LA LETTERA DEL PARROCO - Parrocchia San Paolo Biella
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LA LETTERA DEL PARROCO - Parrocchia San Paolo Biella
LA LETTERA DEL PARROCO Cari amici, …non so cosa scrivervi,.. è giorni che ci penso e adesso sono preoccupato, il tempo della consegna in tipografia incombe! Accorgermi di non avere le risorse per affrontare un problema per me non è una novità, in quelle situazioni penso e ripenso fino a non poterne più e sento lo scoraggiamento alle porte che frena ulteriormente sulla creatività facendo emergere la tristezza. Credo che tutti prima o poi abbiano sperimentato questa percezione di essere inadatti o almeno insufficienti di fronte a problemi che chiedono di essere affrontati e subito. E’ difficile, la preoccupazione diventa così grande che quasi non si fanno le altre cose e la testa si riempie al punto che sembra non ci stia più niente. Per fortuna è primavera! Oggi è una giornata bellissima tiepida e tersa. Sull’albero vicino al balcone si vedono aprirsi le prime foglioline, la natura si risveglia, è così bello! Mi accorgo di essere con il pensiero avanti nel tempo immaginando le incantevoli passeggiate di questa estate ed ecco ,il problema della lettera da scrivere è di nuovo lì, cerca di rovinare l’atmosfera, mi chiedo, cosa può essere che fa nascere una nuova primavera nelle nostre testoline infestate di paure, problemi, stanchezza e sofferenze? Mi viene in mente il salmo 22, “Se dovessi camminare per una valle oscura non temerei alcun male perché tu Signore sei con me”. Questa frase la penso spesso e mi conforta, la presenza del Signore è qui con me anche in questa situazione, è Lui che me la fa attraversare e mi guida “ad acque tranquille”, alla pace. Non sono solo, ritrovo coraggio e serenità ed ecco arrivano nuovamente le idee, riparte l’entusiasmo, scivola via la stanchezza, nasce la voglia di provare e lavorare per donare: è di nuovo primavera! Vedete, non dobbiamo imaginare la vita eter na come qualcosa che gusteremo solo nell’aldilà, è già oggi, è il camminare con il Signore Risorto sempre accanto a noi. Se terremo viva la memoria di questa realtà ripartirà la vita. Come dice il profeta Ezechiele, “ci farà uscire dai sepolcri” che abbiamo costruito con il nostro pessimismo e orgoglio di farcela sempre da soli, riprenderemo il cammino entusiasti, fantasiosi e sorridenti. Quanto poco ser ve per andare avanti a volte, è sufficiente essere in compagnia. E’ Pasqua, sia per voi primavera, la pace della presenza del Signore risorto vi faccia alzare il capo di fronte ai pesi che vi schiacciano, torni sui vostri volti un timido sorriso che annuncia qualcosa di nuovo e vi doni la gioia di vivere una vita che sa di eternità. Correggio “Noli me tangere”, 1523 Don Filippo 1 “Cristo è risuscitato... camminiamo in una vita nuova” FUNZIONI RELIGIOSE Rom 6 Giovanni Bellini, Resurrezione di Cristo (1475) 17 aprile DOMENICA DELLE PALME - Ore 9,45 Gesù entra in Gerusalemme Processione con i rami di ulivo e celebrazione dell’Eucarestia Ore 16 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale 21 aprile GIOVEDÌ SANTO - Ore 18 Messa della Cena del Signore Conclusione della “Quaresima di Fraternità” - dopo la Messa prosegue l’adorazione fino a tarda sera Ore 21 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale 22 aprile VENERDÌ SANTO - Ore 16 Celebrazione della Passione e Morte del Signore Ore 20,45 Via Crucis in città con il Vescovo inizia davanti all’ospedale 23 aprile SABATO SANTO Ore 21 Liturgia della “Veglia Pasquale” e celebrazione dell’Eucarestia nella Resurrezione del Signore 24 aprile PASQUA DI RESURREZIONE Ore 8,30 - 9 (in via Lazio), 10 - 11,30 - 18: Sante Messe comunitarie. 17,30 Vespri 25 aprile LUNEDÌ DI PASQUA - Ore 7,30 - 8,30 e 18,30 Celebrazione dell’Eucarestia 2 L’APPUNTAMENTO FATIDICO CON LA FESTA PATRONALE DEL 30 GENNAIO TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE Ogni anno, la stessa storia. La ricorrenza patronale di gennaio nella Conversione di San Paolo sembra seguire lo stesso copione: le funzioni e gli incontri di preparazione, l’organizzazione della grande giornata, infine la Messa grande, i saluti al nuovo priore... e a quello vecchio..., e il festoso appuntamento sul sagrato, i saluti, gli auguri, l’aperitivo, il pranzo tutti insieme “appassionatamente”. E i Vespri, altri incontri. Una lunga, festosa giornata. Proprio la stessa storia. Ma è la nostra storia, la storia di una comunità. Donne e uomini che si conoscono da tanto tempo, che rinnovano la conoscenza attraverso i figli e i nipoti, che insieme si ritrovano, stretti gli uni agli altri in chiesa, per pregare il Signore. E’ questo che sentiamo, questa tensione gli uni verso gli altri, che ci accomuna negli incontri, nei saluti, nelle strette di mano, nelle brevi conversazioni sorridenti. E’ la stessa storia, ogni anno, ma è la storia che vogliamo. La storia che ci rassicura, la storia che continua, giorno dopo giorno, e che si intreccia nelle amicizie, nelle relazioni, negli amori. E’ stato diverso, quest’anno? No, è stato esattamente come ci attendevamo. E come volevamo che fosse. Sin dall’anno passato, lungo il trascorrere dei mesi - per carità, non è che fosse un pensiero fisso, ci mancherebbe! - ma sì, abbiamo conservato un piccolo post-it appiccicato in un cantuccio del cervello, e così eccoci qui di nuovo, in questa giornata speciale, ciao come stai? e i bambini? Bambini... stanno finendo le scuole medie! Non mi dire! Come passa il tempo (ma và?...). Ed ecco il parroco, buongiorno don Filippo! e il vice don Gabriele, efficiente e sbrigativo... spara richiami e impartisce ordini ai ragazzi come un sergente della Wermacht... ma ha sempre quel mezzo sorriso all’angolo della bocca. Ci sono stati i momenti di preparazione, nei giorni scorsi. I ragazzi hanno suonato e cantato, tutti insieme. Ci siamo tro- Il Priore 2011 Mauro Mazzia con la moglie Maria Paola Dalmasso 3 vati a pregare e a meditare, tutti insieme. Ma sì, tutti, anche se qualcuno mancava, qualcuno manca sempre, ma è normale, gli impegni sono tanti, qualche volta si potrebbero rimandare, oh Signore tu vedi e capisci... C’è stata anche una novità, l’Unzione degli Infermi, e in chiesa sono accorse centoventi persone, forse di più. Una benedizione per gli anziani, chi non poteva l’ha ricevuta a casa. Cerimonia serena, in vista di un viaggio che prima o poi... non c’è fretta. Improvvisamente il pensiero va a don Tullio Vitale, il pensiero è così, svolazza e si posa, come una farfalla. Don Tullio, caro don Tullio, sei più presente ora, e più caro, ricordiamo tante cose importanti di te, che certamente ci vedi e ci sorridi dal Cielo. Quarantatre anni con noi. Una vita. E’ la nostra storia. Quella che parte da lontano, dal mitico don Buratti, che aveva raccolto il testimone da monsignor Tarello, il “costruttore”. Che aveva seguito i ragazzi e gli uomini e le donne attraverso gli anni, durante la guerra, e poi ancora. Che ancora alimenta i ricordi degli anziani... E monsignor Maffeo, una meteora: non ha fatto in tempo a lasciare un segno. O forse, chissà. Il vescovo mons. Mana durante la Messa Un momento suggestivo nel corso della celebrazione Accoglienza del nuovo Priore 4 Il tavolo d’onore Nuovi e vecchi Priori Il nuovo priore. Ogni anno c’è un nuovo priore, che rappresenta tutti. Stavolta è toccato a Mauro Mazzia, tutti lo conoscono: dirige il coro Jubilate che accompagna i momenti più significativi delle celebrazioni nella nostra chiesa. Ha organizzato magnificamente tre spettacoli multimediali di grande successo, replicati in altre chiese. Si occupa di design e di moda, sua moglie è Maria Paola Dalmasso, ha due figli, Vittorio e Agnese. Uno di noi. Ma si tratta sempre di uno di noi, se si parla del priore, mica andiamo a prenderlo all’estero, non siamo una squadra di calcio che vuole vincere il campionato. Il nostro campionato lo disputiamo Coro Jubilate in casa, giorno per giorno, e non c’è classifica. Il nuovo priore giunge sul sagrato e ad accoglierlo ci sono parecchi membri della Confraternita di San Paolo, c’è il “vecchio” priore Ivo Dato, che tutti conoscono, anche se magari qualcuno ancora non sa che è un affermato medico urologo, c’è anche la moglie Raffaella, medico pure lei, ed è già il momento di entrare in chiesa. Lo spettacolo di intrattenimento durante il pranzo in fraternità 5 Il Vescovo Mana con i sacerdoti e i priori I cuochi al lavoro La chiesa è gremita, una folla compatta. Il nostro vescovo ci accoglie con il suo aperto sorriso, è contento di questa comunità unita e concorde attorno al suo pastore ed auspica la felice continuazione di questo cammino tutti insieme nell’amore di Dio e all’ombra dell’Apostolo delle Genti. Pranzo in fraternità, aperto a tutti. Dopo la Messa, c’è un appuntamento per tutti, il pranzo nel salone preparato a festa da abili mani, mentre altre mani esperte hanno cucinato con amore i piatti che via via vengono serviti dai ragazzi, impegnati e attenti. Un altro momento irrinunciabile di vera comunione fraterna in cui si incrociano discorsi e Un flash sul salone richiami, brindisi e auguri. Sul palco i giovani danno spettacolo, fra canti e suoni. Alla fine giunge fra gli applausi la grande torta del priore, che in un momento sparisce, suddivisa in centinaia di porzioni. Qualcuno se ne va, altri rimangono ancora a gustarsi gli ultimi scampoli di conversazione. Verso sera i Vespri, viene molta gente, più del solito. Un gruppo numeroso di amici accompagna alla fine della funzione il nuovo priore “a casa del parroco”, per il tradizionale ricevimento. La giornata volge al termine, lasciando in tutti una dolce sensazione di appagamento. E la voglia di continuare sulla buona strada. Pubblico in delirio alla “Serata giovani” che ha preceduto la festa 6 INVITATI AD UNA FESTA Un uomo decise di dare una festa invitando tutti quelli che conosceva, nell’invito vi era indicato di non portare doni ma un po’ di vino da condividere con tutti gli altri. In una grande botte sarebbe stato raccolto il vino degli invitati e alla fine della festa si sarebbe brindato tutti insieme. Uno degli invitati, però, portò dell’ acqua invece che vino, convinto che nessuno si sarebbe accorto della piccola differenza: “in tutto quel vino, la mia poca acqua non si vedrà neanche”, pensò. Gli invitati arrivarono e la botte si riempì, alla fine della festa finalmente ne venne versato il contenuto a tutti e annunciato il brindisi, ma nei bicchieri degli invitati vi era solo acqua. Questo racconto, sentito molto tempo fa durante una delle lezioni di catechesi fatte in parrocchia, mi ha sempre colpito. E’ una storia interessante sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto vi è l’INVITO. Ricevere un invito è sempre un momento di gioia, ci si sente scelti, chiamati, oggetto di attenzione. E’ una apertura, una dichiarazione di amicizia e di fiducia, e getta le basi al conoscersi e al comprendersi. Pensiamo a quante volte, negli ultimi anni, la comunità di San Paolo ci ha incontrato; i bambini, l’oratorio, il catechismo, gli scout, le attività con gli anziani, un matrimonio, la festa della Famiglia, il battesimo di un bambino, la Messa di Natale, i lavori alla casa alpina, le riunioni, il Consiglio pastorale, le preghiere dei giovani, la recita del rosario di qualche conoscente. Sono occasioni, segnali, INVITI. Poi vi è il tema del VINO. Cosa portare ? Quanto lasciarsi coinvolgere ? Come cavarsela senza rimanerne “intrappolati” ? Ci ho pensato molte volte e sempre mi ha colpito la modalità dell’invito, la richiesta è di portare “del” vino… ma non è indicato “quanto” vino. Troppo spesso si confonde la qualità con la quantità, l’invito chiede di partecipare con un po’ di vino buono, un po’ del nostro vino, quello che berremmo noi, in pratica un po’ di noi. L’invito ci chiede di partecipare con i nostri talenti, la nostra capacità e sensibilità … nella misura che ci è possibile. Nulla di più. Poi la BOTTE. E’ il mettersi insieme, il fare comunità, i talenti di tante persone che diventano ricchezza, festa, brindisi. E’ un piccolo tesoro che cresce, è una benedizione. Infine vi è il BRINDISI. E’ il momento della gioia, non conta se il bicchiere sarà pieno ma ciò che conta è che il mio vino, insieme al vino di tutti gli altri, sarà qui, alzerò il mio bicchiere e lo berrò. Questo è il momento della verità, è il momento in cui