Andrea Giannasi IL BRASILE IN GUERRA La partecipazione della

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Andrea Giannasi IL BRASILE IN GUERRA La partecipazione della
Andrea Giannasi
IL BRASILE IN GUERRA
La partecipazione della
Força Expedicionaria
Brasileira alla Campagna
d’Italia (1944-1945)
Prospettiva Editrice (2004)
“Pracinhas”, ovvero “soldatini”. Così sono conosciuti i componenti
della Força Expedicionaria Brasileira (FEB) cha dal settembre 1944
al maggio 1945 combatterono in Italia nel corso della Seconda guerra
mondiale, al fianco degli Alleati angloamericani e dei partigiani,
contro l’esercito nazifascista.
Nonostante la memorialistica e la politica brasiliana abbiano tentato
all’epoca di cancellare il ricordo del loro contributo alla liberazione
del nostro Paese, le vicende del corpo di spedizione sono tuttora vive
tra i protagonisti e nelle comunità locali a ridosso della Linea Gotica.
Lo testimoniano le innumerevoli iniziative che ancora oggi si tengono
in molti comuni dell’Appennino tosco-emiliano e il monumento
militare brasiliano a Pistoia, città in cui ha avuto sede il cimitero
militare brasiliano fino al 1960.
Il libro di Andrea Giannasi, pubblicista, editore e storico, ha il grande
merito di affrontare in modo organico tutta la breve esperienza del
corpo di spedizione, a partire dall’analisi delle ragioni che portarono
il governo autoritario brasiliano a schierarsi al fianco degli Alleati
angloamericani, fino alla ricostruzione dettagliata delle operazioni
militari in territorio italiano, mettendone in evidenza luci e ombre.
L’entrata in guerra. Dal 1930 il Brasile era guidato dalla dittatura
militare di Getulio Vargas, il “padre dei poveri”, che fino alla
dichiarazione di guerra all’Asse (21 agosto 1942), mantenne un
atteggiamento ambiguo nei confronti della politica internazionale.
Anche la decisione di partecipare attivamente al conflitto, sancita con
la formazione della prima Divisione di Fanteria il 9 agosto 1943, fu
ispirata da motivazioni di carattere interno piuttosto che da un precisa
scelta di campo, trovando l’appoggio condizionato anche delle
opposizioni, compreso il Partito Comunista di Carlos Prestes convinto
che la partecipazione del Brasile alla guerra contro i nazifascisti
avrebbe scosso il Paese.
Le operazioni militari. Dopo lo sbarco a Napoli del primo scaglione
nel luglio 1944, l’ingresso in battaglia della FEB avvenne solo nella
notte tra il 14-15 settembre 1944, nell’ambito dell’operazione
“Olive”, nel settore occidentale della Linea Gotica, volto a ritardare il
ritiro verso nord delle truppe di Kesserling, durante le fasi critiche
della battaglia in Francia e nei Paesi Bassi. Le prime città liberate
senza quasi colpo ferire furono Massarosa, Camaiore, Monte Prana e
Pescaglia. Nell’ottobre del 1944 le operazioni della FEB si spostano
nella Valle del Serchio dove contribuirà alla liberazione di Barga e
Gallicano. È qui che nasce il distintivo della FEB: un serpente verde
in campo giallo che fuma una pipa rossa, da cui il motto “a cobra està
fumando”. Dal novembre l’esercito brasiliano riceve l’ordine di
spostarsi nella Valle del Reno, con base a Porretta Terme, dove
affronterà cinque durissimi mesi di scontri con i tedeschi del gen. Von
Gablenz. In questa fase l’esercito alleato subirà la dura sconfitta di
Monte Castello nel dicembre 1944, presa soltanto nel febbraio
dell’anno successivo, quando la FEB inizierà a ricevere anche
l'appoggio del gruppo aereo brasiliano, FAB (Força Aerea Brasileira).
Dopo la liberazione di Montese nell’aprile del 45 e la rottura del
fronte tedesco sulla Linea Gotica, il corpo di spedizione riceverà
quindi l’ordine di spostarsi verso la pianura Padana, dove un plotone
del primo reggimento di fanteria brasiliano prenderà parte alla parata
del 30 aprile a Milano, già liberata dai partigiani. Nell’ultima fase del
conflitto la FEB verrà inviata nella zona di Alessandria, raggiunta il 2
maggio, giorno della fine della guerra, con funzioni di controllo del
territorio. Le operazioni di ritorno in patria di svolsero tra il 4 luglio e
il 13 ottobre 1945.
