Riso, la folle corsa

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Riso, la folle corsa
wor ld
7 aprile 2008
weekly magazine
Riso, la folle corsa
future alle stelle, Fao in allarme
export italiano in pole position
Gas
Williams macina utili
I colloqui Enel-Gazprom
Preziosi
Bulgari sotto esame a Basilea
Focus on
La Malesia cambia pelle
Iscrizione n. 673 del 17/5/2007 al Tribunale di Pavia
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(R228-LRMS)
EDITORIALE
SE LA STORIA PER
QUESTA VOLTA NON
SI RIPETE
di Katia Ferri Melzi d’Eril
Anche se questa testata si occupa in specifico di materie prime, non possiamo non guardare
con preoccupazione ai disastri a catena che si annunciano settimanalmente nel settore bancario
mondiale e domandarci come sia possibile che colossi ai quali molti altri si affidano per le proprie incombenze possano nascondere situazioni così drammatiche per tutto questo tempo e in
barba alle blasonatissime agenzie di rating. Fra l’altro sembra che le sorprese non siano finite,
se è vero - come gira voce - che qualche istituto abbia concesso mutui denominati in franchi
svizzeri con troppa disinvoltura nell’est europeo e che ora altri vertici stiano nascondendo la
spazzatura sotto il tappeto persiano.
Pare fin troppo chiaro che il settore bancario deve trovare il modo di confrontarsi con quello
della valutazione, oppure la crisi si rifletterà anche sugli indici di crescita. Tutto è partito dal
settore dei mutui subprime, dunque è chiaro che occorrerà più tempo al sistema finanziario perché le cose riprendano a funzionare come prima. La fiducia dei consumatori è tornata ai livelli
del 2003, quando la Fed decise di toccare il minimo dei tassi all’1%. Ho fatto una conversazione sul tema con Sergio Cola di Banca Lemanik ed egli mi suggerisce a questo proposito di
andare a guardare cosa sta succedendo ai tassi governativi a due anni che solitamente anticipano le mosse della Fed. “Siamo già in leggera salita dopo i minimi, dunque il mercato dei tassi
prezza uno stimolo pari a quello che ci portò fuori nell’ultima recessione. Perché questa volta
non dovrebbe funzionare?” La prima ragione che mi viene in mente, spiega Cola, è che stavolta
la crisi è radicata nel sistema finanziario, volano fondamentale di trasmissione del credito. In
effetti non si tratta di internet startups, né di Enron, ma di banche. Tralasciando lo sconcerto per
il fatto che chi dovrebbe padroneggiare al meglio rischi ed opportunità della finanza ne diventi
vittima illustre, ci interessa che lo stimolo monetario raggiunga chi ne ha bisogno: imprese e
consumatori. La mia personale aspettativa è che, sebbene con maggiore difficoltà o ritardo rispetto ad altre occasioni in passato, anche questa volta lo stimolo funzioni; non dimentichiamo
il volano dello sviluppo emergente, che rallenta, ma non si è certo fermato.
Vediamo come si comportano solitamente i settori in una fase come quella attuale, di discesa
della fiducia del consumatore e ribasso aggressivo da parte della Fed, che nei giorni scorsi ha
azzardato la parola recessione. Sergio Cola suggerisce di confrontare lo S&P500, la fiducia del
consumatore e i tassi Fed. Se la storia si ripetesse ogni volta allo stesso modo, questo sarebbe
il momento migliore per fare shopping. Uno shopping rischioso, naturalmente. Il FMI ha abbassato la stima di crescita globale al 3.7% per il 2008, ed in USA allo 0.5%, in un mese sono
stati tagliati altri 50.000 posti di lavoro. Ed i mercati emergenti? Ormai da fine settembre l’andamento relativo dell’indice MSCI Emergenti e di quello dei Mercati Sviluppati, mi ricorda
Cola, si muove in modo laterale. “Qualche considerazione in proposito: la prima è che questa è
stata una delle prime occasioni in cui i mercati emergenti non hanno sofferto più di quelli sviluppati, almeno a livello aggregato, nonostante il massiccio deleveraging in corso; la seconda
è che nell’andamento relativo questa lateralità ci ha permesso di riavvicinarci all’andamento
di medio periodo, rappresentato dalla media mobile a 200 giorni, smaltendo le euforie relative;
la terza è che le valutazioni di alcuni indici, primo fra tutti Hang Seng China Entreprise (titoli
cinesi ad Hong Kong), sono tornate a livelli più ragionevoli (trailing PE 17.7, atteso 14.16) per
economie che crescono al 10% annuo; la quarta ed ultima è che il processo infrastrutturale e di
consumo messo in moto è irreversibile e non possiamo dimenticarcene.” Guardare con favore
alla Cina, oggi che l’obiettivo dichiarato è combattere l’inflazione, può sembrare azzardato, ho
ribattuto al nostro amico. Ma Cola mi risponde che l’approccio a mercati come questo debba
essere necessariamente di lungo periodo e che bisogna accumulare quando scendono, senza
rincorrere le euforie. In conclusione, si prospettano ancora mesi di transizione, ma bisognerebbe privilegiare il mercato USA per la reattività di risposta, nonostante sia stata l’origine dei
problemi. L’Europa ha delle valutazioni interessanti ed i mercati emergenti sono una storia che
continua a prezzi meno euforici. Il Giappone pare dimenticato da tutti e direi - seguendo Sergio
Cola - aspettiamo che torni di moda, meglio non anticipare troppo.
3
05
world
weekly magazine
contents
3 Editoriale
24 Finanza islamica a cura di Stefano Masullo
5 Sommario
26 Cacao & Caffè a cura di Luca Rinaldi
6 Week trend
28 Distribuzione a cura di Luca Rinaldi
7 Headlines
30 Trend cereali a cura di Giorgio Guerrini
8 Cover: La corsa pazza del riso
32 Coloniali a cura di Luca Rinaldi
12 Petrolio, nelle stanze di Tradingmatica
33 Fondi specializzati
14 Energia a cura di Yurj Zini
35 ETF: rischi e opportunità
16 Gas a cura di Marco De Albertis
37 Certificati & derivati
17 Gas, Eni si prepara alla partita
38 Focus on: la Malesia cambia pelle
18 Oro, le analisi di Massimo d’Ambrosio
39 Commodity Lab a cura di Nikkaia strategie
18 Bulgari sotto esame a Basilea
44 Uomini & Libri a cura di Anna Ilaria Lazzeri
19 Metalli non ferrosi: Zinco e piombo
45 Corsi ed eventi a cura di Anna Ilaria Lazzeri
21 Alluminio a cura di Yurj Zini
46 Business Netiquette di Nicola Santini
22 Acciaio a cura di Nicholas de Leo
47 Tempo Libero a cura di Alessia Resta
Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril
Vicedirettore: Nicola Santini
Coordinamento: Tommaso de’ Mottoni (sito), Luca Rinaldi
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weekly magazine
Contributors: Maria Grazia Balbiano, Gabriele Brancati,
Masssimiliano Ceccaroni, Massimo d’Ambrosio, Marco de Albertis, Nicholas de Leo, Giorgio Guerrini, Anna Ilaria Lazzeri,
Carlo Mazzola, Stefano Masullo, Alessia Resta, Andrea Taccani, Yuri Zini.
Editore:
Kls Joint sas, Via Luigi Porta 12/A 27100 Pavia
Redazione : Via Cordusio 4, 1° piano, Sala Stampa
Nazionale, 20123 Milano
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Iscrizione n.673 del 17/5/2007 al Tribunale di
Pavia
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07FMI: Italia verso l’encefalogramma piatto
HEADLINES
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by A.T.
week trend
Piazza Affari, mantenere
previsioni del trader Davide
le posizioni “long” Le
Biocchi (Tradingweek). I temi
Settimana scarna di appuntamenti in Europa, ma focalizzata sulle riunioni delle
Banche centrali. C’è attesa per la riunione della BCE di giovedì: le previsioni
sono per una riconferma dei tassi al 4,00% come ampiamente anticipato da vari
membri durante le scorse settimane. Attesa anche per la decisione della BoE, in
questo caso però, sottolineano gli azionisti di Banca Imi, dovremmo assistere ad
un taglio di 25 punti base al 5,00% dal precedente 5,25%. In uscita questa settimana anche la lettura finale del dato sul PIL del 4° trimestre 2007, che però sarà
una riconferma dello 0,4% m/m e del 2,2% a/a. E’ in calendario poi il ventaglio
delle produzioni industriali di febbraio dei singoli paesi europei.
In Italia è’ una settimana decisamente scarica di dati; c’è attesa solo per il
dato sulla produzione industriale di febbraio Usa. Una settimana decisamente
priva di spunti anche in America. Attenzione solo per la bilancia commerciale
di febbraio, riconfermata a USD -58Mld, oltre alle solite statistiche settimanali:
richieste di mutui, richieste di sussidi alla disoccupazione, scorte di petrolio.
Giappone. La riunione della BoJ è in calendario giovedì. Tasso atteso fermo
allo 0,50%.
Il focus della settimana è incentrato sulla riunione della BCE in Europa. La
riunione della BCE è in calendario per giovedì. Non è attesa alcuna novità dalla politica monetaria dell’istituto europeo. Trichet confermerà i tassi al 4,00%
Davide Biocchi, vincitore del Campionato Top Trader di Borsa 2007 categoria azioni, è Trader indipendente e autore della newsletter settimanale
sul sito Tradingweek.net. Collabora con Directa presentando in tutta Italia
i corsi sulle piattaforme e sulle tecniche di trading. E’ stato ospite di vgari
programmi tv tra cui Ballarò su Raitre.E’ frequentemente ospite della trasmissione televisiva “Linea mercati” sul canale finanziario CLASS-CNBC
(canale 505 - gruppo SKY).
La settimana appena trascorsa ha evidenziato come il movimento di recupero
dei listini si mantenga in atto.
Gli indici USA hanno recuperato terreno - circa un 10% dai minimi - e continuano nella risalita. Nella prossima settimana, se continuasse la fase attuale,
potrebbero incontrare le resistenze più ostiche nel breve periodo, coincidenti con i 2400 e i 2470 punti per il Nasdaq e con i 1390 e 1408 punti per lo
S&P500. Dopo un recupero veloce e incisivo potrebbe anche starci che i listini
caldi secondo Banca Imi
ancora una volta, supportato dalle dinamiche dei prezzi in costante surriscaldamento. Decisione che peraltro è ampiamente anticipata dal consenso di mercato
ed è supportata dalle continue dichiarazioni di esponenti del Board, che mantengono il focus sull’inflazione e invitano ad ignorare lo stato dell’economia
europea e le oscillazioni (peraltro solo al rialzo) dell’euro.
Sempre giovedì si riunisce anche la Banca d’Inghilterra; qui notiamo subito il
diverso approccio rispetto all’Europa continentale e una certa affinità con la
politica della Fed. Le attese sono per un ulteriore taglio dei tassi al 5,00% dal
precedente 5,25%.
La politica della BoE èdiametralmente opposta alla BCE: nonostante anche
l’istituto inglese debba tenere sotto controllo le dinamiche inflative, al fine di
scongiurare una crisi economica peggiore ed evitare che le tensioni americane
sbarchino anche in Inghilterra, l’istituto centrale ha posto in essere una politica
monetaria espansiva, volta a supportare l’economia inglese.
USA tirino un po’ il fiato, in questo caso segnalo area 1315 per lo S&P500 e
1260 per il Nasdaq come supporti interessanti.
Il Dax si conferma indice solido e, dopo la tenuta dei 6200 punti che attualmente risultano il supporto di breve periodo, punta decisamente verso la resistenza dei 7030 punti, che rappresenterà il livello più ostico da recuperare
nel breve periodo.
Per quanto concerne il nostro listino, rimangono intatte le considerazioni fatte
la scorsa settimana. Dopo tanto tempo ho segnalato l’opportunità di un primo
ritorno sul mercato e ritengo che la posizione “Long” vada mantenuta, anche nel caso si verifichi qualche presa di beneficio dopo il recente recupero
dei corsi.A rial€zo saranno i 35000 punti, se raggiunti, a fare da spartiacque,
mentre a ribasso, assumendo i 32000 punti come riferimento per uno stop, si
può mantenere la posizione intrapresa.
Rimaniamo quindi in attesa degli eventi, consapevoli che se dovesse verificarsi
un calo di volatilità, si assisterà con buona probabilità all’evolversi di un trend
laterale, considerando la fisiologica alternanza delle fasi di mercato.
Il Fondo monetario internazionale taglia drasticamente le prospettive
di crescita economica italiane per il 2008: l’incremento del Pil, spiega
una fonte, non supererà lo 0,3% a fine anno. Il dato, che sarà ufficializzato nel Rapporto economico globale mercoledì prossimo, è dell’1%
inferiore alle stime di ottobre, ma è anche la metà rispetto allo 0,6%
che lo stesso Fmi riteneva raggiungibile ancora all’inizio di marzo in
un documento riservato. Secca riduzione anche per la zona dell’euro. Il
rapporto deficit-Pil è invece previsto al 2,5% (stesso valore a politiche
invariate anche per il 2009). E ‘gelata anche per l’economia dell’Eurozona: dal previsto +1,8% di gennaio si è passati al +1,3%. Nei giorni
scorsi sono uscite indiscrezioni anche sulla crescita globale, che si fermerà al 3,7%, e su quella statunitense, che non dovrebbe andare oltre
lo 0,5% a fine 2008 e allo 0,6% nel 2009. Uno studio preliminare al
Rapporto economico globale afferma che c’è una possibilità su quattro
di una recessione globale e definisce quella dei mutui subprime la peggior crisi finanziaria dai tempi della Grande depressione. «È un taglio
generale che il Fondo Monetario Internazionale ha fatto per tutti i Paesi.
Purtroppo la crisi è più forte di quanto si pensava, speriamo non diventi
recessione come alcuni temono».
Così il presidente del Consiglio Romano Prodi commenta da Bucarest le nuove stime del Fmi. Il dimezzamento delle stime di crescita
dell’Italia è «certamente un motivo di preoccupazione», per questo «il
mio successore a Palazzo Chigi sia molto attento, perché in queste situazioni di difficoltà occorre molto, molto rigore» ha poi aggiunto il
premier. Ma c’è anche chi è critico con i dati forniti dall’Fmi: «Non
sono d’accordo con la stima del fondo monetario sulla crescita del Pil
in Italia» ha detto il presidente dell’eurogruppo, Jean-Claude Juncker,
ai giornalisti. Il Fondo monetario internazionale stima che il Pil italiano
crescerà quest’anno solo dello 0,3%. Juncker ha anche indicato di non
essere d’accordo con la stima di una crescita all’1,3% quest’anno per
l’intera Eurozona.
IL CORRIERE BACCHETTA L’ENI. Il Corriere della Sera lancia in
resta contro l’Eni. La settimana si apre con la terza puntata del Dossier Italia di Massimo Mucchetti che parla delle due scuole di pensiero
interne al cane a sei zampe, la guerra di posizioni attuate dagli amministratori delegati che hanno sempre pensato a proteggere il business
esistente e quelli che pensano sarebbe meglio buttarsi avanti e acquisire
riserve proprietarie, invece che lavorare sempre conto terzi in giro per
il mondo. Volendo cogliere la seconda opzione, ci sarebbero le sabbie
bituminose che abbondano in Canada, Russia e Venezuela (ma non è
che queste lavorazioni creano scompensi ambientali altissimi?) oppure
l’acquisizione di una compagnia indipendente. La spesa da fare, in ogni
caso, non sarebbe inferiore ai 10-20 milioni di euro da finanziare col
ricorso al credito ( a scapito dei dividendi) o con le dismissioni ( riducendo la presenza sul territorio nazionale e dunque anche il potere di
contrattazione col sistema politico).
Da vendere ci sarebbe ovviamente quel settore gas e power che ovviamente un colosso come Gazprom comprerebbe senza scomporsi e che
Scaroni vorrebbe meglio valutato dal mercato (e invece gli analisti non
lo fanno, anzi Snam Rete GAs la infilano nella valutazione complessiva
dell’oil). Mucchetti punta il dito anche sulla controllata Saipem: le sue
scelte strategiche in fatto di commesse estere starebbero condizionando
oltre misura le scelte dell’Eni.
Sostiene che associarsi ai russi per il South Stream regala a Saipem
un’opera importantissima, che comporta fra l’altro la posa di 900 km di
tubi sottomarini dalla costa russa a quella bulgara. Ma al tempo stesso
indebolisce il progetto Nabucco che dovrebbe portare in Europa il gas
dell’Asia centrale ex sovietica passando per la Turchia e questo aumenterebbe la dipendenza dall’Italia dalla Russia di Putin. Ma questo
non pare un problema geopolitico, se la vittoria alle elezioni arridesse
a Silvio Berlusconi.
LA FIERA TUBE A DUSSELDORF È un clima ottimista e positivo
quello che si respira a Düsseldorf all’edizione 2008 della fiera Tube.
I tubifici di respiro europeo e mondiale stanno facendo fronte ad
una domanda molto sostenuta, sia nel settore del saldato sia in quello del senza saldatura, ed attualmente il carnet di ordini è pieno per
tutto il secondo trimestre e per buona parte del terzo.
Le quotazioni, trainate dal rincaro della materia prima e dal positivo andamento della richiesta, sono in crescita e dovrebbero rimanere in tensione ancora per alcuni mesi. Per il futuro più lontano, invece, i tubisti individuano due possibili criticità. In primo
luogo, la concorrenza da parte dei produttori dei Paesi emergenti.
In secondo luogo le grandi oscillazioni delle quotazioni dei tubi potrebbero mettere in difficoltà i clienti finali, sempre alla ricerca di
stabilità nei prezzi e nelle forniture.
COVER STORY
La pazza corsa del riso
Borse in tilt, governi che bloccano le esportazioni per far fronte ai consumi interni.
L’Italia non sente la crisi ma non sfrutta le sue
varietà nazionali per far fronte ai bisogni UE
Story Katia Ferri Melzi d’Eril
Balza ad un nuovo record il prezzo del riso, che al mercato di Chicago ha segnato un rialzo del 2,4%. Le quotazioni hanno raggiunto
i 20,26 dollari per 100 libbre e hanno superato il 40% di rincaro dall’inizio dell’anno. Negli ultimi 12 mesi il prezzo è semplicemente raddoppiato. Il trading di future del riso si svolge fuori
dall’Italia e fuori dall’Europa, ma gli speculatori anche di casa nostra non mancano, vista la carenza di scorte di materia prima. La
produzione mondiale di riso non dovrebbe superare i 72 milioni di
tonnellate, il livello più basso degli ultimi 25 anni. Stando alle stime della Fao, quest’anno le esportazioni globali di riso caleranno
del 3,5% in previsione di un taglio delle quote di vendita da parte dei Paesi produttori che puntano a preservare le proprie riserve
alla luce della corsa record dei prezzi. «Il mercato del riso si trova
ad affrontare una situazione difficile con una domanda che supera
l’offerta e un sostanziale incremento dei prezzi» spiega l’economista della Fao, Conception Calpe.
La recente impennata dei prezzi alimentari ed energetici sta surriscaldando l’inflazione spingendo governi come quello thailandese,
indonesiano, cinese e dell’India a prendere contromisure per proteggere i propri approvvigionamenti. La Cina in particolare ha deciso di aumentare il prezzo pagato agli agricoltori pur di garantirsi
disponibilità di prodotto e raffreddare la crescita dell’inflazione
interna che sta salendo proprio per effetto dei rincari nei prodotti
alimentari. Le Filippine, leader nell’export di riso mondiale, hanno
messo a coltura altri 600 mila ettari, mentre il Vietnam ha ridotto
l’export di un milione di tonnellate. Il prezzo del riso che rappresenta l’alimento base per circa tre miliardi di persone al mondo, è
raddoppiato nel giro dell’ultimo anno, mentre il greggio insieme
ad altre materie prime fondamentali, come soia e farina, non hanno
raggiunto questi livelli. Ma ora che cosa succederà? Nell’ultima
settimana la Banca Mondiale ha innalzato il rischio. Se otto giorni
fa erano 24, ora sono almeno 33 i Paesi a rischio di squilibri sociali
proprio per l’impatto che la recente infiammata dei prezzi potrebbe laddove- come ha spiegato il presidente della Banca Mondiale
Robert Zoellick - «di fronte a rincari del genere non c’è nessun
margine per poter sopravvivere».
