Alcune notizie molto interessanti su Pepe Carvalho

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Alcune notizie molto interessanti su Pepe Carvalho
Chi è PEPE CARVALHO
CARLO ANDREOLI
6 / 7 / 1998
Creato il
28/11/97.
Ancora su Carvalho:
1) Tutti i libri della serie Carvalho
2) Uno scettico cronista
3) Il nuovo Carvalho televisivo
Sommario:
Introduzione
L'infanzia
La CIA
Muriel e il marxismo
Charo
Biscuter
Roldán né vivo né morto*
Sabotaggio olimpico*
Il premio
Vecchie conoscenze
Carvalho invecchia
Libri e fuoco
Vito Altofini
Cucina
Pepe Carvalho si chiama proprio cosí: Pepe è in spagnolo il vezzeggiativo di José, in
pratica la traduzione spagnola di Beppe, e in effetti in alcune zone d'Italia si usa lo stesso
Pepe. Ma quando recentemente il detective si è recato a Buenos Aires per cercare suo
cugino Raúl Tourón, all'arrivo all'aeroporto dopo un inquietante viaggio in aereo, l'agente
che gli controlla il passaporto gli chiede:
—Pepe?
—Sí. Sono io. Mi conosce?— risponde Carvalho.
«Il poliziotto gli indica il suo nome nel passaporto».
—È la prima volta che qualcuno si chiama Pepe in un passaporto.
—Sono detective privato.
«Il poliziotto esclama "Ah!" come se la risposta fosse definitiva e timbra il passaporto».
Malgrado questo, c'è chi continua a chiamarlo José Carvalho.
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Sul nome di Pepe Carvalho c'è ancora da dire. In Spagna, come anche in Sud America, ad
ogni bambino vengono dati, oltre ai vari nomi di battesimo, due cognomi: quello del padre e
quello della madre. Questo perchè occorre poter distinguere tra i milioni di persone che
hanno cognomi come per esempio Rodríguez, González, Ruiz, Muñoz o Vázquez. Cosí
Manuel Vázquez Montalbán non è di famiglia nobile, semplicemente suo padre si chiama
Evaristo Vázquez e sua madre Rosa Montalbán.
E il secondo cognome di Pepe Carvalho? Carvalho non è un cognome tanto comune,
specialmente in Catalunya, e quindi il detective non dichiara abitualmente il secondo
cognome. Comunque, quando ne La solitudine del manager, un poliziotto gli chiede:
—José Carvalho Larios?
—Sí— risponde lui.
Ma in parecchi altri luoghi della cronaca delle sue avventure, ad esempio in Quintetto di
Buenos Aires*, apprendiamo che il detective si chiama Pepe Carvalho Tourón.
L'INFANZIA
Se non facciamo ricorso alla recente biografia scritta da Quim Aranda (Piacere, Pepe
Carvalho, Feltrinelli), sappiamo di Carvalho che è nato nell'attuale Raval di Barcellona e
che in Tatuaggio ha 37 anni. Ora, Tatuaggio è stato scritto da Vázquez Montalbán nel 1972,
quindi Carvalho è all'incirca del 1935, anche se altre fonti fanno risalire la sua nascita al
1939, l'anno in cui nacque anche lo scrittore.
Poco sappiamo, sempre prescindendo dalla
biografia di Quim Aranda, dell'infanzia del
detective, soltanto che ha punti di contatto con
quella dello scrittore, tanto da far nascere il
sospetto che i due siano la stessa persona: nati
nello stesso rione di Barcellona, i rispettivi padri
li videro per la prima volta all'uscita dalla
prigione, nel 1944, li portavano in gita a
Vallvidrera, sulle colline attorno alla città, li
iniziarono alla gastronomia con un piatto di
calamari a la romana nel ristorante Casa
Leopoldo. Il detective e lo scrittore sono nati in
Dettaglio del portone della casa nella quale è
un quartiere povero e antifranchista, un mondo
nato Pepe Carvalho, in calle Botella 11. (Foto
esclusiva di Hado Lyria).
di perdenti della Guerra Civile e della vita, di
vagabondi mutilati le cui leggende hanno
alimentato le loro infanzie.
Attualmente entrambi vivono a Vallvidrera, ma frequentano spesso Casa Leopoldo.
