Archimede Pitagorico e la disabilità
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Archimede Pitagorico e la disabilità
Servizio per gli Studenti Disabili Archimede Pitagorico e la disabilità Dott.ssa Tatiana Vitali Dott.ssa Paola Guidet Se uno è pensato come un bambino e se è rappresentato come un bambino malato, da proteggere difficilmente potrà diventare “grande”. Alla lunga farà il bambino, cioè si adatterà a questa rappresentazione, a questo ruolo che in qualche misura gli altri pensano vada bene per lui. Allora i bambini e le bambine disabili non diventano grandi o fanno fatica a diventare grandi non perché non sono intelligenti o perché hanno difficoltà specifica o di settore, ma perché non sono immaginati dagli altri, da tutti noi, come possibili adulti. Perché non abbiamo dentro la testa questa possibilità, questo immaginario verso l’adultità. La costruzione dell’identità adulta comincia da quando uno è piccolo e comincia dalla capacità di immaginarlo che hanno gli educatori, in senso molto ampio, i genitori, il gruppo familiare, e tutti gli educatori che una persona incontra nella sua vita e gli insegnanti. Carlo Lepri in HP Accaparlante Giugno 2005 – Edizione Erickson. Alcuni fondamenti del lavoro educativo e sociale Il progetto di vita Cittadinanza attiva Il lavoro di rete Le buone prassi Il progetto di vita Attenzione al prima… Io oggi La parte sul progetto di vita è frutto delle riflessioni emerse negli anni, dal gruppo di lavoro del Servizio per gli Studenti Disabili dell’Università di Bologna Il progetto di vita Attenzione al dopo; attenzione a sogni, aspirazioni e desideri… Io oggi Io domani Il progetto di vita Linearità del percorso… Io oggi Io domani Il progetto di vita Linearità del percorso…o no? Io oggi Io domani Il progetto di vita Cambiare strada senza perdersi Sempre io!! Io oggi Io domani Il progetto di vita Ha senso se è condiviso Permette il riposizionamento (obiettivi chiari ma flessibilità, apertura al possibile) Permette di cambiare strada senza perdere il senso del percorso Permette di vivere situazioni reali anche se difficili Concretamente cosa può fare l’insegnante? Insegnare ad avere un progetto, anche piccolo, che preveda obiettivi finali ed intermedi Insegnare a porsi obiettivi concreti Lavorare sulle aspettative, i sogni, i desideri Lavorare sull’identità plurale: attività di scoperta dei diversi aspetti del sé Organizzare spazi e tempi affinché le persone possano essere il più autonome possibile Premiare gli sforzi per raggiungere le mete importanti, anche piccole Cittadinanza attiva Cittadinanza attiva indica il partecipare attivamente e come protagonisti non solo in funzione di un ruolo che, di volta in volta ricopriamo: scolaro, studente, lavoratore, ma in modo ampio, legato all’esplorazione, alle occasioni di incontri, alla fruizione attiva, alla vita sociale e culturale. Vuol dire partecipare al cambiamento e intraprendere un percorso che non è sempre lineare, ma a rete Il lavoro di rete Tutti abbiamo bisogno di una rete sociale per migliorare la qualità della vita e per affrontare i momenti difficili Ci sono reti di diversi livelli: personali, istituzionali. Fra le due ci sono molte relazioni Il primo passo per lavorare in rete è pensare che abbiamo bisogno di intrecciare le nostre competenze con quelle degli altri. Non esiste una lista “ completa e corretta” degli attori della rete. A seconda delle risorse e delle possibilità del territorio si definisce la rete Ogni attore della rete non solo può migliorare il proprio operato, ma anche influire su quello degli altri Sussidiarietà e mediazione Una buona prassi E’qualcosa che altri hanno fatto e che - nel loro contesto – ha funzionato, probabilmente perché aveva delle buone caratteristiche. Ed è su queste caratteristiche che ognuno di noi è chiamato a curiosare, indagare, modificare e criticare, mettendole in relazione alla propria situazione e al proprio contesto Andrea Canevaro, Dario Ianes (a cura di), Buone prassi di integrazione scolastica, Ed. Erickson, Trento 2004.