Angelo Dario Scotti, numero uno della Riso Scotti di Pavia, è convinto che saliranno ancora i prezzi dei risoni e dei cereali. Vari
osservatori sono convinti che i fondi hedge stanno correndo ad in-
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vestire nelle azioni di società che possiedono terreni destinati alle
colture di cereali in genere e di riso in particolare.
Il 2008 e il 2007 saranno dunque ricordati come gli anni in cui i
prezzi del riso e di alcuni cereali hanno preso a muoversi verso l’alto in modo inarrestabile, suscitando un allarme che non ha tardato a
tradursi in appelli per un aumento delle semine, a riprova della sua
inaspettata dimensione. L’aumento dei prezzi è stato significativo
in tutto il mondo nella seconda metà del 2007. Il riso, col senno di
poi, si era mosso in anticipo sugli altri.
La salita dei prezzi ha creato spostamenti di superfici di dimensioni
inusuali, a riprova che gli agricoltori, liberati dai vincoli della Pac,
hanno deciso di affrontare le sfide del mercato. Ma cosa succederà
quando la ripresa delle produzioni creerà una nuova inversione di
tendenza, se accanto ai tradizionali coltivatori di riso ne compariranno di nuovi? Secondo vari osservatori i prezzi del riso non
potranno in ogni caso calare drammaticamente, nel futuro. Perché
sono cresciuti i prezzi della terra e i prezzi dei mezzi tecnici per
lavorarla. Perché è cresciuto il prezzo dei carburanti che alimentano le macchine e anche quello di alcuni prodotti chimici. Anche il
forte aumento dei noli marittimi sta facendo la sua parte.
Dunque mentre molti Paesi stanno limitando o addirittura bloccando le proprie esportazioni, altri stanno decidendo di raggiungere
solo i mercati di sbocco più vicini. <<Di fronte a questo contesto,
la produzione europea ha concrete possibilità di ampliare le proprie
prospettive commerciali >> spiega Anna del Ciello dell’Ente Risi
di Milano <<profittando di una congiuntura favorevole che dovrebbe essere trasformata in una condizione strutturale>>.
Il Rice out look prodotto dal Governo Usa sulla produzione mondiale di riso, conferma per l’annata 2007-2008 la produzione di
420, 6 milioni di tonnellate di riso lavorato, un livello che supera
dell’1% i risultati delle due campagne precedenti. Il dato è dovuto
principalmente all’aumento delle superfici coltivate a riso in Cina,
in Vietnam, in Thailandia e Indonesia, dove si è appunto avuto il
recente blocco dell’export. Il consumo totale però continua a superare la produzione, si attesta a 423,7 milioni di tonnellate. I paesi
dove si è registrato il maggior aumento dei consumi sono ancora
una volta la Cina, l’India, l’Indonesia, le Filippine e la Nigeria. Le
scorte complessive sono scese ai livelli del 1983-84, siamo intorno
alle 72 tonnellate. Tra i Paesi che coltiveranno meno riso spiccano
Cuba (-32 mila tonnellate) ed Egitto che ha anche annunciato una
stretta nell’export per consentire una stabilizzazione dei prezzi interni. Si
azzera del 90% la produzione risicola nel sud dell’Australia e si impennano
il superdeficit del Bangladesh e gli acquisti di riso, per i quali sono stati
spesi 456 milioni di dollari nel 2007 a fronte dei 42 milioni del 2006 a causa
dei danni provocati da alluvioni e dal ciclone Sydr.
Sale anche la produzione di riso in Usa e crescono anche i prezzi. Per il
2007-2008 il raccolto dovrebbe raggiungere i 197, 5 milioni di cwt, in aumento del 2% rispetto a un anno fa. I seminativi, fissati a 2,76 milioni di
acri, sono di 77 mila acri inferiori a 12 mesi fa. Le motivazioni di questo
calo sono da imputarsi al rialzo dei prezzi di alcuni prodotti in competizione
con il riso, oltre che all’incremento dei costi per carburanti e fertilizzanti, in
particolare il potassion che ha raggiunto quotazioni decisamente alte, pari a
400 dollari la tonnellata. Sul fronte dei prezzi, l’aumento in Usa è costante
per il riso greggio a causa delle condizioni globali di mercato, della forte richiesta di export e di prezzi alti per altre granaglie e semi da olio. L’export
dovrebbe toccare i 111 milioni, con un incremento del 20% rispetto allo
scorso anno. Il rapporto scorte utilizzi è al livello più basse da questa parte.
Le importazioni dovrebbero raggiungere i 21,5 milioni di cwt, in crescita
del 4% rispetto allo scorso anno.
La corsa delle quotazioni internazionali si sente di riflesso in Europa. Le
importazioni crescono ma meno del previsto. Tuttavia va evidenziato che a
fine febbraio è scattato il periodo di osservazione per l’aggiornamento dei
dazi all’import. Per il riso semigreggio da tempo è stata superata la soglia
prevista dagli accordi con gli Usa. Il dazio resterà fissato per il prossimo
semestre a 65 euro per tonnellata, senza alcun cambiamento. Per il riso lavorato, da quando è stato sottoscritto l’accordo con la Thailandia, sarebbe
ormai arrivato il tempo per applicazione della tariffa di 175 euro (invece di
145) per il dazio all’importazione. Per questo motivo non c’è alcun dubbio
che il mercato europeo sia ampiamente in grado di assorbire a prezzi interessanti la produzione interna.
GLI EFFETTI DEL RALLY DEL RISO SULLA SITUAZIONE ITALIANA: SERVE PIU’ LUNGO A MA GLI AGRICOLTORI TEMPOREGGIANO
Di fronte a questo scenario in ebollizione, in Italia si va controcorrente. Le riserie chiedono più semine e più produzione, invece gli agricoltori sono prudenti.
Alcuni hanno aumentato le semine di orzo e di soia, che a fronte di minori costi e minore rischio, offrono profitti migliori della semina di riso. Altri lamentano che
le varietà lungo A si sono deprezzate, mentre aumentano le lungo B. <<Ma lo scenario sta cambiando, anzi è già cambiato >> insiste il presidente degli industriali
Mario Preve, amministratore delegato della Riso Gallo. <<Rischiamo di perdere mercato. L’ingresso di Paesi dell’Est che consumano riso e hanno una produzione
insufficiente, ha aperto spazi tutti da coprire. Il lungo A avrà spazi enormi da coprire, l’indice europeo è deficitario rispetto alla domanda, eppure ci si rifugia
nel mais>>. Se venissero confermati i dati del sondaggio condotto dall’Ente Risi (vedi tabella) la risicoltura italiana, nel primo trimestre di quest’anno avrebbe
imboccato una strategia di breve periodo che nel medio e lungo termine può rivelarsi pericolosa. Ma la stagione delle semine non è ancora finita, i dati ufficiali si
avranno a breve. Per ora le previsioni ci dicono che l’ettarato coltivato a riso in Italia dovrebbe aumentare di circa 27mila ettari per la maggior parte con varietà
di tipo indica, adatte al consumo in Nord Europa, consentendo alla risicoltura italiana di toccare i 260 mila ettari.
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I raccolti di Vietnam e Thailandia, i due maggiori esportatori di riso nel
mondo, non dovrebbero fermare il rally dei prezzi, aumentati del 20%
nell’ultimo anno. I governi hanno fermato l’export e aumentato le scorte
interne non solo perché temono la scarsa disponibilità di prodotto e disordini tra la popolazione, ma anche perché c’è una forte crescita della domanda
da parte del Medio Oriente e dall’Africa. Le offerte hanno raggiunto per la
prima volta i 500 dollari la tonnellata, un segno preoccupante per la classe
dirigente asiatica che normalmente durante la stagione dei raccolti che inizia
a febbraio, vedono scendere la domanda. Ma questo schema tradizionale
pare orma superato.
I buyers europei cercano nuovi mercati, dunque la domanda internazionale
ha cominciato a premere sulle scorte locali facendo aumentare i prezzi. Questa tendenza era già cominciata nel 2007, portando l’incremento nell’ultimo
biennio a sforare il 30%. Alcuni osservatori temono che si torni ai livelli di
10
dieci anni fa, quando la scarsità di riso fece lievitare i costi anche a livelli
superiori rispetto a quelli attuali. Le vendite all’estero sono state bloccate
anche dal Vietnam nonostante i buoni risultati di raccolto previsti per fine
mese. Il viceministro dell’industria e del commercio Nguyen Than Bien ha
inoltre affermato che in futuro sarà mantenuto uno stretto controllo sull’export risicolo e che saranno favoriti i partner di lungo corso.
Attualmente sta lavorando a un piano per estendere le coltivazioni di riso
anche nel Nord del Paese.
La paura della fame ha portato anche la ex Birmania, il Myanmar a puntare
sullo sviluppo dell’agricoltura (che impegna il 70% della popolazione) e per
assicurare l’autosufficienza alimentare. Il governo conta di poter disporre di
un surplus che potrebbe anche raggiungere le 400 mila tonnellate. Nei paesi
asiatici il consumo pro capite di riso ammonta a 510 kg nelle zone rurali e a
408 kg nelle aree urbane.
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Nelle stanze dei traders
Crude oil in cerca
Gli specialists di Tradingmatica spiegano come
di rialzo
cogliere gli spunti positivi e le correzioni a sorpresa
Massimiliano Ceccaroni
Sono molto interessanti le ultime mosse della Cina in
campo petrolifero. Il dragone si muove su più tavoli per
aggiudicarsi larghe fette di approvvigionamenti nel breve termine e posizionarsi tra i grandi colossi mondiali.
Innanzitutto ha trovato un sistema eccellente per approvvigionarsi di petrolio tirandosi fuori dai mercati
regolamentati. China Oil Corporation, negli ultimi colloqui con il ministro delle finanze della Nigeria Shamsudden Usman, ha messo sul tavolo una serie di progetti
legati a due raffinerie e un centro petrochimico. Ma in
cantiere ci sono anche piani per sviluppare l’agricoltura
nel Paese. Un totale di 30 progetti che saranno finanziati
da un pool di banche cinesi per 40 miliardi di dollari.
I lavori saranno pagati con petrolio e diritti di estrazione. China Development bank è sbarcata in Nigeria
nell’United Bank of Africa, con 3,4 miliardi di dollari
e Industrial & Commercial Bank of China (la prima al
mondo per capitalizzazione) ha acquisito il 20& di Standard Bank, il più grande sportello del Sud Africa.
E poi, proprio nell’ultima settimana, è stato annunciato con notevole ritardo l’ingresso ‘graduale’ del fondo
pubblico cinese China Invest corporation nel gruppo
francese Total, quarto colosso mondiale del settore.
Lo ha detto un portavoce del gruppo petrolifero, sulla
scia di indiscrezioni in merito. Nel giro di poche ore è
trapelato che si tratta dell’1,6%, che l’operazione vale
1,8 miliardi di euro. Total, che nel 2007 ha registrato
un fatturato di 158 miliardi e un utile di 13,5 miliardi,
potrebbe essere un buon investimento di medio e lungo
termine per il piccolo risparmiatore, perché il gruppo
transalpino – uno dei più capitalizzati della Borsa di Parigi, mostra asset sottovalutati ( lo conferma anche Ubs)
ed intende aprire sempre di più ai capitali asiatici.
Come si evidenzia sul grafico mensile, il mercato dopo aver toccato il massimo assoluto di periodo a 111,80, ha
cercato una down correzione che però non ha avuto continuità. Infatti in questo nuovo inizio mese, il trend si sta
riproponendo potenzialmente al rialzo riportando i prezzi costantemente sopra i 100$ al barile. Nel lungo termine,
il Light Crude Oil potrebbe continuare la sua ricerca rialzista, che solamente con la rottura dell’high-high 111’80
potremmo considerare come ripresa del bullish trend. In caso contrario si dovrebbe considerare l’inizio di una
fase correttiva fisiologica.Dal grafico settimanale si può notare come il movimento del mercato sia costantemente
respinto dal supporto bull/bear key 100’09.. 98’91.. 98’65.. 97’75 (ved. grafico area verde) che rappresenta il riferimento contro il quale il trend si misura in modo continuativo senza però romperlo. In pratica questo riferimento,
“viene usato” dal mercato come polo d’attrazione per le sue down correzioni, ma non riuscendo poi a romperlo
inverte improvvisamente il suo trend. Questa settimana, il mercato deve essere considerato in potenziale rialzo, in
virtù della spinta ricevuta dal supporto bull/bear key 100’09.. 98’91.. 98’65.. 97’75 (ved. grafico area verde)
L’ULTIMO MESE DEL CRUDE OIL
Guardando la chart su base mensile, si nota che il mercato dopo aver fatto una down correzione, sembra voler riprendere il bullish trend che potrà essere confermato solamente con la rottura dell’ high assoluto a 108’02. Il mercato nel lungo termine va considerato in una fase globale correttiva dove comunque rimane
indiscutibile la ricerca costante dell’azione rialzista. Dal grafico su base settimanale possiamo vedere come il sup.bull/bear key 98’50.. 98’00.. 97.05-96’92..
96’65.. 96’34 (ved. chart area verde) sia costantemente ricercato nella down correzioni del mercato, senza però essere rotto. Questo fallimento implica l’immediato cambiamento del trend che con delle brusche accelerazioni riporta i prezzi costantemente a valori più alti. In questo inizio di settimana, il mercato pur
rimanendo al momento potenzialmente in una grande fase correttiva, potrebbe ricercare continuità rialzista sfruttando ancora la spinta del forte sup.bull/bear
key 98’50.. 98’00.. 97.05-96’92.. 96’65.. 96’34 (ved. chart area verde).
L’ULTIMO MESE DEL BRENT
L’ULTIMA SETTIMANA DEL BRENT
L’ULTIMA SETTIMANA DEL CRUDE OIL
Questa settimana ospitiamo il report sul petrolio di Max
Ceccaroni, fondatore di Tradingmatica (www.tradingmatica.com), società di analisi romagnola che fornisce anche
indicazioni quotidiane e personalizzate ai suoi clienti, sia
istituzionali che privati , tramite segnali in tempo reale
attraverso Executive Web). Le sue indicazioni operative
hanno validità nella settimana corrente. Tradingmatica fornisce segnali operativi su questo strumento, provenienti da
un analista con oltre 10 anni di esperienza speculativa sul
mercato delle commodity
Il mercato nella globalità è in una fase di correzione dove i movimenti possono essere contrastanti e di grandi oscillazioni, mentre nel medio termine il trend si presenta
in una fase di potenzialità rialzista contro il riferimento chiave il supporto bull/bear key 100’09.. 98’91.. 98’65.. 97’75 (ved. grafico area verde).
Resistenze e Supporti principali Crude Oil :
R: <<110’98.. 111’80..114’07>>
res. long term
S: <100’09.. 98.91.. 98’65.. 97’75> <88’24-86’11-85’82.. 83’90-83.82-83’76>
sup.bull/bear key sup.med.term
12
Sintetizzando:
Il mercato nel lungo termine è globalmente in una fase correttiva, mentre nel medio termine si trova in una fase potenzialmente al rialzo che sfrutta la spinta ricevuta
dal sup.bull/bear key 98’50.. 98’00.. 97.05-96’92.. 96’65.. 96’34 (ved. chart area verde) per la ricerca di possibili nuovi massimi.
R: <<107’97-108’02… 111’00>>
res. long term
S: <98’50.. 98’00.. 97’05-96’92.. 96’65.. 96’34> <86’83-86’56.. 85’00>
sup.bull/bear key sup.med.term
13
Energia & Co
Enel-Gazprom, prove
tecniche di cooperazione
by Marco de Albertis
Fulvio Conti, amministratore delegato e direttore generale di
Enel ha incontrato a Mosca, nella sede centrale di Gazprom,
Alexey Miller, presidente del comitato di gestione della società russa.Nel corso dell’incontro, i due manager hanno affrontato il tema della cooperazione nei settori del gas ed del petrolio
con particolare riguardo all’ulteriore sviluppo di progetti comuni nel campo dell’elettricità e del gas, in Italia, in Russia
e in paesi terzi.Gazprom è la maggiore società al mondo che
opera nel settore del gas. Si occupa di prospezione geologica,
produzione, trasmissione, stoccaggi, trasmissione e marketing
di gas e di altri idrocarburi. Con il 17% del mercato del gas
mondiale ed il 60% della quota di mercato in Russia, Gazprom
possiede le maggiori riserve di gas al mondo. Gazprom possiede anche la più vasta rete di trasmissione nel gas, la Unified
Gas Supply System of Russia che copre 156.900 km.
Gazprom esporta gas in 32 paesi e continua a rafforzare la sua
posizione sui mercati internazionali. Nel 2006 ha venduto ai
paesi europei 161,5 miliardi di metri cubi di gas e 101 miliardi
di metri cubi alla Comunità degli Stati Indipendenti e ai Paesi baltici. Enel è presente in Russia dal 2004. Ha di recente
acquisito la maggioranza della società di produzione di energia elettrica russa OGK-5. Una “genco” che possiede quattro
centrali nella Russia Europea per una potenza di 8.700 MW e
ha generato nel 2007 circa 40 miliardi di chilowattora. Enel
possiede con Eni la società Sever Energia che dispone di giacimenti di gas nella penisola di Yamal con riserve stimate per
5 miliardi di barili di petrolio equivalenti. Attraverso la joint
venture Rusenergosbyt ha venduto nel 2007 a circa 250.000
clienti 35 miliardi di chilowattora. Grazie a investimenti per
circa 4 miliardi di euro Enel è oggi il primo gruppo estero
verticalmente integrato nell’energia in Russia. Nei prossimi 5
anni, Enel ha in programma investimenti nel Paese per ulteriori 2,2 miliardi di euro.
Generali Assicurazioni detiene a titolo diretto e indiretto il
2,104% di Terna. È quanto si apprende dall’aggiornamento
delle partecipazioni rilevanti della Consob, in cui si precisa
che l’operazione risale al 26 marzo scorso. La quota è ripar-
14
-Generali entra col 2,1% nel capitale
di Terna
tita tra diverse società che fanno capo al gruppo triestino, tra
cui Alleanza Assicurazioni, Ina Assitalia e Fata Vita. La notizia ha destato una certa sopresa sul mercato. La quota è
detenuta direttamente e indirettamente tramite Toro Assicurazioni (0,032%), Das Difesa Automobilistica Sinistri (0,006%),
Iniziative Sviluppo Immobiliare (0,004%), Alleanza Assicurazioni (0,125%), Intesa Vita (0,047%), Ina Assitalia (0,9%), La
Venezia (0,451%), Fata Vita (0,027%).
Enel ha acquistato dal produttore tedesco REpower 42 aerogeneratori per una potenza complessiva di 84 MW. Le turbine, da
2MW l’una, sono destinate a tre progetti eolici di Enel Erelis,
la controllata francese di Enel, che verranno realizzati nella
regione di Champagne-Ardennes.
Gli impianti entreranno in funzionamento nella seconda metà
del prossimo anno.Enel Erelis, acquisita nel 2006, realizzerà,
entro il 2012, campi eolici per circa 500 MW in diverse regioni della Francia. Questa acquisizione conferma l’impegno di
Enel di crescere nel settore delle energie rinnovabili e la determinazione con la quale persegue l’obiettivo di diventare un
protagonista del mercato eolico francese, oggi tra i più interessanti in Europa.Enel ha annunciato di recente un programma
di investimenti nelle fonti rinnovabili e nelle nuove tecnologie
amiche dell’ambiente per 7,4 miliardi di euro, da realizzarsi
entro il 2012.
Terni Energia, società attiva nel campo del fotovoltaico ha
ottenuto dalla regione Umbria il via libera per la realizzazione del primo parco eolico nel suo territorio.
Si tratta di un impianto da 12 megawatt e il presidente Stefano Neri assicura che sarà pronto nella seconda metà di
quest’anno. La società intende sbarcare in borsa ed espandersi all’estero per attuare una crescita sia organica che
per linee esterne.
