Programma Age Positive (Gran Bretagna)
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Programma Age Positive (Gran Bretagna)
Progetto SPI@LEARN - Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Giugno 2005 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego INDICE 1 SCENARIO DI RIFERIMENTO.............................................................................................. 3 1.1 ORIENTAMENTO OVER 40: SPECIFICITA’ E CARATTERISTICHE DISTINTIVE ..... 3 1.1.1 Longlife guidance: specializzazione del processo e sviluppo di competenze autoorientative ................................................................................................................................ 3 1.1.2 Fasi di vita e competenze orientative.............................................................................. 4 1.1.3 L’orientamento degli adulti ............................................................................................ 5 1.2. LINEE GUIDE COMUNITARIE ....................................................................................... 11 2. POLITICHE ORIENTATIVE PER ADULTI NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA19 2.1 QUADRO GENERALE....................................................................................................... 19 2.1.1 Il ruolo dei Servizi Pubblici per l’Impiego nell’orientamento rivolto agli adulti nei Paesi dell’Ue.......................................................................................................................... 19 2.1.2 Il ruolo dei Servizi di orientamento erogati nell’ambito dell’educazione degli adulti nei Paesi dell’Ue.................................................................................................................... 21 2.1.3 I Servizi locali di orientamento..................................................................................... 23 2.1.4 I Servizi di orientamento rivolti a chi ha già un lavoro nei Paesi dell’Ue................... 23 2.1.5 Conclusioni ................................................................................................................... 25 2.2 CASI PAESE........................................................................................................................ 30 2.2.1 Programma Age Positive (Gran Bretagna) .................................................................. 30 2.2.2 Progetto Go Between II (Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Svezia)................................ 44 3. POLITICHE ORIENTATIVE OVER 40 IN ITALIA ......................................................... 63 3.1 QUADRO DI RIFERIMENTO OVER 40 IN ITALIA ........................................................ 63 3.1.1 Il fenomeno della disoccupazione in età matura .......................................................... 63 3.1.2 Azioni di orientamento per adulti presso i Servizi pubblici per l’Impiego.................. 65 3.2 TRE CASI DI BUONE PRASSI .......................................................................................... 71 3.2.1 Progetto Oltre i 40 anni (Regione Liguria, Province di Genova, La Spezia, Savona, Imperia).................................................................................................................................. 71 3.2.2 Progetto Lavoro anch’io – Una rete di servizi per l’inserimento lavorativo delle donne della Provincia di Pordenone (Friuli Venezia Giulia) .......................................................... 89 3.2.3 Progetto Raio - Rete di azioni integrate di orientamento per adulti disoccupati/inoccupati e a rischio di esclusione sociale. (Comune di Verona) .................... 97 BIBLIOGRAFIA........................................................................................................................ 106 SITOGRAFIA ............................................................................................................................ 108 2 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 1 SCENARIO DI RIFERIMENTO 1.1 ORIENTAMENTO OVER 40: SPECIFICITA’ E CARATTERISTICHE DISTINTIVE 1.1.1 Longlife guidance: specializzazione del processo e sviluppo di competenze autoorientative In una società caratterizzata da mutamenti tanto rapidi, che si ripropongono in modo ripetuto nel corso della vita di un individuo, l’orientamento diventa strumento trasversale e strategico per lo sviluppo personale, l’equità sociale e la razionalizzazione delle risorse. Molti dei cardini del vecchio modello di costruzione delle professioni sono, infatti, stati abbattuti, le capacità acquisite inizialmente non sono più sufficienti per tutta la durata della vita lavorativa di un soggetto, le professioni sono caratterizzate da un livello sempre più elevato di deperibilità, l’alternanza tra lavoro e periodi di rientro in formazione è la regola. Da qui l’assunzione dell’educazione e della formazione permanente quale criterio guida delle politiche che dovranno alimentare quel continuum rappresentato dal percorso formativolavorativo che si snoderà lungo tutto il corso della vita. Ne discende che l’orientamento educativo e professionale diventa oggi un processo permanente, permettendo a ciascun individuo di muoversi all’interno di un percorso professionale che, con ogni probabilità, comprenderà, a più riprese, periodi di istruzione, di formazione, di lavoro, dipendente o autonomo, e di disoccupazione. L’orientamento, in questo quadro, dovrà consentire ad ogni individuo di trovare un proprio percorso tra i tanti a disposizione e di farlo più volte nella vita. Un approccio longlife guidance, aumentando l’ampiezza e l’eterogeneità del proprio pubblico, una volta quasi esclusivamente caratterizzato da giovani in uscita dal percorso formativo, mette l’orientamento a contatto con una eterogeneità di bisogni individuali cui esso deve rispondere, conducendo ad un processo orientativo che richiede una maggior specializzazione per target di utenza. L’esigenza è quella di abbandonare pratiche standardizzate di orientamento in favore di modalità d’intervento che richiedono agli operatori del settore una serie di azioni effettivamente rispondenti alle caratteristiche e alle necessità di coloro che si rivolgono al servizio. Un’altra delle conseguenze dell’approccio longlife è la definizione di un orientamento che educhi le persone al governo autonomo del processo nel corso della propria vita, senza dover ricorrere ogni volta all’operatore. L’obiettivo diventa quello di sviluppare delle competenze 3 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego auto-orientative che, incrementando le capacità di gestione autonoma del processo, sostengano la persona nelle scelte professionali, facilitino l’individuazione di nuovi percorsi ed il superamento delle transizioni psico-sociali legate al percorso formativo/professionale. Queste capacità possono essere sia insegnate che apprese così da diventare parte integrante del bagaglio comportamentale dell’individuo. L’orientamento fa, così, proprio il concetto di responsabilità personale fondato sulla valutazione di sé, sulla cultura di base, sull’informazione, sulla motivazione, sulle competenze relazionali e professionali, sulla comprensione del funzionamento sociale e sulla capacità di servirsi del proprio repertorio di capacità di vita attiva. La trasformazione del tradizionale operatore di orientamento in mediatore per l’orientamento ben rende il senso della trasformazione generale del processo orientativo, laddove si intenda per mediazione una pratica strategica che intervenga nei momenti e nei luoghi problematici valorizzando le capacità decisionali dei protagonisti ai fini della risoluzione del problema. 1.1.2 Fasi di vita e competenze orientative La recente concezione dell’orientamento individua, quindi, come prassi auspicabile, quella della specializzazione delle azioni di orientamento per target di riferimento, al fine di rispondere ai bisogni in modo quanto più specifico. La variabile più evidente che differenzia le varie tipologie di target è quella della “fase di vita” all’interno del percorso evolutivo-formativo-professionale di un individuo, ognuna delle quali è, appunto, caratterizzata da diversi fabbisogni di orientamento. Possiamo identificarne quattro: - la fase di vita centrata sulla formazione; - la fase di vita centrata sull’ingresso nel mondo del lavoro; - la fase di vita centrata sull’esperienza lavorativa; - la fase di vita centrata sulla conclusione dell’esperienza lavorativa. Le quattro macro-fasi sono identificate, e scandite al proprio interno, da momenti “cerniera” e da fasi di transizione, che equivalgono a quei passaggi che necessitano di un sostegno di tipo orientativo. In particolare: 4 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego • le "cerniere" corrispondono a momenti specifici di passaggio da una condizione “oggettiva” ad un’altra, ad esempio dalla scuola media a quella superiore o il primo inserimento nel mondo del lavoro, ma anche il passaggio dalla condizione di occupato a quella di disoccupato o viceversa. • le fasi di transizione corrispondono, invece, a processi di cambiamento più legati al mondo interiore del soggetto. Corrispondono, ad esempio, alla ricerca dell’occupazione, alla riflessione sulle possibilità di miglioramento della propria carriera e al sentire soggettivo che precede o segue le fasi "cerniera". La capacità di gestire in modo autonomo ed efficace il proprio processo di orientamento richiede alla persona lo sviluppo di competenze “auto-orientative”. Esse comprendono le caratteristiche, le abilità, gli atteggiamenti e le motivazioni personali necessarie affinché la persona possa gestire in maniera efficace e cosciente il proprio percorso di realizzazione professionale, superandone positivamente i momenti di snodo. Sono queste le competenze che i sistemi della scuola, della formazione, del lavoro hanno il dovere di contribuire a creare attraverso le azioni orientative. Tali azioni, identificabili con le diverse pratiche messe in atto per sostenere il processo di orientamento, devono rispondere, in questa logica, al fabbisogno di competenza orientativa espresso dal pubblico. Esse, intese come azioni intenzionali gestite da persone competenti (gli orientatori qualificati) sono, quindi, finalizzate a garantire o migliorare la qualità e l’efficacia del governo autonomo del processo orientativo da parte della persona direttamente coinvolta. Tali azioni debbono essere calibrate in maniera tale da generare risposte realmente efficaci. Affinché questo si verifichi non devono essere né insufficienti né sovradimensionate rispetto ai bisogni dell’utenza cui si riferiscono. La natura dei bisogni varia, infatti, in maniera significativa rispetto al compito formativo o lavorativo, alle risorse e ai vincoli personali, agli scenari socio-economici (globali o locali) di riferimento” e, non in ultimo, alla fase di vita. 1.1.3 L’orientamento degli adulti Uno dei tratti dell’attuale fisionomia dell’orientamento è, quindi, l’allargamento del target al pubblico degli adulti e dei lavoratori. Si tratta di una novità impegnativa in quanto, in forza della specificità del pubblico adulto, essa non è riconducibile ad un dato meramente quantitativo. Non è, infatti, possibile mutuare i metodi orientativi adottati per gli adolescenti, 5 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego trasportandoli meccanicamente agli adulti. Infatti, come c’è per l’adulto un modo di apprendere specifico, c’è anche un modo specifico di orientarsi e di auto-orientarsi. Innanzitutto l’adulto ha determinate caratteristiche. Quelle che più ci interessano sotto il profilo dell’apprendimento e dell’orientamento sono l’esperienza, la motivazione e la progettualità. L’esperienza è una risorsa estremamente preziosa. Essa condiziona la qualità delle scelte e l’assunzione di responsabilità, divenendo anche un freno, assuefazione a determinati comportamenti e rigidità di fronte al cambiamento e all’innovazione. Ogni attività di orientamento rivolta ad adulti dovrà tenere in debito conto della natura bifronte di questo elemento. La motivazione si misura in rapporto ai bisogni, al grado di consapevolezza che la persona ne ha ed alle azioni che la persona mette in campo per soddisfarli. La motivazione è di due tipi: quella estrinseca, in cui si fa una certa cosa per avere un premio o per evitare una punizione, e quella intrinseca, in cui si fa una determinata cosa per il piacere di farla, per intimo convincimento, per autorealizzazione. La prima tipologia caratterizza la fanciullezza, la seconda, l’età adulta. Quest’ultima può essere molla fondamentale nell’orientamento degli adulti. A condizione che si tenga presente che molto spesso, anche nell’adulto, i bisogni impliciti o i bisogni non avvertiti come tali prevalgono su quelli espliciti. E più spesso ancora, neppure la maturità garantisce di addivenire alle azioni che permettono di perseguire i propri scopi. Dentro queste pieghe prende corpo una delle funzioni più importanti e delicate dell’orientamento: aiutare il soggetto a prendere coscienza dei propri bisogni professionali e dei modi per soddisfarli. Per quanto riguarda la capacità progettuale resta da aggiungere che, al pari dell’esperienza, essa è tipica dell’adulto. Fino all’adolescenza prevalgono il desiderio, il sogno, l’incapacità di scegliere, l’indeterminatezza, la mancanza nel centrare l’obiettivo. Con il raggiungimento della maturità, l’individuo si dà degli obiettivi, individua i mezzi e i tempi per raggiungerli, si assegna tappe intermedie: in pratica, sviluppa una certa attività progettuale. Certo, anche questa è diversamente graduata a seconda delle persone. Potremmo dire che l’orientamento, inteso come processo di chiarificazione sugli obiettivi professionali e di carriera, coincide largamente con la dimensione progettuale della persona stessa. 6 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Riferendoci alle quattro fasi di vita prima individuate, possiamo dire che l’over 40 è sovente situato all’interno della terza fase, la fase di vita centrata sull’esperienza lavorativa, anche se ci sono ovviamente casi di ritorno in formazione o di nuovo ingresso nel mondo del lavoro. Dalle sue caratteristiche derivano specifici bisogni orientativi, che necessitano di specifiche azioni di orientamento. Saita [1998] individua sulle orme di Pombeni-D’Angelo [1994], quattro tipi di situazioni nelle quali l’intervento d’orientamento rivolto ad un target adulto potrebbe risultare opportuno. Vale a dire, quando: 1) l’individuo deve scegliere una collocazione professionale; 2) l’individuo si trova in un momento in cui è costretto ad inserirsi in nuovi contesti professionali; 3) l’individuo non si trova più a suo agio nel contesto lavorativo in cui è inserito e desidera cambiare; 4) l’individuo è stato privato del lavoro pur essendo ancora in condizione di lavorare. L’orientamento che si colloca nella fase di vita centrata sull’esperienza lavorativa, si definisce in modo molto diverso a seconda che alla base ci sia una motivazione soggettiva (sviluppo di carriera, interesse a cambiare lavoro, ecc.) o un’influenza di condizioni oggettive (perdita del lavoro, mobilità professionale, ecc.). Questo perché tali fattori di base connotano in modo molto diverso i bisogni di orientamento del lavoratore adulto. Nel primo caso, si deve pensare al lavoratore occupato principalmente in termini di bisogni orientativi connessi ad esigenze di: a) promozione della qualità di vita professionale; b) evoluzione di un progetto lavorativo personale; c) cambiamento di contesto organizzativo; d) qualificazione sul lavoro. Nel secondo caso, il riferimento va al lavoratore disoccupato i cui bisogni orientativi prioritari vanno nella direzione di: a) fronteggiare l’esperienza di deprivazione professionale; b) pianificare strategie di re-inserimento nel mercato del lavoro; c) aumentare la propria condizione di occupabilità (per esempio, attraverso la formazione). Si evidenzia, inoltre, come questa risulti la fase di vita a più elevata articolazione / differenziazione di bisogni orientativi; tenendo conto soprattutto del fatto che nell’analisi è stata assunta come variabile discriminante solo la condizione occupato/disoccupato, senza 7 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego incrociarla con altri fattori di ulteriore complessità (per esempio, il genere, la condizione di svantaggio fisico o mentale, la marginalità sociale, ecc.). Con riferimento agli aspetti più applicativi, l’azione orientativa rivolta a persone adulte, non ha l’obiettivo di “individuare talenti nascosti”, quanto piuttosto quella di fare il punto della situazione, centrando l’attenzione sul problema, aiutando l’individuo a rimuovere gli ostacoli che ne possono impedire la risoluzione. Al fine di aiutare l’individuo a delineare il proprio “sé professionale” ancora Saita [1998] considera i seguenti elementi: – “strategie di coping, cioè il modo come il soggetto individua comportamenti specifici considerati adatti a risolvere un particolare problema (…); – l’attitudine o la competenza tecnico/funzionale (…): un individuo molto bravo nel disegno che desidera fare l’architetto, un individuo bilingue che vuole fare l’interprete; – la competenza manageriale: è importante comprendere se un individuo possiede attitudine al comando e capacità decisionali e desidera occupare livelli organizzativi in cui non si eseguono mansioni, ma si decide la politica di gestione (…); – il bisogno di indipendenza, cioè il desiderio di lavorare in modo autonomo; – il bisogno di stabilità e di sicurezza, cioè l’esigenza di poter prevedere con un certo grado di certezza il proprio futuro (…); – l’intraprendenza e la creatività: nel complesso si intende la capacità di inventare nuovi prodotti o proporre nuovi servizi, la capacità di intraprendere nuove imprese (…); – la dedizione ad una causa risulta tipizzare soprattutto le professioni di aiuto (medico, insegnante, assistente sociale); – la sfida, cioè il desiderio di conquistare qualcosa o qualcuno, il desiderio di superare gli ostacoli (…); – lo stile di vita collegato ad una determinata professione” 1 [Saita, 1998]. 1 “L’ORIENTAMENTO DEGLI ADULTI” di Saita E. in PSICOLOGIA DELL’ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE di Castelli C., Venini L., Milano, Franco Angeli. 8 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Inoltre, ritornando al concetto di “responsabilità” della persona nel processo di orientamento, il mediatore di orientamento, se l’azione è rivolta ad un target adulto, lascia un maggior luogo al protagonismo del richiedente, contrariamente a quanto succede per un target d’età più giovane. Per le fasi di età più “mature”, infatti, le modalità di intervento sono basate prevalentemente sulla capacità del soggetto di auto-dirigere le proprie scelte e, quindi, di autogoverno del proprio processo orientativo, la relazione di aiuto è caratterizzata dalla centralità della persona, la responsabilità del progetto è soprattutto della persona che lo ha maturato, lo sviluppo della storia è fortemente influenzato da variabili soggettive (vissuto personale, autoefficacia, ecc.). Se caratteristica necessaria affinché un processo di orientamento risulti efficace è la personalizzazione dell’azione in relazione alle specifiche caratteristiche del soggetto cui il processo si riferisce, questo vale ancor di più per un target adulto. All’eterogeneità delle condizioni si aggiungono, infatti, quelle dei bisogni individuali e dell’assoluta unicità delle biografie delle persone che, nel caso degli adulti, sono ancora più ricche di esperienze diverse. Essi sono stati esposti a diverse forme di condizionamento, hanno le storie formative più svariate che, combinandosi con il resto della loro storia di vita, hanno sedimentato credenze di efficacia di livello diverso per ciascun individuo. Ad esempio, un lavoratore adulto che si rivolge ai servizi per l’orientamento può essere un cassaintegrato espulso da una fabbrica a seguito di un processo di ristrutturazione. La cosa può aver comportato, a sua volta, una riconversione professionale a cui lui non ha potuto far fronte a causa dei suoi bassi livelli di istruzione di base. Può essere sposato, con figli adolescenti. Può essere privo di una rete parentale di riferimento. Di fronte a casi come questo, che non rientra neppure tra i più complessi, l’attività di orientamento non può limitarsi alla messa a disposizione di una serie di informazioni standardizzate o allo svolgimento di interventi genericamente orientati, brevi, sporadici e realizzati in extremis. La necessità è, infatti, quella di un intervento sistematico, che accompagni gli individui attraverso i diversi momenti di transizione che ne caratterizzano il particolare percorso professionale. Si evince da queste brevi considerazioni come il target “over 40”, seppur non omogeneo al proprio interno, non possa prescindere da un’azione orientativa fortemente specializzata sulla base di caratteristiche specifiche, che possono essere sinteticamente elencate come segue: 9 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - le azioni devono essere rivolte a sviluppare competenze specifiche, collegate in particolare ai concreti processi della realizzazione professionale; - le azioni devono essere personalizzate al fine di ritagliarsi su una esperienza soggettiva estremamente complessa e composita, propria del target adulto; - è necessario rispettare il “protagonismo” dell’utente rispetto al ruolo dell’operatore, nella metodologia e nel contenuto del processo. 10 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 1.2. LINEE GUIDE COMUNITARIE E’ già nel 1996, Anno europeo dell’istruzione e della formazione lungo tutto l’arco della vita, che il Consiglio Europeo specifica, all’interno delle sue conclusioni, una serie di principi fondamentali che sottendono una strategia per l’apprendimento permanente. L’apprendimento durante tutto l’arco della vita rappresenta uno degli elementi chiave della strategia di Lisbona (marzo 2000), ai fini della competitività e dell'occupabilità, ma anche dell'integrazione sociale, della cittadinanza attiva e dell'autorealizzazione dei cittadini. Come già evidenziato dal “Memorandum sull’istruzione e formazione permanente” (30 dicembre 2000), vivere e lavorare nella società della conoscenza richiede cittadini che si mantengano attivi, che vogliano gestire autonomamente il proprio percorso personale e professionale durante tutto l’arco della propria vita. Il documento sottolinea come, al fine di rispondere ad una tale esigenza, i servizi debbano essere centrati sulla diversa composizione della domanda, focalizzandosi sui diversi bisogni e sulle diverse esigenze degli utenti, ricomprendendo, quindi, anche la fascia più matura della popolazione. Il concetto di longlife learning è ripreso ancora una volta dalla Comunicazione della Commissione “Realizzare uno spazio europeo dell’apprendimento permanente” (21 novembre 2001) che nel definire le strategie di istruzione e formazione per l’intero arco della vita, evidenzia l’opportunità di creare una cultura dell’apprendimento per motivare i cittadini che intendano apprendere, aumentare i livelli di partecipazione e mettere in evidenza l’importanza per tutti di apprendere a qualsiasi età. Successivamente, la Risoluzione del Consiglio Europeo del 27 giugno 2002 (GUCE 2002/C163/01) sottolinea come “l’apprendimento permanente deve riguardare l’apprendimento da prima della scuola a dopo la pensione e comprendere l’intera gamma di modalità di apprendimento intrapresa nelle varie fasi della vita al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale”. All’interno di un processo di apprendimento, che richiede scelte formative e/o professionali continue, la funzione dell’orientamento diventa, quindi, estremamente strategica. Essa dovrebbe, peraltro, essere integrata all’interno dei vari sistemi (educativo, formativo, professionale) con cui la persona viene, a più riprese, a contatto. 11 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego A livello comunitario si tende a valorizzare sempre di più un orientamento “composito”, legato agli specifici bisogni dei gruppi target, compreso il target degli esponenti più “maturi” delle forze di lavoro. Già il “Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente”, nel Messaggio chiave n. 5 “Ripensare l’orientamento”, individua l’obiettivo di garantire a tutti, durante tutta la vita, un facile accesso alle informazioni e ad un orientamento di qualità sulle opportunità d’istruzione e formazione in tutta l’Europa, evidenziando come il bisogno di orientamento possa appartenere a diverse fasi della vita professionale e formativa di un soggetto. Il messaggio evidenzia, infatti, “come in passato, il passaggio dal mondo dell’istruzione e della formazione a quello del lavoro era un evento unico nell’esistenza delle persone, che si verificava quando i giovani lasciavano la scuola o l’università per trovare un lavoro”. Oggi, invece, divenendo il cambiamento parte integrante della pianificazione e dell’attuazione del percorso professionale, può succedere a chiunque, in diversi momenti della vita e in maniera pressoché imprevedibile, di aver bisogno di informazioni e consigli sulla strada professionale da intraprendere. Il documento evidenzia, inoltre, come i servizi di orientamento debbano essere maggiormente ritagliati sulla domanda, piuttosto che sull’offerta, focalizzando l’interesse su bisogni ed esigenze diverse: “Per tutte queste ragioni, i servizi di orientamento e consulenza devono evolvere verso stili di servizio più olistici, in grado di soddisfare bisogni, esigenze e pubblici diversi”. La qualcosa sottolinea come sia sempre più necessario parlare di un orientamento espressamente rivolto ad un target di soggetti maturi. Tale concezione viene ribadita dalla comunicazione della Commissione ‘Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente”, datata novembre 2001, e dalla risoluzione del Consiglio sull'apprendimento permanente del 27 giugno 2002. Quasi contemporaneamente, la comunicazione della Commissione "Piano d'azione per le competenze e la mobilità" (2002) prende atto che la mobilità occupazionale e geografica in Europa e lo sviluppo delle competenze della forza lavoro possano essere potenziati fornendo un migliore accesso all'informazione, all'orientamento e alla consulenza per i lavoratori e i datori di lavoro. Successivamente, la Relazione intermedia comune (2004) del Consiglio e della Commissione sull'attuazione della strategia di Lisbona, "Istruzione e formazione 2010: l'urgenza delle riforme per la riuscita della strategia di Lisbona", identifica l'orientamento come una delle quattro azioni chiave per creare quadri di apprendimento aperti, attraenti e accessibili, che "... 12 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego sostengano l'apprendimento a tutte le età e in vari ambiti e consentano ai cittadini di gestire il proprio apprendimento e lavoro facilitando in particolare l'accesso e l'avanzamento attraverso varie occasioni di apprendimento e vari percorsi professionali”. Il “Progetto di risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio sul rafforzamento delle politiche, dei sistemi e delle prassi in materia di orientamento lungo tutto l'arco della vita in Europa”, datato 18 maggio 2004, afferma che l'orientamento può fornire un notevole sostegno agli individui rispetto a molteplici transizioni, comprese quelle verso la vita adulta e lavorativa, delle persone che si reinseriscono nel mercato del lavoro dopo periodi di disoccupazione volontaria o involontaria o di attività casalinga, dei lavoratori qualora la ristrutturazione settoriale richieda loro di cambiare tipo di occupazione e dei lavoratori anziani, individuando tra i soggetti target dell’orientamento anche tutti i soggetti più “maturi” appartenenti al mercato del lavoro. Tra le diverse considerazioni poste nel documento, è evidenziata la necessità, determinata dall’apprendimento permanente, di una politica, in materia di orientamento, che renda disponibili i servizi in momenti e in forme che incoraggino tutti i cittadini a continuare a sviluppare le proprie capacità e competenze durante tutto l'arco della vita, oltre all’esigenza dell’accesso, da parte dei lavoratori e delle imprese, a servizi di informazione, di orientamento e di consulenza per perseguire una strategia di sviluppo delle competenze dei singoli lavoratori. Il documento sottolinea che “tutti i cittadini europei dovrebbero avere accesso a servizi di orientamento in tutte le fasi della vita” e individua in modo esplicito il target adulto allorquando sottolinea l’importanza di sostenerne l’accesso all'istruzione e alla formazione, la necessità di flessibilità e diversificazione del dispositivo di orientamento, la centralità dei beneficiari nella progettazione e nella valutazione, la necessità di agevolare l’accesso ai servizi. Il documento invita, in conclusione, tutti gli Stati Membri e la Commissione “ad assicurare il massimo rendimento, in termini di impatto sulle politiche, sui sistemi e sulle prassi a livello comunitario e nazionale, delle attività di collaborazione con gli Stati membri nel settore dell’orientamento lungo tutto l’arco della vita (…)”. In termini più operativi di interesse è il manuale “Career Guidance – A handbook for policy makers” realizzato dall’OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) e dalla Commissione Europea. 13 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego In considerazione della rilevanza che va assumendo l’orientamento per le politiche dell’educazione, della formazione e dell’impiego, la Commissione costituì, nel dicembre 2002, un Gruppo di esperti sul Lifelong Guidance, al quale partecipò l’OECD. Fu questo gruppo a realizzare tale manuale con l’obiettivo di consentire ai decisori politici dei paesi appartenenti all’OECD e all’Unione Europea di sviluppare politiche efficaci di orientamento professionale. Esso è stato realizzato passando in rassegna le politiche per l’orientamento intraprese dall’OECD, dal Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale, dalla Fondazione Europea della Formazione e dalla World Bank. Copre quattro temi specifici: lo sviluppo dell’orientamento professionale per i giovani, lo sviluppo dell’orientamento professionale per gli adulti, lo sviluppo dell’accesso all’orientamento professionale, lo sviluppo del sistema che supporta l’orientamento professionale. Il documento evidenzia, già nella prefazione, come l’accesso ai servizi di orientamento sia particolarmente limitato in riferimento al target adulto. La sua natura eterogenea della popolazione adulta presenta una vastità di sfide: pochi sono i servizi facilmente accessibili da parte degli adulti che hanno un impiego, poche sono le imprese che provvedono ai bisogni di sviluppo professionale dei propri impiegati, la disponibilità di servizi a pagamento che possono essere acquistati privatamente è molto limitata, sia i datori di lavoro che i sindacati mostrano un interesse limitato nell’investire nell’orientamento professionale, scarso è lo sviluppo dei servizi di orientamento professionale all’interno dei SPI. I ricercatori dell’OCSE ritengono che malgrado questi problemi, nuove partnership tra organizzazioni dei lavoratori, istituzioni di educazione e formazione, servizi pubblici per l’impiego, unioni dei lavoratori e soggetti privati potrebbero consentire l’erogazione dell’orientamento sul luogo di lavoro e rendere l’orientamento professionale una parte integrale dei programmi di apprendimento per gli adulti. Il manuale conclude con una lista di caratteristiche chiave di cui i policy makers dovrebbero tener conto nel disegnare e nell’implementare i sistemi di orientamento lifelong. Esso contiene anche un certo numero di allegati tecnici. In relazione all’orientamento genericamente rivolto agli adulti, il manuale scompone il target in adulti disoccupati, adulti occupati e adulti in età avanzata. Per ogni categoria il documento considera: le questioni chiave che devono essere prese in considerazione, una serie di domande alle quali i decisori politici devono rispondere nell’indirizzare tali questioni, alcune opzioni che questi possono adottare per sviluppare le politiche, più alcuni esempi di risposte effettive, evinti dalle indagini condotte dall’OECD e dalla Commissione Europea. 