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COMUNE DI CAPOLIVERI (Provincia di Livorno) PIANO STRUTTURALE STATUTO DEL TERRITORIO Indice TITOLO I CAPO I Art. 1 CAPO II Art. 2 CAPO III Art. 3 COMPOSIZIONE DEL PIANO STRUTTURALE ELEMENTI COSTITUTIVI DEL PIANO STRUTTURALE Elaborati del piano strutturale UTILITÀ’ DEL PIANO STRUTTURALE Scopi del piano strutturale VALIDITA’ TEMPORALE DEL PIANO STRUTTURALE Ammissibilità di varianti al piano strutturale p. 4 TITOLO II LIMITI D’USO DELLE RISORSE – PRESTAZIONI p. 6 CAPO I USO SOSTENIBILE E RESPONSABILE DELLE RISORSE Art. 4 Limiti d’uso delle risorse Art. 5 Requisiti prestazionali CAPO II ACQUE Art. 6 Salvaguardie idrauliche, tutela delle acque, protezione risorse idriche CAPO III SUOLO, SOTTOSUOLO E SOPRASSUOLO Art. 7 Tutela del suolo e del sottosuolo CAPO IV EMERGENZE AMBIENTALI Art. 8 Emergenze ambientali CAPO V RISORSE AGRO - FORESTALI, PAESAGGI Art. 9 Risorse agro - forestali, paesaggi CAPO VI INSEDIAMENTI Art. 10 Consolidamento e riqualificazione delle risorse insediative strategia dimensionale CAPO VIII INFRASTRUTTURE Art. 11 Infrastrutture di mobilità Art. 12 Adeguamento e riorganizzazione funzionale delle reti di comunicazione Art. 13 Requisiti delle infrastrutture tecnologiche TITOLO III SCENARI STRATEGICI CAPO I MODELLO DI PIANIFICAZIONE Art. 14 Pianificazione strategica CAPO II STRATEGIE GENERALI Art.15 Definizione delle strategie generali Art. 16 Obiettivi strategici del P.I.T. Art. 17 Obiettivi strategici del P.T.C.P. CAPO III DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI D’AREA p. 46 1 Art. 18 Art. 19 Art. 20 Art. 21 Art. 22 Obiettivi strategici d’area: sistemi e sub-sistemi territoriali Azioni sulle risorse: unità territoriali organiche elementari Efficacia degli obiettivi d’area e delle azioni sulle risorse Sistemi e sub-sistemi territoriali Unità territoriali organiche elementari TITOLO IV STRATEGIE GENERALI CAPO I STRATEGIE DI SISTEMA FUNZIONALE Art. 23 Turismo Art. 24 Agricoltura Art. 25 Residenza Art. 26 Mobilità CAPO II STRATEGIE DI TERRITORIO Art. 27 Moduli strategici territoriali – I cinque parchi p. 56 TITOLO V - STRATEGIE E AZIONI D’AREA CAPO I SUB - SISTEMA DI SAN MARTINO Art. 28 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 29 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari CAPO II SISTEMA DI LACONA Art. 30 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 31 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari CAPO III SISTEMA DI STELLA Art. 32 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 33 Azioni sulle risorse - unità terririali organiche elementari CAPO IV SUB - SISTEMA DI MOLA Art. 34 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 35 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari CAPO V SISTEMA DI CAPOLIVERI SUB - SISTEMA ORIENTALE Art. 36 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 37 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari CAPO VI SISTEMA DI CAPOLIVERI SUB - SISTEMA OCCIDENTALE Art. 38 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 39 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari CAPO VII SISTEMA DI CALAMITA Art. 40 Ambito territoriale - obiettivi strategici Art. 41 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari p. 61 TITOLO VI VALUTAZIONE STRATEGICA p. 85 CAPO I RIFERIMENTI LEGISLATIVI E CONTENUTI DELLA VALUTAZIONE STRATEGICA Art. 42 Riferimenti legislativi Art. 43 Contenuti della valutazione strategica CAPO II INDICATORI DI STATO DELL’AMBIENTE Art. 44 Contenuti degli indicatori di stato 2 Art. 45 Risorse idriche: acque superficiali Art. 46 Risorse idriche: acque sotterranee Art. 47 Suolo e sottosuolo Art. 48 Risorse agro – forestali, paesaggi Art. 49 Risorse insediative Art. 50 Risorse infrastrutturali di mobilità Art. 51 Infrastrutture tecnologiche CAPO III INDICATORI DI PRESSIONE SULL’AMBIENTE Art. 52 Contenuti degli indicatori di pressione Art. 53 Risorse idriche: acque superficiali Art. 54 Risorse idriche: acque sotterranee Art. 55 Suolo e sottosuolo Art. 56 Risorse agro – forestali, paesaggi Art. 57 Risorse insediative Art. 58 Risorse infrastrutturali di mobilità e tecnologiche CAPO IV INDICATORI DI POLITICHE DI RISPOSTA Art. 59 Contenuti degli indicatori di politiche di risposta Art. 60 Risorse idriche: acque superficiali Art. 61 Risorse idriche: acque sotterranee Art. 62 Suolo e sottosuolo Art. 63 Risorse agro – forestali, paesaggi Art. 64 Risorse insediative Art. 65 Risorse infrastrutturali di mobilità e tecnologiche Art. 66 Risorsa faunistica TITOLO VII REGOLE DI GESTIONE CAPO I CRITERI GESTIONALI Art. 67 Criterio di continuità della gestione urbanistica Art. 68 Criterio di compatibilità CAPO II REGOLE DI GESTIONE Art. 69 Regolamento urbanistico Art. 70 Regole di luogo Art. 71 Programmi e progetti - Piani di settore Art. 72 Attrezzature, servizi, impianti e spazi pubblici e di uso comune Art. 73 Opere infrastrutturali p. 135 DOCUMENTO DI CONFORMITA’ AL PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE AI SENSI DEI COMMI 5 e 6 DELLA D.C.R. 12 del 25 gennaio 2000 p. 145 CONFORMITA’ AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI LIVORNO p. 147 3 COMUNE DI CAPOLIVERI (Provincia di Livorno) PIANO STRUTTURALE STATUTO DEL TERRITORIO TITOLO I COMPOSIZIONE DEL PIANO STRUTTURALE CAPO I ELEMENTI COSTITUTIVI DEL PIANO STRUTTURALE Art. 1 - Elaborati del piano strutturale 1. Il presente testo costituisce il piano strutturale del Comune di Capoliveri; ne fanno parte il quadro conoscitivo e l’elaborato grafico in scala 1:10.000 che indica la suddivisione del territorio comunale in sistemi e sub-sistemi territoriali e in unità territoriali organiche elementari. Il quadro conoscitivo e, in particolare i relativi elaborati grafici, in quanto evidenziano le risorse presenti sul territorio comunale e il loro stato, sono parte organica del piano strutturale. Concorrono a definire lo statuto del territorio, le strategie di sviluppo sostenibile e i limiti agli usi delle risorse. 2. Formano il piano strutturale: - i limiti e vincoli d’uso delle risorse e le relative prestazioni di cui al Titolo II ; - le strategie generali di sviluppo sostenibile, di cui al Titolo IV, con le quali si identifica la politica territoriale comunale; - gli obiettivi strategici e le azioni d’area per la realizzazione delle strategie generali, di cui al Titolo V; - la valutazione strategica di cui al Titolo VI; - gli indirizzi di gestione, di cui al Titolo VII. 3. Il piano strutturale è redatto in conformità al Piano di Indirizzo Territoriale e al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno. CAPO II UTILITÀ’ DEL PIANO STRUTTURALE Art. 2 - Scopi del piano strutturale 1. Il piano strutturale definisce le strategie generali di sviluppo sostenibile rese possibili dall’uso responsabile delle risorse presenti nel territorio comunale. Il piano strutturale stabilisce obiettivi strategici e azioni d’area, coerenti con le pianificazioni sovraordinate, regionale e provinciale. 2. Ai fini della determinazione delle strategie generali di sviluppo sostenibile comunale, il piano strutturale prende in considerazione i settori socio - economici a cui corrispondono i seguenti sistemi di funzioni: 4 - turismo - agricoltura - residenza - mobilità I contenuti strategici del piano strutturale e le sue varianti, di cui al successivo art. 3, sono da porsai in relazione con le linee programmatiche di azioni e progetti del mandato amministrativo e con la relazione previsionale e programmatica del piano esecutivo di gestione. 3. Gli obiettivi strategici sono indicati per le parti di territorio comunale entro le quali operano; comportano azioni di protezione, conservazione, ripristino e creazione di risorse. Il piano strutturale individua i seguenti sistemi di risorse: - acque - suolo, sottosuolo e soprassuolo - emergenze ambientali - risorse agro - forestali - paesaggi - insediamenti - infrastrutture 4. I limiti agli usi delle risorse e le relative prestazioni, costituiscono invarianti di pianificazione, preliminari ai programmi, progetti e interventi dei soggetti pubblici e privati. 5. Una volta approvato il regolamento urbanistico, che costituisce strumento di gestione, ogni soggetto pubblico e privato può attivare in ogni tempo qualsiasi tipo di programma, progetto o intervento di protezione, conservazione, ripristino o creazione di risorse, a condizione che sia conforme ai vincoli e limiti d’uso delle risorse, persegua gli obiettivi strategici e le azioni d’area e rispetti le regole di gestione. CAPO III VALIDITA’ TEMPORALE DEL PIANO STRUTTURALE Art. 3 - Ammissibilità di varianti al piano strutturale 1. Gli obiettivi strategici e le azioni d’area di cui al Titolo V, sono contenuti di piano a medio termine. Possono essere modificati, integrati o sostituiti, a seguito di rilevanti nuove situazioni territoriali, economiche o sociali, esclusivamente mediante accordo di pianificazione. 2. Le strategie generali, di cui al Titolo IV, che rappresentano le decisioni e le scelte di politica territoriale comunale, in relazione alle linee programmatiche di azioni e progetti del mandato amministrativo e alla relazione previsionale e programmatica del piano esecutivo di gestione, e delle loro periodiche verifiche, possono essere modificate o integrate con varianti di esclusiva competenza comunale, a condizione che non comportino modificazioni sostanziali al presentre statuto del territorio. 3. Le regole di gestione, per essere inevitabilmente soggette a variazioni dovute al processo di gestione e alla continua innovazione nelle procedure, disposizioni e caratteristiche progettuali, hanno validità a breve termine: possono essere modificate, integrate o sostituite in ogni tempo mediante varianti di sola competenza comunale. 4. Le varianti devono essere accompagnate da aggiornamento del quadro conoscitivo. 5 TITOLO II LIMITI D’USO DELLE RISORSE - PRESTAZIONI CAPO I USO SOSTENIBILE E RESPONSABILE DELLE RISORSE Art. 4 - Limiti d’uso delle risorse 1. Gli usi delle risorse presenti sul territorio comunale devono uniformarsi a criteri di sostenibilità e di responsabilità, assimilabili a doveri verso l’ambiente A questo fine, nei capi seguenti sono prescritti, per ogni sistema di risorse, vincoli e limiti d’uso a cui devono attenersi tutti i tipi di intervento, progetto o programma operanti sul territorio comunale di Capoliveri. All’osservanza dei predetti vincoli e limiti d’uso sono inoltre soggetti gli obiettivi strategici e le azioni sulle risorse che il presente piano strutturale definisce nei sistemi e subsistemi territoriali e nelle unità territoriali organiche elementari. 2. Nel quadro conoscitivo sono riportati i vincoli seguenti: - tutela di aree di pregio ambientale aree protette L.R. 52/85 – ambito “bcd” e “a”, area protetta“ - vincolo ex L. 1497/39), quelli di individuazione di elementi puntuali di valore storico o architettonico (L. 1089/39), - quelli relativi alla salvaguardia di aree sensibilie particolarmente vulnerabili (vincolo idrogeologico, fasce di pertinenza fluviale ex L. 431/85 ed ex L.230/89, aree di rispetto dei pozzi e aree di rispetto cimiteriale). In particolare sono presenti i seguenti vincoli: Legge 1497/39 per l’intero territorio comunale Legge 3267/23 vincolo idrogeologico per alcune parti limitate del territorio Legge 431/85 (Galasso) lungo le zone costiere, dei torrenti e dei boschi. Legge Regionale 52/82 e D.C.R. 296/88 con i seguenti ambiti e categorie. zona 43 c relativa all’area di Monte Calamita categoria b,c,d. zona 43 i relative alla fascia costiera da Fanaletto a Cala Nova categoria b,c,d. zona 43 l relativa alla fascia costiera da Punta Praticciolo fino a Marina di Campo categoria b,c,d. zona 43 m relativa al promontorio di Capo Stella categoria b,c,d. Codice della navigazione art. 55 Demanio d’interesse statale e regionale D.G.R. 12/2000 ex D.C.R. 230/94 sul rischio idraulico e D..G..R. 1212/99 (l.267/98 Sarno) D.C.R. 47/90 Direttiva per la fascia costiera Vincolo minerario Una larga parte del territorio comunale è interessata dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano istituito con DPR 200/95. Art. 5 - Requisiti prestazionali 1. La molteplicità delle prestazioni di cui ciascun sistema di risorse può disporre in condizione di integrità e di buono stato, è connesso al suo uso sostenibile e responsabile. 6 Gli obiettivi strategici e le azioni d’area di cui al Titolo V stabiliscono i requisiti prestazionali delle risorse presenti nell’area. CAPO II ACQUE Art. 6 - Salvaguardie idrauliche, tutela delle acque, protezione risorse idriche Tutela delle acque 1. Il sistema delle acque è costituito dai corsi d’acqua classificati (fiumi e fossi) e microreticolo, dai bacini arginati di raccolta di acque superficiali, dalla risorsa idrica sotterranee e le sue emergenze (sorgenti e pozzi). Il reticolo idrografico principale fa riferimento alla Cartografia del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa. La presenza di corpi idrici sul territorio può essere identificata da: · fossi · laghi scavati (laghetto minerario dei Sassi Neri) ovvero specchi d’acqua costituiti dalla messa a giorno della falda freatica in seguito ad opere di escavazione · pozzi · sorgenti Per quanto riguarda i laghi scavati è costituita esclusivamente dal Laghetto minerario dei Sassi Neri. Il lago è il prodotto dall’escavazione mineraria ed è situato a circa 20 metri dalla battigia. Le acque non sono potabili per la forte concentrazione di sali minerali disciolti (arseniuri e cloruri). Per la sua posizione e conformazione il laghetto potrebbe assumere una notevole valenza turistica, ma soprattutto a causa della profondità e limacciosità delle acque è assai pericolosa la balneazione. Deve pertanto essere vietata la balneazione e l’avvicinamento alle sponde. I fossi principali e il reticolo minore sono caratterizzati da un regime torrentizio, il transito di acqua avviene solamente in occasione di piogge abbondanti. Le falde acquifere sotterranee sono il corpo idrico a maggiore livello di contaminazione risultano, le carenze di approvigionamento idrico nei mesi estivi determinano quote di emungimento dai pozzi in alcuni casi incompatibili con le capacità dell’acquifero, i pozzi in prossimità della linea di costa presentano percentuali anomale di cloruro di sodio che denuncia un’ingressione del cuneo salino accentuata. In aree dove lo smaltimento delle acque di scarico avviene mediante subirrigazione o pozzi assorbenti è da verificare la presenza di inquinamento da coliformi. Un patrimonio di scarso valore economico, ma di notevole importanza come testimonianza storico-culturale sono le sorgenti, si tratta di piccole venute la cui portata è attualmente di scarso interesse per l’approvigionamento idrico comunale; in qualche caso forniscono una quota di approvvigionamento idrico per alcuni privati. Per ciascuno di questi elementi del sistema delle acque, individuati nella Carta dell’idrologia in scala 1: 5.000, sono stabilite nei comma seguenti vincoli, limitazioni di uso, prescrizioni e criteri. 2. Fossi Comprendono i fossi e i loro affluenti. 7 La manutenzione del reticolo idrico principale (fossi) è affidata direttamente al Comune per le opere di sua competenza; ai privati per quanto riguarda il microreticolo. Quest’ultimo comprende inoltre i bacini arginati di raccolta di acque superficiali piovane. Salvaguardie idrauliche 1. Con il superamento della disciplina della delibera del Consiglio Regionale n° 230/94 il Piano Strutturale di Capoliveri recepisce le misure di salvaguardia della delibera del Consiglio Regionale n° 12/2000, con norme di maggior dettaglio, secondo le specifiche prescrizioni del PTC della Provincia di Livorno. 2. Salvaguardia degli ambiti fluviali: ai sensi dell’art. 65 della delibera del Consiglio Regionale n° 12/2000, gli ambiti fluviali sono graficizzati nella tavola A per i corsi d’acqua di cui all’elenco del comma 2, punto b, dello stesso art. 65: FOSSO di Caubbio delle Cavallacce delle Conce di Fosco Gelsarello dell’Inferno di Lacona Mar dei Carpisi del Molino Monterotondo Palo del Pino Pontimento Puntecchio Re di Grotta Remaiolo S.Maria Solcio Sorbetti Tombino Valdana AREA Lacona Naregno Naregno Pareti Mola Calamita Lacona Lido Margidore Calamita Mola Lacona Morcone Mola Fonza Calamita Lacona Innamorata Mola Fonza Mola AMBITO AB AB AB AB AB A AB AB AB A A AB AB A A A AB A AB A AB Le prescrizioni e i vincoli relativi agli articoli 75, 76, 77, 78, 79 ed 80 del PIT sono riportati integralmente nella relazione geologica allegata al P.S. L’Amministrazione Comunale ha dato incarico di redigere uno studio idrologico-idraulico sui fossi di cui sopra e di progettare le opere di riduzione del rischio idraulico ai fini della deperimetrazione delle aree a Pericolosità Idraulica Elevata e Molte Elevata secondo quanto definito dalla deliberazione 1212/99. 3. Salvaguardia per l’ambito A nell’ambito A non sono ammessi modificazioni, manufatti di qualsiasi natura e trasformazioni morfologiche, ad eccezione di manufatti e trasformazioni morfologiche di carattere idraulico, 8 degli attraversamenti del corso d’acqua e degli adeguamenti di infrastrutture esistenti a condizione che si attuino le precauzioni necessarie per la riduzione del rischio idraulico e si mantenga o si migliori l’accessibilità al corso d’acqua. 4. Salvaguardia per l’ambito A2 Non vi sono fossi aventi larghezza dell’alveo superiore a m.10 5. Salvaguardia per l’ambito B l’ambito B dei corsi d’acqua in elenco è riportato su cartografia. Negli strumenti urbanistici generali e le loro varianti, le nuove previsioni insediative, per attrezzature generali, infrastrutture a rete o puntuali che comportino nuove costruzioni o modifiche morfologiche, devono essere accompagnate da specifica indagine idrologico idraulica che individui il grado di rischio idraulico sulla base della piena con tempo di ritorno duecentennale, i conseguenti interventi di regimazione idraulica e le aree da destinare alla loro localizzazione con il criterio della compensazione dei volumi. I risultati dello studio concorrono alla classificazione di pericolosità e fattibilità degli interventi previsti ed alle relative prescrizioni. Gli strumenti urbanistici attuativi e loro varianti che prevedano nuove edificazioni o trasformazioni morfologiche devono essere dotati di studi idrolico - idraulici che definiscano gli ambiti di esondazione per piena, con tempo di ritorno centennale e del ristagno. Nel caso che l’area risulti soggetta a inondazione, contestualmente al progetto esecutivo si dovrà approvare il progetto degli interventi necessari a riportare ad un tempo superiore ai 100 anni il rischio di inondazione e a eliminare il ristagno. Tali interventi saranno contestuali alle opere di urbanizzazione dello strumento urbanistico attuativo. 6. Riduzione dell’impermeabilizzazione superficiale su tutto il territorio comunale le modifiche del coefficiente di deflusso conseguenti alla realizzazione di nuovi edifici, sistemazioni esterne, parcheggi e viabilità devono essere compensate mediante: - il mantenimento del 25% della superficie fondiaria di pertinenza non impegnata da costruzioni e che comunque consenta l’assorbimento delle acque meteoriche con le modalità naturali preesistenti; - tipologia idonea all’infiltrazione dei materiali di rivestimento e costruttivi di parcheggi e viabilità; - opere di autocontenimento quando non sia verificata l’officiosità delle reti idrologiche naturali o artificiali di recapito delle acque del lotto in questione. 7. Disposizioni attuative delle misure di salvaguardia • non sono soggette alle presenti salvaguardie le concessioni o autorizzazioni in sanatoria ai sensi del capo IV della L. 47/1985; • non sono soggetti alle presenti norme i tratti dei corsi d’acqua in elenco tombati precedentemente all’entrata in vigore della delibera del Consiglio Regionale 12/2000 nel rispetto delle disposizioni vigenti al momento dell’intervento; • nei progetti di interventi prossimi ai corsi d’acqua di cui al comma secondo dell’art. 11, l’individuazione dell’ambito A.1 sarà effettuata mediante rilievo topografico in scala 1: 200 o di miglior dettaglio, con sezioni altimetriche comprendenti entrambe le sponde; • gli attraversamenti di qualsiasi natura, comunque realizzati secondo le modalità di cui al comma terzo dell’art. 11, non potranno ridurre la sezione idraulica preesistente. • definizioni ai soli fini idraulici: • per nuova edificazione si intendono tutti gli interventi edilizi che comportano la realizzazione di nuovi volumi, con esclusione di sopraelevazioni di edifici esistenti oltre 2 metri 9 dal piano campagna e di demolizioni con ricostruzione all’interno della superficie coperta preesistente senza aumento di volume; • non sono considerati nuova previsione in ambito B incrementi di superficie coperta inferiori a 500 mq. per gli strumenti urbanistici generali e loro varianti e inferiori a 200 mq. per gli strumenti urbanistici attuativi e loro varianti; • sono considerati manufatti di qualsiasi natura tutte quelle opere che possono ostacolare il deflusso delle acque anche in caso di esondazione, quali recinzioni, depositi di qualsiasi natura, serre, tettoie e piattaforme o simili, con esclusione di vasche per acquacoltura; • sono considerate trasformazioni morfologiche esclusivamente le modifiche del territorio che costituiscono ostacolo al deflusso delle acque in caso di esondazione. Aree per il contenimento del rischio idraulico: casse di espansione e aree di laminazione Sono definite aree per il contenimento del rischio idraulico le aree dove è possibile realizzare interventi per la laminazione delle piene dei corsi fluviali. Non esistono aree individuate a tale scopo nel territorio comunale . Qualora si determinassero le condizioni di necessità per l’individuazione di aree destinate al contenimento del rischio idraulico, ci si atterrà alle normative in materia. Indirizzi e prescrizioni per le aree sensibili interessate da fenomeni di esondazione e soggette a rischio idraulico Sono definite aree sensibili le aree caratterizzate da reti naturali o artificiali di drenaggio superficiale e/o da condizioni dinamiche, idrauliche, idrogeologiche che possono provocare fenomeni di crisi ambientale dovuti a esondazione, ristagno, inquinamento e dinamica d’alveo. Le aree sensibili sono individuate nella Carta di pericolosità idraulica 1:5.000 delle Indagini geologico-tecniche, con le classi 3 e 4; le aree a Pericolosità Idraulica Elevata e Molto Elevata di cui alla DGRT 12/2000 e al P.A.I. sono riportate come aree a Pericolosità 4 Per gli interventi edilizi e/o urbanistici vige l’obbligo di effettuare la verifica idraulica secondo i disposti della D.C.R. 12/2000. In caso di esito negativo della verifica, per gli interventi edilizi - urbanistici, dovranno essere predisposte specifici interventi per la riduzione del rischio idraulico nei limiti imposti dai tempi di ritorno previsti dalla citata delibera. Per gli interventi di utilizzo del suolo e per i progetti di mantenimento delle condizioni fisiche e ambientali e di regimazione idraulica nelle aree sensibili gli interventi devono essere finalizzati al mantenimento delle condizioni fisico ambientali e morfologiche esistenti e dall’appropriato utilizzo del suolo Dalle Indagini geologiche-tecniche derivano le seguenti prescrizioni e indicazioni, diversificate secondo le articolazioni di caratteristica di sensibilità di cui di seguito: a. Aree pianeggianti (classe di pericolosità idraulica media - 3) aree in condizione altimetrica sfavorevole per dislivello inferiore a 2 metri rispetto al piede esterno dell’argine del corso d’acqua classificato, compreso l’ambito B, e interessate da episodi eccezionali di esondazione. A livello di progetto esecutivo oltre agli accertamenti geognostici e al mantenimento dell’efficienza del microreticolo idrologico, le nuove previsioni devono essere accompagnate da prescrizioni circa le modalità per l’individuazione di interventi di riduzione del rischio idraulico. Per aree soggiacenti a corsi d’acqua interessati da interventi di regimazione, si potrà certificare l’eventuale superamento del rischio. b. Aree di pianura (classe di pericolosità idraulica elevata - 4) 10 aree in situazione altimetrica sfavorevole rispetto ai corsi d’acqua classificati e non protette da opere idrauliche, interessate da ricorrenti episodi di esondazione e ristagno. Sono inoltre comprese le aree ricadenti nell’ambito Al e quelle destinate alla regimazione idraulica (casse di espansione e casse di laminazione). Non sono ammessi interventi edilizi nelle casse di espansione e laminazione compresi i manufatti agricoli (come ad es. serre, annessi, recinzioni). 3. Interventi sul micro reticolo minore Le opere dei privati devono mantenere nei fondi tutte le condizioni occorrenti ad assicurare lo scolo delle acque; esse riguardano la manutenzione ordinaria e straordinaria nonché opere per migliorare il deflusso delle acque. Esse consistono essenzialmente in: • tener sempre bene espurgati i fossi che circondano o dividono i terreni, le luci dei ponticelli e gli sbocchi di scolo; • aprire tutti i fossi necessari ad assicurare il regolare scolo delle acque che si raccolgono sui terreni; • estirpare, per lo meno due volte all’anno, tutte le erbe che nascono nei fossi; diserbare le sponde e le sezioni arginali; • mantenere espurgate le chiaviche e paratoie; • rimuovere immediatamente gli alberi, tronchi e grossi rami dalle loro piantagioni laterali, che, per impeto di vento o per qualsivoglia altra causa, cadono nei corsi d’acqua; • mantenere in buono stato di conservazione i ponti e le altre opere d’arte, d’uso particolare e privato, di uno o più proprietari. Oltre a quanto stabilito dalle discipline delle autorità competenti per i corsi d’acqua, valgono le disposizioni seguenti se non in contrasto: a) è vietato alterare i corsi d’acqua, naturali e artificiali permanenti, e lo stato di efficienza della rete scolante artificiale fatti salvi gli interventi aventi equivalente o maggiore efficacia idraulica; i corsi d’acqua devono essere mantenuti a cielo aperto; b) è vietato modificare o manomettere gli alvei, se non per la regolazione del regime idrico. L’alveo dei corpi d’acqua dovrà essere mantenuto in condizioni di efficienza idraulica o ripristinato garantendo sempre la sezione naturale; c) è vietato qualunque ingombro dei canali con materie terrose, pietre, erbe, acque e qualsiasi immissione di materie luride, venefiche o putrescibili, anche di origine agricola che possono dar luogo a infezione di aria e a inquinamento dell’acqua; d) sono da escludere negli alvei, nelle scarpate e nelle aree spondali, tutti i manufatti, i depositi, le baracche e le capanne, gli orti stagionali, le serre e le stalle, i parcheggi e i campeggi, e le opere che comportino comunque dissodamenti del terreno e, di conseguenza, maggiore erosione durante le piene. Sono ammessi, se realizzati in modo compatibile, i punti attrezzati per la sosta e per il ristoro, le apparecchiature per la raccolta di piccoli rifiuti, la strumentazione scientifica, la sentieristica pedonale e ciclabile, la segnaletica; e) gli argini del reticolo devono essere conservati e mantenuti in quanto parti integranti del sistema sia per i suoi aspetti idraulici sia perché costituiscono un insieme di valore paesaggistico e insediativo; f) deve essere perseguito il ripristino delle condizioni ambientali e paesaggistiche in presenza di situazioni di degrado e di alterazione. Nelle aree di degrado si interverrà con nuove piantagioni di alberi e arbusti propri dell’ambiente fluviale, con il consolidamento, ove necessario, delle ripe e delle 11 arginature mediante materiali lignei, pietrosi, arborei, evitando ove possibile le gabbionature e i manufatti in cemento, nel rispetto della sezione esistente; g) deve essere perseguito il riequilibrio tra zone di deposito e zone di erosione mediante interventi di rinaturalizzazione; 4. Bacini arginati di raccolta di acque superficiali Sono aree arginate in cui è raccolta acqua superficiale. La loro manutenzione deve evitare, direttamente o indirettamente, interventi che comportino alterazione del reticolo idrico circostante, compromettendone il regime idraulico, con apporti acquiferi impropri. In queste aree: • gli apporti di acque pubbliche sono soggetti a concessione; • gli argini devono essere mantenuti in efficienza e ordine; • sono vietate costruzioni di qualsiasi tipo e consistenza, e qualsiasi opera che possa alterare l’equilibrio, la consistenza, le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona, salvo gli interventi finalizzati al ripristino ambientale, alle attività di caccia, alla valorizzazione ambientale; • sono ammessi interventi di manutenzione, di ripristino di laghetti artificiali irrigui, funzionali alla produttività agricola; • sono ammessi interventi di nuova formazione di laghetti artificiali irrigui nei sistemi territoriali specificati con le prescrizioni in essi contenute. 5. Falda acquifera Le risorse idriche sono rappresentate dalle falde acquifere e dai pozzi che da esse si approvvigionano per usi acquedottistici, domestici e produttivi (irrigui e industriali). Tutti gli interventi, di qualsiasi natura, che determinano l’uso della falda acquifera dovranno essere subordinati al mantenimento della sua consistenza e purezza. Ogni previsione e localizzazione di nuovi insediamenti o infrastrutture dovrà essere definita con specifica considerazione di tali aree e le realizzazioni concesse dovranno rispettare le limitazioni e adottare gli accorgimenti opportuni. Le aree di ricarica delle falde consistenti non potranno essere interessate da interventi che comportino un sensibile incremento delle superfici impermeabili. 6. Pozzi I pozzi sono elementi da tutelare in quanto utilizzano una risorsa che è patrimonio dell’intera comunità. L’utilizzazione può essere permessa purché siano osservate le distanze e le cautele prescritte dalla normativa vigente. I pozzi acquedottistici e i pozzi privati sono indicati nelle Carte di scala 1: 5.000: Carta Piezometrica delle Indagini geologico-tecniche. Per le acque destinate al consumo umano si dovranno, nell’intorno delle opere di captazione, individuare le zone di tutela assoluta, le zone di rispetto e le zone di protezione secondo quanto previsto dal decreto legislativo 152/1998. Tali zone sono descritte al successivo punto. E’ consentito l’utilizzo per irrigazione dei pozzi ad uso domestico da abbinare a sistemi di raccolta delle acque quali serbatoi di accumulo, vasche di prima pioggia ecc.. Nell‘area di Lacona, fino a quando non avverrà l’allacciamento alla dorsale idrica, il rifornimento idrico è affidato ai pozzi privati. Protezione delle risorse idriche 12 1. Le aree di salvaguardia dei pozzi e delle sorgenti di acquedotto pubblico risultano definite dal decreto legislativo n° 152 dell’11/05/1999 che sostituisce gli articoli 4, 5, 6 e 7 del D.P.R. n° 236!88. Sono previste le seguenti zone: a) zona di tutela assoluta, di raggio pari a 10 metri dal punto di captazione o derivazione: deve essere adeguatamente protetta e adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e a infrastrutture di servizio; b) zona di rispetto: in assenza della individuazione da parte della Regione, è costituita dall’area riportata nella tavola del Piano Strutturale intorno al punto di captazione o derivazione. In tale zona sono vietati: • dispersione di acque reflue e fanghi; • accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; • spandimento di concimi chimici, fertilizzanti e pesticidi in assenza di uno specifico piano di coltivazione che tenga conto della vulnerabilità delle risorse idriche definita da specifici studi idrogeologici; • dispersione nel sottosuolo di acque provenienti da piazzali, strade e parcheggi; • aree cimiteriali; • apertura di cave; • apertura di pozzi; • gestione di rifiuti; • stoccaggio di prodotti e sostanze chimiche pericolose; • centri di raccolta e di rottamazione di autoveicoli; • pascolo e stabulazione di bestiame e fertirrigazione. Per tali insediamenti e attività, se esistenti, si dovrà provvedere al loro allontanamento o garantire la loro messa in sicurezza. c) zona di protezione: nelle aree classificate a vulnerabilità elevata, sono consentiti insediamenti e attività con prescrizioni e limitazioni sulla base di specifici studi idrogeologici • All’interno delle zone di protezione sono compresi i perimetri delle “zone di riserva” individuate ai sensi dell’art. 102 del Testo Unico 1775/1933; prelievi di acque per uso non pubblico non sono consentite; • purché compatibile con la tutela della risorsa a uso pubblico è richiesto l’approvvigionamento autonomo anche parziale dei nuovi insediamenti; • in tutto il territorio comunale, la realizzazione e l’adeguamento degli scarichi domestici e lo spandimento di reflui zootecnici e vegetali, sono soggetti alle norme vigenti e sono consentiti solo se compatibili con le caratteristiche litologiche del suolo e di vulnerabilità della falda idrica; • la realizzazione di nuovi pozzi nel rispetto delle precedenti norme è subordinata alla previsione di modalità che assicurino l’isolamento superficiale, la separazione delle falde, il corretto uso dei fluidi di circolazione durante la perforazione e il mantenimento dell’equilibrio di ricarica della falda; L’indagine idrogeologica sulla Vulnerabilità della falda riportata nella “Carta Integrata delle Acque sotterranee” individua le seguenti zone: Classe I - Area a stress idrogeologico nullo; Classe II - Area a stress idrogeologico basso; Classe III - Area a stress idrogeologico medio; Classe IV - Area a stress idrogeologico elevato; 13 Tale suddivisione risulta di interpretazione estremamente semplice ed ogni classe indica il grado di “stress idrogeologico” locale. Con l’espressione di stress idrogeologico si vuole dare un’informazione sull’assetto al tempo stesso qualitativo e quantitativo della falda in termini di quota piezometrica e/o conducibilità ionica. A Classe IV - Area a stress idrogeologico elevato; (per le quali si propone di attivare norme di salvaguardia o il divieto di emungimento delle acque sotterranee) Sono aree in cui la risorsa idrica sotterranea si caratterizza per la presenza di inquinanti chimico-fisici e/o per fenomeni di subsidenza, per superamento della capacità idrica della falda, tali da vietarne o limitarne il prelievo. In queste aree, si deve limitare i quantitativi di emungimento alla soglia minima atta a garantire l’equilibrio idrogeologico della zona, proibire le ricerche di acqua anche di tipo domestico se vi è possibilità di approvigionamento dalla rete idrica, delocalizzare i pozzi verso aree con stress meno elevato. In questa zona si potrà individuare l’utilizzo delle risorse idriche sotterranee per soli usi domestici, definendo una zonizzazione verticale del sottosuolo che garantisca l’assenza di integrazione con il regime idrogeologico profondo. B Classe III - Area a stress idrogeologico medio; (che sono proposte a protezione idrogeologica) Sono quelle zone in cui la risorsa idrica sotterranea si caratterizza per la presenza di inquinanti chimico-fisici e/o per fenomeni di subsidenza, per superamento della capacità idrica della falda tali da limitarne il prelievo. In queste aree, oltre alla limitazione dell’emungimento, è opportuno ridurre le nuove ricerche di acqua ed i rinnovi di concessioni già esistenti sino ad una nuova riclassificazione della zona. C Classe II - Area a stress idrogeologico basso; (proposte a rispetto degli acquiferi idropotabili) Le zone in cui la risorsa idrica sotterranea si caratterizza per la presenza di inquinanti chimicofisici in tracce e/o per moderato sfruttamento della capacità idrica della falda o vi sia la presenza di aree ove si verifichi il processo di ricarica delle falde idropotabili, o in cui vi sia la presenza di aree per la protezione dei pozzi per l’emungimento individuate dalle normative nazionali e regionali; queste presenze sono tali da suggerire di limitarne il prelievo o le attività antropiche entro determinate fasce. D Classe I - Area a stress idrogeologico nullo; Le aree in cui non si denota la presenza di inquinanti chimico-fisici e/o sfruttamento idrico della falda, in tali aree non vi sono limitazioni al prelievo. 2. Nelle zone in cui è proposta la limitazione del prelievo della risorsa, fermi restando i casi da sottoporre a procedura di valutazione dell’impatto ambientale di cui al D.P.R. 12 aprile 1996, in attuazione dell’art. 40, comma 1, della L. 22 febbraio 1994 n. 146, e della L.R. 18 aprile 1995 n. 68, gli indirizzi sono i seguenti: 2.1 Attività industriali ed artigianali 2.1.1 Trasformazioni interne (modifiche del ciclo produttivo, potenziamento degli impianti): richiedere al proponente di dimostrare la riduzione dei consumi idrici e/o dei reflui scaricati a parità di unità di prodotto. 14 2.1.2 Trasformazioni esterne (ampliamenti): richiedere al proponente di dimostrare l’applicazione di interventi di risparmio (utilizzo nuove tecnologie, produzione nuovi materiali). 2.1.3 Nuovi insediamenti produttivi (P.I.P.): richiedere al proponente, di dimostrare la presenza di almeno uno dei seguenti fattori: a) il riciclo acque “interne”; b) il riuso di acque “esterne” (da impianti di depurazione civili e/o da altri impianti produttivi); c) il riuso consortile o limitrofo di acque “interne” con sistema di utilizzo a cascata. Si suggerisce che il rilascio delle concessioni edilizie sia subordinato alla preliminare redazione del piano attuativo ai sensi degli articoli 31e 32 della L.R. 5/1995. 2.2 Attività agricole 2.2.1 Trasformazione d’uso (modifica colturale, cambiamento di uso di aree non coltivate, seminaturali o naturali per la loro coltivazione agraria intensiva): richiedere al proponente, di dimostrare la riduzione dell’intensità di acqua distribuita per ettaro irrigato. 2.2.2 Trasformazione del sistema di irrigazione: richiedere al proponente, di dimostrare gli interventi di risparmio, cioè la riduzione dei consumi di acqua indotta dal miglioramento delle tecniche di irrigazione. 2.2.3 Progetti di ricomposizione fondiaria: richiedere al proponente, di dimostrare l’impossibilità tecnica o finanziaria per il riuso di acque “esterne” (da impianti di depurazione civili e/o da altri impianti produttivi). 2.3 Residenza 2.3.1 In caso di piani particolareggiati, piani di zona per l’edilizia economica e popolare, piani di recupero del patrimonio edilizio esistente, programmi di recupero urbano, è opportuno che siano richiesti al proponente, oltre all’allacciamento degli scarichi al sistema di raccolta e trasferimento ad impianto di depurazione (legge n. 172 del 17 maggio 1995, di recepimento della normativa comunitaria 91/271): a) utilizzo di materiali ad alto rendimento per gli interventi di ammodernamento degli impianti di adduzione, distribuzione e scarico; b) interventi di risparmio di carattere strutturale esterno, come il recupero delle acque piovane e relativo stoccaggio munito di by-pass per utilizzo irrigazione giardini, lavaggi esterni, antincendio. CAPO III SUOLO, SOTTOSUOLO E SOPRASSUOLO Art. 7 Tutela del suolo e del sottosuolo 1. Per il sistema del suolo e sottosuolo sono stabilite nei comma seguenti vincoli, limitazioni d’uso e prescrizioni relativi alle modificazioni degli stessi 2. Modificazioni del suolo Sono gli interventi di modificazione delle aree non edificate attraverso opere di pavimentazione, edificazione, escavazione e riporto di terreno. Essi comprendono la realizzazione di manufatti, infrastrutture, impianti e attrezzature in superficie e in profondità. Si articolano in: • rinnovo, sostituzione, distruzione e nuova posa dei materiali per la realizzazione del manto di copertura del suolo; • opere di sistemazione idraulica e forestale; 15 • casse di espansione e/o opere di difesa idraulica; • realizzazione di rilevati e argini; • movimenti di terra con sottrazione e/o accumulo di materiale; trincee, sbancamenti; attività estrattive; • ripristino e realizzazione di recinzioni; • opere di consolidamento dei terreni; • opere di ancoraggio e sostegno dei terreni; • opere per il ripristino di corsi d’acqua, per l’intubazione e/o la deviazione delle acque superficiali; • realizzazione di gallerie e manufatti sotterranei; • escavazione di pozzi e di serbatoi di accumulo, bacini superficiali. • opere per la raccolta e il trattamento dei rifiuti liquidi e solidi. Gli interventi di cui sopra non debbono comportare alterazioni dell’equilibrio idrogeologico e delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dei luoghi, e comunque dovranno essere eseguiti secondo quanto previsto dalle classi di fattibilità e dall’indagine geologico-tecnica, nonché nel rispetto della normativa tecnica vigente in materia (D.M. 11/3/1988 e successive circolari applicative dei LL.PP.), e della D.C.R. 12/2000 relativa al rischio idraulico. 3. Aree instabili Sono definite aree instabili le aree in cui interventi di natura edilizia, urbanistica e comunque di trasformazione dell’assetto esistente comportano elementi di pericolo. Le aree instabili, di ridotta entità, sono individuate nella Carta del degrado ambientale (tav. G) e nella Carta della pericolosità geologica (tav. L), in scala 1: 5.000, delle Indagini geologico-tecniche. Tutte le aree di cui al presente articolo sono soggette agli indirizzi e alle prescrizioni di cui al seguente comma. Per gli interventi di natura edilizia, urbanistica e di trasformazione dell’assetto del versante nelle aree instabili, sia attuali che individuate in futuro, vigono i seguenti vincoli e limitazioni d’uso: a. rientrano nella categoria di aree instabili: • aree instabili per erosione profonda e superficiale; • aree instabili per franosità diffusa; • aree instabili per frana comprendenti il corpo di frana attiva e il corpo di frana quiescente e depositi di accumulo al piede; • per instabilità dinamica e cedimenti differenziali sono individuate come aree instabili: i depositi alluvionali a granulometria eterogenea, potenzialmente suscettibili di densificazione; i contatti tra litotipi con caratteristiche fisico - meccaniche diverse; per instabilità dinamica di fenomeni franosi quiescenti; i pendii con presenza di depositi detritici con pendenza media maggiore del 25%; • aree percorse da incendio b. prescrizioni per gli interventi di natura edilizia, urbanistica e di trasformazione dell’assetto nelle aree instabili o che possono divenirlo a seguito dell’intervento: vigono vincoli e limitazioni d’uso diversificati secondo le articolazioni di caratteristiche di instabilità sopra evidenziate; • per le aree instabili di cui alla prima linea della lettera a) dovranno essere valutate le caratteristiche di instabilità delle aree interessate e dovrà essere predisposto un 16 piano di bonifica idraulica (fossi di guardia, canalette, trincee ecc..) preferibilmente da attuarsi con i metodi della ingegneria naturalistca; • per le aree instabili di cui alla seconda linea della lettera a) gli interventi previsti in vicinanza di corone di frana dovranno essere sempre collocati al di sopra di dette evidenze, mantenendo un franco la cui entità deve scaturire da verifica di stabilità della pendice. Per frane di limitata estensione si rimanda a quanto previsto dal D.M. 11.3.1988; • in aree instabili per franosità diffusa o per soliflusso generalizzato, in caso di destinazioni d’intervento di natura edilizia o di trasformazioni morfologiche è prescritta una campagna geognostica approfondita per poter rilevare la natura dei terreni e lo spessore della coltre di frana, le caratteristiche fisico meccaniche della coltre e del substrato al fine di poter decidere se l’area dopo gli interventi di bonifica e consolidamento risulti idonea alla sopraddetta destinazione d’intervento; • per le aree instabili di cui alla terza linea della lettera a) si sconsiglia l’utilizzo edilizio salvo interventi di bonifica finalizzati alla pratica agricola; • per le aree instabili di cui alla quarta linea della lettera a) è prescritto in caso d’intervento di qualsiasi natura che dalla campagna geognostica emergano chiaramente gli elementi atti a valutare la suscettibilità di densificazione di eventuale depositi alluvionali a granulometria eterogenea. Inoltre sia dalla campagna geognostica che dal rilevamento geologico di dettaglio dovranno essere messi in evidenza i contatti tra litotipi con caratteristiche fisico - meccaniche diverse, e i depositi detritici con pendenza maggiore del 25%; • per quanto concerne i cedimenti e i cedimenti differenziali questi dovranno essere contenuti in funzione del tipo di struttura e del tipo di fondazione secondo quanto previsto dallo stato dell’arte; • per quanto riguarda i contatti tra litotipi diversi si dovrà operare in modo da collocare l’intervento su terreno omogeneo; • circa l’instabilità dinamica per fenomeni franosi nel caso di frane quiescenti, si prescrive di realizzare lo studio e il monitoraggio dell’area oggetto d’intervento e sulla base dei risultati decidere di questo la fattibilità; • per i pendii con presenza di depositi detritici con pendenza media maggiore del 25%, in aree con fenomeni franosi, si prescrive quanto indicato per le forme e i processi dovuti a gravità (vedi secondo alinea della lettera b). • per le aree percorse da incendio si prescrive, in caso d’intervento di qualsiasi natura, che dalla campagna geognostica emergano chiaramente gli elementi atti valutare la stabilità generale del versante e gli eventuali interventi per la messa in sicurezza dello stesso c. Le coste alte sono elementi di rilevante importanza sia sotto il profilo paesaggistico che morfologico; trattandosi di aree in continua modificazione geodinamica possono essere equiparate ad aree instabili. Per queste aree sono da evitare gli interventi edilizi, gli interventi che implichino trasformazioni morfologiche di qualsiasi tipo sono subordinati a indagini geognostiche approfondite per poter rilevare la natura delle dinamiche in atto e le caratteristiche fisico meccaniche dei litotipi presenti al fine di poter decidere se l’area dopo gli interventi di bonifica e consolidamento risulti idonea alla sopraddetta destinazione d’intervento. d. Le coste basse sono costituite dalla zona semipaludosa di Mola e dagli arenili. La prima è disciplinata dalla 47/90 e succ. 17 Le spiagge rientrano nel territorio demaniale, l’utilizzo e la preservazione di questa risorsa è rinviato al Piano Spiagge comunale. Nella piana di Lacona la fascia di territorio retrostante la spiaggia è caratterizzata dalla presenza di dune sabbiose la cui preservazione è di fondamentale importanza per l’equilibrio idrogeologico della zona. La zona dunale così come individuata nel PTC della Provincia è riportata nella Carta del degrado ambientale; nella zona dunale gli interventi sono disciplinati dalla “Variante alle Zone Campeggistiche” per le aree destinate a campeggio, per le altre aree valgono le prescrizioni riportate al punto c. 4. Pericolosità geologica Ogni intervento edilizio o modificazione morfologica deve essere conseguente a uno studio il cui livello è stabilito nella Carta della Fattibilità sulle caratteristiche geologiche e geomorfologiche, cos“ come evidenziato dalle Indagini geologico-tecniche. L’intervento dovrà essere condizionato al raggiungimento della condizione di stabilità dei versanti e di una corretta regimazione idrica superficiale o comunque dovrà essere realizzata in modo da mitigare i fenomeni di dissesto geomorfologico per l’area di pertinenza e per le zone immediatamente circostanti, secondo quanto già stabilito agli articoli precedenti. La descrizione della pericolosità è contenuta nelle Indagini geologico-tecniche e nell’allegata cartografia. 5. Fattibilità geologica Per ogni intervento antropico (edifici, strade, modellazioni morfologiche ecc.) la fattibilità è regolamentata dalla sommatoria della pericolosità geologica e delle destinazioni d’uso. Secondo quanto previsto dalla L.R. 17.4.84 n.21, dalla D.C.R. 12.2.85 n. 94 e dalla D.C.R. 12/2000 sono state individuate 4 classi di fattibilità. A seconda della suddetta classificazione per ogni singolo intervento dovranno essere eseguite delle indagini di dettaglio secondo quanto prescritto dalla normativa sopra ricordata. Le prescrizioni per ogni singola classe di fattibilità sono contenute nelle Indagini geologicotecniche e nell’allegata cartografia del Regolamento Urbanistico. CAPO IV EMERGENZE AMBIENTALI Art. 8 Emergenze ambientali Le ricognizioni sul territorio di Capoliveri hanno consentito di individuare alcune emergenze ambientali di particolare interesse dai punti di vista botanico, zoologico ed anche geomorfologico. Alcune di esse non sono, al momento, sottoposte a gravi minacce, mentre in diversi altri casi si assiste a forme di degrado anche grave che verranno di seguito descritte ed individuate nella CARTA DEI VALORI E DEI DEGRADI allegata. Le emergenze individuate sono essenzialmente di due tipi: quelle diffuse sul territorio, costituite da particolari tipi di vegetazione, da specie vegetali di valore e da elementi tradizionali del paesaggio agricolo, e quelle puntiformi, ossia ben localizzabili. 4.1. Emergenze ambientali diffuse Le emergenze considerate in questa tipologia sono le seguenti: a. i boschi di specie autoctone; b. la vegetazione delle coste rocciose; c. i terrazzamenti sostenuti da muretti a secco. 