LA LETTERA DEL PARROCO - Parrocchia San Paolo Biella

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LA LETTERA DEL PARROCO - Parrocchia San Paolo Biella
LA LETTERA DEL PARROCO
Cari amici,
…non so cosa scrivervi,.. è giorni che ci penso e adesso sono preoccupato, il tempo della consegna in tipografia incombe! Accorgermi di non avere le risorse per affrontare un problema per
me non è una novità, in quelle situazioni penso e ripenso fino a non poterne più e sento lo scoraggiamento alle porte che frena ulteriormente sulla creatività facendo emergere la tristezza.
Credo che tutti prima o poi abbiano sperimentato questa percezione di essere inadatti o almeno
insufficienti di fronte a problemi che chiedono di essere affrontati e subito. E’ difficile, la preoccupazione diventa così grande che quasi non si fanno le altre cose e la testa si riempie al punto
che sembra non ci stia più niente. Per fortuna è primavera! Oggi è una giornata bellissima tiepida e tersa. Sull’albero vicino al balcone si vedono aprirsi le prime foglioline, la natura si risveglia, è così bello! Mi accorgo di essere con il pensiero avanti nel tempo immaginando le incantevoli passeggiate di questa estate ed ecco ,il problema della lettera da scrivere è di nuovo lì,
cerca di rovinare l’atmosfera, mi chiedo, cosa può essere che fa nascere una nuova primavera
nelle nostre testoline infestate di paure, problemi, stanchezza e sofferenze? Mi viene in mente il
salmo 22, “Se dovessi camminare per una valle oscura non temerei alcun male perché tu
Signore sei con me”. Questa frase la penso spesso e mi conforta, la presenza del Signore è qui
con me anche in questa situazione, è Lui che me la fa attraversare e mi guida “ad acque tranquille”, alla pace. Non sono solo, ritrovo coraggio e serenità ed ecco arrivano nuovamente le
idee, riparte l’entusiasmo, scivola
via la stanchezza, nasce la voglia di
provare e lavorare per donare: è di
nuovo primavera! Vedete, non dobbiamo imaginare la vita eter na
come qualcosa che gusteremo solo
nell’aldilà, è già oggi, è il camminare con il Signore Risorto sempre
accanto a noi. Se terremo viva la
memoria di questa realtà ripartirà la
vita. Come dice il profeta Ezechiele,
“ci farà uscire dai sepolcri” che
abbiamo costruito con il nostro pessimismo e orgoglio di farcela sempre da soli, riprenderemo il cammino entusiasti, fantasiosi e sorridenti.
Quanto poco ser ve per andare
avanti a volte, è sufficiente essere in
compagnia. E’ Pasqua, sia per voi
primavera, la pace della presenza
del Signore risorto vi faccia alzare il
capo di fronte ai pesi che vi schiacciano, torni sui vostri volti un timido
sorriso che annuncia qualcosa di
nuovo e vi doni la gioia di vivere una
vita che sa di eternità.
Correggio “Noli me tangere”, 1523
Don Filippo
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“Cristo è risuscitato...
camminiamo in una vita nuova”
FUNZIONI RELIGIOSE
Rom 6
Giovanni Bellini, Resurrezione di Cristo (1475)
17 aprile DOMENICA DELLE PALME - Ore 9,45 Gesù entra in Gerusalemme
Processione con i rami di ulivo e celebrazione dell’Eucarestia
Ore 16 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale
21 aprile GIOVEDÌ SANTO - Ore 18 Messa della Cena del Signore
Conclusione della “Quaresima di Fraternità” - dopo la Messa prosegue
l’adorazione fino a tarda sera
Ore 21 Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione con la confessione individuale
22 aprile VENERDÌ SANTO - Ore 16 Celebrazione della Passione e Morte del Signore
Ore 20,45 Via Crucis in città con il Vescovo inizia davanti all’ospedale
23 aprile SABATO SANTO
Ore 21 Liturgia della “Veglia Pasquale” e celebrazione dell’Eucarestia
nella Resurrezione del Signore
24 aprile PASQUA DI RESURREZIONE
Ore 8,30 - 9 (in via Lazio), 10 - 11,30 - 18: Sante Messe comunitarie. 17,30 Vespri
25 aprile LUNEDÌ DI PASQUA - Ore 7,30 - 8,30 e 18,30 Celebrazione dell’Eucarestia
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L’APPUNTAMENTO FATIDICO CON LA FESTA PATRONALE
DEL 30 GENNAIO
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE
Ogni anno, la stessa storia. La ricorrenza patronale di gennaio nella Conversione di San Paolo sembra
seguire lo stesso copione: le funzioni e gli incontri di preparazione, l’organizzazione della grande giornata, infine la Messa grande, i saluti al nuovo priore... e a quello vecchio..., e il festoso appuntamento sul
sagrato, i saluti, gli auguri, l’aperitivo, il pranzo tutti insieme “appassionatamente”. E i Vespri, altri
incontri. Una lunga, festosa giornata. Proprio la stessa storia. Ma è la nostra storia, la storia di una comunità. Donne e uomini che si conoscono da tanto tempo, che rinnovano la conoscenza attraverso i figli e i
nipoti, che insieme si ritrovano, stretti gli uni agli altri in chiesa, per pregare il Signore. E’ questo che
sentiamo, questa tensione gli uni verso gli altri, che ci accomuna negli incontri, nei saluti, nelle strette di
mano, nelle brevi conversazioni sorridenti. E’ la stessa storia, ogni anno, ma è la storia che vogliamo. La
storia che ci rassicura, la storia che continua, giorno dopo
giorno, e che si intreccia nelle amicizie, nelle relazioni, negli
amori.
E’ stato diverso, quest’anno? No, è stato esattamente come
ci attendevamo. E come volevamo che fosse. Sin dall’anno
passato, lungo il trascorrere dei mesi - per carità, non è che
fosse un pensiero fisso, ci mancherebbe! - ma sì, abbiamo
conservato un piccolo post-it appiccicato in un cantuccio del
cervello, e così eccoci qui di nuovo, in questa giornata speciale, ciao come stai? e i bambini? Bambini... stanno finendo le
scuole medie! Non mi dire! Come passa il tempo (ma và?...).
Ed ecco il parroco, buongiorno don Filippo! e il vice don
Gabriele, efficiente e sbrigativo... spara richiami e impartisce
ordini ai ragazzi come un sergente della Wermacht... ma ha
sempre quel mezzo sorriso all’angolo della bocca.
Ci sono stati i momenti di preparazione, nei giorni scorsi. I
ragazzi hanno suonato e cantato, tutti insieme. Ci siamo tro-
Il Priore 2011 Mauro Mazzia
con la moglie Maria Paola Dalmasso
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vati a pregare e a meditare, tutti insieme. Ma sì, tutti, anche
se qualcuno mancava, qualcuno manca sempre, ma è normale, gli impegni sono tanti, qualche volta si potrebbero rimandare, oh Signore tu vedi e capisci... C’è stata anche una
novità, l’Unzione degli Infermi, e in chiesa sono accorse centoventi persone, forse di più. Una benedizione per gli anziani, chi non poteva l’ha ricevuta a casa. Cerimonia serena, in
vista di un viaggio che prima o poi... non c’è fretta.
Improvvisamente il pensiero va a don Tullio Vitale, il pensiero è così, svolazza e si posa, come una farfalla. Don Tullio,
caro don Tullio, sei più presente ora, e più caro, ricordiamo
tante cose importanti di te, che certamente ci vedi e ci sorridi
dal Cielo. Quarantatre anni con noi. Una vita.
E’ la nostra storia. Quella che parte da lontano, dal mitico
don Buratti, che aveva raccolto il testimone da monsignor
Tarello, il “costruttore”. Che aveva seguito i ragazzi e gli
uomini e le donne attraverso gli anni, durante la guerra, e poi
ancora. Che ancora alimenta i ricordi degli anziani... E monsignor Maffeo, una meteora: non ha fatto in tempo a lasciare
un segno. O forse, chissà.
Il vescovo mons. Mana durante la Messa
Un momento suggestivo nel corso della celebrazione
Accoglienza del nuovo Priore
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Il tavolo d’onore
Nuovi e vecchi Priori
Il nuovo priore. Ogni anno c’è un nuovo priore,
che rappresenta tutti. Stavolta è toccato a Mauro
Mazzia, tutti lo conoscono: dirige il coro Jubilate
che accompagna i momenti più significativi delle
celebrazioni nella nostra chiesa. Ha organizzato
magnificamente tre spettacoli multimediali di grande successo, replicati in altre chiese. Si occupa di
design e di moda, sua moglie è Maria Paola
Dalmasso, ha due figli, Vittorio e Agnese. Uno di
noi. Ma si tratta sempre di uno di noi, se si parla
del priore, mica andiamo a prenderlo all’estero,
non siamo una squadra di calcio che vuole vincere
il campionato. Il nostro campionato lo disputiamo
Coro Jubilate
in casa, giorno per giorno, e non c’è classifica.
Il nuovo priore giunge sul sagrato e ad accoglierlo ci sono parecchi membri della Confraternita di San
Paolo, c’è il “vecchio” priore Ivo Dato, che tutti conoscono, anche se magari qualcuno ancora non sa che
è un affermato medico urologo, c’è anche la moglie Raffaella, medico pure lei, ed è già il momento di
entrare in chiesa.
Lo spettacolo di intrattenimento durante il pranzo in fraternità
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Il Vescovo Mana con i sacerdoti e i priori
I cuochi al lavoro
La chiesa è gremita, una folla compatta. Il nostro
vescovo ci accoglie con il suo aperto sorriso, è contento di questa comunità unita e concorde attorno al
suo pastore ed auspica la felice continuazione di
questo cammino tutti insieme nell’amore di Dio e
all’ombra dell’Apostolo delle Genti.
Pranzo in fraternità, aperto a tutti. Dopo la
Messa, c’è un appuntamento per tutti, il pranzo nel
salone preparato a festa da abili mani, mentre altre
mani esperte hanno cucinato con amore i piatti che
via via vengono serviti dai ragazzi, impegnati e
attenti. Un altro momento irrinunciabile di vera
comunione fraterna in cui si incrociano discorsi e
Un flash sul salone
richiami, brindisi e auguri. Sul palco i giovani danno
spettacolo, fra canti e suoni. Alla fine giunge fra gli applausi la grande torta del priore, che in un momento sparisce, suddivisa in centinaia di porzioni. Qualcuno se ne va, altri rimangono ancora a gustarsi gli
ultimi scampoli di conversazione.
Verso sera i Vespri, viene molta gente, più del solito. Un gruppo numeroso di amici accompagna alla fine
della funzione il nuovo priore “a casa del parroco”, per il tradizionale ricevimento. La giornata volge al termine, lasciando in tutti una dolce sensazione di appagamento. E la voglia di continuare sulla buona strada.
Pubblico in delirio alla “Serata giovani” che ha preceduto la festa
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INVITATI AD UNA FESTA
Un uomo decise di dare una festa invitando tutti quelli che conosceva, nell’invito vi era indicato di non portare doni ma un po’ di vino da condividere
con tutti gli altri. In una grande botte sarebbe stato raccolto il vino degli invitati e alla fine della festa si sarebbe brindato tutti insieme.
Uno degli invitati, però, portò dell’ acqua invece che vino, convinto che nessuno si sarebbe accorto della piccola differenza: “in tutto quel vino, la mia
poca acqua non si vedrà neanche”, pensò.
Gli invitati arrivarono e la botte si riempì, alla fine della festa finalmente ne
venne versato il contenuto a tutti e annunciato il brindisi, ma nei bicchieri
degli invitati vi era solo acqua.
Questo racconto, sentito molto tempo fa durante una delle lezioni di catechesi
fatte in parrocchia, mi ha sempre colpito. E’ una storia interessante sotto tutti
i punti di vista.
Innanzitutto vi è l’INVITO. Ricevere un invito è sempre un momento di
gioia, ci si sente scelti, chiamati, oggetto di attenzione. E’ una apertura, una
dichiarazione di amicizia e di fiducia, e getta le basi al conoscersi e al comprendersi. Pensiamo a quante volte, negli ultimi anni, la comunità di San
Paolo ci ha incontrato; i bambini, l’oratorio, il catechismo, gli scout, le attività con gli anziani, un matrimonio, la festa della Famiglia, il battesimo di un
bambino, la Messa di Natale, i lavori alla casa alpina, le riunioni, il Consiglio pastorale, le preghiere dei
giovani, la recita del rosario di qualche conoscente. Sono occasioni, segnali, INVITI.
Poi vi è il tema del VINO. Cosa portare ? Quanto lasciarsi coinvolgere ? Come cavarsela senza rimanerne
“intrappolati” ? Ci ho pensato molte volte e sempre mi ha colpito la modalità dell’invito, la richiesta è di
portare “del” vino… ma non è indicato “quanto” vino. Troppo spesso si confonde la qualità con la quantità, l’invito chiede di partecipare con un po’ di vino buono, un po’ del nostro vino, quello che berremmo
noi, in pratica un po’ di noi. L’invito ci chiede di partecipare con i nostri talenti, la nostra capacità e sensibilità … nella misura che ci è possibile. Nulla di più.
Poi la BOTTE. E’ il mettersi insieme, il fare comunità, i talenti di tante persone che diventano ricchezza,
festa, brindisi. E’ un piccolo tesoro che cresce, è una benedizione.