una comunità si sente viva. Ed è la gioia di avere fatto bene, di avere faticato in montagna correndo dietro a ragazzini scatenati, di avere prodotto gli addobbi per il salone e di vederne il magnifico risultato, di avere preparato la preghiera in Chiesa, di avere avuto il tempo di aprire l’Oratorio tutti i sabati dell’anno, di avere pulito, pensato, pregato, consolato, portato la comunione ai malati, preparato i canti, fatto catechismo, messo i fiori in chiesa, preparato i cartelloni, cucinato per trecento persone, fatto qualche errore, preparato danze e canti, arrostito le castagne, regalato sorrisi e soprattutto amato. E’ il miracolo della condivisione, tutto ciò che doniamo e che facciamo va a beneficio di tutti… e quindi anche il vino nel mio bicchiere sarà buono. Ascoltiamo questo invito, lasciamoci coinvolgere dalla nostra comunità parrocchiale, partecipiamo a questa festa, portiamo il meglio di noi. E se qualche volta le nostre debolezze rischiano di farci arrivare alla festa con più acqua che vino, non preoccupiamoci, lasciamo fare a uno bravissimo, uno specialista, uno che non si stufa mai: uno capace di prenderci così come siamo e di trasformarci in vino, in vino NUOVO. Massimo Negro 7 BAMBINI E RAGAZZI PER LA NOVENA DI NATALE Animate e seguite celebrazioni nell'attesa della nascita di Gesù Che cos’è la novena di Natale? Qualcuno potrebbe rispondere che è un periodo di nove giorni prima di Natale. Qualcun altro potrebbe dire che è un momento dell’anno in cui si deve andare di più in chiesa. E altri ancora, sono certo, direbbero “Non lo so”. Ebbene, la novena non è solo un periodo in cui si deve andare di più in chiesa, ma è soprattutto un momento in cui prepararsi alla grande festa che sta per arrivare: il Natale. Detta così potremmo sentirci pienamente giustificati: infatti chi più chi meno, tutti noi almeno nove giorni prima di Natale siamo indaffarati per preparare la festa nel modo migliore: le mamme pensano al pranzo, i papà ai regali, i figli a cosa riceveranno ecc. Ma quale festa stiamo preparando? La nostra? No, non è la nostra festa. La novena di Natale serve per preparare la festa a Gesù che viene nel mondo! Solo questo: nient’altro. Ecco perché si va di più in chiesa, ci si confessa, si canta e si prega: perché questi sono i modi che Gesù preferisce per essere accolto, in modo che veramente la sua festa diven- ti anche la nostra festa. Avendo quindi come idea quella di festeggiare Gesù e non noi stessi, quest’anno in parrocchia si è cercato di riscoprire questa tradizione cristiana di preparazione al Natale. Come fare questo? Si è pensato che il modo migliore fosse quello di riscoprire un’antica usanza della parrocchia, ovvero quella di coinvolgere i bambini e i ragazzi nella preghiera della novena. Ci siamo riusciti? Io credo di sì: per nove giorni tutti i bambini e i ragazzi, dalle elementari fino all’università, hanno animato le celebrazioni della novena, attirando anche genitori e amici che così hanno potuto anch’essi prepararsi un po’ al Natale. Cosa abbiamo imparato o meglio, cosa abbiamo riscoperto? Che la novena di Natale è sì un breve periodo di vera preparazione al Natale, ma è anche e soprattutto un dono che Dio ci fa: quello di poter stare tutti assieme aspettando con vera gioia Gesù che viene nel mondo. A.C. LO SPLENDIDO PRESEPIO AIUTA A PREGARE Il Gruppo Presepio continua a superarsi. Anche quest’anno ha sorpreso tutti allestendo una sacra rappresentazione che ha attirato gli sguardi e... i cuori. Davanti alla scena della nascita di Nostro Signore si è sostato a lungo, pregando e riflettendo. Vanno veramente apprezzati i bravi artefici che con grande dedizione e indiscussa maestria preparano ogni anno una scena diversa e sempre nuova. E quindi grazie di cuore a Ilvo Barbero, Silvio Blotto, Guido Bonizzi, Carla Botalla, Corrado Cheria, Adriano Ferro, Andrea Mercando, Elsa Pasquadibisceglie, Gianpaolo Verna. 12 BUON COMPLEANNO DON VITALE Mercoledì 2 febbraio 2011 il nostro amato parroco don Tullio Vitale avrebbe compiuto il suo ottantesimo compleanno. Ho conosciuto don Tullio, certo. In modo superficiale però, quando non ero che un ragazzino. Nella mia mente la sua immagine risulta talvolta sfocata. Ma lo ricordo arguto e sorridente, soprattutto in montagna... L’agilità con cui risaliva i sentieri affascinava noi giovani, facevamo a gara per stargli dietro durante le passeggiate. Il resto che so di lui lo devo ai racconti di don Filippo. Nei suoi aneddoti ho riscoperto un uomo dalla battuta pronta, mai scontata, di quelle che ti fanno sorridere ma anche pensare. Nessuna parola di don Vitale era pronunciata a caso, bisognava perciò badare bene a non coglierla superficialmente. Era un gran pensatore, mi dice don Filippo, un uomo di fede e di cultura. Insieme ad altri sette ragazzi recentemente ho trascorso una settimana vivendo in casa parrocchiale. E vi ho incontrato qualcun altro disposto a parlarmi di don Vitale. E ho visto tante cose sue, mentre con altri provvedevo a riordinare le vecchie carte che la sorella, la signora Jole, aveva affidato alla parrocchia: fotografie, ritagli di giornale, quaderni, appunti e lettere. Gli oggetti hanno tanto da dirci, se sappiamo “ascoltarli”. Così ho aggiunto un altro tassello al mosaico composto dai miei sbiaditi ricordi e dalle parole dell’attuale parroco. Uno in particolare, tra i documenti esaminati, ha attirato la mia attenzione. Una lettera. Datata 26 giugno 1964 e proveniente dal Comitato Episcopale Italiano per l’America Latina. All’epoca don Vitale era vice parroco proprio qui a San Paolo. Gli scriveva don Carlo, responsabile di un programma di preparazione all’esperienza missionaria, esprimendogli il proprio rammarico per la scelta di don Vitale di rinunciare a partire in missione alla volta del Brasile, dove gli era stata offerta la direzione di una parrocchia. Don Carlo fra l’altro gli scriveva: “...si vedeva molto bene il tuo carattere un po’ chiuso, ma buono e sincero. Hai un’intelligenza superiore al comune. Possiedi una formazione seria, con radici molto profonde. Sei uno dei migliori preti che avremmo mandato alla povera America Latina”. E aggiungeva, forse per attenuare quello che poteva apparire come un implicito rimprovero: “..in questo mondo si può fare un mondo di bene anche rimanendo in patria”. E’ mancato davvero poco che il nostro amato don Vitale non partisse per la missione. La sua è stata una rinuncia dell’ultima ora, una decisione difficile e sofferta. Lo dimostra il foglio ingiallito sul quale 47 anni fa il parroco abbozzava la risposta a don Carlo. E’ disordinato, pieno di correzioni e di cancellature, difficile persino da decifrare. Così diverso dal resto dei suoi appunti precisi ed eleganti, è testimonianza di un forte turbamento interno, di indecisione e dubbio. Mi piace immaginare don Vitale camminare pensieroso nei corridoi della casa parrocchiale, per trovare dentro di sé e nella preghiera la risposta giusta. Per compiere infine un atto di fede scegliendo di rimanere qui per offrire tutta la sua vita in dono ai suoi parrocchiani. Come sarebbe ora la sua parrocchia? Come sarebbe la comunità? Come sarei io se in quel lontano giugno avesse deciso di partire per il Brasile? Ogni giorno noi tutti compiamo delle scelte. Alcuni giorni però le scelte da compiere sono radicali: sappiamo che ci cambieranno la vita. Scegliere una strada significa abbandonarne altre, non è semplice: servono istinto e riflessione, fede e iniziativa: E saper tenere lo sguardo alla meta mentre si cammina. Spero che tanta curiosità nell’addentrarmi nel su passato non avrebbe infastidito don Vitale, ma vale sempre la pena di guardare a chi ci ha preceduto. Talvolta può gettare un po’ di luce sulle nostre esistenze. Proprio nel giorno in cui avrebbe festeggiato i suoi ottant’anni, è stato lui a farmi un regalo. Tanti auguri, don Tullio! Marco Secchia 13 NUOVI AGGIORNAMENTI DAL FRONTE “EDUCAZIONE GIOVANI GENERAZIONI” Nel bollettino precedente si è lasciato spazio a due esperienze particolari dell’educazione dei giovani (l’oratorio e i campeggi estivi) così come le vivono gli adulti in esse coinvolti. In questo numero andiamo invece a scoprire altre tre esperienze: i venerdì dell’oratorio, le settimane comunitarie e i campeggi invernali (questi sono a pag. 42). Lo faremo questa volta ascoltando altre voci. Buona immersione! I venerdì dell’oratorio “In oratorio si viene per giocare e in chiesa si entra per pregare”, questo lo slogan che i bambini/ragazzi dei catechismi sanno ormai a memoria e che sono solito far loro ripetere prima di entrare in chiesa, giusto per aiutarli a capire il senso dei posti che vivono. Ogni tanto ricordo però loro che Dio non si incontra solo pregando, ma anche giocando: sono semplicemente due modi diversi di rapportarsi con Lui. Questo è talmente vero che nella maggior parte dei casi gli oratori sono attaccati alla chiesa, quasi a dire che Colui che in chiesa si incontra celebrando/pregando, in oratorio si incontra giocando. Se nei vari pomeriggi il gioco è spontaneo, c’è un giorno della settimana in cui vengono proposte delle attività particolari: il venerdì. Quest’anno sono sei le attività che sono state proposte e che è stato possibile attuare grazie agli animatori (già rodati e in rodaggio): calcio, basket, bricolage & cucina, danza, canto, chitarra. Devo dire che i numeri non sono giganti, più o meno oscillano tra i 5 e i 10 bambini/ragazzi per attività, tanto che qualcuno chiede se è il caso di andare avanti ed io ritengo di sì. Tante (per me troppe!) sono le iniziative nelle quali sono impegnati i nostri bambini/ragazzi, ma in quasi tutte il messaggio che viene loro proposto è: tu devi essere il migliore. 14 Importante, per carità, ma se c’è solo quello la personalità non si sviluppa bene, per almeno due motivi: 1) si vede gli altri sempre solo come avversari; 2) si pensa che si valga qualcosa nella vita, solo se si è i migliori. In questi venerdì dell’oratorio le attività proposte sono più o meno quelle di “fuori”, ma il messaggio che si cerca di passare è più o meno il seguente: l’importante è fare bene le cose, ma le si fa veramente bene solo se le si fa tutti insieme. Questo messaggio si cerca di passare anzitutto con lo stile nel vivere questi momenti di gioco e poi con un momento particolare del venerdì: alle 16:45 tutte le attività si sospendono e ci si trova a dire una preghiera e a fare merenda insieme. Momento semplice, ma che dice appunto come il Signore voglia stare con noi anche per divertirsi un po’ con noi, ma facendo in modo che tutti si divertano, nessuno escluso, tutti inclusi. Così si capisce perché per me siano importanti, e sempre di più, queste attività del venerdì dell’oratorio, perché sono come un lievito nella vita dei bambini/ragazzi che vi partecipano, ma anche per i soliti abitué feriali dell’oratorio che guardano questi momenti un po’ da distaccati, ma proprio dallo stile e dall’entusiasmo di chi ci viene possono imparare molto, perché c’è modo e modo di giocare: uno fatto solo per riempire il tempo e uno che aiuta a crescere. Don Gabriele Settimane comunitarie in parrocchia ovvero sette giorni di vita insieme Durante il week-end di preparazione dell’anno degli animatori (giovani dai 17 ai 23 anni) arriviamo allo spazio delle proposte e tra le tante emerse una è stata: «Perché non facciamo una settimana comunitaria?». I presenti sembrano tutti ben intenzionati e quindi l’idea prende corpo, ma bisogna prima vederne la fattibilità. I mesi passano e, parlandone tra tutti, si con- 15 viene che l’ideale sarebbe fare non solo una settimana, ma più settimane, un po’ perché è difficile far star tutti (circa 40) in parrocchia e un po’ perché dei numeri più piccoli aiutano a vivere l’esperienza meglio. Così un gruppo di animatori capitanato dal parroco ha organizzato le quattro settimane che si sono svolte dal 30 gennaio al 26 febbraio. Ogni settimana cominciava con la messa della Domenica e terminava dopo la colazione di sabato mattina, era formata da circa 8 animatori che dormivano in due stanze (una dei maschi ed una delle femmine). E che cosa si è fatto in queste settimane? Semplicemente si è vissuta la vita di tutti i giorni, ma mi verrebbe da dire non come delle isole quando il tempo è grigio, ma come degli arcipelaghi quando il cielo è tutto blu. Così anzitutto veniva lo studio/lavoro (i presenti han