18 a. I boschi di specie autoctone Il valore delle suddette formazioni vegetazionali è insito nella loro stessa autoctonia, in quanto rappresentano testimonianze dell’esistenza di ben più ampi boschi di sclerofille mediterranee prima della loro scomparsa a causa degli incendi, dei tagli, delle alterazioni con specie da rimboschimento, nonché dell’urbanizzazione delle coste a fini turistici, eventi che si sono ripetuti e talvolta sovrapposti nel corso dei secoli. I boschi autoctoni sono essenzialmente quelli di leccio (Quercus ilex L.) e sughera (Q. suber L.), dove queste due specie sono associate ad altre sclerofille sempreverdi che restano di solito a portamento arbustivo, ma che negli stadi maturi possono divenire anche alberi di medie dimensioni. Sono da considerarsi al livello di emergenza naturalistica anche i piccoli nuclei e gli esemplari sparsi delle due specie di querce sempreverdi citate, non di rado rinvenibili nelle aree percorse da incendio o nelle campagne. b. La vegetazione delle coste rocciose La vegetazione delle coste rocciose è generalmente in buono stato di conservazione e discretamente presente: tuttavia l’intensa frequentazione di molti luoghi in estate e la presenza diffusa di residenze di villeggiatura minacciano alcuni tratti della costa, con degrado del manto vegetale e del suolo (apertura casuale di sentieri, incendi accidentali o dolosi, abbandono di rifiuti) o con forme di “inquinamento floristico” ad opera di specie ornamentali. In questo senso appare frequente e a tratti invadente la presenza dell’ agave (Agave americana L.) e del fico d’India (Opuntia ficus-indica (L.) Miller). c. I terrazzamenti sostenuti da muretti a secco La diffusa presenza di terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, contribuisce in maniera rilevante a caratterizzare il paesaggio rurale del Comune di Capoliveri. La cosiddetta “fame di terra” che ha caratterizzato il nostro paese fino ad un recente passato, ha spinto alla messa a coltura terreni a forte pendenza (oltre il 30%), trasformando le pendici boscate in ripiani sorretti da muretti idonei alla coltivazione in genere di colture di alto reddito. La sistemazione dei terreni a terrazze è considerata, oggi, antieconomica sia nella sua costruzione (a causa dell’elevato impiego di manodopera) sia per la sua manutenzione, soprattutto in un territorio agricolo destrutturato come quello di Capoliveri. L’andamento principale delle terrazze presenti è a girapoggio. Lo stato di manutenzione dei terrazzamenti è spesso trascurato e spesso le colture agrarie hanno lasciato spazio al bosco. Queste tipiche sistemazioni idraulico agrarie dei terreni declivi, rappresentano, oggi, un bene paesaggistico e un documento storico degni di rispetto, sebbene rappresentino un onere per il proprietario del terreno ed un’emergenza ambientale per la collettività in seguito ai rischi di dissesto idrogeologico connessi ad un loro abbandono. Il mantenimento dei muretti, il rifacimento delle canalette di scolo e la pendenza della lenza sono operazioni da incentivare sia a fini privati che pubblici, per evitare eccessi di ruscellamento con erosione superficiale del terreno. 4.2. Emergenze naturalistiche localizzate Si segnalano in questo paragrafo alcuni siti di particolare interesse e pregio naturalistico: a) le dune di Spiaggia Grande a Lacona; b) la palude di Mola; c) la Costa dei Gabbiani; d) il canyon di Madonna delle Grazie. a. Le dune di Spiaggia Grande a Lacona La Spiaggia Grande a Lacona è l’unico esempio rimasto di ambiente dunale litorale, pertanto essa assume particolare valore sia sotto il profilo geomorfologico - conservando le fragili dune sabbiose tipiche delle coste toscane ma sempre più danneggiate dal turismo estivo non 19 controllato e dall’erosione - sia sotto il punto di vista botanico, in quanto le cenosi a psammofite sono molto delicate e per questo sempre più rare sul territorio a causa del calpestio delle spiagge, dell’inquinamento e dell’erosione delle coste. Esse ospitano specie molto specializzate in senso ecologico, perché adattate a questi ambienti difficili per le condizioni edafiche, aridi, salmastri, ventosi e al substrato mobile e povero. Il modesto sistema dunale di Spiaggia Grande appare in gran parte alterato: nelle porzioni terminali dell’arco di spiaggia la prima duna è scomparsa o pesantemente modificata (frangiventi di tamerici, presenza di specie estranee, ecc.) e solo nella parte centrale si trovano lembi di duna con cenosi a psammofite di una qualche consistenza e interesse. Tuttavia anche qui la vegetazione appare depauperata, mancando molte delle specie caratteristiche dell’ammofileto e del crucianelleto, fitocenosi tipiche delle dune sabbiose (si veda in dettaglio il paragrafo sulla vegetazione delle dune) e sono evidenti i danni da calpestio non controllato. Per questo biotopo, inserito fra l’altro nel territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è da attuarsi la massima protezione - almeno nelle zone in cui si conservano formazioni di dune – ad esempio con la creazione di barriere e percorsi obbligati fra la spiaggia e l’entroterra. b. La palude di Mola Il padule di Mola, ubicato all’estremità orientale del Piano di Mola, è una piccola zona umida costiera in parte drenata da un sistema di canali e fossi di bonifica che comunque non riescono a prosciugarla. Si tratta essenzialmente di una “palude dulciacquicola”, dovuta al ristagno delle acque piovane alle spalle della stretta spiaggia di Mola. La fitta vegetazione palustre è dominata da formazioni a fragmiteto (canneto di cannuccia di palude, Phragmites australis (Cav.) Trin.), cenosi non molto pregiata in sé ma che ospita comunque numerose piante interessanti e sempre più rare a causa della rarefazione ed alterazione degli ambienti umidi, modificati o distrutti ad opera dell’uomo in modo diretto (con le bonifiche, la coltivazione o l’edificazione) o indiretto (con l’inquinamento delle acque e con l’introduzione di piante estranee). Anche per questo biotopo, pure inserito entro il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, sono da prevedere severe misure di protezione, in particolare il divieto di discarica. c. La Costa dei Gabbiani La Costa dei Gabbiani è il tratto di scogliera a picco sul mare affacciato a sud sull’estrema propaggine sud-orientale della penisola del Monte Calamita (interamente entro il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano). Come si intuisce dal toponimo è un importante luogo di nidificazione di folte colonie di gabbiani e cormorani, che trovano qui un luogo inaccessibile e indisturbato per allevare la prole. Nella macchia contorta che ammanta la costa è facile incontrare anche altre specie di uccelli, come l’occhiocotto ed altri passeriformi. La posizione protesa verso sud rende questo promontorio importante anche per molti uccelli migratori, quale punto di sosta nei viaggi sul mare da sud verso nord. d. Il canyon di Madonna delle Grazie In località Madonna delle Grazie è stato individuato un interessante geotopo, un canyon naturale che mostra interessanti formazioni geologiche di natura sedimentaria, messe a nudo in pareti verticali facilmente osservabili. Il luogo è purtroppo intensamente antropizzato e alterato sia da coltivazioni di agrumi (che di per sé potrebbero costituire ulteriore elemento di pregio) sia e soprattutto da alcuni edifici e strutture costruiti nel fondo del canalone stesso. Esso non è compreso nella perimetrazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. 20 CAPO V RISORSE AGRO - FORESTALI, PAESAGGI Art. 9 Risorse agro - forestali, paesaggi 1. Sulla base del quadro conoscitivo dello stato delle risorse e delle emergenze naturalistiche presenti sul territorio del Comune di Capoliveri e sulla base dell’analisi dei dati statistici dell’ultimo censimento dell’agricoltura, abbiamo potuto individuare le aree ad esclusiva o prevalente funzione agricola, attribuire dei valori di paesaggio ed individuare le componenti strutturali di paesaggio, mettere in evidenza gli elementi critici di paesaggio attraverso l’individuazione dei valori e dei degradi ed infine proporre delle linee guida di intervento per ciascuna zona. La zonizzazione del territorio rurale del Comune, illustrata nella allegata CARTOGRAFIA “CLASSIFICAZIONE DELLE AREE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA”, è stata fatta sulla base delle tipologie funzionali del sistema rurale con esclusiva o prevalente funzione agricola definite dal P.T.C. della Provincia di Livorno, le quali vengono riportate nella tabella seguente. Tipologie funzionali del sistema rurale con esclusiva o prevalente funzione agricola TIPOLOGIA DEFINIZIONE PRODUTTIVA Zone agricolo forestali nelle quali la struttura fondiaria, le tipologie produttive e il livello di occupazione sono tali da caratterizzare in senso esclusivo il connotato rurale agricolo del sistema PAESAGGISTICA Queste aree pur mantenendo intatte le prerogative delle aree agricolo forestali produttive hanno una forte valenza e caratterizzazione dell’elemento paesaggistico legato all’esistenza di determinate tipologie produttive aziendali RESIDUALE In queste aree agricolo forestali il ssitema agricolo appare ormai disomogeneo con elementi di polverizzazione della proprietà fondiaria e con urbanizzazione di vario tipo piuttosto diffusa. In queste aree l’uso del suolo di tipo agricolo può essere ancora considerato prevalente; tuttavia l’utilizzo agricolo del territorio risulta molto più legato a funzioni di interesse sociale, ricreativo e residenziale DI PROTEZIONE DEL In queste aree l’utilizzo del suolo risulta essere TERRITORIO CON prevalentemente forestale con zone ad uso agricolo AGRICOLTURA MARGINALE di modesta rilevanza sovente a carattere marginale. O LIMITATA La funzione di queste aree risulta pertanto volta essenzialmente alla protezione del territorio associata a quella economico selvicolturale e del tempo libero 21 2. Una volta individuate le zone a prevalente funzione agricola e classificate in base alle tipologie funzionali sopra definite, abbiamo attribuito un valore di paesaggio a ciascuna area in base ai seguenti aspetti: • ecologico: in funzione del grado di complessità dell’ecosistema; • culturale: in funzione della presenza di beni architettonici o colturali di importanza storico testimoniale; • sociale: di interesse ricreativo; • economico: in funzione della redditività agricola. E’ stata fatta una valutazione zona per zona dello stato di salute del soprassuolo descrivendo le sue caratteristiche principali e individuando le eventuali specifiche di degrado. Sono stati sintetizzati gli elementi critici di paesaggio per ogni zona. Essi sono stati divisi in valori e degradi, mentre al loro interno sono stati suddivisi in naturali e antropici. Per ogni zona sono state proposte le linee guida di intervento per pianificare i futuri strumenti urbanistici in funzione delle caratteristiche agro-ambientali dell’area. Il territorio comunale è stato, infine, classificato in macroaree omogenee dal punto di vista agro-ambientale definite APPARATI PAESISTICI. Gli apparati paesistici risultanti dall’elaborazione sono 10, ognuno dei quali è stato descritto nelle sue specifiche agroambientali ed è stato individuato mediante le località. Analisi di paesaggio ZONIZZAZIONE DEL COMUNE DI CAPOLIVERI AREE RURALI: TIPOLOGIE A PREVALENTE FUNZIONE AGRICOLA paesaggistica residuale di protezione del territorio con agricoltura marginale A B C A1 A2 A3 A4 Madonna della Lacona Loc. Mibelli Pian di Lari Alto Pian di Mola B1 B2 B3 B4 B5 B6 B7 Sopra Tallinucci C1 Pian di Lari C2 Norsi C3 Lido C4 Madonna delle Grazie C5 Capoliveri Nord e Est C6 Straccoligno C7 C8 C9 C10 C11 C12 C13 C14 C15 C16 C17 C18 C19 C20 Monte Fonza Monte San Martino Monte Moncione Colle reciso Monte Orello Pendici Monte Orello S-W Capo Pini Monte Capo Stella Fecciaio Monte Zuccale Costa Zuccale-BarabarcaPeducelli da Gualdo a Ripitino Pinete di Naregno Pendici Monte Rotondo Pinete del Calamita Ripalte Sopra Morcone Miniere Calamita Monte Calamita Palude di Mola 22 TIPOLOGIE EXTRAGRICOLE spiaggia urbana D E D1 D2 D3 D4 D5 D6 D7 D8 D9 D10 D11 D12 D13 S. Grande di Lacona E1 Margidore E2 Ghiaieto E3 Norsi e Felciaio E4 Lido E5 Zuccale-Barabarca E6 Stecchi-Della MadonnaPeducelli Morcone-Pareti Innamorata Calamita Sud e Est Cala Grande-Punta Perla Naregno Mola Lacona Norsi Lido Capoliveri Naregno Morcone-Pareti-innamorata VALORI DI PAESAGGIO ECOLOGICO CULTURALE SOCIALE complessità storico ricreativo ZONA LOCALITA’ ecosistema testimoniale A1 Madonna della medio (colture alto (presenza basso Lacona arboree stabili) edifici storici) A2 Loc. Mibelli medio basso basso (vegetazione riparia) A3 Pian di Lari basso basso basso Alto A4 Pian di Mola medio (colture medio (colture medio arboree stabili) tipiche) (cinema, escursionis mo) B1 Sopra basso basso basso Tallinucci B2 Pian di Lari medio (macchia, basso basso veg. Riparia) B3 Norsi basso basso basso B4 Lido basso basso alto (campeggi) ECONOMICO redditività agricola alto (vigneti) medio medio alto (vigneti) basso basso basso basso 23 B5 B6 B7 C1 C2 C3 C4 C5 C6 C7 C8 C9 C10 C11 C12 C13 C14 C15 Madonna delle basso alto (presenza basso Grazie edifici storici) Capoliveri medio (macchia, basso basso Nord e Est veg. Riparia) Straccoligno basso basso basso Monte Fonza alto (macchia) basso alto (escursionis mo) Monte San alto (macchia) basso alto Martino (escursionis mo) Monte alto (boschi basso basso Moncione sclerofille) Colle reciso basso (macchia basso basso degradata e veg. esotica) Monte Orello medio (pinete) basso medio (escursionis mo) Pendici Monte medio (macchia basso medio Orello S-W bassa) (escursionis mo) Capo Pini medio (pinete) basso basso Monte Capo alto (macchia) basso alto Stella (escursionis mo) Fecciaio medio (pinete basso basso macchia) Monte alto (bosco basso medio Zuccale sclerofille e (escursionis macchia) mo) Costa alto (veg. basso medio ZuccaleScogliera) (turismo Barabarcabalneare) Peducelli da Gualdo a alto (bosco basso basso Ripitino sclerofille e macchia) Pinete di medio (pinete) alto (presenza medio Naregno edifici storici) Pendici Monte alto (boschi basso alto Rotondo sclerofille) (escursionis mo) Pinete del medio (pinete) basso medio Calamita (escursionis mo) basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso 24 C16 Ripalte C17 Sopra Morcone C18 Miniere Calamita Monte Calamita C19 C20 D1 D2 Palude Mola Spiaggia Grande Lacona Margidore alto (macchia e basso boschi sclerofille) basso (macchia basso degradata e veg. esotica) basso (macchia alto (miniere) degradata) alto (costa dei basso gabbiani e macchia post incendio) di alto (area medio umida) alto (dune e veg. basso di psammofila) basso basso basso e basso basso basso D3 D4 Ghiaieto Norsi Felciaio D5 Lido basso basso D6 ZuccaleBarabarca medio basso D7 Stecchi-Della basso MadonnaPeducelli Morconebasso Pareti basso D9 Innamorata basso basso D10 Calamita Sud basso e Est Cala Grande- basso Punta Perla basso D8 D11 basso basso alto medio (turismo e escursionis mo) basso basso basso basso alto basso (escursionis mo) basso basso alto (turismo balneare) alto (turismo balneare) basso medio (turismo balneare) alto (turismo balneare) alto (turismo balneare) alto (turismo balneare) alto (turismo balneare) alto (turismo balneare) basso basso medio (turismo balneare) basso basso basso basso basso basso basso basso basso basso 25 D12 Naregno basso basso D13 E1 Mola Lacona medio basso basso basso E2 Norsi basso basso E3 Lido basso basso E4 Capoliveri basso alto storici) E5 Naregno basso basso E6 MorconeParetiinnamorata basso basso alto basso (turismo balneare) basso basso alto basso (turismo) alto basso (turismo) alto basso (turismo) (edifici alto basso (residenzial e e turismo) alto basso (turismo) alto basso (turismo) Legenda: A aree a prevalente funzione agricola, tipologia paesaggistica B aree a prevalente funzione agricola, tipologia residuale C aree a prevalente funzione agricola, tipologia di protezione del territorio con agricoltura marginale D aree extragricole: spiagge E aree extragricole: aree urbane 3. Sono stabiliti i seguenti limiti e vincoli d’uso: LINEE GUIDA DI INTERVENTO ZONA LOCALITA’ PROPOSTE A1 Madonna della Tutela e riqualificazione del territorio agricolo con recupero Lacona dei terreni residuali e delle sistemazioni agricole esistenti (terrazzamenti, muretti a secco). Recupero e conservazione del patrimonio edilizio rurale con limitazione di nuove volumetrie. A2 Loc. Mibelli Conservazione dell’ambiente agrario e sviluppo di tecniche agricole ecocompatibili data la stretta vicinanza con sistemi ambientali naturali (vegetazione riparia e macchie e boschi di sclerofille) A3 Pian di Lari Alto Tutela e riqualificazione del territorio agricolo con recupero dei terreni residuali A4 Pian di Mola Tutela e riqualificazione del territorio agricolo con recupero dei terreni residuali. Recupero e conservazione del patrimonio edilizio rurale con limitazione di nuove volumetrie 26 B1 B2 B3 B4 B5 B6 B7 C1 C2 C3 Sopra Tallinucci Manutenzione delle aree rurali con particolare attenzione all’assetto idrogeologico (manutenzione fossi) e al controllo delle specie esotiche infestanti. Pian di Lari Manutenzione delle aree rurali con particolare attenzione all’assetto idrogeologico (manutenzione fossi, torrenti e scarpate) e al controllo delle specie esotiche infestanti. Sviluppo turistico in forme e dimensioni compatibili con il mantenimento del paesaggio rurale. Norsi Manutenzione delle aree rurali con particolare attenzione all’assetto idrogeologico (manutenzione fossi) e al controllo delle specie esotiche infestanti. Lido Tutela e conservazione del paesaggio rurale ancora presente. Ripristino della vegetazione autoctona soprattutto negli interventi di impianto di verde ornamentale. Madonna delle Grazie Tutela delle sistemazioni agricole esistenti (terrazzamenti, muretti a secco). Recupero e conservazione del patrimonio edilizio rurale con limitazione di nuove volumetrie. Limitazione dell’uso delle specie ornamentali esotiche ed in particolare di quelle infestanti (ailanto, agave e fico d’india, acacie). Conservazione e ripristino dei corsi d’acqua ed in particolare del canyon presso la spiaggia della Madonna. Capoliveri Nord e Est Manutenzione delle aree rurali con particolare attenzione all’assetto idrogeologico (manutenzione fossi, torrenti e scarpate) e al controllo delle specie esotiche infestanti. Sviluppo turistico in forme e dimensioni compatibili con il mantenimento del paesaggio rurale. Straccoligno Tutela e conservazione del paesaggio rurale ancora presente. Ripristino della vegetazione autoctona soprattutto negli interventi di impianto di verde ornamentale. Monte Fonza Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi. Valorizzazione delle potenzialità turisticoricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Monte San Martino Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi. Valorizzazione delle potenzialità turisticoricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Monte Moncione Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi in particolare mediante l’avviamento all’alto fusto. Valorizzazione delle potenzialità turistico-ricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. 27 C4 C5 C6 C7 C8 C9 C10 C11 C12 C13 Colle reciso Recupero delle aree degradate lungo la provinciale. Contenimento delle specie esotiche infestanti: ailanto e agave. Monte Orello Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Pendici Monte Orello Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i S-W processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi. Interventi recupero di eventuali volumetrie rurali e di terreni agricoli abbandonati. Capo Pini Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Monte Capo Stella Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi. Valorizzazione delle potenzialità turisticoricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Fecciaio Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Monte Zuccale Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi in particolare mediante l’avviamento all’alto fusto. Valorizzazione delle potenzialità turistico-ricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Interventi di edilizia rurale limitati al recupero di volumetrie esistenti. Limitazione dell’uso delle specie ornamentali esotiche ed in particolare di quelle infestanti (ailanto, agave e fico d’india, acacie). Conservazione della vegetazione arborea e arbustiva sulle scarpate stradali compatibilmente con la sicurezza della circolazione. Costa Zuccale- Limitazione degli accessi a mare non regolamentati con Barabarca-Peducelli realizzazione di percorsi pedonali delimitati. Limitazione del traffico veicolare sulla costa. Limitazione dell’uso delle specie ornamentali esotiche ed in particolare di quelle infestanti (agave e fico d’india). da Gualdo a Ripitino Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille. Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Conservazione della vegetazione arborea e arbustiva sulle scarpate stradali compatibilmente con la sicurezza della circolazione. Pinete di Naregno Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Limitazione dell’uso delle specie ornamentali esotiche 28 C14 C15 C16 C17 C18 C19 C20 D1 D2 D3 D4 D5 Pendici Rotondo Monte Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi in particolare mediante l’avviamento all’alto fusto. Valorizzazione delle potenzialità turistico-ricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Pinete del Calamita Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Valorizzazione delle potenzialità turistico-ricreative mediante la creazione di percorsi escursionistici sulla rete viaria esistente. Ripalte Tutela e valorizzazione della copertura vegetale favorendo i processi naturali di sviluppo dei boschi di sclerofille sempreverdi in particolare mediante l’avviamento all’alto fusto Conservazione delle pinete esistenti e loro conversione in boschi misti con sclerofille sempreverdi (leccio e sughera). Recupero dei terreni agricoli incentivando l’agricoltura biologica. Sopra Morcone Tutela e recupero delle macchie derivanti da incendio in funzione della protezione del territorio dal punto di vista idrogeologico. Controllo e riduzione delle infestazione di agave, fico d’india e ailanto. Miniere Calamita Recupero delle aree degradate con vegetazione discontinua mediante rimboschimento con sclerofille sempreverdi autoctone. Monte Calamita Recupero e conservazione delle aree percorse da incendio favorendo lo sviluppo naturale della macchia mediterranea. Palude di Mola Salvaguardia e recupero ambientale della zona umida mediante miglioramento della qualità delle acque provenienti dalle zone a monte, perimetrazione dell’area, limitazione degli accessi e risanamento degli insediamenti dismessi. Salvaguardia della flora e della fauna palustre (in particolare quella migratoria). Spiaggia Grande di Salvaguardia dei residui di formazioni dunali litoranee con Lacona relativa vegetazione psammofila. Regolamentazione degli accessi e limitazione delle aree calpestabili alle aree prive di vegetazione. Recupero e conservazione della vegetazione a sclerofille retrodunale mediante perimetrazioni e sistemazione delle pinete retrostanti. Salvaguardia dell’esemplare monumentale di pino domestico (Pinus pinea) presente nella parte orientale della spiaggia. Margidore Interventi di manutenzione ordinaria, sistemazione degli accessi alla spiaggia. Ghiaieto Sistemazione dei sentieri di accesso alla spiaggia. Norsi e Felciaio Interventi di manutenzione ordinaria Lido Interventi di manutenzione ordinaria. 29 D6 Zuccale-Barabarca D7 Stecchi-Della Madonna-Peducelli Morcone-Pareti Innamorata D8 D9 D10 D11 D12 D13 E1 E2 E3 E4 E5 E6 Interventi di manutenzione ordinaria e mantenimento dei sentieri di accesso alla spiaggia. Interventi di manutenzione ordinaria Interventi di manutenzione ordinaria Interventi di manutenzione ordinaria, sistemazione degli accessi alla spiaggia e dei parcheggi adiacenti. Calamita Sud e Est Conservazione dell’ambiente naturale in particolare nelle zone delle miniere. Cala Grande-Punta Interventi di manutenzione ordinaria, sistemazione degli Perla accessi alla spiaggia e dei parcheggi adiacenti. Naregno Valorizzazione del lungomare mediante arredi. Mola Recupero ambientale dell’arenile limitando l’accesso ai veicoli e ai natanti. Lacona Regolamentazione del verde ornamentale. Razionalizzazione e recupero ambientale dei campeggi e delle aree a verde pubblico e privato con intensificazione del sottobosco arbustivo utilizzando specie mediterranee; graduale sostituzione dei soprassuoli ad eucalipto con specie arboree mediterranee e mantenimento delle pinete in quanto il pino domestico può essere considerata una specie naturalizzata e caratterizzante il paesaggio. Norsi Miglioramento delle pinete con regolamentazione del verde ornamentale. Lido Regolamentazione del verde ornamentale. Razionalizzazione e recupero ambientale dei campeggi e delle aree a verde pubblico e privato con intensificazione del sottobosco arbustivo utilizzando specie mediterranee; graduale sostituzione dei soprassuoli ad eucalipto con specie arboree mediterranee e mantenimento delle pinete in quanto il pino domestico può essere considerata una specie naturalizzata e caratterizzante il paesaggio. Capoliveri Recupero e sistemazione a verde delle aree semiabbandonate a nord del paese (presso il cimitero). Naregno Valorizzazione del lungomare mediante arredi. Regolamentazione del verde ornamentale con preferenza delle specie mediterranee nella sistemazione dei parchi e giardini. Morcone-ParetiRegolamentazione del verde ornamentale con preferenza Innamorata delle specie mediterranee nella sistemazione dei parchi e giardini. 4. Sono componenti strutturali di paesaggio i seguenti ecotipi, ecosistemi e matrici paesistiche: 30 COMPONENTI STRUTTURALI DI PAESAGGIO MATRICE ECOSISTEMI ECOTIPI PAESISTICA continua agrario vigneto, oliveto discontinua agrario oliveto, vigneto, orto continua agrario vigneto continua agrario vigneto,oliveto,seminativo discontinua agrario orto, vigneto, oliveto discontinua agrario orto, frutteto, ornamentale forestale macchia, veg. Riparia discontinua agrario orto, vigneto, oliveto discontinua agrario orto, oliveto, ornamentale discontinua agrario orto, vigneto, oliveto, ornamentale forestale pineta, macchia discontinua agrario orto, vigneto, oliveto, ornamentale forestale bosco di sclerofille, pineta discontinua agrario vigneti e oliveti forestale macchia continua forestale macchia, bosco di sclerofille, veg. di scogliera continua forestale macchia continua forestale bosco di sclerofille continua forestale macchia continua forestale pineta continua forestale macchia continua forestale pinete, veg. di scogliera continua forestale macchia, veg. di scogliera discontinua forestale macchia, bosco di sclerofille, pineta discontinua agrario ornamentale forestale boschi di sclerofille, macchia, pineta discontinua forestale macchia, veg. di scogliera, bosco di sclerofille discontinua forestale pineta, bosco di sclerofille, macchia discontinua forestale pineta continua forestale bosco di sclerofille discontinua forestale pineta discontinua agrario seminativi, prati forestale pinete, bosco di sclerofille discontinua forestale macchia discontinua forestale macchia continua forestale macchia, pineta continua forestale palude discontinua dunale veg. psammofila continua spiaggia arenile afitoico discontinua spiaggia arenile afitoico 31 discontinua continua discontinua discontinua discontinua continua discontinua discontinua continua continua continua spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia spiaggia urbano continua urbano discontinua urbano continua discontinua urbano urbano discontinua urbano arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico arenile afitoico turistico-residenziale con vegetazione ornamentale diffusa turistico-residenziale con vegetazione ornamentale diffusa turistico-residenziale con vegetazione ornamentale diffusa centro storico con scarsa vegetazione turistico-residenziale con vegetazione ornamentale diffusa turistico-residenziale con vegetazione ornamentale diffusa 5. Tutela del suolo e del soprassuolo 1. Generalità Per il sistema del suolo e del soprassuolo sono stabiliti nei commi seguenti i vincoli, le limitazioni d’uso e le prescrizioni relative alle modificazioni del suolo, della vegetazione, alle sistemazioni del suolo agrario, agli assetti colturali e all'assetto fondiario. Le prescrizioni interessano la tutela di tutti gli ecosistemi (della fauna e della flora) di particolare pregio - con specifico riferimento agli ambiti interessati dall’istituzione di parchi e riserve - e la valorizzazione delle varie forme di fruizione, compresa l’istituzione di centri di cultura ambientale e di osservazione e fruizione del patrimonio naturalistico, di percorsi trekking, turismo equestre, ciclismo escursionistico, ecc. Anche il popolamento animale e il suo prelievo (caccia) deve rapportarsi alle altre componenti ambientali (soprattutto la vegetazione, le acque, le colture) e alle loro condizioni, quali la qualità e la quantità della flora, la presenza delle acque e il loro grado di inquinamento, gli interventi di disturbo di varia natura. 2. Modificazioni del suolo Il suolo è la parte della litosfera che determina la crescita della vegetazione ed in particolare delle coltivazioni agrarie. Questa risorsa va dunque salvaguardata, per non incorrere in una pericolosa riduzione della fertilità dei terreni, oltre che nei sempre più frequenti dissesti idrogeologici. Gli interventi di modificazione del suolo delle aree non edificate - attraverso opere di piantumazione, pavimentazione, lavorazione o altri trattamenti del terreno, compresa la realizzazione di manufatti, infrastrutture, impianti e attrezzature in superficie e in profondità 32 - vanno dunque attentamente pianificate, regolate e possibilmente sottoposte a preventiva valutazione di impatto ambientale, come raccomandato dalla L.R. 16 gennaio 1995 n°5 (“Norme per il governo del territorio”) all'art. 5, comma 2. Tali interventi possono consistere in: rinnovo, sostituzione, distruzione (sempre seguita da nuovo impianto, ai sensi della L.R. 21 marzo 2000 n° 39 “Legge forestale della Toscana”) del manto vegetale per usi non agricoli, secondo le norme vigenti; opere di sistemazione forestale, comprendenti interventi sulla vegetazione naturale o artificiale (rimboschimenti) e sul suolo, quali aperture di strade, piste, sentieri, ecc.; rinnovo, sostituzione, distruzione dei materiali per la realizzazione di pavimentazioni o altre coperture del suolo: la distruzione o rimozione di coperture artificiali dovrà sempre essere seguita dalla nuova posa di pavimentazioni non impermeabilizzanti o dall'impianto di vegetazione; opere di sistemazione idraulica, comprese le casse di espansione e le opere di difesa idraulica, le opere per il ripristino di corsi d’acqua, per l’intubazione e/o la deviazione delle acque superficiali; realizzazione di rilevati, argini e altri accumuli di materiali (esclusi i rifiuti e in genere i materiali che rilascino sostanze che alterino le caratteristiche fisiche e chimiche dei suoli circostanti soggetti a specifica normativa); movimenti di terra con sottrazione di materiale: trincee, sbancamenti, attività estrattive; ripristino e realizzazione di recinzioni; opere di consolidamento dei terreni; realizzazione di gallerie e manufatti sotterranei; escavazione di pozzi, di serbatoi di accumulo, di bacini idrici superficiali; opere per la raccolta e il trattamento dei rifiuti liquidi e solidi. Gli interventi di cui sopra non debbono comportare alterazioni dell’equilibrio idrogeologico e delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche dei luoghi, e comunque dovranno essere eseguiti secondo quanto previsto dalle classi di fattibilità e dall’indagine geologico-tecnica, nonché nel rispetto della normativa tecnica vigente in materia (D.M. 11/3/1988 e successive circolari applicative del Ministero dei LL.PP.) e della D.C.R. 12/2000 relativa al rischio idraulico. Essi dovranno inoltre conformarsi alle prescrizioni delle norme nazionali e regionali e ai regolamenti provinciali vigenti in materia, nonché ai vincoli paesaggistici imposti dalla L. 8 agosto 1985 n° 431 “Conversione in Legge del D.L. 27 giugno 1985 n° 312”. Dovranno inoltre conformarsi ai piani e regolamenti delle aree naturali protette esistenti sul territorio o essere autorizzati con nulla osta degli enti di gestione delle stesse (L. 6 dicembre 1991 n° 394 “Legge quadro sulle aree naturali protette”, L.R. 11 aprile 1995 n° 49 “Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale”). In particolare, nel caso specifico, dovranno essere rispettate le prescrizioni del piano e del regolamento del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano o le misure di salvaguardia vigenti in attesa della loro adozione (L. 6 dicembre 1991 n° 394, art. 6, comma 4). Per gli interventi sopra elencati, ai sensi della L.R. 21 marzo 2000 n° 39 (“Legge forestale della Toscana”) e della L.R. 6 aprile 2000 n° 56 (“Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna 33 selvatiche - Modifiche alla legge regionale 23 gennaio 1998, n.°7 - Modifiche alla legge regionale 11 aprile 1995, n°49”), si dovrà il più possibile fare ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica, che riducono al minimo l'impiego dei materiali artificiali (cemento armato, asfalto, ecc.) prediligendo quelli naturali e rinaturalizzanti: ad esempio le viminate (in particolare quelle “vive”); rinverdimento di scarpate, pendii, argini dei corsi d'acqua, ecc. con specie pioniere autoctone; impiego di pietra locale nei manufatti di consolidamento del suolo e regimazione delle acque (briglie, consolidamento di sponde, ecc.). Gli interventi sul territorio dovranno in particolare salvaguardare i Geotopi di Importanza Regionale (GIR), individuati secondo l'art. 11 della succitata L.R. 6 aprile 2000, n° 56, definiti (art. 1, comma 4) “risorse essenziali ai sensi dei commi 2 e 3 dell'art. 2 della Legge regionale 16 gennaio 1995, n° 5 (Norme per il governo del territorio)”. 3. Modificazioni e tutela della vegetazione La vegetazione in tutte le sue forme (boschi, macchie arbustive, siepi, filari di alberi, formazioni erbacee, ecc.), naturali o artificiali, svolge molteplici ed importanti azioni benefiche nei confronti dell'ambiente e del territorio, e di conseguenza anche dell'uomo. Oltre all'ossigenazione e depurazione dell'atmosfera, si hanno importanti effetti di mitigazione del clima, nonché una fondamentale azione di impedimento dell'erosione del suolo. Ai sensi della L.R. 21 marzo 2000 n° 39, “Legge forestale della Toscana” art. 3, “costituisce bosco qualsiasi area, di estensione non inferiore a 2000 metri quadrati e di larghezza maggiore di 20 metri, misurata al piede delle piante di confine, coperta da vegetazione arborea forestale spontanea o d'origine artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, che abbia una densità non inferiore a cinquecento piante per ettaro oppure tale da determinare, con la proiezione orizzontale delle chiome, una copertura del suolo pari ad almeno il venti per cento”. “Sono considerate bosco le aree già boscate, nelle quali l'assenza del soprassuolo arboreo o una sua copertura inferiore al venti per cento abbiano carattere temporaneo e siano ascrivibili ad interventi selvicolturali o d'utilizzazione oppure a danni per eventi naturali, accidentali o per incendio”. “Sono assimilati a bosco le formazioni costituite da vegetazione forestale arbustiva esercitante una copertura del suolo pari ad almeno il quaranta per cento”. In queste definizioni ricadono dunque tutti i boschi, anche discontinui, i rimboschimenti, le macchie arbustive ed anche le garighe post-incendio. Sono assimilate ai boschi anche le sugherete sfruttate per il sughero (di cui si disciplina la raccolta all'art. 53). Molte altre forme di vegetazione esistono al di fuori di questi termini: in particolare le vegetazioni di duna e spiaggia, quelle delle coste rocciose, le vegetazioni delle zone umide e dei corsi d'acqua, ecc.; a questi si aggiungono gli alberi isolati, in particolare quelli monumentali o secolari, le alberature stradali o di confine e le siepi, i parchi e i giardini, ecc. Nei confronti dei suddetti complessi o elementi vegetazionali, e in particolare di quelli di consolidato interesse paesaggistico, gli interventi devono assicurarne la conservazione e la tutela tendendo alla ricostruzione della vegetazione in equilibrio con l’ambiente e favorendo la diffusione delle specie tipiche locali. In particolare sono da rispettare le seguenti prescrizioni: 34 tutela di tutta “la flora spontanea delle aree forestali e dei terreni non soggetti a coltivazione allo scopo di preservarne l'integrità e la variabilità genetica” (L.R. 21 marzo 2000 n° 39 art. 62). mantenimento e ripristino delle aree boschive definite ai sensi della L.R. 21 marzo 2000 n° 39; nel caso di tagli definitivi si dovranno prevedere rimboschimenti compensativi, ai sensi della stessa legge; mantenimento e tutela dei “boschi in situazioni speciali” (L.R. 21 marzo 2000 n° 39 art. 52), ossia i boschi su pendii ripidi o instabili, sulle cime e sui crinali e quelli compresi nella fascia di 300 m dalla linea di costa e dai corsi d'acqua; organizzazione di un adeguato sistema di prevenzione e repressione degli incendi boschivi; mantenimento e ripristino di percorsi pedonali e carrabili di servizio (anche antincendio) all’interno dei boschi (L.R. 21 marzo 2000 n° 39); divieto di realizzazione di linee aeree di telecomunicazione o di distribuzione dell’energia elettrica, se non lungo le strade esistenti o i viali parafuoco; divieto di edificazione, apertura di strade e parcheggi, posa di cartelli pubblicitari e altri interventi che alterino, anche esteticamente, gli ecosistemi boschivi; conservazione delle formazioni vegetazionali naturali di particolare pregio, rarità o interesse naturalistico o paesaggistico, in particolare quelle delle dune costiere, delle zone umide, dei boschi in genere ed in particolare di quelli di specie autoctone; la L.R. 6 aprile 2000, n° 56 disciplina la conservazione, la gestione e l’eventuale ripristino degli habitat naturali e seminaturali e delle forme naturali del territorio elencando nell'allegato A gli habitat naturali e seminaturali degni di protezione e nell'allegato D i Siti di Importanza Regionale; conservazione di elementi di particolare interesse per il disegno del paesaggio: alberi isolati, filari di alberi, siepi ecc., sia come elementi visivi sia al fine di garantire “corridoi ecologici”; la L.R. 21 marzo 2000 n° 39 prevede incentivi per la creazione e il mantenimento delle siepi (art. 17); la riduzione di formazioni lineari arboree e arbustive dovrà essere compensata con il reimpianto di nuove formazioni equivalenti in lunghezza e volume; il reimpianto dovrà essere effettuato esclusivamente con specie autoctone (o naturalizzate, purché a bassa diffusione spontanea), mentre l’eliminazione o la riduzione dovrà avvenire preferibilmente a carico delle formazioni composte da specie non indigene; ricostruzione (con specie autoctone) e mantenimento delle alberature e delle siepi lungo le strade, compatibilmente con la sicurezza della circolazione, in particolare sulle scarpate a monte e a valle delle sedi stradali in zone collinari; mantenimento delle alberature segnaletiche di confine, di arredo in luoghi pubblici, di ornamento nei giardini, nonché le piante a carattere monumentale di cui alla L.R. 13 agosto 1998 n° 60 (“Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali e modifica dell'art. 3 della legge regionale 11 aprile 1995 n° 49”) secondo le prescrizioni della legge stessa; mantenimento delle formazioni vegetazionali d’argine e di ripa (L.R. 21 marzo 2000 n° 39) qualora tale vegetazione non pregiudichi il naturale scolo delle acque e le operazioni di manutenzione dei corsi d’acqua; tutela della vegetazione sinantropica artificiale non agricola nelle sue varie forme (giardini, siepi, alberature in genere) e suo rinnovo con specie vegetali locali (anche ai sensi della L.R. 6 aprile 2000 n° 56), sia per la evidente funzione estetica, sia 35 per il ruolo che la vegetazione esercita a favore dell'equilibrio idrogeologico e della salubrità dell’aria; divieto di utilizzo di essenze estranee ai luoghi e/o infestanti; in particolare si ricorda che la L.R. 6 aprile 2000 n° 56 all'art. 6 vieta espressamente l'utilizzazione, nelle opere di riforestazione, rinverdimento e consolidamento, delle seguenti specie vegetali esotiche invadenti: Ailanto (Ailanthus altissima), Fico degli Ottentotti (Carpobrotus sp.pl.), Fico d'India (Opuntia ficus-indica), Amorfa (Amorpha fruticosa); introduzione di specie arboree e cespugliose autoctone finalizzate alla tutela della fauna (siepi per il rifugio dei piccoli animali, fruttiferi selvatici, ecc.); creazione di aree verdi con funzione didattica, culturale e sociale (L.R. 21 marzo 2000 n° 39); creazione di un catalogo di specie e varietà botaniche utilizzabili e della loro destinazione funzionale: rimboschimento e rinaturalizzazione, colture produttive, verde ornamentale e storico, ecc.; creazione di un elenco di specie da non impiegare (infestanti, propagatrici di fitopatologie, ecc.); organizzazione di campagne di ricerca e localizzazione delle specie vegetali arboree, arbustive ed erbacee dichiarate protette o “di interesse regionale” dalle leggi regionali vigenti (L.R. 21 marzo 2000 n° 39 allegato C e L.R. 6 aprile 2000 n° 56 allegati C e C1) e loro tutela; divieto di circolazione nelle aree boscate per i mezzi a motore, in particolare fuoristrada (ai sensi della L.R. 27 giugno 1994 n° 48 “Norme in materia di circolazione fuori strada dei veicoli a motore”) e promozione di forme di escursionismo ecologico (trekking, equitazione, cicloturismo, ecc.); - regolamentazione della raccolta dei prodotti del sottobosco, delle siepi e degli incolti (ai sensi della L.R. 21 marzo 2000 n° 39, della L.R. 22 marzo 1999 n° 16 “Raccolta e commercio dei funghi epigei spontanei” e successive modificazioni, e della L.R. 11 aprile 1995 n° 50 “Norme per la raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi freschi e conservati e destinati al consumo e per la tutela e valorizzazione degli ecosistemi tartufigeni”). 4. Sistemazioni del suolo agrario Le sistemazioni dei terreni debbono assicurare lo smaltimento dell’acqua in eccesso, in modo da impedire il ristagno nei terreni di pianura e ridurre l’eccesso di velocità dell’acqua sul terreno collinare per ridurre l’erosione da ruscellamento ed evitare movimenti di massa quali frane e smottamenti. Nelle sistemazioni di pianura dovrà essere mantenuta la baulatura dei campi e dovrà essere posta particolare attenzione alla manutenzione delle scoline e delle fosse di seconda raccolta. In collina, dove la pendenza supera il 10%, dovranno essere evitate sistemazioni a rittochino, mentre dovranno essere favorite le sistemazioni in traverso (con fosse e piantagioni orientate in senso perpendicolare alle linee di massima pendenza), quali il “girapoggio”, il “cavalcapoggio” e la “spina”. La notevole presenza di terrazzamenti nel territorio comunale esige una dispendiosa opera di manutenzione dei muretti a secco, delle canalette di scolo e dei pianali. Evitare lavorazioni del terreno con eccessivo affinamento, favorire il mantenimento del manto 36 erboso ed evitare lavorazioni a rittochino quando possibile. Gli interventi comprendenti opere di scolo, di irrigazione, di protezione dai movimenti di massa, saranno realizzati con manufatti discreti e inseriti nel paesaggio. Si dovranno conservare gli elementi tipici e caratterizzanti del paesaggio agrario, quali: terrazzamenti, siepi, alberi monumentali e secolari, emergenze geologiche di valore paesaggistico, assetti morfologici paesaggisticamente significativi, reticolo idrografico superficiale. I programmi di miglioramento agricolo ambientale dovranno porre attenzione a questi elementi e conservare le forme tipiche, ai sensi del 3° comma, lettera f) dell’art. 2 del Regolamento Regionale n. 4 del 5.9.97 (Reg. di attuazione della L.R. 64/95 e succ. modifiche). 5. Assetti colturali Gli assetti colturali sono da assoggettare ai seguenti requisiti prestazionali e vincoli a integrazione del 5° comma, lettere c), d) dell’art. 2 del Regolamento Regionale n. 4 del 5.9.97 (Reg. di attuazione della L.R. 64/95 e succ. modifiche): mantenimento e ripristino di colture tradizionali (vite e olivo) e di colture ortofrutticole idonee ad una commercializzazione in ambito locale; promozione di produzioni agricole esenti da fattori inquinanti in base a metodi di coltivazione a basso impatto (agricoltura integrata e biologica Reg. CE 2092/91 e successive modifiche ed integrazioni); favorire coltivazioni ad alto reddito sui terrazzamenti onde consentire le onerose opere di manutenzione; favorire attività connesse all’agricoltura come l’agriturismo e il turismo rurale, che possono integrare il reddito proveniente dall’agricoltura, soprattutto in quelle situazioni di terreni difficili e pertanto predisposti all’abbandono; divieto di smaltimenti solidi e liquidi, compresi i fertilizzanti chimici e i pesticidi, inquinanti e alteranti le proprietà del suolo e delle risorse idriche (D.Lgs 5.2.1997 n°22); protezione delle acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole mediante misurate e tempestive concimazioni azotate (L.146/1994 e L. 152/1999); riduzione delle lavorazioni profonde alteranti l’equilibrio idrogeologico dei terreni e il loro assetto morfologico come previsto dalla L.R. 39/2000 (Legge forestale della Toscana) per i territori sottoposti a vincolo idrogeologico: nei terreni soggetti a periodica lavorazione, le lavorazioni che interessino una profondità maggiore di 80 cm possono essere sottoposte ad autorizzazione sulla base delle caratteristiche geomorfologiche dei terreni e di specifici rischi idrogeologici, identificati e valutati dall’Ente Delegato competente ovvero la Provincia o la Comunità Montana; la trasformazione dei terreni saldi (non interessati da coltivazione da almeno 5 anni, aree urbanizzate, pascoli incolti) in terreni a periodica lavorazione è soggetta ad autorizzazione della Provincia o della Comunità Montana ai sensi dell’art. 42 della legge forestale. La trasformazione colturale in dimensioni significative è soggetta a preventiva valutazione degli effetti paesaggistici e ambientali, sebbene debba essere favorita qualora determini condizioni tecnico-economiche tali da consentire uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura. 6. Assetto fondiario 37 Le aree a prevalente funzione agricola presentano un tessuto fondiario estremamente polverizzato con urbanizzazione rurale intensa da una parte e dall’altra boschi spesso antropizzati e/o distrutti da ricorrenti incendi. L’assetto agricolo prevalente è caratterizzato da una valenza economica residuale, con alcune realtà aziendali significative localizzate nella piana di Mola e nella piana di Lacona. L’assetto fondiario deve essere salvaguardato soprattutto dove sono presenti particolari sistemazioni agrarie frutto di lavori di ingegneria agraria di rilevante interesse storico e paesaggistico, quali i terrazzamenti e gradonamenti presenti in molte aree del Comune. Nelle aree di pianura e fondovalle caratterizzate da un’agricoltura più intensiva, dovranno essere mantenute le sistemazioni idraulico-agrarie presenti, favorendo l’allungamento dei campi mantenendo la baulatura e le distanze tra le scoline o facendo ricorso al drenaggio. Il mantenimento di questi caratteri tradizionali del paesaggio deve essere perseguito nei programmi di miglioramento agricolo ambientale ai sensi delle disposizioni di cui al comma 5, lettera c) dell’art. 2 del Regolamento Regionale n. 4 del 5.9.97 (Reg. di attuazione della L.R. 64/95 e succ. modifiche). Gli eventuali interventi edilizi e infrastrutturali dovranno rispettare allineamenti e orditura delle colture, della maglia dei percorsi rurali e delle canalizzazioni esistenti, oltre a evitare brusche soluzioni di continuità e salti di scala. 7. Trasformazioni e ristrutturazione fondiarie Rimandando alle disposizioni per la formazione dei programmi di miglioramento agricolo ambientale, contenute nel Regolamento Regionale n. 4 del 5.9.97 (Reg. di attuazione della L.R. 64/95 e succ. modifiche, che disciplina gli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia nelle zone con prevalente funzione agricola), sono da tenere presenti i seguenti criteri generali: - gli interventi vanno valutati, e più specificamente disciplinati, in riferimento ai diversi paesaggi agrari, comunque in tutto il territorio del Comune dovrà essere privilegiato il fattore paesaggistico legato all’esistenza di alcune tipologie produttive legate in particolare al settore vitivinicolo da una parte e alle aree boschive dall’altra, dove la funzione economica prevalente, oltre a quella di protezione del territorio, può essere legata allo sviluppo compatibile della loro fruizione turistico-ricreativa; - i programmi dovranno prevedere la destinazione degli spazi in abbandono, di cui si dovrà comunque provvedere alla manutenzione, alla pulizia, alla difesa dall’erosione e dagli incendi, e su cui saranno vietati depositi di rifiuti, accumuli di materiali estranei alle pratiche agricole e di mezzi meccanici in disuso e comunque assetti disordinati o indecorosi; - al fine di tutelare la stabilità dei suoli, dovrà essere garantita l’applicazione di adeguate norme tecniche, quali quelle indicate nel “Codice di buona pratica agricola” del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (D.M. 86 del 19 aprile 1999). Ogni opera che comporti trasformazioni fondiarie non dovrà portare alla distruzione di testimonianze storiche dell’attività agricola o di elementi di rilevanza naturalistica e ambientale. In ottemperanza a quanto prescritto dal Regolamento Regionale n. 4 del 5.9.97 (Reg. di attuazione della L.R. 64/95 e succ. modifiche), è vietato: a. eliminare i manufatti aventi valore storico e/o culturale: cippi, colonne, edicole o tabernacoli; b. alterare la morfologia dei crinali e delle formazioni morfologiche aventi rilevanza paesaggistico-ambientale; 38 c. eliminare i terrazzamenti e/o i ciglionamenti che per le loro dimensioni e caratteristiche costruttive rivestano importanza paesaggistico-ambientale e comunque quelli su versanti con pendenza media superiore al 25%. Nei P.M.A.A. non dovranno essere previste trasformazioni troppo radicali, mentre dovranno essere mantenuti, nel rispetto delle esigenze di sviluppo aziendale, gli elementi che caratterizzano il paesaggio: sistemazioni di collina, siepi, piante camporili significative, alberature isolate di confine e in filare lungo le strade poderali. Le piante morte dovranno essere sostituite con essenze tipiche toscane; il cipresso, in particolare, deve essere tutelato e salvaguardato da attacchi fungini (Seiridium cardinale) per il momento poco presenti nel territorio del Comune. Gli esemplari morti o gravemente colpiti dal fungo dovranno essere sostituiti con piante cloni resistenti alla crittogama. Non potranno essere concessi cambi di colture per oliveti in presenza di categorie di beni di cui alla L. 431/85: aree archeologiche con emergenze visibili (per un raggio di 150 m. dalle stesse), parchi, riserve naturali, usi civici, e in tutte le altre aree in cui il paesaggio sia storicamente consolidato o dove rappresentino il caratteristico paesaggio agrario o in aree morfologicamente significative. I muri di recinzione camperecci e patronali in pietra locale dovranno essere protetti, mentre dovrà essere ridotto l’uso del cemento (piuttosto diffuso). Le recinzioni dovranno prevedere, quando possibile, l’uso di siepi costituite da sclerofille mediterranee o da cipressi. 