14 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Per quanto concerne le opzioni politiche, esse si sostanziano in una serie di raccomandazioni indirizzate ai decisori politici. Si riporta qui di seguito la parte del documento a ciò relativa, fornendone una traduzione non ufficiale. Alcune opzioni politiche per l’orientamento rivolto agli adulti disoccupati - Passare in rassegna le attuali politiche dell’impiego, le strategie e le linee guida nazionali e internazionali. Considerare dove l’orientamento di carriera si inserisce meglio all’interno delle attività e delle misure di prevenzione della disoccupazione proposte. - Assicurare che i bisogni immediati di chi è alla ricerca di un lavoro siano indirizzati, fornendo loro un supporto di orientamento professionale completo, così che essi possano avere accesso ad un lavoro o ad altre misure di occupabilità o opportunità di apprendimento, così come di formazione o di aggiornamento, combinati dove opportuno con un’assistenza continua alla ricerca di lavoro. - Delineare una strategia per le relazioni di cooperazione tra SPI e istituzioni educative e formative, comunità, agenzie di orientamento professionale volontarie e private per fornire appropriati servizi di orientamento professionale al disoccupato. - Assicurare che i SPI reclutino personale di orientamento professionale addestrato ed abbiano in essere una strategia formativa ben sviluppata per quanti sono stati reclutati in passato senza possedere specifiche competenze orientative. - Realizzare peer reviews 2 nazionali dei servizi di orientamento professionale rivolti ai disoccupati e pubblicizzarne su ampia scala i risultati. - Esaminare le misure esistenti per i servizi di orientamento rivolti ai disoccupati, per esempio le Linee Guida per le Buone Prassi nel Counselling di carriera e nell’Orientamento (1998), come termini di paragone. - Sviluppare strategie per coinvolgere attivamente nel disegno, nella pianificazione, nell’implementazione e nel monitoraggio di politiche e servizi per l’orientamento professionale i gruppi più vulnerabili. Il termine peer-review è una parola inglese che letteralmente significa "revisione da parte dei pari" ed è il metodo con il quale i grandi enti di ricerca pubblici e privati di tutto il mondo valutano i progetti di ricerca. E' anche lo stesso metodo che le grandi riviste scientifiche utilizzano per decidere la pubblicazione dei risultati di una scoperta. L'idea è quella secondo cui i lavori vengono ben valutati da ricercatori indipendenti appartenenti però alla stessa comunità scientifica. 2 15 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Creare ed aggiornare sistemi di dati sul mercato del lavoro locale e assicurarsi che questi siano usati da chi fornisce orientamento professionale ai disoccupati. - Considerare le funzioni di orientamento professionale in modo separato rispetto agli altri ruoli assunti dallo staff all’interno dei SPI. - Dove si decide di mantenere integrata la misura, assicurarsi che un’attenzione distinta sia attribuita all’orientamento professionale. - Stimolare i servizi di orientamento di carriera pubblici e privati a scopo di lucro: per esempio attraverso subappalti. - Stabilire criteri di qualità per quei servizi di orientamento di carriera che hanno come target gli adulti disoccupati. - Sviluppare l’uso di meccanismi di feed-back per assicurarsi che i bisogni di orientamento di carriera degli adulti disoccupati siano stati soddisfatti. - Assicurarsi che l’orientamento di carriera sia parte integrate dei programmi di apprendimento rivolti agli adulti negli istituti di formazione ed educazione sovvenzionate con fondi pubblici. Alcune opzioni politiche per l’orientamento rivolto agli adulti occupati - Esaminare le implicazioni settoriali, regionali e locali per l’orientamento di carriera delle politiche nazionali ed internazionali per lo sviluppo della forza lavoro e il lifelong larning – ad esempio il “Quadro di azioni per lo sviluppo delle competenze e delle qualifiche lungo il corso della vita” (2002) concordato tra le parti sociali Europee. - Cercare il modo di estendere il ruolo dei SPI nell’erogazione di orientamento di carriera agli adulti occupati. - Sviluppare l’orientamento di carriera nelle aziende attraverso l’introduzione di incentivi: per esempio, rendendo l’orientamento di carriera una spesa sostenuta dai piani di finanziamento della formazione; o introducendo progetti che diano un riconoscimento pubblico a quelle imprese che forniscono programmi esemplari. - Incoraggiare e promuovere partnership tra organizzazioni di lavoratori, istituzioni educative e formative, servizi pubblici per l’impiego e altre organizzazioni rappresentative al fine di fornire servizi di orientamento sul posto di lavoro, in particolare per le imprese più piccole. 16 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Incoraggiare e offrire supporto alle corporazioni professionali e alle unioni dei lavoratori per fornire servizi di orientamento di carriera di qualità ai propri membri. - Assicurare che le politiche per la formazione continua della forza lavoro sostengano il ruolo dell’orientamento di carriera per i lavoratori come modo per assicurare un efficiente investimento nella formazione. - Assicurare che l’orientamento di carriera rientri nei programmi di formazione per lavoratori finanziati attraverso le imposte pagate dai datori di lavoro per la formazione. - Assicurare che l’orientamento di carriera per i lavoratori sia presente sul tavolo negoziale della contrattazione collettiva fra le parti sociali a livello nazionale e settoriale. - Fornire un buon esempio per il settore non statale, attraverso l’introduzione di politiche che supportino lo sviluppo di carriera dei lavoratori nel settore pubblico. - Incoraggiare la creazione di mercati privati più ampi per l’orientamento professionale: per esempio attraverso l’uso di contrattualizzazione esterna e voucher di orientamento per favorire una più ampia gamma di quote per i fornitori privati del servizio. - Estendere agli adulti occupati i servizi che sono già disponibili nel settore dell’educazione degli adulti e dell’educazione continua. Alcune opzioni politiche per l’orientamento rivolto agli adulti più anziani - Assicurare che l’orientamento di carriera sia parte integrante dei programmi di apprendimento per adulti erogati nelle istituzioni educative e formative finanziate con fondi pubblici. - Sfruttare le informazioni di cui si dispone, o commissionare ricerche sulla correlazione tra attività degli anziani e salute. - Sviluppare collegamenti con i fondi di investimento e pensionistici per discutere i legami tra pianificazione finanziaria, pianificazione di carriera e transizioni flessibili alla pensione. - Incentivare provvedimenti relativi all’orientamento di carriera per gli adulti più anziani da appaltare ad associazioni che lavorano con essi in maniera preponderante. - Adottare approcci innovativi per l’erogazione del servizio, ricorrendo alla TIC e alla tecnologia telefonica, al fine di provvedere ai bisogni non soddisfatti. 17 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Esplorare come il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego possa essere esteso per meglio provvedere ai bisogni di orientamento degli adulti più avanti con gli anni. - Incoraggiare l’impresa e le iniziative a livello di comunità locale ad invertire la tendenza all’uscita anticipata e alla disoccupazione di lungo termine dei lavoratori più anziani. - Incoraggiare i datori di lavoro a far sì che l’orientamento di carriera diventi parte dell’aggiornamento e delle strategie di riprogettazione del lavoro per trattenere i lavoratori più anziani più a lungo. Tale disamina evidenzia come, a livello comunitario, grande attenzione sia rivolta non solo all’orientamento in generale ma all’orientamento indirizzato ad un target adulto, conseguenza di un apprendimento che si sviluppa durante tutto l’arco della vita professionale e della conseguente molteplicità dei target cui l’azione orientativa debba rivolgersi. I documenti realizzati a livello europeo su tale tema hanno avuto e continuano ad avere notevoli ripercussioni, con diverse intensità di influenza, sui diversi sistemi nazionali di apprendimento e orientamento dei Paesi europei, seppur adattati ai rispettivi contesti istituzionali, legislativi e culturali. 18 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 2. POLITICHE ORIENTATIVE PER ADULTI NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA 2.1 QUADRO GENERALE 2.1.1 Il ruolo dei Servizi Pubblici per l’Impiego nell’orientamento rivolto agli adulti nei Paesi dell’Ue Tradizionalmente, in Europa, le azioni di orientamento rivolte agli adulti sono concentrate nei Servizi pubblici per l’impiego. Tali azioni sono fortemente orientate alla ricerca del lavoro e nel più breve lasso di tempo possibile, al fine di ridurre i livelli di disoccupazione e garantire il reddito minimo. Un elemento cruciale all’interno dei Servizi pubblici per l’impiego è quello della formazione degli operatori dell’orientamento. La formazione fornita allo staff è, infatti, molto spesso di tipo amministrativo piuttosto che focalizzata sui temi dell’orientamento. - In Lussemburgo, per esempio, lo staff del ADEM-OP (Administrative d’EmploOrientation Professionelle) è genericamente reclutato per normali ruoli di servizio amministrativo e non sono richieste specifiche qualifiche rispetto al compito di orientatore. - In Norvegia, il nuovo programma di addestramento rivolto allo staff ha provato a focalizzare i propri contenuti sull’orientamento di carriera, ma la formazione è comunque risultata di un livello elementare e le opportunità per lo staff di usare tali skills sono limitate. - Dall’altra parte, invece, altrove ci sono segni di movimento verso una forza di lavoro più specializzata, come ad esempio la Finlandia che ha mantenuto un servizio d’orientamento separato all’intero del suo servizio pubblico per l’impiego. - Anche in Germania, l’orientamento di carriera costituisce una categoria occupazionale separata all’interno dei Servi pubblici per l’impiego, con sue proprie disposizioni di formazione, ma solo una minima parte degli operatori ha seguito corsi specifici. Anche in questo caso, la maggior parte degli operatori è formata ad assolvere esclusivamente compiti di natura amministrativa. - Un caso d’eccellenza è l’Irlanda, dove la grande maggioranza dei componenti dello staff ha ricevuto un qualche tipo di formazione all’orientamento. Essi possono intraprendere un corso universitario part-time in orientamento per adulti e investire parte del proprio tempo di lavoro nella propria formazione. L’istituzione d’appartenenza paga, inoltre, le tasse 19 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego scolastiche e ci sono incrementi salariali per chi completa il corso con successo. L’obiettivo conseguito è stato quello di aver incrementato il personale che detiene competenze strategiche per il servizio. Altra caratteristica dei SPI europei, è la tendenza verso la creazione di “sportelli unici”: questo vuol dire che, in molti casi, sono stati riuniti insieme servizi sociali e servizi per l’impiego, così che i clienti possono più prontamente accedere all’insieme dei servizi di cui necessitano. - Nei Paesi Bassi, 131 Centri per il Lavoro e il Reddito sono stati creati su tutto il territorio nazionale, come sportelli unici in grado di riunire servizi di informazioni per il lavoro e servizi sociali. Lo staff possiede un background professionale proveniente sia dal campo dell’impiego che della sicurezza sociale: l’obiettivo è fondere i due ruoli, principalmente attraverso la formazione interna. - In Inghilterra e nell’Irlanda del Nord una fusione di Servizio per l’Impiego e Agenzia per le Sovvenzioni ha prodotto la creazione di Jobcentre Plus, un centro che attraverso l’approccio integrato si pone l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’assistenza sociale. Un altro elemento delle azioni di orientamento presso i Spi è la presenza di servizi centrati sul web e impersonali. Questo, in particolar modo, nel caso in cui le azioni siano rivolte ad adulti che hanno già un lavoro. Per questa categoria i servizi personalizzati sono, infatti, usualmente un eccezione. Per esempio: - nei Paesi Bassi è stato sviluppato un nuovo sito web (www.werk.nl/), cui le persone occupate in cerca di un altro lavoro possono liberamente accedere, che include strumenti diagnostici (basati sugli interessi), dati sul mercato del lavoro (che includono le tendenze del mercato e i dati sul salario), informazioni sulle opportunità di educazione e formazione e l’accesso alla versione web della banca dati delle richieste di lavoro; i contatti con il consulente avvengono attraverso il telefono, l’e-mail, il fax e la posta; - in Norvegia, il servizio pubblico per l’impiego (Aetat) ha sviluppato una varietà di strumenti di sostegno, molti dei quali basati sul web: un inventario degli interessi, un programma di scelte di carriera che consente l’auto-valutazioni degli interessi, dei valori e delle capacità di lavoro, un servizio di incontro domanda-offerta e di ricerca del lavoro (Veivalg), un programma di apprendimento (Gradplus) adottato dal Regno Unito e indirizzato principalmente ad elevare i livelli di scolarità. L’accesso al sito web del 20 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego servizio è libero ed è consentito stampare le informazioni sulle richieste di lavoro, sono disponibili modelli per la candidatura e la redazione del curriculum vitae, è consentito telefonare gratuitamente per contattare le imprese ed è offerto un limitato supporto da parte dello staff. Ci sono, inoltre, in atto progetti per la messa a punto di un call centre finalizzato a rispondere alle richieste sull’apprendimento ed il lavoro. I servizi basati sul web non sono, comunque, sempre di facile accesso e non sempre incontrano i bisogni di tutto il pubblico adulto. Anche, però, quando i servizi sono maggiormente personalizzati, l’immagine del Servizio pubblico per l’impiego tende a limitarne l’uso di una parte dell’utenza. In Danimarca, per esempio, i servizi offerti dai consiglieri di orientamento e dai funzionari del collocamento all’interno dei servizi pubblici per l’impiego, seppur rivolti a tutti, non sono nella pratica, avvicinati da tutte le tipologie di pubblico. La tendenza ad associarli a servizi rivolti ai disoccupati trattiene molta gente dall’usufruirne. Per questo, anche con la finalità di ridurre le ampie richieste di assistenza economica, alcuni paesi stanno provando ad attrarre maggiormente gli occupati attraverso la ri-progettazione dei propri centri. Nei Paesi Bassi, il marketing dei nuovi Centri per il Lavoro ed il Reddito pone maggior enfasi sul target degli occupati piuttosto che su quello dei disoccupati. I servizi sociali sono collocati sul fondo dei locali adibiti al servizio. In modo similare, in Norvegia, i centri dei servizi pubblici per l’impiego sono stati ridisegnati in modo da collocare i servizi sociali “discretamente” nel back office. 2.1.2 Il ruolo dei Servizi di orientamento erogati nell’ambito dell’educazione degli adulti nei Paesi dell’Ue Alcuni paesi come Austria, Danimarca e Spagna hanno sviluppato servizi di orientamento all’interno delle attività di educazione degli adulti. Gli adulti iscritti presso l’istituzione scolastica hanno accesso a servizi di orientamento di carriera disponibili per tutti gli studenti. Alcuni tra questi pongono più attenzione di altri ai bisogni degli studenti maturi. La maggior parte sono, però, maggiormente concentrati sulle opportunità educative piuttosto che sulle questioni occupazionali, in coerenza con la propria mission originaria. Questo aspetto ne limita, ovviamente, la completezza e l’imparzialità. Alcune istituzioni di educazione terziaria offrono servizi di orientamento anche ad adulti che non sono iscritti. Questo viene fatto in tre differenti modi: 21 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - nel quadro di una politica volta ad “accompagnare” i propri ex alunni; - come parte di strategie di accesso concepite per condurre alla possibile iscrizione; - come ulteriori servizi offerti a pagamento. Altre istituzioni includono corsi di accesso per adulti che ritornano all’apprendimento formale dopo un lasso di tempo considerevole. Questo spesso include la presenza di elementi forti di orientamento, programmati per aiutare questi adulti non solo a sviluppare le loro abilità di studio ma anche a determinare cosa e perché vogliono apprendere. Una tendenza in crescita in paesi come i Paesi Bassi e la Norvegia è l’introduzione di processi per la valutazione ed il riconoscimento di apprendimenti precedenti, includendo anche gli apprendimenti che sono stati acquisiti informalmente. Tali azioni possono coincidere con una verifica meramente tecnica, al fine di valutare se le persone possono entrare a far parte di un dato programma o incontrare le richieste di una qualifica specifica, oppure, in alternativa, possono, attraverso un colloquio di orientamento, aiutate le persone ad identificare e valutare la conoscenza e le competenze acquisite informalmente e sviluppare nuove opportunità, rispetto alle quali le competenze già in possesso possano essere trasferite. L’orientamento professionale può anche giocare un ruolo importante nel settore dell’educazione informale rivolta agli adulti, che spesso fornisce a questi una seconda opportunità. In Irlanda, sono stati implementati un certo numero di programmi pilota di orientamento scolastico per adulti iscritti a programmi di educazione. Una questione chiave, a livello europeo, è quella di assicurare l’imparzialità dell’orientamento di carriera, evitando di promuovere, inavvertitamente o volontariamente, la promozione di interessi di specifiche istituzioni, attraverso il tentativo di reclutare studenti o mancando di riferire loro le alternative possibili al proprio progetto di apprendimento. Per ovviare a tale questione, in Inghilterra sono nate partnership regionali di informazione, consulenza e orientamento rivolte agli adulti e in Scozia e Galles servizi di orientamento regionali che forniscono assistenza specializzata a questo target. La partnership in Inghilterra è stata creata come parte di una strategia di governo finalizzata ad incoraggiare gli adulti indigenti e con scarse competenze a ritornare al percorso educativo (Dipartimento per l’Istruzione e l’Impiego, 1998). Questi servizi devono rendere conto della propria performance, dichiarando i numeri dei soggetti che sono stati assistiti tra i gruppi target. 22 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 2.1.3 I Servizi locali di orientamento Un recente sviluppo si è verificato, in un certo numero di paesi, rispetto alla crescita dei servizi di orientamento nella comunità locale. Alcuni di questi si focalizzano su particolari gruppi etnici, quali quelli dei genitori soli, delle persone con particolari disabilità, degli excarcerati, dei senza tetto. Questi prendono varie forme. In Lussemburgo, progetti di azione locale gestiti da organizzazioni volontarie e no-profit includono, tra i progetti di sviluppo locali e regionali, il Network del Pieno Impiego (Reseau Objectif Plein Emploi), un programma rivolto a donne che sono vittime di violenza domestica (the Femmes en détresse project). Tali progetti sono finanziati da un insieme di risorse e generalmente non coinvolgono operatori con una specifica formazione nell’orientamento, includendo nei ruoli di questi molte altre funzioni. I servizi di comunità hanno, potenzialmente, sia punti forti che punti deboli. I punti forti includono non solo la superiore conoscenza e accettazione di particolari gruppi target, ma anche il contributo che possono dare allo sviluppo delle capacità della stessa comunità locale. Alcuni, di conseguenza, ritengono che questi dovrebbero essere usati come il tramite tra più servizi pubblici e i cittadini, includendo quelli nel campo dell’orientamento. D’altra parte, altri ritengono questo settore frammentato e inefficiente, consumando spesso fondi pubblici senza produrre risultati chiari. Sembra che il settore possa offrire un importante contributo alle strategie di orientamento di carriera per adulti ma accanto a, piuttosto che in sostituzione di, servizi più formali. 2.1.4 I Servizi di orientamento rivolti a chi ha già un lavoro nei Paesi dell’Ue Alcuni datori di lavoro provvedono ai propri impiegati attraverso l’orientamento di carriera, sia rispetto all’apprendimento di nuove competenze che allo sviluppo interno di carriera, anche se queste tendenze sono presenti nelle imprese più grandi e rispetto alle posizioni più elevate. Nei Paesi Bassi, la maggioranza dei datori di lavoro ha realizzato centri di mobilità per i propri dipendenti. Questi centri sono composti da specialisti di sviluppo delle risorse umane, supportati da consulenti esterni. I centri si interessano principalmente dei movimenti interni all’azienda, ma dovrebbero anche lasciare ai lavoratori la possibilità di esplorare le opportunità nel mercato di lavoro esterno. Questi possono anche fornire una valutazione dei bisogni di formazione. 23 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego In alcuni paesi, l’amministrazione statale ha incoraggiato tali misure, in due modi. Il primo è attraverso l’inclusione delle spese per l’orientamento di carriera all’interno delle spese consentite, a discapito delle spese finalizzate alla formazione: Nei Paesi Bassi, rispetto a un gruppo di settori che raccolgono il 38% di tutti lavoratori, i datori di lavoro e i lavoratori sovvenzionano, attraverso un’auto-tassazione, i propri piani di formazione. Questo è particolarmente importante per le piccole-medie imprese, che spesso mancano di propri piani. Essi possono includere l’accesso ai percorsi di orientamento di carriera. Il secondo modo è attraverso programmi volontari di sistema qualità. Nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, un programma di sussidio statale fornisce un marchio di qualità alle imprese che adottano buone prassi di sviluppo delle risorse umane. Nei Paesi Bassi, le imprese vengono, inoltre, incoraggiate ad utilizzare consulenti di carriera a supporto dello sviluppo di sistemi di valutazione. Molti datori di lavoro includono, inoltre, servizi di orientamento di carriera all’interno di pacchetti di outplacement, nel caso in cui decidano di licenziare degli elementi del proprio staff. Tali servizi sono usualmente realizzati da consulenti esterni. Qualche volta, in caso di eccedenza di personale, lo Stato può fornire alcune sovvenzioni per tali programmi. In alcuni paesi, sono le unioni dei lavoratori a giocare un ruolo importante nell’orientamento di carriera rivolto ai lavoratori. Esso è oggetto di negoziazione all’interno della contrattazione collettiva ed è considerato parte dei diritti dei lavoratori. Un vantaggio è che i lavoratori con scarsa qualificazione e scarsa competenza possono probabilmente essere più facilmente avvicinati da un approccio informale da parte di una unione rappresentativa all’interno del luogo di lavoro, piuttosto che recarsi presso un centro esterno di orientamento professionale. In Danimarca, Norvegia e Regno Unito, alcune unioni dei lavoratori hanno realizzato corsi per addestrare i propri funzionari di reparto ad agire come “ambasciatori educativi” o “rappresentanti dell’apprendimento” al fine di incoraggiare i propri membri (specialmente quelli che hanno maggiori limiti o non hanno qualificazioni) ad accedere all’istruzione e alla formazione. Questo programma è molto esteso nel Regno Unito e riceve grosse sovvenzioni sia da parte dello stato che dal movimento dell’Unione dei lavoratori (www.learningservices.org.uk/). Alla fine del 2002, nel Regno Unito, esistevano 3.500 Rappresentanti dell’Unione per l’Apprendimento e il loro numero è in progetto di crescere sei volte tanto entro il 2010 (Ufficio di Gabinetto, 2002). L’Employment Act del 2002 ha 24 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego conferito ai Rappresentanti dell’Unione per l’Apprendimento il diritto ad una adeguata formazione ed ai lavoratori il diritto all’orientamento. Nei Paesi Bassi e in Spagna, alcune unioni dei lavoratori forniscono direttamente orientamento di carriera ai propri membri. Stessa cosa succede in Austria da parte delle organizzazioni dei datori di lavoro e delle unioni dei lavoratori. Queste ultime, attraverso la Camera del Lavoro, tendono a concentrarsi sull’orientamento di carriera per i disoccupati. L’orientamento di carriera personale fornito dalle Economic Chambers dei datori di lavoro è fornito a pagamento, sebbene parzialmente sovvenzionato. In aggiunta, le Economic Chambers forniscono molti servizi di informazione di carriera. Un potenziale limite dei servizi di orientamento di carriera forniti dai datori di lavoro è che ci potrebbero essere dei conflitti di interesse tra i datori di lavoro e i lavoratori. Se, per esempio, un datore di lavoro vuole mantenere un lavoratore, a questo non è concesso usufruire di quei sevizi di orientamento che lo incoraggerebbero a ricercare un lavoro all’esterno. 2.1.5 Conclusioni A dispetto della diversità esistente rispetto ai servizi di orientamento disponibili per gli adulti, notevoli gap esistono in tutti i paesi europei. Una lacuna è quella dei servizi rivolti agli adulti occupati, specialmente quelli presenti nelle piccole e medie imprese. Un’altra è quella relativa ai servizi rivolti alle persone che sono rimaste fuori dal mercato del lavoro per poco tempo e non sono autorizzate ad accedere ai servizi per l’impiego o all’assistenza sociale. Ci sono poi altre carenze: diffusissimo è il caso di lavoratori licenziati da datori di lavoro che non forniscono servizi di outplacement. Inoltre, molti servizi per adulti sono esclusivamente orientati ai propri target, come nel caso delle scuole o delle aziende. Evidente in molti paesi è, inoltre, la limitata portata dell’orientamento di carriera rivolto ai lavoratori più anziani e per la “terza età”. Nel Regno Unito, recenti indagini sull’orientamento della terza età hanno rilevato una risposta insufficiente a tale questione (Departement for Education anf Skills, 2003). Molti sono i paesi interessati alla popolazione anziana e al fenomeno dell’aumento esponenziale delle spese previste per la salute e la sicurezza. La risposta politica sinora adottata si è concentrata sulle riforme pensionistiche e sulle disposizioni di supporto al reddito, anziché lavorare per mantenere l’occupazione tra i lavoratori più anziani e promuovere il loro re-inserimento nel mercato del lavoro per alleviare le pressioni sulle risorse pubbliche. Cosa che può essere realizzata attraverso lo sviluppo di più flessibili 25 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego approcci alla gestione delle transizioni al pensionamento o attraverso misure volte ad incoraggiare il proseguimento della crescita dell’individuo “maturo” nell’apprendimento e nel lavoro volontario all’interno della comunità, così da ridurre i conti della salute e sfruttare i contributi sociali che possono derivare da questi cittadini. Forti sono i collegamenti tra queste riforme e la disponibilità di servizi di orientamento di carriera finalizzati alle gestione di transazioni più flessibili alla pensione. In particolare, una maggior integrazione tra pianificazione finanziaria e orientamento professionale, come parte di un più generale piano di pensionamento, potrebbe assistere le persone nel sostenere una situazione lavorativa flessibile nel corso della transizione alla pensione, attraverso impieghi temporanei, lavoro part-time e auto-impiego. Le analisi europee evidenziano, inoltre, come, in un certo numero i paesi, la domanda di orientamento di carriera da parte degli adulti pare superare l’offerta da parte dei servizi. Questo deriva da un certo numero di indizi, ad esempio: - dove esistono servizi facilmente accessibili, essi sono molto utilizzati, spesso conducendo a file e ingorghi; questo, per esempio, è il caso della Finlandia e della Germania con i servizi di counselling di carriera all’interno dei servizi pubblici per l’impiego; - molti servizi limitano la propria pubblicità per paura di essere sovraccaricati. Questo succede, ad esempio, in Finlandia; - alcuni servizi progettati per i giovani sono regolarmente utilizzati dagli adulti. In alcuni casi, comunque, molta della domanda potenziale viene soddisfatta. Nel Regno Unito, fu lanciato nel Febbraio 1998, un servizio telefonico nazionale di orientamento e informazioni, accompagnato da una estesa campagna di marketing. Entro la fine del 2000, tale servizio ricevette 2.4 milioni di chiamate (Watts e Dent, 2002) e sopra i cinque milioni entro la metà del 2003. Un livello di domanda che superi l’offerta non è una sorpresa, dato che molti servizi di orientamento di carriera sono gratuiti. In Danimarca, furono fatti alcuni esperimenti nell’impostare centri di carriera ad accesso libero in luoghi molto popolosi. Alcuni di essi hanno chiuso dopo un breve periodo poiché non esisteva le capacità strutturali per sostenerli. La soluzione a tale situazione può essere quella di razionare l’offerta: per esempio fissando delle priorità per accedere al servizio; o permettendo l’imposizione di un prezzo per ridurre la richiesta. Si evidenzia, però, come tali soluzioni non siano compatibili con l’obiettivo di espandere l’accesso all’orientamento di carriera lungo tutto il corso della vita. 26 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il documento Ocse “Career Guidance and Public Policy” include l’opzione di adottare approcci maggiormente innovativi all’accessibilità dei servizi – basati, per esempio sulle tecnologie dell’ICT e sul telefono – e stimolare mercati privati per l’orientamento di carriera, includendo l’adozione di approcci finanziari innovativi. Un’altra strategia individuata è quella di considerare un più ampio ruolo per i Servizi pubblici per l’impiego, superando la loro attuale focalizzazione su obiettivi a breve termine e gruppi target ristretti così da integrare maggiormente il loro ruolo rispetto alle strategie nazionali di apprendimento lungo tutto l’arco della vita. L’adozione di un tale approccio coinvolgerebbe l’espansione delle loro funzioni. Esso dovrebbe coinvolgere il ridisegno del centro per attrarre una clientela più vasta, con una separazione “fisica” più chiara tra sviluppo di carriera e servizi sociali. L’enfasi, in molti centri di informazione di carriera dei Servizi pubblici per l’impiego, sulle opportunità di apprendimento e lavoro avrebbe bisogno di essere rafforzata, rendendo le informazioni disponibili più complete e assicurando la disponibilità di uno staff formato e qualificato in modo appropriato. Si evidenzia, inoltre, come sarebbe anche opportuna l’adozione di una chiara strategia di marca e di mercato al fine di promuovere i servizi e aiutare il riconoscimento degli stessi da parte del pubblico. Tratto dalla pratica esistente a livello comunitario, un modello potrebbe essere fornito dal riunificare i rispettivi punti di forza di due sistemi, quello della Germania e quello della Norvegia. I centri di informazione di carriera in Germania (BIZ) sono pressoché disponibili in ogni ufficio per l’impiego locale. Essi includono una varietà di informazioni sulle occupazioni, in forma cartacea e multimediale, e l’accesso a banche dati elettroniche. Lo staff amministrativo e competente del servizio informazioni fornisce un aiuto essenziale; alcuni centri dispongono anche di counsellor di carriera. Centri simili esistono in Austria e Lussemburgo, sebbene non necessariamente in ogni centro pubblico per l’impiego. Le caratteristiche innovative dei servizi pubblici per l’impiego in Norvegia, includono la qualità del disegno del suo nuovo servizio fornito in modalità di libero accesso, la qualità del sito web (con i suoi elenchi di offerte di lavoro completi e di facile utilizzo), la gamma innovativa di strumenti web e il progetto di realizzazione di un call centre per informazione su apprendimento e lavoro. Un’altra strategia proposta, presente nell’analisi dell’OCSE, finalizzata a sanare il gap attuale relativo all’accesso degli adulti all’orientamento, potrebbe essere di formare partnership locali tra i fornitori esistenti quali i servizi per l’impiego, le università, i college, i centri di 27 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego educazione degli adulti, le agenzie di comunità, i datori di lavoro, le unioni dei lavoratori e le agenzie del settore privato. Potenzialmente, un tale approccio dovrebbe comportare: - standard di qualità chiari e reciprocamente accettati; - migliori informazioni disponibili per le persone circa l’intero range dei servizi locali; - meccanismi di riferimento chiari che individuino i punti di forza e di debolezza delle differenti fonti dell’orientamento professionale; - strategie per sanare le lacune locali. Il documento riporta alcuni esempi: In Inghilterra un fondo è stato costituito per consentire la creazione, in tutte le aree del paese, di partnership locali di orientamento professionale per adulti, con l’individuazione di gruppi target di adulti scarsamente qualificati e con scarse competenze. In Scozia e in Galles, simili servizi regionali sono stati costituiti, ma con caratteristiche tali da consentire la fornitura di servizi ai giovani come agli adulti. In Danimarca, ci sono 14 Comitati di Orientamento Regionali (VFU), collegati alla struttura dei Regional Labour Market Councils. Tutti i maggiori servizi di orientamento sono rappresentati nei VFUs. Il loro ruolo include la distribuzione delle informazioni e la formazione del personale. Essi possiedono sottocomitati all’interno dei quali si interfacciano soggetti chiave: quelli dell’educazione dei giovani con quelli dell’educazione superiore, per esempio, o i differenti servizi per adulti tra loro. Tali partnership possono operare a più livelli: - Comunicazione: vengono aiutati i diversi servizi a comprendere che cosa ognuno di loro offre, così che si possano, per esempio, effettuare dei rinvii dei clienti in modo appropriato. - Cooperazione: in questo caso due o più servizi cooperano su qualche compito condiviso. - Coordinamento: due o più servizi alterano i propri modelli di lavoro per accostarli a quelli altrui pur rimanendo all’interno dei propri confini. - “Fecondazione reciproca”: vengono incoraggiati i servizi a condividere e scambiare competenze ed, in effetti, a lavorare travalicando i propri confini in modo che con tutta probabilità essi vengano ridisegnati. 