detto che non hanno mai studiato così bene e così tanto …), inquadrato ed animato da intensi momenti di preghiera (uno subito dopo la sveglia delle 6,30, uno prima di andare a nanna verso le 23,30, per gli universitari la messa giornaliera e poi momenti sparsi a seconda delle settimane). Nelle serate o si è giocato o si è trattato il tema del Matrimonio (guardando un film e discutendo prima con i preparatori del corso prematrimoniale della parrocchia e poi con noi preti) e poi c’erano il pranzo (all’improponibile ora delle 14,15) e la cena (alle 20), preparati dai presenti e che spandevano per la casa parrocchiali odori di ogni specie! Che dire di queste settimane: da un lato hanno mostrato quanto sia vero quanto dice il salmo «come è bello come è dolce che i fratelli vivano insieme», perché la vita comunitaria è difficile, ma incredibilmente bella; dall’altro lato diventano un impegno per tutti quelli che hanno partecipato ad essere seminatori di vita comunitaria nelle loro famiglie, a scuola/lavoro, per far sì che la nostra sia sempre più una società-arcipelago e sempre meno una società di isole non interagenti. Don Gabriele 16 La mia settimana un'isola felice Allontanarsi da casa per un po’, staccarsi dalla quotidianità, dalla monotonia di tutti i giorni, senza tralasciare alcuna attività che si farebbe a casa: questa è la settimana comunitaria. Sono sette giorni che ogni animatore decide di affrontare per cambiare: cambiare ambiente, cambiare aria, cambiare modo di vita e, inconsciamente, cambiare come persona. So che sette giorni -esattamente 168 ore - potrebbero sembrare insufficienti per un cambiamento radicale della persona, in tutti i sensi. Ma invece è possibile: è possibile perché una persona, io credo, non ha bisogno di un’intera vita per cambiare, ma solo di quell’attimo in cui si accorge di valere qualcosa. E vale qualcosa perché finalmente sa che gli altri suoi nuovi “fratellini per una settimana” contano su di lui, si fidano di lui, gli chiedono consigli e possono appoggiarsi alla sua spalla ogni volta che vogliono. Settimana comunitaria è anche semplicità, semplicità del vivere in modo sobrio, facendo attività molto semplici, ma rese da ogni animatore veramente indimenticabili: a nessun diciassettenne verrebbe voglia di passare la serata facendo il gioco dei “versi degli animali”, o quello di acchiappare un “totem” per riuscire a finire tutte le carte che ha in mano. E nemmeno a me, fino a questa settimana. Sì, perché sono proprio le cose più semplici, le serate passate in casa di amici, con una chitarra in mano e tante risate, che ti rendono tutto un pochino più sensato e meno noioso. La Settimana è stata il mio piccolo “locus amoenus”, la mia piccola grande isola felice: potevo essere me stessa senza preoccuparmi del giudizio degli altri, mi sono avvicinata a Dio in modo più profondo, ho capito dai miei nuovi Fratelli che dietro ad ogni cosa, dietro ad ogni serata organizzata, ad ogni cenetta, anche la più semplice che ci sia, vi è un lavoro enorme. E tutto questo noi lo diamo per scontato: il tavolo della colazione apparecchiato, la pasta pronta in tavola a pranzo, le cene che ogni sera i genitori ci preparano... per tanti di noi sono, in un certo senso, cose quasi dovute. Ed è quando ti accorgi che in realtà è proprio il contrario che ti senti un po’ meno insignificante rispetto all’umanità... Devo dire che vi sono stati momenti, in settimana, molto faticosi da sopportare: perché noi liceali dovevamo anche occuparci della scuola fino alle due tutti i giorni, e dello studio, e non è cosa da poco: ma tutta la concentrazione che ti imponevi nelle tue tre orette di studio giornaliere, e quindi anche la tua successiva stanchezza più mentale che fisica, svaniva verso sera perché sapevi che saresti stato in compagnia, ti saresti fatto due risate e avresti preso tutto con un po’ più di filosofia. E’ stato proprio quello il trucco: alternare momenti faticosi come lo studio e la sveglia alle sei e mezzo del mattino a momenti meravigliosamente sereni, senza angosce e timori, ma soltanto sorrisi. E questo è ciò che mi sento di dire sulla Settimana. I ringraziamenti è inutile farli, sono impliciti nel discorso. Senza di voi sarebbe stata un’altra, ennesima settimana monotona. Ma voi Fratelli e Genitori Preti avete reso tutto più vivo e sensato. Un abbraccio. Chiara Cugini 17 BRICOLAGE E DINTORNI Forse qualcuno, transitando per Via Zara al martedì, si sarà chiesto che cosa facciano quelle signore (quasi tutte di una certa età) che entrano ed escono dai locali della Parrocchia, indaffarate e loquaci, sempre cariche di borse e borsine, e che si salutano con un improbabile “Ciao ragazze!”. Con l’abilità delle loro mani e fantasia da vendere, quelle signore sanno creare cose belle e s’incontrano ogni settimana per lavorare insieme a beneficio del prossimo e per stare in compagnia. Dal sito internet www.parrocchiasanpaolobiella.it, cliccando Gruppo Bricolage, si apprende che le loro creazioni “sono poi messe in vendita, a scopo benefico, nel corso di appositi mercatini a dicembre e verso Pasqua”. Quello del dicembre scorso ha registrato un ottimo successo, grazie anche alla golosa novità dei dolcetti di Natale presentati insieme ai classici raffinati lavori. Con la generosa collaborazione della gente di San Paolo che ha visitato la mostra, si sono raccolti circa 3000 euro, che hanno portato un po’ di ossigeno alle famiglie bisognose del rione, seguite dal Gruppo Carità. Ora, in prossimità della Pasqua, nella Parrocchia si rinnova l’iniziativa della QUARESIMA DI FRATERNITA’ che ci chiede di allargare gli orizzonti sulle tante povertà del mondo e di non pensare soltanto al nostro orticello. Il Gruppo Bricolage ha aderito senza indugi, organizzando nei giorni 2 e 3 aprile una Mostra di lavori primaverili, per i quali si è esteso l’invito a tutte le persone (anche ai signori uomini!) che sappiano realizzare manualmente qualunque cosa, lavorando a casa o unendosi a chi opera in Parrocchia. I progetti missionari che si è deciso di sostenere con questa iniziativa sono addirittura commoventi nella loro essenzialità: una cucina un po’ più grande, il forno per il pane, carrozzine e attrezzi per bambini disabili, banchi di scuola, macchine per cucire … Come si può rimanere indifferenti? Ed è un peccato anche lasciare disperdere nel nulla la bravura e le esperienze accumulate in una vita da quelle persone che pensano di avere esaurito il loro compito perché hanno raggiunto la pensione o che si sentono un po’ inutili perché la famiglia è ormai cresciuta e i figli non hanno più bisogno di loro. Dai poveri e dai più deboli arriva la richiesta muta e accorata: “… Con le tue mani e il tuo tempo per noi puoi fare molto!...” MP 22 QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2011 Quest'anno lascia libero il tuo cuore Dopo le gioie delle feste natalizie e dopo l’allegria fragorosa del carnevale appena finito, sentir parlare di “quaresima” fa subito un certo effetto. Sì, perché al vocabolo “quaresima” istintivamente associamo il pensiero della penitenza, ovvero pratiche più o meno di rinuncia. Non è forse vero? Ma la parola che l’accompagna, “fraternità”, immediatamente dà una prospettiva diversa al tutto. Il termina “fraternità” ci rincuora, ci rasserena, ci avvolge, ci dà quiete. Ci fa riflettere che un altro tempo ci è dato da vivere. Questa volta non solo per noi: ma per gli altri, finalmente. Ecco, abbiamo rotto la barriere del nostro piccolo o grande egoismo e ci sentiamo meglio. Ci sentiamo rasserenati dalle azioni che in questo periodo Un gruppo di bimbi ospiti della casa dei “Tsara Zaza” scaturiranno dal nostro cuore. Ben venga allora qualche rinuncia! Anzi, quest’anno vorremmo partire proprio dalla parola “rinuncia” per attuare e sostenere le iniziative di carità che la nostra grande comunità si è assunta. Per essere cristiani credibili e coerenti al Vangelo dovremmo infatti impegnarci veramente a privarci o a rinunciare a qualche cosa (una cena al ristorante, una gita fuori porta, un acquisto personale, un carrello della spesa troppo “pesante” o altro ancora) ed offrire il valore di questa rinuncia, l’equivalente di questa privazione, ai nostri fratelli nel bisogno, figli di quello stesso Dio che noi preghiamo. Quattro sono le proposte di impegno che il Consiglio pastorale parrocchiale ha proposto per questa Quaresima: Africa: Suore missionarie di S.Giuseppe (istituto Santa Caterina) Livira (Congo) - Fornitura banchi scuola Kisanji (Congo) - Acquisto macchine per cucire Pissa (Rep. C.Africana) - Acquisto farmaci per bimbi e donne (sarebbero necessari 3.000 euro) Ecuador: Missione del Cottolengo (Parrocchia di Santa Marianita) Esmeralda - Fornitura di Bibbie e catechismi/sedie a rotelle per ammalati/ materassi e cuscini/farmaci per bimbi e donne (sarebbero necessari 4.000 euro) Madagascar: Associazione Costruire Insieme di Torino per la casa di bimbi “Tsara Zaza” Mananjary - Ampliamento cucina e realizzazione forno per il pane (sarebbero necessari 7.000 euro) Brasile-Perù: Missione diocesana biellese Caxias -Pasto bisettimanale per i bambini e famiglie dei due quartieri più poveri/ aiuto di sostegno ai seminaristi del Seminario diocesano (sarebbero necessari 3.000 euro) Tante le necessità, tanti i bisogni. Vogliamo provare a farli nostri? Vogliamo provare a condividerli? Nella Quaresima di fraternità dello scorso anno sono stati raccolti 15.400 euro. Una bella cifra. Con le nostre “rinunce” riusciremo quest’anno a soddisfare queste richieste, che ci giungono da quattro parti del mondo? Come è scritto sul tabellone in fondo alla chiesa:”Quest’anno, lascia libero il tuo cuore!” Walter 23 “UNA SOLA FAMIGLIA UMANA” Il messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Cari Fratelli e Sorelle, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato offre l’opportunità, per tutta la Chiesa, di riflettere su un tema legato al crescente fenomeno della migrazione, di pregare affinché i cuori si aprano all’accoglienza cristiana e di operare perché crescano nel mondo la giustizia e la carità, colonne per la costruzione di una pace autentica e duratura. “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34) è l’invito che il Signore ci rivolge con forza e ci rinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiama anche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo. Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umani nasce il tema che ho scelto quest’anno per la nostra riflessione: “Una sola famiglia umana”, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze... “Noi non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 6). La strada è la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorso sono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione nelle sue diverse espressioni, interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa necessaria. Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteristico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’umanità che diviene sempre più interconnessa”, superando confini geografici e culturali. A questo proposito la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall’unità della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione. In una società in via di globalizzazione, il bene comune e impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio. E’ questa la prospettiva con cui guardare anche la realtà delle migrazioni. Infatti, come già osservava il Servo di Dio Paolo VI, “la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” è causa profonda del sottosviluppo e - possiamo aggiungere - incide fortemente sul fenomeno migratorio. La fraternità umana è l’esperienza, a volta sorprendente, di una relazione che accomuna... Il Venerabile Giovanni Paolo II, in occasione di questa stessa Giornata celebrata nel 2001, sottolineò che “(il bene comune universale) abbraccia l’intera famiglia dei popoli, al di sopra di 24 ogni egoismo nazionalista. E’ in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconoIl mondo dei migranti sce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di conosce esperienze uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un meravigliose e promettenti, altro alla ricerca di migliori condizioni di vita”... Al come pure purtroppo tante tempo stesso, gli Stati hanno diritto di regolare i flussi altre drammatiche migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre e indegne di società che si assicurando il rispetto dovuto ala dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere dicono civili di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l’identità nazionale. In questo contesto, la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia in mezzo a tutti gli altri popoli, è fonte di fiducia e speranza... Alla luce del tema “Una sola famiglia umana”, va considerata specificamente la situazione dei rifugiati e degli altri migranti forzati, che sono una parte rilevante del fenomeno migratorio. Nei confronti di queste persone che fuggono da violenze e persecuzioni, la Comunità internazionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccupazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armoniosa. Anche nel caso dei migranti forzati, la solidarietà si alimenta alla “riserva” di amore che nasce dal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico di Cristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e delle sorelle in umanità e, per chi crede, nella fede. Come già ebbi occasione di dire, accogliere i rifugiati e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di umana solidarietà, affinché essi non si sentano isolati a causa dell’intolleranza e del disinteresse. Ciò significa che quanti sono forzati a lasciare le loro case e la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie, contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita. Un particolare pensiero, sempre accompagnato dalla preghiera, vorrei rivolgere infine agli studenti esteri e internazionali che pure sono una realtà in crescita all’interno del grande fenomeno migratorio. Si tratta di una categoria anche socialmente rilevante in prospettiva del loro rientro, come futuri dirigenti, nei Paesi di origine. Essi costituiscono dei “ponti” culturali ed economici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciò va proprio nella direzione di formare “una sola famiglia umana”. E’ questa convinzione che deve sostenere l’impegno a favore degli studenti esteri e accompagnare l’attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristrettezze economiche o il disagio di sentirsi soli nell’affrontare un ambiente sociale e universitario molto diverso, come pure le difficoltà di inserimento. A questo proposito, mi piace ricordare con Giovanni Paolo II che “appartenere ad una comunità universitaria significa stare nel crocevia delle culture che hanno plasmato il mondo moderno”. Nella scuola e nell’università si forma la cultura delle nuove generazioni: da queste istituzioni dipende in larga misura la loro capacità di guardare all’umanità come ad una famiglia chiamata ad essere unita nella diversità. Cari fratelli e sorelle, il mondo dei migranti è vario e diversificato. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell’uomo e di società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell’umanità a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non perdiamo la speranza e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico e istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture. Con questi auspici, invocando l’intercessione di Maria Santissima Stella Maris, invio di cuore a tutti la Benedizione Apostolica, in odo speciale ai migranti e ai rifugiati e a quanti operano in questo importante ambito. (da Castel Gandolfo, 27 settembre 2010) BENEDETTO XVI 25 Le parole illuminanti di uno studioso cattolico “HA SENSO LA SOFFERENZA?” D. - Il corpo sofferente: un tema austero e davvero difficile. Forse consente di comprendere un po’ meglio la dimensione dell’incarnazione di Gesù Cristo nella sua globalità. La Parola si è fatta carne, ha assunto la nostra condizione umana con tutti i suoi dolori e le sue sofferenze. Oggi si discute molto di etica, di morale, ma quando parliamo di esse, di che cosa trattiamo esattamente? Xavier Thévenot - E’ vero, la parola “morale” ritorna oggi di moda, eppure è una parola impolverata, anzi démodé. Ad esempio, quando qualcuno ci fa la lezione, gli diciamo: “Ci fai la morale”, e credo che spesso le persone pensino che “morale” sia una parola peggiorativa, dicono cioè: “I suoi divieti sono come tanti posti di blocco che ci impediscono di vivere”. Perciò oggi si preferisce la parola “etica”. Ma per me sono equivalenti. Che cos’è la morale? La morale è il tentativo di riflettere sulla domanda. “Cosa devo fare?”. Dunque il problema del dovere. Cosa devo fare? Ma in vista di che cosa? Per realizzarmi come uomo o come donna. Alla fine dei conti la morale è questo: la messa in luce dei passaggi obbligati per accedere al gusto di vivere, alla gioia di vivere. E’ qualcosa di molto positivo. Niente a che vedere con un complesso di divieti. D. - E questa morale, da dove viene? X.T. - Da dove? E’ una domanda davvero complicata. In ogni caso, di sicuro non dal cielo. Chi ha visto I dieci comandamenti di Cécil B. De Mille potrebbe pensare che cada dal cielo come in questo film. Niente affatto! La morale sorge quando cerchiamo la risposta alla domanda: “Che cosa devo fare?”. E quando mi pongo questa domanda? Quando ho perso le mie certezze. Non so più che cosa devo fare. Allora mi dico: “Vediamo dov’è la via per divenire uomo, per divenire donna”. Questa domanda sorge sopratutto quando sono posto di fronte alla sofferenza. Quando soffro, infatti, non so più nemmeno chi sono. Non so più nemmeno, al limite, se vale la pena vivere... Allora la morale sorge quando, messi alle strette dalla domanda della sofferenza e del male, decidiamo di scommettere nella direzione indicata dal dire: “Vale la pena vivere”. Quando decidiamo in favore del gusto di vivere, in favore della felicità... E la morale è ciò cui mi obbligo, quando ho deciso in favore della felicità. D. - Ma allora in morale si deve mettere tutto sullo stesso piano? Per fare degli esempi: si deve amare, dunque non devo usare la pillola contraccettiva. X.T. - Ha perfettamente ragione nel dire che ci sono molte differenze tra i comandamenti della morale, e spesso proprio per non fare queste differenze si rigetta in blocco tutto. I filosofi - cerco di essere il più semplice possibile - distinguono spesso in morale tre dimensioni. In primo luogo, se si vuole, la dimensione universale, cioè una dimensione che si ritrova ovunque, in ogni paese, e che deve ritrovarsi in tutte le scuole di pensiero etico... Alla fine questa dimensione universale si riassume nel precetto, nel comandamento più importante, cioè quello dell’amore. Ama il prossimo tuo come te stesso e, se sei cristiano, ama Dio con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutta la tua forza. Soltanto - com’è evidente - l’amore è certo un buon comandamento, ma è vuoto. Amare non mi dice affatto se essere a favore o contro la bomba atomica. Amare non mi dice affatto se praticare o no l’inseminazione come donatore anonimo, o se separarmi da mia moglie o da mio marito di fronte a problemi di coppia. Il comandamento dell’amore perciò esige assolutamente di essere reso particolare. Siamo così alla seconda dimensione, la dimensione particolare che cerca di esplorare i riferimenti precisi per tentare di mostrare i percorsi dell’amore nel concreto. Ad esempio: non si deve mentire. E’ cosa buona lottare per la giustizia, magari con uno sciopero, ecc. Si tratta dunque di trovare dei riferimenti, ma questi non sono ricette. Non funziona tutte le volte. A cosa serve un riferimento? Essenzialmente a due funzioni. Innanzitutto a riattivare la mia memoria. Alla fin fine un divieto morale è qualcosa che mi dice: “Ricordati”. Ad esempio, davanti al dramma di una donna 26 incinta che ha scoperto di attendere un figlio con una grave malformazione, cosa mi richiama il divieto di abortire? “Ricordati dell’esperienza di quelli che ti hanno preceduto...”. Essi hanno sperimentato che la generalizzazione dell’aborto destruttura il tessuto sociale. E la seconda cosa che mi permette il riferimento, è di obbligarmi a prendere le distanze, di fare un passo indietro da quanto ha di inquietante, affascinante o drammatico tale o tale altra situazione. E mi dice: “Ricordati che le tue azioni private hanno sempre una ripercussione collettiva”. Dimensione universale: l’amore. Dimensione particolare: i comandamenti concreti. Ma rimane ancora la dimensione singolare, cioè il fatto che ognuno di noi è assolutamente unico al mondo. Non esistono due persone uguali. Così, malgrado tutti i riferimenti possibili e immaginabili, l’uomo, la donna, il cristiano, la cristiana, dovranno decidere in situazioni spesso conflittuali, poiché tutti i comandamenti non sono possibili contemporaneamente. Ad esempio, non è compatibile salvare un ebreo e non mentire a un nazista. Così, in alcune circostanze, sarà necessario trasgredire una regola per salvare un comandamento più importante. E’ proprio questa dimensione, quella che chiamiamo singolare, che ci ricorda che alla fine non c’è mai una dimensione perfettamente pura nell’agire morale. D. - Giunge il momento in cui ciascuno deve decidere personalmente, rinviato al suo libero arbitrio. X.T. - Sì, dobbiamo decidere noi e non trincerarci dietro a versetti biblici, o alle parole di un papa, o a delle norme. Dobbiamo decidere noi, ricordandoci, tutt’al più, che l’azione è sempre opaca, che tutti i valori non sono compatibili contemporaneamente. D. -Torniamo al problema della sofferenza. Ogni uomo, prima o poi, deve fare i conti con essa. Da quando ha ricevuto il soffio della vita, egli vi vede la morte, passaggio terribile che per noi cristiani però apre le porte all’eternità. E molteplici sono i volti della sofferenza: quella fisica e quella morale, spesso più distruttiva della prima... E si parla anche di sofferenza espiatoria... X.T. - Nel discorso cristiano ai malati continuiamo a sentire: “Offri la tua sofferenza”. Contro tutti e tutto va detto: la sofferenza non è gradita a Dio, altrimenti Dio sarebbe sadico. Che cos’è allora gradito a Dio? Che dentro la mia sofferenza, tentato di chiudermi in me e, talora, di disperare, io cerchi di umanizzarmi: questo piace a Dio. Così, dicendo: “Offro la mia sofferenza” compio una scorciatoia del linguaggio. In realtà, dico: “Offro il dono che Dio mi fa per umanizzarmi proprio dentro le mie sofferenze che mi disumanizzano”. Per il discorso dell’espiazione, credo invece che ci sia un equivoco... In realtà, espiazione nella Bibbia significa ricostituire una relazione. Lasciarsi riconciliare da Dio... E’ Gesù Cristo che ci riconcilia. In altre parole, Dio non vuole che noi espiamo, Dio vuole perdonare, cioè farmi dono di un futuro quando io vorrei andare a picco nella sofferenza. D. - E allora che fine fa la sofferenza redentrice? X.T. - Redenzione! Ecco un’altra parola, la “redenzione”.In realtà, nel lessico biblico significa “liberazione”. Ma la sofferenza non è liberatrice, quindi non è redentrice. Insomma la sofferenza è qualcosa di alienante... Che cos’è redentore, allora? Il tentativo di rendere ancora una volta più umana la mia vita, quando ho tutti i motivi per lasciarmi disumanizzare dal male che m prende. Solo l’amore redime, la sofferenza mai! Intervista tratta dal libro: “Ha senso la sofferenza?” di p. Xavier Thévenot - Ed.qiqajon (2009) 27 Questa pagina è da strappare!! ma prima deve essere compilata. Poi è da consegnare in chiesa nell’apposito contenitore. QUESTIONARIO SUL BOLLETTINO DI SAN PAOLO Il bollettino della parrocchia “Vita Nostra” è presente nelle nostre famiglie fin dal lontano 1928. In tutti questi anni ha cambiato più volte veste, contenuti e numero di copie stampate. La redazione, per migliorare ancora, vuole dare voce ai lettori, proponendo questo questionario. BARRARE LE CASELLE CHE INTERESSANO 1 Ricevi regolarmente le due uscite del bollettino? SI ❏ 2 La consegna è precisa e puntuale? SI ❏ 3 Il formato, la stampa, l’impaginazione sono di tuo gradimento? SI ❏ 4 Nella tua famiglia (composta da _____ persone) chi lo legge? solo gli adulti ❏ adulti e ragazzi ❏ NO ❏ NO ❏ NO ❏ nessuno ❏ 5 Chi della tua famiglia legge il bollettino, frequenta anche la nostra chiesa? SI ❏ NO ❏ 6 Se non frequenta la chiesa, desidera ugualmente ricevere il bollettino? SI ❏ NO ❏ 7 Le due uscite annuali (Natale-Pasqua) andrebbero aumentate? SI ❏ NO ❏ 8 Le notizie e gli articoli, e il loro “taglio”, sono di tuo gradimento? SI ❏ NO ❏ 9 Che giudizio complessivo