I finanziamenti provenienti dall’offerta saranno utilizzati
sia per rafforzare la presenza nel fotovoltaico che per finanziare la parte equity del parco eolico. La quotazione
avverrà sul mercato Expandi a cavallo dell’estate.
ENIA PENSA A M&A E ALLA BORSAEnia, la multi utility emiliana il cui piano
industrial promette tassi di crescita a doppia cifra sia in fatto di utili che di Ebit, si
prepara a investire 702 milioni di euro in tre province e a prendere una decisione
chiara rispetto alla sua compagina societaria. L’investitore privato può aggiudicarsi
il titolo a 9,50 euro per azione contro i 12 euro toccati a dicembre scorso e aspettare.
Massimiliano Masi, cfo della società, spenderà sulle tre provincie di Parma, Piacenza
e Reggio Emilia e si prepara con l’amministratore delegato Ivan Strozzi a decidere
gli scenari futuri e inevitabili dell’M&A. Si potrebbe partire con modelli federali, sinergici, sul modello avviato da A2A, soprattutto in settore più regolati come l’acqua
o i rifiuti. Poi si penserà al matrimonio. Enia non ha fretta perché vanta utili in crescita del 22,2% , un Ebit pari a+14%, Ebitda margin in salitao dall’11,7% al 14,5% nel
2012. Ma gli azionisti sanno che non potranno andare oltre il 2009 per prendere le
loro decisioni.Per il momento riceveranno una cedola di 0,20 euro (+43% rispetto al
2006). Masi punta a un payout attorno al 70% e conta di triplicare l’utile netto entro il
2012 a 75 milioni di euro, con un dividendo per gli azionisti ancora più ricco.
ficile la presenza di indipendenti e di indipendenti designati dalle minoranze».
Le osservazioni del fondo si sono concentrate poi sulla «mancanza di alcuni
comitati e la loro struttura. Da Edison ci aspettiamo un minimo di azione sotto
taluni aspetti - ha concluso -. La cosa più grave è il comitato di controllo interno
composto è da un solo consigliere indipendente su quattro».
ARCA SGR CRITICA EDISON. Giampaolo Novelli condirettore generale di
Arca sgr, responsabile anche del comitato di corporate governance di Assogestioni, ha sollevato critiche sul flottante ridotto al 10% di Edison, «che pregiudica agli investitori istituzionali la possibilità di essere presenti nel capitale
in maniera significativa». «La struttura del capitale ha ripercussioni negative
anche per la composizione degli organi sociali - ha aggiunto - perchè rende dif-
CRESCITA VERTIGINOSA NEI RICAVI DI GENERAL ELECTRIC. Crescono a ritmi vertiginosi i ricavi di General Electric, che ha macinato una crescita del 2%
dall’inizio del 2008, portando a -10,3% la situazione da settembre ad oggi. L’eps
atteso dagli analisti pronti a mettere sotto la lente i risultati trimestrali, dovrebbe
risultare in aumento da 0,480 a 0,513, mentre i ricavi dovrebbero passare da 38,739
miliardi di dollari a 43,598 miliardi.
EDF, PRONTA OPA SU BRITISH ENERGY. Edf, il colosso energetico guidato da
Pierre Gadonneix, punta al consolidamento della propria presenza in Europa. Secondo indiscrezioni sarebbe pronto per l’opa su British Energy. Il controllo del gruppo permetterebbe la conquista del 19% del mercato elettrico britannico, anche se
comporterà una spesa pari a non meno di 8,8 miliardi di euro e la convivenza con
il governo britannico che detiene il 32% del capitale. Edf dovrà giocare le sue carte
contro E.On, Rwe, Suez, Endesa, Union Fenosa e Iberdrola. Intanto in Spagna ha
avviato un ricorso contro il tribunale di Bilbao che chiede precisazioni a proposito
delle mire di Edf su Iberdrola.
EDISON DEBUTTA NEL SETTORE DEL FOTOVOLTAICO
Il gruppo Edison debutta nel fotovoltaico con Ecostream Italy. La partnership con Ecostream azienda del gruppo olandese Econcern, permetterà di fornire impianti
fotovoltaici partendo dall’analisi di fattibilità tecnica economica del cliente sino allo sviluppo di un progetto completamente personalizzato. Edison intende interpretare la richiesta del mercato che già si caratterizza per l’esigenza di soluzioni più personalizzate. Grazie a Ecostream e alla sua presenza operativa in tutte le fasi della
filiera, Edison potrà contare su un supporto tecnico di eccellenza. Il gruppo guidato da Umberto Quadrino intende cavalcare il mercato italiano, uno dei più promettenti attualmente in Europa per questo settore. Lo confermano i dati Gse: solo nell’ultimo anno si è avuta una vera e propria impennata di installazioni. La potenza
fotovoltaica installata nel 2007 ha raggiunto 55,87 Mw e un totale di 4896 impianti. Nello scorso anno la crescita è stata di cinque volte rispetto al 2006.
15
Gas
Williams fa correre
utili e produzione
by Marco de Albertis
Ottimo il potenziale estrattivo di alcuni terreni
ricchi di carbone e metano. Il fatturato 2007 vola
a quota 10.558 miliardi di dollari (+13% sul 2006)
The Williams Companies Inc (WMB), quotata sul listino NYSE, è stata selezionata da diversi operatori di asset management come un’attrattiva opportunità
di investimento per il 2008. E’ nel settore della ricerca, produzione, raccolta,
trattamento e trasporto di gas naturale.
WMB opera attraverso 4 segmenti principali. Il primo, “Exploration and Production”, ricerca, produce, sviluppa e gestisce riserve di gas naturale localizzate soprattutto nelle Rocky Mountain (New Mexico, Wyoming and Colorado) e nelle
regioni centrali degli Stati Uniti (Texas e Oklahoma in testa).
Il successivo, “Gas pipeline”, possiede e utilizza un sistema di pipeline di circa
22800 Km, il quale si estende in parte tra il Texas, la Louisiana e il Mississippi,
in parte tra il Golfo del Messico e l’area metropolitana di New York, rifornendo
buona parte degli stati del nord est, della East Coast e del sud est del paese, e
in parte dal Nord del New Messico fino allo stato di Washington, al confine con
il Canada, passando per i paesi centro occidentali della nazione; in tale settore
operativo, WMB agisce direttamente e attraverso le società da lei controllate
Transcontinental Gas Pipe Line, Corporation Northwest Pipeline GP, Williams
Pipeline Partners, L.P ( di nuova costituzione) e partecipa a joint venture nazionali e internazionali.
Il terzo segmento, “Midstream Gas and liquids”, si occupa della raccolta e del
trattamento del gas naturale, del frazionamento, della conservazione e del trasporto di gas naturale liquido (NGL) e della distribuzione di petrolio; la società
produce altri prodotti liquidi derivanti dalla lavorazione del gas (“olefin”,come
etilene e propilene), i quali, insieme al NGL, sono utilizzati prevalentemente per
la produzione di plastica e dalle industrie chimiche.
L’ultima unità operativa è rappresentata dal “gas marketing service”, il cui compito consiste nel fornire servizi a terzi, nell’ amministrare i contratti relativi alle
attività di sfruttamento e commercializzazione del gas naturale e nel fornire un
servizio di marketing e risk management, utile, quest’ultimo, a coprire in modo
particolare i rischi derivante dalla fluttuazioni del prezzo delle materie prime
trattate.
Accanto a ciò, WMB detiene partecipazioni di società in situate in Argentina
(Apco Argentina Inc, lu cui azioni sono quotate sul NASDAQ) e nell’ovest del
Venezuela (Petrowayu S.A), entrambe attive nel settore del gas e del petrolio.
Nel territorio statunitense, inoltre, la società possiede dei territori inesplorati nel
nordest del Wyoming con un ottimo potenziale estrattivo, soprattutto di metano
e carbone. Attualmente la WMB è entrata in nuovi progetti utili ad espandere
il “pipeline system” a sua disposizione, in particolare sulla costa pacifica e nel
nord est degli Stati Uniti. La società, nell’anno appena conclusosi, ha fatto registrare un fatturato consolidato di $10,558 miliardi con un aumento del 13% rispetto al 2006, ed un incremento del 4,90% dei costi totali di produzione, dovuto
soprattutto ad un accrescimento degli ammortamenti e svalutazioni, associata ad
una maggiore produzione, dei costi di produzione degli “olefins” e da nuove assunzioni in supporto all’attività di perforazione del sottosuolo; in aumento risulta inoltre l’ Ebit, che passa da $1,088 del 2006 a $1,865 mld (+71%) e i profitti
netti, pari a $990 milioni (EPS $1,63 vs $0,51 nel 2006). Altra voce importante
all’interno del bilancio è quella concernente le entrate da investimenti (+53%),
composta primariamente da dividendi da società partecipate, da interessi da cash
equivalent e plusvalenze su attività cedute, detenute a titolo di investimento.
Tale espansione è stata sostenuta principalmente dalla crescita fatta segnare dal
segmento Midstream, dove WMB continua a godere di margini di profitto molto
elevati, dall’incremento dei prezzi medi di vendita e dei volumi di produzione
(+21%) di gas naturale da parte dell’unità “Exploration & Pro
duction”, e da una stabile crescita nel settore “Gas pipeline”. Dal punto di vista
finanziario la società dispone di risorse e di un livello liquidità utili a finanziare
il futuro fabbisogno di investimento e ad affrontare circostanze inaspettate, oltre
a generare un’importante cash flow ( $2,237 mld, +18,40% rispetto al 2006)
attraverso l’attività operativa, il quale è assorbito in buona parte dall’attività di
investimento per lo sviluppo. The William companies detiene un totale attivo a
fine 2007 pari a $25,061 mld di cui circa il 27% è rappresentato da attività a
breve e il 60% da proprietà, stabilimenti e equipaggiamenti; esse sono finanzia-
te principalmente con debiti di lungo termine ($7,9 mld) e capitale di rischio, in
linea con la liquidabilità dell’attivo, con un dabt/euity ratio di 1,23. Nel periodo
preso in esame (2/01/08-31/03/08) il titolo, attualmente quotato intorno a $32,70
con una capitalizzazione di borsa pari a circa $19,4 mld, ha raggiunto un picco
massimo di quotazione sul listino NYSE pari a $36,99 (5/03) e un prezzo minimo pari a $30,96 (23/01).
Nello stesso arco temporale la società ha ottenuto una variazione percentuale massima e minima rispettivamente del +3,9514% (11/02) e del -6,346%
(17/01/08, giornata di forte perdita per tutto il mercato) e un rendimento medio
e mediano giornaliero pari a -0,1084% e 0,000%; da sottolineare, inoltre, gli
aumenti del 2,7566% e del 2,3687% fatti registrare nei giorni precedenti alla
presentazione dei dati finanziari dell’ultimo trimestre 2007. Nel medesimo lasso
di tempo l’azione ha evidenziato una volatilità giornaliera del 2,1458% e annualizzata del 34,064%. Attraverso un’analisi grafica si può osservare come il
titolo è rimasto in linea con l’andamento dell’indice di riferimento, ad eccezione
del periodo compreso tra l’8/02 e 19/03, in cui lo ha sopraperformato; infatti,
esaminando ulteriormente le quotazioni di mercato, si può notare come da inizio
anno ad oggi WMB abbia subito una flessione del suo valore di mercato del
7,83%, mentre l’indice “NYSE composite index” è sceso dell’8,81%. Inoltre,
ponendo a confronto l’andamento il titolo con l’ “Amex Natural Gas index”,
si può evidenziare come WMB abbia fatto registrare una performance minore
lungo tutto il periodo, mantenendo, comunque, un pettern molto simile all’indice
fino agli inizi di marzo, invertendo poi la rotta. Gli analisti, che provvedono alla
copertura del titolo, hanno espresso parere positivo per quanto riguarda l’investimento nella società confermando la raccomandazione buy e, in alcuni casi,
muovendo ad essa da una posizione di “hold”, in entrambi i casi innalzando il
prezzo obiettivo.
Il target medio e mediano espressi dagli operatori sono pari rispettivamente a
$42,29 e $44, con un picco massimo di $47. Gli analisti hanno incrementato le
previsioni sugli utili, i quali ci si aspetta crescano nell’ordine del 13% nei pros-
simi 3-5 anni, più del doppio rispetto alla media di settore pari al 6%. Punto di
forza della società sono rappresentati dai solidi fondamentali a cui si aggiungono
un ROE del 16% superiore alla media dei suoi competitor (14%), utili in crescita
oltre alle aspettative e un “cash distribution” anch’esso in costante aumento. Le
previsioni positive per tali titoli riflettono il continuo progresso che il management ha ottenuto nel riposizionare la società; essa ha la possibilità di sfruttare le
attrattive opportunità di crescita presenti nel business a basso rischio “Exploration & production” e i forti margini nel settore del gas naturale liquido. The Williams companies è, inoltre, entrata nel mirino di un’importante società di investimento “Zacks Investment”, la quale ha espresso su di essa un giudizio di “strong
buy”.Le aspettative di incremento del prezzo del gas naturale, del gas naturale
liquido e delle tariffe relative alle pipeline, trainati dalla corsa del petrolio oltre
i $100 al barile, e la costante crescita della loro domanda aprono la strada ad un
promettente futuro per la società. Il gas naturale rimane un approvvigionamento
chiave il settore industriale e per il settore dell’energia, il quale vede tale materia
prima come una scelta attrattiva per nuovi impianti di generazione di potenza per
via della sua efficienza energetica. A questo contesto la società risponde con un
aumento di produzione per i prossimi anni e un incremento delle sue riserve, al
contrario di quanto sta capitando a livello statunitense ed internazionale.
Ulteriore supporto alla futura espansione della società è portato dai progetti
sviluppati nei business “Midstream” e “Gas pipeline”. Quest’ultimo si trova di
fronte ad un mercato relativo alla costruzione di pipeline in forte espansione, al
quale WMB partecipa direttamente e attraverso le sue controllate. I progetti ad
esso associati gli permetteranno, inoltre, di penetrare nuovi mercati caratterizzati
da una forte domanda, quali gli stati della West-coast e del Nordest. Altro fattore
importante che gioca a favore di WMB è rappresentato dalle nuove regolamentazioni ambientali che tendono a favorire ed incoraggiare l’uso del gas naturale
rispetto al greggio e al carbone. Negli ultimi tre mesi il titolo ha subito una
flessione a causa dell’ondata di vendite che ha colpito tutto il mercato azionario
e in parte alle prese di guadagno degli investitori dopo il forte incremento dei
periodi precedenti; a tal proposito gli operatori sostengono che la società abbia
un discount ingiustificato rispetto al settore utility, in particolare rispetto ad alcuni suoi diretti competitors.
17
Bulgari sotto esame a
Quando i mercati premiano
Basilea L’oro torna in area 950 dollari l’oncia. Ma alcuni operatori cre- i sostituti del nickel
ORO E PREZIOSI
METALLI NON FERROSI
dono che la discesa del metallo giallo non sia ancora finita
by Marco de Albertis
TRADING ROOM
by Chiara Carò
Osserviamo attentamente il mio grafico in alto con i corsi quotidiani dell’oro. Se la quotazione salisse sopra 904.7$ innescherebbe ulteriore positività al trend con obiettivo 1047.47$ da realizzare entro il 23/05/2008. Se scendesse sotto quota 904.7$
prevarrebbe il trend negativo e potremmo puntare all’ obiettivo 819.69$. Entrambi i target sarebber da centrare entro il
23/05/2008, vale a dire 35 settimane. Buon trading a tutti
Massimo D’Ambrosio ([email protected])
L’oro archivia una settimana chiusa con una
quotazione di 913,17
dollari per oncia mentre a Basilea si tiene il
momento più importante per gli operatori del
settore.
Sotto i riflettori questa
settimana c’è Bulgari
che affronta questo show
con una debolezza che
non è piaciuta affatto
agli investitori grandi e
piccoli che credono nella serietà del gruppo impegnato in vari progetti di rilancio
e sviluppo. Il titolo della maison romana di gioielli ha ceduto cede quasi 2 punti
percentuali all’indomani delle dichiarazioni del suo amministratore delegato
Francesco Trapani, che da Basilea ha rimarcato come risultano lievemente in
rallentamento le vendite nel mese di marzo a causa della crisi finanziaria, anche
se su mercati quali Giappone e Asia dove in generale il gruppo sta continuando
a crescere bene. Trapani ha affermato che nel primo trimestre la volatilita’ delle
vendite e’ stata molto elevata, a causa delle incertezze delle condizioni economico/finanziarie globali.
In particolare, mentre a gennaio e febbraio l’andamento del business e’ stato soddisfacente, a marzo si e’ assistito a un rallentamento. Circa un mese fa il manager
18
aveva detto che a gennaio e febbraio del
2008 la crescita del fatturato era stata superiore al 10%, dunque il mercato ha accolto nervosamente queste precisazioni.
I paesi dove la casa romana sta avendo i
maggiori problemi sono il Regno Unito
(in particolar modo nell’area di Londra) e
l’Italia, ma le cose vanno meglio in Asia
e soprattutto in Giappone, grazie anche
alle recenti nuove aperture di negozi nella
Ginza Tower e Omotesando. Situazione
intermedia negli USA dove si intravedono, pero’, segnali di ripresa.
Trapani ha confermato l’intenzione di
investire 100 milioni di euro durante il 2008 (contro i 117 dell’anno scorso)
principalmente nel settore degli orologi. In questo segmento, nel 2007, sono
stati infatti accusati da Bulgari dei problemi in termini di capacita’ produttiva
accompagnati da una crescita delle vendite che si è fermata al 2% a/a. Il consiglio di amministrazione di Bulgari si attende per il 2008 una incremento di
ricavi e utile netto compreso tra l’8 e il 12 per cento.
Gli analisti di Credit Suisse hanno confermato la view “neutral” su Bulgari con
target price a 8,50 euro in attesa della presentazione della nuova collezione
di gioielli e orologi. A suggerire l’acquisto si sono lanciati 7 banche d’affari,
nove preferiscono consigliare una prudente attesa e tre suggeriscono di vendere
senza perdere troppo tempo.
Piombo, rame e zinco guadagnano la ribalta
dell’LME a causa del continuo calo delle scorte.
Contina invece la “sofferenza” per lo stagno
Settimana stabile per i metalli non ferrosi all’Lme. Piombo rame e zinco
guadagnano la ribalta per il calo delle scorte, aumentano invece gli stock di
stagno passate da 8970 della scorsa settimana a 9105.
I prezzi di questi metalli sono tornati al rialzo a partire da febbraio: negli
ultimi giorni sono pervenute news positive che hanno contribuito al calmieramento dei prezzi. L’estrazione del rame peruviano per esempio è salita
del 22,6% rispetto al febbraio 2007 a quota 100.701 tonnellate e anche l’impianto cileno di Chiquicamata – che lo scorso anno aveva prodotto 896 mila
tonnellate di rame - è stato riattivato dopo il danneggiamento provocato da
una disastrosa frana.
Il future del rame ha mantenuto la sua forza anche perché alcuni osservatori
del mercato Usa scommettono su una ripresa economica dietro l’angolo.
Si sono registrati ribassi anche per il nickel, che ha visto nei giorni scorsi
l’ingresso del colosso cinese Jinchuan Group nel capitale della società australiana Fox Resources. L’operazione, che ha visto passare di mano l’1%
delle azioni, ha un valore pari a 17,10 milioni di dollari.
I cinesi di recente hanno investito anche in Tyler Resources e hanno investito 123 milioni di dollari Usa per un deposito di zinco e rame in Messico.
IL nickel sembra ‘passato di moda’ dopo un anno di massimi storici e prezzi
che avevano raggiunto i 54200 dollari la tonnellata: nel 2006 il mercato
aveva sostenuto il primo grande aumento del 17% e da allora la corsa sembrava inarrestabile.
Dalla seconda metà del 2007 in poi gli utilizzatori hanno però rallentato gli
acquisti preferendo non ritrovarsi più in casa costosi stoccaggi di acciaio
inox al nickel-cromo come in passato.
Hanno deciso di produrre acciaio contenente leghe che contengono altri metalli come cromo e manganese. Solo i cinesi come già detto continuano a
lavorare incessantemente la serie 300, di maggior pregio, anche se il consumo è sceso dall’80% al 50%.