28 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Integrazione: dove il processo di fecondazione reciproca si sviluppa a un punto tale che i confini tra i differenti servizi scompaiono completamente (Watts, Guichard, Plant and Rodriguez, 1994). 2.1.6 L’orientamento per gli adulti nei Paesi di nuovo ingresso Nei Paesi dell’Europa Centrale e dell’Est europeo, i servizi di orientamento professionale rivolti agli adulti sono, per lo più, presenti all’interno dei servizi pubblici per l’impiego, il cui focus è principalmente sui disoccupati. La situazione di questi paesi è, in realtà, molto simile a quella dei paesi dell’OECD e della UE. Due sono le principali limitazioni dei Paesi di nuovo ingresso. In primo luogo, la maggior parte delle attività organizzate all’interno dei servizi pubblici per l’impiego non ha molto a che fare con la funzione dell’orientamento: l’attività tende ad essere centrata sulla fornitura delle informazioni, sull’inserimento dei clienti in percorsi di formazione o aggiornamento e sull’incontro domanda offerta. Questo è di certo, comprensibile, dato che la ragion d’essere dei centri pubblici per l’impiego è quella di favorire l’occupabilità e combattere la disoccupazione di lungo termine. Si sottolinea, comunque, che alcuni di questi paesi hanno integrato con successo le proprie funzioni all’interno della loro propria attività. Primi fra tutti la Polonia, la Lituania e la Slovenia, che supportano i disoccupati nel disegno di un piano individuale di impiego. Una seconda debolezza o lacuna nella gamma dei servizi pubblici per l’impiego offerti agli adulti è l’assenza di attenzione data agli adulti impiegati. Molto dell’orientamento rimane in senso “correttivo”, dimenticando quelli che sono i bisogni degli adulti che richiedono supporto nelle progressioni di carriera, nell’interruzione dei propri percorsi dovuti a cambiamenti di interesse o cambiamenti nelle abilità richieste dall’azienda in cui sono impiegati. Inoltre, assenti sono i riferimenti ad un orientamento alla terza età o all’accompagnamento alla pensione. Tali servizi sono offerti molto raramente e solo nelle aziende più grandi. Contrariamente che nei paesi dell’OECD e delle Ue, le unioni dei lavoratori non offrono servizi di orientamento formale attraverso personale competente. Solo in Romania ed, in modo meno esteso, in Estonia esistono discreti servizi che alcune unioni dei lavoratori stanno lentamente costituendo. 29 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 2.2 CASI PAESE 2.2.1 Programma Age Positive (Gran Bretagna) Premessa Age Positive è una campagna governativa finalizzata a promuovere i vantaggi per le imprese dell’utilizzazione di una forza lavoro mista dal punto di vista dell’età, che includa sia i lavoratori più giovani che quelli più anziani. La campagna cerca di orientare i processi decisionali delle imprese relativi alle assunzioni, alla formazione e alla permanenza in modo che non discriminino le persone a causa della loro età. Il gruppo di lavoro che gestisce il progetto fa parte del Department for Work and Pensions di Sheffield di Londra, responsabili per le strategie e le politiche di sostegno ai processi decisionali relativi a lavoro e pensionamenti. Obiettivo della campagna è quello di preparare i datori di lavoro al 2006, quando le discriminazioni basate sull’età nei luoghi di lavoro saranno escluse dall’ordinamento giuridico britannico. Nel giugno 1999 il Governo ha, infatti, pubblicato il Documento, “Age Diversity in Employment” che contiene un codice di autoregolamentazione ed una guida, corredata da studi di casi, per mostrare come molti datori di lavoro abbiano contrastato la discriminazione basate sull’età. Il codice ha definito principi di buona pratica da adottare nel reclutamento, selezione, promozione, formazione e sviluppo, esuberi e pensionamenti del personale. Nel luglio 2003 il Department of Trade and Industry ha pubblicato il Documento “Equality and diversity: age matters” per individuare le possibilità di modifica del quadro normativo nazionale, secondo quanto richiesto dalla Direttiva Comunitaria 2000/78/EC, che richiede che tali modifiche siano poste in essere entro il 2006 e che il Governo britannico intende far entrare in vigore a partire dal 1 ottobre 2006. Le nuove norme riguarderanno il settore pubblico e privato e le imprese di tutte le dimensioni, salvo i casi in cui la discriminazione in base all’età possa essere oggettivamente giustificata. Natura del Programma Il Programma agisce, dunque, come programma di orientamento alle scelte nel campo della professione sia per quanto riguarda i lavoratori, ed in particolare i lavoratori anziani, sia per quanto riguarda le imprese. 30 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Esso prevede l’utilizzazione di diversi dispositivi (iniziative rivolte a specifici target, ricerche, pubblicazioni, organizzazioni di eventi, premi, siti internet), la cui finalizzazione comune consiste nella ottimizzazione della diffusione di informazioni relative agli obiettivi dichiarati: lo sforzo prevalente è, dunque, quello di sistematizzare da un punto di vista logico l’esistente, indipendentemente dal fatto che si tratti di iniziative/dispositivi creati ad hoc o, viceversa, avviati in maniera autonoma. Il Programma assume, dunque, il profilo di un’azione di sistema per l’ottimizzazione dei flussi informativi e di attivazione di sinergie tra tutti gli attori del mercato del lavoro (servizi per l’impiego, agenzie del lavoro, lavoratori, datori di lavoro). Questo consente loro di elaborare percorsi anche molto articolati, definiti sulla base delle proprie esigenze. Articolazione del Programma Di seguito si illustrano i dispositivi in cui è articolato il Programma Age Positive. New Deal 50 Plus New Deal 50 Plus è un programma indirizzato a persone con più di 50 anni che sono fuori dal mercato del lavoro e che hanno richiesto l’accesso a dispositivi di ammortizzatori sociali per almeno 6 mesi. Sino ad oggi il Programma ha aiutato migliaia di persone a rientrare al lavoro, attraverso, alcuni specifici dispositivi di diversa natura ma collegati tra loro: - la consulenza personalizzata e il sostegno alla ricerca del lavoro; - l’erogazione di un voucher formativo (Training Grant), finalizzato al rientro, di 1500 sterline; - l’accesso al sostegno finanziario per coloro che lavorano, pagato come credito di imposta (Working Tax Credit). Consulenza personalizzata e sostegno alla ricerca del lavoro La consulenza personalizzata viene erogata all’interno dei Job Centre Plus, Agenzia esecutiva del Department for Work and Pensions, nata nel 2002 dalla fusione del Servizio per l’impiego e parte dell’Agenzia per gli ammortizzatori sociali, che eroga servizi per le persone in età lavorativa. I servizi legati al Programma New Deal 50 Plus sono erogati attraverso al figura del Personal Adviser e comprendono sia quelli rivolti ai singoli lavoratori (bilancio di competenza, 31 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego orientamento alla formazione, consulenza per la creazione di impresa) sia quelli rivolti ai datori di lavoro (informazioni sulle modalità di accesso al Programma). Erogazione di un Training Grant (voucher formativo finalizzato al rientro) Il valore complessivo Training Grant è pari a 1500 sterline. Tale importo è suddiviso in due parti: 1200 sterline, pari all’80% dell’importo, possono essere utilizzate per rafforzare le competenze pregresse del lavoratore e sono finalizzate al reingresso, mentre il restante 20% può essere dedicato allo sviluppo di competenze relative all’apprendimento lungo l’arco della vita. Il Training Grant è destinato sia a coloro che rientrano nel mondo del lavoro come lavoratori dipendenti, sia a coloro che svolgono un’attività autonoma. Questi ultimi, in particolare, possono utilizzare il Training Grant per frequentare corsi mirati alla gestione dell’attività (marketing, business management, contabilità, etc.) o per ottenere servizi di orientamento e consulenza dalle strutture locali esperte nell’erogazione di servizi per le piccole imprese. I lavoratori dipendenti possono utilizzare il Training Grant per attività formative generalmente non fornite dal datore di lavoro. Il percorso di accesso al Training Grant prevede l’individuazione dei bisogni formativi del lavoratore attraverso incontri che il lavoratore stesso può avere con il datore di lavoro, una struttura formativa o il locale Job Centre Plus. Informazioni circa le opportunità formative disponibili nell’area di proprio interesse sono reperibili anche contattando il Numero Verde o visitando il sito Worktrain, iniziative entrambe poste in essere dal Department for Work and Pensions. Il Piano formativo individuale (Individual Training Plan) deve essere comunque concordato con il Jobcentre Plus che deve approvare la domanda del lavoratore. Dopo che il Jobcentre Plus ha approvato il Piano, il lavoratore riceve un modulo di richiesta del Training Grant. Il finanziamento è erogato al datore di lavoro o all’ente di formazione o direttamente al lavoratore. Accesso al sostegno finanziario per coloro che lavorano, pagato come credito di imposta (Working Tax Credit) Una volta assunti, gli individui possono accedere al “50 Plus element” del credito di imposta di lavoro (Working Tax Credit). Il Working Tax Credit è un dispositivo per aumentare i salari dei lavoratori, dipendenti e autonomi, compresi quelli che non hanno figli, che viene erogato 32 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego soltanto per 52 settimane. L’elemento aggiuntivo del dispositivo, legato al Programma New Deal 50 Plus, invece, è erogato fin quando il lavoratore resta tale e mantiene le caratteristiche di eleggibilità per il Programma. Il “50 Plus element” è applicabile sia nel caso di lavoratori a tempo pieno che nel caso di lavoratori a tempo parziale. L’accesso al dispositivo avviene sempre attraverso il Job Centre Plus locale. L’impresa comunica l’intenzione di assumere e formare un soggetto destinatario del Programma, indicando anche la descrizione dettagliata della professionalità ricercata. In accordo con il potenziale lavoratore che usufruirà del “50 Plus element”, viene definito un Piano individuale di formazione che sarà finanziato con il Training Grant previa approvazione del Jobcentre. In questo modo il Training Grant assolve la funzione di incentivo per l’impresa all’assunzione di lavoratori anziani. Al “50 Plus element” possono accedere anche coloro che rientrano al lavoro come lavoratori autonomi o piccoli imprenditori ed i loro soci dipendenti. Il Jobcentre Plus può svolgere, in questi casi anche una funzione di supporto alla creazione di impresa segnalando i corsi per l’avvio di attività imprenditoriali. In questo caso la richiesta di accesso al dispositivo deve essere presentata al Jobcentre Plus entro 3 mesi dall’inizio dell’attività. Si riportano di seguito le testimonianze di due utenti del Programma New Deal 50 Plus. Paula, fuori dal mercato del lavoro dal 1992, è rimasta vedova e si è trovata a dover far fronte a dei debiti. “Ero molto sfiduciata e non sapevo come uscirne. Ho ricevuto a casa una lettera che pubblicizzava il Programma New Deal 50 Plus. Mi ha colpito molto positivamente il fatto di aver ricevuto una lettera indirizzata a me personalmente. Mi sono fatta coraggio e sono andata al Jobcentre Plus. Ero molto diffidente, non avevo idea di quanto il lungo periodo di disoccupazione mi avesse fatto perdere la fiducia in me stessa: l’ultima volta che avevo lavorato risaliva a 9 anni prima, nel caffè di mia madre. Non pensavo che avrei trovato qualcosa di adatto a me: senza qualifiche professionali, senza referenze e senza esperienze lavorative recenti. Al Jobcentre mi sono sentita subito a mio agio, grazie al mio Personal Adviser: non so se ce l’avrei fatta senza un persona come lui. Mi ha fatto riconquistare la fiducia in me stessa, mi ha aiutato nella ricerca del lavoro e nell’acquisizione di nuove competenze professionali. Ho 33 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego iniziato a seguire un corso di informatica il pomeriggio, mentre la mattina mi dedicavo alla ricerca di lavoro. Dopo tre settimane ho cominciato a candidarmi per tutto quello che pensavo di saper fare. Quando mi hanno chiamato per fare il primo colloquio sono rimasta scioccata: non avevo mai fatto un colloquio, per questo abbiamo fatto una simulazione, che mi è stata molto utile. Durante il colloquio ho pensato che non mi avrebbero dato il posto, perché non avevo le competenze informatiche richieste, ma ero comunque contenta di aver sostenuto un colloquio. Quando mi hanno offerto il posto non ci potevo credere. Cercavano una persona a tempo pieno, ma mi hanno proposto di iniziare con un part-time di tre ore e mezza al giorno, per riabituarmi al lavoro. Mi hanno fatto frequentare un corso di informatica e dopo qualche tempo sono passata al tempo pieno. Adesso sono Assistente del Servizio Clienti al National Blood Service, rispondo alle richieste dei donatori. Trovo il mio lavoro molto interessante e l’ambiente di lavoro è ottimo. La mia vita è completamente cambiata rispetto a due anni fa, e proprio perché provo un senso di gratitudine per l’opportunità che mi è stata data, ho accettato di partecipare alla promozione del Programma.” Stan Willis, ha smesso di lavorare per assistere la moglie gravemente malata, è rientrato a lavoro all’età di 55 anni. “Quando ho deciso di riprendere il lavoro sono andato al Jobcentre, dove mi hanno suggerito di fare un corso di informatica a di office management. Parallelamente al corso, ho fatto anche uno stage presso il Lancashire Ambulance Service. Il mio Personal Adviser mi ha suggerito di iscrivermi al New Deal 50 Plus una volta finito il corso, in modo da poter avere ulteriori opportunità di formazione. Il rapporto con il Personal Adviser è stato molto utile: prima avevo letto i depliant informativi, ma non conoscevo nessuno che avesse aderito al Programma. Il mio Personal Adviser me lo ha illustrato e mi ha supportato in ogni fase. E’ stato molto efficace: ogni volta che avevo bisogno di sapere qualcosa mi rivolgevo a lui. Dopo il corso, ho incontrato comunque delle difficoltà a trovare lavoro, a causa dell’età ed anche perché non mi vedevo a svolgere un lavoro dietro una scrivania. Per questo il Personal Adviser mi ha suggerito di lavorare nel settore della sicurezza. Grazie a lui ho avuto un colloquio con una agenzia che si occupa di proteggere le persone. Il colloquio è avvento al Jobcentre ed è andato bene: ho ottenuto il lavoro. 34 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Durante l’esperienza lavorativa, ho partecipato a due corsi di formazione sulla sicurezza finanziati dal Programma. Dopo aver trovato questo lavoro ho ricevuto altre offerte: se si esce dalla situazione di stallo, poi le cose cominciano ad andare bene, ma alla mia età fare il primo passo è la cosa più difficile. Il New Deal 50 Plus mi ha dato la spinta decisiva. Tutto è stato importante: il primo colloquio con il Personal Adviser, trovare lavoro, avere delle opportunità di formazione.” Jobcentre Plus Age Diversity Network Group Il Jobcentre Plus Age Diversity Network Group ha diverse sedi in Galles, Scozia e Inghilterra. Esso incoraggia un approccio favorevole alla diversificazione dell’età nelle politiche interne ed esterne dei Jobcentre Plus e diffonde buone pratiche. Le attività svolte sinora sono state: - realizzazione di prodotti informativi di supporto sulla diversità basata sull’età; - verifica della disponibilità e dei contenuti dei corsi prepensionamento; - collaborazione con i gruppi di lavoro per facilitare i pensionati che intendono rientrare al lavoro con contratti a tempo parziale; - cambiamento della headline del sito del Jobcentre Plus, che dichiarava di essere rivolto alle persone tra i 18 ed i 65 anni, mentre adesso dichiara di rivolgersi alle persone in età lavorativa, senza esplicitare limiti di età; - monitoraggio della composizione demografica delle assunzioni per identificate tendenze e dislivelli ed analisi dell’impatto della discriminazione in base all’età sugli staff più giovani; - Verifiche delle attività promozionali e di marketing per scegliere immagini relative ad un’ampia gamma di età. In alcune regioni (Yorkshire e Humber) sono stati organizzati con successo workshop con datori di lavoro locali sul tema dei vantaggi per le aziende della diversificazione delle età: tali incontri hanno consentito di migliorare l’immagine del Jobcentre Plus presso i media, sia come agenzia di selezione e reclutamento del personale, che come partner economico. Grazie anche all’alta partecipazione di rappresentanti delle imprese, questi eventi hanno consentito un notevole incremento delle collaborazioni. Elemento decisivo per il coinvolgimento dei datori di lavoro si è rivelata la correttezza e la precisione delle informazioni. 35 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Age Positive Champions Nell’ambito dell’iniziativa Age Positive è stata creato un dispositivo che consente ad imprese, enti, organismi che abbiano realizzato delle buone pratiche di non discriminazione dei propri lavoratori rispetto all’età di far parte di un elenco di Age Positive Champions. Le aziende che intendono distinguersi con questo titolo devono inviare una descrizione dettagliata della loro buona pratica, che illustri strategie e procedure per prevenire la discriminazione dei lavoratori in base all’età, nonché il loro impatto positivo sull’organizzazione. Le buone prassi comunicate sono utilizzate, in accordo con le imprese, come materiali promozionali del Programma. Attualmente i soggetti che risultano iscritti nella lista Age Positive Employer Champions sono 74. Si illustrano di seguito i casi relativi a 3 aziende che hanno partecipato all’iniziativa: nel primo caso si tratta di un grande gruppo presente in molti Paesi europei, mentre le altre due aziende hanno meno di 50 dipendenti. A seguire, infine, si darà conto delle valutazioni espresse dall’insieme di queste imprese in relazione agli impatti che l’adozione di politiche age-friendly hanno avuto sulla loro organizzazione. a) Il caso dello Store IKEA di Cardiff “We value the knowledge, skills and experience that comes with a diverse workforce” (Diamo valore alle competenze e all’esperienza che proviene da una forza lavoro diversificata). Gay Gwinnutt, HR Manager, Cardiff. IKEA, impresa di arredamento svedese, è presente in Gran Bretagna con 12 sedi, che occupano più di 7000 lavoratori, impiegati nei settori Vendita, Magazzino, Approvvigionamento, Customer Service e Catering. Le inserzioni di lavoro specificano sempre che la ricerca è rivolta a studenti, pensionati che vogliono integrare il loro reddito, persone che intendono rientrare nel mondo del lavoro o persone che hanno bisogno di tempo libero. Le politiche aziendali di pari opportunità includono la variabile età. IKEA di Cardiff ha collaborato strettamente con il Jobcentre Plus per ottenere la più ampia varietà possibile di potenziali collaboratori: l’azienda è infatti convinta che un ambiente di lavoro equilibrato giovi agli affari. L’ampia e variegata esperienza della forza lavoro più 36 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego anziana costituisce un sostegno per i collaboratori più giovani. Le loro competenze interprofessionali, acquisite nel corso della vita, aiutano a migliorare il rapporto con i clienti. Si descrivono alcuni casi specifici: Howard Clarke, 57 anni. Messo in esubero nel 2002 dal suo lavoro di assistente tecnico gli è stato offerto un lavoro a tempo pieno nel nostro reparto del rimessaggio, ma ha richiesto un impiego a tempo parziale. Le sue competenze tecniche sono utilizzate per costruire gli arredi. Nei prossimi due mesi dovrà riuscire a padroneggiare il sistema informatico. Keith James, 57 anni. Dopo una lunga carriera come tecnico, in Gran Bretagna e all’estero, cercava un lavoro che potesse interessarlo, ma anche consentirgli di avere del tempo libero durante il giorno. Adesso lavora part-time durante il primo turno della mattina e ha un ruolo cruciale nel successo del magazzino. Lavora 5 giorni a settimana dalle 5 alle 10, cosa che gli consente di avere molto tempo libero durante il giorno. Robin Manley, 62 anni. In pensione dopo 35 anni di lavoro presso la Welsh Water, voleva continuare a lavorare, ma a qualcosa di diverso. Lavora la mattina presto prima di attaccare con il suo secondo lavoro. Apprezza il fatto di avere due diversi lavori. David Morris, 62 anni. Sorvegliante in una scuola per 22 anni prima di andare in pensione, ha ottenuto prima un contratto a tempo parziale e poi a tempo pieno. Avendo lavorato per lo più da solo adesso apprezza l’azienda e il fatto di far parte di un team. Poiché la diversità tra i dipendenti è un tratto importante delle politiche aziendali, IKEA ha collaborato con il Jobcentre Plus e con il Programma Age Positive per assicurarsi che lo staff di Cardiff riflettesse la diversità della propria clientela. Prima di aprire IKEA ha avuto la necessità di selezionare circa 500 persone: occorreva essere sicuri di attrarre dei candidati abbastanza diversificati, compresi i lavoratori anziani. Per questo sono stati organizzati degli speciali incontri, “coffee mornings”, per gli over 50, pubblicizzati sulla stampa locale e presso il Jobcentres regionale. Specialisti nella gestione della diversità provenienti dal Jobcentre Plus hanno collaborato con l’azienda esaminando i metodi di reclutamento e ridefinendo i processi al fine di facilitare l’assunzione di una forza lavoro diversificata dal punto di vista dell’età. b) Il caso di Labelgraphics Glasgow Labelgraphics Glasgow Ltd. è un’azienda di prodotti grafici. L’azienda è consapevole di avere un’immagine giovane, principalmente a causa del fatto che il settore è molto dipendente dall’Information Tecnology e che le competenze necessarie si 37 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego trovano più facilmente nei lavoratori più giovani. L’azienda, tuttavia, è consapevole anche del fatto che i lavoratori più anziani portano un’esperienza e una maturità che hanno un effetto positivo sull’ambiente di lavoro. L’azienda ritiene che i clienti più anziani si rapportino meglio ai clienti. La combinazione di esperienza e maturità è particolarmente efficace nei team di vendita dove tutto lo staff ha un’età superiore ai 50 anni. La cultura aziendale è improntata alla massima apertura e a prassi consultative. Tutti i dipendenti sono considerati allo stesso modo, senza riguardo all’età. Il reclutamento e la selezione delle risorse umane sono svolti usando diversi modi: stampa locale, agenzie di mediazione, e passa parola. Gli annunci non contengono riferimenti all’età, e l’azienda è impegnata ad ottenere una forza lavoro diversificata. La principale considerazione che influenza la selezione è il come la persona si inserirà nella cultura aziendale e nel processo di lavoro. La formazione è aperta a tutti i dipendenti, indifferentemente dall’età. I fabbisogni formativi sono identificati attraverso processi di valutazione e iniziativa individuale, in accordo con il manager di settore. L’azienda incoraggia i lavoratori anziani a condividere la loro esperienza con i più giovani: anche se non vi sono sistemi formali per questo trasferimento, l’azienda è ben consapevole del valore che i lavoratori anziani apportano all’ambiente di lavoro con la loro esperienza. c) Natural Gas Services La Natural Gas Services Ltd è un’impresa di installazione di impianti a gas e di servizi connessi fondata nel 1995 da 5 tecnici e manager tra i 40 e i 50 anni. Sin dall’inizio l’azienda ha ritenuto di doversi procurare una forza lavoro equilibrata da un punto di vista della composizione per età: data la genesi dell’azienda, infatti, era possibile operare sicuramente un trasferimento di esperienze e conoscenze a lavoratori più giovani, i quali, a loro volta, potevano apportare nuove competenze nel campo IT ed in relazione a nuove modalità di lavoro. L’azienda ha avuto notizia dell’iniziativa Age Positive dal locale quotidiano e se ne è subito interessata. L’azienda ha, infatti, applicato una politica per la diversificazione delle età: il reclutamento avviene in tutte le fasce di età (48, 31, 26, 18) e la formazione è erogata a tutto il personale. Grazie all’assegnazione del riconoscimento regionale Age Positive Awards nel 2000 e nel 2001 l’azienda ha ottenuto un’ottima pubblicità. 38 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Considerazioni generali da parte delle imprese I vantaggi che le imprese hanno attuato per le politiche del personale age-friendly possono essere classificati in tre tipologie: 1. vantaggi sui costi di gestione dell’azienda; 2. vantaggi sull’organizzazione interna dell’azienda; 3. vantaggi percepiti dai clienti. 1. Bassi tassi di ricambio del personale, alti livelli di permanenza e lunga anzianità di servizio aiutano a mantenere all’interno dell’azienda conoscenze ed esperienze e dunque a ridurre i costi di reclutamento e formazione. In particolare, i costi di formazione e sviluppo possono essere sostenuti effettuando attività formative interne all’azienda e senza ricorrere a enti esterni. I lavoratori anziani hanno in media più bassi tassi di assenteismo e minori episodi di assenze brevi per malattia, ed una tale forma di affidabilità è valutata molto positivamente dalle aziende. 2. I tassi di permanenza in azienda e di presenza sul luogo di lavoro dei lavoratori anziani sono superiori e questo contribuisce a dare stabilità all’organizzazione. I lavoratori anziani sono percepiti come elementi equilibratori dell’organizzazione, hanno maggiore pazienza, e sono particolarmente competenti nella funzione di inserimento e “tutoring” dei lavoratori più giovani, sia per quanto riguarda le competenze più strettamente legate all’attività professionale, che per quanto riguarda le competenze di natura relazionale. Occorre, inoltre, considerare anche altri aspetti comportamentali dei lavoratori più anziani: si tratta di persone affidabili, che hanno rispetto del luogo di lavoro ed eccellenti doti relazionali, cosa che li rende capaci di creare un vero spirito di gruppo. Molti lavoratori dichiarano, del resto, la loro soddisfazione nel lavorare in gruppi diversificati in base all’età. Particolari benefici organizzativi derivano dal modo che essi hanno di rapportarsi con il pubblico: i lavoratori più giovani possono trarre vantaggi anche dalla semplice osservazione di come i più anziani affrontano situazioni di difficoltà o di tensione. Nelle aziende dove l’attività è organizzata in turni ed i servizi offerti sono attivi 24 ore su 24 la diversificazione delle risorse umane è particolarmente importante dal punto di vista organizzativo. Esistono persone che preferiscono lavorare la mattina molto presto ed altre che 39 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego preferiscono lavorare la sera. La varietà nella composizione per età dei team di lavoro facilità l’organizzazione e permette di avere una maggiore coesione all’interno dei team stessi. 