Infine vi è il BRINDISI. E’ il momento della gioia, non conta se il bicchiere sarà pieno ma ciò che conta è
che il mio vino, insieme al vino di tutti gli altri, sarà qui, alzerò il mio bicchiere e lo berrò. Questo è il
momento della verità, è il momento in cui una comunità si sente viva. Ed è la gioia di avere fatto bene, di
avere faticato in montagna correndo dietro a ragazzini scatenati, di avere prodotto gli addobbi per il salone e
di vederne il magnifico risultato, di avere preparato la preghiera in Chiesa, di avere avuto il tempo di aprire
l’Oratorio tutti i sabati dell’anno, di avere pulito, pensato, pregato, consolato, portato la comunione ai malati, preparato i canti, fatto catechismo, messo i fiori in chiesa, preparato i cartelloni, cucinato per trecento persone, fatto qualche errore, preparato danze e canti, arrostito le castagne, regalato sorrisi e soprattutto amato.
E’ il miracolo della condivisione, tutto ciò che doniamo e che facciamo va a beneficio di tutti… e quindi
anche il vino nel mio bicchiere sarà buono.
Ascoltiamo questo invito, lasciamoci coinvolgere dalla nostra comunità parrocchiale, partecipiamo a questa festa, portiamo il meglio di noi. E se qualche volta le nostre debolezze rischiano di farci arrivare alla
festa con più acqua che vino, non preoccupiamoci, lasciamo fare a uno bravissimo, uno specialista, uno
che non si stufa mai: uno capace di prenderci così come siamo e di trasformarci in vino, in vino NUOVO.
Massimo Negro
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BAMBINI E RAGAZZI
PER LA NOVENA DI NATALE
Animate e seguite celebrazioni nell'attesa della nascita di Gesù
Che cos’è la novena di Natale? Qualcuno potrebbe
rispondere che è un periodo di nove giorni prima
di Natale. Qualcun altro potrebbe dire che è un
momento dell’anno in cui si deve andare di più in
chiesa. E altri ancora, sono certo, direbbero “Non
lo so”. Ebbene, la novena non è solo un periodo in
cui si deve andare di più in chiesa, ma è soprattutto un momento in cui prepararsi alla grande festa
che sta per arrivare: il Natale. Detta così potremmo sentirci pienamente giustificati: infatti chi più
chi meno, tutti noi almeno nove giorni prima di
Natale siamo indaffarati per preparare la festa nel
modo migliore: le mamme pensano al pranzo, i
papà ai regali, i figli a cosa riceveranno ecc. Ma
quale festa stiamo preparando? La nostra? No, non
è la nostra festa. La novena di Natale serve per
preparare la festa a Gesù che viene nel mondo!
Solo questo: nient’altro. Ecco perché si va di più
in chiesa, ci si confessa, si canta e si prega: perché
questi sono i modi che Gesù preferisce per essere
accolto, in modo che veramente la sua festa diven-
ti anche la nostra festa. Avendo quindi come idea
quella di festeggiare Gesù e non noi stessi, quest’anno in parrocchia si è cercato di riscoprire
questa tradizione cristiana di preparazione al
Natale. Come fare questo? Si è pensato che il
modo migliore fosse quello di riscoprire un’antica
usanza della parrocchia, ovvero quella di coinvolgere i bambini e i ragazzi nella preghiera della
novena. Ci siamo riusciti? Io credo di sì: per nove
giorni tutti i bambini e i ragazzi, dalle elementari
fino all’università, hanno animato le celebrazioni
della novena, attirando anche genitori e amici che
così hanno potuto anch’essi prepararsi un po’ al
Natale.
Cosa abbiamo imparato o meglio, cosa abbiamo
riscoperto? Che la novena di Natale è sì un breve
periodo di vera preparazione al Natale, ma è
anche e soprattutto un dono che Dio ci fa: quello
di poter stare tutti assieme aspettando con vera
gioia Gesù che viene nel mondo.
A.C.
LO SPLENDIDO PRESEPIO AIUTA A PREGARE
Il Gruppo Presepio
continua a superarsi.
Anche quest’anno ha
sorpreso tutti allestendo una sacra rappresentazione che ha attirato gli sguardi e... i
cuori. Davanti alla
scena della nascita di
Nostro Signore si è
sostato a lungo, pregando e riflettendo.
Vanno veramente apprezzati i bravi artefici
che con grande dedizione e indiscussa
maestria preparano
ogni anno una scena
diversa e sempre nuova. E quindi grazie di
cuore a Ilvo Barbero, Silvio Blotto, Guido Bonizzi, Carla Botalla, Corrado Cheria, Adriano Ferro,
Andrea Mercando, Elsa Pasquadibisceglie, Gianpaolo Verna.
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BUON COMPLEANNO DON VITALE
Mercoledì 2 febbraio 2011 il nostro amato parroco don Tullio
Vitale avrebbe compiuto il suo ottantesimo compleanno.
Ho conosciuto don Tullio, certo. In modo superficiale però, quando
non ero che un ragazzino. Nella mia mente la sua immagine risulta
talvolta sfocata. Ma lo ricordo arguto e sorridente, soprattutto in
montagna... L’agilità con cui risaliva i sentieri affascinava noi giovani, facevamo a gara per stargli dietro durante le passeggiate.
Il resto che so di lui lo devo ai racconti di don Filippo. Nei suoi
aneddoti ho riscoperto un uomo dalla battuta pronta, mai scontata,
di quelle che ti fanno sorridere ma anche pensare. Nessuna parola
di don Vitale era pronunciata a caso, bisognava perciò badare bene
a non coglierla superficialmente.
Era un gran pensatore, mi dice don Filippo, un uomo di fede e di
cultura.
Insieme ad altri sette ragazzi recentemente ho trascorso una settimana vivendo in casa parrocchiale. E vi ho incontrato qualcun
altro disposto a parlarmi di don Vitale. E ho visto tante cose sue,
mentre con altri provvedevo a riordinare le vecchie carte che la
sorella, la signora Jole, aveva affidato alla parrocchia: fotografie,
ritagli di giornale, quaderni, appunti e lettere. Gli oggetti hanno
tanto da dirci, se sappiamo “ascoltarli”. Così ho aggiunto un altro tassello al mosaico composto dai miei
sbiaditi ricordi e dalle parole dell’attuale parroco.
Uno in particolare, tra i documenti esaminati, ha attirato la mia attenzione. Una lettera. Datata 26 giugno
1964 e proveniente dal Comitato Episcopale Italiano per l’America Latina.
All’epoca don Vitale era vice parroco proprio qui a San Paolo. Gli scriveva don Carlo, responsabile di un
programma di preparazione all’esperienza missionaria, esprimendogli il proprio rammarico per la scelta
di don Vitale di rinunciare a partire in missione alla volta del Brasile, dove gli era stata offerta la direzione di una parrocchia. Don Carlo fra l’altro gli scriveva: “...si vedeva molto bene il tuo carattere un po’
chiuso, ma buono e sincero. Hai un’intelligenza superiore al comune. Possiedi una formazione seria, con
radici molto profonde. Sei uno dei migliori preti che avremmo mandato alla povera America Latina”. E
aggiungeva, forse per attenuare quello che poteva apparire come un implicito rimprovero: “..in questo
mondo si può fare un mondo di bene anche rimanendo in patria”.
E’ mancato davvero poco che il nostro amato don Vitale non partisse per la missione. La sua è stata una
rinuncia dell’ultima ora, una decisione difficile e sofferta. Lo dimostra il foglio ingiallito sul quale 47
anni fa il parroco abbozzava la risposta a don Carlo. E’ disordinato, pieno di correzioni e di cancellature,
difficile persino da decifrare. Così diverso dal resto dei suoi appunti precisi ed eleganti, è testimonianza
di un forte turbamento interno, di indecisione e dubbio.
Mi piace immaginare don Vitale camminare pensieroso nei corridoi della casa parrocchiale, per trovare
dentro di sé e nella preghiera la risposta giusta. Per compiere infine un atto di fede scegliendo di rimanere
qui per offrire tutta la sua vita in dono ai suoi parrocchiani.
Come sarebbe ora la sua parrocchia? Come sarebbe la comunità? Come sarei io se in quel lontano giugno
avesse deciso di partire per il Brasile?
Ogni giorno noi tutti compiamo delle scelte. Alcuni giorni però le scelte da compiere sono radicali: sappiamo che ci cambieranno la vita. Scegliere una strada significa abbandonarne altre, non è semplice: servono istinto e riflessione, fede e iniziativa: E saper tenere lo sguardo alla meta mentre si cammina.
Spero che tanta curiosità nell’addentrarmi nel su passato non avrebbe infastidito don Vitale, ma vale sempre la pena di guardare a chi ci ha preceduto. Talvolta può gettare un po’ di luce sulle nostre esistenze.
Proprio nel giorno in cui avrebbe festeggiato i suoi ottant’anni, è stato lui a farmi un regalo.
Tanti auguri, don Tullio!
Marco Secchia
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NUOVI AGGIORNAMENTI DAL FRONTE
“EDUCAZIONE GIOVANI GENERAZIONI”
Nel bollettino precedente si è lasciato spazio a due esperienze particolari dell’educazione dei
giovani (l’oratorio e i campeggi estivi) così come le vivono gli adulti in esse coinvolti. In questo
numero andiamo invece a scoprire altre tre esperienze: i venerdì dell’oratorio, le settimane
comunitarie e i campeggi invernali (questi sono a pag. 42). Lo faremo questa volta ascoltando altre voci. Buona immersione!
I venerdì dell’oratorio
“In oratorio si viene per giocare e in chiesa si entra per pregare”, questo lo slogan che i bambini/ragazzi dei catechismi sanno ormai a memoria e che sono solito far loro ripetere prima di
entrare in chiesa, giusto per aiutarli a capire il senso dei posti che vivono. Ogni tanto ricordo
però loro che Dio non si incontra solo pregando, ma anche giocando: sono semplicemente
due modi diversi di rapportarsi con Lui. Questo è talmente vero che nella maggior parte dei
casi gli oratori sono attaccati alla chiesa, quasi a dire che Colui che in chiesa si incontra celebrando/pregando, in oratorio si incontra giocando.
Se nei vari pomeriggi il gioco è spontaneo, c’è un giorno della settimana in cui vengono proposte delle attività particolari: il venerdì. Quest’anno sono sei le attività che sono state proposte e che è stato possibile attuare grazie agli animatori (già rodati e in rodaggio): calcio,
basket, bricolage & cucina, danza, canto, chitarra. Devo dire che i numeri non sono giganti,
più o meno oscillano tra i 5 e i 10 bambini/ragazzi per attività, tanto che qualcuno chiede se è
il caso di andare avanti ed io ritengo di sì.
Tante (per me troppe!) sono le iniziative nelle quali sono impegnati i nostri bambini/ragazzi,
ma in quasi tutte il messaggio che viene loro proposto è: tu devi essere il migliore.
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Importante, per carità, ma se c’è solo quello
la personalità non si sviluppa bene, per almeno due motivi: 1) si vede gli altri sempre solo
come avversari; 2) si pensa che si valga qualcosa nella vita, solo se si è i migliori. In questi
venerdì dell’oratorio le attività proposte sono
più o meno quelle di “fuori”, ma il messaggio
che si cerca di passare è più o meno il
seguente: l’importante è fare bene le cose,
ma le si fa veramente bene solo se le si fa
tutti insieme.
Questo messaggio si cerca di passare anzitutto con lo stile nel vivere questi momenti di
gioco e poi con un momento particolare del venerdì: alle 16:45 tutte le attività si sospendono
e ci si trova a dire una preghiera e a fare merenda insieme. Momento semplice, ma che dice
appunto come il Signore voglia stare con noi anche per divertirsi un po’ con noi, ma facendo
in modo che tutti si divertano, nessuno escluso, tutti inclusi.
Così si capisce perché per me siano importanti, e sempre di più, queste attività del venerdì
dell’oratorio, perché sono come un lievito nella vita dei bambini/ragazzi che vi partecipano,
ma anche per i soliti abitué feriali dell’oratorio che guardano questi momenti un po’ da distaccati, ma proprio dallo stile e dall’entusiasmo di chi ci viene possono imparare molto, perché
c’è modo e modo di giocare: uno fatto solo per riempire il tempo e uno che aiuta a crescere.
Don Gabriele
Settimane comunitarie in parrocchia
ovvero sette giorni di vita insieme
Durante il week-end di preparazione dell’anno degli animatori (giovani dai 17 ai 23 anni) arriviamo allo spazio delle proposte e tra le tante emerse una è stata: «Perché non facciamo una
settimana comunitaria?». I presenti sembrano tutti ben intenzionati e quindi l’idea prende
corpo, ma bisogna prima vederne la fattibilità. I mesi passano e, parlandone tra tutti, si con-
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viene che l’ideale sarebbe fare non
solo una settimana, ma più settimane,
un po’ perché è difficile far star tutti
(circa 40) in parrocchia e un po’ perché dei numeri più piccoli aiutano a
vivere l’esperienza meglio. Così un
gruppo di animatori capitanato dal
parroco ha organizzato le quattro settimane che si sono svolte dal 30 gennaio al 26 febbraio.
Ogni settimana cominciava con la
messa della Domenica e terminava
dopo la colazione di sabato mattina,
era formata da circa 8 animatori che
dormivano in due stanze (una dei maschi ed una delle femmine). E che cosa si è fatto in queste settimane? Semplicemente si è vissuta la vita di tutti i giorni, ma mi verrebbe da dire non
come delle isole quando il tempo è grigio, ma come degli arcipelaghi quando il cielo è tutto
blu. Così anzitutto veniva lo studio/lavoro (i presenti han detto che non hanno mai studiato
così bene e così tanto …), inquadrato ed animato da intensi momenti di preghiera (uno subito
dopo la sveglia delle 6,30, uno prima di andare a nanna verso le 23,30, per gli universitari la
messa giornaliera e poi momenti sparsi a seconda delle settimane). Nelle serate o si è giocato
o si è trattato il tema del Matrimonio (guardando un film e discutendo prima con i preparatori
del corso prematrimoniale della parrocchia e poi con noi preti) e poi c’erano il pranzo (all’improponibile ora delle 14,15) e la cena (alle 20), preparati dai presenti e che spandevano per la
casa parrocchiali odori di ogni specie!
