Mentre camminava tra le felci che crescevano attor
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Mentre camminava tra le felci che crescevano attor
Mentre camminava tra le felci che crescevano attorno alla città di Troia, Balso Snell s’imbatté nel celebre cavallo ligneo degli Achei. Da vero poeta si ricordò degli antichi versi di Omero, e decise di trovare una via d’accesso. Osservando il cavallo, Balso riuscì a individuare solo tre ingressi: la bocca, l’ombelico e l’orifizio posteriore del canale digestivo. La bocca era troppo in alto perché potesse raggiungerla, l’ombelico si rivelò un vicolo cieco, e così, dimenticando la sua dignità, Balso si accostò all’ultima apertura. O Anus Mirabilis! Lungo le labbra del mistico portale Balso rinvenne delle iscrizioni che, dopo un attento esame, fu in grado di decifrare. Inciso nel profilo di un cuore trafitto da una freccia e sovrastato dall’iniziale N si leggeva “Ah! Qualis... Artifex... Pereo!”. Non essendo tipo da lasciarsi surclassare da un imperatore commediante, Balso si servì del proprio coltellino tascabile per incidere un altro cuore, assieme alle parole “Oh, Bisso! Oh, Abisso! Oh, Anon! Oh, Onan!”, omettendo però la freccia e la sua iniziale. Prima di entrare, Balso pregò: 27 NATHANAEL WEST – Oh, Birra! Oh, Meyerbeer! Oh, Bach! Oh, Offenbach! Venitemi ora e sempre in aiuto nel momento del bisogno 2! Subito si sentì come il Cavaliere Solitario, i Due Foscari, i Tre in Barca, i Quattro dell’Apocalisse, i Sette Contro Tebe. E, rincuorato, s’inoltrò nell’intestino crasso, simile a una sala d’aspetto male illuminata. Dopo qualche tempo, poiché non vedeva nessuno e non udiva nulla, Balso iniziò a sentirsi depresso. Per tenere in alto il cuore, ma senza farselo arrivare in gola, decise di comporre una canzone. Tondo come l’Ano Di un cavallo di bronzo Tenero bottoncino 3 È l’Ano dell’Equino I Serafini cantano Il Verbo del Signore Sulle ruote d’ottone Del suo carro a motore Orbe pieno e perfetto Epa di Sileno Circolo di Giotto Ruota... senza freno Tondo e pieno Tondo e pieno Calice traboccante 2 RIFERIMENTO ALL’INVOCAZIONE “ANTICO PADRE, ANTICO ARTEFICE, VIENIMI ORA E RITRATTO DELL’ARTISTA DA GIOVANE, BIBLIOTECA ECONOMICA NEWTON, 1995. CURA E TRADUZIONE DI MARINA EMO CAPODILISTA. 3 RIFERIMENTO A TENERI BOTTONI DI GERTRUDE STEIN. SEMPRE IN AIUTO”. JAMES JOYCE 28 LA VITA IN SOGNO DI BALSO SNELL Il Benedetto Ventre Di Maria, Di Maria, Nostra Madre Pieno e Perfetto Orbe Bocca di Calice Colmo I Buchi Arrugginiti Dei Piedi del Signore Accolgono i chiodi piantati dai Giudei Più tardi le attribuì vari titoli, tra i quali riscossero notevole successo soprattutto Un Buco Fuori dal Mondo 4, o Attraverso lo Sterco, e Circoli Culturali sugli Ani dei Cavalli Bronzei, o Voli Pindarici nei Tratti Colonici. Ma nonostante l’allegra canzoncina, Balso non si sentiva tranquillo. Pensava alle Fenici Escrementizie, una razza di ominidi che aveva immaginato mentre poltriva a letto una domenica pomeriggio, e tremava, pensando che lì era molto probabile incontrarne una. Ed era un timore più che giustificato, poiché le Fenici Escrementizie sono solite divorarsi, digerirsi, e partorire se stesse attraverso le feci. Nella speranza di attirare l’attenzione di qualche abitante, Balso lanciò un grido, come sopraffatto dalla bellezza del paesaggio. – Oh, Cancello di Rosa! Oh, Rorido Giardino! Oh, Pozzo! Oh, Fontana! Oh, Fiore Appiccicoso! Oh, Membrana Mucosa! Un uomo con la parola “Guida” ricamata sul berretto emerse dall’ombra. 4 RIFERIMENTO CHARLES BAUDELAIRE “ANYWHERE OUT OF THE WORLD (DOPOEMETTI IN PROSA (LO SPLEEN DI PARIGI), DALL’OGLIO EDITORE, 1987. TRADUZIONE DI DECIO CINTI. A VUNQUE, FUORI DAL MONDO)”. 