Di fronte a questo trend, ben si comprende come la società kazaka quotata
alla Borsa di Londra Enrc, tra i primi produttori mondiali di ferro cromo e di
minerale di ferro, abbia investito 210 milioni di dollari per acquistare Serov,
una fonderia russa dalla quale escono ogni anno circa 200 mila tonnellate
di ferro-cromo.
COBAT REPLICA “NIENTE LEGHE SOTTO I MARI”. Cobat, il consorzio per il recupero del piombo e delle batterie presieduto da Giancarlo Morandi
ha lanciato la seconda edizione di “Niente Leghe sotto i mari”, iniziativa per il monitoraggio e la pulizia dei fondali portuali italiani. Con la collaborazione
del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e sotto il patrocinio del Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare partono le attività
che riguarderanno i porti di Ortona (CH), Porto Santo Stefano (GR) e Ponza (LT). La divisione sub di Marevivo si immergerà per effettuare operazioni di
monitoraggio e pulizia dei fondali, con particolare attenzione alla batterie al piombo esauste, contenenti piombo ed acido solforico, componenti altamente pericolosi ed inquinanti.Nella 1a edizione della campagna è stata di oltre 1.000 kg la quantità di sole batterie esauste raccolte nelle giornate di recupero nei porti
di Lipari, Formia e Pozzuoli. Località con una economia basata su pesca, turismo e trasporti, nei loro porti nascondevano anche una quantità sorprendente di
rifiuti urbani. Nel 2008, invece, sono previsti interventi ad Ortona, Porto Santo Stefano,Ponza. Il mare costituisce un ecosistema particolarmente esposto alla
contaminazione da parte di alcuni composti tossici contenuti negli accumulatori al piombo; in particolare l’impatto in termini di tossicità potenziale a lungo
termine sull’ecosistema marino derivante dal rilascio di batterie in mare può arrivare ad essere fino a 10.000 volte più alto rispetto ad altri ambienti, con un
effetto tossico a larga scala sugli organismi viventi, incluso l‘uomo. Inoltre, l’ingresso del piombo nella catena alimentare marina può causare fenomeni di
accumulo e bio-magnificazione, a seguito dei quali risulta compromessa anche l’integrità delle risorse ittiche a fini alimentari.
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Alluminio
Centro ricerche
Rusal a Bolzano
Il gruppo cresce del 5,39% sul Dow
By Luca Rinaldi
La stagione sui profitti delle corporate dei metalli non si apre
positivamente se è vero che il gruppo Alcoa che fa registrare
crescite del 5,39% sul Dow dall’inizio dell’anno, ma accusa
perdite del 20% dal mese di luglio 2007, presenterà un forte
calo negli utili nel primo trimestre 2008. Le stime parlano di
un eps sceso da 0,790 a 0,532 e di un aumento del fatturato
da 7,338mld di dollari a 7,908 miliardi. Nel frattempo United
Company Rusal ha ritardato di un mese l’acquisto del 25% di
OAO GMK Norilsk Nickel adducendo motivi ‘tecnici’. Rusal
finirà entro maggio, e non entro aprile, di comprare le azioni
dal miliardario Mikhail Prokhorov.
I ‘parametri principali’ dell’acquisto rimangono invariati. Rusal ha concordato l’acquisto del pacchetto azionario lo scorso dicembre. Intanto in Italia c’è quale schiarita sul futuro
dell’Eurallumina, la fabbrica di ossido di alluminio recentemente acquistata dalla multinazionale Rusal. E’ stata annunciata la ripresa dei lavori di ampliamento del bacino dei fanghi
rossi e il reperimento di ben 700 milioni di tonnellate di bauxite nei giacimento della stessa multinazionale russa. Scenari
che fanno calare il clima di preoccupazione.
Rusal ha annunciato di confermare gli investimenti ed ha stanziato 10 milioni di dollari per completare il bacino dei fanghi
rossi per consentire all’impianto di stoccaggio dei residui della lavorazione della bauxite, un’autonomia operativa fino al
2020. Per quanto riguarda la disponibilità di materia prima la
multinazionale russa ha deciso di far ricorso ai giacimenti di
casa propria evitando di rimanere stritolata dalla concorrenza,
e ha deciso di agire in regime di maggiore autonomia anche sul
fronte degli approvvigionamenti per le prime lavorazioni che
si effettuano nell’impianto di Portovesme.
La materia prima c’è e si trova nelle proprie miniere, si parla
di 700 milioni di tonnellate, ma per il momento non è compatibile con gli impianti di Portovesme e soprattutto non macinabile con i frantoi attualmente in uso. Troppa polverosità e
da gennaio, ma da luglio 2007 ha perso il 20%. Intanto il fatturato passa a
7,9 mld di dollari
quindi problemi ambientali che metterebbero in stato di allerta
gli abitanti di Portoscuso e Paringianu. Inconveniente che non
verrà tuttavia trascurato. Rusal ha infatti annunciato di intervenire sull’adeguamento degli impianti per rispettare l’ambiente
e la salute di quanti operano in fabbrica e di chi vive a poche
centinaia di metri dallo stabilimento. L’investimento dovrebbe
aggirarsi intorno a 700 mila dollari. I vertici della nuova azienda sono molto riservati.Ogni decisione viene dalla Russia e si
decide anche sulle spese di ordinaria amministrazione. Per frenare le perdite Rusal taglia sulle spese, ma cerca di ottimizzare
la produzione ed evitare gli sprechi.
La multinazionale norvegese Sapa che ha acquisito il 53% di
Alcola, sta investendo su Bolzano per creare un centro ricerche specializzato sull’alluminio. Con oltre 12 mila dipendenti
occupati in 15 Paesi,ll Sapa si candida a diventare il leader
mondiale nella produzione di profili di alluminio. La sede altoatesina occupa circa 140 lavoratori. Bolzano diverrà sede di
un centro ricerca e sviluppo per gli stabilimenti dislocati in
Francia, Spagna, Portogallo e Italia
Occasioni di investimento: Indesit, marchio storico degli elettrodomestici bianchi
Ai prezzi attuali il titolo del marchio storico degli elettrodomestici bianchi, appare sottovalutato e qualcuno pensa che non ce la farà a tornare sopra il livello dei 9,5
euro per azione.
L’azienda infatti sconta tutte le tensioni di prezzo sulle materie prime e sul prezzo del petrolio per tutto quel che riguarda i riflessi sul costo delle materie plastiche e dei
carburanti. Ma la società sembra fortemente intenzionata a migliorare il suo fatturato soprattutto in Asia e nelle aree a maggiore potenzialità di crescita come l’Europa
orientale e le nazioni dell’ex blocco sovietico.
Dunque considerando i multipli e i progetti che si intendono realizzare entro la fine dell’anno (contenimento dei costi, delocalizzazione produttiva, migliore gestione delle
politche di acquisto) anche se restano alcune incognite sulla sostenibilità della crescita, il giudizio di vari analisti è positivo.
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Acciaio
A Piazza Affari piace Danieli
Zaleski mette un piede nel capitale di ThyssenKrupp
by Nicholas de Leo
Si attende un 2008 all’insegna della stabilità per l’acciaio. Dopo anni di
corsa, la produzione di acciaio nazionale comunque non frena, nonostante
lo sviluppo esponenziale dei mercati asiatici. La Lombardia continua a guidare la classifica delle regioni in cui si produce di più con un peso stabile
superiore a un terzo della produzione totale: dal 32,54 del 2006 al 32,9 del
2007. Le acciaierie lombarde, che danno lavoro a oltre 8.500 addetti (6 mila
solo in provincia di Brescia), nel 2007 hanno prodotto 10,462 milioni di
tonnellate di acciaio, l’1,65 % in più rispetto all’anno precedente. Lo scorso
anno la produzione nazionale di acciaio si è attestata su 31,794 milioni di
tonnellate (+0,53%)., nonostante su di essa gravi l’elevato costo del lavoro,
l’applicazione della direttiva europea sulla riduzione delle emissioni dei gas
serra e la forte concorrenza di produttori di acciaio russi, ucraini, indiani
la prossima entrata in lizza dei cinesi. L’unica strada per rispondere alla
sfida è l’innovazione tecnologica e l’aumento della efficienza. L’energia nel
contempo è uno dei costi principali del settore (incide nell’ordine del 40%)
, per cui Federacciai ha già chiesto al prossimo governo la costruzione di
4 – 5 centrali nucleari.
Il settore è in forte tensione dal punto di vista borsistico grazie alle novità
della settimana. Il gruppo Danieli con basso price earning e un portafoglio
ordini che tocca livelli mai visti, appare sempre più appetibile per gli investitori. I vertici hanno firmato un contratto per la costruzione del primo
impianto siderurgico dell’Azerbaigian, con un investimento complessivo di
oltre 220 milioni di euro. Danieli ostruirà un impianto minerario – metallurgico integrato ad alta tecnologia, che produrrà 1,2 milioni di tonnellate di
acciaio all’anno, che viene a costituire il 50% della domanda di acciaio del
Paese. Il colosso italiano fornirà macchinari e ingegneria, mentre la turca
Ekon realizzerà lo stabilimento. La tecnologia adottata consentirà di trasformare direttamente i minerali in spugna di ferro e, per applicarla, Danieli
costruirà a Ganja un mega reattore di 5 metri di diametro, 35 di altezza e
350 tonnellate di peso. L’Azerbaigian è ricco di minerale di ferro, petrolio e
gas, costituisce la nuova frontiera economica dell’Europa. L’obiettivo complessivo del gruppo friulano è di arrivare a 3,8 miliardi di euro di fatturato
entro il 2010.
L’interesse degli osservatori si appunta anche sul gruppo Arvedi. La “rotativa” progettata e in via di costruzione da parte di Giovanni Arvedi di
Cremona è da ritenersi la più importante innovazione degli ultimi decenni
nel settore siderurgico. Al posto dei laminatoi tradizionali lunghi chilometri,
l’impianto cremonese occupa solo duecento metri. L’obiettivo di Arvedi è di
produrre tre volte la quantità attuale di coils di alta qualità, riducendo i costi
del 30% e diminuendo del 75% il consumo di energia per unità di prodotto.
Per i “signori” italiani dell’acciaio si tratta di un altro traguardo dopo un
buon 2007. Secondo Arvedi, a causa dell’aumento dei costi della logistica e
dei trasporti, la siderurgia del futuro – oltre al ridimensionamento dei grandi
stabilimenti – dovrà sostituire le vecchie cattedrali del passato con impianti
più piccoli, meno inquinanti e soprattutto più vicini ai mercati di consumo.
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I principali produttori indiani, con l’eccezione di Tata Steel, hanno aderito
alla proposta governativa di tagliare immediatamente le vendite estere del
metallo, allo scopo di garantire forniture sufficienti per il mercato interno.
Il governo sta studiando restrizioni anche sull’export di minerale di ferro.
Questo scenario ha contribuito a mantenere il future sull’acciaio mediterranean billets molto vicino al record degli 875 dollari per tonnellata. Gli osservatori hanno notato la controtendenza di questo trend rispetto all’indice
Crb, sceso nell’ultima settimana del 4%.
Il finanziere polacco Roman Zaleski potrebbe essere entrato nel capitale
di ThyssenKrupp, il colosso renano dell’acciaio. Il fuomo si è diffuso a
Francoforte giovedi scorso quando il titolo è+ stato investito da un’ondata
di acquisti ed è salito del 2,4%. Il finanziere franco polacco avrebbe rastrellato titoli della multinazionale tramite la finanziaria Carlo Tassara. A fine
seduta il gigante dell’acciaio ha ripiegato riducendo i guadagni allo 0,4%
con chiusura a 37,65 euro per azione. Recentemente la Carlo Tassara aveva
liquidato la partecipazione da 1,17 miliardi di euro in Arcelor Mittal.
Occasioni di acquisto: Bialetti, lo storico marchio delle macchine per caffè
e caffettiere. E non solo perché al nuovo amministratore delegato Ugo Forner è stata concessa una stock option da capogiro. Perché il titolo viaggia
sotto 1,25 euro e dovrebbe almeno riposizionarsi sopra 1,50 prima della
fine dell’anno, per recuperare credibilità.
GOMMA: OCCASIONE PIRELLI
Occasioni di acquisto su Pirelli. Societè Generale ha emesso una revisione al ribasso su Pirelli a 0,59 dai precedenti 0,72 euro per azione, per
riflettere lo stacco della cedola straordinaria. Il broker francese che stima
per questo esercizio un eps di 0,05 euro e un p/e di 10,8, sottolinea che
distribuendo 826 milioni ai soci il valore dell’azione sia oggi pari a 0,67
e non 0,83. Gli esperti francesi considerano che Pirelli potrà di sicuro
rivalutarsi rispetto a questi prezzi. Il driver sarà rappresentato dalla
creazione di valore nel core business dei pneumatici. Pirelli infatti ha di
recente acquistato il 39% della quota di minoranza di Tyre precedentemente ceduta al sistema bancario.
Sono i dati macroeconomici pubblicati dai principali Istituti di Statistica mondiali a condizinare i movimenti del mercato valutario. La settimana trascorsa ha visto un temporaneo recupero
del dollaro verso area 1,5510 contro euro in seguito ai dati americani che hanno disegnato
uno scenario globale in miglioramento seppur con qualche ombra. Positivo l’indice relativo
agli acquisti nelle aziende americane , PMI (Purchasing Managers Index, ndr), risultato a 48,2
punti contro i 44,5 previsti e i 46,7 precedenti. Il dato ha dato forza al biglietto verde che contro
l’euro ha invertito solidamente la rotta dopo che l’inflazione europea aveva spinto il cambio a
ridosso dei massimi storici a 1,5895. Ad aiutare ulteriormente il dollaro hanno contribuito i sue
indici ISM relativi al settore manifatturiero e dei servizi, entrambi positivi. Il manifatturiero
risultato positivo per 48,6 punti seppur di poco, ha battuto le stime degli analisti che prevedevano un dato stabile a 48,3; così anche l’indice dei servizi risultato a 49,6 contro i 49,3 previsti.
Spaventano le dichiarazione del Presidente della FED, Ben Bernake, che di fronte al Congresso
di Washington non ha escluso la crescita negativa nel primo trimestre dell’anno così come gli
spettri di una recessione in americana.
Secondo gli economisti affinché si possa parlare di recessione dovrebbero susseguirsi due trimestri consecutivi con crescita inferiore allo zero. A complicare la situazione ci ha pensato
il principale dato sull’occupazione americana, il Non.Farm Payrolls: il dato misura le nuove
buste paga nel settore non agricolo dell’economia a stelle e strisce. Il dato relativo al mese
di febbraio ha segnato una flessione di 80.000 unità, decisamente peggiore alle aspettative
degli analisti che prevedevano un calo di 63.000 buste paga dopo che a gennaio il calo era
stato già di 40.000. L’occupazione in Usa è passata così dal 4,8% al 5,1% e gli effetti si sono
ripercossi immediatamente sul cambio che ha chiuso la settimana ben oltre 1,5700. Le attese
per la prossima settimana sono tutte concentrate sulla riunione della Banca Centrale Europea
prevista per giovedì 9 aprile. Gli analisti scommettono quasi all’unanimità per il mantenimento
al 4,00% il costo del denaro in eurolandia.Le attese si spostano verso la consueta conferenza
stampa che segue ogni riunione di politica monetaria dell’Istituto europeo; le ultime rilevazioni
sull’inflazione europea al 3,5% al di sopra del 3,2% previsto saranno al centro del dibattito. Il
Presidente della BCE, J.C.Trichet, dovrà confermare alla platea di giornalisti finanziari la missione dell’Istituto con sede a Francoforte. La stabilità dei prezzi e l’attenzione all’occupazione
sono e rimangono gli obiettivi che l’Europa persegue anche a scapito della crescita economica.
Se venisse confermata la scarsa attenzione alla crescita economica nell’Unione Europea ed la
relativa conferma dell’attuale politica monetaria manterrebbe forte la moneta unica europea.
La settimana si è conclusa in modo decisamente negativo per lo yen giapponese. La divisa
nipponica ha subito il buon andamento di tutte le principali piazze azionarie mondiali ed l’indebitamento in yen è tornato alla ribalta insieme al carry trades.
CAMBI
LA SETTIMANA NERA
TOCCA ALLO YEN
di Gabriele Brancati
Cfx Intermediazioni
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Finanza islamica
I fondi coranici sono ormai 410 in tutto il mondo e le emissioni di bond toccano quota 206,
pari a 47 miliardi di dollari. I fondi sono cresciuti di 100 unità dall’inizio dell’anno. Come è
noto, questi strumenti non possono investire in settori vietati dai principi religiosi e inoltre non
tengono in portafoglio titoli di società che vantino un debito superiore al 33%. Le obbligazioni
islamiche (Sukuk) crescono a livelli record. Nel 2006 sono stati emessi 199 bond per un valore
di 27,17 miliardi e nel 2008 ne sono stati emessi 44 per 2,3 miliardi di dollari.
Mentre National bank of Kuwait aprirà in Svizzera una nuova banca islamica, la terza nel paese elvetico, in partnership con una istituzione saudita (le autorizzazioni sono già state ottenute) il Kuwait punta ad aggiudicarsi il settore delle telecomunicazioni della Siria. Il più grande
operatore di telecomunicazioni kuwaitiano, Zain, sarebbe interessato alla società di telefonia
Syriatel. Il presidente della società kuwaitiana, Saad al Barrak, avrebbe dichiarato, nel corso
di un’assemblea degli azionisti, che la società sarebbe intenzionata a presentare un’offerta
per la maggioranza delle azioni di Syriatel. Già nello scorso mese di dicembre l’operatore
di telefonia turco Turkcell aveva annunciato un’offerta per l’acquisizione di almeno il 51%
delle azioni del più grande operatore di telefonia mobile siriano, di proprietà dell’importante
uomo d’affari Rami Makhlouf. L’eventuale acquisto di Syriatel da parte di Zain confermerebbe
anche le voci che annunciavano un interessamento dell’operatore kuwaitiano per il mercano
yemenita. Syriatel, infatti, detiene il 10% dell’operatore dello Yemen HITS Unitel. Alla fine del
terzo trimestre del 2007, Syriatel aveva fatto registrare un fatturato pari a 29,1 miliardi di sterline siriane (circa 528 milioni di dollari), con un rialzo del 26,2% rispetto all’anno precedente.
Dell’operatore kuwaitiano Zain - che ha tra i suoi maggiori azionisti la Kuwaiti Investment
Authority ed il Khurrafi Group - si serve un’utenza pari a circa 27 milioni di unità, dislocata
in una ventina di Paesi tra il Medio Oriente e l’ Africa.
Per Hatem Abou Said, consigliere di amministrazione dell’European Islamic Investment BankPlc, il trend dell’interscambio italo-arabo, in generale, è positivo come dimostrano i «dati più
recenti che parlano di un export italiano cresciuto nel 2007 del 26 per cento rispetto all’anno
precedente mentre l’import è aumentato solo dello 0,6 per cento». Significativi gli exploit in
Arabia Saudita (+25 pc nel 2007) e nel Qatar (+60 pc). «Negli Emirati Arabi Uniti, le commesse acquisite da aziende italiane dal luglio 2006 al gennaio 2008 hanno oltrepassato i quattro miliardi e mezzo di euro», ha aggiunto Said che ha lamentato tuttavia il fatto che «fino a un anno e
mezzo fa il sistema bancario italiano era assente dalla zona del Golfo». Auspicando che «entro
la fine dell’anno si arrivi a creare una federazione bancaria italo-araba» Said ha sottolineato le
analogie esistenti tra il sistema italiano e quello del mondo arabo, entrambi caratterizzati dalla
forte presenza di piccole e medie imprese.
