Tesi PDF: “Il documentario: analisi, traduzione e
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Tesi PDF: “Il documentario: analisi, traduzione e
SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA “Il documentario: analisi, traduzione e adattamento” RELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri CORRELATORI: prof.ssa Simona Chiodi prof.ssa Luciana Banegas prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: Francesca Verderosa ANNO ACCADEMICO 2014/2015 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Dedico questo lavoro a me stessa e a tutte quelle persone che mi hanno sempre supportato nella mia vita ma soprattutto in questi tre anni di università. Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Indice Sezione Italiana……………………………………………………………………... 1 Introduzione…. ............................................................................................................ 3 I. Il documentario ......................................................................................................... 6 1.1 Definizioni e dissenso nella teoria ............................................................. 8 1.2 Le origini del documentario ..................................................................... 14 1.3 La tassonomia del documentario.............................................................. 22 II. La traduzione audiovisiva ..................................................................................... 30 2.1 La figura del traduttore-adattatore ........................................................... 32 2.2 Le metodologie di trasferimento linguistico ............................................ 36 2.3 Il voice-over ............................................................................................. 37 2.3.1 Il significato del termine voice-over ......................................... 38 2.3.2 La diffusione del voice-over ..................................................... 39 2.4 Il doppiaggio e le difficoltà del traduttore-adattatore .............................. 42 III. Presentazione del lavoro di traduzione ................................................................ 45 3.1 Format e adattamento ............................................................................... 47 IV. Case study 1: The great Serengeti ....................................................................... 52 4.1 Fase di traduzione e adattamento: The great Serengeti ........................... 54 V. Case study 2: Accidental heroes ........................................................................... 55 5.1 Fase di traduzione e adattamento: Night Fishing ..................................... 56 Conclusioni…. ........................................................................................................... 60 English Section…………………………………………………………………….. 63 Introduction… ............................................................................................................ 65 I. The documentary .................................................................................................... 67 1.1 Definitions and dissent in the theory........................................................ 67 1.2 The origin of the documentary ................................................................. 70 1.3 The classification of the documentary ..................................................... 73 II. Audiovisual translation ......................................................................................... 77 2.1 The dialogue adaptor ................................................................................ 78 2.2 The methods of linguistic transfer ........................................................... 79 2.3 Voice-over ................................................................................................ 79 2.3.1 The meaning of the voice-over ................................................. 80 2.3.2 The spread of the voice-over ..................................................... 81 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.4 Dubbing and the dialogue adaptor’s hurdles............................................ 82 III. Presentation of the translation work .................................................................... 84 3.1 Format and adaptation .............................................................................. 84 IV. Case study n° 1: The great Serengeti................................................................... 87 4.1 The phase of translation and adaptation: The great Serengeti ................. 88 V. Case study n° 2: Accidental Heroes ...................................................................... 89 5.1 The phase of translation and adaptation: Night Fishing .......................... 90 Conclusion….. ........................................................................................................... 92 Sección Española…………………………………………………………………... 95 Introducción… ........................................................................................................... 97 I. El documental ......................................................................................................... 98 1.1 Definiciones y disensos en la teoría ......................................................... 98 1.2 Los orígenes del género documental ........................................................ 99 1.3 La clasificación de los documentales ..................................................... 101 II. La traducción audiovisual ................................................................................... 102 2.1 La figura del traductor-adaptador audiovisual ....................................... 103 2.2 Los métodos de transferencia lingüística ............................................... 104 2.3 El significado de la voz en off ............................................................... 105 2.3.1 La difusión de la voz en off..................................................... 105 2.4 El doblaje y las dificultades del traductor-adaptador audiovisual ......... 106 III. La presentación de la traducción ....................................................................... 107 3.1 Formato y adaptación ............................................................................. 108 IV. Caso de estudio n° 1: The great Serengeti ......................................................... 109 4.1 Fase de traducción y adaptación: The great Serengeti ........................... 110 V. Caso de estudio n° 2: Accidental héroes ............................................................. 110 5.1 Fase de traducción y adaptación: Night Fishing .................................... 111 Conclusión….. ......................................................................................................... 113 Ringraziamenti ......................................................................................................... 115 Bibliografia…. ......................................................................................................... 117 Sitografia…… .......................................................................................................... 119 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Sezione Italiana 1 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Introduzione Il presente lavoro si propone di affrontare la traduzione di due documentari al fine di studiare, approfondire e analizzare la tecnica impiegata per la realizzazione di quest’ultimi, gli approcci alla base del voice-over utilizzato per questo tipo di traduzione audiovisiva. In seguito ad un corso di alta specializzazione per adattatori cinematografici presso l’università di Roma “Gregorio VII”, mi sono appassionata al mondo della traduzione, in particolar modo a quello dei prodotti audiovisivi. Durante il corso abbiamo affrontato diverse tecniche di adattamento, siamo partiti dalla traduzione di un classico documentario naturalistico per poi arrivare alla traduzione di serie televisive. Per questa tesi di laurea, ho deciso di approfondire la prima parte del corso, ovvero quella in cui abbiamo affrontato il genere documentaristico con le relative caratteristiche e la tecnica di traduzione audiovisiva del voice-over. Si tratta, dunque, di un lavoro a più livelli: da un lato viene analizzato il genere documentaristico con la sua origine e la sua diffusione nel corso degli anni, dall’altro vengono esposte le modalità e le tecniche di traduzione e adattamento attraverso le quali possono essere tradotti i documentari. Si intende, pertanto, procedere in questa sede all’esame dei testi tradotti, al fine di evidenziare le questioni ritenute di maggiore risalto del lavoro traduttivo svolto e giungere all’esplicitazione del metodo seguito. L’interesse principale del lavoro è, dunque, studiare una tecnica specialistica, con i suoi vantaggi e svantaggi, le sue regole e le problematiche che si sono presentate al momento della traduzione. 3 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La tesi, il cui obiettivo è quello di spiegare le differenze dei due tipi di documentari e le relative tecniche traduttive, sarà organizzata in cinque capitoli. Il primo verterà sull’inquadramento generale del film documentario; partendo dalle varie definizioni e dai dissensi nella storia, cercherò di giungere a un chiarimento del significato e delle caratteristiche del genere. Ci sarà poi un accenno alle origini del documentario e infine verranno presentate delle proposte in merito alla tassonomia. Il secondo, invece, sarà incentrato sulla traduzione audiovisiva e sulle difficoltà incontrate dal traduttore-adattatore, per poi arrivare alla tecnica utilizzata per la traduzione dei documentari (il voice-over), analizzando il significato del termine, gli aspetti tecnici, l’uso e la diffusione. La ricerca avrà lo scopo di dimostrare il motivo per cui i documentari, le interviste e gli spot pubblicitari necessitano di questo genere di adattamento audiovisivo. Nel terzo capitolo mi soffermerò sulla parte pratica del lavoro, ovvero sulla presentazione del format e sull’adattamento. In questa sezione, spiegherò nel dettaglio come si traducono due generi di documentari diversi e quali sono le difficoltà maggiori riscontrate. Il quarto e il quinto capitolo verterà, invece, sulla presentazione e sull’ adattamento dei due documentari, mi servirò di alcuni esempi pratici per completare quanto detto nella teoria. Grazie ad essi, verrà fatto un confronto tra il mio prodotto e le sue revisioni eseguite dalla Dr.ssa Simona Chiodi, docente del corso e professionista che opera nel campo della traduzione cinematografica. 4 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Le due revisioni serviranno a mettere in evidenza la natura del processo traduttivo e di revisione, al fine di mostrare al meglio le modifiche dettate dallo stile, dalle esigenze di mercato (i documentari sono pur sempre un prodotto commerciale destinato a un pubblico televisivo) e dagli aspetti che caratterizzano la tecnica, dall’impostazione grafica del testo per il cliente (il distributore del documentario in questione) all’adattamento. 5 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento I. Il documentario All’inizio della ricerca relativa alla presente tesi di laurea sarà necessario fornire una presentazione del termine “documentario.” Il documentario è generalmente un prodotto audiovisivo di carattere culturale, informativo, sociale, politico, scientifico, divulgativo inteso come atto creativo o semplicemente finalizzato alla diffusione della conoscenza di diversi aspetti della società e dello scibile umano. Nell’uso comune si intende un film di qualsiasi lunghezza girato senza esplicite finalità di finzione, senza una sceneggiatura che pianifichi le riprese e senza attori. Non a caso nei Paesi anglosassoni si impiega sempre più spesso il termine non fiction 1 . Esso coglie la vita nel suo procedere e ne mostra aspetti di particolare interesse. Alla base del documentario vi è un rapporto ontologico con la realtà filmata, che si pretende restituita sullo schermo come si è manifestata davanti alla macchina da presa, senza mediazioni. Il film è il documento di tale realtà, la prova che le cose si sono svolte come risultano proiettate. Il cinema di finzione rappresenta, invece, una realtà mediata, manipolata dal regista per esprimere ciò che ha immaginato. È una realtà messa in scena. Per quanto riguarda la definizione del termine “documentario”, l’Enciclopedia Treccani lo definisce in tal modo: “documentàrio agg. e s. m. [der. di documento]. 1. agg. a. Relativo a documento: scrittura d., quella, generalmente in carattere corsivo, usata negli antichi documenti. b. Che costituisce un documento o serve a documentare: materiale d.; fotografia d.; film d. (in questo senso è più com. il sost., v. oltre); prova d. (o, più 1 Privo di invenzione. 6 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento com., documentale), fondata su documenti; valore d., di uno scritto o d’altra opera (spesso distinto o contrapposto al valore artistico): un romanzo, un quadro, ecc., di preminente valore documentario. c. Che concerne la documentazione: raccolta d.; servizio documentario. d. Che si appoggia su documenti: credito d. (o documentato), quello concesso da una banca a un cliente dietro presentazione di determinati documenti, che comprovano, per lo più, l’avvenuta spedizione di una merce. 2.s.m. a. Insieme di più documenti relativi a un determinato problema, raccolti a scopo di studio, di conservazione, di utilizzazione immediata o futura: d. sull’energia atomica. b. Film, di lunghezza variabile, informativo o istruttivo su avvenimenti, luoghi, attività, senza aggiunta di elementi inventivi o fantastici; può avere carattere di attualità (film-giornale, rassegna di fatti o avvenimenti contemporanei in tutto il mondo), scientifico, didattico, culturale, turistico, ecc.”2 L’etimologia della parola, dal latino docere (informare, insegnare, far sapere)3, serve a chiarirne ulteriormente le caratteristiche. Si tratta, infatti, di film che intendono aggiungere informazioni all’enciclopedia personale dello spettatore. Nel documentario la macchina da presa è al servizio della realtà che le sta di fronte; nel film di finzione la realtà viene rielaborata per la macchina da presa. In quest'ultimo il patto implicito dello spettatore con lo schermo è: "So bene che ciò che vedo rappresentato non è vero, benché verosimile, e tuttavia ci credo"; nel documentario egli dirà piuttosto: "Ciò che vedo è vero, e non solo verosimile, e per questo ci credo". L'effetto magico di illusione di realtà che il cinema di finzione produce viene, per così dire, sospeso nel documentario, dove si evidenzia l'effetto probatorio. 2 3 http://www.treccani.it/vocabolario/documentario/. http://www.etimo.it/?term=documento&find=Cerca. 7 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Dunque, come è stato precedentemente affermato, questo genere audiovisivo appartiene alla categoria non fiction, nonostante questo sia un argomento molto discusso, come si può vedere nella sezione successiva. 1.1 Definizioni e dissenso nella teoria4 Tentare di dare una definizione di documentario è una delle imprese più insidiose con le quali si possa cimentare uno studioso di cinema. Il termine “documentario” viene usato come aggettivo in riferimento al cinema fin dalle origini: per esempio, il polacco B. Matuszewski, proponendo nel 1898 un pionieristico progetto di cineteca, parlò di deposito di materiali cinematografici "di interesse documentario"; il fotografo e cineasta statunitense E.G. Curtis usò nel 1914 le locuzioni materiale documentario e opere documentarie per definire i propri film sui pellerossa. Nella seconda metà degli anni Dieci troviamo già numerose affermazioni che attestano un interesse diffuso per il cinema “dal vero”. “Il cinema è un incomparabile osservatore a cui non sfugge nulla” (Vuillermoz). Canudo. Mentre i risultati ottenuti dal cinema di finzione sono ancora insoddisfacenti, il cammino percorso in grandezza e bellezza dal film documentario è veramente eccezionale e costituisce la rivelazione della più strabiliante applicazione del cinematografo alla vita. Questo studioso da un lato rifiuta i documentari drammatizzati e considera le vicende reali raccontate da film (Nanook of the north, Flaherty) più efficaci e convincenti di qualsiasi finzione, poi però si pronuncia a 4 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Nichols, B. 2001 Introduzione al documentario; Barnouw, E. 1983 Documentary: a history of the nonfiction film. 8 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento favore di un cinema non fiction capace di superare le strettoie del reportage fotografico e di trasfigurare la contingenza del fenomeno osservato, comunicando allo spettatore significati universali. In generale il film di finzione resta l’oggetto privilegiato della riflessione teorica. Vertov costituisce in tal senso una prima vistosa eccezione. Secondo lui la cinepresa va utilizzata come un cine-occhio molto più perfetto di quello umano, per esplorare il caos dei fenomeni visivi che riempiono lo spazio. Il cine-oggetto è il risultato compiuto dell’esercizio di una vista perfetta, resa più precisa e penetrante da tutti gli strumenti ottici disponibili e in primo luogo dalla cinepresa. Ciò che rende del tutto peculiare la riflessione di Vertov è la formulazione di una vera e propria teoria del documentario che enfatizza la facoltà della cinepresa di rivelare il reale, mettendo esplicitamente in relazione tale sua prerogativa con il concetto di specifico filmico. L’autentica vocazione della macchina da presa è l’esplorazione dei fatti reali. Il montaggio per Vertov aiuta innanzitutto a vedere meglio, in maniera differente, a scomporre e analizzare i fenomeni. Kinopravda: la cinepresa è fatta con frammenti di realtà organizzati in soggetto, essa registra e osserva la vita così com’è e solo dopo ne trae le conclusioni. Nell’ambito del cinema c’è una sola e rigorosa distinzione tra due generi di film: il documentario e il cinema recitato. Brik (posizione atipica e isolata nel dibattito sovietico degli anni Venti). Rifiuta il film narrativo di finzione. Il cinema deve porre in primo piano l’osservazione del dato reale. Il cinema non è che fotografia perfezionata, il vero compito della macchina da presa è fotografare oggetti in movimento, fissare sulla pellicola i fatti, gli avvenimenti reali. 9 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Prova nostalgia quando la macchina da presa fotografava cose semplicissime, crede ci si stia avvicinando al tramonto di una lunga fase del cinema (dove il film era apprezzato principalmente per i suoi valori formali, piuttosto che per la sua fedeltà alla realtà). Unico sviluppo possibile: incremento del potere riproduttivo dell’obbiettivo cineatografico. Il primo a sottolineare le differenze tra cinema di finzione e documentario fu lo scozzese John Grierson, riconosciuto come il fondatore della scuola documentaristica britannica degli anni Trenta del Novecento. Anche se il documentario non ammette la componente della finzione, Grierson notò che esso offre comunque una realtà selezionata e manipolata: infatti il regista decide cosa riprendere e quando iniziare e terminare le riprese, e quindi privilegia una porzione della realtà rispetto ad un'altra, operando una scelta. Definisce il documentario come genere artistico, ed enuncia i tre principi fondamentali del documentario vero e proprio: 1. Documentario come nuova e vitale forma d’arte; 2. Attore e scena originale sono la guida migliore per interpretare cinematograficamente il mondo moderno; 3. La materia e i soggetti trovati sul posto sono più belli di tutto ciò che nasce dalla recitazione. Grierson recensendo Moana (1926; L'ultimo Eden) di R.J. Flaherty, parlò di "valore documentario" del film, per poi teorizzare il genere in vari saggi scritti nel 1932-1934 su Cinema quarterly. Egli lo definiva “The creative treatment of actuality”5 (Grierson, citato in Nichols 2001: 24) 5 Traduzione: Il trattamento critico della realtà. 10 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Nell’approfondire il suo discorso intorno ai principi fondamentali del cinema documentario e, in modo particolare intorno all’opera del regista Flaherty, (il primo assertore di un "cinema verità". Considera il "genere" documentario superiore al cinema di finzione: quest'ultimo genere per il regista ha delle limitazioni come divismo 6 , intrecci convenzionali e attrattive commerciali che ne impediscono la totale libertà espressiva) non intendeva certamente proporre una definizione valida per tutta la produzione non fiction nel suo complesso, ma al contrario gli premeva individuare un nuovo approccio nei confronti di questa forma di espressione filmica. Infatti egli ravvisa nella forma documentaria la possibilità di “rielaborare criticamente e drammatizzare il materiale naturale”. Perciò ad una concezione del film come “puro sguardo” si sostituisce l’idea del film come “discorso”, nel quale le immagini acquisiscono la funzione di “documento” e si inseriscono in un contesto più ampio, più strutturato e di carattere drammatico. Vi sono poi altri grandi esperti di questo genere (quali Michael Renov e Bill Nichols) che hanno tentato di spiegare il confine tra fiction e non fiction. Si tratta di confini non sempre definiti, in cui l’uno si intreccia con l’altro e presenta categorie proprie del genere opposto. “Documentary film […] often displays a wider array of disparate shots and scenes than fiction, an array yokes together less by a narrative organised around a central character than by a rhetoric organised around a controlling logic or argument. Characters, or social actors, may come and go, offering information, giving testimony, providing evidence. 