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Tutto è cominciato in Tunisia, dove un ragazzo di 26 anni, Mohamed Bouaziz, si è
dato fuoco dopo l'ennesima prepotenza della polizia. Un ragazzo che vendeva frutta a
un mercato e che si è visto sequestrare la bancarella da coloro che, in divisa,
ubbidiscono agli ordini dei dittatori e proteggono gli interessi dei ricchi.
Una protesta che diventa sommossa. Una sommossa che diventa rivolta. Una rivolta
che diventa insurrezione: il tiranno Ben Ali che scappa.
Poi in Algeria, e anche qui è la gente povera e sfruttata che scende in strada e si rivolta
come nel 2001 nella regione della Cabilia.
Gli imam invitano alla calma e a restare a casa a pregare per un futuro migliore, ma
nessuno li ascolta: tutti e tutte vogliono lottare in strada per la libertà.
E la rivolta dilaga anche in Egitto dove la popolazione è stanca di trent'anni di dittatura
di Mubarak. Milioni di persone in strada, la polizia spara sulla folla come in Tunisia.
Ma come in Tunisia i ribelli resistono e contrattaccano.
Proteste e occupazioni di edifici pubblici anche in Libia, In Yemen, in Siria, fino
addirittura all'Albania, dove i rivoltosi che assaltano il parlamento si definiscono
“tunisini dei balcani” rompendo gli steccati del nazionalismo e del razzismo.
E allora non è cominciato tutto col suicidio di Mohamed Bouaziz.
Questa vera onda anomala è frutto di anni ed anni in cui si è sedimentata la rabbia e la
frustrazione per tutte le ingiustizie subite nel nome del Dio denaro e del Potere che lo
sorregge.
Perché tutte queste dittature nel Maghreb sono finanziate e sostenute, a vario titolo e
misura, dai governi occidentali. Dall'Europa, dagli Usa, dalla Russia, da Israele.
il ministro degli Esteri
Franco Frattini ha
condannato l'uso della
violenza nella "rivolta del
pane" in Tunisia e Algeria e
ha aggiunto che l'Italia
sostiene "i governi che
hanno avuto coraggio" e che
"costituiscono un'importante
presenza mediterranea,
soprattutto nella lotta al
terrorismo"
Mubarak Netanyahu Obama Abbas Abdullah II
Berlusconi e Ben Alì
La democrazia del capitalismo (dittatura del denaro) si serve delle dittature dei Raìs per
salvaguardare i propri interessi pertroliferi e per la gestione dei flussi migratori.
Gli assassini in divisa, finanziati da multinazionali come le italiane Eni e Finmeccanica,
torturano stuprano e uccidono nei centri di detenzione per immigrati, e nei campi
profughi.
Gli esclusi che scappano dalle guerre dalla fame e dalla miseria causate dallo
sfruttamento capitalista dello stesso occidente, trovano nei lager nelle violenze e nei
muri della vergogna una vera e proprio barriera armata, posta ai confini della Fortezza
Europa.
E qui in Italia?
Si respira un'aria proprio brutta “qui da noi”.
Le colpe di tutto sono accollate agli immigrati, con l'uso sistematico e totalitario dei
Media viene fomentato il rancore sociale, il razzismo, la creazione del nemico interno.
Chi non ha mai sentito nelle chiacchiere da bar, nei mezzi pubblici discorsi aberranti di
questo tipo?
E ancora una volta i ricchi e i politici loro fantocci, i veri responsabili delle ingiustizie
dormono sonni tranquilli: è la vecchia formula del divide et impera (dividi e comanda).
E anche quando i progressisti di sinistra offrono la loro ricetta democratica,
sbandierando parole come integrazione e legalità, si capisce bene dove vogliono andare a
parare: “dai su integrati in questo sistema di sfruttamento brutale, produci e consuma e
quando hai finito crepa pure!”
Il bastone e la carota; tu servi come manodopera a basso costo ma sappi che se provi
ad alzare la testa, abbiamo i nostri mezzi per fartela pagare,
così parla lo Stato con le sue leggi!
Gli sfruttati che riescono ad oltrepassare le frontiere e si trovano senza documenti
hanno già commesso un reato, per il solo fatto di esistere: il reato di clandestinità.
Vengono rinchiusi nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) veri e propri lager
della democrazia, istituiti nel 1998 dalla sinistra con la Turco Napolitano, perfezionati
dai governi di destra successivamente.
Questi campi di concentramento delle contraddizioni del Diritto mostrano
chiaramente, (se ce ne fosse ancora bisogno) che non c'è alcuna differenza tra i vari
schieramenti: chiunque ci governa lo fa per mantenere i privilegi e l'oppressione.
Chiunque aspira al Potere sta già preparando le gabbie per rinchiudere chi è scomodo.
Un rapporto della nato (Urban Operation In The Year 2020) prevede per il 2020
l'acutizzarsi delle tensioni sociali nelle metropoli come conseguenza della crisi
economica e delle crescenti diseguaglianze.