Che dire di queste settimane: da un lato hanno mostrato quanto sia vero quanto dice il salmo
«come è bello come è dolce che i fratelli vivano insieme», perché la vita comunitaria è difficile,
ma incredibilmente bella; dall’altro lato diventano un impegno per tutti quelli che hanno partecipato ad essere seminatori di vita comunitaria nelle loro famiglie, a scuola/lavoro, per far sì
che la nostra sia sempre più una società-arcipelago e sempre meno una società di isole non
interagenti.
Don Gabriele
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La mia settimana
un'isola felice
Allontanarsi da casa per un po’, staccarsi dalla quotidianità, dalla
monotonia di tutti i giorni, senza tralasciare alcuna attività che si
farebbe a casa: questa è la settimana comunitaria.
Sono sette giorni che ogni animatore decide di affrontare per
cambiare: cambiare ambiente, cambiare aria, cambiare modo di
vita e, inconsciamente, cambiare come persona. So che sette
giorni -esattamente 168 ore - potrebbero sembrare insufficienti
per un cambiamento radicale della persona, in tutti i sensi. Ma
invece è possibile: è possibile perché una persona, io credo, non
ha bisogno di un’intera vita per cambiare, ma solo di quell’attimo in cui si accorge di valere qualcosa. E vale qualcosa perché
finalmente sa che gli altri suoi nuovi “fratellini per una settimana” contano su di lui, si fidano di lui, gli chiedono consigli e possono appoggiarsi alla sua spalla ogni volta che vogliono.
Settimana comunitaria è anche semplicità, semplicità del vivere
in modo sobrio, facendo attività molto semplici, ma rese da ogni
animatore veramente indimenticabili: a nessun diciassettenne
verrebbe voglia di passare la serata facendo il gioco dei “versi
degli animali”, o quello di acchiappare un “totem” per riuscire a
finire tutte le carte che ha in mano. E nemmeno a me, fino a
questa settimana.
Sì, perché sono proprio le cose più semplici, le serate passate in casa di amici, con una chitarra in mano e tante risate, che ti rendono tutto un pochino più sensato e meno noioso. La
Settimana è stata il mio piccolo “locus amoenus”, la mia piccola grande isola felice: potevo
essere me stessa senza preoccuparmi del giudizio degli altri, mi sono avvicinata a Dio in modo
più profondo, ho capito dai miei nuovi Fratelli che dietro ad ogni cosa, dietro ad ogni serata
organizzata, ad ogni cenetta, anche la più semplice che ci sia, vi è un lavoro enorme. E tutto
questo noi lo diamo per scontato: il tavolo della colazione apparecchiato, la pasta pronta in
tavola a pranzo, le cene che ogni sera i genitori ci preparano... per tanti di noi sono, in un
certo senso, cose quasi dovute.
Ed è quando ti accorgi che in realtà è proprio il contrario che ti senti un po’ meno insignificante rispetto all’umanità...
Devo dire che vi sono stati momenti, in settimana, molto faticosi da sopportare: perché noi
liceali dovevamo anche occuparci della scuola fino alle due tutti i giorni, e dello studio, e non
è cosa da poco: ma tutta la concentrazione che ti imponevi nelle tue tre orette di studio giornaliere, e quindi anche la tua successiva stanchezza più mentale che fisica, svaniva verso sera
perché sapevi che saresti stato in compagnia, ti saresti fatto due risate e avresti preso tutto
con un po’ più di filosofia.
E’ stato proprio quello il trucco: alternare momenti faticosi come lo studio e la sveglia alle sei
e mezzo del mattino a momenti meravigliosamente sereni, senza angosce e timori, ma soltanto sorrisi.
E questo è ciò che mi sento di dire sulla Settimana. I ringraziamenti è inutile farli, sono impliciti nel discorso. Senza di voi sarebbe stata un’altra, ennesima settimana monotona. Ma voi
Fratelli e Genitori Preti avete reso tutto più vivo e sensato. Un abbraccio.
Chiara Cugini
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BRICOLAGE E DINTORNI
Forse qualcuno, transitando per Via Zara al martedì, si sarà chiesto che cosa facciano quelle signore (quasi tutte di una certa età) che entrano ed escono dai locali della Parrocchia, indaffarate e loquaci,
sempre cariche di borse e borsine, e che si salutano
con un improbabile “Ciao ragazze!”.
Con l’abilità delle loro mani e fantasia da vendere,
quelle signore sanno creare cose belle e s’incontrano ogni settimana per lavorare insieme a beneficio
del prossimo e per stare in compagnia.
Dal sito internet www.parrocchiasanpaolobiella.it,
cliccando Gruppo Bricolage, si apprende che le
loro creazioni “sono poi messe in vendita, a scopo
benefico, nel corso di appositi mercatini a dicembre e verso Pasqua”.
Quello del dicembre scorso
ha registrato un ottimo successo, grazie anche alla
golosa novità dei dolcetti di
Natale presentati insieme ai
classici raffinati lavori.
Con la generosa collaborazione della gente di San
Paolo che ha visitato la
mostra, si sono raccolti
circa 3000 euro, che hanno
portato un po’ di ossigeno
alle famiglie bisognose del
rione, seguite dal Gruppo
Carità.
Ora, in prossimità della
Pasqua, nella Parrocchia si
rinnova l’iniziativa della
QUARESIMA DI FRATERNITA’ che ci chiede di
allargare gli orizzonti sulle
tante povertà del mondo e
di non pensare soltanto al nostro orticello. Il Gruppo Bricolage ha aderito senza indugi, organizzando nei
giorni 2 e 3 aprile una Mostra di lavori primaverili, per i quali si è esteso l’invito a tutte le persone (anche
ai signori uomini!) che sappiano realizzare manualmente qualunque cosa, lavorando a casa o unendosi a
chi opera in Parrocchia.
I progetti missionari che si è deciso di sostenere con questa iniziativa sono addirittura commoventi nella
loro essenzialità: una cucina un po’ più grande, il forno per il pane, carrozzine e attrezzi per bambini
disabili, banchi di scuola, macchine per cucire …
Come si può rimanere indifferenti?
Ed è un peccato anche lasciare disperdere nel nulla la bravura e le esperienze accumulate in una vita da
quelle persone che pensano di avere esaurito il loro compito perché hanno raggiunto la pensione o che si
sentono un po’ inutili perché la famiglia è ormai cresciuta e i figli non hanno più bisogno di loro.
Dai poveri e dai più deboli arriva la richiesta muta e accorata: “… Con le tue mani e il tuo tempo per noi
puoi fare molto!...”
MP
22
QUARESIMA DI FRATERNITÀ 2011
Quest'anno lascia libero il tuo cuore
Dopo le gioie delle feste natalizie e dopo l’allegria fragorosa del carnevale appena finito, sentir
parlare di “quaresima” fa subito un certo effetto.
Sì, perché al vocabolo “quaresima” istintivamente
associamo il pensiero della penitenza, ovvero pratiche più o meno di rinuncia. Non è forse vero?
Ma la parola che l’accompagna, “fraternità”,
immediatamente dà una prospettiva diversa al
tutto. Il termina “fraternità” ci rincuora, ci rasserena, ci avvolge, ci dà quiete. Ci fa riflettere che
un altro tempo ci è dato da vivere. Questa volta
non solo per noi: ma per gli altri, finalmente.
Ecco, abbiamo rotto la barriere del nostro piccolo
o grande egoismo e ci sentiamo meglio. Ci sentiamo rasserenati dalle azioni che in questo periodo
Un gruppo di bimbi ospiti della casa dei “Tsara Zaza”
scaturiranno dal nostro cuore.
Ben venga allora qualche rinuncia! Anzi, quest’anno vorremmo partire proprio dalla parola “rinuncia”
per attuare e sostenere le iniziative di carità che la nostra grande comunità si è assunta. Per essere cristiani credibili e coerenti al Vangelo dovremmo infatti impegnarci veramente a privarci o a rinunciare a qualche cosa (una cena al ristorante, una gita fuori porta, un acquisto personale, un carrello della spesa troppo
“pesante” o altro ancora) ed offrire il valore di questa rinuncia, l’equivalente di questa privazione, ai
nostri fratelli nel bisogno, figli di quello stesso Dio che noi preghiamo.
Quattro sono le proposte di impegno che il Consiglio pastorale parrocchiale ha proposto per questa
Quaresima:
Africa:
Suore missionarie di S.Giuseppe (istituto Santa Caterina)
Livira (Congo) - Fornitura banchi scuola
Kisanji (Congo) - Acquisto macchine per cucire
Pissa (Rep. C.Africana) - Acquisto farmaci per bimbi e donne
(sarebbero necessari 3.000 euro)
Ecuador:
Missione del Cottolengo (Parrocchia di Santa Marianita)
Esmeralda - Fornitura di Bibbie e catechismi/sedie a rotelle per ammalati/
materassi e cuscini/farmaci per bimbi e donne
(sarebbero necessari 4.000 euro)
Madagascar: Associazione Costruire Insieme di Torino per la casa di bimbi “Tsara Zaza”
Mananjary - Ampliamento cucina e realizzazione forno per il pane
(sarebbero necessari 7.000 euro)
Brasile-Perù: Missione diocesana biellese
Caxias -Pasto bisettimanale per i bambini e famiglie dei due quartieri più poveri/
aiuto di sostegno ai seminaristi del Seminario diocesano
(sarebbero necessari 3.000 euro)
Tante le necessità, tanti i bisogni. Vogliamo provare a farli nostri? Vogliamo provare a condividerli? Nella
Quaresima di fraternità dello scorso anno sono stati raccolti 15.400 euro. Una bella cifra. Con le nostre
“rinunce” riusciremo quest’anno a soddisfare queste richieste, che ci giungono da quattro parti del
mondo? Come è scritto sul tabellone in fondo alla chiesa:”Quest’anno, lascia libero il tuo cuore!”
Walter
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“UNA SOLA FAMIGLIA UMANA”
Il messaggio di Papa Benedetto XVI
per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
Cari Fratelli e Sorelle,
la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
offre l’opportunità, per tutta la Chiesa, di riflettere su
un tema legato al crescente fenomeno della migrazione, di pregare affinché i cuori si aprano all’accoglienza cristiana e di operare perché crescano nel
mondo la giustizia e la carità, colonne per la costruzione di una pace autentica e duratura. “Come io ho
amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv
13,34) è l’invito che il Signore ci rivolge con forza e ci
rinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiama
anche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo.
Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umani
nasce il tema che ho scelto quest’anno per la nostra
riflessione: “Una sola famiglia umana”, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre
più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si
possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze... “Noi
non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino
come uomini e quindi come fratelli e sorelle” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
2008, 6).
La strada è la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorso
sono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione nelle sue diverse
espressioni, interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese è spinta da diverse forme di persecuzione, così che la fuga diventa necessaria. Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteristico della nostra epoca, non è solo un processo socio-economico, ma comporta anche “un’umanità che diviene sempre più interconnessa”, superando confini geografici e culturali. A questo proposito la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dall’unità della famiglia umana e dal
suo sviluppo nel bene. Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni
locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui
destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione.
In una società in via di globalizzazione, il bene comune e impegno per esso non possono non
assumere le dimensioni dell’intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e
delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell’uomo, e renderla in qualche
misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio. E’ questa la prospettiva
con cui guardare anche la realtà delle migrazioni. Infatti, come già osservava il Servo di Dio
Paolo VI, “la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli” è causa profonda del sottosviluppo e - possiamo aggiungere - incide fortemente sul fenomeno migratorio. La fraternità
umana è l’esperienza, a volta sorprendente, di una relazione che accomuna...
Il Venerabile Giovanni Paolo II, in occasione di questa stessa Giornata celebrata nel 2001, sottolineò che “(il bene comune universale) abbraccia l’intera famiglia dei popoli, al di sopra di
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ogni egoismo nazionalista. E’ in questo contesto che va
considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconoIl mondo dei migranti
sce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilità di
conosce esperienze
uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un
meravigliose e promettenti,
altro alla ricerca di migliori condizioni di vita”... Al
come pure purtroppo tante
tempo stesso, gli Stati hanno diritto di regolare i flussi
altre drammatiche
migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre
e
indegne
di società che si
assicurando il rispetto dovuto ala dignità di ciascuna
persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere
dicono civili
di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le
leggi e l’identità nazionale.
In questo contesto, la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia in
mezzo a tutti gli altri popoli, è fonte di fiducia e speranza...
Alla luce del tema “Una sola famiglia umana”, va considerata specificamente la situazione dei
rifugiati e degli altri migranti forzati, che sono una parte rilevante del fenomeno migratorio.
Nei confronti di queste persone che fuggono da violenze e persecuzioni, la Comunità internazionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccupazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armoniosa.
Anche nel caso dei migranti forzati, la solidarietà si alimenta alla “riserva” di amore che nasce
dal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico di
Cristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e delle
sorelle in umanità e, per chi crede, nella fede. Come già ebbi occasione di dire, accogliere i
rifugiati e dare loro ospitalità è per tutti un doveroso gesto di umana solidarietà, affinché essi
non si sentano isolati a causa dell’intolleranza e del disinteresse. Ciò significa che quanti sono
forzati a lasciare le loro case e la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in
pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie,
contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita.