LA CIA
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Mentre Vázquez Montalbán studió Filosofia, pare che Carvalho sia laureato in Lettere. Egli
è in Stati Uniti nel 1963 come agente della CIA, incaricato della sorveglianza della Casa
Bianca e della guardia del suo inquilino John F. Kennedy e della sua famiglia. Questo lo
apprendiamo in Kennedy l'ho ucciso io*, mentre Vázquez Montalbán ha scritto dopo che
Pepe Carvalho era arrivato in Stati Uniti come lettore di spagnolo in un'università, da dove
poi è stato arruolato nell'intelligence service americano, dove è stato formato come agente
dal catalano Jaime Siurell, alias Phileas Wonderful. Da lí è passato al servizio della Casa
Bianca, dove ne ha viste di tutti i colori: passando giornate intere con la famiglia Kennedy, ha
dovuto ascoltare le poesie della solitaria Jacqueline, sopportare le prepotenze di Robert e
osservare il Presidente, che sa sorridere con i bambini in braccio per le foto delle riviste, per
poi togliersi il sorriso posticcio e sognare, in una stanza ad hoc, che qualcuno invade gli
USA permettendogli di riconquistarli partendo dalle Montagne Rocciose, e di fare finalmente
un discorso "affinché la Storia lo assolva".
Sembra che Carvalho sia in realtà un doppio agente, poichè è a sua volta ricercato dalla CIA
come membro di Bacterioon, l'incarnazione del Male. Stando alle sue dichiarazioni —la
narrazione avviene in prima persona ed ha come sottotitolo "Impressioni, osservazioni e
memorie di una guardia del corpo"— egli è nell'agenzia solo per non essere disoccupato, e
ritorna a Barcellona dopo aver ucciso Kennedy, per ordine del petroliere texano Mr. H e del
capo degli agenti della CIA Morrison. I committenti cercano di farlo fuori a missione compiuta,
senza però riuscirci. Nei seguenti trentacinque anni la CIA non è riuscita a trovare Carvalho,
che non ha neppure cambiato nome, e di tutto questo il detective e il suo cronista non hanno
mai piú parlato, se non con brevissimi accenni.
MURIEL E IL MARXISMO
Durante la sua permanenza in Sati Uniti, Carvalho vive nel ricordo dell'ex moglie Muriel e
della loro figlia. Della figlia non sappiamo neppure il nome e delle due non sapremo mai piú
niente, forse perchè il detective ha voluto dimenticare tutto, o forse perchè il suo scrittore,
Vázquez Montalbán, preferisce tacere sull'argomento. Comunque sappiamo che Muriel è
una fanatica comunista, che parla di politica anche durante il coito. E pare sia stato proprio
questo matrimonio l'esperienza che ha fatto di Carvalho un "cinico apostata", disincantato da
qualsiasi ideologia. Appena arrivato, nel 1997, a Buenos Aires, ha chiesto ad Alma, la
cognata di suo cugino, che l'ha accompagnato durante la sua permanenza:
—Si mangia in questa città?
—Si mangia copiosamente, argentinamente.— ha risposto Alma.
—Marx ha detto che si conosce un paese solo quando si è mangiato il suo pane e si è
bevuto il suo vino.
—Marxista?
—Sezione gastronomica.
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Nella biografia di Quim Aranda non si fa cenno alla figlia di Carvalho, ma si parla di Muriel e
del suo secondo matrimonio, dal quale avrebbe avuto una figlia...
CHARO
Tornato a Barcellona, Carvalho si lega sentimentalmente a Rosario García López, detta
Charo, di professione prostituta di lusso. Sappiamo anche che Charo ha abbandonato
Carvalho negli ultimi anni, e precisamente nel 1991, quando il detective si è innamorato
platonicamente della sua cliente Claire Delmas, lasciando in un angolo la povera Charo che
ha accettato un impiego come centralinista nell'albergo ad Andorra di un suo cliente. Fa un
certo effetto leggere che Carvalho, durante la sua permanenza in Argentina, ha scritto e
riscritto mille lettere a Charo, senza però spedirgliene nessuna. Eccone una versione:
«Cara Charo, alla mia partenza per Buenos Aires per un lavoro, ho incominciato a scriverti
per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo
accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o
male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e
per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o rimane
soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e
tutto puó ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un inizio come in qualsiasi posto,
ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta
paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercheró una scusa
per rimanere ancora un po' qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato.
Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti...»
