Una bella figura 130154 R

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Una bella figura 130154 R
Marcello De Carli
Scuola di Architettura del Politecnico di Milano
Lezioni
INVOLUCRO
UNA BELLA FIGURA
Architettura 4
06/01/2013
Aggiornamento marzo 2014
EDIFICI PER LE ISTITUZIONI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA
Indice
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SUOLO, SCHELETRO, INVOLUCRO
LO STUDIO DELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: ZOO E CAPRICCIO
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA
CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE
TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO
PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO, CORPO, CORONAMENTO
IL CONTORNO DELLA FIGURA
ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE
PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE
MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 1
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI – 2
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI – 3
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 1
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 2
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 3
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 4
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 5
MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA
RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE
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EDIFICI PER LE ISTITUZIONI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA
Indice
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RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 1
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 2
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 3
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 4
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO – 1
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO – 2
CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI
CASA DI CASE – 1
CASA DI CASE – 2
PORTALI – 1
PORTALI – 2
RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI
ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE
ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. – 1
ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. – 2
PARTIZIONE VERTICALE
PARTIZIONE VERTICALE. BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE
PARTIZIONE VERTICALE . SERIE
PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 1. CORTINA DI CASE GOTICHE E REINTERPRETAZIONI
PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 2
PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE
MECCANO COSTRUTTIVISTA 1
MECCANO COSTRUTTIVISTA 2
IL FOGLIO DIVENTA VOLUME
CITTÀ ANALOGA. VARIAZIONI
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UNA BELLA FIGURA
1. SUOLO SCHELETRO INVOLUCRO
Trovo questa classificazione comoda per descrivere le parti degli edifici: il suolo,
lo scheletro e l’involucro.
Il suolo (la superficie su cui ci posiamo, ai diversi piani) è figlio della forza di
gravità.
L’involucro confina lo spazio, per creare microclima e protezione. È fatto da pareti
e coperture, che a volte coincidono. Le coperture possono fungere anche da
suolo.
Lo scheletro sostiene il suolo (quando il suolo non è appoggiato per terra) e
l’involucro. Contrasta la forza di gravità e le altre forze della natura (vento,
terremoti, ecc.). A volte lo scheletro coincide col suolo e/o con l’involucro
(esoscheletro).
In questa lezione mi occupo dell’involucro esterno dell’edificio, quello che separa
lo spazio interno dell’edificio, climatizzato e protetto, dallo spazio esterno.
In particolare mi occupo della figura dell’involucro esterno: come l’involucro
esterno appare alla vista di chi sta fuori.
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2. LO STUDIO DELLA FIGURA
La figurazione dell’involucro è un’operazione di modellazione e di ordinamento
degli elementi che lo costituiscono.
La figura è legata al tipo, alla tecnica costruttiva, al contesto ed alla memoria. Il
legame con tipo e tecnica costruttiva è interno all’operazione del comporre. Il
legame col contesto comporta un giudizio sul contesto (paesaggio) e una
valutazione delle sue possibili trasformazioni. Il legame con la memoria è
correlato alla percezione visiva e alle relazioni che chi vede istituisce con il proprio
bagaglio di memorie.
Il lavoro sulla figura interessa le questioni dell’armonia / bellezza, delle
proporzioni, dell’ordine / disordine, del significato, dell’identità, dell’astrattismo /
realismo
Nel procedimento di progettazione la figura segue il tipo. Penso che nel nostro
lavoro di composizione convenga prima di tutto definire lo spazio interno (che è
volume esterno) usando i tipi, avendo in mente la tecnica costruttiva e il rapporto
col sito. Poi viene la figura che deve essere appropriata allo spazio ed al volume
ed essere coerente con la tecnica costruttiva. La figura è in rapporto stretto con la
materia dell’involucro e con le prestazioni ambientali richieste.
In passato, almeno dall’architettura dell’antica Grecia all’eclettismo ottocentesco, i
teorici dell’architettura utilizzavano prevalentemente due strumenti per
razionalizzare il lavoro della figurazione: gli ordini e gli stili.
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LO STUDIO DELLA FIGURA
Questo modo di razionalizzare e organizzare il procedimento di progettazione è
andato in crisi definitivamente nel mondo moderno, per le innovazioni tecniche
(architettura del cemento armato, del ferro e del vetro, impianti ascensore), che
consentivano figurazioni inedite, e per lo sviluppo edilizio della città industriale,
che ha imposto problemi inediti e diverse priorità.
La cultura degli architetti ha risposto con qualche tentativo di ridefinizione di uno
stile (dal liberty al neoplasticismo), col minimalismo e con l’eclettismo
sperimentale.
Racconterò questa storia, peraltro già molto indagata, in un altro momento. In
questa lezione ricordo solo che il minimalismo, contrapposto alla decorazione è
una tendenza che percorre la storia dell’architettura europea nei secoli: ricordo,
ad esempio, Milizia, Durand e i neoclassici francesi.
In questa lezione descrivo alcuni strumenti che possono aiutare a fare bella
figura.
Il repertorio è sempre utile; resta lo strumento su cui si fonda il lavoro, perché così
funziona il cervello creativo (per associazione di idee, di immagini). Non è più
possibile, però, operare con repertori “finiti” onnicomprensivi, come tentavano di
fare, nei trattati, i teorici degli ordini o degli stili.
Si tratta di stabilire alcuni criteri per riordinare i repertori. Poi ognuno avrà il suo.
Il repertorio individuale non è strano. Anzi è la realtà, sia per la moda / mercato,
che per i limiti della nostra soffitta mentale.
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA
Per il mercato è illuminante l’esempio del grattacielo di Gehry a New York
(Beekman Street), raccontato in un pannello della mostra delle sue opere, allestita
in Triennale nel 2009.
Racconta Gehry (cito a memoria) che in questo caso, per rispetto del carattere
della città, avrebbe voluto realizzare un edificio ispirato ai grattacieli storici, quelli
della prima metà del ‘900. Quando ha presentato i suoi primi modelli, di
grattacielo a torta, con torsione dei parallelepipedi, ma con facciata a griglia, il
committente (un operatore immobiliare che costruiva per vendere) ha chiesto,
come modifica, delle facciate alla Gehry; l’edificio, per poter vendere le unità
immobiliari a un prezzo adeguato, doveva risultare “firmato” fin dal primo sguardo.
Gehry l’ha rivestito (bene) con un panneggio d’acciaio (ogni pannello diverso
dall’altro), facendo il manierista di sé stesso.
In tutta l’arte moderna la riconoscibilità (l’uso di un repertorio riconoscibile) è un
carattere commerciale importante. Dato che la nostra soffitta mentale non è
infinita, ciascuno tende a costruire un proprio limitato repertorio, sia per comodità,
che per riconoscibilità.
Quando si è ottenuta una qualche affermazione, sperimentare vie nuove,
irriconoscibili, può essere un danno commerciale. Per evitare questi passi falsi
l’età avanzata, con l’arteriosclerosi, aiuta, perché limita la capacità di collegare le
sinapsi seguendo strade sconosciute; quindi si tende a ripercorrere le vie note.
Qualcuno è arteriosclerotico fin da giovane.
UNA BELLA FIGURA
GRATTACIELI A NEW YORK.
Hugh Ferriss , disegno di grattacielo, 1929
Frank. O. Gehry. Beekman Tower, New York, 2003/10.
• Modello di una versione del progetto preliminare. Modello del progetto esecutivo. Vista
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA
Ho parlato del mercato della figurazione e del valore commerciale dell’identità
individuale, perché è una delle condizioni imposte dall’attuale organizzazione /
divisione del lavoro.
Ma la caratterizzazione dell’architettura con gli stilemi individuali spesso è
inopportuna. Può produrre un paesaggio simile a un’accozzaglia di ninnoli al
mercato delle pulci (immagine appropriata per il mercato delle pulci, ma non per il
paesaggio). Il paesaggio non è un ‘espositore. È un bene comune risultato di
un’opera collettiva di generazioni.
“La città e la regione, la terra agricola e i boschi diventano la cosa umana perché
sono un immenso deposito di fatiche, sono opera delle nostre mani; ma in quanto
patria artificiale e cosa costruita esse sono anche testimonianza di valori, sono
permanenza e memoria. La città ‚ nella sua storia.” (1)
Quando costruiamo un edificio modifichiamo il paesaggio. Non siamo solo autori
dell'edificio, siamo anche coautori del paesaggio. Non solo; la nostra opera è
destinata a durare nel tempo (non foss’altro per l’ammortamento dei costi),
costituendo (in bene o in male) un punto di riferimento per nuove opere.
Il paesaggio di un luogo riflette la cultura materiale del luogo, sedimentata nel
tempo. Le popolazioni hanno loro identità culturali (che si tramandano per
comunicazione, imposizione di regole, imitazione) da generazione a generazione.
Allo stesso modo i paesaggi hanno una loro identità, costruita nel tempo. È un
fatto importante. Non sempre da conservare intatta. Ma sempre da considerare.
(1) Aldo Rossi – L’architettura della città - 1966 - Tratto dall'edizione originale: Marsilio Editori, Padova, capitolo 1, paragrafo 4, pag 28.
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA
Riprendo la metafora del quadro, che ho usato altre volte. Il progetto urbano o
edilizio è come un intervento su una piccola porzione di un grande quadro.
L’intervento, oltre a essere, in sé, più o meno bello, influisce su tutto il quadro.
Come i baffi di Duchamp sulla Gioconda. È utile essere consapevoli di questo
effetto. La consapevolezza comporta una conoscenza e un giudizio. La
conoscenza del quadro. Il giudizio sul suo valore.
Prima di parlare delle tecniche di costruzione delle figure, faccio riferimento ai
mondi in cui quelle tecniche vivono. I mondi dell’immaginario, individuale e
collettivo.
L’immaginario ha sempre a che fare col passato, (da cui attingiamo il materiale
per immaginare), col futuro (quando cerchiamo di prevedere), coll’identità del
luogo in cui interveniamo; con l’identità dei materiali che usiamo e con il
repertorio.
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3. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA
Nella città dell'ottocento l'importazione di stili architettonici esotici è stato un fatto
culturale rilevante, non immotivato.
La palazzina cinese di Palermo, realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel
1799 su commissione di Ferdinando IV di Borbone con elementi in «stile cinese»
(tetto a pagoda, basamento con archi ogivali, portichetto con tamburo in stile
cinese, apparato decorativo delle scale elicoidali e delle travi in legno intagliato,
ecc.), mostrava, a chi non poteva conoscerle, le espressioni di altre culture.
La costruzione in stile esotico era il corrispettivo dello zoo. Uno zoo di architetture.
Lo zoo è diventato inutile quando è stato sostituito da altre forme di
comunicazione delle informazioni sul regno animale di altri paesi: i viaggi, i
documentari ci mostrano quegli animali meglio che lo zoo, dove gli animali vivono
contro natura.
Allo stesso modo i viaggi, i libri, le fotografie, i documentari, i film ci mostrano gli
altri paesaggi e non abbiamo bisogno del villino cinese per conoscere
l'architettura dell'estremo oriente.
Al contrario, per molti di noi, quando viaggiamo, l'interesse per i luoghi che
visitiamo è aumentato dalle differenze. Un luogo, un paesaggio, una città ci
affascinano quando mostrano il loro carattere, la loro identità, diversi da quelli di
altre città, di altri paesaggi.
UNA BELLA FIGURA
ZOO DI ARCHITETTURA.
Giuseppe Venanzio Marvuglia. La Favorita, Palazzina cinese. Palermo. 1799.
UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA
Nella seconda metà del ‘900, la citazione «esotica» è rinata in forma colta come
scelta di uno stile contrapposto allo stile internazionale o in forma popolare come
strumento di rappresentazione «teatrale» finalizzato anche alla comunicazione
commerciale.
Nel 1974/78 Charles Moore progettò la “Piazza d’Italia” a New Orleans, luogo
destinato a celebrazioni e feste della comunità italo americana, rappresentativo
della comunità. Si tratta di un progetto etnico pop che usa efficacemente (con
distaccata ironia) stilemi della tradizione classica italiana.
C’è parentela, ma non coincidenza fra il modo di fare di questo intervento e il
cosiddetto post modern (sotto questa etichetta sono classificate opere anche
molto diverse fra loro).
UNA BELLA FIGURA
ZOO DI ARCHITETTURA.
Charles Moore. Piazza d’Italia. New Orleans. 1974/78
UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA
Questo modo di fare (che accomuna Moore con Venturi) confina con la
cultura architettonica popolare e kitsch che ha costruito i suoi monumenti a
Las Vegas e Disneyland. A Las Vegas, come decenni dopo in Cina, lo zoo
architettonico rinasce come forma dell’architettura dedicata al consumo
(alberghi, casinò, outlet).
Il “Venetian Resort Hotel Casino” di Las Vegas (1996/99; 4.049 stanze e un
casinò di 11.000 m²) riproduce ambienti veneziani: la bellezza è garantita
dalla copia.
Questo modello è stato riprodotto, ancora più grande, nel 2007 a Macao
(980.000 mq totali; il resort ha 3.000 suite che occupano 110.000 mq )
Il “Florentia Village” a Wuqing, Cina, ospita un outlet costruito e gestito da
imprenditori italiani. L’immagine analoga della città storica italiana è un
veicolo di comunicazione per il consumatore cinese.
Il carattere di questi interventi è la copia credibile, per una cultura popolare,
di un ambiente esistente altrove.
UNA BELLA FIGURA
ZOO DI ARCHITETTURA.
Venetian Resort Hotel Casino. Las Vegas, Nevada. 1996/99. (A sinistra)
Hydea s.r.l.. Florentia Village, outlet. Wuqing, Cina. 2009/11. (A destra)
UNA BELLA FIGURA
ZOO DI ARCHITETTURA.
Venetian Resort Hotel Casino. Macao, Cina. 2007
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4. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: ZOO E CAPRICCIO
C’è un nesso fra lo zoo dell’architettura e il «capriccio» di un vedutista?
Penso di no. Si tratta di procedimenti diversi che hanno un diverso rapporto con
l’identità dei luoghi.
Nei «capricci» i vedutisti creavano paesaggi attendibili; dovevano capire il
carattere dell’architettura di quella città o di quel luogo e dipingere edifici
d’invenzione ma appropriati. Nel Capriccio viene comunicato un possibile modo di
essere di un luogo, non un «altrove». Nello «zoo» viene ricostruito un «altrove»,
in contrasto con l’identità del luogo.
Bernardo Bellotto. Capriccio architettonico. 1762
Canaletto Capriccio del ponte della Pescaria (Venezia). 1743
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5. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA
Nel capriccio veneziano Canaletto disegnò una Venezia immaginata, con edifici di
Palladio: il Ponte di Rialto progettato e non realizzato, la Basilica di Vicenza e il
palazzo Chiericati. Rossi parla di Venezia e del Capriccio veneziano di Canaletto
quando parla della «città analoga».
«Nel quadro il Ponte di Rialto del progetto palladiano, la Basilica, Palazzo
Chiericati vengono accostati e descritti come se il pittore rendesse
prospetticamente un ambiente urbano da lui osservato. I tre monumenti
palladiani, di cui uno è un progetto, costituiscono così una Venezia analoga la cui
formazione è compiuta con elementi certi e legati alla storia dell’architettura come
della città. La trasposizione geografica dei monumenti attorno al progetto
costituisce una città che conosciamo pur confermandosi come luogo di puri valori
architettonici.