dài alla pubblicazione? (voto da 1 a 10) _____________________________ 10 Ci sono argomenti non trattati che vorresti vedere pubblicati? Per esempio quali? (suggerisci:___________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________) 11 Che cosa manca e che cosa vorresti cambiare? (suggerisci:___________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________) 12 Pensi che il bollettino possa essere strumento di catechesi? SI ❏ NO ❏ 13 Visto il costo elevato del bollettino (12mila copie), ritieni che potrebbe venire distribuito soltanto in chiesa anziché a tutte le famiglie del quartiere? SI ❏ NO ❏ 14 Se dovessimo continuare a inviarlo a tutte le famiglie, pensi che potresti eventualmente dare un piccolo sostegno economico? SI ❏ NO ❏ 15 Elenca qui, se vuoi, tutti i tuoi suggerimenti e/o le tue critiche: ____________________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________________ Tu che hai gentilmente compilato il questionario, di che età sei? fino a 20 anni ❏ 21-40 anni ❏ 41-60 anni ❏ oltre 60 anni ❏ COMPILA SUBITO, STRAPPA LA PAGINA E IMBUCA NELL’APPOSITA CASSETTA IN FONDO ALLA CHIESA ENTRO L’8 MAGGIO Ti ringraziamo per la collaborazione 32 Guido Dotti incontra i nostri giovani ECUMENISMO E DIALOGO INTERRELIGIOSO L’ecumenismo e il dialogo interreligioso non sono più una questione per specialisti: c’è la necessità di allargare gli orizzonti e confrontarsi con gli appartenenti ad altre confessioni cristiane e ad altre religioni. Questo, in sintesi, il messaggio che Guido Dotti, monaco di Bose e responsabile della diocesi per l’ecumenismo, ha lasciato ai giovani del gruppo Mumble nell’incontro del 25 gennaio scorso. Infatti, se sul territorio biellese è storica la presenza della chiesa valdese, da qualche anno si sono moltiplicate presenze “altre”: vi sono chiese evangelicali, ortodossi, romeni e ucraini, cattolici di rito orientale; ma anche ebrei, mussulmani, induisti, e a Graglia c’è persino un monastero buddista. Anche le istituzioni della società civile ne hanno preso atto: qualche anno fa la prefettura aveva istituito un tavolo per il dialogo interreligioso che aveva promosso vari incontri nelle scuole (su temi come laicità e religione, sul ruolo della donna, ecc.); e di recente la direzione generale dell’ASL ha fatto firmare a tutti i rappresentanti delle religioni e delle confessioni presenti sul territorio una convenzione per l’assistenza spirituale in ospedale, in modo che il personale sanitario possa prontamente contattare il rappresentante religioso della comunità interessata per avere importanti indicazioni pratiche (ad es. come vegliare su un morente, come trattare un bambino appena nato, ecc.). Quanto alla diocesi, l’individuazione di un responsabile per l’ecumenismo è il segno che i tempi sono cambiati. Il servizio svolto da Guido Dotti è quello di coordinare le iniziative che già ci sono e mediare quando ce n’è bisogno; insomma, come ha detto lui, di fare da “interfaccia” quando è necessario. Ma qual è il senso del dialogo con persone che professano altre religioni o che appartengono a confessioni cristiane non cattoliche? Dotti ha dato una risposta duplice. Il dialogo interreligioso – tra cristiani e appartenenti ad altre religioni – ci reinterpella ad approfondire le ragioni della nostra vocazione e della nostra fede. Nella vita le domande precedono le risposte, e se uno non si pone domande fa fatica a trovare risposte personali: per questo il confronto con persone che non vivono la nostra fede ci aiuta a riscoprirne le radici e a sviluppare una vocazione più profonda e sentita. Quanto all’ecumenismo, bisogna tenere a mente che non si tratta di un optional: Gesù stesso ha pregato il Padre perché i discepoli e i futuri credenti fossero “perfetti nell’unità”, così che il mondo potesse credere in lui (Gv 17, 20-23). La divisione tra i cristiani è una ferita aperta, un qualcosa che rende la chiesa imperfetta e che pregiudica la credibilità della nostra testimonianza. Se n’erano accorti per primi, alla fine dell’800, i cristiani delle diverse confessioni presenti in terra di missione di fronte agli interrogativi posti dai nuovi convertiti, ma il Concilio Vaticano II – con il documento sull’unità dei cristiani – ha fatto sì che maturasse una nuova consapevolezza in proposito. E’ forse arrivato il momento di dare una scossa al processo per l’ecumenismo partendo dal basso: la conoscenza personale protratta nel tempo e la condivisione dell’esperienza pastorale possono dare molto frutto. Angela Colella 33 “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” L’ADORAZIONE DEL SANTISSIMO Provate, è diverso! Se è bello andare in chiesa quando non c’è nessuno in un ambiente che suscita emozioni di intimità, accoglienza e presenza di un Dio che mi ascolta, quando è esposto sull’altare il Santissimo Sacramento è un’altra cosa, la presenza reale di Gesù nel pane attira tutti! D’istinto si sente il desiderio di fermarsi, lo sguardo si posa sul Signore e non si distoglie più. In Lui ci si riposa, tutto si attenua, il cuore diventa tranquillo e si sta bene. Non viene più voglia di andare via si è di fronte alla “parte migliore” e ogni cosa può essere fatta dopo, non c’è urgenza, il Signore è tutto, stare con Lui è tempo guadagnato. Preghiera di Adorazione Sì è così presi che non si pensa più a ciò che è fuori, gli occhi sono sempre lì, il Il Santissimo Sacramento viene esposto per una settitempo passa nella pace, si sente qualcomana dal primo venerdì del mese secondo i seguenti sa di profondo, qualcuno che ti ama dal orari: quale non ti staccheresti più. Emergono i - venerdì dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14,30 alle 18, pensieri, le persone, le domande, le diffi30. Alle ore 18 preghiera del Vespro e la coltà, tutto nella pace a Lui vengono Benedizione Eucaristica. offerti ed ecco la preghiera diventa per - sabato dalle ore 14,30 alle ore 18,30. Alle ore 18 tutti, nessuno viene dimenticato, un ragpreghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. gio della Grazia esce verso il mondo e - domenica dalle ore 14,30 alle ore 18. Alle ore poi si torna nella quiete un altro po’ fino 17,30 preghiera del Vespro e la Benedizione al prossimo pensiero. “Signore, è bello Eucaristica. per noi stare qui! Quell’amore che ci - lunedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 preinfondi ci trasforma, c’è un altro desideghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. rio adesso, diventare come Te, amare, - martedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 presentire, parlare come Te.” Suona la camghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. pana! Non ci si è accorti della gente - mercoledì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 intorno, è l’ora del Vespro, si prega tutti preghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. insieme, il vicino ora è un aiuto ed un fra- giovedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 pretello. E’ finita, è l’ora ti tornare, si è più ghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. sereni e rinnovati, il “peso” di ciò che ci compete ora è più leggero. 34 CELEBRAZIONE COMUNITARIA DEL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI Cristo a fianco di chi cammina nella sofferenza Il sacramento dell’Unzione degli Infermi è stato celebrato nella nostra parrocchia domenica 23 gennaio e conferito a numerosi anziani e ammalati, in un clima di fraternità, di preghiera e di grande partecipazione. Molti son i passi del Vangelo da cui traspare la “premura” di Gesù per i malati: egli li cura nel corpo e nello spirito e raccomanda ai suoi di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa premura è il sacramento dell’Unzione fatto conoscere nella lettera di Giacomo. Questo sacramento è stato sempre celebrato dalla Chiesa per i suoi membri malati: in esso, per l’unzione, accompagnata dalla preghiera dei sacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché dia loro sollievo e salvezza (Gc 5,14-16) ed esorta i malati ad associarsi alla passione e morte di Cristo (Rm. 8,17). Un po’ di storia - Fino al IX secolo l’Unzione veniva riservata ai malati e l’accento era posto sopra “l’effetto corporale” del sacramento. A partire dal IX secolo e fino ad una cinquantina di anni fa, l’Unzione era soltanto più proposta per la fine della vita, come ultimo perdono dato ai malati dalla Chiesa. Ma un aspetto importante del sacramento veniva dimenticato: quello della presenza del Cristo a fianco di chi cammina nella sofferenza e nella malattia. Ed è questo il significato del Sacramento che il Concilio E.V.II ha voluto rimettere in evidenza: il Concilio, infatti, parla di Unzione dei Malati ( e non di estrema unzione), per mezzo della quale “la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi” (Lumen gentium n.11). La Chiesa propone dunque, oggi, ai credenti il Sacramento dei malati, per aiutarli a vivere nella fede la situazione di fragilità e di malattia e nello stesso tempo purificarli, rassicurarli, perdonandoli e aiutandoli a vivere nell’unione con Lui, che è il Signore della vita. Sono varie le forme rituali del Sacramento dell’Unzione degli Infermi, gli ambienti e le circostanze in cui esso viene conferito, ma la celebrazione comunitaria (come è avvenuto in parrocchia) in un’assemblea liturgica con larga partecipazione di parrocchiani, dei malati e dei loro parenti… questa è la novità più rilevante del “Nuovo Rituale Romano”, quello che ha maggior rilevanza pastorale. Il Sacramento, celebrato nella comunità, assume una dimensione più umana e non più un segno precursore della morte, ma un aiuto per la vita e per la salvezza. Una celebrazione partecipata - Bene ha fatto la nostra parrocchia inserendo questa celebrazione nell’ambito della preparazione alla festa di S.Paolo, perché la festa di una comunità dovrebbe coinvolgere tutti i suoi componenti: tra questi il malato, la presenza del quale è sempre un richiamo costante della fragilità e della speranza umana, in una società che tende a negare ed emarginare il dolore, a istituzionalizzare gli anziani e la morte. La celebrazione, ben preparata e condotta, è stata semplice, dignitosa e molto partecipata nei suoi vari momenti liturgici: - Il momento dell’accoglienza e il saluto fraterno del Parroco; - L’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia Pasquale che richiama e ravviva la memoria del nostro Battesimo e l’adesione al Mistero Pasquale di Cristo; - L’ascolto della Parola di Dio e l’efficace omelia di don Filippo, dove tra le altre cose, ha ricordato come in ogni Sacramento c’è la presenza dello Spirito Santo il quale da ai suoi figli i doni a cui necessitano e, nel caso dell’Unzione degli Infermi, aiuta il sofferente a lottare contro la sofferenza e la malattia, a mantenere nella fede la speranza e la forza di amare; - La preghiera litanica di invocazione; - La preghiera sui malati, fatta in silenzio dai sacerdoti e l’imposizione delle mani sul capo dei singoli malati; - L’unzione sulla fronte e sulle mani con le parole: “Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito santo, amen - E liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi”. Con la preghiera, le parole, i gesti rituali e l’olio della consolazione e della Speranza i nostri anziani e in particolare i malati hanno avvertito l’umanità e la tenerezza di Dio nei loro confronti. Questi momenti forti della vita vissuti insieme rinsaldano sempre più i vincoli di comunione e, nello stesso tempo, diventano anche luogo di catechesi e mezzo di evangelizzazione per tutta la comunità parrocchiale. Luigi Tondella Diacono 35 Come siamo diventati una “casa famiglia” APRIRE LA PROPRIA VITA ALL’ACCOGLIENZA In Maggio si prega e riflette per le vocazioni. L’anno scorso abbiamo pubblicato la testimonianza di suor Maria Maura vissuta da ragazza nel nostro quartiere. Ora diamo spazio ad una famiglia vicina alla nostra parrocchia che ha compiuto una scelta bella e originale. “Mamma, papà, perché non diventiamo anche noi casa famiglia? Questa domanda ci venne fatta da uno dei nostri figli cinque anni fa, dopo un periodo di volontariato in una casa famiglia della nostra Diocesi. Forse vi state domandando cosa è successo da allora ad oggi... Chi sono questi che ci vogliono parlare di accoglienza?. Siamo Anna e Luca, una famiglia come ce ne sono tante, con una vita normale, i