3. Una forza lavoro più anziana offre maturità, impegno e sapere; aspetti, questi, che i clienti tengono in debita considerazione. I clienti apprezzano il fatto di poter scegliere interlocutori più o meno anziani a seconda della richiesta (alcuni clienti reputano più utile parlare di progetti complessi con personale più anziano, che viene recepito anche come personale più esperto). Molti clienti continuano a rivolgersi allo stesso fornitore proprio perché possono disporre di una consulenza esperta. Molte aziende cercano di avere una forza lavoro la cui composizione rifletta quella della clientela, in termini di età, livello culturale ed esperienza, considerando questo un modo per avvicinare la clientela. Sito Be Ready Nell’ambito di Age Positive è stato realizzato anche il sito Be Ready, con lo scopo di aiutare le imprese ad ottenere il massimo da una forza lavoro diversificata secondo l’età e ad aumentarne la consapevolezza rispetto ai cambiamenti legislativi previsti per l’ottobre 2006. Il sito è stato realizzato dal Age Partnership Group, fondato nel 2002 e formato da tre gruppi separati che rappresentano l’Inghilterra, la Scozia e il Galles. Ogni gruppo comprende un numero limitato di organizzazioni che partecipano in virtù del loro impegno alle questioni legate all’età sui luoghi di lavoro e alla loro rappresentatività di piccole, medie e grandi imprese. Il sito fornisce informazioni organizzate nelle seguenti sezioni: - Legislazione attuale e futura, con informazioni di base sulla legislazione attuale sulle pari opportunità, l’eguaglianza di trattamento, oltre ad un quadro generale di quanto avviene nei Paesi dove sono già in vigore norme contro la discriminazione in base all’età. - Consigli per avere successo negli affari, che contiene indicazioni pratiche, esempi di buone pratiche e studi di casi relativamente a reclutamento, selezione, formazione, promozione, lavoro flessibile, benefit, permanenza, esuberi, pensioni. - Malintesi frequenti, con indicazioni utili su come distinguere l’evidenza dalle supposizioni, i fatti dalle credenze. 40 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Quadro generale sulle pensioni, che offre una panoramica sull’articolazione del sistema pensionistico attuale. - Fonti di informazione e supporto, ovvero un insieme di contatti utili per maggiori informazioni, diversificati anche su base territoriale. Il sito pubblica anche una Newsletter, che raccoglie buone prassi relative ad aziende che si sono già adeguate ai comportamenti richiesti dalle future norme. La Newsletter ha 3 edizioni su base territoriale (Galles, Inghilterra, Scozia) a cui si aggiunge un’edizione edita in lingua Gallese. Sono a disposizione degli utenti anche un cd-rom, che contiene esempi di buone pratiche, ricerche, indicazioni e studi di casi, un corso di formazione sull’Age Diversity e un Quaderno a schede (Be Ready Personnel Organiser) che riproduce in maniera organizzata e di pratica consultazione i contenuti del sito. Tutti i prodotti possono essere richiesti attraverso il sito. Code of Practice & Guidance Il Code of Practice è stato elaborato dal Department for Work and Pensions, anche in base ad una serie di consultazioni con le parti sociali e gli organi rappresentativi delle società di selezione, per supportare i datori di lavoro nell’individuazione dei vantaggi di una politica del personale improntata alla diversificazione delle età in azienda. La guida è articolata in sei sezioni, per ognuna delle quali sono indicate gli indicatori di buona pratica. Le aree sensibili individuate sono: - Reclutamento, che deve avvenire in base alle competenze necessarie per svolgere il lavoro. Indicatori di buona pratica: - una forza lavoro diversificata dal punto di vista dell’età; - le candidature per l’assunzione provengono da tutti i gruppi di età; - la descrizione del personale ricercato e delle mansioni è oggettiva e si basa soltanto sulle competenze, le esperienze e la capacità di svolgere il lavoro. - Selezione, che deve avvenire in base al merito, focalizzando l’attenzione sulle informazioni contenute nei CV relative alle competenze e sui risultati del colloquio. Indicatori di buona pratica: 41 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - esistenza di una procedura scritta di selezione contro le discriminazioni basate sull’età; - i selezionatori hanno usufruito di formazione in tema tecnico di selezioni basate sulle pari opportunità; - - assenza di accuse di discriminazioni causate sull’età. Promozioni, che devono essere legate alle capacità o al potenziale dimostrato nello svolgere un lavoro. Indicatori di buona pratica: - esistenza di un documento scritto che illustra i processi decisionali in merito alle promozioni e che escluda l’età come fattore di promozione; - i dipendenti conoscono e comprendono i meccanismi di promozione; - le decisioni in merito alle promozioni si basano sulla valutazione dei risultati e delle prestazioni; - - nell’organizzazione ci sono persone di età diversa a livelli diversi. Formazione e Sviluppo, che deve essere rivolta a tutti i dipendenti. Indicatori di buona pratica: - dipendenti di tutte le età possiedono una molteplicità di competenze che rendono l’organizzazione più efficiente; - dipendenti di tutte le età usufruiscono delle iniziative di formazione e sviluppo; - - il turn over, l’assenteismo e gli incidenti diminuiscono. Esuberi: le decisioni in merito agli esuberi devono essere prese avendo riguardo alle competenze che è necessario mantenere per l’azienda. Indicatori di buona pratica: - esistono criteri oggettivi per la definizione degli esuberi; - esiste un piano di comunicazione massa in esubero; - mantenimento dell’equilibrio del profilo demografico dell’azienda; - equilibrio tra necessità dell’organizzazione e necessità dei lavoratori. 42 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Pensionamenti: occorre assicurarsi che gli schemi pensionistici siano applicati correttamente prendendo in considerazione le esigenze del lavoratore e dell’azienda. Indicatori di buona pratica: - l’azienda ha una sua politica dei pensionamenti, che è stata comunicata a tutti i dipendenti ed è applicata correttamente; - l’azienda ha un piano che permette di mantenere o trasferire competenze e conoscenze che altrimenti andrebbero perse con i pensionamenti; - i dipendenti hanno più opportunità di scelta e flessibilità; - l’azienda fornisce orientamento e sostegno nella scelta. 43 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 2.2.2 Progetto Go Between II (Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Svezia) Genesi ed obiettivi generali del Progetto Il Progetto Go Between è un progetto finanziato nell’ambito del programma comunitario Socrates – Gruntvig, ed è stato realizzato in due fasi. La prima si è sviluppata dal settembre 1998 all’agosto 1999, attraverso una partnership composta dalle strutture di tre Paesi, Belgio, Svezia e Regno Unito. La seconda si è svolta dall’ottobre 2000 al dicembre 2002 con una partnership in parte diversa composta da strutture di quattro Paesi: Irlanda, Italia, Svezia e Regno Unito. Il Progetto si basa sull’esperienza realizzata con un esperimento pilota posto in essere a Söderhamn in Svezia e punta a verificare ipotesi di fattibilità dell’esperienza svedese negli altri Paesi. Prima di procedere alla descrizione del Progetto Go Beetwen si ritiene, pertanto, utile fornire una breve descrizione dell’esperienza svedese. Nel 1997 il governo svedese ha varato il programma quinquennale AEI Adult Education Initiative (Kunskapslyftet), la più grande iniziativa di investimenti per l’educazione degli adulti mai realizzata in Svezia, alla quale hanno partecipato, dal luglio 1997 al 2002, tutte le municipalità svedesi. Tale Programma era finalizzato ad aumentare i livelli di istruzione degli adulti e ridurre la disoccupazione degli adulti con meno di tre anni di qualifica superiore. Il Programma ha messo a disposizione dei Dipartimenti dell’Educazione dei governi locali fondi da investire per esplorare nuove strade di promozione della partecipazione al longlife learning. La municipalità di Söderhamn ha utilizzato tali fondi per mettere a punto uno schema di mediazione. In collaborazione con il centro per l’impiego è stato aperto un centro di orientamento per adulti dove consulenti di orientamento hanno lavorato con i loro clienti per redigere un piano di azione e organizzare percorsi individuali di istruzione e formazione. Attraverso i finanziamenti del Programma AEI i consulenti di orientamento hanno potuto commissionare l’istruzione e la formazione per i loro clienti fino al livello equivalente alla scuola media superiore. Gli enti di formazione non producevano cataloghi dell’offerta formativa, ma organizzavano i corsi in risposta all’action plan delineato dal consulente di orientamento. Caratteristica principale dell’intervento è stata, dunque, quella di porre al centro dell’azione l’individuo, le sue necessità e le sue capacità, che influenzano la scelta formativa, grazie alla 44 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego possibilità dell’operatore di orientamento di amministrare un budget per acquistare il corso ad hoc. Nel corso dei 5 anni di durata del Programma circa il 20% della popolazione di Söderhamn ha usufruito di attività formative erogate nell’ambito del Programma. Il modello di Söderhamn è stato riconosciuto come buona pratica da autorità locali svedesi, ed è stato oggetto di visite di studio, sempre a livello nazionale. Il Progetto Go Between è partito allora dall’idea di verificare se un consulente di orientamento possa agire come mediatore tra gli allievi e gli enti di istruzione e formazione: egli, infatti, entra in contatto con moltissimi potenziali fruitori di servizi formativi e rappresenta, quindi, una fonte aggiornata di informazione sulla domanda di formazione. Sebbene esistano tra i diversi Paesi dell’UE rilevanti differenze in ordine ai sistemi di educazione e formazione degli adulti, in tutti sussiste la necessità di ridurre le divergenze tra la domanda e l’offerta di formazione. Da un lato, infatti, gli utenti non trovano i corsi che desiderano e dall’altro le strutture di formazione hanno a volte difficoltà a far frequentare i corsi che propongono: non sempre cioè l’offerta di istruzione e formazione per adulti risulta adeguata alla domanda. La finalità generale del progetto è, dunque, quella di rendere gli operatori di orientamento e di consulenza orientativa capaci di svolgere un ruolo importante nel determinare la richiesta di istruzione e formazione da parte dell’utenza adulta, di divenire cioè dei mediatori tra domanda ed offerta di formazione degli adulti. Questa finalità è perseguita attraverso lo studio di diverse questioni: qual è il tratto distintivo della mediazione, e ci sono diversi modi per effettuarla? Cosa sono disposti a fare le strutture locali di orientamento e formazione e cosa, invece, hanno difficoltà ad accettare? Esistono modelli di mediazione di orientamento negli altri Paesi UE? E, soprattutto, Paesi differenti possono trarre lezioni utili gli uni dagli altri? La prima fase del Progetto ha suggerito una risposta positiva per cui durante la seconda fase si è cercato di sviluppare un comune patrimonio concettuale di riferimento e di definire strumenti di pratica comuni: sono stati presi in considerazione quattro diversi modelli sviluppati a livello locale (in Svezia - Söderhamn, Italia - Bologna, Bradford - Regno Unito e South County Dublin - Irlanda) al fine di stabilire se e come l’operatore di orientamento possa influenzare la richiesta degli utenti e quali sono le condizioni affinché ciò si realizzi. 45 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego In tutti i Paesi partecipanti al Progetto, i soggetti coinvolti nei processi decisionali in merito alla disponibilità di corsi o di altre opportunità di apprendimento sono gli allievi, gli enti ed istituti di formazione, i datori di lavoro e le strutture di governo. In molti casi sono gli enti di formazione a decidere quali corsi offrire, anche se in questa scelta sono influenzati dai datori di lavoro e dagli indirizzi politici: Go Between ha puntato sulla figura del consulente di orientamento come mediatore, per cercare di comprendere i bisogni degli allievi. Definizioni Il mediatore di formazione è colui che aiuta il cliente ad ottenere ciò che vuole e, se necessario, guida il raggiungimento del miglior compromesso. Nel caso dell’apprendimento l’attività di mediazione può essere di due tipi: 1) individuare in un’offerta di formazione esistente quello che il cliente desidera; 2) trattare con un fornitore affinché definisca un’offerta diversa da quella esistente. Go Between affronta il ruolo che i servizi di orientamento possono avere nel secondo caso. La mediazione può essere formale o informale. Un esempio di mediazione formale si ha quando un gruppo di enti di formazione mette a punto un processo di ricognizione regolare delle informazioni provenienti dai consulenti di orientamento. Questo può avvenire tramite incontri tra enti di formazione e servizi di orientamento o attraverso la trasmissione di rapporti scritti, con la stessa funzione. E’ possibile distinguere una mediazione formale “leggera”, di pura informazione o “pesante”, legata a forme di obbligo, come quella realizzata a Söderhamn nell’ambito del AEI dal 1997 al 2002, nella quale gli allievi non potevano cominciare un programma di formazione senza aver prima definito un piano di azione con l’aiuto di un orientatore del servizio centrale di orientamento. I fondi erano assegnati agli enti di formazione soltanto grazie alla mediazione dell’orientatore ed i colloqui di orientamento avvenivano sempre alla presenza di operatori locali della formazione. Un sistema informale può, invece, funzionare attraverso una rete di buone relazioni tra gli operatori dell’orientamento e quelli della formazione di un dato contesto territoriale. Questa modalità offre il vantaggio di una grande flessibilità ma è più fragile e legata ai destini professionali dei singoli operatori. Occorre, inoltre, distinguere tra sistemi di micro-mediazione e sistemi di macro-mediazione. 46 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego I consulenti di orientamento che operano presso scuole o università sono spesso in grado di supportare gli allievi all’interno della propria struttura (micro-mediazione) anche se non esistono dispositivi per la negoziazione su larga scala con gli enti di formazione locali (macro-mediazione). Nelle situazioni in cui vi è una forte competizione tra enti di formazione e/o di orientamento, i sistemi di micro-mediazione sono spesso l’unica forma di mediazione possibile, anche se non sono i più efficaci dal punto di vista degli allievi. I modelli Il Progetto intende chiarire il concetto di mediazione facendo riferimento alle differenti forme che essa può assumere nei 4 Paesi coinvolti, allo scopo di sviluppare modelli e strumenti utili nei diversi contesti. Per fare questo si è messo a punto uno schema che individua tre modelli di mediazione che possono essere posti in successione lungo un percorso ideale che parte dalla forma più “leggera” per arrivare a quella più “stringente”. Modello A: gli enti di formazione sono influenzati principalmente dalle politiche di finanziamento governative e dai fabbisogni locali delle imprese e stimano autonomamente la domanda di formazione dei potenziali allievi. E’ dunque il fornitore di formazione che comunica ai potenziali allievi ed ai servizi di orientamento quello che è disponibile. Gli orientatori possono informare i potenziali allievi che si rivolgono a loro, utilizzando anche le indicazioni che provengono dalle imprese circa le competenze che esse richiedono. In questo modello l’orientatore offre una mediazione del primo tipo. Modello B: gli enti di formazione sono influenzati dal feedback e dai consulenti di orientamento. In questo modello è sempre il fornitore di formazione a decidere. Esso è ancora condizionato dalle politiche di governo e dai fabbisogni delle imprese, ma acquisisce informazioni anche dai servizi locali di orientamento sui bisogni di formazione ancora insoddisfatti che questi ultimi hanno identificato. Il più delle volte l’allievo trova il corso che cerca, ma, in caso contrario, l’offerta di formazione viene modificata attraverso l’attività di mediazione dell’orientatore, riferita al caso individuale o nell’ambito di una risposta più generale. Il tipo di mediazione può essere del primo o del secondo tipo. Modello C: Mediazione rafforzata dal controllo dei finanziamenti. Si tratta del modello utilizzato a Söderhamn nell’ambito della AEI. Qui gli orientatori agiscono come mediatori tra le parti interessate: il cliente contatta l’orientatore che lavora affinché le parti coinvolte scelgano il soggetto e l’ambito più appropriato. Nel modello 47 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego svedese, dunque l’elemento fortemente innovativo è rappresentato dal fatto che è l’orientatore che controlla il budget e acquista la formazione per il cliente disponendo, se necessario, nuove forniture. La prima fase Essa ha consentito di individuare modelli di trasferibilità ad altri Paesi, adattando gli obiettivi ed il metodo di lavoro alle situazioni locali: Ad Hasselt (Belgio) è stato creato un modello per influenzare la pianificazione dell’offerta formativa, a Bradford (Regno Unito) è stata realizzata una mappatura dei processi decisionali degli enti di formazione, a Söderhamn (Svezia) è stata sperimentata una stretta cooperazione tra il centro di orientamento, gli utenti e gli enti di formazione. Le forti differenze esistenti tra i tre Paesi partecipanti hanno rappresentato un punto di forza del Progetto perché hanno consentito di individuare tre differenti approcci alla definizione del ruolo di mediazione del consulente di orientamento: - un primo modello (Belgio) prevede l’acquisizione dei desiderata degli allievi adulti di una data località attraverso questionari e canali pubblici (compreso internet); - nel secondo modello (Svezia) le informazioni sono acquisite attraverso colloqui individuali con i consulenti di orientamento, classificate ed utilizzate per negoziare l’offerta con gli enti di formazione; - il terzo modello (Regno Unito) presenta un ruolo di mediazione suddiviso tra diverse agenzie, per cui occorre agire nel senso di una maggiore collaborazione tra loro. Nonostante le diversità tra i 3 modelli, sono state individuati alcuni elementi comuni che possono impedire lo svolgimento dell’attività di mediazione del consulente di orientamento. Tali elementi sono: - Finanziamenti - la disponibilità dei finanziamenti condiziona la possibilità di far coincidere l’offerta formativa con i desideri degli utenti; - il controllo del budget da parte del consulente di orientamento ha costituito uno degli elementi di forza dell’esperienza di Söderhamn. - Fattori strutturali - l’orientamento e la formazione degli adulti non sono diffusi uniformemente in tutti i Paesi o in tutte le regioni dei Paesi; 48 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - gli enti di formazione non sono sempre liberi di adeguare l’offerta alla domanda locale a causa di vincoli istituzionali e nazionali. - Abitudini e attitudini - in alcune aree più che in altre gli allievi adulti sono abituati a scegliere tra opzioni esistenti, piuttosto che a costruire nuovi percorsi; - in alcuni casi gli enti di formazione non sono abituati a rispondere alle sollecitazioni dei loro clienti. Oltre a queste considerazioni generali, è stato possibile individuare aspetti e problematiche tipiche delle singole esperienze. Belgio: non è sufficiente raccogliere informazioni sui desideri degli allievi e realizzare un sistema per diffonderle agli enti di formazione. Si potrebbe supporre che questi ultimi considerino le informazioni come ricerche di mercato e rispondano ad esse, ma per le ragioni su esposte, questo non avviene necessariamente. Pertanto, si ritiene necessaria un’agenzia centrale responsabile della pianificazione della formazione. Un’agenzia del genere doveva essere allestita a Hasselt proprio alla fine della prima fase del Progetto ma, sfortunatamente, i Partners del Progetto non sono stati in grado di prendere parte alla seconda fase, cosa che ha impedito di testare la validità dell’ipotesi. Svezia: nella prima fase del Progetto una rappresentanza degli enti di formazione a Söderhamn ha lavorato fianco a fianco alla rappresentativa del settore dell’educazione degli adulti del Comune e ad una rappresentativa del settore orientamento. Questa collaborazione molto positiva ha rappresentato un punto di forza dell’AEI. Regno Unito: in assenza di un singolo sistema per l’orientamento o educazione degli adulti è utile considerare i sottosistemi (per esempio il New Deal Programme per giovani adulti inoccupati), ovvero i casi di micromediazione. Inoltre, queste soluzioni informali possono operare tra consulenti individuali e enti in base a relazioni personali che, però, risultano inevitabilmente instabili. I risultati della prima fase includono anche strumenti per la raccolta di informazioni. Belgio: strumenti per la raccolta di informazioni relative ai desideri di apprendimento degli adulti. Svezia: strumenti per la raccolta di informazioni sulle opinioni degli enti di formazione riguardo al ruolo di mediazione dei consulenti di orientamento. 49 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Regno Unito: strumenti per la raccolta di informazioni per comprendere i processi decisionali e per esplorare i bisogni dei consulenti di orientamento per lo sviluppo del loro ruolo di mediazione. Altri risultati si sono dimostrati essere un supporto ai consulenti di orientamento per la raccolta di informazioni sui desideri degli allievi (Svezia) e un programma di formazione dei consulenti di orientamento per sviluppare il loro ruolo (Regno Unito). Tutti questi strumenti possono potenzialmente essere utilizzati in altre regioni e in altri Paesi. La seconda fase Alla seconda fase del Progetto ha partecipato una partnership in parte diversa da quella iniziale, composta da strutture di 4 Paesi (Svezia, Italia, Regno Unito e Irlanda) fra loro molto differenti. È opportuno, inoltre, sottolineare che le strutture partecipanti rappresentavano uno schema di lavoro locale non necessariamente rappresentativo di una pratica comune nel loro Paese. Di seguito si descrivono brevemente le esperienze realizzate n Irlanda, Italia e Regno Unito, mentre per quanto realizzato in Svezia si rimanda a quanto già detto all’inizio di questa trattazione. Irlanda Nel gennaio 2000 è partita la seconda fase della Adult Educational Guidance Iniziative (AEGI). Il servizio di orientamento sarà sostenuto per tutto il periodo del Piano Nazionale di Sviluppo 2000-2006. Attualmente operano in Irlanda 26 unità i orientamento, tre delle quali gestite dal County Dublin Vocational Education Committee: South County Dublin, Tallaght e West County Dublin. Il progetto South County Dublin Guidance Outreach è inserito nel servizio di educazione degli adulti della Contea, a sua volta gestito da un Organizzatore di Educazione degli Adulti (AEO) responsabile dell’erogazione di EdA nell’area della Contea stessa. Il target individuato per le attività di orientamento ha coinciso con quello del sistema dell’EdA, a cui è stato aggiunto un numero ristretto di clienti: un’elevata percentuale di utenti dei servizi di orientamento era rappresentata da disoccupati e soggetti a bassa qualificazione. 50 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Gran parte dell’attività di progetto è consistita nel diffondere l’orientamento nelle diverse comunità di appartenenza di questi soggetti. Le diverse unità sono state supportate nell’adozione di specifiche direttive relative a: - la funzione centrale di erogazione di orientamento a tutti i livelli (informazione, orientamento, consulenza); - la costruzione di una rete locale formale e informale attraverso un consorzio di educazione; - la promozione del sistema; - i sistemi di registrazione delle prestazioni; - il mantenimento di un elevato livello qualitativo dei servizi di orientamento. Italia Il Progetto è stato realizzato dal Centro Risorse Nazionale per l’Orientamento operante in Emilia-Romagna. Durante la prima fase del Progetto sono stati selezionati, contattati e intervistati 13 Centri Territoriali Permanenti (CTP) della Regione Emilia Romagna. Nella seconda fase uno o più centri delle nove Province della Regione hanno partecipato ad azioni pilota di accrescimento della consapevolezza finalizzate alla costruzione di legami tra allievi, consulenti e enti. Sono stati organizzati due seminari che hanno consentito ad insegnanti, formatori, orientatori, responsabili di orientamento ed educazione degli adulti di incontrarsi. E’ stato pubblicato un rapporto che ha affrontato il sistema dell’EdA in Italia e il ruolo dell’orientamento nell’EdA, con un focus specifico sui CTP. Al termine del Progetto è stata organizzata una conferenza di disseminazione dei risultati a livello nazionale e internazionale. I risultati della ricerca sono stati presentati insieme a tre possibili modelli nazionali di mediazione che riflettono le buone pratiche a livello regionale. Regno Unito Dall’inizio del Progetto Go Between gli enti di formazione del Regno Unito si incontrano attraverso Partenariati locali di lifelong learning. Dal 2000 le diverse agenzie di informazione, cosulenza e orientamento (IAG) per adulti in Inghilterra sono coordinate dai 76 Partenariati IAG. I fondi governativi sono distribuiti ai partenariati attraverso i Learning and Skills Councils per sviluppare la qualità e coordinare le attività locali. Le agenzie che fanno parte 51 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego del IAG sono di varia natura e includono quelle specializzate in informazione e orientamento degli adulti e quelle che erogano questi servizi insieme alle attività di formazione. A Bradford il Partenariato IAG coordina una rete di più di 80 centri del distretto metropolitano che offrono informazione e consulenza gratuita agli adulti. I fattori che influenzano lo sviluppo dei modelli di mediazione Il Progetto ha permesso di individuare i fattori che influenzano lo sviluppo dei modelli di mediazione nell’ambito dei sistemi locali considerati. I risultati ottenuti sono stati ordinati in 10 punti chiave, rispetto ai quali è stato possibile paragonare la situazione nei 4 sistemi che hanno partecipato al Progetto. Di seguito si analizzano i risultati emersi in ogni singola esperienza. A. Quanto sono diffusi i servizi per l’orientamento degli adulti? Irlanda Attualmente i servizi di orientamento per adulti sono disponibili in 20 contee. La costruzione di un sistema formale di orientamento per gli adulti è relativamente recente e copre l’intero periodo 2000-2006. Nel 1999 il governo irlandese ha avviato l’iniziativa Adult Education Guidance, che prevede la costituzione di un sistema globale di orientamento che copra l’intero Paese. La maggior parte dei servizi sono gestiti da Vocational Education Committees. Italia Non esistono strutture di orientamento dedicate esclusivamente agli adulti, sebbene siano state realizzate diverse sperimentazioni. Esistono, invece, diversi tipi di strutture di orientamento che erogano servizi a tutti i target di utenza, compresi gli adulti. Allo stato attuale non esiste un quadro di riferimento che definisca un sistema organico di orientamento. Regno Unito I Partenariati Information Advice and Guidance hanno rappresentato le prime strutture nazionali di servizi di informazione per gli adulti. La Partnership del distretto di Bradford dispone di 82 sportelli che erogano servizi gratuiti di orientamento. Svezia Sono disponibili servizi di orientamento per tutti gli adulti. Tutte le strutture di formazione per adulti offrono orientamento gratuito. In molti comuni i servizi sono offerti da Information Guidance Centre’s (GIC). B. Gli adulti richiedono orientamento formativo? Irlanda Le persone si rivolgono ai servizi di orientamento se sono a conoscenza della loro esistenza: la sfida allora è quella della promozione, che avviene attraverso la produzione di 52 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego materiali informativi e la realizzazione di incontri di gruppo sulla funzione positiva che l’orientamento può svolgere nei processi decisionali relativi alle scelte formative dei singoli. Italia Dalla ricerca effettuata nei 13 CTP è emerso che gli utenti adulti non conoscono il concetto di mediazione. Si rivolgono al servizio di orientamento per ottenere informazioni sui corsi o sulle opportunità di lavoro o per essere indirizzati nelle loro scelte formative e professionali. Sono quindi gli orientatori che propongono i corsi in base ad un catalogo. Molto raramente gli orientatori hanno richiesto la realizzazione di corsi ad hoc per utenti con i quali erano entrati in contatto. Regno Unito I servizi di orientamento disponibili nel Distretto di Bradford prima dell’avvio della IAG erano soggetti a finanziamenti esterni e non rivestivano carattere di universalità. Anche per questo all’inizio la domanda di informazione non era elevata. Grazie ad una campagna informativa e ad un programma di ricerca essa è, invece, aumentata molto significativamente, raddoppiando tra il primo ed il secondo anno del progetto. Svezia Prima o all’inizio del percorso formativo per adulti gli allievi devono elaborare, quasi sempre insieme ad un orientatore, un piano di studio. Nel modello AEI ogni allievo elaborava un piano di studio nel quale venivano sintetizzati i desideri del singolo, le tendenze più ampie, grazie alla mediazione dell’orientatore che era in grado di influenzare la tipologia e il contenuto dei corsi. C. Aspettative dei clienti: chiedono quello che non c’è? Irlanda Coloro che si rivolgono per la prima volta ai servizi non conoscono l’offerta. Per questo spesso hanno delle aspettative troppo elevate rispetto a quello che il servizio di orientamento può fare per loro. Italia Spesso accade che gli utenti facciano richieste non pertinenti, ed è compito dell’orientatore indirizzarli verso il giusto servizio. Per questo diverse iniziative regionali e nazionali puntano alla collaborazione territoriale tra i servizi, in un ottica di rete. Regno Unito In linea generale, i clienti non chiedono quello che non esiste. Una delle linee di intervento del servizio di orientamento consiste nel favorire la formazione della forza lavoro a bassa o obsoleta qualificazione. Questi target non hanno generalmente una sufficiente conoscenza dell’istruzione e della formazione per essere in grado di chiedere una formazione che non è ancora sul mercato. Svezia Uno degli obiettivi del AEI era quello di soddisfare il più possibile tali aspettative. Nel modello di Söderhamn è stato spesso possibile soddisfare le aspettative degli utenti, che richiedono agli orientatori di negoziare corsi. 53 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego D. Aspettative degli orientatori: ritengono di dover negoziare la fornitura di formazione attualmente inesistente? Irlanda Gli orientatori offrono la loro consulenza nell’ambito dell’offerta esistente. La negoziazione per l’introduzione di nuovi corsi non è comune. Italia Gli orientatori non si aspettano di dover negoziare perché il concetto di mediazione è nuovo nel sistema, anche se esistono alcune esperienze territoriali (Ravenna) in questo senso. Regno Unito Il partenariato riunisce diverse agenzie che erogano servizi di informazione. In molti casi i servizi di orientamento e informazione sono collegati agli uffici di ammissione ai corsi. In altri casi esistono strutture che affrontano richieste relative a corsi non disponibili. Altri componenti della rete non sono invece collegati a strutture di formazione: in questi casi la capacità dell’orientatore di richiedere corsi non disponibili dipende dalle sue personali relazioni con i diversi enti. Uno degli obiettivi del Progetto Go Between è stato quello di fare in modo che tutti gli orientatori fossero consapevoli del loro ruolo di influenza sull’offerta di formazione. Svezia L’ambizione del modello era quella di riuscire a soddisfare anche le aspettative inusuali dei clienti, eventualmente in collaborazione con gli enti o con altri comuni. Nei casi in cui questo non è stato possibile si è cercato di trovare altre soluzione che permettessero comunque il raggiungimento degli obiettivi del cliente. E. In che modo gli enti di formazione assumono informazioni sulla domanda di formazione non disponibile? Irlanda Compito degli orientatori è anche quello di definire un sistema di registrazione dei clienti, sebbene non esista una metodologia uniforme. Si sta comunque mettendo a punto un database uniforme e gli orientatori sono obbligati a richiamare trimestralmente i clienti seguendo uno specifico format. Italia Gli orientatori dispongono di diversi strumenti, cartacei e multimediali, per individuare i bisogni degli utenti. Non esistono, comunque, strumenti standardizzati comunemente utilizzati dai servizi di orientamento a livello nazionale o locale. Regno Unito Gli enti di formazione assumono informazioni sulla domanda insoddisfatta di formazione attraverso interviste. L’informazione viene successivamente registrata sulle schede-cliente che sono inviate al Partenariato. Le informazioni possono, con il consenso del cliente, essere trasferite a strutture di formazione che hanno propri uffici deputati ad occuparsi della domanda di formazione non disponibile. 