Ma, che si sappia, la lettera non viene spedita. Né Charo ha bisogno delle parole di Carvalho
per tornare a Barcellona. Durante la sua permanenza a Buenos Aires, Carvalho telefona nei
momenti di maggior tensione al suo Biscuter, pour parler, anzi, per sapere se Charo sia
tornata:
—Sto sofisticando la mia cucina. Quando torna, capo? Ho notizie di Charo che forse le
piaceranno. Mi sembra che stia per tornare—.
«Carvalho ha bisogno di non risponedere, ma Biscuter vuole ricevere una risposta».
—Cosa le sembra?— insiste Biscuter.
—Bene.
—Sa cosa ha detto quando mi ha telefonato? Mi ha detto che lei è l'uomo della sua vita.
—Di tutta la sua vita?
—Questo non me l'ha chiarito.
E poi, poco prima di ripartire per Barcellona sentiamo Carvalho, al telefono, emozionato:
—Charo rimane? Vuole aprire un negozio? Non lo so, Biscuter. Non lo so. Devo chiarire
alcune cose.
D'altra parte, la prossima avventura della serie, in uscita in Spagna nel 1999, avrà per titolo
L'uomo della mia vita*.
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BISCUTER
Carvalho l'aveva conosciuto in prigione a Lleida, l'uno
prigioniero politico, l'altro sfortunato scassinatore di macchine: il
nomignolo Biscuter fa riferimento all'utilitaria tanto in voga in
Spagna negli anni cinquanta, mentre il vero nome del segretariocuoco-aiutante lo dichiara lui stesso in Storie di padri e figli*,
nella sua residenza e ufficio del detective, quando i due
immaginano la propria morte:
—Se muori prima [di me], scriveró un necrologio per te, Biscuter.
—E cosa scriverebbe, capo?
—Non sono uno scrittore, Biscuter.
—Faccia uno sforzo, capo.
In primo piano, una Biscuter.
—È mancato Biscuter...
—Mi chiamo José Plegamans Betriu.
«Quindi Biscuter non si chiamava Biscuter»
—Va bene: È mancato José Plegamans Betriu, piú conosciuto come Biscuter, rinomato
professionista della criminolgia... o no, meglio dire soltanto criminologo...
—Mi prenderanno per un criminale.
—Criminologo è colui che studia i crimini ed i criminali. È molto importante. Continuo:
rinomato criminologo. Dopo una lunga malattia sopportata con esemplare rassegnazione...
—Non mi auguri una lunga malattia, capo, e in ogni caso non avrei nessuna rassegnazione.
Morderó i medici e le infermiere... Ma continui capo, mi stava piacendo.
—Dopo una schifosa malattia affrontata con indignazione, spiró ieri circondato dall'affetto ed
il rispetto di un cincuanta percento dei commercianti del barrio chino di Barcellona.
Il suo capo, Pepe Carvalho, e i suoi amici Charo e Bromuro, La invitano a salutare questo
singolare personaggio. Durante il funerale la Banda Municipale di Barcellona interpreterá il
pezzo L'assedio di Zaragoza.
—Preferisco un bolero di Machín. Quello cosí bello che dice si vive soltanto una volta.
«E Biscuter lo canta, nella speranza di poterlo cantare anche, personalmente, il giorno del
suo funerale».
Quando i due si ritrovano nel 1977, Biscuter non riconosce Carvalho e gli chiede 25 pesetas.
Il detective, occupato nella ricerca del colpevole della morte di Antonio Jaumà, vecchio
conoscente degli anni americani e manager della multinazionale Petnay, riconosce subito lo
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sgorbio:
—Biscuter...—
E l'altro:—Osti... Lo Studente...—
E cosí inizia la storia di una collaborazione: Carvalho lavora e Biscuter cucina, un po' come
Don Quijote e Sancho Panza.