problemi della quotidianità, gli alti e bassi di ogni giorno ma che da tre anni a questa parte decide di aprire la propria vita all’accoglienza. Forse la promessa fatta davanti a Dio ventiquattro anni fa di accoglierci prima come marito e moglie e poi come genitori di due ragazzi, si era un tantino assopita. Strana la vita. Di solito sono i genitori che dovrebbero dare ai figli l’esempio di vita cristiana. Nel nostro caso, come ci dice sempre una sorella di comunità, è avvenuto il contrario. È bastata quella domanda fatta quasi per scherzo una sera a cena a provocare dentro di noi un insolito interrogativo che, piano piano si è fatto sempre più grande e forte. Perché modificare il nostro tran-tran quotidiano? Perché dare una risposta alla richiesta di accoglienza di una mamma in difficoltà e della sua piccolina?. Più ci si sforzava a cercare delle scuse (lavoro, tempo, spazio in casa ecc....), più queste scuse si frantumavano e ci rendevamo conto che se volevamo essere una famiglia cristiana fino in fondo il nostro quotidiano non ci bastava più. Dovevamo andare oltre. Così, quasi senza accorgerci, ci siamo lasciati coinvolgere in questa avventura con il dubbio se fosse stata la cosa giusta da fare e se era veramente quello che il Signore voleva da noi. Le risposte a questo nostri dubbi le abbiamo trovate giorno dopo giorno vedendo, sul volto di quella mamma, riaffiorare il sorriso che sembrava avere perso ed attraverso quella gratitudine che ancora oggi, resasi ormai autonoma, ci dimostra. Dopo questa prima accoglienza, nel nostro cammino fa “capolino” la Comunità Associazione Papa Giovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) e decidiamo di conoscerla più da vicino. Prima con un percorso di verifica vocazionale che dura circa un anno, attraverso il quale abbiamo occasione di approfondire cosa voglia dire fare accoglienza attraverso l’esperienza diretta delle altra case famiglia e famiglie aperte dell’associazione, e poi maturando dentro di noi la scelta del diventare membri effettivi. Nel frattempo arriva un’altra richiesta di accoglienza di un’altra mamma e del suo bimbo che fa riemergere le solite domande. “Cosa facciamo? Possiamo farcela di nuovo?” Ed i soliti tentennamenti: “Sì va bene. No non va bene”. Ma ormai siamo certi che è Lui che ci ha chiamati a questa scelta e d’accordo con i ragazzi decidiamo per un sì e accogliamo anche loro. Non è stato semplice. La casa, sufficiente per il nostro nucleo famigliare, diventa piccola ma non ci importa, ci si stringe un pò. Si creano momenti di tensione dovuti alla mancanza di spazzi che diventano sempre più stretti, al fatto che non puoi gestire la vita di un’altra persona come se fosse la tua. Ma da tutto questo impari ad entrare in punta di piedi nella vita e nel mondo di altri, ad accettare il bagaglio di sofferenza e di diffidenza che si portano appresso, a non pretendere di poter cambiare il loro modo di essere e la loro mentalità solo perché non conformi alla tua. Da qui scopri che accogliere queste mamme non è stato solo dare a loro ed ai bambini un tetto sulla testa e la possibilità di mangiare tutti i giorni. Ma, ed è la parte più difficile, quella di aiutarle a riavere fiducia nelle proprie capacità, a trovare un lavoro ed una casa perché possano essere nuovamente autonome ed in grado di gestirsi da sole, offrendo a loro quello che sono le nostre famiglie per noi, un supporto sul quale poter contare. 36 Per fare ciò abbiamo accettato di conformare la nostra vita a “Gesù povero, servo, sofferente, che espia il peccato del mondo e nel condividere direttamente (per Gesù con Gesù in Gesù) la vita degli ultimi,” seguendo e vivendo lo schema di vita della Comunità Associazione Papa Giovanni XXIII che si articola in cinque punti fondamentali : a) condividere la vita degli ultimi mettendo la nostra vita con la loro, mettendo la nostra spalla sotto la loro croce; b) condurre una vita da poveri scegliendo liberamente ciò che gli ultimi sono costretti a vivere per forza liberandoci del superfluo e vivendo una vita da poveri; c) fare spazio alla preghiera e alla contemplazione come strumenti privilegiati per entrare in relazione con Dio principio e fine del nostro agire; d) lasciarsi guidare nell’obbedienza riconoscendo il servizio di conferma e guida esercitato dal responsabile della comunità come dono presente nella Chiesa per vivere con un cuore solo ed un’anima sola e per essere certi di non correre invano; e) vivere la fraternità perché è attraverso l’amore ai fratelli che si dimostra che si ama Dio. Capiamo che possano sembrare difficili da seguire ma sappiamo che possiamo contare sull’aiuto dei fratelli della comunità e di poterci confrontare con loro. Sulla nostra strada ci saranno sicuramente le difficoltà, lo scoraggiamento, i dubbi, la paura di non farcela, magari di non riuscire a mettere la nostra vita con la vita degli ultimi ma di una cosa siamo sicuri, di aver riposto la nostra fiducia nel Signore e cerchiamo di non avere la pretesa di fare la nostra ma la Sua volontà. Il povero ci modifica la vita e sconvolge le nostre sicurezze ed è accettando questi cambiamenti che si riesce a vivere l’accoglienza. Tutto questo lo vediamo e lo approfondiamo continuamente, con gli altri fratelli, nei momenti di incontro e di preghiera. Vorremmo ancora dirvi una cosa Non tutti siamo chiamati ad essere casa famiglia, ma siamo comunque chiamati ad accogliere chi ci sta accanto. Come? Semplice: impegniamoci a rivolgere un saluto, o meglio un sorriso, ad un nostro vicino, magari proprio quello che ci sta un tantino antipatico. Anche questa è accoglienza. Saper mettere da parte l’orgoglio e cercare di essere più umili ci fa sentire meglio, il cuore è più leggero, ci aiuta a vedere la vita meno grigia. È vero, il povero fa paura, mette a disagio, anche se non è vestito di stracci e non è in mezzo ad una strada. Perché ci pone davanti alle nostre miserie, alle nostre piccolezze , ci provoca e ci chiama ad un esame di coscienza ed a un confronto con la nostra decisione di essere cristiani fino in fondo. Con questa scelta la nostra famiglia cerca, prova e prega perché nelle nostre accoglienze, fatte e che faremo, prima di vedere il povero dobbiamo vedere il volto di Gesù crocifisso e la sua Passione. È vero, non è facile, specie con i tempi che corrono, ma andiamo oltre noi stessi cercando di non coltivare solo il nostro orticello ma facendolo diventare un grande campo dove possano coesistere tolleranza e fraternità. Per finire vi diciamo che la nostra ultima accoglienza è, come diceva il Santo Giuseppe Cottolengo, una “perla del Signore” ossia un bimbo con grave handicap che, guardandoci con i suoi occhioni neri, ci ha fatto innamorare ancor di più della nostra vocazione. Con la speranza di potervi incontrare, magari nella nostra casa, vi lasciamo con una frase di don Oreste Benzi: “Hai paura? Ricordati che il coraggio non sta nel non avere paura ma nel vivere la paura per un amore più grande!” Anna e Luca 37 I CAMPEGGI INVERNALI Un giorno mi si affianca una bambina di quinta elementare e mi chiede «quest’anno andiamo anche noi al campeggio invernale?» Io la guardo e le rispondo «Eh no, cara mia, quella è un esperienza a cui può partecipare solo chi ha già fatto la Cresima». Non so come l’abbia presa, spero per lo meno che sia aumentata in lei la voglia di arrivare alle Cresima! Scherzi a parte, i campeggi invernali sono un momento particolare: da una parte simili a quelli estivi (sei sempre in Valsa, ci sono sempre le mitiche cuoche), ma dall’altra diversi e non solo perché c’è la neve. Durano anzitutto solo tre giorni (due notti) e questo fa sì che le giornate siano intense, molto intense, perché le cose da fare sono tante e il tempo poco. Capitano poi durante le vacanze di Natale, che mai come quest’anno mi sono accorto di come siano strane (si perde il senso del tempo … non si sa più in che giorno si è, se ne sa solo il numero: “oggi è il 26” ecc.) e penso che anche questo incida (nel bene e nel male) sul clima che si viene a creare in questi tre giorni. Questi ed altri elementi le rendono un momento unico in cui intensificare la propria fede e le conoscenze con le persone con cui si condivide un cammino in parrocchia, ma di questo vi parleranno di sicuro meglio i diretti interessati a cui lascio ora la parola. Don Gabriele Sembra passata un’eternità, ma è solo un’impressione. Se ci penso più intensamente invece scattano i ricordi, e rivivendo quei momenti mi viene da sorridere. La Valsa era nuova agli occhi di tanti che ancora non l’avevano vista innevata, ma contemporaneamente restava sempre la vecchia magica Valsa. Anche noi quest’anno eravamo “nuovi”, da poco due annate diverse si erano unite per formare quello che adesso è il nostro meraviglioso gruppo RUM e il campeggio invernale si è dimostrato un ottimo modo per conoscerci meglio e renderci ancora più uniti. Sono stati tre giorni pieni: ogni momento libero veniva occupato da giochi divertentissimi e sempre nuovi, sbobbate, partite a palle di neve improvvisate e immancabilmente anche lavori di casa, preghiere e riflessioni. Ognuno di questi momenti era riempito da risate, sorrisi e dalla complicità che si è creata tra di noi. La sera sorridevi ancora nonostante la stanchezza prima di addormentarti, perché quelle giornate sono le più semplici ma anche quelle che più potresti desiderare: gli amici, il Signore e quelle montagne innevate creano un’atmosfera unica e irripetibile che ti resta nel cuore. Bianca Il campeggio invernale 2011 degli SBAM per me è stato il primo campeggio, e mi è piaciuto tantissimo! Il posto era stupendo, e sia i ragazzi sia gli animatori sono stati molto gentili e simpatici; tutte le attività organizzate erano molto belle, abbiamo giocato tutti insieme e ci siamo divertiti. Non abbiamo però solo giocato, abbiamo anche fatto due belle riflessioni su argomenti molto seri come la Creazione e la Chiesa, a cui abbiamo partecipato tutti quanti scambiandoci le nostre opinioni. Abbiamo anche avuto la fortuna di trovare bel tempo, e quindi abbiamo potuto divertirci con sci e bob nella neve! Insomma, è stato proprio un bel campeggio, all’insegna dell’amicizia e della voglia di divertirsi. Cecilia Arrivati al giro di boa dell’annata di comunità animatori, il campeggio invernale è l’opportunità di condividere le esperienze vissute, riflettere su quanto è stato fatto e prepararsi al meglio per 42 Campeggi estivi quello che deve ancora venire. E soprattutto è la possibilità di trascorrere del tempo uniti mettendo in pratica i valori fissati dalla carta di comunità, ora che dopo diciotto mesi insieme il gruppo è compatto e affiatato. Quest’anno abbiamo testato alcune alternative alla classica mattinata di sci: siamo andati a fare una ciaspolata sulla neve e abbiamo sperimentato lo sci di fondo tra le piste della valle. Entrambe le esperienze, rivelatesi un successo, ci hanno dato la possibilità di collaborare divertendoci. Nei tre giorni in casa alpina abbiamo inoltre scelto come proseguire le attività della Comunità nell’anno nuovo. Abbiamo deciso, tra l’entusiasmo generale, quale sarà la degna conclusione della nostra annata... ad agosto parteciperemo alla GMG di Madrid! Marco Cari genitori, vi comunico le date dei campeggi nella nostra Casa Alpina in Valsavarenche nella speranza che i vostri figli partecipino a questa bella esperienza. Nelle prossime riunioni del catechismo vi presenteremo in modo più dettagliato l’iniziativa. Attenzione, le quote hanno subito variazioni rispetto a quelle dell’anno scorso a causa di una piccola assicurazione infortuni che è stata introdotta; come è stato negli ultimi anni, in caso di sovvenzioni da parte del Comune o della regione, potranno ancora scendere. Nell’eventuale partecipazione di due fratelli il minore paga la metà. don Filippo 1° turno: bambini di 4° elementare Dal 13 al 18 giugno quota € 120 2° turno: Bambini di 5° elementare Dal 19 giugno al 25 giugno quota € 139 3° turno: ragazzi di 1° media Dal 26 giugno al 2 luglio quota € 139 4° turno: ragazzi di 2° media Dal 3 luglio al 10 luglio quota € 159 5° turno: ragazzi di 3° media e 1° superiore (gruppo RUM) Dal 11 al 20 luglio quota € 199 6° turno: ragazzi di 2° e 3° superiore (gruppo SBAM)* Dal 22 al 28 luglio quota € 199 * questo campeggio non si svolgerà in casa alpina (modalità ancora da definire), ma il prezzo non supererà quello indicato. Alla ricerca della ragione perduta Per dirla con l’autore, il libro “nutre, alquanto presuntuosamente, una doppia ambizione”: cimentarsi con gli strumenti della ragione per difendere la corretta dottrina della Chiesa dalle innumerevoli eresie e reagire a un diffuso anticlericalismo che da parecchi anni pare serpeggiare nei mezzi di comunicazione, nella università, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di ritrovo sociale, perfino, per assurdo, nelle parrocchie... “Questo libro è uno straordinario antidoto per chi sia rimasto confuso o rattristato, in questi anni, dalla polemica anticattolica più pregiudiziale e rancorosa” (Antonio Socci, dalla Prefazione). “L’Autore critica il pensiero dei tre autori anticattolici animato da spirito apologetico... tratta i dogmi cattolici con serietà, mostrando le incoerenze e gli assurdi di questi tre autori. Mi sembra che valga la pena che il libro sia pubblicato in Italia come risposta ad autori anticattolici che fanno chiasso”. (Wojciech Giertych O.P., teologo della Casa pontificia). 