54 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Svezia Il sistema della formazione degli adulti, con esclusione delle Università, si articola in tre canali: i servizi per l’impiego, che offrono soprattutto formazione professionale ai disoccupati; la formazione aziendale, offerta da strutture private, e l’istruzione per adulti erogata dai distretti locali. La formazione offerta dai servizi per l’impiego è determinata in base a ricerche sui fabbisogni delle imprese e sul mercato del lavoro, mentre la formazione aziendale è calibrata quasi sempre sui bisogni delle aziende. La formazione erogata a livello di distretti locali era generalmente finalizzata a consentire l’accesso alla scuola superiore o all’università e definita, quindi, nessun tipo di analisi dei desideri dell’utenza. F. Esistono reti, anche virtuali, di incontro tra enti di formazione e di orientamento? Irlanda Il Department of Education & Science richiede che gli orientatori di tutte le strutture formino consorzi. Ogni coordinatore di orientamento dovrebbe sviluppare una rete locale formale che comprenda: enti di istruzione e formazione, orientatori, datori di lavoro, etc., in modo tale da permettere a tutte le parti interessate di pianificare i percorsi dei clienti. Italia In generale non esistono molte opportunità di incontro tra orientatori e formatori, poiché spesso prevale la competizione professionale. Vi sono, però, alcune comunità virtuali a cui partecipano tutti gli attori coinvolti nei temi della formazione e dell’orientamento. Regno Unito Uno degli elementi chiave della creazione del Learning and Skills Councils e della Rete IAG è stato quello di aumentare la coesione del sistema dell’EdA. Il Learning and Skills Councils è responsabile in Inghilterra di tutta l’istruzione e la formazione successive ai 16 anni e della Rete IAG. Questo significa che gli enti di orientamento e di formazione sono finanziati dalla stessa organizzazione. Il Partenariato di Bradford gioca dunque un ruolo strategico sia nell’EdA che nella rete IAG. Suoi obiettivi sono migliorare la coerenza, la qualità e l’efficienza dell’erogazione di formazione e sviluppare ed estendere attività e partnership di collaborazione nel distretto. Svezia A Söderhamn sono stati organizzati dei seminari di incontro a cui hanno partecipato gli enti di educazione per adulti. Nell’occasione, questi ultimi, hanno avuto modo di incontrare gli studenti. Nel 2002 gli enti stessi hanno cercato di costruire una rete locale di per affrontare la fine del programma nel 2003. A livello nazionale non esistono reti tra orientatori e enti di formazione. G. Quanto gli enti di formazione recepiscono rispetto alle indicazioni degli orientatori? Irlanda Poiché il Servizio nazionale di orientamento è in via di costruzione e non è stato ancora completamente definito il suo profilo pubblico, vi sono delle difficoltà per gli enti di formazione a riconoscere le potenzialità del ruolo di orientamento. 55 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Italia Gli enti di formazione sono sensibili alla domanda del mercato del lavoro più che ai suggerimenti dei servizi di orientamento. Non c’è ancora molta collaborazione tra questi due soggetti anche perché manca, a livello nazionale e locale, la consapevolezza dell’importanza della mediazione per venire incontro ai bisogni degli utenti. Regno Unito Gli enti di formazione godono di autonomia nella scelta dei corsi da offrire e quindi valutano molto positivamente le informazioni relative alla domanda di corsi. Dalla parte dell’offerta esistono molte tipologie di strutture e quindi le modalità con le quali esse scelgono i corsi da offrire sono molto variabili. Diversi sono gli strumenti utilizzati, tra i quali, l’analisi del mercato del lavoro locale, le informazioni fornite da studenti e tutor e quelle provenienti dal sistema dell’orientamento. Svezia Nel modello applicato in Svezia il GIC (Guidance Information Center) controlla i finanziamenti grazie ad un’assegnazione ufficiale. In altri casi, invece, i finanziamenti vengono erogati direttamente agli enti di formazione. Spetta poi agli orientatori raccogliere l’informazione sulla domanda e cercare di influenzare gli enti. Questi ultimi si sono dimostrati sempre più interessati a questo meccanismo anche a causa della diminuzione dei candidati. H. Gli enti di formazione sono in grado di rispondere alle indicazioni degli orientatori? Irlanda Attualmente gli orientatori non danno indicazioni in merito alle divergenze tra formazione disponibile e quella desiderata. Gli enti di formazione hanno avviato nuove iniziative di educazione degli adulti senza alcun input da parte del sistema dell’orientamento. Italia In alcuni casi gli enti di formazione realizzano attività insieme agli orientatori nell’ambito di specifici programmi comunitari o nazionali. Diversamente l’organizzazione di corsi ad hoc comporterebbe delle perdite economiche. Questo tipo di relazione dovrebbe essere promosso a livello politico, attraverso linee guida specifiche, che al momento mancano. Regno Unito Le strutture che operano dal lato dell’offerta sono flessibili perché devono generare reddito e ricevono finanziamenti anche in base al numero di studenti che frequentano i loro corsi. Svezia Gli enti di formazione sono perfettamente in grado di rispondere alle informazioni che provengono dagli orientatori. L’ingresso di enti privati nell’area dell’educazione formale ha reso queste organizzazioni molto aperte a nuove idee e nuove domande. Il loro interesse è gradualmente aumentato nel corso dei 5 anni del progetto AEI. Essere aggiornati e rispondere ai cambiamenti dei bisogni nell’EdA è diventata sempre più una questione di sopravvivenza per molti enti di formazione. 56 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego I. Le agenzie di orientamento sono imparziali rispetto ai diversi enti locali di formazione? Irlanda L’imparzialità è uno degli obiettivi principali della Iniziativa Adult Education Guidance, anche se il fatto che la maggior parte dei servizi di orientamento sia gestito dai Vocational Education Committees rappresenta un problema. Italia In generale i tradizionali servizi di orientamento (specialmente quelli pubblici), che non sono coinvolti nell’erogazione di istruzione e formazione, possono essere considerati imparziali, mentre un certo conflitto di interesse sussiste nel caso di strutture che forniscono sia servizi di orientamento che di formazione. Regno Unito I servizi di orientamento sono in genere considerati imparziali dagli enti di formazione. Uno degli elementi cruciali del ruolo di consulente di orientamento in Gran Bretagna è proprio l’imparzialità, anche se la creazione del partenariato pone dei problemi in questo senso, dato che molti dei partner sono anche enti di formazione. L’imparzialità è garantita in due modi. In primo luogo, le organizzazioni che offrono consulenza devono aderire agli standard del Guidance Council, per il quale l’imparzialità è un elemento chiave. In secondo luogo, il partenariato ha elaborato le sue procedure di qualità in modo da assicurare l’erogazione di servizi di informazione e consulenza imparziali. Inoltre è attivo un processo di controllo per cui le richieste di fondi da parte del Partenariato devono essere accompagnate dalla dimostrazione che i clienti hanno ricevuto una consulenza imparziale, attraverso l’illustrazione di diverse soluzioni. Svezia La fiducia nel mediatore da parte di allievi ed enti di formazione è importante. Dubbi sulla imparzialità minano la capacità dell’orientatore di agire come mediatore. Questo può accadere nei casi di micro-mediazione se l’agenzia di orientamento favorisce, all’interno di una istituzione, alcuni settori rispetto ad altri. Il centro di orientamento di Söderhamn è considerato imparziale. L’obiettivo principale del progetto è stato quello di porre al centro degli interventi i bisogni dei clienti. Partendo da questo obiettivo, gli orientatori hanno operato indipendentemente dalle autorità municipali, riferendosi ad un codice elaborato dal Comitato etico dell’Associazione svedese dei consulenti di orientamento. J. Le politiche per la formazione permanente locali, regionali e nazionali sostengono lo sviluppo della mediazione? Irlanda Esistono molte organizzazioni finanziate da diversi dipartimenti governativi che operano in concorrenza rispetto agli stessi gruppi di clienti. I finanziamenti sono normalmente 57 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego relativi alle prestazioni complessive e misurati a intervalli regolari e questo può indebolire i tentativi di mediazione. L’unico modo di ovviare a questo problema è lo sviluppo di un’efficace Rete formale locale nella quale le agenzie chiave collaborino regolarmente ed in modo trasparente per sostenere lo sviluppo dell’apprendimento degli adulti. Italia Allo stato attuale non esiste un sostegno formale alla mediazione da parte delle politiche nazionali anche se esistono diverse iniziative a livello nazionale che sostengono la collaborazione tra diversi servizi di formazione e orientamento. Da questo punto di vista esistono alcune esperienze finalizzate allo sviluppo della mediazione. Regno Unito Le politiche locali, regionali e nazionali sostengono lo sviluppo di più stretti collegamenti tra le reti IAG e gli enti di istruzione e formazione. Un obiettivo strategico del Learning and Skill Council e della Rete IAG è quello di accrescere le competenze ed i livelli di istruzione in Inghilterra. Svezia Nell’ambito della AEI in molti comuni svedesi è stato sviluppato un sistema di compravendita. Una delle ambizioni del governo svedese è stata quella di mettere gli enti in una situazione di competizione dove prezzi, qualità e innovatività fossero concetti vincenti, come è avvenuto a Söderhamn. Il governo svedese sostiene l’idea della mediazione, ed il modello è stato citato come buona prassi dal Ministero dell’Istruzione. La valutazione complessiva Un primo aspetto da analizzare è rappresentato dal comportamento degli utenti, ed in particolare dalla loro capacità di richiedere la partecipazione a corsi di formazione non disponibili nell’offerta esistente. E’ emerso, infatti, che essa non dipende tanto dal tipo di utenza, quanto dal tipo di servizio. In Gran Bretagna e in Irlanda i progetti erano orientati verso allievi adulti: a Dublino la non conoscenza del servizio da parte degli utenti ha generato aspettative molto superiori a quanto poteva essere effettivamente offerto; analogamente il servizio di Bradford, che puntava a far acquisire agli utenti le competenze professionali di base, ha ricevuto molte richieste relative a moduli formativi non disponibili. In Svezia, viceversa, dove ci si sarebbe potuto aspettare un’elevata richiesta di formazione non disponibile, gli utenti hanno richiesto in generale un tipo di formazione già disponibile a livello locale. In Emilia-Romagna, dove molte delle informazioni provengono dagli enti di formazione, le richieste di formazione “diversa” sono state considerate come richieste fatte 58 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego nel posto sbagliato ed il dover dirottare l’utente verso altri servizi è stato vissuto come un problema. Rispetto alla capacità del servizio di orientamento di negoziare la realizzazione di attività formative non ancora disponibili, occorre sottolineare come, nell’esperienza di Bradford, gli orientatori operanti presso strutture formative sono stati almeno in grado di effettuare delle richieste, mentre quelli operanti presso servizi indipendenti non hanno avuto a disposizione nessun canale diverso dai contatti personali, per spingere le strutture di formazione a realizzare nuove attività. Nelle esperienze realizzate in Irlanda ed in Italia la negoziazione non è usuale. In tutti i Progetti è stata prevista la registrazione delle prestazioni rese dai servizi di orientamento, per cui esiste la possibilità concreta di rilevare sistematicamente le richieste degli utenti rispetto alla formazione desiderata, anche se si ritiene opportuno un più pressante controllo da parte delle agenzie che finanziano i servizi. Infatti, se da un lato esiste già, almeno in parte, un patrimonio di informazioni che potrebbe essere condiviso con le strutture di formazione, in alcune esperienze emerge la difficoltà di queste ultime a riconoscere il valore del ruolo degli orientatori nelle loro scelte. D’altro canto le strutture che erogano formazione, non godono di un’ampia flessibilità: esse infatti non possono assumersi il rischio di attivare corsi non convenienti economicamente e questo elemento può costituire un serio ostacolo allo sviluppo di un sistema di mediazione. In merito al sostegno che le politiche per la formazione permanente possono dare allo sviluppo del sistema di mediazione, l’esperienza di Bradford, dove il Learning and Skills Councils controlla i fondi destinati alla formazione continua e all’orientamento, rappresenta un modello che rende potenzialmente possibile lo sviluppo del sistema di mediazione. Durante la seconda fase del Progetto tutti i partner hanno sottolineato, sebbene in maniera diversa, come la competizione tra enti di formazione per adulti possa interferire con l’acquisizione da parte loro delle informazioni che provengono dal sistema dell’orientamento: - da un punto di vista economico è più conveniente per gli enti di formazione realizzare corsi standard e ricorrenti, che non venire incontro alle richieste di una minoranza. Laddove l’educazione degli adulti è maggiormente influenzata dal mercato del lavoro, dunque, le strutture di orientamento saranno meno incoraggiate ad inviare informazioni sugli effettivi desideri degli utenti; 59 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - possono esistere differenze tra diversi enti di formazione: ad esempio tra enti pubblici sovvenzionati ed enti privati, che sono più limitati nella modulazione dell’offerta. In questi casi è difficile porre in essere una collaborazione che favorisca una risposta sistematica alle richieste degli utenti; - anche nel caso in cui gli enti di formazione vogliano rispondere alle richieste dei singoli, la presenza di strutture concorrenti, può influenzare gli orientatori interni verso un tipo di consulenza che escluda opportunità disponibili altrove. Per superare questi fenomeni occorre sostituire le semplici spinte di mercato sulle singole strutture con degli obiettivi di partecipazione degli adulti alla formazione per l’intero territorio. Allora i formatori potrebbero essere incoraggiati a adeguarsi agli interessi degli allievi ed a considerare gli orientatori come una valida fonte di informazione. Per quanto riguarda il rapporto tra sviluppo dell’occupazione e ruolo dei Servizi per l’Impiego, è emersa la possibilità di forti contrasti tra quanto i sistemi di governo nazionali o locali sono disposti a finanziare per cercare di aumentare l’occupazione e i desideri dei singoli utenti. Mentre alcuni operatori di orientamento ed alcuni datori di lavoro tendono a considerare i due aspetti strettamente legati, questo non si riflette spesso nelle politiche di gestione dei finanziamenti. In diversi Paesi i fondi per la formazione degli adulti sono destinati ad attività formative per l’acquisizione di competenze professionali e sono distribuiti dal Ministero del Lavoro attraverso una rete nazionale di servizi per l’impiego, che eroga informazione su offerte di lavoro e formazione a finanziamento pubblico. La separazione tra servizi per l’impiego e servizi di orientamento per gli adulti rappresenta un problema per la costruzione di un unico sistema di mediazione. Tra i due servizi esistono delle differenze non facili da comporre: gli orientatori non apprezzano i condizionamenti che gli utenti possono subire nelle loro scelte quando l’accesso ad iniziative finanziate con fondi pubblici dipende da una valutazione di opportunità del Servizio per l’impiego; quest’ultimo, d’altro canto, entra in contatto con una gamma molto più ampia di potenziali allievi, di quanto non accada alle strutture di orientamento. La stretta collaborazione tra il Servizio locale per l’Impiego ed il Servizio di orientamento per gli adulti realizzatasi nell’esperienza svedese ha rappresentato un fattore chiave del suo successo. Il fatto che le due strutture condividessero gli uffici, si presentassero al pubblico con la stessa “faccia”, lavorassero insieme ed avessero entrambi accesso agli altri sistemi di informazione locali o nazionali è stato fondamentale per la riuscita della sperimentazione. Gli operatori di 60 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego questi servizi hanno sottolineato l’importanza del lavorare in spirito di collaborazione, del comprendere ruoli e limiti d’azione reciproci, e dove possibile, del fare un uso costruttivo dei limiti dell’altro. Un’importante differenza tra quanto realizzato nell’esperienza svedese e negli altri Paesi risiede nel ruolo dell’orientatore, che non si limita a fare delle raccomandazioni ma prende delle decisioni rispetto all’impiego dei finanziamenti disponibili. Infatti, anche se è possibile far sì che le strutture di formazione ascoltino le indicazioni che provengono dai servizi di orientamento, non è chiaro come possano essere indotte a seguirle, nel momento in cui i servizi di orientamento non possono condizionarle realmente. In Belgio, al termine della prima fase, si era ipotizzata la creazione di un’agenzia centrale con il compito di elaborare le informazioni provenienti dai servizi orientamento. Un simile ruolo potrebbe essere assunto in Gran Bretagna dal Local Learning and Skills Councils. In altri Paesi o contesti territoriali non è invece chiaro chi dovrebbe assumere questo ruolo di monitoraggio della domanda di formazione degli adulti. Altre differenza significative sono emerse in relazione al target di utenza preso in considerazione ed alle differenti forme di apprendimento. In relazione al primo aspetto è necessario sottolineare come l’esperienza svedese non ha raggiunto gruppi di adulti svantaggiati, poiché si è ritenuto che questo avrebbe richiesto un approccio specifico. Al contrario, l’esperienza di Dublino ha individuato come target prioritario proprio quello degli adulti svantaggiati. Un sistema di mediazione può funzionare in entrambi i casi, ma possono cambiare le disposizioni locali in merito a quali enti possano essere maggiormente in grado di soddisfare diversi tipi di bisogni. Per quanto riguarda, invece, le differenti forme di apprendimento, è emerso che un sistema di mediazione funziona meglio nel caso di brevi corsi di formazione professionale, piuttosto che per piani formativi di lunga durata. Nel complesso, le relazioni realizzate nei singoli Paesi partecipanti al Progetto hanno evidenziato quattro situazioni in mutamento, anche se di natura molto diversa. Il modello svedese ha beneficiato di una fase molto creativa durata cinque anni, ma, in futuro, potrebbe presentare segni di debolezza se gli orientatori dovessero perdere la loro indipendenza. Negli altri tre Paesi il complesso di strutture in grado di costituire i nodi del sistema di mediazione è in via di costruzione, mentre rimane aperta la questione relativa alla mancanza di flessibilità nella gestione dei finanziamenti per la formazione, ostacolo, questo difficile da superare. 61 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il Progetto ha comunque dimostrato che gli orientatori possono agire come mediatori in diversi modi: come collettori di informazioni sui bisogni ed i desideri, attraverso il controllo dei finanziamenti per l’EdA, come a Söderhamn o in una gamma di altre modalità, come nelle esperienze degli altri Paesi. Eddo ha, infatti, permesso di evidenziare l’esistenza di fattori comuni ai Paesi coinvolti che possono favorire o impedire lo sviluppo della mediazione ed ha prodotto un’ampia comprensione del concetto di mediazione e strumenti utili per il suo sviluppo in Europa. 62 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 3. POLITICHE ORIENTATIVE OVER 40 IN ITALIA 3.1 QUADRO DI RIFERIMENTO OVER 40 IN ITALIA 3.1.1 Il fenomeno della disoccupazione in età matura L’Unione Europea considera la realtà della disoccupazione in età matura una nuova grave emergenza. Un terzo dei disoccupati in Europa appartiene alla categoria dei padri e delle madri di famiglia. L’età a rischio di espulsione dal ciclo produttivo è 40-45 anni. Alla luce delle stringenti implicazioni di ordine socio-economico che sono ad essa correlate (l’occupabilità, l’aggiornamento professionale e lavorativo, la fuoriuscita anticipata dal lavoro, la sostenibilità del più complessivo “sistema di welfare”), la “questione” dei lavoratori adulti è, quindi, entrata stabilmente nell’attualità politica dei diversi paesi europei dando vita ad una sorta di policy change che ha determinato, come impatto più evidente, l’elaborazione (in particolare dal lato delle istituzioni pubbliche) di numerosi programmi ed interventi a livello nazionale, regionale e locale. La disoccupazione adulta ha connotati di rilievo anche in Italia, dove si stima che il fenomeno riguardi tra i 700.000 e il milione di cittadini. Il progressivo allungamento della vita media della popolazione, insieme al declino della natalità, fa sì che il numero dei lavoratori “anziani” sia in forte aumento. Si tratta di un segmento dell’offerta di lavoro tra quelli più esposti al rischio di perdere il posto di lavoro e con minori prospettive di trovarne un altro: i soggetti tra i 55 e i 64 anni sono pari al 17,5% della popolazione in età attiva al 2000 e sono destinati a divenire il 19,2% entro il 2010. Essi, nonostante siano stati interessati da una dinamica particolarmente positiva – essendone l’occupazione cresciuta del 9% negli ultimi due anni ed il tasso di occupazione aver definitivamente invertito la tendenza negativa degli anni passati, giungendo al 30,6% - rimangono la componente più lontana dalla media europea. E’ questa una disoccupazione particolarmente sensibile alla congiuntura economica, ulteriormente condizionata da alcune contraddizioni presenti nel nostro sistema: - la disequazione tra le misure a sostegno della disoccupazione giovanile e quelle a sostegno degli adulti, che ha l’effetto di penalizzare i lavoratori di mezza età; - la rincorsa alla flessibilità, senza considerare il fattore età: una cosa è essere flessibili a 25 anni, altro a 50; 63 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - la scarsa considerazione, nella programmazione dei contenuti della formazione e della riqualificazione professionale rivolta ai disoccupati adulti, dell’alta competenza spesso già possedute dagli stessi; - i continui interventi sul sistema previdenziale: al prolungamento delle aspettative di vita corrisponde sempre di più la drammatica riduzione del periodo della vita attiva; - la scarsa, se non nulla, attenzione verso misure di sostegno al reddito. Da parte delle istituzioni, è quello della disoccupazione adulta un fenomeno recepito con grave ritardo. Gli interventi risultano frammentati e disordinati, carenti di serie analisi sui trend economici, sulle dinamiche del mercato del lavoro e indicativi di un certo declino dell’attuale sistema di sviluppo. A peggiorare la situazione, contribuiscono i metodi impiegati dalle aziende. Il fenomeno dello “svecchiamento” delle imprese nasce, infatti, alla metà degli anni ’90, con politiche del lavoro del tipo young-in/old-out, implementate soprattutto attraverso incentivi alle assunzioni dei giovani. Le motivazioni sono di ordine culturale, scaturite dalla presunta minore flessibilità ed adattabilità ai cambiamenti della popolazione adulta rispetto a quella più giovane. Gli interventi normativi finalizzati a favorire l’invecchiamento attivo appartengono a due filoni, rintracciati sia a livello europeo che nazionale: uno mirante al mantenimento al lavoro dei soggetti over 45, l’altro focalizzato sul reinserimento al lavoro dei soggetti usciti dal mercato. Rispetto al quadro nazionale, la novità più recente è l’approvazione della c.d. Legge Biagi. Tale legge ha innovato profondamente il diritto del lavoro, riformando o creando ex novo numerose tipologie di lavoro “flessibile”, alcune delle quali molto aderenti al problema dei lavoratori adulti. In particolare, il contratto di inserimento, o meglio di reinserimento, è destinato ad una serie di categorie di lavoratori, tra cui spiccano i lavoratori con più di cinquanta anni di età privi di un posto di lavoro, ed i lavoratori che desiderano riprendere una attività lavorativa e che non hanno lavorato per almeno due anni. La riforma Biagi destina anche altri contratti ai lavoratori over 45, come ad esempio il c.d. contratto di lavoro intermittente. Tuttavia, tale tipologia contrattuale potrà probabilmente interessare un segmento limitato del mercato del lavoro: la sua struttura, infatti, impedisce 64 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego una qualsiasi fidelizzazione o formazione del lavoratore, rendendo difficile l’esecuzione di prestazioni superiori a mansioni di base. La seconda innovazione da considerare risale al 2001, quando la c.d. riforma del “Titolo V” della Costituzione ha attribuito alla potestà legislativa delle Regioni ordinarie la competenza a disciplinare la “tutela e sicurezza del lavoro”, intendendo per queste il “mercato del lavoro”, inteso come servizi per l’impiego e le politiche attive per il lavoro. In Italia, sono, infatti, i Servizi per l’Impiego ad occuparsi maggiormente di orientamento per adulti. A questo proposito la riforma del collocamento avviata in Italia dal Decreto Legislativo 469/97 ha subito evidenziato la complessità e la specificità dell’intervento orientativo rivolto a questo pubblico adulto rispetto ad una più consolidata attività rivolta ai giovani. 3.1.2 Azioni di orientamento per adulti presso i Servizi pubblici per l’Impiego Poco diffuse, sul territorio nazionale, risultano, anche per questa assenza di prassi, le azioni dei SPI rivolte all’inserimento degli adulti. Si tratta, infatti, perlopiù di casi circoscritti, presenti soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, come evidenziato dai dati presenti nell’indagine Isfol “Verso il lavoro. Organizzazione e funzionamento dei Servizi Pubblici per cittadini e imprese nel mercato del lavoro – Monitoraggio 2003” . Cpi che hanno attivato servizi specifici verso over 45 - valori % Area Non attivati Attivati Esternalizzati Totale Nord-Ovest 49,1 37,0 13,9 100,0 Nord-Est 62,2 37,8 - 100,0 Centro 75,9 24,1 - 100,0 Sud 78,0 22,0 - 100,0 Isole 89,2 10,8 - 100,0 Totale 70,3 26,8 2,9 100,0 geografica Nonostante ciò, si rileva come la serie di interventi offerti sia diversificata e strettamente connessa alla situazione del mercato locale, prevedendo attività di sensibilizzazione, 65 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego formazione, orientamento, tirocini e attivazione di sportelli dedicati agli over 45. Si presenta, qui di seguito, una breve rassegna che testimonia anche dell’alto livello di integrazione delle azioni rivolte a tale target, che non possono, a ragion veduta, esaurirsi in azioni di orientamento tout court e risultano, invece, necessariamente strutturate in maniera complementare, al fine di fornire concreti strumenti di inserimento lavorativo. Nella provincia di Trento, ad esempio, per i lavoratori maschi disoccupati aventi più di 45 anni (per le femmine è sufficiente avere superato i 32 anni), l’Agenzia del lavoro prevede la possibilità di effettuare un’esperienza lavorativa a termine presso cooperative di produzione e lavoro e cooperative sociali, alle quali è riconosciuto un contributo pari al 70% del costo del lavoro per la realizzazione di progetti di utilità collettiva. Inoltre, i “senior”, che necessitano di pochi anni per maturare i requisiti pensionistici e sono iscritti nelle liste di mobilità, avendo, però, esaurito il periodo di sostegno al reddito, possono partecipare ad iniziative di lavori socialmente utili, quali custodia e vigilanza in parchi pubblici, in centri sociali, educativi, culturali, servizi ausiliari alla persona, banditi annualmente da enti locali e realizzati da soggetti privati. La provincia di Trieste ha, inoltre, istituito uno sportello ad hoc per gli over 45. La provincia di Padova ha aderito, invece, ad un progetto sul tele-lavoro organizzato da Italia lavoro: alcuni dei partecipanti, grazie al fondo regionale per l’occupazione, sono stati inseriti o reinseriti nel mercato del lavoro. Nel quadro delle attività finalizzate al superamento di problemi occupazionali dovuti a crisi aziendali, un intervento specifico si sta realizzando nella provincia di Vicenza, per la ricollocazione di lavoratori/trici espulsi dalle unità produttive del gruppo Marzotto, così come nella provincia di Belluno attraverso tirocini previsti dal Fondo occupazione regionale. Lo strumento del tirocinio è utilizzato anche dalla provincia di Ravenna e rivolto agli over 45 in cerca di un lavoro coerente con le esperienze lavorative pregresse. Il progetto “Tirocini rafforzati”, gestito dal Consorzio provinciale formazione professionale e finanziato dal Fondo sociale, attiva tirocini in azienda. Il “tirocinio rafforzato” viene preceduto e accompagnato anche dalla formazione in aula e da un’azione di tutoraggio a cura di un centro di formazione professionale. In questo modo, viene messa a disposizione degli utenti una risposta formativa concreta, personalizzata e immediata che permette loro di intraprendere un percorso di avvicinamento al mondo del lavoro. Nell’anno 2003 hanno usufruito di questo dispositivo 59 persone. 