8. Nuova edificazione rurale Nelle aree a prevalente funzione agricola la nuova edificazione rurale residenziale (nuove residenze per imprenditori agricoli o operai) e di servizio (annessi agricoli) è disciplinata dalla L.R. 64/95 e succ. modifiche ed integrazioni. Il P.T.C. della Provincia di Livorno ha definito le superfici fondiarie minime per la realizzazione di nuove residenze rurali per ciascuna tipologia di area rurale (Produttiva, Paesaggistica, Residuale, Di protezione del territorio) che possono essere prese come base per stabilire le volumetrie della nuova edificazione rurale. Dalla zonizzazione delle aree a prevalente funzione agricola si evince che nel territorio del Comune di Capoliveri sono presenti la tipologia paesaggistica, quella residuale e quella di protezione del territorio. Nelle aree ricadenti nella tipologia paesaggistica l’edificabilità deve essere limitata, sia per la presenza di una diffusa edificazione sia per la salvaguardia delle specifiche caratteristiche del paesaggio (presenza di colture specializzate tipiche e edifici storici). La limitazione , almeno in determinate aree ove sono presenti assetti colturali tipicizzanti ed edifici di rilevante valore storico (es. Madonna della Lacona), dovrà essere prevista per le nuove residenze, mentre dovranno essere favoriti quegli interventi di trasformazione o di nuova costruzione di annessi in funzione dello sviluppo del tessuto agricolo esistente. Dovranno essere anche regolamentate le tipologie costruttive in modo da non incidere sull’aspetto paesaggistico della zona. Nelle aree di protezione ambientale dovrà essere limitata fortemente l’attività di nuova edificazione, per permettere a queste aree di mantenere quel valore ambientale sul quale poter fare leva per una loro futura valorizzazione e fruizione in termini turistici. Nelle aree rurali appartenenti alla tipologia residuale l’edificazione è piuttosto diffusa e accanto ad un’attività agricola di tipo familiare troviamo ampie zone di incolto o di cespugliato. In queste aree, pertanto, possiamo prevedere un’attività edificatoria in base ai 39 parametric stability dal P.T.C. della Provincia di Livorno, in quanto sono in grado di favorire uno sviluppo agricolo e di conseguenza un maggior presidio del territorio. CAPO VI INSEDIAMENTI Art 10 Consolidamento e riqualificazione della risorsa insediativa Strategia dimensionale Nei comma seguenti sono stabilite le prestazioni attese (invarianti) di carattere generale della risorsa insediativa. A questo scopo ci si è avvalsi della indagine sul patrimonio edilizio esistente. Tale indagine ha evidenziato per ogni edificio presente sul territorio comunale l’epoca di costruzione, la tipologia, il numero dei piani, l’uso in atto, lo stato di conservazione, i valori architettonici, paesaggistici e ambientali. L’indagine è stata utilizzata per la individuazione del patrimonio architettonico di valore culturale soggetto a conservazione. 1. In conformità alla strategia territoriale generale e degli obiettivi di sviluppo sostenibile consistenti nel consolidamento della risorsa insediativa e degli atti territorializzanti in vigore, non si prevedono nuovi impegni di suolo, residenziali e produttivi, esterni alla risorsa stessa. 2. Vige inoltre per gli insediamenti il criterio della continuità gestionale, consistente di norma nella conferma dei requisiti prestazionali, dei vincoli e della disciplina degli interventi contenuti nella previgente strumentazione urbanistica. Detti contenuti sono recepiti come indirizzo delle regole generali nel successivo art. 67 del Titolo VII. 3. La strategia generale, più volte richiamata, fa riferimento in primo luogo al miglioramento della qualità della risorsa insediativa e, per quanto riguarda la soglia dimensionale, alle quantità del piano vigente, incrementate da interventi di saturazione indicati per ciascuna unità territoriale organica nel successivo Titolo V, Strategie e Azioni d’area. I relativi indirizzi di soglia sono indicati in ciascuna unità territoriale organica elementare, ai fini della determinazione dei contenuti del regolamento urbanistico e dei programmi, progetti e piani di settore. Gli indirizzi di soglia sono riassunti in tabella allegata al presente piano strutturale. Gli interventi di saturazione determineranno un aumento insediativo limitato, contenuto entro l’obiettivo di consolidamento della risorsa, compatibile con le risorse disponibili. Le superfici di spazi pubblici (parcheggi, attrezzature di uso comune, verde pubblico, istruzione), esistenti e di previsione, contenuta nel piano previgente devono essere mantenute come base per la definizione dei contenuti del regolamento urbanistico. 4. All’interno della risorsa insediativa il suolo deve intendersi impegnato e urbanizzato. Gli insediamenti sono equiparabili alle zone omogenee A e B, di cui al D.I. 1444/1968; i relativi indirizzi di evoluzione indicati nel piano strutturale, non determinano ulteriore consumo di suolo esterni alla risorsa: gli interventi edilizi risultano compatibili con la risorsa e sono assimilabili a operazioni di riqualificazione della risorsa stessa. Sono soggetti alla conservazione e concorrono alle regole di luogo di cui al successivo Titolo VII, gli immobili, i complessi e le aree di interesse storico, artistico, tipologico e ambientale, 40 risultanti dalla indagine sul patrimonio edilizio, con le modifiche, integrazioni e precisazioni eventualmente apportate dal regolamento urbanistico. 5. Gli interventi pubblici e privati, mediante i programmi e i progetti di cui all’art. 71 del Titolo VII, riguarderanno altresì il potenziamento delle attrezzature e dei servizi, la modernizzazione delle urbanizzazioni primarie, il miglioramento funzionale e tecnologico del patrimonio edilizio, l’assetto della viabilità meccanizzata di servizio e di quella pedonale e ciclabile, la formazione di spazi di relazione, la rimozione del degrado urbano, la mitigazione degli inquinamenti atmosferico e acustico, la valorizzazione e il potenziamento degli spazi verdi privati, la riqualificazione della forma urbana, gli interventi edilizi puntuali di saturazione e sostituzione. 6. I programmi e i progetti che interessano il patrimonio insediativo devono caratterizzarsi per la previsione di spazi, attrezzature, servizi e impianti pubblici, di uso comune o riservati alle attività collettive, che, oltre a soddisfare le esigenze del carico urbanistico aggiuntivo, concorrano ad aumentare la dotazione di tali spazi, attrezzature e servizi dell’ambito territoriale interessato dal progetto, nella misura e nelle destinazioni d’uso che il Comune stabilirà nel corso dell’esame del progetto preliminare. I fabbisogni idropotabili, di smaltimento liquami, di raccolta dei rifiuti solidi e di erogazione energetica, devono risultare compatibili con le reti tecnologiche e gli impianti generali e principali esistenti. 7. Il Comune, gli enti pubblici e i privati - quest’ultimi, anche mediante autonome iniziative sulla base del principio di sussidiarietà - hanno la facoltà di attuare in ogni tempo interventi di conservazione, ristrutturazione, incremento funzionale e dimensionale, e nuova costruzione delle attrezzature e dei servizi pubblici, di uso comune o riservati alle attività collettive, anche se non indicati o previsti dal presente piano strutturale o dal regolamento urbanistico. 8. L ‘ubicazione e il dimensionamento delle attrezzature e degli spazi pubblici o di uso pubblico, salvo quanto indicato nei precedenti commi 4 e 5, possono non risultare in rapporto, anche dimensionale, con determinati insediamenti, compresi quelli in cui sono ubicati. In considerazione di questa indifferenza localizzativa, e al fine di garantire la libera scelta da parte dei residenti delle attrezzature e degli spazi confacenti alle loro esigenze, dovranno essere assicurati condizioni agevoli e sicure, e tempi convenienti di accesso e di fruizione delle attrezzature e degli spazi. Concorrono alla riqualificazione degli insediamentii i Programmi Integrati di Rivitalizzazione, di cui al Regolamento regionale 4/1999, che, nel quadro del Piano del Commercio, valorizzano le piccole e medie imprese commerciali e determinano integrazioni degli esercizi di vicinato. Scopi di tali programmi, che il Comune individuerà in aree del sistema insediativo, sono il miglioramento dei servizi per i residenti, il contributo alle attività turistiche, il recupero di spazi e manufatti urbani, la realizzazione di aree pedonali, il miglioramento dell’arredo urbano, la riduzione del pendolarismo, la formazione di occasioni di relazioni sociali. 9. Per quanto riguarda gli usi della risorsa insediativa - sia nella forma di agglomerato urbano sia diffusa nel territorio comunale - non si prevedono prescrizioni di zona, bensì vige di norma il criterio della compatibilità degli usi con il contesto ambientale - urbano o territoriale e con le caratteristiche tipologiche e morfologiche degli immobili e dei complessi edilizi interessati. 41 Tuttavia, le azioni stabilite nelle unità territoriali organiche elementari possono comportare per determinate parti dell’agglomerato urbano o del territorio, limitazioni alle destinazioni d’uso ammissibili. CAPO VII INFRASTRUTTURE Art. 11 Infrastrutture di mobilità 1. Il sistema infrastrutturale della viabilità è molto articolato e adeguato alle caratteristiche morfologiche del territorio. Nel sub sistema di Capoliveri la rete è costituita da una viabilità radiale che partendo dal centro si dirama verso i nuclei abitati. Negli altri sub sistemi la rete della viabilità è caratterizzata da attraversamenti tangenziali. Le principali infrastrutture di mobilità presenti sono: • • • • • • • • • S.P. Portoferraio Porto Azzurro che corre lungo la pianura di Mola S.P. per Capoliveri dal Bivio di Mola al centro del Capoluogo S.P. per Marina di Campo che partendo dalla S.P. di Portoferraio Porto Azzurro nei pressi della Valdana collega i centri posti lungo la costa sud fino a Lacona. S.C. di Colle Reciso che collega Lacona con Portoferraio S.C. per Madonna delle Grazie S.C. per Morcone, Pareti, Innamorata S.C. per Naregno dal bivio di Mola S.C. per Naregno da Capoliveri S.C. per Straccoligno Art. 12 Adeguamento e riorganizzazione funzionale delle reti di comunicazione 1. Per le strade esterne ai centri abitati vigono le distanze dell’edificazione dalle strade stesse prescritte dal codice della strada. Il regolamento urbanistico stabilirà per determinate strade o tratti di strada distanze maggiori per motivi ambientali e paesaggistici. Per le strade di interesse storico e panoramico, rilevate nel quadro conoscitivo, saranno predisposti progetti specifici che integreranno il traffico meccanizzato lento con percorsi ciclabili e pedonali. I progetti prevederanno inoltre aree di sosta e di belvedere e la riqualificazione degli spazi e dei manufatti adiacenti alle strade. Con detti progetti si costituirà inoltre un sistema di percorsi turistici consistenti in piste ciclabili, strade pedonali, ippovie. I percorsi utilizzeranno preferibilmente la viabilità storica e quella di servizio all’agricoltura, ancora presente o da recuperare in caso di degrado o di abbandono. Le reti stradali interne agli abitati saranno oggetto di interventi di riordino e riqualificazione rivolti al miglioramento della qualità urbana. 2. Il recupero della viabilità minore e vicinale che dovrà essere privilegiato in ogni intervento di riqualificazione territoriale, ha i seguenti obiettivi: • mantenere attiva una rete viaria altrimenti destinata a ridursi o degradarsi; • ritrovare una maglia articolata di supporto alla viabilità principale; 42 • costituire una rete di collegamento “leggera” per permettere una fruizione di tutto il territorio, delle sue risorse paesaggistiche e storiche, attivando un circuito del tempo libero e del turismo alternativo; • costituire una sede per mobilità leggera: percorsi pedonali, ciclocross, percorsi vita, percorsi verdi. 3. Per le viabilità esistenti esterne agli abitati: • non è di norma ammesso eseguire opere di correzione e modifica planoaltimetrica del tracciato, salvo che per comprovate esigenze di sicurezza e comunque privilegiando soluzioni che interessino il tracciato attuale o le sue immediate adiacenze; • non è ammesso eseguire la bitumatura o altre forme di impermeabilizzazione del manto stradale all’interno delle seguenti categorie di beni sottoposti al vincolo di cui alla L. 431/85: zone umide, zone di interesse archeologico con emergenze diffuse e singola estesa, riserve naturali. Tale divieto non si applica quando la strada ha funzione di collegamento fra centri abitati o tra zone urbanizzate e quando la strada presenti pendenze locali superiori al 15% o mediamente superiori all’8% o quando vi siano pericoli alla stabilità della sede stradale dovuti a ruscellamento o smottamento. • è obbligatoria la manutenzione della strada e il mantenimento in piena efficienza delle fossette e dei ponticelli, cosi come dovrà essere mantenuto integro l’assetto vegetazionale di margine costituito da alberature e siepi. • E’ obbligo di recuperare la rete sentieristica individuata nella cartografia del quadro conoscitivo e di mantenerla in efficienza con particolare riguardo per l’accessibilità al mare e alle emergenze naturalistiche, ambientali e storico-architettoniche. 4. La viabilità di nuova realizzazione è disciplinata dalle regole di cui al successivo Titolo VII. 5. Per le distanze minime dal confine stradale da osservare si applicano le norme di cui al Nuovo Codice della strada (D.P.R. n. 495/92, modificato e integrato con D.P.R. 147/93), salve maggiori distanze previste dalle regole generali e di luogo di cui al regolamento urbanistico. Art. 13 Requisiti delle infrastrutture tecnologiche 1. Aree e fasce di rispetto di elettrodotti, metanodotti e attrezzature tecnologiche Nelle zone interessate dal passaggio di elettrodotti ogni costruzione deve essere distanziata dalle opere dei medesimi secondo quanto disposto dalla L. 339/86. Nelle zone interessate dal passaggio di metanodotti, ogni costruzione deve essere posta a distanza di 20 m. Nelle aree boscate la posa di cavi aerei di telecomunicazione, o di distribuzione dell’energia elettrica, è vietata: può essere consentita lungo le strade esistenti, sentieri, spartifuoco o altre tracce esistenti, purché non ne vengano alterate le caratteristiche. In caso contrario tali infrastrutture saranno collocate all’esterno delle aree stesse. 2. Rifiuti solidi urbani In tutto il territorio comunale è attivo il servizio di raccolta dei rifiuti solidi. Complessivamente il servizio è sufficiente anche nel periodo estivo; la problematica maggiore risulta essere quella dello smaltimento. Tutti i rifiuti solidi urbani vengono portati alla discarica di Literno, dopo essere stati inertizzati e separati all’impianto di Buraccio. L’Amministrazione Comunale e le altre amministrazioni dell’Elba si stanno attivando per migliorare le modalità di preselezione differenziata. 43 Per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti solidi urbani è da prevedere in particolare la redazione del Piano delle aree ecologiche al fine di risolvere i problemi di reperimento di spazi e per ridurre l’impatto ambientale di tale servizio. E’ auspicabile individuare delle aree specifiche per la raccolta differenziata che possano, all’occorrenza, diventare anche aree per servizi polivalenti dove il cittadino possa beneficiare di determinati vantaggi che lo incentivino verso questa direzione. Ciò costituirebbe un aiuto per l’ente che eroga il servizio ed anche una sensibilizzazione per il rispetto dell’ambiente con evidenti ricadute positive sul servizio educativo per i cittadini. 3. Approvvigionamento idrico Il sistema di approvvigionamento si basa su pozzi distribuiti in varie località dell’isola, sull’apporto della condotta sottomarina alimentata da alcuni pozzi di proprietà della Comunità Montana in località Salcio (Piombino) e dell’acqua fornita dal consorzio CIGRI proveniente da diversi campi pozzi. Durante il periodo estivo l’acqua viene integrata mediante l’ausilio di navi cisterna. La rete distributiva deve essere ammodernata da parte della Comunità Montana. Il Comune ha già effettuato alcuni interventi prioritari in accordo e a carico della Comunità Montana stessa. Per la complessità delle problematiche individuate, la questione delle risorse idriche non può essere effettuata da ogni singolo comune ma deve essere approfondita e pianificata, sia in termini progettuali che gestionali, a livello dell’intera Isola d’Elba. Deve essere incentivato come obiettivo prioritario il riutilizzo per usi irrigui e per servizi delle acque piovane e reflue. 4. Raccolta e depurazione liquami La rete di raccolta degli scarichi non copre tutto il territorio comunale e in particolare non è presente nelle località Morcone, Pareti, Innamorata e Madonna delle Grazie. La maggior parte delle case sparse non sono allacciate alla fognatura comunale e per lo smaltimento usano il sistema della sub - irrigazione. Una parte del territorio, Capoluogo e Lacona, è servita da impianti di depurazione, mentre le altre sversano nelle condotte nere in località Naregno, Lido di Capoliveri e Lacona. Gli impianti pubblici di depurazione esistenti attualmente sul territorio comunale di Capoliveri sono quattro, localizzati rispettivamente a Capoliveri, Lacona (con annessa condotta di scarico a mare), Lido (con annessa condotta di scarico a mare), Pareti (con riutilizzo delle acque reflue). E’ altresì prevista una stazione di depurazione in testa alla condotta a mare di Naregno. Emerge la necessità del potenziamento degli impianti e il loro accorpamento per permettere il riutilizzo delle acque inizialmente nelle aree limitrofe agli impianti stessi. Sono stati eseguiti dalla Comunità Montana studi per migliorare sia l’efficienza del sistema depurativo dai quali è emerso sia lo “stato di salute” della depurazione e degli scarichi a mare che un’ipotesi di accorpamento e potenziamento degli impianti. 44 TITOLO III SCENARI STRATEGICI CAPO I MODELLO DI PIANIFICAZIONE Art. 14 Pianificazione strategica 1. Il piano strutturale di Capoliveri attua la pianificazione strategica, non previsionale. La pianificazione strategica stabilisce le strategie generali di sviluppo sostenibile comunale per i settori economico-sociali turistico, agricolo, residenziale e della mobilità, in coerenza con le pianificazioni regionale, di cui al Piano di Indirizzo Territoriale, e provinciale, di cui al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno. Al fine della realizzazione delle strategie generali di sviluppo sostenibile comunale, la pianificazione prescrive obiettivi strategici d’area, e le conseguenti azioni sulle risorse. 2. Il processo gestionale, i cui indirizzi sono definiti nel successivo Titolo VII, elabora le decisioni conseguenti agli obiettivi strategici, sviluppandone potenzialità e opportunità. Il processo gestionale si avvarrà del regolamento urbanistico, del programma integrato di intervento, dei programmi complessi, degli accordi di pianificazione e di programma. CAPO II STRATEGIE GENERALI Art. 1 5 Definizione delle strategie generali 1. La pianificazione strategica definisce le strategie generali comunali di sviluppo sostenibile per quanto riguarda i seguenti sistemi di funzioni: - turismo - agricoltura - residenza - mobilità Il sistema funzionale del turismo comprende i relativi impianti e attrezzature terziari e direzionali, il commercio e l’artigianato, considerati in connessione con lo specifico settore sociale ed economico del turismo. Il sistema funzionale della residenza comprende le attrezzature e gli impianti di urbanizzazione primaria e secondaria di servizio alla residenza. Art. 16 Obiettivi strategici del Piano di Indirizzo Territoriale 1. Il P.I.T. individua nell’ambito regionale quattro Sistemi Territoriali di Programma, all’interno dei quali prevede obiettivi ed azioni strategiche con riferimento alla città e insediamenti urbani, al territorio aperto ed insediamenti rurali ed alla rete delle infrastrutture. Le Province ed i Comuni, nell’elaborare i propri strumenti di pianificazione, articolano il territorio di propria competenza, all’interno del Sistema Territoriale di Programma di riferimento, in Sistemi e Subsistemi. Il P.I.T. ha definito le invarianti strutturali per ogni Sistema Territoriale di Programma, per le quali adotta una specifica disciplina articolata secondo direttive e prescrizioni. 45 2. Le invarianti strutturali riferite a Città e insediamenti urbani sono: per la città antica la ricerca della continuità del rapporto tra la cultura della città e collettività dei cittadini, da realizzare attraverso la tutela dei modelli insediativi edilizi, evitando trasformazioni e comportamenti estranei alla cultura locale; la riqualificazione degli standard abitativi,nella salvaguardia dei tessuti e dei paesaggi urbani; la riappropriazione degli spazi di relazione, quali percorsi pedonali e giardini storici. Per gli insediamenti prevalentemente residenziali le invarianti sono la ricerca della qualità ambientale e funzionale e della adeguata dotazione di servizi. Per gli insediamenti prevalentemente produttivi la tendenza al miglioramento del rendimento aziendale attraverso una adeguata dotazione di infrastrutture e servizi collettivi, una migliore utilizzazione delle risorse energetiche, l’insediamento di attività di servizio alle attività produttive. 3. Le invarianti strutturali riferite al territorio aperto sono la salvaguardia, la riproducibilità e la compensazione (sostituibilità) delle risorse naturali; la conservazione attiva, di tutela della memoria collettiva e di testimonianza culturale degli elementi che costituiscono il paesaggio, attraverso l’individuazione di “modelli di riferimento” insediativi e della struttura del paesaggio rurale, l’incentivazione delle attività agricole produttive in simbiosi con i caratteri di tutela paesaggistico-ambientale del territorio. 4. Le invarianti strutturali riferite alla rete delle infrastrutture devono tendere alla ricerca di adeguati livelli di servizio e di integrazione tra le diverse tipologie di trasporti. 5. Il P.I.T. individua come Sistema Territoriale di Programma relativo al comune di Capoliveri, il Sistema Territoriale dell’Area Livornese, all’interno del quale identifica il sottosistema dell’Isola d’Elba e Capraia quale sottosistema locale di riferimento. In particolare il territorio del Comune di Capoliveri è interessato: • Direttiva della fascia costiera ai sensi delle D.C.R. 30.01.1990 N.47 e D.C.R. 08.02.1994 N.35 e delle istruzioni tecniche DG.R. 23.5.1904 N.4973. • Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano in ottemperanza della L.394/91 art.35 e D.M.A. 21.07.1989 e 29.08.1990 • Nautica da diporto ai sensi della D.C.R. 18.02.1985 N.123 modificata con D.C.R. 258 del 09.01.1992 la quale prevede a Cala di Mola un approdo turistico di 200 nuovi posti barca • Per quanto riguarda i principali corsi d’acqua in elenco sono: fosso delle cavallacce fosso delle conce fosso della vallemorta fosso di gelsarello fosso dell’inferno fosso della lacona fosso del mar di carpisi fosso del molino fosso del palo fosso del pontimento fosso di monterotondo fosso del pino Rio di puntecchio fosso dei sorbetti fosso stagnolo o di caubbio fosso di salcio fosso re di grotta fosso del tombino fosso di valdona di valdana fosso di fosco fosso di remaiolo fosso di s.maria Art. 17 Obiettivi strategici del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 1. Il Piano territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P) rappresenta un elemento guida per la redazione del Piano Strutturale (P.S.) fissando indirizzi, strategie, indicazione e prescrizioni. 46 Gli indirizzi hanno valore orientativo per la pianificazione comunale, al fine di favorire il conseguimento degli obiettivi espressi dal P.T.C.P. Le strategie costituiscono il riferimento specifico per l’accertamento di compatibilità tra P.T.C.P. e Piano Strutturale e sono conseguenti al livello di definizione delle conoscenze delle risorse essenziali del territorio. Le prescrizioni contengono le scelte localizzative riguardanti sistemi territoriali, i sistemi infrastrutturali e dei servizi di competenza sovracomunale, i piani provinciali di settore. Le indicazioni rappresentano contributi di carattere tecnico dei quali i comuni possono tenere conto in fase di redazione del P.R.G.C. . I Piani Strutturali dovranno seguire gli indirizzi, essere compatibili con le direttive e conformarsi alle prescrizioni del P.T.C.P. Le prescrizioni localizzative contenute nel P.T.C.P. sono vincolanti per l’approvazione dei Piano Strutturale. Il P.T.C.P. individua vari Sistemi Territoriali di Programma, secondo le indicazioni del P.I.T., articolandoli in sottosistemi territoriali, in unità di paesaggio (definiti in base alla morfologia e alle forme di uso del suolo), in zone agronomiche, in tipi e varianti del paesaggio agrario (definiti all’interno delle zone agronomiche integrando i parametri economici con le caratteristiche insediative e paesaggistiche), in sottosistemi idrografici 2. Il P.T.C.P. come strumento di sviluppo sostenibile si prefigge di migliorare la qualità della vita di coloro che vivono, lavorano e utilizzano i territori della Provincia di Livorno per raggiungere questo fine il P.T.C.P. ha identificato alcuni obbiettivi di riferimento: • Un ambiente sano e più sicuro che sia di garanzia anche per la salute di chi vi risiede. • L’equilibrio tra l’ambiente naturale e quello costruito. • Permettere l’accessibiltà al territorio a tutti i gruppi e le classi sociali e favorire la mobilità sostenibile. • Perseguire lo sviluppo economico migliorando nel contempo le condizioni per l’occupazione e la tutela delle risorse naturali. • Conseguire un uso sostenibile delle risorse. Quello energetico rappresenta il settore simbolo dello sviluppo sostenibile della provincia, sia per la grande concentrazione di produzione che per l’impatto sulle risorse naturali: aria, acqua e suolo. • Identificare gli obbiettivi a cui la comunità in tende far riferimento per conseguire la sostenibilità dello sviluppo. • Migliorare il coinvolgimento e la partecipazione di tutte le forze sociali ed economiche della Provincia per raggiungere e migliorare gli obbiettivi concordati. • Incrementare l’efficienza economica e l’equità sociale come componenti essenziali della sostenibilità. Lo sviluppo sostenibile viene inteso come sviluppo durevole nel tempo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future, o di soddisfare le proprie esigenze e quindi di non eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di sostegno. 3. In relazione al ruolo intermedio del P.T.C.P. tra programmazione regionale e la pianificazione comunale, lo Strumento Provinciale per uno sviluppo sostenibile, assume un insieme di significati e costituisce anche: • il Piano delle Identità del Territorio • il Piano di Area Vasta • il Piano della Interpretazione • il Piano della Processualità • il Paino delle Sussidiarietà 47 • il Piano della Concentrazione • il Piano degli Indirizzi • il Piano delle Strategie 4. Il P.T.C.P. si prefigge obbiettivi che hanno non solo valenza Provinciale ma anche nazionale ponendosi come Provincia di frontiera tra la terra ed il mare, per il flusso di collegamento tra l’arco a Nord-Ovest d’Italia e l’arco Latino. Individua due fattori esterni ed interni all’ambito Provinciale che limita lo sviluppo sociale e ne condiziona l’economia. • L’inadeguato grado di efficienza del Sistema Infrastrutturale Intermodale che attraversa la Provincia come spina di mobilità interna e di collegamenti nord- sud. • La presenza di fattori di crisi ambientali conseguenti ad un modello di sviluppo in fase di esaurimento: il consumo del suolo, la qualità dell’acqua e dell’aria, lo sviluppo dei trasporti, il consumo di energia. Per quanto attiene al 2° punto la qualità dell’ambiente naturale dell’Elba risulta ampiamente protetto e sufficientemente integro e a seguito dell’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago, esso viene maggiormente tutelato e garantito come risorsa. I contenuti dello strumento provinciale si attuano attraverso non solo il Piano Strutturale Comunale, ma con Piani Provinciali di settore, Accordi di Programma e Piani d’Area. 5. Nella lettura fisica-economica della struttura del territorio provinciale, in adeguamento a quanto indicato nel P.I.T., vengono individuati: Sistemi Territoriali dove l’Isola d’Elba e Capraia costituiscono il sistema dell’Arcipelago Toscano Sintesi Funzionali di cui l’Arcipelago Toscano ne costituisce uno unitario di connotato marittimo – Costiero che comprende ambiti specialistici di tutela: porti e navigazione ittica, ricettivo, residenziale stagionale. e uno a connotato rurale con prevalente funzione ambientale. Il sistema funzionale a connotato turistico comprende : Marittimo, - balneare, - nautico, - ambientale, - rurale, enogastronomico culturale, - ricettivo, - ricreativo, - sportivo della salute. Il sistema territoriale Elba parte dell’Arcipelago Toscano si articola in quattro sottosistemi territoriali • Monte Capanne e Monte Perone • Monte San Martino e Monte Orello • Volteraio e Monte Arco • Monte Calamita E quindi in unità di paesaggio rurale U.P.R. e unità di paesaggio urbano U.P.U. Le unità di paesaggio che interessano Capoliveri sono: San Martino, Monte Orello, Capo Stella, Lacona, Capoliveri, Mola e Monte Calamita. • Gli indirizzi del P.T.C.P. per la protezione e la valorizzazione delle risorse locali per ogni unità di paesaggio territoriale riguardano essenzialmente le risorse naturali: mare, energia, acqua, suolo e fascia costiera; 6. Per quanto attiene agli indirizzi sull’edificato si riporta quanto segue: • Massimo contenimento dell’uso del suolo per l’edificato diffuso, sua riorganizzazione, con puntuali miglioramenti dell’accessibilità e della sosta. • Recupero e riqualificazione del centro storico, qualificazione delle funzioni urbane anche attraverso variazioni delle destinazioni d’uso; adeguata organizzazione dell’accessibilità 48 e potenziamento dell’offerta per la sosta. Attuazione della quota parte del progetto di parco naturalistico mineralogico con recupero e riuso delle volumetrie esistenti. • Previsioni di interventi localizzati e puntuali per miglioramento della viabilità di penetrazione a Morcone e Naregno. • Verifica della previsione del Piano Regionale per l’approdo di nuova realizzazione a Cala di Mola in relazione alle previsioni di punti di ormeggio e spiagge attrezzate ed alle ipotesi di potenziamento degli accosti traghetto nel versante occidentale. Gli strumenti per il raggiungimento degli obbiettivi individuati dal P.T.C.P. sono i “Piani d’Area” che interessano non solo la realtà Comunale ma il sistema elbano nel suo insieme in correlazione con l’intera Provincia di Livorno. 7. Il P.T.C. stabilisce le seguenti prescrizioni per i sottosistemi territoriali: Sistema Territoriale di Monte S. Martino e di Monte Orello. Il paesaggio: il gruppo dei rilievi di Monte S. Monte S. Martino e di Monte Orello copre la parte centrale dell’isola d’Elba, partendo dal golfo di porto Ferraio ed arrivando al golfo di Marina di Campo, comprendendo anche le pianure alluvionali di Portofferaio e Marina di Campo. Si tratta di una serie di rilievi che sotto il profilo geolitologico vede la presenza di formazioni ofiolitiche, flysch, e porfidi. Morfologicamente presenta crinali arrotondati con valli mediamente profonde ed ampie con pendenze tra il 30 e il 60% con zone subpianeggianti in corrispondenza dei crinali e delle superfici allevio-colluviali di raccordo con fondovalle. La copertura del suolo è in gran parte a macchia mediterranea sovente frammentata e inframezzata da aree ancora coltivate specialmente nei fondovalle e nelle pianure residuali subcostiere. Il paesaggio si contraddistingue per varie penisole di alto valore naturalistico e la presenza di arenili di notevole ampiezza, quali le penisole dell’Enfola e Capo Stella, la spiaggia di M. di Campo e Lacona e per la presenza dei maggiori nuclei urbanizzati dell’Isola. Indirizzi ed obiettivi: per l’intero territorio del sottosistema la pianificazione esterna delle aree del parco deve procedere nella scala di dettaglio propria del P.R.G., dalla individuazione dei valori ambientali territoriali e storico-architettonici, alla definizione delle invarianti e delle salvaguardie, al fine di indicare le trasformazioni conseguenti che risultino necessarie per assicurare le necessarie integrazioni della programmazione territoriale con le aree perimetrale a parco. Limitazioni: dal punto di vista edifico il sistema presenta condizioni favorevoli nelle aree pianeggianti e di fondo valle, mentre notevoli limitazioni persistono sia in relazione alle acclività presenti che alla permeabilità interna. Il valore della discontinuità degli insediamenti rappresenta un’invariante strutturale che comporta limitazione degli accrescimenti degli abitati lungo strada. E’ da privilegiare il riuso dei siti produttivi dimessi, relativi ad aree in parte perimetrale all’interno del Parco. Le unità di paesaggio appartenenti al sistema di Monte S.Martino e Monte Orello che interessano il territorio di Capoliveri sono: Monte San Martino, Monte Orello, Lacona e Stella. 49 Sono di seguito allegate le schede contenute nel P.T.C. con riportati sinteticamente i rilevamenti di carattere ambientale, delle risorse, vincolistico, di degrado e gli indirizzi. Sottosistema del Monte Calamita Paesaggio: il rilievo del Monte Calamita copre la parte più meridionale dell’isola D’Elba, costituendo una sorta di grande penisola. Si tratta di un rilievo isolato che sotto il profilo geolitologico vede la presenza di formazioni di scisti cornubianitici, evaporati, complesso “Verrucano”, flysch e porfidi. Morfologicamente presenta crinali arrotondati, subarrotondati e superfici sommatali piatte, con valli da mediamente profonde ed ampie a profonde e strette, con pendenza tra il 20 e il 40%. La copertura del suolo è in gran parte a macchia mediterranea, con vari zone dove sono stati effettuati coniferamenti, e risultano coltivati specialmente i fondovalle. Il paesaggio si contraddistingue per la presenza di due ben distinte tipologie: la prima presenta rilievi estremamente urbanizzati con insediamenti puntiformi immersi in un contesto agricolo residuale (U.P.R. Capoliveri); la seconda presenta, invece, rilievi per lo più boscati o coperti da vegetazione naturale dove l’elemento antropico si concentra per lo più in corrispondenza di alcuni piccoli agglomerati costieri. Sono varie le emergenze naturalistiche concentrate nella area in questione e localizzate per lo più nelle zone delle Ripe Alte. Altro elemento saliente è la presenza di un nucleo minerario in abbandono posto sul lato sud dell’area stessa. Indirizzi ed obiettivi: per l’intero territorio del sottosistema la pianificazione esterna alle aree del parco deve procedere nella scala di dettaglio propria del P.R.G., alla individuazione dei valori ambientali, territoriali e storico-architettonici per giungere alla definizione delle invarianti, delle salvaguardie e quindi indicare le trasformazioni conseguenti che risultino necessarie. Tutto ciò che per assicurare le dovute integrazioni della programmazione territoriale con le aree perimetrale a parco. Per il sistema urbano il P.S. del comune di Capoliveri deve perseguire: • il massimo contenimento dell’uso del suolo e quindi delle urbanizzazioni residenziali, ricettive, artigianali e commerciali ed il parallelo recupero del patrimonio edilizio esistente anche attraverso variazioni delle destinazioni d’uso; • la qualificazione e recupero del centro urbano; il miglioramento dell’accessibilità agli insediamenti diffusi ed organizzare la sosta. per le infrastrutture • prevedere un puntuale e localizzato miglioramento della viabilità di penetrazione alla penisola di Calamita. • Verificare la previsione del Piano Regionale circa l’approdo di nuova realizzazione a Cala di Mola (200 posti barca) in relazione alle previsioni di punti di ormeggio e spiagge attrezzate e la proposta di potenziamento e riordino degli accosti dei traghetti nel versante orientale (Piano d’Area) Limitazioni: dal punto di vista edafico il sistema presenta condizioni favorevoli nelle aree di fondo valle, mentre notevoli limitazioni persistono sia in relazione alle acclività che alla permeabilità interna. Il valore della discontinuità degli insediamenti rappresenta un ‘invariante strutturale. Qui, più che altrove, è da privilegiare il riuso di siti e di edifici ex minerari dimessi. 50 Sono di seguito allegate le schede contenute nel P.T.C. riguardanti l’unità di paesaggio di Capoliveri e Monte Calamita. Sottosistema territoriale del Volterrano e Monte Arco Il paesaggio: il gruppo dei rilievi del Volterraio e del Monte Arco rappresenta la dorsale che dal Porto Azzurro sale verso Rio Elba e Cavo. Sono qui individuate due situazioni ben distinte: l’una nella zona del Volterraio dove, al pari del monte Capanne, anche se con minori altitudini, ritroviamo asprezza di forme e una naturalità che ancora alcuni ambienti mantengono, l’altra nella parte più nord-orientale dove insistono i più vasti complessi minerari dell’isola stessa.In particolare per quanto riguarda il territorio di Capoliveri, l’area che insiste nel sistema è la pianura di Mola che si caratterizza per avere alla sua radice, dal punto di vista morfologico, una delle poche aree palustri dell’isola. Indirizzi e obiettivi: per l’intero territorio del sottosistema la pianificazione esterna alle aree del parco deve procedere, nella scala di dettaglio propria del P.S, alla in individuazione dei valori ambientali, territoriali e storico –architettonici, per giungere alla definizione delle invarianti delle salvaguardie e deve quindi indicare le trasformazioni conseguenti che risultino necessarie. Limitazioni: l’area della pianura non presenta particolari limitazioni per quanto riguarda rischio ambientale ed edifico. E’ di seguito riportata la scheda contenuta nel P.T.C. riguardante l’Unità di Paesaggio di Mola. CAPO III DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI D’AREA Art. 18 Obiettivi strategici d’area: sistemi e sub-sistemi territoriali 1 In relazione alle strategie generali di sviluppo sostenibile, il piano strutturale individua obiettivi strategici d’area, riguardanti singole parti del territorio comunale. Di norma, gli obiettivi d’area riguardano parti poste interamente all’interno del territorio comunale; in questo caso, la parte di territorio comunale interessata viene denominata sistema territoriale. Se gli obiettivi d’area interessano, oltre ad una parte di territorio comunale, anche i territori di comuni contermini, la parte di territorio comunale viene denominata sub-sistema. In questi casi, il sistema territoriale risulta infatti dalla somma di sub-sistemi presenti nei territori di più comuni confinanti. Art. 19 Azioni sulle risorse: unità territoriali organiche elementari 1. Per realizzarsi, gli obiettivi strategici d’area necessitano di azioni sulle risorse. Le azioni sono distinte nelle seguenti tipologie: • azioni di protezione mirate al mantenimento integrale delle risorse; • azioni di conservazione delle risorse consistenti nel controllo e nella gestione del loro processo di evoluzione ferma restando la struttura fondamentale, dovuto ai mutamenti socioeconomici, culturali e di destinazione d’uso: • azioni di recupero della risorse affette da degrado, abbandono, sottoutilizzazione; • azioni di ripristino della risorsa in grave stato di alterazione e di perdita degli originari caratteri significativi; • azioni di creazione di nuove risorse in ambiti privi di significatività sociale ed economica, di identità culturale, di riconoscibilità. 51 2. In relazione agli obiettivi strategici d’area, sono prescritte negli ambiti territoriali costituenti le unità territoriali organiche elementari le azioni sulle risorse. A motivo dell’estensione dell’ambito territoriale di incidenza delle azioni, le unità territoriali organiche elementari possono coincidere con un sistema o un sub-sistema territoriale ovvero costituiscono parti dei sistemi e sub-sistemi territoriali. 3. Entro le unità territoriali organiche elementari sono indicati indirizzi di soglia in merito alle trasformazioni delle risorse e alla creazione di nuove risorse, in conformità alla valutazione ambientale strategica. Art. 20 Efficacia degli obiettivi d’area e delle azioni sulle risorse 1. Gli obiettivi strategici e le azioni d’area rappresentano i riferimenti per la politica urbanistica comunale, per quanto di sua competenza e nei rapporti con gli altri livelli istituzionali, e per i programmi, i progetti e gli interventi dei soggetti pubblici e privati, singolarmente o in partecipazione comune. 2. Per il motivo che la nuova strumentazione urbanistica comunale non ha carattere previsionale, i soggetti pubblici e i privati, singolarmente, in associazione tra loro o in accordo con il Comune, potranno proporre in ogni tempo iniziative volte a realizzare gli obiettivi strategici generali e specifici d’area, condizionati esclusivamente dalle prescrizioni di statuto del territorio. Le iniziative considerate conformi alle strategie generali o specifiche d’area, particolarmente per i loro riflessi positivi sull’economia e sull’occupazione, saranno tradotte in programmi e progetti, soggetti, al fine della loro realizzazione, alle procedure e alle regole di cui al Titolo VII del presente piano strutturale. Come stabilito in esso, per le iniziative di rilevanza sovracomunale, il Comune potrà stabilire accordi con la Provincia e la Regione. Art. 21 Sistemi e sub-sistemi territoriali 1. Agli obiettivi strategici d’area corrisponde la suddivisione del territorio comunale in sistemi e sub-sistemi territoriali. Quando l’obiettivo interessa una parte di territorio esclusivamente interna al territorio comunale, si ha un sistema; al contrario, quando l’obiettivo interessa anche parti di territori ricadenti nei comuni adiacenti, si ha un sub-sistema. 2. Per l’individuazione dei sistemi e sub-sistemi si è fatto riferimento alle Unità di Paesaggio stabilite dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno (PTCLivorno). Tali Unità di Paesaggio, in numero di sei, fanno parete dei seguenti sottosistemi del Sistema Elba (ARCIP2): • Monte San Martino e Monte Orello (ARCIP2.2) • Volterraio e Monte Arco (ARCIP2.3) • Monte Calamita (ARCIP2.4) Del sottosistema di PTCLivorno San Martino e Monte Orello ricadono nel territorio di Capoliveri le Unità di Paesaggio San Martino, Lacona e Stella. Mentre le due ultime unità fanno interamente parte del territorio di Capoliveri, e costituiscono quindi sistemi territoriali di piano strutturale, quella di San Martino prosegue nei territori dei 52 comuni contermini; pertanto la parte inclusa nel territorio di Capoliveri è indicata come subsistema di piano strutturale. Del sottosistema di PTCLivorno Volterraio e Monte Arco, rientra nel territorio di Capoliveri una parte dell’Unità di Paesaggio Mola, dando luogo ad un sub-sistema di piano strutturale. Del sottosistema di PTCLivorno Monte Calamita, cadono interamente entro il territorio di Capoliveri le Unità di Paesaggio Capoliveri e Calamita, coincidendo con gli omonimi sistemi di piano strutturale. 3. Rispetto ai perimetri delle Unità di Paesaggio del PTCLivorno, il piano strutturale, nell’individuare i sistemi e i sub-sistemi territoriali, ha apportato alcune lievi modifiche che sono precisate nel seguente Titolo V. Più rilevante invece la partizione del sistema territoriale di Capoliveri in sue ambiti distinti, quello orientale e quello occidentale, come meglio illustrato nei Capi V e VI del Titolo V. 4. Il territorio comunale di Capoliveri risulta in definitiva articolato nei seguenti sistemi e sub-sistemi territoriali: - sub-sistema di San Martino - sistema di Lacona - sistema di Stella - sistema di Capoliveri, suddiviso a sua volta in ambito orientale e ambito occidentale - sistema di Calamita Art. 22 Unità territoriali organiche elementari 1. Alle azioni d’area corrispondono le seguenti unità territoriali organiche elementari nel sub sistema di San Martino: - unità di Fonza - unità dei Monti - unità di Acqaurilli nel sistema di Lacona: - unità delle spiagge - unità di pianura Lacona - Margidore - unità di Mandorlo - Lari nel sistema di Stella: - unità di Stella nel sub sistema di Mola: - unità della zona umida - unità di pianura nell’ambito orientale del sistema di Capoliveri: - unità di Capoliveri - unità della Collina 53 - unità dei Salici - unità di Naregno - unità di Straccoligno nell’ambito occidentale del sistema di Capoliveri: - unità di Innamorata – Pareti – Morcone - unità di Madonna delle Grazie – Stecchi – Barabarca – Zuccxale - unità Lido - unità Norsi nel sistema di Calamita:. - unità del parco naturalistico - unità del parco minerario 54 TITOLO IV STRATEGIE GENERALI CAPO I STRATEGIE DI SISTEMA FUNZIONALE Art. 23 Turismo 1. Lo sviluppo in direzione di un turismo sostenibile e responsabile costituisce il principale obiettivo generale. Il turismo è sostenibile in quanto non comporta distruzione o degrado delle risorse presenti sul territorio comunale ed è responsabile in quanto le azioni dei soggetti pubblici e privati sono consapevoli e rispondono delle conseguenze che esse comportano. Questo obiettivo generale comporta per un verso il graduale innalzamento nella qualità e nella capacità di rispondere a nuove domande turistiche della struttura ricettiva e turistica attualmente presente sul territorio comunale - processo peraltro avviato con le recenti varianti relative agli alberghi e ai campeggi -, per altro verso operando con azioni di ripristino e di superamento del degrado nelle risorse che sono state interessate da fenomeni di spoliazione e di eccessivo carico urbanistico Il turismo qui indicato, si propone di superare l’esclusivo sfruttamento intensivo di alcune risorse - esempio tipico, la balneazione - e i fenomeni di massificazione della domanda con conseguente spoliazione delle risorse, e progressivo calo del bacino di utenza in seguito a mutati modelli e ad aumento della concorrenza, per aprire a molteplici interessi, alcuni in atto ma ulteriormente valorizzabili come la nautica da diporto, l’agriturismo e l’enogastronomia, altri innovativi del settore, tra cui la conoscenza della natura e dei fattori ambientali, la ricerca scientifica e le possibilità pedagogiche che essi sollecitano, le occasioni di ricreazione psicofisica, di fruizione estetica e di raccoglimento spirituale insite in un rapporto con la natura e l’ambiente diverso da quello corrente, la cura del corpo, la valorizzazione delle testimonianze del lavoro e delle attività produttive storiche. Un importante ruolo in questa direzione hanno i paesaggi, per l’interesse che essi esercitano sul turismo. Il quadro conoscitivo mette in luce il progressivo mutamento del paesaggio di Capoliveri, particolarmente negli ultimi decenni, dovuto in buona misura alla crisi dell’agricoltura, all’abbandono della produzione mineraria, alla diffusione delle strutture turistico - ricettive, all’espandersi delle aree boscate. Il “come vediamo” l’Elba è del tutto moderno, ma ne costituisce la fortuna turistica. Il piano strutturale propone come strategia generale il consolidamento dell’insieme di paesaggi attualmente percepibili nel territorio di Capoliveri mediante obiettivi di protezione, di governo dei processi di evoluzione che non ne alterino le strutture, di ripristino e recupero delle loro parti manomesse o degradate, di estensione dei valori paesaggistici nelle aree di abbandono o di usi impropri. 2. Costituiscono indirizzi strategici per quanto riguarda il turismo oltre agli obiettivi e alle prescrizioni definiti dal Piano di Indirizzo Territoriale Regionale (PIT) e dal Piano Territoriale di Coordinamento (PTCLivorno): - il riequilibrio della pressione turistica sulle aree costiere: - la promozione del turismo rurale e dell’agriturismo; - la promozione del turismo ambientale; - il progressivo superamento del turismo solo balneare; - la previsione di strutture che favoriscano l’estensione della stagione turistica; 55 - la promozione delle attività turistiche naturalistiche; - l’incentivazione del turismo ecologico negli ambienti a terra e in quelli marini; - la realizzazione di attrezzature e di servizi alle attività turistiche; - la promozione degli itinerari storico-culturali; - l’integrazione delle attività turistiche con quelle agricole; - il rafforzamento dei ‘luoghi centrali’ esistenti (Capoliveri) e la formazione nelle parti di territorio che ne sono prive (Lacona). 3. Sono altrettanto da tenere presenti nella strategia generale di sviluppo del turismo gli indirizzi e le prescrizioni del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno (PTCLivorno). 4. La pressione turistica su alcune risorse (spiagge) se per un verso richiede un generale alleggerimento considerato obiettivo strategico, per altro verso comporta una continua opera di manutenzione e di ristoro. Tale obiettivo si perseguirà anche tramite una politica di mobilità via mare (strade del mare) che permetta tra l’altro la frequentazione di molte spiagge oggi difficilmente raggiungibili, riducendo la concentrazione turistica sulle altre. E’ noto che nel solo Comune di Capoliveri è presente oltre il cinquanta per cento della superficie degli arenili di tutta l’isola d’Elba. Nel territorio comunale sono a disposizione 12 spiagge della lunghezza fino a 100 metri, 24 lunghe da 101 a 500 metri e una (Lacona) di 1.160 metri. Si determina pertanto un notevole carico turistico sulle risorse di Capoliveri, proveniente dalle altre parti dell’isola. L’incremento del livello di servizio del singolo arenile (parcheggi, servizi igienici, pontili, opere di manutenzione di pulizia) richiede notevoli risorse che, alla luce di quanto sopra esposto, determinano la necessità della collaborazione finanziaria degli altri comuni i cui ospiti utilizzano le risorse di Capoliveri. 5. L’innalzamento della qualità della struttura alberghiera, assieme alla formazione di un’offerta estesa a tutto l’anno, e la graduale trasformazione dei campeggi - operazioni peraltro avviate con recenti varianti al piano previgente - possono ridurre la presenza turistica a basso valore aggiunto e piazzare sul mercato del turismo un’appetibilità superiore alla domanda oggi concentrata nel tempo ma anche nello spazio. 