La Venezia che ne nasce è reale e necessaria, assistiamo a un’operazione logicoformale, a una speculazione sui monumenti e sul carattere urbano sconcertante
nella storia dell’arte e del pensiero. Un collage di architettura palladiane che
conformano una città nuova e nel riunirsi conformano se stesse. Quello che più
importa in questo quadro è quindi la costruzione teorica, l’ipotesi di una teoria
della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente
definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell’operazione è il senso
autentico, imprevisto, originale della ricerca.» (2)
(2) Aldo Rossi, L’architettura della ragione come architettura della tendenza, in Illuminismo e architettura del ‘700 veneto, catalogo
della mostra, Castelfranco Veneto, 1969.
UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA
«… dalla realtà e dal mito di Venezia noi possiamo costruire una Venezia
analoga. … Io credo che il modo più serio per operare sulle città, o per capirle,
che non è poi molto diverso, sia quello di porre una mediazione fra la città reale e
la città analoga. … L’alternativa reale è quella di procedere alla costruzione della
città analoga: in altri termini di servirsi di una serie di elementi diversi, tra loro
collegati dal contesto urbano e territoriale, come cardini della nuova città.» (3)
(3) Aldo Rossi, Caratteri urbani delle città venete, in AAVV, La città di Padova, Officina Edizioni, 1970
Il tema dell’identità, che fa da sfondo ad ogni scelta di figurazione, è utilizzato
oltre che dal pop, dalla cultura della «architettura della città», progettando edifici
che interpretano i caratteri tipologici e figurativi della città storica, con una tecnica
che chiamo «realismo», nelle sue varie declinazioni.
Aldo Rossi, col Teatro del Mondo, teatrino galleggiante realizzato per la Biennale
di Venezia nel 1979, reinterpreta il tipo a pianta centrale e insieme l’identità
dell’architettura veneziana.
«Perché questo mi piaceva soprattutto: l’essere una nave e come una nave
subire quei movimenti della laguna, leggere oscillazioni, il salire e il scendere…
Ho tagliato queste finestre secondo il piano della laguna, quello della Giudecca e
quello del cielo … Mi piace ricordare un giudizio di Mazzariol dove si parla di una
Venezia pre-monumentale, non ancora bianca delle pietre del Sansovino e del
Palladio … Ma riscoprire questa Venezia era possibile solo con l’intervento di un
oggetto preciso: discretamente colorato, di una tecnologia elementare ma sicura,
come un barcone o, appunto, una macchina teatrale …» (4)
(4) Aldo Rossi. Autobiografia scientifica. Pratiche Editrice. 1990
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA DELLA CITTÀ POSSIBILE
Canaletto. Capriccio veneziano (con edifici palladiani). 1755 ca. Olio su tela, cm 58 x 82. Venezia, collezione Aglietti
UNA BELLA FIGURA
IL TIPO COME ANALOGIA
Aldo Rossi. Teatro del Mondo. Venezia. 1979
UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA
Un altro esempio. Il lotto della biblioteca di Groningen (progetto di Giorgio
Grassi), sito nella città storica, ha un piccolo fronte sulla strada principale,
incastrato in una cortina di case, in mezzo a quattro edifici antichi.
Giorgio Grassi fa reinterpretare al suo edificio, sul fronte strada, il tipo della
casa su lotto profondo, col fronte a tre finestre, che caratterizza i
«monumenti» circostanti; divide questa parte di biblioteca in due corpi di
fabbrica stretti e lunghi; rispetta gli allineamenti con l’altezza dell’edificio
maggiore e l’interpiano dei piani bassi degli edifici minori.
Mentre il corpo posteriore, su un cortile, si affaccia con una parete di mattoni, con
poche feritoie, e una scala di sicurezza in acciaio, come fosse un edificio
mercantile, un magazzino, come quelli della città vecchia.
Analogia e realismo
Ho affermato prima che il trattamento della figura come «analogia» e
riconducibile al «realismo». Ma esiste in architettura una tendenza che possa
essere classificata come “realismo”?
Io penso che il termine “realismo” possa identificare efficacemente tutte le
tendenze che, dal ‘900 in poi, in vario modo, utilizzano tipi e figure (non stili)
dell’architettura storica (variamente rielaborate). La tendenza classificata da
molti “post modern” è in gran parte riconducibile a questa nozione di realismo
(che, penso, non sarebbe dispiaciuta ad Aldo Rossi).
UNA BELLA FIGURA
IL TIPO COME ANALOGIA
Giorgio Grassi. Biblioteca. Groningen, Olanda. 1989/92
UNA BELLA FIGURA
6. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
Lo stile non è stato solo prontuario di regole di buona composizione o zoo di
architetture. È stato anche strumento semantico: in certi periodi ad uno stile è
stato associato un significato civile, oltre che compositivo. Certi stili, rielaborati
dalla tradizione, si sono coniugati con ideali civili ed intenti di rappresentazione.
In Italia l'architettura neoromanica, come segno di identità nazionale, ha rivestito,
dopo il risorgimento, molti edifici nel nuovo stato unitario. I progetti di Camillo
Boito e di Broggi hanno fatto un uso consapevole ed esemplare di questo stile.
In questo caso la catena semantica è breve, può essere descritta così: romanico
= stile dominante nell’Italia dei Comuni (periodo 1.110 – 1.350); Italia dei Comuni
= identità / indipendenza nazionale; romanico = stile rappresentativo dell’identità /
indipendenza nazionale.
Le dittature del 900 si sono poste il problema dello stile nazionale rappresentativo
del regime. In Italia Piacentini ha interpretato, con un ruolo particolare, questo
tema. È però una vicenda troppo complessa per usarla qui come esempio.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA E IDENTITÀ.
1. Camillo Boito. Scuole di via Galvani. Milano. 1888.
2. Camillo Boito. Ospedale Civico. Gallarate. 1871.
3. Luigi Broggi. Mensa dell’Opera pia Cucine economiche. Milano. 1881/83
4. Camillo Boito. Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi. Progetto. 1891/99
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UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
Nel socialismo reale lo stalinismo si è fatto carico del problema dello stile. Anche
in questo caso la storia (col passaggio dal costruttivismo al neoclassicismo, alla
produzione edilizia di massa con anonimi prefabbricati) è molto complessa. Ma un
esempio mi sembra utile, per chiarire alcuni concetti: la Stalinallee di Berlino (poi
Karl Marx Allee).
La catena semantica è più complessa di quella che connette neoromanico a
indipendenza nazionale. Più che una catena è una rete.
Prima di essere uno strumento di comunicazione la Stalinallee è.
È un grande fatto urbano e un tipo: un grande viale, un rettifilo, una prospettiva
con un punto di fuga molto lontano (come il napoleonico corso Sempione a
Milano). Poi è un grande spazio pubblico destinato sia agli spostamenti meccanici
(pubblici e privati) che alla passeggiata ed alla sosta, con una catena di servizi
distribuiti lungo il parco lineare. La dimensione celebra la potenza, la sezione
testimonia la socialità. Le torri danno un ritmo e una gerarchia alla scena urbana.
L’immaginario urbano è rivolto al passato; a un passato recente: gli edifici alti di
piazza Strausberger Platz con una sezione a torta, come quella dei grattacieli di
New York; o a un passato lontano come le simmetriche torri di Frankfurter Tor,
analoghe a torri monumentali di città storiche, a segnare l’ingresso in questa parte
di città.
Nelle figure sono usati criteri compositivi e alcuni stilemi dell’architettura classica
o eclettica, con memoria del neoclassicismo berlinese:
UNA BELLA FIGURA
DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
•
La partizione orizzontale, con basamento di ordine gigante, corpo e
coronamento; la simmetria centrale; protiri e portici con colonne doriche o
ioniche, frontoni, triglifi e metope; un apparato decorativo con cornici di piani e
di finestre in pietra, parapetti sottofinestra incorniciati con rosoni centrali,
rivestimenti decorativi in ceramica, balconi con colonnine sagomate.
Da una parte il riferimento al classico (la simmetria, il realismo astratto) è un
riferimento all’ordine collettivo; dall’altra l’uso di uno stile che apparteneva
tradizionalmente al «potere» (lo stile delle classi dominati) e l’uso della
decorazione «superflua» corrisponde ad un’attribuzione di importanza e dignità
all’edilizia popolare; rappresenta l’appropriazione di un bene che in passato era
dei signori (contrapposto alle mietskasernen dell’ottocento). Con una certa
retorica, col rifiuto del razionalismo, e dei precedenti edifici di Sharoun.
Non la costruzione del linguaggio di una nuova società, ma la conquista dei
simboli della storia, che diventano simboli del nuovo potere, celebrazione
dell’artefice della conquista.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA E IDENTITÀ.
Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959. Progetti di Egon Hartmann, Richard Paulick, Hanns Hopp, Karl
Souradny, Kurt Leucht, Alexander V. Vlassov, Sergej I. Cherniscev.
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ARCHITETTURA E IDENTITÀ.
Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959.
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ARCHITETTURA E IDENTITÀ.
Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA E IDENTITÀ.
Berlino. Karl Marx Allee. Edificio di Hans Scharoun (1949)
Isolato e cortile di mietskasernen.
UNA BELLA FIGURA
7. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA
A fronte dell’immaginario dei regimi del novecento, rivolto al passato, sta
l’immaginario del futuro delle avanguardie artistiche e del cinema.
Nel 1927 Metropolis di Friz Lang.
La città superiore, con la torre di Babele, la cortina di grattacieli, strade a ponte fra
gli edifici; un ritmo di finestre senza fine; lesene che scandiscono la partizione
verticale; in basso parti di edificio a partizione orizzontale, un portico con piano
coronamento; un portale. Nello schizzo di studio ancora questo ammassarsi di
volumi, con piani a gradoni scanditi da lesene, e, in primo piano un alveare di
finestre. È la città dei ricchi, dove si lotta per non essere un numero.
Poi c’è il manifesto, dove i grattacieli formano una collina costruita e sono partiti
solo da un ritmo regolare di finestre.
Un’immagine che si avvicina a quella della città sotterranea, quella degli operai,
fatta di edifici parallelepipedi, con lisce pareti traforate da una trama
inesorabilmente regolare di finestre, senza un decoro. E sembrano quasi edifici di
Giorgio Grassi, come quello di Postdamer Platz a Berlino (peraltro molto bello, ne
parleremo più avanti).
UNA BELLA FIGURA
L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA.
Friz Lang. Metropolis. 1929. La città superiore
UNA BELLA FIGURA
L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA.
Friz Lang. Metropolis. 1929. La città superiore
UNA BELLA FIGURA
L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA.
Friz Lang. Metropolis. 1929. La città sotterranea degli operai (a destra)
Giorgio Grassi. Case d’abitazione. Potsdamerplatz. Berlino (a sinistra).
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
Spesso l’immaginario della città futura nei fumetti e nel cinema ha un che di
tenebroso, come Gotham City, che è in qualche modo New York, o Oblivion dove
due edifici neogotici, che sembrano un po’ quelli di piazza Leonardo Da Vinci, a
Milano, come scavati nella montagna, inquadrano un’altissima cascata. Scavati
nella terra. Come a Petra, in Giordania, dove Spielberg ha ambientato il finale di
«Indiana Jones e l'ultima crociata».
UNA BELLA FIGURA
L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA.
New York (sopra)
Gotham City (sotto)
3
UNA BELLA FIGURA
L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA.
Joseph Kosinski. Oblivion. 2013. Ambientato nel 2077 (a sinistra)
Petra. Giordania. El Khasneh al Faroun. Tomba di Areta III, 87-62 a.C. (a destra), «Alessandretta» nel film di Spielberg
«Indiana Jones e l'ultima crociata», 1989
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA
A fronte di quell’immaginario cupo sul futuro della città, che spesso il cinema di
fantascienza ha prodotto, c’è stato un immaginario più positivo degli architetti del
‘900. Dai disegni di Sant’Elia, alla città razionale di Le Corbusier (il «Plan voisin»,
e soprattutto il Piano di Algeri).
Oggi, di nuovo, con l’immaginario del futuro ci si confronta. Nei fumetti, nei
film, nei videogiochi e nelle costruzioni. Ci sono legami fra il paesaggio di
Dubai e certi disegni dei fumetti di fantascienza, così come i progetti di Zaha
Hadid (gli ultimi) son tributari, oltre che del cubismo, del cinema di
fantascienza (e viceversa).
Il tema dell’immaginario può sembrare distante dal lavoro concreto. Ma non è
così. Pensate all’utilità dell’immaginario per progettare la nuova architettura
di Pemba (Cabo Delgado, Mozambico), in un paesaggio dominato dalla
natura (anche antropizzata) e (quasi) senza storia urbana. Pensate a Dharavi
(slum di Mumbai), a un immaginario che elabori nel contemporaneo certi
elementi della tradizione figurativa indiana.
Ma anche a Milano, o nel paesaggio dell’Olona il problema dell’identità,
quindi della dialettica fra paesaggio immaginario e paesaggio reale, è
rilevante.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA E FUTURO.
Antonio Sant’Elia, Casa con ascensori esterni e sistemi di collegamento su più piani stradali, La Città Nuova, 1914.
Le Corbusier. Plan Marcia. Barcellona. 1933
Le Corbusier. Plan d’Alger. 1942
UNA BELLA FIGURA
8. CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE
Criteri utili (non i soli) per ordinare i repertori di figure, persi gli ordini e gli stili, si
basano sulla classificazione di alcuni caratteri costanti degli edifici o dei rapporti
ricorrenti fra le parti dell’edificio, o su regole geometriche, o su tecniche figurative,
o su figure archetipe; ad esempio:
• Scomposizione prevalente dell’edificio in parti verticali (partizione verticale) od
orizzontali (partizione orizzontale); in caso di partizione orizzontale è comoda la
classica tripartizione (negli edifici pluripiano, ma non solo) fra basamento
(attacco a terra), corpo e coronamento (attacco al cielo), ispirata dal rapporto
dell’edificio col suolo e il cielo.
• Rapporto dell’edificio e delle sue parti con la dimensione umana (ordine nano,
umano o gigante).
• Rappresentazione della tecnica costruttiva (tecnica muraria, scheletrica, …).
• Rapporto con la storia delle figure, con le tendenze artistiche (realismo,
astrattismo, informale), con la geometria (regolare, irregolare, …), con
operazioni sulle figure (taglio, ripetizione, compenetrazione, frammentazione,
deformazione, …) familiari a chi disegna col CAD.
• Ripartizione dell’involucro fra parti opache e parti trasparenti (necessarie per
l’illuminazione naturale degli spazi confinati), fra parti in luce e parti in ombra.
• Gerarchia fra le parti dell’edificio (serie di uguali; protagonista, deuteragonisti e
coro, …)
• Uso di figure archetipe (portale, merlature., …).
UNA BELLA FIGURA
LO STUDIO DELLA FIGURA - CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE
Esistono poi alcuni aggettivi, che interpretano in modo sintetico alcuni caratteri
delle figure: leggerezza, pesantezza, esattezza, molteplicità, visibilità,
trasparenza.