6 Fenomeno per cui personaggi noti dello spettacolo o dello sport vengono mitizzati dal pubblico, che tende a identificarsi in essi anche fuori dello spettacolo, nella vita quotidiana. 11 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Places and things may appear and disappear as they are brought forward in support of the film’s point of view or perspective.” (Nichols 2001: 28) Ad esempio, nel documentario la finzione deriva dal montaggio delle scene (l’ordine viene deciso dal regista: si verifica, quindi, che in certi documentari sia l’autore a scegliere determinati comportamenti che l’attore deve assumere, facendolo recitare), dall’utilizzo di una certa inquadratura piuttosto che un’altra e dall’impiego di una narrazione spesso tendente a evidenziare la spettacolarità del contenuto e delle immagini. Nichols afferma che “ogni film è un documentario". L’aspetto riproduttivo del cinema è ciò che lo caratterizza in modo consustanziale: anche la più fantasiosa e improbabile delle fiction non può fare a meno di "documentare" la cultura che l’ha prodotta o, ad esempio, l’aspetto di chi vi recita. Cosa distingue allora un "documentario di immaginazione" da un "documentario di rappresentazione sociale"? Se alla prima tipologia appartengono film che "costruiscono" dei mondi immaginari da osservare ed esplorare, spiega Nichols, inversamente il documentario "propriamente detto" ci permette prima di tutto di indagare e comprendere il nostro mondo da nuovi punti di vista. In questo senso esso non è mai una semplice, asettica riproduzione della "realtà", bensì una rappresentazione del mondo fatta da una prospettiva precisa; in quanto tale un film documentario viene a identificarsi come una delle tante voci all’interno di un’arena di dibattiti e contestazioni sociali. Piuttosto che mettersi sulle tracce di una impossibile definizione valida una volta per tutte, a questo punto – chiarisce l’autore – appare molto più proficuo tentare di analizzare l’ampiezza dello spettro in cui il 12 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento documentario opera e si evolve e verificarne in tal modo la ricchezza delle declinazioni possibili. È necessario ammettere che, nonostante il documentario sia un genere il cui carattere tipico è definito come solitamente non fictional, sono molti gli elementi che vanno a favore dell’idea opposta suscitando riflessioni riguardo lo status di questa forma espressiva. I registi di documentari spesso scelgono di costruire le loro storie basandosi su eroi, vissuti per davvero e perfetti testimoni di un mondo reale ed esistente che è però sconosciuto alla maggior parte degli spettatori. Già il semplice fatto di “costruire”, di “pensare ad una storia” o ad un filo conduttore va a scapito della nozione di non fiction, che resta comunque sempre accettata e per la quale non si negherà la presenza del genere documentario al suo interno. A questa irrisolvibile impasse teorica, o definitoria, si oppone tuttavia il buonsenso, che fa istintivamente distinguere il film costruito per raccontare una storia inventata da quello che racconta una realtà attuale. Forse non si dovrebbe dire “racconta”, ma “descrive”, “riporta”, “documenta”, o parlare come i cineasti anglosassoni di factual film7, o come quelli sovietici di cinema “fattografico8” o “non recitato”. Ma si resta sempre nell’ambito di definizioni in negativo (non fiction, non recitato), ma mancano definizioni in positivo, forse perché solleverebbero troppe contraddizioni. Sarebbe opportuno parlare del fine dei due generi, piuttosto che della loro categoria: da un lato uno propone del mero intrattenimento (sfruttando l’ispirazione della realtà), l’altro invece sfrutta 7 Film basato sui fatti. La fattografia è una reazione contro la finzione, consiste nell’enfatizzare il fatto come unico materiale valido che porta all’abolizione del soggetto. 8 13 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento l’intrattenimento per offrire al pubblico un programma istruttivo, che aggiunga qualcosa alle sue conoscenze e che possa fargli credere di aver imparato qualcosa (solitamente l’obiettivo viene raggiunto: il documento serve effettivamente ad arricchire il bagaglio culturale), e lo fa per mezzo della realtà mostrata attraverso una telecamera. Ma si tratta comunque di realtà in quanto le immagini, pur se montate secondo il volere dei documentaristi, appartengono al mondo in cui viviamo, che si tratti di riprese di animali, piante, o essere umani intenti a mostrare qualcosa di insolito o di scene di vita quotidiana. 1.2 Le origini del documentario9 Il documentario, inteso come filmato dal valore didattico che mostrava soprattutto genti e luoghi lontani, è antico come il cinema stesso. In questo ricalcava una delle funzioni delle immagini, quella di permettere una sorta di “Grand tour” per poveri. In seguito, alla curiosità si aggiunsero anche gli interessi scientifici. Albert Kahn, magnate della finanza francese, cercò di costruire il primo atlante geo-etnoantropologico del mondo intero, avvalendosi interamente di fotografie e di riprese cinematografiche; con questo intento spedì una ventina di fotografi e cineoperatori per il mondo, talvolta viaggiando con loro, che tra il 1909 e il 1919 raccolsero più di diecimila fotografie e un migliaio di "vedute in movimento" di un minuto circa ciascuna, oggi conservate al Museo Albert Kahn di Parigi. 9 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Barnouw, E. 1983 “Documentary: a history of the non-fiction film”; Espasa, E. “Myths about documentary translation” in Orero, P. (ed.) 2004: “Topics on audiovisual translation” (pp 184-186); Brunetta, G.P. 1991 “Cent’anni di cinema italiano” (pp 41-43); Brunetta, G.P. “Il cinema muto 1895-1929” primo volume di “Storia del cinema italiano” (pp 177-181). 14 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Quando l'evoluzione tecnologica consentì negli anni seguenti, con lo statunitense Thomas A. Edison e i francesi Lumière, di portare le fotografie in successione a una cadenza tale da rendere la riproduzione del movimento verosimile e visibile agli spettatori, prima singoli (tramite il cinetoscopio o peepshow nel caso del cinematografo di Edison) e poi in gruppo (tramite la proiezione nel caso del cinematografo dei Lumière), la dicotomia realtà-finzione era già in atto. Edison (e per lui i suoi collaboratori William Kennedy, Laurie Dickson e William Heise) filmò scene di “vita vissuta” ricostruite spesso in studio (più di 900 fra il 1893 e il 1900, di cui il 60% conservate); i Lumière, e per loro ben presto vari operatori come Alexandre Promio e Gabriel Veyre, filmarono “cartoline” in movimento, in Francia e poi in varie parti del mondo, secondo un modulo fisso con poche varianti, che era la forma più essenziale di documentazione priva di apparenti intenti espressivi. Le 'vedute' che componevano i loro cataloghi (più di 1400 fra il 1895 e il 1905, quasi tutte conservate) si aprivano alla realtà, al contrario di quelle di Edison e di altri pionieri, come il francese Georges Méliès e il catalano Segundo de Chomón, che portarono alle estreme conseguenze la concezione del nuovo mezzo come trucco. Non mancava peraltro nei cataloghi Lumière qualche “veduta fantasmagorica”, come non mancavano “vedute all'aria aperta” in quelli di Méliès e di de Chomón. Il cinema delle origini mescolava volentieri nei programmi di spettacolo vari generi, compresi quelli che vennero definiti all'epoca “travelogues” (film di viaggio o turistici). Questa commistione si evolse successivamente nella composizione dello spettacolo cinematografico, dove il “feature”, il “pezzo forte”, cioè il film di finzione, era preceduto da cortometraggi (a carattere documentario o, meno spesso, di finzione), cinegiornali (a cominciare 15 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento dal Pathé journal nel 1908, e fino ai primi anni Settanta; in Italia l'Istituto Luce iniziò la produzione regolare di cinegiornali nel 1927 e la proseguì fino al 1946, quando fu sostituito totalmente da La settimana Incom), comiche, pubblicità, secondo i casi e le epoche. I film dei fratelli Lumière mostravano la vita così com’è, senza doverla adattare, modificare né montare, svelandone così anche gli aspetti meno evidenti. Il cinema era uno strumento con un potenziale enorme e non aveva bisogno di fingere né esagerare per offrire un vero spettacolo. Nonostante il successo dei documentari sia nettamente superiore almeno fino al 1907, ben presto, con l’avanzare della ricerca sul cinematografo e con l’evoluzione delle tecniche di realizzazione, la finzione è sempre più presente nel genere documentaristico, e la nascita dei film appartenenti alla categoria fiction è possibile grazie all’avvento del montaggio. I documentari subiscono così delle “falsificazioni”: già a partire dal 1898 gli operatori10 ricorrevano a stratagemmi per illustrare la realtà e intervenivano nella fase di montaggio delle riprese. C’era chi simulava le eruzioni del Vesuvio, chi ha girato un film nel proprio giardino ambientandolo in Cina e chi ha approfittato delle grandi nevicate in New Jersey per girare un documentario sulla guerra. In questo periodo di declino del genere, è grazie alla figura dell’esploratore Robert J. Flaherty che il documentario può mostrare la sua vitalità. 10 Figura tipica della tradizione cinematografica di fine XIX e inizio XX secolo. Si trattava di dipendenti dell’azienda dei fratelli Lumière, che li assumevano, insegnavano loro l’utilizzo del cinematografo (facendoli giurare di non svelare a nessuno il funzionamento) e li mandavano in giro per il mondo per documentare tutto quello che vedevano. Questi operatori sono da considerare i pionieri dell’arte documentaristica, e il loro lavoro diede vita a una sconfinata cineteca di documentari nel periodo iniziale del cinema. 16 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Nato a Iron Mountain da una famiglia di origine irlandese, il suo incontro con il cinema fu occasionale: dopo aver studiato mineralogia, nel 1910 esplorò il Labrador per conto del governo canadese e impiegò la macchina da presa per fermare alcuni “appunti visivi” sulla vita quotidiana degli eschimesi. Il giovane esploratore accettò e questa divenne ben presto un’ossessione per lui. Il primo grande documentario, datato 1922 riscosse un enorme successo di pubblico in tutto il mondo, è la storia degli eschimesi Inuit, raccontata con un taglio misto tra fiction e non fiction, in cui i protagonisti recitavano su suggerimento del regista ma la caratteristica preponderante di tutto il film è senz’altro quella tipica del documentario originale. Da questa e dalle successive esplorazioni, Flaherty trasse il materiale per i documentari “Eskimo” (1918), “Nanook of the North” (1922) che ebbero enorme successo. Seguirono i documentari sulla vita dei polinesiani di Samoa in “Moana” o “L’ultimo Eden” (1926); degli operai inglesi in “Inghilterra rurale” (1932), degli abitanti dell’isola irlandese di Aran (“L’uomo di Aran”, 1932 che fu premiato con il Leone d’Oro al miglior film straniero alla Mostra del Cinema di Venezia); degli agricoltori americani in “La terra” (1942); delle popolazioni del profondo sud in “Louisiana Story” (1948). Il film “Nanook of the North” ha segnato la nascita del documentario etnografico, anche se ha sollevato critiche severe per avere distorto la realtà rappresentandola con sequenze ricostruite: l’ultima scena, per esempio, è interamente girata all’interno di un igloo, allargato per poter ospitare la cinepresa; Nanook non era il vero nome del protagonista e Nyla non era la sua vera moglie; inoltre, il protagonista già cacciava con il fucile, ma Flaherty lo convinse a cacciare secondo i vecchi metodi adottati prima dell’influenza europea. 17 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Flaherty aveva realizzato la pellicola ben prima del 1922 ma gli aveva dato accidentalmente fuoco con una sigaretta. Finanziato dalla compagnia francese di pellami dei Fratelli Revillon, il film è stato poi nuovamente girato tra l’agosto del 1920 e l’agosto del 1921 vicino Inukjuak, nella Hudson Bay del Quebec Artico Canadese; il regista-esploratore aveva scelto di girare sul posto, lontano dal set cinematografico e senza attori protagonisti, dando vita così ad un cinema di innovazione, “a story of life and love in the actual artic” (una storia di vita e di amore nel reale artico) recitava una delle prime locandine del film. Fu grazie a questa figura che il genere documentario riacquistò la sua importanza, nonostante all’inizio nessuno volesse distribuire il film. Il lavoro di Flaherty (per il quale ci vollero circa vent’anni) segna l’inizio della grande tradizione documentaristica degli esploratori, che nel corso della storia regaleranno al pubblico grandi realizzazioni. 18 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Tra le figure rilevanti del cinema documentaristico degli albori, si ricorda inoltre Dziga Vertov, primo grande montatore russo che per anni si è dedicato al montaggio delle scene relative alle vicende della prima guerra mondiale. La sua teoria del “cine-occhio” era famosa in Unione Sovietica, e veniva usata per documentare, con tutte le tecniche disponibili e con assoluta precisione, quanto succedeva nel mondo al fine di fornire una rappresentazione estremamente fedele della realtà. Per quanto concerne l’Italia, per convenzione, si fa risalire la nascita del cinema italiano alla prima proiezione pubblica del cinematografo dei fratelli Lumière, avvenuta il 13 marzo 1896 presso lo studio Le Lieure di Roma. Nel giro di pochi giorni lo spettacolo arriverà in tutte le principali città del Paese. Quelli successivi si svilupperanno nei più importanti teatri cittadini, quasi sempre proiettati al termine di una commedia o di un concerto. I primi film prodotti in Italia sono documentari della durata di pochi secondi dedicati a regnanti, imperatori, papi e a vedute di alcune città. Il primo operatore di rilevanza storica è Vittorio Calcina, autore di cortometraggi sia in forma documentaria che a soggetto. Tra le sue "vedute" più celebri va ricordata la ripresa della visita a Monza di re Umberto I e della regina Margherita di Savoia, girata su commissione per conto dei fratelli Lumière. Suo è anche il più antico documentario italiano tuttora visibile, “Sua Santità papa Leone XIII (1896)”, una breve inquadratura di papa Leone XIII nei Giardini Vaticani. In poco tempo altri pionieri si fanno strada. A mettersi in luce è il regista e inventore Filoteo Alberini, che già a partire dal 1895 perfeziona un apparecchio di ripresa non dissimile da quello dei Lumière. 19 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Sono attivi anche Italo Pacchioni, Roberto Omegna, Giuseppe Filippi e Giovanni Vitrotti. Il successo di questi "quadri in movimento" è immediato. Il cinematografo affascina per la sua capacità di mostrare con inedita precisione realtà geografiche lontane e, viceversa, di immortalare momenti quotidiani senza storia. Vengono ripresi eventi sportivi, avvenimenti locali, intensi traffici stradali, l'arrivo di un treno, visite di personaggi famosi, ma anche disastri e calamità naturali. Se la risposta delle classi popolari è entusiasta, la novità tecnologica sarà trattata con riserva dalla stampa e da una parte del mondo intellettuale ancora per qualche anno. Nonostante le iniziali diffidenze, nell'arco di due anni il cinema scala le gerarchie della società incuriosendo le classi più abbienti. Il 28 gennaio 1897 i principi Vittorio Emanuele e Elena di Montenegro assistono a una proiezione organizzata da Vittorio Calcina, in una sala di Palazzo Pitti a Firenze. Tra il 1905 e il 1915 due documentaristi di grande spessore, Luca Comerio e Roberto Omegna, si spinsero con coraggio in zone anche molto impervie. Comerio aveva come obiettivo la costruzione di un filmutopia dove voleva mostrare tutto il mondo e che avrebbe intitolato “Dal Polo all'Equatore”: se ne conservano alcune parti, come la spedizione al Polo Sud organizzata dal Duca degli Abruzzi (1899) o quella del barone Raimondo Franchetti in Africa nel 1910, oppure le scene della guerra sull'Isonzo (1917). In queste opere era evidente uno sguardo sul mondo da "dominatore" occidentale che guarda tutto con superiorità: scene simboliche allora interpretate come segni di potere e civiltà (la caccia alla tigre, i servi neri alla portantina, l'impartizione dell'educazione alle 20 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento popolazioni locali) mostrano a distanza di un secolo una mentalità sorpassata, imbevuta di colonialismo, di conquista spietata e arrogante. Omegna invece può essere considerato il padre del documentario scientifico, con i suoi film sulle farfalle (vincitori del primo premio all'Esposizione Universale di Torino del 1911) dove usava la macrofotografia11 e si avvaleva, per le didascalie, delle composizioni del poeta Guido Gozzano, suo cugino. In Italia il documentario funge da “testimonianza e archivio della memoria”, come sostiene Brunetta nella sua “Storia del cinema italiano”. Nonostante, come il cinema in generale, ci metta un po’ a trovare la sua personalità e a svilupparsi secondo i canoni tradizionali di questo genere audiovisivo, ben presto si delinea anche nel nostro Paese un filone documentaristico degno di nota. “Il fatto che la produzione inizi con un decennio di ritardo non è un handicap che ne condizioni la crescita. Anzi, in prospettiva, i primi documentari e film a soggetto godono del privilegio di rivolgersi a pubblici già battezzati e svezzati da regolari contatti con lo schermo e possono prendere per mano lo spettatore per fargli compiere più spericolate e ambiziose avventure di viaggio nello spazio e nel tempo” (Brunetta 1991: 41) Gli operatori cinematografici italiani si occupano di diversi tipi di documentari: dopo un inizio piuttosto monotono il campo si amplia e nel corso degli anni si passa dalla documentazione scientifica e di eventi pubblici (sono numerose le scene relative a funerali di personalità importanti) alla realizzazione di documentari pubblicitari, alla ripresa di avvenimenti sportivi, ai documentari antropologici su usi e costumi di 11 Tecnica di ripresa fotografica (e anche l’immagine che ne risulta) di oggetti o particolari di oggetti, effettuata a distanza ravvicinata mediante speciali obiettivi (obiettivi macro) o accessori specifici. 21 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento determinate culture lontane (nel 1911 l’operatore Vitrotti realizza una serie sulla Russia), e ancora sulla produzione di servizi di guerra. È “proprio sui documentari di guerra”, però, che “si comincia ad applicare la logica di mistificazione della notizia, la costruzione dell’informazione subordinata alle versioni ufficiali di descrizione degli avvenimenti” (Brunetta 1991: 180). Ciò che potrebbe apparentemente sembrare il soggetto più obiettivo di tutti è invece il più restrittivo della libertà degli operatori, i quali devono adattare il proprio lavoro a “verità precostruite e a un senso già dato, utile per l’interpretazione di qualsiasi rappresentazione” (Brunetta 1991: 181). Nonostante già in precedenza si cercasse di manipolare le immagini al fine di creare un racconto con una storia, forse questo è l’esempio lampante di come, anche in Italia, ben presto il genere documentario cominci a “mischiarsi” con la finzione dei film a soggetto, vista la necessità di “adattare il lavoro”. 1.3 La tassonomia del documentario12 Nelle sezioni precedenti è stato definito il documentario come una forma di cinema che parla di situazioni e avvenimenti reali. Esso riguarda persone reali che ci presentano loro stesse in storie che comunicano una tesi o un punto di vista plausibili sulle loro vite, sulle situazioni e sugli eventi ritratti. Il punto di vista distintivo del regista plasma queste storie nell’esplicitazione di una tesi o di una prospettiva sulla realtà sociale, aderendo a fatti noti e non creando una allegoria fittizia. 12 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Nichols, B. 2001 “Introduction to documentary” (pp 89-130); Rotha, G., Road, S. & Griffith, R. 1952 “Documentary film: the use of the film medium to interpret creatively and in social terms the life of the people as it exists in reality” (pp 74-109); Gauthier, G. 1995 “Le documentaire: un autre cinéma” (pp 179-189). 