29 NATHANAEL WEST Per dimostrare il suo diritto d’incursione in quanto poeta, Balso citò un passo da una delle sue opere. – Se si desidera far incontrare due linee rette subito, o magari nel prossimo futuro, – enunciò, – è importante stabilire in anticipo gli accordi necessari, preferibilmente per via telegrafica. Ma l’uomo ignorò il suo discorsetto. – Signore, – disse, – voi dovete essere un ambasciatore di quel popolo ingegnoso che ha inventato e perfezionato lo sciacquone automatico, presso di noi che siamo eredi della Grecia e di Roma. Per citare i bei versi del vostro poeta, “A quella Maestà che fu la Grecia, a quella Gloria che fu Roma” 5... vi offro i miei servigi come guida. Per cominciare, vogliate osservare alla vostra destra una splendida prostata dorica, turgida di soddisfazione e di eccessiva esuberanza. Queste parole fecero infuriare Balso. – Ah, saremmo gli inventori dello sciacquone automatico, eh? – gridò. – Razza di stronzo! Dorica, sì, come no! È un Capitello Colonico, ecco cos’è! E poi quella non è neanche la prostata, è solo un’emorroide atrofica. Lo chiami grande e glorioso, questo merdaio? Hai mai visto la Grand Central Station, lo Yale Bowl, l’Holland Tunnel, o il Nuovo Madison Square Garden? Una fogna a cielo aperto, stronzo, ecco cosa vedo qui... e al giorno d’oggi, poi! È negligenza criminale, te ne rendi conto? Davanti all’ira funesta di Balso, la guida batté in ritirata. – Vi prego, signore, – implorò, – vi prego... Dopotutto ci troviamo su un suolo santificato dai secoli, che i grandi uomini hanno benedetto sotto i loro passi. Qui tutte le strade portano a Roma. 5 STORPIATURA DI EDGAR ALLAN POE, “A ELENA”, DA TUTTI I RACCONTI, LE POESIE E “GOR- DON PYM”, GRANDI TASCABILI ECONOMICI NEWTON, 1997. TRADUZIONE DI TOMMASO PISANTI. L’ORIGINALE RECITA: “A QUELLA GLORIA CHE FU LA GRECIA/ A QUELLA MAESTÀ CHE FU ROMA”. 30 LA VITA IN SOGNO DI BALSO SNELL – Stronzo, – ripeté Balso, stavolta però con meno ferocia. La guida s’imbaldanzì. – Attento a come parlate, straniero. Se non vi piace qui, perché non ve ne tornate a casa vostra? Prima di andarvene, però, lasciate che vi racconti una storia... un’antica leggenda del mio popolo, ricca di folklore locale. E che per di più, mi vedo costretto ad aggiungere, cade proprio a fagiolo. Ci tengo comunque a rassicurarvi che ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. S’intitola VISITATORI Un viandante di Tyana, che andava in cerca del saggio Apollonio, vide un serpente che s’infilava nel posteriore di un uomo. Accostandosi a quest’ultimo, il viandante disse: “Perdonatemi, caro amico, ma vi è appena entrato un serpente nel...” e indicò la parte in questione. “Sì, signore, quella è la sua tana”, fu la strabiliante replica. “Ah, ma allora voi dovete essere colui che sto cercando, il santo filosofo Apollonio di Tyana. Eccovi una lettera di raccomandazione da parte di mio fratello George. Vi spiace se do un’occhiata al serpente? E adesso al buco. Perfetto!”. Balso fece eco al finale della storia. – Perfetto! Perfetto! Una vera parabola d’altri tempi. Considerati assunto. – Ne conosco molte altre, – disse la guida, – e ve le narrerò lungo la strada. A proposito, la sapete quella di Mosé e del Cespuglio Ardente? Il profeta rimproverò al Cespuglio di aver parlato, citando il detto “Erba cheta 31 NATHANAEL WEST non muore mai”; e il cespuglio insolente replicò “Meglio un cespuglio oggi che una passerina domani” 6. A Balso questo aneddoto piacque meno del precedente; in effetti lo trovò pessimo, ma poiché era deciso a non fare altre soste, s’inoltrò su per l’intestino tenendo la guida sottobraccio. Mentre risalivano il budello, lasciò che la guida chiacchierasse a volontà. Purtroppo, giunto in un punto in cui l’intestino aveva perforato la parete dello stomaco, Balso si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa: – Caspita, che ernia! La guida si fece paonazza dalla rabbia e Balso tentò di rabbonirla facendogli credere di riferirsi ad altro. – Ernia, – disse, rigirandosi la parola sulla lingua. – Peccato che associazioni d’idee tanto puerili rovinino una parola così evocativa, impedendole di essere usata come nome proprio. Ernia! Che nome splendido sarebbe per una bambina! Ernia Hornstein! Paresi Pearlberg! Paranoia Puntz! Quanto sono più piacevoli all’udito (e a quale altro senso devono piacere i nomi?) di Fede Rabinowitz o Speranza Hilkowitz. Purtroppo aveva fatto un’altra figuraccia. – Messere! – tuonò la guida. – Io sono un Ebreo! E ogniqualvolta si nomini qualcosa di ebraico, mi sento in dovere di proclamare che sono un Ebreo. Sono un Ebreo! Un Ebreo! – Oh, mi hai frainteso, – si affrettò a dire Balso. – Non ho nulla contro gli ebrei. Io ammiro gli ebrei, razza parsimoniosa. Alcuni dei miei migliori amici sono ebrei. 