FINANZA ISLAMICA
E’ BOOM DELLA
NAUTICA ITALIANA
NEI PAESI ARABI
Il gruppo Ferretti di Forlì e
la Rodriquez Cantieri Navali
si aggiudicano royalties e
ricche commesse tra Dubai
e Oman
di Stefano Masullo
presidente di Assoconsulenza
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Boom della nautica italiana nei Paesi Arabi. Il gruppo Ferretti di Forlì, fondato da Norberto
Ferretti, con ricavi per 933 milioni di euro, in attesa di lanciare in Borsa la sua ipo ha firmato un accordo di cobranding con Aci real estate, un investiment company tedesca che ha
già realizzato a Dubai le tower Schumacher e Niki Lauda. Tre coppie di grattacieli saranno
griffate dal leader dei motoryacht. La prima alta oltre 120 metri sarà ultimata entro l’autunno
del prossimo anno. L’operazione sarà un trampolino di bilancio formidabile per Ferretti che
verrà usato per il branding degli appartamenti e per consolidare l’immagine del gruppo nella
patria dei Boat show e delle competizioni motonautiche più ricche del mondo. Rodriquez si aggiudica invece una ghiotta commessa. Ha costruito un catamarano per il Sultanato dell’Oman
è lungo 52 metri e largo 15,5 metri e può trasportare 22 persone di equipaggio, incluso personale dedicato all’assistenza, 200 passeggeri, ed è dotato di piattaforma per l’atterraggio
di elicotteri. Con una propulsione data da 4 motori MTU 16V4000 M71 per una potenza di
2465 Kw cadauno, può navigare alla velocità massima di 40 nodi. Il sistema di monitoraggio
e stabilizzazione della Rodriquez Marine System assicura l’utilizzo dell’imbarcazione anche
in condizioni meteo marine non ottimali. L’imbarcazione rientra in una commessa del valore
di 90 milioni di dollari, relativa alla costruzione di 5 catamarani da 52 metri che la Rodriquez
Cantieri Navali si era aggiudicata nell’estate del 2006 nell’ambito di una qualificata competizione internazionale, grazie anche al supporto finanziario prestato da Banca Intesa San Paolo
e da Banca di Roma - Gruppo Unicredito.
In Svizzera la terza
L’Arab Media Forum a Dubai il 23-24 aprile
banca coranica Il premio “Global Achievers 2008” assegnato
alla libico-tedesca Nadia Murabet
NADIA MURABET HA RICEVUTO A TUNISI
IL PREMIO “GLOBAL ACHIEVERS 2008”
L’organizzatrice di eventi libico-tedesca Nadia Murabet ha ricevuto il premio “Global Achievers 2008”
al terzo Summit internazionale dei media africani,
che si è tenuto a Tunisi. Il premio viene organizzato
dall’Agenzia africana delle comunicazioni (Aca),
che riunisce ogni anno giornalisti e operatori della
comunicazione dell’Africa e della diaspora africana. Il “Global Achievers
Award” viene assegnato a giovani emergenti del settore. Nadia Murabet è
figlia di un famoso giornalista libico, Mohamed, fondatore de “Il giornale di
Tripoli” e “The Libian Mail”. Vive fra Milano e la capitale libica ed è presidente della società Vision Media, che organizza eventi culturali, artistici e
di moda nei paesi arabi e africani. La presidente dell’Agenzia africana delle
comunicazioni, Erieka Bennet, ha presentato la Murabet come “un esempio
degli straordinari professionisti della comunità della diaspora africana, i cui
cuori e le cui menti sono puntati sui modi per sollevare l’Africa e cambiare
la nostra immagine nella comunità globale”. Nel corso del summit di Tunisi
Nadia Murabet ha annunciato la sua prossima iniziativa: un attraversamento
del deserto libico in solitario dell’esploratrice italiana Carla Perotti, la ‘signora dei deserti’, con lo slogan “Pace per l’Africa”. La data prevista per la
partenza è il 20 aprile.
La Turkish bank ha ottenuto l’autorizzazione ad aprire una filiale in Arabia
Saudita. Secondo i colloqui avvenuti tra il presidente del parlamento turco,
Koksal Toptan e il re saudita Abdallah bin Abd al-Aziz al-Saud, il Consiglio
dei ministri del regno ha approvato l’apertura di un ufficio da parte dell’istituto turco. «Questa decisione risolve il grande problema che affrontano gli
investitori turchi in Arabia Saudita», ha detto Toptan secondo quando riferisce l’agenzia di stampa turca Anadolu. ‘La garanzia bancarià è stata il maggiore problema degli imprenditori turchi con interessi nel regno. Per tale ragione gli uomini d’affari turchi devono lavorare con le banche straniere. Con
l’apertura della filiale da parte della Turkish Bank, gli imprenditori turchi
potranno ottenere da adesso garanzie bancarie dall’istituto di credito turco.
L’Egitto si conferma uno dei Paesi del Mediterraneo su cui si concentra l’attenzione italiana anche per lo sviluppo della cooperazione in campo economico. La prossima settimana, parallelamente alla visita che dal 7 al 9 aprile
il presidente del Consiglio Romano Prodi compirà al Cairo, è prevista una
missione imprenditoriale di Confindustria, Ice e Abi guidata dal ministro per
il Commercio internazionale Emma Bonino. Marco Cimini, direttore del dipartimento Promozione dell’internazionalizzazione dell’Ice, ha sottolineato
la partecipazione alla prossima missione di «circa 200 imprese italiane» che
avranno l’opportunità di incontrare oltre 3000 imprenditori locali. Si tratta,
ha aggiunto Cimini, di una «missione istituzionale che si sviluppa con seminari tecnici e che viene dopo quella di circa un mese fa in Messico».
L’impatto delle nuove tecnologie sui media arabi e le nuove forme di comunicazioni emergenti: sono questi i temi intorno ai quali verteranno i lavori
dell’Arab Media Forum che si svolgerà a Dubai il 23-24 aprile. L’evento, il
più importante dedicato ai media nella regione, tenta di dare una «nuova ed
esaustiva definizione del panorama dei media arabi incalzati dalla rivoluzione tecnologica», ha spiegato la presidentessa del Dubai Press Club Mona Al
Marri, ricordando il ruolo predominante che blog, giornali online, forum di
discussione via internet stanno assumendo e la loro forte penetrazione anche
in Medio Oriente. Alla conferenza, dal titolo ‘Unire i media arabi attraverso
la tecnologia, parteciperanno esperti ed operatori del mondo della comunicazione sia regionali sia internazionali
Le donne sono il motore del cambiamento nel mondo islamico e lo hanno
dimostrato nel corso della conferenza regionale sui Parchi della Scienza
che si è svolto a Doha. Gran parte degli oratori e numerosi partecipanti
alla conferenza organizzata dall’Unesco in collaborazione con la Fondazione Qatar, istituzione presieduta da Sahiekha Mozah bint Nasser
al Missned, moglie dell’emiro, erano infatti donne provenienti dai paesi
arabi, asiatici e africani. Anche i quattro giovani imprenditori del settore
delle tecnica delle comunicazioni che sono stati premiati a Doha, ai margini della conferenza, erano donne.
«Le donne hanno un ruolo sempre, ovunque e comunque», sostiene, Behjat al Yousefi, direttrice associata del Collegio femminile di tecniche
di comunicazione degli Emirati Arabi Uniti. «Le donne hanno sempre
un ruolo perchè sono o saranno madri, sono o saranno sorelle e mogli, e soprattutto perchè sono da sempre la forza lavoro determinante
in ogni processo di progresso sociale ed economico», precisa al Yousefi.
Parlando degli sforzi dei paesi in via di sviluppo di raggiungere nuove
mete, Behjat al Yousefi fa cenno alle difficoltà esistenti nelle società arabe. «Nel mondo arabo e soprattutto nei paesi del Golfo - dice - esiste un
divario tra il capitale umano e intellettuale e gli obiettivi che i governi
si sono posti per il rinnovamento dei loro paesi». «Gli obiettivi dei governi - aggiunge - non possono essere realizzati in tempi brevi con il
capitale umano indigeno e pertanto la modernizzazione è stata affidata
agli stranieri.
Questo, se da una parte accelera l’ammodernamento del paese, dall’altro rappresenta un ostacolo per i nostri giovani che sono chiamati prima
o poi a sostituire l’intellighenzia d’importazione». «Per colmare questo
divario - conclude al Yousefi - c’è una sola strada, quella di rafforzare il nostro sistema educativo e di renderlo competitivo sullo scenario
internazionale».Effettivamente molti paesi del Golfo Persico dedicano
più del doppio dell’Europa e dell’Occidente all’educazione e alla ricerca
scientifica e tecnologica.
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Coffee & Co.
Stabilità dopo i ribassi
Picco massimo a 2280 , forse è terminato il trend
ribassista che ha caratterizzato il mese di marzo
e quello di febbraio
by Luca Rinaldi
CAFFE’, SITUAZIONE STABILE DOPO I RIBASSI
Secondo i report di Sucden (società leader nelle consulenze sulle commodities) la settimana per il caffè, non è andata al di là di
fluttuazioni comprese in un range tra i 2270 e i 2235 a Londra e
i 133.50 e i 134.50 a New York.
Il volume di scambi è risultato sempre basso e consolidato nel
corso della settimana appena trascorsa.
Una sola puntata oltre questi range si è verificata nella mattinata
di venerdì quando a Londra abbiamo avuto un picco massimo a
2280, che non ha comunque tardato a tornare sui livelli standard
della settimana che come abbiamo detto non è stata particolarmente significativa si in ribasso che in rialzo.
Il ribasso verificatosi nel corso di questo mese, pare essersi, almeno in apparenza, fermato, il che fa ben sperare in una ripresa
anche nel breve termine.
JOINT VENTURE ILLYCAFFE’-COCA COLA COMPANY
AL BLOCCO DI PARTENZA
Intanto nel commerciale l’accordo tra Illycaffè e Coca-Cola
Company inizia a dare i primi frutti.
Dopo il memorandum d’intesa siglato per la costituzione della
Joint Venture globale paritetica rivolta al segmento premium
del caffè RTD (Ready To Drink), si è arrivati al lancio di prodotti e di un unico brand: la Ilko Coffee International. I prodotti
saranno commercializzati prima in dieci paesi europei e poi nel
resto del mondo.
Da aprile, saranno disponibili tre bevande dal nome Caffè,
Cappuccino e Latte macchiato e verranno vendute in lattine
da 150 e 200 ml.
L’accordo è frutto di una trattativa iniziata nell’ottobre 2007
che si è conclusa proprio la scorsa settimana ad Atlanta e che
porterà i nuovi prodotti in Italia dalla seconda metà del 2008
attraverso la rete distributiva The Coca-Cola Company.
Per la società di Trieste si tratta di una stimolanete partnership in quanto può accostarsi al brand col più alto valore del
mondo, mettendo a disposizione il proprio Know How sul caffè
e andando alla conquista del settore RTD, il quale è caratterizzato da un alto potenziale di crescita e redditività.
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Cacao & Co.
Trend confermato per il cacao
Eurochocolate in Costa d’Avorio.
Grande successo a Torino per il CioccolaTo 2008
ANCORA EQUILIBRIO PER IL CACAO CHE RIPRENDE IL
TREND DELLA SCORSA SETTIMANA
Venerdì si chiude in rialzo per le quotazioni del cacao, che perdono però,
rispetto alla scorsa settimana, il 2,46%, chiudendo a 2264, anche se quella
di questa settimana può essere considerata una settimana di contrattazioni
positive, ma niente novità in vista.
I futures del cacao, infatti, non dovrebbero subire grosse variazioni nelle
sessioni di scambio a venire, tutto fa pensare ad un mantenimento dell’equilibrio raggiunto nelle ultime settimane.
SEMPRE PIU’ INTENSA L’ATTIVITA’ INTERNAZIONALE DI EUROCHOCOLATE
Dopo la Cina Eurochocolate riceve la delegazione della costa d’Avorio, al
momento rappresentati della nazione che è la maggior produttrice di cacao
nel mondo.
La delegazione ivoriana era composta da Tapé Do Presidente della BCC,
la Borsa Café-Cacao e Koffi Dally, altro importante produttore di cacao
del paese.
La Costa d’Avorio intende promuovere il consumo di cioccolato nell’Africa
occidentale quale obiettivo di lungo periodo, che però necessita, preliminarmente, di due fasi fondamentali.
Innanzitutto, la sensibilizzazione del mercato locale sia per quanto riguarda
i potenziali consumatori sia i produttori locali di cacao. La seconda fase
di cui tenere conto preliminarmente è proprio questa: realizzare in Costa
d’Avorio unità produttive in grado di soddisfare la domanda del mercato
interno.
Per realizzare questo ambizioso ma concreto obiettivo la Bcc ha scelto Eurochocolate, chiedendo, nel corso dell’incontro con il Presidente Eugenio
Guarducci, di poter valutare insieme la fattibilità concreta di creare un programma di educazione al consumo di cioccolato e di realizzare un primo
laboratorio di trasformazione del cacao in terra ivoriana, grazie alla collaborazione di aziende italiane.
SUCCESSO PER CIOCCOLATO’ 2008
CioccolaTò continua a crescere e si conferma punto d’incontro per tutti gli appassionati, ma anche un’occasione di confronto per i maestri cioccolatieri, i grandi marchi,
industriali e artigianali (nazionali e internazionali) offendo la possibilità di acquisire una conoscenza a 360° dell’alimento, dei suoi impieghi e abbinamenti.
L’affluenza di questa sesta edizione 2008 ha registrato un incremento di oltre il 10% rispetto all’anno scorso, toccando quota 930mila (per un totale di cioccolato venduto di
51mila chili). Le scuole che hanno partecipato in piazza al percorso/programma educativo svoltosi in collaborazione con l’Assessorato alle Risorse Educative sono state 41,
di cui 10 materne e 31 elementari, ciascuna delle quali ha visto coinvolte più classi.
I laboratori curati da Gigi e Clara Padovani in collaborazione con Slow Food - presso il King Kong Microplex – hanno ottenuto un grandissimo successo, registrando il tutto
esaurito nei giorni di lunedì 25 febbraio (“Cake Day”), mercoledì 27 febbraio (“Creamy Day”), giovedì 28 febbraio (“Hot Day”) e domenica 2 marzo (“Wine and Beer Day”).
Negli altri giorni l’affluenza si è assestata intorno alle 40 persone.Stesso successo anche per gli ormai consueti laboratori in Piazza Vittorio, presso la struttura “Laboratorio
di CioccolaTò”: i quotidiani momenti di approfondimento goloso sul tema cioccolato, accompagnati da interviste ai protagonisti di CioccolaTò e dalle animazioni musicali
curate da Cocina Clandestina (insieme a Radio Centro 95), sono stati praticamente al completo durante tutti i dieci giorni della manifestazione.
Infine, questo CioccolaTò 2008 sarà ricordato anche per due appuntamenti “speciali”: il concerto della giovanissima band punk-rock dei Finley e l’asta di beneficenza “33
giri intorno a Tabasco”, una raccolta fondi a sostegno delle popolazioni della regione messicana gravemente danneggiata da un’alluvione nel novembre del 2007 promossa da
Slow Food e condotta da una madrina d’eccezione, Cristina Chiabotto.
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Beverage
Food World
I distributori in guerra
contro CocaCola-Illy
Intanto Red Bull lancia un gusto che
insidierà la regina delle bollicine
By Nicholas De Leo
by Katia Ferri Melzi d’Eril
Nel numero scorso abbiamo annunciato cheCoca-Cola Company e Illycaffè SpA hanno formalizzato la joint venture a livello globale, comunicata lo scorso ottobre e si preparano a
lanciare sul mercato tre nuovi prodotti a base di caffé pronti
da bere in confezione lattina a marchio Illy. I nuovi prodotti
saranno sul mercato a partire dal mese di aprile in 10 paesi
europei (in Italia arriveranno tra qualche mese). Per l’Italia la
distribuzione sarà affidata alla Coca Cola HBC, che produce
e distribuisce direttamente i brand di Coca-Cola in Italia con
competenza territoriale per tutto il Centro Nord. Fin qui niente
di strano, se no che HBc e in causa presso il tribunale civile
di Roma con i distributori italiani di bevande riuniti in Italgrob per concorrenza sleale e abuso di dipendenza economica.
Dopo la controversa acquisizione di Acqua Lilia in Italia, Coca
Cola completa dunque la gamma dei propri prodotti con una
delle nostre eccellenze nazionali: il caffé.
“Si tratta di ulteriore tassello nella politica di monopolizzazione del mercato italiano ed internazionale posta in essere dalla
Company – commenta Franco Bruno Marini, Coordinatore
nazionale Italgrob – che da tempo agisce sia sul fronte dei
prodotti che su quello della distribuzione”. Questa operazione rappresenta infatti per l’estero un ulteriore rafforzamento
della posizione dominante di Coca Cola in Europa, mentre in
Italia, oltre a ribadire il suo predominio nel mercato dei ready
to drink, Coca Cola consolida con questo nuovo tassello la sua strategia di
spersonalizzazione del consumo e di dequalificazione dell’attività degli altri
membri della filiera, con particolare riferimento ai grossisti e agli esercenti
del canale Horeca.
L’attivazione della rete di distribuzione diretta dei prodotti Coca Cola in tutti
i pubblici esercizi del Centro Nord Italia e la conseguente applicazione di
condizioni di vendita discriminanti per i grossisti, l’acquisizione della Eurmatik - società italiana di distribuzione automatica – il recente accordo con la
Federazione Italiana Tabaccai per la distribuzione di frigovetrine Coca Cola
in tutte le tabaccherie nazionali e da ultimo l’arrivo del caffé in lattina.“Ci
troviamo di fronte ad una politica chiaramente finalizzata ad un unico obiettivo: l’indebolimento della concorrenza, a scapito delle realtà più piccole, e
non stiamo parlando solo di noi grossisti - continua Marini – ma di tutti gli
attori del mercato italiano del beverage, e in particolar modo dei pubblici
esercizi”. “Da qualche anno ormai l’economia del nostro Paese stenta a decollare, e i consumi fuori casa, che risentono fortemente della progressiva
perdita di potere d’acquisto delle famiglie, non saranno certo sostenuti da
questo continuo tentativo di spersonalizzare la vendita di bevande, già favorita dall’incontrollata diffusione dei distributori automatici”.
Red Bull guida la riscossa
Red Bull lancia Simply Cola, una “premium prize” cola 100% naturale, a base di noce e foglie di cola, con caffeina ottenuta in modo naturale dai chicchi di caffè e
contenente diversi aromi quali: Vaniglia, Cannella, Lemon/lime, Zenzero ed altri. Il contenuto in caffeina sarà di 32 mg a lattina, un po’ più delle cole tradizionali, ma
la metà della quantità contenuta nella Red Bull original.
Il prodotto sarà distribuito nella lattina tipica di Red Bull ed il posizionamento del prodotto è sintetizzato dalla qualificazione “Strong & Natural” (forte e naturale),
riportata anche sulla lattina.
Sul mercato USA Red Bull ha avuto per molti anni la leadership degli energy drink. Di recente, però, secondo Beverage Digest, Red Bull dovrebbe aver perso la leadership a favore di Monster Energy (distribuito da Anheuser-Busch). In questa situazione Red Bull cercherebbe ora, sfruttando il suo affermato marchio ed il vantaggio
di avere una forte distribuzione, di aprirsi una nuova via nel segmenti delle cole ed in quello, in forte crescita, delle bevande naturali.
L’inserimento di Red Bull nel segmento cole - attualmente in calo di volumi sul mercato USA - potrebbe costituire -secondo alcuni osservatori - un possibile elemento
di rinvigorimento del mercato, con una proposta diversa dal tradizionale. Secondo altri osservatori, invece, il successo dell’operazione viene ritenuto problematico,
tenuto conto della grande forza di marketing e distributiva dei due colossi delle cole tradizionali (Coca-Cola e Pepsico), ma anche in considerazione del fatto che in
passato sono stati fatti altri lanci di “cole naturali” che però non sono mai riusciti ad andare oltre i volumi di nicchia. Viene infine fatto rilevare che presso i consumatori
di bevande naturali, cui dovrebbe essere destinata prioritariamente la nuova Simply Cola, il marchio Red Bull non sembrerebbe godere di una particolare credibilità
“naturalistica”. Altre indiscrezioni sul budget, tipo e modalità della campagna pubblicitaria e sul posizionamento di prezzo del prodotto non sono ancora state rilasciate
da Red Bull e si conosceranno solo in occasione del lancio ufficiale della nuova bevanda, che per il mercato italiano è previsto per il prossimo 9 aprile.