22 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento “Sebbene questa definizione sia utile per parlare in generale dei documentari, non aiuta a distinguere fra i differenti tipi di documentario. Non ci sono leggi e poche sono le vere regole quando si tratta di espressione creativa. Piuttosto che amareggiarsi per l’incapacità dei documentari di allinearsi a una sola singola definizione e lamentare la difficoltà di identificare tutti i possibili tipi di documentario, è bene accettare questa fluidità come qualcosa di molto positivo.” (Nichols 2001: 89) Secondo Nichols il cinema può essere suddiviso in “film di fiction” e “film di non-fiction”, rappresentati in due insiemi che in parte si sovrappongono. Nel primo si trovano la maggior parte dei film di fiction, che sono facilmente identificabili come opere che richiamano un mondo originale popolato da attori che interpretano ruoli definiti (personaggi). Ciò che dicono, e in particolar modo ciò che fanno può essere incredibile, fantastico, verosimilmente impossibile e dunque sorprendente, eppure tutto si sviluppa come se questi avvenimenti fossero una parte plausibile della realtà nella quale i personaggi vivono. Nel secondo insieme, invece, fanno parte il documentario, i film informativi, i film scientifici, i filmati delle videocamere di sorveglianza ecc. È necessario, però, affermare che l’insieme “film non-fiction” ricade in due categorie sovrapposte: “film documentari” e “film non documentari”. Nella zona di sovrapposizione tra questi due insiemi ci sono quelle formule che possono essere considerate documentarie o non documentarie, a seconda dei fini dei critici: puro girato, film aziendali o istituzionali notiziari, notizie e approfondimenti televisivi. 23 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Per quanto riguarda il primo, si tratta di un’unica ripresa come i filmati delle videocamere di sorveglianza. Il puro girato in sé manca di qualunque voce o punto di vista ma può essere convogliato sia in un’opera documentaria che in una fiction. Ad esempio il noto regista francese Jean Painlevé trasformò registrazioni scientifiche della vita acquatica, che erano puro girato, in un poema documentaristico emozionante in “The Seahorse” (L’ippocampo, 1934). I film aziendali o istituzionali si rivolgono spesso ad una clientela limitata o promuovono apertamente uno specifico prodotto. Le pubblicità, che possono contenere alcuni elementi documentaristici, sono altamente promozionali; esse infatti spingono a comprare un prodotto, un fine più limitato di quelli della maggior parte dei documentari, anche se le due forme hanno in comune molte tecniche retoriche. Un film come “Louisiana Story” di Flaherty, commissionato da Shell, ha in sé un messaggio meno puntuale (il film parla di un giovane cajun; per la Shell era sufficiente che passasse il messaggio che il mondo tradizionale e quello delle estrazioni petrolifere potevano coesistere). In questo caso la committenza è simile a quella dei governi che sovvenzionano un documentario: il film promuove un punto di vista più che uno specifico atto di acquisto. “I documentari non sono documenti. Possono utilizzare documenti e fatti ma li interpretano sempre. E normalmente lo fanno in una maniera espressiva e coinvolgente. Questo conferisce loro l’idea forte di una voce che manca invece ai non documentari. Questa voce è l’elemento distintivo dei film documentari. Lo spettatore sente che c’è una voce che gli si rivolge da un particolare punto di vista riguardo ad alcuni aspetti della realtà storica.” (Nichols 2001: 93) 24 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Continua Nichols sostenendo che i non documentari, come i film scientifici, i filmati delle videocamere di sorveglianza e i film informativi manifestano un’idea di voce che è ridotta al minimo. Essi parlano di aspetti della realtà con un alto grado di trasparenza. La chiarezza e la semplicità sono molto richieste nei film scientifici, mentre l’espressività e in qualche caso l’ambiguità sono caratteristiche preziose dei documentari. Queste categorizzazioni sono un importante punto di partenza per poter definire e classificare i documentari; per far questo, Nichols parla di “modalità”. Egli spiega che queste modalità possono mischiarsi tra loro, intervenire contemporaneamente nello stesso documentario e manifestarsi più o meno evidentemente a seconda del film in questione. La prima modalità è quella “poetica”: in questo caso, vengono sacrificati le convenzioni del montaggio in continuità e il senso della specifica collocazione spazio-temporale che ne deriva, per esplorare le associazioni nuove che nascono dai ritmi temporali e giustapposizioni spaziali. Le persone interagiscono con gli oggetti che le circondano, con lo scopo di offrire forme di conoscenza alternative rispetto al trasferimento diretto di informazioni, al sostegno di una particolare posizione o alla presentazione di proposte come soluzione a problemi. Questa modalità è principalmente adatta a esplorare le possibilità di comunicare in maniera alternativa le informazioni, di proporre determinati argomenti o punti di vista, o presentare ragionevoli soluzioni a un problema. Dunque la modalità poetica pone l’accento sul tono più che sulla conoscenza e sulla persuasione. 25 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La seconda è la “modalità espositiva”: unisce frammenti del mondo reale in una struttura più retorica o argomentativa di quella poetica. Essa si rivolge direttamente allo spettatore con dei titoli o delle voci che forniscono una visione o propongono un argomento di discussione. I film espositivi adottano un tipo di commento onnisciente fuori campo (il narratore si sente ma non si vede mai) con alcune peculiarità come ad esempio la voce colta, professionale, maschile e profonda. Questi documentari si basano sul contenuto, mentre le immagini hanno un ruolo di sostegno: illustrano, evocano o criticano quanto detto. Questa modalità contribuisce a dare allo spettatore l’impressione di oggettività ed è la modalità ideale per dare informazioni e aggiungere conoscenze all’enciclopedia personale del pubblico. La terza è la “modalità osservativa”: si distingue dalle due precedenti in quanto si concentra solo su quanto vi è davanti alla macchina da presa. A questa modalità appartengono i documentari senza commenti della voce fuori campo, senza musica né effetti sonori, senza interviste né recitazione ad hoc. La vita è ripresa nel modo in cui appariva realmente; i personaggi si lasciano riprendere come se il regista non ci fosse. In questo caso il regista resta appartato nel suo ruolo di osservatore, a differenza dello spettatore il quale ha un ruolo più attivo nel determinare il significato di ciò che viene detto e fatto. La quarta modalità, quella “partecipativa”, è quella che comprende tutti i documentari che si ispirano all’antropologia: lo studioso vive con un’altra cultura per un periodo e poi scrive quello che ha imparato. Allo stesso modo, il ricercatore scende in campo, partecipa alle vite altrui ed è parte integrante del documentario. Con la visione di documentari di questo tipo, ci si aspetta di essere testimoni di qualcosa per come viene rappresentata da qualcuno che vi ha preso parte, che è attivo e non è lì 26 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento solo per osservare. Il regista scende dal podio del commento fuori campo, si allontana dalla meditazione poetica, esce dal nascondiglio dal quale osservava la scena e diventa un attore sociale quasi come gli altri. A differenza della terza modalità, in cui quello che lo spettatore vede è quello che avrebbe visto se al posto della macchina da presa ci fosse stato lui stesso, in questo caso si tratta di quello che si può vedere solo se la macchina da presa, o il regista, è lì al posto dello spettatore. Il regista, dunque, è un reporter, la sua voce rispecchia la sua personale partecipazione agli eventi messi in scena. Nella quinta modalità, ovvero quella “riflessiva”, l’accesso al mondo sembra illimitato e si ha una sorta di realismo fisico, psicologico ed emotivo. Il montaggio serve a sottolineare, il personaggio si evolve, la struttura è narrativa. Le interviste hanno lo scopo di far riflettere lo spettatore, il quale dopo la visione è più cosciente della sua relazione con la tematica e con quello che quest’ultima rappresenta, e mette in dubbio le proprie consapevolezze. Questa modalità non ha lo scopo di approfondire la conoscenza del pubblico e si applica a documentari di tipo politico che si pongono apertamente come provocatori. La sesta ed ultima modalità è quella “performativa”, la quale si interroga su cos’è la conoscenza. La conoscenza viene affrontata da un punto di vista soggettivo. Ciascuna persona, basandosi sulle proprie esperienze vissute, percepirà un oggetto o un tema in modo differente. In questo caso viene intesa come “una cosa concreta e corporea, basata sulle peculiarità dell’esperienza personale” (Nichols 2001: 130). Il documentario, alternando realtà e finzione, serve a ricordare costantemente allo spettatore che il mondo è molto più di quanto vede. 27 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Altri studiosi si sono dedicati a suddividere il genere documentaristico per tipologie di documentari, come ad esempio Paul Rotha13 e Guy Gauthier14. Paul Rotha, nel suo “Documentary film: the use of the film medium to interpret creatively and in social terms the life of people as it exists in reality” parla di quattro categorie. La prima è quella che definisce “naturalist (romantic) tradition”, nella quale rientrano prima di tutto i film Western degli inizi, con la loro descrizione della vita quotidiana americana, in cui il tema epico dell’uomo perennemente in lotta con la natura primitiva garantisce sempre un discreto successo. Oltre a questo genere, rientra anche il lavoro di Flaherty, il quale con “Nanook of the North”, “Samoa” e “Man of Aran” (che racconta il conflitto tra l’uomo e la natura, con la differenza che rispetto al suo primo lavoro, l’ambientazione non è il freddo polare degli eschimesi ma l’ostilità degli oceani) rappresenta l’esponente fondamentale di questa prima fase del genere documentaristico. La seconda categoria è la “realistic (continental) tradition”, nella quale Rotha inserisce i documentari di Cavalcanti “Rien quel es heures” e di Ruttmann “Berlin”, nei quali l’accento viene posto sì sull’uomo, ma non più sull’essere umano contro la natura nemica bensì contro la città. La terza tipologia è la “news-reel tradition”, una sorta di notiziario giornalistico. Il più famoso esponente è Dziga Vertov, che con il suo cine-occhio rappresenta una vera e propria rivoluzione del genere. 13 Paul Rotha (Londra, 3 giugno 1907 – Wallingford, 7 marzo 1984) è stato un regista inglese. Formatosi sui saggi di Dziga Vertov e di Vsevolod Pudovkin, di cui condivise in particolare le teorie del montaggio e della sceneggiatura, pubblicò alcuni volumi di storia cinematografica dove ribadiva la necessità di un cinema aderente alla realtà e socialmente utile. 14 Critico cinematografico francese; in particolar modo si è dedicato ai documentari. 28 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento L’ultima categoria è la “propagandist tradition”, che Rotha descrive nelle forme usate in Russia e Inghilterra, sottolineando il ruolo cruciale del cinema della propaganda politica. L’altra classificazione proposta da Gauthier parte dalla domanda: che cos’è un documentario? Nel suo libro “Le documentaire: un autre cinéma” afferma che Le documentaire, c’est la vie: piuttosto che parlare di reale, i documentaristi hanno spesso voluto rivendicare la loro immersione nella vita come essa si svolge con o senza di loro (fanno parte di questa categoria il cine-occhio, il documento di vita, i documentari narrativi pedagogici degli anni ’40 e il cinema del vissuto). In secondo luogo, le documentaire, c’est l’authentique: insistere sulla vita implica senza dubbio un certo riferimento all’autenticità (fanno parte di questa categoria il cinema della realtà, il cinéma du réel, il cinéma vérité e il cinema diretto). Le documentaire, c’est la fiction: Gauthier arriva ad ammettere una forte presenza di finzione nel genere documentaristico (fanno parte di questa categoria il documentario romanzato, il docu-dramma e il documentario di finzione). Infine, Le documentaire, c’est l’action: il cinema non-fiction viene vissuto come un progetto, un intervento concreto di carattere politico e artistico (fanno parte di questa categoria il documentario di creazione, il documentario etnografico e sociologico, il documentario sociale, il documentario militante e il documentario d’intervento). Nei capitoli successivi si capirà a quale di queste categorie appartengono i documentari oggetti della presente tesi di laurea. 29 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento II. La traduzione audiovisiva “Con l’espressione traduzione audiovisiva si fa riferimento a tutte le modalità di trasferimento linguistico che si propongono di tradurre i dialoghi originali di prodotti audiovisivi, cioè di prodotti che comunicano simultaneamente attraverso il canale acustico e quello visivo, al fine di renderli accessibili a un pubblico più ampio.” (Perego, 2007: 7) Tentare di definire tale espressione non è semplice, tanto è vero che è divenuta oggetto di discussione solo in tempi recenti, quando cioè la convergenza di circostanze socioculturali particolarmente propizie ne ha favorito il consolidamento e l’interesse anche nel mondo accademico. Sono state utilizzate diverse terminologie per parlare di traduzione audiovisiva: i primi studi in questo campo prediligono le etichette “traduzione filmica” (film translation) e “traduzione per lo schermo” (screen translation), ancora oggi ampiamente utilizzate. La prima veniva usata maggiormente quando la televisione non aveva la popolarità di oggi e mette in evidenza il prodotto che inizialmente veniva veicolato tramite la traduzione, ovvero il dialogo del film. La seconda invece si sofferma sul mezzo di distribuzione dei prodotti mandati in onda, come ad esempio lo schermo televisivo, cinematografico o quello del computer. Solo in un secondo momento, è subentrata l’etichetta “trasferimento linguistico” (language transfer) il quale mette in evidenza la componente verbale del prodotto audiovisivo, integrata da suoni e immagini. Si passa poi ad un’altra terminologia sicuramente più esauriente “traduzione audiovisiva” (audiovisual translation, acronimo inglese AVT e quello italiano TAV). 30 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Quest’ultima dicitura essendo più completa, riflette il carattere polisemico di questo tipo di traduzione, in quanto la dicitura “traduzione filmica” esclude una buona parte dei prodotti audiovisivi (DVD, documentari, videogiochi) che vengono tradotti per essere esportati in altri paesi. “Il testo audiovisivo rappresenta infatti una tipologia testuale a sé stante, la cui globalità è generata dalla combinazione di diverse componenti semiotiche. Nel testo audiovisivo la sfera sonora (che oltre ai dialoghi comprende suoni e rumori e che è generalmente indicata come colonna sonora) e quella visiva si combinano creando un complesso testo multicodice la cui traduzione può essere problematica”. (Perego, 2007: 9) Peter Fawcett, in un suo studio, ha sottolineato due temi centrali della traduzione audiovisiva, ovvero le cause della complessità metodologica di questo dominio di ricerca e la difficoltà che la traduzione filmica trova nell’essere inquadrata all’interno della teoria della traduzione. Le numerose difficoltà derivano dalla combinazione di fattori diversi, a partire da un complesso reperimento del materiale (film, liste dei dialoghi ecc.). Tali difficoltà coinvolgono anche il raggio d’azione in cui questo dominio di ricerca opera; ad esempio nel doppiaggio vi è l’obbligatorietà della sincronizzazione che condiziona sia la traduzione del testo originale che il passaggio dalla lingua di partenza (lingua fonte, dall’inglese source language) a quella di arrivo (lingua di destinazione o lingua target). Per quanto riguarda l’aspetto pratico della traduzione audiovisiva, sono necessarie alcune osservazioni sul materiale di lavoro. I copioni dei testi audiovisivi nelle lingue di partenza e di arrivo non sono sempre disponibili. 31 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento È dunque necessario intraprendere un lavoro di trascrizione che richiede tempi molto lunghi e causa l’usura del materiale audiovisivo; tutto ciò potrebbe causare disagio e una conseguente riluttanza a lavorare con il materiale filmico. Fawcett non menziona né l’utilizzo del DVD né la presenza di siti Internet specializzati, risorse attualmente fondamentali che risolvono in parte problemi pratici con cui gli studiosi erano costretti a confrontarsi in passato. “Nonostante alcuni problemi continuino a persistere, attualmente la traduzione filmica ha raggiunto una collocazione precisa e stabile tra le branche della teoria della traduzione. In realtà, essa non si discosta in modo netto da altri tipi più tradizionali di traduzione in quanto rappresenta un processo di trasformazione di un testo in un altro testo, ossia la sua ricodifica e la sua collaborazione in un’altra sfera linguistica e culturale, ed è condizionata da vincoli diversi nella natura da quelli che condizionano la traduzione scritta di un testo scritto”. (Perego, 2007: 12) 2.1 La figura del traduttore-adattatore Il traduttore-adattatore, è la figura professionale che, all'interno del doppiaggio, cura l'adattamento nella propria lingua di opere audiovisive e cinematografiche. Questo adattamento consiste nel rendere i dialoghi comprensibili, fluidi, con il giusto ritmo e le necessarie pause, rispettando sia il significato letterale delle battute originali, sia la necessità di rendere i riferimenti del film comprensibili a pubblici di differenti culture.15 Il lavoro del traduttore-adattatore si concretizza in diversi passaggi: innanzitutto svolge un’analisi accurata del testo e del supporto audiovisivo originale per poi procedere con un’attenta raccolta di dati 15 https://it.wikipedia.org/wiki/Dialoghista. 32 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento sulla specificità culturale, sull’epoca e sull’ambiente in cui si svolge l’azione; in seguito, esegue una ricerca terminologica e di stile al fine di rendere in modo integrale lo spirito del prodotto originale anche nella lingua ricevente. Senza dubbio, il lavoro svolto risulta tanto più accurato quanto maggiori sono la sensibilità, la capacità creativa, l’esperienza e la preparazione culturale del traduttore-adattatore. L’adattamento deve essere innanzitutto una trasposizione culturale dell’opera da tradurre al fine di renderla comprensibile alla cultura del paese di destinazione. Si tratta, pertanto, di un lavoro che richiede profonde conoscenze e spiccata creatività, per il quale un’ottima conoscenza della lingua di partenza non è un elemento sufficiente: il traduttore-adattatore deve possedere abilità inventiva e sensibilità artistica per riuscire a smembrare il testo di partenza e comporre il testo tradotto, ricercando parole adatte per lunghezza e accentuazione e appropriate per la ricostruzione delle pause. Se il traduttore-adattatore non svolge in modo corretto e preciso il suo lavoro, rischia non solo di modificare il senso e il significato che il testo originale voleva trasmettere, ma soprattutto di falsificare il livello espressivo-emotivo del dialogo originale, alterandone così la funzione. Il suo compito consiste anche nel prendere decisioni relative alla miglior varietà dialettale da usare nel caso in cui un personaggio della versione originale del prodotto parli la stessa lingua della traduzione: attraverso le sue scelte, egli deve essere in grado di ricreare dialoghi verosimili e privi della sterilità e dell’uniformità di registro cui generalmente è soggetto il doppiaggio. 33 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Sono elencate di seguito le norme specifiche contenute nel contratto: - Per adattatore-dialoghista si intende non più solo l’autore dei dialoghi italiani delle opere cinematografiche o assimilate incise in altra lingua, ma anche chi realizza testi per le lavorazioni in oversound16 o i testi dei sottotitoli. - …il traduttore-adattatore riceve … copia del filmato nella sua integrità temporale, visiva e sonora… Tali materiali … non potranno essere ceduti o consegnati a terzi … fatto salvo il trasferimento temporaneo del solo testo per il tempo necessario alla realizzazione di una eventuale traduzione letterale. Ai fini della sicurezza della paternità dell’opera, il traduttoreadattatore – se il filmato è in una lingua da lui non conosciuta – potrà avvalersi di una traduzione letterale realizzata da terzi sulla base del solo testo, e mai del supporto ottico. - Qualora lo sviluppo del copione, per ciascun episodio seriale o opera unica, evidenzi un numero di righe complessive superiori a 200 per ogni rullo 17 , sarà riconosciuto al traduttore-adattatore, per ulteriori righe, un compenso pari a mezzo rullo ogni 80 righe o frazione, con una franchigia che esclude le prime 80 righe. 16 Con la tecnica oversound, la colonna sonora tradotta va a sovrapporsi, e non a sostituirsi, com’è il caso del doppiaggio, a quella originale, che rimane in sottofondo. Questa tecnica si usa in genere nelle interviste o nei film-documentario: il narratore inizia a parlare pochi secondi dopo lo speaker originale, e quindi il traduttore-adattatore deve fare in modo che nelle scene descrittive i riferimenti rimangano invariati. 17 Dieci minuti di video. 