Un particolare pensiero, sempre accompagnato dalla preghiera, vorrei rivolgere infine agli studenti esteri e internazionali che pure sono una realtà in crescita all’interno del grande fenomeno migratorio. Si tratta di una categoria anche socialmente rilevante in prospettiva del loro
rientro, come futuri dirigenti, nei Paesi di origine. Essi costituiscono dei “ponti” culturali ed
economici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciò va proprio nella direzione di formare “una sola famiglia umana”. E’ questa convinzione che deve sostenere l’impegno a favore
degli studenti esteri e accompagnare l’attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristrettezze economiche o il disagio di sentirsi soli nell’affrontare un ambiente sociale e universitario
molto diverso, come pure le difficoltà di inserimento. A questo proposito, mi piace ricordare
con Giovanni Paolo II che “appartenere ad una comunità universitaria significa stare nel crocevia delle culture che hanno plasmato il mondo moderno”. Nella scuola e nell’università si
forma la cultura delle nuove generazioni: da queste istituzioni dipende in larga misura la loro
capacità di guardare all’umanità come ad una famiglia chiamata ad essere unita nella diversità.
Cari fratelli e sorelle, il mondo dei migranti è vario e diversificato. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell’uomo e
di società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei
nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell’umanità a formare una sola
famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non
perdiamo la speranza e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico e istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture.
Con questi auspici, invocando l’intercessione di Maria Santissima Stella Maris, invio di cuore a
tutti la Benedizione Apostolica, in odo speciale ai migranti e ai rifugiati e a quanti operano in
questo importante ambito.
(da Castel Gandolfo, 27 settembre 2010)
BENEDETTO XVI
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Le parole illuminanti di uno studioso cattolico
“HA SENSO LA SOFFERENZA?”
D. - Il corpo sofferente: un tema austero e davvero difficile. Forse consente di comprendere un po’ meglio
la dimensione dell’incarnazione di Gesù Cristo nella sua globalità. La Parola si è fatta carne, ha assunto
la nostra condizione umana con tutti i suoi dolori e le sue sofferenze. Oggi si discute molto di etica, di
morale, ma quando parliamo di esse, di che cosa trattiamo esattamente?
Xavier Thévenot - E’ vero, la parola “morale” ritorna oggi di moda, eppure è una parola impolverata,
anzi démodé. Ad esempio, quando qualcuno ci fa la lezione, gli diciamo: “Ci fai la morale”, e credo che
spesso le persone pensino che “morale” sia una parola peggiorativa, dicono cioè: “I suoi divieti sono
come tanti posti di blocco che ci impediscono di vivere”. Perciò oggi si preferisce la parola “etica”. Ma
per me sono equivalenti. Che cos’è la morale? La morale è il tentativo di riflettere sulla domanda. “Cosa
devo fare?”. Dunque il problema del dovere. Cosa devo fare? Ma in vista di che cosa? Per realizzarmi
come uomo o come donna. Alla fine dei conti la morale è questo: la messa in luce dei passaggi obbligati
per accedere al gusto di vivere, alla gioia di vivere. E’ qualcosa di molto positivo. Niente a che vedere
con un complesso di divieti.
D. - E questa morale, da dove viene?
X.T. - Da dove? E’ una domanda davvero complicata. In ogni caso, di sicuro non dal cielo. Chi ha visto I
dieci comandamenti di Cécil B. De Mille potrebbe pensare che cada dal cielo come in questo film. Niente
affatto! La morale sorge quando cerchiamo la risposta alla domanda: “Che cosa devo fare?”. E quando mi
pongo questa domanda? Quando ho perso le mie certezze. Non so più che cosa devo fare. Allora mi dico:
“Vediamo dov’è la via per divenire uomo, per divenire donna”. Questa domanda sorge sopratutto quando
sono posto di fronte alla sofferenza. Quando soffro, infatti, non so più nemmeno chi sono. Non so più
nemmeno, al limite, se vale la pena vivere... Allora la morale sorge quando, messi alle strette dalla
domanda della sofferenza e del male, decidiamo di scommettere nella direzione indicata dal dire: “Vale la
pena vivere”. Quando decidiamo in favore del gusto di vivere, in favore della felicità... E la morale è ciò
cui mi obbligo, quando ho deciso in favore della felicità.
D. - Ma allora in morale si deve mettere tutto sullo stesso piano? Per fare degli esempi: si deve amare,
dunque non devo usare la pillola contraccettiva.
X.T. - Ha perfettamente ragione nel dire che ci sono molte differenze tra i comandamenti della morale, e
spesso proprio per non fare queste differenze si rigetta in blocco tutto. I filosofi - cerco di essere il più
semplice possibile - distinguono spesso in morale tre dimensioni. In primo luogo, se si vuole, la dimensione universale, cioè una dimensione che si ritrova ovunque, in ogni paese, e che deve ritrovarsi in tutte
le scuole di pensiero etico... Alla fine questa dimensione universale si riassume nel precetto, nel comandamento più importante, cioè quello dell’amore. Ama il prossimo tuo come te stesso e, se sei cristiano,
ama Dio con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutta la tua forza. Soltanto - com’è evidente - l’amore è
certo un buon comandamento, ma è vuoto. Amare non mi dice affatto se essere a favore o contro la
bomba atomica. Amare non mi dice affatto se praticare o no l’inseminazione come donatore anonimo, o
se separarmi da mia moglie o da mio marito di fronte a problemi di coppia. Il comandamento dell’amore
perciò esige assolutamente di essere reso particolare. Siamo così alla seconda dimensione, la dimensione
particolare che cerca di esplorare i riferimenti precisi per tentare di mostrare i percorsi dell’amore nel
concreto. Ad esempio: non si deve mentire. E’ cosa buona lottare per la giustizia, magari con uno sciopero, ecc.
Si tratta dunque di trovare dei riferimenti, ma questi non sono ricette. Non funziona tutte le volte. A cosa
serve un riferimento? Essenzialmente a due funzioni. Innanzitutto a riattivare la mia memoria. Alla fin
fine un divieto morale è qualcosa che mi dice: “Ricordati”. Ad esempio, davanti al dramma di una donna
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incinta che ha scoperto di attendere un figlio con una
grave malformazione, cosa mi richiama il divieto di abortire? “Ricordati dell’esperienza di quelli che ti hanno preceduto...”. Essi hanno sperimentato che la generalizzazione dell’aborto destruttura il tessuto sociale. E la seconda
cosa che mi permette il riferimento, è di obbligarmi a
prendere le distanze, di fare un passo indietro da quanto
ha di inquietante, affascinante o drammatico tale o tale
altra situazione. E mi dice: “Ricordati che le tue azioni
private hanno sempre una ripercussione collettiva”.
Dimensione universale: l’amore. Dimensione particolare:
i comandamenti concreti. Ma rimane ancora la dimensione singolare, cioè il fatto che ognuno di noi è assolutamente unico al mondo. Non esistono due persone uguali.
Così, malgrado tutti i riferimenti possibili e immaginabili,
l’uomo, la donna, il cristiano, la cristiana, dovranno decidere in situazioni spesso conflittuali, poiché tutti i comandamenti non sono possibili contemporaneamente. Ad
esempio, non è compatibile salvare un ebreo e non mentire a un nazista. Così, in alcune circostanze, sarà necessario trasgredire una regola per salvare un comandamento più importante. E’ proprio questa dimensione,
quella che chiamiamo singolare, che ci ricorda che alla fine non c’è mai una dimensione perfettamente
pura nell’agire morale.
D. - Giunge il momento in cui ciascuno deve decidere personalmente, rinviato al suo libero arbitrio.
X.T. - Sì, dobbiamo decidere noi e non trincerarci dietro a versetti biblici, o alle parole di un papa, o a
delle norme. Dobbiamo decidere noi, ricordandoci, tutt’al più, che l’azione è sempre opaca, che tutti i
valori non sono compatibili contemporaneamente.
D. -Torniamo al problema della sofferenza. Ogni uomo, prima o poi, deve fare i conti con essa. Da quando ha ricevuto il soffio della vita, egli vi vede la morte, passaggio terribile che per noi cristiani però apre
le porte all’eternità. E molteplici sono i volti della sofferenza: quella fisica e quella morale, spesso più
distruttiva della prima... E si parla anche di sofferenza espiatoria...
X.T. - Nel discorso cristiano ai malati continuiamo a sentire: “Offri la tua sofferenza”. Contro tutti e tutto
va detto: la sofferenza non è gradita a Dio, altrimenti Dio sarebbe sadico. Che cos’è allora gradito a Dio?
Che dentro la mia sofferenza, tentato di chiudermi in me e, talora, di disperare, io cerchi di umanizzarmi:
questo piace a Dio. Così, dicendo: “Offro la mia sofferenza” compio una scorciatoia del linguaggio. In
realtà, dico: “Offro il dono che Dio mi fa per umanizzarmi proprio dentro le mie sofferenze che mi disumanizzano”. Per il discorso dell’espiazione, credo invece che ci sia un equivoco... In realtà, espiazione
nella Bibbia significa ricostituire una relazione. Lasciarsi riconciliare da Dio... E’ Gesù Cristo che ci
riconcilia. In altre parole, Dio non vuole che noi espiamo, Dio vuole perdonare, cioè farmi dono di un
futuro quando io vorrei andare a picco nella sofferenza.
D. - E allora che fine fa la sofferenza redentrice?
X.T. - Redenzione! Ecco un’altra parola, la “redenzione”.In realtà, nel lessico biblico significa “liberazione”. Ma la sofferenza non è liberatrice, quindi non è redentrice. Insomma la sofferenza è qualcosa di alienante... Che cos’è redentore, allora? Il tentativo di rendere ancora una volta più umana la mia vita, quando ho tutti i motivi per lasciarmi disumanizzare dal male che m prende. Solo l’amore redime, la sofferenza mai!
Intervista tratta dal libro: “Ha senso la sofferenza?” di p. Xavier Thévenot - Ed.qiqajon (2009)
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Questa pagina è da strappare!!
ma prima deve essere compilata. Poi è da consegnare in chiesa nell’apposito contenitore.
QUESTIONARIO SUL BOLLETTINO DI SAN PAOLO
Il bollettino della parrocchia “Vita Nostra” è presente nelle nostre famiglie fin dal lontano 1928. In tutti
questi anni ha cambiato più volte veste, contenuti e numero di copie stampate. La redazione, per migliorare ancora, vuole dare voce ai lettori, proponendo questo questionario.
BARRARE LE CASELLE CHE INTERESSANO
1 Ricevi regolarmente le due uscite del bollettino?
SI ❏
2 La consegna è precisa e puntuale?
SI ❏
3 Il formato, la stampa, l’impaginazione sono di tuo gradimento?
SI ❏
4 Nella tua famiglia (composta da _____ persone) chi lo legge?
solo gli adulti ❏ adulti e ragazzi ❏
NO ❏
NO ❏
NO ❏
nessuno ❏
5 Chi della tua famiglia legge il bollettino, frequenta anche la nostra chiesa?
SI ❏
NO ❏
6 Se non frequenta la chiesa, desidera ugualmente ricevere il bollettino?
SI ❏
NO ❏
7 Le due uscite annuali (Natale-Pasqua) andrebbero aumentate?
SI ❏
NO ❏
8 Le notizie e gli articoli, e il loro “taglio”, sono di tuo gradimento?
SI ❏
NO ❏
9 Che giudizio complessivo dài alla pubblicazione? (voto da 1 a 10) _____________________________
10 Ci sono argomenti non trattati che vorresti vedere pubblicati? Per esempio quali?
(suggerisci:___________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________)
11 Che cosa manca e che cosa vorresti cambiare?
(suggerisci:___________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________)
12 Pensi che il bollettino possa essere strumento di catechesi?
SI ❏
NO ❏
13 Visto il costo elevato del bollettino (12mila copie), ritieni che potrebbe venire distribuito
soltanto in chiesa anziché a tutte le famiglie del quartiere?
SI ❏
NO ❏
14 Se dovessimo continuare a inviarlo a tutte le famiglie, pensi che potresti eventualmente
dare un piccolo sostegno economico?
SI ❏
NO ❏
15 Elenca qui, se vuoi, tutti i tuoi suggerimenti e/o le tue critiche:
____________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________
Tu che hai gentilmente compilato il questionario, di che età sei?
fino a 20 anni ❏
21-40 anni ❏
41-60 anni ❏
oltre 60 anni ❏
COMPILA SUBITO, STRAPPA LA PAGINA E IMBUCA
NELL’APPOSITA CASSETTA IN FONDO ALLA CHIESA ENTRO L’8 MAGGIO
Ti ringraziamo per la collaborazione
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Guido Dotti incontra i nostri giovani
ECUMENISMO E DIALOGO INTERRELIGIOSO
L’ecumenismo e il dialogo interreligioso non sono più
una questione per specialisti: c’è la necessità di allargare
gli orizzonti e confrontarsi con gli appartenenti ad altre
confessioni cristiane e ad altre religioni. Questo, in sintesi, il messaggio che Guido Dotti, monaco di Bose e
responsabile della diocesi per l’ecumenismo, ha lasciato
ai giovani del gruppo Mumble nell’incontro del 25 gennaio scorso.
Infatti, se sul territorio biellese è storica la presenza della
chiesa valdese, da qualche anno si sono moltiplicate presenze “altre”: vi sono chiese evangelicali, ortodossi, romeni e ucraini, cattolici di rito orientale; ma anche ebrei, mussulmani, induisti, e a Graglia c’è persino un monastero
buddista.