6. La qualità del soggiorno, per quanto riguarda le strutture ricettive, si persegue oltre che con l’adeguamento dei servizi comuni, anche con una forte riqualificazione degli spazi abitativi e con la riallocazione dei posti letto autorizzati per rispondere alla mutata struttura familiare e ai nuovi standard di vita della clientela target. In quest’ottica il regolamento urbanistico dovrà incentivare la ristrutturazione degli spazi abitativi, con realizzazione di camere singole e suites, riducendo progressivamente le camere triple e quadruple. 7. I mutamenti in corso dell’offerta turistica danno luogo anche a una richiesta di personale per il quale difettano soddisfacenti sistemazioni. Nell’incremento dei servizi delle strutture ricettive deve essere pertanto favorita la realizzazione di accoglienza per il personale. 8. La rilevante mobilità del turismo nell’isola, che dà luogo a un intenso traffico di autoveicoli su tratti brevi, potrebbe costituire la fattibilità di una “strada del mare” collegante regolarmente i numerosi siti turistici disposti sul perimetro dell’isola. 9. La funzione commerciale viene presa in considerazione in connessione con quella turistica; per essa sono precisate iniziative nelle unità di cui al TitoloV. 56 La razionalizzazione dei servizi commerciali e il loro potenziamento in risposta alle nuove domande determinate dallo sviluppo e dalla modernizzazione del settore turistico, sono pertanto da mettersi in relazione alla strategia generale e a quelle specifiche d’area del turismo. 10. Ai fini urbanistici, le attività artigianali sono trattate in connessione con quelle commerciali. Saranno sollecitate, con opportune iniziative pubbliche, forme di artigianato che le nuove domande turistiche possono generare. 11. Al fine di pianificare coerentemente l’obiettivo generale illustrato nel presente articolo, il territorio di Capoliveri viene considerato unitariamente come territorio aperto, nel quale i diversi sistemi di risorse, compresa quella insediativa, interagiscono, partecipando sinergicamente all’ottenimento del turismo sostenibile e responsabile e allo sviluppo dei settori produttivi connessi. 12. Fa parte di questo obiettivo la proposta di un parco marino a integrazione del parco a terra. Gli ambiti interessati dal parco marino e i contenuti della proposta sono descritti dettagliatamente nei rispettivi sistemi e sub-sistemi territoriali, di cui al Titolo III. 13. La programmazione di nuove tipologie di turismo comporta la disciplina degli accessi ad alcune parti del territorio comunale: da quello regolamentato a quello limitato. Art. 2 4 Agricoltura 1. La conservazione del territorio a prevalente funzione agricola, anche nelle dimensioni residuali, essenziale in genere come presidio ambientale, rappresenta la condizione per lo sviluppo della produzione agricola in settori specialistici e innovativi e in relazione al processo di qualificazione e diversificazione della offerta turistica. La crisi dell’agricoltura non è definitiva, al contrario si notano diverse iniziative di notevole interesse: al 1990 erano presenti 94 aziende con una superficie di ha. 63,94 di vigneto, di cui ha. 21,43 D.O.C., che rappresentava il 39,51% del D.O.C. dell’Elba. Confortante anche la presenza agrituristica, le cui attività ammontano al 30% nei confronti del totale elbano. La permanenza dei territori aperti di Mola e di Lacona costituisce pertanto un obiettivo strategico importante, specificato nei relativi sistemi e sub - sistemi territoriali di cui al Titolo V. 2. L’agricoltura, oltre a rappresentare un settore produttivo particolarmente nei prodotti biologici e di qualità, concorre allo sviluppo di forme di turismo alternative a quelle tradizionali, e costituisce indubbiamente un presidio ambientale e paesaggistico di fondamentale iòportanza. L’obiettivo generale si prefigge il mantenimento delle aree a prevalente funzione agricola, delle quali è stata fatta una approfondita rilevazione di quadro conoscitivo, riprodotta nell’art. 48 del successivo Titolo VI. 3. Gli interventi di protezione, conservazione e sviluppo delle risorse agro – forestali e paesaggistiche sono specificate per le singole località del territorio comunale negli artt. 8 e 9 del precedente Titolo II. Art. 25 Residenza 1. Tra il 1991 e il 2000 la popolazione di Capoliveri è aumentata di (3.108 - 2.111) 997 unità. 57 Se assumiamo un numero di 2,5 componenti per famiglia, l’incremento demografico nei nove anni equivale a una domanda di 152 alloggi. S’intende, questa conclusione è astratta e non corrisponde all’effettiva domanda casa. Tuttavia, si deve rilevare una premessa non trascurabile all’attività edilizia, sia nel settore recupero che in quello di nuova edificazione, che va ad aggiungersi, per quanto riguarda il carico urbanistico sul territorio, a quello generato dal turismo. 2. Le tendenze positive nel Comune di Capoliveri sono rese manifeste da altri dati: 1.005 persone sono attive su un totale di 3.163 residenti; l’indice di invecchiamento è il più basso dell’intera Elba; circa l’80% delle abitazioni non occupate è utilizzato per vacanze e presenta buone condizioni igienico - sanitarie; alto è il numero di residenti stranieri; il numero dei posti letto in alberghi e campeggi è pari, rispettivamente, al 21,18% e al 45,91% della dotazione dell’intera isola. 3. Ambedue i fenomeni, incremento demografico e crescita turistica, sono generalmente considerabili positivi; ma è evidente che con il tempo possono determinare gravi stati di sofferenza del territorio. La possibili contraddizione tra i due fenomeni è risolvibile mediante una strategia generale di sviluppo sostenibile che faccia corrispondere all’incremento demografico - e quindi insediativo - un generale alleggerimento del settore turistico, spostato da aspetti quantitativi ad aspetti qualitativi. La ristrutturazione degli apparati alberghieri e campeggistici, con la riduzione delle presenze non compatibili con il mercato turistico avanzato e con l’ambiente, e il progressivo ridimensionamento della seconda casa, rendono sostenibile la crescita residenziale, con le connesse esigenze di servizi e attrezzature che essa comporta. Peraltro, questa crescita deve risultare ambientalmente sostenibile: devono essere evitati fenomeni di periferizzazione, preferendo al contrario li modello dell’insediamento diffuso a bassa densità, basato su parametri ecologici di contenuto carico urbanistico. 4. Limitati incrementi residenziali sono da individuarsi all’interno degli ambiti insediativi di Lacona e del Capoluogo. Piccole saturazioni rispondenti al criterio di compatibilità di cui al successivo art. 68 potranno aversi nei lotti interclusi e marginali di centri e nuclei. Gli incrementi avranno carattere di saturazione dell’edificato presente in tali ambiti e avranno di norma gli aspetti tipologici prescritti dal regolamento urbanistico per gli interventi edilizi compatibili. 5. La principale strategia consiste nella protezione e nella conservazione del patrimonio edilizio di carattere storico, artistico e paesaggistico risultante dal quadro conoscitivo. Art. 26 Mobilità 1. L’obiettivo strategico generale consiste nella riduzione della pressione da traffico automobilistico sul territorio comunale: in particolare sulle zone di interesse ambientale, paesaggistico e storico-artistico, realizzando nel contempo i percorsi per mobilità non meccanizzata. A questo scopo, saranno individuate dal Comune le parti di territorio comunale esclusivamente pedonali o a traffico limitato (zone blu). Sono da considerarsi zone pedonali i centri turistici lungo la costa orientale e occidentale (Mola, Staccoligno, Naregno, Innamorata, Peducelli, Madonna delle Grazie, Pareti, Morcone, ecc), le fasce costiere che si affacciano sui golfi di Stella e Lacona) e i siti di interesse storico-artistico (centro storico di Capoliveri ecc). 58 Sono da considerarsi zone a traffico limitato le tre aree di interesse naturalisticoambientale di Fonza, Stella e Calamita individuate dal piano strutturale. 2. Per assicurare la pedonalizzazione e la limitazione del traffico in ambiti territoriali come quelli sopra detti, occorre realizzare un sistema di parcheggi esterni ai siti turistici e alle aree di interesse naturalistico e paesaggistico. 3. Concorre alla limitazione della presenza indifferenziata del traffico automobilistico, la specializzazione funzionale delle strade esistenti sul territorio comunale. A integrazione di quanto prescritto dal codine della strada; si definisce una suddivisione tipologica di dette strade, in strade rosse - riservate al traffico di collegamento e di transito -, verdi - di notevole interesse ambientale e paesaggistico - e gialle - di servizio degli insediamenti - . Nel successivo articolo 73 sono prescritte le regole a cui debbono attenersi i progetti di adeguamento della rete stradale in relazione alla tipologia qui stabilita. 4. Un notevole incentivo deve essere dato al trasporto pubblico, la cui attuale inefficacia, evidenziata dal PTCLivorno, favorisce una crescita insostenibile del trasporto privato, peraltro alimentato dall’espandersi del traghettamento di auto dal continente. Ovviamente, il problema riguarda tutti i comuni dell’Elba e deve essere affrontato in coerenza con le scelte di trasporto pubblico e privato nel territorio della Val di Cornia. 5. Il miglioramento del trasporto pubblico incrementerebbe inoltre il collegamento aereo, oggi penalizzato proprio dalle carenze di un servizio integrato nell’isola. 6. Un ulteriore alleggerimento del traffico su strada può derivare dalla realizzazione di percorsi di “autobus del mare”. CAPO II STRATEGIE DI TERRITORIO Art. 27 Moduli strategici territoriali – I 5 parchi 1. Alle strategie generali illustrate nei precedenti articoli, corrispondono i seguenti moduli: - parchi di Fonza, Stella, Calamita e delle Miniere; parchi marini di occidente (scoglio della Triglia - Capo Calamita) e di oriente (Capo Calvo - Mola); - siti di turismo costiero lineare - Lacona - e puntuali - Margidore, Lido, Morcone, Pareti, Innamorata (sulla costa occidentale), Naregno, Straccoligno (sulla costa orientale); - siti di turismo interno: Capoliveri; - insediamenti a bassa densità: Capoliveri, Lacona. 2. Per parco si intende un ambito di notevole valore ambientale e paesaggistico, caratterizzato dalla presenza di risorse naturali ed essenziali particolarmente interessanti, identificabile come invariante, per il quale sarà predisposto un programma di conservazione e valorizzazione, finalizzato al perseguimento delle strategie di turismo sostenibile e responsabile di cui al precedente art. 23. 59 TITOLO V - STRATEGIE E AZIONI D’AREA CAPO I SUB - SISTEMA DI SAN MARTINO Art. 28 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1. L’ambito territoriale determinato dal piano strutturale corrisponde a parte del settore meridionale dell’Unità di Paesaggio S. Martino, ricadente nel sottosistema di PTC Livorno San Martino e Monte Orello. Risulta facente parte dell’unità paesaggistica A3: aree di collina prevalentemente boscate. E’ delimitato a est dal confine comunale di Campo nell’Elba, a nord dal confine comunale di Portoferraio, a est dall’ambito territoriale di Capoliveri di cui al successivo Capo V; a sud confina per i tratti laterali con la linea di costa e, nella parte centrale con l’ambito territoriale di Lacona, di cui al successivo Capo II. Il perimetro, in corrispondenza dell’ambito di Lacona, è stato modificato nei confronti del PTCLivorno, in maniera da includere nel territorio di Lacona, escludendo da quello di San Martino, le zone di insediamenti diffusi delle prime pendici collinari dei luoghi Marzi, Isolabella, Marini e Allori, fino al fosso dell’Acqua. Questo sistema costituisce un ampio settore circolare, che ha inizio dal confine con il Comune di Campo nell’ Elba, al rio Tambone, prosegue col promontorio Fonza, fino alla punta della Contessa; in alto è dominato dai monti Tambone, Barbatoia, Moncione e Petriciano; in basso, dopo la Punta della Contessa gira attorno al sistema di Lacona, inglobando parte del Pian di Lota e della Valle di S. Maria; prosegue verso est, ridiscendendo verso la spiaggia di Margidore, dal fosso dell’Acqua al margine occidentale della località Norsi. E’ percorso da vari fossi, alcuni vincolati ai sensi della L. 431/1985, di cui al Titolo II del presente piano strutturale: Tomba Grande, dell’Inferno, Stagnolo, di Lacona, S. Maria, .. Predominano le aree agricolo forestali a rilevante funzione ambientale, definite dal PTCLivorno di protezione territoriale. La strategia di sistema consiste nella tutela del patrimonio naturale e della sua valorizzazione agricola, ambientale, paesaggistica, escursionistica, sportiva, culturale e didattica, fermi restando i limiti d’uso e i requisiti prestazionali di cui al Titolo II del presente piano strutturale. Gran parte del sistema è di fatto interessato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano: tra il promontorio Fonza e il Monte Barbatoia e da qui fino ad approssimarsi al Monte Moncione. Il promontorio di Fonza viene classificato area di interesse naturalistico ambientale A4 per la quale è congrua la categoria di intervento A, di conservazione, della tipologia I. Per il restante territorio del sistema, non ricadente nel Parco Nazionale sul quale si applica la suddetta categoria A di conservazione, è ammissibile la categoria B della tipologia I recupero-ripristino, - ma con divieto di nuove costruzioni, salvo quanto prescritto dal PTCLivorno per le attività agricolo rurale a tipologia di protezione territoriale, di cui all’art. 30 di detto PTC, e fatti inoltre salvi gli interventi ammessi dalla previgente normativa più restrittiva per gli edifici esistenti nelle zone agricole, che il presente piano strutturale conferma e asssume come parte della propria normativa, in conformità al criterio di continuità della pianificazione che il piano strutturale ha stabilito tra gli indirizzi di carattere generale. 60 Alcuni tratti della strada Provinciale 30, Valdana-Lacona-La Serra, che attraversa il sistema, sono da valorizzare per il loro interesse turistico, a norma dei requisiti prestazionali e vincoli di cui al precedente Titolo II. Art.29 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari 1 Il Sub - sistema di San Martino è suddiviso in 3 unità territoriali organiche elementari: - unità di Fonza - unità dei Monti - unità di Acquarilli 2 L’unità di Fonza comprende la parte occidentale del Sub sistema di San Martino, dalla costa fino alla linea costituita dal Fosso del Tombino e dalla valle di Lota. Per il suo rilevante interesse ambientale e paesaggistico, costiero e collinare, questo ambito territoriale è assimilato ai fini funzionali, di utilizzo e di tutela, a parco di interesse locale. Vigono pertanto la conservazione delle risorse naturalistiche in esso presenti e, per analogia, le norme di salvaguardia dei Parchi Provinciali di cui all’art. 21 del PTCLivorno. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: - in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; - recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; - realizzazioni di parcheggi di servizio alla balneazione nei pressi della spiaggia del “Ghiaeto”; - valorizzazione delle risorse agricole del Pian di Lota (Val di Caubbio) ove sono presenti vigneti, agrumeti e piccole aziende agricole con possibilità di agriturismo. 3. L’Unità dei Monti coincide con la parte centrale del Sub - sistema di San Martino; è in essa presente una serie di monti: Barbatoia, Tambone, Moncione, Petriciano, Orello. L’unità ricade in ambito di aree boscate A4.3, per le quali vigono le prescrizioni di cui al precedente Titolo II. Le azioni sulle risorse naturalistiche presenti nell’unità sono pertanto esclusivamente di protezione. Nello specifico di particolari risorse risorse si stabiliscono le seguenti azioni: - in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; - valorizzazione delle risorse agricole a fianco al Pian di Lota (Val di Caubbio); - recupero ambientale dell’area adiacente la Cava Colle Reciso in congruenza con il Piano Strutturale di Portoferraio. 4. Con l’unità di Acquarilli, il Sub - sistema di San Martino si conclude sul versante orientale. L’unità è costituita da un territorio non occupato da insediamenti, posto tra gli abitati di Margidore e di Norsi; risulta attraversato da diversi fossi e si protende sul mare con tre Capi: Marinaro, di Pini e Norsi. La protezione di questo cuneo di territorio aperto lungo una fascia costiera altrimenti interessata da insediamenti di varia entità, è essenziale per l’equilibrio ambientale e paesaggistico complessivo. Sono vietate le trasformazioni del suolo e non vi sono ammessi nuovi manufatti edilizi, viabilità carraia e impianti tecnologici di nuova realizzazione. 61 Nello specifico di particolari risorse si stabiliscone le seguenti azioni: - in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; - recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; - realizzazione di parcheggi di servizio alla balneazione nei pressi delle spiagge, lungo la strada provinciale; - tutela degli immobili di valore, anche di recente edificazione, indicati negli elaborati di piano, con divieto di frazionamento. CAPO II SISTEMA DI LACONA Art. 30 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1 Il Sistema di Lacona, sul lato meridionale si affaccia sul mare, comprendendo tutta la spiaggia Grande, sul versante occidentale, a iniziare da Punta della Contessa e, su quello orientale, parte della spiaggia di Margidore, dopo aver seguito il confine terrestre con il Sistema Stella. A monte raggiunge le prime pendici collinari, spingendosi in profondità nel sistema San Martino. Rispetto ai perimetri del PTCLivorno si sono operate delle modificazioni in modi da includere nel sistema Lacona gli insediamenti diffusi di prima collina e le zone dei campeggi alla radice del promontorio Stella, di cui al successivo Capo III. A parte queste diversità di perimetro, coincide con l’Unità di Paesaggio Lacona, collocata dal PTC Livorno in classe A1: aree di pianura o pedecollinari a prevalente uso agricolo di tipo misto, con tessuto fondiario polverizzato e urbanizzazione rurale distribuita. Nei fatti, il sistema è caratterizzato da due ambiti territoriali ben distinti. Il primo, tra la via di Margidore e l’arenile, coincide con una vasta area pianeggiante, in parte occupata da campeggi presenti alle sue estremità orientale e occidentale, e terminante nella lunga striscia di spiaggia, che nel periodo estivo è sottoposta a una forte pressione di turismo balneare. La razionalizzazione dei campeggi, in conformità alle strategie di cui al Titolo IV del presente piano strutturale, fa parte di apposita disciplina urbanistica previgente che il presente piano conferma, riservando al regolamento urbanistico modifiche parziali di miglioramento dell’efficacia delle norme. Per quanto riguarda l’arenile deve essere ridotto l’indiscriminato uso turistico mediante provvedimenti di localizzazione degli accessi. Il secondo ambito territoriale ha inizio dalla via di Margidore e si spinge verso l’interno fino alle prime pendici collinari; è quasi interamente occupato da un’edificazione diffusa, di recente costruzione, carente per quanto riguarda la dotazione di urbanizzazione primaria e di servizio, in gran parte utilizzata per residenza di vacanza, con qualche presenza ricettiva. I terreni liberi nell’ambito rappresentano un’agricoltura residuale il cui mantenimento è da perseguirsi sia per porre un limite all’ulteriore proliferazione edilizia, sia per conservare la funzione di protezione ambientale. Si è in presenza di un ambiente organicamente rurale nel quale si è sovrapposto un diffuso sviluppo insediativo residenziale, connotando una classe polivalente integrata. Il quadro conoscitivo, di cui all’art. 48 del seguente Titolo VI, evidenzia le potenzialità produttive agricole rilevabile nel Sistema di Lacona. 62 In effetti, si tratta di un ambito che ha subìto una notevole evoluzione, per il quale appare congruente la tipologia 2, categoria E (trasformabilità limitata) di cui alla definzione della Normativa del PTCLivorno. 3. In questo Sistema si trova il maggior centro abitato, dopo quello di Capoliveri, privo tuttavia di un luogo di aggregazione sociale e funzionale. La risorsa di maggior pregio è costituita dall’ampia spiaggia che ha permsso un eccezionale sviluppo del turismo balneare e la formazion di numerosi campeggi. Il lembo inferiore dell’abitato, tra la spiaggia e la via di Margidore, ricade nel perimetro del Parco dell’Arcipelago; ad esso è associata la categoria B, di ripristino e di recupero, della Tipologia I (Tutela), per il motivo che la politica di conservazione dei valori ambientali e paesaggistici comporta la riqualificazione dell’assetto dei siti e dell’utilizzo turistico. Per il restante territorio è ammessa la categoria C, di riqualificazione, e, per specifiche aree, di trasformabilità limitata (E) della Tipologia 2 (Sviluppo integrato). 4. I fondamentali obiettivi strategici per questo sistema sono: la tutela delle zone a prevalente funzione agricola per le potenzialità di una produzione agricola specialistica e innovativa. la assoluta tutela dell’arenile; vi ricadono ambiti di fascia dunale A4.2 per sittoposti alle prescrizioni del PTCLivorno. Vigono conseguentemente i vincoli di cui al Titolo II del presente piano strutturale; il divieto di edificazione nelle aree tra l’arenile e la via di Margidore; pur ammettendosi spazi ricreativi e sportivi e di verde attrezzato con piccoli manufatti di servizio; il divieto di ulteriori edificazioni nell’ambito tra via di Margidore e perimetro superiore di sistema, salvo quanto ammesso dalla disciplina urbanistica previgente che il presente piano conferma, rimandando al regolamento urbanistico in conformità alla norma di tipologia 2, categoria E (trasformabilità limitata); la formazione di un centro di aggregazione sociale e funzionale, con i necessari servizi.L’ubicazione di questo centro e le sue caratteristiche funzionali saranno precisate dal regolamento urbanistico, a seguito di presentazione di progetto preliminare, nei limiti di volume pari a mc. 5.000; l’attrezzamento di via di Margidore con percorsi pedonali e ciclabili e con aree di sosta; il completamento della zona di edilizia economica e popolare (PEEP), in località Bivio di Margidore, parzialmente attivata; la formazione di una media struttura commerciale che il regolamento urbanistico preciserà nella misura di una superficie di vendita non superiore a mq. 400. Art. 31 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari 1. Il Sistema di Lacona è suddiviso in 3 unità territoriali organiche elementari: - unità delle spiagge - unità di pianura Lacona-Margidore - unità di Mandorlo - Lari 2. L’unità delle spiagge è costituita dal territorio compreso tra la costa e la via di Margidore; in parte confina con il Sistema di Stella, all’apice del promontorio, tra casa Puccini e Casa Canata. Mentre alla fascia dunale si applica la normativa di salvaguardia delle aree A4.2, per il restante territorio è stabilita la categoria B, di ripristino e recupero della Tipologia I, ai fini del recupero 63 dei valori ambientali e paesaggistici, dell’alleggerimento del carico antropico e della graduale trasformazione morfologica e tipologica dei campeggi. In effetti, i due parchi di Fonza (cfr. precedente Capo I) e di Stella (cfr. seguente Capo III) assieme ai golfi di Lacona e di Stella e al parco marino, dallo scoglio della Triglia a Punta Calamita, collegati con il parco naturalistico e il parco minerario di Calamita, costituiscono un vasto contesto di grandissimo valore per uno sviluppo turistico di interesse europeo, avente le caratteristiche illustrate nel precedente Titolo IV. Il parco marino si propone la tutela dell’ambiente marino: saranno vietate la pesca a strascico e quella subacquea, mentre saranno promosse le attività di conoscenza dell’ambiente sottomarino. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità del criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo campeggi, in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, con ammissibilità di adeguamento delle strutture campeggistiche esistenti alle norme della Lr. 41/2000 e del Regolamento di Attuazione; al fine del miglioramento dell’offerta turistica, è ammessa la trasformazione dei campeggi in villaggi turistici, senza che ciò dia luogo a incremento di ricettività; residences e case vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione dei servizi a terra per la balneazione; formazione di strutture di servizio, aree di sosta e ricreative. Tutela integrale delle aree naturali, macchia mediterranea e duna; formazione di passeggiata a mare; adeguamento igienico sanitario degli esercizi commerciali; servizi a mare campi boa regolamentati e a Margidore previsione di un piccolo approdo turistico ove è presente una piccola diga frangi flutto; tutela delle aree 64 marine (parco marino); sviluppo dei servizi nautici pubblici per i collegamenti costieri; riqualificazione della viabilità interna e della sosta dei veicoli nella zona occidentale e in quella orientale del golfo. 3. L’unità di pianura Lacona-Margidore, limitata a sud dalla via di Margidore e a nord dalla via ex Strada Militare, contiene la parte di territorio comunale più interessata da insediamenti, dopo quella di Capoliveri. Essa costituisce il naturale retroterra dell’ambito funzionale turistico descritto nel precedente punto; può contribuire all’alleggerimento della pressione sulla fascia costiera accogliendo attività e strutture attualmente presenti in detta fascia. Vi troveranno inoltre posto servizi e attrezzature di cui il lato occidentale del territorio comunale manca in rilevante misura. L’ambito è soggetto pertanto alla Tipologia di Trasformabilità; il nuovo insediamento consisterà in particolare nella formazione di un centro di aggregazione sociale. Alcune piccole saturazioni degli abitati esistenti sono ammessi per dar luogo a strutture insediative morfologicamente e funzionalmente compiute, a condizione che osservino le prescrizioni del criterio di conformità stabilito dal presente piano strutturale. Deve essere assicurata la discontinuità urbanistica, prevedendo aree di territorio non edificato, destinato a usi agricoli e a verde attrezzato, di separazione tra gli insediamenti. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo campeggi, in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, con ammissibilità di adeguamento delle strutture campeggistiche esistenti alle norme della Lr. 41/2000 e del Regolamento di Attuazione; al fine del miglioramento dell’offerta turistica, è ammessa la trasformazione dei campeggi in villaggi turistici, senza che ciò dia luogo a incremento di ricettività; residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, 65 mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento; formazione di parcheggi a servizio del turismo balneare; realizzazione di un centro di aggregazione sociale, del volume massimo di mc. 5.000; riqualificazione delle strutture ricreative e del tempo libero con adeguamenti e piccoli ampliamenti volumetrici per i servizi; riqualificazione delle strutture commerciali esistenti con adeguamenti igienico sanitari; tutela dell’esistente agricoltura marginale; riqualificazione delle spiagge mediante la mitigazione del degrado rappresentato dall’impianto di depurazione e il miglioramento dei servizi a terra e dell’accessibilità pedonale. 4. L’unità di Mandorlo - Lari occupa il settore superiore del Sistema di Lacona. Per esservi una diffusa presenza residenziale, alternata ad aree di territorio aperto, può definirsi ambiente rurale con funzioni miste, di connotato polivalente integrato (art. 40 del PTCLivorno). Viene confermata la disciplina urbanistica del previgente strumento urbanistico generale, tesa a evitare l’ulteriore proliferazione insediativa, accompagnata da interventi di miglioramento delle qualità funzionali e tecnologiche dell’edilizia esistente. Come nelle altre due unità del Sistema, anche in questa devono essere soddisfatti livelli di qualità delle urbanizzazioni. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo campeggi, in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, con ammissibilità di adeguamento delle strutture campeggistiche esistenti alle norme della Lr. 41/2000 e del Regolamento di Attuazione; al fine del miglioramento dell’offerta turistica, è ammessa la trasformazione dei campeggi in villaggi turistici, senza che ciò dia luogo a incremento di ricettività; 66 - - CAPO III residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento; tutela della agricoltura marginale; tutela degli immobili di valore indicati dagli elaborati di piano; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della regolamentazione specifica nel regolamento urbanistico. SISTEMA DI STELLA Art. 32 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1. Il Sistema di Stella fa parte del sottosistema Monte San Martino e Monte Orello (ARCIP 2.2), Unità di Paesaggio Stella. Coincide con l’omonimo promontorio che si protende sul mare per la lunghezza di circa 2.500 metri a iniziare dal confine con il Sistema di Lacona, sulla linea Casa Puccini - Casa Canata. 2. Per il suo incomparabile pregio ambientale e paesaggistico è da considerarsi area di interesse naturalistico - ambientale A4. Viene classificato parco di interesse locale dal presente piano strutturale; vigono pertanto, per analogia, le prescrizioni di salvaguardia territoriale di cui all’art. 21 del PTCLivorno. 3. E’ limitato l’accesso di mezzi meccanizzati; sarà valorizzata una rete di ciclovie, percorsi pedonali e ippovie. Sono ammessi punti di servizio e di informazione, la cui localizzazione e consistenza saranno determinate da apposito piano di insieme. Art. 33 Azioni sulle risorse - unità terririali organiche elementari 1. Per essere un ambito territorialmente omogeneo, per il quale è definita un’unica strategia d’area, l’unità territoriale organica elementare coincide con il sistema. Per tutte le risorse naturalistiche e per i manufatti di interesse storico - documentario è ammessa unicamente azione di protezione. Vigono pertanto in questa unità la Tipologia 1, di tutela, e la categoria A, di conservazione. Nello specifico di particolari risorse, si stabiliscono le seguenti azioni: tutela integrale degli edifici presenti nell’unità; recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) e di uso pubblico con regolamentazione per il passaggio e l’uso. CAPO IV SUB - SISTEMA DI MOLA Art. 34 Ambito territoriale - obiettivi strategici 67 1. L’ambito territoriale individuato dal presente piano strutturale corrisponde alla porzione meridionale dell’Unità di Paesaggio di Mola, facente parte del Sottosistema Volterraio e Monte Arco. L’UPR è classificata A1, per caratteri morfologici, uso del suolo e livello di urbanizzazione. Coincide con una sacca di terreni pianeggianti il cui bordo superiore è costituito dalla SP 26 (Bivio Boni-Cavo): gli altri dalla strada che con ampio andamento a semicerchio segue il piede delle colline risalenti verso Monte Zuccale e Capoliveri. Sfocia a oriente nella Cala di Mola, sulla quale, dal lato settentrionale, prospetta l’abitato di Porto Azzurro. 2. Il Sub - sistema di Mola, così perimetrato, viene sottoposto a particolare tutela, soggetto alle funzioni di invariante di territorio agricolo, a questo fine individuato dal PTCLivorno e da questo definito di tipologia agricolo - paesaggistica. 3. Per caratteristiche territoriali e per usi prevalenti, descritti nell’art. 48 del successivo Titolo VI, il sistema può considerarsi a prevalente funzione agricola da mantenere in considerazione della limitatezza di aree agricole produttive presenti nell’isola d’Elba. Ulteriori insediamenti, anche in relazione alla conduzione agricola, sono da vietare per non alterare i valori paesaggistici e per non dar luogo a ulteriori carichi sulle strade che interessano l’ambito: la SP26, che è la principale arteria di collegamento di Portoferraio con i territori orientali dell’isola, percorsa da alti flussi di traffico nel periodo estivo in aggiunta ai mezzi di lavoro, e la SP31, Bivio Mola-Capoliveri 4. La zona umida di Mola fa parte delle aree di interesse scientifico a tipologia umida (A3.1A); per essa vige la relativa norma di cui al PTCLivorno. 5. Ricade nel sub - sistema l’approdo turistico di Mola, disciplinato da apposita normativa. I servizi all’approdo non devono essere ubicati nel sub - sistema in oggetto; per essi è stata individuata apposita area dal presente piano strutturale nel Sub - sistema Orientale del Sistema di Capoliveri. Art. 35 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari In considerazione dell’unità ambientale e paesaggistica del territorio del sub - sistema, vengono definiti alcuni indirizzi comuni alle due unità. 1. Il sub - sistema di Mola è suddiviso in 2 unità territoriali organiche elementari: - unità della zona umida - unità di pianura 2. Il reticolo idrografico presente nell’unità deve essere integralmente conservato; ripristinato in presenza di degrado o manomissione. 3. Le attività agricole devono evitare modificazioni morfologiche che interessino le qualità ambientali e paesaggistiche. Devono preferirsi coltivazioni di carattere biologico e saranno da evitare gli usi di sostanze e tecniche inquinanti e dannose per l’ambiente. 4. Fatto salvo quanto prescritto per l’unità della zona umida, la risorsa insediativa deve essere mantenuta sostanzialmente nelle sue attuali estensioni. I manufatti edilizi presenti nell’ambito, a uso residenziale e ricettivo, se non individuati tra quelli di interesse storico artistico, per i quali è ammesso unicamente l’intervento di restauro, sono assoggettabili a opere di ristrutturazione edilizia, fino alla completa sostituzione, accompagnate da modesti incrementi volumetrici, che saranno precisati con il regolamento urbanistico, ai fini del miglioramento morfologico, funzionale e tecnologico dei manufatti stessi. 5. L’unità della zona umida è soggetta a protezione integrale. Per gli edifici in essa presenti è ammessa unicamente la ristrutturazione edilizia senza incremento volumetrico. 6. Il restante territorio del sub - sistema coincide con l’unità di pianura. 68 - - - - Nello specifico delle risorse sono stabilite le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti e le nuove previsioni valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; conferma delle previgenti previsioni per le zone produttive e commerciali; tutela dell’agricoltura non marginale, da preservare sia ai fini produttivi che ambientali; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della disciplina specifica nel regolamento urbanistico; conferma della previsione di piano previgente per una media struttura commerciale, della superficie di vendita non superiore a mq. 400. CAPO V SISTEMA DI CAPOLIVERI SUB - SISTEMA ORIENTALE Art. 36 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1. Il sottosistema, individuato in base alle strategie di sviluppo, è costituito dal settore orientale dell’Unità di Paesaggio di Capoliveri, nel Sottosistema Monte Calamita di cui al PTCLivorno (ARCIP 2.4), classificata A per caratteri morfologici, uso del suolo e livelli di urbanizzazione: aree di collina caratterizzate dalla presenza di centri abitati e insediamenti turistici con tessuto agricolo diffuso a valenza economica residuale. 2. Il sottosistema contiene solo parte dell’Unità di Paesaggio, della quale conferma unicamente il confine settentrionale, costituito dall’Unità di Paesaggio di Mola. A ovest confina con il sottosistema occidentale, illustrato e normato nel successivo Capo VI, a sud con il sistema Calamita, il cui perimetro è stato variato, come precisato nel relativo Capo VII. 69 3. Tra l’abitato di capoluogo, incluso nel sottosistema, e la costa, il territorio è caratterizzato da una diffusa urbanizzazione; vi sono presenti varie località: Vigne Vecchie, Le Lecce, Castagno, Ripitino, San Francesco, Gualdo. Sulla fascia costiera sorgono alcuni centri turistici e ricettivi: la spiaggia La Fontanella; Naregno e la relativa spiaggia; le spiagge di Capo della Perla, di Straccoligno, di Calagrande e di Ferrato, fino alla Punta di Cala Nova, dove ha inizio il sistema di Calamita. E’ attraversato dai fossi delle Conce e delle Cavallacce. 4. Il sub - sistema è articolato in due grandi ambiti territoriali: quello collinare, caratterizzato da un’ampia presenza residenziale tra cui spicca per decisiva fisionomia tipologica e morfologica il capoluogo, e quello costiero, dove sono sorti e si sono sviluppati consistenti insediamenti turistico - ricettivi. 5. In generale può classificarsi come ambiente con funzioni miste, a connotato polivalente integrato. Salvo che per il nucleo storico dell’abitato capoluogo, per il quale si prescrive un indirizzo di conservazione, per il restante territorio è ammissibile la Tipologia 1, categoria riqualificazione. Difatti, l’obiettivo strategico di sistema consiste nel miglioramento qualitativo del territorio e degli insediamenti in esso ubicati, con azioni congiunte di innalzamento degli aspetti funzionali e tecnologici, di rafforzamento dei servizi e dell’armatura urbanistica, di tutela e valorizzazione del territorio aperto intrecciato con gli insediamenti. Il miglioramento dei servizi comprende due medie strutture commerciali, della superficie di vendita non superiore a mq. 400, ammesse dal piano previgente. 6. Il regolamento urbanistico recepirà eventuali proposte di insediamento di ville, precisandone ubicazione, consistenza e caratteristiche tipologiche, nella misura massima di 6 ville. Ciascuna villa dovrà consistere di una sola unità immobiliare, del volume di mc. 1.200, ricadente su un lotto di superficie non minore di mq. 8.000. Dovrà essere assicurata l’autosufficienza nel rifornimento idrico e nel trattamento dei rifiuti liquidi e solidi. Art. 37 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari 1. Il Sub - sistema orientale del Sistema di Capoliveri è suddiviso nelle seguenti 5 unità territoriali organiche elementari: • unità di Capoliveri • unità della Collina • unità dei Salici • unità di Naregno • unità di Straccoligno 2. L’unità di Capoliveri comprende l’abitato del capoluogo e il territorio circostante, morfologicamente e funzionalmente connesso alle aree edificate. L’abitato è articolato in una parte antica, di rilevante interesse storico, artistico e paesaggistico e in alcuni settori di recente edificazione. Per la parte antica è prescritta una politica di tutela sia a livello urbano sia per i singoli edifici. Sono ammessi interventi di miglioramento abitativo a condizione che vengano conservate le caratteristiche tipologiche e morfologiche. Nei settori di recente edificazione si potranno avere opere di ristrutturazione e interventi di saturazione nei lotti interclusi e marginali, quando siano garantite le condizioni di compatibilità prescritte dal presente piano strutturale. 70 In conformità al criterio di continuità della pianificazione, vengono confermate, per questo ambito territoriale, le previsioni del previgente piano, comprese due medie strutture commerciali della superficie di vendita non superiore a mq. 400 ciascuna. Nell’unità sono ammessi saturazioni e completamenti a destinazione d’uso prevalentemente residenziale dell’abitato esterno al centro storico, per una soglia volumetrica di mc. 15.000 prioritariamente tese alla realizzazione di alloggi per residenti. Gli interventi dovranno rispondere al criterio di compatibilità di cui al Titolo VII e ai criteri di sostenibilità di cui al Titolo VI e dovranno avere funzioni di “ricucitura” dei tessuti insediativi, di riorganizzazione e riqualificazione, sotto il profilo morfologico e architettonico, delle viste panoramiche del capoluogo e migliorare la qualità complessiva del centro abitato. Al fine di realizzare gradualmente la pedonalizzazione del centro storico, si realizzeranno parcheggi e si allontaneranno le attività non compatibili. Con progetti da recepirsi nel regolamento urbanistico, i plessi scolastici verranno adeguati alle nuove esigenze. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti e per le nuove previsioni valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; 3. L’unità della Collina copre il territorio collinare compreso, grosso modo, tra l’abitato di capoluogo e gli insediamenti turistico - ricettivi di costa. Si è in presenza di un’edilizia diffusa punteggiata da diversi nuclei. Può pertanto classificarsi unità paesaggistica A e A3.1, cioé un ambiente con funzioni miste, di connotato polivalente integrato (art. 40 PTCLivorno), nella quale l’attività agricola appartiene alla tipologia di protezione territoriale (art. 30 PTCLivorno), con interventi di riqualificazione e di trasformabilità limitata (art. 9 PTCLivorno). 71 - Gli obiettivi strategici, consistenti nel mantenimento di un territorio sostanzialmente aperto, sia pure interessato da un’edificazione diffusa, e nel miglioramento di armature urbanistiche - infrastrutture, servizi, attrezzature -, danno luogo a politiche di riqualificazione delle risorse e di trasformabilità limitata, soprattutto per quanto riguarda la presenza insediativa. Si conferma, per questa unità, la disciplina urbanistica stabilita dal previgente strumento urbanistico generale. Sono ammessi, nei nuclei, interventi di incremento dei servizi e delle attrezzature e singole saturazioni conformi alle regole di compatibilità prescritte dal presente piano strutturale. Nello specifico di particolari risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento; tutela della agricoltura marginale; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della disciplina specifica nel regolamento urbanistico. 4. L’unità dei Salici si estende sull’ononima valle, nella quale si collocheranno i servizi e gli impianti dell’approdo turistico di Mola. La dislocazione di tali servizi e attrezzature e il loro dimensionamento saranno definiti in concomitanza col piano dell’approdo stesso. Dovrà essere migliorata la viabilità dal bivio di Mola. Per gli edifici esistenti sono confermate le norme previgenti. E’ inoltre confermata la zona cantieristica dell’Americ’s Cup, conseguente ad accordo di programma. 72 5. L’unità di Naregno si estende dalla spiaggia di Fontanella al Forte Focardo; verso l’interno, fino all’unità della Collina. Coincide con insediamenti turistico - ricettivi di notevole importanza economica e di buon livello. Le azioni sulle risorse vanno dalla protezione di quanto di esse è integro, al ripristino in presenza di degrado o manomissione, fino alla riqualificazione. Questo insieme di azioni risponde agli obiettivi strategici definiti nel precedente Titolo IV per quanto riguarda il settore turistico, consistente nell’incremento di qualità dell’offerta turistica, all’insegna dello sviluppo sostenibile e responsabile fondamentalmente basato sulla tutela e sulla valorizzazione delle risorse naturalistiche e paesaggistiche. A questi fini, si conferma la disciplina urbanistica dello strumento urbanistico generale previgente. Mediante interventi di concerto pubblico/privato, si miglioreranno gli accessi, i parcheggi, i servizi, le urbanizzazioni primarie, la difesa delle fasce costiere, dalle quali devono essere rimossi i manufatti che arrecano disturbo e degrado. Le aree di interesse naturalistico - ambientale A4, con particolare riferimento alla fascia dunale (A4.2), di cui alla perimetrazione degli elaborati grafici del piano strutturale, saranno interessate dalla relativa normativa di PTCLivorno (art. 17). Nello specifico delle risorse si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; il regolamento urbanistico stabilirà le dimensioni e le caratteristiche di incremento dell’esistente centro velico; modifica della viabilità di accesso con la pedonalizzazione della strada lungo il mare (possibilità transito mezzi autorizzati) e rovesciamento del fronte di accesso 73 dalla collina mediante il potenziamento della strada esistente; realizzazione di parcheggi di scambio o di accessibilità pedonale al mare; parcheggi a servizio delle strutture ricettive su questo fronte; tutela delle aree marine (parco marino); sviluppo servizi nautici pubblici per collegamenti costieri; riqualificazione servizi a terra per la balneazione, formazione di strutture di servizio, di aree di sosta e ricreative; tutela integrale delle aree naturali, macchia mediterranea e duna; formazione di passeggiata a mare; adeguamento igienico sanitario degli esercizi commerciali; riqualificazione delle strutture ricreative e del tempo libero con adeguamenti e piccoli ampliamenti volumetrici per i servizi. 6. L’unità di Straccoligno, lungo la costa che va da Forte Focardo a Punta di Calanova, dove ha inizio il sistema di Calamita. Verso l’interno confina con l’unità della Collina. Essendo simile, per gli aspetti territoriali e funzionali, alla precedente unità di Naregno, vi si prescrivono le stesse azioni sulle risorse prescritte per detta unità. Nello specifico delle risorse si prescrivono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della regolamentazione specifica nel regolamento urbanistico; realizzazione di parcheggi per la sosta a servizio della balneazione e delle strutture esistenti nei pressi dell’arenile; riqualificazione servizi a terra per la balneazione, strutture di servizio, aree di sosta e ricreative; tutela integrale aree naturali macchia mediterranea e duna; formazione di passeggiata a mare; adeguamento igienico - sanitario degli esercizi commerciali; 74 - CAPO VI riqualificazione delle strutture ricreative e del tempo libero con adeguamenti e piccoli ampliamenti volumetrici per i servizi igienici; • servizi a mare campi boa regolamentati; tutela delle aree marine (parco marino); sviluppo servizi nautici pubblici per collegamenti costieri; riqualificazione strutture commercio esistenti con adeguamenti igienico - sanitari; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento, parcheggi a servizio del turismo balneare. SISTEMA DI CAPOLIVERI SUB - SISTEMA OCCIDENTALE Art. 38 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1. Il sottosistema individuato in base alla strategie di sviluppo è costituito dal settore occidentale dell’Unità di Paesaggio di Capoliveri, facente parte del Sottosistema di PTCLivorno Monte Calamita (ARCIP2.4), classificata A per caratteri morfologici, uso del suolo e livelli di urbanizzazione: aree di collina caratterizzate dalla presenza di centri abitati e insediamenti turistici con tessuto agricolo diffuso a valenza economica residuale. 2. Il sottosistema coincide con l’Unità di Paesaggio dalla località Norsi fino a Barabarca per poi seguire sul limite orientale, a confine con il sottosistema orientale, le prime pendici collinari, che presentano una diffusa urbanizzazione; vi sono comprese varie località: Molino, Carubo, Madonna delle Grazie, Trappola. Successivamente, il perimetro a monte é formato dal sistema di Calamita. Sulla linea di costa, alta e frastagliata con interposte insenature e spiagge, si susseguono i numerosi centri di turismo balneare, a iniziare da Norsi con la relativa spiaggia; la spiaggia di Fecciaio, i campeggi (Lido, Europa, Calanchiole); Lido, località e spiaggia; la spiaggia dello Zuccale; la spiaggia di Barabarca; Madonna delle Grazie e spiaggia; la località e la spiaggia di Peducelli; Morcone e la spiaggia; Pareti, località e spiaggia; infine, la località e la spiaggia dell’Innamorata. Quest’ultima porzione territoriale è posta dal PTCLivorno nell’Unità di Paesaggio di Calamita; si ritiene opportuno, per continuità funzionale e strategica, aggregarla al sottosistema occidentale di Capoliveri. 3. Lo sviluppo delle spiagge, per circa 2,5 chilometri, che costituiscono una notevole risorsa di rilievo sovracomunale, la presenza di approdi, campeggi, struitture turistiche e ricettive fanno di questa fascia costiera sormontata dalla diffusa edificazione soprastante, in gran parte di uso stagionale, un territorio di rilevante importanza per l’economia comunale; al tempo stesso, presenta diversi problemi urbanistici: il forte carico turistico, la carenza di parcheggi, l’inadeguatezza della viabilità, alcune condizioni di degrado. 4. Nel precedente Titolo II sono stati indicati i limiti d’uso e i requisiti prestazionali delle risorse presenti in zona, che costituiscono le condizioni necessarie alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo. A tal fine il presente piano strutturale conferma e fa proprie le previsioni e le discipline della previgente pianificazione comunale relativamente a campeggi, strutture ricettive, spiagge, zone agricole, in conformità al criterio di continuità della pianificazione. Esse concorrono alle strategie di sviluppo e alla definizione delle regole di luogo. 5. Per il territorio collinare, a monte dei centri turistico - ricettivi di costa, caratterizzato da un edilizia residenziale diffusa, classificabile come unità paesaggistica A e A3.1 (Art. 40 PTCLivorno), gli obiettivi strategici consistono nel mantenimento di un territorio 75 sostanzialmente aperto, e nel miglioramento dell’armatura urbanistica: servizi, infrastrutture, parcheggi. E’ ammessa una trasformabilità limitata. 