34 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento L’introduzione di questa norma ha il fine di compensare con un minimo riconosciuto per contratto l’evoluzione che nel tempo hanno subito le opere, in particolare televisive, che generano copioni di adattamento molto più lunghi che in passato. In base a questa norma, ogni riga che eccede le 81 righe successive dà diritto a un compenso accessorio. Per le opere seriali, saranno indicati per ogni episodio i nomi dei professionisti che hanno realizzato il doppiaggio. Nei titoli di coda delle opere seriali dovrà essere indicato il nome dei traduttori-adattatori dell’episodio e non la lista dei dialoghisti della serie. Per comodità, si riporta la tabella aggiornata al 31/03/2008 dei compensi minimi* stabiliti per i dialoghisti con i dati aggiornati necessari alla compilazione del documento fiscale. Autori dell’adattamento dei dialoghi per il doppiaggio** Adattatori dei dialoghi: compenso per rullo fino a 200 righe*** (per la durata convenzionale di 10 min. o frazione, su ogni tipo di supporto) Compenso minimo dal 31/03/2008 a) Opere uniche: lungometraggi, TV movie, sceneggiati, film di repertorio o montaggio, miniserie, film home- video, opere multimediali in sync18, cortometraggi, presentazioni. € 255,00 b) Seriali: telefilm, sit-com, telefilm home-video, documentari in sync. € 236,00 c) Soap-opera, telenovela, cartoni animati, docu-drama, reality in sync. € 186,00 d) Documentari e reality non in sync. € 89,00 18 Sincronia labiale, cioè il movimento delle labbra degli attori. 35 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento *: le cifre, in €, sono arrotondate **: i compensi minimi per i sottotitoli sono il 50 per cento delle tariffe indicate ***: oltre le 200 righe per rullo scatta un compenso aggiuntivo di mezzo rullo ogni 81 righe 2.2 Le metodologie di trasferimento linguistico Vi sono molte forme di traduzione audiovisiva: le più immediate e conosciute sono il sottotitolaggio (il quale permette di proporre, attraverso un testo scritto collocato nella parte bassa dello schermo, una traduzione condensata dei dialoghi originali del film o del programma in questione) e l’adattamento dei dialoghi finalizzato al doppiaggio (dall’inglese dubbing o lip-synchronisation è la procedura di traduzione audiovisiva più nota e diffusa in Italia. Consiste nella sostituzione per post-sincronizzazione della colonna sonora originale di un film con una nuova colonna sonora provvista di dialoghi tradotti nella lingua dei fruitori), ma esistono anche il voice-over, che sovrappone un dialogo tradotto e recitato alla pista audio originale, mantenuta in sottofondo a livello minimo; la narrazione, che formalmente riprende la tecnica del voice-over senza attenzione eccessiva al movimento labiale, ma preservando il ritmo; il commento (il quale assieme alla narrazione, è spesso utilizzato per rendere fruibili documentari o cortometraggi. Esso si colloca in una posizione di confine tra la traduzione propria e l’adattamento); la descrizione audiovisiva, pensata per i non vedenti, che pone il problema dell’eterogeneità del pubblico e del livello di specificazione delle descrizioni. Per il presente lavoro verrà analizzata la forma del voice-over e l’adattamento finalizzato al doppiaggio. 36 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.3 Il voice-over “La versione in voice-over, o semi-doppiata è normalmente usata per mandare in onda notizie, documentari o interviste provvisti di una traduzione simultanea al dialogo originale. Tecnicamente il voice-over consiste nella sovrapposizione di una o più voci della colonna sonora originale. Ciò permette di accedere solo in maniera parziale alla versione originale, che non è mai udita nella sua integrità: il volume è infatti ridotto o mantenuto a un livello minimo per facilitarne la ricezione della versione tradotta da parte del pubblico. I dialoghi tradotti sono letti e recitati da uno o più lettori professionisti, talvolta attori, più spesso giornalisti.” (Perego, 2007: 28) Il voice-over condivide alcune caratteristiche sia con il doppiaggio che con la sottotitolazione: infatti è presentato oralmente come il doppiaggio, però la sua traduzione prevede una rielaborazione sintetica dei contenuti che la avvicina alla sottotitolazione. Questo tipo di traduzione infatti non richiede sincronia labiale, e ciò facilita e velocizza la traduzione eliminando il complesso lavoro di adattamento dei testi; mantiene bassi i costi di mano d’opera, poiché generalmente il testo finale è letto da annunciatori esperti e solo di rado da attori o doppiatori professionisti. Ne risulta una procedura conveniente soprattutto per quelle catene televisive (ad esempio MTV) che non intendono adottare procedimenti troppo costosi (Díaz Cintas, 2001). 37 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.3.1 Il significato del termine voice-over Si tratta di un vocabolo inglese che viene così definito nei dizionari correnti. L’Oxford Dictionary online recita: “[noun] a piece of narration in a film or broadcast, not accompanied by an image of the speaker.” […]19 La definizione fornita invece dal Merriam Webster’s Dictionary online è: “1a: the voice of an unseen narrator speaking (as in a motion picture or television commercial); 1b: the voice of a visible character (as in a motion picture) expressing unspoken thoughts.”20 Si tratta dunque di due definizioni che danno il significato “cinematografico” della parola. Nel primo caso, si parla di una “narrazione […] non accompagnata dall’immagine di chi parla”; mentre nel secondo caso la prima definizione risulta molto simile a quella dell’Oxford Dictionary (la “voce di un narratore che non compare nel filmato”) e la seconda si riferisce alla “voce di un personaggio inquadrato […] che esprime pensieri non detti ad alta voce”. Visto che i maggiori dizionari italiani sono muti riguardo a questo termine (Vocabolario Treccani online21, Enciclopedia Treccani online22 e Dizionario della Lingua Italiana Sabatini Coletti), non ci resta che ripiegare sulla traduzione fornita dai dizionari bilingui inglese-italiano. Il Sansoni online riporta: “n. (Cin, TV) voce f. fuori campo, voce f. fuori quadro.”23 19 <http://oxforddictionaries.com/definition/voice-over?q=voice-over> , ricerca di settembre 2015. <http://www.merriam-webster.com/dictionary/voice-over>, ricerca di settembre 2015. 21 <http://www.treccani.it/vocabolario/tag/voice-over/>, ricerca di settembre 2015. 22 <http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/voice-over/>, ricerca di settembre 2015. 23 <http://dizionari.corriere.it/dizionario_inglese/Inglese/V/voice-over.shtml>, ricerca di settembre 2015. 20 38 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La seguente invece è la traduzione fornita dal dizionario bilingue inglese-italiano Picchi: “n. Commento sonoro, voce fuori campo. The voice-over on the news did not correspond with the images shown: il commento del telegiornale non corrispondeva alle immagini presentate.” È dunque evidente che la traduzione data dai dizionari bilingui coincide con la definizione data dai due dizionari monolingui inglesi. Il significato del termine “voice-over” dunque, è quello di una voce fuori campo, più in particolare è quella tecnica televisiva e cinematografica (come spiega appunto il Sansoni con l’espressione “Cin, TV”) in cui lo spettatore sente un discorso, sia esso una narrazione, un commento o un intervento di qualcuno che parla, senza che il narratore, il lettore o la persona che traduce sia visibile nell’immagine a cui il testo si riferisce. Esempi di questo tipo di tecnica sono, come si evince dalle definizioni, documentari in cui la narrazione si riferisce alle scene in onda, oppure ancora, come nel secondo significato fornito dal Merriam Webster’s Dictionary, quelle scene dei film in cui il personaggio tace ma i suoi pensieri vengono espressi da una voce fuori campo. 39 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.3.2 La diffusione del voice-over24 Innanzitutto, prima di provare a distribuire l’utilizzo del voice-over su un planisfero virtuale, è bene sottolineare che questa tecnica può essere legata sia al genere fiction che al genere non-fiction. La fiction è tutta quella produzione cinematografica e televisiva di film e serie tv che si basano sulla finzione; nel secondo caso si tratta invece di programmi incentrati sulla realtà, vale a dire documentari, interviste e programmi di attualità. Il suo impiego risulta essere la giusta soluzione per la diffusione di notizie importanti che vengono trasmesse per mezzo dell’informazione giornalistica, in cui il voice-over è utilizzato come tecnica di doppiaggio in tutto il mondo. Un altro elemento importante è il fatto che il voiceover è scelto generalmente per abbassare i costi di produzione, in quanto tra le arti di trasposizione filmica è senz’altro la meno costosa. L’utilizzo che ne viene fatto dipenderà perciò anche dalle condizioni economiche delle varie nazioni. In passato il voice-over era usato in molti paesi, che in seguito hanno optato per l’impiego di sottotitoli (Europa del nord) o del doppiaggio (Europa centrale, America). Oggi è utilizzato in tutto il mondo per la traduzione televisiva per lo più di prodotti di genere non fiction. In particolare, anche per la categoria fiction, è scelto nella maggior parte dei casi nei paesi dell’Europa orientale (Polonia, Russia, repubbliche baltiche, Siberia, ex repubbliche sovietiche – Georgia, 24 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Orero, P. 2004: “The pretended easiness of voice-over translation of TV interviews”; Franco, E., Matamala, A. & Orero, P. 2010: “Voice-over translation: an interview”; Perego, E. 2005: “La traduzione audiovisiva” (pp 28-30); Perego, E, &Taylor, C. 2012: “Tradurre l’audiovisivo” (pp 241-244); Abrate, M. 2001: “Il volto inedito del doppiaggio” (pp 66-72); Mariani, C. 2009: “Vivos los llevaron, vivos los queremos di Cecilia Serna: analisi e proposta di adattamento per voice-over” (pp 29-30). 40 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Armenia, Azerbaigian, territorio slavo occidentale – Bielorussia, Ucraina, Moldavia) e in paesi con un alto tasso di analfabetismo, in quanto lo spettatore non è tenuto a saper leggere. Sempre per le ragioni precedentemente citate, in queste zone la sottotitolazione risulterebbe pressoché inutile visto che non sarebbe fruibile per parte del pubblico, in quanto non scolarizzato, e il doppiaggio sarebbe senz’altro troppo costoso, poiché il tasso di alfabetizzazione è in ultima analisi rappresentativo delle condizioni economiche di un paese. In Russia, dove il voice-over ha avuto origine, è utilizzato ancora oggi per il genere non fiction e fiction e resta dunque la tecnica di doppiaggio più utilizzata per il fatto che i distributori russi non dispongono di fondi a sufficienza per poter finanziare altre forme di doppiaggio25. Più o meno la stessa sorte è riservata alla Polonia, dove è ancora il mezzo di doppiaggio principale specialmente per i documentari tv e i film stranieri. Secondo le recenti statistiche, continua ad essere il preferito del pubblico polacco e può ancora aspirare a un lungo futuro nel paese. In Italia il doppiaggio è la trasposizione filmica più diffusa, e il pubblico vi è molto più abituato che al voice-over, che viene invece utilizzato quasi esclusivamente per la TV in programmi come documentari, interviste, filmati pubblicitari. Nella presente tesi ci si occuperà dell’uso che si fa del voice-over per i prodotti audiovisivi di genere non fiction. 25 Nel gergo dei direttori del doppiaggio, il voice-over viene spesso denominato “doppiaggio alla russa”. 41 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.4 Il doppiaggio e le difficoltà del traduttore-adattatore26 Il doppiaggio, come già precedentemente affermato, consiste nel sostituire per post-sincronizzazione la colonna sonora originale di un prodotto cinematografico o televisivo con una nuova colonna sonora provvista di dialoghi tradotti nella lingua dei fruitori. Questa metodologia richiede un’estrema precisione nella sincronizzazione, vale a dire che i nuovi dialoghi in lingua ricevente devono essere adattati in modo tale che il testo udito e i movimenti labiali degli attori coincidano il più possibile: le voci originali degli attori vengono quindi sostituite da nuove voci che, sincronizzate con i movimenti degli attori, danno l’impressione allo spettatore che i personaggi sullo schermo stiano parlando la sua lingua. Le difficoltà del traduttore-adattatore, però, non si limitano all’esigenza di far coincidere i nuovi dialoghi con i movimenti labiali del personaggio sullo schermo; a livello linguistico, si devono spesso affrontare e risolvere situazioni complesse e adattarle a un’adeguata sincronizzazione, tradurre termini culturalmente connotati, adattare le traduzioni alla sfera visiva, tradurre giochi di parole, veicolare in modo corretto l’umorismo presente nei dialoghi di partenza, trasporre in modo adeguato il turpiloquio o le forme allocutive e, infine, riprodurre le varianti sociolinguistiche salienti, quali accenti regionali, dialetti e idioletti. Esistono due tecniche principali di doppiaggio, ovvero il doppiaggio in sincrono e il doppiaggio in oversound. 26 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Paolinelli M., Di Fortunato E. 2005: “Tradurre per il doppiaggio. La trasposizione linguistica nell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta”; Lattanzio, A. 2012: “L'arte del doppiaggio. Doppiatori e direttori di doppiaggio” (pp 64-70); Giraldi M., Lancia E., Melelli F. 2010: “Il doppiaggio nel cinema italiano”. 42 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Il doppiaggio in sincrono prevede che la voce del doppiatore si sostituisca completamente a quella dell’attore della versione originale; per ottenere tale risultato è fondamentale che la voce doppiata e i movimenti labiali degli attori sullo schermo coincidano il più possibile, così che lo spettatore riesca a identificare con naturalezza la voce del doppiatore con il volto dell’attore. A questo scopo, è cruciale che i dialoghi non siano solamente stati tradotti, ma soprattutto adattati, in modo che la lunghezza delle battute nelle due lingue coincidano e che il movimento labiale di alcune parole chiave sia simile. Per questo tipo di doppiaggio, è importante che il doppiatore abbia una voce simile o perlomeno adatta al personaggio che dovrà doppiare: di conseguenza, recentemente viene data la precedenza a doppiatori che hanno un timbro vocale simile e che presentano anche una vaga somiglianza fisica con l’attore. Quando si ottiene un buon risultato e il doppiatore rispetta le pause recitative e l’intensità interpretativa dell’originale, si dice che la voce è ben “incollata” al volto e questo può valorizzare o, addirittura, migliorare le prestazione dell’attore; in caso contrario, la voce si dice “scollata” dal volto e, in questo caso, penalizza gravemente l’interpretazione originale. Con il doppiaggio in oversound, invece, la nuova colonna sonora viene sovrapposta ma non sostituita a quella dell’attore che appare sullo schermo, la cui voce in lingua originale viene lasciata in sottofondo. In Italia, questa tecnica viene utilizzata in modo piuttosto limitato e, in particolare, per interviste e documentari. In questo caso, la voce non deve essere incollata al volto e non è fondamentale che vi sia una corrispondenza interpretativa, tanto che in alcuni casi il doppiatore è di sesso diverso rispetto all’attore. 43 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La sua voce viene considerata una voce fuori campo e non cerca di essere simile all’originale: agli occhi dello spettatore, il doppiatore svolge, infatti, il ruolo di un interprete simultaneo. Nell’oversound, proprio come nell’interpretazione simultanea, la prassi prevede che lo speaker o narratore inizi a parlare uno-due secondi dopo lo speaker originale, pertanto il traduttore-adattatore deve fare molta attenzione nella costruzione della frase al fine di evitare che nelle scene descrittive si perdano i relativi riferimenti. Bisogna segnalare, inoltre, che recentemente, si sta affermando una nuova tipologia di prodotto audiovisivo, detta docu-drama, che consiste nella ricostruzione di fatti di cronaca e che viene per lo più doppiata: di conseguenza, si sta consolidando l’abitudine di doppiare anche i reportage, con l’unico risultato di mettere in evidenza i limiti del doppiaggio, ossia la sua appartenenza alla dimensione dello spettacolo, della finzione e non a quella della realtà, provocando negli spettatori un senso di straniamento logico che rischia di compromettere la comprensione del confine tra fiction e informazione. Alla luce dei fatti si può affermare che per quanto riguarda la traduzione di documentari la tecnica più utilizzata è quella del voice-ver, come è stato ricordato più volte nel corso di questo elaborato. Nel prossimo capitolo verrà analizzato l’aspetto saliente della presente tesi, ovvero quello della presentazione del lavoro di traduzione e il suo adattamento. 44 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento III. Presentazione del lavoro di traduzione27 Dopo aver introdotto il genere documentario e dato qualche cenno della traduzione audiovisiva, la presente tesi di laurea si concentrerà sull’analisi della traduzione. In seguito a un corso di alta specializzazione per traduttoriadattatori cinematografici, in cui ho appreso le principali tecniche di traduzione e adattamento di prodotti audiovisivi, abbiamo provato a simulare una vera e propria situazione lavorativa. Il committente era la Dott.ssa Simona Chiodi, esperta di traduzione cinematografica e docente del corso, che mi ha inviato lo script di due tipi di documentari diversi via e-mail, il dvd dei filmati e mi ha dato circa venti giorni di tempo per farle avere i lavori ultimati. Come prima cosa ho proceduto al confronto tra filmato e script, modificando l’originale a favore delle battute del documentario. Si tratta di differenze minime (frasi in un ordine diverso, parole mancanti o aggiunte, time-code non sempre corretto), ma è bene che un traduttore tenga conto di certe incongruenze e provveda a intervenire nel testo di partenza al fine di non ritrovarsi poi con una traduzione scorretta. In seguito ho proceduto alla traduzione, fornendo uno script del testo nella lingua di arrivo che non contemplasse, in un primo tempo, le regole del format e dell’adattamento. 27 Per questa parte, sono state prese in considerazione le seguenti fonti bibliografiche: Orero, P. 2004: “The pretended easiness of voice-over translation of TV interviews”; Franco, E., Matamala, A. & Orero, P. 2010: “Voice-over translation: an overview” (pp 50-64, 74-94); Perego, E. & Taylor, C. 2012: “Tradurre l’audiovisivo” (pp 245-250); Orero, P. in Díaz Cintas, J. & Anderman, G. (ed.) 2009 (pp 135-136) “Voice-over in audiovisual translation”, Luyken, G.M., Herbst, T., Longham-Brown, J., Spinhof, H. 1991: “Overcoming language barriers in television: dubbing and subtitling for the European audience” (pp 140-141). 45 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Generalmente, il traduttore riceve un video e uno script del testo da tradurre e si occupa della sua traduzione entro le scadenze imposte dal cliente, che spesso sono piuttosto strette. In letteratura si parla di diversi tipi di script: completi con indicazione di time-code e note riferite alle immagini, incompleti con trascrizioni che non corrispondono esattamente al filmato (in genere quando la traduzione è destinata alla post-produzione ma al traduttore viene data la trascrizione relativa alla fase antecedente, in questo caso il traduttore deve intervenire confrontando il testo con il video), script con liste terminologiche (specialmente se si tratta di documentari su animali e piante vengono aggiunti i nomi scientifici), script di programmi già tradotti (il traduttore riceve solo la versione tradotta, dovendosi così affidare al traduttore precedente, che può aver commesso degli errori). Una volta ricevuto il materiale, il traduttore inizia il suo lavoro tenendo conto dei seguenti fattori: literal synchrony, kinetic synchrony e action synchrony. La prima deriva dal fatto che la lettura della traduzione deve avere una durata leggermente inferiore a quella del testo originale per consentire al pubblico di udire l’inizio del discorso nella lingua di partenza. È pratica comune, infatti, che la traccia sonora nella lingua tradotta venga registrata un paio di secondi dopo l’attacco in lingua originale, la quale sarà tenuta a volume basso verso la fine dell’intervista. Ciò comporta un accorciamento dei tempi per la durata della versione tradotta, che deve rispettare il time-code e lasciare che il pubblico possa udire parte dell’originale (per verificare se le battute tradotte sono della giusta lunghezza, è bene che il traduttore legga le proprie battute ad alta voce sovrastando l’audio dell’originale). 46 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La seconda è la sincronia tra il linguaggio del corpo descritto nel testo originale e la sua traduzione e la terza ha valore soprattutto quando nell’immagine viene inquadrato un oggetto (anche la traduzione dovrà riferirsi all’oggetto in questione). Per quanto riguarda il linguaggio, il traduttore deve adeguarsi al registro adottato nel testo originale: se è formale, è bene che la traduzione rispecchi questa caratteristica; viceversa se la lingua di partenza usa un linguaggio più informale, è bene che la sua versione tradotta ne segua lo stile, tenendo comunque conto del pubblico destinatario del prodotto audiovisivo in questione. Evidentemente la terminologia può rappresentare un ulteriore problema nella traduzione per il voice-over: specialmente per i documentari, siano essi sugli animali, sulla scienza o su qualsiasi altro argomento altamente specifico, il traduttore deve conoscere i termini necessari per tradurre quanto detto nel testo originale. Una volta ultimata la traduzione, il traduttore si dedica all’adattamento (verifica del time-code e delle sincronie precedentemente esposte) e finalizza il suo lavoro nel rispetto del layout imposto dalla casa di distribuzione committente. 