66 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Significativa è pure l’esperienza della provincia di Livorno che partecipa ad un progetto Equal a favore dei lavoratori over 40. Sono stati attivati tirocini della durata di 6 mesi. I criteri seguiti al fine di attivare tirocini con buone prospettive occupazionali sono stati quelli di scegliere solo aziende realmente intenzionate all’assunzione e quegli aspiranti tirocinanti le cui caratteristiche corrispondevano maggiormente alla necessità delle aziende. Nella provincia di Lucca, per i lavoratori over 45, è stato organizzato un progetto denominato “Progetto Rete”. Attraverso la collaborazione della provincia con il comune di Viareggio, la Asl locale ed alcuni soggetti del privato sociale sono state avviate azioni finalizzate al reinserimento di lavoratori over 40 della zona della Versilia. Il progetto Rete è intervenuto principalmente sull’occupabilità dei lavoratori di età avanzata, attraverso azioni specifiche di orientamento, formazione e counselling. La provincia di Pistoia, ispirandosi ad un modello inglese, ha nominato, attraverso un bando, due consulenti personali (uno per Centro per l’impiego), che si occupano esclusivamente del target dei lavoratori anziani, tramite iniziative di tutoraggio e ricollocazione. La provincia di Bari è coinvolta in un’attività finanziata dal programma di Equal, che si propone la creazione di un sistema integrato per favorire il reale inserimento dei soggetti più deboli nel mercato del lavoro, tra i quali sono inclusi appunto i lavoratori over 45. La regione Valle d’Aosta ha promosso iniziative per i lavoratori over 45: in particolare, per i soggetti cui mancavano tre anni di contribuzione previdenziale, sono state previste azioni affinché questi raggiungessero i requisiti per la pensione di anzianità. L’azione consiste in un incentivo finanziario ai datori di lavoro per un’assunzione a tempo indeterminato, pari al 60% del costo del lavoro lordo aziendale. L’intervento di durata massima è della durata di tre anni. Nel caso di assunzione part-time l’intervento finanziario è ridotto proporzionalmente al numero delle ore. La provincia di Savona aderisce al progetto sperimentale “Over 40” della Regione Liguria – di cui si parlerà più diffusamente in seguito – che si inserisce, in questo caso, in un contesto provinciale caratterizzato da una situazione di sostanziale “stagnazione” economica ed occupazionale, che ha determinato anche l’avvio di procedure di mobilità ed espulsione di personale qualificato all’interno del settore automobilistico. La provincia di Savona, attraverso i propri Cpi ha selezionato 40 persone tra i 40 e i 55 anni, disoccupate o inoccupate che sono state inserite all’interno di due percorsi di orientamento: il “Bilancio di competenze individuali” e il “Job Club”. Attraverso questi percorsi, gli attuatori si sono resi 67 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego conto che tutti gli utenti coinvolti avevano maturato un qualche tipo di esperienza lavorativa. Gli strumenti ritenuti più utili all’incrocio domanda-offerta di lavoro si sono rivelati: l’“affiancamento aziendale” al quale seguiva il “tirocinio formativo-orientativo” nel caso l’utente si rivelava essere interessante per l’azienda. Punto di forza del progetto è risultato il forte coinvolgimento delle rappresentanze locali, che ha consentito di individuare le aziende realmente bisognose di lavoratori maturi. Ciò ha permesso, in non pochi casi, di “saltare” la fase di tirocinio, per passare, immediatamente dopo l’affiancamento, all’assunzione diretta delle persone. Il progetto, pubblicizzato attraverso depliant, locandine, organi di stampa e call center, ha riscontrato un notevole successo: alla fine di settembre 2003, sono risultate occupate 28 persone su 40 (con contratti sia tipici che atipici). Il progetto “Rete di azioni integrate di orientamento per adulti disoccupati/inoccupati e a rischio di esclusione sociale” (Raio) – di cui si parlerà più diffusamente in seguito – promosso dal comune di Verona, si è rivolto a uomini e donne lontani dai canali ufficiali di ricerca del lavoro e dell’offerta formativa. L’iniziativa si è proposta di far emergere e valorizzare risorse personali e professionali, utili alla costruzione di un progetto professionale finalizzato all’inserimento lavorativo delle persone adulte. Nella prima fase, l’utenza è stata intercettata in alcuni luoghi pubblici. Nella seconda fase, le persone sono state coinvolte in colloqui al fine di conoscerne gli interessi, le motivazioni, la disponibilità e le esigenze di inserimento lavorativo. Sono stati, quindi, selezionati una trentina di utenti, ai quali è stata offerta la possibilità di attivare un percorso di bilancio personale e professionale, attraverso incontri individuali e di gruppo. Sono state previste, inoltre, azioni di formazione i cui contenuti hanno riguardato il mercato del lavoro e le opportunità locali di inserimento, al fine di fornire informazioni utili ad impostare una ricerca attiva di lavoro. I risultati conseguiti dal progetto sono stati molto soddisfacenti: il numero di destinatari intercettati è stato superiore al previsto, a tal punto che si è pensato di ripetere l’iniziativa nel 2003. Nella seconda edizione, denominata “Una rete per l’orientamento al lavoro degli adulti”, sono stati aumentati i servizi offerti: stage aziendali, tirocini formativi e l’opportunità, offerta ad un certo numero di utenti maturi, socialmente svantaggiati, di lavorare presso l’ente 68 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego locale, con un contratto a tempo determinato nei settori dei servizi museali, dello sport e della cultura. In realtà, seppur sono stati qui riportati un certo numero di casi “ben riusciti”, la considerazione generale è quella secondo cui l’orientamento presso i Spi è troppo scarsamente orientato a target specifici ed, in particolare, a quelli dei soggetti adulti che, come visto, richiedono modalità orientative particolari. Certamente, il quadro risulta problematico anche per l’età relativamente giovane dei Servizi. Né ci si possono aspettare particolari benefici dai nuovi servizi privati i quali, operando in una logica di mercato, difficilmente forniranno servizi adeguati rivolti a categorie di lavoratori più difficili da collocare, soprattutto se parliamo di orientamento piuttosto che di incontro domanda/offerta. A tal proposito sarebbe, quindi, ampiamente auspicabile l’istituzione presso i Centri per l’Impiego di sportelli dedicati agli over 45, così come di apposite “task force”. 3.1.3 Azioni rivolte ai lavoratori adulti nel contesto della programmazione regionale Anche nell’ambito della programmazione regionale pluriennale 2000-2006, ad eccezione delle micro-esperienze territoriali, non si rileva una Misura espressamente dedicata ai “lavoratori adulti”, pur essendo quest’ultima una tematica di assoluto rilievo. Salvo alcuni casi regionali, ad esempio il Lazio, dove l’amministrazione focalizza le proprie azioni di Formazione permanente sulla popolazione attiva “over 45”, i target group individuati dalle Regioni a statuto ordinario disegnano un range piuttosto ampio, che include da un lato i “giovani” – in generale 24enni – e, dall’altro, una popolazione sostanzialmente “anziana” – 65enni). Gli interventi concreti contemplati nell’ambito delle Misure maggiormente rivolte ad un target adulto, quelle della “Formazione permanente” e della “Formazione continua”, disegnano un “panel di azioni” piuttosto ampio e articolato, sintetizzabile in tre “item specifici”: a) interventi a favore di persone ed organizzazioni pubblico-private come aggiornamento professionale individuale, rimotivazione, “nuovi linguaggi” (informatica ed inglese), riorganizzazione/flessibilizzazione dei processi produttivi e dei tempi di lavoro; b) interventi a favore di sistemi e strutture come miglioramento/ampliamento del sistema regionale di formazione professionale; c) interventi di accompagnamento come informazione, consulenze, pubblicizzazione delle opportunità esistenti. 69 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il confronto tra le policies programmate dalle singole Regioni evidenzia un elevato tasso di “somiglianza” tra le azioni proposte (con particolare riferimento ad alcune Amministrazioni del Centro-Nord Italia), secondo una “logica di prossimità” territoriale e/o geografica. Sul versante dell’“attuazione degli interventi”, il grado di integrazione degli attori territoriali non appare, inoltre, particolarmente elevato: nella maggior parte dei casi il “soggetto responsabile” delle azioni specifiche è la Regione stessa, in collaborazione con le Amministrazioni provinciali. La situazione appare migliore sul lato del “soggetto attuatore” – rispetto al quale è contemplata una pluralità di attori pubblico-privati: università, scuole, centri di formazione accreditati. Spostando l’analisi sulla dimensione dell’investimento finanziario complessivo, emerge una situazione in cui a fronte di alcuni casi regionali “virtuosi” (ad esempio, in termini di valori assoluti, le Regioni Piemonte e Lombardia), i fondi programmati dalla generalità delle Amministrazioni in Formazione permanente e continua appaiono piuttosto esigui (e nettamente focalizzati sulla seconda Misura), sia dal lato dell’incidenza percentuale sul totale delle risorse cofinanziate dal Fse nel periodo di programmazione 2000-2006, sia da quello relativo all’incidenza sulla “popolazione adulta attiva” residente nelle singole realtà regionali. Rispetto all’incidenza percentuale sul totale delle risorse il dato medio risulta pari al 13,3%, con le perfomances positive delle Regioni Piemonte e Toscana, rispettivamente 22,6 e 19,3%. Rispetto al dato relativo all’incidenza sulla popolazione adulta attiva, il “tasso di copertura” medio è pari al 12%; anche in questo caso spicca il Piemonte con il 19%, oltre che le Regioni Umbria, Abruzzo e Calabria, rispettivamente con il 16, 15 e 16%. A livello locale, infine, emergono alcune esperienze territoriali, a cui vanno aggiunti alcuni elementi di “debolezza” e di “fragilità”, che, seppur rivestendo un carattere sostanzialmente “micro”, appaiono tuttavia piuttosto interessanti, specie se collocate all’interno di una prospettiva di “buone pratiche locali”. Per concludere, sembra emergere, anche per ciò che riguarda questo filone di interventi, la necessità di potenziare l’attività di diagnosi delle specifiche configurazioni ed esigenze del reintegro occupazionale e sociale dei lavoratori adulti, nonché di implementare attività di monitoraggio che restringano la varietà dei comportamenti sociali, caratterizzanti questo segmento del mercato del lavoro. Ciò contribuirebbe ad un miglior sviluppo delle politiche, migliorando l’efficacia delle iniziative di carattere formativo ed orientativo che, se sufficientemente indirizzate alle specifiche componenti del target, riuscirebbero ad assumere una maggiore validità. 70 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 3.2 TRE CASI DI BUONE PRASSI 3.2.1 Progetto Oltre i 40 anni (Regione Liguria, Province di Genova, La Spezia, Savona, Imperia). Introduzione Il Progetto Oltre i 40 anni è stato promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato dalle Amministrazioni Provinciali di Genova, Imperia, La Spezia e Savona con il supporto dell’Agenzia Liguria Lavoro, ente strumentale della Regione Liguria. Esso rappresenta un’azione sperimentale per la definizione di un modello di contrasto alla disoccupazione della fascia di utenza con più di 40 anni: la finalità generale dell’intervento è stata, infatti, quella di individuare metodologie specifiche per le persone oltre i 40 anni, da adottare quali strumenti di lavoro per gli operatori di orientamento. Tra i punti di forza dell’iniziativa, come emergerà anche in seguito, devono essere segnalati: - il coinvolgimento di tutti i principali attori del sistema delle politiche attive del lavoro; - l’attuazione su tutto il territorio regionale; - il ruolo centrale della metodologia, che ha garantito l’omogeneità degli interventi (soggetti con caratteristiche differenti hanno trovato nella metodologia uno sbocco alle loro problematiche lavorative, attraverso un sistema flessibile, adattabile e personalizzato e nel contempo vincolante); - l’articolazione che non ha previsto percorsi fissi ma la realizzazione di diversi progetti individuali; - il coinvolgimento in tutte le fasi degli operatori dei Centri per l’Impiego. Soggetti coinvolti La realizzazione del Progetto ha visto coinvolti, oltre alla Agenzia Liguria Lavoro e le Amministrazioni provinciali, il Job Centre che in Liguria rappresenta una risorsa di primaria importanza nel sistema di supporto alla ricerca di impiego. Destinatari I destinatari del Progetto, individuati dalle Amministrazioni provinciali e dall’Agenzia Liguria Lavoro, sono stati individuati in persone che, superati i 40 anni senza aver risolto il proprio 71 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego problema professionale, hanno richiesto un sostegno individuale di accompagnamento al lavoro. Il Progetto ha coinvolto oltre 200 persone, tra uomini e donne, in possesso di esperienze di lavoro polivalenti, maturate nel contesto di imprese piccole e medie e/o di aziende artigiane, in assenza di contratti di lavoro regolari e privi di un profilo professionale spendibile. Una particolare attenzione è stata riservata alle donne, separate o divorziate, in condizione di disoccupazione o inoccupazione. Articolazione del Progetto Di seguito illustriamo in breve l’articolazione del Progetto, con l’individuazione dei soggetti attuatori delle singole fasi, mentre i singoli interventi saranno descritti negli appositi paragrafi dedicati alle sperimentazioni provinciali. Progettazione generale: Comitato di Progettazione, formato dall’Agenzia Liguria Lavoro e dalle quattro Amministrazioni Provinciali. Promozione del progetto: Centri per l’Impiego Provinciali (prevalentemente) attraverso il contatto diretto con gli utenti 40enni potenzialmente interessati al progetto iscritti alle graduatorie e con un’elevata adesione al progetto. L’Agenzia Liguria Lavoro ha supportato l’azione promozionale. Progettazione di dettaglio: Amministrazioni Provinciali che hanno coinvolto i loro Centri per l’Impiego ed il Job Centre scrl o strutture territoriali competenti. Individuazione dei destinatari: Centri per l’Impiego Provinciali. Bilanci di Competenze: Job Centre, al fine di poter garantire una più precisa omogeneità di intervento. Job Club: Job Centre e Centri per l’Impiego. Tirocini: Amministrazioni provinciali (anche tramite l’affidamento a soggetti terzi). Formazione: Amministrazioni provinciali (anche tramite l’affidamento a soggetti terzi). Placement: Amministrazioni provinciali in collaborazione con i Centri per l’Impiego (o soggetti terzi). Nell’ambito del Progetto è stata realizzata anche una ricerca sui fabbisogni delle persone ultra quarantenni in cerca di lavoro, strumento fondamentale per l’analisi di contesto e la progettazione di metodologie trasferibili. 72 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego L’Agenzia Liguria Lavoro ha gestito direttamente le fasi di progettazione, coordinamento e monitoraggio del progetto: questo ha assicurato uniformità metodologica ai diversi interventi realizzati sul territorio regionale ed ha consentito di produrre un documento finale per la diffusione dei risultati. Quest’ultima è stata assicurata da un CD Rom contenente la documentazione completa del percorso realizzato, una pubblicazione con la sintesi delle azioni e un Convegno rivolto agli operatori del settore delle Politiche Attive del Lavoro finalizzato ad individuare i criteri per la trasferibilità delle metodologie individuate. Strumenti utilizzati L’assessment centre: le tecniche usate sono la discussione in gruppo di alcuni casi o lo svolgimento di role planning. La metodologia è stata utilizzata per formare i Job Club. Il Job Club: strumento adatto a promuovere strategie di ricerca attiva del lavoro, anche per persone che, per età anagrafica e condizione economico-familiare, avrebbero da un lato difficoltà a seguire un percorso troppo rigido, dall’altro avrebbero comunque bisogno di sistematizzare le proprie azioni di ricerca di un impiego. Il Bilancio di Competenze: particolarmente indicato per il target di utenza di riferimento del progetto, essendo uno strumento principalmente rivolto a lavoratori che abbiano avuto già modo di acquisire un bagaglio di esperienze consolidato e che cerchino di individuare percorsi per realizzare un proprio progetto professionale. Il momento formativo: rappresenta un elemento centrale del progetto. È stato progettato e avviato in base alla tipologia dell’utenza e al contesto produttivo. Il tirocinio: strumento strategico all'interno della realizzazione del progetto professionale personale dei partecipanti. L'accordo siglato con le Associazioni datoriali di diversi settori produttivi ha facilitato la realizzazione di tirocini adeguati alle esigenze formativo/professionali dei partecipanti. Il placement: rappresenta la conclusione di tutto il percorso e si è esplicato in incontri individuali finalizzati a rafforzare la percezione di sé, un’assistenza operativa, individuale o di gruppo e una funzione di feed back delle azioni intraprese. L’affiancamento aziendale: che offre la possibilità di avere un momento di confronto con persone che già svolgono il lavoro di proprio interesse. Le testimonianze aziendali si sono svolte alla presenza di un tutor in grado di affiancare il partecipante e l’esperto aziendale negli incontri. 73 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Sperimentazioni provinciali La Spezia Nella realizzazione del Progetto in Provincia di La Spezia sono stati coinvolti il Servizio Lavoro della Provincia, i Centri per l’impiego, il Job Center e il sistema formativo provinciale. Il Progetto ha preso in carico 40 utenti, accompagnandoli in tutte le fasi previste, dall’accoglienza al bilancio di competenze, dalla ricerca attiva del lavoro all’inserimento nelle azioni formative previste. Le metodologie utilizzate sono state: Assessment Center per la prima selezione di gruppo, Job Club, Bilanci di competenze, Affidamento ad un tutor aziendale, Tirocinio, Formazione, Placement. Le adesioni preliminari al Progetto sono state raccolte tramite il Call Center regionale dell’Agenzia Liguria Lavoro, mentre la fase del reclutamento è stata condotta dai Centri per l’Impiego che hanno definito insieme al Job Centre il percorso e concordato la metodologia di lavoro e gli strumenti. Le persone non ammesse al progetto sono state indirizzate agli altri servizi dei Centri per l’Impiego. Durante questa fase gli operatori dei Cpi hanno effettuato una prima selezione delle persone attraverso un colloquio informativo e orientativo con gli utenti, durante il quale il progetto è stato illustrato nelle sue linee generali. I dati acquisiti sono stati trasferiti al Job Center, che ha verificato, attraverso un questionario ed un lavoro di gruppo, il posizionamento degli utenti del progetto rispetto al bilancio di competenze e al Job Club e rispetto al progetto in generale Attraverso colloqui individuali sono state concordate con gli utenti la partecipazione al progetto e la scelta del servizio di accesso. Complessivamente hanno partecipato a questa fase 41 utenti, dei quali 27 sono stati ammessi al Job Club e 14 al Bilancio di Competenze. Al termine di questa fase è stato redatto, per ciascun partecipante, un progetto individuale che è stato consegnato agli enti di formazione per gestire gli strumenti previsti: voucher, tirocini, accompagnamento al lavoro. Le fasi successive previste dal Progetto sono state affidate attraverso un bando di gara ad una Associazione temporanea di scopo formata da Formimpresa in qualità di capofila, il Centro Provinciale Durand De La Penne, il Cisita e Is.For.Coop. Al termine del Progetto sono stati attivati: 74 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 8 tirocini finalizzati a migliorare ed adeguare le competenze possedute attraverso l’inserimento in azienda; 1 affiancamento aziendale finalizzato alla trasformazione del professionale personale in reale percorso di inserimento/reinserimento; 6 percorsi formativi finalizzati all’adeguamento della figura professionale desiderata alle nuove competenze/conoscenze che il mercato del lavoro richiedeva; 20 assistenze al placement, attraverso l’utilizzo di servizi di assistenza individuale finalizzati al rafforzamento della percezione di sé rispetto al mercato del lavoro e all’applicazione di strategie di ricerca attiva. Il limite di questa fase, derivato dalla scelta di mettere a bando le attività, è stato rappresentato dall’aver strutturato le azioni previste senza conoscere i percorsi individuali dell’utenza. Tale limite è stato in parte superato grazie al costante rapporto successivo l’ATS, i Servizi per l’Impiego provinciale e l’Agenzia Liguria Lavoro. Al termine del progetto sono stati realizzati 13 inserimenti lavorativi e 2 creazioni di impresa individuale. L’esperienza del progetto è stata alla base della progettazione e realizzazione del successivo progetto RETE finanziato con le risorse Fse del 2002 e riproposto nella programmazione 2004. Genova Per l’attuazione del Progetto nella Provincia di Genova è stato costituito un gruppo di lavoro che ha visto la partecipazione di appartenenti all’Agenzia Liguria Lavoro, al Servizio Politiche del Lavoro della Provincia, ai Servizi per l’Impiego e al Job Centre. Il numero complessivo di persone da inserire nel progetto è stato inizialmente fissato in 80 unità, salite a 106 nel corso del progetto, rappresentate da donne con più di 40 anni disoccupate, in situazione di disagio, separate o divorziate che non hanno raggiunto l’obiettivo della stabilità e continuità lavorativa. I percorsi previsti dal Progetto comprendevano dispositivi di accesso, di prosecuzione e di uscita. Mentre quest’ultima, a livello teorico, è sempre rappresentata da un’attività di placement o di tirocinio, gli strumenti di avvio e di continuazione del percorso potevano essere variamente combinati; pertanto, complessivamente il progetto consentiva 11 diversi modelli di percorso. I casi individuati dagli orientatori sono stati sottoposti periodicamente a discussione nel corso di un incontro fra gli stessi e il coordinatore tecnico. La conclusione positiva di questa 75 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego istruttoria consentiva l’accesso della persona al percorso individualizzato costruito con gli strumenti più adeguati fra quelli disponibili. Gli stessi orientatori, con la supervisione del coordinatore e nell’ambito della consulenza orientativa, si sono occupati della stesura del progetto individuale ed hanno monitorato il percorso attivato. Il reclutamento dell’utenza è avvenuto presso i Centri per l’Impiego, in base a criteri di accesso definiti dal gruppo di progetto anche grazie alle indicazioni emerse nel corso di cinque incontri di ascolto che hanno coinvolto complessivamente circa quaranta donne. Il numero di donne che hanno mostrato interesse al Progetto (circa 300) si è rivelato molto più alto della effettiva disponibilità: una prima selezione è stata svolta attraverso incontri collettivi di informazione e primo orientamento a seguito dei quali le partecipanti potevano chiedere un incontro di consulenza individuale finalizzato ad approfondire l’opportunità/sostenibilità del percorso previsto dal progetto rispetto alle esigenze individuali. Al termine di questa fase le utenti sono state prese in carico attraverso il dispositivo della consulenza orientativa finalizzata a verificare la corrispondenza tra i bisogni individuali ed il percorso previsto dal progetto e definire gli obiettivi specifici di ciascun percorso di transizione. La consulenza orientativa ha portato alla redazione di una scheda individuale. Gli orientatori hanno seguito le utenti nell’accesso ai servizi, verificando lo sviluppo e gli esiti del percorso e facilitando di volta in volta il passaggio al dispositivo successivo. Nel complesso sono state realizzate circa 130 consulenze di cui 106 hanno portato a contratti di partecipazione al progetto. Le altre donne sono state orientate verso altri percorsi. La fase successiva, il Bilancio di competenze, è stata articolata in percorsi della durata massima di 24 ore, suddivise in 6/8 sedute a cadenza settimanale, realizzate attraverso incontri individuali e l’uso di strumenti di auto/etero valutazione, utilizzati in relazione alla disponibilità espressa dall’utente e alle sue risorse personali. Sono stati realizzati 27 bilanci di competenze. Il dispositivo del Gruppo di Ricerca Attiva di Lavoro (Gral) è stato finalizzato alla messa a punto di un progetto professionale ed alla prima realizzazione di un piano di azione per la ricerca di lavoro. Il gruppo ha stimolato l'organizzazione e la realizzazione di azioni di ricerca di lavoro in una prospettiva di aiuto reciproco e condivisione delle difficoltà incontrate. I Gral, costituiti da 6/8 persone, hanno avuto una durata media di 6 settimane, a disposizione un’aula attrezzata presso il Job Centre, operatori di supporto e due appuntamenti settimanali fissi per organizzare e verificare la ricerca di lavoro. Sono stati realizzati 3 gruppi per un totale di 29 partecipanti. 76 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Al termine di questa fase l’utente poteva accedere al Placement, per mettere in atto azioni di ricerca di lavoro con il supporto di un monitoraggio individuale; al tirocinio/formazione o al Servizio Match di incontro fra domanda ed offerta lavoro. Il Tirocinio è stato considerato come un’opzione residuale nei casi in cui si è verificata la necessità di aumentare l’appetibilità del soggetto per le aziende. L’orientatore inviava la scheda di accesso ai servizi all'Ufficio tirocini che ha trattato i soggetti secondo un modello standardizzato dalla Provincia con erogazione di un contributo mensile per un massimo di sei mesi ai tirocinanti ed una procedura di monitoraggio condivisa fra Tutor dell’Ente e Tutor aziendale. Sono stati attivati in tutto16 tirocini. L’obiettivo dell’attività formativa è stato quello di aumentare il livello di spendibilità individuale attraverso l'acquisizione di conoscenze e competenze tecniche, grazie all’erogazione di voucher individuali e la disponibilità di corsi a catalogo. L’offerta di formazione si è articolata in corsi di informatica e l’erogazione di voucher spendibili presso enti, società e aziende con un catalogo di offerta formativa. Nel complesso sono stati organizzati 3 corsi di informatica a cui hanno partecipato 30 allieve e 40 azioni di formazione individuale. Le azioni formative hanno consentito, dal punto di vista delle utenti, di soddisfare velocemente una elevata richiesta, mentre a livello di sistema hanno consentito la sperimentazione dei voucher che sono stati introdotti tra i servizi ordinari offerti dalla Provincia. Il Placement si è articolato in incontri settimanali (da 2 a 5) finalizzati a costruire un piano d'azione, una eventuale revisione del bagaglio degli strumenti di ricerca e a mettere in pratica azioni di ricerca. Complessivamente sono stati attivati 13 percorsi di Placement. Nel corso del Progetto sono state realizzate anche 42 Interviste a Professionisti con l’obiettivo di consentire contatti diretti tra interlocutori del mercato del lavoro (principalmente imprenditori e professionisti) e coloro che stavano costruendo un progetto professionale e avevano bisogno di informazioni dirette su una professione o un settore produttivo oppure stavano realizzando azioni di ricerca di lavoro. Imperia Per l’attuazione del Progetto nella Provincia di Imperia sono state utilizzati gli strumenti e le professionalità già disponibili: alcune azioni sono state realizzate da personale incaricato dall’Agenzia Liguria Lavoro, altre, invece, dal Centro di Formazione Professionale 77 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Provinciale. In questo modo il Progetto è stato utilizzato come azione di integrazione e valorizzazione delle risorse esistenti. Gli enti coinvolti nella gestione locale del progetto sono stati la Provincia, l’Agenzia Liguria Lavoro, il Centro Provinciale di Formazione Professionale “Pastore”, il Job Centre di Genova. Gli obiettivi definiti a livello provinciale sono stati: l’inserimento lavorativo attraverso un percorso articolato e innovativo; la promozione dei Servizi per l’Impiego; l’integrazione dei vari servizi coinvolti. Il target degli utenti è stato costituito da ultraquarantenni in cerca di occupazione. Gli obiettivi sono stati perseguiti rimodulando il progetto regionale secondo le caratteristiche e le attese provinciali. L’attività di promozione a livello provinciale è stata realizzata ad integrazione di quella regionale utilizzando i media tradizionali e si è basata sulla comunicazione di pochi elementi facilmente comprensibili, rimandando l’utenza interessata presso i Centri per l’Impiego. Il Progetto ha visto l’utilizzazione dei seguenti dispositivi: Assessment center, funzione svolta attraverso il reclutamento ed i colloqui di gruppo. Reclutamento, condotto dagli operatori dei tre Centri per l’Impiego provinciali nei confronti degli utenti che si sono presentati ai CPI chiedendo ulteriori dettagli. L’attività è consistita in una prima verifica sulla disponibilità dei soggetti alla partecipazione ad un progetto impegnativo; nella compilazione di una scheda curriculum individuale e nell’illustrazione dei servizi presenti presso i Centri per l’Impiego, a disposizione di coloro che non hanno partecipato al Progetto. In questo modo sono stati individuati 82 soggetti (65 % donne 35% uomini) che hanno partecipato alla fase successiva. Colloqui di gruppo, che hanno consentito l’individuazione delle 40 persone (67,5% donne e 32,5% uomini) con le caratteristiche più idonee al percorso studiato: ogni colloquio è stato condotto da 3 operatori. 20 di questi soggetti (60% donne e 40% uomini) sono stati ammessi ai Job Club e 20 hanno avuto accesso al Bilancio di Competenze (75% donne e 25% uomini). Job club, a cui hanno partecipato 20 persone in possesso di un obiettivo professionale e di un certo livello di occupabilità, già attivi e disponibili al lavoro di gruppo. Al termine dell’azione, per ogni partecipante e per il gruppo nel suo insieme, è stata redatta una relazione illustrativa delle indicazioni emerse, delle attività svolte e dei risultati ottenuti. Sono stati organizzati tre gruppi, uno per ogni Centro per l’Impiego, ognuno dei quali condotto da due operatori con il supporto di altri due. 78 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Bilancio delle competenze, fase attuata dal Job Centre di Genova, e conclusasi con la redazione di una relazione per ogni partecipante, finalizzata alla definizione di un progetto individuale e ad una funzione di raccordo con le fasi successive. Testimoni aziendali, realizzata dal Centro Provinciale di Formazione Professionale “Pastore”, ha visto l’organizzazione di incontri con testimoni privilegiati. Le fasi della Formazione, delle Work experiences (Tirocini) e del Placement sono state realizzate contemporaneamente, per motivi organizzativi di varia natura, cosa che non ha consentito di utilizzare tutte le risorse a disposizione. In particolare, la formazione, è consistita in un corso di 70 ore finalizzato all’acquisizione di competenze informatiche, che ha interessato 13 persone. Come Work experiences sono stati organizzati 7 tirocini della durata di un mese: il numero esiguo è stato causato in gran parte proprio dalla breve durata, che ha indotto molti partecipanti al rifiuto. La fase di assistenza al Placement ha visto coinvolto personale incaricato dall’Agenzia Liguria Lavoro operante nei Centri per l’Impiego, e personale incaricato dalla Provincia. L’utilizzo del personale dei Centri ha permesso di inserire di fatto questa fase nel normale lavoro dei CPI e garantire quindi un’assistenza duratura nel tempo. Savona L’attuazione del Progetto nella Provincia di Savona è stata caratterizzata da un buon livello di attenzione da parte dalle categorie economiche e sociali e dalla forte integrazione del gruppo di lavoro (Provincia di Savona – Centri per l’impiego di Savona ed Albenga – Job Centre – Is.for.coop.). Il gruppo di lavoro ha proposto una progettazione specifica articolata come segue: - individuazione delle linee e degli strumenti metodologici e delle strategie personalizzate; - predisposizione del materiale illustrativo del progetto, mirato alla specificità territoriale; - preparazione ed organizzazione di un Focus Group per definire il quadro di riferimento economico e sociale e le potenziali dinamiche occupazionali provinciali; - raccolta delle candidature e formazione dei gruppi previsti dal progetto; - fase operativa: Job Club, Bilancio di Competenze, Interventi formativi, Placement, accompagnamento al lavoro. 