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Dieci…
di Roberto Mengoni
A dieci ore dalla fine del mondo, uomini e donne erano felici.
Il buco nero, comparso all’improvviso dalle parti di Marte, stava per inghiottire la Terra e
non ci sarebbe stato scampo per nessuno. Per un pianeta che non era mai stato tranquillo
dall’età della pietra, era lecito attendersi lo scatenarsi dei più orribili desideri dell’umanità,
le ultime vendette, le ultime crudeltà, il saccheggio dei supermercati ed il furto di razzi per
scappare.
Invece...
Il primo segnale che sarebbe finita con i fuochi d’artificio invece che con i roghi venne
quando un gruppo di talebani alzarono bandiera bianca davanti a un fortino americano e
urlarono che volevano visitare un sexy shop prima della fine. Ma il presidio era vuoto: i
soldati se n’erano andati. Per fortuna i talebani trovarono tutto quello che avevano sempre
desiderato.
Curioso che gli ultimi desideri furono molto turistici: dall’Africa partirono schiere di
immigrati che volevano vedere l’Italia. Giunsero a bordo di sgangherate imbarcazioni ma
invece di essere classificati, incarcerati e rimandati indietro, vennero invitati alle tavolate
che si stavano organizzando per la penisola, con montagne di tagliatelle, pianure di
lasagne e laghi di vino. Vennero arabi, romeni, cinesi, indiani. Ballarono e risero. Era un
pezzo che non si vedeva gli italiani ridere tanto.
Poi venne l’annuncio di Don Badilecorto che ordinava ai picciotti di gettare le armi nella
spazzatura. Stranamente l’annuncio del capo dei capi s’incrociò, certo casualmente, con
un’altra sorprendente notizia, ovvero che le banche avrebbero diviso i loro capitali con i
poveri. Si disse che era la paura del giudizio divino, ma i cinici (quei pochi che restavano)
fecero notare che il valore delle azioni crebbe del 100% nelle ultime ore in cui le borse
restarono aperte.
Pizzerie, ristoranti e sushi-bar fecero a gara per offrire l’ultima cena più bella. Gratis.
Mangiarono tutti, anoressici e diabetici compresi. Si stapparono tutte le bottiglie di vino.
Non ne rimase una chiusa. Bevvero anche gli astemi. Bevvero anche i sauditi, in pubblico,
mentre le donne si liberavano del chador e guidavano auto sportive per i viali di Riad,
lanciando baci agli uomini. Anche i mullah risero. Perfino i rabbini ortodossi con i riccioloni
e i cappelloni neri.
La cosa più terribile avvenne però in Giappone: gli impiegati volevano continuare a
lavorare. Allora i capi dissero ‘andiamo a bere!’ e tutti partirono. I bar di Tokyo non fecero
mai più affari del genere.
A dieci ore dalla fine del mondo metà del pianeta era ubriaca. L’altra metà spegneva la
televisione, i computer, i cartelloni pubblicitari e usciva all’aperto. I bambini riempirono le
strade libere di auto. Non ci furono scippi, non ci furono omicidi. Era l’ultimo giorno di
scuola prima delle vacanze: le persone passeggiavano tranquille e si scambiavano auguri.
Chi sapeva suonare, suonava per le strade. Chi non sapeva farlo, suonava lo stesso e
nessuno si lamentava. I poeti solitari scrissero gli ultimi versi, poi capirono che non li
avrebbe letti nessuno e scesero anch’essi in strada per partecipare alla festa. I ricchi
tenevano festini nelle loro residenze. Si entrava senza invito: i barboni ballavano insieme
alle baronesse. Gli innamorati facevano l’amore dove capitava, mentre la folla batteva le
mani intorno a loro.
Si attese un annuncio del papa per riportare l’ordine. Che ci fosse un po’ di decenza
almeno all’ultimo! Una folla di bigotti l’aspettò in piazza San Pietro. Ma il papa apparve in
jeans e maglietta nera e disse che i cattolici erano liberi di fare sesso con chi volevano,
anzi che i preti erano liberi di sposarsi. Infine annunciò che si sarebbe immediatamente
sposato con una suora (cubana) di vent’anni. Pochi credettero che la suora avesse
vent’anni e che fosse una suora, ma che importava? Un festoso levare di campane si alzò
dalle parrocchie. Ci si abbracciò e ci si baciò. Ci si baciò moltissimo. C’era un’incredibile
desidero di baciarsi, di carezzarsi. C’erano ragazze che per strade carezzavano i vecchi,
che non le ricevevano da cinquant’anni. Allo stadio olimpico si tenne un grande matrimonio
collettivo, si sposarono anche gay e lesbiche. Qualcuno disse di aver visto Gesù scendere
dalla croce.
I cineamatori registrarono tutto e mandarono messaggi in cielo, ‘guardate come finisce
l’umanità.’ Qualcuno aggiunse, ‘ci stiamo divertendo da pazzi.’ E un altro disse, ‘perché
non l’abbiamo fatto prima?’
A dieci ore dalla fine del mondo il misterioso buco nero cambiò rotta. La fine del mondo
era rimandata di un milione di anni. Lo disse, con le lacrime agli occhi, un’annunciatrice
della BBC. La festa è finita, annunciò. Ma nessuno ci fece caso. La festa andò avanti per
molti giorni ancora.
Finché uomini e donne non si svegliarono.
Stranamente era lunedì mattina.