[nazionale - 36] inserti/pagine 19
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Israele-Giordania Il mondo in cifre 36 Il Mondo nel 2009 SPECIALE LA STAMPA VENERDÌ 19 DICEMBRE 2008 Israele Giordania Crescita del Pil: 2,7% Crescita del Pil: 4,0% Pil: 209 miliardi di dollari Pil: 21 miliardi di dollari Inflazione: 3,2% Inflazione: 3,6% Popolazione: 7,4 milioni Popolazione: 6,3 milioni La vittoria di Tzipi Livni nelle elezioni interne al partito Kadima non placherà le divisioni nel governo: probabile un voto anticipato a inizio anno. Il Likud parte dell’ex premier Binyamin Netanyahu, è favorito per una nuova coalizione. I L'inflazione, che è balzata quasi al 15% nel 2008, causando molto scontento, si ridurrà a circa il 4%, allentando la pressione sul re Abdullah II e il suo governo. Il Fronte islamico d’azione, la principale forza di opposizione, resta troppo debole. I L’uomo ha ancora bisogno della natura La supertruffa di Madoff La banca francese BNP Paribas ha annunciato che potrebbe perdere fino a 350 milioni di euro a causa della colossale frode che vede al centro Bernard Madoff, ex direttore del Nasdaq, accusato di aver orchestrato un raggiro da oltre 50 miliardi di dollari. La banca ha precisato di non aver investito direttamente nei fondi speculativi di Madoff, ma di essersi ugualmente esposta attraverso «le sue attività sui mercati» e i prestiti accordati agli hedge funds di Madoff. I Il Natale Online ll 14% degli italiani quest’anno acquisterà i regali di Natale su Internet, mentre più di uno su tre utilizzerà comunque la Rete per comparare i prezzi e trovare le offerte migliori. È quanto riporta l’indagine «Xmas Survey» di Deloitte. In Italia, continua la casa di consulenza, il 36% utilizzerà Internet per comparare i prezzi dei regali di Natale, il 17% per cercare e comparare i prezzi e il 14% per acquistarli direttamente. I Qui Cina La crisi irrompe nella moda giovane FRANCESCO SEMPRINi NEW YORK Le interminabili code di giovani davanti agli "store" della Quinta avenue newyorkese o della Terza street di Los Angeles, disposti ad attendere ore pur di portare a casa l’ultima maglietta "trendy" o l’accessorio di stagione, nel 2009 rischiano di diventare solo un ricordo per Abercrombie & Fitch. Un mito che crolla Il tempio della moda giovanile, tappa irrinunciabile dello shopping turistico (per lo più italiano) e simbolo di esclusività per i teenager americani, sta vacillando sotto il peso della crisi. Il caro benzina, le bollette salate e prezzi sempre più alti ai banconi degli alimentari impongono alle famiglie politiche austere nella gestione dell’economia domestica, e a farne le spese sono i figli, costretti sempre più spesso a rinunciare al capo griffato. Il risultato è una drastica riduzione del giro d’affari per il fiore all’occhiello della moda a stelle e strisce che nel mese di luglio ha assistito a un calo delle vendite del 7% nei negozi aperti da almeno un anno. Un duro colpo per il gruppo dell’Ohio che sino a qualche tempo si diceva «resistente alla crisi», grazie a prodotti originali e di qualità Vendite in picchiata nel periodo migliore s’è registrato un calo del 7% e forte di una clientela di nicchia, fedele, costante e con portafogli gonfi. Ma la crisi, con tutte le implicazioni socio-economiche che ne derivano, è talmente profonda che nemmeno A&F è riuscita a rimanerne immune pagandone lo scotto sul piano operativo e finanziario. Giovedì a Wall Street dopo la pubblicazione dei dati sulle vendite, il titolo è crollato del 10% a 49,3 dollari, ovvero al minimo degli ultimi due anni, salvo recuperare di poco nella seduta successiva. E l’attenzione è ora rivolta alla performance della seconda metà del 2008, periodo tradizionalmente molto forte per le vendite delle catene commerciali e dei grandi magazzini perché coincide con la riapertura delle scuole e il rinnovo dei guardaroba dei ragazzi e pià avanti con le spese di natale. Futuro nero Tuttavia le attese non fanno ben sperare tanto che lo stesso A&F ha deciso di rivedere la politica sulle scorte di magazzino per evitare stoccaggi eccessivi di bermuda e t-shirt in vista del cambio di stagione e l’arrivo delle nuove collezioni. «I risultati di luglio e le previsioni per i prossimi mesi sembrano indicare che i ragazzi torneranno sui banchi con gli stessi vestiti dello scorso anno», avverte Todd Slater, analista di Lazard Capital Markets. Secondo l’esperto al- Il mondo dai piedi di argilla Uno scienziato osserva le scosse