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Sg primo azionista di
al delisting, ma brillano
Parmalat (5,81%)Cremonini
i conti della sua controllata Marr
Il gruppo Societè Generale è diventato il primo azionista di Parmalat. L’operazione a sorpresa da 100 milioni di euro è stata
decisa alle porte dell’assemblea del gruppo alimentare che dovrà
votare il bilancio 2007 e riconfermare l’amministratore delegato
uscente Enrico Bondi. La banca francese si è avvicinata al 6%
del capitale scavalcando Jp Morgan nel controllo del gruppo di
Collecchio e prendendo le distanze da Intesa San Paolo, ferma
al 2,4%. Il patto di sindacato guidato da Lehman Brothers che
detiene l’1,174% , sostiene la candidatura di Bondi e del presidente Raffaele Picella con una maggioranza che raccoglie il
6,38%. Ma non è detto che in assemblea non ci saranno altre
sorprese da parte dei francesi, visto che il mercato detiene il
75,439% del capitale. Qualcuno ritiene che Societè Generale,
che ha investito ben240 milioni di euro in Parmalat, abbia in
mente il puro trading, essendo vicino lo stacco del dividendo
di 0,159 euro per azione, il prossimo 24 aprile. Altri ritengono
invece che il gruppo francese si muoverà come sostenitore della
lista Lehman e si comporterà da finanziatore, senza entrare nel
merito della gestione. Secondo altre interpretazioni, la mossa
di SocGen potrebbe essere al contrario un primo piede nella
società per contare di più nel medio termine, se non addirittura per rilevarne il controllo. Non deve essere neppure escluso
che SocGen si muova come portatore d’acqua per qualche altro
grande gruppo alimentare che si prepari al gran boccone Parmalat. Tutte queste manovre possono di sicuro interessare il trader
privato che potrebbe addirittura trarne profitto nella settimana
assembleare. Pochi osservatori al momento scommettono su un
brusco ricambio al vertice di Parmalat. Per ora candidati non se
ne vedono e Bondi non solo ha dimostrato di saper risollevare
il business della società (anche a colpi di citazioni per danni nei
confronti delle banche coinvolte nel crack), ma ha anche dimostrato di avere le idee chiare per guidarne
la crescita esterna nel 2008. Attualmente può spendere circa 1,7 miliardi di cash, grazie alle transazioni
con le banche citate per danni e al debito sostenibile dalla società.
Corona, la birra di importazione più venduta negli Usa, con una quota di mercato del 28%, si trova
in difficoltà per l’aumento del 4-5% dei prezzi varato dall’importatore nel corso dello scorso anno. I
problemi dell’economa hanno influito su un bene di lusso relativamente economico come la birra di
importazione. Il brusco calo delle vendite è da ricondursi ancora una volta al malessere del mercato
immobiliare nel sud della California e in Arizona, che ha contribuito al brusco calo delle vendite nei
negozi di alimentari.
Cremonini ha deciso il delisting. La famiglia che controlla la società ha deciso il lancio di un’opa volontaria sul flottante, pari al 31% del capitale. Il prezzo offerto, pari a 3
euro per azione, offre un premio del 14% sui 2,66 euro per azione toccati alla fine dell’ultima seduta precedente l’annuncio. Negli ultimi 12 mesi il titolo non ha mai toccato
questa soglia. Il mercato ha accolto positivamente la proposta e si sono visti scambi record nella giornata di lunedì a oltre 5 milioni di pezzi contro i 250 mila della giornata
media.ò A beneficiare dell’operazione è anche Marr, l’altra società del gruppo. L’opa viene gestita da Bidco Srl, in cui confluirà il 58,1% delle azioni detenute da Luigi Cremonini (che in totale controlla il 59,95% del capitale) attraverso Cremofin e Ci-eErre Lux e avrà un valore di 131,9 milioni di euro. Il delisting è stato deciso a causa dello
sviluppo della controllata Marr il cui fatturato ha superato quello della controllante e dopo la joint venture siglata con il colosso brasiliano Inalca. La famiglia ha deciso di
varare una riorganizzazione industriale e una focalizzazione delle proprei attività sul reparto ristorazione. Le due principali società in questo business sono Chef Express e
Roadhouse Grill che insieme hanno generato nel 2007 un fatturato di 440 milioni di euro. La prima è il secondo player europeo per la ristorazione a bordo treno, Roadhouse
Grill ha lanciato 12 steak house in varie regioni d’Italia e ora punta all’espansione verso l’estero. Entro 15 giorni dovrebbe arrivare l’ok sull’Opa da Consob e Borsa Italiana.
Nel frattempo Banca Aletti, Banca Leonardo, Euromobiliare e Banca Akros hanno alzato i loro giudizi da hold a buy e Mediobanca ha besso il titolo sotto osservazione. Il
prezzo offerto per l’opa pari a 3 euro è comprensivo degli 0,08 euro di dividendo proposto per il 2007.
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L’analisi dei grafici e dell’andamento dei prezzi sul mercato dei cereali di Chicago ci porta alla considerazione che la morsa della speculazione che portava qualsiasi cereale a salire senza alcun riguardo alla reale
situazione delle merci si sta allentando.La sensazione è che si sia ancora in presenza di elevata volatilità,
ma i fondamentali iniziano a riprendere peso. Il diverso comportamento di mais e grano riteniamo possano
rappresentare la conferma seppur parziale di ciò.Per avvalorare questa tesi prendiamo ora in considerazione i
principali dati usciti in settimana.Innanzitutto l’IGC (International Grains Council) ha reso note le previsioni
per il 2008-2009 relative ai raccolti di grano, in considerevole aumento rispetto ai quantitativi già record del
2007. per quanto riguarda il mais, si ritiene invece probabile una riduzione della produzione seppure in misura
ridotta.Conferme di ciò arrivano dall’USDA (dipartimento USA per l’agricoltura). Nella prossima stagione le
“intenzioni di semina” dei farmers americani lasciano prevedere un aumento per quanto riguarda soia e frumento, anche se in misura inferiore; tutto ciò si verificherà a scapito di mais e cotone. La scelta è abbastanza
scontata dopo i rialzi dei prezzi degli ultimi mesi, ma la tendenza sembra comunque superiore a quanto previsto in precedenza. In particolare si pensa che i terreni dedicati alla soia aumenteranno ben del 18 % e del 6 %
per il grano.Per il mais le superfici saranno in lieve calo ma comunque su livelli storicamente elevati.
Il timore maggiore resta legato comunque all’utilizzo del mais per la produzione di etanolo. Si calcola infatti
che il 30 % del mais americano sia destinato a produrre etanolo ed il permanere di tensioni sui prezzi petroliferi
potrebbe portare ad una rapida e drastica diminuzione degli stock mondiali.Sarà quindi probabile nei prossimi
mesi assistere ad una forte correlazione tra i grafici e gli andamenti di petrolio e mais. Una correzione dell’uno
dovrebbe portare ad una discesa dell’altro e viceversa.
Mais: continua la marcia inarrestabile del mais sul mercato CBOT. Sembra che la speculazione, dopo aver
allentato la presa sugli altri cereali, si sia concentrata su questa commodity. Le divergenze sugli indicatori daranno a breve risultati in correzione e quindi consigliamo di alleggerire eventuali posizioni rialziste. il trend è
fortissimo e non bastano le divergenze sugli indicatori per poter parlare di correzione. Primi livelli di possibile
inversione solo sotto 550 circa in prima battuta.
Seme di Soia: come previsto la scorsa settimana il mercato è tornato a scendere per ritoccare i recenti minimi.
Poi si è improvvisamente fermato con una figura tecnica di possibile rimbalzo. Riteniamo comunque che se
il mercato non recupererà nei prossimi due o tre giorni il livello di 1350 circa assisteremo a nuove correzioni
prima della ripresa.
I livelli attuali devono comunque essere utilizzati per acquisti di merce, data l’entità della correzione dai
massimi
Olio di Soia: anche l’olio di soia ha ritoccato in settimana i minimi recenti. Ora appaiono sugli indicatori le
prime divergenze e consigliamo di utilizzare la fase di correzione per ulteriori acquisti parziali. Non ci sono
elementi per dire che il ribasso è finito ma il primo obiettivo ribassista importante è stato raggiunto
Farina di Soia: ancora una settimana di forte volatilità per la farina di soia. Dopo il forte rimbalzo della scorsa
ottava il future torna velocemente sui livelli di supporto a 310 dove forma un doppio minimo che potrebbe
avere forti implicazioni rialziste nei prossimi giorni. Scenderemo invece con buone probabilità sotto 300 in
caso di mancato superamento dei livelli attorno a 350 circa nei prossimi due o tre giorni.
TREND CEREALI
MAIS ALLE STELLE
GRANO AI MINIMI
IL GRAFICO DELLA SETTIMANA: GRANO
Ancora una settimana di correzione per il grano che segna nuovi minimi fino a 900 circa, come
non si vedeva da inizio 2008.Non registriamo ancora divergenze sugli indicatori che lascino
prevedere rimbalzi di peso. Ciononostante, come già iniziato la scorsa settimana, consigliamo
di effettuare ulteriori acquisti per iniziare a ricostituire le scorte. I prezzi attuali rappresentano
infatti un obiettivo statico rappresentato da supporti toccati ripetutamente a cavallo tra 2007 e
2008.Notiamo inoltre che ci troviamo sulla parte bassa del canalone rialzista tracciato da inizio
2007 ed anche per questo motivo ci sembra ragionevole effettuare acquisti. Per chi invece si
occupa solamente di posizioni speculative di breve termine preferiamo consigliare di aspettare
un rimbalzo per poi tornare a cercare di sfruttare la tendenza ribassista in essere.
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di Giorgio Guerrini
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Coloniali
Lo zucchero si prepara
Il rally sarà direttamente collegato alla crescita
alla riscossa della superdomanda mondiale di bioetanolo
by Luca Rinaldi
TRADING ROOM
La quotazione dello zucchero è una scommessa davvero interessante e io personalmente lo seguo ogni giorno dal primo gennaio
scorso. Il contratto dello zucchero vale 112.000 libbre. Nel grafico sottostante potete seguire la mia strategia di trading.
Guardando al possibile trende nelle quotazioni del future, un rally di prezzo sopra 11.25$ innescherebbe una ulteriore positività ,
si potrebbe seguirla con obiettivo 13.75$ da realizzare entro il 20/06/2008.Se in settimana il prezzo scendesse invece sotto quota
11.25$ si potrebbe puntare sull’approfondimento della negatività con obiettivo 9.87$ da realizzare entro il 20/06/2008 cioè entro 55
sedute. Massimo D’Ambrosio ([email protected])
Si prepara un rally anche per lo zucchero, che dopo essere passato da 10 a 15 centesimi di dollaro per libbra a febbraio era
ridisceso del 20% di fronte alle previsioni di un surplus produttivo mondiale. L’International Sugar Corporation diretta da Peter
Baron, ritiene che il prezzo della più dolce delle materie prime
potrebbe essere direttamente collegato a quello del petrolio nel
futuro. Se la domanda mondiale di carburanti alternativi fosse
in salita, infatti, aumenterebbe molto la domanda di bioetanolo
ricavato dalla lavorazione dello zucchero.
Questo fenomeno potrebbe comportare un trend rialzista per i
prezzi del future dello zucchero trattato all’Ice di New York e
presto potrebbero essere toccati i 16 centesimi di dollaro per
libbra invece degli attuali 11 centesimi, dunque ci si appresterebbe a fronteggiare un recupero delle posizioni precedenti e un
balzo in avanti dei prezzi, un rialzo del 40% stando ai prezzi di
oggi. Ma forse non sarà tutta colpa della produzione indiana che
scenderà del 15%, anche se il continente asiatico resterà sempre
il secondo produttore al mondo alle spalle del Brasile. Va dato
atto che gli agricoltori locali hanno preferito dedicarsi ai cereali
e agli olii vegetali destinati alla produzione di carburanti, che
offrono margini più intressanti.
E che le autorità indiane hanno deciso una misura impopolare,
l’eliminazione dell’incentivo al trasporto pari a 36 dollari per
tonnellata. Ma ci si dovrà confrontare anche con la minor produzione di zucchero dell’Ucraina e con un aumento dei prezzi dei
prodotti alimentari che sarà continuo fino al 2014 e comprenderà
anche lo zucchero. E con l’intenzione del Messico di diventare
un vero e proprio gigante mondiale dei bioetanolo. Dunque la
volatilità nei prezzi in futuro potrebbe essere molto alta.
Per scommettere sullo zucchero con minori rischi se non si ha
troppa dimestichezza col trading, a Piazza Affari sono quotati
un Etc di Etf Securities e un certificato di tipo benchmark di
Abn Amro.
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Risparmio gestito
Fondi specializzati
I top sull’oro hanno
Un battuto
nuovo fondo di Schroeder premia le società che
investono sull’ambiente
Mliif
l’immobiliare Black Rock Merill Lynch ha lanciato
New Energy, fondo specializzato sull’acqua
by Katia Ferri Melzi d’Eril
I fondi sono una delle migliori opzioni per chi voglia diversificare una parte del suo portafoglio seguendo una logica
‘settoriale’. Per centrare tale obiettivo possono essere utilizzati anche gli Exchange traded funds o i futures che, tuttavia,
spesso presentano carenze operative rispetto ai fondi. La maggior parte dei fondi settoriali dedicati alle materie prime fanno
capo in larga parte alle società di gestione estere. Si possono
richiedere per costruire portafogli dinamici e realmente specializzati. A tal proposito è importante ricordare che una buona
diversificazione dei propri investimenti deve essere basata su
strumenti capaci di mostrare una correlazione bassa o negativa tra i prodotti ospitati in portafoglio. I sostenitori dei fondi
dedicati alle materie prime in questi giorni mettono l’accento
sulla diversità di performance ottenute dai fondi specializzati
nel segmento ‘oro e metalli preziosi’ rispetto a quelli del settore ‘banche e finanza’. L’analisi dei rendimenti ottenuti a partire
da giugno del 2007 mostra che il primo gruppo ha realizzato
in media un +16% e il secondo ha chiuso il periodo con un
calo medio del 29%. Ma non bisogna dimenticare che i fondi
appartenenti alla categoria ‘risorse naturali’ (in cui l’energia è
una delle componenti fondamentali) nonostante il gran battage che se ne fa, hanno accumulato un po’ di perdite in questi
ultimi otto mesi. Dimostrano performance molto soddisfacenti
se si allarga l’orizzonte temporale agli ultimi anni. Anche qui
però la vittoria è schiacciante, se si vanno a confrontare i risultati con quelli per esempio disastrosi dei fondi specializzati sui
titoli del settore immobiliare, che hanno accusato una debacle
del 23%.
Nel panorama di riferimento attuale, dove l’emorragia dai
fondi (italiani e non) è continua e scoraggiante, come si fa a
scegliere un buon fondo settoriale? Gli eseperti utilizzano le
analisi che esaminano le relazioni tra gli indicatori macro, l’andamento del mercato e i singoli indicatori settoriali per cercare
di anticipare i comportamenti dei fondi setoriali e capire qual è
il momento giusto per entrare o uscire. Vari analisti hanno forti
dubbi sulla sostenibilità di medio termine delle quotazioni nel
settore dei cereali, perché dovranno presto intervenire ancora i
governi centrali. Dunque i risparmiatori si chiedono se vale la
pena o no di sottoscrivere fondi specializzati adesso. In altri
casi invece il problema è quello di capire se è il momento di
investire nei fondi specializzati in società che lavorano l’idrogeno o se credere di più alle fonti rinnovabili come il vento e
il sole. Gli strumenti a gestione attiva che puntano a ottenere
performance superiori a quelle registrate dagli indici benchmark, insomma, sono sempre difficili da valutare con le armi
del risparmitore privato. Che spesso appare disorientato dalle
contraddizioni che circolano nel settore dei fondi a proposito
della classificazione e dalla continua apertura di nuovi prodotti
che talvolta nascono per la chiusura repentina di altri. E’ bene
farsi seguire da un consulente specializzato dunque e farsi
sempre consegnare il materiale informativo, senza dimenticarsi di chiedere informazioni sui titoli attualmente presenti
in portafoglio e sull’eventuale esposizione valutaria che ci si
dovrà accollare scegliendo fondi fuori dall’area euro.
ANCHE BLACK ROCK PUNTA SULL’ACQUA
Mliif New Energy, il fondo di Merrill Lynch BlackRock
acquistabile anche in Italia, ha un rendimento triennale di
tutto rispetto. Pictet PF Water, il fondo specializzato sulle
risorse idriche è un altro prodotto specializzato sull’oro
blu. Scommettere sui titoli delle aziende che trattano e
distribuiscono acqua, è una delle migliori strategie di investimento per i prossimi dieci anni. Lo sostiene Chris
Mayer, uno degli analisti americani più convinti su questo
tema: le cinque azioni del suo portafoglio Blue Gold gli
hanno dato soddisfazione.“Mi sono convinto che l’acqua
costituisce un’enorme opportunità due anni fa, durante
un lungo viaggio in Cina”, ha dichiarato l’analista, “ero
andato per studiare l’industria manifatturiera, la Borsa
in generale, ma attraversando il Nord, con sconfinate aree
secche e polverose, mi sono reso conto di quanto l’acqua
fosse scarsa e importante”.
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Etf
Trading
Ottanta espositori pronti per
l’ Italian Forum di Rimini
by Nicholas de Leo
Global Future lancia una
nuova piattaforma per il forex
ITForum ’08 Investment&Trading che, giunto alla nona edizione, vedrà la
presenza a Rimini giovedì 15 e venerdì 16 maggio di oltre 5000 persone.
Grazie alla massima offerta di didattica disponibile in Italia e agli oltre
80 espositori (banche,Sim, SGR e broker), i risparmiatori e gli operatori
fanno esperienza dal vivo, imparando a gestire meglio il patrimonio finanziario.
Se è vero infatti che la volatilità dei mercati è considerata un rischioper
gli investimenti, essa rappresenta anche una grande opportunità per tutti
coloro che hanno dimestichezza con gli andamenti dei titoli azionari. Durante le due giornate di Investment&Trading Forum ‘08 gli analisti più
celebri al mondo interverranno presentando alcune fra le loro tecniche più
efficaci per battere i mercati.
Nei 3000 metri quadri attrezzati per accogliere i convegni e i workshop, la
didattica gratuita, offerta dagli esperti di analisi tecnica e dai più autorevoli relatori, illustrerà tutte le soluzioni di investimento adatte alle proprie
esigenze.
Investment&Trading Forum e’ l’unico momento di incontro e formazione
per tutti: semplici risparmiatori, liberi professionisti, impiegati, donne,
artigiani, pensionati, promotori finanziari. Fra i guru che incontreranno
il pubblico, Claudio Baldi, scalper professionista, relatore e autore di vari
libri editi da Trading Library, che si occupa di reportistica di settore per
riviste e siti specializzati. “Tenere testardamente posizioni aperte non ha
senso.
Il trader esperto sa uscire per poi eventualmente rientrare. Bisogna intendere il trading come una vera e propria attività imprenditoriale in cui
niente è lasciato al caso”.
ITForum ’08 - La fiera indipendente del trading
e del risparmio
giovedì 15 e venerdì 16 maggio
Palacongressi di Rimini.
Ingresso gratuito.
Ufficio stampa: 02 36571260
[email protected]
www.itforum.it
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Quando il “clone”
non pare attraente
by Katia Ferri Melzi d’Eril
Gentile redazione Commodity World, volevo investire in un etf che
tuteli l’ambiente ma mi hanno scoraggiato gli andamenti di questi
prodotti nel 2008. In banca mi dicono che se si guarda ai rendimenti annuali…ditemi voi come stanno le cose. (Benedetto Liuzzo,
via email)
Global Future Exchange & Trading company si è unita con una delle
più grandi clearing house per il forex, FXCM per lanciare sul mercato
una nuova piattaforma di trading, Gs Trader fx. Fxcm offre spread inferiori, bassi fino a un pip e nessun order desk. La piattaforma Gs Trader
offre una serie di vantaggi, spiega la società. Innanzitutto sui rafici e
Indicatori: Gst è dotata di grafici, che puoi integrare con i dati storici (
fino a 5 anni prima), e arricchire con oltre quaranta indicatori tecnici,
tra i quali macd, bande di Bollinger, stocastico, media mobile e molti
altri. Si può inserire un ordine con un semplice click: Una funzionalità
che soltanto poche altre piattaforme, oltre a Gst, sono in grado di offrire è la possibilità fare trading dal grafico, posizionandosi esattamente
dove si desidera inserire l’ordine.