3.1 Format e adattamento Dopo aver ultimato la traduzione e quindi la seconda fase del processo (la prima è stata il confronto tra il filmato e lo script), mi sono dedicata a questi due passaggi. Con il termine “format” si intende impostare graficamente il layout dello script così come il distributore lo desidera. In genere la decisione dipende dal tipo di narrazione utilizzato nel documentario in questione. 47 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Nel primo documentario al quale ho lavorato, si trattava di una sola voce fuori campo che assumeva la forma di una narrazione; vi era dunque un narratore onnisciente che parlava in terza persona. Per dirla alla Nichols, si tratta di un documentario espositivo, le cui caratteristiche principali sono il commento onnisciente fuori campo (il narratore si sente ma non si vede mai) con alcune peculiarità come ad esempio la voce colta, professionale, maschile e profonda. Come era stato precedentemente affermato, questi documentari si basano sul contenuto, mentre le immagini hanno un ruolo di sostegno: illustrano, evocano o criticano quanto detto. Questa modalità contribuisce a dare informazioni e ad aggiungere conoscenze al bagaglio culturale del pubblico. Il secondo lavoro invece, è un documentario un po’ diverso dal precedente. Infatti potrebbe essere categorizzato come un documentario “moderno”, nel quale non abbiamo più una sola voce fuori campo del narratore, bensì una voce principale (quella dello speaker, in questo caso una voce femminile) seguita da altre voci dei personaggi. Questo tipo di documentario, a differenza di quello precedente, rappresenta delle testimonianze delle vicissitudini dei personaggi tramite interviste; pertanto anche la narrazione è sicuramente più movimentata. Per quanto riguarda lo script, invece, presenta l’indicazione “speaker” in alto a sinistra e la trascrizione della narrazione nella colonna di destra, anticipata dal time-code prima di ogni battuta. Il timecode (TC) deve essere obbligatoriamente indicato in modo tale da velocizzare il ritrovamento di una particolare scena in fase di 48 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento doppiaggio28, ma anche per segnalare con precisione quando uno o più personaggi iniziano a parlare. Il format, al contrario, doveva assumere la forma di un testo unico, per consentire all’attore di comprendere tutte le istruzioni relative alla lettura ma in uno spazio più condensato. La ragione è economica, perché gli attori che eseguono la lettura dello script vengono pagati a riga: è comprensibile che non si possa andare a capo ad ogni battuta. Una volta ultimata la traduzione del primo lavoro nel format predisposto per questo tipo di documentari, mi sono dedicata al titolo. Per quanto riguarda la traduzione di quest’ultimo, in realtà, il buon traduttore dovrebbe fornire più di un’opzione di traduzione in modo tale che poi il direttore di doppiaggio sceglierà quella più consona. In seguito ho confrontato il filmato con lo script leggendo ad alta voce il testo nella lingua di arrivo e verificando se la lunghezza delle battute in italiano era corretta. Il traduttore-adattatore deve distinguere tra pause (/) e cesure (…); la pausa è una vera e propria interruzione del parlato, mentre la cesura resta più breve e sospesa. A seconda della lunghezza delle pause bisogna inserire da uno a tre segni diacritici: se la pausa è minima ma all’attore bisogna indicare un cambio di immagine si trascrive semplicemente il time-code tra parentesi, se la pausa dura pochi secondi la si indica con il seguente segno /, se invece la pausa è più lunga verrà indicata con //. 28 Il doppiaggio non avviene seguendo la naturale successione in scene del film: ogni attore doppia le scene del suo personaggio in uno o più turni. 49 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Time Code Nome personaggio Testo tradotto (02: 33) Speaker xxxxx 50 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Per il secondo documentario invece, il lavoro che ho svolto differisce da quello precedente essendo due tipi di documentari diversi. Vista la presenza di più personaggi, prima ancora di passare alla traduzione, è necessario trascriverli in una lista indicandone i nomi e la loro età; così facendo le voci doppiate saranno più veritiere. Una volta ultimata la lista, si inseriranno tutte le pronunce dei nomi stranieri, quest’operazione è utile ai doppiatori che non incontreranno alcuna difficoltà di pronuncia. A questo punto si inseriscono i “cartelli”, con questo termine si intendono tutte quelle scritte presenti nel documentario; come prima cosa si indica nella colonna di sinistra il timecode, vicino si scrive se si tratta di un cartello, di un sottopancia29 o del titolo e infine nella colonna di destra si scrive la traduzione. Portati a termine questi passaggi, è la volta della traduzione; troveremo sempre il time-code nella colonna di sinistra, in quella centrale sarà indicato il nome del personaggio e, infine, nella colonna di destra la traduzione. Oltre i segni diacritici dei quali ho parlato precedentemente, in questo tipo di documentari sarà necessario specificare le indicazioni riguardanti tutto ciò che aiuta a definire la scena. A tal proposito, per indicare la posizione del personaggio nell’inquadratura, si usa IC quando l’attore è visibile nell’inquadratura e FC quando l’attore non è visibile nell’inquadratura. Spesso accade che la battuta da adattare non è determinabile come interamente FC o IC; al traduttore-adattatore il compito di districare le immagini in modo da rendere chiaro su pagina il loro andamento, quindi indicare se la battuta iFc (inizia in campo) o fFC (finisce fuori campo). 29 Nel gergo televisivo, la scritta, contenente il nome e spesso anche la professione di una persona, che compare nella parte inferiore dello schermo televisivo quando la persona stessa viene intervistata o ripresa. 51 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Si segnala anche se il personaggio si trova DS (di spalle) e l’accavallamento delle battute di più personaggi (ACC). Qualora il traduttore-adattatore riscontrasse delle incongruenze, potrà segnalarle con delle note a pie di pagina; così facendo in fase doppiaggio si potranno verificare gli errori. In tal modo i due lavori avrebbero potuto essere utilizzati a fini commerciali, completi di adattamento e format secondo il layout richiesto dal cliente. “Ciò detto, l’adattamento migliore è quello che non si vede, ovvero quello che, combinando la bellezza, il ritmo e la musicalità delle battute all’interpretazione del doppiatore, riesce a coinvolgere lo spettatore e a fargli dimenticare che il film che sta guardando originariamente era in un’altra lingua”. (Fois, 2012: 9) IV. Case study 1: The great Serengeti Come dice il titolo, il primo film al quale ho lavorato è un documentario sugli animali, in particolar modo del lungo viaggio attraverso l’Africa che compiono gli gnu. La tematica è dunque naturalistica, ed è un classico esempio di documentario come quelli tipici mandati in onda da National Geographic Channel. Volendo provare a classificarlo secondo le categorie presentate nei precedenti capitoli, lo inseriremmo nella “naturalistic tradition” di Rotha (nonostante non sia un film western, né un documentario antropologico) e nella “modalità espositiva” di Nichols (visto l’uso fondamentale che si fa della voce fuori campo). Di seguito saranno forniti dei cenni sulla storia che racconta questo documentario. 52 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Il filmato si apre con l’immagine delle immense pianure del Serengeti, dove gli gnu stanno per intraprendere un viaggio pericoloso attraverso l’Africa per poter sopravvivere. A maggio, seguendo le piste della piana del Serengeti, gli gnu si spostano verso il fiume Grumeti e il Western Corridor, dividendosi poi in due grandi correnti: la prima attraversa il fiume Grumeti e si dirige a nord-est verso il fiume e la riserva di Masai Mara, l’altra seguendo il corso del fiume si dirige a nord-ovest verso il lago Vittoria. Finalmente le mandrie arrivano ai fiumi, e durante questa fase si può assistere ad uno degli spettacoli naturali più famosi e cruenti: il passaggio delle mandrie ai guadi del Grumeti e del Mara infestati dai coccodrilli. La mandria si avvicina al fiume a più riprese, perlustrando le rive. Il fiume è limaccioso e con forti correnti torrentizie. Non basta, ad attendere gli animali una folta schiera di avvoltoi e marabù, che si cibano delle carcasse degli animali morti. Si dispongono anch’essi sulle rive del fiume ed aspettano il tragico momento. Nascosti dentro le acque torbide, i coccodrilli attendono le loro vittime. In questo scenario gli gnu si preparano ad attraversare, è l’istinto che li guida. Dopo vari avvicinamenti al fiume, gli animali si ammassano sulla riva; vederli uscire vivi sulla sponda opposta è una grande liberazione, il culmine di uno degli spettacoli più incredibili della natura. Giunti in questi nuovi pascoli del nord, gli gnu riempiono mano a mano l’area creando un effetto incredibile di immensità. Rimarranno nella regione fino a settembre quando, esauriti anche qui i pascoli, cominceranno il ritorno seguendo il percorso inverso ai luoghi dove sono nati, al sud del Serengeti ed al Ngorongoro Conservation Area. 53 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Il documentario racconta in circa 50 minuti tutte le difficoltà che incontreranno gli gnu durante quest’epico viaggio. Si tratta, dunque, di un documentario con una storia, in cui il filo conduttore è appunto la continua migrazione della mandria. Nel film compaiono diversi animali in ordine sparso per mostrare allo spettatore tecniche di caccia e scene di vita quotidiana. 4.1 Fase di traduzione e adattamento: The great Serengeti Come già detto nei paragrafi precedenti, si tratta di un classico documentario naturalistico e come tale presenta delle caratteristiche ben precise, come ad esempio un’unica voce narrante (lo speaker) accompagnata dalle immagini. Prima di procedere con la traduzione, bisogna notare che il lessico usato dallo speaker non è comune, è piuttosto ricercato; dunque sarà necessario che il traduttore faccia attenzione a ciò e ricerchi delle forme altrettanto accurate, altrimenti si perderebbe l’atmosfera magica del documentario. Per una buona traduzione, bisogna prestare attenzione a qualche aspetto, ad esempio evitare le ripetizioni delle parole e cercare dei sinonimi, documentarsi sempre sull’argomento (se non si è sicuri di come viene tradotto un nome nella lingua di arrivo, è consigliato fare una ricerca), formulare delle frasi chiare e lineari mantenendo un certo ritmo, evitare le forme “ad”, “ed” in quanto nel parlato non vengono usate, rispettare le lunghezze (in questo caso, essendo un adattamento in voiceover, non è necessario considerare alla lettera le lunghezze dello speaker ma bisogna essere meticolosi per quanto riguarda i cambi di immagine). La difficoltà più grande che ho riscontrato nel presente lavoro, è stata quella di mantenere un registro alto ma allo stesso tempo semplice e chiaro. 54 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Essendo una traduzione scritta, non era così immediato formulare frasi che potessero essere utilizzate per il parlato. Nel prossimo paragrafo analizzerò il secondo documentario a cui ho lavorato. V. Case study 2: Accidental heroes Come affermato precedentemente, in questa sezione mi dedicherò al secondo lavoro svolto, ovvero un documentario molto diverso dal primo in quanto è più moderno. In questo caso abbiamo un prodotto audiovisivo con una voce narrante (speaker) e una serie di interviste ai vari personaggi. Si tratta di un programma televisivo che racconta storie vere di persone comuni che hanno compiuto incredibili atti di coraggio. Per quanto riguarda la presente tesi, ho tradotto e adattato il quinto episodio intitolato “Night fishing”. Il filmato si apre con l’immagine della presentatrice (Julia Bradbury) che mostra una serie di sventure capitate a persone comuni. La prima storia è quella di un pescatore che cade in acqua accidentalmente, la seconda invece racconta di un bambino che cade da circa 6 metri di altezza, rompendosi entrambe le braccia e vicino a lui c’è solo il suo cane; la terza ed ultima storia è quella di un uomo che non torna a casa dopo il lavoro e la moglie è disperata perché non sa dove cercarlo. La durata di questo documentario è circa 30 minuti, come si può notare è un genere completamente diverso dal primo lavoro, in quanto sono state realizzate delle ricostruzioni dei fatti accaduti, la voce della speaker è in campo, e i personaggi raccontano il fatto tramite interviste. Dunque, vi sono una serie di elementi che uniti fra loro hanno dato vita a questo tipo di documentario. 55 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento In questo caso non avremo più un'unica voce fuori campo con un registro alto e ricercato, bensì una speaker in campo e con un registro più basso proprio per avere un contatto e un coinvolgimento più diretto con lo spettatore. 5.1 Fase di traduzione e adattamento: Night Fishing Come spiegato in precedenza, si tratta di un documentario “moderno” e dunque presenta delle caratteristiche ben precise. Risulta quindi evidente che, per questo genere di documentario, il traduttore non proceda allo stesso modo del primo lavoro, ma sarà necessario che prenda nota di alcuni elementi che saranno poi fondamentali per una traduzione soddisfacente. In questo caso, il buon traduttore noterà subito che la speaker è in campo e il lessico da questi utilizzato è colloquiale e per nulla ricercato. Quindi la prima operazione da fare sarà quella di comporre delle frasi nella lingua di arrivo chiare e senza artifici; la seconda, invece, riguarda le lunghezze, se nel primo lavoro dovevamo solo far attenzione ai cambi di immagini, qui bisogna focalizzarsi sul momento in cui iniziano a parlare i personaggi e quando finiscono. Per questo tipo di documentari, non possiamo permetterci di essere più lunghi della pista originale. Per comprendere ancora meglio quanto detto, mi servirò di una tabella nella quale collocherò nella prima colonna il testo originale in inglese, nella seconda la mia traduzione e nella terza la correzione della Dott.ssa Simona Chiodi, esperta nel campo documentaristico e cinematografico. 56 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La revisione è stata eseguita tenendo conto del testo di partenza, comporta interventi miranti alla produzione di senso, al registro, alla chiarezza dell’espressione, allo stile documentaristico e all’adattamento (rispetto del time-code). Nella tabella verranno evidenziate varie tipologie di errore: - Comprensione scorretta del testo di partenza (Err.1); - Intervento utile ai fini della produzione di senso: il cambiamento proposto dal revisore ha lo scopo di garantire al pubblico una migliore comprensione rispetto alla soluzione proposta nella traduzione iniziale (Err. 2); - Intervento ai fini dell’adattamento: rispetto del time-code (Err. 3). Vediamo ora la ricorrenza di questi errori, classificati secondo le tipologie appena esposte ed analizzati nella presente sezione in ordine di comparsa nella tabella. Harry: We'd just been out, me and a couple of other fellows, had been out just up the local driving range, so we were just hanging around up there to meet up with Michael. Harry: Io e altri due amici siamo andati al driving range e abbiamo aspettato li perché dovevamo incontrarci con Michael. (Err.1) Harry: Io e altri due amici andammo al posto concordato e lì aspettammo l’arrivo di Michael. Michael: As it is so wellknown, I'd even been down fishing there a couple of times before and the mackerel are quite literally jumping out, you know, it's quite a good area. Michael: Essendo una zona così conosciuta, ero già andato a pescare lì un paio di volte e gli sgombri uscivano davvero fuori dall'acqua, è il posto perfetto. (Err.3) Harry: Sentivamo dei suoni provenire dalla sua bocca, come dei gargarismi. Ma non sapevo se sarebbe sopravvissuto o se tutto questo fosse normale. (Err. 2+3) Michael: E’ una zona molto conosciuta, ci ero già andato un paio di volte a pescare, ed è vero, gli sgombri saltano fuori dall'acqua, è il posto ideale. Harry: But you could sort of hear the gargling like but I just didn't know if he was going to be alive or what sort of state he was in properly. Harry: Sentivamo dei suoni provenire dalla sua bocca, come dei gargarismi. Ma non sapevo se fosse un buon segno. 57 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Julia: Alan went into Intensive Care with a severe trauma to his head, numerous cuts to his torso, hypothermia and partial drowning. In all, he was in hospital for nine days. Andy: I'm saying to Carl, 'Do we put him into the recovery position, ask him do we put him into the recovery position.' And Carl said to me, 'What's the recovery position?' Julia: See you next time when we'll meet more accidental heroes. Julia: Alan entrò in terapia intensiva con una seria commozione cerebrale, numerosi tagli sul busto, ipotermia e parziale annegamento. In tutto rimase in ospedale 9 giorni. (Err.2) Andy: Chiedevo a Carl se dovevo metterlo in posizione laterale di sicurezza, gli chiedevo di chiederlo ai paramedici. E Carl mi chiese quale era la posizione di sicurezza. (Err.2) Julia: Ci vediamo nella prossima puntata per conoscere nuovi eroi per caso. (Err.2+3) Julia: Alan entra in terapia intensiva con una grave commozione cerebrale, numerose ferite al torace, ipotermia e parziale annegamento. Resterà in ospedale 9 giorni. Andy: Chiedevo a Carl se dovevo metterlo in posizione (laterale) di sicurezza, gli dissi di chiederlo ai paramedici. E Carl mi chiese: cos’è la posizione di sicurezza? Julia: Al prossimo episodio, in cui conoscerete altri eroi per caso. La difficoltà più grande riscontrata è stata quella di rimanere colloquiale ma allo stesso tempo precisa e sulle battute. Come si evince dalla tabella, gli errori più frequenti riguardano la seconda e la terza tipologia; un traduttore alle prime armi, tenderà a tradurre i dialoghi come se stesse traducendo un testo scritto e questo aspetto fa perdere il ritmo all’intero film. È noto che la lingua inglese ha una sintassi molto più semplice rispetto all’italiano, molte volte, però, questo aspetto mette in difficoltà il traduttore. Spesso ci si trova difronte a delle frasi in inglese che poi in italiano vanno girate oppure esplicitate. In conclusione, il lavoro del traduttore-adattatore è davvero molto complesso, in quanto deve possedere una serie di caratteristiche come ad esempio, un’ottima conoscenza della lingua di partenza e soprattutto di quella di arrivo, un buon livello di cultura, creatività, capacità di passare da una traduzione di un documentario classico ad una serie televisiva in 58 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento sync, capire il personaggio in modo tale da rendere la traduzione veritiera, e non ultimo rispettare i termini di consegna dei lavori. Il mondo della traduzione audiovisiva è parte della nostra vita quotidiana, poiché è il mezzo grazie al quale molte centinaia di film, telefilm, documentari e programmi televisivi stranieri sono resi accessibili sui nostri schermi. 59 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Conclusioni A conclusione del presente lavoro di studio e ricerca, posso affermare l’importanza che ha avuto il doppiaggio nella storia cinetelevisiva italiana. Gli Italiani non sono mai stati dei grandi lettori ma piuttosto, dopo la nascita del cinema, degli appassionati di film e serie televisive, tramite le quali è stato possibile vivere storie interessanti e avvincenti. Considerato che la maggior parte dei prodotti audiovisivi che vengono trasmessi in Italia (sia in televisione che al cinema) è stata prodotta all’estero, è il caso di chiederci qual è il processo grazie al quale possiamo godere di questi prodotti in lingua italiana. Questo processo si chiama doppiaggio, e non si tratta solo di attori che doppiano un film già girato e reso muto, ma di un gran numero di professionisti che si adoperano per farci comprendere al meglio i prodotti audiovisivi come, film, documentari, serie televisive ecc. Se alcuni di questi hanno fatto la storia in Italia, è stato anche grazie a questi professionisti: traduttori-adattatori, sincronizzatori, direttori di doppiaggio, doppiatori e assistenti. L’aspetto sul quale mi sono focalizzata è stata la prima fase del processo, ossia la traduzione/adattamento del prodotto audiovisivo. Quello del traduttore-adattatore è sempre stato per me un lavoro molto interessante e per questo ho voluto approfondire le difficoltà che questi professionisti incontrano durante la fase di traduzione, che ho scoperto essere molto diversa dalla traduzione di un testo scritto. Per realizzare questo lavoro, in un primo momento mi sono soffermata sull’origine e sulle caratteristiche del genere documentaristico. 