1. «No, no e no» sbraitò Ferry Douglas al tele
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1. «No, no e no» sbraitò Ferry Douglas al tele
1. «No, no e no» sbraitò Ferry Douglas al telefono. «Bisogna che lo ripeta? No: non verrà mai a suonare nel vostro locale gratis.» Dall’altra parte della linea stava un tale di nome Alvin Donovan proprietario di un grosso pub di Oklahoma City che avrebbe festeggiato quell’anno i trent’anni dall’apertura. «Non me ne frega un cazzo se Joy ha suonato da voi quando aveva sedici anni» insistette Ferry Douglas soffiando fuori il fumo. «Quanto? Mi sta prendendo per il culo?» urlò nel ricevitore. «Secondo lei Joy dovrebbe venire nel vostro schifosissimo bar per cinquantamila dollari? Non me ne frega nulla se è tutto quello che potete offrire. Sapete qual è la cifra. Per meno di trecentomila non se ne parla. E trecentomila è beneficienza, capito?» Fece roteare gli occhi scoprendo i capillari arrossati sul bianco acquoso. «Fanculo l’umplugged! Dove pensava di metterla la gente, eh? Di farli entrare a turni?» Poggiò la sigaretta e sospirò forte, passandosi la mano libera sui pochi ciuffi di capelli che ancora conservava. Alvin Donovan intanto argomentava dal centro degli States. «Adesso ascolti lei. Secondo lei, mettiamo, Hendrix, per dire: Hendrix secondo lei, fosse stato vivo, se uno lo avesse chiamato per dirgli ciao guarda sono di un locale dove hai suonato un millennio fa, sì, sì, prima di Woodstock, sì, prima di quello e prima di tutto, avrai avuto quindici anni Jimi caro, magari non ricordi, comunque ecco, verresti a suonare qui gratis appena hai un minuto, dopo aver lucidato i dischi di platino? Secondo lei, scusi, Hendrix cosa le avrebbe risposto? Lo sa? Lo sa cosa avrebbe risposto? Col cazzo avrebbe risposto!». Ferry Douglas schiantò la cornetta sul ricevitore e si accese un’altra sigaretta. In quel momento Joy uscì dal bagno. «Non dovresti essere così duro» esordì la rockstar abbottonandosi i jeans e distendendosi su una chaise longue sull’altro lato dell’ufficio. Prese in mano l’ultimo numero di Rolling Stone. La sua immagine in bianco e nero a petto nudo e braccia spalancate do8 minava la copertina. Il fotografo della rivista aveva fatto un lavoro apprezzabile. Nel servizio interno gli altri scatti lo ritraevano con una Stratocaster distrutta, ancora una volta nudo avvolto in una nuvola di fumo finto, poi con una maglietta di un gruppo indie scozzese che non aveva mai ascoltato e infine sorridente alla cerimonia degli Mtv Music Award dove aveva vinto in tutte le categorie cui era stato candidato. In uno specchietto laterale si ripercorrevano alcune tappe della sua carriera. Febbraio 2000 – Col nome Jonathan Young, pubblica il suo primo singolo Finger Prints. Novembre 2001 – Cambia nome in Joy e pubblica il suo primo disco in studio, Walking in the wrong way, con cui conquista il grande pubblico e le classifiche mondiali. W.i.t.w.w. venderà 8 milioni di copie. È stato inserito alla posizione n.1 nella classifica I più bei dischi del nuovo millennio. Ottobre 2003 – Esce il suo secondo album, History of shyness, che riesce a bissare il successo del precedente. Il suo tour mondiale Tour of shyness fa registrare il tutto esaurito. 9 Agosto 2004 – Joy raduna sulla spiaggia di San Francisco 800.000 persone per un concerto destinato a entrare nella storia, pubblicato poi nel Dvd Joy Rock Bay. Le ultime due date dell’elenco recitavano: Marzo 2014 – Al funerale di Bob Dylan esegue all’organo una sua interpretazione di Forever Young che in una settimana risulterà il brano più scaricato di sempre. Settembre 2014 – Esce la sua sesta fatica, Flood. I suoi fan si danno appuntamento a Stoccolma armati di cellulare per dare vita a uno dei più grandi eventi mediatici della storia: riproducendo in simultanea dai telefonini il brano When the world will roll away candidano Joy, per i testi delle sue canzoni, al Nobel per la Letteratura. Joy chiuse la rivista e incrociò le braccia al petto fissando il soffitto dell’ufficio del suo agente. «Non dovresti essere così duro, ti dicevo. Per una volta potremmo farlo. A me non pesa. Voglio dire Ferry: possiamo farlo.» «Ma… Joy, Joy. Cioè, ti rendi conto che se lo fai una volta, cioè, se te decidi di andare in un localino così, alla fine te, cioè Joy, sei il più grande artista vivente e tutto quello che 10 tocchi diventa oro, cioè, io non sono nessuno, lavoriamo insieme da dieci anni, va bene, ma non sono nessuno, se te decidi di andare in un localino per una cifra del genere ti rendi conto cosa non diventa questo lavoro? Io ti capisco, Joy, ho capito quello che intendi. I fan, l’umanità, c’hai ragione, ma poi? Qualsiasi pub della