Si può inserire l’ordine soltanto con un click. Il Bracket: Il bracket
è forse una delle funzioni più popolari di GST: e’ un tipo di uscita
che permette di impostare la funzione “OCO” (Ordine cancella l’altro”
inserendo un ordine stop e un ordine al limite. Il primo che viene eseguito cancella l’altro. Il Trailing stop collegato al bracket consente di
spostare lo stop quando il mercato si sta muovendo in favore del trader.
Strategie automatiche: Se sei interessato alle funzionalità delle strategie automatiche di autoesecuzione GST. Con questa piattaforma puoi
tradare da solo e utilizzare strategie sulla stessa piattaforma nello stesso momento.DOM: Il Trading pad di GST propone il DOM (Profondità
di mercato), la possibilità di “trade out” uscire immediatamente dal
mercato con un semplice click e la funzione “reverse” che permette di
invertire le posizioni. Gst è adatta al trading di future e forex. Stabilita
e registrata con NFA e CFTC nel 1998, Global Futures Exchange and
Trading Company, Inc., ha la sede a Encino, California e una branch
in Florida. Global è uno dei più grandi introducing broker indipendenti
degli Stati Uniti che offre futures, opzioni, e servizio cambi stranieri
alle maggiori borse del mondo. Supportate e potenziate da una tecnologia globale, le nostre piattaforme sono studiate per assicurare potenza
, affidabilità e un valore aggiunto alle soluzioni di brokeraggio. Global
ha costruito una solida e fidelizzata clientela grazie alla propria abilità,
alti livelli di professionalità ed efficienza.
Gentile lettore,
questi strumenti quotati che permettono di prendere posizione
su un paniere di commodities diversificando e diminuendo il
rischio dell’investimento non sono però esenti da rischi. Che
sono sostanzialmente di due tipi. Un rischio sistematico, legato
al mercato di riferimento (andamento indice di Borsa, oscillazioni tasso di interesse e del tasso di cambio); un rischio specifico, legato alle caratteristiche specifiche dello strumento finanziario (andamento di un titolo rispetto all’indice di mercato).
I rischi sistematici non sono eliminabili, mentre quelli specifici possono essere rimossi attuando la diversificazione del
suo portafoglio. Anche l’indice sottostante allo strumento può
avere un andamento negativo, dunque lei dovrebbe ricoprirsi
altrove con un investimento a reddito fisso. Investire in un Etf
comunque, può apparire meno rischioso di investire in un singolo titolo. Gli etf consentono di ottenere un rendimento pari
a quello dell’indice benchmark di riferimento (a parte un limitato errore, positivo o negativo, definito tracking error) o della
materia prima sottostante in virtù di una “gestione passiva” e
di un particolare meccanismo di funzionamento detto creation/
redemption in kind.Il meccanismo di “creation/redemption in
kind” consente di minimizzare il “tracking error” (cioè la differenza di rendimento, positiva o negativa, tra clone finanziario
e benchmark).
La perfetta correlazione tra Etf e indice o tra Etc e materia
prima sottostante è garantita anche dagli arbitraggi che gli
intermediari (market makers) possono effettuare tra il valore dell’Etf ed il valore delle azioni che compongono il fondo,
o tra il valore dell’Etc e il prezzo della commodity di riferimento. Investire in un etf spesso è più conveniente che investire in un fondo.Contrariamente ai fondi tradizionali, non
prevedono nessuna commissione di “entrata”, di “uscita” e di
“performance”. Viene applicata solo la “commissione di gestione” annua e piuttosto contenuta, pari ad una percentuale fissa
del patrimonio gestito (generalmente variabile tra lo 0,2% e lo
Ma è innegabile il vantaggio
degli etf su altri strumenti
“low cost” in fatto di liquidità
0,9% a seconda dell’emittente e del sottostante). Per investire
in un etf così come per le azioni, lei dovrà pagare dunque solo
la commissione di negoziazione dovuta alla sua banca o sim al
fine di operare sul mercato di Borsa. Questi strumenti operano
infatti sul concetto di gestione passiva.
Un vantaggio innegabile per esempio rispetto ad altri strumenti come i certificati, è quello della liquidità.La liquidità di
questi strumenti replicatori di indice (Etf) o di una materia
prima (Etc) è garantita dalla presenza di un “market maker
ufficiale”che si impegna a quotare un prezzo di acquisto e uno
di vendita, con obblighi di quotazione in continua, in conformità di uno spread massimo e di una quantità minima stabiliti
dal regolamento di Borsa. Oltre allo specialist, sul merato operano “market maker non ufficiali” (intermediari che possono
sottoscrivere e chiedere il rimborso delle quote/azioni dell’Etf
secondo lo stesso meccanismo di cui gode lo specialist) e la possibilità di operare arbitraggi tra l’Etf, le azioni sottostanti e i
derivati sull’indice benchmark.
Infine, è bene ricordare cosa succede a proposito dei dividendi,
se non glielo hanno ben spiegato.
Gli Etf e gli Etf strutturati riconoscono agli investitori i dividendi incassati a fronte delle azioni detenute in portafoglio, nonchè
i proventi del loro reinvestimento e i proventi derivanti dal prestito (securities lending) delle azioni del portafoglio gestito. I
dividendi periodici (quando previsti) sono distribuiti al netto
delle spese sostenute dal gestore, ma a volte i dividendi sono
reinvestiti automaticamente nel fondo (indici total return). Gli
Etc non distrubiuscono invece alcuna cedola, dal momento che
le materie prime non generano alcun tipo di dividendo. Legga
dunque con attenzione il prospetto informativo e non si faccia
spaventare dall’andamento di un trimestre, per valutare l’opportunità del suo investimento, ma valuti semplicemente il tipo
di perdita che eventualmente Lei potrà accettare di accollarsi
nell’arco di un anno.
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Risparmio gestito
ETF Securities festeggia
il boom degli etc
by Chiara Carò
Axa e Bnp lanciano due emissioni contenenti le big mondiali nei
settor acqua ed energia
Etf Securities festeggia il boom degli Etc – su metalli preziosi e prodotti agricoli – che ad oggi rappresentano l’80% dell’attivo gestito
della società che in totale ha superato i 5 miliardi di dollari.
ETF Securities, leader mondiale nello sviluppo degli ETC, rende
noto che i migliori risultati sono stati registrati da ETFS Agricolture che ha attirato investimenti per 1 miliardo di dollari e da ETFS
Physical Gold con 900 milioni di dollari. In totale l’attivo gestito
della società, grazie agli otre 130 ETC quotati in 5 borse europee, di
cui 46 anche in Borsa Italiana, ha superato i 5 miliardi di dollari.
Gli ETC sui prodotti agricoli rispecchiano i livelli delle scorte, attualmente ai minimi record, le avverse condizioni meteorologiche
e l’aumento della domanda. Questi fattori hanno determinato gli
ottimi risultati registrati da ETFS Softs, con 170 milioni di dollari
di investimenti, da ETFS Grains, 160 milioni di dollari e da ETFS
Cotton, 130 milioni di dollari.
Diversamente la domanda degli ETC sui metalli preziosi è trainata dagli attuali fattori macroeconomici e dalle tensioni del mondo
della finanza. Il clima finanziario di questi giorni, infatti, ha alimentato la richiesta di ETFS Physical Platinum, con 680 milioni di
dollari di investimenti, ETFS Physical Silver, 170 milioni di dollari
ed ETFS Physical Palladium, 130 milioni di dollari.
A livello generale ETF Securities ha registrato un notevole aumento della domanda di ETC da parte degli investitori, che ha portato
ad una crescita dell’attivo gestito della società, da uno a cinque
miliardi di dollari solo negli ultimi nove mesi. Per rispondere al
crescente interesse, ETF Securities ha rafforzato il proprio team di
ricerca e analisi, nominando Nicholas Brooks responsabile della ricerca e della strategia d’investimento della società. Parallelamente
è stato rafforzato anche il team delle vendite con gli ingressi di Emil
Petersen, in qualità di responsabile delle vendite nei paesi nordici
e di Neil Jaimeson, rappresentante senior per le vendite in Gran
Bretagna e Irlanda.
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Sui listini americani ha debuttato il primo replicante dedicato al comparto nuclear della famiglia Powershares, che si prefiggeva di emulare
il successo del primo etf di questa famiglia, il Van Eck Global’s Market Vectors-Nuclear Energy Etf. E’ stato quotato all’American Stock
Exchange il 15 agosto 2007 e nelle prime settimane di contrattazioni
ha fatto segnare un progresso del 20%, poi ha ripiegato a seguito del
tracollo generalizzato dei mercati azionari.
Axa e Bnp Paribas hanno emesso due nuovi etf specializzati nel settore delle infrastrutture. Il lancio sul segmento Xetra della Deutsche
Borse è stato realizzato il 27 marzo scorso. Si tratta di Easy Etf Nmx30
Infrastructure global e di Easy Etf Nmx Infrastructure Europe. Ce ne
occupiamo perché nell’indice Nmx, costituito dalle 30 maggiori e più
liquide società a livello mondiale, le più rappresentate sono quelle del
petrolio e gas (26,7%) e dell’acqua (16,7%). I maggiori investimenti
vengono realizzati in Europa (46,7%), nord America (26,7%) e Asia
(20%). Anche nell’indice infrastructure Europe il paniere di 16 titoli
comprende al 25% il settore dell’acqua e al 12,5% quello delle reti
energetiche. Insomma, scegliendo questi Etf si è certi di scommettere
sulle migliori società europee e mondiali che si occupano di reti energetiche e di condutture (acqua, gas, petrolio), e di contenere i ribassi
ciclici grazie all’apporto fornito dai titoli di società che costruiscono
strade, autostrade, aeroporti e porti. In questi benchmark sono presenti
soltanto società che hanno una posizione dominante nel proprio settore,
con profili di rischio/ rendimento attraenti e flussi di cassa stabili nel
lungo periodo. Le azioni di queste società devono rispettare i requisiti
minimi di liquidità (volumi medi giornalieri e spread) e generare almeno il 50% degli utili dalla fornitura di infrastrutture di base.
I certificati di investimento, al pari di qualunque strumento finanziario, sono soggetti a
commissioni di collocamento sul mercato primario.
Al momento dell’emissione vengono applicati oneri in misura variabile che rappresentano un
puro costo a carico del sottoscrittore. Tale fardello varia in funzione delle decisioni dell’emittente, il quale dovrebbe stabilire il prezzo di collocamento in ambito concorrenziale. Gran parte del
costo è peraltro assorbito dalla rete di distribuzione piuttosto che dai costi di strutturazione.
In seguito alla quotazione sul mercato i certificati dovrebbero poter essere scambiati al loro valore equo. Certo non è univoca la definizione di prezzo equo poiché dipende dalle ipotesi valutative
oltre che dal modello di valutazione utilizzato, ma esistono prassi consolidate sui mercati.
Abbiamo più volte mostrato come i prezzi di mercato dei certificati non rispettino, nella gran
parte dei casi, il valore equo finanziario, ricavato in base alle valutazioni “di prassi”.
In particolare le quotazioni di mercato sono spesso esposte a premio rispetto al valore fair: ciò
significa che un investitore è costretto a pagare un premio di mercato per poter acquistare lo
strumento al dettaglio rispetto all’ipotetico acquisto di tutte le singole componenti separatamente. D’altra parte non è immediato accedere a strutture complesse, come ad esempio opzioni con
barriera, per un investitore retail. L’incapacità delle quotazioni degli strumenti quotati sul mercato di raggiungere il prezzo fair dipende in larga misura dalla scarsa liquidità degli strumenti
e dell’impossibilità di vendite allo scoperto. Sul book di negoziazione molto spesso si trovano
unicamente le proposte di negoziazione del market maker, al prezzo e spread da lui decisi, nei
limiti imposti dai regolamenti di borsa.
La valutazione della componente derivativa, particolarmente rilevante nella gran parte dei certificati, è dunque dipendente dal modello utilizzato e dalla “bontà” nella stima delle variabili
chiave. Gli spread praticati dal market maker risultano in un altro “problema” nella negoziazione
di certificati. Spesso in condizioni di instabilità dei mercati, come è capitato osservare in alcune
analisi pubblicate, gli spread diventano davvero eccessivi. In condizioni di normalità nei confronti di sottostanti molto liquidi al contrario risultano sopportabili. Le commissioni di collocamento rappresentano dunque un ulteriore costo per chi acquista certificati sul mercato primario.
Selezionare ed acquistare strumenti sul mercato secondario dovrebbe permettere agli investitori
di “risparmiare” almeno il costo di sottoscrizione, quantomeno dopo un certo periodo di tempo
in modo tale che le quotazioni di mercato abbiano “assorbito” il costo di collocamento.
Risulta dunque una valida indicazione operativa la preferenza all’acquisto verso prodotti quotati
sul mercato da alcuni mesi, piuttosto che l’acquisto sul mercato primario, ovvero in collocamento. Un’ultima “distorsione” nelle valutazioni riguarda l’esclusione di ogni considerazione circa
il rischio di credito dell’emittente. I certificati rappresentano una passività dell’intermediario ed
in quanto tale soggetta al rischio di fallimento dell’emittente. Considerare il rischio di credito
significherebbe ottenere valutazioni fair ancora inferiori, dunque premi nelle quotazioni di mercato ancora più elevati.
In un periodo particolarmente “travagliato” come quello attuale per il settore bancario, l’elemento rischio di credito non è decisamente trascurabile.
CERTIFICATI & DERIVATI
QUANDO GLI
SPREAD DIVENTANO
ECCESSIVI
di Carlo Mazzola (Norisk)
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world
Lab
Focus on: Malesia
Materie prime? No, elettronica e automobili
-
Risorse di base e agricoltura sono pilastri forti, ma
ora si punta all’industrializzazione. Entro il 2020
Sotto la guida del primo ministro Mahathir (1981-2003), la Malesia ha conosciuto un fortissimo sviluppo economico, trasformandosi da paese in via di
sviluppo a uno dei paesi più ricchi del sud-est asiatico, non più dipendente
solamente dalla produzione ed esportazione di materie prime.
Con la nuova politica economica, la Malesia è divenuta leader mondiale nella
produzione di componenti elettronici e primo paese del sud-est asiatico per
l’assemblaggio e l’esportazione di autoveicoli. Anche i settori dei servizi, del
turismo e della finanza hanno tratto notevoli vantaggi. Nonostante la politica
economica abbia reso possibili grandi sviluppi, rimane sempre la questione
della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza; molti contadini della
Malesia peninsulare, così come gli indigeni di Sabah e Sarawak, dipendono
ancora da un’agricoltura di sussistenza. Per risolvere questo grave problema
lo stato ha adottato alcuni provvedimenti, puntando sulla crescita economica,
lo sradicamento della povertà e, soprattutto, la trasformazione della Malesia
in una nazione altamente industrializzata entro il 2020.La Malesia ha seguito
il modello di sviluppo delle così dette “tigri asiatiche” (Taiwan, Singapore,
Hong Kong e Corea del Sud) che hanno avuto un’industrializzazione molto
veloce negli anni ’60 e ’70 e che, nel periodo tra il 1988 e il 1997, hanno visto
una crescita media del Pil del 9%. Questo sviluppo, però, è stato finanziato
soprattutto dall’estero, e ciò ha causato un alto deficit nelle partite correnti
(bilancia commerciale ed entrate e uscite dello stato) e ha contribuito alla
crisi asiatica del 1997. Simbolo degli eccessi di quel periodo sono le Petronas
Towers, l’edificio più alto al mondo per l’epoca. Dopo il 1997 il capitale che
precedentemente formava la base della crescita economica è fuggito dal paese causando il crollo del valore della valuta locale (il ringgit) e una contrazione economica del Pil stimata, nel 1998, in un -7,5%.È da notare che il paese
ha rifiutato l’aiuto del FMI (Fondo Monetario Internazionale) ed è riuscito a
tornare a crescere già a partire dal 1999, grazie allo stimolo dato all’economia
da parte del governo che nel contempo presentava dei deficit da record nei
conti statali. Negli ultimi anni, la Malesia ha beneficiato della sua posizione
di esportatore di materie prime, soprattutto per quanto riguarda l’olio di palma (un olio commestibile che può essere trasformato in bio-diesel) di cui è
il produttore numero 1 al mondo con più del 43% del totale. Le vicende del
Kuala Lumpur Stock Exchange (adesso denominata Bursa Malaysia, dopo
che nel 2004 è stata trasformata in una società per azioni ) hanno seguito lo
sviluppo economico del paese.
Nel 1977 l’indice KLCI aveva un valore di base di 100 e nel ventennio fino
alla crisi economica ha corso fino a toccare 1.278, nel febbraio del 1997. Il
crollo di quel periodo ha portato l’indice a segnare un minimo del 262 nel
settembre del 1998 (- 80% circa). I massimi del 1997 sono rimasti inviolati
fino al febbraio del 2007 e, nel gennaio del 2008, l’indice ha segnato nuovi
massimi storici sopra 1.500. Durante gli ultimi tempi, invece, l’indice ha su-
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In collaborazione con Assoconsulenza e Nikkaia strategie (www.nikkaiastrategie.com)
bito un pesante calo (-20% circa) a causa dell’incertezza politica dopo il peggior risultato degli ultimi 50 anni del partito “Fronte nazionale”(la coalizione dominante nel paese).Secondo alcuni esperti, queste elezioni potrebbero
segnare la fine della stabilità economica e politica in un paese caratterizzato
al suo interno da numerose tensioni etniche, ma altri ritengono che sia semplicemente scaduto il tempo a disposizione del partito, ora che la Malesia è
diventato un paese moderno.
OCCASIONE DA NON PERDERE: IL COTONE
La coltivazione del cotone richiede un clima caldo con frequenti piogge
durante il lungo periodo dello sviluppo delle piante e poi un clima secco
durante la raccolta poiché, una volta sbocciate, le piante sono vulnerabili
alle intemperie. Negli USA, ad esempio, la “Cotton Belt” ovvero la zona
dove viene coltivato il cotone, si trova a sud, dalla Florida fino al North Carolina e poi ancora fino alla California.Ad oggi,il consumatore numero 1 al
mondo rimane la Cina, che conta per il 40% dei consumi mondiali; uno dei
motivi di questo primato deriva dall’incentivo a lavorare il cotone grezzo in
paesi dove la manodopera ha costi inferiori rispetto all’occidente. I consumi del cotone aumentano generalmente insieme allo sviluppo e al benessere
dell’uomo e quindi non dovrebbe sorprendere che anche per questa stagione
l’USDA (il Dipartimento dell’Agricoltura USA) abbia previsto dei consumi
da record a livello mondiale. Nella recente indagine della NCC (National
Cotton Council) del febbraio 2008, gli agricoltori hanno manifestato l’intenzione di seminare nel 2008, 9,5 milioni di acri a cotone, con un calo del
12% rispetto al 2007 e addirittura il livello più basso degli ultimi 25 anni.
Facendo la media degli ultimi anni, la NCC prevede che verranno raccolti
8,76 milioni di acri, per un totale di 15,38 milioni di balle, con un calo del
19% rispetto allo scorso anno e al livello più basso degli ultimi 10 anni.
Guardando, quindi, il lato fondamentale del mercato, si possono identificare
dei consumi da record di fronte a una produzione (almeno negli USA) in
forte calo a causa della convenienza degli altri raccolti estivi. In realtà, i dati
internazionali, pur indicando un mercato in deficit di produzione rispetto
ai consumi, lasciano qualche dubbio per il prossimo futuro. La produzione
indiana, ad esempio, è stimata da record nella scorsa stagione, e le esportazioni indiane stanno facendo una buona concorrenza a quelle USA. Infine,
il FAS (il servizio di analisi dell’agricoltura estera dell’USDA) indica che
la restrizione del credito a livello mondiale, insieme all’aumento delle quotazioni del cotone, stanno abbassando i margini dei cotonifici cinesi con un
conseguente rallentamento delle importazioni.