Penso allo straordinario uso che Calvino ha fatto degli aggettivi nelle «Lezioni
americane». Questi aggettivi vanno però usati per quello che sono, dei termini
polisenso, che non individuano in modo preciso un fatto, un carattere
dell’architettura, ma alludono ad un insieme di sensazioni dell’osservatore. Sono
strumenti più di descrizione di un sentimento che di catalogazione di caratteri
fisici.
I criteri di classificazione di cui parlo, non sono «scientifici» (non sempre hanno un
significato univoco); non sono esaustivi; sono semplicemente, per me, utili,
strumenti comodi per costruire un repertorio da utilizzare nel lavoro. Poi ciascuno,
se non è soddisfatto, troverà i suoi criteri di classificazione, utili per il suo
repertorio.
Lo strumento base di conoscenza resta la comparazione. A volte si scopre solo
una analogia, compositivamente importante, come nel caso della Ca’ d’Oro e
della Casa del Fascio di Terragni a Como.
UNA BELLA FIGURA
9. TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO
Mi ha sempre colpito l’analogia fra i fronti della Ca’ d’Oro e della Casa del Fascio
di Terragni. Ho trovato conferma di questa mia opinione in uno scritto di Mario
Docci. Provo a descrivere questa analogia: una parete traforata «orizzontale» a
sinistra e una parete opaca «verticale» a destra; un coronamento traforato o
intelaiato, che inquadra il cielo; un pavimento/basamento sottile che media col
suolo (terra o acqua); la proporzione fra lunghezza del fronte e parti piene /
traforate (comprendendo nel «traforato» della Ca’ d’Oro, come vuole la prima
impressione visiva, anche la fila di finestre adiacente al loggiato).
Questa analogia aiuta a comprendere la composizione di figure armoniche,
lasciandone, come sempre insoluto il mistero. Oltre la comprensione dello
schema e degli artifici sta il raggiungimento dell’ «armonia» che non può essere
descritto con parole, ma solo verificato con lo sguardo.
UNA BELLA FIGURA
TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO
Marco d'Amedeo, Matteo Raverti, Giovanni e Bartolomeo Bono, Jean Charlier, Zuanne de Franza. Ca’ d’Oro. Venezia, 1421
UNA BELLA FIGURA
TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO
Giuseppe Terragni. Casa del fascio. Como. 1932/36
UNA BELLA FIGURA
10. PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO, CORPO, CORONAMENTO
La partizione orizzontale, come naturale, è spesso utilizzata per disegnare le
figure degli edifici multipiano.
Quando si organizza la figura con una partizione orizzontale è utile distinguere tre
parti principali: il basamento, il corpo e il coronamento. È una classificazione
analoga a quella usata per gli elementi dell’architettura storica, in particolare per
le colonne (base, fusto e capitello).
Il basamento è la costruzione del rapporto dell'edificio col suolo. Da questo
rapporto derivano i suoi particolari caratteri. È la parte che deve reggere
(figurativamente oltre che realmente) il peso di tutto l'edificio.
È la parte che si offre alla visione di chi cammina lungo una strada a cortina.
È la parte più esposta ai rapporti con l'ambiente umano. È il luogo di confine fra
interno ed esterno: può partecipare alla vita esterna (con i porticati) fino a
scomparire (in un piano pilotis), o può essere un elemento di separazione. Può
essere il luogo dove l'edificio mostra la sua vita interna o il luogo da proteggere da
sguardi indiscreti.
È il luogo dell’accesso e degli scambi con il mondo esterno, ma anche il luogo che
più deve essere protetto da intrusioni, vilipendio e usura. Ingresso o recinto. È il
luogo di mediazione fra spazi interni ed esterni.
Il corpo è ciò che sta in mezzo, fra basamento e coronamento. È il luogo
della regola.
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO
Il coronamento è la costruzione del rapporto dell'edificio col cielo. È il culmine, la
sommità, la fine, la protezione. È il limite della figura verso l’infinito, quando
alziamo lo sguardo verso il cielo, o quando guardiamo l’edificio da lontano. È
parte della cornice della figura. Per questo è così importante per la sua
definizione. È un piano senza peso, niente lo sovrasta; da questa condizione
deriva un'inusitata libertà.
ESEMPI
Sono innumerevoli gli edifici il cui involucro è disegnato con la partizione
orizzontale. Mostro alcuni esempi. Il primo è particolare.
Il portico della Cappella de’ Pazzi è interessante, perché la composizione tripartita
esistente trascende lo schema funzionale (la cappella ha un solo piano) e il
progetto originario: il basamento corrisponde al colonnato; il corpo comprende lo
spazio della volta a botte ed è trattato con l’astratto geometrico (maglia disegnata
con quadrati di quadrati); il coronamento esistente è formato da un’ombra
delimitata da una tettoia che copre, come fosse un loggiato, lo spazio destinato al
coronamento originariamente progettato, secondo Vasari, a timpano, e mai
realizzato. Il risultato è di straordinaria bellezza e perfetta armonia.
Gli esempi successivi illustrano edifici pluripiano realizzati a cavallo del ‘900. La
tripartizione orizzontale è lo strumento più usato dall’eclettismo italiano (e non
solo italiano) per disegnare gli involucri degli edifici della nuova città borghese (le
case da pigione, gli uffici dei nuovi ministeri, o della finanza).
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO
Filippo Brunelleschi. Cappella de’ Pazzi. Firenze. 1429/1470
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO
Milano. Piazza Cordusio – Via Dante – Corso Italia
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO
Torino, via Pietro Micca – Trieste, p.za Libertà – Roma, via XX settembre
UNA BELLA FIGURA
11. IL CONTORNO DELLA FIGURA
Anche nella partizione orizzontale sono importanti le cornici verticali che, a
destra e a manca, concludono la figura.
Il problema del limite della figura è magistralmente illustrato e risolto dal
fronte principale del Palazzo della Ragione di Vicenza, progettato da
Palladio.
Nell’ultima campata l’ordine del portale e del loggiato muta, senza cambiare
elementi, ma cambiando alcune misure. La mutazione dà corpo al bordo,
riducendo la trasparenza: le semi colonne che delimitano le campate
diventano due; l’intercolunnio, fra colonne principali e colonnine che reggono
gli archi, si riduce della metà. Un bordo murario più massiccio, meno
trasparente, impagina il disegno. Una piccola mutazione del modulo ritmico,
per adattarsi alla posizione nell’ambiente.
Ancora Palladio crea una composizione particolare per le cornici verticali
della facciata di Villa Repeta a Campiglia, nel disegno conservato dal Royal
Institute of British Architects a Londra. Una doppia lesena impagina il fronte.
L’artificio della doppia lesena è usato anche nel fronte di San Giovanni in
Laterano e nel fronte della Scala.
UNA BELLA FIGURA
IL CONTORNO DELLA FIGURA
Andrea Palladio. Logge del Palazzo della Ragione. Vicenza. 1546 -1614
Andrea Palladio. Disegno della facciata di Villa Repeta. Campiglia. (Collezione RIBA, Cat. 22 Plate 22)
Giuseppe Piermarini. Teatro alla Scala. Milano. 1776 -1778
Alessandro Galilei. Facciata di San Giovanni in Laterano. Città del vaticano. Roma. 1732
UNA BELLA FIGURA
12. ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE
Ho imparato questa classificazione da Alessandro Cristofellis, che la usava, per
progettare, quando eravamo ancora studenti.
L’aggettivo "umano" connota spazi ed elementi che hanno dimensione correlata
alla dimensione del corpo umano (per ospitare i suoi movimenti). La
classificazione più efficace è quella fatta da Le Corbusier col modulor, che
coniuga misure umane e proporzione aurea e costruisce, fra l’altro, un’unità di
misura per l’altezza degli spazi: 2,27 cm (ordine umano appropriato
all’abitazione), 4,54 cm e i multipli superiori (ordine gigante, appropriato agli spazi
che ospitano gruppi o moltitudini, o alla rappresentazione).
L’aggettivo "gigante" non connota solo la dimensione gigantesca di uno spazio
(pensate ad esempio all’altezza di una cattedrale gotica), ma anche la dimensione
di elementi che costituiscono parti dell’involucro, che unificano in un’unica figura
più piani di edificio (come le semicolonne della loggia del Capitaniato).
L’aggettivo "nano" connota elementi che, nell’ordine di una figura, sono più piccoli
di quelli "normali" come le finestre dell’ultimo piano della loggia del Capitaniato,
contrapposte all’ordine umano delle finestre del piano nobile ed all’ordine gigante
delle semicolonne. Nelle figure dell’architettura storica spesso l’ordine nano è
usato per disegnare il coronamento (lo troviamo anche nell’involucro dei
mezzanini).
Arata nel palazzo Berri Meregalli usa l’ordine gigante per unificare la figura del
"corpo", mentre basamento e coronamento loggiato restano di ordine umano.
UNA BELLA FIGURA
ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE
L’ordine gigante, negli edifici pubblici, spesso ha uno
scopo di rappresentazione, come nell’Opéra di
Boullée.
Pouillon, nella Piazza delle 200 colonne, che è il
"cortile" di una casa d’abitazione, usa l’ordine gigante
per i portali d’ingresso e per il porticato interno.
Ricorda così questa decisione: «Forse per la prima
volta in epoca moderna avevamo messo degli uomini
ad abitare in un monumento. Questi uomini che erano i
più poveri dell’Algeria povera lo capirono. Sono loro
che hanno battezzato la grande piazza "le duecento
colonne".»(5)
Le finestre e le porte finestre di quell’edificio
comunicano la scala umana, mentre i piccoli fori che
danno luce a scale e locali di servizio, creano una
tessitura di luci e ombre, di ordine nano.
Tutto è regolato da rapporti geometrici definiti, come
descritto nel disegno di fianco (pilastri quadri larghi un
modulo, alti 7 moduli, con intercolunnio di 2 moduli,
…..)
(5) Fernand Pouillon. Mémoires d’un architecte. Edition du Seuil. Paris. 1968
UNA BELLA FIGURA
ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE
Andrea Palladio. Loggia del Capitaniato. Vicenza. 1565/72
Cesare Cesariano: Uomo di Vitruvio - Le Corbusier: Modulor
UNA BELLA FIGURA
ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE
Ulisse Arata. Palazzo Berri Meregalli. Via Cappuccini. Milano. 1911/14
Fernand Pouillon. Piazza delle duecento colonne. Quartiere Climat de France. Algeri. 1955/57
Étienne-Louis Boullée.'Opéra de Paris. Parigi. 1781
UNA BELLA FIGURA
13. PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI
Cesare Cesariano, interpretando Vitruvio, disegna un ginnasio con piano inferiore
(basamento) di ordine gigante porticato e piano superiore (coronamento) di ordine
umano, loggiato o chiuso.
Nella figura con loggiato il disegno è basato su un quadrato (intercolumnio e
colonna), con l’arco a semicerchio sovrastante; nel piano superiore i quadrati
raddoppiano, con proporzionale riduzione dell’altezza. I quadrati, che misurano i
vuoti sono «appoggiati» su dei basamenti (parapetti).
Nella figura con finestre il disegni è basato su un rettangolo (nella proporzione 1,5
– 1), con arco a semicerchio sovrastante; nel piano superiore un quadrato (di lato
1, come l’intercolumnio) comprende due rettangoli della campitura.
La facciata principale dello Spedale degli Innocenti di Brunelleschi ha una figura
con caratteristiche geometriche simili: un vano dell’intercolumnio quadrato al
piano terra, con sovrastante arco a tutto sesto; finestre con timpano, in asse con
la campata sottostante, con altezza pari a un mezzo dell’intercolumnio.
Queste figure (che usano lo schema porticato di ordine gigante + piano
coronamento di ordine umano) sono descrivibili con chiarezza con le parole e con
la geometria. La geometria è uno strumento per giungere all’armonia.
In particolare il fronte su piazza dello Spedale degli Innocenti ha una perfetta
armonia, raggiunta con strumenti semplici. Stupefacente, così come è
stupefacente come Oud raggiunge l’armonia con il «niente» con cui è composto il
fronte del quartiere Kiefoek.
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI
Cesare Cesariano. Ginnasio Palestra. Da «Di Lucio Vitruvio Pollione de architectura libri dece traducti de latino in vulgare
affigurati: commentati et con mirando ordine insigniti». Como. 1521
Filippo Brunelleschi. Spedale degli Innocenti. Firenze. 1419-1445
UNA BELLA FIGURA
PROPORZIONI
Jacobus Johannes Pieter Oud.. Quartiere Kiefhoek. Rotterdam. 1925-1929
UNA BELLA FIGURA
14. PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE
La figura della Stoà di Attalo può essere descritta come un basamento/portico di
ordine gigante con un piano coronamento, di ordine umano, loggiato.
La figura delle facciate del convento di La Tourette, dove si affacciano le celle dei
monaci è un portico di ordine gigante (piano pilotis), sostenuto da setti, sovrastato
da un corpo intermedio e da un coronamento formato da un doppio piano
loggiato. Mi ha sempre colpito la «familiarità» del convento con la stoà di Attalo.
La memoria di quel doppio piano loggiato riappare nelle case del Gallaratese di
Aymonino, sovrastato da una greca (formata con alloggi duplex), e nel
coronamento del liceo scientifico di Pesaro (Aymonino) appoggiato su setti
profondi, che riecheggiano il convento di Le Corbusier, ma anche il college di
Leslie Martin a Cambridge. Il coronamento del college è formato da un piano
sporgente appoggiato su setti profondi che delimitano il portico.
Anche la figura della casa del Gallaratese di Aldo Rossi (fronte dei ballatoi) è
costruita con un portico di ordine gigante, sostenuto da setti profondi, e da un
coronamento formato dal doppio piano di ballatoi loggiati. Il ritmo fitto di luci ed
ombre creato da quei setti crea quella sensazione di realismo "metafisico" di cui
parlerò più tardi. Solo un setto su due è portante. Gli altri sono "architettura ".
Rossi lottò un anno con l’impresa, che ne capiva il costo ma non il motivo, per
realizzarli.
La figura: "portico di ordine gigante con piano coronamento" riappare nelle case
della New Town di Runcorn progettate da Stirling.
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE
Il ruolo del pilastro è interpretato dai corpi scala. Il piano coronamento è formato
da un portico con corpi scala trattati come pilasti di ordine gigante, e da un
coronamento (quinto livello) costituito da un alloggio simplex. Nei quattro livelli
sottostanti sono realizzati due alloggi duplex, con una sezione terrazzata. Lo
schema riecheggia, anche in sezione, il college di Martin, di cui Stirling è stato
allievo.
Così come Leon Krier ha lavorato nello studio di Stirling. Il progetto per l’isolato di
Royal Mint Square ripropone, sia nella strada principale, che taglia in diagonale
l’isolato che nelle corti, la figura del portico di ordine gigante con piano
coronamento. I portici lungo la strada principale sono sostenuti da colonne,
mentre nei cortili la figura echeggia Runcorn, con parti costruite (ripostigli) che
interpretano le colonne e un piano coronamento scandito da un ritmo costante di
finestre quadrate.