Durante il caso del Labirinto greco Carvalho compie un errore: si presenta a Beba, la
ragazza che deve pedinare, e per evitare un nuovo caso Jésica Stuart (ne I mari del Sud)
deve essere Biscuter a continuare il pedinamento. Inizia cosí la carriera criminologica
dell'entusiasta sgorbietto
Roldán, né vivo né morto*
Il Biscuter criminologo ha visto, per adesso, il suo culmine
in Roldán, né vivo né morto*, un'avventura dell'estate del 1994
molto sui generis. Roldán è un personaggio molto noto in
Spagna: capo della Guardia Civil (i Carabinieri spagnoli),
appena si scoprí che era riuscito ad accumulare, con tangenti
e prendendo a piene mani dai fondi statali riservati a missioni
segrete, un patrimonio assolutamente incredibile tra Spagna e
Svizzera, sparí nel nulla, mettendo in crisi il Governo
socialista di Felipe González. Ebbene, Carvalho e Biscuter si
mettono alla ricerca del fuggiasco e viaggiano non poco,
continuando a trovare sosia che hanno tutto e niente in
comune col vero Roldán. Carvalho finisce in Libano e viene
rapito da una squadra di amazzoni del Mossad che lo portano
a Gerusalemme attraverso un intricato sistema di fognature
sopra il quale viviamo, e dove ogni Governo lava
segretamente i propri panni sporchi.
Il vero Roldán è stato ritrovato, nel 1995, dopo le conclusioni
In piedi dietro a Roldán,
di Carvalho, a Laos, ed è stato ceduto alla polizia spagnola
Carvalho
(o Harvey Keitel?) e Biscuter,
nell'aeroporto di Bangkok, in un episodio ancora in parte da
secondo Alfonso Font.
chiarire e nel quale Carvalho farebbe bene ad indagare.
Roldán, né vivo né morto* è stato pubblicato a puntate ne EL
PAÍS durante il mese di agosto del 1994, con illustrazioni che secondo il parere di molti
affezionati lettori spagnoli, mal rappresentano i veri personaggi.
Sabotaggio olimpico*
Anche Sabotaggio olimpico* è stato pubblicato ad episodi, sia su EL PAÍS che, con un
giorno di ritardo, su La Stampa, nella traduzione di Hado Lyria. Erano i giorni delle Olimpiadi
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del 1992, a Barcellona. Carvalho si mette in "vacanza dello spirito", come recita il cartello
appeso alla porta dell'ufficio, paga a Biscuter un corso specialistico di cucina a Parigi, come
gli aveva promesso nel 1987, e accende il suo camino con i soliti libri, per «riflettere sulle
sue decadenze e sulle ferite lasciate nel suo paesaggio interiore dalla partenza di Charo».
Ma l'esercito irrompe a casa sua e lo porta alla presenza del Presidente del COI, Juan
Antonio Samaranch, che lo prega di indagare su un probabile caso di sabotaggio olimpico:
Ben Johnson ha fatto i 100 metri in 6,4 secondi e il 40% degli atleti negri non sono negri... Se
ne vedono di tutti colori: Anna d'Inghilterra gira solitaria Barcellona su un cavallo, seguita a
distanza dal Ministro degli Interni spagnolo. I due finiscono per innamorarsi. George Bush,
allora presidente degli U.S.A., che varie volte al giorno stramazza a terra fulminato da un
infarto per poi rialzarsi subito, sorridente e facendo con le dita il segno della vittoria, vuole
bombardare Barcellona perchè la confonde con Bagdad. E poi c'è un sottomarino a forma di
scarpone da cartoni animati che si mette in moto facendo il verso:
«Brrruuummm....Brrruuummm...». E poi una culturista serba, figlia del Maresciallo Tito, che
irrompe anche lei, felinamente, a casa di Carvalho e, dopo aver teso sistematicamente tutti i
muscoli sotto gli occhi increduli del nostro, lo sbatte a letto e lo violenta. Alla fine
dell'avventura arriva anche un regalino da Andorra: Charo spedisce a Carvalho una radio.
Il premio
Il premio è l'ultimo romanzo della serie pubblicato in Italia. Carvalho è pagato da Lázaro
Conesal per sorvegliare lo svolgimento della serata in cui viene concesso il premio letterario
piú ricco del mondo, 100 milioni di pesetas, piú di un miliardo di lire. La serata si svolge
nell'enorme Hotel Venice, proprietà di Lázaro Conesal, un personaggio che assomiglia
terribilmente all'ex banchiere spagnolo Mario Conde, finito in prigione qualche anno fa
perchè spendeva allegramente i soldi della sua banca, il Banesto, per affari strettamente
personali. Lui, come Lázaro Conesal, è uno dei tanti che durante i governi socialisti sono
sbucati nella scena pubblica partendo dal nulla e riuscendo ad arricchirsi piú o meno
illecitamente, speculando, approfittando di amicizie che poi li hanno abbandonati sul piú
bello. E anche Conesal vedrá sbattersi il telefono in faccia dallo stesso Wojtila, che quella
sera non ne vorrà sapere di lui.