Ritorno in Brasile. Al rientro, in clima di nuove elezioni, tutti i gruppi
politici si trovarono concordi nel non utilizzare i reduci per scopi
politici. Gli unici che mostrarono attenzione per i pracinhas furono
alcune forze di destra, tra cui il movimento filo-germanico. Di fatto la
FEB verrà dimenticata fino al colpo di Stato del 1964. Per descrivere
il clima riservato al corpo di spedizione, basterebbe citare
l’accoglienza riservata al gen. João Baptista Mascarenhas de Moraes,
comandante della FEB: all’aeroporto di Rio de Janeiro, al suo rientro
in patria l’11 luglio 1945, non fu accolto da nessun esponente politico
o militare del Paese.
I numeri. Il bilancio delle operazioni oltreoceano della Forza di
Spedizione brasiliana si può riassumere in pochi dati statistici. Furono
presenti in Italia 25.334 uomini, che giunsero nella penisola in cinque
scaglioni. Inoltre giunsero in Italia 111 persone, tra le quali il gruppo
di infermiere, per via aerea. 15.069 uomini presero parte ai
combattimenti, con il seguente bilancio di perdite: 457 morti, dei
quali 13 ufficiali e 444 uomini di truppa. Inoltre persero la vita 8
piloti del gruppo aereo della FAB (Força Aerea Brasileira). I feriti da
arma da fuoco in azioni di guerra furono 1.577, mentre quelli feriti
per incidenti in zona di guerra furono 487; infine gli infortunati
lontani dalla linea del fronte furono 658. Il Brasile pagò enormemente
la sua scelta di partecipare al conflitto. Non solo venne estromesso
dalle trattative per i risarcimenti di guerra, ma dovette pagare
interamente il prestito di guerra che gli Stati Uniti avevano accordato
a Vargas nel 1942. L'ultima rata dei 361 milioni di dollari giunti in
Sudamerica fu pagata il 1° luglio 1954. Il totale dei danni, delle spese,
dei prestiti da restituire e degli interessi da pagare sommava a 12
bilioni di cruzeiros (2 milioni di sterline o 2 milioni di marchi, del
1945), e tale perdita non fu mai più pareggiata.
Come evidenzia molto bene tutto il libro, l’intera breve vicenda del
corpo di spedizione è segnata dalla carenza di preparazione, di
organizzazione e di dotazioni di un esercito che, dopo la guerra contro
l’Uruguay tra il 1865 e il 1870, non aveva più preso parte a un
conflitto militare. Questo porterà in primo luogo a una dura
esperienza sul campo di battaglia, con soldati mandati a combattere in
condizioni precarie, senza una reale cognizione del contesto e
neppure le uniformi adatte ad affrontare il rigido inverno
dell’Appennino. Difficoltà peraltro accentuate dai difficili rapporti
con gli alleati statunitensi, da cui l’esercito brasiliano dipendeva
totalmente sia per gli aspetti logistici che militari, già evidente dalle
fase di costituzione e addestramento in patria. Durante tutto il periodo
bellico, fu invece molto prezioso per i sudamericani il rapporto con i
partigiani italiani, di cui ricercarono la collaborazione, usandoli
spesso per pattuglie o sortite, sebbene non nascondessero la
diffidenza per questi uomini senza divisa armati fino ai denti.
Questo testo rappresenta una preziosa fonte di informazioni su una
pagina poco nota della guerra di liberazione, totalmente assente dai
libri di testo. Nel libro di Giannasi si sente però la mancanza del lato
umano della vicenda, al di là dei documenti ufficiali e dei numeri, che
trova spazio invece in un ottimo documentario di Marilia Cioni, La
sottile Linea Brasiliana (2005). Allo stesso tempo, proprio per la
rigorosità con cui vengono trattate le vicende storiche, risulterebbe
utile il supporto di schede, foto e cartine attraverso cui rendere più
immediata la comprensione delle operazioni militari, degli
spostamenti sul campo, nonché l’organizzazione della FEB e delle
altre divisioni.
Per chi volesse avvicinarsi a questa vicenda, si consiglia l’ultimo
straordinario libro di Maurizio Maggiani, Meccanica celeste
(Feltrinelli, 2010).
Luca Forlani