Anche le istituzioni della società civile ne hanno preso atto: qualche anno fa la prefettura
aveva istituito un tavolo per il dialogo interreligioso che aveva promosso vari incontri nelle
scuole (su temi come laicità e religione, sul ruolo della donna, ecc.); e di recente la direzione
generale dell’ASL ha fatto firmare a tutti i rappresentanti delle religioni e delle confessioni
presenti sul territorio una convenzione per l’assistenza spirituale in ospedale, in modo che il
personale sanitario possa prontamente contattare il rappresentante religioso della comunità
interessata per avere importanti indicazioni pratiche (ad es. come vegliare su un morente,
come trattare un bambino appena nato, ecc.).
Quanto alla diocesi, l’individuazione di un responsabile per l’ecumenismo è il segno che i
tempi sono cambiati.
Il servizio svolto da Guido Dotti è quello di coordinare le iniziative che già ci sono e mediare
quando ce n’è bisogno; insomma, come ha detto lui, di fare da “interfaccia” quando è necessario.
Ma qual è il senso del dialogo con persone che professano altre religioni o che appartengono
a confessioni cristiane non cattoliche? Dotti ha dato una risposta duplice.
Il dialogo interreligioso – tra cristiani e appartenenti ad altre religioni – ci reinterpella ad
approfondire le ragioni della nostra vocazione e della nostra fede. Nella vita le domande precedono le risposte, e se uno non si pone domande fa fatica a trovare risposte personali: per
questo il confronto con persone che non vivono la nostra fede ci aiuta a riscoprirne le radici e
a sviluppare una vocazione più profonda e sentita.
Quanto all’ecumenismo, bisogna tenere a mente che non si tratta di un optional: Gesù stesso
ha pregato il Padre perché i discepoli e i futuri credenti fossero “perfetti nell’unità”, così che il
mondo potesse credere in lui (Gv 17, 20-23). La divisione tra i cristiani è una ferita aperta, un
qualcosa che rende la chiesa imperfetta e che pregiudica la credibilità della nostra testimonianza.
Se n’erano accorti per primi, alla fine dell’800, i cristiani delle diverse confessioni presenti in
terra di missione di fronte agli interrogativi posti dai nuovi convertiti, ma il Concilio Vaticano II
– con il documento sull’unità dei cristiani – ha fatto sì che maturasse una nuova consapevolezza in proposito.
E’ forse arrivato il momento di dare una scossa al processo per l’ecumenismo partendo dal
basso: la conoscenza personale protratta nel tempo e la condivisione dell’esperienza pastorale possono dare molto frutto.
Angela Colella
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“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”
L’ADORAZIONE DEL SANTISSIMO
Provate, è diverso! Se è bello andare in chiesa quando non c’è nessuno in un ambiente che
suscita emozioni di intimità, accoglienza e presenza di un Dio che mi ascolta, quando è esposto sull’altare il Santissimo Sacramento è un’altra cosa, la presenza reale di Gesù nel pane attira tutti! D’istinto si sente il desiderio di fermarsi, lo sguardo si posa sul Signore e non si distoglie più. In Lui ci si riposa, tutto si attenua, il cuore diventa tranquillo e si sta bene. Non viene
più voglia di andare via si è di fronte alla “parte migliore” e ogni cosa può essere fatta dopo,
non c’è urgenza, il Signore è tutto, stare
con Lui è tempo guadagnato.
Preghiera di Adorazione
Sì è così presi che non si pensa più a ciò
che è fuori, gli occhi sono sempre lì, il
Il Santissimo Sacramento viene esposto per una settitempo passa nella pace, si sente qualcomana dal primo venerdì del mese secondo i seguenti
sa di profondo, qualcuno che ti ama dal
orari:
quale non ti staccheresti più. Emergono i
- venerdì dalle ore 9 alle 12 e dalle ore 14,30 alle 18,
pensieri, le persone, le domande, le diffi30. Alle ore 18 preghiera del Vespro e la
coltà, tutto nella pace a Lui vengono
Benedizione Eucaristica.
offerti ed ecco la preghiera diventa per
- sabato dalle ore 14,30 alle ore 18,30. Alle ore 18
tutti, nessuno viene dimenticato, un ragpreghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.
gio della Grazia esce verso il mondo e
- domenica dalle ore 14,30 alle ore 18. Alle ore
poi si torna nella quiete un altro po’ fino
17,30 preghiera del Vespro e la Benedizione
al prossimo pensiero. “Signore, è bello
Eucaristica.
per noi stare qui! Quell’amore che ci
- lunedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 preinfondi ci trasforma, c’è un altro desideghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.
rio adesso, diventare come Te, amare,
- martedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 presentire, parlare come Te.” Suona la camghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.
pana! Non ci si è accorti della gente
- mercoledì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18
intorno, è l’ora del Vespro, si prega tutti
preghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.
insieme, il vicino ora è un aiuto ed un fra- giovedì dalle ore 16 alle ore 18,30. Alle ore 18 pretello. E’ finita, è l’ora ti tornare, si è più
ghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica.
sereni e rinnovati, il “peso” di ciò che ci
compete ora è più leggero.
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CELEBRAZIONE COMUNITARIA
DEL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI
Cristo a fianco di chi cammina
nella sofferenza
Il sacramento dell’Unzione degli Infermi è stato celebrato nella nostra parrocchia domenica 23 gennaio e
conferito a numerosi anziani e ammalati, in un clima di fraternità, di preghiera e di grande partecipazione.
Molti son i passi del Vangelo da cui traspare la “premura” di Gesù per i malati: egli li cura nel corpo e
nello spirito e raccomanda ai suoi di fare altrettanto. Ma il segno principale di questa premura è il sacramento dell’Unzione fatto conoscere nella lettera di Giacomo. Questo sacramento è stato sempre celebrato dalla Chiesa per i suoi membri malati: in esso, per l’unzione, accompagnata dalla preghiera dei
sacerdoti, la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché dia loro sollievo e
salvezza (Gc 5,14-16) ed esorta i malati ad associarsi alla passione e morte di Cristo (Rm. 8,17).
Un po’ di storia - Fino al IX secolo l’Unzione veniva riservata ai malati e l’accento era posto sopra “l’effetto corporale” del sacramento. A partire dal IX secolo e fino ad una cinquantina di anni fa, l’Unzione
era soltanto più proposta per la fine della vita, come ultimo perdono dato ai malati dalla Chiesa. Ma un
aspetto importante del sacramento veniva dimenticato: quello della presenza del Cristo a fianco di chi
cammina nella sofferenza e nella malattia. Ed è questo il significato del Sacramento che il Concilio E.V.II
ha voluto rimettere in evidenza: il Concilio, infatti, parla di Unzione dei Malati ( e non di estrema unzione), per mezzo della quale “la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi” (Lumen gentium n.11).
La Chiesa propone dunque, oggi, ai credenti il Sacramento dei malati, per aiutarli a vivere nella fede la
situazione di fragilità e di malattia e nello stesso tempo purificarli, rassicurarli, perdonandoli e aiutandoli
a vivere nell’unione con Lui, che è il Signore della vita. Sono varie le forme rituali del Sacramento
dell’Unzione degli Infermi, gli ambienti e le circostanze in cui esso viene conferito, ma la celebrazione
comunitaria (come è avvenuto in parrocchia) in un’assemblea liturgica con larga partecipazione di parrocchiani, dei malati e dei loro parenti… questa è la novità più rilevante del “Nuovo Rituale Romano”,
quello che ha maggior rilevanza pastorale. Il Sacramento, celebrato nella comunità, assume una dimensione più umana e non più un segno precursore della morte, ma un aiuto per la vita e per la salvezza.
Una celebrazione partecipata - Bene ha fatto la nostra parrocchia inserendo questa celebrazione nell’ambito della preparazione alla festa di S.Paolo, perché la festa di una comunità dovrebbe coinvolgere
tutti i suoi componenti: tra questi il malato, la presenza del quale è sempre un richiamo costante della
fragilità e della speranza umana, in una società che tende a negare ed emarginare il dolore, a istituzionalizzare gli anziani e la morte.
La celebrazione, ben preparata e condotta, è stata semplice, dignitosa e molto partecipata nei suoi vari
momenti liturgici:
- Il momento dell’accoglienza e il saluto fraterno del Parroco;
- L’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia Pasquale che richiama e ravviva la memoria del
nostro Battesimo e l’adesione al Mistero Pasquale di Cristo;
- L’ascolto della Parola di Dio e l’efficace omelia di don Filippo, dove tra le altre cose, ha ricordato
come in ogni Sacramento c’è la presenza dello Spirito Santo il quale da ai suoi figli i doni a cui necessitano e, nel caso dell’Unzione degli Infermi, aiuta il sofferente a lottare contro la sofferenza e la
malattia, a mantenere nella fede la speranza e la forza di amare;
- La preghiera litanica di invocazione;
- La preghiera sui malati, fatta in silenzio dai sacerdoti e l’imposizione delle mani sul capo dei singoli
malati;
- L’unzione sulla fronte e sulle mani con le parole: “Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito santo, amen - E liberandoti dai peccati, ti salvi e nella
sua bontà ti sollevi”.
Con la preghiera, le parole, i gesti rituali e l’olio della consolazione e della Speranza i nostri anziani e in
particolare i malati hanno avvertito l’umanità e la tenerezza di Dio nei loro confronti.
Questi momenti forti della vita vissuti insieme rinsaldano sempre più i vincoli di comunione e, nello stesso tempo, diventano anche luogo di catechesi e mezzo di evangelizzazione per tutta la comunità parrocchiale.
Luigi Tondella Diacono
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Come siamo diventati una “casa famiglia”
APRIRE LA PROPRIA VITA
ALL’ACCOGLIENZA
In Maggio si prega e riflette per le vocazioni. L’anno scorso abbiamo pubblicato la testimonianza di suor
Maria Maura vissuta da ragazza nel nostro quartiere. Ora diamo spazio ad una famiglia vicina alla
nostra parrocchia che ha compiuto una scelta bella e originale.
“Mamma, papà, perché non diventiamo anche noi casa famiglia?
Questa domanda ci venne fatta da uno dei nostri figli cinque anni fa, dopo un periodo di volontariato in
una casa famiglia della nostra Diocesi. Forse vi state domandando cosa è successo da allora ad oggi... Chi
sono questi che ci vogliono parlare di accoglienza?.
Siamo Anna e Luca, una famiglia come ce ne sono tante, con una vita normale, i problemi della quotidianità, gli alti e bassi di ogni giorno ma che da tre anni a questa parte decide di aprire la propria vita all’accoglienza. Forse la promessa fatta davanti a Dio ventiquattro anni fa di accoglierci prima come marito e
moglie e poi come genitori di due ragazzi, si era un tantino assopita. Strana la vita. Di solito sono i genitori che dovrebbero dare ai figli l’esempio di vita cristiana. Nel nostro caso, come ci dice sempre una
sorella di comunità, è avvenuto il contrario.
È bastata quella domanda fatta quasi per scherzo una sera a cena a provocare dentro di noi un insolito
interrogativo che, piano piano si è fatto sempre più grande e forte. Perché modificare il nostro tran-tran
quotidiano? Perché dare una risposta alla richiesta di accoglienza di una mamma in difficoltà e della sua
piccolina?. Più ci si sforzava a cercare delle scuse (lavoro, tempo, spazio in casa ecc....), più queste scuse
si frantumavano e ci rendevamo conto che se volevamo essere una famiglia cristiana fino in fondo il
nostro quotidiano non ci bastava più. Dovevamo andare oltre.
Così, quasi senza accorgerci, ci siamo lasciati coinvolgere in questa avventura con il dubbio se fosse stata
la cosa giusta da fare e se era veramente quello che il Signore voleva da noi. Le risposte a questo nostri
dubbi le abbiamo trovate giorno dopo giorno vedendo, sul volto di quella mamma, riaffiorare il sorriso
che sembrava avere perso ed attraverso quella gratitudine che ancora oggi, resasi ormai autonoma, ci
dimostra.
Dopo questa prima accoglienza, nel nostro cammino fa “capolino” la Comunità Associazione Papa
Giovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) e decidiamo di conoscerla più da vicino. Prima con un
percorso di verifica vocazionale che dura circa un anno, attraverso il quale abbiamo occasione di
approfondire cosa voglia dire fare accoglienza attraverso l’esperienza diretta delle altra case famiglia e
famiglie aperte dell’associazione, e poi maturando dentro di noi la scelta del diventare membri effettivi.
Nel frattempo arriva un’altra richiesta di accoglienza di un’altra mamma e del suo bimbo che fa riemergere le solite domande. “Cosa facciamo? Possiamo farcela di nuovo?” Ed i soliti tentennamenti: “Sì va
bene. No non va bene”. Ma ormai siamo certi che è Lui che ci ha chiamati a questa scelta e d’accordo con
i ragazzi decidiamo per un sì e accogliamo anche loro. Non è stato semplice. La casa, sufficiente per il
nostro nucleo famigliare, diventa piccola ma non ci importa, ci si stringe un pò. Si creano momenti di
tensione dovuti alla mancanza di spazzi che diventano sempre più stretti, al fatto che non puoi gestire la
vita di un’altra persona come se fosse la tua. Ma da tutto questo impari ad entrare in punta di piedi nella
vita e nel mondo di altri, ad accettare il bagaglio di sofferenza e di diffidenza che si portano appresso, a
non pretendere di poter cambiare il loro modo di essere e la loro mentalità solo perché non conformi alla
tua. Da qui scopri che accogliere queste mamme non è stato solo dare a loro ed ai bambini un tetto sulla
testa e la possibilità di mangiare tutti i giorni. Ma, ed è la parte più difficile, quella di aiutarle a riavere
fiducia nelle proprie capacità, a trovare un lavoro ed una casa perché possano essere nuovamente autonome ed in grado di gestirsi da sole, offrendo a loro quello che sono le nostre famiglie per noi, un supporto
sul quale poter contare.