79 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Al Focus Group hanno partecipato i Centri per l’Impiego di Savona e di Albenga, il Job Centre, le Organizzazioni sindacali e datoriali. L’incontro ha consentito di rilevare la presenza, sul territorio provinciale, di un numero crescente di soggetti non più giovani che, pur avendo accumulato valide competenze, non riescono a tradurle in forme occupazionali stabili. Al Progetto hanno partecipato complessivamente 45 soggetti (60% donne e 40 % uomini); di questi, 20 hanno partecipato ai Job Club e 16 sono stati ammessi al Bilancio di competenze. Il Bilancio di competenze, realizzato dal Job Centre, ha consentito di ricostruire e valutare le competenze professionali e personali acquisite; analizzare le motivazione e gli interessi, le potenzialità e le attitudini; approfondire la conoscenza delle possibili opportunità professionali offerte; elaborare idee e/o progetti professionali per inserirsi nel mondo del lavoro; individuare i percorsi formativi necessari e coerenti con gli obiettivi espressi. Tali elementi sono stati poi trasferiti ai tutor e agli incaricati all’accompagnamento per avviare il processo di ricerca occupazionale. La fase degli Affiancamenti aziendali e tirocini formativi è stata organizzata anche in base alla situazione produttiva ed occupazionale della Provincia, che non può contare sull’azione trainante delle imprese medio – grandi. L’attività di ricerca occupazionale ha assunto schemi metodologici non strutturati e personalizzati, secondo la tipologia dell’azienda ed il sistema organizzativo dell’impresa, privilegiando il metodo del rapporto interpersonale, il conseguimento della fiducia dei datori di lavoro o del management, il convincimento sull’opportunità di verificare le professionalità proposte ed utilizzare gli strumenti del Progetto. Durante le fasi di tutoring e placement i tutor hanno svolto non soltanto attività d’aula, ma anche una intensa attività di ricerca e analisi finalizzata all’individuazione dei settori produttivi e delle aziende presenti sul territorio “compatibili” con le competenze e le potenzialità dei partecipanti al Progetto. Il contatto con l’impresa si è articolato in 4 fasi: incontro di presentazione del Progetto con i referenti aziendali responsabili delle risorse umane; individuazione dei profili professionali ricercati dalle aziende ed incrocio con le professionalità presenti all’interno del Progetto; progettazione condivisa di un percorso di inserimento lavorativo; stipula della convenzione per l’affiancamento aziendale e/o tirocinio. 80 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Dove possibile si è privilegiata l’assunzione diretta dei partecipanti, riservando l’attività di affiancamento e tirocinio ai casi di inserimento lavorativo più problematici: in questo modo è stato possibile, tra l’altro, allargare la platea degli utenti da 40 a 45 unità. Le imprese contattate sono state 85. Sono stati attivati 22 tirocini formativi per un totale di 64 mensilità e 31 affiancamenti aziendali. I rapporti di lavoro instaurati sono stati 37 (10 contratti a tempo indeterminato, 19 contratti a tempo determinato, 4 rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, 2 Work Experience finalizzate all’assunzione a tempo indeterminato, e 2 partecipazioni in imprese). In merito ai dati sopra riportati si fa presente che per un partecipante al Progetto sono stati avviati due rapporti di lavoro. Valutazione Per la valutazione del Progetto è stato seguito un approccio critico o “costruttivista”, sensibile alle influenze reciproche tra tutti i soggetti coinvolti nel processo di valutazione. Il processo di valutazione del progetto over 40 ha avuto i seguenti obiettivi: - conoscere l’efficacia dell’intervento rispetto agli obiettivi del progetto Over 40; - costruire un modello per la trasferibilità delle modalità di realizzazione dell’intervento; - condividere con le Province il processo e trasferire gli strumenti per avviare processi di autovalutazione. In particolare, si è cercato di far emergere: - i punti di forza e di criticità dell’impianto nel suo complesso e dell’articolazione degli interventi attuati; - gli spazi di migliorabilità in termini di efficacia, efficienza, soddisfazione del cliente, impatto nel contesto socio economico (imprese coinvolte), funzionamento della rete dei soggetti coinvolti. L’attività di valutazione è stata dunque organizzata in: - Interviste a testimoni privilegiati: destinatari (6 a Genova, 3 nelle altre Province, per un totale di 15) e imprese (2 a Genova, 1 nelle altre Province, per un totale di 5). Gli interlocutori sono stati individuati in collaborazione con le Province, sulla base del criterio dello studio di caso. 81 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Focus group con gli operatori coinvolti, secondo un criterio di eterogeneità rispetto alle competenze e alle attività (1 focus per Provincia, per un totale di 4). Al fine di consentire una lettura sistematizzata dei dati raccolti per la valutazione gli obiettivi del Progetto sono stati organizzati come di seguito indicato. Obiettivi generali: individuare uno sbocco alle problematiche lavorative, attraverso un sistema flessibile, adattabile e personalizzato e, al tempo stesso, vincolante per persone sopra i 40 anni in assenza di contratti di lavoro regolarizzati. Obiettivi principali: empowerment, risocializzazione al lavoro, ricerca attiva del lavoro e consapevolezza rispetto le proprie competenze. Obiettivi specifici Genova: riattivazione di percorsi e strategie nei confronti del mercato del lavoro di donne over 40. Imperia: supporto a soggetti in età avanzata per migliorare o costruire la loro spendibilità sul mercato del lavoro. Savona e La Spezia: reinserimento lavorativo persone over 40 anni. Obiettivi strumentali: realizzare una rete tra soggetti istituzionali; sperimentare nuovi dispositivi e strumenti per i servizi per l’impiego; creare competenze necessarie nello specifico contesto economico. Obiettivi di realizzazione: avvicinare il destinatario; provare nuovi approcci rispetto alla presa in carico e alla mediazione “attiva”; sperimentare un servizio dedicato anche in vista di una possibile strutturazione permanente. Anche alla luce delle finalità di rilettura del percorso in chiave di modellizzazione e trasferibilità del modello è sembrato più funzionale considerare i “risultati” analizzando i vantaggi dal punto di vista dei destinatari (non solo le persone ma anche le imprese coinvolte nel progetto) del programma, sia rispetto alla realizzazione effettiva degli obiettivi, ma soprattutto rispetto della qualità di quanto effettivamente realizzato. Gli impatti specifici per Provincia riguardano la lettura dei vincoli e delle risorse secondo l’opinione degli operatori contestualizzati rispetto agli obiettivi specifici del territorio, mentre l’ultima parte è dedicata agli impatti globali. 82 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego I destinatari del progetto I destinatari effettivi del Progetto sono stati 212, di cui 171 donne e 41 uomini. La netta prevalenza di donne (80,6% dei partecipanti) si spiega con la scelta della Provincia di Genova di individuare come target specifico le donne adulte disoccupate. Tale scelta è ritenuta un elemento di successo e viene giudicata molto positivamente. La distribuzione per fasce di età evidenzia una presenza consistente di utenti tra i 41 e i 51 anni, a conferma che gli organizzatori del progetto hanno individuato un target adeguato e rispondente ai bisogni del tessuto sociale ligure. Si nota una flessione significativa dai 52 anni in poi: è ipotizzabile che questa fascia di utenti sia ormai rassegnata e abbia smesso di cercare attivamente lavoro, ma è anche probabile che tali soggetti siano stati esclusi in fase di selezione in quanto poco compatibili con le caratteristiche del progetto. Il progetto “Over 40” ha raccolto principalmente persone con un’anzianità di disoccupazione da zero a dodici mesi, che sono ben il 25% degli utenti partecipanti. Si registra comunque la presenza importante e significativa anche di soggetti disoccupati “di lungo periodo”: da due a cinque anni (17%) e da più di dieci anni (15%). Questi dati indicano, da un lato, la costanza nella ricerca del lavoro da parte di persone in stato di disoccupazione da alcuni mesi, dall’altro segnalano una “richiesta” di reinserimento di soggetti ormai fuori dal mondo del lavoro da molto tempo. Per quanto riguarda il titolo di studio, particolarmente significativa è la quota di diplomati utenti del progetto (47%), segno che questo titolo di studio è sempre meno spendibile sul mercato del lavoro, specialmente in età adulta. Elevato è anche il numero di chi ha ottenuto il titolo di scuola media (30%), mentre molto bassi o addirittura non presenti i casi di chi ha titoli di studio inferiori. Il 10,3% di laureati/e è rappresentata quasi sempre da persone che non sono mai entrate nel mondo del lavoro e che, quindi, dopo i quaranta anni, hanno grandi difficoltà a trovare una collocazione professionale. Risultati Di seguito si riportano i dati quantitativi relativi agli strumenti utilizzati nel Progetto: Job Club, Bilancio di Competenze, Formazione, Tirocinio, Affiancamento Aziendale, Placement. Il Job Club ha coinvolto complessivamente 98 utenti (il 46% del totale), dodici di essi hanno effettuato il bilancio, 16 il GRAL (come si vedrà più avanti considerato positivamente da alcuni utenti), e con 19 è stato effettuato il Job Club. 83 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il bilancio di competenze ha riguardato 87 utenti. La formazione è la forma più diffusa di coinvolgimento e reinserimento sociale oltre che lavorativo e ha coinvolto 115 utenti (ben il 54%). Il dato più significativo riguarda lo svolgimento di 55 casi di attività formative di informatica, o strettamente legate all’informatica. I tirocini, utilizzati complessivamente in 79 casi (37,2%), sono stati effettuati presso enti pubblici (Comuni o Province), cooperative o aziende. L’affiancamento aziendale ha riguardato un numero inferiore di utenti rispetto agli altri strumenti (21 utenti, pari al 9,9%), mentre il placement ha coinvolto 62 utenti. Valutazione qualitativa Le opinioni dei destinatari, rispetto al progetto in generale, risultano fortemente condizionate dell’esito del percorso. Anche se non necessariamente l’esito è considerato esclusivamente in funzione dell’assunzione, occorre segnalare che le opinioni più positive derivano dai soggetti che hanno avuto la possibilità di inserimento lavorativo. Anche per questo, come già dichiarato nell’introduzione metodologica, la valutazione è stata concentrata maggiormente a cogliere aspetti relativi alla qualità del percorso e del rapporto nell’opinione dei destinatari. In sostanza, si può affermare che i destinatari considerano “Over 40” un buon progetto, con delle ottime potenzialità ed una capacità straordinaria di motivare (e rimotivare) l’utente. La progettazione adeguata ed il supporto psicologico non sono però sufficienti nel momento in cui si evidenziano un’articolazione ed un percorso poco chiari, che conducono a tempi eccessivamente lunghi e all’assenza di incentivi economici. In generale la valutazione dell’esperienza con “Over 40” che hanno dato le imprese intervistate è positiva. Secondo i rappresentanti delle imprese gli aspetti che hanno contribuito alla riuscita e al successo di “Over 40” sono: l’individuazione di una fascia di popolazione effettivamente bisognosa di aiuti nel settore professionale, la buona rete di collaborazione e quindi il lavoro di comunicazione tra responsabili del progetto e imprese. Questa rete ha però funzionato solo in alcune province, cosa che rende necessari un miglioramento della comunicazione tra responsabili di progetto e rappresentanti delle imprese e l’introduzione di incentivi, sia per l’azienda che per il tirocinante, in grado di sostenere proprio quella rete e quel target di utenza. 84 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il problema degli incentivi e quello della comunicazione/informazione è emerso dalle opinioni dei destinatari, delle imprese, ma anche dei responsabili stessi del progetto. L’introduzione ed il miglioramento di questi due fattori sono certamente funzionali ad un miglioramento dell’efficacia dell’intero progetto. In particolare, la valutazione dei destinatari può essere riassunta come segue: - buona progettazione: percorso lungo e faticoso, ma strumentale all’inserimento; - chiarezza degli obiettivi e del percorso (a partire dalle prime fasi di inserimento nel progetto sono state presentate tutte le opportunità in modo chiaro e comprensibile); - orientamento dell’utente: in generale l’orientamento ha rappresentato un efficace recupero di professionalità ed è stato coerente con le conoscenze pregresse dell’utente; - aumento di motivazione e consapevolezza delle capacità e competenze dell’utente; - ottimo rapporto con gli operatori grazie ad una comunicazione frequente e non unilaterale; - buon rapporto col job centre; - corsi di formazione di informatica molto efficaci e ben gestiti, che rappresentano anche un’occasione di confronto con persone in situazioni di vita simili. La valutazione delle imprese può essere riassunta come segue: - buon funzionamento della rete di collaborazione; - ottima comunicazione tra operatori e impresa; - mediazione adeguata; - capacità del progetto di concentrarsi su una fascia di offerta di lavoro con caratteristiche specifiche importanti quali: serietà, esperienza, forte motivazione; - selezione di persone realmente pronte ad un inserimento lavorativo; - incentivi per l’impresa adeguati. Impatti specifici Si riassumono di seguito gli impatti specifici nelle singole Province in cui è stato realizzato il Progetto. 85 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Genova Risorse/Positività Nuove strategie per l’occupazione ed il lavoro Target donne adulte Conoscenza e condivisione delle problematiche delle donne over 40 Sostegno psicologico alle utenti Sperimentazione nuovi dispositivi Promozione dei servizi Vincoli/Criticità Eccessiva pubblicità del progetto Tempistica lunga Aspettative eccessive generate dal bilancio di competenze Rigidità della gestione economica Vincoli all’erogazione della formazione Discontinuità nel lavoro di rete Imperia Risorse/Positività Possibilità di sperimentazione e utilizzo di nuovi strumenti Tirocini Job club per il confronto e il supporto reciproco Vincoli/Criticità Affiancamento aziendale Aspettative eccessive generate dal bilancio di competenze Tempistica lunga e rigida Comunicazione tra soggetti, mancanza di un tutor mediatore Savona Risorse/Positività Vincoli/Criticità Approccio esterno adottato dal centro per Durata troppo breve del tirocinio l’impiego Mancanza di una rete con le altre province Tirocinio e affiancamento Focus group per sensibilizzare e segnalare strumenti e soggetti del centro per l’impiego Tempistica soddisfacente La Spezia Risorse/Positività Gestione della presa in carico e dell’orientamento di ogni destinatario Buon esito delle occasioni di socializzazione, efficacia del lavoro di gruppo Efficacia a livello di rimotivazione dei destinatari Buona comunicazione all’interno della rete degli enti coinvolti Prima applicazione degli strumenti previsti dai FSE Vincoli / Criticità Difficoltà territoriali (alta % di microaziende) Utenza difficile (soprattutto l’utenza maschile) Resistenze delle imprese all’assunzione di persone over 40 Difficoltà di rapporto con le associazioni datoriali Scelta di utilizzare un bando per costituire l’ATS Assenza di incentivi per le assunzioni Scarsa condivisione del progetto a livello istituzionale 86 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego GRAL Scarsa conoscenza del territorio da parte del Job Center Bilancio di competenze non tarato sul territorio Assenza di un tutor personale Tempistica lunga Fase di riorganizzazione dovuta al trasferimento del CPI Impatti globali L’esperienza del Progetto ha avuto un impatto di sistema, perché ha indotto i diversi attori coinvolti nel progetto a ragionare in termini differenti. Ragionare per progetto e concentrarsi su un target specifico impone la contestualizzazione dell’intervento e degli strumenti. Il target specifico “over 40” è stato significativo anche per comprendere le caratteristiche e le difficoltà dell’attuale mercato del lavoro e la necessità di porre la dovuta attenzione a nuove e complesse situazioni di disagio e svantaggio sociale che riguardano questa fascia di popolazione. Il progetto “Over 40”, inoltre, ha permesso di sperimentare molti e diversi dispositivi legati all’inserimento al lavoro, ma soprattutto l’idea e l’approccio della “delega attiva sul percorso”: l’idea cioè che il servizio con la presa in carico dell’utente lo accompagna in un percorso il cui fine è l’attivazione/ ri-attivazione di risorse e potenzialità dell’utente. L’aver provato nuovi strumenti si è tradotto anche in una differente immagine dei Cpi che si è riflessa all’esterno: il progetto ha dato nuova visibilità ai centri per l’impiego e ai servizi che possono erogare, nei confronti dei destinatari e delle imprese. In generale si può affermare che la struttura del progetto è ritenuta positiva e adeguata agli obiettivi; tuttavia si segnalano alcuni punti rilevanti ai fini di una maggiore efficacia del progetto. Secondo gli operatori e i responsabili, per ottenere dal progetto un miglior funzionamento, occorrerebbe prevedere una condivisione più forte con gli attori in fase sia di progettazione che di gestione che consenta una maggiore flessibilità della fase attuativa del progetto stesso. In vista di una modellizzazione del progetto gli operatori ritengono necessario mantenere il target di donne adulte disoccupate e lavorare sulla fase di tirocinio ed inserimento aziendale, che hanno dimostrato un’efficacia relativa. Il periodo di prova in azienda deve essere accompagnato e, in particolare, preceduto da un accordo dell’amministrazione (o Centro per l’Impiego) con l’azienda stessa, per garantire maggiormente il successo del tirocinio che, altrimenti, rischia di essere per l’utente semplicemente un periodo lavorativo poco (o per niente) retribuito. 87 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Sarebbero, inoltre, auspicabili alcune modifiche che consentano una comunicazione e un lavoro di rete migliori, oltre ad un accompagnamento più continuo dell’utente da parte di un tutor lungo tutto il percorso, dall’accoglienza al placement: nei casi di buon tutoraggio gli utenti hanno dichiarato tutta la loro soddisfazione. Per avere maggiore incisività il progetto dovrebbe prevedere un budget per ogni utente coinvolto, una maggiore flessibilità nell’utilizzo, l’adozione di strumenti e la possibilità di esternalizzare le attività nel tentativo di evitare le rigidità pubbliche della gestione delle risorse economiche. Inoltre, sarebbe sicuramente utile una maggiore contestualizzazione delle attività in modo da farlo incontrare con le esigenze imprenditoriali locali di aziende e imprese. A questo fine potrebbero concorrere seminari introduttivi nei Centri per l’Impiego dedicati alla presentazione dei progetti e degli strumenti messi a disposizione. In questo modo si renderebbero più espliciti a tutti gli attori il percorso, oltre che gli obiettivi, la metodologia, le potenzialità e la strutturazione del progetto stesso. Analogamente, anche dal punto di vista dei destinatari una maggiore comunicazione con gli utenti stessi, l’ascolto delle loro esigenze (formative, psicologiche e motivazionali), porterebbero un notevole miglioramento al progetto. Di fondamentale importanza, infine, secondo le associazioni e le cooperative, sono gli incentivi alle imprese: l’assunzione di un soggetto con più di quaranta anni di età è problematica di per sé e, se non è sostenuta da incentivi economici, diventa molto difficile da realizzare. 88 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 3.2.2 Progetto Lavoro anch’io – Una rete di servizi per l’inserimento lavorativo delle donne della Provincia di Pordenone (Friuli Venezia Giulia) Il Progetto “Lavoro anch’io” è un progetto sperimentale che ha realizzato azioni integrate mirate all’inserimento lavorativo di donne adulte disoccupate. Esso si inserisce nell’ambito del più ampio Progetto Ri.T.M.O. (Risorse Territoriali Motivazione Orientamento), promosso dalla struttura regionale di Orientamento della Direzione regionale dell'Istruzione e della Cultura, nell'ambito del Programma Operativo Regionale 2000/2006 Obiettivo 3 del FriuliVenezia Giulia e finalizzato a favorire sinergie nelle azioni di orientamento sul territorio e, dunque, lo sviluppo di un sistema integrato di orientamento scolastico e professionale nella Regione. Prima di illustrare il Progetto Lavoro anch’io, si ritiene, quindi, utile descrivere brevemente il contesto degli interventi in cui esso si inserisce. Il Progetto Ri.T.M.O. Il Progetto Ri.T.M.O. è rivolto tutti i cittadini (giovani, adulti, studenti, lavoratori, disoccupati) che hanno bisogno di un supporto qualificato nei percorsi di orientamento di tipo formativo e lavorativo. Negli ultimi anni diverse istituzioni pubbliche e soggetti del privato sociale che operano nel territorio regionale hanno organizzato ed erogato servizi di orientamento finalizzati a soddisfare le esigenze di orientamento professionale e formativo dei cittadini. Tali iniziative sono contraddistinte da un elevato grado di differenziazione dal punto di vista delle modalità, delle finalità e delle caratteristiche. Il Progetto Ri.T.M.O. è nato dalla volontà di valorizzare tali esperienze e di portarle a sistema attraverso una forte azione di coordinamento in grado di garantire a tutti i cittadini della Regione Friuli-Venezia Giulia servizi omogenei da un punto di vista dell’efficacia e del livello qualitativo. Gli obiettivi prioritari del Progetto possono essere riassunti come segue: - individuare l’insieme degli interventi da ricondurre nell’ambito dell’orientamento in termini di finalità, contenuti e standard minimi di attivazione affinché sia garantita, sul territorio regionale, l’erogazione di servizi omogenei; - valorizzare i diversi soggetti che operano sul territorio e le loro specificità; 89 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - potenziare la professionalità degli operatori distinguendo gli orientatori o consulenti di orientamento dalle altre professionalità (operatori dell’informazione, formatori, operatori di incrocio domanda-offerta, ecc.); - concentrare alcune funzioni trasversali attraverso la nascita di un Centro risorse a livello regionale; - identificare e sperimentare dei dispositivi di semplificazione del funzionamento del sistema sia a livello politico e istituzionale, che in termini di confronto tra gli operatori dei servizi; - definire una strategia di monitoraggio del sistema in termini di flusso, di livelli di soddisfazione, di efficienza e di efficacia. Il progetto, che coinvolge operatori, esperti dei servizi e utenti è accessibile presso gli Sportelli territoriali di Accoglienza e Informazione (i sei attivati nei Centri regionali di Orientamento di Cervignano del Friuli, Gemona del Friuli, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine e i due nei Comuni di Maniago e Tolmezzo). Il progetto Ri.T.M.O. è articolato in dieci macrointerventi che, nel loro complesso, disegnano il sistema integrato di orientamento scolastico e professionale in Friuli-Venezia Giulia. I 10 macrointerventi sono: 1. Centro Risorse Regionale per l’Orientamento 2. Sportelli territoriali di accoglienza e informazione 3. Sviluppo e aggiornamento del sito internet per l’Orientamento 4. Progettazione e realizzazione di uno strumento informativo/orientativo sul mercato del lavoro regionale 5. Progettazione e redazione di moduli informativi standard 6. Standard per i Servizi di Accoglienza e Informazione 7. Corso di formazione per operatori senior su «Management governo reti locali» 8. Corso di formazione su «Gestione dell’informazione e tecniche di comunicazione efficace» per il personale che opererà presso il Centro Risorse e gli Sportelli territoriali 9. Progettazione e realizzazione di un sistema standardizzato di monitoraggio e di valutazione dei servizi di accoglienza, informazione e orientamento 10. Assistenza tecnica e coordinamento progetto. 90 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego In particolare il macrointervento 10 - Assistenza tecnica e coordinamento progetto agisce sulla funzione di regia del sistema integrato di orientamento scolastico e professionale svolta dalla Direzione regionale dell'Istruzione e della Cultura attraverso un supporto, metodologico e operativo, finalizzato a garantire coerenza concettuale alle strategie di sviluppo del sistema stesso. “Lavoro anch’io - Una rete di servizi per l’inserimento lavorativo delle donne” della Provincia di Pordenone è promosso dal Servizio Regionale dell’Istruzione e orientamento e dalla Consigliera di Parità e si inserisce proprio all’interno di questo macrointervento. Il Progetto “Lavoro anch’io – Una rete di servizi per l’inserimento lavorativo delle donne” Il Progetto ha rappresentato un’azione di rete che ha visto la partecipazione del Centro regionale di orientamento di Pordenone, dei 5 Centri per l’Impiego della Provincia di Pordenone, del Punto Lavoro dei Servizi sociali del Comune di Pordenone e di IAL FriuliVenezia Giulia. Finalizzato alla realizzazione di azioni integrate tra i diversi servizi territoriali per promuovere l’inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti a rischio esclusione sociale, esso si rivolge, in particolare, a donne di età compresa tra i 35 ed i 45 anni, inoccupate o disoccupate, residenti nella Provincia di Pordenone, che hanno bisogno di un supporto orientativo per reinserirsi nel mercato del lavoro. La prima fase del Progetto si è svolta nei mesi di febbraio e marzo 2004 e si è articolata in attività di: - divulgazione presso le potenziali fruitici del servizio; - presentazione dell’azione finalizzata all’analisi delle aspettative, attraverso l’organizzazione di 5 incontri con gruppi di 8/10 donne per volta che sono serviti ad illustrare nel dettaglio il Progetto e le sue finalità; - incontro attraverso colloqui individuali, mirati alla definizione delle tipologie di intervento da realizzare. Tali colloqui individuali sono stati svolti sempre da operatori appartenenti ad almeno due dei servizi coinvolti nella Rete di progetto. In questo modo è stato possibile rilevare, attraverso l’utilizzo di una griglia condivisa dagli operatori dei servizi coinvolti, le esigenze lavorative delle donne iscritte, gli eventuali 91 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego vincoli temporali connessi all’occupazione (da 1-2 mesi a sei mesi/un anno), le aspirazioni e le caratteristiche in termini di competenze. Al termine di questa prima fase, dunque, sono state individuate tre tipologie di azioni: 1) Incontro domanda e offerta – per favorire un’occupazione in tempi brevi: si tratta di una azione di pronto intervento, finalizzata ad un inserimento rapido nel mercato del lavoro, richiesta da quelle utenti la cui prima esigenza è quella di disporre immediatamente di un reddito da lavoro. Tale azione è stata gestita dagli operatori dei Centri per l’Impiego. 2) Percorso orientativo di gruppo - per favorire un’occupazione in tempi brevi, medi o lunghi: si tratta di azioni di preparazione all’inserimento professionale attraverso interventi di orientamento, di informazione e osservazione sul campo. L’accompagnamento avviene sottoforma di corsi di formazione, stage, tirocini. L’azione è stata curata dal Centro di Orientamento di Pordenone. 3) Consulenza orientativa individualizzata - per favorire un’occupazione in tempi brevi, medi o lunghi, ovvero consulenza specialistica per l’elaborazione di un progetto professionale personale. L’azione è stata curata dal Centro di Orientamento di Pordenone. Gli interventi così individuati sono stati realizzati nei mesi di aprile e maggio 2004. Le donne che si sono iscritte per la partecipazione al progetto sono state in totale 61, delle quali 58 hanno partecipato agli incontri di presentazione e 53 hanno sostenuto il colloquio individuale previsto nella prima fase. Le 53 utenti che hanno partecipato alla seconda fase hanno si sono così suddivise: - 14 hanno usufruito del servizio di Incontro domanda e offerta e di queste, 13 hanno trovato occupazione; - 28 hanno partecipato ad un percorso orientativo di gruppo: 6 di loro hanno trovato un’occupazione, 10 hanno elaborato un piano d’azione a breve termine e 12 un piano di azione a medio termine; - 11 hanno usufruito di un servizio di consulenza orientativa individualizzata: di queste, 5 hanno trovato un’occupazione, 3 hanno elaborato un piano d’azione a medio termine e 3 a un piano di azione a lungo termine. Circa la metà (24 su 53) delle donne che hanno usufruito degli interventi previsti nel progetto hanno trovato un’occupazione a brevissima distanza di tempo. 92 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Particolarmente interessante si presenta la seconda tipologia di azione, il Percorso orientativo di gruppo: esso consiste in un percorso di gruppo di 12 giornate per un totale di 48 ore, imperniato su tre ambiti di intervento: Orientamento – In base alle attività svolte per ottenere l’acquisizione o l’aumento della consapevolezza delle proprie competenze da parte delle utenti, sono stati delineati i profili professionali e sono stati redatti i Curricula Vitae utilizzando il modello del CV europeo. Si è proceduto poi all’elaborazione dei progetti professionali e dei relativi piani di azione a breve o medio termine. Informazione – le utenti sono state informate sulla situazione del mercato del lavoro nel territorio provinciale e sulle opportunità occupazionali disponibili. Alcune utenti hanno usufruito di un’offerta formativa mirata attraverso percorsi personalizzati e work experiences. Osservazione sul campo – Sono state realizzate visite in azienda ed incontri presso uffici ed enti di formazione. Nel suo insieme il Progetto Lavoro anch’io si presenta come un’azione mirata in grado di soddisfare esigenze diversificate delle utenti e flessibile. Infatti, il ventaglio di interventi previsti, ha consentito di seguire l’utente durante il suo percorso, adattandolo al mutare delle esigenze. Dal punto di vista dell’integrazione dei servizi di orientamento presenti sul territorio di riferimento, il Progetto ha costituito un buon esempio di integrazione tra i componenti del gruppo di lavoro, tra le strutture coinvolte e quelle esterne al Progetto ed anche tra le fruitrici del Progetto stesso. Tra gli aspetti positivi emersi da una prima analisi del Progetto occorre sottolineare la buona risposta degli enti e dei servizi presenti sul territorio alla proposta di partecipazione attiva alla realizzazione del percorso di preparazione all’inserimento professionale e la costruzione graduale degli interventi in corrispondenza dell’emergere delle esigenze delle utenti. Cosa che ha consentito di fornire risposte puntuali e personalizzate alle utenti. Un aspetto problematico può essere, invece, individuato nel breve arco temporale a disposizione per la realizzazione delle azioni, che dovrebbe essere allargato in caso di diffusione. 