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO E LOGGE
Stoà di Attalo, Atene, 140 a.C.. Porticato di 116,5 metri a est dell'agorà, donato dal re di Pergamo Attalo II
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, CORPO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE
Le Corbusier. Convento di Sainte Marie de la Tourette. Eveux, Francia, 1957/60
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, CORPO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE
Carlo Aymonino. Case d’abitazione Monte Amiata, quartiere Gallaratese. Milano, 1967/72
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE
Carlo Aymonino. Liceo Scientifico, Campus scolastico. Pesaro 1967/72
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO
Leslie Martin e Colin St. John Wilson. Harvey Court, Gonville and Caius College, Cambridge University, 1958-64
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE
Aldo Rossi. Case d’abitazione Monte Amiata, quartiere Gallaratese. Milano, 1967/72
Collezione Permanente Francesco Moschini E Gabriel Vaduva
A.A.M. Architettura Arte Moderna
http://www.aamgalleria.it/cfm-collezione.php?id=2147-Aldo-Rossi&img=12
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO
James Stirling. Quartiere residenziale. Runcorn New Town. England. 1967/77
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO
Leon Krier. Quartiere. Royal Mint Square. London. 1974
UNA BELLA FIGURA
PORTICATO, PIANO CORONAMENTO
Leon Krier. Quartiere. Royal Mint Square. London. 1974
UNA BELLA FIGURA
15. PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE
La figura del fronte principale dell’isolato Mollet, progettato da MBM, è costruita
con lo schema tripartito orizzontale (basamento, corpo, coronamento). Su quel
fronte si affacciano tre serie di duplex sovrapposti.
Il basamento (piano terra del primo duplex) è costruito con un avancorpo partito
con una serie di portali di scala umana. Il corpo è un muro forato con tre linee di
aperture: finestre e porte finestre strette, con la stessa larghezza (camere da letto
del primo e secondo duplex) inframmezzate da finestre grandi (soggiorni del
secondo duplex). Il coronamento è formato da un loggiato di ordine gigante su cui
si affaccia il terzo duplex.
Questa descrizione schematica, finalizzata al riconoscimento di figure ricorrenti,
non esaurisce ovviamente la descrizione della figura e, in genere dell’architettura,
di un progetto molto bello come quello dell’isolato Mollet.
Anche nei fronti principali del centro Benelli di Pesaro, Aymonino usa lo schema
tripartito orizzontale (basamento, corpo coronamento), con coronamento e
basamento di ordine gigante. Il coronamento è disegnato con dei grandi loggiati
rettangolari (a occhio: 7,0 m x 4,50 m, con una proporzione vicina alle sezione
aurea) dove sono concentrate tutte le aperture dei due piani di due alloggi duplex.
Il basamento è disegnato con setti di ordine gigante (3 o 4 piani); all’interno delle
campate, ai piani superiori, si affacciano spazi per commercio e uffici, con
serramento continuo, disegno astratto (reticolo quadrato) arretrato, per dare
spazio all’ombra dei setti. Il corpo intermedio, di uno o due piani, è segnato da
corsi di finestre lunghe e basse.
UNA BELLA FIGURA
PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE
Il disegno astratto di loggiati e reticolo dei serramenti serve per lo straniamento
dimensionale: il loggiato gigante è un’unità di misura che riduce il consueto
rapporto fra il grande edificio e le finestre delle stanze; realismo astratto invece
che realismo domestico.
Sui bordi del piano coronamento sono installate finestre più piccole, per
impaginare il coronamento con muratura quasi piena.
Curiosamente una certa sfasatura fra il ritmo dei setti del basamento e il ritmo
delle logge del coronamento (i setti sono allineati a volte sui bordi delle logge, a
volte al centro, col ritmo 2-1-2-1-2-…), non disturba.
C’è molta tecnica figurativa in questo strano progetto.
Strano perché la forza di un’architettura «del Principe» di scala gigante e con
figurazione astratta (che trovo bella), si è scontrata con un mercato che non ha
accolto né il programma edilizio (il progetto originario, probabilmente
sovradimensionato rispetto alla domanda di Pesaro, è realizzato a metà), né la
figura: l’ultima parte, realizzata successivamente per concludere l’intervento, usa
figure più domestiche (si può esplorare lo stato di fatto con Google heart).
UNA BELLA FIGURA
PORTALI, CORPO, LOGGIATO GIGANTE
MBM (Bohigas, Martorell, Mackay). Isolato Mollet. Barcellona. 1983/87
UNA BELLA FIGURA
PORTALI, CORPO, CORONAMENTO CON SFONDATI DI ORDINE GIGANTE
Carlo Aymonino. Centro direzionale Benelli. Pesaro. 1980/83
UNA BELLA FIGURA
16. MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE
La figura dell’edificio di Giorgio Grassi a Berlino può essere descritta come un
reticolo regolare di aperture (finestre e porte); il piano basamento, in certe parti, è
trattato con portali che seguono la stessa trama delle aperture e sono nobilitati,
dove serve, dal rivestimento in pietra. Questa figura ha il suo archetipo in uno dei
primi progetti di Grassi, il recupero del Castello di Abbiategrasso, e ha il suoi
antenati nei progetti dell’edificio di via Azario, a Pavia, e dell’edificio per laboratori
di Paullo.
Classifico la tecnica con cui Grassi tratta le figure nel “realismo”, come spiegato
nel precedente capitolo 5. Grassi usa le figure dell’architettura muraria, quella del
muro portante e del mattone. La sua tecnica, con la ripetizione ossessiva degli
stessi elementi, crea figure “silenziose” (che non danno molte informazioni visive);
privilegia il rapporto dell’edificio col sito e il tipo.
Graves, nel fronte principale della Denver Library (tumultuoso edificio di edifici)
utilizza una figura simile a quella del Castello di Abbiategrasso: muratura forata,
con una trama regolare di portali, con uno o più ordini di finestre soprastanti.
È una figura comune, usata anche in molti edifici del novecento italiano e
declinata in vario modo anche da altri architetti (ad es. Aldo Rossi nella casa
Aurora, e in altri edifici; in molti edifici del novecento milanese).
UNA BELLA FIGURA
MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE
Giorgio Grassi. Park Kolonnaden. Berlin-Kreuzberg. 1997-2002
Giorgio Grassi. Progetto di un edificio per laboratori a Paullo (Milano). 1969
UNA BELLA FIGURA
MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE
Giorgio Grassi. Ristrutturazione di un edificio monumentale in via Azario a Pavia. Prospettiva della corte.1967
Giorgio Grassi. Disegno di studio per il Castello di Abbiategrasso. 1970
UNA BELLA FIGURA
MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE
Michael Graves. Denver Central Library. Denver, Colorado. 1991
UNA BELLA FIGURA
17. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 1
Le Corbusier ne: “I cinque punti di un’architettura nuova” descrive la “facciata
libera”, liberata dal compito di portare l’edificio soprastante, affidato alle strutture a
telaio (in c.a. o acciaio).
ʺI pilastri arretrati dalle facciate all’interno della casa. Il solaio prosegue a sbalzo.
Le facciate non sono più che delle membrane leggere di muri isolanti o di finestre.
La facciata è libera; le finestre, senza essere interrotte, possono correre da un
bordo all’altro della facciataʺ. Le Corbusier applica questo principio nei suoi
progetti. Mostro qui un’immagine del Centro culturale di Firminy: la facciata è
divisa dalla muratura in una trama regolare di grandi vetrate; ciascuna vetrata è
partita da un ritmo irregolare di sottili setti verticali (come già a La Tourrette).
Moneo reinterpreta in modo (quasi) nuovo questo principio nel loggiato del
municipio di Murcia. I pilastri del loggiato si moltiplicano e scorrono liberamente in
facciata, fra un solaio e l’altro, senza allineamenti verticali. Il bordo delle solette
appare sul fronte, con diverso materiale, a segnare le linee di scorrimento delle
parti murarie. Questa libertà crea in facciata ritmi di ombra e luce, come già, in
altro modo aveva fatto Le Corbusier.
Questa figura è tata poi utilizzata, con varie declinazioni da molti architetti.
Chipperfild, nella casa a Villaverde, Madrid, usa questa tecnica combinando
pannelli di varia dimensione, che scorrono fra i solai seguendo una trama di
allineamenti verticali variabile.
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
Rafael Moneo. Municipio di Murcia. Spagna. 1991/95
Le Corbusier. Centro culturale. Firminy. Francia. 1956
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
David Chipperfield. Casa a Villaverde, Madrid, Spagna. 2005
UNA BELLA FIGURA
18. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 2
Mecanoo Architecten applicano questa tecnica nell’ Eurojust (edificio per uffici) a
Den Haag. Nel corpo dell’edificio la figura della partizione orizzontale è costruita
con una griglia fitta regolare, diradata in modo irregolare. La trama regolare della
griglia è mostrata nel piano coronamento di ordine gigante e in uno dei piani
intermedi (che fa da elemento di paragone fra regolare e irregolare), mentre il
piano basamento è disegnato con un portico di diverso materiale.
Mecanoo Architecten declinano la stessa tecnica (facciata piana libera con
scorrimento orizzontale degli elementi dell’involucro e conseguente
disallineamento verticale) nell’ Amsterdam University College. In una griglia
regolare, basata su due moduli orizzontali (larghezza dei pannelli), le parti opache
e le parti trasparenti dell’involucro scorrono liberamente in orizzontale.
Qualche anno prima Mecanoo Architecten avevano lavorato sulla figura della
facciata piana libera per disegnare parti dell’involucro dell’università di Utrecht. In
questo caso la griglia non è riconoscibile a prima vista; gli scostamenti
nell’allineamento delle finestre sono sia verticali che orizzontali (con variazione
dell’altezza dell’imposta e del voltino delle finestre). È una tecnica compositiva
che ha una parentela con De Stijl (Mondrian, Theo van Doesburg, ecc.).
Hertzog e De Meuron usano una tecnica simile nel disperato tentativo di animare
il fronte principale di un grande blocco, l’involucro del Sudparck a Basilea.
Sembrano replicare un quadro di Van Doesburg.
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
Mecanoo Architecten. Eurojust, Edificio per uffici. Den Haag, Netherlands. 2011/13
Mecanoo Architecten. Amsterdam University College. Amsterdam. 2008/12
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
Mecanoo Architecten. Faculty of Economics and Management. Utrecht. Holland. 1995
Herzog & De Meuron. Edificio per residenza, uffici, negozi Südpark. Basiel. 2002/12
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
Riferimenti alle arti figurative
Theo van Doesburg. Composizione. 1922, Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands
Theo van Doesburg. Composizione. 1922
Piet Mondrian.
Composizione. 1918
Teo van Doesburg.
Composizione.
1917
Piet Mondrian.
Composizione.
1921
UNA BELLA FIGURA
19. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 3
L’uso di questa tecnica (i disallineamenti nella facciata libera) ha una sua storia
colta milanese, che ha origine nel lavoro di Luigi Caccia Dominioni. L’involucro
piatto delle sue case, spesso rivestito in klinker, è scandito da finestre, di mutevoli
dimensioni e mutevole sagoma, con trasgressione degli allineamenti verticali e, di
tanto in tanto, degli allineamenti orizzontali (con variazione dell’altezza di parapetti
e voltini). Le finestre sono spesso a nastro o ad angolo, anche per comunicare la
libertà dell’involucro dal peso.
Cino Zucchi, in molte sue architetture, si rifà esplicitamente alla tradizione di
Caccia Dominioni, usando nella facciata libera lo scostamento orizzontale e
verticale, diverse dimensioni di aperture e finestre d’angolo.
Fra le costruzioni milanesi recenti, MAB arquitectura, nelle case del Gallaratese,
riusa in modo appropriato, queste tecniche.
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
Luigi Caccia Dominioni. Casa. P.za Carbonari 2, Milano. 1960/61
Cino Zucchi. Casa a torre, edilizia convenzionata, Nuovo Potello. Milano 2002
Cino Zucchi. Casa a torre, edilizia libero mercato, Nuovo Potello. Milano 2002
Cino Zucchi. Nuovo centro direzionale Lavazza. Torino. 2010
UNA BELLA FIGURA
MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI
MAB Marotta Basile Arquitectura. Case, edilizia sociale. Gallaratese. Milano. 2005
UNA BELLA FIGURA
20. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 1
L’immagine dell’ossario del cimitero di Modena, progettato da Aldo Rossi, ha fatto
il giro del mondo: quell’astrazione di un cubo con le facce partite da un reticolo
quadrato, sempre uguale, disegnato dalle ombre profonde delle aperture
quadrate, gli elementi del decoro ridotti alle ombre di un numero
incommensurabile di finestre, con la sola variazione del basamento, connotato
dalla diversa altezza delle aperture, che diventano portali murari: un ritmo
inesorabile come la morte.
Nei disegni di Rossi ci sono spesso paesaggi urbani, disabitati. Penso che
l’assenza di esseri umani comunichi il tempo degli edifici e del paesaggio urbano,
che esistono prima e dopo la vita di ciascuno di noi, secoli o millenni contro
decenni. La permanenza, la memoria, il monumento.
Ho recentemente visitato una mostra di Paola Marzoli. C’era un regesto delle sue
opere, con le pitture che faceva quando collaborava con Rossi. Si vedono interni
con queste finestre, affacciate su un paesaggio infinito e prospettive di ambienti
disabitati. Così anche i paesaggi di Massimo Scolari. Anche certa pittura
metafisica aveva fatto la stessa operazione (De Chirico, Carrà).
Il cubo di Kazuyo Sejima. Nella Scuola di Management e design, a Zollverein,
Essen. Germania, Sejima affronta un tema compositivo simile a quello dell’ossario
di Rossi: un cubo con involucro partito da una trama di quadrati; ma diverso è lo
sviluppo del tema: i quadrati hanno diverse dimensioni, la partizione non segue
una griglia rigida, ma principi di addensamento (verso gli spigoli) e diradamento
delle aperture.
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE -1
Aldo Rossi. Cimitero di San Cataldo, ossario. Modena. 1971-84
Kazuyo Sejima. Scuola di Management e design. Zollverein, Essen. Germania. 2003/06
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 1
Sia l’ossario di Rossi che la scuola di Sejima trattano la figura come fosse il
traforo di un volume puro, il cubo. Questo è l’elemento che li accomuna, nella
generale differenza. Non scompongono le figure in parti. Si comprende meglio
questo criterio confrontando quei due cubi con il fronte di un altro cubo, la cui
figura è scomposta in parti. Prendo come esempio il mausoleo di Ismail Samani a
Bukhara, un cubo con quattro facce uguali. A terra c’è un basamento; un grande
portale, costruito con due colonne e una sorta di trave reticolare con aperture
strombate incornicia ciascuna facciata; dentro la cornice c’ una «matriosca» di
portali che incorniciano l’ingresso.
Mausoleo di Ismail Samani.
Bukhara. Uzbekistán. 892-943
UNA BELLA FIGURA
21. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 2
Il reticolo regolare, con trama fitta di aperture, è uno strumento che attribuisce un
carattere alla superficie dell’involucro, subordinato al carattere prevalente del
volume.
Lo usa Rossi nel progetto di torre per città del Messico; il reticolo connota il
parallelepipedo a pianta quadrata della torre, con le minime variazioni necessarie
per segnare il basamento (una cornice superiore separa una serie di portali con
finestra) e il coronamento (compreso fra due cornici). Il parallelepipedo
(personaggio principale) si compone con un portale, che segna l’ingresso e con
un cappello tronco conico che conclude il coronamento.