6. Il regolamento urbanistico recepirà eventuali proposte di insediamento di ville, precisandone ubicazione, consistenza e caratteristiche tipologiche, nella misura massima di 6 ville. Ciascuna villa dovrà consistere di una sola unità immobiliare, del volume di mc. 1.200, ricadente su un lotto di superficie non minore di mq. 8.000. Dovrà essere assicurata l’autosufficienza nel rifornimento idrico e nel trattamento dei rifiuti liquidi e solidi. Art. 39 zioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari 1. Il Sub - sistema occidentale del Sistema Capoliveri è suddiviso nelle seguenti quattro unità territoriali organiche elementari: - unità di Innamorata - Pareti - Morcone - unità di Madonna delle Grazie - Stecchi - Barabarca - Zuccale - unità Lido - unità Norsi 2. L’unità di Innamorata - Pareti - Morcone contiene i tre omonimi centri tra l’attacco settentrionale della Punta delle Ciarpe e quello meridionale della Punta Morcone. A metà si protende sul mare la Punta Pareti. Verso monte, il perimetro dell’unità coincide con la esistente viabilità, costituente confine col sistema di Calamita. In aggiunta alle azioni valide per tutti i centri turistico - ricettivi sulla costa capoliverese, sono specificate le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo campeggi, in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, con ammissibilità di adeguamento delle strutture campeggistiche esistenti alle norme della Lr. 41/2000 e del Regolamento di Attuazione; al fine del miglioramento dell’offerta turistica, è ammessa la trasformazione dei campeggi in villaggi turistici, senza che ciò dia luogo a incremento di ricettività; residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle 76 dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della regolamentazione specifica nel regolamento urbanistico; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento, parcheggi a servizio della balneazione e delle strutture esistenti nei pressi dell’arenile; recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; servizi a mare campi boa regolamentati; tutela delle aree marine (parco marino); sviluppo servizi nautici pubblici per collegamenti costieri; riqualificazione servizi a terra per la balneazione, strutture di servizio, aree di sosta e ricreative; tutela integrale aree naturali macchia mediterranea e duna; formazione di passeggiata a mare; adeguamento igienico - sanitario degli esercizi commerciali; agricoltura marginale: recupero e ripristino ambientale mediante il recupero di coltivazioni agricole storiche delle aree adicaenti contigue del sistema di Calamita. 3. L’unità di Madonna delle Grazie - Stecchi - Barabarca - Zuccale contiene gli omonimi centri. Si estende tra Punta Morcone e l’inizio della spiaggia di Calanchide. A monte è delimitata dalla strada che la separa dal sub - sistema occidentale del sistema di Capoliveri, nella parte meridionale, e dal sub - sistema di Mola, nella parte settentrionale. Anche per questa unità valgono le azioni definite per le altre unità costiere a funzione turistico - ricettiva. Esse sono da integrasi con le seguenti: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, 77 - - 4. - - - - mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della regolamentazione specifica nel regolamento urbanistico; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento, parcheggi a servizio della balneazione e delle strutture esistenti nei pressi dell’arenile; recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; servizi a mare campi boa regolamentati; tutela delle aree marine (parco marino); sviluppo servizi nautici pubblici per collegamenti costieri; riqualificazione servizi a terra per la balneazione, strutture di servizio, aree di sosta e ricreative; tutela integrale aree naturali macchia mediterranea e duna; formazione di passeggiata a mare; adeguamento igienico - sanitario degli esercizi commerciali; agricoltura marginale: recupero e ripristino ambientale mediante il recupero di coltivazioni agricole storiche delle aree adiacenti al sistema di Calamita. L’unità Lido, lungo la costa inizia con la spiaggia di Calanchiole, a sud, e termina a nord con la spiaggia del Lido. Verso l’interno si spinge fino al confine comunale, costituito dal Bivio Boni. Il territorio dell’unità è di piccole dimensioni, in gran parte risulta edificato. E’ attraversato dai fossi Valdana e di Mare. Si applicano anche in questa unità le azioni comuni a tutte le altre costiere. Nello specifico si stabiliscono le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; per le strutture ricettive esistenti: alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo campeggi, in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, con ammissibilità di adeguamento delle strutture campeggistiche esistenti alle norme della Lr. 41/2000 e del Regolamento di Attuazione; al fine del miglioramento dell’offerta turistica, è ammessa la trasformazione dei campeggi in villaggi turistici, senza che ciò dia luogo a incremento di ricettività; residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività 78 esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; riqualificazione ambientale e del paesaggio e riorganizzazione della regolamentazione specifica nel regolamento urbanistico; riqualificazione della viabilità principale comunale e vicinale di collegamento, parcheggi a servizio della balneazione e delle strutture esistenti nei pressi dell’arenile; recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; servizi a mare campi boa regolamentati; tutela delle aree marine (parco marino); sviluppo servizi nautici pubblici per collegamenti costieri; riqualificazione servizi a terra per la balneazione, strutture di servizio, aree di sosta e ricreative; 5. L’unità Norsi si estende, lungo la costa, dal termine superiore della spiaggia del Lido fino a Capo Norsi; vi ricadono le spiagge di Felciaoo e di Norsi. All’interno, il limite dell’unità coincide con il confine comunale. Contiene il nucleo di Norsi. Nello specifico delle risorse sono prescritte le seguenti azioni: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, per gli edifici esistenti valgono le norme della previgente disciplina per le zone agricole; per gli ampliamenti degli edifici ricadenti nel parco dell’Arcipelago, si applicano quelle più restrittive; alberghiere: in conformità al criterio di continuità della pianificazione, si conferma in normativa del presente piano strutturale la disciplina urbanistica previgente, incrementata dalla ammissibilità di ampliamenti delle superfici delle unità abitative e dei servizi esistenti che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ogni programma migliorativo; in caso di passaggio della struttura esistente a categoria superiore, è ammesso un incremento della ricettivià nella misura massima del 10%; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando pertanto la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo residences ecase vacanze: al fine di promuovere il passaggio di queste strutture ricettive a strutture alberghiere, sono ammessi, ferma restando la ricettività esistente, l’ampliamento delle superfici delle unità abitative e dei servizi, nelle dimensioni e nelle caratteristiche funzionali e tipologiche che saranno precisate dal regolamento urbanistico puntualmente per ogni programma migliorativo; per interventi finalizzati esclusivamente alla riqualificazione delle unità abitative, mediante la ridistribuzione dei posti letto esistenti, ferma restando la ricettività autorizzata, sono ammessi incrementi volumetrici che il regolamento urbanistico preciserà puntualmente per ciascun programma migliorativo; 79 - CAPO VII recupero della sentieristica e della viabilità pubblica (strade vicinali) con regolamentazione per il passaggio e l’uso; realizzazione di parcheggi di servizio alla balneazione nei pressi delle spiagge da realizzarsi lungo la strada provinciale; tutela degli immobili di valore anche di recente edificazione, con divieto di frazionamento. SISTEMA DI CALAMITA Art. 40 Ambito territoriale - obiettivi strategici 1. Il sistema coincide con l’Unità di Paesaggio di Monte Calamita, facente parte del sottosistema di PTCLivorno Monte Calamita, classificata A3, aree di collina prevalentemente boscate. Forma una sorta di escrescenza all’estremità sud est dell’Elba, dominata dal Monte Calamita; è delimitata dal mare sui lati est e sud; a ovest confina in parte con il mare e in parte con il sottosistema occidentale di Capoliveri, e a nord con il sottosistema orientale di Capoliveri. Rispetto alla perimetrazione del PTCLivorno sono state operate alcune modifiche, in corrispondenza dell’ambito dell’Innamorata, incluso nel sottosistema occidentale di Capoliveri e del perimetro settentrionale, dove sono state trasferite nel sottosistema orientale di Capoliveri alcune aree caratterizzate da urbanizzazione diffusa. 2. La costa, alta e frastagliata e interrotta da vallecole alle foci di fossi, alle quali corrispondono tratti di spiaggia; di Malpasso, di Calanova, dell’Istia, della Cera, dei Sassi Neri, di Capo Calvo, dello Stagnone, della Carbonaia, delle Francesche, del Calone, per una lunghezza totale di circa chilometri 2,5, tutte accessibili dal mare. Ai fini della programmazione dello sviluppo, il sistema è suddiviso in due ambiti territoriali: quello di Monte Calamita per il quale è prevista la formazione di un parco naturalistico e quello del parco minerario. Quest’ultimo è stato oggetto di programmi a livello provinciale e si basa sul recupero e sulla valorizzazione della memoria estrattiva a somiglianza di iniziative del genere realizzate altrove. Accoglieranno un turismo alternativo nei confronti di quello esclusivamente balneare: ecologico, didattico, scientifico. Sono prescritte la tipologia I, categoria A, nelle parti di interesse scientifico ambientale; B nelle altre parti. E’ relazionato ai due parchi quello marino previsto nel tratto Capo Calvo - Mola. Assieme all’ambito dei parchi di Fonza e di Stella e delle spiagge di Lacona e Margidore, formano un insieme di potenzialità per un nuovo sviluppo turistico di rilievo europeo. Programmi e progetti, pubblici e privati, definiranno i contenuti di tale sviluppo, per le singole parti dell’insieme e nelle relazioni tra loro. Art. 41 Azioni sulle risorse - unità territoriali organiche elementari 1. Il Sistema di Calamita è suddiviso nelle seguenti due unità territoriali organiche elementari: - unità del parco naturalistico - unità del parco minerario 2. L’unità del parco naturalistico si estende su tutto il territorio del sistema esterno alle aree del parco minerario. 80 Costituisce unità paesaggistica A2, con funzioni rilevanti di protezione del territorio, del paesaggio e delle sue tradizioni; è di connotato agricolo forestale (art. 40 PTCLivorno). Si classifica come area di rilevante funzione ambientale. Per il fatto che viene considerato a fini strategici, un parco di interesse locale, vigono per esso le normative di tutela dei Parchi Provinciali di cui al PTCLivorno. Deve essere drasticamente limitata la presenza di traffico meccanizzato privato; saranno utilizzati mezzi di trasporto alternativi collettivi, ecocompatibili. L’anulare stradale esistente sarà pertanto valorizzato a questo scopo, e convenientemente attrezzato con piste ciclabili, percorsi pedonali, aree di belvedere. Gli interventi di recupero, ristrutturazione e miglioramento funzionale delle poche presenze edilizie, tra cui la più importante è quella di Ripe Alte, mentre nell’immediato utilizzeranno le norme del previgente piano, saranno approfonditi dal programma di formazione del parco. Si procederà al recupero della sentieristica e della viabilità con specifica regolamentazione. Il ripristino ambientale comprenderà il recupero delle coltivazioni agricole storiche. 3. Per l’unità del parco minerario sono disponibili conoscenze e indirizzi progettuali predisposti all’inizio del trascorso decennio. Se ne riportano di seguito alcuni brani. (Variante al PRG relativa al recupero ambientale, urbanistico ed edilizio delle aree minerarie per la realizzazione del parco minerario e dei servizi turistico - ricettivi, a cura di Paolo Fabbro e Mauro Parigi) Le aree interessate dallo studio riguardano i comparti minerari di Rio Marina, dal confine settentrionale del paese verso nord fino a Capo Pero, di Terre Nere a nord est di Porto Azzurro, del Monte Calamita ove le attività minerarie hanno interessato un territorio vasto che va da Cala dell’Innamorata, alla Punta Calamita, al Ginepro e ai Sassi Neri. L’area del Calamita può essere suddivisa in quattro siti: l’insediamento dell’Innamorata, l’area mineraria del Calamita e del poggio Polveraio, l’area della miniera del Ginepro, l’area della miniera di Sassi Neri. L’area dell’Innamorata, di piccole dimensioni, raggiungibile attraverso il tratto terminale della viabilità costiera che da Capoliveri conduce prima alla spiaggia della Madonna, a quella di Morcone e a quella di Pareti, è individuabile anche con il toponimo “Punta delle Ciarpe”; qui esisteva un pontile di carico con annessi fabbricati in fronte alle isole Gemini. L’area, generalmente denudata, non presenta particolari condizioni di degrado. L’area mineraria del Calamita e del Poggio Polveraio è invece raggiungibile dalla vecchia strada della miniera che, dal limite sud del centro di Capoliveri, sempre a quota costante, raggiunge questo insediamento minerario dopo circa 6 km. per poi proseguire verso poggio Turco, ove si biforca proseguendo verso sud per la Miniera del Ginepro e verso nord per la fattoria delle Ripalte, i Sassi Neri e quindi Straccoligno immediatamente a sud della spiaggia di Naregno e del golfo di Mola. L’area di Poggio Polveraio, la cui utilizzazione a cielo aperto è terminata da circa un decennio, alquanto denudata e degradata anche a seguito di incendi che hanno vanificato varie e successive opere di rimboschimento, è tutta al di sopra della strada; quella del Calamita, che solo parzialmente è stata utilizzata per le escavazioni, ma che è stata comunque trasformata per creare la viabilità e gli impianti necessari per la frantumazione dei materiali cavati e l’imbarco, è invece tutta tra la strada e il mare. Elementi significativi dell’area sono l’insediamento detto del “Palazzo” a 177 metri sul livello del mare e soprattutto l’insediamento di Punta della Calamita, ove, oltre agli 81 impianti per la lavorazione dei materiali e le attrezzature per il carico dei medesimi sulle navi, l’opera dell’uomo ha introdotto grandi trasformazioni con creazione di enormi piani di accumulo materiali e spiagge ghiaiose che hanno una dimensione di circa 67.000 mq. Nell’area del Ginepro, tra le masse montuose che precipitano in mare, è localizzata l’unica mineraria del tipo sotterraneo ancora in stato di manutenzione. L’accesso all’area è certamente difficile, ma il contesto ambientale, per quanto modificato dalle attività minerarie, è certamente di grande valore e interesse per la presenza della forte macchia mediterranea che copre tutte le pendici del Poggio Turco. Anche in questo caso lo svolgimento delle attività minerarie, oltre a produrre una serie di edifici indispensabili per la conduzione delle stesse, ha generato la nascita di grandi ripiani e di una spiaggia ghiaiosa di circa 25.000 mq. L’area della Miniera di Sassi Neri, che risulta essere la più difficilmente raggiungibile, è quella che è stata interessata in modo limitato dall’escavazione, tuttavia le attività minerarie hanno prodotto, anche in questo caso, la formazione di un laghetto retrodunale della profondità massima di circa 10 metri, oltre ad avere lasciato sul posto una discarica di materiali. Tale territorio è stato oggetto anche del piano di sviluppo socio - economico elaborato dalla Comunità Montana. La creazione del parco minerario viene ritenuta operazione necessaria al riequilibrio dei carichi turistici nel periodo estivo e alla loro crescita negli altri periodi dell’anno. Il recupero degli edifici esistenti sarà finalizzato a usi di servizio al parco e di ricettività. Il ripristino ambientale e paesaggistico si proporrà il recupero delle aree di agricoltura residue con valorizzazione delle coltivazioni storiche. 82 TITOLO VI VALUTAZIONE STRATEGICA CAPO I RIFERIMENTI LEGISLATIVI E CONTENUTI DELLA VALUTAZIONE STRATEGICA Art. 42 Riferimenti legislativi 1. La fonte giuridica della valutazione degli effetti ambientali è costituita dal comma 3 dell’art. 5 della Lr. 5/1995. 2. Con Deliberazione della Giunta Regionale n° 1541 del 14 dicembre 1998, sono state stabilite le Istruzioni Tecniche per la valutazione degli Atti di Programmazione e Pianificazione Territoriale degli Enti Locali ai sensi dell’art. 13 della Lr. 5/1995. A norma del comma 2, lettera d), e del comma 4 dell’art. 24 della Lr. 5/1995, fa parte del piano strutturale la valutazione strategica. 3. La valutazione fa inoltre riferimento ai Criteri e Metodi per la Valutazione Strategica degli Strumenti Urbanistici di cui all’allegato 2 del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno. Art. 43 Contenuti della valutazione strategica 1. Compongono la valutazione strategica: • gli indicatori dello stato dell’ambiente di cui al successivo CAPO II; • gli indicatori di pressione sull’ambiente, di cui al successivo Capo III; • gli indicatori delle politiche di risposta, di cui al successivo Capo IV. CAPO II INDICATORI DI STATO DELL’AMBIENTE Art. 44 Contenuti degli indicatori di stato 1. Gli indicatori di stato dell’ambiente rilevano lo stato delle risorse in termini di qualità e quantità, come stabilito nel punto 2.1 del capitolo terzo delle Istruzioni Tecniche, D.G.R. 1541/1998. Gli indicatori di stato utilizzano il quadro conoscitivo di piano strutturale. Art. 45 Risorse idriche: acque superficiali 1. La del. C.R.T. 12/00 ex230/94 contiene nell’Allegato 1 “l’elenco dei corsi d’acqua principali ai fini del corretto assetto idraulico”; di seguito riportiamo l’elenco dei corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale: FOSSO di Caubbio delle Cavallacce delle Conce di Fosco Gelsarello dell’Inferno AREA Lacona Naregno Naregno Pareti Mola Calamita AMBITO AB AB AB AB AB A 83 di Lacona Mar dei Carpisi del Molino Monterotondo Palo del Pino Pontimento Puntecchio Re di Grotta Remaiolo S.Maria Solcio Sorbetti Tombino Valdana Lacona Lido Margidore Calamita Mola Lacona Morcone Mola Fonza Calamita Lacona Innamorata Mola Fonza Mola AB AB AB A A AB AB A A A AB A AB A AB TABELLA 2 Nessuno dei fossi sopraindicati ha larghezza superiore a 10 metri, pertanto saranno da applicare le prescrizioni e i vincoli relativi all’AMBITO “A1” così come definiti all’art.2 comma 1.1; l’indicazione di questo ambito viene fornita sulla Carta del contesto idraulico, ove fosse necessaria una precisa identificazione si procederà di volta in volta con misure di campagna. Sulla stessa Carta del contesto idraulico è stato individuato l’AMBITO “B” (art.7 punto 1) dei fossi inseriti nell’elenco sopra riportato. Con il DGRT 1212/98 (L.267/98 “Legge Sarno”) ampie porzioni delle piane alluvionali di alcuni fossi sono state sottoposte a vincolo ai sensi del DGRT sopra citato secondo gradi di rischio idraulico e/o di pericolosità idraulica crescenti. Di seguito riportiamo la tabella relativa ai fossi inseriti, i confini delle aree sottoposte a vincolo sono riportate nelle tavole 7 a, b, c, d, e, f, g CARTA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA. FOSSO AREA Barabarca delle Cavallacce delle Conce di Fosco Madonna delle grazie Pontimento S.Maria Solcio Sorbetti Valdana Capoliveri Naregno Naregno Pareti Capoliveri Morcone Lacona Innamorata Mola Mola RISCHIO IDR. 3 3 3 4 3 4 4 4 4 4 PERIC. IDR. 4 4 84 2. Il reticolo idrico di Capoliveri comprende un certo numero di fossi aventi caratteristiche e importanza pari a quelli inseriti nell’elenco di cui alla 12/00, ma non inseriti nel medesimo; di seguito è riportata la descrizione degli stessi: Il fosso di Straccoligno sottende un bacino di circa 1,2 Kmq aperti per la gran parte nelle rocce metamorfiche, i depositi alluvionali di fondo valle sono costituiti da limi argillosi, piccole lenti di ciottoli alternate ai limi danno luogo a locali acquiferi. Il fosso di Monte Rotondo ha un bacino minore rispetto ai precedenti ed ha alveo pressochè totalmente aperto in roccia, sbocca nella piccola insenatura di Calanuova dove è presente un ridotto prisma di alluvioni. Dal versante occidentale del poggio di Capoliveri si alimentano alcuni fossi(il fosso della Madonna delle Grazie, il fosso di Badisugarello, di Barabarca, ecc....) che vanno a gettarsi in piccole insenature lungo la costa occidentale del promontorio; gli alvei sono prevalentemente aperti in roccia, in corrispndenza di depositi di sabbie eoliche le sponde sono profondamente incassate e spesso instabili. Il reticolo minore è costituito inoltre dai tributari dei fossi sopra descritti, interessa la parte collinare del territorio ed è aperto nel substrato roccioso. In accordo con la del. GRT 238/99 è stato indicato nella TAVOLA del Contesto Idraulico anche per i fossi sopradescritti l’ambito di salvaguardia assoluta dei 10 metri da ciglio esterno di sponda. Art. 46 Risorse idriche: acque sotterranee 1. Il territorio di Capoliveri include la porzione meridionale della piana di Mola, una delle più grandi pianure alluvionali dell’isola dell’Elba e la piana di Lacona. 1.1 Mola La piana di Mola separa completamente il promontorio di M. Calamita dal resto dell’isola, sui due versanti della pianura affiorano le stesse unità litostratigrafiche (Unità di M. Calamita) e non è improbabile che la valle sia originata da dislocamenti tettonici tipo faglia. I depositi quaternari presenti nella piana sono costituiti da limi, limi sabbiosi e ciottoli, (suddivisi nella cartografie geologiche in Alluvioni recenti e Alluvioni antiche sulla base della giacitura e della compattazione dei sedimenti); i depositi di spiggia occupano una larga fascia in prossimità della costa sono costotuiti da sabbie fini e limi. La parte centrale della piana è costituita in larga parte da limi che rappresentano depositi palustri. Lo spessore totale dei sedimenti è abbastanza limitato, circa 35 metri in corrispondenza del bivio per Porto Azzurro lungo la strada provinciale; le falde acquifere superficiali sono ubicate probabilmente in lenti di materiale grossolano alla base delle alluvioni e nelle fratture dei sottostanti scisti cornubianitici. Le litologie presenti nel sottosuolo hanno caratteristiche di permeabilità assai differenti: LITOLOGIA alluvioni sabbie eliche flysch porfidi gneiss del M.Calamita PERMEABILITA’ poco permeabili poco permeabili poco permeabili permeabili per fratturazione impermeabili 85 TABELLA 3.1 L’assetto idrogeologico della piana è stato indagato da Bencini et al.. nel corso dell’esaustivo studio sulle risorse idriche del’isola. 1.2 La piana di Lacona Le alluvioni presenti sono costituite da sedimenti poco permeabili il cui spessore è abbastanza contenuto, solo in alcuni pozzi lo strato di alluvione perforato ha spessore superiore a 20 metri, scarsa è la presenza di alluvioni grossolane, se non nella parte più a monte dei fossi di Caubbio e di valle S.Maria. Il basamento è costituito dalle stesse litologie presenti sui rilievi circostanti la pianura ed è in buona approssimazione divisibile in due parti: una parte orientale, nelle vicinanze del promontorio di Capo di Stella, in cui affiorano i diabasi, ed una restante parte in cui affiorano flysch con intrusi i filoni porfirici. La permeabilità dei litotipi affioranti è riassunta nel seguente schema: LITOLOGIA PERMEABILITA’ sabbie delle spiagge permeabili alluvioni poco permeabili porfidi permeabili per fratturazione flysch poco permeabile diabasi permeabili per fratturazione Per ovviare alla scarsità d’acqua presente nelle alluvioni i pozzi antichi attingevano, più che alle esigue lenti di ciottoli, a zone ove le rocce del substrato erano presenti a poca profondità. I pozzi più recenti attingono a fratture nel substrato roccioso e raggiungono profondità fino a 100 metri; dalla disposizione delle isofreatiche, ottenuta da una raccolta di dati effettuata il 20.09.94, è evidente la presenza di due profonde saccature, in corrispondenza delle zone ove si trovano i campeggi, dovute all’accentuato emungimento estivo. Il numero elevato di pozzi e la loro diffusione su tutto il territorio, rende il prelievo molto disperso; questa è una delle principali ragioni per cui, nonostante le scarse potenzialità dell’acquifero, la presenza di acque salmastre non è stata quasi mai riscontrata nei pozzi. Caratteristica saliente della zona di Lacona, come già ampiamente detto, è la presenza della duna; essa svolge un importante ruolo nella dinamica idrogeologica costiera, infatti la zona retrodunale permette una percolazione di acqua piovana, favorita dalla permeabilità delle sabbie, che alimenta un acquifero superficiale che, oltre a permettere il sostentamento delle specie vegetali endemiche e quindi la protezione della duna stessa, funge da barriera alla risalita della sottostante acqua marina. Ad oggi la duna risulta in parte compromessa più che altro dalle asportazioni di sabbia che limitano in parte la sua efficacia come acquifero. Non sono numerosi invece i pozzi che attingono nella zona sabbiosa. Al fine di mantenere inalterata almeno la attuale funzionalità della duna sarà comunque indispensabile impedire, oltre alla perforazione di pozzi situati nella zona sabbiosa, la costruzione di manufatti, pavimentazioni, percorsi piastrellati e quanto d’altro che produca impermeabilizzazione di porzioni dunali o retrodunali. 1.3 Le Sorgenti Nel territorio comunale sono rintracciabili ancora alcune sorgenti, la cui portata è attualmente di scarso interesse per l’approvigionamento idrico comunale, ma rivestono comunque 86 un’importanza come testimonianza storico-culturale approvvigionamento idrico per alcuni privati. e forniscono una quota di Le sorgenti sono tutte ubicate in aree prossime al contatto geologico tra le coperture quaternarie (sabbie) e il sottostante substrato roccioso, in alcuni casi la sorgente è rintracciabile in aree fratturate all’interno del substrato roccioso. Le opere di presa sono in gran parte piccole cannelle con a volte delle vasche di calma. La più interessanti sono: • la sorgente di Acqua Calda, unica sorgente termale, attinge ad aree fratturate nelle Serpentine • la sorgente di Fonte Canale utilizzata da privati. Altre piccole sorgenti perenni sono disperse lungo il massiccio cristallino di M. Calamita; le portate sono sempre assai ridotte . Art. 47 Suolo e Sottosuolo 1. GEOLOGIA L’inquadramento strutturale e stratigrafico dell’Isola d’Elba, è stato trattato nella Relazione geologica a corredo della Variante delle zone Agricole alla quale rimandiamo. 2. CARATTERISTICHE LITOTECNICHE Le formazioni geologiche che costituiscono il sottosuolo delle aree in esame sono state accorpate sotto il profilo litotecnico secondo le indicazioni contenute al punto 3.5.3. della 94/85. La cartografia litotecnica è stata realizzata a corredo dello S.U. Vigente al quale rimandiamo. 3. GEOMORFOLOGIA Aspetti generali Gli aspetti morfologici generali del territorio di Capoliveri sono stati trattati nella Relazione geologica a corredo della Variante delle zone Agricole alla quale rimandiamo. 4. LE AREE MINERARIE Aspetti generali Le aree minerarie di Capoliveri sono tutte localizzate nel promontorio di Calamita, e recano impressa una profonda traccia dell’attività mineraria che vi si è svolta nell’arco di oltre 3000 anni; oltre agli scavi notevole è la presenza di grandi strutture in ferro ed imponenti edifici. Le aree minerarie a causa della loro notevolissima valenza turistica, sono molto frequentate durante il periodo estivo, la pericolosità intrinseca di queste aree viene perciò amplificata dalla presenza di turisti, si rende pertanto necessario un piano di recupero cospicuo e molto articolato. ll territorio comunale comprende tre aree minerarie tutt’ora soggette a concessione e un’area ormai dismessa utlizzata originariamente come zona di carico sulle navi, le aree presentano caratteristiche peculiari assai diverse tra loro: Calamita L’area di Calamita (la maggiore delle tre) comprende gran parte della porzione meridionale di M. Calamita, i fronti di escavazione in buona parte non sono gradonati e presentano inclinazioni eccessive cosicchè gran parte di essi sono instabili. Sono presenti discariche minerarie di dimensioni ridotte, comunque per la maggior parte instabili o al limite della stabilità. 87 Per comodità descrittiva l’area è stata suddivisa in due sub aree: • cantieri bassi corrispondente alla zona sotto la strada comunale • cantieri alti la zona soprastrada I cantieri bassi sono sono caratterizzati da pendio fortemente acclive che digrada fino al mare, la porzione occidentale in prossimità dell’edificio denominato il Palazzo è stata coltivata sin dall’antichità. Presenta fronti di scavo altissimi aperti nei calcari ed in generale instabili, nella porzione prossima al mare affiorano invece masse di Skarn decisamente più stabili e accumuli di detrito di forma regolare, ma fortemente in erosione lungo i fronti a mare. La parte centrale dei cantieri è caratterizzata da fronti gradonati, gia da tempo riguadagnati dalla vegetazione spontanea e quindi almeno in parte stabili, sono presenti comunque piccoli accumuli di materiale instabile. La parte orientale conosciuta come Punta Rossa, è stata in attività sino alla chiusura delle miniere, il nome deriva da uno sperone di roccia di colore rosso che si protendeva nel mare quasi completamente asportato dalle escavazioni. L’area è caratterizzata da versanti fortemente acclivi e instabili, piccoli accumuli di materiale minerario ai piedi delle scarpate sono il prodotto di piccole frane . I cantieri alti presentano anch’essi versanti fortemente acclivi e vaste aree instabili o potenzialmente instabili, anche qui l’instabilità è connessa con l’eccessiva inclinazione dei fronti e con la presenza di aree fortemente fratturate e mineralizzate. Sono presenti alcune piccole discariche in gran parte prive di vegetazione quindi instabili a causa dell’intenso fenomeno di ruscellamento. Innamorata L’area mineraria dell’innamorata non è stata oggetto di escavazioni bensì è stata utilizzata come area di lavorazione e zona di carico dei materiali. Il carico dei minerali avveniva mediante un pontile, poi demolito, collegato alla terra mediante un terrapieno di materiale di discarica ancora esistente. Sul piccolo poggio soprastante la spiaggia dell’Innamorata vi sono i relitti di tramogge e piccoli accumuli di materiale, l’area è almeno in parte instabile e vi si individua una frana quiesciente costituita da massi di varie dimensioni. Ginevro Si tratta di un’area mineraria ancora in buone condizioni in quanto sono stati eseguiti continui lavori di manutenzione, è caratterizzata dalla presenza di un notevole sistema di gallerie e di un pozzo che conduce fino a q. -54 m. s.l.m. . La zona di escavazione si articola su 4 fronti gradonati ben modellati e una grande discarica di materiale sia grossolano che fine che scende fino al mare; quest’ultima è soggetta a forti erosioni da parte dei marosi e può dar luogo a piccoli crolli. Al centro dell’area vi è un profondo vuoto di escavazione (circa 70 metri) di forma frastagliata e contornato da fronti instabili. Il vuoto si è prodotto nel 1984 per il crollo di una volta. In generale l’area circostante il vuoto è assai pericolosa e sui fronti si verifcano continuamente piccoli crolli. Sassi Neri La zona di Sassi Neri ha un’estensione assai ridotta a paragone delle altre ed è caratterizzata da un piccolo laghetto minerario profondo circa 10 metri situato a poca distanza dal mare. I fronti che delimitano lo scavo, pur di notevole altezza, sono aperti negli scisti e skarn e sono stabili. Sono presenti ammassi di materiale minerario generalmente grossolano disposto anche a mo’ di diga frangiflutti., e lungo i versanti in prossimità del laghetto. 88 Art. 48 Risorse agro – forestali, paesaggi 1. Tipologie di vegetazione ricadenti nelle aree a bosco della carta della vegetazione del Comune di Capoliveri. Nelle aree considerate boscate del Comune di Capoliveri, oltre ai boschi veri e propri di origine autoctona o artificiali (rimboschimenti), sono compresi anche i territori percorsi da incendio e quindi caratterizzati da macchia mediterranea. Le ricognizioni sul campo hanno consentito di compiere, entro la categoria dei “boschi”, la seguente distinzione: 1) Boschi di sclerofille sempreverdi arboree ed arbustive; 2) Macchie di sclerofille sempreverdi arbustive; 3) Pinete. La distinzione è ovviamente a livello macroscopico, in quanto nell’ambito di ciascuna categoria si potrebbero operare ulteriori specificazioni. Le tre categorie sono accomunate dalla presenza di una matrice comune costituita da strati arbustivi di sclerofille sempreverdi mediterranee, comunemente presenti anche nel sottobosco delle pinete. Con il termine “sclerofille” si intendono le specie vegetali che si sono adattate al clima mediterraneo e alla sua periodica e prolungata siccità (in estate, ma non di rado anche in inverno), che costituisce il principale fattore limitante per la vita vegetale in questi ambienti. La sclerofillia è appunto la caratteristica di avere foglie coriacee, rigide e dure per la presenza di robuste cuticole impermeabilizzanti; molto spesso si hanno altri adattamenti, come la presenza di peluria che diminuisce l’evaporazione al livello degli stomi (i “pori” delle foglie), la ricchezza in olii essenziali (che rendono più concentrati i succhi fogliari, i quali così trattengono maggiori quantità di acqua) e le dimensioni ridotte delle foglie stesse (per ridurre le superfici traspiranti): si hanno non di rado foglie lineari ed anche aghiformi. Alcune piante, come il corbezzolo (Arbutus unedo L.) interrompono l’accrescimento dei frutti durante la stagione estiva arida, per riprenderla nell’autunno. Le più diffuse sclerofille mediterranee sono, fra gli alberi, il leccio (Quercus ilex L.) e la sughera (Quercus suber L.), mentre fra gli arbusti il lentisco (Pistacia lentiscus L.), il corbezzolo (Arbutus unedo L.), le filliree (Phyllirea angustifolia L. e Ph. latifolia L.), l’alaterno (Rhamnus alaternus L.), il viburno (Viburnum tinus L.), il mirto (Myrtus communis L.), i cisti (Cistus sp. pl.), il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), alcune eriche (Erica arborea L., E. multiflora L.), la lavanda selvatica (Lavandula stoechas L.), ecc. Riportiamo di seguito le descrizioni delle caratteristiche principali delle tre tipologie di vegetazione. 2. Boschi di sclerofille sempreverdi arboree ed arbustive In questo tipo di bosco il leccio (Quercus ilex L.) e la sughera (Quercus suber L.) formano gli strati arborei. Si tratta spesso di boschi cedui anche se non sottoposti a tagli colturali da molti anni: per questo motivo raramente si incontrano alberi a portamento monopodiale (fusto unico), mentre di solito si hanno ceppaie con più fusti ascendenti più o meno numerosi e vigorosi. Il sottobosco è generalmente formato da arbusti quali il corbezzolo (Arbutus unedo L.), il lentisco (Pistacia lentiscus L.), il viburno (Viburnum tinus L.), le filliree (Phyllirea angustifolia L. e Ph. latifolia L.), l’erica (Erica arborea L.) e in misura minore altri; presenti anche alcune piante lianose o rampicanti come lo stracciabrache (Smilax aspera L.) 89 e la lonicera (Lonicera implexa Aiton). Il sottobosco erbaceo è praticamente assente data la fitta vegetazione arborea ed arbustiva. I boschi di sclerofille (leccete, sugherete e boschi misti delle due specie) sono le formazioni vegetazionali di maggiore pregio, in quanto per la struttura che presentano in alcuni tratti si avvicinano molto agli stadi climax del bosco mediterraneo autoctono. Tuttavia sul territorio di Capoliveri risultano avere estensione piuttosto limitata, perché sostituiti in epoche storiche dalle macchie ricresciute dopo gli incendi o dalle pinete artificiali. In particolare se ne segnalano estensioni consistenti sul basso versante nord-orientale del Monte Calamita (a monte di Cala Nuova e Straccoligno), sul versante nord-orientale del Monte Zuccale, nella zona di Monte Moncione e Colle alle Vacche e, in misura minore, in alcune vallecole del versante orientale del Monte Tambone. Piccole sugherete e leccete si alternano alle campagne fra Straccoligno e il golfo di Mola. Infine si segnalano i nuclei di lecceta che si insinuano fra le pinete attorno alla fattoria Ripalte (loc. Ripe Alte, sul versante sud-orientale del Calamita). 3. Macchie di sclerofille sempreverdi arbustive La macchia di sclerofille arbustive è quasi sempre il frutto di pesanti alterazioni degli ecosistemi boschivi mediterranei avvenute in tutte le epoche dopo la colonizzazione dei territori da parte dell’uomo. Il taglio eccessivo, il pascolo e soprattutto l’incendio possono distruggere in poco tempo boschi maturi (climax) che hanno impiegato secoli a formarsi. Le specie che li costituiscono, comprese le arboree, di solito non muoiono completamente: dai ceppi e dalle radici, rimaste vitali e dotate di riserve, si ha l’immediata rigenerazione. Tuttavia quel che si ottiene, anche dopo decine di anni, è solo una vegetazione arbustiva più o meno densa e alta, a seconda del substrato e delle condizioni microclimatiche: di solito si ha un maggiore sviluppo e addensamento sui versanti freschi e relativamente umidi, mentre su quelli assolati e aridi permane molto più a lungo la macchia bassa e discontinua, se non addirittura formazioni a gariga. Nella macchia arbustiva di sclerofille mediterranee delle stazioni più aride e assolate (versanti esposti verso i quadranti meridionali, stazioni ripide e rocciose, ecc.) si incontrano principalmente l’erica (Erica arborea L., che diviene dominante ad esempio nelle zone più alte del Monte Calamita); il lentisco (Pistacia lentiscus L., sempre presente in maniera diffusa ma raramente dominante); il rosmarino (Rosmarinus officinalis L., che caratterizza soprattutto le pendici più basse e le scarpate più ripide); l’alaterno (Rhamnus alaternus L., frequente ma discontinuo). Si incontrano frequentemente anche le diverse specie di cisti: il cisto bianco a foglia stretta (Cistus monspeliensis L.), il cisto bianco a foglia larga (Cistus salvifolius L.), il cisto rosa - Cistus incanus L., spesso caratterizzanti anche le situazioni più degradate, simili alle garighe. Altre specie sono meno diffuse, ma non per questo possono dirsi rare: ad esempio la ginestra odorosa (Spartium junceum L.), la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius (L.) Link), la ginestra spinosa (Calicotome spinosa (L.) Link), le filliree (Phyllirea angustifolia L., Ph. latifolia L.), il mirto (Myrtus communis L.), il viburno (Viburnum tinus L.). Nelle posizioni più vicine al mare, oppure in luoghi con vegetazione diradata, tipo gariga, compaiono anche l’elicriso (Helichrysum italicum (Roth) G. Don), l’inula (Inula viscosa (L.) Aiton), la barba di Giove (Anthyllis barba-jovis L.), e più raramente il camedrio (Teucrium fruticans L.), la dafne (Daphne gnidium L.) e la lavanda selvatica (Lavandula stoechas L.). Solitamente la macchia mediterranea non lascia spazio al sottobosco erbaceo; laddove si presentano radure o lacune dovute a rocce affioranti, ma anche lungo le strade e i sentieri si ha una vegetazione erbacea formata da numerose specie annuali, biennali e perenni quali 90 l’asfodelo (Asphodelus microcarpus Salzm. et Viv.), che localmente forma popolamenti densi ed estesi, quasi puri; Calendula arvensis L., Galactites tomentosa Moench ed altre composite; Dactylis glomerata L. e numerose altre graminee; varie leguminose quali Trifolium sp. pl., Medicago sp. pl., ecc.; alcune ombrellifere come Daucus carota L. e Foeniculum vulgare Miller. Non è comunque raro trovare anche rarità botaniche quali le orchidee (Ophrys sp. pl., Orchis sp. pl.). Fra le erbacee una menzione a parte merita l’acetosella gialla (Oxalis pes-caprae L.), specie bulbosa a propagazione quasi esclusivamente vegetativa, molto frequente nel territorio di Capoliveri nelle zone maggiormente antropizzate: frequente nelle campagne, appare diffusa anche nei territori coperti da macchia mediterranea, soprattutto lungo le strade. Essa è di origine sudafricana, ma risulta ormai naturalizzata in Italia; la sua diffusione, tuttavia, dovrebbe a nostro avviso essere limitata o impedita almeno nelle aree a parco. Altre specie esotiche sono presenti nella vegetazione fin qui descritta: sui versanti più bassi, ad esempio sulle scarpate a monte e a valle della strada Capoliveri-Ripe Alte (fino a circa 200 m s.l.m.) si hanno densi popolamenti di agave (Agave americana L.) e di fico d’India (Opuntia ficus-indica (L.) Miller) sfuggite alla coltura ornamentale o deliberatamente diffuse come consolidanti delle scarpate. Queste specie sono da contenere nella loro diffusione e possibilmente andrebbero eliminate almeno dalle zone non antropizzate e naturalisticamente più rilevanti. Il fico d’India è fra l’altro una delle specie la cui diffusione sul territorio toscano è vietata dalla L.R. n. 56 del 6 aprile 2000. Fra le piante esotiche presenti sui versanti del Calamita si segnala anche l’eucalipto (Eucalyptus globulus Labill.) che non dà problemi di diffusione spontanea e la robinia (Robinia pseudacacia L.), limitatamente ad alcune vallecole torrentizie, dove trova condizioni ideali di umidità. Anche la robinia è specie da contenere od eliminare, in quanto facilmente invasiva per seme e soprattutto per polloni radicali. Nelle vallecole torrentizie e sui versanti ombrosi, la macchia di sclerofille cambia leggermente fisionomia: aumentano il corbezzolo, il leccio a portamento arbustivo e in misura relativamente minore l’alaterno, le filliree, la ginestra odorosa, la lonicera. In alcuni canaloni del Monte Calamita, alle specie arbustive ed erbacee summenzionate si aggiungono altre specie legate agli ambienti più freschi ed umidi, ai suoli più ricchi o ai greti torrentizi: si tratta di specie arboree come il fico (Ficus carica L.) ma più spesso di arbusti o erbe come il rovo (Rubus ulmifolius Schott), la canna (Arundo pliniana Turra), la parietaria (Parietaria officinalis L.), l’artemisia (Artemisia vulgaris L.), il narciso (Narcissus tazetta L.), l’anemone (Anemone hortensis L.), alcune felci (Polypodium vulgare L., Dryopteris filix-mas (L.) Schott, Pteridium aquilinum (L.) Kuhn), i giunchi (Juncus conglomeratus L.), il tarassaco (Taraxacum officinale Weber), il geranio selvatico (Geranium molle L.), l’arisaro (Arisarum vulgare Targ.-Tozz.). La macchia arbustiva di sclerofille sempreverdi è la formazione vegetazionale più diffusa nelle aree definite “boschive” nella carta dell’uso del suolo del Comune di Capoliveri. A seguito dei numerosi incendi nei decenni passati, essa ammanta gran parte del Monte Calamita (versanti occidentale, meridionale e buona parte del versante nord-orientale, salvo che nella sua parte più bassa), e quasi interamente le regioni collinari occidentali del Comune, ossia la conca di Lacona; anche il promontorio di Monte Stella ne è quasi completamente ricoperto. Nell’ambito delle fitocenosi a macchia mediterranea sono talvolta presenti nuclei più o meno densi ed esemplari sparsi di pino domestico (Pinus pinea L.), pino marittimo (Pinus pinaster Aiton) e più raramente pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller) quali residui dei 91 rimboschimenti presenti prima dell’incendio; in misura molto minore si trovano esemplari di sughera (Quercus suber L.) e di leccio (Quercus ilex L.), componenti tipiche dei boschi mediterranei, che per questo destano particolare interesse. 4. Vegetazione delle coste rocciose. Le coste rocciose sono la tipologia di costa più diffusa nel Comune di Capoliveri e in generale all’Isola d’Elba. Esse sono ammantate da una macchia mediterranea bassa e a tratti discontinua, per la presenza di roccia viva affiorante che non sempre consente l’attecchimento della vegetazione. Nella fascia direttamente battuta dalle onde - che varia in altezza sopra il livello del mare in relazione alla diversa esposizione alle correnti e ai venti - di norma non si ha vegetazione. Nella fascia più bassa, raggiunta ancora dagli spruzzi salati e battuta dal vento e dal sole, nelle fessure della roccia si trova una vegetazione pioniera di specie erbacee perenni resistenti al salmastro (alofite) e all’aridità: Crithmum maritimum L. e Limonum sp. pl. sono le specie maggiormente adatte e frequenti in queste condizioni. Più in alto compaiono suffrutici e arbusti prostrati e striscianti o modellati a cuscino dai venti salmastri: in particolare il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.), il lentisco (Pistacia lentiscus L.), il cedro licio o sabina (Juniperus phoenicea L.), assieme alla fillirea (Phyllirea angustifolia L.), all’elicriso (Helichrisum italicum (Roth) G. Don.); sono presenti anche i cisti (Cistus sp. pl.), la barba di Giove (Anthyllis barba-jovis L.), la ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius (L.) Miller), la ginestra spinosa (Calicotome spinosa (L.) Miller), la lavanda selvatica (Lavandula stoechas L.) e l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides L.). Fra le erbacee perenni compaiono, fra le altre, Senecio cineraria DC. e Lobularia maritima (L.) Desv.. Nelle zone relativamente degradate (al margine delle zone antropizzate) si riscontrano casi di invadenza da parte di Smilax aspera L., che in condizioni naturali è presente in misura modesta. Anche l’agave (Agave americana L., compresa la varietà ‘Variegata’), il fico d’India (Opuntia ficus-indica (L.) Miller e in misura minore O. maxima (L.) Miller) e più raramente il fico degli Ottentotti (Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus) danno luogo a casi di invadenza e di “inquinamento floristico” - in quanto specie esotiche - che non vanno sottovalutati. Da segnalare, nell’ambito di questa tipologia di ecosistema, il prezioso biotopo denominato Costa dei Gabbiani (estrema propaggine sud-orientale della penisola del M. Calamita), luogo di nidificazione di folte colonie di gabbiani. 5. Vegetazione delle coste sabbiose. L’unica spiaggia che presenta formazioni vegetazionali di duna, retroduna e duna consolidata è la Spiaggia Grande di Lacona, una delle più frequentate del Comune, in quanto sottende un ampio bacino di strutture turistiche. Le altre spiagge del territorio comunale non presentano alcuna forma di vegetazione psammofila, sia per motivi naturali (nelle piccole spiagge di sabbia e ciottoli che interrompono l’alta costa rocciosa) sia per motivi antropici, come sulle spiagge Margidore, Lido e nelle altre spiagge sabbiose alla foce di torrenti dove il decennale sfruttamento a scopi turistici ha comportato il depauperamento e la scomparsa della fragile flora psammofila. Il calpestio diffuso, la pulizia con mezzi meccanici o setacci a mano, il deposito di imbarcazioni, se non addirittura lo spianamento e l’edificazione delle zone dunali sono le principali cause di danno sulle spiagge non soggette ad erosione naturale e sono un’aggravante su quelle erose. 92 La Spiaggia Grande di Lacona presenta ancora formazioni di duna, anche se in gran parte danneggiare da fenomeni di erosione marina e dal calpestio dei frequentatori non incanalati su percorsi obbligati. La spiaggia è incisa dalle foci di quattro torrenti o fossi che drenano la piana di Lacona (il toponimo indica la presenza originaria di una laguna). La successione vegetale individuata nella zona centrale dell’arco di spiaggia - dove la vegetazione è più complessa e mostra maggiori caratteristiche di naturalità - è la seguente: • zona afitoica: questa fascia naturalmente priva di vegetazione perché battuta dalle onde di mareggiata si estende oggi a tutta la zona pianeggiante prospicente il mare, intensamente calpestata in estate e percorsa da mezzi a ruote in inverno. • prima duna: la duna, alta meno di 1 m dal piano inclinato della spiaggia, mostra una evidente scarpata di erosione sul lato a mare, dovuta alle onde di mareggiata e in parte anche al calpestio; la vegetazione spontanea è caratterizzata da formazioni ascrivibili a forme degradate dell’ammofileto e del crucianelleto, con Agropiron junceum (L.) Beauv., Crucianella maritima L., Anthemis maritima L., Pancratium maritimum L., Otanthus maritimus (L.) Hoffmgg. et Link, Glaucium flavum Krantz, Medicago marina L., ma senza Ammophila arenaria (L.) Link ed Euphorbia paralias L., specie solitamente caratteristiche di queste formazioni vegetazionali. Per lunghi tratti la duna è interessata da siepi frangivento di tamerice che, attenuando la forza e l’azione corrosiva dei venti di mare, consentono ad alcune sclerofille (fillirea, lentisco, alaterno, Asparagus acutifolius L., Smilax aspera L.) e a diverse erbacee ruderali non psammoalofile di spingersi fino sulla prima duna. Si tratta certamente di una pesante alterazione della situazione naturale originaria, che comporta una competizione ecologica in cui le rare specie vegetali di spiaggia soccombono. • retroduna: le conche retrodunali, dal fondo quasi piatto per la scarsa elevazione delle dune circostanti, sono spoglie di vegetazione o ammantate discontinuamente da specie arbustive come il cisto (Cistus salvifolius L.) e il lentisco (Pistacia lentiscus L.) o da erbe quali Agropiron junceum (L.) Beauv., Anthemis maritima L., ecc., con comparsa sporadica di Scolymus hyspanicus L. (si ha quindi scarsa differenziazione rispetto alla duna nel corredo floristico erbaceo). • dune consolidate: sono dune di altezza e profondità variabili, coperte in maniera discontinua da grandi arbusti a pulvino di sclerofille, in prevalenza fillirea (Phyllirea angustifolia L.) e lentisco (Pistacia lentiscus L.). • pinete retrodunali di pino domestico: è evidente l’origine a scopo di frangivento con un addensamento abnorme di fusti non diradati di Pinus pinea L.; si segnalano anche alcuni esemplari plurisecolari veramente imponenti, degni di salvaguardia. I tratti terminali e le foci dei torrenti sono caratterizzati dalla presenza di cannuccia di palude Phragmites australis (Cav.) Trin. - e di altre piante legate alla maggiore presenza di acqua e di nutrienti nel suolo (in certi casi sono presenti anche pioppi nella zona retrodunale); in particolare nel torrente centrale (il terzo dal promontorio di Punta della Contessa, ossia da ovest) si segnala un’abbondante presenza di Inula crithmoides L. e di giunchi (Juncus sp.). Le parti estreme della spiaggia, le più antropizzate, mostrano una notevole alterazione della vegetazione sopra descritta: la successione si semplifica molto, con scomparsa totale o quasi della prima duna e della relativa vegetazione, mentre compaiono numerose specie vegetali esotiche, quali Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus, Agave americana L., Opuntia ficus-indica (L.) Miller, Yucca gloriosa L., oltre alla già citata tamerice (Tamarix africana Poiret) piantata come frangivento. 93 Si ricorda che Carpobrotus e Opuntia sono vietate dalla L.R. 6 aprile 2000, n. 56. 