43 PRESENTAZIONE DI UN’ATTIVITÀ BENEMERITA L’Associazione “Volontari e Amici del Cottolengo” Questa volta lo spazio del bollettino parrocchiale, che viene normalmente dedicato alla Piccola Casa della Divina Provvidenza S.G.B. Cottolengo, ci è stato gentilmente concesso dal Rettore don Elio Mo per informare sulla Associazione Volontari e Amici del Cottolengo ONLUS, che opera da molti anni all’interno della struttura. Molti di voi sapranno che la Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuta come il Cottolengo, da oltre 80 anni svolge un servizio rivolto a disabili,anziani e malati. All’interno della struttura operano religiosi e personale laico retribuito. I volontari, iscritti all’Associazione, sono circa 300 tra uomini, donne e giovani (di cui un gruppo della nostra parrocchia) che prestano servizio nei vari reparti, dedicando parte del loro tempo agli ospiti e partecipando alle attività di animazione e laboratori occupazionali. Aiutano inoltre nelle attività di lavanderia, stireria, sartoria, cucina e manutenzioni varie. Unico scopo per tutti: il benessere e la serenità delle persone! Viene privilegiato il rapporto umano offrendo amicizia, ascolto e sostegno senza mai prevaricare la personalità delle persone cui ci si rivolge. Durante I’anno l’Associazione organizza incontri, corsi di formazione, momenti di intrattenimento gioiosi, come la Festa di Primavera, con musica e canti interamente dedicati agli ospiti, gite pomeridiane e giornaliere. Nel luglio scorso, i volontari hanno aderito all’invito del parroco, don Filippo, di trascorrere una giornata, insieme agli ospiti, alla Casa Alpina “Don Tullio Vitale” in Valsavarenche durante un turno di campeggio dei ragazzi. E’ stata una giornata indimenticabile per tutti! Rivolgiamo a tutti voi della parrocchia di San Paolo l’invito a partecipare alle nostre attività con proposte, consigli, opinioni anche perché, se non lo sapete, la Piccola Casa è un’esperienza da vivere. Come ricordava a suo tempo il beato Pier Giorgio Frassati: ...un giorno al Cottolengo fa bene a tutti!’ I volontari dell’Associazione 44 VISITATE IL SITO PARROCCHIALE! Una guida per i sempre più numerosi navigatori 20 anni sono passati dalla nascita del primo sito Web da parte del suo inventore Tim Berners-Lee, questa tendenza è aumentata esponenzialmente, tanto che oggi il World Wide Web è uno dei servizi Internet più utilizzati, con più di 255 milioni di siti pubblicati e 2 miliardi di utenti Internet (dati del 2010 tratti da “royal.pingdom.com”). La nostra parrocchia di S. Paolo non poteva più rinunciare a rendersi accessibile ai fruitori del medium telematico, da poche settimane infatti, è disponibile il suo sito Web all’indirizzo “www.parrocchiasanpaolobiella.it”. La dimostrazione di quanto fosse attesa e utile questa iniziativa la si può ancora trovare nei numeri: dalla pubblicazione del sito ad oggi le visite sono già salite a milletrecento, decisamente un buon numero se si considera che il sito è per il momento visitato innanzitutto da noi parrocchiani. Ad una prima visita il sito presenta nella home page (la pagina principale), come si può vedere nell’immagine, un messaggio di benvenuto nel quale sono spiegati gli intenti del sito; appena sotto è pubblicato il brano di Vangelo della settimana e il link (collegamento) al relativo commento; sulla destra vi è il cuore del sito: una sezione dedicata alle novità sulla vita parrocchiale, con date ed eventuali documenti in allegato, gli orari delle messe, approfondimenti vari come quelli sulla catechesi, sull’educazione, l’ultima lettera del vescovo in allegato e la possibilità di iscrivere o cancellare il proprio indirizzo di e-mail (posta elettronica) alla newsletter, ovvero un sistema per ricevere automaticamente gli aggiornamenti del sito e della parrocchia, sulla propria casella di posta elettronica; infine un link alla pagina della casa alpina in Valsavarenche dove si possono trovare un vasto archivio fotografico e i tagliandi per l’iscrizione ai campeggi in allegato. I link con le altre pagine del sito, compresa la home page, sono sempre visibili nella sezione in alto a fianco della scritta Parrocchia di San Paolo Biella. In dettaglio: - vi è la pagina sulla storia della parrocchia con ampie descrizioni corredate da fotografie sui trascorsi della nostra parrocchia dalla fondazione sino ad oggi, il tutto diviso in comode sezioni consultabili tramite il link sulla destra; - è presente la pagina dei gruppi parrocchiali dove vengono descritti uno ad uno i gruppi che cooperano alla vita della parrocchia; - un’utilissima pagina relativa a “Vita Nostra”, il bollettino parrocchiale, e vi sono allegati i più recenti bollettini, dando così la possibilità a chiunque di consultarli e restare in aggiornamento con la parrocchia; - vi è una pagina dedicata ai link a siti esterni che possono cooperare con quello di San Paolo 45 all’aggiornamento e all’approfondimento personale in tema di chiesa e di territorio; - infine vi è una pagina dedicata ai contatti con i vari gruppi parrocchiali con i relativi indirizzi di posta elettronica e il numero di telefono della parrocchia: è possibile così, anche direttamente dal sito con il modulo apposito, contattare i vari gruppi per eventuali chiarimenti. Questi sono i servizi che attualmente offre il sito della parrocchia sia ai parrocchiani stessi che a fruitori esterni che si interessano della nostra realtà; ma molti altri servizi potranno in futuro essere aggiunti e migliorati. Tutto questo grazie a internet e all’infinita varietà e malleabilità dei suoi servizi e grazie ai realizzatori del sito che lo mantengono vivo e vitale. Benedizione delle case Inizierà martedì 26 aprile la benedizione delle case. Nell’imminenza del passaggio, verrà esposto un avviso nell’androne delle singole abitazioni. Riccardo Faga Per la Chiesa e le opere parrocchiali Per la Cresima di Arianna Durso 20 - n.n. 20 - in memoria defunti famiglia Zanotti 30 per il battesimo di Fabio Passaretti 50 - in memoria di Antonio Leder 20 - n.n. in memoria defunti 50 - n.n. 15 - in memoria di Alfio 100 - in memoria di Rosina Gino Gibello e Carla Maria Allione 40 - in memoria di Irma e Cesare Casazza 50 - in memoria defunti Aimone e Ruggia 50 - Sebastiano e Candida Calabrò per 50° matrimonio 50 - in memoria di Delfina Grosso 50 in memoria di Nicodemo e Rosina Agostino 60 - Giuseppe Agostino 150 - in memoria di Fortunato Panzanelli per Casa Alpina 500 - in memoria di Elda Toniolo 15 - n.n. 10 - in memoria di Mariangela Vitoliano 50 - in memoria di Bice e Luigina 15 - in memoria defunti famiglia Bruniera 30 - in memoria di Luisa Gastaldello e Orazio Osteni 120 - in memoria di Gemma Milano e Ettore Sola 120 - in memoria di Remo Bielli 50 - famiglia Strona 20 - n.n. 100 - in memoria di Diana, Tommaso e Rita 20 - in memoria di Maria Dato 200 - in memoria di Francesca Buratti 100 - in memoria di Giuditta Lacerenza, la famiglia 100 - in memoria di Antonietta Volpe 20 - in memoria di Aldo 100 - n.n. 100 - n.n. 100 - in memoria di Lea Donato, la famiglia 100 - in memoria defunti famiglie Serra Pennone 20 - Guardie di Finanza 61 Coro Burcina 150 - in memoria di Silvio Costetti 30 - in memoria di Paola e Gigi Cantono 30 - per la Cresima di Pietro Passarella 50 - in memoria defunti Calvelli e Tripodi 100 - Sciamele Luisa per la Cresima di Sosha e Francesco 150 - in memoria di Nello e Palma Silvestri 20 - in memoria di Italo Doberdò 30 - in memoria di don Marco Carlino 30 - in memoria di Maria Palladino 20 - in memoria di Mary Zampieri, Guerrino Moda, Giovanni Sogno 50 - in memoria di Pierino Forzani, Osvalda e Celso Vignazia , 46 Brigida Pollone 60 - in memoria di Giuseppe Armano la famiglia 100 - in memoria di Paola Della Negra 20 - n.n. 300 - in memoria di Renata 20 - in memoria di Massimo Migliorato 15 - famiglia Sandri 10 - in memoria di Nello e Palma Silvestri 20 - in memoria di Renato Ronco 100 - Walter Rosso 10 - famiglia Carta Zina 50 - in memoria di Renato Rizzi 5 - in memoria di Antonino e Rosaria Randazzo 10 - Francarita Pace 30 - in memoria di Elsa e Ottavio Serra 30 - in memoria di Salvatore Campenni’ 20 in memoria di Olga Gioria 50 - in memoria defunti famiglia Casagrande 30 - in memoria di Giacomo e Maria Davi 20 - in memoria di Corrado, Ines, Pierfrancesco, Anna, Enrico 100 - in memoria di Giuseppe Occhiuto e Angelo Tripodi 50 - in memoria di Teresa Benvenuto 20 - in memoria di Maria Biesuz 30 - in memoria di Matteo Fissore 50 - in memoria di Celso e Maria Osside 50 - per la HANNO OFFERTO (da dicembre 2010 a marzo 2011) Cresima di Agnese Mazzia 100 - in memoria di Italo Castellin, la famiglia 150 - n.n. 30 Gruppo Bricolage 1000 - in memoria defunti famiglia Buscaglione 50 - in memoria di Giuliano Bodo, la famiglia 150 –in memoria defunti famiglie Fila e Colleoni 20 - famiglia Barbieri 20 - Messin Silvia 20 - in memoria di Livia Ormezzano 25 - c.c.a. 2000 - in memoria di Sergio Romagnoli 15 - n.n. 15 in memoria di Ida Rivardo 100 - in memoria di Giancarlo Perino, la famiglia 80 - in memoria defunti famiglia Molinari 100 - in memoria di Ernesto Angeloni 60 - in memoria di Umberto e Cornelia 20 - in memoria di Domenico Ventriglia 20 - in memoria di Alma Maffeo, la famiglia 50 - n.n. 50 - Fam. Ormezzano 1000 - n.n. 1000 - n.n. 100 - in memoria di Fabrizio Bricarello 250 - in memoria di Orsola ed Eugenio Magliola 150 - n.n. 100 - in memoria defunti famiglie Serra, Furno, Demartini e Dellara 60 - in memoria defunti famiglia Ormezzano 25 Ramella Benna 10 - famiglia Zannini Enoch 100 - n.n. 900 - in memoria di Bianca Coda Cap 15 - n. n. 20 - famiglia Magliola 100 - in memoria di Andrea Rando 25 - Alfredo Delleani 200 - in memoria defunti famiglie Ramella e Cosimo 20 - Raimondo Sebastiano 50 - in memoria defunti famiglie Zanone e Zambolin 100 in memoria di Leandro Reina, Enrichetta Gallioni, Franco Baldin, Arturo Guio 40 - in memoria di Gianmario e Ettore Tona 50 - n.n. 30 - famiglia Roviglione 50 - Gruppo Terza Età 200 famiglia Marutti 50 - I.F.A.B. Ravetti 100 in memoria di Liliana Savioli 50 - famiglia Caucino Buratti 300 - famiglia Cifalà 10 - in memoria di Mario Vallino, la famiglia 100 Bice Savioli 20 - famiglia Masso 400 - famiglia Kombe 100 - n.n. 50 - n.n. 20 - Piazzese Antonino 50 - in memoria di Piero e Gina Panelli e di GiovanBattista e Maggiorina Roviglione 100 - in memoria di Andrea Zanardi 50 - in memoria di Giuseppina Maccia 100 - famiglia Ricolfi 100 - Rita Polledro 50 - in memoria di Olga Gioria 50 in memoria defunti famiglie Masone e Silvestri 20 - in memoria di Carlo Gremmo e Gentilina Bonino 50 - in memoria di Giancarlo Nave 25 - in memoria di Elisa e VitoAntonio 15 - famiglia Militello 260 - in memoria di Mario Giordano e Giuliana Giavina 20 - Antonino Piazza 50 - in memoria di Maddalena Paiano e Gennaro Testa 50 - per il Battesimo di Jacopo Disiena, il nonno 50 - per il Battesimo di Jacopo Disiena, i genitori 100 - in memoria di Margherita Colacicchi 20 - in memoria di Giancarlo Rizzo e Mafalda Smeralda 50 - n.n. per il riscaldamento 10 - in memoria di Roberto Ascoli 50 - in memoria di Armando e Rosa Fornero 60 - in memoria famiglie Renna e Parisi 30 - in memoria di Elisabetta Gibertoni 50 - in memoria di Silvano Ceria 50 - In memoria di Graziella Maschio Fantone 50 - in memoria di Giancarlo