Hans Kollhoff usa il reticolo regolare per disegnare l’involucro del grattacielo della
Potsdamer platz, parallelepipedo a pianta irregolare, con un basamento che
ospita negozi e ingressi ed un assottigliarsi del volume verso il cielo, «a scatti» e
con angoli acuti, ricordo di certa tradizione espressionista (in particolare la
"Chilehaus" di Fritz Höger ad Amburgo,1922-24) e del grattacielo di Mies.
Anche Frank o. Ghery tratta l’involucro della torre per uffici di Hannover, con un
ritmo di aperture (finestre e portico) regolare; senza una decorazione, senza una
modanatura, che identifichi coronamento e basamento; l’unica variazione è il
passaggio del ritmo del fronte dal pentapartito delle finestre al tripartito del portico,
tozzo per sostenere il peso della figura. Ma la torre subisce una torsione, alla
maniera di Ghery, e quella partizione minimalista è appropriata perché non
disturba il carattere dominante (la torsione) nel suo contraddittorio con i
parallelepipedi regolari circostanti.
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE
Hermann Henselmann. Kuppelturm. Frankfurter Tor. Berlino. 1953/1957
Aldo Rossi. Torre grattacielo. Città del Messico. 1984
Frank o. Ghery. Torre per uffici. Hannover. Germania. 1997/2001
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE
Hans Kollhoff. Grattacielo. Potsdamer platz. Berlino. 1997/2000
Fritz Höger. Chilehaus. Amburgo. 1922-24
Ludwig Mies van der Rohe. Hochhaus, grattacielo di vetro. Progetto. Berlino. 1921
UNA BELLA FIGURA
22. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 3
Steven Holl usa il reticolo regolare, con trama fitta di aperture quadrate, per
disegnare l’involucro degli edifici principali dell’isolato di Makuhari Bay New Town.
Stava affrontando un problema per lui inedito: una grande corte, interna a un
tessuto urbano compatto. Lo risolve usando grandi blocchi di case in linea che
creano concatenazione di spazi. La figura dell’involucro regolare varia al piano
terra, per disegnare un piano basamento con portici e portali, e nel piano
coronamento piegando, in certi punti, verso l’esterno, la superficie.
Fanno da contrappunto ai grandi blocchi, piccoli personaggi disposti a terra, nelle
corti, sul tetto, o aggettanti in facciata. Nel progettarli Holl ritrova la libertà
compositiva delle sue case unifamiliari americane.
Come insegnava Le Corbusier,
uniformità dei particolari
e movimento dell’insieme.
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 3
Gehry usa un reticolo «abbastanza» regolare per disegnare i vestiti di Ginger e
Fred nella famosa casa di Praga. Fred, in equilibrio su una sola gamba, con un
bel cappello, ha un involucro con finestre uniformi a «bow window» in basso
rilievo, disposte lungo linee ad onda (realizzate alternando sopraluce a parapetti
vetrati). Ginger ha una sopravveste trasparente. Il vestito è disegnato da un
reticolo, deformato per seguire le curve del corpo, che arriva a terra sfrangiandosi.
L’involucro regolare si adatta e «serve» le forme dei corpi (di fabbrica).
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE
Steven Holl. Makuhari Bay New Town. Chiba, Japan, 1992-1996
Frank o. Ghery. Casa a Praga (Fred and Ginger. Dancing House). Repubblica Ceca 1994-1996
UNA BELLA FIGURA
23. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 4
Steven Holl inventa un nuovo reticolo regolare per dare figura all’involucro della
casa dello studente del MIT. Quel reticolo diventa un suo stilema in progetti
successivi, come gli isolati di Beijing e Chengdu. È un trattamento astratto della
figura, che rende omogeneo il volume, rendendo quasi irriconoscibili gli
orizzontamenti dei piani degli edifici multipiano (le parti opache della griglia
nascondono il bordo dei solai; ogni interpiano corrisponde a tre o più moduli).
Il volume complessivo non si confronta con l’uso domestico e la scala umana, ma
con scavi, squarci e addizioni incastonate nel volume principale, che appaiono, a
loro volta, come elementi astratti di ordine gigante. Il procedimento di astrazione
iniziato nell’isolato di Makuhari Bay New Town è portato a compimento.
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE
Steven Holl. Simmons Hall, Massachusetts Institute Of Technology. Cambridge, MA, United States, 1999-2002
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE
Steven Holl. Linked Hybrid. Beijing, China, 2003-2009
Steven Holl. Sliced Porosity Block. Capitaland Raffles City. Chengdu. Cina. 2007-2012
UNA BELLA FIGURA
24. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 5
Monotonia
Ho iniziato a lavorare in un ufficio urbanistica come consulente di un comune.
Oltre alla redazione di piani urbanistici (PRG, PZ), nostro compito era valutare e
indirizzare i piani attutivi presentati dai privati.
Con l’amministrazione avevamo condiviso un criterio progettuale: per ridurre il
consumo di suolo e minimizzare l’impatto sul paesaggio (nuclei storici e
campagna) era opportuno densificare i nuovi insediamenti, sostituendo le case
unifamiliari isolate con un’edificazione a cortina. Per lo più questa indicazione si
traduceva in case unifamiliari a schiera. I progettisti dei privati, spesso,
risolvevano il problema disegnando un tipo ripetuto (per risparmiare fatica); poi,
atterriti dalla monotonia, spostavano, in pianta, le case un po’ avanti e un po’
indietro, per ottenere un effetto “mosso”. Scopro frequentemente, che questa
tecnica (il “mosso”), che risponde ad una domanda popolare, è condivisa da
studenti. Spiego allora che la contrapposizione non sta fra “monotonia e mosso”,
ma fra buona e cattiva composizione; se no come si spiegherebbe il generale
apprezzamento per gli Uffizi (una facciata lineare, con modulo figurativo ripetuto
per 180 m su due lati), o per le procuratie vecchie di Venezia (150 m di facciata
monotona), ecc.. ?
Che ne sarebbe degli Uffizi e di piazza S. Marco se, in corrispondenza ai moduli
di facciata, spostassimo parti di edificio un po’ avanti e un po’ indietro?
Ogni volta è un problema di composizione, dello spazio, del volume e della figura
in rapporto a spazio, volume e sito.
UNA BELLA FIGURA
23. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 5. MONOTONIA
Matteo Codussi (?),
Guglielmo dei Grigi e
Bartolomeo Bon.
Procuratie vecchie.
Venezia. 1517-1538
Giorgio Vasari. Uffizi.
Firenze. 1560-1580
La monotonia è spesso una
soluzione appropriata, finalizzata
a lasciare “spazio” ai principali
protagonisti della composizione
(lo spazio interno, il volume
esterno, il rapporto col sito, il
rapporto fra i personaggi della
composizione) od a
rappresentare l’ “ordine”
contrapposto al “disordine” del
contesto. La monotonia può
essere realizzata con tecniche
relativamente semplici, che
conviene comunque apprendere,
prestando attenzione soprattutto
al ritmo ed all’armonia delle
proporzioni.
Di seguito, in aggiunta alle figure
già illustrate precedentemente,
mostro alcuni esempi di figure
monotone:
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE. MONOTONIA
David Chipperfield Architects. Cittadella giudiziaria. Salerno. 1999-in corso
Ludwig Hilberseimer. 'Hochhausstadt‘ (città grattacielo). Disegno. 1924
Oswald Mathias Ungers. Case d’abitazione, Blocco 1 IBA. Berlino. Germania. 1981-1987
UNA BELLA FIGURA
MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE. MONOTONIA
David Chipperfield Architects. Palazzo di giustizia. Barcellona. 2002-2011
Max Dudler. Diözesanbibliothek. Munster. 2002/2005
Massimo e Gabriella Carmassi con Guido Leoni. Residenze del campus universitario. Parma. 1999-2007
UNA BELLA FIGURA
25. MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI
La figura della casa di Stabio, di Botta, è costruita con lo scavo di un volume
opaco, puro, un cilindro. Lo scavo simmetrico, tracciato lungo linee ortogonali, ha
un fondale trasparente in ombra. È come il negativo di un portale, sul cui asse di
simmetria si innesta un taglio verticale che continua nel lucernaio del tetto.
Ritroviamo spesso questa tecnica compositiva, insieme ad altre operazioni, negli
edifici di Botta.
Il tema del cilindro scavato ritorna nell’edificio della sede dell’UBS a Basilea
Nella Banca del Gottardo di Lugano, un edificio in linea (che avrebbe potuto
prendere l’aspetto di un grande parallelepipedo con facciata in curtain wall) è
partito in tante torri, con una scansione verticale creata da dei tagli (parti di
edificio vetrate, in arretrato e in ombra); la composizione è disegnata con due tipi
di torre e un portale centrale. Il portale è un avancorpo che ospita l’ingresso e fa
da protagonista; il fondale del portale è fatto di serramenti, arretrati, in ombra,
incorniciati in vario modo, anche con una tessitura di mattoni a pettine.
NB:
Non ci sono confini netti fra tipo e figura. La torre sta proprio sul confine: È un tipo
edilizio, ma è anche un modo di trattare parti di edificio. Per passare dal tozzo allo
snello. Il riferimento va alle torri medioevali, alle misure strette delle loro piante,
destinate solo a scale, osservatori, stanze separate dal resto della casa. Ricordo
solo un edificio di Heyduk che nella sua interezza abbia la figura di una torre
medioevale.
UNA BELLA FIGURA
MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI
La composizione dei progetti di Botta, soprattutto dei primi, è razionale; può
essere descritta con le parole.
Nella Casa del libro, dell’immagine e del suono a Villeurbanne e nella Galleria
d’arte contemporanea Watari-um a Tokyo, il tema dello scavo del corpo solido,
con taglio centrale, è accompagnato da una tessitura astratta, in un caso con
corsi orizzontali di pietra di diverso colore, nell’altro caso con corsi orizzontali di
frangisole (dove lo scuro è l’ombra), con le facciate che diventano fogli (si vede lo
spigolo) a lato dei quali spuntano le ali (vetrate in arretrato o volume con pianta
curvilinea, sempre trattato a righe chiare e cure col rivestimento).
Questo rigato orizzontale serve a far perdere la dimensione dell’interpiano, rende
astratto il volume, il piano si legge solo negli sfondati vetrati. Botta usa lo stesso
artificio in molti progetti; ad esempio nel Liceo di Città della Pieve.
Mario Botta
Liceo
scientifico.
Città della
Pieve.
1993 - 2000
UNA BELLA FIGURA
MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI
Mario Botta. Casa Medici. Stabio, Ticino, Svizzera. !980-1981.
Mario Botta Banca del Gottardo. Lugano, Svizzera. 1982-1988
Mario Botta, Casa del libro, dell’immagine e del suono. Villeurbanne, Francia. 1984-1988
Mario Botta. Edificio sede dell’UBS. Basilea, Svizzera. 1986-1995
Mario Botta. Galleria d’arte contemporanea watari-um. Tokyo, Giappone. 1985-1990
UNA BELLA FIGURA
MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI
Ad una tecnica simile ricorre James Stirling. Nell’Ambasciata della Gran Bretagna,
a Berlino, senza le simmetrie di Botta, e con lo squarcio che rappresenta il piano
rialzato dell’accesso principale, invaso da due oggetti colorati, la parte popolare
dell’architettura di Stirling.
Ho visto, passeggiando in città, questa tecnica usata anche in un edificio di case
a schiera, a Delft, ben composto, di cui non conosco il progettista.
In certe parti dell’edificio, in corrispondenza alle finestre o agli ingressi, l’involucro
è ritagliato, come un foglio, e il volume, sotto il foglio, è scavato, per ricavare uno
spazio porticato davanti all’entrata o un balcone al piano superiore.
UNA BELLA FIGURA
SCAVI, SQUARCI, STRAPPI NEL MURO
James Stirling. Ambasciata della Gran Bretagna. Berlino
Quartiere. Delft. Olanda
UNA BELLA FIGURA
26. RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
Il vetro come trasparenza e leggerezza; prima fra le ossa dello scheletro, poi
come involucro; prima tecnica nuova, immagine di futuro, poi involucro abusato di
scatole anonime, da finestra a tuttofare, il trasparente e l’opaco.
Smaltita la sbornia dello «stile internazionale» resta la sua bellezza, che coincide
con la sua discrezione:
• La regolazione della luce, fino all’obbiettivo fotografico dell’ «Institut du monde
arabe» di Nouvel.
• L’assenza creata dalla trasparenza; come nel muro che c’è e non c’è della
«Fondation Cartier» di Nouvel, che trae la sua bellezza dallo schermare
democraticamente, senza distinzione, sia l’edificio che il cielo; o come nel
multisala a Dresda di CoopHimmelb(l)au, che svela la vita interna dell’edificio,
di giorno e di notte, come guardare una sezione di vita altrui, con l’artificio di
delimitare uno spazio con un involucro mai contaminato da solette.
• L’intravedere delle facciate doppie, il contraddittorio fra penetrazione della luce
e protezione dai raggi del sole, come nella sede del «The New York Times» di
Piano.
• La trasparenza di fogli che si sfiorano su diversi piani, come nella «Akademie
der Künste» di Behnisch, che poi svela all’interno la sua bellezza.
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
Jean Nouvel. Institut du monde arabe. Parigi, Francia. 1981-87
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
Jean Nouvel. Fondation Cartier. Parigi, Francia. 1991-94
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
CoopHimmelb(l)au. UFA cinema center. Dresden. Germania. 1993/98
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
Renzo Piano. The New York Times. New York. USA. 2000 - 2007
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE
Günther Behnisch, Akademie der Künste, Berlin-Mitte, 2000-2005
UNA BELLA FIGURA
27. RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA
Non si può descrive con poche parole la complessa tecnica di Meier. Mi interessa
qui mettere in evidenza alcuni criteri, spesso utilizzati.
Sono chiari e dichiarati gli ascendenti: Le Corbusier, Rietveld, il razionalismo degli
anni ‘20 e ‘30, quello mescolato col purismo e il neoplasticismo di "De Stijl" .
Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni elementi:
• La doppia facciata; la prima, a telaio e in foglio, come una quinta, staccata
dall’involucro dello spazio confinato.
• La scomposizione della quantità edilizia in una moltitudine di personaggi, poi
ricomposti, ciascuno con la sua personalità, con «il grosso» silenzioso e i più
piccoli molto comunicativi.
• I volumi curvilinei deuteragonisti, che fanno da contrappunto al personaggio
principale.
• L’astrazione della maggior parte della pelle dell’involucro, obbligata dentro una
maglia quadrata.
A Barcellona, nel Barcelona Museum of Contemporary Art, fronte su piazza,
leggiamo un volume regolare, partito da un reticolo geometrico a maglia quadra di
pannelli e serramenti quadrati; la formazione di una prima facciata con slittamento
in avanti di un foglio, forato, la grande parete vetrata, lo squarcio sotto il portale,
nel quale si annida un altro volume/balcone; dei personaggi indipendenti minori
che dialogano col parallelepipedo.
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA
Non si può descrive con poche parole la complessa tecnica di Meier. Mi interessa
qui mettere in evidenza alcuni criteri, spesso utilizzati.