terra potrebbe reclamarti a suonare per l’aperitivo, nel senso Joy, prova a capire che…» «Ferry, sei un genio! Tutti i bar della terra! Potremmo fare… oddio Ferry, ci pensi?» «Oddio Joy, no… che ti viene… aspetta, un’altra chiamata. Merda, è Colin, per i diritti del film. Bisogna che scenda un attimo giù. Ce la fai ad aspettarmi? Possiamo parlare dopo? Scusami tanto Joy… Carissimo Colin! Eccomi!». Ferry Douglas si alzò dalla scrivania e uscì dalla stanza, lasciando Joy disteso sul divano. Da qualche giorno si stava arrovellando su alcune idee che non riuscivano a prendere forma, né per scritto né in musica. Eppure sentiva che era quello che aveva bisogno di dire, di raccontare. Ripartire dai rapporti umani, il contatto con i fan, o meglio, con le persone. I suoi pensieri furono interrotti da una chiamata su uno dei cellulari del suo mana11 ger, che era sceso e lo aveva lasciato sul tavolo. Joy si alzò, e senza pensarci rispose. «Pronto?» fece la rockstar, rendendosi conto che probabilmente erano anni che non rispondeva al telefono. «Ciao Joy» rispose una voce maschile, bassa e profonda. «Come stai?» «Con chi sto parlando?». «Mi chiamo Scotty. Volevo farti una proposta.» «Dovrebbe parlare col mio…» «Non è per una serata, un’apparizione televisiva, un’intervista. È per l’opposto.» «Vale a dire?» «Per sparire.» Joy aggrottò la fronte. Già stava rivedendo la propria idea su quel mezzo progetto di incontrare i propri fan. Pieno di pazzi, il mondo. Chiuse la chiamata e si sedette sulla poltrona di Ferry. Risvegliò il computer dallo screen saver e si trovò a contemplare la freccetta in mezzo allo schermo. Erano passati anni dall’ultima volta che aveva provato ad avere un indirizzo di posta elettronica, a gestire un profilo Facebook. Non era più in grado di amministrare lo scontro con la civiltà, che riusciva a percepire solo come un’onda di fan pronta a sommergerlo. Il desktop era un collage artistico delle copertine dei suoi dischi. 12 Aprì il browser e su Google scrisse la parola intimità. Senza mostrare i risultati della ricerca si aprì una finestra di Youtube con un video intitolato Scotty, proposta per Joy, zero visualizzazioni. Nello schermo un uomo anziano: aveva capelli, barba e folti sopraccigli bianchi. Indossava un’allegra camicia a fiori. «Ciao Joy, non vorrei spaventarti, ma voglio farti presente che finché non ti avrò illustrato la proposta non potrò lasciarti in pace. Stai tranquillo.» Avrà avuto ottant’anni e alle spalle aveva solo una parete azzurra. «Ascoltami Joy: io so bene tutto quello che stai provando. Diciamo pure che so tutto di te. Tutto sul tuo successo e su quello che ti capita dentro. So che hai il mondo in pugno ma l’anima è inquieta. So del triplo scotch che bevi prima di andare a letto e so che il testo di Glorify è un copincolla degli sms che ti mandava la tua prima fidanzata a quattordici anni. So che non riesci a scrivere se ci sono delle luci al neon. So che nei prossimi giorni potresti seriamente prendere in considerazione l’offerta che ti ha fatto Julio Ibarra del cartello di Juaréz di rifornirti di bianca purissima a casa quando vorrai senza alcunissimo rischio e a prezzi vantaggiosi. So che piangi spesso. Tranquillo. Non sono della CIA, rilas13 sati. E non ho piazzato telecamere nascoste in nessuno dei tuoi appartamenti. Non sarebbero sufficienti per mettermi al corrente di quello che ti passa per la testa. Tipo che durante l’amplesso non riesci a non pensare di essere a suonare in uno stadio in cui ci sono solo donne nude che hanno un orgasmo simultaneo. Non arrossire e non temere: non sono nemmeno uno che andrà a vendere queste notizie alla stampa. So queste cose perché il mio lavoro è capire quelli come te. Sono semplicemente un professionista di altissimo livello. Quello che vol» Joy chiuse la finestra e si stropicciò gli occhi. Il video ripartì da solo. «Dai Joy, falla finita. Ho detto che devo farti una proposta, no?» Adesso Scotty era incorniciato in un video intitolato Scotty, proposta per Joy parte due, zero visualizzazioni. Lo sfondo viola e la camicia bianca. «Quello che volevo dirti, caro Joy, è che tutto questo è normale. Non sentirti solo, non pensare che sia successo solo a te. Ci sono altre persone che si sono trovate nella tua situazione e adesso hanno trovato pace. A te manca, vero?» Joy si scoprì ad annuire. 