6. Vegetazione delle zone umide e dei corsi d’acqua. Gli ambienti umidi appaiono piuttosto rari e limitati nel comune di Capoliveri, in accordo con l’aridità del clima. Tuttavia un interessante biotopo di tipo palustre è localizzabile all’estremità orientale del Piano di Mola, nel padule omonimo. Si tratta di una ristretta zona umida costiera, affacciata sul golfo di Porto Azzurro. E’ solcata da un sistema di canali e fossi di bonifica che tuttavia non riescono a prosciugarla completamente. Per questo motivo le acque dolci piovane ristagnano nei mesi invernali alle spalle della stretta spiaggia di Mola, favorendo lo sviluppo di una fitta vegetazione palustre dominata da formazioni a fragmiteto. La cannuccia di palude - Phragmites australis (Cav.) Trin. - domina la vegetazione formando popolamenti fittissimi; sul lato meridionale ad essa si accompagna e si sostituisce la canna (Arundo pliniana Turra). In questo contesto decisamente omogeneo si trovano numerose specie di ambiente palustre o di terreni periodicamente inondati: le tife (Typha angustifolia L., T. latifolia L.), il giunco spinoso (Juncus acutus L.) che denota una leggera salinità del suolo per la vicinanza del mare (ma non un ambiente veramente salmastro), l’iris palustre (Iris pseudacorus L.), gli equiseti (Equisetum ramosissimum Desf.), alcuni ranuncoli (Ranunculus velutinus Ten., ecc.), il vilucchione (Calystegia sepium (L.) R.Br.), alcune piantaggini (Plantago major L. e P. coronopus L.), alcune romici (Rumex sp. pl.), l’euforbia palustre (Euphorbia palustris L.). Anche il rovo (Rubus sp.) si insinua nel canneto. Nei canali e nei fossi con maggiore profondità di acqua si trovano inoltre Apium nodiflorum (L.) Lag. e Veronica beccabunga L.. Ai margini dei sentieri che attraversano la zona si trovano anche alcune piante non palustri, ma comunque legate ai terreni ricchi di sostanza organica: Mercurialis annua L., Allium triquetrum L., Solanum nigrum L., ecc. La zona, abbandonata e senza controllo, è soggetta a discarica abusiva di materiali sciolti, fra cui resti organici della manutenzione dei giardini: per questo motivo alcune specie ornamentali esotiche, estranee all’ambiente in questione, si ritrovano poco addentro al canneto: fra queste Oxalis pes-caprae L., decisamente vitale, e Opuntia ficus-indica (L.) Miller, poco favorita dall’ambiente umido. Un’analoga vegetazione, scarsamente differenziata e dominata da specie ad ampia distribuzione quali la cannuccia di palude (Phragmites australis (Cav.) Trin.) e la canna (Arundo sp. pl.), ammanta le sponde dei corsi d’acqua del territorio comunale, nei tratti pedecollinari e di pianura non boscati. Nella maggior parte dei casi i torrenti e i fossi, tutti di piccole dimensioni e aventi portata scarsa e discontinua nel corso dell’anno, sono stati rettificati e regimati, anche in funzione del loro diretto rapporto con le campagne e in qualche caso con i centri abitati. Talvolta, come nel Piano di Mola, si tratta di veri e propri canali artificiali di bonifica. Le canne (Arundo pliniana Turra, autoctona mediterranea, e Arundo donax L., di origine centro-asiatica ma diffusa per usi tradizionali domestici ed agricoli ed ormai naturalizzata) dominano la vegetazione di sponda, che annovera anche specie comuni di questi ambienti come equiseti (Equisetum sp. pl.), ranuncoli (Ranunculus sp. pl.), giunchi (Juncus sp. pl.), ortiche (Urtica sp. pl.). Alcune specie arboree autoctone si possono incontrare sporadicamente lungo i fossi e i canali, in particolare i pioppi bianco (Populus alba L.) e nero (P. nigra L.) e alcuni salici (Salix alba L., Salix viminalis L., quest’ultimo per lo più coltivato e capitozzato nelle zone di campagna). 94 In particolare si segnalano i grandi pioppi lungo i canali di bonifica al centro del Piano di Mola. 7. I principali rilievi: Monte Calamita (m 413 s.l.m.) La maggior parte della penisola del Monte Calamita è stata recentemente percorsa da un incendio che ha distrutto la vegetazione boschiva esistente. Attualmente tutti i versanti del Monte sono ammantati da macchie di sclerofille entro cui sono ancora visibili lembi di pinete a pino domestico e marittimo e alberi sparsi delle stesse specie; assai minore frequenza hanno il leccio e la sughera. Il versante settentrionale del Monte Calamita, a monte del tratto di costa fra Punta Perla e Capo Calvo, è ancora in parte ammantato da boschi densi sopravvissuti all’incendio (fino a una quota di circa 150 m s.l.m.). Si tratta in parte di rimboschimenti di pino domestico e pino marittimo, ma anche di boschi di sclerofille sempreverdi mediterranee di leccio e sughera con alti arbusti di corbezzolo, lentisco, viburno, filliree, erica, ecc. Pinete di pino domestico e interessanti lembi di lecceta si ritrovano anche verso sud-est, nei dintorni della fattoria Ripalte e sul Poggio Turco (m 191 s.l.m.). Monte Zuccale (m 141 s.l.m.) Il piccolo rilievo del Monte Zuccale, a nord-ovest del capoluogo è caratterizzato da vegetazioni globalmente simili a quelle descritte per il massiccio del Calamita. Anche qui sono evidenti le zone percorse da incendi (anche se non recenti come quelli del Calamita): si ha qui una macchia bassa a rosmarino, erica, lentisco, alaterno e altre sclerofille mediterranee. In particolare il forteto ammanta vasti tratti del versante meridionale, fino alle scogliere a picco sul mare. Il versante nord-orientale è caratterizzato da una vegetazione piuttosto articolata ma nel complesso ascrivibile a una macchia alta di sclerofille (corbezzolo, lentisco, filliree, erica, alaterno, ginestre), con nuclei di sughereta e lecceta. La lecceta si fa particolarmente consistente sul versante settentrionale. La porzione più bassa del versante (in pratica sotto la strada vicinale che percorre a mezza costa il versante, alla quota media di 70 m s.l.m.) è comunque notevolmente modificata da colture antropiche, in particolare giardini e colture agricole arboree ai margini della campagna sottostante. Il versante occidentale, è quasi per intero coperto da pinete (in prevalenza pino domestico) che dalla vetta del monte scendono quasi al mare sulla Punta dello Zuccale in una zona caratterizzata da insediamenti abitativi di tipo turistico: anche qui si ha la presenza di numerose specie arboree ed arbustive coltivate per scopi ornamentali e produttivi. Diversa situazione si ha invece nella conca naturale di Cala Barabarca, dove, dal basso in alto, troviamo prima il forteto che ricopre costa rocciosa e poi lembi di lecceta e di macchia alta (leccio, corbezzolo, alaterno, erica, ecc.); anche qui comunque sono evidenti nuclei o esemplari sparsi di pino domestico. Poggio Corsetti (m 283 s.l.m.) - Monte Orello (m 377 s.l.m.) Il crinale che sovrasta il golfo Stella è caratterizzato nella sua porzione culminale da dense pinete di pino domestico, che scendono in parte anche sul versante orientale del Poggio Corsetti, nella valle interna che si apre sulla frazione di Norsi. Più in basso, all’incirca al di sotto dei 200 m di quota, si ha invece una estesa e pressoché omogenea macchia bassa di erica con lentisco, alaterno, ginestre, rosmarino ed altre sclerofille, ricresciuta dopo il passaggio di incendi nei decenni addietro. Le pendici sudoccidentali del Monte Orello mostrano nuclei di pino domestico sparsi nella macchia ed anche gruppi di sughere. 95 Le colture arboree a vite ed olivo confinano con la macchia e si insinuano in essa, cosicché il limite fra i due tipi di ambiente in quest’area collinare è piuttosto articolato. I rilievi costieri presso Capo Pini e Capo Marinaro sono interessati da un’alternanza di rimboschimenti di pino marittimo e pino domestico, con inclusioni di flora ornamentale per la presenza di alcune ville. Monte Moncione (m 284 s.l.m.) - Colle alle Vacche (m 294 s.l.m.) Come quasi tutta l’area collinare alle spalle di Lacona, i versanti meridionali di questi due rilievi sono ammantati da macchia mediterranea bassa (erica, lentisco, alaterno, filliree ed altre sclerofille). E’ da segnalare tuttavia la presenza di estesi lembi di una densa vegetazione a sclerofille sempreverdi prossima allo stadio della lecceta sui crinali dei due monti. Più in basso si hanno ancora nuclei di pino domestico ed anche un ristretto popolamento di ailanto - Ailanthus altissima (Miller) Swingle - nei pressi di alcune abitazioni sul versante destro della valle che scende dal Colle Reciso. L’ailanto è specie arborea esotica (cinese) altamente infestante, la cui introduzione e diffusione sono vietate ai sensi della LR. 6 aprile 2000, n. 56 ed è quindi da contenere e possibilmente da eliminare. Poggio del Molino a Vento (m 290 s.l.m.) - Monte Barbatoia (m 360 s.l.m.) - Monte Tambone (m 375 s.l.m.) - Monte Fonza (m 297 s.l.m.) La vasta conca collinare che dal Poggio del Molino a Vento curva a sud-ovest completandosi nel promontorio di Capo di Fonza è caratterizzata nella quasi totalità da formazioni a macchia mediterranea e, si può dire, priva di boschi di alto fusto o cedui. In generale i versanti freschi (interni) dell’arco collinare considerato, sono caratterizzati da una macchia alta, molto densa e florida, con abbondanza di corbezzolo, erica, leccio a portamento arbustivo e in misura relativamente minore alaterno, lentisco, filliree, ecc.; nelle zone più aperte e luminose (scarpate stradali) compaiono anche i cisti. I versanti esposti a sud, più assolati e aridi, sono invece ammantati da una macchia con componenti più xerofile: aumentano l’erica, i cisti e il lentisco, mentre diminuisce molto il corbezzolo; compaiono anche la ginestra spinosa, il rosmarino e gli elicrisi. Il portamento è alternativamente di macchia alta o bassa, con radure a gariga con cisti ed elicrisi. Limitati rimboschimenti di pino marittimo e domestico si trovano allo sbocco della valle del Fosso Stagnolo nella piana di Lacona, interessando entrambi i versanti, mentre nuclei sparsi e circoscritti di pino marittimo si trovano sui crinali del Monte Barbatoia e del Tambone. Di maggiore pregio ed interesse naturalistico sono invece i ristretti lembi di lecceta che si trovano in alcuni impluvi freschi e umidi del versante nord-orientale del Monte Tambone, visibili anche dalla strada provinciale che conduce a Marina di Campo (bacino del Fosso Caubbio, il maggiore tributario di destra del Fosso Stagnolo); il leccio assume qui portamento arboreo e raggiunge in alcuni casi anche i 10 metri di altezza. Monte Capo Stella (m 156 s.l.m.) Il promontorio di Capo Stella, che nella carta dell’uso del suolo è erroneamente segnato con la colorazione relativa al seminativo, è in realtà quasi completamente ammantato da una macchia mediterranea di sclerofille sempreverdi. Sul versante settentrionale, in una zona attrezzata per il turismo (alberghi, campeggi, ville), la vegetazione in gran parte di impianto artificiale è dominata dai pini (domestico e d’Aleppo) e verso il basso, in continuità con i terreni pianeggianti, dall’eucalipto. Nuclei di pino marittimo si trovano sul versante orientale del promontorio. 8. Le coste 96 La costa del Comune di Capoliveri è per la maggior parte alta e rocciosa. Pochi sono i tratti di spiaggia e veramente esigui quelli in cui si trovano complessi di dune. Le principali spiagge da ovest ad est sono la Spiaggia Grande e la Spiaggia Margidore a Lacona e successivamente le spiagge di Norsi, Felciaio, Lido, Zuccale, Barabarca, le piccole spiaggette di Stecchi, della Madonna e di Peducelli, le spiagge di Morcone e Pareti, Spiaggia dell’Innamorata, tutte interessate da medio o alto afflusso turistico nei mesi estivi. Il promontorio del Monte Calamita presenta numerose altre spiagge incastonate nelle alte scogliere, molto meno frequentate. Ad est infine si trovano le spiagge di Cala Grande, di Naregno e di Mola, decisamente antropizzate o frequentate. In questo contesto di marcata antropizzazione dei litorali sabbiosi si segnalano due notevoli emergenze naturalistiche: da un lato la Spiaggia Grande di Lacona, dove persistono formazioni dunali ancora in parte ammantate da fitocenosi di erbe psammofile e sclerofille sempreverdi modellate a cuscino dai venti salmastri; dall’altro la cala di Mola, al fondo della quale persiste ancora un importante esempio di palude costiera dulciacquicola. Da segnalare anche, presso la Spiaggia Grande, due grandi pini domestici secolari degni di essere considerati monumentali. Per il resto, in corrispondenza delle spiagge sabbiose si ha la totale assenza della vegetazione di psammofite tipica delle dune toscane; laddove si abbia vegetazione, si tratta in genere di sclerofille associate a contingenti anche dominanti di specie ornamentali sfuggite ai giardini vicini o deliberatamente piantate. Le coste rocciose, al di sopra della fascia delle alofite pioniere, mostrano generalmente una densa macchia mediterranea bassa, più o meno continua, dominata spesso dal rosmarino e dal lentisco. Anche qui si hanno non di rado popolamenti di specie esotiche tendenzialmente invadenti, come le agavi e il fico d’India. 9. Le zone pianeggianti e le colline coltivate Le limitate pianure del Comune di Capoliveri sono costituite essenzialmente dalla conca di Lacona (derivata, come attesta il toponimo, dal prosciugamento di un’antica laguna) e dal Piano di Mola, un tempo certamente occupato da paludi, come del resto ancora oggi nella parte più orientale (Padule di Mola). La piana di Lacona è oggi in parte urbanizzata prevalentemente a fini turistici: diversi campeggi, villaggi, residenze turistiche occupano i terreni retrodunali e le pendici dei promontori di Punta della Contessa e del Monte Capo Stella, inserendo nel paesaggio insulare toscano numerose piante esotiche come gli eucalipti (molto diffusi nei campeggi come soprassuoli ombreggianti) e molte altre specie ornamentali. Verso l’interno e sulle pendici collinari prevalgono invece le coltivazioni e gli insediamenti rurali (in parte anch’essi convertiti alla funzione turistica). Il paesaggio agrario è caratterizzato da una continua alternanza di coltivazioni su piccoli appezzamenti, con prevalenza di vigneti, oliveti e orti familiari (in cui si includono anche i piccoli frutteti per l’autoconsumo). Le pendici collinari sono talvolta modellate a terrazze sostenuti da muri a secco e talvolta a gradoni. Nel Piano di Mola si possono distinguere due diverse tipologie di paesaggio agrario: una fascia a prevalente seminativo su appezzamenti medio-grandi e con bassa densità insediativa (la parte più pianeggiante, lungo la provinciale) e una fascia pedecollinare con maggiore incidenza di vigneti e oliveti. Risalendo il versante settentrionale del Monte Zuccale e della collina dominata dal capoluogo la parcellizzazione del territorio si fa più marcata e accanto alle colture agrarie e agli orti compaiono di nuovo i giardini con vegetazione ornamentale. 97 Un’altra area a vocazione agricola è la zona collinare a est di Capoliveri, che digrada verso Cala Nuova e Naregno. Si ha qui un’alternanza di boschetti di sughere e lecci con appezzamenti coltivati a vigneto e oliveto, con piccoli frutteti e orti familiari, associati a insediamenti diffusi. Anche in questo caso, le zone litoranee o comunque affacciate verso il mare sono interessate da insediamenti residenziali e da giardini con vegetazione ornamentale e lembi di pineta. Anche i pendii occidentali al capoluogo, con le frazioni di Madonna delle Grazie, Morcone, Pareti e Innamorata, sono caratterizzate da piccoli appezzamenti agricoli di tipo familiare (oliveti, vigneti ecc.), e, nelle zone litoranee e residenziali, da giardini e vegetazione ornamentale. Nel complesso l’agricoltura presente nel territorio del Comune di Capoliveri può definirsi di tipo familiare con la presenza di alcune realtà aziendali che assumono importanza economica. La coltura che contribuisce a tipicizzare il territorio e l’economia agricola del Comune è il vigneto, sebbene la sua frammentazione sia elevata. La presenza dell’olivo è diffusa, ma la sua importanza economica assume scarsi significati. Nonostante la polverizzazione della struttura fondiaria del settore agricolo, il territorio non si presenta in stato di abbandono, con qualche eccezione legata alle difficili condizioni di gestione delle colline più interne e/o impervie. Le sistemazioni idraulico agrarie ed il reticolo minore di fossi presenta uno stato di manutenzione accettabile con eccezioni legate alle aree in abbandono. 10. L’attività agricola L’attività agricola, intesa come produttiva, a Capoliveri non è oggi di grande spessore mentre lo era fino agli anni ’60 per la presenza di strutture aziendali notevoli e conosciute soprattutto per la produzione vitivinicola. Con l’inizio del fenomeno turistico e in concomitanza della crisi più generale della agricoltura, questa ha perso gradualmente la sua importanza, anche se la tradizione agricola è rimasta nella cultura popolare che si estrinseca nella coltivazione ortiva per autoconsumo. La S.A.U. complessiva è di 302, 6 ha. su 3.951 ha. della superficie del territorio; complessivamente le aree agricole e boscate rappresentano l’80,81% dello stesso. Nel territorio di Capoliveri sono presenti (1990) 94 aziende con una superficie di ha. 63,94 di vigneto, di cui ha. 21,43 D.O.C., che rappresenta il 39,51% del D.O.C. dell’Elba. Il vigneto è la coltura specializzata prevalente, mentre l’olivocoltura è rarefatta è poco rappresentativa. Tabella superficie vigneti Elba comune n. aziende Campo Elba Capoliveri Marciana Marciana M.na Porto Azzurro Portoferraio Rio Marina Rio nell’Elba 140 94 241 69 60 184 46 38 vigneti ha. vigneti d.o.c. ha. 67,86 63,94 56,67 12,45 54,23 114,96 10,76 19,32 11,42 21,43 4,05 2,21 23,9 60,25 0,69 98 Totale Elba 862 408,81 123,95 Le attività economiche connesse con l’agricoltura sono rappresentate principalmente da quelle legate all’agriturismo nel quale sono impegnate n. 28 aziende agricole iscritte all’albo degli imprenditori agrituristici di cui n. 7 già autorizzate allo svolgimento dell’attività. Questa attività rappresenta un dato significativo (30% circa) rispetto all’Elba. Tabella attività agrituristica comune Campo Elba Capoliveri Porto Azzurro Portoferraio Rio Elba Rio Marina Marciana Marciana M.na Elba n. iscritti albo n. licenze attivita’ 10 28 10 34 2 2 9 4 99 3 7 3 7 0 0 3 2 25 Oltre a ciò vi sono numerose attività di vendita diretta dei prodotti agricoli collegate soprattutto al turismo estivo. Questa attività si svolge in strutture precarie prevalentemente poste lungo la viabilità principale e in prossimità dei luoghi di maggiore interesse turistico. L’occupazione in tale settore è limitata e dalle analisi e stime dell’IRPET risultano i seguenti dati riferiti al 1991 Unità di lavoro per Comune e ramo di attività economica Comune % Totale % Totale % agric/total 1992 agric/total 1993 agric/total e e e Capoliveri 3,53 595 3,84 599 3,68 Totale 7,52 10.385 8,30 10.221 8,04 isola 11. Totale 1994 598 10.098 % agric/total e 3,57 7,97 Totale 1995 617 10.188 Apparati paesistici APPARATI PAESISTICI APPARATO ZONA LOCALITA’ PIANO LACONA DI A1 A3 B1 Madonna Lacona CARATTERISTICHE DELL’APPARATO della Zona caratterizzata da agricoltura specializzata e residuale, con lembi di vegetazione naturale. Presenza di edifici storici e terrazzamenti tali da rendere tipico il paesaggio. Pian di Lari Alto Sopra Tallinucci 99 B2 LITORALE D1 DI LACONA D2 E1 D3 AREE C1 BOSCATE DI LACONA C2 C3 C4 C5 C6 C7 C8 A2 COSTA B3 OCCIDENTA LE DI CAPOLIVERI B4 B5 C9 C11 C17 D4 Pian di Lari Spiaggia Grande di Zona prevalentemente urbanizzata con Lacona elevata pressione antropica di tipo turistico stagionale e presenza di campeggi in prossimità della linea di costa. Presenza residuale di dune sabbiose e di vegetazione psammofila sulla Spiaggia Grande di Lacona. Margidore Lacona Ghiaieto Monte Fonza Boschi a prevalenza di sclerofille sempreverdi (macchia e lecceta cedua) e pinete localmente interrotte da aree agricole. Monte San Martino Monte Moncione Colle reciso Monte Orello Pendici Monte Orello S-W Capo Pini Monte Capo Stella Loc. Mibelli Norsi Zona interessata da elevata pressione antropica stagionale, con insediamenti residenziali e turistici diffusi soprattutto nelle fasce litoranee. Lembi di paesaggio agrario residuale nelle zone più interne. Vegetazione spontanea limitata alle coste rocciose e a pochi altre zone residue, spesso sostituita da pinete e da vegetazione ornamentale. Presenza massiccia di specie vegetali esotiche infestanti. Lido Madonna delle Grazie Fecciaio Costa ZuccaleBarabarca-Peducelli Sopra Morcone Norsi e Felciaio 100 D5 D6 D7 D8 D9 E2 E3 E6 PIANO DI MOLA PALUDE MOLA A4 DI C20 D13 COLLINE A B6 NORD E EST DI CAPOLIVERI LITORALE DI NAREGNO Lido Zuccale-Barabarca Stecchi-Della Madonna-Peducelli Morcone-Pareti Innamorata Norsi Lido Morcone-ParetiInnamorata Pian di Mola Zona ad agricoltura specializzata prevalente con presenza di vigneti, oliveti e seminativi. Palude di Mola Zona umida con vegetazione palustre residua (prevalenza di fragmiteto) di interesse naturalistico in forte degrado. Mola C10 C12 Capoliveri Nord e Est Zona collinare parzialmente boscata con boschi cedui di sclerofille, macchie e pinete. Presenza di vaste aree rurali di tipo residuale con colture ad uso familiare. Monte Zuccale da Gualdo a Ripitino B7 Straccoligno C13 D11 Pinete di Naregno Cala Grande-Punta Perla Naregno Naregno D12 E5 Territorio caratterizzato da elevata pressione turistica con insediamenti residenziali diffusi (Straccoligno) e concentrati (Naregno) all’interno di aree rurali ad agricoltura residuale e di aree boscate a prevalenza di pinete. Spiagge di scarso interesse naturalistico. Presenza di emergenze storico architettoniche (Forte Focardo) 101 MONTE CALAMITA C14 C15 C16 C18 C19 D10 CENTRO E4 STORICO CAPOLIVERI Art. 49 Pendici Rotondo Monte Area collinare prevalentemente boscata con boschi di sclerofille e pinete sul versante nord, mentre sugli altri versanti interessati da incendio prevale la macchia bassa mediterranea in fase di sviluppo. Nella zona di Ripalte sono presenti aree agricole scarsamente utilizzate. L’estrema punta meridionale, detta “Costa dei Gabbiani” presenta un elevato interesse naturalistico in quanto area di nidificazione di diverse specie di uccelli marini. Fenomeni di degrado caratterizzano le aree minerarie dismesse. Pinete del Calamita Ripalte Miniere Calamita Monte Calamita Calamita Sud e Est Capoliveri Area urbana Risorse insediative 1. La popolazione del Comune di Capoliveri era nel 1991 di 2781 persone, l’13,51% in più rispetto al 1981, ed ha avuto un ulteriore crescita fino a 3.163 abitanti al 31.12.2000. La distribuzione vede una prevalente dominante nel capoluogo e lungo la costa Sud Occidentale con i principali centri abitati di Lacona (274 abitanti) e del Lido (67 abitanti). L’indice di invecchiamento della popolazione era nel 1991 di 148,6, il più basso di tutta l’Elba dopo Porto Azzurro. La popolazione attiva ammontava sempre nel 1991, a 1005 persone e il settore di impiego principale è quello turistico ricettivo, dei servizi, e dell’agricoltura. Andamento della popolazione 1971/2000 (dati anagrafe comunale) anno 1971 1981 1991 Abitanti residenti 2.193 2.450 2.781 var. n. var. % + 25 +257 +331 + 1,15% + 11,71% + 13,51% 102 1996 31.12.2000 2.906 3.163 + 125 +257 + 4,49% +8,84% Densità popolazione sul territorio Tabella periodi anni 1991 - 2000 capoliveri popolazione superf. ha densita’ ha variazione 1991 1995 2000 2.435 2.891 3.163 39.51 39.51 39.51 53,08 73,17 80,05 --32,28 6,88 2. Il sistema degli insediamenti: la risorsa insediativa a uso abitativo nell’intera isola d’Elba ammontava nel 1991 a 23.117 abitazioni, delle quali ben 11.168, pari al 51,08% non occupate. Il valore più basso si aveva, comprensibilmente, nel comune di Portoferraio, col 20,22%, per crescere negli altri comuni fino a raggiungere il 71,37% a Rio nell’Elba. Nel comune di Capoliveri il valore percentuale si attestava al 58,77, simile a quello dei comuni di Campo nell’Elba (58,24) e di Marciana Marina (58,54); inferiore a quelli di Marciana (68,59), Rio Marina (66,24) e come gia’ rilevato, di Rio nell’Elba. S’intende, la definizione di non occupato non corrispondente a un parco edilizio in abbandono e degradato; il suo ruolo nell’economia elbana si rileva dal fatto che delle 11.168 abitazioni censite come non occupate, 83,06% risultavano utilizzate per vacanze; il 79,29% a Capoliveri. Questo uso del patrimonio cosiddetto non occupato risulta anche dal suo buono stato igienico sanitario; nel comune di Capoliveri, il 96,82% risultava dotato di bagno; solo il 21,86 % di riscaldamento, per motivi ovvi. Significativo, per questo aspetto, anche il numero di stranieri residenti :22,6 per mille nel comune di Capoliveri: dato vicino a quelli di Rio nell’Elba e Porto Azzurro (21,9) e di Campo nell’Elba (19,7). Costituiscono altrettanti indicatori del ruolo turistico-ricettivo di Capoliveri , a conferma di quanto è universalmente noto, la quantità di posti letto alberghieri e di posti letto in campeggi e villaggi presenti nel 1196 in questo comune sul titale dell’isola, che ammontavano rispettivamente al 21,18% ciò seconda dopo Portofferaio, e al 45,91%, prima su tutta l’isola; la popolazione presente allo stesso anno nei mesi di Luglio Agosto, era stata stimata in circa 22 mila unità, senza tener conto dell’afflusso turistico proveniente da altre parti dell’isola, favorito anche dall’eccezionale sviluppo, ben 50 chilometri, dalla costa nel territorio comunale di Capoliveri. Abbastanza consistente il numero di abitazioni occupate la cui epoca di, costruzione risale a prima del 1945; il dato di Capoliveri, 40,43% era; sempre al 1991, simile a quello relativo all’intera isola : 40,88%. Il patrimonio abitativo occupato a Capoliveri, come negli altri comuni elbani aumenta considerevolmente dopo il ’46, fino all’inizio degli anni Ottanta. Nel periodo tra il 1940 e il 1985 i metri quadrati di area urbana per abitante è passata da 296,70 a 1551,38: i valori più alti tra i comuni elbani. 103 Una buona parte del patrimonio edilizio recente ha pertanto più di trent’anni e necessita progressivamente di adeguamento funzionale tecnologico, rendendo labile il confine tra conservazione e trasformazione, tra degrado e buono stato edilizio, tra carenza funzionale e rispondenza alle odierne esigenze. Se i continuo miglioramento abitativo è in grandissima misura prodotto dai numerosi e diffusi, pur piccoli, interventi dei privati sui loro alloggi, grave si presenta, e certamente di più difficile soluzione, le carenze di urbanizzazione (approvvigionamento idrico, smaltimento dei liquami ecc.) presenti in consistenti aree di insediamento. 3. L’attività economica più rilevante è senza dubbio quella collegata al turismo. L’offerta turistica di Capoliveri rappresenta la più significativa ed importante per l’Isola d’Elba, e, oltre ad essere la più completa per i vari segmenti di domanda turistica, è anche la maggiore rispetto a quella offerta dai vari comuni Elbani. Come meglio appare dalla tabella seguente, il Comune di Capoliveri raccoglie oltre il 30% delle presenze totali nell’Isola d’Elba con punta del 50% nel settore extralberghiero campeggi. L’offerta turistica complessiva è completa ed equilibrata in relazione anche alle caratteristiche della fascia costiera e raccoglie nel 1994 in totale 770.467 persone pari al 32% dei comuni Elbani, delle quali 34% nel settore alberghiero e 50% nei campeggi. Per le C.A.V., Residence e affittacamere il dato non è certo in quanto non sono disponibili stime ufficiali, ed è stato ricavato stimando la potenzialità degli alloggi e vani non occupati. struttura ricettiva 1. alberghi e r.t.a. 2. campeggi 3. residence 4. agriturismo 5. affittacamere 6. c.a.v. 7. appartamenti totale ricettivita’ ricettività 4.105 6.373 161 24 105 1.120 5.800 17.688 La popolazione attiva risulta nel 1991 di 1005 persone, rispetto a 2435 abitanti con un indice del 41,30%. Gli occupati risultavano 822 mentre i disoccupati erano 105 (circa il 10% della popolazione attiva). Il ramo di attività prevalente è quello relativo al Commercio e Turismo e servizi collegati dove trova lavoro oltre il 50% della popolazione attiva. Il personale dipendente delle strutture ricettive è per la maggior parte stagionale ed ha subito un notevole incremento negli ultimi anni in relazione alla mutata offerta turistica sempre più qualificata sia in termini quantitativi che qualitativi dei servizi offerti. In relazione a ciò è sempre maggiore la necessità di personale più numeroso e più qualificato, proveniente anche dal “continente”, creando numerosi problemi logistici ed economici per la loro sistemazione. La questione Elbana della “accoglienza” e “sistemazione” del personale è di grande attualità perché ha trovato le strutture ricettive impreparate e i problemi sono stati risolti con 104 sistemi di fortuna non sempre corretti sia sotto il profilo igienico-sanitario e sindacale che economico. Infatti la soluzione non può essere trovata nell’affitto di camere o abitazioni, perché nel periodo estivo non si trovano o si troveranno a dei costi non sostenibili dagli operatori. E’ da considerare anche che ciò aggraverebbe la situazione della circolazione stradale a causa del pendolarismo del personale. 4. L’attività alberghiera è una delle principali attività economiche di Capoliveri. Sono presenti nel territorio 49 strutture alberghiere, per una ricettività complessa di 4105 posti letto autorizzati, distribuite prevalentemente lungo le coste sud-occidentale e in particolare delle zone di Morcone, Innamorata, Pareti, Lido di Capoliveri, Lacona, Margidore, Naregno e Mola.Le aree occupate dalle strutture ricettive hanno un rapporto di copertura piuttosto basso mediamente intorno al 13% con una punta massima del 29%. In numero dei piani generalmente è due e in rare eccezioni arriva a tre e conseguentemente l’indice fondiario è basso. Tutto ciò è dovuto sia ad aver privilegiato la valorizzazione degli spazi scoperti come qualità dell’offerta turistica che dagli aspetti ambientali e paesaggistici delle singole zone. Gli standards per i parcheggi non sono sempre rispettati e con l’incremento dell’uso di mezzi privati in alcune strutture, nel periodo di maggiori presenze turistiche, compaiono problemi per la sosta degli autoveicoli. Sono presenti, generalmente collegate all’edificio principale, strutture fatiscenti e degradate non abusive per quanto risulta, destinate soprattutto a servizi (lavanderia, magazzini, impianti tecnologici, parcheggi coperti). E’ facilmente leggibile la stratificazione degli interventi edilizi che è avvenuta in modo spontaneo in relazione al soddisfacimento delle necessità immediate, quasi sempre senza un progetto organico di sviluppo. Dall’indagini effettuate in occasione della variante al P. di F. del settore alberghiero è stata analizzata anche la distribuzione e l’uso degli spazi coperti delle singole strutture ricettive. Ciò ha fornito dati differenziati e difficilmente comparabili per tre ordini di motivi: • La ricettività turistica Elbana e in particolare quella Capoliverese è nata ed è stata strutturata per una domanda turistica prevalente di “mare” e non di servizi e quindi diversa da quella della costa. • Le caratteristiche disomogenee del territorio (costa alta, costa bassa, pianura, collina) e la diversificata distribuzione delle strutture ricettive (nei pressi dell’arenile, lontani dal mare, con accesso diretto o meno al mare) hanno caratterizzato lo sviluppo delle singoli strutture. • Le strutture ricettive in generale sono nate e sviluppate come aziende familiari, da pensioni a piccoli alberghi o R.T.A., dove la “fedeltà” delle presenze turistiche è elevata, mentre poche sono le strutture ricettive nate come albergo. Nelle tabelle allegate sono riportate in dettaglio le caratteristiche delle singole strutture e comparate tra di loro in relazione alla differenziazione tra Albergo o R.T.A. e alla classificazione. La capacità ricettiva delle singole strutture ricettive è rimasta inalterata nel tempo. Complessivamente la capacità ricettiva è di 4.105 posti letto e occupa 563 unità lavorative e la classificazione delle strutture ricettive, ai sensi della L.R. 78/’81, sia per gli alberghi che le R.T.A., è compresa tra 1 e 3 stelle e risulta così suddivisa: Alberghi 3 stelle n. 8 posti letto n. 1.826 Alberghi 2 stelle n. 10 posti letto n. 517 105 Alberghi 1 stella n. 2 posto letto n. 20 R.T.A. 3 stelle n. 11 posti letto n. 981 R.T.A. 2 stelle n. 18 posti letto n. 761 Salvo alcune rare eccezioni, quali Elba International, Costa dei Gabbiani, Frank’s, Lacona, Le Acacie, con oltre 150 posti letto, si tratta di piccole strutture ricettive a conduzione familiare con l’ausilio di più o meno dipendenti. Per motivi legati alla economicità della gestione, in relazione alla domanda turistica, alcune aziende alberghiere negli anni 80 si sono trasformate in R.T.A. Oggi invece emerge, a seguito della domanda turistica, la necessità e la richiesta di ricostruire aziende alberghiere qualificate, con maggior servizi e caratteristiche. La maggior qualificazione dei servizi potrà creare forse a breve in alcune strutture ricettive un problema di economicità di gestione in rapporto al basso numero dei posti letto autorizzati e l’elevata prestazione dei servizi offerti. 5. Il settore campeggistico è uno dei grandi fenomeni del turismo di massa con un andamento delle presenze che si sta arrestando nell’Elba sulle 800.000 unità (stime ufficiali) e nel Comune di Capoliveri in circa 400.000 presenze annue. Il maggior incremento è avvenuto tre gli anni ‘70/’80 ove si è assistito alla crescita del numero dei campeggi nell’Elba e all’ampliamento di quelli esistenti. L’offerta dei posti letto in campeggio nel Comune di Capoliveri rappresenta la maggiore di tutta l’Elba ed è passata dal 58% nel 1977 al 49% nel 1988 stabilizzandosi su tali livelli fino ad oggi. Ciò è dovuto alle caratteristiche morfologiche della fascia costiera di Capoliveri ove sono presenti le maggiori spiagge di tutta l’Isola d’Elba. I campeggi più vecchi, nati negli anni ‘60, sono presenti a Lacona, ove poi si sono sviluppati e accresciuti nel numero nel corso degli anni. Attualmente nel complesso sono presenti in Capoliveri 11 campeggi per una superficie totale occupata di mq. 288.627, e una potenzialità ricettiva di 6.450 ospiti/giorno in 1.674 piazzole e 33 bungalows, con standard qualitativo di 2 o 3 stelle slavo due casi particolari con 1 stella. Complessivamente le presenze ufficiali nel 1993 sono state 384.703, mente risultano 441.000 dai dati forniti dai campeggi, ed hanno impiegato una forza lavoro pari a 141 unità. I più vecchi e la maggior parte dei campeggi sono concentrati nella zona del Golfo di Lacona per n.7 unità con un totale di 948 piazzole, 31 bungalows e 3952 ospiti/giorno, mentre nella zona del Lido sono presenti n. 3 campeggi per un totale di 648 piazzole, 2 bungalows e 2.186 ospiti/giorno. Infine nella zona di Morcone è presente un piccolo campeggio (Croce del Sud) con una capacità di 78 piazzole e 312 ospiti. In occasione della variante al P. di F. del settore campeggi nel 1995 furono rilevati sia gli aspetti generali delle strutture e i riflessi ambientali, da allora non vi sono state variazioni. Salvo la presentazione di alcuni piani di riqualificazione come previsto dalle N.T.A. Dall’indagine è emerso sostanzialmente che: a) tutti i campeggi sono da molti anni autorizzati. La maggior parte dei Campeggi ha iniziato l’attività negli anni 60 ampliandosi negli anni 70 più che nel numero posti tenda nelle dimensioni dell’area a seguito del mutamento delle caratteristiche della domanda turistica (tende più grandi, roulottes, camper, ecc.). Successivamente negli anni 80 hanno proceduto a lievi ampliamenti dell’area per il recupero di spazi da destinare a parcheggi e ad aree per gioco e verde sia per il rispetto degli standards 106 minimi della L. R. 79/81 che per le mutate esigenze del turismo sempre più alla ricerca di servizi di maggiore qualità, anche in termini di spazi ricreativi comuni, e per la necessità di nuovi posti macchina sia per la sosta temporanea del turnover e per l’incremento oggettivo del numero di auto per posto tenda. b) La capacità ricettiva dei singoli campeggi è rimasta inalterata nel tempo e, in alcuni casi, si è ridotta in termini sia di piazzole che numero di ospiti. Le classificazioni sono comprese tra 3 e 2 stelle salvo due campeggi a 1 stella. c) la dotazione dei servizi è risultata di buon livello e non sempre conforme agli standards minimi previsti per la classificazione del campeggio, mentre gli impianti tecnologici tutti conformi alle normative attuali, sono completi ed in buono stato e tutti i campeggi sono o allacciati alla fognatura comunale o hanno propri impianti di depurazione. I riflessi dei singoli campeggi verso le questioni ambientali Ovvero, quelli idrauliche (D.C.R. 230/94) e quelli ambientali e paesaggistici, con particolare attenzione alle questioni inerenti al D.C.R. 47/91 e 296/88 non sono risultati sostanzialmente negativi salvo la presenza di alcuni in aree a rischio come individuate nella L.267/98 (Sarno) Sono da evidenziare: • La presenza di fascia una dunale consolidata e sedimenti di duna nell’area del Golfo di Lacona, che è stata oggetto di approfondimento e necessita di tutela. • Il buono stato di conservazione delle essenze arboree, l’attenzione e la cura della coltivazione delle stesse da parte dei campeggi, e quindi la “compatibilità” delle strutture con l’apparato vegetazionale. • L’uso delle risorse idriche sotterranee, limitatamente alla zona di Lacona, per l’approvvigionamento idrico, mentre le altre zone viene utilizzato l’acquedotto comunale. • Gli aspetti architettonici, anche in relazione al loro inserimento ambientale, di alcune strutture di servizio (parcheggi, reception, servizi, magazzini ecc.) non sono sempre eccellenti. • Scarsa manutenzione degli impluvi e dei fossi limitrofi ai campeggi e della regimentazione delle acque superficiali in situazioni di elevata acclività dei terreni. Art. 50 Risorse infrastrutturali di mobilità 1. La complessa rete stradale presente sul territorio di Capoliveri, prima prevalentemente connessa alle attività agricole e minerarie, oggi a quelle turistiche, riveste notevole importanza sia per la strutturazione del territorio, sia per gli aspetti di paesaggio. La rete stradale costituisce pertanto una rilevante risorsa da assoggettare complessivamente a conservazione, e, al tempo stesso, a un’attenta opera di ammodernamento che risulti rispettosa delle morfologie territoriali e dei paesaggi. 2. La relazione del quadro conoscitivo e la tavola n° 12 del quadro stesso illustrano la formazione, lo sviluppo e la disposizione sul territorio della rete stradale: Si sono utilizzati. - il catasto Leopoldino (1820/25)nel quale la viabilità è identificata in regìa , primaria “ comunicativa carrabile” e in secondaria “comunicativa pedonale”; - le tavolette edite dall’Istituto Geografico Militare Italiano in scala 1:25.000 (1880/85/1910-1950). Dalle quali sono state prese in considerazione le “strade ordinarie a fondo artificiale di 1°,2°,3° classe” e le “strade ordinarie non sempre praticabili di 4° classe”; 107 La scelta del catasto Leopoldino (1820/25) come limite temporale inferiore è motivata dal fatto che questa testimonia fedelmente il processo evolutivo della viabilità conseguente della politica Leopoldina della seconda metà del 1700 come primo intervento innovativo dopo secoli di immobilità territoriale. Si è ritenuto inopportuno analizzare la cartografia inerente ai periodi antecedenti, viste le difficoltà oggettive per il recepimento di essa. 3. Fino alla metà del secolo XVIII la viabilità era caratterizzata dall’essere in uno stato di diffuso semiabbandono anche le due direttrici generali che in stato precario attraversavano e che ancor oggi attraversano il comune longitudinalmente. La rete viaria tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo è così gerarchicamente definita: a) strade regie: definite come “quelle che per una sola direzione ed insieme con gli stabilimenti delle poste situate sulle medesime si partono da Firenze”.( Regolamento per le Comunità del distretto fiorentino 1774) sono costruite e mantenute a carico dello Stato, e caratterizzate dell’essere postali, ciò dall’aver dislocato lungo il proprio percorso delle poste per il cambio dei cavalli e il servizio di ristoro per i viaggiatori. Sono le uniche strade che servono a traffici non locali. Per l’importanza che assolvevano , con le dovute cautele, possono paragonarsi a quelle che oggi sono le strade statali. b) strade provinciali: istituite nel 1825, non avranno mai uno specifico apparato amministrativo. Esse nacquero perché dovevano essere un anello di congiunzione tra le strade regie e la spesso disarticolata maglia delle comunicazioni locali “(…) quelle che non limitando il proprio corso dentro il territorio di una sola Comunità, né percorrano più di una, rendendosi così utili ad un numero di esse per il trasporto delle derrate ai Pubblici mercati, e per altri oggetti interessanti il commercio in generale.” (circolare, R. Deputazione sopra il catasto, 17/2/1820) L’onere delle spese di manutenzione era ripartito tra le varie comunità attraversate dal tracciato della strada. Sembra possa esserci un’analogia con le attuali strade provinciali nel fatto che anche’esse interessano più comuni. c) Strade comunicative (o parrocchiali) (Regolamento per le Comunità del distretto fiorentino (1774): erano quelle strade a carico della Comunità, ed erano inserite in un apposito registro. Le strade per essere definite comunicative dovevano: essere dentro gli abitati, condurre dagli abitati al confine di un’altra comunità, mettere in comunicazione le varie chiese del territorio tra loro, condurre degli abitati d) Strade vicinali (o poderali o comodali) : viabilità utilizzata per l’accesso a proprietà private sono caratterizzate essenzialmente per lo stato di abbandono in cui, nella maggior parte dei casi, vengono lasciate. La presenza di edificato, soprattutto specialistico, lungo tali percorsi o nell’area immediatamente contermine ad essi ci fornisce un chiaro inquadramento del valore che vanno ad assumere nell’ambito territoriale e quindi nel fattore evolutivo dello spazio antropizzato nell’epoca analizzata. Questo permetterà di attuare una politica particolarmente oculata di sviluppo nel pieno rispetto del preesistente. Il Comune di Capoliveri era attraversato dalla strada provinciale prima regia e da un fitto reticolo di strade vicinali che ordinavano la pianura di Mola e Lacona. L’uso del territorio era agricolo non intensivo unica nota agricola rilevante erano i terrazzamenti coltivati a vite sparsi per tutto il territorio a mezza collina e con una concentrazione maggiore sul monte Calamita dove il vino risultante veniva caricato su navi e portato a Piombino. 108 4. Alla fine dell’Ottocento la situazione varia nella Regione Toscana e nella Provincia di Livorno in particolare è fortemente mutata: il Granducato di Toscana è ormai un lotano ricordo, la strategia progettuale ha un più ampio respiro ed è concepita concettualmente a scala nazionale. Nella cartografia I.G.M. le strade, risultano classificate dalla prima alla quarta classe, dove dalla prima alla terza sono definite “ a fondo artificiale” e individuano la viabilità principale, mentre quelle di quarta, definite “non sono sempre praticabili” , in realtà risultano assai importanti perché in genere stanno ad indicare una nuova pianificazione agricola su in disegno ben preciso come per esempio le strade degli appoderamenti. Dal confronto con le precedenti analisi nel Comune di Capoliveri emergono alcuni dati fondamentali: - la scomparsa di gran parte della rete di strade pedonali ridotte a semplici sentieri se non a mulattiere; - il declassamento di buona parte della viabilità comunicativa a strade di quarta classe (se non addirittura) declassate a campestri e quindi non menzionate nel presente lavoro); La novità senz’altro più importante, è costituita dall’intensificarsi del tessuto viario di quarta classe soprattutto a carattere agricolo, una viabilità per alcuni versi avente ancora un carattere di “provvisorietà”. Scaturita dall’incremento dell’edificato sparso: buona parte degli edifici segnalati come emergenze architettoniche sono da collocare, come periodo di edificazione, oltre la seconda metà del 1880. La causa è da annoverarsi chiaramente alle migliori condizioni ambientali e strutturali del territorio. 5. Il territorio di Capoliveri negli anni ’40 si presentava poco differenziato rispetto alla situazione descritta alla fine del 1800. La viabilità come dimostrano i rilevamenti dell’ I.G.M. all’impianto non subisce sostanziali modifiche rispetto a quanto fin qui esposto e l’analisi evidenzia un rafforzamento dei collegamenti via mare per il potenziamento delle estrazioni minerarie fino agli anni settanta e una viabilità a sussidio delle edificazioni sparse residenziali e turistiche ricettive che hanno via via costellato tutto il territorio di Capoliveri. Il fragile tessuto agricolo vede così frammentato e parcellizzato in fazzoletti ortivi a Lacona, mentre nella pianura di Mola i poderi agricoli mantengono la loro attività. Le colline e i versanti di queste fino ad allora coltivati a vite, cominciano ad essere ricoperte di macchia mediterranea e i terrazzamenti di viti resistono in alcune zone come sul monte Calamita e nel versante Nord di Capoliveri che guarda la pianura di Mola. Negli anni 60 si riavvisano i segnali del prossimo boom turistico ricettivo e quindi la viabilità si definisce nei suoi collegamenti principali, provinciali e comunali, mentre le strade vicinali si moltiplicano per consentire il raggiungimento dei fabbricati che continuano ad aumentare in tutto il territorio soprattutto in prossimità di accessi del versante al mare sud ovest, a Lacona, lasciando integri il Monte Fonza, Capo Stella e il monte Calamita. In questi anni viene definitivamente abbandonato l’uso agricolo e minerario del territorio, fatta eccezione per la piana di Mola. L’attività principale degli abitanti di Capoliveri si volge verso turistico ricettivo. Attualmente Capoliveri attraversato trasversalmente e longitudinalmente da una fitta rete di viabilità in prevalenza vicinale e privata. Art. 51 Infratrutture tecnologiche 1. Per verificare lo stato dei sistemi infrastrutturali presenti nel territorio comunale e direttamente e indirettamente gestiti dall’Amministrazione è stata effettuata un’indagine presso i vari Enti evidenziando, seppure in modo sommario, il funzionamento e le eventuali carenze di 109 ogni rete tecnologica nonchè le intenzioni dell’Amministrazione nel prossimo futuro. Di seguito si riporta una sintesi di ciascuna delle reti oggetto dell’indagine. 2. La rete dell’acquedotto è gestita interamente dalla Comunità Montana e serve prevalentemente la zona centrale mentre quella posta più a sud (Lacona) è sprovvista di acquedotto anche se è presente la condotta primaria. Il Questa rete attualmente non presenta particolari problemi e necessita solamente di interventi di manutenzione ordinaria. È tuttavia necessario un potenziamento del servizio verso quelli agglomerati urbani non ancora serviti dall’acquedotto comunale, come, ad esempio la località “Lacona”. L’acquedotto Comunale di Capoliveri è gestito, come per tutti i comuni elbani della Comunità Montana. Il sistema di approvvigionamento si basa su pozzi distribuiti in varie località dell’isola, sull’apporto della condotta sottomarina alimentata da alcuni pozzi di proprietà delle Comunità Montana in località Salcio (Piombino) e dell’acqua fornita dal consorzio CIGRI proveniente da diversi campi pozzi. Durante il periodo estivo l’acqua viene integrata mediante l’ausilio di navi cisterna. La Comunità Montana ha commissionato di recente uno studio specifico sullo stato delle risorse e del sistema idrico alla società AMGA i cui risultati sono stati di seguito sintetizzati. Per quanto riguarda il rapporto Disponibilità/Fabbisogni ci sono stati evidenziati una serie di deficit stagionali dovuti alle caratteristiche del sistema acquedottistico, caratterizzato da una marcata variabilità stagionale dell’utenza e da una capacità d’invaso pressoché nulla, che non consente di invasare il surplus di risorsa disponibile durante il periodo invernale. Il collegamento con l’isola avviene attraverso una condotta sottomarina che termina a Rio Marina dove sono ubicate due vasche d’accumulo e disconnessione; da qui ha inizio la rete distribuzione principale dell’isola che si sviluppa lungo una direttrice principale (dorsale) che termina nella parte occidentale a cui sono collegate una serie di adduttrici secondarie che a loro volta alimentano singoli sistemi acquedottistici costituiti da serbatoi d’accumulo, linee d’adduzione e reti di distribuzione. La dorsale distribuisce l’acqua del continente in tutti i Comuni, con l’eccezione di alcune località indipendenti; tra le frazioni dotate di un sistema idrico autonomo, la maggiore è Cavo, in Comune di Rio Marina, che può contare su una serie di pozzi e sorgenti in funzione tutto l’anno. La portata convogliata dell’acquedotto sottomarino varia da un minimo di circa 90 1/s in periodo invernale ad un massimo di circa 140 1/s in periodo estivo. Il volume complessivamente adottato dal continente nel 1997 è stato di 3.8 Ml di mc., di cui 3.3 Ml di mc. proveniente dal Consorzio CIGRI e 0.5 Ml di mc dai pozzi in località Salcio. I volumi d’acqua risultano mediante pari a 280000 mc/mese nel periodo invernale e 350.000 mc/mese nel periodo estivo, con un incremento del 25% circa, per un totale di circa 1.8 Ml di mc. nel periodo estivo e 2 Ml di mc. nel periodo invernale. La portata proveniente dal continente è integrata dallo sfruttamento di alcune risorse locali distribuite su tutta l’isola, costituite da una serie di pozzi e di sorgenti, alcuni al servizio diretto della dorsale, altri asserviti alle varie frazioni e località. Sulla base dei dati disponibili per l’anno 1997, sono stati individuati 36 pozzi alcuni in funzione nei soli mesi estivi, altri in servizio tutto l’anno. Escludendo la frazione indipendente di Cavo, il volume complessivamente emunto dai pozzi è pari a circa 2.1 Ml di mc, di cui 1.1 Ml di mc relativi al periodo estivo e 1.0 Ml di mc 110 relativi al periodo invernale; il volume emunto nel solo mese di agosto è pari a circa 230.000 mc. Per quanto riguarda le sorgenti, facendo sempre riferimento ai dati del 1997, risultano immessi in rete circa 520000 mc compresa la frazione di Cavo e 510.000 mc escludendo quest’ultima. I dati di cui sopra sono riassunti nella tabella seguente dove sono riportati i volumi complessivamente erogati dalle tre fonti di approvvigionamento e quelli erogati nei tre periodi invernale, estivo e nel mese di agosto. Dai dati risulta evidente come la principale fonte d’approvvigionamento del sistema acquedottistico dell’Isola d’Elba sia l’acquedotto sottomarino che rappresenta circa il 59% dell’intera risorsa contro il 33% dei pozzi e l’8% delle sorgenti. Tali percentuali, a meno di piccoli scostamenti, si mantengono inalterate anche analizzando la distribuzione dell’approvvigionamento nei diversi periodi dell’anno, ciò e dovuto dal fatto che, pur avendo un netto calo di dell’utenza, nel periodo invernale vengono sfruttate meno intensamente le risorse endogene per consentirne la ricarica e scongiurarne il depauperamento. Il bilancio risorse/fabbisogni è stato effettuato utilizzando i dati di popolazione e di risorsa immessa in rete relativi al 1997 nell’ipotesi di una percentuale di perdite in rete contenuta entro un valore massimo pari al 25% del volume totale erogato. I risultati evidenziano che il deficit si manifesta nel solo periodo estivo con valori di circa 2 e 1 Ml. Di mc per dotazioni nette procapite di 200 e 250 1/ab giorno (1 e 0.7 Ml di mc in agosto), mentre durante il periodo invernale, la risorsa è autosufficiente al soddisfacimento dei fabbisogni. L’analisi effettuata ha messo in evidenza una serie di problematiche legate all’attuale assetto funzionale del sistema e alla disponibilità delle risorse idriche. I deficit sono stati calcolati nell’ipotesi ottimistica di perdite pari al 25% dell’immenso in rete, mentre i dati disponibili relativi ai volumi immessi in rete e quelli risultanti dalla lettura dei contatori mettono in evidenza uno scostamento percentuale di oltre il 60% che, seppur in parte attribuibile a volumi di fatto non contabilizzati, mette in evidenza la reale entità delle perdite in rete. Nella valutazione delle risorse” ottimali, necessarie la soddisfacimento dei fabbisogni, è stato ipotizzato di mantenere costanti le risorse endogene già sufficientemente sfruttate. Da quanto sopra risulta evidente che per la complessità delle problematiche individuate la questione delle risorse idriche non può essere effettuata da ogni singolo comune ma deve essere approfondita e pianificata, sia in termini progettuali che gestionali, a livello dell’intera Isola d’Elba. Nel comune di Capoliveri la rete idrica copre la gran parte del territorio comunale con l’unica eccezione della zona di Lacona, ove, pur essendo presente la dorsale primaria, l’approvvigionamento idrico avviene a mezzo di pozzi. Ciò perché tale dorsale non è stata posta in esercizio per non aggravare il bilancio idrico in quanto nella zona di Lacona vi è una notevole presenza di acqua sotterranea che ”assicura” L’approvvigionamento idrico. Come risulta dall’indagine effettuata dal Dott. Mauro Ceccherelli (vedi relazione specifica ed elaborato del degrado ambientale nel periodo estivo), vi è rilevante emungimento che mette in “sofferenza” la falda con l’avanzamento del cuneo Salino. 