Il romanzo si svolge su tre piani narrativi e l'idea è che il tempo si morde la coda, come il
famoso serpente, ouroboros. Ma anche la dinamica omicida-morto, come quella scrittorepersonaggio, sono viste nell'ottica dell'ouroboros.
Durante quella serata troviamo i personaggi piú famosi della mondanità letteraria spagnola,
alcuni nei ruoli di se stessi, altri sotto nomi falsi e altri ancora che rappresentano un insieme
di personaggi. Cosí la Ministro di Cultura del Governo di allora, Carmen Alborch, è lí proprio
in carne ed ossa, tale e quale, come anche Joaquín Leguina, scrittore, intellettuale e politico
socialista. Del piú recente premio Nobel spagnolo non si fa il nome, ma lo riconosciamo
facilmente. Altri personaggi sono meno facilmente decifrabili, ma sono i classici intellettuali e
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scrittori, che fanno i classici discorsi, con le loro classiche presunzioni e manie.
Vecchie conoscenze
Carvalho incontra, durante la serata nella quale è ambientata
Il premio, un vecchio amico, Sánchez Bolín, che ha conosciuto
nella valle del Sangue, durante il caso de Le terme. L'ha poi
reincontrato nel 1987, a Madrid, quando cercava il colpevole
della morte di un produttore televisivo (Assassinio a Prado del
Rey*). Sánchez Bolín è uno scrittore catalano di gialli, taciturno,
comunista, grande gourmet, e ne Il premio lo vedremo mangiare
il classico pà amb tomàquet catalano.
Madrid è la città nella quale Pepe Carvalho non riesce mai a
dormire. Ricordate Assassinio nel Comitato Centrale? Era il
1981, e tra servizi segreti, una donna sudamericana, banchetti
ed excursus ideologici, Carvalho finiva per addormentarsi in
giro. Anche in Assassinio a Prado del Rey* non ha visto il letto,
e cosí ne Il Premio. Ma il caso de Il premio è tanto piaciuto a
Carvalho: l'hanno pagato bene, non ha avuto tanto da tribolare,
ha viaggiato in un aereo privato ed in Jaguar, ha bevuto il
miglior whisky esistente, il Knockando. E ha ritrovato vecchie
Sánchez Bolín. (Foto Hado conoscenze: non solo Sánchez Bolín, ma anche Dillinger, il
Lyria).
braccio destro del commissario Fonseca nel 1981, ora diventato
poliziotto privato. E Carmela, che nel 1981 era stata incaricata
dal Partito di scarrozzare Carvalho per Madrid, aveva assaggiato la cucina del detective in
casa propria e gli si era affezionata. Oggi Carmela è invecchiata, e Carvalho cerca di
sedurla, di convincerla ad accompagnarlo a Buenos Aires. Ma Carmela non cede, e i due si
salutano come avevano fatto nell'81, senza concludere niente. È una pagina molto bella
quella che riporta l'ultimo dialogo tra i due, nella Jaguar che accompagna Carvalho
all'aeroporto, a serata conclusa. Inizia Carmela:
—(L'aereo) non è tuo e mi proponi di andare a Barcellona, come se il nostro ultimo addio
fosse avvenuto un'ora fa e io fossi in grado di cambiare città, di cambiare vita, perchè me lo
chiede il corpo.
—Si cambia vita cosí o non la si cambia.
—E quella fidanzata che avevi? E il tuo socio, o quel che era?
—Charo mi ha abbandonato circa tre anni fa. Forse quattro. Abita ad Andorra. Ha lasciato la
prostituzione e lavora come receptionist in un albergo. Biscuter cerca di emanciparsi, di
trovare le sue ragioni per vivere al di là di essere il mio aiutante per tutto. Soltanto il mio
vicino Fuster è ancora Fuster, ma è molto spaventato perchè tutti i suoi amici hanno infarti al
miocardio. È impossibile ubriacarsi con lui. Neanche la mia città è piú la mia città. I Giochi
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Olimpici l'hanno trasformata in una sconosciuta per me. È come se su di lei fossero passati
aerei fumigatori che avessero ucciso tutti i batteri che mi permettevano di vivere.
—E perchè non rimani tu a Madrid?