60 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Nonostante in letteratura vi sia un forte dissenso in merito, è importante sottolineare che i contenuti lo distinguono dai film in quanto il documentario si propone di ampliare la cultura personale degli spettatori e prevede, a questo scopo, l’utilizzo di scene e contenuti derivanti dalla realtà che ci circonda. I documentari, oggetto della presente tesi, appartengono a due categorie completamente diverse e prevedono operazioni ben distinte. La traduzione è stata eseguita in un primo momento senza tenere conto di format e adattamento, che sono stati poi inseriti per completare il lavoro secondo i canoni tradizionali dell’esecuzione di questo tipo di doppiaggio. L’esecuzione di una traduzione a fini commerciali richiede una profonda conoscenza delle tecniche, della lingua di partenza e arrivo e dello stile in questione. Lo scopo della tesi è quello di individuare in cosa il lavoro di una laureanda, alle prese con la sua prima esperienza nel campo della traduzione audiovisiva, si distingue rispetto agli interventi proposti da una traduttrice cinematografica che opera nel campo da anni. Nella tesi, il confronto è presentato per mezzo di una tabella in cui si evidenziano le differenze delle due traduzioni, con una dettagliata analisi e un’interpretazione degli interventi secondo una classificazione di tre tipologie di errori principali che si presentano, più o meno frequentemente nel corso della traduzione. 61 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 62 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento English Section 63 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 64 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Introduction The present work aims to address the translation of two documentaries in order to study, examine and analyse the technique used for the construction of the text and the approaches to voice-over, used for to this type of audiovisual translation. Following a highly specialised course for movie translator-adaptors at the University "Gregorio VII" in Rome, I am passionate about the world of translation, especially about the audiovisual products. During the course, we faced various adaptation techniques, starting from the translation of a classic naturalistic documentary and then to the translation of television series. For this thesis, I decided to analyse only the first part of the course, in which we dealt with the documentary genre with its features and the technique of audiovisual translation of the voice-over. The thesis, which aims to explain the differences between the two types of documentaries and their translations, will be organised in five chapters. The first one will focus on the general concept of documentary film. Starting from the various definitions and disagreements in history, after which, I will try to reach a clarification of the meaning and characteristics of the genre. There will also be a reference to the origins and the classification of the documentary. The second one will focus on audiovisual translation and the difficulties encountered by the dialogue adaptor, then explain the technique used for the translation of documentaries (voice-over), analysing the meaning of the term, the technical aspects, the use and the 65 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento spread. The research will aim to demonstrate why documentaries, interviews and commercials require this kind of audiovisual adaptation. In the third chapter, I will focus on the practical aspect of my work, that is the presentation of the format and adaptation. This section will explain gradually how to translate two different kinds of documentaries and the various problems that I noticed. The fourth and the fifth chapter instead will focus on the presentation and the adaptation of two documentaries. 66 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento I. The documentary At the beginning of this thesis, a presentation of the term “documentary” will need to be provided. The documentary is generally an audiovisual product of cultural, informational, social, political, scientific, and popularly understood as a creative act or simply aimed at spreading knowledge of various aspects of society and of human knowledge. In general, it means a film of any length shot without explicit purpose of fiction, without a script that plans the shot and without actors. Effectively, in Anglo-Saxon countries more and more often the term non- fiction30 is used. The documentary has an ontological relationship with the filmed reality, that is shot without mediation. The film is a document of this reality, the proof that things have taken place as they have been shot. Instead, the fiction films represent a mediated reality, manipulated by the director to express what he imagined. It is a staged reality. 1.1 Definitions and dissent in the theory31 Trying to give a definition of documentary is very complicated. The term "documentary" is used as an adjective in reference to the film from the beginning: for example the American photographer and filmmaker E.G. Curtis used in 1914, the phrases documentary material and documentary works to define their own films on American Indians. 30 Without invention. For this part, I have considered the following bibliographic sources: Nichols, B. 2001 Introduzione al documentario; Barnouw, E. 1983 Documentary: a history of the non-fiction film. 31 67 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento From 1915 to 1919, we can see a number of statements which attest to a widespread interest in the cinema "from life". "Cinema is an incomparable observer who does not miss a thing" (Vuillermoz). There are many scholars who have spoken about the difference between fiction and non-fiction films. For example, Canudo refuses dramatized documentaries and considers the real story told by the film as more effective and convincing than any fiction, but then he is in favor of a non-fiction film able to communicate to the viewer universal meanings. In general, the fictional film remains the privileged object of theoretical reflection. Vertov is a notable exception. According to him, the camera should be used as a Cine-Eye which is much more perfect than human, to explore the reality. Vertov formulates a true theory of the documentary that emphasizes the power of the camera to reveal the real, clearly putting in relation this prerogative with its concept of film. The true vocation of the camera is the exploration of the real facts. Editing helps the viewer to see better, differently, and to break down and analyse the phenomena. Kinopravda: the camera is made with fragments of reality organised by subject, it records and watches life as it is and only after that it concludes. Brik: rejects the film narrative fiction. Film has to focus on the observation of the real data. The real task of the camera is photographing moving objects; it fixes the events on the film. The first person that points out the differences between fiction and documentary film was the Scottish John Grierson, considered the father of British and Canadian documentary film. 68 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Although the documentary does not allow the component of fiction, Grierson noted that it offers a selected and manipulated reality: in fact, the director decides when to start and finish shooting. He defines the documentary as artistic genre, and sets out the three fundamental principles of the documentary: 1) Documentary as a vital new art form; 2) The "original" actor and "original" scene are better guides than their fiction counterparts to interpreting the modern world; 3) Materials "thus taken from the raw" can seem more real than the acted article. Grierson defines the documentary as "the creative treatment of actuality" (Grierson, quoted in Nichols, 2001: 24) There are other great experts of this genre (which Michael Renov and Bill Nichols) who attempted to explain the limit between fiction and non-fiction. “Documentary film […] often displays a wider array of disparate shots and scenes than fiction, an array yokes together less by a narrative organised around a central character than by a rhetoric organised around a controlling logic or argument. Characters, or social actors, may come and go, offering information, giving testimony, providing evidence. Places and things may appear and disappear as they are brought forward in support of the film’s point of view or perspective.” (Nichols 2001: 28) For example, in the documentary fiction comes from the assembly of the scenes (the order is decided by the director), the use of a certain frame and a narrative that often tends to highlight the spectacular nature of the content and images. In this sense, it is never a simple reproduction of "reality", but rather a representation of the world made from a precise perspective. 69 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 1.2 The origin of the documentary32 The documentary, understood as a film that has an educational value, and it is as old as cinema itself. Albert Kahn, the French business magnate, tried to build the first geo-ethno-anthropological atlas of the world, using photographs and shots; in this way, he sent twenty photographers and cameramen to the world, sometimes travelling with them, that between 1909 and 1919 gathered more than ten thousand of photographs and "moving views" of about a minute each, now preserved at the Museum Albert Kahn in Paris. In the following years, the American Thomas A. Edison and the French Lumière, managed to make the reproduction of movement credible and visible to the audience. Edison filmed scenes of "real life" often reconstructed in the studio; the Lumière filmed "postcards" in motion, in France and then in various parts of the world, according to a fixed module, which was the most essential form of documentation without apparent and expressive intents. The 'views' that made their catalogs opened to the reality, as opposed to those of Edison and other pioneers like the French Georges Méliès and the Catalan Segundo de Chomón, that led to the extreme conception of the new medium as a trick. In that moment, cinema showed various kinds of programs, including those that were called "travelogues" (tourist or travel film). 32 For this part, I have considered the following bibliographic sources: Barnouw, E. 1983 “Documentary: a history of the non-fiction film”; Espasa, E. “Myths about documentary translation” in Orero, P. (ed.) 2004: “Topics on audiovisual translation” (pp 184-186); Brunetta, G.P. 1991 “Cent’anni di cinema italiano” (pp 41-43); Brunetta, G.P. “Il cinema muto 18951929” primo volume di “Storia del cinema italiano” (pp 177-181). 70 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Later, the fiction film was preceded by a documentary short film, newsreel, comedy, advertising, which depended on the circumstances and ages. The films of the Lumière brothers showed life as it is. The film was a tool with enormous potential and did not need to exaggerate or pretend to offer a real show. Despite the success of documentaries, soon fiction became increasingly present in the documentary genre. The operators resorted to tricks to illustrate the reality and intervened in the assembly phase of the shoot. There were those who simulated the eruption of Vesuvius, who shot a film in its own garden setting it in China and those who took advantage of the big snowfall in New Jersey to shoot a documentary about the war. In this period of decline of the genre, it is thanks to the figure of the explorer Robert J. Flaherty that the documentary can show its vitality. He was born in Iron Mountain, and his encounter with the cinema was casual: after studying mineralogy, in 1910, explored Labrador and took some "visual shots" on the daily life of Eskimos. The young explorer accepted and this soon became an obsession for him. The first major documentary, dated 1922 was a huge success, it is the story of the Inuit, told with a mixed cut between fiction and non-fiction. His film "Nanook of the North" marked the birth of the ethnographic documentary, although it raised severe criticism for having distorted the reality by representing reconstructed sequences. The film was shot between August 1920 and August 1921 near Inukjuak, Hudson Bay in the Canadian Arctic Quebec; the directorexplorer chose to shoot in a location, away from the movie set and 71 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento without actors, thus creating a cinema of innovation, "a story of life and love in the actual artic". Flaherty's work marks the beginning of the great documentary tradition of explorers. Regarding Italy, the first films were documentaries lasting a few seconds dedicated to kings, emperors, popes and views of some cities. The success of these "moving pictures" was immediate. The cinema was fascinating in its ability to show with unprecedented precision geographic realities, and to capture everyday moments. Over the years, we move from scientific documentation to advertising documentaries, the resumption of sporting events, anthropological documentaries on customs and traditions of certain cultures and documentary about the war. Although previously it was trying to manipulate images to create a story, soon the documentary genre began to "mix" with the fiction of film. 72 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 1.3 The classification of the documentary33 In the previous sections, the documentary as a form of cinema that talks about real events and situations is defined. According to Nichols, cinema can be divided into "fiction film" and "non-fiction film", represented in two sets that partially overlap. In the first one there are fiction films, in which actors play roles. In the second set, however, there are documentary or scientific films etc. It is necessary to state that the set "non-fiction film" falls into two overlapping categories: "documentary films" and "non-documentary films." In the area of overlap between these two sets, there are formulas that can be considered documentary or not, depending on the purpose of the critics: pure shot, business film or institutional, television news. As for the first, it is a single shot such as video-camera of surveillance film. The pure shot itself lacks any voice or point of view but may be conveyed either in a documentary and in a fiction film. For example, the well-known French director Jean Painlevé transformed scientific records of aquatic life, which were pure shot, into an exciting documentary "The Seahorse". The ads, which may contain some documentary elements, are promotional; in fact, they push you to buy a product, an objective that is restricted regarding documentaries, even if the two forms have in common many rhetorical techniques. 33 For this part, I have considered the following bibliographic sources: Nichols, B. 2001 “Introduction to documentary” (pp 89-130); Rotha, G., Road, S. & Griffith, R. 1952 “Documentary film: the use of the film medium to interpret creatively and in social terms the life of the people as it exists in reality” (pp 74-109); Gauthier, G. 1995 “Le documentaire: un autre cinéma” (pp 179-189). 73 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento These categorizations are an important starting point to define and classify documentaries; so Nichols speaks of "mode". He explains that these modes can mingle with each other and operate simultaneously in the same documentary. The first one is the “poetic” mode: in this case, people interact with the objects that surround them, with the aim of offering alternative forms of knowledge with respect to the direct transfer of information. This mode stresses the lyrical, rhythmic and emotional aspect of the historical world. It sacrifices filmic conventions for example, continuity editing and a situated time and space, to explore associations between images, objects and patterns. The second one is the “expository” mode: this is what we identify with documentaries. It emphasises verbal commentary, often using a narrator; it addresses the spectator directly, with titles or voices that propose a perspective, advance an argument or recount history. This kind of film adopts a voice-over narration (the narrator is heard but never seen) with some special features such as a deep and professional male voice. These documentaries are based on the content, while the images have a supporting role: they illustrate, evoke or criticize what is said. The “observational” mode, instead, attempts to observe aspect of the historical world as they happen. It typically has no voice-over commentary, no supplementary music or sound, no intertitles, no historical re-enactments, no behaviour repeated for the camera and no interviews; social actors behave as if no filmmakers were there. The “participatory” mode involves an interview between filmmaker and the subject. 74 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento This allows the filmmaker to address people who appear in the film, formally; this is opposed to addressing the audience through voice-over commentary. It also involves some participation from the filmmaker as well as social actors, this gives the audience a sense of what it is like for the filmmaker to be in a given situation and how that situation alters as a result. The director, therefore, is a reporter, his voice reflecting his personal participation in the events staged. In the fifth mode, or the "reflective", the access to world seems unlimited and it has a kind of physical, and emotional realism. The interviews are intended to reflect the viewer, who after viewing, is more conscious of its relation with the theme. This mode is not intended to deepen the knowledge of the public and it is applied to political documentaries. The last one is the “performative” mode, that raises questions about what knowledge is. It sets out to demonstrate how the specificities of personal experience provide entry into an understanding of the more general processes at work in society. This is done by stressing the emotional complexity of the experience from the perspective of the filmmaker. The documentary, alternating between reality and fiction, constantly reminds the viewer that the world is much more than what he sees. Other scholars have devoted themselves to classifying the documentary genre, such as Paul Rotha34 and Guy Gauthier35. 34 Paul Rotha (3 June 1907 – 7 March 1984) was a British documentary filmmaker, film historian and critic. 35 Gauthier is a French film critic, in particular he is specialised in documentary. 75 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Paul Rotha, in his "Documentary film: the use of the film medium to interpret creatively and in social terms the life of people as it exists in reality" speaks of four categories. In the first one, that he calls "naturalist (romantic) tradition" there are Western movies, with their description of American life. In this category, there is also the work of Flaherty, who with "Nanook of the North", "Samoa" and "Man of Aran" (which recounts the conflict between man and nature) is the key exponent of this first phase of the documentary genre. The second category is the "realistic (continental) tradition", in which Rotha inserts Cavalcanti and Ruttmann’s documentaries, "Rien quel es heures” and "Berlin"; the focus is on the man, but not on human being against nature but against the enemy city. The third type is the "news-reel tradition", a kind of journalistic news report. The most famous exponent is Dziga Vertov, who with his Cine-Eye is a revolution of the genre. The last category is the "propagandist tradition", which Rotha describes in the forms used in Russia and England, emphasizing the crucial role of the cinema of political propaganda. The other classification proposed by Gauthier starts by the question: What is a documentary? In his book "Le documentaire: un autre cinéma" says Le documentaire, c'est la vie; in this category there are the CineEye, the document of life, pedagogical documentaries of the 40s and the cinema of experience. Le documentaire, c'est l'authentique: in this category there are the cinema of reality, the cinéma du réel, the cinéma vérité and direct cinema. Le documentaire, c'est la fiction: Gauthier comes to admit a strong presence of fiction in the documentary genre. 76 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Finally, Le documentaire, c'est l'action: non-fiction cinema is seen as a project (in this category there is the creative documentary, ethnographic and sociological documentary, social documentary and the militant documentary). In the following chapters, I will explain which of these categories belong to the documentaries of this thesis. II. Audiovisual translation The term audiovisual translation refers to all forms of linguistic transfer that aim to translate the original dialogues of audiovisual products, in order to make them accessible to a wider audience. A different terminology to talk about audiovisual translation has been used: the first studies in this field prefer the label "film translation" and "screen translation". The first was used mostly when television did not have the popularity of today and highlights the product that was initially channelled through the translation, or the dialogue of the film. The second one focuses on the means of distribution of products, such as the television, film screen or that of the computer. Gradually, it took over the label "language transfer" which highlights the verbal component of the audiovisual product, supplemented by sounds and images. There is another label more comprehensive label, called the "audiovisual translation" (AVT). The latter word being more complete, reflects the polysemic character of this type of translation, inasmuch the word "film translation" excludes a large part of the audio-visual products (DVD, documentaries, video games) that are translated to be exported to other countries. 