Sono chiari e dichiarati gli ascendenti: Le Corbusier, Rietveld, il razionalismo degli
anni ‘20 e ‘30, quello mescolato col purismo e il neoplasticismo di "De Stijl" .
Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni elementi:
• La doppia facciata; la prima, a telaio e in foglio, come una quinta, staccata
dall’involucro dello spazio confinato.
• La scomposizione della quantità edilizia in una moltitudine di personaggi, poi
ricomposti, ciascuno con la sua personalità, con «il grosso» silenzioso e i più
piccoli molto comunicativi.
• I volumi curvilinei deuteragonisti, che fanno da contrappunto al personaggio
principale.
• L’astrazione della maggior parte della pelle dell’involucro, obbligata dentro una
maglia quadrata.
A Barcellona, nel Barcelona Museum of Contemporary Art, fronte su piazza,
leggiamo un volume regolare, partito da un reticolo geometrico a maglia quadra di
pannelli e serramenti quadrati; la formazione di una prima facciata con slittamento
in avanti di un foglio, forato, la grande parete vetrata, lo squarcio sotto il portale,
nel quale si annida un altro volume/balcone; dei personaggi indipendenti minori
che dialogano col parallelepipedo.
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA
Gerrit Rietveld. Schröder House. Utrecht, Olanda. 1924
Le Corbusier. Ville Savoye. Poissy. France. 1928. Villa Stein-de-Monzie. Garches (Vaucresson). France. 1926
Richard Meier. Barcelona Museum of Contemporary Art. Barcelona, Spain. 1987-1995
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA
Negli anni Meier ha codificato la sua tecnica, tanto da poterla gestire come
«marchio di fabbrica», con innumerevoli variazioni, e con numerosi collaboratori
che hanno imparato ad usarla.
Mostro le immagini di alcuni edifici costruiti da Meier prima del museo di
Barcellona e, successivamente, l’immagine di una casa di Rob Krier, a Berlino,
che, per alcuni aspetti, curiosamente, utilizza una tecnica compositiva simile a
quella di Meier: la doppia facciata, con la prima facciata a telaio.
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA. OGGETTI
Richard Meier. Museum for the Decorative Arts. Frankfurt am Main, Germany. 1979 – 1985
Richard Meier. High Museum of Art. Atlanta, Georgia. 1980 – 1983
Richard Meier. Des Moines Art Center Addition. Des Moines, Iowa. 1982 - 1984
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA.
Rob Krier. Casa. IBA. Ritterstraße 63-64 Berlin-Kreuzberg. 1983/85
UNA BELLA FIGURA
28. RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE
Si tratta di uniformare rivestimento dell’involucro opaco e scuri delle parti
trasparenti, così che, quando tutti gli scuri sono chiusi, appare un rivestimento
uniforme di tutto l’edificio (o di una sua parte). Il nascondimento e l’astrazione
della scatola nera.
È la trasposizione di una tecnica già utilizzata nel contenitori d’arredamento.
I primi a sperimentarla in architettura, (come spesso è successo) sono Herzog e
De Meuron, nella casa di Basilea. Nei primi due piani utilizzano lo stesso
rivestimento, doghe verticali di legno per le parti murarie di facciata e per gli scuri
a tutt’altezza (da soletta a soletta). Così, quando tutti gli scuri sono chiusi, quella
parte di facciata diventa un volume con finitura uniforme, mentre quando si
aprono degli scuri, la facciata ha un ritmo mutevole che segue il ritmo di vita degli
abitanti.
Naturalmente non è questo l’unico carattere interessante di quell’edificio,
sospeso sul suolo, con un piano coronamento trasparente e lo smusso che
assottiglia il volume, dialogando con l’andamento del lotto, ecc.
La tecnica del rivestimento uniforme mobile è stata poi utilizzata, in modo più o
meno radicale, da molti altri. Fra questi Moneo, Martinez Lapena & Torres nella
casa di Sabadell.
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE
Herzog, De Meuron. Casa. Basilea. Svizzera. 2004 - 2006
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE
Rafael Moneo, Martinez Lapena & Torres. Residenze. Sabadell, Spagna.
UNA BELLA FIGURA
29. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 1
Quando si vuole la prevalenza del volume sulle sue parti (senza partizioni
orizzontali o verticali) è ragionevole trattare la sua superficie in modo uniforme.
Questa tecnica è didascalicamente descritta dal mobile traforato di Steven Holl.
È utilizzata da Mecanoo Architecten nel progetto del Palazzo di giustizia di
Cordoba. È il volume che si mostra, nella sua articolazione di superfici in luce e in
ombra, generate dallo scavo irregolare di un volume regolare. L’involucro
uniforme circonda il guscio, traforato in memoria dei grigliati dell’architettura
araba. All’interno l’edificio è scavato da patii andalusi e da tagli profondi che
creano uno spazio analogo ai patii.
Ancora Mecanno Architecten usano questa tecnica, nella parte opaca
dell’involucro del «Centro per le arti dello spettacolo» a Taiwan. La copertura
curvilinea scende, di tanto in tanto, a terra, a formare pareti opache.
Jean Nouvel utilizza questa tecnica di figurazione nella filarmonica di Parigi.
Come una scultura rivestita da squame di alluminio.
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI.
Steven Holl. Riddled cabinet, installation “Experiments in Porosity” 2006
Mecanoo Architecten. Palazzo di giustizia. Cordoba, Spagna. 2006 – 2011
Mecanoo Architecten. Wei-Wu-Ying Center for the Performing Arts. Kaohsiung. Taiwan. 2006 – in costruzione
Jean Nouvel. Filarmonica. Parigi. Francia. 2007 – in costruzione
UNA BELLA FIGURA
30. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 2
Mazzanti divide il volume della biblioteca di Medellin in tre blocchi, come dei
massi sfaccettati, rivestiti uniformemente di ardesia nera. All’interno la costruzione
«naviga» nell’involucro, connessa solo da dei puntoni.
Libeskind scompone l’edificio del museo di Denver in volumi irregolari, con pareti
inclinate e piani che si incontrano ad angolo acuto. Questa scomposizione di
volume ricorda certe immagini del cubismo, un grande insetto cubista. Il
rivestimento è uniforme, perché è il volume che comanda.
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI.
Giancarlo Mazzanti. Parque Biblioteca España. Medellin. Columbia. 2005 - 2007
Daniel Libeskind. Extension to the Denver Art Museum. Denver. USA. 2005 - 2006
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI.
Daniel Libeskind. Extension to the Denver Art Museum. Denver. USA. 2005 - 2006
UNA BELLA FIGURA
31. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 3
Il museo ebraico di Berlino ha dato giustamente fama mondiale a Libeskind, che
in quest’opera ha definito un suo linguaggio. Uno spigoloso serpente d’acciaio, si
contorce al suolo, ferito da innumerevoli tagli obliqui. Lo sviluppo lineare
dell’edificio è appropriato ad un museo, che organizza un «percorso» nella
conoscenza. L’involucro uniforme non compete col volume, protagonista
indiscusso. La composizione dei tagli, che lasciano appena intravvedere l’interno,
è analoga alla composizione del volume (spigoli vivi, angoli acuti, ecc.).
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI
Daniel Libeskind. Jüdisches Museum. Berlino. Germania. 1988 - 1999
UNA BELLA FIGURA
32. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 4
Herzog, De Meuron, nei progetti del Caixa Forum di Madrid e della Filarmonica di
Amburgo mescolano il criterio «trattamento uniforme dell’involucro» col principio
della casa di Pippo.
In un vecchio “Topolino”, vediamo un Pippo, diventato ricco, convinto da Topolino
a rifare la sua casa «ballon frame», conciata un po’ come una baracca, per
mostrare il suo nuovo stato sociale. Pippo si adegua, e in una vignetta successiva
mostra a Topolino la sua nuova casa moderna, in vetro e acciaio, con pareti e
finestre storte (è un fumetto degli anni ‘60 del ‘900; spesso i fumetti anticipano la
moda: lo storto come segno del moderno), e con una grande tenda che protegge
tutto il piano terra. Quando Topolino chiede a Pippo di svelare (mostrare) il piano
terra, nascosto dalla tenda, Pippo attiva un modernissimo comando elettrico che
impacchetta la tenda. Appare, sotto il moderno, in luogo di una grande vetrata, la
vecchia casa di Pippo, perché lì lui li ci stava bene.
Sia a Madrid che ad Amburgo Hertzog e De Meuron sovrappongono un
architettura “moderna” con trattamento uniforme del volume, ad un’architettura
preesistente conservata nella sua figura.
A Madrid la mediazione fra moderno ed edificio antico è realizzata con un
materiale, l’acciaio corten, che ha in se il senso del tempo (l’ossidazione).
UNA BELLA FIGURA
RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI
Herzog, De Meuron. Caixaforum. Madrid. Spagna
Herzog, De Meuron. Hamburg Philharmonic Concert Hall. Amburgo, Germania
UNA BELLA FIGURA
33. CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO - 1
Prima di andare a Berlino nel 2008, avevo visto l’edificio di Schutzenstrasse
(ovviamente) solo in foto. Pensavo che fosse un esempio, pur bello, di
manierismo di sé stesso, di una deriva presa da Rossi, verso la manipolazione
delle figure invece che dei tipi; l’ “effimero” al posto dello “strutturale”.
Mi sbagliavo. L’isolato di Schutzenstrasse è uno straordinario esempio della
teatralità dell’architettura della città e della sua possibile felicità: tratta il tipo
urbano della “casa d’affitto” (come la descrivevano i manuali di fine ottocento e
come costruita facendo da principio per gli isolati urbani) ritmando (nel rispetto
giocoso del tipo di isolato, del tipo edilizio, di certe regole d’altezza e
d’allineamento) le molteplici figure dell’architettura storica: partizioni orizzontali e
verticali, basamenti porticati, loggiati, nastri di finestre quadre in involucri di
acciaio verniciato con colori forti, finestre regolari all’interno di pareti di muratura o
intonacate, fino a citazioni dello stile palladiano, con modanature in polistirolo.
L’isolato è diviso in corti grandi e piccole, collegate fra loro da percorsi pubblici,
ciascuna con un suo carattere (all’opposto di San Rocco). Le si attraversa come
se si attraversassero tante e diverse scene teatrali.
Il tutto con la straordinaria capacità compositiva di Rossi. Si tratta di un tema
compositivo, secondo me, molto difficile; si può cadere facilmente nel banale o nel
kitsch, come è successo a molti imitatori superficiali di Rossi.
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO
Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO
Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO
Edificio in restauro a New York
Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997
UNA BELLA FIGURA
34. CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO - 2
A Londra Renzo Piano, nel progetto dell’isolato Central St Giles, ha utilizzato un
criterio per certi versi simile a quello applicato da Rossi in Schutzenstrasse: ha
scomposto il programma edilizio per la ricostruzione dell’isolato in due edifici, che
delimitano una corte, ed ha scomposto i due edifici in una pluralità di corpi.
L’involucro dei corpi è finito con un foglio di pannelli d’acciaio a partizione
regolare, uniforme. I corpi sono separati da degli «scuretti» e identificati da un
colore. Le variazioni fra un corpo e l’altro dipendono dalla sua posizione
nell’isolato, dal volume (variazioni in altezza, larghezza e nell’altezza del piano
porticato) e dal loro smagliante colore.
Pianta del piano tipo
Pianta dell’ultimo piano
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO
Renzo Piano (RPBW). Isolato, Central St Giles. Londra. Inghilterra. 2002 - 20107
UNA BELLA FIGURA
35. CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE
INTERPRETAZIONI
Col lotto gotico è stata marcata per secoli la città europea. Seguendo regole fisse
che conciliavano l’urbanità con proprietà e uso del suolo “unifamiliare”.
L’urbanità è il risultato della cortina edilizia, a cui corrisponde (nei confronti della
casa unifamiliare isolata) economia di suolo, di urbanizzazioni, costruttiva ed
energetica.
La proprietà e l’uso unifamiliare del suolo sono il risultato di un frazionamento,
(giustamente) avaro di suolo urbanizzato (con fronti stretti su strada), che
corrisponde al tipo edilizio della casa unifamiliare pluripiano a schiera, con le sue
numerose varianti.
Queste varianti, accostate, creano un paesaggio urbano caratterizzato dalla
molteplice variazione di una regola compositiva e tipologica fissa, come una
grande composizione con prevalente partizione verticale, dove ogni elemento,
dopo aver rispettato la regola generale, è liberamente “personalizzato”.
Lo straordinario piano per Borneo Sporenburg di West 8 riproduce il criterio
compositivo della storica città gotica, riproducendo “in vitro” il processo: il piano
prescrive la larghezza dell’unità d’intervento (lotto) e gli allineamenti, in pianta e in
alzato; poi affida ad ogni progettista la composizione del singolo modulo. Il
risultato è un grande concerto, di molteplici strumenti, fra mare e cielo.
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI
Amsterdam. Olanda. Città storica.
Amsterdam, Olanda. Quartiere Borneo Sporenburg. Progetto urbano: West 8. 1993 - 1996
UNA BELLA FIGURA
36. CASA DI CASE - 1
Mvrdv, esplorando la libertà della figurazione consentita dalla modernità (per
tecniche e ricchezza) sperimentano, con metodo non lontano dal “pop”,
l’assemblaggio delle figure di più edifici, non solo accostate, ma anche
sovrapposte.
Nel Silodam Huosing l’operazione è fatta su un volume uniforme.
Nel Mirador di Madrid, il più interessante di questi progetti, è fatta trattando i
volumi, ciascuno con la sua figura, quasi come fossero le costruzioni in legno dei
giochi per bambini.
A Giacarta, con la prosopopea (appena attenuata da un filo d’ironia) di un edificio
per nuovi ricchi (un “famolo strano” di Verdone, per stupire il popolo).
Mirador di Madrid. Piante e concetto
UNA BELLA FIGURA
CASA DI CASE
Mvrdv. Mirador. Madrid. Spagna 2000 - 2005
Mvrdv. Grattacielo. Giacarta. Indonesia. 2012
Mvrdv. Silodam Housing complex. Amsterdam. 1995-2003
UNA BELLA FIGURA
37. CASA DI CASE - 2
Anche Hertzog e De Meuron, che sperimentano, con grande libertà intellettuale,
tutte le tecniche figurative e costruiscono molto, hanno usato tecniche analoghe
nel museo Vitra, e nel grattacielo di New York (usando la rotazione e lo
slittamento dei piani).
Schema compositivo del Vitra museum
UNA BELLA FIGURA
CASA DI CASE
Herzog & De Meuron. Vitra museum. Weil am Rhein, Germany. 2006 – 2009
Herzog & De Meuron. Torre 56 Leonard. New York. USA. 2006 – 2016 (previsione)
UNA BELLA FIGURA
38. PORTALI - 1
Il portale, che segna un ingresso o un passaggio, il “varcare la soglia”, è una
figura archetipa, utilizzata nei secoli e nella contemporaneità in svariati modi, sia
nella sua misura umana che in ordine gigante, “fino a diventare “parte di edificio o
edificio, come nelle porte di città. Il portale serve per l’uso e la rappresentazione.