93 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Moltiplicazione dei risultati del progetto Il progetto è stato individuato come buona prassi nel corso dei Laboratori focali sulle prassi di Pari Opportunità realizzati dal Centro risorse regionale per l’orientamento del Friuli-Venezia Giulia, sempre nell’ambito del Progetto Ri.T.M.O., tenutisi a Trieste tra marzo e maggio 2004. I Laboratori focali sulle prassi di Pari Opportunità hanno rappresentato un momento di riflessione in relazione a 4 profili di utenza femminile ed hanno portato alla realizzazione di un documento metodologico sulle pratiche di orientamento realizzate in Friuli – Venezia Giulia. I target considerati sono stati: • target relativi a percorsi di uscita - giovani donne in uscita da percorsi formativi - diploma/laurea - giovani donne inoccupate alla ricerca di una prima occupazione • target relativi alle over 35 - donne ultra 35enni che vogliono reinserirsi nel mercato del lavoro dopo un periodo di inattività - donne ultra 35enni che vogliono reinserirsi nel mercato a seguito della perdita del lavoro. Il target del Progetto “Lavoro Anch’io” era costituito, come già detto, da donne ultra 35enni che vogliono reinserirsi nel mercato del lavoro dopo un periodo di inattività. Nel corso del laboratorio focale dedicato a questo target sono emerse alcune considerazioni relative alle caratteristiche peculiari di questo gruppo di utenti che influenzano l’insorgere di specifiche esigenze e che, dunque, sarebbe opportuno tenere presenti nel momento in cui si voglia realizzare un accompagnamento realmente efficace al reingresso di tali soggetti nel mondo del lavoro. A questo proposito, le considerazioni che seguono possono costituire un primo insieme di indicazioni per la diffusione di buone prassi rivolte all’inserimento professionale di questa tipologia di utenza caratterizzata dall’inattività, dall’appartenenza al genere femminile e dall’età “matura”. - Piuttosto che di inattività, per quanto concerne le donne, è più opportuno parlare di altre attività: esse, infatti, sono quasi sempre impegnate a tempo pieno in attività quali la cura dei figli o di genitori anziani, che richiedono comunque competenze specifiche. 94 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego - Le attività di cura familiare svolta dalle donne nel periodo di assenza dal mondo del lavoro corrispondono per le famiglie ad un risparmio in termini di denaro non speso per la fornitura di servizi quali baby sitting, asili nido, lavanderia, collaboratrici familiari, etc.. Tale elemento non può essere trascurato al momento dei rientro, poiché vi è spesso l’esigenza di garantirsi uno stipendio che consenta di acquistare i servizi, finora svolti dalle donne, all’esterno della famiglia. Da questo punto di vista appare importante il ruolo che, in un’azione di orientamento, possono svolgere i dispositivi di conciliazione. Passare ad una condizione di lavoro deve corrispondere anche ad un vantaggio economico per il reddito familiare. - La fase di rientro nel mercato del lavoro può essere contrassegnata da un senso di disagio e di difficoltà, in dipendenza di alcuni fattori, quali ad esempio la causa del reinserimento, o il tipo di lavoro svolto prima dell’interruzione. Nel primo caso, se il rientro è forzato (ad esempio a causa di contingenze economiche, perdita di lavoro, separazione coniugale, trasferimenti di sede) il livello di frustrazione e disagio tende ad essere più elevato. Rispetto alla tipologia del lavoro precedentemente svolto, invece, il rientro risulterà meno difficoltoso, almeno per quanto riguarda l’aggiornamento delle competenze, e meno traumatico nei casi in cui l’attività lavorativa precedente era legata al saper fare, rispetto a quanto avviene nei casi in cui la precedente professione presentava caratteristiche legate al saper essere. - Si assiste, in ogni caso, ad una forte condizione di disagio nel percorso di riacquisizione di un proprio ruolo sociale all’interno del mondo del lavoro. Risultano pertanto fortemente consigliate forme di accompagnamento morbido al reingresso, inclusive di sostegno psicologico, per aiutare la persona alla ricostruzione del duplice ruolo familiare e professionale. - Tenendo in considerazione il fatto che, in ogni caso, il rientro dopo un periodo di pausa nelle proprie mansioni lavorative e professionale comporta disagio e disorientamento a chiunque, sarebbe opportuno, a maggior ragione nel particolare caso di donne ultratrentacinquenni, non interrompere drasticamente il “contratto cognitivo ed affettivo alla carriera”, ma rimanere in qualche modo ancorati alla sfera professionale, attraverso forme di aggiornamento/formazione, ovvero in un habitus dedicato alla progettualità e allo sviluppo. 95 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego A seguito di tali rappresentazioni emerse, si evidenziano alcuni accorgimenti nell’erogazione di buone prassi da prendere in considerazione per facilitare l’accompagnamento delle donne che si trovano in questa delicata fase di transizione. Uno dei primi passi da compiere allora nel rapporto con questa tipologia di utenza è rappresentato dal “recupero” del valore del periodo di “inattività” attraverso la valorizzazione delle competenze acquisite o sviluppate, tale da consentire la costruzione di percorsi di carriera che inglobino tali competenze. L’indicatore qualificante l’azione orientativa, nel caso specifico, è quello “dell’apertura alla disponibilità”. Il processo consulenziale deve necessariamente transitare attraverso alcune fasi: 1. dell’accoglienza del disponibile, dove il genere viene valorizzato soprattutto per quello che produce nel periodo che precede il rientro; 2. dell’individuazione degli obiettivi professionali perseguibili: promozione di scenari di sviluppo professionale la cui centratura di genere è l’armonizzazione tra le diverse sfere di vita; 3. della costruzione della disponibilità: essere disponibili in primis a se stesse, dedicarsi del tempo per autorizzarsi a desiderare, ad ambire, a progettare percorsi di carriera che tengano conto della dimensione ciclica dei tempi di vita delle donne. Alcuni strumenti possono essere di aiuto all’orientatore in questa delicata veste di agevolatore del reinserimento: - utilizzare il gruppo come strumento di lavoro positivo per lo scambio di esperienze e per la condivisione di un percorso di reinserimento e di ricerca attiva del lavoro; - utilizzare la testimonianza di donne che “ce l’hanno fatta”, partendo da esperienze in qualche modo vicine alla situazione concreta delle donne prese in considerazione. Inoltre, un orientamento che voglia considerare la questione di genere deve tenere conto della struttura dei tempi di vita delle donne predisponendo percorsi di carriera che consentano la conciliazione tra i diversi ambiti di vita. 96 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 3.2.3 Progetto Raio - Rete di azioni integrate di orientamento per adulti disoccupati/inoccupati e a rischio di esclusione sociale. (Comune di Verona) Premessa Il Progetto è stato avviato dal Comune di Verona in base alla Direttiva della Regione Veneto 2796 del 19 ottobre 2001 “Interventi di orientamento anno 2002”. Tale Direttiva prevede tre diverse tipologie di interventi: - progetti di orientamento di interesse regionale; - interventi di orientamento delle Province e di Veneto Lavoro per il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione; - attività territoriali di orientamento per diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. Il Progetto “Rete di azioni integrate di orientamento per adulti disoccupati/inoccupati e a rischio di esclusione sociale” si inserisce nella prima tipologia, quella dei progetti di orientamento di interesse regionale. Questi progetti, che devono realizzare attività di orientamento rivolte a soggetti adulti, sono finalizzati a favorire un miglioramento della qualità della vita e del benessere psicologico e sociale degli individui, permettendone così una maggiore partecipazione attiva alla comunità locale di appartenenza: il fine ultimo è quello di consentire l’esercizio effettivo dei diritti sociali e di ampliare le possibilità di accesso dei soggetti “svantaggiati” ai servizi ad essi dedicati. I potenziali utenti di questi progetti sono: - adulti da molto tempo fuori dal sistema della formazione o della partecipazione sociale attiva, che si dimostrano disponibili ad intraprendere dei percorsi formativi, sia ai fini del reinserimento lavorativo, che per una crescita personale; - soggetti a rischio di esclusione sociale. Contesto di riferimento Il progetto, promosso dal Comune di Verona, prende forma dalle esigenze espresse dall’utenza di riferimento e dai bisogni rilevati dai servizi del Comune stesso e dagli altri soggetti partner: da questo punto di vista rappresenta un caso di azione che nasce nel territorio, sulla base di esigenze espresse e che risponde utilizzando risorse/strutture del territorio. 97 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego E’ stato rilevato, sia attraverso l’analisi dei dati relativi alle dinamiche del mercato del lavoro nella Provincia di Verona che attraverso l’ascolto della domanda pervenuta ai servizi del Comune, che esiste una fascia di soggetti adulti che incontra grandi difficoltà ad entrare o rientrare nel mercato del lavoro e per i quali l’assenza di lavoro costituisce una vera situazione di crisi, provocando disagio sociale e psicologico. L’assenza di lavoro e le difficoltà di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro costituiscono, quindi, anche un freno all’esercizio dei diritti di cittadinanza ed alla partecipazione sociale. Tali situazioni, molto evidenti con riferimento a donne uscite dal mercato del lavoro a causa di impegni familiari o ridimensionamenti aziendali, coinvolge comunque anche un numero significativo di uomini. Da un punto di vista del rapporto con il territorio occorre sottolineare due aspetti. Il primo riguarda la capacità del Progetto di proporsi come un intervento di orientamento in grado di leggere il contesto sociale di riferimento e rappresentare un modello utilizzabile anche dagli altri Comuni della provincia, in una prospettiva di programmazione coordinata a livello territoriale degli interventi. Si è voluto, cioè, realizzare un’esperienza tesaurizzabile anche per la realizzazione di interventi successivi. Il secondo aspetto riguarda l’utilizzo delle risorse: il coinvolgimento di diversi partner operanti nel territorio ha consentito di ottimizzare le risorse esistenti e valorizzare le esperienze specifiche di ciascuna struttura, mettendole a sistema nell’ambito di una rete di servizi coordinati dall’ente locale. Articolazione del Progetto Ai fini della descrizione del Progetto, si ritiene utile analizzarlo in primo luogo da un punto di vista dell’utenza, focalizzando l’attenzione sulle azioni previste, la tipologia di utenza, le modalità operative di erogazione dei servizi, i risultati, mentre gli aspetti di “sistema” del Progetto, quali attivazione di partenariati, sviluppo di logiche di rete, dialogo con il contesto locale, sarà affrontato più dettagliatamente nel paragrafo dedicato alla valutazione dell’esperienza. Il Progetto è stato realizzato dal Comune di Verona nella veste di ente promotore e da soggetti partner, rappresentati da Istituto San Giuseppe, Cnos-Fap San Zeno, Csf Stimmatini, Enaip Veneto Agenzia di Verona, Ial Veneto Agenzia di Verona, Csf Antonio Provolo e Istituto Canossiano. 98 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego I beneficiari del progetto sono uomini e donne lontani dai canali ufficiali di ricerca del lavoro e dell’offerta formativa, con un’età non inferiore ai 35-40 anni. L’iniziativa si propone di far emergere e valorizzare le risorse personali e professionali utili alla costruzione di un progetto professionale finalizzato all’inserimento lavorativo delle persone adulte. Si tratta, cioè, di promuovere l’accesso ai servizi di orientamento, erogare servizi di orientamento personalizzato, proporre metodologie e strumenti di ricerca attiva del lavoro. Il Progetto è articolato in 5 azioni, di cui si dà una breve descrizione. 1. Ricerca dell’utenza e promozione del progetto Data la tipologia dell’utenza, non generalista e costituita da persone in molti casi appartenenti all’area del vero e proprio disagio sociale e comunque in ogni caso “poco visibili” e non facilmente intercettabili, la promozione del Progetto è stata realizzata andando a cercare i potenziali fruitori in luoghi fisici specifici, non limitati alle sedi dei servizi di informazione e orientamento già presenti sul territorio: Uffici Informagiovani e sportelli dei soggetti partner, ma anche aziende ospedaliere, supermercati, servizi del Comune di Verona. Il materiale informativo predisposto per la promozione è consistito in una locandina ed un depliant. 2. Informazione e accoglienza Gli utenti possono rivolgersi ad uno degli sportelli attivati sul territorio dai partner del Progetto, undici in tutto, presso i quali opera un orientatore dedicato. Agli utenti in linea con il target previsto sono stati proposti uno o due incontri (circa 5 ore) con un consulente di orientamento finalizzati a far emergere le caratteristiche del soggetto, ovvero le sue motivazioni, i suoi bisogni (strettamente formativi o di natura più personale), le sue esigenze di inserimento professionale e la sua disponibilità ad intraprendere un percorso articolato, quale quello previsto dal progetto. Attraverso questi incontri sono stati selezionati i soggetti da accompagnare nel percorso successivo. I colloqui, infatti, consentono di concordare con l’utente l’opportunità di un successivo percorso di orientamento, l’accesso al Bilancio di risorse e competenze, oppure l’inserimento diretto in un percorso formativo individuato nell’ambito dell’offerta formativa esistente a livello territoriale. 99 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Allo scopo è stato elaborato uno specifico supporto metodologico, la “Scheda di accoglienza e di rilevazione”. Il Progetto ha coinvolto 70 utenti. Si sono rivolti allo sportello disoccupati, persone in mobilità, persone con disagio psicologico, donne separate o in via di separazione (e per questo in cerca di occupazione), cittadini extracomunitari. A fronte di una domanda molto più elevata si è potuto comunque garantire una risposta a tutti gli utenti che si sono recati presso gli sportelli, compresi quelli che non rientravano nel target definito, che sono stati indirizzati verso iniziative più adeguate alle loro esigenze, inseriti in un percorso formativo od orientati verso servizi di collocamento. 3. Bilancio e ricostruzione del percorso personale e professionale In questa fase, a circa 30 utenti è stato proposta la partecipazione ad un percorso di ricostruzione delle risorse e delle competenze. In ambito progettuale si è preferito utilizzare questa espressione, piuttosto che quella più tradizionale di “bilancio di competenze” poiché i soggetti non possedevano quasi mai competenze professionali specifiche pregresse. Gli utenti vengono incoraggiati, con il supporto di esperti, a rileggere la propria esperienza personale e lavorativa, individuando le competenze acquisite per poi trasformarle in nuovi saperi. Il percorso, della durata di circa 12 ore, si basa sulle informazioni acquisite nella fase precedente: una volta definiti obiettivi, tempi e modalità del percorso, i colloqui individuali mirano a rendere l’utente consapevole delle proprie risorse e competenze professionali, anche attraverso la riflessione sui precedenti percorsi di vita e professionali. Per questo vengono individuati ed analizzati anche i vincoli che ne ostacolano l’inserimento lavorativo, nonché le aree di fabbisogno formativo. Al termine del percorso il consulente di orientamento elabora un progetto personale e professionale ed un portfolio/dossier di competenze dell’utente, che vengono consegnati all’utente stesso. Il bilancio di risorse e competenze è stato accolto con soddisfazione dagli utenti; molti in particolare hanno scoperto con sorpresa di poter accedere ad un percorso così articolato e individualizzato, che ha permesso loro di intraprendere una ricerca attiva del lavoro e di proporsi alle aziende con maggiore consapevolezza di sé e delle proprie capacità. 100 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 4. Progetti di preformazione per la conoscenza dei servizi di cittadinanza e dei servizi: tecniche di ricerca attiva e mercato del lavoro Questa fase prevede due moduli, ciascuno articolato in 5 incontri di gruppo per una durata complessiva di 20 ore. Ad ogni modulo partecipano 15 utenti. Possono accedere a questa fase tutti i soggetti che hanno avuto accesso alla prima fase, indipendentemente dal fatto che abbiano seguito o meno, il percorso di bilancio delle risorse e delle competenze. Per venire incontro alle esigenze ed alle richieste dell’utenza e favorirne così la partecipazione, il calendario degli incontri è improntato ad un’ampia flessibilità di orario, che contempla incontri sia di mattina che di pomeriggio. Occorre, infatti, considerare che alcuni utenti sono vincolati da impegni o difficoltà familiari, oppure svolgono piccole attività lavorative non ufficiali, ma comunque necessarie. Durante questi incontri gli utenti apprendono informazioni, percorsi, strumenti e modalità per la ricerca attiva del lavoro. Gli incontri puntano, in particolare, a far acquisire agli utenti le seguenti conoscenze e competenze: - saper individuare, selezionare e consultare le fonti informative disponibili per la ricerca attiva del lavoro; - conoscere l’offerta formativa disponibile sul territorio; - conoscere le tipologie di contratti di lavoro applicabili; - saper elaborare il proprio Curriculum Vitae in relazione ad una specifica opportunità professionale; - saper gestire un colloquio di selezione. Più in dettaglio, due incontri sono dedicati alla ricerca attiva del lavoro, uno all’analisi del mercato del lavoro ed uno ai percorsi formativi. L’ultimo incontro è dedicato alla verifica dei risultati, attraverso la compilazione, da parte dei partecipanti, di un questionario di verifica delle competenze acquisite e di valutazione dell’efficacia degli incontri. Il valore di questi incontri va al di là dell’acquisizione di conoscenze e competenze utili alla ricerca attiva del lavoro: essi rappresentano per gli utenti un importante momento di confronto con soggetti che si trovano in situazioni simili e vivono difficoltà analoghe, ed è proprio questo aspetto a costituire una spinta decisiva sul piano psicologico a “prendere in mano” la situazione e dedicarsi alla ricerca del lavoro. 101 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego 5. Monitoraggio e diffusione dei risultati Le diverse fasi in cui è strutturato il progetto sono state accompagnate da attività di monitoraggio, realizzate attraverso appositi strumenti di rilevazione e dall’elaborazione di relazioni intermedie e finali. Gli strumenti utilizzati nelle prime due edizioni del Progetto sono: - scheda di accoglienza (Azione 2) - questionario di valutazione della qualità percepita (Azione 2) - portfolio/dossier di competenze (Azione 3) - questionario di soddisfazione (Azione 3) - questionario di verifica delle competenze acquisite (Azione 4) - questionario di valutazione dell’efficacia degli incontri (Azione 4) La struttura organizzativa Come già accennato, uno degli obiettivi di sistema del Progetto era quello di attivare una rete di collaborazione efficace tra i soggetti locali coinvolti nella gestione del progetto. Se da un lato è opportuno sottolineare come tra i soggetti coinvolti in molti casi già esistessero rapporti pregressi istaurati per la realizzazione di altri progetti, occorre anche affermare che le diversità esistenti tra le strutture dal punto di vista organizzativo, dei servizi erogati e delle modalità di erogazione, hanno richiesto un impegno notevole per giungere al consolidamento di quei rapporti ed alla condivisione di risorse e competenze. Ai fini operativi sono stati istituiti due gruppi di lavoro: il Gruppo di Progetto, costituito dai direttori degli enti coinvolti, che ha definito le linee guida per la realizzazione del Progetto, e il Gruppo tecnico-operativo, composto dagli orientatori dislocati presso i diversi sportelli, che, in base alle indicazioni del Gruppo di Progetto, ha individuato e verificato gli strumenti e le modalità di lavoro. Il Comune di Verona ha partecipato con funzioni di supervisione con propri rappresentati ad entrambi i gruppi. Valutazione del Progetto La condivisione delle risorse professionali e delle competenze possedute dagli enti coinvolti attraverso una pratica di rete costantemente ricercata ha costituito uno dei punti di forza del Progetto ed ha consentito di offrire servizi di orientamento adeguati ad un segmento di utenza molto complesso. 102 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego La logica di rete ha creato occasioni di incontro e scambio tra operatori provenienti da diversi strutture che erogano servizi di orientamento per adulti e questo ha consentito un arricchimento reciproco, ma non solo. L’utilizzo di un approccio innovativo all’inclusione sociale, all’orientamento degli adulti ed all’inserimento lavorativo ha permesso di prendere in carico la complessità della realtà sociale in cui si è operato e di raggiungere nicchie di esclusione, spesso invisibili da una prospettiva parziale. Grazie alla rete, cioè, sono state raggiunte aree di disagio che i singoli enti non avrebbero potuto individuare e affrontare. La presenza capillare su tutto il territorio comunale degli sportelli attivati dai partner di progetto ha consentito di intercettare un’utenza che finora non aveva ricevuto risposta ai suoi bisogni e che non aveva trovato “l’occasione giusta” per attivarsi. Tra le principali criticità emerse nel corso della prima edizione del progetto assume particolare rilievo quella dell’effettivo inserimento lavorativo degli utenti che hanno seguito il percorso di orientamento, cosa che ha indotto, come si vedrà nel paragrafo successivo, a rafforzare la rete locale per la realizzazione di tirocini e a sperimentare forme di inserimento agevolate per soggetti svantaggiati. Per le annualità successive, è stata anche valutata l’ipotesi di erogazione di un voucher di circa 300 euro a favore dei soggetti in uscita dal percorso di orientamento per accedere ad un percorso formativo o ad uno stage finalizzati all’inserimento lavorativo, con l’assistenza di un tutor. Altro tratto rilevante del progetto è stato quello aver saputo intercettare e convogliare verso obiettivi concentrati la sensibilità sociale del tessuto economico del territorio. Esistono, infatti, nel mondo delle associazioni imprenditoriali e artigiane, una disponibilità alla collaborazione, specialmente attraverso il ruolo di mediazione e “accreditamento” svolto dalle associazioni di categoria (Associazione Piccole Industrie, Associazione Piccoli Industriali di Verona, Associazioni degli Artigiani). Tale disponibilità è stata sollecitata e stimolata da un’intensa attività “promozionale” svolta dai soggetti coinvolti nel Progetto. In questo ambito sono stati organizzati anche incontri con la realtà delle società cooperative, al fine di definire progetti di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, mentre ancora troppo debole si è rilevata l’interazione tra il Progetto e le società di lavoro interinale, molto legate a logiche strettamente aziendali. Nel complesso si può ritenere che il Progetto, centrando la sua azione sull’orientamento degli adulti, abbia effettivamente colmato una lacuna esistente nell’offerta dei servizi di orientamento, sia dal punto di vista degli utenti, che dal punto di vista dell’evoluzione socioeconomica del territorio veronese. 103 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Da un lato, infatti, l’approccio alla persona nella sua complessità si è rivelato essenziale per generare negli utenti una spinta a riprendere in mano la propria situazione e ad uscire da una fase di stallo: la possibilità di accedere ad un servizio ad hoc, la ricognizione delle risorse e delle competenze di ciascuno e l’individuazione di percorsi in grado di trasformarle in qualcosa di spendibile nel mercato del lavoro hanno agito, in primis, a livello psicologico inducendo gli utenti a sentirsi soggetti attivi nel rapporto con le istituzioni, le strutture, i servizi. L’edizione 2003 – Tratti d’innovazione I risultati molto soddisfacenti ottenuti nella prima edizione del Progetto (il 50% dei partecipanti ha potuto reinserirsi nel mondo del lavoro) hanno spinto a replicare l’iniziativa anche per l’anno 2003. Questa seconda edizione, denominata “Una rete per l’orientamento al lavoro degli adulti”, ha comportato l’adozione di alcune modifiche nella struttura di governo del progetto, che hanno permesso di meglio definire gli obiettivi e i compiti di tutti gli operatori coinvolti nella gestione. Il ruolo del Comune di Verona è stato modificato: da semplice soggetto proponente ha assunto la titolarità piena dell’intervento. La stesura del Progetto, in particolare, è stata curata dal Servizio Politiche del Lavoro del Comune e da un’operatrice incaricata dai Centri di formazione che partecipano al Progetto. Contestualmente è stato possibile coinvolgere la Provincia di Verona, elemento molto significativo ai fini della costruzione della rete territoriale dei servizi. Ancora: dal punto di vista dei soggetti territoriali coinvolti, vi è stato un allargamento del partenariato ad associazioni delle imprese, sindacati, Centri Territoriali Permanenti, scuole, che sono stati interessati soprattutto nelle attività di promozione, divulgazione e sensibilizzazione. Sono state introdotte due nuove figure: il Project manager e il “Gruppo di microprogettazione”; quest’ultimo organismo è composto da tre operatori che accompagnano l’intero percorso progettuale in termini di ridefinizione degli strumenti adottati e di monitoraggio permanente. E’ importante anche sottolineare come il Comune di Verona abbia proposto un corso di formazione della durata di 70 ore complessive per gli operatori coinvolti nel Progetto, finalizzato ad affrontare e risolvere i problemi che nascono nel corso dell’implementazione delle diverse azioni. 104 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego Il numero di utenti è stato portato a 100 unità e la gamma dei servizi offerti è stata ampliata, attraverso: - il finanziamento di stage aziendali e tirocini formativi che garantiscono un effettivo contatto con l’azienda. L’attivazione di questi servizi è avvenuta grazie alla collaborazione con “Verona Innovazione”, azienda speciale della Camera di Commercio della Provincia di Verona, che gestisce dal 1997 un proprio Sportello Stage, finalizzato a diffondere le esperienze di tirocinio e favorire l’incontro tra domanda e offerta di tirocini; - l’opportunità, offerta ad alcuni utenti maturi socialmente svantaggiati di lavorare, attraverso il “Progetto interinali over 40”, presso l’ente locale con un contratto a tempo determinato nei settori dei servizi museali, dello sport e della cultura, svolgendo attività che non richiedono particolari competenze. Questo strumento, che prevede l’accompagnamento del soggetto da parte di tutor e consulenti, cerca di coniugare l’esigenza di un inserimento rapido di soggetti svantaggiati con l’esigenza dell’ente locale che, per certi tipi di mansioni, ha sempre bisogno di personale. Il Progetto è stato realizzato anche nel 2004, ed è stata finanziata l’edizione 2005. In queste due ultime occasioni è risultato primo nella graduatoria dei Progetti ammessi al finanziamento da parte della Regione Veneto. La proposta progettuale ha allargato ulteriormente la rosa dei partner che realizzano il progetto, che sono: FormaVeneto - Progetto Verona (con Cnos-Fap San Zeno, Enaip Veneto Agenzia di Verona, Ial Veneto Agenzia di Verona, Csf Antonio Provolo, Istituto Canossiano, Istituto Don Calabria), Orientamento Lavoro Veneto, l’Ente Scuola Edile Veronese (Esev) e Cedis. 105 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego BIBLIOGRAFIA VERSO IL LAVORO. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI PUBBLICI PER CITTADINI E IMPRESE NEL MERCATO DEL LAVORO, MONITORAGGIO 2003 – A cura di Diana Gilli – ISFOL. I LAVORATORI ADULTI TRA PROGRAMMAZIONE REGIONALE E POLITICHE LOCALI. UN’ANALISI COMPARATA di Silvana Porcari, Paolo Riccone e Gianmario Folini “Monografie sul Mercato del lavoro e le politiche per l’impiego”, n. 12/2004 ISFOL – RP(MDL)-12/04. L’ORIENTAMENTO DI GRUPPO, PERCORSI TEORICI E STRUMENTI OPERATIVI di Pombeni M.L., D’Angelo M.G., NIS, Roma 1994. “L’ORIENTAMENTO DEGLI ADULTI” di Saita E. in PSICOLOGIA DELL’ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE di Castelli C., Venini L., Milano, Franco Angeli. PROSPETTIVE DI SVILUPPO DI UN SISTEMA NAZIONALE DI ORIENTAMENTO, 2005, Documento del Ministero del Lavoro e P.S. – DG per le politiche dell’orientamento e la formazione, letteratura grigia. ORGANISATION FOR ECONOMIC CO-OPERATION AND DEVELOPMENT, 2004, Oecd e Commissione europea. CARRER GUIDANCE AND PUBBLIC POLICY. BRIDGING THE GAP, 2004, Oecd. THE CAREER COUNSELLOR AS BROKER BETWEEN DEMAND AND SUPPLY IN ADULT EDUCATION. THE GO-BETWEEN II PROJECT. PROJECT BRIEFING. Ruth Hawthorn, Fellow, National Institute for Careers Education and Couselling. Dicembre 2002. 106 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego THE CAREER COUNSELLOR AS BROKER BETWEEN DEMAND AND SUPPLY IN ADULT EDUCATION. THE GO-BETWEEN II PROJECT. PROJECT EVALUATION. Ruth Hawthorn, Fellow, National Institute for Careers Education and Couselling. Dicembre 2002. THE CAREER COUNSELLOR AS BROKER BETWEEN DEMAND AND SUPPLY IN ADULT EDUCATION. THE GO-BETWEEN II PROJECT. COUNTRY REPORTS. FACTORS THAT SHAPE LOCAL SYSTEMS. Ruth Hawthorn, Fellow, National Institute for Careers Education and Couselling. Dicembre 2002. PROGETTO “OLTRE I 40 ANNI” - A cura di Agenzia Liguria Lavoro con la collaborazione delle Amministrazioni provinciali di Imperia, Savona, Genova e La Spezia. Aprile 2004. RESOCONTO DEI LABORATORI FOCALI SULLE PRASSI DI PARI OPPORTUNITÀ – Progetto Ri.T.M.O. Centro Risorse regionale per l’orientamento Ce.trans. 1° INCONTRO “INTRODUZIONE E PRESENTAZIONE GENERALE DELL’INIZIATIVA”, Luisa Pombeni, Ce.trans. Trieste 27 febbraio 2004. 3° LABORATORIO FOCALE "DONNE ULTRA 35ENNI CHE VOGLIONO REINSERIRSI NEL MERCATO DEL LAVORO DOPO UN PERIODO DI INATTIVITÀ”. A cura di Cinzia De Angelis, Ce.trans Trieste, 29 aprile 2004. PROGETTO RI.T.M.O. REALIZZAZIONE DI UN CENTRO RISORSE E DI ALTRI SERVIZI E PRODOTTI FINALIZZATI ALLO SVILUPPO DI UN SISTEMA INTEGRATO DI ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE. LABORATORI FOCALI SULLE PARI OPPORTUNITÀ: LINEE DI INDIRIZZO E BUONE PRATICHE PER UN ORIENTAMENTO CHE DIA VALORE ALLE DIFFERENZE DI GENERE. DOCUMENTO RIASSUNTIVO DEI LABORATORI FOCALI SULLE PRASSI DI PARI OPPORTUNITÀ – A cura di Cinzia De Angelis, Ce.trans Trieste, 11 marzo – 10 maggio 2004. 107 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40 Progetto – Sviluppo dei Servizi per l’Impiego PROGETTO RI.T.M.O. RISORSE TERRITORIALI MOTIVAZIONE ORIENTAMENTO UN PROGETTO DELLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA FINALIZZATO A PROMUOVERE SINERGIE NELLE AZIONI DI ORIENTAMENTO SUL TERRITORIO. A cura di ASTER, CETRANS, IRES FVG, GANDALF CODESS FVG, CRAMARS. SITOGRAFIA http://www.agepositive.gov.uk http://www.agepositive.gov.uk/agepartnershipgroup/ (sito Be Ready!) http://www.jobcentreplus.gov.uk http://www.newdeal.gov.uk/about.asp http://www.centrorisorse.org http://www.aligurialavoro.it/conv/over.htm http://reteorientamento.regione.fvg.it http://reteorientamento.regione.fvg.it/ambienti/view_page.asp?ID=21 (Progetto Ri.T.M.O.) http://www.comune.verona.it 108 Le buone prassi dell’orientamento professionale over 40