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Libri & Nomine
A cura di Anna Ilaria Lazzeri
Il libro “Point & Figure: la prima guida completa applicata al mercato italiano”
di Maurizio Mazziero e edito dalla Trading Library nel 2004 è dedicato allo
sviluppo del metodo in questione, il cui nome fu coniato da Victor de Villiers
nel 1933, ma già in uso dalla fine dell’ottocento, rappresenta un particolare
metodo di analisi dei mercati finanziari che si basa sull’andamento dei prezzi
senta tenere conto della componente temporale in cui avvengono le variazioni,
particolarità che lo rende diverso rispetto agli altri grafici oggi utilizzati come
le candele, le barre e la linea. Il testo, diviso in nove capitoli, parte dalla spiegazione delle origini del metodo in questione per poi passare a illustrare come
si costruisce un grafico di questo tipo a indentificare quali sono i pattern di acquisto e di vendita e all’individuazione delle trendline . Nel sesto e nel settimo
capiolo, l’Autore va poi ad esaminare il calcolo degli obiettivi e quelle che sono
le tattiche e le strategie composte fino ad arrivare ad una diretta applicazione
del sistema all’interno del mercato italiano e al suo utilizzo intraday. Sono
inoltre presenti 3 appendici; la prima riporta la tabella dei valori della box size
applicata ai titoli del Mib 30, la seconda è invece dedicata al metodo giapponese
Kagi, che non si presenta più con i boxes (come avviene per il point & figure)
ma con linee sottili o spesse e che si pone come alternativa al Point & Figure
essendo anch’esso svincolato dal fattore temporale; infine vi è la presentazione
del PF graph, un software utilizzato per creare questo tipo di grafici in modo
semplice e veloce. Questo testo è dunque consigliato a tutti coloro che fossero
interessati a conoscere ed approfondire tale sistema di analisi grafica che può
rivelarsi ultile per un immediato esame dell’andamento dei prezzi, focalizzando
l’attenzione sugli andamenti rilevanti del mercato.
Il libro “Metodi statistici per l’analisi dei mercati finanziari” di Giovanni Lafratta, ricercatore di Statistica economica presso la facoltà di Economia dell’Università “G.d’Annunzio” di Chieti-Pescara dove insegna Metodi statistici per
l’analisi finanziaria, edito per la prima volta nel 2004 dalla Franco Angeli, si
propone, attraverso la presentazione di diversi metodi e modelli, di fornire al
lettore gli strumenti necessari all’interpretazione dei mercati e ad operare su
di essi.
Dopo la presentazione di Giuseppe Arabia, il Testo si divide in tre parti dedicate
rispettivamente al rischio finanziario, al Value at Risk e al Capital Asset Pricing Model. La prima sezione tratta tematiche quali l’informazione di mercato,
fornendo al lettore indicazioni sulle fonti e sulle rilevazioni dei dati, i fattori
di rischio di mercato e i metodi per la valutazione degli strumenti finanziari; successivamente, nel medesimo segmento, passa ad analizzare le tecniche
per la misurazione del rendimento (di portafoglio e relativo ai singoli asset) e
l’interpretazione statistica del rischio finanziario, visto attraverso l’aleatorietà
dei rendimenti e la volatilità. Nella seconda l’Autore si sofferma sul modello
VaR e sul Riskmetrics, illustrando la sua funzionalità e i suoi diversi approcci
applicativi: i metodi parametrici, nello specifico il Delta-Normal, e i modelli
di simulazione, storica e di Monte Carlo. Infine la terza parte è incentrata sul
modello di equilibrio dei mercati CAPM e la sua analisi statistica, considerando in particolare temi quali i portafogli ottimali, i mercati efficienti, la rappresentazione degli investimenti in termini di rischio/rendimento, fino a giungere
alla disamina del modello di asset allocation Black-Litterman. In appendice si
trovano, tra l’altro, nozioni e strumenti utili per la comprensione e l’approfondimento degli argomenti trattati.
All’interno dell’opera, inoltre, accanto alla trattazione teorica, vengono presentati alcuni esempi e casi concreti.
L’Assemblea dell’Associazione Nazionale Telecomunicazioni, informatica ed elettronica di consumo aderente all’Anie ha eletto presidente per il biennio 2008-2009
Maurizio Tucci, amministratore delegato di Selex Communications, appartenente al gruppo Finmeccanica. Tucci, laureato in economia e commercio all’Università La Sapienza di Roma e docente di organizzazione aziendale, ha svolto tutta la sua carriera manageriale in aziende multinazionali operanti nel settore dell’Itc.
Maxime Carmignac lascia Carmignac Gestion, di cui è Amministratore. Dopo aver contribuito per due anni al team di gestione di Carmignac, Maxime annuncia
la sua separazione dalla società. Entrata a far parte di Carmignac Gestion in qualità di analista di azioni internazionali nel gennaio del 2006, è stata in seguito
promossa a co-gestore del Fondo alternativo Carmignac Market Neutral, di cui ha partecipato alla creazione. François-Joseph Furry entra a far parte del team
di gestione in qualità di co-gestore di Carmignac Market Neutral. Gestore azionario esperto di temi cari a Carmignac Gestion come le materie prime, FrançoisJoseph Furry rafforzerà il team di gestione in qualità di co-gestore del Fondo Carmignac Market Neutral al fianco di Keith Ney. François-Joseph si è laureato
all’HEC ed è analista certificato (CFA). Caroline Slama, specializzata in azioni, rafforzerà la capacità analitica del team di gestione. Caroline è stata analista
presso CIC Securities e successivamente presso SG Securities, dove si è occupata principalmente del settore dei beni strumentali in Europa. La sua carriera di
analista non specializzato è proseguita presso le società d’arbitrato ADI e Ixis CIB. Membro della SFAF, Caroline, franco-americana, è titolare della cattedra di
banca, finanza e assicurazioni all’Università di Parigi Dauphine.
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CORSI ED EVENTI
Corso di formazione CIIA®, l’AIAF
riapre le iscrizioni A Milano si parla di finanza islamica, mentre a
Modena si apre il corso su Directional Options &
Futures Trading
A cura di Anna Ilaria Lazzeri
Dopo il successo ottenuto le scorse stagioni, L’AIAF - Associazione
Italiana degli Analisti Finanziari - riapre le iscrizioni alla XXXIX° edizione del Corso di formazione CIIA®
per analisti finanziari, che si propone di fornire una preparazione specifica e a livello internazionale in tema di analisi finanziaria e di gestione
di portafoglio, basata sull’operatività e sulla conoscenza della normativa in tema di mercato mobiliare oltreché dei codici di deontologia
professionale, secondo le esigenze del mercato finanziario. Il corso dà
diritto al conseguimento del Diploma internazionale CIIA® (Certified
International Investment Analyst) riconosciuto a livello europeo e mondiale, che ha visto sinora oltre 3.800 candidati superare l’esame.
Il Diploma internazionale CIIA® conferisce il riconoscimento di un
livello superiore di conoscenza dell’analisi finanziaria, comune a tutti
i Paesi aderenti all’iniziativa ed essenziale per operare nei mercati finanziari. A differenza di altre certificazioni, il diploma internazionale
CIIA® non si limita all’approfondimento delle conoscenze tecniche
internazionali, allineate alle best practise, ma garantisce anche una
specializzazione nazionale. Il corso si terrà presso la sede milanese
dell’AIAF di Via Dante, 9 dal 1° aprile all’8 ottobre 2008 con una durata di dodici ore settimanali, dal lunedì al giovedì dalle ore 16.00 alle
ore 19.00, per un totale di 255 ore, incluse 21 ore di esame e 49 ore di
preparazione all’esame internazionale CIIA®; quest’ultimo si svolgerà
in lingua italiana.Per informazioni su costi, docenti e argomenti trattati durante il corso e per iscrizioni: www.aiaf.it / [email protected] ,
AIAF Formazione e Cultura allo 02 72 02 35 00.
Il 22 Aprile, dalle ore 9.45 alle 13.30, si svolgerà presso il Centro
Svizzero di Via Palestro 2 a Milano il Seminario “l’Islam e il mondo degli affari: opportunità per l’Italia”. Dopo la presentazione
e il benvenuto del Direttore generale Fondazione ISTUD Mariela Caramazza, interverranno Hatem Abou Said Board Director
EIIB Eropean Islamic Investment Bank plc London Editorialista
di Shirkan Finance, Silvano Bettini Direttore Generale Rosss SpA,
Carlo Calenda Direttore Attività Internazionali di Confindustria
,Giuseppe Cuccurese Direttore Rete Estera Divisione Corporate &
Investment Banking Intesa san Paolo, Giancarlo Lanna Presidente
SIMEST SpA, Stefano M. Masullo Segretario Generale Assoconsulenza Direttore editoriale Shirkah (rivista di finanza islamica media
partner di Commoditywm) Rosario Carlo Noto La Diega Presidente di AMA International, Domenico Santececca Responsabile Area
Corporate ABI, Ilex Scarpellini Presidente Scarpellini a.s.v Srl. In
qualità di Chairman interverrà Marizio Guandalini Economista
Fondazione ISTUD.
Nel corso del verrà messa in evidenza l’imporanza che sta assumendo la finanza islamica moderna nel mondo; nello specifico si cercherà di chiarire come la concezione dell’economia sia influenzata dai
principi fondamentali dell’islam e come funzionano le aziende in
questo mondo. Per iscrizioni fax al num.0323.933.805. Per ulteriori
informazioni Tel.0323.933.801 E-mail [email protected]
Sono previsti ancora 6 incontri per la conferenza “Dove vanno i Mercati?” Le prossime date previste sono l’ 8 Aprile a Genova,10 Aprile a
Palermo, 15 Aprile a Roma, 22 Aprile a Bari, 9 Maggio a Cagliari, 12
Maggio a Padova. Il programma si propone di fare un punto sui mercati
azionari; in particolare Antonella De Bartolomeo, responsabile Analisi
Fondamentale su titoli di Consultique, Il responsabile Ufficio Studi di
Consultique Giuseppe Romano e il Responsabile Area Obbligazionaria
e Derivati di Consultique Matteo Trotta si soffermeranno sulla composizione, sulle caratteristiche, sulle reazioni alla crisi in corso e sui possibili sviluppi futuri del mercato italiano; Gian Luigi Pedemonte,(Head
of Sales & Marketing Retail Listed Products BNP Paribas, Italia) e il
Team equità & Derivates (BNP Paribas, Italia) spiegheranno poi come
approfittare di qualunque condizione di mercato con i certificati di investimento. Per iscrizioni fax al numero 02.58219.452-568
Dal 14 al 16 Aprile si terrà a Modena il “Corso di quarto livello D.O.F. ”
Directional Options & Futures Trading “ tenuo dai Docenti Luca Giusti
e Bruno Moltrasio della durata complessiva di 24 ore, dedicato a coloro
che sono interessati ad un nuovo approccio alla materia derivato dalla combinazione degli strumenti del Trading in futures e del trading in
opzioni; il corso si pone appunto come obiettivo quello di fondere gli
aspetti migliori dei due metodi per imparare a fare Trading in un modo
nuovo e migliore. Il programma delle tre giornate full immersion e del
costo di euro 1990 più iva, prevede inizialmente la trattazione e l’approfondimento di argomenti quali opzioni su Indici, Azioni e Futures e le
caratteristiche di questi contratti, opzioni Leaps, i Collar e creare Futures sintetici con le Opzioni, successivamente verrà analizzato tra le altre
cose come operare con Opzioni e Futures nei Trading Range, sui Breakout, sulle Inversioni e nelle Congestioni; verrà inoltre posta l’attenzione
sul Covered Write con Opzioni e Futures, sul Fence e su come sfruttare
i Pullback insieme all’analisi di moltri altri argomenti.
La partecipazione al corso non si esaurisce nelle giornate in aula ma
prevede un incontro di follow up nei 15 gioni successivi, una sessione di
coaching individuale della durata di due ore con un toutor di alpha2, un
mese di abbonamento gratuito ad Infoshare e l’accesso alla community
alpha2.
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TEMPO LIBERO
Dimore storiche, ora se
ne occupa un fondo
Piaggio lancia uno scooter granturismo
con navigatore satellitare Tom Tom
by Alessia Resta
BUSINESS ETIQUETTE
IL PIACERE DI NON
DIRLO, MA DI
ASCOLTARE
Le regole giuste quando
ci si tende la mano e ci si
incontra per la prima volta
di Nicola Santini
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Nei miei corsi mi occupo spesso di galateo comparativo, vale a dire che insegna cosa
fare e come muoversi in ogni circostanza di lavoro delicata. Dimenticatevi espressioni
come “Piacere”, quando capita di presentarsi a qualcuno per lavoro: il manager ben educato oggi tenderà la mano allo sconosciuto, dicendo semplicemente il proprio nome e
cognome, e stando ben attento a quello dell’altro. Vorrei eliminare il malcostume diffuso
di dire “piacere” nel tendere la mano a una persona che non si conosce ancora, perché
è un arcaismo ipocrita. Nessuno può sapere se sarà davvero un piacere conoscere quella
persona. Si può, al limite usare la parolina, se si viene presentati a un personaggio noto o
stimato, o che si desiderava conoscere per motivi di lavoro, aggiungendo semmai “sono
lieto di conoscerla, aspettavo da tempo questo momento”. E al momento della stretta di
mano, chi la porge deve essere sempre la persona più importante, per esempio la donna,
mai l’uomo.
Altra regola delle presentazioni politically correct è ascoltare bene il nome dell’altro. Non
c’è nulla di più maleducato - aggiunge - di non ricordare il nome di una persona appena
presentata. Altre regole di etichetta nel mondo del lavoro è presentarsi a un appuntamento
sempre puliti e ordinati, con barba e capelli curati. Le donne, in particolare, non devono
mai esagerare con il trucco o con l’abbigliamento troppo sexy o eccessivamente alla
moda e stravaganti, a meno che il settore lavorativo non sia quello della creatività (agenzie di pubblicità, spettacolo).
Ma chi decide se darsi del tu o del lei, tra due persone? Innanzitutto non ci si dà del tu automaticamente. Dovrebbe essere la persona più importante a proporlo. Può essere quella
più anziana, la donna o il cliente di riguardo a dirlo. Si passa poi al tema e-mail. Anche
i messaggi di lavoro via internet devono rispettare certe regole: non è affatto educato inviare testi con colori diversi e aggiunte di disegni che costringono il ricevente a usare altri
programmi e a perdere tempo. È buona regola mandare invece testi puri, dove si deve far
sentire la nostra partecipazione all’ argomento, senza troppe abbreviazioni che possono
essere fraintese. Inoltre è vietato usare indirizzi e-mail strani, con soprannomi e nomignoli da chat. Si deve preferire invece nome, cognome e portale con cui si lavora.
Se ci si incontra per la prima volta a un pranzo di lavoro, bisogna stare attenti alla predisposizione dei posti. I clienti devono avere il miglior posto con vista sala, e come vicini
persone con cui possono avere punti di contatto. In queste situazioni lavorative, per esempio, io non reggo proprio la maleducazione di chi, mentre si sta illustrando un progetto,
lascia squillare il cellulare. Oppure di chi invita in un bel ristorante alla moda, ma in una
sala molto caotica e poco adatta a parlare di affari.
Nel 1999 é nato , in Italia, il progetto “ Promozione
turistica delle dimore storiche italiane” a favore degli
edifici storici in stato di abbandono; questo progetto
nasce per poter riportare ville, castelli e dimore al loro
antico splendore. Altro scopo di questo progetto é la
rivalorizzazione di questi luoghi dal punto di vista turistico che di conseguenza, porterà alla creazione di
nuovi posti di lavoro.
Il primo tour operator italiano che si occupa interamente di questo progetto ha diverse iniziative, oltre
quella appunto di promuovere questo tipo di turismo
vuole anche sostenere il recupero dell’ enorme patrimonio storico e culturale del nostro Paese e allo
stesso tempo rivalutare la storia e l’arte dei luoghi in
cui si trovano queste dimore storiche. Importante per
la piena riuscita di questo progetto è anche l’aiuto che
viene dato ai proprietari di questi splendidi luoghi,
per far si che vengano conosciuti da più persone possibili attraverso anche campagne di sensibilizzazione
e di informazione.
Sempre ai proprietari viene anche fornita una consulenza durante i restauri per far si che terminati i
lavori questi edifici diventino hotel di charme, musei
o location ad esempio per matrimoni. Non meno importante è anche il lavoro di sensibilizzazione fatto
verso le istituzioni per far si che cerchino di fare di
più per valorizzare il patrimonio culturale del nostro
paese per poter portare al massimo sviluppo il turismo e far si che diventi un settore importante per la
nostra economia.
Se molte dimore sono state ristrutturate e trasformate
in luoghi di soggiorno di grande eleganza, ve ne sono
molte altre che devono essere ancora ristrutturate e
per questo è stato creato il “Fondo per la promozione
del turismo storico” per finanziare tutte le attività del
progetto; è un fondo privato che serve per incentivare
il turismo in queste residenze d’epoca.
I finanziamenti arrivano dai contributi annuali degli
Ambasciatori del turismo ( per diventare ambasciatore basta un contributo di almeno 100€ a favore del
fondo; e in seguito offrirà la possibilità di godere di
privilegi per tutti i soggiorni come ad esempio un
risparmio del 50% sulle prenotazioni dei week end
oppure fine settimana riservati in occasione di eventi
o manifestazioni) e dalle aziennde partner che sostengono il progetto e in più circa il 10% del valore delle
prenotazioni vengono versati in questo fondo. Per
ottenere maggiori informazioni si può visitare il sito
www.residenzedepoca.it ; qui ci si può iscrivere al
club , trovare le modalità per diventare ambasciatore
o semplicemente cercare il posto ideale per passare
qualche giorno.
Nella home page troviamo diverse sezioni dedicate
a cascine, masserie, antichi casali, abbazie divise per
ogni regione d’Italia. Una scelta questo mese può ricadere ad esempio sulla Masseria Cantone, a Contrada Fantese ( Ostuni); luogo ideale per matrimoni o
ricevimenti specializzata in ristorazione.
Questa masseria risale al ‘700 ed è circondata da
uliveti nella Valle d’Itria. Nel sito dell’associazione
si possono anche trovare le offerte per i soci come
ad esempio un week end nel Chianti in una fortezza
medievale diventata centro benessere a meno di 120€
per persona.
PIAGGIO LANCIA UNO SCOOTER EXTRAURBANO CON NAVIGATORE SATELLITARE
Piaggio x7 è l’ultimo scooter granturismo grintoso e agile nel traffico, realizzato dal più grande costruttore
europeo di moto.La compattezza assicura una perfetta manovrabilità nel traffico ma non solo, infatti anche
la stabilità raggiunge alti livelli. E’ uno scooter nato per la metropoli ma ideale anche per le gite fuori porta
grazie alla sua comodità.Il design di questo GT è elegante e distintivo e si differenzia dagli altri scooter
compatti per la leggerezza , il dinamismo, la stabilità e la tenuta tutte caratteristiche dei mezzi su due ruote
più ingombranti. Il pilota è al centro del progetto e lo si può notare dal fatto che questo scooter sembra disegnato intorno a chi lo guida, utilizzando materiali sportivi ed eleganti allo stesso tempo. La guida è scattante
e confortevole; i motori, da 125 o 250cc sono tutti Euro 3; il Motore Quasar 250cc a iniezione elettronica
assicura prestazioni a bassi consumi e affidabilità.
Molte sono le caratteristiche che gli conferiscono un totale controllo e un’ ottima tenuta di strada, come il
peso contenuto, la ridotta altezza della sella rispetto alla strada e i freni a disco. Anche il design è importante
e infatti la linea semplice del telaio viene interrotta dal disegno aggressivo del parafango anteriore, lo scudo
comprende i gruppi ottici dallo stile tipico dei GT Piaggio; la grafica della strumentazione è elegante e sportiva. Sono molti i colori( tutti metallizzati) e gli accessori disponibili: il bauletto in tinta ( si può scegliere
tra: Rosso Marte, Grigio Pulsar, Blu Midnight, Nero Lucido), il navigatore Tom Tom, l’ allarme elettronico,
il telo coprigambe e copriveicolo.
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