 1996.
27* HANS RUDOLF VELTEN, Elemente der Sprachlehrforschung,
Ein Grundriß, 1996.
28 Enrico DE ANGELIS, Der späte Musil: über den Schlußband des
Mann ohne Eigenschaften, 1997.