Perino 20 - in memoria di Sergio Sandri, la moglie Ester 500 - in memoria di Sergio Sandri 50 Gruppo famiglie Mazzia per il riscaldamento 90 - in memoria sorelle Mercandino 10 - in memoria di Adriana Osservati 50 - Segner Enrico 50 - in memoria di Aldo, Quinto e Bruna Sterpo 100 - in memoria di Luisa Fiorano 100 - in memoria di Oreste e Maria Bocca 50 - n.n. 1000 - famiglia Firenze 100 n.n. 10 - in memoria di Fortunato Panzanelli 50 - in memoria di Daria Bodo 10 - in memoria di Renato Orecchia 50 - in memoria di Massimo Migliorato 15 - n.n. 10 - in memoria di Giovanni Bellon 15 - n.n. 300 in memoria di Tino Biasia 10 - in memoria di Maria Ampellio Belluco 60 - in memoria di Cesare De Toni e Antonia De Marco 100 - in memoria dei defunti della fam. Tumelero 50 - Fam. Tumelero 100 - n. n. 2000 - in memoria di Renato Artemio e fam. Miola 20 Lanza Sandro 150 - in memoria di Giordano Radici 100 - in memoria di Claudio Mani 100 - Pizzato 5 - Testa Salvatore 30 Mallardo 50 - Rizzo Pietro 10 - Cerri Tarasco 10 - Pichetto Renata 20 - Bozzonetti 30 - Aiazzone Giuseppe 150 - Bider Giorgio 100 - Fulchimi 15 - Conti 10 - De Biasi 50 Valz-Baccalaro 50 - Pedrazzo Maria 50 Rossetti Gualtiero 50 - E.Bricarello 50 Annuiti Vittorino 50 - Ceria Arturo 50 Ronsisvalle G. 5 - Furlan Tiziano 100 - Bille Marco e Cristina 20 - Ceria Gianna 50 Associazione Arma Aeronautica 50 - in memoria di Alma Maffeo 20 - in memoria di Renato, Arno e Grazia Ronco 50 - Luisa Mongilardi 30 - in memoria di Silvio Costetti 50 - in memoria di Amelia Ormezzano 25 - Ferrari Mazzini 500 - in memoria di Michela e Carmela Trovato 30 in memoria di Nina e Arturo Angelico 30 in memoria di Umberto Primo 10 - in memoria dei defunti delle fam. Ferrari e Pezzuolo 25 - in memoria di Pietro e Teresa 40 - in memoria di Giovan Battista Tavella 40 - in memoria dei def. Fam. Dottore 20 - in memoria di Donato Castello 20 - in memoria di Antonio 10 - n.n. 20 - n.n. 50 - in memoria dei def. delle fam. Gremmo e Carta Zina 50 in memoria dei def. fam. Zanone e Zambolin 10 - in memoria di Domenica Allera e fam. Stratta 150 - Renata Pichetto 20 - Luigi, Fausto, Elisabetta 20 - in memoria di Luigi Massimo 20 - in memoria di Fedele Biesuz 30 - in memoria dei def. fam. Sottile 50 - in memoria di Pietro Perucelli 30 - Sandra Casazza 20 - fam. Sella Ciaffrei 40 - in memoria dei def. fam. Bona 250 - in memoria di Fallia Castellani 10 - in memoria di Daniela 50 - in memoria dei def. fam. Sciutto e Cuccuru 20 - in memoria di Teresa Amoruso 30 - in memoria di Mariuccia Caucino 50 - in memoria di Leonardina e Pietro Pillo 30 - in memoria di Pietro Bona e Romano Re 40 - n.n. 100 - in memoria dei def. fam. Sanzò 50 - in memoria dei def. fam. Nastasi 60 - in memoria di Eugenio Baston, la famiglia 100 - n.n. 2500 - in memoria di Lella Savio, la famiglia 100 - in memoria di Vittorio Foglia 100 - in memoria di Angelo Scaparra 50 - in memoria defunti famiglie Faretra e Zoppetti 50 - in memoria di Gaetano Carelli e fam. Grassano 40 - in memoria di Biagio Di Micco 20 - famiglia Carlomagno 10 - n.n. 105 - famiglia Fila 20 Zingarelli 20 - famiglia Sandri 10 - famiglia Rosso 10 - Tosetti Giuseppe e Donatella 1500 - in memoria di Franco Bellarmi 50 per la chiesa e opere parrocchiali 30 - in memoria di Maria Spanu 100 - in memoria defunti famiglia Magliola 20 - in memoria di Mauro Rostagno 10 - in memoria di Bruno Ollearo 25 - Famiglia Ricolfi 70 - in memoria defunti famiglia Bicocco 120 - Luisa Guglielmini 10 - in memoria di Sergio Romagnoli 15 - in memoria di Gesumino Puddu, la famiglia 20 - in memoria di Carmelo Smecca 10 - in memoria di Mario Pennacchia, la famiglia 200 - in memoria di Maria e defunti Marangoni 35 - in memoria di Mario Maestroni, la famiglia 150 - in memoria di Nello e Palma Silvestri e Pio Masone 20 - in memoria di Antonia Stoppa 25 - in memoria di Giovanna Palino 10 - n.n. 15 - n.n. 40 - in memoria defunti famiglia Maffeo 1000 - in memoria di Domenico Romano 20 - in memoria di Maria, Angelo e Anna Maria Rizzi 20 - in memoria di Virginia Dalla Marta, la famiglia 50 - in memoria di Lucia e Renato Crema 25 - in memoria di Mario Nelva 50 - in memoria defunti famiglia Coggiola 50 - n.n. 20 - in memoria di Ambrosina 15 - n.n. 20 - n.n. 20 - n.n. 20 - in memoria di Dante Furno 10 - in memoria di Dionigi 20 - in memoria di Savino Castello 20 - in memoria di Gesumino Puddu 20 - per il battesimo di Giulia Gallo 200 - in memoria di Remo Cantono 50 in memoria di Andrea Rando 25 - in memoria di Roberto Boccadelli 50 - n.n. 300 - in memoria di Borsa Erica, la famiglia 100 - in memoria di Agnese Coppo, la famiglia 100 - in memoria di Agostino e Maria 30 - in memoria defunti famiglie Crestani e Fila 30 - in memoria defunti famiglia Preacco 50 - in memoria di Renato, Mariuccia, Olga, Mary, Annetta e Francesco 200 - in memoria di Roberto, Maria e Luigi Negro, Maria e Giuseppe Barbera 20 - in memoria defunti famiglia Centonze 10 - in memoria di Tommaso Avoglio, la famiglia 50 - in memoria di Massimo Bugala, Duilio Greppi, Ilia e Mario Ramella Bagneri 50 - in memoria di Lidia,, Walter e Arrigo Tassinari 30 - in memoria di Guido 20 - in memoria di Idelma, Fiorella, Giovanni e Aldo 100 - in memoria di Cecile e Piero Meraviglia 20 - in memoria di Mario e Elisabetta Gibertoni 60 in memoria di Amelia, Silvia e Nicolò 50 - in memoria di Amedeo Brovarone e Aldo Ramella 50 - in memoria di Giovanni Aglietta, la famiglia 100 - in memoria di Giuseppina Pavinato 5 - in memoria di GianCarlo Arietti 20 - in memoria di Antonio e Valentina 20 - in memoria di Antonio Caucino 50 - Famiglia Casagrande 10 - in memoria di Pio Masone , Nello e Palma Silvestri 20 - in memoria di Nino Patti 25 - in memoria di Maria Ardone 15 - in memoria di Maurizio Costamagna 30 - in memoria di Tommaso Avoglio, la famiglia 50 - in memoria di Italo Doberdò 20 - n.n. 15 - in memoria di Gabiella Ceria 100 - in memoria di Maria Carpentiere e Tina Murer 20 - in memoria defunti famiglia Pennacchia 50 - Famiglia Cotta Morandini 30 - in memoria di Federica Castagnetti 100 - in memoria di don Carlo Tua 20 - in memoria di Giovanni Incorvaia 20 - in memoria di Sandro Gruppo 50 - in memoria di Silvio Monteleone, la famiglia 100 - Famiglia Savino 30 - n.n. 20 - in memoria di Della Marta Virginia 10 - in memoria defunti famiglia Viglieno 120 - in ricordo di Franca e Giulio 100 - in memoria di Osvaldo Ressico 30 - n.n. 25 - in memoria di Elio Campi 10 in memoria di Nicola, Maria e Giuseppe 20 in memoria defunti famiglia La Firenze 40 in memoria di Francesco Di Bello 10 - in memoria di Clara Binelli, la famiglia 100 - in memoria dei Martiri Cristiani 20 - in memoria di Santina Giliberto ved. Azzarello, la famiglia 150 - in memoria di Gualtiero e Giorgio Baldassarri e Piero Ciabattini 25 - in memoria di Anna Maria Cosentino 30 - in memoria defunti famiglia Renaldo 600 - in memoria di Antonietta e Giampiero Trafighet 100 - in memoria di Agnese Coppo 20 - in memoria defunti famiglia Centonze 10 - in memoria di Alma Vialardi, la famiglia 250 - in memoria di Gemma D’Ambrogio, la famiglia 100 - in memoria di Dima Neggia 50 - in memoria defunti famiglia Masso Candido 40 - in memoria di Luigi Lazzarini 20 - Guardia di Finanza 128 - in memoria di GianCarlo Regis 50 - in memoria di Benito Longhi e Gilla Raffini 100. Per i poveri c.c.a. per la carità 250: n.n. 50 - n.n. 55 - n.n. 40 - fam. Tondella 50 - n.n. 100 - carità 100 - n.n. 50 - n.n. 100. Per il bollettino “Vita Nostra” Renata Pichetto 20 - Castelli Franca 30. Per iniziative diverse Raccolta di Natale per la carità 2780. Ai nostri benefattori, noti e anonimi, diciamo un grande “grazie” certi che il Signore scruta i cuori e ricompensa 47 Nella chiesa parrocchiale Ben arrivati bambini GALLO GIULIA di Luca e Favarato Roberta il 20 Febbraio PELLEGRINO MARGHERITA di Diego e Audisio Chiara il 27 Febbraio Ogni bambino che nasce reca al mondo il messaggio che Dio non è stanco dell’uomo (Tagore) I nostri morti ARMANO GIUSEPPE il 22 novembre 2010 CASTELLINO ITALO il 27 novembre 2010 BODO GIULIANO il 7 dicembre 2010 PERINO GIANCARLO il dieci dicembre 2010 MAFFEO ALMA il 13 dicembre 2010 GIBERTONI ELISABETTA il 17 dicembre 2010 SANDRI SERGIO il 22 dicembre 2010 VALLINO MARIO il 23 dicembre OSSERVATI ADRIANA il 26 dicembre 2010 SANZO’ ALDO il 26 dicembre 2010 PUDDU GESUMINO il 18 gennaio 2011 MATTERA VINCENZA il 23 gennaio 2011 BASTON EUGENIO il 27 gennaio 2011 SAVIO GRAZIELLA l’1 febbraio 2011 MAESTRONI MARIO il 2 febbraio 2011 PENNACCHIA MARIO il 9 febbraio 2011 DALA MARTA VIRGINIA l’11 febbraio 2011 BORSA ERICA il 15 febbraio 2011 BUGGIN AMINTA il 15 febbraio 2011 COPPO AGNESE il 20 febbraio 2011 AVOLIO TOMMASO il 23 febbraio 2011 MONTELEONE SILVIO l’1 marzo 2011 FENZI MARIA RITA il 5 marzo 2011 GREGGIO ELSA l’11 marzo 2011 ROLLE MODESTA EMMA l’11 marzo 2011 BINELLI CLARA il 13 marzo 2011 GILIBERTO SANTINA il 19 marzo 2011 VIALARDI ALMA il 22 marzo 2011 CERIA MARIA PIA il 25 marzo 2011 D’AMBROSIO GEMMA il 29 marzo 2011 Non sono finiti nel nulla, ma nella festa del Signore. Ricordiamoli sempre con riconoscenza, soprattutto con la preghiera e la carità 48 «VITA NOSTRA» Periodico della Comunità Parrocchiale di San Paolo Via Zara, 16 - 13900 Biella Tel. 015 23512 ORGANISMI PARROCCHIALI ■ sommario 1 ■ 3 7 CONFRATERNITA DI S. PAOLO Priore in carica: Mauro Mazzia Segretario: Corradino Pretti - Tel. 015.8492139 La lettera del parroco Festa patronale Tutti insieme appassionatamente C.A.E.P. Segretario: Piero Gremmo - Tel. 015.8493219 aprile 2011 ■ CONSIGLIO PASTORALE Vice Presidente: Giancarlo Casoli Segretario: Vanni Gibello - Tel. 015.2532022 Invitati ad una festa 13 Buon compleanno don Vitale 14 I venerdì dell’oratorio 15 Settimane comunitarie in parrocchia 22 Bricolage e dintorni 23 Quaresima di fraternità PUNTI DI SOLIDARIETÀ Ascolto amico: Tel. 015 2523395 (con segreteria telefonica) Aiuto alle persone con disagio psico-sociale Via Novara, 4/A - Biella Orari: LUN / VEN 9-11; MAR / GIO 17-19 Associazione famiglie “Il cammino”: Tel. 015 925445 Assistenza a famiglie per problemi di disagio e dipendenze Via Borgo Lavino, 2 - Cossato 24 Associazione Itaca: Solidarietà Sociale verso i giovani: aiuto e accoglienza Via Cascina Mulino, 1 - Cerrione 26 “Antenna di Itaca” punto di ascolto: Tel. 339 6541825 Papa Benedetto XVI: “Una sola famiglia umana” “Ha senso la sofferenza?” 32 Questionario 33 Ecumenismo e dialogo interreligioso 34 L’adorazione del Santissimo 35 Unzione degli infermi 36 Aprire la propria vita all’accoglienza 42 Campeggi invernali (e calendario estivo) 44 Volontari e Amici del Cottolengo 48 Nella chiesa parrocchiale Direttore responsabile Pietro Policante - Reg. al Trib. di Biella- N. 120 del 14-6-1965 Tipografia Arte della Stampa - Gaglianico (BI) [email protected] Direttore: Don Filippo Nelva [email protected] La redazione di Vita Nostra • Walter Caramel • Angela Colella • Andrea Conz • Chiara Cugini • Riccardo Faga • don Gabriele Leone • Massimo Negro • Margherita Peraldo • Corradino Pretti • Marco Secchia stampato in 6000 copie Associazione Ricominciare: Tel. 015 355348 Assistenza morale e materiale ai detenuti ed ex detenuti Via Vercelli, 8 - Biella Caritas Diocesana: Tel. 015 2521821 - Fax 015 2521814 c/o Seminario di Biella Centro aiuto alla vita: Tel. 015 28173 - Fax 015 2438385 Gratuitamente e con riservatezza è al servizio della madre che si trova in particolare difficoltà a causa della gravidanza Via D. Minzoni, 2/B - Biella Centro ascolto vincenziano: Tel. 015 20572 - Fax 015 2451378 Situazioni generali di disagio Via D. Minzoni, 1 - Biella Consultorio prematrimoniale e matrimoniale: Tel. 015 27048 Promuove valori etici sociali del matrimonio e della famiglia C.so del Piazzo, 24 - Biella Il Filo d’Arianna: Tel. 800 545455 - Tel. 015 2447970 - Fax 015 352400 Sportello informativo gratuito per gli anziani e i loro famigliari: Servizi socio-sanitari, assistenza pratiche pensionistiche, redditi, assegno di accompagnamento, iniziative culturali e del tempo libero Assistenza nel reperimento badanti Via B. Bona, 20 - Biella Orari: LUN / MER / GIO 9-11; MAR / MER / VEN 16-18 Mensa “il pane quotidiano” - CARITAS: Tel. 015 23600 Accetta con gratitudine aiuti economici e generi alimentari Via Novara, 4 - Biella Aperta tutti i giorni compresi i festivi ore 12,30 PER INSERZIONI PROMOZIONALI SU “VITA NOSTRA”TELEFONARE AL NUMERO 347 7189806