Palazzo De Angelis, Scanno Via Cioria, Scannno
Chiesa di S. Maria ausiliatrice, Montottone
Via S. Vito, Ragusa
Porta S. Tomaso. Treviso
Arco di Augusto, Perugia
Porta Udine, Palmanova
UNA BELLA FIGURA
PORTALI
Venezia.
Sottoportego
del Tagliapiera
Venezia.
Sottportego
Corte del
Fondego
Viterbo. Sottoportici
UNA BELLA FIGURA
PORTALI
Giovanni Muzio.
Palazzo dell’Arte.
Milano.
1931 – 1933
Piero Portaluppi
Palazzo della società
Buonarroti-Carpaccio-Giotto
Corso Venezia. Milano.
1926 - 1930
Giovanni Muzio.
Università Cattolica
del Sacro Cuore.
Edificio d’ingresso.
Milano.
1929 – 1931.
Foto di
Gabriele Basilico
UNA BELLA FIGURA
39. PORTALI - 2
Nella scuola di Morbio Botta usa il portale come modulo che connota un gruppo
di aule e di spazi al loro servizio. Fra un modulo e l’altro uno scavo, con una
vetrata in ombra (uno scuretto, direbbero i falegnami).
Gregotti usa questo stilema a scala gigante, per connotare l’ingresso di un isolato
(a Berlino come a Bicocca). Nel progetto di copertura della ferrovia, prima della
stazione Cadorna, a Milano (sempre di Gregotti) un portale segna l’ingresso della
galleria (forzatamente, come in tutte le gallerie).
Anche nel Monolite, a Lione, di Mvrdv, l’ingresso è segnato da un portale e da un
“sottoportego” di ordine gigante.
Nel progetto di Battisti per lo scalo ferroviario di Porta Vittoria il portale, ad arco
ribassato, scavato nella cornice dell’isolato, disegna l’ingresso al quartiere,
inquadrando il viale principale del nuovo insediamento.
Nel bellissimo progetto della Giudecca di Gino Valle il portale è “quel che è”,
senza retorica; un passaggio tripartito (come un domestico arco di trionfo) di
ordine gigante (due piani) che collega calli e campielli.
Nei progetti di Krier, come nell’eclettismo, il portale è usato spesso a bassorilievo,
come un simulacro; serve a scomporre la figura, connotando, nelle partizioni
orizzontali, piani basamento, o, con partizioni verticali, gli ingressi degli edifici, o i
loro centri di simmetria.
UNA BELLA FIGURA
PORTALI
Mario Botta. Scuola media. Morbio Inferiore. Ticino, Svizzera. 1972 - 1976
Gregotti Associati. Quartiere residenziale. Lotzowstrasse. (IBA). Berlino. Germania1987
Gregotti Associati. Case d’abitazione. Residenza Esplanade, quartiere Bicocca. Milano. 1994 – 2003
UNA BELLA FIGURA
PORTALI
Emilio Battisti. Recupero urbanistico architettonico dell'area di Porta Vittoria. Milano. 1987
Gino Valle. Quartiere. Giudecca. Venezia
Mvrdv. Il Monolite. Lyon. Francia. 2004 - 2011
Gregotti Associati. Recupero del sedime ferroviario della stazione Cadorna. Milano. 1990
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA MURARIA. PORTALI
Rob Krier. Case d’abitazione. Camillo Sitte Platz Quartiere Breitenfurterstrasse. Vienna. 1981 – 1987
Rob Krier. Case d’abitazione. Rauchstrasse, Tergarten. Berlino. 1980 - 1985
UNA BELLA FIGURA
40. RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI
Il telaio «pilastro – trave» e i muri portanti sono le forme archetipe dello scheletro
degli edifici. Possono essere oggetto della figurazione dell’involucro.
Con l’evoluzione del cemento armato l’uso delle strutture a telaio si è diffuso. Gli
architetti razionalisti hanno provato ad reinterpretare questa tecnica costruttiva
nelle figure dell’involucro.
Uno dei modi è la proiezione all’esterno, con cornici e lesene, dei telai, con
formazione di un reticolo che rappresenta il reticolo strutturale, con l’astrazione
creata dalla uniformità degli spessori. Vediamo questa tecnica utilizzata da
Lingeri, Cattaneo e Origoni nella sede dell’Unione Lavoratori di Como, e da Figini
e Pollini nella casa di via Broletto a Milano. Vediamo anche la sofferenza della
figura quando, nella sede dell’Unione Lavoratori, con un intervento successivo,
sempre di Lingeri, la purezza astratta del reticolo geometrico uniforme è deturpata
da uno sporto di gronda (presumibilmente imposto da problemi di infiltrazioni).
La figura del reticolo strutturale prende ancora maggiore forza quando i telai
diventano logge; c’è il vantaggio di lavorare su strutture che possono essere più
sottili ed al reticolo geometrico si aggiunge l’ombra. Vediamo questo soluzione
nella casa popolare del quartiere Harar Dessiè, a Milano, progettata da Figini e
Pollini.
Vediamo questa tecnica usata anche da A. e T. Monestiroli nella casa di Pioltello,
con la contrapposizione fra reticolo strutturale delle logge e involucro murario
(quasi) cieco che delimita gli spazi confinati.
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI
Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo, Luigi Origoni. Sede dell’Unione Lavoratori. Como. 1938
Luigi Figini e Gino Pollini. Edificio per abitazioni e uffici. Via Broletto. Milano. 1947 – 1948. Fronte interno
Pietro Lingeri,
Ristrutturazione della sede
dell’Unione Lavoratori
come sede dell’INAM.
Como. 1960
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI
Luigi Figini e Gino Pollini. Case d’abitazione. Via Harar. Quartiere Harar. Milano. 1951 - 1955
Immagini tratte dal sito
dell’Ordine degli architetti della
Provincia di Milano - Itinerari
http://www.ordinearchitetti.mi.it/i
t/mappe/itinerari/edificio/316/42figini-e-pollini/galleria
UNA BELLA FIGURA
RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI
Monestiroli Architetti Associati. Casa d’abitazione. Pioltello. 1998 - 2009
UNA BELLA FIGURA
41. ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE
Il trattamento del piano coronamento con merlatura è una figura storica. Nasce da
esigenze di difesa, delle mura e dei castelli. È reinterpretata dal romanticismo,
con l’eclettismo neomedioevale. Riappare nell’architettura moderna
trasformandosi da parapetto in parte di edificio. È un modo per comporre l’attacco
al cielo.
Abbiamo già visto l’edificio del Gallaratese di Aymonino, con una “merlatura” fatta
dal secondo livello di alloggi duplex. Troviamo questo tema compositivo in una
casa di Snozzi e Galfetti e in alcuni edifici di Gregotti, in particolare nella
residenza Esplanade del quartiere Bicocca.
Le case di Bicocca non sono interessanti solo per il coronamento. È un tipo
complesso, su cui lo studio Gregotti ha lavorato per molti anni, a partire dallo Zen
di Palermo, con incastro di diversi tipi di alloggio per creare sezioni complesse e
una composizione di diverse figure.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE
Gregotti Associati. Case d’abitazione. Residenza Esplanade, quartiere Bicocca. Milano. 1994 – 2003
Gregotti Associati. Case d’abitazione. Quartiere Zen. Palermo. 1969 - 1973
Luigi Snozzi, Aurelio Galfetti. Case d’abitazione. Maastricht. Olanda. 1991 - 2002
I merli del castello scaligero di
Verona
UNA BELLA FIGURA
42. ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. - 1
Nella composizione il volume (vista dall’esterno) e lo spazio (vista dall’interno)
nascono prima della figura dell’involucro che li riveste. La figura dovrebbe stare
loro servizio.
A volte è l’articolazione dell’edificio in volumi che crea la figura e il trattamento
dell’involucro è solo un accompagnamento.
Eisenman, nella casa dell’IBA a Berlino, edificio d’angolo, scompone il volume in
due parti, allineate con le diverse giaciture delle due strade. Una parte è formata
da due L rovesce, separate da uno scuro, che impaginano il corpo sottostante.
L’altra parte è un parallelepipedo rettangolo, su un lato incassato, sull’altro
sporgente (per effetto della diversa giacitura) e in mezzo (in corrispondenza ai
corpi verticali delle L) invisibile. Le due parti, per dare identità ai volumi, sono
trattate con due differenti partizioni uniformi. Nel basamento riappare la giacitura
delle L. L’edificio è il diagramma di un’operazione compositiva riconoscibile e la
figura è il risultato logico.
Il «principio» della torre di Seul progettata da Botta è una sezione a U con i due
fronti «sezionati» quasi ciechi; il basamento è scavato da un portale (alla sua
maniera); in alto un ponte collega i due bracci della U; un corpo scale
semitrasparente fa da fondale per lo spazio fra i bracci. Sugli altri due lati
l’involucro dei bracci parallelepipedi è tripartito in simulacri di torri col solo
trattamento della parte ventilata, disegnata con righe orizzontati, con quella
tecnica di astrazione che rende incommensurabile la divisione in piani dell’edificio.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ………..
Peter Eisenman. Case d’abitazione, IBA. Berlino. 1981 - 1985
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ………..
Mario Botta. Torre Kyobo. Seoul, Corea del Sud. 1989/97 - 2003
UNA BELLA FIGURA
43. ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. - 2
Mecanoo Architecten costruiscono la figura rettangolare dell’edificio di testa,
affacciato sul canale, del quartiere Vondellaan, scomponendo l’involucro in
quattro elementi, che giacciono su diversi piani ed hanno diverse finiture. Usano
una tecnica simile al bassorilievo. In alto a desta l’estrusione di un quadrato con
fronte vetrato e facce laterali in vista. A far da contrappeso, sul lato opposto (in
basso a sinistra) uno scavo con fondale vetrato. Poi due L, traforate da finestre,
una in primo piano in mattoni, a far anche da basamento, l’altra, in secondo piano,
più luminosa, con finitura ad intonaco e pittura bianca.
Steven Holl, nelle torri di Toolenbug, fa un sandwich di appartamenti, con due
pareti cieche, in foglio, sagomate a croce disassata, con un ripieno di abitazioni,
delimitato da pareti trasparenti, e con un’inversione di trattamento della figura in
alto, verso il cielo, in uno sbalzo, che si affaccia nel vuoto.
Bolles + Wilson, nel primo progetto per l’isolato Raaks ad Harlem, progettano una
multisala. Una galleria taglia l’isolato in due. Le figure dell’involucro sono la
rappresentazione giocosa dell’incastro degli spazi interni: il basamento vetrato, la
grande T che ospita la distribuzione delle sale ai piani superiori e la testata di una
sala; il fronte del volume del Casinò che diventa come un grande schermo.
La torre del quartiere Falkenried , di Bolles + Wilson, sorge all’estremità di un
corpo in linea, con una pianta ad angolo acuto che si rettifica (angolo retto) verso
il cielo, formando una testa. Gli spigoli sono vetrati, e l’unica linea verticale
continua è quella lungo la quale si gira la testa. Le figure dei diversi lati
dell’involucro sono griglie a prevalente partizione orizzontale.
UNA BELLA FIGURA
ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ………..
Mecanoo. Quartiere. Vondellaan, Utrecht. Netherlands. 1998 - 2001
Steven Holl. Torre nel quartiere di Toolenbug. Schiphol/Amsterdam.The Netherlands. 2001
Bolles + Wilson. Cinema Raaks. Haarlem. Netherlands. 2004 - 2011
Bolles + Wison. Quartiere Falkenried. Amburgo. Germania. 1999 - 2004
UNA BELLA FIGURA
44. PARTIZIONE VERTICALE
I criteri di classificazione della figura che uso non sono gli unici possibili, sono
quelli secondo me più utili per il progetto.
Classifico come partizione verticale le figure che percepiamo come composizione
di elementi affiancati; in particolare di elementi con altezza maggiore o uguale alla
larghezza.
In genere gli elementi verticali hanno un loro volume, delimitato da lesene o
scuretti o da altri elementi architettonici. Curiosamente percepiamo come
combinazione di elementi affiancati anche facciate piane, la cui partizione è
connotata da una ripetizione di schemi figurativi “verticali” (sagoma della
copertura, disposizione delle aperture) come nella casa progettata da Cereghini a
Lambrate, Milano.
Nella storia dell’architettura,
soprattutto nell’architettura della
città europea, la partizione
verticale ha due “matrici” principali:
la basilica a tre navate e
la cortina di case gotiche.
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE - 2
Per classificare le figure basate sulle partizione verticale sono utili tre parametri: il
numero, il ritmo e l’uguaglianza/disuguaglianza degli elementi.
Fra i numeri sono rilevanti le distinzioni fra il pari e il dispari e la grandezza del
numero.
I numeri
Il dispari (3 – 5 – 7) è utilizzato spesso applicando la simmetria e la gerarchia
(elemento centrale protagonista). Il 7 consente già un ritmo (regola di ripetizione);
dal 9 in su il ritmo è il problema compositivo principale.
Il pari: la coppia è un problema compositivo particolare; dal 4 in su il tema
compositivo principale è il ritmo, perché non c’è simmetria.
Uguaglianza disuguaglianza
In un ritmo l’uguaglianza degli elementi da importanza alla regola (comunica la
regola con la ripetizione), la differenza fra gli elementi fa diventare il rapporto di
ciascun individuo con gli altri il tema compositivo principale.
Partizione verticale e disegno degli elementi
Una figura può essere composta/scomposta, in diversi elementi con una
partizione verticale, a scala gigante (alla scala dell’edificio). Poi ogni elemento
può essere trattato con la sua figura.
UNA BELLA FIGURA
45. PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE
Nel Duomo di Ferrara i tre elementi, di uguale dimensione, sono separati da due
lesene, segnati da una copertura a doppia falda e disegnati con un’uguale
partizione orizzontale (4 livelli), con minime variazioni nel basamento. Solo
l’elemento centrale è marcato da un protiro che accoglie l’ingresso e segna la
simmetria. Nel Duomo di Orvieto e nel Duomo di Siena l’elemento centrale
diventa, in diverso modo, protagonista. Le lesene diventano piccole torri che
dividono ed impaginano. Alla partizione verticale dominante si sovrappone una
partizione orizzontale che separa un basamento dal coronamento superiore.
Duomo di Ferrara
Duomo di Orvieto
Duomo di Siena
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE
Nella facciata rinascimentale di Santa Maria dei Carmini, a Venezia, le tre navate
sono rappresentate con un frontone centrale semicircolare (il protagonista) e due
frontoni a quarto di cerchio laterali, più in basso (che fan da spalla).
Il fonte di San Marco a Venezia è disegnato con una partizione verticale in sette
elementi secondo lo schema 1+2+1+2+1: un protagonista (la navata centrale) fra
due coppie di comprimari e, a lato, a chiudere la figura, due spalle. Ogni elemento
è poi lavorato con una sua particolare figura (partizione orizzontale, portali, ecc.).
Santa Maria Dei Carmini, Venezia
Facciata di Sebastiano da Lugano. 1507 - 1514
Alberto Prosdocimi. S. Marco Venezia.
Acquerello (2.67 m x 1.60 m). II Portafoglio,
La facciata odierna in 21 tavole. Tavv. 4-24
Cromo Litografia Winckelmann & Figli. Venezia 1882).