36
Per fare ciò abbiamo accettato di
conformare la nostra vita a “Gesù
povero, servo, sofferente, che espia il
peccato del mondo e nel condividere
direttamente (per Gesù con Gesù in
Gesù) la vita degli ultimi,” seguendo e
vivendo lo schema di vita della
Comunità Associazione Papa Giovanni
XXIII che si articola in cinque punti
fondamentali :
a) condividere la vita degli ultimi
mettendo la nostra vita con la loro,
mettendo la nostra spalla sotto la
loro croce;
b) condurre una vita da poveri scegliendo liberamente ciò che gli ultimi sono costretti a vivere per forza
liberandoci del superfluo e vivendo
una vita da poveri;
c) fare spazio alla preghiera e alla contemplazione come strumenti privilegiati per entrare in relazione
con Dio principio e fine del nostro agire;
d) lasciarsi guidare nell’obbedienza riconoscendo il servizio di conferma e guida esercitato dal responsabile della comunità come dono presente nella Chiesa per vivere con un cuore solo ed un’anima sola
e per essere certi di non correre invano;
e) vivere la fraternità perché è attraverso l’amore ai fratelli che si dimostra che si ama Dio.
Capiamo che possano sembrare difficili da seguire ma sappiamo che possiamo contare sull’aiuto dei fratelli della comunità e di poterci confrontare con loro. Sulla nostra strada ci saranno sicuramente le difficoltà, lo scoraggiamento, i dubbi, la paura di non farcela, magari di non riuscire a mettere la nostra vita
con la vita degli ultimi ma di una cosa siamo sicuri, di aver riposto la nostra fiducia nel Signore e cerchiamo di non avere la pretesa di fare la nostra ma la Sua volontà. Il povero ci modifica la vita e sconvolge le
nostre sicurezze ed è accettando questi cambiamenti che si riesce a vivere l’accoglienza. Tutto questo lo
vediamo e lo approfondiamo continuamente, con gli altri fratelli, nei momenti di incontro e di preghiera.
Vorremmo ancora dirvi una cosa
Non tutti siamo chiamati ad essere casa famiglia, ma siamo comunque chiamati ad accogliere chi ci sta
accanto. Come?
Semplice: impegniamoci a rivolgere un saluto, o meglio un sorriso, ad un nostro vicino, magari proprio
quello che ci sta un tantino antipatico. Anche questa è accoglienza.
Saper mettere da parte l’orgoglio e cercare di essere più umili ci fa sentire meglio, il cuore è più leggero,
ci aiuta a vedere la vita meno grigia. È vero, il povero fa paura, mette a disagio, anche se non è vestito di
stracci e non è in mezzo ad una strada. Perché ci pone davanti alle nostre miserie, alle nostre piccolezze ,
ci provoca e ci chiama ad un esame di coscienza ed a un confronto con la nostra decisione di essere cristiani fino in fondo.
Con questa scelta la nostra famiglia cerca, prova e prega perché nelle nostre accoglienze, fatte e che faremo, prima di vedere il povero dobbiamo vedere il volto di Gesù crocifisso e la sua Passione. È vero, non è
facile, specie con i tempi che corrono, ma andiamo oltre noi stessi cercando di non coltivare solo il nostro
orticello ma facendolo diventare un grande campo dove possano coesistere tolleranza e fraternità.
Per finire vi diciamo che la nostra ultima accoglienza è, come diceva il Santo Giuseppe Cottolengo, una
“perla del Signore” ossia un bimbo con grave handicap che, guardandoci con i suoi occhioni neri, ci ha
fatto innamorare ancor di più della nostra vocazione. Con la speranza di potervi incontrare, magari nella
nostra casa, vi lasciamo con una frase di don Oreste Benzi: “Hai paura? Ricordati che il coraggio non sta
nel non avere paura ma nel vivere la paura per un amore più grande!”
Anna e Luca
37
I CAMPEGGI INVERNALI
Un giorno mi si affianca una bambina di quinta elementare e mi
chiede «quest’anno andiamo anche noi al campeggio invernale?» Io
la guardo e le rispondo «Eh no, cara mia, quella è un esperienza a
cui può partecipare solo chi ha già fatto la Cresima». Non so come
l’abbia presa, spero per lo meno che sia aumentata in lei la voglia di
arrivare alle Cresima! Scherzi a parte, i campeggi invernali sono un
momento particolare: da una parte simili a quelli estivi (sei sempre in
Valsa, ci sono sempre le mitiche cuoche), ma dall’altra diversi e non
solo perché c’è la neve. Durano anzitutto solo tre giorni (due notti) e
questo fa sì che le giornate siano intense, molto intense, perché le
cose da fare sono tante e il tempo poco. Capitano poi durante le
vacanze di Natale, che mai come quest’anno mi sono accorto di
come siano strane (si perde il senso del tempo … non si sa più in
che giorno si è, se ne sa solo il numero: “oggi è il 26” ecc.) e penso
che anche questo incida (nel bene e nel male) sul clima che si viene
a creare in questi tre giorni. Questi ed altri elementi le rendono un
momento unico in cui intensificare la propria fede e le conoscenze
con le persone con cui si condivide un cammino in parrocchia, ma di
questo vi parleranno di sicuro meglio i diretti interessati a cui lascio ora la parola.
Don Gabriele
Sembra passata un’eternità, ma è solo un’impressione. Se ci penso più intensamente invece scattano i ricordi, e
rivivendo quei momenti mi viene da sorridere. La Valsa era nuova agli occhi di tanti che ancora non l’avevano
vista innevata, ma contemporaneamente restava sempre la vecchia magica Valsa. Anche noi quest’anno eravamo “nuovi”, da poco due annate diverse si erano unite per formare quello che adesso è il nostro meraviglioso
gruppo RUM e il campeggio invernale si è dimostrato un ottimo modo per conoscerci meglio e renderci ancora
più uniti. Sono stati tre giorni pieni: ogni momento libero veniva occupato da giochi divertentissimi e sempre
nuovi, sbobbate, partite a palle di neve improvvisate e immancabilmente anche lavori di casa, preghiere e riflessioni. Ognuno di questi momenti era riempito da risate, sorrisi e dalla complicità che si è creata tra di noi. La
sera sorridevi ancora nonostante la stanchezza prima di addormentarti, perché quelle giornate sono le più
semplici ma anche quelle che più potresti desiderare: gli amici, il Signore e quelle montagne innevate creano
un’atmosfera unica e irripetibile che ti resta nel cuore.
Bianca
Il campeggio invernale 2011 degli SBAM per me è stato il primo campeggio, e mi è piaciuto tantissimo! Il posto
era stupendo, e sia i ragazzi sia gli animatori sono stati molto gentili e simpatici; tutte le attività organizzate
erano molto belle, abbiamo giocato tutti insieme
e ci siamo divertiti. Non abbiamo però solo giocato, abbiamo anche fatto due belle riflessioni su
argomenti molto seri come la Creazione e la
Chiesa, a cui abbiamo partecipato tutti quanti
scambiandoci le nostre opinioni. Abbiamo anche
avuto la fortuna di trovare bel tempo, e quindi
abbiamo potuto divertirci con sci e bob nella
neve! Insomma, è stato proprio un bel campeggio, all’insegna dell’amicizia e della voglia di
divertirsi.
Cecilia
Arrivati al giro di boa dell’annata di comunità animatori, il campeggio invernale è l’opportunità di
condividere le esperienze vissute, riflettere su
quanto è stato fatto e prepararsi al meglio per
42
Campeggi estivi
quello che deve ancora venire.
E soprattutto è la possibilità di
trascorrere del tempo uniti
mettendo in pratica i valori fissati dalla carta di comunità,
ora che dopo diciotto mesi
insieme il gruppo è compatto
e affiatato.
Quest’anno abbiamo testato
alcune alternative alla classica
mattinata di sci: siamo andati
a fare una ciaspolata sulla
neve e abbiamo sperimentato
lo sci di fondo tra le piste della
valle. Entrambe le esperienze,
rivelatesi un successo, ci
hanno dato la possibilità di
collaborare divertendoci.
Nei tre giorni in casa alpina
abbiamo inoltre scelto come
proseguire le attività della
Comunità nell’anno nuovo.
Abbiamo deciso, tra l’entusiasmo generale, quale sarà la
degna conclusione della nostra
annata... ad agosto parteciperemo alla GMG di Madrid!
Marco
Cari genitori,
vi comunico le date dei campeggi nella nostra Casa Alpina in
Valsavarenche nella speranza che i vostri figli partecipino a questa
bella esperienza. Nelle prossime riunioni del catechismo vi presenteremo in modo più dettagliato l’iniziativa.
Attenzione, le quote hanno subito variazioni rispetto a quelle dell’anno scorso a causa di una piccola assicurazione infortuni che è
stata introdotta; come è stato negli ultimi anni, in caso di sovvenzioni da parte del Comune o della regione, potranno ancora scendere.
Nell’eventuale partecipazione di due fratelli il minore paga la metà.
don Filippo
1° turno: bambini di 4° elementare
Dal 13 al 18 giugno
quota € 120
2° turno: Bambini di 5° elementare
Dal 19 giugno al 25 giugno quota € 139
3° turno: ragazzi di 1° media
Dal 26 giugno al 2 luglio
quota € 139
4° turno: ragazzi di 2° media
Dal 3 luglio al 10 luglio
quota € 159
5° turno: ragazzi di 3° media e 1° superiore (gruppo RUM)
Dal 11 al 20 luglio
quota € 199
6° turno: ragazzi di 2° e 3° superiore (gruppo SBAM)*
Dal 22 al 28 luglio
quota € 199
* questo campeggio non si svolgerà in casa alpina (modalità ancora
da definire), ma il prezzo non supererà quello indicato.
Alla ricerca della ragione perduta
Per dirla con l’autore, il libro “nutre, alquanto presuntuosamente, una doppia
ambizione”: cimentarsi con gli strumenti della ragione per difendere la corretta
dottrina della Chiesa dalle innumerevoli eresie e reagire a un diffuso anticlericalismo che da parecchi anni pare serpeggiare nei mezzi di comunicazione, nella università, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di ritrovo sociale, perfino, per
assurdo, nelle parrocchie... “Questo libro è uno straordinario antidoto per chi sia
rimasto confuso o rattristato, in questi anni, dalla polemica anticattolica più pregiudiziale e rancorosa” (Antonio Socci, dalla Prefazione). “L’Autore critica il
pensiero dei tre autori anticattolici animato da spirito apologetico... tratta i
dogmi cattolici con serietà, mostrando le incoerenze e gli assurdi di questi tre
autori. Mi sembra che valga la pena che il libro sia pubblicato in Italia come
risposta ad autori anticattolici che fanno chiasso”. (Wojciech Giertych O.P.,
teologo della Casa pontificia).
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PRESENTAZIONE DI UN’ATTIVITÀ BENEMERITA
L’Associazione
“Volontari e Amici del Cottolengo”
Questa volta lo spazio del bollettino parrocchiale, che viene normalmente
dedicato alla Piccola Casa della Divina Provvidenza S.G.B. Cottolengo, ci è stato gentilmente concesso
dal Rettore don Elio Mo per informare sulla Associazione Volontari e Amici del Cottolengo ONLUS, che
opera da molti anni all’interno della struttura.
Molti di voi sapranno che la Piccola Casa della Divina Provvidenza, meglio conosciuta come il
Cottolengo, da oltre 80 anni svolge un servizio rivolto a disabili,anziani e malati.
All’interno della struttura operano religiosi e personale laico retribuito.
I volontari, iscritti all’Associazione, sono circa 300 tra uomini, donne e giovani (di cui un gruppo della
nostra parrocchia) che prestano servizio nei vari reparti, dedicando parte del loro tempo agli ospiti e partecipando alle attività di animazione e laboratori occupazionali.
Aiutano inoltre nelle attività di lavanderia, stireria, sartoria, cucina e manutenzioni varie.
Unico scopo per tutti:
il benessere e la serenità delle persone!
Viene privilegiato il rapporto umano offrendo amicizia, ascolto e sostegno senza mai prevaricare la personalità delle persone cui ci si rivolge.
Durante I’anno l’Associazione organizza incontri, corsi di formazione, momenti di intrattenimento gioiosi, come la Festa di Primavera, con musica e canti interamente dedicati agli ospiti, gite pomeridiane e
giornaliere.
Nel luglio scorso, i volontari hanno aderito all’invito del parroco, don Filippo, di trascorrere una giornata,
insieme agli ospiti, alla Casa Alpina “Don Tullio Vitale” in Valsavarenche durante un turno di campeggio
dei ragazzi.
E’ stata una giornata indimenticabile per tutti!
Rivolgiamo a tutti voi della parrocchia di San Paolo l’invito a partecipare alle
nostre attività con proposte, consigli, opinioni anche perché, se non lo sapete, la Piccola Casa è un’esperienza da vivere.
Come ricordava a suo tempo il beato Pier Giorgio Frassati:
...un giorno al Cottolengo fa bene a tutti!’
I volontari dell’Associazione
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VISITATE IL SITO PARROCCHIALE!
Una guida per i sempre più numerosi navigatori
20 anni sono passati dalla
nascita del primo sito Web da
parte del suo inventore Tim
Berners-Lee, questa tendenza
è aumentata esponenzialmente, tanto che oggi il World
Wide Web è uno dei servizi
Internet più utilizzati, con più
di 255 milioni di siti pubblicati e 2 miliardi di utenti
Internet (dati del 2010 tratti
da “royal.pingdom.com”).