I vari Stati si stanno preparando a gestire militarmente una città in perenne stato
d'emergenza e ad affrontare sul territorio urbano scontri e rivolte inevitabili.
Per questo riempiono le strade, le piazze, le stazioni di divise, per abituarti alla vista di
chi ti reprimerà.
Mezzi blindati, veicoli dell'esercito ovunque, gadget, vestiti, pubblicità e propaganda:
non abituarci alla vista di tutto ciò è il minimo
Sembra che tutto questo stia avvenendo prima del previsto, ne sono la prova le rivolte
e le insurrezioni del Maghreb.
E noi?
Quanto ancora dovremo aspettare, quanto ancora dovremo subire?
Queste rivolte comunicano tra loro e ci parlano.
Anche se queste esplosioni di rabbia, di coraggio e dignità, verranno riassorbite
dall'avvento di un nuovo leader, appoggiato dall'occidente capitalista o da altre
formazioni di potere, la rivolta avrà comunque sedimentato esperienze e
consapevolezze.
La consapevolezza che il cambiamento è nelle nostre mani e nei nostri sogni se
scendiamo in strada in prima persona, senza partiti o capi di ogni risma.
Sedimentare anti-autoritarismo, costruire rapporti liberi dal Potere fin da adesso,
conoscere il proprio territorio, soffiare sul fuoco della rivolta.
Verrà la realtà e ci troverà addormentati diceva un poeta spagnolo.
Sogniamo pure l'insurrezione e la rivoluzione ma facciamolo ad occhi aperti
e rimboccandoci le maniche.
E la realtà non ci troverà sonnecchianti
ma svegli e carichi sulle barricate della vita.
CIE di Gradisca d'Isonzo (Gorizia)
NELLA TUA CITTA' C'E' UN LAGER!
NELLA TUA CITTA' CI SONO LE DITTE CHE CI LUCRANO
NELLA TUA CITTA' CI SONO I RESPONSABILI
DI
QUESTO
ORRORE
“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha
alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti
occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque
decisi a non servire più e sarete liberi!”
Étienne de La Boétie (1550)
RAGE
RABBIA
Finmeccanica in Nord-Africa
Selex Communications, ha partecipato a Libdex 2010, il principale evento nel settore della guerra in Nord
Africa.
La seconda edizione di questo evento di morte si è tenuta dall’8 all’11 Novembre 2010 a Tripoli, presso il
Mitiga International Airport.
All’evento erano presenti le seguenti aziende del gruppo Finmeccanica: Agusta Westland, Alenia Aermacchi,
Alenia Aeronautica, Oto melara e Selex Galileo.
Sono stati esposti: il soldato futuro italiano, il sistema per la modernizzazione delle forze terrestri che
consentirà un miglioramento significativo nelle cinque aree definite dalla NATO: letalità, c4I (Command and
control, Communications, computers, information/intelligence), protezione, mobilità e sostenibilità.
Presentato anche il sistema d’arma “ Guardian”, progettato per proteggere le truppe di terra e i mezzi blindati
dagli ordigni esplosivi improvvisati radio controllati, che il Guardian consente di neutralizzare inibendo il
segnale radio di innesco.
Come si può notare, ancora una volta, il piano della Nato (di cui Finmeccanica è parte integrante) è quello di
preparasi a situazioni di rivolta o di insurrezione sociale. Ciò che sta accadendo in tutto il Mediterraneo – con
l’insurrezione tunisina che contagia l’Algeria, la Libia, l’Egitto e persino Tirana, dove i ribelli si definiscono
“tunisini dei Balcani” e affrontano le pallottole dell’esercito albanese – dimostra che la militarizzazione delle
città è per i potenti una necessità. Ma dimostra anche che il più sofisticato equipaggiamento militare non basta
a fermare la rabbia e la voglia di libertà delle donne e degli uomini rinati alla lotta e alla solidarietà.
Gli insorti del Maghreb (e non solo) stanno dando un grande esempio di coraggio e di determinazione a tutti
noi. E indeboliscono i nostri stessi padroni.
Non lasciamoli soli.
romperelerighe.noblogs.org
Boicotta l'Eni! Sostieni la lotta di chi si ribella!
"Il sogno di Mattei era dare energia agli italiani. Oggi quel sogno si chiama Eni, la più grande compagnia energetica italiana, presente nel mondo in oltre settanta paesi, e anche
nella tua vita..."
Quello che non ci dicono, in questo spot, è che per portare l'energia nelle nostre case, l'Eni e le altre multinazionali del petrolio si insediano
in paesi come la Nigeria, e grazie all'appoggio di governi locali complici, perché interessati, ottengono ciò che vogliono, saccheggiando le
risorse naturali e devastando il territorio, lasciando in cambio inquinamento e impoverimento.