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE
Nella cattedrale di Chartres (qui documentata da un dipinto di Utrillo), come nella
cattedrale di Notre Dame a Parigi e nella cattedrale di Colonia, l’elemento
centrale, di uno schema tripartito, è affiancato da due torri alte. A Colonia è quasi
schiacciato, come un giunto fra le due torri. A Parigi alla partizione verticale
dominante si sovrappone una partizione orizzontale che divide l’edificio in tre
parti, più la sporgenza delle torri.
Cattedrale di Chartres
Cattedrale di Colonia
Cattedrale di Notre Dame a Parigi
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. PROTAGONISTA E SPALLE
Antonio da Sangallo il Giovane. Modello del progetto di S. Pietro. Fabbrica di S. Pietro. Vaticano. Roma.1539 – 1546
Nello stupendo progetto di
Sangallo per San Pietro
due torri isolate stringono,
come i gendarmi di
Pinocchio, la facciata
principale, che è a sua volta
tripartita verticalmente,
rappresentando la navata
centrale e le due laterali.
Poi ciascuna parte di
facciata ha una sua
partizione orizzontale, con
l’incredibile doppio portale
della navata centrale, con
le sue grandi ombre.
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. PROTAGONISTA E SPALLE
Arduino Arriguzzi. Modello per il completamento di S. Petronio. Museo di S. Petronio. Bologna. 1592
Borromini. Sant’Ivo alla Sapienza. Roma. 1632 - 1660
Troviamo uno schema pentapartito (1+1+1+1+1) nella facciata del modello di
Arriguzzi, per San Petronio a Bologna, dove, alle tre navate si affiancano le
testate del rosario di cappelle laterali. Uno schema tripartito, orizzontalmente e
verticalmente, connota la facciata esterna di Sant’Ivo alla Sapienza.
UNA BELLA FIGURA
46. PARTIZIONE VERTICALE. SERIE
Nel modello di Arduino Arriguzzi. per il completamento di S. Petronio, sul
prospetto laterale si affaccia una serie di cappelle. Le cappelle sono composte
con un ritmo ordinato; partizione verticale in serie; ciascun elemento connotato da
una bifora, un oculo e un timpano e delimitato da lesene laterali.
Sembra lo stesso ritmo degli ingressi delle case di Bergamo, come appaiono in
uno schizzo di Aldo Rossi.
Rossi utilizza spesso la partizione verticale. La ritroviamo, con un elemento
ripetuto in serie «innumerevole» nel disegno per la Casa dello studente di Chieti.
La ritroviamo, con lo schema dei 7 elementi (4 che impaginano 3, a volte facendo
un passo avanti, a volte facendo un passo indietro) nel Palazzo della Regione di
Trieste; nel fronte principale della chiesa di Cascina Bianca, nell’ingresso per la
Biennale di Venezia; nella casa del quartiere Südliche Friedrichstadt a Berlino.
Aldo Rossi.
Concorso per il palazzo della
Regione.
Trieste. 1974
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. SERIE
Arduino Arriguzzi. Modello per il completamento di S. Petronio. Museo di S. Petronio. Bologna. 1592.
Aldo Rossi. Le Case di Bergamo. Disegno. 1980. Collezione Moschini Vaduva
Aldo Rossi. Casa dello studente di Chieti. Disegno. 1976
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. SERIE
Aldo Rossi. Chiesa a Cascina Bianca. Milano. 1990
Aldo Rossi. Portale d’ingresso. XXXIX Biennale internazionale d’arte. Venezia. 1980
Aldo Rossi. Case nel quartiere Südliche Friedrichstadt. IBA. Berlino 1981/88
.
UNA BELLA FIGURA
47. PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE 1
CORTINA DI CASE GOTICHE E REINTERPRETAZIONI
Ne ho già parlato; la cortina di case gotiche è una naturale composizione a
partizione verticale (prodotta da un esercizio di variazioni nel rispetto di regole
fisse). La vediamo declinata in diverso modo in qualcuno degli innumerevoli
esempi della città storica: nella piazza del Duomo di Lodi, nei magazzini del sale
di Lubecca, lungo il «Rivier de Maas» a Maastricht.
Nel progetto del quartiere Ijsselkade di Doesburg lo studio Natalini reinterpreta
tipo e figura della casa gotica, con una successione uniforme di moduli
Aldo Rossi, in una parte del Deutsches Historisches Museum di Berlino (edificio di
edifici) utilizza, per le sale espositive la reiterazione di un modulo, analogo al tipo
edilizio prevalente della città gotica.
Case su lotto gotico a Lodi, piazza del Duomo
Lubecca. Magazzini del sale
UNA BELLA FIGURA
CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI
Maastricht, Olanda. Città storica. Fronte lungo il «Rivier de Maas»
Adolfo Natalini. Quartiere IJsselkade. Doesburg. Netherlands. 1999 – 2006
Aldo Rossi. Deutsches Historisches Museum. Berlino. 1988
UNA BELLA FIGURA
48. PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 2
Valle, nel quartiere alla Giudecca, a Venezia, delimita sui due lati, affacciati sui
canali, il tessuto edilizio interno (una rete di campielli) con due schiere di edifici in
linea, più alti. La linea è scomposta, in pianta, in una serie di edifici a U, che
delimitano corti aperte verso i canali; le U sono costituite da due «torri» laterali e
un corpo arretrato. Il risultato (molto bello) è un ritmo a partizione verticale.
Mario Botta usa la partizione verticale per comporre /scomporre la sede della
Banca del Gottardo a Lugano e la scuola di Città della Pieve.
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. CORTINE EDILIZIE
Gino Valle. Quartiere alla Giudecca. Venezia. 1980 - 1986
Mario Botta. Banca del Gottardo. Lugano. 1982 - 1988
Mario Botta. Liceo scientifico. Città della Pieve. 1993 - 2000
UNA BELLA FIGURA
49. PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE
La figura del «Chateau de Madrid» è partita in sette elementi verticali: quattro torri
che delimitano tre corpi. I due corpi laterali hanno un tetto a quattro falde
mansardato, che attesta la loro individualità.
La figura del fronte principale del «Château de
Cheverny» è partita in cinque elementi: un corpo centrale a torre, che ospita l’ingresso, e
quattro blocchi laterali, due per parte, in simmetria, ciascuno con la sua copertura e con la
sua particolare partizione di finestre. Anche se
la facciata dei blocchi laterali è sullo stesso filo,
copertura e partizione delle finestre rendono
riconoscibile ogni blocco.
È il «château de Moulinsart» di Tin Tin e del Capitain Haddok.
Aldo Rossi, nella casa d’abitazione di Viadana, riusa schemi analoghi a quelli
delle ville e dei castelli. Il fronte degli ingressi è partito in cinque elementi: fra il
corpo centrale (asse di simmetria) e i due corpi laterali simmetrici, sono interposti
due corpi arretrati la cui figura è disegnata dai parapetti in acciaio dei ballatoi. La
figura dell’altro fronte è disegnata da due elementi a torre che inquadrano un
corpo in linea; al centro del corpo in linea un portale segna l’asse di simmetria.
UNA BELLA FIGURA
PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE
Chateau de Madrid. Parigi 1528. Demolito nel 1792
Château de Cheverny. Cheverny. Loir-et-Cher. 1624 - 1630
Aldo Rossi. Casa d’abitazione. Viadana. 1982. Archivio Carlo Scarpa. IUAV
UNA BELLA FIGURA
50. MECCANO COSTRUTTIVISTA - 1
Prevale la visione degli elementi costruttivi lineari (travi, pilastri, puntoni) e del loro
assemblaggio. La figura deve mostrare lo scheletro. Poi la seconda facciata fatta
di grigliati (per parapetti, brise soleil), elementi semitrasparenti, tamponamenti in
vetro o pannelli di lamiera, trame dei profili dei serramenti, scale semitrasparenti.
Infine gli impianti, come un corpo scorticato di cui si vedono le vene, o l’apparato
respiratorio.
Un po’ come nel gioco del meccano, si deve vedere come l’edificio è assemblato,
con i suoi pezzi meccanici.
È una lunga storia, che viene dai suprematisti e dai costruttivisti. Non riproduzione
della realtà, ma invenzione della forma; in architettura non riuso degli stilemi del
passato, ma il disvelamento degli elementi della costruzione e del loro
assemblaggio, come strumento di figurazione.
Le Folies di Bernard Tschumi, nel Parc de la Villette, mostrano un uso esemplare
di questa tecnica, facilitato dai pochi vincoli funzionali (c’è la libertà delle
«macchine inutili»).
Le immagini di «avi» costruttivisti
Liam Curtin Meccano bridge. Bolton. 2012
testimoniano la familiarità di
Tschumi coi costruttivisti russi.
UNA BELLA FIGURA
MECCANO COSTRUTTIVISTA
Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 - 1998
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MECCANO COSTRUTTIVISTA
El Lissitzky. Grande cerchio. 1920. Olio su legno. Collezione privata Leonid Sachs. USA.
Konstantin Melnikov. Club Rusakov. Mosca 1928
Konstantin Melnikov. Padiglione russo all’Esposizione internazionale di arti decorative e industriali. Parigi. 1925
Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 – 1998
UNA BELLA FIGURA
MECCANO COSTRUTTIVISTA
Vladimir Tatlin. Monumento alla terza internazionale, modello. 1919. Stockholm Moderna Museet, Collection Vladimir Tatlin
Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 - 1998
UNA BELLA FIGURA
51. MECCANO COSTRUTTIVISTA - 2
Il Lloyd's building, a Londra, resta, secondo me, il progetto più interessante di
Richard Rogers (fatto salvo il Centre Pompidou, progettato con Piano) e quello
che con più coerenza usa il lessico del meccano. Questo ammasso ordinato e
complesso di ferraglia, che diventa una specie di robot, o di transformer, è persino
appropriato al paesaggio della City, quasi fosse sempre esistito, molto più del
Cetriolo o del Walkie Talkie.
Anche il suo interno, con quella piazza centrale a tutt’altezza, attraversata da
innumerevoli scale mobili, crea la suggestione del paesaggio della fabbrica degli
impiegati, innumerevoli e in movimento.
Il progetto, recente, per la sede LSE di Londra mostra come questa tecnica possa
essere declinata anche col legno, non solo col ferro,: pilastri sporgenti dalla
facciata, a cui sono appesi grigliati di lamelle di legno, inquadrano un paesaggio
interno chiuso solo da vetrate senza profili in vista, con scale aperte e spazi quasi
senza confini.
UNA BELLA FIGURA
MECCANO COSTRUTTIVISTA
Richard Rogers. Sede Lloyd. Londra. 1978 - 1984
Richard Rogers. Global Centre for the Social Sciences, LSE. Londra. 2013
UNA BELLA FIGURA
52. IL FOGLIO DIVENTA VOLUME
Nel Cinema Luxor (progetto Bolles e Wilson) la figura dell’involucro non è
connotata tanto dai materiali e dalle partizioni, quanto dallo sviluppo dell’involucro
stesso, che come un foglio, si piega e torce per fino a farsi volume. Partendo
dall’ingresso: in una direzione il foglio si arrotola lungo una spirale per delimitare
l’ingresso, il foyer, gli uffici e la sala; nell’altra direzione sale in verticale per
formare un portale che inquadra il volume della torre scenica e il cielo. Il plastico
comunica con evidenza la tecnica compositiva.
Bolles e Wilson utilizzano spesso questa tecnica (anche nel progetto per la Beic,
a Milano).
È difficile definire con esattezza il limite fra “il foglio” e la normale successione di
pareti di una scatola chiusa. Penso che i principali accorgimenti consistano (oltre
che nell’uniformare i materiali del foglio) nel mostrare gli spigoli di testa,
nell’arrotondare gli spigoli intermedi, nel disegnare partizioni che seguano
l’andamento (orizzontale o verticale) del foglio.
Il foglio ha un suo antenato nelle pareti opache con cui Mies Van Der Rohe
delimitava gli spazi, mai chiuse agli angoli.
UNA BELLA FIGURA
IL FOGLIO DIVENTA VOLUME
Bolles + Wilson. Cinema Luxor. Rotterdam. Olanda. 1996 - 2001
UNA BELLA FIGURA
53. CITTÀ ANALOGA. VARIAZIONI
LE MURA DELLA CITTÀ: OPACHE
In un progetto universitario Grassi propone la costruzione della nuova biblioteca di
Milano a Porta Volta. L’edificio della biblioteca ricostruisce, in modo analogico, la
forma storica di questo sito, una volta occupato da un bastione delle mura
spagnole. Grassi si rifà al bastione originario, prima della sua parziale
demolizione con la costruzione dei caselli daziari di Porta Volta..
L’architettura della biblioteca, e il suo involucro sono analoghi all’architettura dei
bastioni: muri in mattoni con aperture regolari: a volte grandi; più piccole nel
parapetto di coronamento, a inquadrare il cielo, come le antiche merlature; molto
piccole su certi fronti, come feritoie.
LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI
Nel 2012 Herzog, De Meuron progettano, per la fondazione Feltrinelli, nello
stesso sito, un edificio che, come quello di Grassi, reinterpreta le mura e il
bastione, pur contenuto nelle aree di proprietà privata e senza interferenze con la
maglia stradale e i caselli daziari.
Pur con diversi stilemi (uno scheletro con pelle trasparente) anche Herzog e De
Meuron propongono una reiterazione monotona dei morfemi, facendo prevalere
l’impianto urbano sul disegno dell’involucro.
UNA BELLA FIGURA
CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: OPACHE
Giorgio Grassi. Biblioteca di Porta Volta. Milano, Italia. 1990
UNA BELLA FIGURA
CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI
Herzog, De Meuron. Edificio della Fondazione Feltrinelli. Porta Volta, Milano, Italia. 2010
UNA BELLA FIGURA
CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI
Herzog, De Meuron. Edificio della Fondazione Feltrinelli. Porta Volta, Milano, Italia. 2010
A sinistra confronto fra la
planimetria del progetto di
Grassi e il bastione della mura
spagnole prima della
costruzione dei caselli daziari
(Brenna, 1865)
A destra confronto fra la
planimetria del progetto di
Herzog e De Meuron e il
bastione della mura spagnole
dopo la costruzione dei caselli
daziari (1883) e l’apertura di
via Volta.
UNA BELLA FIGURA
CITTÀ ANALOGA
SIMILITUDINI E DIFFERENZE
Similitudini e differenze sono evidenti.
Similitudine: mi interessa rilevare l’uso dell’involucro a servizio dell’impianto
urbano, a servizio della conservazione del carattere formale storico e della
memoria di questa parte di città.
Differenze: i due edifici creano differenti limiti alla visione della città. Mi interessa
rilevare il differente impatto che questi «limiti alla visione» hanno sulla memoria
storica.
L’edificio di Grassi costruisce una barriera alla visione, come faceva l’antico
bastione. L’edificio di Herzog e De Meuron è un limite semitrasparente, che lascia
correre lo sguardo verso la città sorta dopo la demolizione del bastione, come
fosse un “bastione inesistente” (rubando parole a Calvino). La trasparenza è un
carattere essenziale di questo edificio. Se le vetrate fossero opache perderebbe
la sua bellezza e si trasformerebbe in un anonimo (sia pur ben disegnato) edificio
per uffici).