—Madrid è stata la capitale di un impero per puro caso. Adesso è la capitale di un'immensa
stanchezza. A Barcellona in realtà non ci succede mai niente. Tutto ciò che ci succede è per
colpa di Madrid. Questa vostra città è sempre piena di un milione di persone strane. Nel 1945
di un milione di cadaveri. Nel 1980 di un milione di gilet. Adesso di un milione di nuovi ricchi.
—Cosa vuoi che ti dica, a me Barcellona sembra una città insipida e a Madrid si vedono
molto piú chiare le contraddizioni del capitalismo selvaggio. E poi domani ho molto da fare.
(...)
«Appoggiata allo schienale del sedile, Carmela studia quel vecchio sconosciuto, e Carvalho
legge nei suoi occhi una stupita diagnosi comparativa con quella che senz'altro ha stabilito
quindici anni prima».
—Sei stanco.
—La notte è stata lunga.
—Non parlo della notte. Sei stanco. Di notte e di giorno. Domani mattina sarai ancora stanco.
—È probabile.
—Rimani.
—Sono stanco anche per rimanere. Mi dispiace aver insistito. Se vuoi l'autista ti porta a casa
prima di portarmi all'aeroporto.
—Mi piace salutarti negli aeroporti.
Rivediamo anche il figlio di Carmela, che non ricorda Carvalho, e che lo saluta dicendogli
che deve andare "a togliersi il tartaro dall'uccello"...
Carvalho invecchia
Carvalho è dunque stanco. Sta invecchiando. A Buenos Aires addirittura si commuove
riflettendo sui desaparecidos durante la dittatura e sulla tristezza delle madri della Plaza de
Mayo; ricorda addirittura Bietola, la cagnetta de I mari del Sud:—Io amo molto gli animali.
Anni fa mi uccisero una cagnetta, si chiamava Bietola. Giurai che non avrei piú avuto cani. Mi
sembrava un tradimento a Bietola. (...)
Il fatto è che Carvalho non è come Hercules Poirot, che ha sempre la stessa età, che è
sempre uguale.
Chi potrebbe piú immaginare risse come quella che Carvalho ha sostenuto ne I mari del
Sud? Il detective non ha piú l'età né il fisico che gli permettevano questo tipo di iniziative,
anche se sappiamo che gira spesso con la pistola sotto la giacca.
Libri e fuoco
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Carvalho invecchia, conservando naturalmente i suoi vizi, gastronomici e incendiari. In
Kennedy l'ho ucciso io*, Carvalho possedeva una stupenda biblioteca: D.H. Lawrence,
Gramsci, Voltaire, Rousseau. «Voltaire era un uomo, —dice Carvalho— era un signore»
mentre Rousseau «era un perfetto idiota».
Poi arriva Tatuaggio e con lui i problemi:
Carvalho «si sorprese schiavo di una cultura
che lo aveva separato dalla vita, che aveva
falsificato la sua sentimentalità come gli
antibiotici possono distruggere le difese
dell'organismo». E cosí Carvalho incomincia a
bruciare libri, ad incendiare poco a poco la sua
biblioteca, a dare «il meritato castigo alle verità
inutili che riuniva». Nel camino riportato nella
foto il detective ha incendiato dapprima La
Spagna come problema di Pedro Laín Entralgo,
e poi tanti e tanti altri: il Quijote, la Critica della
Il camino di casa Carvalho. (Foto esclusiva di
ragion dialettica di H. Lefebvre, Come fu
Hado Lyria).
temprato l'acciaio di Ostrovskij, letture obbligate
di qualsiasi buon comunista clandestino spagnolo. E poi I fratelli Karamazov di Dostoevskij,
Maurice di E.M. Forster, Prima che sia tardi di Angus Wilson, Atto senza parole di Samuel
Beckett, Teoria estetica di T.W. Adorno... Recentemente in Argentina Carvalho è caduto
molto in basso: lí abitava in un appartamento che il suo cliente e zio gli aveva affittato, un
appartamento con tanto di caminetto, ma senza biblioteca. Quindi Carvalho è dovuto andare
in libreria a comprare dei libri, parecchi, tra i quali le opere complete di Borges, certo. E li ha
comprati soltanto per poterli bruciare, specialmente in presenza di ospiti, perchè a Carvalho
piace sfoggiare questo suo vizio. Già in Tatuaggio aveva detto che lui non è di quelli che
quando sente la parola cultura tira fuori la pistola: «io tiro fuori l'accendino». E aveva
continuato con una filippica a favore della cultura viva, tattile e commestibile, in opposizione
all'«ortopedia verbale».