3. La rete di raccolta degli scarichi non copre tutto il territorio comunale e in particolare non è presente nelle località Morcone, Pareti, Innamorata e Madonna delle Grazie. La 111 maggior parte delle case sparse non sono allacciate alla fognatura comunale e per lo smaltimento usano il sistema della sub-irrigazione. Una parte del territorio è servita da impianti di depurazione come nel Capoluogo e a Lacona, mentre le altre sversano nelle condotte a nere in località Naregno, Lido di Capoliveri e Lacona. 4. Gli impianti di depurazione esistenti attualmente sul territorio comunale di Capoliveri sono due localizzati rispettivamente a Lacona (potenzialità circa 5000 abitanti) con recapito in condotta sottomarina e a Capoliveri (potenzialità di progetto pari a circa 6000 abitanti) con recapito nel fosso di Mola caratterizzato da portate idriche nulle per la maggior parte dell’anno. Ai fini di una valutazione dell’attuale funzionamento degli impianti esistenti, essendo il Comune interessato da una notevole affluenza turistica, per ottenere una attendibile curva di carico degli impianti, si è fatto riferimento all’andamento medio annuale delle presenza (residenti più fluttuanti), valutato nel citato studio, effettuato per conto della Comunità Montana. Tale andamento, stimato sulla base della produzione dei rifiuti solidi. L’andamento medio delle presenze si riferisce all’intera isola è stato utilizzato per ricavare le curve di carico (portate e carichi inquinanti) per i vari impianti con riferimento ai mesi di transizione dal servizio di “bassa stagione” (solo popolazione residente) al servizio di “alta stagione” (popolazione residente) al servizio di “alta stagione” (popolazione residente + fluttuanti). Nella tabella sono riportati gli utenti serviti nelle due condizioni estreme “bassa stagione”, che si riferisce ai soli residenti, e “alta stagione” che tiene conto anche delle presenze turistiche e saltuarie in generale. Da tale prospetto si può rilevare che il rapporto tra il carico massimo e il carico minimo varia da 12,5 a 30 contro una media generale almeno di circa 11 Impianto Utenti Utenti Rapporto Bassa stagione Alta stagione alta/bassa stagione Lacona 500 15.000 30,00 Lido 400 5.000 12.50 Naregno 400 5.000 12,50 Tutti gli scarichi sono convogliati, salvo per Mola, nelle condotte sottomarine, le quali, dai rilevamenti eseguiti, hanno le seguenti caratteristiche: ???? La condotta di Lacona, ha il punto di recapito del diffusore terminale a 42 m di profondità raggiunta con una lunga condotta sottomarina di 2000 m compreso il diffusore. La portata massima recapitata è di 58 I/sec che viene esaurita mediante una tubazione con diametro di 355 mm. Il diffusore è lungo 36 m ed è munito di 4 fori in parete del diametro di 8 cm e di uno, posto sulla testata del diametro di 17 cm. La condotta di Lido, ha il punto di recapito del diffusore terminale risulta di 42,70 m di profondità, raggiunta con una lunga condotta sottomarina di 1650 m compreso il diffusore. La portata massima recapitata è di 66 I/sec che viene esaurita mediante una tubazione con diametro di 273 mm. 112 Il diffusore è lungo 28 m ed è munito di 3 fori in parete de diametro 9 cm e di uno, posto sulla testata, del diametro di 15 cm. La condotta di Naregno, ha il punto di recapito del diffusore terminale risulta di 53 m di profondità, raggiunta con appena 815 m di condotta sottomarina compreso il diffusore. La portata massima recapitata è di 33I/sec che viene esaurita mediante una tubazione con diametro di 219 mm. Il diffusore è lungo 28 m ed è munito di 3 fori in parete del diametro 7 cm e di uno, posto sulla testata, del diametro di 13 cm. Da quanto sopra emerge la necessità del potenziamento degli impianti e il loro accorpamento per i quali sia l’Amministrazione Comunale che le Comunità Montana hanno elaborato alcune ipotesi ai fini delle richieste di finanziamento. Sono stati eseguiti dalla Comunità Montana studi per migliorare sia l’efficienza del sistema depurativo dai quali è emerso sia lo “stato di salute” della depurazione e degli scarichi a mare che un’ipotesi di accorpamento e potenziamento degli impianti. In particolare è prevista la realizzazione di un collettore di trasferimento dell’effluenza dell’impianto di depurazione a servizio di Capoliveri alla condotta sottomarina del Lido e il loro potenziamento e miglioramento della funzionalità delle condotte sottomarine. In tutto il territorio comunale è attivo il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e la raccolta differenziata non è attivo in modo organico.Tale servizio è garantito per i rifiuti solidi urbani dalla società mista pubblico privata. Tutti i rifiuti solidi urbani vengono portati alla discarica di Literno. Attualmente il servizio è sufficientemente funzionante ma, per poterne migliorare l’efficienza, l’Amministrazione Comunale e le altre amministrazioni dell’Elba si stanno attivando per migliorare le modalità di preselezione differenziata dei rifiuti solidi urbani. L’impianto di gassificazione realizzato non è funzionante e sono in corso riflessioni per il suo sfruttamento. Complessivamente il servizio è sufficiente anche nel periodo estivo; la problematica maggiore risulta oggi quella dello smaltimento. CAPO III INDICATORI DI PRESSIONE SULL’AMBIENTE Art. 52 Contenuti degli indicatori di pressione 1. Gli indicatori di pressione sull’ambiente rilevano e interpretano le pressioni sulle risorse, coincidenti con i livelli di criticità, come stabilito nel punto 2.1 del capitolo III delle Istruzioni Tecniche, D.G.R. 1541/1998. Gli indicatori di pressione utilizzano il quadro conoscitivo del piano strutturale. Art. 53 Risorse idriche: acque superficiali 1. Il fosso di Caubbio scorre nella parte occidentale della Piana di Lacona e sottende un bacino di medie dimensioni (circa 3 Kmq) localizzato nella zona compresa tra M.Barbatoia e M.Fonza. Il suo corso è aperto nelle rocce appartenenti al Complesso V costituito da Liguridi in cui sono incassati potenti porfidi appartenenti al corteo filoniano del plutone del M.Capanne; la parte terminale, pari a 800 metri circa, è aperta nelle alluvioni. 113 E’ presente abbondante vegetazione (prevalentemente canne) lungo le sponde del fosso specialmente in corrispondenza della strada provinciale Lacona -Marina di Campo, il ponte è comunque ampio e garantisce il deflusso delle acque anche in caso di piena. La piccola piana di Naregno trae origine dalle alluvioni depositate dal fosso delle Conce e dal fosso delle Cavallacce; i due fossi sottendono bacini rispettivamente di 1,3 e 1.1 Kmq, aperti parte nelle rocce metamorfiche e parte nei depositi quaternari; nel tratto che attraversa la piana i due alvei sono poco incisi e hanno argini che si elevano di poco rispetto al p.c. Il fosso delle Cavallacce attraversa un’area a prevalente destinazione turistica con struture alberghiere e impianti sportivi situati a breve distanza dal fosso. Lungo le sponde, per la gran parte in terra con dei brevi tratti in laterizi, è abbondante la presenza di infestanti e canne che in parte possono ostacolare il deflusso delle acque. E’ attraversato da 2 ponticelli, che in caso di piena, possono costituire ostacolo al deflusso delle acque. In corrispondenza di quota 107 il fosso delle Conce è stato intubato, per un tratto pari a oltre 100 metri, l’entrata del tratto intubato ha una apertura di 0,5 x 0,5 m. protetta da una rete a maglia di 10 cm.; la parte prossima al mare è attualmente utilizzata come strada di accesso alla spiaggia. La valle del fosso di Fosco si apre alle spalle del golfo di Pareti, il suo corso è aperto pressochè interamente nelle metamorfiti del M.Calamita, solo la parte terminale, pari a 150 metri circa, è aperta nelle alluvioni; la parte finale del fosso è contenuta da argini artificiali Nella piccola piana alluvionale antistante la spiaggia l’alveo è utilizzato come parcheggio e via di accesso al mare. La valle del fosso di Pontimento è priva di alluvioni eccezion fatta per una ristretta fascia in prossimità del mare; il bacino di alimentazione ha un’ampiezza di 1,5 Kmq, ed è aperto per la gran parte in roccia. Il tratto inferiore dell’alveo del torrente è ingombro di infestanti e rottami. Nel 1983, a seguito di una alluvione, questo tratto fu leggermente modificato mediante l’ampliamento dei due terrazzi già esistenti in prossimità di quota 20 m. s.l.m. e operando una riduzione della sezione idraulica in prossimità del ponte di quota 15 s.l.m. Lungo gli argini del fosso sono evidenti segni di instabilità e in un tratto, ove era stata posta in opera una fila di gabbioni, sono necessari interventi di ripristino. Nella valle alle spalle della spiaggia dell’Innamorata confluiscono corsi d’acqua di limitata lunghezza quali, il fosso di Fonte Murata e il fosso del Solcio. Rilevanti modifiche sono state apportate agli alvei di questi torrenti: una parte del fosso di Fonte Murata è stata intubata e la parte finale del fosso del Solcio è stata asfaltata e utilizzata come via di accesso alla spiaggia. I numerosi manufatti realizzati in questa valle hanno prodotto un aumento sproporzionato delle superfici impermeabilizzate che può dar luogo a problemi di regimazione delle acque piovane. Dal versante settentrionale dei rilievi di Capoliveri si alimentano i fossi del Palo e Sorbetti che attraversano la piana di Mola in direzione Est-Ovest, si tratta di fossi di minore importanza e con un ridotto bacino di; gli alvei, completamente aperti nelle alluvioni, presentano sponde libere da vegetazione, alla foce è presente un piccolo acquitrino purtroppo in grave stato di degrado ambientale. L’interramento dei due fossi, la confluenza con i fossi di Gelsarello e Pontecchio e il cattivo stato di manutenzione dell’intera zona aquitrinosa ha dato luogo in passato ad esondazioni e ristagno d’acqua nella zona della piana di Mola. 114 Il fosso del Pino ha un bacino di alimentazione assai ridotto, localizzato sui rilievi di Colle Reciso e M. Moncione; scorre nella porzione mediana della piana; in prossimità della strada di Colle Reciso l’alveo, in parte modificato e interrato, necessita di lavori di ripristino e manutenzione degli argini. Il fosso di Lacona è per la gran parte aperto nelle alluvioni della piana, il bacino di alimentazione è limitato ai pendici del Colle delle Vacche. Il fosso di S.Maria insiste nella porzione mediana della piana di Lacona e si alimenta dai rilievi che costituiscono lo spartiacque centrale dell’isola; il fosso ha origine a quota 285 metri s.l.m.sul versante meridionale del Poggio del Molino a vento e si getta in mare nel golfo di Lacona. Il suo corso è aperto nelle rocce appartenenti al Complesso V costituito da Liguridi in cui sono incassati potenti porfidi appartenenti al corteo filoniano del plutone del M.Capanne; la parte terminale, pari a 1300 metri circa, è aperta nelle alluvioni. Il tracciato dell’alveo risulta abbastanza rettilineo, anche per interventi eseguiti in passato; nel tratto tra la strada militare e la foce le sponde sono in buona parte costituite da muri a secco spesso in cattivo stato di manutenzione. E’ presente abbondante vegetazione (prevalentemente canne) specialmente in corrispondenza del ponte sulla strada militare. L’alveo presenta lunghi tratti fortemente interrati e parzialmente ostruiti da massi o da vegetazione In coincidenza degli attraversamenti della strada militare e della provinciale Lacona Marina di Campo sono stati realizzati piccoli ponti in calcestruzzo. Il secondo è parzialmente ostruito dalla condotta fognaria che ne riduce sensibilmente la luce. La valle del Fosso del Molino insiste lungo il versante meridionale del M.Petriciaio, ha origine a quota 330 metri s.l.m. e si getta in mare nel golfo di Margidore. Il suo corso è aperto nella porzione superiore nelle ofioliti, la parte terminale, pari a 600 metri circa, è aperta nelle alluvioni con alveo piuttosto inciso, talora con profondità superiori a 4 metri, le sponde in più parti sono in erosione e danno luogo a piccoli crolli. Lungo il versante orientale del M. Fonza si apre la ristretta valle del fosso Tombino, incisa nei porfidi e nelle alluvioni terrazzate; il fosso ha corso breve e carattere torrentizio. Il fosso di Valdana si tratta del fosso più importante di tutta l’Isola d’Elba con un bacino di oltre 6 Kmq; si alimenta dai rilievi che ne costituiscono l’ossatura centrale; il fosso ha origine a quota 370 metri s.l.m. sul versante orientale del M.Orello (fosso dei Catenacci) e si getta in mare nel golfo del Lido di Capoliveri. Il suo corso è aperto nella parte superiore in rocce appartenenti ai Complessi IV e V costituiti da Liguridi, mentre la parte terminale, pari a 2500 metri circa, è aperta nelle alluvioni. Nella piccola piana alluvionale antistante la spiaggia si trovano numerose attività turistiche, quest’area è stata soggetta in passato a limitati fenomeni di esondazione causati dalla ostruzione del ponte di q. 4,5 m. s.l.m. dovuta insufficiente manutenzione dell’alveo. Il fosso del Mar dei Carpisi sottende un bacino di 1,8 Kmq, tra i maggiori di tutto il reticolo dell’isola d’Elba; Il suo corso è aperto nella parte superiore in rocce appartenenti al Complesso V costituito da unità liguri in cui è intruso un plutone quarzo-monzonitico e parte del suo complesso filoniano, mentre la parte terminale, pari a 350 metri circa, è aperta nelle alluvioni. In prossimità dello sbocco a mare ha dato luogo a piccoli alluvionamenti. Il piccolo ponte che attraversa la provinciale non è adeguatamente dimensionato e spesso ingombro da infestanti. 115 La qualità delle acque superficiali e del mare è discreta. I dati sono forniti dall’Agenzia regionale di Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), che ha effettuato, a partire dal 1990, fino al 1994 una campagna di campionamento periodico. Sono poi riportati i dati più recenti relativi alle analisi chimico-fisiche-biologiche delle acque dei prin-cipali corsi di acqua superficiali effettuate du-rante tutto il 1998. La valutazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali del territorio comunale, calcolata sui dati rilevati per il 1998 è stata fatta costruendo un indice di qualità delle acque (vedasi relazione sullo stato dell’ambiente), che tiene conto dei parametri chimico-fisici e biologici. La valutazione delle qualità delle acque è stata effettuata anche per il sottosuolo e per quelle del mare. Le prime hanno fornito gli elementi sullo stato del “cuneo salino” e della potabilità dell’acqua. Per questo si rinvia alla relazione specifica del Dott. Mauro Ceccherelli. La seconda, effettuata dall’A.R.P.T. nel 1998, relativa alle acque nere, sono state compiute i prelievi in prossimità delle condotte a mare ovvero a Lacona/Margidore, al Lido e a Naregno. Mentre a Lacona/Margidore e a Naregno i prelievi hanno dato analisi positive al Lido sono risultati presenti coliformi fecali. La regimazione delle acque Recentemente sono stati eseguiti alcuni studi sul rischio idraulico, di cui alla DGR 1212/99 che hanno determinato la necessità della messa in sicurezza la realizzazione di alcune opere di consolidamento degli argini e di adeguamento delle sezioni idrauliche dei fossi e dei manufatti. Le situazioni di maggior criticità sono rappresentate lungo le valli del fosso di S.Maria a Lacona, del Lido di Capoliveri, di Madonna della Grazie, di Morcone, di Pareti, dall’Innamorata e di Naregno. Art. 54 Risorse idriche: acque sotterranee 1. INDAGINI CONOSCITIVE In accordo con le indicazioni contenute nel PTC delle Provincia è stata condotta una indagine di campagna volta a fornire un primo quadro sullo stato della risorsa idrica comunale, la relazione tecnica è contenuta in Allegato 1 INDAGINE IDRGOGEOLOGICA. 1 Carta Piezometrica e Carta della Conducibilità ionica Nel quadro delle indagini conoscitive sono state redatte la Carta Piezometrica, Carta della Conducibilità ionica e una carta di sintesi: Carta Integrata delle acque sotterranee, relative alle zone di pianura alluvionale sopra citate. Scopo dell’indagine è stato acquisire un quadro conoscitivo aggiornato dell’assetto idrogeologico locale che possa contribuire ad una corretta e razionale gestione della risorsa idrica. La Carta Piezometrica rappresenta la profondità della tavola d’acqua sotterranea esprimendola tramite isolinee (curve isopiezometriche) espresse in metri sul livello del mare. Oltre al rilievo dalla falda idrica si è ritenuto interessante il prelievo di campioni d’acqua per l’acquisizione speditiva in campo dei valori di temperatura e conducibilità ionica. Quest’ultimo parametro, strettamente legato alla concentrazione degli ioni presenti, fornisce con buona approssimazione il contenuto salino totale dell’acqua; esso, in un contesto ambientale come quello elbano, risulta direttamente legato alla presenza di cloruro di sodio che rappresenta un ottimo indicatore di eventuali contaminazioni per intrusione di acqua 116 marina. Temperatura e conducibilità consentono pertanto di fare valutazioni indicative sullo stato chimico-fisico delle acque sotterranee (Carta della Conducibilità ionica). L’integrazione delle due carte precedenti in una tavola di più facile lettura ed utilizzo ai fini dello Strumento Urbanistico ha dato luogo alla Carta Integrata delle acque sotterranee. L’indagine è stata condotta nelle pianure di Mola e di Lacona ambedue di notevole interesse idrogeologico sia per l’estensione (in rapporto all’intera isola) che per le potenzialità dell’acquifero. I dati sono stati acquisiti nell’intervallo compreso tra settembre e fine ottobre dopo un periodo particolarmente piovoso. La descrizione delle metodologie di indagine e la descrizione dei risultati ottenuti sono riportati nell’allegato 1 INDAGINE IDROGEOLOGICA. 2 Carta Integrata delle acque sotterranee Per sintetizzare i risultati di cui sopra e renderli di più agevole lettura ed utilizzo ai fini dello strumento urbanistico, è stata preparata una carta di sintesi ed integrazione che possa fornire un’indicazione qualitativa dello stato attuale della risorsa idrica del sottosuolo delle pianure del Comune di Capoliveri. In pratica è stato utilizzato il principio della sovrapposizione di carte tematiche diverse (carta piezometrica e della conducibilità ionica) dalla quale scaturisce una suddivisione in zone (classi) del territorio in riferimento alla risorsa idrica sotterranea. Dall’unione delle due carte scaturisce la Carta integrata delle acque sotterranee suddivisa in 4 classi; essa fornisce un quadro conoscitivo che esprime la sintesi dell’informazione quantitativa e qualitativa precedentemente acquisita. In questo modo si individuano le seguenti classi: Classe I - Area a stress idrogeologico nullo; Classe II - Area a stress idrogeologico basso; Classe III - Area a stress idrogeologico medio; Classe IV - Area a stress idrogeologico elevato; Tale suddivisione risulta di interpretazione estremamente semplice ed ogni classe indica il grado di “stress idrogeologico” locale. Con l’espressione di stress idrogeologico si vuole dare un’informazione sull’assetto al tempo stesso qualitativo e quantitativo della falda in termini di quota piezometrica e/o conducibilità ionica. Ad esempio, un pompaggio troppo intenso effettuato su di un’area in prossimità della costa, oltre ad indurre un progressivo abbassamento del livello piezometrico (scadimento quantitativo), determina la formazione di un cono di depressione che tende a richiamare acqua di mare con aumento del tenore salino (scadimento qualitativo). In tal caso si assegnerà una classe III o IV in funzione dell’entità dei parametri misurati. In dettaglio: Classe I (Area a stress idrogeologico nullo): Comprende quelle aree per le quali la superficie piezometrica non risulta modificata da pompaggi importanti ed i valori di conducibilità risultano estremamente bassi (< 1.0 mS/cm) per cui si ritiene che gli effetti dei prelievi siano praticamente trascurabili sugli equilibri idrodinamici sotterranei e che l’acquifero si trovi, pertanto, in condizioni praticamente indisturbate; all’interno di tale area sono possibili perforazioni di nuovi pozzi pur non prescindendo da accurati studi e campagne di indagine volte alla identificazione di siti più idonei. Classe II (Area a stress idrogeologico basso): Rappresenta quella zona di transizione tra la classe I sopra menzionata e la classe III dove sono evidenti gli effetti indotti dai pompaggi e costituisce pertanto una importante fascia di 117 controllo e protezione per l’acquifero; la piezometrica si mantiene sempre al di sopra del livello del mare ed i valori di conducibilità sono compresi tra 1 .0 e 1.5 mS/cm; la realizzazione di nuovi pozzi è possibile ma solo se isolati e per uso domestico. Classe III (Area a stress idrogeologico medio): Rientrano all’interno di questa classe quelle zone per le quali gli effetti dei pompaggi sono evidenti: la piezometrica si trova al di sotto degli 0.0 m s.l.m. e/o i valori di conducibilità sono compresi tra 1.5 e 2.0 mS/cm; è assolutamente da evitare la perforazione di nuovi punti di prelievo d’acqua e si consiglia di ridurre al massimo gli emungimenti negli impianti già esistenti. Classe IV (Area a stress idrogeologico elevato): L’acquifero si trova in condizioni di estrema depressione piezometrica (inferiore a - 5 metri s.l.m) e conducibilità ionica molto elevata ( > 4.0 mS/cm); l’acqua estratta è praticamente inutilizzabile ai fini idropotabili e la prosecuzione dei pompaggi contribuisce ad aggravare una situazione già notevolmente compromessa. All’interno di questa zona si dovrebbe cessare qualsiasi tipo di prelievo nell’attesa di un recupero anche parziale del carico idraulico di acqua dolce. Pianura di Mola L’esame della carta mostra la distribuzione delle 4 classi di stress: appare evidente una zona abbastanza ampia che parte dal confine comunale rappresentato dalla strada provinciale e si estende fino alle spalle di C. Lo Stipito in cui le condizioni qualitative e quantitative delle acque sotterranee appaiono estremamente scadenti (Classi III e IV); tale zona risulta evidentemente interessata da prelievi d’acqua abbastanza continui probabilmente dovuti alle attività commerciali presenti che non consentono una adeguata ricarica dell’acquifero. Gli effetti di tali pompaggi non costituiscono comunque la causa principale delle attuali condizioni idrogeologiche della falda ma contribuiscono alla profonda depressione piezometrica facente capo al centro della pianura di Mola. Le zone a monte presentano migliori condizioni sia dal punto di vista piezometrico che da quello salino (Classe II e I). Ciò è dovuto al minor numero di pozzi e di attività presenti ed alla vicinanza con i rilievi contermini che garantiscono un maggior carico idraulico. Infine, è necessario ricordare che i dati sono stati rilevati in ottobre 2000 in una condizione di ricarica degli acquiferi ma ancora incompleta. Al fine di tentare un recupero almeno parziale delle proprietà naturali dell’acquifero dal punto di vista qualitativo e quantitativo sarebbe necessaria una riduzione dei pompaggi nella fascia periferica la depressione (Classe III - Carta integrata delle acque sotterranee) ed una cessazione completa all’interno della Classe IV (Carta integrata delle acque sotterranee) almeno nella stagione autunnale ed invernale. Nuovi pozzi possono essere posizionati nella fascia più a monte previa esecuzione di opportune indagini geognostiche di dettaglio finalizzate alla determinazione dei punti idonei e potenzialmente acquiferi. I depositi alluvionali, costituiti da limi, limi sabbiosi e ciottoli, sono stati divisi in Alluvioni recenti e Alluvioni antiche sulla base della giacitura e della compattazione dei sedimenti; il loro spessore è abbastanza limitato, circa 35 metri in corrispondenza del bivio per Capoliveri lungo la strada provinciale (Ved. TAVOLA 16); le falde acquifere superficiali sono ubicate probabilmente in lenti di materiale grossolano alla base delle alluvioni e nelle fratture dei sottostanti scisti cornubianitici. Il livello freatico, misurato nel mese di Marzo, conferma il quadro riportato da Bencini et al.; anche se, essendo aumentato notevolmente il numero di pozzi profondi (di regola spinti fino ad oltre 60 metri di profondità), con ogni probabilità si è accentuata ulteriormente l’ingressione del cuneo salino al di sotto delle acque dolci. 118 Art. 55 Suolo e sottosuolo 1. LA CARTA DEL DEGRADO AMBIENTALE Al fine di approfondire le tematiche geomorfologiche del territorio è’ stata realizzata la Carta del degrado Ambientale dove sono cartografati gli elementi morfologici prodotti da attività antropica e da agenti esogeni che, singolarmente o congiuntamente, sono causa di dissesto (potenziale o efficace). Nella carta del degrado ambientale sono stati individuati i seguenti morfotipi: Elementi prodotti dagli egenti esogeni Aree ad erosione diffusa sono state distinti i pendii soggetti a erosione superficiale provocata dal dilavamento a carico delle coperture quaternarie e le zone soggette a erosione concentrata o calanchiva, queste ultime sono ubicate generalmente in coincidenza di discariche minerarie o lungo versanti collinari originariamente coltivati e attualmente in stato di abbandono. Aree a franosità diffusa aree instabili per franosità diffusa e/o per soliflusso generalizzato o localizzato. Si tratta di aree ubicate nell’area mineraria di Calamita, Ginevro e Sassi Neri, in cui il materiale di resulta dalle escavazioni è diventato instabile; oppure di aree collinari situate al piede dei rilievi di Poggio Berghino e serra del Pero nelle quali le coperture, costituite da grossi cumuli di detrito di versante (essenzialmente ciottoli misti a argille), sono instabili o al limite della stabilità. Frane attive o quiescienti aree instabili per frana comprendenti il corpo di frana attiva e il corpo di frana quiescente e depositi di accumulo al piede. Aree in rapida erosione sono stati indicati le sponde di alvei soggette ad erosione concentrata; il fenomeno è generalmente attivo e provoca denudamenti e piccoli crolli. Corone di frana sono stati indicati le corone di corpi franosi attivi talora senza indicare il corpo di frana vero e proprio, nel caso di aree di scogliera si è indicato aree dove si sono manifestati importanti fratturazioni del corpo franoso connesse con crolli per scalzamento alla base dovuti all’attività dei marosi. Elementi prodotti dall’attività antropica Aree percorse da incendi E’ stata indicata l’area percorsa dall’incendio del 1992; la copertura arbustiva si è completamente riformata in queste aree, ma rimangono evidenti gli elementi di degrado connessi con il periodo di denudamento delle stesse. Cave attive o inattive sono presenti un numero ridotto di piccole cave di prestito ubicate generalmente in prossimità della strada provinciale Porto Azzurro - Lacona o della Strada per Colle Reciso; le cave coltivavano calcari o serpentine. I versanti all’interno delle aree coltivate sopramenzionate, sebbene in stato di abbandono, sono generalmente stabili. Aree oggetto di coltivazioni minerarie è stato indicato il perimetro delle aree minerarie di Calamita, Ginevro e Sassi Neri, non sono stati indicati quelli di altre zone ex aree minerarie in quanto non più soggette a concessione. Discariche minerarie: sono presenti principalmente nelle zone minerarie di Calamita e Ginevro e Sassi Neri. Con questo termine sono stati raggruppati tutti qui morfotipi prodotti mediante movimenti terra, sia che si tratti di accumuli veri e propri o piazzali ecc...; trattandosi di opere concepite per essere temporanee o comunque soggette a continue modificazioni, non sono state realizzate con caratteristiche di opere stabili, in alcuni casi la 119 compattazione ha dato luogo ad una certa stabilizzazione, ma in generale sono da ritenersi instabili. Fronti scavo si fa riferimento principalmente ai residui dell’attività mineraria condotta nella zona di Calamita, Ginevro e Sassi Neri interessano il substrato roccioso presente nella zona e le coperture quaternarie; frequentemente queste ultime, rimobilizzate e accumulate insieme a scarti di lavorazione, costituiscono dei fronti pericolosamente instabili. Anche i fronti su roccia sono da ritenersi comunque instabili a meno che non siano stati effettuati interventi di bonifica, in quanto si tratta di pareti più o meno ripide frequentemente frutto di escavazione mediante esplosivi sulle quali non esistono studi sulla stabilità. Versanti terrazzati i terrazzamenti, protetti o meno da muri a secco, costituiscono l’elemento indicativo dell’attività agricola condotta lungo i versanti collinari nella fascia compresa tra pochi metri s.l.m. e 70 metri circa. Con il progressivo abbandono delle colture i terrazzamenti, da elemento di stabilizzazione del versante, sono diventati un potenziale elemento di degrado in quanto il crollo delle scarpate può dar luogo a piccoli smottamenti e frane. Art. 56 Risorse agro – forestali, paesaggi 1. Nella descrizione della risorsa vegetazionale di cui al precedente art. 48, sono stati evidenziati gli stati di pressione e di conseguente degrado della risorsa stessa. Tali valutazioni devono pertanto considerarsi contenuti del presente articolo. Nello stesso art. 48 sono evidenziati gli stati di criticità delle spiagge e delle dune. 2. Costituiscono elementi critici della vegetazione: LA VEGETAZIONE TIPOLOGIA ZONA LOCALITA’ Agricola, forestale, ornamentale, assente A1 Madonna agricola della Lacona A2 Loc. Mibelli agricola A3 Pian di Lari agricola Alto A4 Pian di Mola agricola B1 Sopra agricola Tallinucci B2 Pian di Lari agricola spontanea B3 Norsi agricola B4 Lido agricola B5 Madonna agricola delle Grazie B6 Capoliveri agricola Nord e Est spontanea STATO DI DESCRIZIONE DELLA SALUTE VEGETAZIONE Buono medio cattivo buono vigneti e oliveti specializzati medio medio vigneti, oliveti frammentati vigneti specializzati buono medio vigneti e oliveti specializzati colture familiari e medio medio medio medio e medio colture familiari, veg. riparia e macchia colture familiari colture familiari colture familiari colture familiari e lembi di bosco 120 B7 C1 Straccoligno agricola Monte Fonza forestale medio buono C2 Monte San forestale Martino Monte forestale Moncione Colle reciso forestale buono Monte Orello forestale Pendici Monte forestale Orello S-W Capo Pini forestale Monte Capo forestale Stella Felciaio forestale Monte forestale Zuccale Costa forestale ZuccaleBarabarcaPeducelli da Gualdo a forestale Ripitino Pinete di forestale Naregno Pendici Monte forestale Rotondo Pinete del forestale Calamita Ripalte forestale e agricola buono buono macchia degradata e veg. esotica infestante (agave e ailanto) pinete macchia e elembi di pineta medio medio pinete e veg. di scogliera macchia e veg. di scogliera buono buono macchia e pineta boschi cedui di sclerofille e macchie veg. di scogliera e boschi cedui di sclerofille C17 Sopra Morcone forestale cattivo C18 Miniere Calamita Monte Calamita Palude Mola forestale cattivo forestale medio di forestale cattivo C3 C4 C5 C6 C7 C8 C9 C10 C11 C12 C13 C14 C15 C16 C19 C20 buono cattivo medio buono vigneti e oliveti frammentati macchia, boschi cedui di sclerofille, veg. di scogliera macchia, boschi cedui di sclerofille e pinete boschi cedui di sclerofille medio pinete, boschi cedui sclerofille e macchia pinete di buono boschi cedui di sclerofille medio pinete medio pinete, boschi cedui di sclerofille e seminativi o pascoli macchia degradata e veg esotica infestante (fico d’india, agave e ailanto) macchie e pinete discontinue macchie percorsi da incendio recente e lembi di pineta vegetazione palustre in degrado 121 D1 D2 D3 D4 D5 D6 D7 D8 D9 D10 D11 D12 D13 E1 E2 E3 E4 E5 E6 3. Spiaggia forestale Grande di Lacona Margidore assente Ghiaieto assente Norsi e assente Felciaio Lido assente Zuccaleassente Barabarca Stecchi-Della assente MadonnaPeducelli Morconeassente Pareti Innamorata assente Calamita Sud assente e Est Cala Grande- assente Punta Perla Naregno assente Mola assente Lacona ornamentale medio Norsi Lido Capoliveri Naregno MorconeParetiinnamorata medio medio medio medio buono ornamentale ornamentale ornamentale ornamentale ornamentale vegetazione psammofila parzialmente degradata assente assente assente assente assente assente assente assente assente assente buono assente assente pini, eucalipti e giardini ben mantenuti pini e piccoli giardini eucalipti e giardini giardini giardini e aree marginali giardini ben mantenuti Costituiscono elementi critici di paesaggio: ELEMENTI CRITICI DI PAESAGGIO ZONA LOCALITA’ VALORI VALORI DEGRADI DEGRADI NATURALI ANTROPICI NATURALI ANTROPICI A1 Madonna della colture tipiche Lacona terrazzamenti edifici storici A2 Loc. Mibelli vegetazione riparia A3 Pian di Lari Alto colture tipiche A4 Pian di Mola colture tipiche 122 B1 B2 B3 B4 B5 Sopra Tallinucci Pian di Lari Norsi Lido Madonna delle formazione Grazie geologica terrazzamenti terrazzamenti edifici storici B6 B7 C1 C2 C3 C4 C5 C6 C7 C8 C9 C10 C11 C12 C13 C14 C15 C16 C17 Capoliveri Nord esemplari sparsi e Est di leccio e sughera Straccoligno Monte Fonza boschi di sclerofille e macchia alta, scogliera Monte San macchia alta Martino Monte boschi sclerofille Moncione Colle reciso Monte Orello Pendici Monte Orello S-W Capo Pini scogliera Monte Capo scogliera Stella Fecciaio scogliera Monte Zuccale Costa Zuccale- scogliera BarabarcaPeducelli da Gualdo a Ripitino Pinete di edifici storici Naregno Pendici Monte boschi sclerofille Rotondo Pinete del Calamita Ripalte Sopra Morcone infestanti esotiche infestanti esotiche presenza antropica invasiva infestanti esotiche 123 C18 D2 Miniere Calamita Monte Calamita scogliera (costa dei gabbiani) Palude di Mola area umida Spiaggia Grande dune e veg. di Lacona psammofila, pino monumentale Margidore D3 Ghiaieto D4 Norsi e Felciaio D5 Lido D6 ZuccaleBarabarca D7 Stecchi-Della Madonna-Peducelli D8 Morcone-Pareti D9 Innamorata D10 Calamita Sud e Est Cala GrandePunta Perla C19 C20 D1 D11 D12 Naregno D13 Mola macchia degradata incendio recente aree minerarie dismesse area degradata presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva presenza antropica invasiva 124 E1 Lacona E2 E3 Norsi Lido E4 E5 Capoliveri Naregno E6 MorconeParetiInnamorata sviluppo urbanistico disorganizzato sviluppo urbanistico disorganizzato sviluppo urbanistico disorganizzato elevata pressione turistica Art. 57 Risorse insediative 1. Dal quadro conoscitivo risulta la non indifferente quantità di edilizia, a usi residenziali e turistico – ricettivi, che si è andata ad aggiungere fino agli anni ’80 a quella risalente a prima del 1940. Un patrimonio edilizio, dunque, diverso per aspetti strutturali, tecnologici e funzionali da quello odierno, non conforme agli standard di basso impatto sull’ambiente e di limitata pressione sulle risorse. 2. Si rileva inoltre una insufficiente dotazione di servizi e di attrezzature, che dovrebbero integrare le funzioni residenziali e, in particular modo, quelle turistiche – ricettive. Questa carenza è dovuta anche alla notevole dispersione edilizia che dà luogo a “nebulose” insediative poco strutturate. 3. Alcune parti del territorio comunale presentano urbanizzazioni primarie insufficienti. Art.58 1. Risorse infrastrutturali di mobilità e tecnologiche Le parti di maggiore criticità del sistema stradale sono: - L’incrocio tra la S.P. Portoferraio Porto Azzurro e quella per Capoliveri dove si interconette tutto il traffico da e proveniente dall’area di Capoliveri dove è maggiore la presenza turistiche che assorbe circa il 70% delle presenze. - Il tratto della S.P. per Marina di Campo nell’area di Lacona ove è presente una della più grandi spiagge dell’Elba che costituisce un forte attrattore turistico giornaliero. - La S.C. di Naregno nel tratto prospiciente la spiaggia ove risultano incompatibili le due funzioni da svolgere ovvero: viabilità di accesso alle numerose strutture turistiche, parcheggio e passeggiata pedonale. - La S.C. del Lido che per le caratteristiche dimensionali risulta inadeguata a sopportare i flussi di traffico indotti dalla presenza delle strutture turistiche e dal pendolarismo giornaliero derivante dalla presenza di una grande spiaggia. 125 Altri elementi di criticità collegati alla mobilità sono derivati dalla mancanza di parcheggi sufficienti nelle principali località balneari ove si sovrappone la presenza turistica stanziale a quella pendolare giornaliera proveniente dagli altri Comuni richiamata dalle potenzialità degli arenili presenti nel territorio. Ciò risulta maggiormente evidente nelle località di: Innamorata Pareti Morcone Madonna delle Grazie Zuccale Barabarca Lido Norsi Lacona Nel Capoluogo la criticità della sosta è localizzata temporalmente alle ore serali e notturne. Gli attuali progetti in corso di realizzazione dovrebbero portare ad un miglioramento della situazione. Nelle strategie di sistema e sub - sistema di cui al successivo Titolo V sono indicati gli interventi che dovranno mitigare le condizioni di criticità sopra illustrate 2. Le condizioni di pressione sulle reti tecnologiche sono illustrate nel precedente art. 13. CAPO IV INDICATORI DI POLITICHE DI RISPOSTA Art. 59 Contenuti degli indicatori di politiche di risposta 1. Gli indicatori di politiche di risposta stabiliscono l’efficienza delle condizioni alle azioni di protezione, conservazione, recupero, ripristino delle risorse e di creazione di nuove risorse (trasformazione), prescritti per ciascuna unità territoriale organica elementare, di cui al precedente Titolo V del presente piano strutturale. 2. Le politiche di risposta sono date per le principali risorse naturali ed essenziali in forma di obiettivi strategici di sistema e sub - sistema territoriale e di unità territoriale organica stabiliti al precedente Titolo V e di vincoli di cui al precedente Titolo II. Il piano strutturale contiene pertanto indicazioni per le attività di valutazione, gli incentivi per la bioedilizia, le norme per le aree a pericolosità geomorfologica e idraulica, nonché disposizioni finalizzate alla tutela dell’integrità fisica del territorio, disposizioni finalizzate alla tutela dell’identità culturale del territorio e disposizioni di vincolo o indirizzo per il regolamento urbanistico. Le norme fin qui richiamate costituiscono anch’esse politicxhe di risposta in quanto derivano dal quadro conoscitivo, dallo stato dell’ambiente e dagli obiettivi del piano le componenti sostenibili e auspicabili negli interventi urbanistici ammessi dal piano strutturale. La sezione dedicata alle Politiche di risposta contenuta nel Capo III si integra con quanto già disposto nei Titoli II e V. 3. L’impianto pianificatorio generale di Capoliveri viene fatto coincidere con la protezione e la gestione delle risorse presenti nell’ambito comunale, come prescritto nel Titolo IV (strategie generali) e nel Titolo V (strategie e azioni d’area), e la conseguente limitazione delle trasformazioni a pochi casi di piccola entiità, non incidenti sulle risorse stesse. 126 Le politiche di risposta sono pertanto quasi esclusivamente di protezione e gestione delle risorse, consistenti nella loro conservazione e nel loro recupero e ripristino in presenza di situazioni di degrado, alterazione, manomissione e riduzione delle prestazioni. A questo fine sono prescritti al precedente Titolo II i limiti e vincoli d’uso delle risorse, che costituiscono le condizioni per effetti ambientali rispondenti al principio generale di sviluppo sostenibile e responsabile di cui al comma 3 dell’art. 5 della Lr. 5/1995, per la parte riguardante il mantenimento delle risorse, mancando azioni significative di trasformazione. Se di trasformazioni può parlarsi, queste non consistono in riduzioni o eliminazioni di risorse, bensì in miglioramenti della qualità delle risorse stesse. Di fatto, il principale settore di sviluppo sociale ed economico capoliverese, quello turistico, si basa proprio sulla presenza e sulla qualità delle prestazioni delle risorse naturali ed essenziali. I pochi interventi edilizi indicati nel Titolo V non comportano riduzioni di risorse o significativi impegni di suolo e devono rispondere al criterio di compatibilità e ai contenuti progettuali e programmatici di cui agli indirizzi gestionali stabiliti nel successivo Titolo VII. Art. 60 Risorse idriche: acque superficiali 1. A seguito della rilevazione delle situazioni di criticità delle acque superficiali di cui al precedente Capo III, gli interventi e le azioni nelle aree sottoposte a vincolo di cui al DGRT 1212/1998, e nelle aree interessate dai corsi d’acqua di cui all’elenco nel Capo II del presente Titolo, comportano, rispettivamente, il rispetto di quanto prescritto dal suddetto DGRT 1212/1998 e il ripristino delle condizioni naturali e di rimozione del degrado dei fossi in elenco, fatti salvi i vincoli e i limiti d’uso di cui al precedente Titolo II. 2. Sono state identificate n.9 (nove) aree a pericolosità idraulica 4 (oltre all’ambito A1 dei fossi) corrispondenti alle perimetrazioni inserite nel DGRT 1212/99 aventi rischio idraulico elevato o molto elevato e pericolosità idraulica elevata o molto elevata: - Fosso di S. Maria: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce dell’ambito B del fosso - Fosso Valdana: comprende la quasi totalità della piana del Lido - Fosso di Sorbetti: l’area perimetrata comprende parte della piana di Mola coincidente con l’ambito B del fosso - Fosso di Conce e Cavallacce: comprende la quasi totalità della piana di Naregno - Fosso di Barabarca: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce del fosso in loc. Barabarca - Fosso Madonna delle Grazie: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce del fosso in loc. Madonna delle Grazie - Fosso di Pontimento: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce del fosso in loc. Morcone - Fosso di Solcio: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce del fosso in Loc. Pareti - Fosso di Fosco: l’area perimetrata comprende la parte prossima alla foce del fosso in loc. Innamorata IL RISCHIO IDRAULICO L’identificazione di aree a pericolosità idraulica 4 e 3 rende necessaria la definizione del rischio idraulico del’art.80 della DGRT 12/00 ex 230/94. Per le 9 aree a pericolosità elevata (classe 4): 127 Relativamente a queste aree deve essere allegato allo S.U. uno studio idrologico -idraulico che definisca con i normali metodi dell’idrologia con precisione il livello di rischio relativo all’area nel suo complesso. I risultati dello studio dovranno costituire elemento base per la classificazione della fattibilità degli interventi . Art. 61 Risorse idriche: acque sotterranee 1. A seguito della rilevazione delle situazioni di criticità, di cui al precedente Capo III, si dovrà, in parallelo alle azioni di riqualificazione del sistema insediativo, ridurre e razionalizzare la rete dei pozzi. Un particolare controllo dei pozzi, con progressiva riduzione nel loro numero e nella quantità complessiva di emungimento, deve farsi nelle aree a stress idrogeologico medio ed elevato. 2. Devono essere conservate e opportunamente protette da azioni di manomissione ambientale e di riduzione della portata, delle sorgenti rilevate e descritte nel precedente Capo II. Art. 62 Suolo e sottosuolo 1. Qualsiasi tipo di intervento e di azione tesi alla formazione di manufatti e di modificazioni del suolo, nelle zone a pericolosità media o alta, deve essere evitata se concorre ad aggravare o se determina fenomeni di dissesto e di rischio. 2. Interventi e azioni che si rendano necessari per motivi di interesse pubblico, devono essere preceduti da risanamenti e messe in sicurezza di carattere idrogeologico. Art. 63 Risorse agro – forestall, paesaggi 1. Gli indicatori di risposta per le risorse agro – forestali e i paesaggi coincidono con le linee guida di intervento specificate per i luoghi del territorio comunale negli artt. 8 e 9 del precedente Titolo II. Art. 64 Risorse insediative 1. Tutti gli interventi sul patrimonio edilizio devono attenersi alla finalità della conservazione, in presenza di edifici, complessi e aree di interesse storico, artistico e paesaggistico, e alla finalità del miglioramento morfologico, funzionale e tecnologico per il restante patrimonio, in osservanza dei limiti e vincoli d’uso di cui al Titolo II. 2. Gli interventi di nuova edificazione indicati nelle unità territoriali organiche elementari, devono attenersi alle condizioni di cui al criterio di compatibilità prescritte nel Titolo VII del presente piano strutturale. 3. I piani di settore e le azioni complesse che interessano più sistemi di risorse, devono attenersi alle prescrizioni stabilite nel successivo Titolo VII per quanto riguarda la validazione e la connessa valutazione degli effetti ambientali di programmi e progetti. 128 4. Gli insediamenti a tipologia edilizia di villa, ammessi nei sub sistemi occidentale e orientale del sistema territoriale di Capoliveri, non devono gravare sui servizi pubblici di smaltimento e depurazione dei liquami, di approvvigionamento idrico e di raccolta e trattamento dei rifiuti solidi, realizzando appositi impianti per ciascuna villa o per gruppi di ville. Art. 65 Risorse infrastrutturali di mobilità e tecnologiche 1. Il miglioramento delle condizioni di mobilità sul territorio comunale, è condizionato da soluzioni estese all’intera Isola d’Elba; ciò vale partcolarmente per l’accesso e la distribuzione di persone e mezzi nel periodo estivo. La necessità di un piano generale di mobilità è reso apportuno anche dalla frequentazione di luoghi diversi dell’intera isola da parte dei turisti: fenomeno che interessa Capoliveri a causa della presenza in questo Comune di una notevole estensione di spiagge. 2. Le situazioni di criticità evidenziate nel precedente art. 58, trovano una parziale risposta nell’alleggerimento della pressione sui centri turistici mediante la formazione di parcheggi, come prescritto dal P.I.T. (art. 55, comma 1) e di un sistema diffuso di servizi e attrezzature (P.I.T., art. 55, comma 9), evitando inoltre ulteriori edificazioni in tali centri, a favore di interventi di riqualificazione (P.I.T., art. 55, comma 4). 3. Nel Titolo V sono indicate per ogni unità territoriale (UTOE) le azioni programmate per rimuovere le situazioni di criticità del traffico e della sosta. Ove esistano le opportunità, si realizzeranno passeggiate a mare, retrocedendo il traffico meccanizzato. 4. Al miglioramento della mobilità possono contribuire la formazione di “strade del mare” e la moltiplicazione degli accessi all’isola. 5. Gli interventi di ammodernamento funzionale e tecnologico della risorsa insediativa, comprese le strutture turistico - ricettive (alberghi, campeggi e residences) indicati nelle unità territoriali organiche elementari mediante le azioni specificate al precedente Titolo V, con esclusione delle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, sono condizionate dalla efficienza e dall’eventuale adeguamento in presenza di carenze, delle reti di approvvigionamento idrico, allontanamento e depurazione dei liquami, raccolta e trattamento dei rifiuti solidi, in ottemperanza a quanto stabilito dal criterio di compatibilità di cui al successivo Titolo VII. 6. Gli interventi di nuova edificazione a Lacona e nell’abitato Capoluogo indicati nelle relative unità territoriali organiche elementari, sono condizionati all’efficienza o all’adeguamanento delle reti di approvvigionamento idrico, di allontanamento e depurazione dei liquami, di raccolta e trattamento dei rifiuti solidi. 