La nostra parrocchia di S.
Paolo non poteva più rinunciare a rendersi accessibile
ai fruitori del medium telematico, da poche settimane
infatti, è disponibile il suo
sito Web all’indirizzo “www.parrocchiasanpaolobiella.it”.
La dimostrazione di quanto
fosse attesa e utile questa
iniziativa la si può ancora
trovare nei numeri: dalla
pubblicazione del sito ad
oggi le visite sono già salite
a milletrecento, decisamente
un buon numero se si considera che il sito è per il
momento visitato innanzitutto da noi parrocchiani.
Ad una prima visita il sito presenta nella home page (la pagina principale), come si può vedere nell’immagine, un messaggio di benvenuto nel quale sono spiegati gli intenti del sito; appena sotto è pubblicato il
brano di Vangelo della settimana e il link (collegamento) al relativo commento; sulla destra vi è il cuore
del sito: una sezione dedicata alle novità sulla vita parrocchiale, con date ed eventuali documenti in allegato, gli orari delle messe, approfondimenti vari come quelli sulla catechesi, sull’educazione, l’ultima lettera
del vescovo in allegato e la possibilità di iscrivere o cancellare il proprio indirizzo di e-mail (posta elettronica) alla newsletter, ovvero un sistema per ricevere automaticamente gli aggiornamenti del sito e della
parrocchia, sulla propria casella di posta elettronica; infine un link alla pagina della casa alpina in
Valsavarenche dove si possono trovare un vasto archivio fotografico e i tagliandi per l’iscrizione ai campeggi in allegato.
I link con le altre pagine del sito, compresa la home page, sono sempre visibili nella sezione in alto a
fianco della scritta Parrocchia di San Paolo Biella. In dettaglio: - vi è la pagina sulla storia della parrocchia con ampie descrizioni corredate da fotografie sui trascorsi della nostra parrocchia dalla fondazione
sino ad oggi, il tutto diviso in comode sezioni consultabili tramite il link sulla destra; - è presente la pagina dei gruppi parrocchiali dove vengono descritti uno ad uno i gruppi che cooperano alla vita della parrocchia; - un’utilissima pagina relativa a “Vita Nostra”, il bollettino parrocchiale, e vi sono allegati i più
recenti bollettini, dando così la possibilità a chiunque di consultarli e restare in aggiornamento con la parrocchia; - vi è una pagina dedicata ai link a siti esterni che possono cooperare con quello di San Paolo
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all’aggiornamento e all’approfondimento
personale in tema di chiesa e di territorio;
- infine vi è una pagina dedicata ai contatti
con i vari gruppi parrocchiali con i relativi
indirizzi di posta elettronica e il numero di
telefono della parrocchia: è possibile così,
anche direttamente dal sito con il modulo
apposito, contattare i vari gruppi per eventuali chiarimenti. Questi sono i servizi che
attualmente offre il sito della parrocchia
sia ai parrocchiani stessi che a fruitori
esterni che si interessano della nostra
realtà; ma molti altri servizi potranno in
futuro essere aggiunti e migliorati. Tutto
questo grazie a internet e all’infinita
varietà e malleabilità dei suoi servizi e
grazie ai realizzatori del sito che lo mantengono vivo e vitale.
Benedizione
delle case
Inizierà martedì 26
aprile la benedizione
delle case.
Nell’imminenza del
passaggio, verrà esposto un avviso nell’androne delle singole abitazioni.
Riccardo Faga
Per la Chiesa e
le opere parrocchiali
Per la Cresima di Arianna Durso 20 - n.n. 20
- in memoria defunti famiglia Zanotti 30 per il battesimo di Fabio Passaretti 50 - in
memoria di Antonio Leder 20 - n.n. in
memoria defunti 50 - n.n. 15 - in memoria di
Alfio 100 - in memoria di Rosina Gino
Gibello e Carla Maria Allione 40 - in memoria di Irma e Cesare Casazza 50 - in memoria
defunti Aimone e Ruggia 50 - Sebastiano e
Candida Calabrò per 50° matrimonio 50 - in
memoria di Delfina Grosso 50 in memoria di
Nicodemo e Rosina Agostino 60 - Giuseppe
Agostino 150 - in memoria di Fortunato
Panzanelli per Casa Alpina 500 - in memoria
di Elda Toniolo 15 - n.n. 10 - in memoria di
Mariangela Vitoliano 50 - in memoria di
Bice e Luigina 15 - in memoria defunti famiglia Bruniera 30 - in memoria di Luisa
Gastaldello e Orazio Osteni 120 - in memoria di Gemma Milano e Ettore Sola 120 - in
memoria di Remo Bielli 50 - famiglia Strona
20 - n.n. 100 - in memoria di Diana,
Tommaso e Rita 20 - in memoria di Maria
Dato 200 - in memoria di Francesca Buratti
100 - in memoria di Giuditta Lacerenza, la
famiglia 100 - in memoria di Antonietta
Volpe 20 - in memoria di Aldo 100 - n.n. 100
- n.n. 100 - in memoria di Lea Donato, la
famiglia 100 - in memoria defunti famiglie
Serra Pennone 20 - Guardie di Finanza 61 Coro Burcina 150 - in memoria di Silvio
Costetti 30 - in memoria di Paola e Gigi
Cantono 30 - per la Cresima di Pietro
Passarella 50 - in memoria defunti Calvelli e
Tripodi 100 - Sciamele Luisa per la Cresima
di Sosha e Francesco 150 - in memoria di
Nello e Palma Silvestri 20 - in memoria di
Italo Doberdò 30 - in memoria di don Marco
Carlino 30 - in memoria di Maria Palladino
20 - in memoria di Mary Zampieri, Guerrino
Moda, Giovanni Sogno 50 - in memoria di
Pierino Forzani, Osvalda e Celso Vignazia ,
46
Brigida Pollone 60 - in memoria di Giuseppe
Armano la famiglia 100 - in memoria di
Paola Della Negra 20 - n.n. 300 - in memoria
di Renata 20 - in memoria di Massimo
Migliorato 15 - famiglia Sandri 10 - in
memoria di Nello e Palma Silvestri 20 - in
memoria di Renato Ronco 100 - Walter
Rosso 10 - famiglia Carta Zina 50 - in
memoria di Renato Rizzi 5 - in memoria di
Antonino e Rosaria Randazzo 10 - Francarita
Pace 30 - in memoria di Elsa e Ottavio Serra
30 - in memoria di Salvatore Campenni’ 20 in memoria di Olga Gioria 50 - in memoria
defunti famiglia Casagrande 30 - in memoria
di Giacomo e Maria Davi 20 - in memoria di
Corrado, Ines, Pierfrancesco, Anna, Enrico
100 - in memoria di Giuseppe Occhiuto e
Angelo Tripodi 50 - in memoria di Teresa
Benvenuto 20 - in memoria di Maria Biesuz
30 - in memoria di Matteo Fissore 50 - in
memoria di Celso e Maria Osside 50 - per la
HANNO
OFFERTO
(da dicembre 2010
a marzo 2011)
Cresima di Agnese Mazzia 100 - in memoria
di Italo Castellin, la famiglia 150 - n.n. 30 Gruppo Bricolage 1000 - in memoria defunti
famiglia Buscaglione 50 - in memoria di
Giuliano Bodo, la famiglia 150 –in memoria
defunti famiglie Fila e Colleoni 20 - famiglia
Barbieri 20 - Messin Silvia 20 - in memoria
di Livia Ormezzano 25 - c.c.a. 2000 - in
memoria di Sergio Romagnoli 15 - n.n. 15 in memoria di Ida Rivardo 100 - in memoria
di Giancarlo Perino, la famiglia 80 - in
memoria defunti famiglia Molinari 100 - in
memoria di Ernesto Angeloni 60 - in memoria di Umberto e Cornelia 20 - in memoria di
Domenico Ventriglia 20 - in memoria di
Alma Maffeo, la famiglia 50 - n.n. 50 - Fam.
Ormezzano 1000 - n.n. 1000 - n.n. 100 - in
memoria di Fabrizio Bricarello 250 - in
memoria di Orsola ed Eugenio Magliola 150
- n.n. 100 - in memoria defunti famiglie
Serra, Furno, Demartini e Dellara 60 - in
memoria defunti famiglia Ormezzano 25 Ramella Benna 10 - famiglia Zannini Enoch
100 - n.n. 900 - in memoria di Bianca Coda
Cap 15 - n. n. 20 - famiglia Magliola 100 - in
memoria di Andrea Rando 25 - Alfredo
Delleani 200 - in memoria defunti famiglie
Ramella e Cosimo 20 - Raimondo
Sebastiano 50 - in memoria defunti famiglie
Zanone e Zambolin 100 in memoria di
Leandro Reina, Enrichetta Gallioni, Franco
Baldin, Arturo Guio 40 - in memoria di
Gianmario e Ettore Tona 50 - n.n. 30 - famiglia Roviglione 50 - Gruppo Terza Età 200 famiglia Marutti 50 - I.F.A.B. Ravetti 100 in memoria di Liliana Savioli 50 - famiglia
Caucino Buratti 300 - famiglia Cifalà 10 - in
memoria di Mario Vallino, la famiglia 100 Bice Savioli 20 - famiglia Masso 400 - famiglia Kombe 100 - n.n. 50 - n.n. 20 - Piazzese
Antonino 50 - in memoria di Piero e Gina
Panelli e di GiovanBattista e Maggiorina
Roviglione 100 - in memoria di Andrea
Zanardi 50 - in memoria di Giuseppina
Maccia 100 - famiglia Ricolfi 100 - Rita
Polledro 50 - in memoria di Olga Gioria 50 in memoria defunti famiglie Masone e
Silvestri 20 - in memoria di Carlo Gremmo e
Gentilina Bonino 50 - in memoria di
Giancarlo Nave 25 - in memoria di Elisa e
VitoAntonio 15 - famiglia Militello 260 - in
memoria di Mario Giordano e Giuliana
Giavina 20 - Antonino Piazza 50 - in memoria di Maddalena Paiano e Gennaro Testa 50
- per il Battesimo di Jacopo Disiena, il nonno
50 - per il Battesimo di Jacopo Disiena, i
genitori 100 - in memoria di Margherita
Colacicchi 20 - in memoria di Giancarlo
Rizzo e Mafalda Smeralda 50 - n.n. per il
riscaldamento 10 - in memoria di Roberto
Ascoli 50 - in memoria di Armando e Rosa
Fornero 60 - in memoria famiglie Renna e
Parisi 30 - in memoria di Elisabetta
Gibertoni 50 - in memoria di Silvano Ceria
50 - In memoria di Graziella Maschio
Fantone 50 - in memoria di Giancarlo Perino
20 - in memoria di Sergio Sandri, la moglie
Ester 500 - in memoria di Sergio Sandri 50 Gruppo famiglie Mazzia per il riscaldamento
90 - in memoria sorelle Mercandino 10 - in
memoria di Adriana Osservati 50 - Segner
Enrico 50 - in memoria di Aldo, Quinto e
Bruna Sterpo 100 - in memoria di Luisa
Fiorano 100 - in memoria di Oreste e Maria
Bocca 50 - n.n. 1000 - famiglia Firenze 100 n.n. 10 - in memoria di Fortunato Panzanelli
50 - in memoria di Daria Bodo 10 - in
memoria di Renato Orecchia 50 - in memoria di Massimo Migliorato 15 - n.n. 10 - in
memoria di Giovanni Bellon 15 - n.n. 300 in memoria di Tino Biasia 10 - in memoria di
Maria Ampellio Belluco 60 - in memoria di
Cesare De Toni e Antonia De Marco 100 - in
memoria dei defunti della fam. Tumelero 50
- Fam. Tumelero 100 - n. n. 2000 - in memoria di Renato Artemio e fam. Miola 20 Lanza Sandro 150 - in memoria di Giordano
Radici 100 - in memoria di Claudio Mani
100 - Pizzato 5 - Testa Salvatore 30 Mallardo 50 - Rizzo Pietro 10 - Cerri
Tarasco 10 - Pichetto Renata 20 - Bozzonetti
30 - Aiazzone Giuseppe 150 - Bider Giorgio
100 - Fulchimi 15 - Conti 10 - De Biasi 50 Valz-Baccalaro 50 - Pedrazzo Maria 50 Rossetti Gualtiero 50 - E.Bricarello 50 Annuiti Vittorino 50 - Ceria Arturo 50 Ronsisvalle G. 5 - Furlan Tiziano 100 - Bille
Marco e Cristina 20 - Ceria Gianna 50 Associazione Arma Aeronautica 50 - in
memoria di Alma Maffeo 20 - in memoria di
Renato, Arno e Grazia Ronco 50 - Luisa
Mongilardi 30 - in memoria di Silvio
Costetti 50 - in memoria di Amelia
Ormezzano 25 - Ferrari Mazzini 500 - in
memoria di Michela e Carmela Trovato 30 in memoria di Nina e Arturo Angelico 30 in memoria di Umberto Primo 10 - in memoria dei defunti delle fam. Ferrari e Pezzuolo
25 - in memoria di Pietro e Teresa 40 - in
memoria di Giovan Battista Tavella 40 - in
memoria dei def. Fam. Dottore 20 - in
memoria di Donato Castello 20 - in memoria
di Antonio 10 - n.n. 20 - n.n. 50 - in memoria
dei def. delle fam. Gremmo e Carta Zina 50 in memoria dei def. fam. Zanone e Zambolin
10 - in memoria di Domenica Allera e fam.