La popolazione nigeriana sta perdendo sempre di più la capacità di gestione della propria terra. I poteri economici e politici impediscono
alla popolazione di usufruire delle proprie ricchezze e distruggono anche le economie di sussistenza. Questo è il tipo di “sviluppo” che
società come Shell e Agip hanno portato alle comunità locali: malattie, guerre e povertà.
Si produce così un'umanità privata di tutto, dell'esistenza stessa. Questa umanità si muove verso il mondo occidentale, in cerca di fortuna.
La Fortezza Europa si nutre di queste donne e questi uomini, per poi rispedirli a casa quando non sono più funzionali al mercato,
attraverso la procedura del rimpatrio, che è la maschera di una vera e propria macchina delle deportazioni.
Chi decide di emigrare, dopo aver lasciato una vita e la propria terra, deve affrontare una nuova realtà, anche questa, fatta di
criminalizzazione, repressione e sfruttamento. Mentre in Nigeria l'Eni ha il potere di sfruttamento del territorio, in Italia uomini in divisa
sentono di avere il potere di abusare dei corpi delle donne nigeriane, donne che emigrano a causa dello sfruttamento che il loro paese
subisce, sul quale l'Italia si arricchisce. Come Joy, una donna nigeriana arrivata in Italia senza documenti e per questo finita nel Centro di
Identificazione ed Espulsione (Cie) di via Corelli a Milano. Lì, nel luglio 2009, Joy subisce un tentativo di stupro da parte dell'ispettore di
polizia Vittorio Addesso, coperto dalla complicità degli operatori della Croce Rossa, che gestiscono il centro. Joy sfugge alla violenza grazie
all'aiuto della sua compagna di cella, Hellen, nigeriana come lei. Il mese successivo nel Cie scoppia una rivolta, contro la nuova legge che ha
allungato la reclusione fino a sei mesi. Nove uomini e cinque donne vengono arrestati e tra loro, guarda caso, ci sono anche Joy e Hellen.
Durante il processo Joy racconta la violenza subita, confermata dalla testimonianza di Hellen, ricevendo in cambio una denuncia per
calunnia. Entrambe restano sei mesi in carcere e dopo il carcere vengono trasferite di nuovo in un Cie. Le autorità italiane tentano in tutti i
modi di rispedirle in Nigeria, per chiudere loro la bocca e per non far emergere la verità: nei Cie la polizia stupra. Solo dopo mesi di
mobilitazioni, in diverse città d'Italia, Joy e Hellen riescono ad uscire con un permesso di soggiorno, in quanto vittime di tratta che hanno
denunciato i propri sfruttatori. Oggi, 2 dicembre 2010, al tribunale di Milano si sta svolgendo l'udienza preliminare del processo per stupro
contro l'ispettore di polizia Vittorio Addesso. Noi non crediamo in una giustizia fatta di tribunali e giudici, ma nel sostegno mutuo tra tutti
gli individui che si ribellano contro l'oppressione e le sopraffazioni.
CONTRO L'ENI E LO SFRUTTAMENTE NEOCOLONIALE IN NIGERIA
CONTRO LE PRIGIONI, I CIE E I TRIBUNALI
CON JOY E CON CHIUNQUE SI RIBELLI DENTRO E FUORI DALLE MURA
(volantino distribuito in un presidio contro l'Eni Agip a Roma)
EGITTO 2011
NUMERI E SIGLE
M1A1 Abrams, tank statunitensi di ultima generazione, fabbricati in Egitto in base a un accordo di
coproduzione
60 miliardi di dollari, finanziamenti USA al regime di Mubarak secondo le cifre ufficiali, cui si sono aggiunti altri
finanziamenti segreti.
2 miliardi di dollari annui attualmente stanziati dagli USA al regime. Con questi soldi l'Egitto compra armi alle
industrie americane e non solo.
7 miliardi di dollari di debito militare annullato all'Egitto nel 1990 come ricompensa per la collaborazione nella
guerra in Iraq.
3,2 miliardi di dollari per l'ammodernamento delle forze armate: esse hanno potuto così acquistare 24
cacciabombardieri F-16 di ultima generazione, 200 carrarmati pesanti, 3 batterie di missili Partriot ed altri avanzati
sistemi d'arma. Più armi in eccesso dell'esercito americano donate a quello egiziano per un valore di centinaia di
milioni di dollari.
Operazione «Bright Star», una grande esercitazione biennale che si svolge in Egitto con la partecipazione di
circa 25mila militari Usa.
«Operazioni militari in territorio urbano». Nell'esercitazione, condotta nell'ottobre 2009 sotto la direzione del
Pentagono e con la partecipazione di forze speciali Usa, forze egiziane sono state addestrate a combattere una
guerra non nel deserto dentro una grande metropoli. La «Bright Star» si è svolta nella «Mubarak Military City», il
campo militare costruito appositamente per tale esercitazione, cui è stato dato ovviamente il nome del dittatore.
Tutto previsto per affrontare la «minaccia estremista interna».