7. Gli insediamenti di tipologia a villa, indicati nei sub sistemi orientale e occidentale del sistema territoriale di Capoliveri, sono condizionati alla realizzazione di impianti autonomi, per ciascuna villa o per gruppi di ville, di rifornimento idrico, depurazione dei liquami e trattamento dei rifiuti solidi. Art. 66 Risorsa faunistica 1. La fauna terrestre presente nel territorio del Comune di Capoliveri si discosta poco da quella del resto dell'Isola d'Elba, fatta eccezione per le specie legate esclusivamente agli ambienti montani rupestri del Monte Capanne, come ad esempio il muflone (Ovis musimon). In generale la fauna risente della presenza antropica, che si manifesta con il disturbo diretto e 129 indiretto dovuto al turismo e al traffico (soprattutto nei periodi di maggiore affluenza di turisti), con l'alterazione dell'assetto del territorio, con la caccia, ecc. Tra i mammiferi, la presenza del cinghiale (Sus scrofa) e della lepre (Lepus capensis), al pari del succitato muflone, è dovuta a introduzioni risalenti agli anni '70 del XX secolo, finalizzate all'attività venatoria. Sono invece autoctoni alcuni carnivori come la martora (Martes martes) e il raro gatto selvatico (Felis silvestris), diversi piccoli roditori come il ghiro (Glis glis) e il topo quercino (Eliomys quercinus), il topo di campagna (Apodemus sylvaticus) e il topo domestico (Mus musculus), il ratto nero (Rattus rattus) e il surmolotto (Rattus norvegicus), nonché l'arvicola del Savi (Pitymys savii); sono presenti anche il e diversi chirotteri (pipistrelli) come il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposiderus), il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii), il serotino (Eptesicus serotinus), il molosso di Cestoni (Tadarida teniotis) e probabilmente altre specie migratrici o erratiche. Assai numerose sono le specie di uccelli nidificanti o di passo sull'isola, sia quelle legate agli ambienti costieri e marini, sia quelle di ambienti terrestri quali campagne aperte, boschi e macchie, zone umide, ambienti urbanizzati. Sulle scogliere a picco sul mare, come la Costa dei Gabbiani, e sugli isolotti rocciosi attorno all'isola sono senz'altro presenti e nidificanti il diffusissimo gabbiano reale (Larus argentatus) e il più raro gabbiano corso (Larus audouinii), nonché il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis), la berta maggiore (Procellaria diomedea) e la berta minore (Puffinus puffinus); presenti ma incertamente nidificanti il cormorano (Phalacrocorax carbo) e l'uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus). Nelle macchie arbustive delle coste e dell'interno (anche risultanti da incendi passati) si trovano invece piccoli passeriformi stanziali o migratori di varie famiglie (silvidi, fringillidi, turdidi ecc.): fra i silvidi la magnanina (Sylvia undata) e la magnanina sarda (Sylvia sarda), la sterpazzolina (Sylvia cantillans) e la sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata), l'occhiocotto (Sylvia melanocephala) e la capinera (Sylvia atricapilla); fra i fringillidi il fringuello (Fringilla coelebs), il verzellino (Serinus serinus), il venturone (Serinus citrinella) e il raro venturone corso (Serinus citrinella corsicanus), il verdone (Carduelis chloris), il cardellino (Carduelis carduelis) e il fanello (Carduelis cannabina). Come si può osservare, molte specie sono legate agli ambienti isolani fra l'Italia, la Corsica e la Sardegna. Sono presenti inoltre anche lo zigolo nero (Emberiza cirlus), l'averla piccola (Lanius collurio), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il cuculo (Cuculus canorus) e vari turdidi quali l'usignolo (Luscinia megarhynchos), il saltimpalo (Saxicola torquata), il merlo (Turdus merula) e, di passo, il tordo sassello (Turdus iliacus) e il tordo bottaccio (Turdus philomelos). Nelle pinete, oltre ad alcune delle specie suddette, sono frequenti la ghiandaia (Garrulus glandarius), la cinciarella (Parus caeruleus) e la cinciallegra (Parus major), mentre è occasionale il crociere (Loxia curvirostra). Ad ambienti misti di macchia con rupi ed affioramenti rocciosi è legata la monachella (Oenanthe hispanica), mentre su rocce e ruderi nidificano il passero solitario (Monticola solitarius) e il rondone (Apus apus). Negli ambienti di transizione fra i boschi o macchie e l'aperta campagna, o nelle zone coltivate, anche abitate e interessate da giardini, possiamo trovare, oltre al merlo e ai tordi suddetti, la cesena (Turdus pilaris), la tordela (Turdus viscivorus), alcuni alaudidi come la calandrella (Calandrella brachydactyla), la cappellaccia (Galerida cristata) e la tottavilla 130 (Lullula arborea), le ballerine bianca e gialla (Motacilla alba, Motacilla cinerea), il pigliamosche (Muscicapa striata), alcuni columbidi come la tortora (Streptopelia turtur), il piccione selvatico (Columba livia) e il colombaccio (Columba palumbus), ed inoltre la gazza (Pica pica), l'upupa (Upupa epops) e il gruccione (Merops apiaster), quest'ultimo legato a scarpate sabbiose, argini, ecc. in cui scava il nido. Alle abitazioni ed anche ai centri urbani sono infine legati uccelli come il passero d'Italia (Passer italiae), la rondine (Hirundo rustica), il balestruccio (Delichon urbica) ed anche la rara rondine rossiccia (Hirundo daurica). Nei rari ambienti palustri o riparii si possono trovare piccoli uccelli come la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il canapino (Hyppolais poliglotta), l'usignolo di fiume (Cettia cetti) e il beccamoschino (Cisticola juncidis); alcuni ardeidi di passo quali la garzetta (Egretta garzetta) e l'airone cenerino (Ardea cinerea); alcune anatre migratrici quali ad esempio il germano reale (Anas platyrhynchos), il fischione (Anas penelope) e l'alzavola (Anas crecca); ed infine i rallidi come la folaga (Fulica atra) e la gallinella d'acqua (Gallinula chloropus). Fra i rapaci diurni sono segnalati come nidificanti la poiana (Buteo buteo), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il gheppio (Falco tinnunculus) e il grillaio (Falco naumanni) e come migratori di passo il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il falco cuculo (Falco vespertinus), il lodolaio (Falco subbuteo), l'albanella minore (Circus pygargus) e il biancone (Circaetus gallicus). Particolarmente importante la segnalazione del raro falco della Regina (Falco eleonorae), la cui nidificazione è incerta. I rapaci notturni accertati sono il barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noctua) e l'assiolo (Otus scops). I rettili elbani sono rappresentati da alcuni serpenti come la vipera comune (Vipera aspis francisciredi), la biscia dal collare negli ambienti umidi (Natrix natrix helvetica), il biacco (Coluber viridiflavus) e il colubro liscio (Coronella austriaca) e da alcuni sauri come la lucertola (Podacris sicula campestris) e il ramarro (Lacerta viridis). Presenti anche la luscengola (Chalcides chalcides) e, sulle rocce, sui muri e presso le abitazioni, alcuni geconidi come il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), il tarantolino (Phillodactylus europaeus) e la tarantola muraiola (Tarentola mauritanica). Tra gli anfibi sono presenti il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufo viridis), la raganella (Hyla sarda) e la rana verde (Rana esculenta). 131 TITOLO VII REGOLE DI GESTIONE CAPO I CRITERI GESTIONALI Art. 67 Criterio di continuità della gestione urbanistica 1. Al fine di assicurare la continuità di gestione del territorio, le regole generali recepiscono di norma la disciplina urbanistica della previgente pianificazione comunale per quanto coerenti con il presente piano strutturale, in particolare quella riguardante gli alberghi, i campeggi e le zone agricole. Il regolamento urbanistico potrà apportare modifiche e integrazioni a seguito di approfondimenti conoscitivi e ai fini di una migliore efficacia del quadro normativo. Le parti della disciplina urbanistica confermate nella gestione seguente l’approvazione del Regolamento urbanistico sono richiamate al comma seguente. 2. Accordo di programma per la zona cantieristica America’s Cup; Variante di disciplina urbanistica dei campeggi; Variante per la disciplina delle strutture alberghiere; Variante ai sensi dell’art. 1, comma 4, della Lr. 64/1995 e dell’art. 40, comma 2 della Lr. 5/1995; Variante per nuovo centro urbano, servizi per campeggi e parcheggi per natanti e roulottes, nelle Località Lacona e Lido; Variante per attività produttive; Variante per zone residenziali, PEEP, zone di uso pubblico e di interesse generale. Variante zona PEEP in Località Lacona Variante ai sensi dell’art. 51 L. 865/71 - Capoliveri: abitato capoluogo. Variante ai sensi dell’art. 40 comma 2/C alla L.R. 5/1995 per un nuovo accesso alla scuola materna. Art. 68 Criterio di compatibilità 1. Si intende per compatibilità la conformità alle risorse esistenti degli usi e delle azioni che interessino le risorse stesse, mantenendone la consistenza e le prestazioni, e perseguendo nel contempo la loro ricostituzione in caso di riduzione o di degrado. Fanno parte della compatibilità le azioni di protezione e di conservazione di cui al comma 1 del precedente art. 19. Nuove prestazioni delle risorse esistenti possono essere attivate a condizione che non vengano ridotte le prestazioni esistenti e che non creino situazioni di degrado e di criticità. 2. Gli interventi e le opere compatibili con le risorse esistenti, che non ne comportino trasformazione, riduzione e degrado, sono ammessi con procedure dirette e senza precostituite indicazioni localizzative. Gli interventi e le opere sono comunque condizionati all’osservanza dello statuto del territorio e delle regole di compatibilità di cui ai comma seguenti. 3. La compatibilità si applica nei seguenti casi: - ove non specificatamente vietati dal presente piano strutturale e dalle previsioni della pianificazione pregressa confermata dal piano strutturale stesso, gli interventi di nuova edilizia, a destinazione d’uso residenziale, turistico - ricettiva, produttiva e 132 commerciale, con esclusione di quella agricola, devono interessare esclusivamente suolo urbanizzato entro il perimetro dei centri abitati, dotato di urbanizzazioni primarie la cui efficienza risulti tale da poter soddisfare i nuovi fabbisogni; la nuova edilizia deve inoltre risultare accessibile direttamente dalla viabilità esistente; - sono altresì compatibili le costruzioni necessarie all’esercizio delle attività agricole, ancorché soggette a specifiche normative stabilite da leggi nazionali e regionali e dalle discipline urbanistiche della pianificazione pregressa confermate dal presente piano strutturale e da quanto prescritto nel precedente Titolo V. - nell’intero patrimonio insediativo, di vecchia e nuova formazione, da conservarsi nei suoi essenziali elementi tipologici e morfologici, in quanto considerato risorsa di interesse pubblico, sono ammesse in ogni tempo e con procedure dirette le opere di miglioramento prestazionale, consistenti in adeguamenti funzionali e tecnologici; sono altresì ammessi in ogni tempo e con procedure dirette gli interventi, di iniziativa pubblica o privata, tesi al miglioramento della qualità insediativa, consistenti nell’adeguamento o nella formazione di attrezzature, spazi pubblici e riservati alle attività collettive, di parcheggi e verde pubblico, di urbanizzazioni primarie, ad esclusivo servizio degli insediamenti residenziali e produttivi esistenti; - per le parti del patrimonio insediativo che il presente piano strutturale riconosce di particolari interessi storici, artistici, paesaggistici e ambientali, gli interventi sono soggetti al vincolo di restauro; - gli interventi e le opere di adeguamento, modificazione e nuovo impianto della viabilità di transito automobilistico devono riguardare esclusivamente strade di servizio agli insediamenti residenziali, produttivi e agricoli esistenti; i percorsi pedonali e ciclabili, al contrario, sono assimilati a opere compatibili, realizzabili in ogni parte del territorio comunale, se non specificatamente vietati in determinate parti del territorio stesso. 4. Gli usi e le azioni che conservano le risorse esistenti, attuando nel contempo il loro ripristino e recupero in caso di degrado, per poter usufruire della agevolazione procedurale di cui al comma 2, devono risultare conformi ai casi di cui al precedente comma 3. Sono soggetti inoltre alle seguenti regole specifiche: - la nuova edilizia, a destinazione d’uso residenziale, turistico – ricettiva, produttiva e commerciale, deve interessare esclusivamente suolo entro i perimetri dei centri abitati, dotato di urbanizzazioni primarie la cui efficienza risulti tale da poter soddisfare i nuovi fabbisogni e risultare accessibile direttamente dalla viabilità esistente; - i miglioramenti prestazionali degli edifici esistenti, consistenti in adeguamenti funzionali e tecnologici, non devono alterare gli elementi tipologici e morfologici esistenti; - per gli immobili, complessi edilizi e aree individuati dal presente piano strutturale come patrimonio di interesse storico, artistico, paesaggistico e ambientale, è ammesso unicamente l’intervento di restauro; - nuovi edifici o il mutamento d’uso di quelle esistenti nella misura maggiore del 25% dell’uso in atto, non sono ammessi nel caso che comportino aumento della domanda di parcheggio autoveicoli in aree dove i parcheggi risultino insufficienti, a meno che con la realizzazione del nuovo edificio o del nuovo uso dell’edificio esistente sia assicurata la formazione di area pubblica di sosta, in aggiunta a quella privata prescritta dalla L. 122/89, nella misura di mq. 2,5 per ogni 100 mc. o 25,00 mq. di superficie di calpestio dell’edificio di nuova costruzione o dell’edificio esistente interessato dal mutamento di uso; 133 - - - - - - i nuovi edifici non debbono comprendere più di due piani su piano interrato o seminterrato, né debbono coprire più del 20%. della superficie del lotto di insediamento; deve essere comunque assicurata una superficie impermeabile non inferiore al 50% della superficie del lotto; detti interventi devono conformarsi alle tipologie e ai tessuti urbanistici degli abitati di cui costituiscono saturazione o completamento; il fabbisogno idropotabile conseguente agli usi e alle azioni deve risultare compatibile con l’erogazione in atto, senza richiedere ulteriori approvvigionamenti e potenziamenti della rete acquedottistica principale; devono comunque essere adottate misure di risparmio idrico; il fabbisogno di smaltimento liquami conseguente agli usi e alle azioni deve risultare soddisfatto dalla rete fognaria e dagli impianti esistenti; ove necessario e opportuno si utilizzeranno impianti di depurazione autonomi per piccole utenze; il fabbisogno di raccolta e trattamento dei rifiuti solidi conseguente agli usi e alle azioni deve risultare soddisfatto dal servizio in atto; fin dall’utenza deve essere attuata la raccolta differenziata; non sono ammesse nuove costruzioni, con esclusione degli annessi agricoli, nelle aree di pericolosità 3 e 4 e in tutte le aree nelle quali le prescrizioni di cui al precedente statuto del territorio fanno esplicito divieto di costruzione; tecniche costruttive e materiali, sia nella nuova edilizia, sia negli adeguamenti funzionali e tecnologici degli edifici esistenti, devono conformarsi ai criteri della bioedilizia; gli usi e le azioni non debbono dar luogo a inquinamenti atmosferici e acustici superiori ai limiti stabiliti dal disposizioni previgenti. CAPO II REGOLE DI GESTIONE Art. 69 Regolamento urbanistico 1. Il regolamento urbanistico costituisce lo strumento di gestione delle azioni, pubbliche e private, finalizzate alla conservazione, alla trasformazione delle risorse e alla creazione di nuove risorse. 2. Convenuto che le decisioni a lungo termine non sono pianficabili, ma risultano essere le conseguenze, solo in parte attese, delle scelte strategiche, le decisioni stesse vengono valutate a breve termine e sviluppate nelle loro opportunità e potenzialità nel corso di un processo gestionale. Per questo fatto il piano strutturale non ha contenuto previsionale, ma è di carattere strategico: le specificazioni localizzative, funzionali e dimensionali degli interventi, sono stabilite dal regolamento urbanistico in relazione ai programmi, ai progetti e ai piani di settore di iniziativa pubblica e privata. 3. L’Amministrazione comunale, prima della predisposizione del regolamento urbanistico, mediante opportune procedure, solleciterà gli operatori pubblici e privati a presentare programmi, progetti e piani di settore che a seguito delle ammissibilità stabilite dal piano strutturale stesso, avranno attuazione con il regolamento urbanistico. 4. Costituiscono contenuto del regolamento urbanistico, ai sensi di quanto stabilito dall’art. 28 della Lr. 5/95: - i perimetri dei centri abitati 134 - le regole di intervento sul patrimonio edilizio: sostenibilità ambientale, qualità tecnologica, funzionale, tipologica e morfologica - le regole di luogo, compresi I limiti e vincoli d’uso - i requisiti di qualità ambientale - i requisiti di qualità degli insediamenti - i requisiti di eco – compatibilità e di bioedilizia - i materiali e le tecniche da utilizzare negli interventi sul patrimonio edilizio e nella nuova edificazione - le regole di ammissibilità di programmi e progetti - il programma comunale di opere e interventi - i programmi di sicurezza e degli orari - i requisiti di accessibilità e di fruibilità - i programmi, progetti, gli interventi e i piani di settore, di iniziativa pubblica o privata, che abbiano ottenuto l’assenso secondo le procedure di cui agli indirizzi gestionali del piano strutturale e alle regole del regolamento urbanistico. 5. Le modifiche e le integrazioni dei contenuti del regolamento urbanistico sono di esclusiva competenza comunale e non costituiscono variante del piano strutturale. Art. 70 Regole di luogo 1. Le azioni di protezione, conservazione, recupero, ripristino e incremento delle risorse, conseguenti alle strategie di sistema territoriale e specificate per unità territoriali organiche elementari, devono attenersi alle regole di luogo prescritte dal regolamento urbanistico. Concorrono alle regole di luogo I limiti e I vincoli, di cui al Titolo II del presente piano strutturale, specificati per luogo. Ai fini della applicazione della norma di cui al precedente capoverso, si distinguono le regole di luogo del territorio costruito da quelle del territorio aperto. 2. I programmi, i progetti e i piani di settore di cui al seguente articolo devono contenere esplicito riferimento alle regole di luogo che il regolamento urbanistico prescrive nell’ambito di territorio costruito o aperto interessato dai programmi e progetti, dimostrando la loro conformità a dette regole. 3. I proponenti dei programmi, progetti e piani di settore, di propria iniziativa o a seguito di richiesta fatta dal Comune all’atto della valutazione preventiva del progetto di cui al comma 2 del seguente articolo, possono approfondire e integrare le regole di luogo del regolamento urbanistico. Ove gli approfondimenti e le integrazioni risultino migliorativi rispetto a quanto stabilito dal regolamento urbanistico, il Comune, per l’ambito di territorio costruito o aperto interessato dal progetto preliminare, procederà alla modifica delle regole stesse preliminarmente alla presentazione del progetto definitivo, fatti salvi I limiti e vincoli d’uso che costituiscono invarianti. Detti approfondimenti e integrazioni non costituiscono variante al piano strutturale. Art. 71 Programmi e progetti - Piani di settore 1. Ai fini della realizzazione degli obiettivi strategici d’area, di cui al Titolo V, gli operatori pubblici e privati hanno facoltà di presentare in ogni tempo programmi, progetti e piani di 135 settore, che interessino una o più risorse, anche se non previsti dal piano strutturale o dal regolamento urbanistico, proponendo scopi, contenuti funzionali, caratteristiche morfologiche e dimensionamenti degli interventi. 2. I programmi, i progetti e i piani di settore saranno proposti dagli operatori, per una valutazione preventiva da parte del Comune, mediante un progetto preliminare i cui elaborati sono prescritti al seguente comma 8. Il progetto preliminare dovrà comunque precisare: - la rilevazione dello stato della risorsa o delle risorse interessate dal progetto stesso, contribuendo in tal modo allo sviluppo delle informazioni sulle risorse territoriali; - le azioni di valorizzazione e riqualificazione delle risorse; - le destinazioni d’uso e le dimensioni degli interventi, con particolare riferimento alle previsioni edilizie e degli spazi e impianti pubblici e di uso pubblico; - la fattibilità economico - finanziaria; - le fasi e i tempi di realizzazione; - i criteri di perequazione adottati. 3. Il Comune verificherà preliminarmente la rispondenza del progetto preliminare agli obiettivi di sistema o sub - sistema territoriale, e alle azioni sulle risorse, l’osservanza dei limiti e vincoli d’uso delle risorse, il rispetto delle regole di luogo. Il Comune potrà prendere in considerazione progetti che propongano, ferme restando le rispondenze agli obiettivi specifici di sistema o sub - sistema, alle azioni di unità territoriali organiche elementari, di cui al Titolo V, ai vincoli e limiti d’uso delle risorse, di cui al Titolo II, regole gestionali di cui al comma 4 del precedente art. 69 diverse da quelle prescritte dal presente piano strutturale e dal regolamento urbanistico. In questi casi il Comune procederà alla modifica del regolamento urbanistico preliminarmente alla presentazione del progetto definitivo, di cui al successivo comma 9 del presente articolo. L’esame di progetti che implichino limitate modificazioni degli indirizzi dimensionali e delle strategie e azioni d’area del presente piano strutturale, quando ne sia dimostrata la necessità per il miglioramento dell’intervento, nei riguardi dell’interesse generale, richiede ulteriori approfondimenti di valutazione degli effetti ambientali e specifici elaborati che dimostrino la qualità dell’intervento. Il Comune valuterà inoltre i benefici che le modifiche arrecano agli abitati e al territorio interessati dalle opere progettate. Dette modifiche non costituiscono varianti del piano strutturale. 4. Il Comune potrà chiamare la Regione, la Provincia o altri Enti a esprimere parere di coerenza del progetto, programma o piano di settore, con le pianificazioni regionale e provinciale e con i piani di settore previgenti. 5. Nel caso che l’intervento risulti promosso da più progetti in concorrenza tra loro, il Comune si atterrà al principio di competitività in qualità. 6. A seguito dell’esame, il Comune dichiarerà sollecitamente l’ammissibilità del progetto. Col parere favorevole stabilirà, ai fini della predisposizione del progetto definitivo, le opere ambientali, le dimensioni e la localizzazione della nuova edilizia e degli spazi pubblici e di uso pubblico, le destinazioni d’uso ammissibili, le infrastrutture di mobilità e tecnologiche, le tipologie edilizie, i riferimenti formali e costruttivi, come stabilito nel successivo comma 9. In accordo tra Comune e soggetti promotori del progetto saranno inoltre fissate caratteristiche dell’intervento in merito all’uso dei materiali, tecniche e procedimenti che non richiedano forti consumi energetici e assicurino durabilità e bassi costi di manutenzione; al risparmio dell’energia; alla messa in sicurezza dai rischi naturali, da traffico meccanizzato, dagli 136 inquinamenti atmosferici e acustico; alla formazione di condizioni di mobilità e di uso degli spazi da parte degli strati deboli dei residenti: disabili, bambini, anziani, ai requisiti attinenti al benessere, alla fruibilità e all’accessibilità. 7. Il progetto deve presentare condizioni di sostenibilità ambientale, economica e sociale, assicurando la conservazione del patrimonio storico, artistico e ambientale presente nell’area interessata dal programma e la promozione dello sviluppo economico e sociale, con riferimento alla creazione di occupazione. Il programma deve avere preferibilmente carattere integrato: produttivo, residenziale, turistico-ricettivo, commerciale, perseguendo prioritariamente il risanamento delle situazioni di criticità e degrado delle risorse presenti nell’area interessata dal programma. All’attuazione del programma concorreranno risorse finanziarie pubbliche e/o private; deve essere comunque assicurata, mediante specifiche convenzioni, la completa realizzazione del programma, sia pure, quando necessario, per successive fasi. 8. Il progetto preliminare deve contenere i seguenti elaborati: - i dati identificativi dei soggetti proponenti; - la perimetrazione sulle cartografie di progetto del piano strutturale e del regolamento urbanistico dell’ area interessata dal programma; - il dimensionamento e la distribuzione sull’area delle destinazioni d’uso; - la verifica della conformità al piano strutturale, al regolamento urbanistico e comunque agli atti di pianificazione e di programmazione previgenti, con particolare riguardo alle prescrizioni, alle direttive ai vincoli quali discendono dal Piano di Coordinamentio della Provincia di Livorno, degli usi, delle azioni e delle opere previsti dal programma; - la relazione sui costi e sui finanziamenti pubblici e/o privati; - l’indicazione degli spazi e impianti pubblici, di uso pubblico o riservati alle attività collettive la cui realizzazione ed eventuale gestione sono assunti dai soggetti proponenti il programma. 9. A seguito della valutazione del progetto il Comune stabilirà: - l’ammissibilità del progetto o di sue parti; - le procedure da attivare per la realizzazione del progetto; il Comune stabilirà tra l’altro se il progetto deve essere realizzato mediante piano attuativo. - Quando il Comune e i privati convengono che il progetto definitivo deve contenere disposizioni planovolumetriche, tipologiche, formali e costruttive, gli interventi, di cui al comma 1 dell’art. 3 della Lr. 52/1999, ricadenti entro il perimetro dell’area interessata dal progetto di cui al presente articolo, saranno sottoposti ad attestazione di conformità; - gli elaborati progettuali definitivi da presentarsi da parte dei proponenti il progetto; le disposizioni e le destinazioni d’uso degli spazi, degli edifici e degli impianti pubblici, di uso pubblico o riservati alle attività collettive; le parti di spazi, edifici e impianti pubblici, di uso pubblico o riservati alle attività collettive da realizzarsi dai proponenti il programma e le gestioni a loro carico; le quantità di nuova edificazione; le norme tipologiche e morfologiche per la progettazione delle opere edilizie previste nell’area; le regole di bioedilizia, di risparmio idrico ed energetico; le garanzie fideiussorie; i tempi e le fasi di realizzazione del programma; 137 - la valutazione degli effetti ambientali da effettuarsi da parte dei proponenti il progetto, in conformità a quanto prescritto dal Capitolo Quarto dalle Istruzioni Tecniche per la valutazione degli atti di programmazione e pianificazione, D.G.R. n° 1541 del 14. 12.1998, in merito ai piani attuativi. 10. Le previsioni del progetto definitivo decadono se entro i termini temporali di attuazione, di cui al precedente comma 9, non siano state richieste le concessioni edilizie ovvero non siano stati approvati i progetti esecutivi delle opere pubbliche o i piani attuativi prescritti dal Comune. Per quanto riguarda gli interventi facenti parte del Programma Integrato d’Intervento, di cui all’art. 29 della L.R. 5/95, i tempi di decadenza sono quelli prescritti dal comma settimo del predetto articolo. 11. L’ammissibilità dei nuovi insediamenti è soggetta alla prescrizione da parte del Comune delle quantità e delle destinazioni d’uso di aree, impianti e edifici da riservare a spazi pubblici, destinati alle attività collettive e di interesse comune, del verde pubblico e dei parcheggi, che l’intervento deve attuare. La quantità di tali spazi non sarà in ogni caso minore di quella prescritta dal D.I. 1444/1968, artt. 3 e 5; quantità maggiori potranno essere richieste nel caso che il nuovo insediamento concorra al miglioramento della qualità urbana dell’ambito interessato dall’intervento e, in particolare, debba supplire a sue carenze di servizi e attrezzature. Art. 72 Attrezzature, servizi, impianti e spazi pubblici e di uso comune 1. Il Comune, gli enti pubblici e i privati - questi ultimi, anche mediante autonome iniziative sulla base del principio di sussidiarietà - hanno la facoltà di attuare in ogni tempo interventi di conservazione, ristrutturazione, incremento funzionale e dimensionale, e nuova costruzione degli spazi, dei servizi, delle attrezzature e degli impianti di cui al seguente comma 2, anche se non previsti, indicati, localizzati e quantificati dal presente piano strutturale e dal regolamento urbanistico, a condizione che siano conformi alle strategie generali, alle strategie di sistema o sottosistema, non contrastino con le azioni sulle risorse, osservino i limiti d’uso e i vincoli e rispettino le regole di luogo. Gli interventi sono soggetti a presentazione del progetto preliminare di cui al precedente articolo 71. 2. parchi urbani - giardini di gioco, didattici, ricreativi e di riposo - campi, attrezzature e impianti sportivi di interesse locale - scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private - centri di formazione - spazi, attrezzature e servizi di interesse locale per la cultura; musei, esposizioni e mostre, al chiuso e all’aperto - spazi e attrezzature per spettacoli, al chiuso e al coperto - attrezzature, spazi e servizi sanitari, assistenziali, di cura del corpo, comprese le residenze per anziani e per il recupero fisico e mentale - servizi sociali e di prossimità - piazze e larghi - parcheggi pubblici e privati, in superficie, in sotterraneo o in edifici a uno o più piani - aree per circhi, spettacoli viaggianti, mercati e per la protezione civile di cui alla L.225/1992 138 - urbanizzazioni primarie (acquedotto, fognatura, reti di distribuzione della comunicazione e dell’energia) 4. I tempi e le modalità dell’eventuale uso pubblico degli spazi, delle attrezzature e degli impianti di cui al secondo comma del presente articolo, quando realizzati dai privati, saranno definiti di concerto tra Comune e i privati stessi mediante apposita convenzione. Con detta convenzione saranno inoltre stabiliti gli impegni da parte dei privati per il mantenimento in condizioni di efficienza e di sicurezza degli spazi, delle attrezzature e degli impianti realizzati dai privati. 5. Il Comune potrà predisporre per singoli centri abitati il piano dei parcheggi e dei garages pertinenziali, a servizio delle residenze e delle attività produttive, commerciali e turistiche che ne risultino sprovviste o in misura insufficiente. A tale scopo saranno utilizzate aree pubbliche e private. I privati possono sostituirsi al Comune mediante progetti di parcheggi e garages pertinenziali, su spazi privati ma anche pubblici. Il piano comunale e i progetti privati debbono osservare le seguenti condizioni di fattibilità: - per la realizzazione di garages non debbono essere interessate aree nelle quali l’edificabilità è vietata per motivi ambientali, paesaggistici e idrogeologici; - le aree nelle quali si intendono realizzare parcheggi e garages debbono risultare servite da urbanizzazione primaria; - l’accesso e l’uscita degli automezzi non debbono costituire condizioni di pericolo e di intralcio al traffico di transito. 6. Fanno altresì parte delle disposizioni di cui al presente articolo, lo sviluppo di traffico marittimo, mediante la creazione di un servizio pubblico via mare (autobus del mare) da attivarsi particolarmente nei periodi di maggiore affluenza nell’isola, stabilendo tra l’altro il collegamento con le spagge attualmente poco utilizzate o difficilmente raggiungibili via terra, contribuendo a contenere, soprattutto nel periodo estivo, l’afflusso e la circolazione delle auto. Mediante appositi progetti si procederà al riutilizzo di vecchi pontili per barche, dando luogo a corridoi per la navigazione e fasce di rispetto per la balneazione; il riutilizzo dei vecchi pontili deve consentire l’attracco dei “autobus del mare”. Mediante apposito piano di utilizzo e regolamento, deve essere modificato il criterio di autorizzazione comunale per i servizi di spiaggia, a favore della concessione, in modo da garantire servizi minimi, il controllo della spiaggia, il mantenimento della stessa e livelli soddisfacenti della qualità degli stabilimenti balneari. La redazione del piano di utilizzo e del regolamento sarà redatto in sintonia con la Comunità Montana e e tenendo di conto dei seguenti indirizzi e criteri generali: - Il Piano deve indicare la linea del confine demaniale che individua l’ambito minimo del piano stesso e tutte le aree demaniali marittime, le aree retrostanti a queste che in qualche misura interagiscono per aspetti urbanistici e ambientali. Per tutto l’ambito di piano deve essere evidenziata la presenza di vincoli derivanti da leggi o strumenti di pianificazione ( d.lgs. 29 ottobre 1999, n.490, vincolo idrogeologico, vincoli ambientali derivanti dal Piano del Parco Marino, la tipologia d’uso e di gestione a cui è diversamente sottoposta delle sue parti, ( aree in concessione, aree libere, aree escluse dalla delega D.P.C.M. 29 dicembre 1995 ). Le valutazioni e indicazioni ( analitiche e del progetto ) di piano devono riguardare le infrastrutture puntuali e a rete, con particolare riferimento a: a) viabilità di penetrazione; b) viabilità meccanica controllata; 139 c) d) e) f) g) • • • • • individuazione di percorsi, distinti per tipologia di utilizzo ( pedonali, ciclabili, di visitazione; accessi al mare; gli ormeggi e/o campi boe parcheggi; reti tecnologiche e modalità di scarico; - le previsioni di piano devono riguardare tutto l’ambito d’intervento e possono essere articolate per settori e/o comparti, la cui progettazione deve avere carattere unitario, pur tenendo presente che i relativi lavori ed interventi possono essere eseguiti, tramite apposita regolamentazione, anche per i lotti funzionali e opere compiute; - il piano deve considerare secondo criteri unitari le aree per la balneazione e i sui servizi complementari già sottoposte a concessione tenendo conto delle aree libere intercluse, prevedendo percorsi pedonali (larghezza minima : = ml. 1,50 ) e ciclabili di raccordo con andamento tendenzialmente parallelo alla battigia, nonché quelli posti perpendicolarmente alla stessa ( larghezza minima : = 1,00 ); - deve essere indicato l’assetto distributivo delle principali strutture di servizio connesse all’attività turistiche e balneari, prevedendo una o più strutture di coordinamento (generale) e sorveglianza alla spiaggia, sedi di pronto soccorso, uffici informazioni e ricerca bambini, postazioni per gli addetti alla sorveglianza e al salvataggio; - le attrezzature balneari possono essere suddivise, in linea di massima, per fasce funzionali parallele al mare che abbiano le seguenti caratteristiche: a) arenile di libero transito : costituito dalla fascia di arenile con superficie variabile, che va alla battigia al limite delle attrezzature, con un minimo di ml.5 di profondità. In tale fascia non sono ammesse installazioni di alcun tipo, né disposizioni di ombrelloni, o sedie a sdraio o qualsiasi attrezzatura anche se precaria al fine di permettere il libero transito delle persone. Nella predetta zona di lido è comunque vietato qualsiasi attività o comportamento che limiti o impedisca il transito delle persone, nonché dei mezzi di servizio e di soccorso sia lungo il lido sia dalla spiaggia verso il mare e viceversa; b) soggiorno all’ombra : una fascia avente profondità variabile e comunque coincidente con la profondità delle aree in concessione il cui limite a mare dovrà coincidere con la linea ideale di demarcazione della fascia di arenile libero di cui al precedente punto a). I sostegni per gli ombrelloni dovranno essere posti al vertice di maglie aventi dimensioni uguali o superiore a ml. 4.00 x 4.00, ad eccezione delle zone impossibilitate a rispettare tali parametri dove le dimensioni minime dei lati potranno essere ridotte fino a ml. 2.50 x 3.00 con il lato minore parallelo al mare; c) servizi di spiaggia . tale fascia ha il limite a monte il percorso di servizio e/o la passeggiata a mare e sono prevedibili le seguenti attrezzature: cabine spogliatoio; deposito per sedie, ombrelloni, ed alrtri arredi mobili da spiaggia, compreso l’ufficio del gestore e le eventuali tende; servizi igienici; tende da ombra per bagnanti, collocate in aggiunta agli ombrelloni ( nell’area di spiaggia compresa tra due blocchi consecutivi di cabine spogliatoio), docce; 140 • capanne; In tale fascia c), possono inoltre essere collocati, oltre ai servizi igienici generali, di soccorso pubblico e di spiaggia precedentemente indicati, anche chioschi-bar ( secondo le tipologie delle tabelle merceologiche per i pubblici esercizi) che devono avere la zona vendita e per la preparazione cibi, nonché magazzini e servizi igienici per il personale. I chioschi devono essere previsti ad una distanza reciproca minima di ml. 1.20, indicata dallo strumento urbanistico comunale e negli elaborati grafici e/o tramite adeguata regolamentazione normativa; le dimensioni massime dei chioschi-bar sono di ml. 7.50 x 5.50 con un massimo di mq. 42.00 coperti, per un totale complessivo minimo di mq. 90 e altezza totale inferiore a ml. 5.00), d) punti di ormeggio e campi boe Nelle principali spiagge, ove le condizioni di sicurezza lo consentono, potranno essere previsti punti di ormeggio o campi boe avendo cura di porli ai lati degli arenili e al di fuori della zona individuata per la balneazione, raggiungibili attraverso corridoi di lancio posti anche’essi, ove possibile, ai lati della spiaggia. Il piano di utilizzazione dovrà stabilire inoltre proposte progettuali –tipo, inerenti le componenti di arredo delle strutture poste sul demanio, criteri per la loro realizzazione e ogni altra indicazione per disciplinare, assieme al regolamento edilizio comunale, la definizione dei progetti esecutivi e al fine di migliorare l’immagine di insieme degli interventi previsti; - Gli stabilimenti balneari, in particolare, devono garantire un’offerta minima di classificazione in riferimento ad una stella “marina” di cui all’allegato n° 1 del D.P.R.T. 23/04/2001 n° 18/R.e dovranno garantire la fruizione da parte dei portatori di handicap. Art. 73 Opere infrastrutturali 1. Sono ammessi in ogni tempo e con procedure dirette gli interventi di adeguamento, miglioramento e rettifica delle infrastrutture viarie che non comportino modifiche sostanziali dei tracciati e che non diano luogo ad alterazioni ambientali e paesaggistiche. 2. Progetti di rilevante modifica dei tracciati stradali e di nuovi tracciati, se non vietati dai vincoli di cui allo statuto del territorio, anche se non indicati dal piano strutturale o dal regolamento urbanistico, possono essere presentati in ogni tempo da enti istituzionalmente competenti e da privati. In questi casi la fattibilità degli interventi è subordinata alla approvazione del progetto preliminare di cui al precedente art. 71. 3. In merito ai loro rapporti con l’ambiente, si individuano tre tipologie di strade: • strade destinate prevalentemente al traffico di collegamento e di transito: strade rosse; • strade di rilevante interesse ambientale e paesaggistico: strade verdi; • strade di servizio, interne agli insediamenti: strade gialle. 4. Le strade rosse devono essere adeguate al traffico veloce e pesante; devono presentare le massime condizioni di sicurezza. Sono vietati l’immissione diretta di auto dagli edifici, da aree di servizio e di commercio, e il parcheggio lungo queste strade; saranno realizzati percorsi di immissione che presentino condizioni di sicurezza ottimali e aree di parcheggio ben separate dalle strade. 141 In corrispondenza di insediamenti, saranno installate barriere antirumore, preferibilmente realizzate con alberi e siepi, in considerazione del rilevante valore paesaggistico del territorio comunale. 5. Sulle strade verdi è ammesso esclusivamente traffico lento di mezzi leggeri; per i mezzi pesanti saranno stabiliti orari di accesso. Mediante progetti di interesse ambientale e paesaggistico, si realizzeranno, lungo queste strade, percorsi ciclabili e pedonali, piazzole di belvedere e di sosta attrezzata. I progetti stabiliranno inoltre i materiali e l’arredo urbano da utilizzare lungo le strade verdi e le sistemazioni delle aree ad esse adiacenti. Con apposita segnaletica saranno fornite informazioni sui siti e sulle aree di interesse storico, artistico e paesaggistico attraversati o visibili dalle strade. 6. Le strade gialle devono essere destinate al solo traffico di servizio; si preferiranno percorsi a fondo cieco per evitare traffici di transito. E’ ammesso il parcheggio lungo le strade. Con appositi progetti si integrerà la rete stradale con percorsi ciclabili e pedonali e si prescriveranno materiali e sistemazioni vegetazionali di protezione antiacustica e dall’inquinamento atmosferico. DOCUMENTO DI CONFORMITA’ AL PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE AI SENSI DEI COMMA 5 e 6 della D.C.R. 12 del 25 gennaio 2000 1. Ai sensi dell’art. 1 del P.I.T. il piano strutturale di Capoliveri contiene il seguente documento, inserito tra gli elaborati costitutivi del piano strutturale stesso. Il piano strutturale è stato redatto verificandone la conformità al Piano di Indirizzo Territoriale e al Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Livorno. 2. In merito alle integrazioni e specificazioni del quadro conoscitivo del piano strutturale sulla base del quadro conoscitivo del P.I.T. e in relazione alle prescrizioni e agli indirizzi contenuti nel P.I.T., il piano strutturale di Capoliveri, nella formazione del quadro conoscitivo, ha tenuto conto di quello del P.I.T. e di quello del P.T.C.P. con le integrazioni di dettaglio, come richiesto dall’atto regionale. In particolare: - Quadro conoscitivo della struttura territoriale, costituito da: Relazione Tav. n. 1 Inquadramento territoriale scala 1:25.000 Tav. n. 2 Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano scala 1:10.000 Tav. n. 3 Vincoli sovraordinati Tav. n. 4/a Stato di Rifiuto Tav. n. 4/b Stato di attuazione P.d.F. Tav. n. 5/a Infrastrutture viabilità Tav. n. 5/b Infrastrutture attrezzature e sevizi Tav. n. 6 Evoluzione storica Tav. n. 7 Morfologia e idrologia Tav. n. 8 Unità morfologiche Tav. n. 9 Uso del suolo e risorse agroambientali Tav. n. 10 Spiagge 142 Tav. n. 11 Tav. n. 12 Tav. n. 13 Tav. n.14/a Tav. n. 14/b Tav. n. 14/c Tav. n. 14/d Tav. n. 14/e Tav. n. 15 Tav. n. 16 Tav. n. 17 Risorse essenziali naturalistico ambientali Risorse essenziali insediative Funzioni del sistema insediativo Individuazione edifici unità ambientale di Lacona, Capostella e San Martino Monte Orello Individuazione edifici unità ambientale di S. Martino e Monte Orello, Lacona e Capo Stella Individuazione edifici unità ambientale di Capoliveri e Mola Individuazione degli edifici unità ambientale di Capoliveri e Mola Individuazione edifici unità ambientale di Monte Calamita Unità ambientali Carte dei valori e degrado ambientale Degrado geologico, idrico e morfologico - Conoscenze agroambientali: Relazione Tav. 1 Carta della vegetazione Tav. 2 Carta dei valori e degradi Tav. 3 Carta della classificazione delle aree a prevalente funzione agricola - Conoscenze idrogeologiche Relazione Tav. A1, 2, 3, 4, 5 Carta del Contesto Idraulico Tav. B1, 2 ,3, 4, 5 Carta della Pericolosità Idraulica Tav. C1, 2, 3, 4, 5 Carta del Degrado Ambietale Tav. D1, 2, 3, 4, 5 Carta della Pericolosità Geologica Tav. E1, 2, 3, 4, 5 Carta della Fattibilità Tav. F1, 2 Carta Piezometrica Tav. G1, 2 Carta della Conducibilità ionica Tav. H1, 2 Carta Integrata delle Acque sotterranee 3. Al fine di perseguire la conformità del quadro conoscitivo del piano strutturale ai criteri stabiliti nei commi 1, 2 e 3 dell’art. 1 del P.I.T., attuando uno sviluppo sostenibile del territorio comunale, il quadro conoscitivo del piano strutturale è stato costruito attraverso successive integrazioni, in funzione del raggiungimento degli obiettivi della Lr. 5/1995, degli atti di programmazione regionale, nonché degli indirizzi generali e degli obiettivi assunti dal Consiglio comunale con l’Atto di Avvio del procedimento di formazione del piano strutturale. L’insieme delle strategie generali e di quelle d’area ha costituito il riferimento per la definizione del quadro conoscitivo dal quale sono scaturite le specifiche azioni stabilite sui sistemi di risorse. Le varianti di piano strutturale comportano la verifica e l’aggiornamento del quadro conoscitivo: Statuto del Territorio (SdT, art. 3) 4. Le invarianti strutturali, individuate secondo i criteri stabiliti nell’art. 14 e con le specificazioni di cui agli artt. 15; 16 e 17 del P.I.T. sono considerate dal piano strutturale elementi di verifica della sostenibilità del piano, conseguentemente alla definizione generale di esse data dal P.I.T.: funzioni e prestazioni ad esse associate riferite alle diverse tipologie delle risorse. 143 Costituiscono invarianti le prestazioni dei sistemi delle risorse (SdT, Titolo II), i cinque parchi – 4 territoriali e 1 marino (SdT, art. 27), le aree di prevalente ed esclusiva funzione agricola (SdT, art. 9). 5. Per la conformità e le specificazioni degli obiettivi e degli indirizzi in relazione a quanto contenuto nel Titolo III del P.I.T. il piano strutturale stabilisce appositi indirizzi e condizioni per quanto riguarda gli insediamenti urbani (art. 11 P.I.T.), il territorio rurale (art. 12 P.I.T.), le infrastrutture per la mobilità (art. 13 P.I.T.), rispettivamente agli articoli 10 – per quanto riguarda i limiti d’uso della risorsa insediativa, 9 – per quanto riguarda il territorio rurale, 11 – per quanto riguarda le infrastrutture per la mobilità, 12 – dello SdT. Tali obiettivi e indirizzi sono specificati per sistema e sub – sistema territoriale e per unità territoriale organica elementare nel Titolo V dello SdT. Gli obiettivi di risposta alle condizioni di pressione sulle risorse, sono stabiliti negli articoli 64 – per quanto riguarda gli insediamenti -, 63 – per quanto riguarda il territorio agricolo – e 65 – per quanto riguarda le infrastrutture per la mobilità – dello SdT. Gli indirizzi gestionali per gli insediamenti sono contenuti nell’art. 71; quelli per le opere infrastrutturali nell’art. 73. 6. I contenuti del piano strutturale riguardo alle risorse naturali ed essenziali sono coerenti nei confronti di quanto stabilito al Titolo V del P.I.T. Le prescrizioni relative a città e insediamenti urbani trovano rispondenza nell’art. 10 dello SdT; quelle relative al territorio agricolo nell’art. 9; quelle relative alle infrastrutture della mobilità nell’art. 12. 7. Il piano strutturale conferma le misure di salvaguardia di cui al Titolo VII del P.I.T., precisamente: - le disposizioni relative alla difesa dai fenomeni alluvionali - le disposizioni relative alle classi di pericolosità, al rischio idraulico - le disposizioni relative alla salvaguardia dei beni paesistici e ambientali. Tali disposizioni formano oggetto del Titolo II, limiti e vincoli d’uso delle risorse, dello SdT. CONFORMITA’ AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI LIVORNO 1. Il piano strutturale di Capoliveri ha formato il proprio quadro conoscitivo integrando e approfondendo quello del P.T.C.P. 2. Il piano strutturale ha stabilito strategie generali e d’area, azioni di unità territoriali organiche elementari e regole di gestione conformemente alle articolazioni territoriali e funzionali e agli obiettivi generali del P.T.C.P., a riguardo delle risorse naturali ed essenziali dei sistemi territoriali e funzionali, e specificatamente e alle unità di paesaggio del P.T.C.P., queste ultime tenute presente come riferimento per l’individuazione delle UTOE, una volta verificatene le perimetrazioni e le caratteristiche territoriali. 3. Espliciti richiami agli articoli della normativa del P.T.C.P. sono contenuti nello Statuto del Territorio del piano strutturale di Capoliveri e particolarmente nel Titolo V (Strategie e azioni d’area). 4. Di seguito sono indicati gli articoli dello Statuto del Territorio relativi ai principali indirizzi, obiettivi e prescrizioni del PTCPLivorno. 144 - artt. 21 e 22, l’intero Titolo V: suddivisione del territorio comunale in sistemi, subsistemi e unità territoriali organiche elementaru, conformemente ai sistemi e alle unitànrurali di paesaggio del PTCPLivorno - Titolo II, Capo V: tipologie e categorie di intervento urbanistico-territoriale in ambito agricolo (PTCPLivorno art.9) - Titolo II, Capo V e tutto il titolo V: tipologie e categorie di intervento urbanisticoterritoriale associate alle unità di paesaggio rurale (PTCPLivorno, art.12) - Titolo II, Capo V e Titolo VI, art. 48: tipologie di attività agricolo-rurale (PTCPLivorno, art. 30) - Titolo II, Capo V: coefficienti per edificazioni in zona agricola: conferma delle prescrizioni del PTCPLivorno - Titolo II, Capo V e Titolo VI, art.48: connotati delle unità di paesaggio rurale (PTCPLivorno, art. 407 - per le emergenze ambientali: v. Titolo II, Capo IV - Titolo II, Capo V: individuazione delle aree a prevalente funzione agricola (PTCPLivorno, art. 43); v. anche l’intero Titolo V e gli artt. 48, per lo stato della risorsa, 56, per lo stato di pressione, e 63, per le politiche di rispostaart. - art.66, risorsa faunistica (PTCPLivorno, art. 46) - Titolo II, Capo III; Titolo VI, Capo II, art. 47 - stato -, Capo III, art.55 pressione-, Capo IV, art. 63 - risposte -: difesa del suolo (PTCPLivorno, artt. 47, 50, 53)) - Titolo II, Capo II; Titolo VI: Capo II, artt. 45 e 35, Capo III, artt.53 e 54, Capo IV, artt.60 e 61: tutela della risorsa idrica (PTCPLivotno, artt. 48, 51, 54) - Titolo II, Capo VI; Titolo VI, art. 49 - stato -, art. 57 - pressione -, art. 54 risposte -; tutto il Titolo V: insediamenti (PTCPLivorno, artt.56 e 57). INCREMENTO DELLA RISORSA INSEDIATIVA PER NUOVA EDIFICAZIONE (1) ______________________________________________________________________ UTOE VOLUME mc. ABITANTI corrispondenti ALLOGGI corrispondenti STANDARD (2) (3) spazi comuni (4) mq. ________________________________________________________________________________ ____ di pianura Lacona – Margidore 5.000 50 20 900 Capoliveri 15.000 150 60 2.700 ______________________________________________________________________ (1) con esclusione degli incrementi di ristrutturazione e riqualificazione della risorsa insediativa (2) il regolamento urbanistico preciserà le destinazioni d’uso della volumetria ammessa; per un orientamento sugli spazi pubblici e di uso commune necessari, si è fatto corrispondere a tale volumetria un numero virtuale di abitanti (mc. 100 per abitante) (3) media di 2,5 abitanti per alloggio 145 (4) D.I. 1444/1968 18 luglio 2002 146