Stratta 150 - Renata Pichetto 20 - Luigi,
Fausto, Elisabetta 20 - in memoria di Luigi
Massimo 20 - in memoria di Fedele Biesuz
30 - in memoria dei def. fam. Sottile 50 - in
memoria di Pietro Perucelli 30 - Sandra
Casazza 20 - fam. Sella Ciaffrei 40 - in
memoria dei def. fam. Bona 250 - in memoria di Fallia Castellani 10 - in memoria di
Daniela 50 - in memoria dei def. fam. Sciutto
e Cuccuru 20 - in memoria di Teresa
Amoruso 30 - in memoria di Mariuccia
Caucino 50 - in memoria di Leonardina e
Pietro Pillo 30 - in memoria di Pietro Bona e
Romano Re 40 - n.n. 100 - in memoria dei
def. fam. Sanzò 50 - in memoria dei def.
fam. Nastasi 60 - in memoria di Eugenio
Baston, la famiglia 100 - n.n. 2500 - in
memoria di Lella Savio, la famiglia 100 - in
memoria di Vittorio Foglia 100 - in memoria
di Angelo Scaparra 50 - in memoria defunti
famiglie Faretra e Zoppetti 50 - in memoria
di Gaetano Carelli e fam. Grassano 40 - in
memoria di Biagio Di Micco 20 - famiglia
Carlomagno 10 - n.n. 105 - famiglia Fila 20 Zingarelli 20 - famiglia Sandri 10 - famiglia
Rosso 10 - Tosetti Giuseppe e Donatella
1500 - in memoria di Franco Bellarmi 50 per la chiesa e opere parrocchiali 30 - in
memoria di Maria Spanu 100 - in memoria
defunti famiglia Magliola 20 - in memoria di
Mauro Rostagno 10 - in memoria di Bruno
Ollearo 25 - Famiglia Ricolfi 70 - in memoria defunti famiglia Bicocco 120 - Luisa
Guglielmini 10 - in memoria di Sergio
Romagnoli 15 - in memoria di Gesumino
Puddu, la famiglia 20 - in memoria di
Carmelo Smecca 10 - in memoria di Mario
Pennacchia, la famiglia 200 - in memoria di
Maria e defunti Marangoni 35 - in memoria
di Mario Maestroni, la famiglia 150 - in
memoria di Nello e Palma Silvestri e Pio
Masone 20 - in memoria di Antonia Stoppa
25 - in memoria di Giovanna Palino 10 - n.n.
15 - n.n. 40 - in memoria defunti famiglia
Maffeo 1000 - in memoria di Domenico
Romano 20 - in memoria di Maria, Angelo e
Anna Maria Rizzi 20 - in memoria di
Virginia Dalla Marta, la famiglia 50 - in
memoria di Lucia e Renato Crema 25 - in
memoria di Mario Nelva 50 - in memoria
defunti famiglia Coggiola 50 - n.n. 20 - in
memoria di Ambrosina 15 - n.n. 20 - n.n. 20
- n.n. 20 - in memoria di Dante Furno 10 - in
memoria di Dionigi 20 - in memoria di
Savino Castello 20 - in memoria di
Gesumino Puddu 20 - per il battesimo di
Giulia Gallo 200 - in memoria di Remo
Cantono 50 in memoria di Andrea Rando 25
- in memoria di Roberto Boccadelli 50 - n.n.
300 - in memoria di Borsa Erica, la famiglia
100 - in memoria di Agnese Coppo, la famiglia 100 - in memoria di Agostino e Maria
30 - in memoria defunti famiglie Crestani e
Fila 30 - in memoria defunti famiglia
Preacco 50 - in memoria di Renato,
Mariuccia, Olga, Mary, Annetta e Francesco
200 - in memoria di Roberto, Maria e Luigi
Negro, Maria e Giuseppe Barbera 20 - in
memoria defunti famiglia Centonze 10 - in
memoria di Tommaso Avoglio, la famiglia
50 - in memoria di Massimo Bugala, Duilio
Greppi, Ilia e Mario Ramella Bagneri 50 - in
memoria di Lidia,, Walter e Arrigo Tassinari
30 - in memoria di Guido 20 - in memoria di
Idelma, Fiorella, Giovanni e Aldo 100 - in
memoria di Cecile e Piero Meraviglia 20 - in
memoria di Mario e Elisabetta Gibertoni 60 in memoria di Amelia, Silvia e Nicolò 50 - in
memoria di Amedeo Brovarone e Aldo
Ramella 50 - in memoria di Giovanni
Aglietta, la famiglia 100 - in memoria di
Giuseppina Pavinato 5 - in memoria di
GianCarlo Arietti 20 - in memoria di
Antonio e Valentina 20 - in memoria di
Antonio Caucino 50 - Famiglia Casagrande
10 - in memoria di Pio Masone , Nello e
Palma Silvestri 20 - in memoria di Nino Patti
25 - in memoria di Maria Ardone 15 - in
memoria di Maurizio Costamagna 30 - in
memoria di Tommaso Avoglio, la famiglia
50 - in memoria di Italo Doberdò 20 - n.n. 15
- in memoria di Gabiella Ceria 100 - in
memoria di Maria Carpentiere e Tina Murer
20 - in memoria defunti famiglia Pennacchia
50 - Famiglia Cotta Morandini 30 - in
memoria di Federica Castagnetti 100 - in
memoria di don Carlo Tua 20 - in memoria
di Giovanni Incorvaia 20 - in memoria di
Sandro Gruppo 50 - in memoria di Silvio
Monteleone, la famiglia 100 - Famiglia
Savino 30 - n.n. 20 - in memoria di Della
Marta Virginia 10 - in memoria defunti famiglia Viglieno 120 - in ricordo di Franca e
Giulio 100 - in memoria di Osvaldo Ressico
30 - n.n. 25 - in memoria di Elio Campi 10 in memoria di Nicola, Maria e Giuseppe 20 in memoria defunti famiglia La Firenze 40 in memoria di Francesco Di Bello 10 - in
memoria di Clara Binelli, la famiglia 100 - in
memoria dei Martiri Cristiani 20 - in memoria di Santina Giliberto ved. Azzarello, la
famiglia 150 - in memoria di Gualtiero e
Giorgio Baldassarri e Piero Ciabattini 25 - in
memoria di Anna Maria Cosentino 30 - in
memoria defunti famiglia Renaldo 600 - in
memoria di Antonietta e Giampiero
Trafighet 100 - in memoria di Agnese Coppo
20 - in memoria defunti famiglia Centonze
10 - in memoria di Alma Vialardi, la famiglia
250 - in memoria di Gemma D’Ambrogio, la
famiglia 100 - in memoria di Dima Neggia
50 - in memoria defunti famiglia Masso
Candido 40 - in memoria di Luigi Lazzarini
20 - Guardia di Finanza 128 - in memoria di
GianCarlo Regis 50 - in memoria di Benito
Longhi e Gilla Raffini 100.
Per i poveri
c.c.a. per la carità 250: n.n. 50 - n.n. 55 - n.n.
40 - fam. Tondella 50 - n.n. 100 - carità 100
- n.n. 50 - n.n. 100.
Per il bollettino “Vita Nostra”
Renata Pichetto 20 - Castelli Franca 30.
Per iniziative diverse
Raccolta di Natale per la carità 2780.
Ai nostri benefattori, noti e anonimi, diciamo un grande “grazie” certi che il Signore scruta i cuori e ricompensa
47
Nella chiesa parrocchiale
Ben arrivati bambini
GALLO GIULIA di Luca e Favarato Roberta il 20 Febbraio
PELLEGRINO MARGHERITA
di Diego e Audisio Chiara il 27 Febbraio
Ogni bambino che nasce reca al mondo il messaggio che Dio
non è stanco dell’uomo
(Tagore)
I nostri morti
ARMANO GIUSEPPE il 22 novembre 2010
CASTELLINO ITALO il 27 novembre 2010
BODO GIULIANO il 7 dicembre 2010
PERINO GIANCARLO il dieci dicembre 2010
MAFFEO ALMA il 13 dicembre 2010
GIBERTONI ELISABETTA il 17 dicembre 2010
SANDRI SERGIO il 22 dicembre 2010
VALLINO MARIO il 23 dicembre
OSSERVATI ADRIANA il 26 dicembre 2010
SANZO’ ALDO il 26 dicembre 2010
PUDDU GESUMINO il 18 gennaio 2011
MATTERA VINCENZA il 23 gennaio 2011
BASTON EUGENIO il 27 gennaio 2011
SAVIO GRAZIELLA l’1 febbraio 2011
MAESTRONI MARIO il 2 febbraio 2011
PENNACCHIA MARIO il 9 febbraio 2011
DALA MARTA VIRGINIA l’11 febbraio 2011
BORSA ERICA il 15 febbraio 2011
BUGGIN AMINTA il 15 febbraio 2011
COPPO AGNESE il 20 febbraio 2011
AVOLIO TOMMASO il 23 febbraio 2011
MONTELEONE SILVIO l’1 marzo 2011
FENZI MARIA RITA il 5 marzo 2011
GREGGIO ELSA l’11 marzo 2011
ROLLE MODESTA EMMA l’11 marzo 2011
BINELLI CLARA il 13 marzo 2011
GILIBERTO SANTINA il 19 marzo 2011
VIALARDI ALMA il 22 marzo 2011
CERIA MARIA PIA il 25 marzo 2011
D’AMBROSIO GEMMA il 29 marzo 2011
Non sono finiti nel nulla, ma nella festa del Signore. Ricordiamoli
sempre con riconoscenza, soprattutto con la preghiera e la carità
48
«VITA NOSTRA»
Periodico della Comunità
Parrocchiale di San Paolo
Via Zara, 16 - 13900 Biella
Tel. 015 23512
ORGANISMI PARROCCHIALI
■
sommario
1
■
3
7
CONFRATERNITA DI S. PAOLO
Priore in carica: Mauro Mazzia
Segretario: Corradino Pretti - Tel. 015.8492139
La lettera del parroco
Festa patronale
Tutti insieme appassionatamente
C.A.E.P.
Segretario: Piero Gremmo - Tel. 015.8493219
aprile 2011
■
CONSIGLIO PASTORALE
Vice Presidente: Giancarlo Casoli
Segretario: Vanni Gibello - Tel. 015.2532022
Invitati ad una festa
13
Buon compleanno don Vitale
14
I venerdì dell’oratorio
15
Settimane comunitarie in parrocchia
22
Bricolage e dintorni
23
Quaresima di fraternità
PUNTI DI SOLIDARIETÀ
Ascolto amico: Tel. 015 2523395 (con segreteria telefonica)
Aiuto alle persone con disagio psico-sociale
Via Novara, 4/A - Biella
Orari: LUN / VEN 9-11; MAR / GIO 17-19
Associazione famiglie “Il cammino”: Tel. 015 925445
Assistenza a famiglie per problemi di disagio e dipendenze
Via Borgo Lavino, 2 - Cossato
24
Associazione Itaca:
Solidarietà Sociale verso i giovani: aiuto e accoglienza
Via Cascina Mulino, 1 - Cerrione
26
“Antenna di Itaca” punto di ascolto: Tel. 339 6541825
Papa Benedetto XVI: “Una sola famiglia umana”
“Ha senso la sofferenza?”
32
Questionario
33
Ecumenismo e dialogo interreligioso
34
L’adorazione del Santissimo
35
Unzione degli infermi
36
Aprire la propria vita all’accoglienza
42
Campeggi invernali (e calendario estivo)
44
Volontari e Amici del Cottolengo
48
Nella chiesa parrocchiale
Direttore responsabile Pietro Policante - Reg. al Trib. di
Biella- N. 120 del 14-6-1965
Tipografia Arte della Stampa - Gaglianico (BI)
[email protected]
Direttore: Don Filippo Nelva
[email protected]
La redazione di Vita Nostra
• Walter Caramel • Angela Colella
• Andrea Conz • Chiara Cugini
• Riccardo Faga • don Gabriele Leone
• Massimo Negro • Margherita Peraldo
• Corradino Pretti • Marco Secchia
stampato in 6000 copie
Associazione Ricominciare: Tel. 015 355348
Assistenza morale e materiale ai detenuti ed ex detenuti
Via Vercelli, 8 - Biella
Caritas Diocesana: Tel. 015 2521821 - Fax 015 2521814
c/o Seminario di Biella
Centro aiuto alla vita: Tel. 015 28173 - Fax 015 2438385
Gratuitamente e con riservatezza è al servizio della madre che si trova in
particolare difficoltà a causa della gravidanza
Via D. Minzoni, 2/B - Biella
Centro ascolto vincenziano: Tel. 015 20572 - Fax 015 2451378
Situazioni generali di disagio
Via D. Minzoni, 1 - Biella
Consultorio prematrimoniale e matrimoniale: Tel. 015 27048
Promuove valori etici sociali del matrimonio e della famiglia
C.so del Piazzo, 24 - Biella
Il Filo d’Arianna: Tel. 800 545455 - Tel. 015 2447970 - Fax 015 352400
Sportello informativo gratuito per gli anziani e i loro famigliari:
Servizi socio-sanitari, assistenza pratiche pensionistiche, redditi, assegno di accompagnamento, iniziative culturali e del tempo libero
Assistenza nel reperimento badanti
Via B. Bona, 20 - Biella
Orari: LUN / MER / GIO 9-11; MAR / MER / VEN 16-18
Mensa “il pane quotidiano” - CARITAS: Tel. 015 23600
Accetta con gratitudine aiuti economici e generi alimentari
Via Novara, 4 - Biella
Aperta tutti i giorni compresi i festivi ore 12,30
PER INSERZIONI PROMOZIONALI SU
“VITA NOSTRA”TELEFONARE
AL NUMERO 347 7189806