6 NELL’ORIGINALE IL RIFERIMENTO È AI PROVERBI “GOOD WINE NEEDS NO BUSH” E “A (“IL BUON VINO NON NECESSITA DI FOGLIE”) SI RIFERISCE ALLA CONSUETUDINE ANGLOSASSONE DI APPENDERE RAMI D’EDERA ALL’INGRESSO DELLE LOCANDE PER SEGNALARNE LA QUALITÀ; IL SECONDO (“UN UCCELLO IN MANO NE VALE DUE NELLA SIEPE”) È L’EQUIVALENTE DEL NOSTRO “MEGLIO UN UOVO OGGI CHE UNA GALLINA DOMANI”. BIRD IN THE HAND IS WORTH TWO IN THE BUSH”. IL PRIMO 32 LA VITA IN SOGNO DI BALSO SNELL Ma le sue proteste servirono a poco, finché non gli venne in mente di citare l’epigramma di C.M. Doughty. – I semiti, – declamò Balso con voce ferma, – sono simili a uomini sprofondati in una cloaca fino agli occhi, ma con la fronte che tocca il cielo.7 Dopo essere riuscito a placare la guida, Balso cercò d’ingraziarsela ancora di più commentando che il magnifico tunnel lo commuoveva profondamente, e che sarebbe stato felice di trascorrervi il resto della vita con la sola compagnia di un paio di pipe e di un buon libro. La guida sollevò le braccia in uno di quei gesti d’eloquenza in cui sono maestri i latini e disse: – Dopotutto, cos’è l’arte? Sono d’accordo con George Moore. L’arte non è la natura. L’arte è la natura digerita: un sublime escremento.8 – E Daudet? – indagò Balso. – Oh, Daudet! Daudet, c’est de bouillabasse! 9 Sapete, è sempre George Moore a dire: “La virtù di alcune vergini di sedici anni è stato il prezzo pagato per avere la Source di Ingrès?”.10 Ebbene... – Picasso dice, – intervenne Balso, – Picasso dice che non vi sono piedi in natura... Beh, grazie per avermi fatto da cicerone. Ora però devo andare. Ma prima che riuscisse a defilarsi, la guida lo afferrò per la collottola. – Ancora un momento, prego. Avete fatto bene a interrompermi. Dovremmo discutere di arte, non di artisti. Vi prego, illustratemi la vostra interpretazione del motto del maestro andaluso. 7 CHARLES M. DOUGHTY, ARABIA DESERTA, UGO GRANDE EDITORE, 2003. TRADUMARIO BIONDI. 8 GEORGE MOORE, CONFESSIONI DI UN GIOVANE, ALBERTO STOCK, 1929. TRADUZIONE DI GIAN DÀULI. 9 IBID. 10 IBID. ZIONE DI 33 NATHANAEL WEST – Ecco, il punto è... – esordì Balso, ma prima che potesse finire la guida lo interruppe di nuovo. – Se siete disposto ad ammettere l’esistenza dei punti, – disse, – allora l’affermazione che non vi sono piedi in natura vi mette in una posizione insostenibile. Il suo stesso significato dipende dal presupposto che non esistono punti. Con questa dichiarazione, Picasso si schiera dalla parte dei monisti nell’eterna disputa fra i sostenitori del Singolare e quelli del Plurale. Come scrive James, “La realtà esiste distributivamente o collettivamente? Sotto forma di individui, di particolari, di realtà distinte e personali, oppure soltanto sotto forma di tutti e di insiemi?”11. Se la realtà è singolare allora non vi sono piedi in natura, se è plurale allora ve ne sono molti. Se il mondo è uno (e tutto è parte della stessa entità che Picasso chiama la natura), allora non c’è nulla che abbia un inizio o una fine. Solo quando gli oggetti prendono la forma di individui, particolari, realtà distinte e personali (e hanno dunque un’estremità), possono avere i piedi. I piedi sono per definizione attaccati alle estremità. Inoltre, se il tutto è unico, e non possiede né una fine né un inizio, allora il tutto è un cerchio. Un cerchio, difatti, non ha né un inizio né una fine. Un cerchio non ha piedi. Se crediamo che la natura sia un cerchio, di conseguenza dobbiamo anche credere che in natura non esistano piedi. – Non liquidare questa idea come semplice misticismo. Bergson ha... – Cézanne ci invita a “trattare la natura secondo il cilindro e la sfera”. 12 11 WILLIAM JAMES, INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA, FRATELLI BOCCA EDITORI, 1945. TRADUZIONE DI MARIO MALATESTA. 12 PAUL CÉZANNE, LETTERE, SE STUDIO EDITORIALE, 1985. A CURA DI ELENA PONTIGGIA. 34 LA VITA IN SOGNO DI BALSO SNELL E con queste parole, Balso fece un nuovo, disperato tentativo di fuga. – Cézanne? – disse la guida, tenendo saldamente Balso per la collottola. – Cézanne ha ragione. Il saggio di Aix ha... Con uno strappo violento, Balso si liberò e fuggì via. 35