77 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.1 The dialogue adaptor36 The dialogue adaptors are who, in dubbing, adapt in their own language audiovisual and cinematographic works. This adaptation makes the dialogue clear, fluid, with the right rhythm and the necessary breaks, respecting both the literal meaning of the original lines, and the need to make the references of the film understandable to the public of different cultures. The work of the dialogue adaptor is realized in several steps: first of all he carries out a careful analysis of the text and the original audiovisual support in order to proceed with a precise collection of data on cultural specificity, on the age and the environment in which the action takes place; subsequently, he performs a search on terminology and style. Adaptation has to be first and foremost a cultural transposition work in order to make it understandable to the culture of the destination country. It is, therefore, a job that requires deep knowledge and outstanding creativity. The dialogue adaptor has to possess an inventive ability and an artistic sensibility to be able to break up the original text and compose the translated text. If he does not perform the job properly and accurately, he could not only change the meaning and significance of the original text, but especially fake the emotional-expressive level of original dialogue. 36 http://www.aidac.it/index.php/it/. 78 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.2 The methods of linguistic transfer There are many forms of audiovisual translation: the most immediate and known are 1) subtitling (that allows to propose, through a written text placed at the bottom of the screen, a summarised translation of the original dialogues of the film or program in question) 2) the adaptation of dialogues for dubbing or lip-synchronization, that is the process of audiovisual translation best known and widespread in Italy. It consists of replacing the original soundtrack of a film with a new soundtrack provided with dialogues translated into the language of the users), 3) voice-over, which superimposes a translated and performed dialogue onto the original audio track, kept in the background at the minimum level; 4) narration, which formally resumed the technique of voice-over without undue attention to lip movement, but preserving the rytm; 5) comment (together with the narration, is often used to make usable documentary and short films. It is placed in a position on the border between translation and adaptation); 6) the audiovisual description, thought up for the blind. For the present work, I will analyse the form of voice-over and adaptation aimed at dubbing. 2.3 Voice-over The version in voice-over is normally used to broadcast news, documentaries and interviews. Technically, voice-over consists in overlapping one or more voices of the original soundtrack. This allows access only partially to the original version, which is never heard in its entirety: the volume has in fact been reduced or kept to a minimum to facilitate the receipt of the translated version by the public. The 79 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento translated dialogues are read and recited by one or more professional readers, sometimes actors, and most often journalists. Voice-over shares some characteristics with both dubbing and subtitling; in fact it is presented orally as dubbing, but its translation includes a synthetic reworked version as subtitling. This type of translation in fact does not require lip-sync, which facilitates and speeds up the translation, eliminating the complex process of adaptation of the texts; it keeps costs of labour low, because usually the final text is read by expert announcers and only rarely by actors or professional voice. The result is a procedure especially convenient for those television channels (for example MTV) who do not intend to adopt procedures that are too expensive 2.3.1 The meaning of the voice-over It is an English word which is thus defined in current dictionaries. The online Oxford Dictionary states: "[Noun] a piece of narration in film or broadcast, not accompanied by an image of the speaker." [...]37 The definition provided instead by Merriam Webster's Dictionary is: "1a: the voice of an unseen narrator speaking (as in a motion picture or television commercial); 1b: the voice of a visible character (as in a motion picture) expressing unspoken thoughts”.38 These are two definitions that give the meaning "cinematic" to the word. In the first case, it is called a "narrative [...] not accompanied by the image of the speaker"; while in the second case, the first definition is very similar to that of the Oxford Dictionary (the "voice of a narrator 37 38 http://oxforddictionaries.com/definition/voice-over?q=voice-over. http://www.merriam-webster.com/dictionary/voice-over. 80 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento who appears in the movie") and the second relates to the "voice of a character framed [...] expressing unspoken thoughts loud". The meaning of the term "voice-over refers to the film and television technique where the viewer hears a speech, without the narrator, the reader or the person who translates is visible in the image to which the text refers. 2.3.2 The spread of the voice-over39 It should be emphasised that this technique can be linked both to the fiction and non-fiction genre. Fiction involves everything to do with film, television production and TV series that are based on fiction; in the second case, it refers to programs that focus on the reality, that is, documentaries and interviews. Another important element is the fact that voice-over is generally chosen to lower the production costs, because it is very cheap. In the past, voice-over was used in many countries, that later opted for the use of subtitles (Northern Europe) or dubbing (Central America). Today it is used all over the world for the television translation mostly for products of non-fiction genre. In Russia, where voice-over has originated, it is still used today for the non-fiction and fiction genre, and thus remains the most widely used technique of dubbing. 39 For this part, I have considered the following bibliographic sources: Orero, P. 2004: “The pretended easiness of voice-over translation of TV interviews”; Franco, E., Matamala, A. & Orero, P. 2010: “Voice-over translation: an interview”; Perego, E. 2005: “La traduzione audiovisiva” (pp 28-30); Perego, E, &Taylor, C. 2012: “Tradurre l’audiovisivo” (pp 241-244); Abrate, M. 2001: “Il volto inedito del doppiaggio” (pp 66-72); Mariani, C. 2009: “Vivos los llevaron, vivos los queremos di Cecilia Serna: analisi e proposta di adattamento per voice-over” (pp 29-30). 81 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento In Italy, dubbing the film transposition is more widespread, and the public is much more accustomed to voice-over, which is used instead almost exclusively for television programs such as documentaries, interviews and commercials. In this thesis, I will discuss the use of voice-over for audiovisual products of non-fiction genre. 2.4 Dubbing and the dialogue adaptor’s hurdles40 Dubbing, as previously stated, consists in substituting for postsynchronising the original soundtrack of a film or television product with a new soundtrack provided with dialogues translated into the language of the users. This methodology requires extreme precision in synchronisation, in fact the new dialogues in the target language should be adapted so that the text heard and lip movements of the actors coincide as much as possible: the original voices of the actors are then replaced by new voices, synchronised with the movements of the actors, giving the impression to the viewer that the characters on the screen are speaking his language. The dialogue adaptor often has to solve complex situations and adapt them to a proper sync translation, translate puns, convey properly the humour present in starting dialogues, transpose adequately foul language, and finally reproduce the salient sociolinguistic variants, such as regional accents, dialects and idiolects. 40 For this part, I have considered the following bibliographic sources: Paolinelli M., Di Fortunato E. 2005: “Tradurre per il doppiaggio. La trasposizione linguistica nell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta”; Lattanzio, A. 2012: “L'arte del doppiaggio. Doppiatori e direttori di doppiaggio” (pp 64-70); Giraldi M., Lancia E., Melelli F. 2010: “Il doppiaggio nel cinema italiano”. 82 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento There are two main techniques to dubbing, the dubbing in sync and voice-over. The synchronous dubbing call for the voice of actor replaces the original version; it is essential that the dubbed voice and lip movements of the actors on the screen coincide as much as possible, so that the viewer is able to identify naturally the voice of the dubber with the actor's face. For this purpose, it is crucial that the dialogues are not only translated, but especially adapted, so that the length of the lines in the two languages coincide. With the voice-over dubbing, however, the new soundtrack is superimposed but not substituted, in fact the original voice of the actor is left in the background. In Italy, this technique is used in a rather limited way and, in particular, for interviews and documentaries. In this case, the voice does not have to be glued to the face and it is not essential that there is a match of interpretation. The dubber’s voice is considered a voice-over and it does not try to be similar to the original: in the eyes of the viewer, the the dubber plays, in fact, the role of a simultaneous interpreter. In the voice-over dubbing, just like simultaneous interpretation, the practice provides that the speaker or narrator begins to speak one-two seconds after the original speaker, so the dialogue adaptor must be very careful in the construction of the sentence. Finally, it can be said that with regard to the translation of the documentary, the most used technique is that of the voice-over, as has been mentioned several times in the course of this paper. In the next chapter, I will analyse the salient aspect of this thesis, that is the presentation of the translation work and its adaptation. 83 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento III. Presentation of the translation work After introducing the documentary genre and gaving some some hints about audiovisual translation, this thesis will focus on the analysis of the translation. Following a highly specialised course for film translators-adaptors, in which I learned the basic techniques of translation and adaptation of audiovisual products, I have tried to simulate a real live situation. It was commissioned by Simona Chiodi, expert in audiovisual translating and the professor of the course. She sent me the script of two different types of documentaries by e-mail, the DVD movies and gave me roughly twenty days to complete my work. First of all, I compared the film and the script. The differences are minimal (sentences in a different order, missing or added words, timecode that is not always correct), but it is good for a translator to take into account of certain inconsistencies and intervenes in the source text so as to not end up with an incorrect translation. Later, I proceeded to the translation, providing a script of the text in the target language without initially contemplating the rules of the format and adaptation. 3.1 Format and adaptation After completing the translation, the second stage of the process (the first was the comparison between the movie and the script), I dealt with these two steps. The term "format" consists in setting the layout of the script as well as the distributor wishes. 84 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Typically, the decision depends on the type of narration used in the documentary in question. In the first documentary on which I worked, it was a single voice-over that took the form of a narration; there was therefore an omniscient narrator speaking in the third person. In the words of Nichols, it is a expositive documentary, whose main features are the omniscient voice-over comments (the narrator is heard but never seen) with some special features such as a professional, male and deep voice. As was previously stated, these documentaries are based on the content, while the images have a supporting role: they illustrate, evoke or criticise what was said. This mode helps to give information and enriches the cultural background of the public. The second piece of work, instead, is a documentary a little different from the previous. In fact, it could be categorized as a "modern" documentary, in which we no longer have a single voice-over narrator, but a main voice (that of the speaker, in this case a female voice) followed by other characters' voices. This type of documentary, unlike the previous one, represents testimony of the vicissitudes of the characters through interviews; therefore, also the narration is definitely more lively. As for the script, however, it has the word "speaker" on the top left and the transcript of the narration in the right column, preceded by timecode before each line. The time-code (TC) has to be indicated because it speeds up the finding of a particular scene, but also it accurately reports when one or more characters start to talk. The format, on the contrary, was to take the form of a single text, to allow the actor to understand all the instructions for reading but in a more restricted space. 85 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento The reason is economic, because the actors that read the script are paid in line: it is understandable that we cannot start a new paragraph to each line. Once the translation of the first work had been completed in the format required for these kind of documentaries, I dedicated myself to the title. As regards the translation of the latter, in fact, a good translator should provide more than one option, so that the dubbing director will choose the one most appropriate. Later, I compared the movie with the script by reading aloud the text in the target language, and checking if the length of the lines in Italian was correct. The dialogue adaptor has to distinguish between break (/) and caesura (...); the first one is a real interruption of speech, while the second one remains shorter and suspended. For the second documentary instead, the work that I did differs from the previous one being two different types of documentaries. Given the presence of several characters, it is necessary to write, before the translation, a list of characters. In this list, the names of the characters and their age are written; doing so dubbed voices will be more truthful. Once the list had been finished, we included all the pronunciations of foreign names, this operation is necessary to dubbers, who will face no difficulty in pronunciation. At this point, we have to write the "signs", this term refers to all those notices in the documentary; first of all we indicate the time-code in the left column and we write if it is a sign, a caption (the name of the actual being interviewed in that moment) or the title and finally in the right column we write the translation. Once all these steps have been concluded, translation can begin; we will always find the time-code on the right, near the name of the character and the translation on the left. 86 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento In these type of documentaries, it is necessary to specify the information about everything that helps to define the scene. In this regard, to indicate the position of the character in the frame, when the actor is visible and not in frame when the actor is not visible. It often happens that the line that has to be adapted is not determinable if it is in frame or not; the dialogue adaptor has to work out the images, then indicate if the line starts in frame or ends over. He also indicates whether the character is back and the overlapping of the lines of multiple characters. If the dialogue adaptor discovers inconsistencies, he will point out with the notes at the foot of the page. In this way, the two works could be used for commercial purposes, with the adaptation and the format according to the layout requested by the customer. IV. Case study n° 1: The great Serengeti As the title says, the first film I have worked is a documentary about animals, on a long journey through Africa made by wildebeests. The theme is therefore natural, and it is a classic example of documentary such as those broadcast on the National Geographic Channel. Wanting to try to classify it, according to the categories presented in the previous chapters, it would be inserted in the "naturalistic tradition" of Rotha (although it is not a western, nor an anthropological documentary) and in the "expository mode" of Nichols. The movie opens with the image of the vast plains of the Serengeti, where wildebeests are about to embark on a dangerous journey through Africa in order to survive. 87 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento The documentary talks about 50 minutes all the difficulties for wildebeest during this epic journey. So, this is a documentary with a story, in which the theme is the continued migration of the herd. In the movie, different animals appear in open order to show the viewer hunting techniques and scenes of everyday life. 4.1 The phase of translation and adaptation: The great Serengeti As mentioned in the previous paragraphs, it is a classic nature documentary and it has specific characteristics, such as a single narrative voice (the speaker) accompanied by pictures. Before proceeding with the translation, it should be noted that the lexicon used by the speaker is not common, it is quite polished; therefore, it would be necessary for the translator to be careful about that particular and search for accurate words and forms, otherwise it would lose the magical atmosphere of the documentary. For a good translation, we have to pay attention to some aspects, such as avoiding repetition of words and use synonyms, always read up on the subject (if you are not sure of how a name is translated in the target language, you should research it), formulate clear and linear sentences maintaining a certain rhythm, comply with the lengths (in this case, being an adaptation in voice-over, it is not necessary to perfectly consider the lengths of the speaker but one has to be meticulous as regards the change of image). The greatest difficulty I have faced in this piece of work, was to maintain a high but at the same time simple and clear register. Being a written translation, it was not so straightforward to formulate sentences that could be used for speech. In the next section, I will analyse the second documentary. 88 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento V. Case study n° 2: Accidental Heroes As stated previously, in this section I will concentrate on the second documentary, that is very different to the first as it is more modern. In this case, we have an audiovisual product with a narrator (speaker) and a series of interviews with various characters. It is a documentary that tells the true stories of ordinary people who have done incredible acts of courage. As for the present thesis, I have translated and adapted the fifth episode titled "Night Fishing". The movie opens with the image of the presenter (Julia Bradbury) showing a series of misfortunes happening to ordinary people. The first story is that of a fisherman who falls into the water accidentally, the second tells of a child falling from about 6 meters high, breaking both arms and next to him is only his dog; the third and final story is about a man who does not come home after work and his wife is desperate. The duration of this documentary is about 30 minutes, as we can see it is completely different from the first one, as more stories are told, the voice of the speaker is in frame, reconstructions of the events were made and the characters tell the fact through interviews. So there are a number of elements, which joined together, have created this kind of documentary. In this case, we will not have a single voice-over with a high register that tells a story, but a speaker in frame and with a colloquial register in order to have a more direct contact and involvement with the viewer. 