14 «Vuoi pace, lo so. Quello che io posso assicurarti, la tua serenità, ha bisogno di una scelta. Se decidi di accettare la mia proposta non potrai tornare indietro. Dovrai farmi capire che sì, ci stai, vuoi cambiare, vuoi una svolta. Oppure no, vuoi continuare a girare insieme alla ruota, in attesa di diventare una mummia che pontifica sull’arte e sulla vita in qualche salotto televisivo mentre le nuove generazioni attaccheranno poster di te da giovane nelle loro camerette, illustrando il tuo faccione agli amichetti come fosse quello di un autorevole pezzo di passato, un dinosauro. E non come quello di un grande artista.» Joy mise il video in pausa e si guardò intorno. «Sto diventando pazzo» pensò. Premette di nuovo play. «È un aut-aut, e voglio che sia chiaro. Ti garantisco la serenità e un rifugio sicuro dalle intemperie causate dalla popolarità. Ti offro di sparire e di trovarti l’unica compagnia che può davvero capirti. Di salutare tutto e tutti. Quante volte ci hai pensato, eh? Quante volte ti sei scoperto disumano? Incapace di parlare con la gente senza sentirti adorato. Senza vederla sbavare per te, o al limite pronta a capire come trasformare la tua vita in profitto. Senza provare a trasformarti in testimo15 nial di qualsiasi cosa. E tu hai il coraggio di considerarti ancora un’artista? Possono delle macchine produrre arte? E non può forse un ingranaggio, per quanto sofisticato e pieno di talento come te, smettere di girare e riprendersi la vita? Lo so Joy a cosa stai pensando.» Mancava ancora un minuto e mezzo alla fine del video. Scotty stava ancora parlando. «Allora Joy, voglio che sia chiara una cosa: la tua pace comporta una rinuncia. Si tratta di fare una scelta. Tra pochi istanti arriverà un pacco portato da un fattorino che contiene la classica lettera da fan decerebrato che impiega mesi e mesi della propria vita per trovare il modo di raggiungere con una lettera scrittaa-mano il proprio dio in terra che è un grande artista e un grande poeta molto sensibile, ma sicuramente il suddetto artista è troppo indaffarato per leggere le lettere dei fan. Comunque: arriverà il pacco con la lettera. Ci sarà allegato un biglietto aereo per l’Europa (questi fan particolarmente ingegnosi ti invitano sempre ad andarli a trovare a loro spese nelle loro ville, sempre molto belle, in Sicilia, o in Galles o in Andalusia. Detto fra noi, un consiglio generale nel caso la mia proposta non dovesse interessarti: sono pericolosi, fai bene a non andarci). Tornando al biglietto aereo: se aggiungi davanti al numero del volo il 16 prefisso dello stato della Florida scoprirai che si tratta del numero telefonico di un centralino automatizzato che ti proporrà la vendita di prodotti per la pulizia. Eccoci al punto: ascolta tutte le opzioni, fino alla fine. Dopo il messaggio registrato comparirà la mia voce: premere il tasto due se si accetta la proposta, premere il tasto nove se vuoi rifiutare…» «Sei un pazzo…» «Starai pensando che il sistema è un tantino ingegnoso. Tra l’altro ho scelto i tasti due e nove perché sono belli lontani: a volte capita di sbagliarsi, questione di millimetri e ti ritrovi… comunque. Capirai che è giusto prendere alcune precauzioni. Altra cosa importante, hai tre giorni di tempo: venerdì a quest’ora l’offerta sarà scaduta e chiamando il numero di telefono troverai l’avviso della tua compagnia telefonica ad avvertirti che stai chiamando un numero inesistente. Se rifiuterai, no problem Joy! Io, i miei messaggi e tutto il resto spariremo nel nulla. Certo, non te li dimenticherai così facilmente ma col tempo inizierai a pensare di aver esagerato con qualche farmaco e andrai da uno psichiatra e cose così… Ma ascoltami bene. Se accetterai la mia proposta, puoi iniziare a rilassarti. Penserò io a tutto e non dovrai preoccuparti di niente. Alla prima occasione verrò a prenderti. Pur17 troppo non avremo modo di comunicare in questi tre giorni. Spero le informazioni possano essere sufficienti.» Mancavano allora pochissimi secondi alla fine del filmato. «Ah! Dimenticavo: prova pure a parlare con chi vuoi di questo mio messaggio, ma tranquillo: nessuno sarebbe disposto a crederti. Ti crederebbero un povero pazzo. Prenditi qualche ora. Hai tempo fino a venerdì. Spero di risentirti Joy.» Il filmato si bloccò e comparvero sul riquadro nero suggerimenti per nuovi video. Erano i videoclip ufficiali delle sue canzoni. Senza avere il tempo di ragionare o di fare qualsiasi cosa, partì uno dei video, quello di Cornfield dal suo terzo album. La musica partì direttamente dal minuto 1e34, metà della seconda strofa, e alle immagini di un Joy ventitreenne disteso in mezzo alle spighe di grano si sovrappose per pochi attimi la faccia di Scotty da cui usciva un fumetto con su scritto «Secondo me questa è la tua frase migliore!» per poi scomparire e lasciare nuovamente spazio alla canzone, che in quel momento esplodeva gridando: «Sometimes I need a safe place, somewhere to live alone in peace, sometimes I’d like to run away, somewhere I’ll find me everyday». 18