Tuttavia occorre ricordare anche che in Le terme era passato in libreria a comprare un libro di
Juan Goytisolo per poi nascondersi e bruciarlo, osservato senza saperlo da una ammutolita
testimone. E sempre ne Le terme, avendo visto che lo scrittore Sánchez Bolín si era
addormentato nel bel mezzo di una festa in maschera, si era ripromesso «di non lasciare in
vita neanche uno dei libri che gli erano rimasti in biblioteca».
Eppure, sappiamo anche che questo vizio non gli risulta del tutto facile: in La rosa di
Alessandria l'abbiamo visto perdonare Poeta a New York di Federico García Lorca, dopo
averlo afferrato con decisione e averne letto per sbaglio alcuni versi. Ma lo smemorato
cronista Vázquez Montalbán ha raccontato altrove che i libri di Joseph Conrad sono gli unici
che Carvalho non riesce ancora a bruciare.
In Tatuaggio aveva calcolato che possedeva circa 3500 libri che riempivano e
imprigionavano «come delle sbarre» la sua casa. Bruciandone uno al giorno, ne avrebbe
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imprigionavano «come delle sbarre» la sua casa. Bruciandone uno al giorno, ne avrebbe
avuto per dieci anni. Ben ventitré anni dopo, Carvalho ne ha ancora e questo ci fa sospettare
che la sua media non sia giornaliera o che sia passato segretamente in libreria anche a
Barcellona.
Durante il loro incontro a Madrid in occasione dell'assassinio a Prado del Rey, Sanchez
Bolín e Pepe Carvalho si trovano a parlare di libri. Lo scrittore afferma che bruciarli è «da
fascisti». E lo stesso ha urlato recentemente Alma, l'amica di Carvalho in Argentina, che
vedendolo gettare alle fiamme Tango. La canzone di Buenos Aires di Ernesto Sábato, ha
cercato con scarso successo di fermarlo, e comunque lo ha rimproverato con un marcato
accento argentino, che la traduzione non potrà mai rivelare:
—Sei pazzo? Cosa sei, un fascista? I fascisti sono gli unici che bruciano i libri.
«Carvalho si consegna alla comodità di un sofà mentre accende un sigaro».
—È una vecchia abitudine. Ho letto libri durante quarant'anni della mia vita e adesso li brucio
perchè non mi hanno insegnato a vivere.
—Quello che dici sembra di Julio Iglesias.
Vito Altofini
Durante la cronaca di Quintetto di Buenos Aires*, non viene detto quanto tempo il detective
abbia passato in Argentina, ma sembra sia stato parecchio, tanto che Carvalho ha avuto
qualche problema di liquidità. Quindi, non potendo lavorare in Argentina perchè non ha un
permesso di soggiorno, deve trovarsi un socio, e cosí conosce Vito Altofini Cangas, di origini
paterne chiaramente italiane, con il quale fonda la "Carvalho e Altofini detective", con sede
nell'appartamento del nostro. Oltre al caso del cugino di Pepe, i due risolveranno diversi altri
casi, in uno dei quali ricompare Beatriz Maluendas, una conosciuta dei tanti lettori de Il
fratellino.
La cucina
Infine, due parole sull'altro vizio di Carvalho: la
gastronomia. Nella cucina che compare nelle foto
Carvalho ha cucinato piatti assurdi ad ore
assurde, bevendo quantità spaventose di vini e
liquori, e chiudendo il tutto con dei sigari, a volte
buoni (Lusitania Pertegaz, Montecristo), e altre
volte pessimi (Rey del Mundo, Macanudo). Come
tutto nella gastronomia di Carvalho: egli ama
accostare alla nouvelle cuisine il peggior vino da
tavola, e al piatto piú semplice il bordeaux piú
pregiato.
La cucina di Carvalho. (Foto esclusiva di Hado
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Il tutto è molto carvalhiano.
La cucina di Carvalho. (Foto esclusiva di Hado
Lyria).
Ancora su Carvalho:
1) Tutti i libri della serie Carvalho
2) Uno scettico cronista
3) Il nuovo Carvalho televisivo
La cucina di Carvalho. (Foto esclusiva di Hado
Lyria).
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