sismiche registrate dallo strumento in occasione di un terremoto In Italia Crolla il mercato della pelletteria La crisi finanziaria nel 2009 peserà su borsette e pelletteria. Già a fine settembre, ultimi dati a disposizione, gli indicatori congiunturali di riferimento presentano tuttavia connotazioni recessive. Il fatturato estero, secondo le cifre comunicate dall’Associazione pellettieri italiani (Aimpes), segna ancora valori positivi (+2,9%) ma con un’erosione rispetto a giugno e un probabile ulteriore assestamento verso il basso a fine anno. Nel 2009 la situazione peggiorerà. I tre implicazioni macroeconomiche contribuiscono al momento di debolezza, una fra tutte il calo delle assunzioni temporanee fra i giovanissimi per i cosiddetti «lavoretti estivi». Secondo il dipartimento di statistica l’occupazione stagionale per i 16enni e i 17enni è crollata del 13,8% rispetto al 2007, impedendo ai giovanissimi di mettersi da parte qualche dollaro per acquistare il capo di marca senza spendere la paghetta dei genitori. Inoltre il benefico effetto degli incentivi economici con gli assegni di Bush alle famiglie sembra già esaurito. La crisi c’è anche per A&F che tuttavia non è il solo tra i big dei giovani ad accusarne i colpi: risultati deludenti sono stati riportati anche da American Eagle Outfitters (-7%), l’icona della moda rock-punk Hot-Topic (-2%), e il brand dei surfisti Pacific Sunwear California (-4%). «Il settore appare oggi diviso sulle strategie da adottare per il rilancio e mentre alcuni pensano alle promozioni in vista della ria- Tendenze Ma Obama fa correre i gadget Altro che magliette, cappelli e tazze; l’estensione dell’Obamania sta dando nuova definizione al concetto di gadget. Bamboline e pupazzetti nei «gift shop» di Washington, dove si attende con ansia il 20 gennaio, giorno dell’inaugurazione ufficiale accompagnata da grandi feste. Scatole con la faccia del presidente che salta fuori sospinta da una molla. Anche una tabaccheria alla stazione dei treni entra in circolo: con un Obamasigaro. «Sono tutti pazzi per Obama» dice Johndell McLean, trentenne che lavora al negozio «Life on Capitol Hill» attualmente pieno di souvenir come la salsa Obama e le mentine Obama. Una t-shirt mostra una mappa degli Stati Uniti e la scritta: «Sotto una nuova amministrazione». Ma colpisce di più qualsiasi oggetto sul quale sia stampata la faccia del futuro presidente degli Stati Uniti: «Qualsiasi cosa sulla quale ci sia la faccia di Obama», piace, spiega il commesso. Praticamente quasi tutto. Un cartello su un piccolo scaffale del nego- I Ora va di moda scambiarsi i vestiti «Sembrano nuovi e non costano nulla» pertura della scuole, per i più esclusivi come Abercrombie, non sono gli sconti a risolvere la situazione, anzi ne indebolirebbero l’immagine», dice Adrienne Tennant, analista di Friedman Billings, Ramsey Group. Ecco allora che in piena crisi A&F va controcorrente e rilancia la puntata sul mercato di nicchia alzando i prezzi, come i jeans venduti a 10 dollari in più rispetto allo scorso anno. «Quando tutti fanno i saldi, il cliente più esigente si rivolge altrove cercando di salvaguardare l’esclusività», dice Liz Dunn analista di Thomas Weisel Partner. E per chi non se lo può permettere? «La soluzione è il clothing exchange», spiega Megan Tysoe studentessa di Gerogetown che quest’anno ha rinunciato allo shopping stagionale da A&F per mancanza di un lavoro estivo: «Ci si scambia i vestiti tra amiche, si risparmia e si indossa sempre un capo nuovo». zio recita: «Tutte le maglie McCain/Palin ora a 3 dollari e 75, fino a esaurimento scorta». Scontate anche le tazze della campagna repubblicana, mentre accanto le tazze e le magliette di Obama costano almeno il doppio. Il primo presidente nero alla Casa Bianca è sicuramente una grande opportunità di vendita per tutti questi piccoli venditori e negozi di regali al dettaglio nella capitale e in altre città. Molti gadget sono venduti anche dai venditori di strada e al mercato nero di Washington, New York e in altri posti. Il 27enne Barry Harris, studente di economia alla Howard University, ha da poco comprato circa 300 dollari di gadget obamiani per la sua famiglia in California: delle t-shirt, tra cui una che mostra Obama accanto a Martin Luther King Jr. con la scritta «un sogno diventa realtà», una tazza e un lecca-lecca, che andranno a fare parte dei regali natalizi. «È decisamente una pezzo di storia, soprattutto per la comunità afroamericana», ha spiegato.