89 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 5.1 The phase of translation and adaptation: Night Fishing As explained above, it is a "modern" documentary and therefore presents very precise characteristics. It is therefore clear that for this kind of documentary, the translator does not proceed in the same manner as the first one, but needs to take note of a few items that will be fundamental for a satisfactory translation. In this case, the good translator will notice that the speaker is in frame and the lexicon that she uses is colloquial. So the first thing to do is to compose sentences in the target language without artifice; the second one concerns the lengths, if in the first work we just had to pay attention to changes in the images, here we have to focus on the precise moment in which the characters start talking and when they end. For these kind of documentaries, we cannot afford to be longer than the original track. The greatest difficulty encountered was being colloquial but at the same time precise. It is known that the English language has a syntax, which is much easier than Italian, but many times this aspect causes difficulties for the translator. In conclusion, the work of the dialogue adaptor is really complicated, because he has to have qualities such as, excellent knowledge of the source and the target language, a good level of culture, creativity, the ability to switch from a translation of a classic documentary to a television series in sync, understand the character in order to make a truthful translation and respect the terms of delivery of the job. 90 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento The world of audiovisual translation is part of our daily lives, it is the means by which many hundreds of films, TV series, documentaries and foreign television programs are made available on our screens. 91 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Conclusion I can conclude and affirm at the end of this study the importance that has had dubbing in Italian history. Since the majority of audiovisual products broadcasted in Italy was produced abroad, it is necessary to ask ourselves what is the process by which we can enjoy these products in the Italian language. This process is called dubbing, and not just by actors who speak above a movie already filmed and muted, but it is made of a large number of professionals who try to help us understand the best films, documentaries, television series etc. and if some of them have made history in Italy, it was also due to these professionals: translators, dialogue adaptors, synchronizers, dubbing directors, dubbing actors and assistants. The point on which I focused was the first step of the process, namely the translation / adaptation of the audiovisual product. For me, the job of the dialogue adaptor has always been very interesting and this is why I wanted to investigate the difficulties that these professionals meet during translation. To accomplish this task, at first I focused on the origin and characteristics of the documentary genre. The documentary has been classified, within the Film Studies, in the category of non-fiction. Although in literature there is a strong disagreement, it is important to emphasize that the contents set it apart from the films as the documentary aims to expand personal background. The documentaries, the subject of this thesis belong to two completely different categories and provide distinct operations. 92 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento The purpose of this work was just to show what is adaptation and translation, especially the technique of voice-over, in order to emphasise that not all the documentaries can be translated and adapted in the same way. The translation was done at first without regard to format and adaptation, which were then inserted to complete the translation work according to the traditional regulations of this type of dubbing. Performing translation for commercial purposes requires a deep knowledge of the techniques, the source text and the documentary style. 93 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 94 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Sección Española 95 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 96 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Introducción Este trabajo tiene como objetivo afrontar la traducción de dos documentales con el fin de estudiar, examinar y analizar la técnica utilizada para la construcción de este último: la voz en off, voice-over en inglés. La tesis, que tiene como objetivo explicar las diferencias de dos tipos de documentales diferentes y sus traducciones, se organizará en cinco capítulos. En el primero hay un marco general del género documental con sus características, su historia y su clasificación. La segunda se centrará en la traducción audiovisual y las dificultades encontradas por el traductor-adaptador audiovisual, en particular en la técnica utilizada para la traducción de los documentales, analizando el significado del término, los aspectos técnicos, el uso y la difusión. En el tercer capítulo me centraré en la parte práctica del trabajo, o sea en la presentación del formato y la adaptación. Esta sección explicará en detalle cómo traducir dos tipos diferentes de documentales y cuáles son los problemas de los que me di cuenta. El cuarto y el quinto capítulo se centrarán en la presentación de los dos documentales, con una breve explicación sobre el género al que pertenecen y las características que los distinguen. 97 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento I. El documental Al principio de esta tesis será necesario hacer una presentación del término "documental". El documental es generalmente un producto audiovisual de carácter cultural, informativo, social, político, científico, popular entendido como un acto creativo o simplemente destinado a difundir el conocimiento de los diversos aspectos de la sociedad. En el uso común es una película de cualquier largura y sin propósito explícito de ficción. No es casualidad que en los países anglosajones se utiliza cada vez más el término no-ficción. El documental tiene una relación ontológica con la realidad filmada; la película es un documento de esta realidad, la prueba de que las cosas han ocurrido como resultado proyectado. Las películas de ficción, en cambio representan una realidad mediada, manipulada por el director para expresar lo que se imaginaba. 1.1 Definiciones y disensos en la teoría Intentar dar una definición de documental es una de las empresas más insidiosas. El término "documental" se utiliza como adjetivo en referencia a la película desde el principio: por ejemplo, el fotógrafo y cineasta estadounidense E.G. Curtis utilizó en 1914, el material documental para definir sus propias películas de indios americanos. Hay muchos estudiosos que han hablado acerca de la diferencia entre las películas de ficción y no-ficción, pero el primero en señalar las diferencias entre la ficción y el documental fue el escocés John Grierson, reconocido como el fundador de la escuela documental británica de los años treinta del siglo XX. 98 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Aunque el documental no permite el componente de ficción, Grierson señaló que todavía ofrece una realidad seleccionada y manipulada: de hecho, el director decide qué debe tomar y cuándo comenzar o terminar las filmaciones, y luego se centra en una parte de la realidad con respecto a otro: él hace una elección. En este sentido el documental no es nunca una reproducción simple y estéril de la "realidad", sino más bien una representación del mundo a partir de una perspectiva precisa. 1.2 Los orígenes del género documental41 El documental, entendido como un reportaje con un valor educativo, es tan antiguo como el cine. Albert Kahn, el magnate francés, trató de construir el primer atlas de geo-etno-antropológico del mundo, utilizando fotografías y filmaciones. En los años siguientes, el estadounidense Thomas A. Edison y los franceses Lumière, se las arreglaron para hacer que la reproducción de movimiento fuese creíble y visible para el público. Edison toma escenas de la "vida real", a menudo reconstruidas en el estudio; Lumière filma "tarjetas postales" en movimiento, en Francia y luego en varias partes del mundo, de acuerdo con un módulo fijo, que era la forma más esencial de la documentación sin intención aparente. En ese momento, el cine mezclaba fácilmente varios géneros en los programas de espectáculo, incluidos los que fueron llamados "travelogues" (película de viaje o turismo). 41 Para esta parte he considerado las siguientes fuentes bibliográficas: Barnouw, E. 1983 “Documentary: a history of the non-fiction film”; Espasa, E. “Myths about documentary translation” in Orero, P. (ed.) 2004: “Topics on audiovisual translation” (pp 184-186); Brunetta, G.P. 1991 “Cent’anni di cinema italiano” (pp 41-43); Brunetta, G.P. “Il cinema muto 1895-1929” primo volume di “Storia del cinema italiano” (pp 177-181). 99 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Más tarde, la película de ficción fue precedida por cortometrajes (de carácter documental), noticieros, comedias, publicidades, dependiendo de las circunstancias y edades. A pesar del éxito de documentales, la ficción es cada vez más presente en el género documental. Los operadores recurren a trucos para ilustrar la realidad e intervenir en la fase de montaje de la filmación. En este período de decadencia del género, es gracias a la figura del explorador Robert J. Flaherty que el documental es capaz de demostrar su viabilidad. El primer documental más importante en 1922, fue un gran éxito, es la historia de los Inuit con una mezcla entre no-ficción y ficción. Su película "Nanook of the North" marcó el nacimiento del documental etnográfico, aunque ha levantado duras críticas por haber distorsionado la realidad que representa secuencias reconstruidas. El trabajo de Flaherty marca el comienzo de la gran tradición documental de exploradores. En cuanto a Italia, las primeras películas eran documentales que duraban unos segundos dedicados a reyes, emperadores, papas. El éxito de estas "imágenes en movimiento", es inmediato. La película es fascinante por su capacidad para mostrar con precisión las realidades geográficas sin precedentes y capturar momentos cotidianos. Aunque anteriormente se estaba intentando manipular las imágenes para crear una historia, el género documental comienza a mezclarse con la película de ficción. 100 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 1.3 La clasificación de los documentales En las secciones anteriores, se ha definido el documental como una forma de cine que habla de hechos y situaciones reales. Ahora será necesario hacer una clasificación. En el libro Introduction to documentary (2001), Nichols argumenta que el documental es una forma retórica. Las modalidades de representación del documental son estas seis: 1. Modalidad poética. Tiene la voluntad de crear un tono y estado de ánimo determinado más que proporcionar información al espectador. 2. Modalidad expositiva. Se asocia con el documental clásico basado en la ilustración de un argumento a través de las imágenes. Se trata de una modalidad más bien retórica que no estética, dirigida directamente al espectador, a través de los usos de los títulos de texto o las locuciones que guían la imagen y enfatizan la idea de objetividad y de lógica argumentativa. 3. Modalidad observacional. Esta modalidad permitió que el realizador registrara la realidad sin involucrarse con lo que hacía la gente, cuando no se dirigía explícitamente a la cámara. 4. Modalidad participativa. Muestra la relación entre el realizador y el sujeto filmado. El director se convierte en investigador y entra en un ámbito desconocido, participa en la vida de los demás, gana la experiencia directa y profunda y la refleja a partir del cine. 5. Modalidad reflexiva. Tiene como objetivo la toma de conciencia por parte del espectador del propio medio de representación y de los dispositivos que le han dado autoridad. El documental no se considera una ventana abierta al mundo, se considera una construcción o representación suya, procurando que el espectador adopte una posición 101 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento crítica ante cualquier forma de representación. Nichols la considera la tipología más autocrítica y autoconsciente. 6. Modalidad performativa. Cuestiona la base del cine documental tradicional y duda de las fronteras que tradicionalmente se han establecido con el género de la ficción. Focaliza el interés en la expresividad, la poesía y la retórica, y no en la voluntad de una representación realista. II. La traducción audiovisual42 El término “traducción audiovisual” se refiere a todas las formas de transferencia lingüística que pretenden traducir los diálogos originales de los productos audiovisuales, para que sean accesibles a un público más amplio. Se han utilizado terminologías diferentes para hablar de traducción audiovisual: los primeros estudios en este campo prefieren la etiqueta de "traducción de películas" (film translation) y la “traducción de la pantalla" (screen translation). El primero se utiliza sobre todo cuando la televisión no tenía la popularidad de hoy y destaca el producto que fue canalizado inicialmente a través de la traducción, o el diálogo de la película. El segundo se centra en los medios de distribución de los productos emitidos, como la pantalla de la televisión, el cine o la del ordenador. 42 Para esta parte he considerado las siguientes fuentes bibliográficas: Orero, P. 2004: “The pretended easiness of voice-over translation of TV interviews”; Franco, E., Matamala, A. & Orero, P. 2010: “Voice-over translation: an interview”; Perego, E. 2005: “La traduzione audiovisiva” (pp 28-30); Perego, E, &Taylor, C. 2012: “Tradurre l’audiovisivo” (pp 241-244); Abrate, M. 2001: “Il volto inedito del doppiaggio” (pp 66-72); Mariani, C. 2009: “Vivos los llevaron, vivos los queremos di Cecilia Serna: analisi e proposta di adattamento per voice-over” (pp 29-30). 102 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Sólo más tarde, se hizo cargo de la etiqueta de "transferencia de lenguaje" (language transfer), que pone de relieve el componente verbal del producto audiovisual, complementado con sonidos e imágenes. A continuación, se pasa a otra terminología sin duda más amplia "la traducción audiovisual". Esta última es más completa, refleja el carácter polisémico de este tipo de traducción, ya que la palabra "traducción de película" excluye a una gran parte de los productos audiovisuales (DVD, documentales, videojuegos) que se traducen para ser exportados a otros países. 2.1 La figura del traductor-adaptador audiovisual43 El traductor-adaptador audiovisual es la figura profesional que, en el doblaje, se ocupa de la adaptación en su idioma de las obras audiovisuales y cinematográficas. Esta adaptación tiene el objetivo de hacer el diálogo inteligible, con el ritmo adecuado respetando el significado literal de las líneas originales, y la necesidad de hacer que las referencias de la película sean comprensibles para el público de diferentes culturas. El trabajo del traductor-adaptador audiovisual se realiza en varios pasos: el primero es una análisis del texto y del soporte audiovisual original para proceder a una cuidadosa recopilación de datos sobre la especificidad cultural, de la edad y el entorno en que se desarrolla la acción; después hay una búsqueda terminológica y de estilo. La adaptación tiene que ser ante todo un trabajo de adaptación cultural a fin de que sea comprensible para la cultura del país de destino. 43 http://www.aidac.it/index.php/it/. 103 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Es, por tanto, un trabajo que requiere un profundo conocimiento del argumento, de hecho no es suficiente un buen conocimiento de la lengua: el traductor-adaptador audiovisual tiene que poseer el ingenio y la sensibilidad artística para poder romper el texto original y componer el texto traducido. 2.2 Los métodos de transferencia lingüística Hay muchas formas de traducción audiovisual: las más inmediatas y conocidas son: el subtitulado (que permite proponer, a través de un texto escrito colocado en la parte inferior de la pantalla, una traducción sintética de los diálogos originales de la película o programa en cuestión) y la adaptación de diálogos destinados al doblaje (en inglés dubbing o lip-synchronisation es el proceso de traducción audiovisual más conocido y difundido en Italia. Consiste en la sustitución de la banda sonora original de una película con una nueva banda sonora provista de diálogos traducidos al idioma de los consumidores), pero también existe la voz en off, que superpone un diálogo traducido y recitado a la pista de audio original, mantenida en el nivel mínimo; la narración, que formalmente es símil a la técnica de la voz en off no presta atención al movimiento de los labios, pero conserva el ritmo; el comento (que junto con la narración, se utiliza para hacer el documental y los cortometrajes más comprensibles; se coloca en una posición entre la traducción y la adaptación); la descripción audiovisual, pensada para los ciegos. Para el presente trabajo se analizará la técnica de la voz en off y la adaptación finalizada al doblaje. 104 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 2.3 El significado de la voz en off La técnica de la voz en off se utiliza para transmitir noticias, documentales y entrevistas. Técnicamente, la voz en off es la superposición de una o más voces de la banda sonora original. Esto permite el acceso sólo parcialmente a la versión original, que nunca se escucha en su totalidad: el volumen, de hecho, es reducido o mantenido al mínimo para facilitar la recepción de la versión traducida por el público. Los diálogos son leídos, traducidos y recitados por uno o más lectores profesionales. La voz en off tiene algunas características tanto con el doblaje que con el subtitulado, se presenta en forma oral como el doblaje, pero su traducción incluye una reelaboración concisa que se aproxima al subtitulado. Este tipo de traducción, de hecho, no requiere una sincronización labial, y eso facilita y acelera la traducción eliminando el complejo proceso de adaptación de los textos; mantiene los costos de mano de obra bajos, porque en general el texto final es leído por expertos anunciadores y sólo en raras ocasiones por actores o profesionales de la voz. El resultado es un procedimiento especialmente conveniente para los canales de televisión (por ejemplo, MTV) que no tienen intención de adoptar técnicas demasiado caras. 2.3.1 La difusión de la voz en off Es necesario subrayar que esta técnica puede ser vinculada tanto a la ficción que al género de no-ficción. La ficción representa toda la producción de películas y series de televisión que se basa en la ficción; en lugar, en el segundo caso, se trata de programas que se centran en la realidad, es decir, documentales, entrevistas. 105 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Otro elemento importante es el hecho de que la voz en off se elige generalmente para bajar los costos de producción, entre las artes de la transposición película es definitivamente menos costosa. El uso, por tanto, depende de las condiciones económicas de los distintos países. En el pasado, se utilizó la voz en off en muchos países, que más tarde optaron por el uso de subtítulos (Norte de Europa) o doblaje (América Central). Hoy se utiliza en todo el mundo para la traducción televisiva en particular de los productos de género de no-ficción. En Rusia, donde la voz en off se ha originado, todavía se utiliza hoy para el género de no-ficción y ficción, y por lo tanto sigue siendo la técnica más utilizada de doblaje. 2.4 El doblaje y las dificultades del traductor-adaptador audiovisual44 El doblaje requiere extrema precisión en la sincronización, es decir, que los nuevos diálogos en el idioma de destino se adapten de manera que el texto y los movimientos de los labios de los actores puedan coincidirlo más posible. A nivel de lenguaje, tenemos que traducir términos culturales, adaptar las traducciones a la esfera visual, transmitir adecuadamente el humor, reproducir las variantes sociolingüísticas sobresalientes, como los acentos regionales, dialectos e idiolectos. 44 Para esta parte he considerado las siguientes fuentes bibliográficas: Paolinelli M., Di Fortunato E. 2005: “Tradurre per il doppiaggio. La trasposizione linguistica nell'audiovisivo: teoria e pratica di un'arte imperfetta”; Lattanzio, A. 2012: “L'arte del doppiaggio. Doppiatori e direttori di doppiaggio” (pp 64-70); Giraldi M., Lancia E., Melelli F. 2010: “Il doppiaggio nel cinema italiano”. 106 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Existen dos técnicas principales para el doblaje, el doblaje en síncrono y la voz en off. Con el doblaje en síncrono, la voz del actor reemplaza completamente la versión original; con el doblaje en voz en off, sin embargo, la nueva banda de sonido se superpone, pero no se reemplaza; la voz en el idioma original se deja en segundo plano. En Italia, esta técnica se utiliza en particular, para las entrevistas y los documentales. En el siguiente capítulo, se analizará el aspecto sobresaliente de esta tesis, o sea, la presentación de los dos documentales con sus traducciones y adaptaciones. III. La presentación de la traducción Después de introducir el género documental y dar algunas informaciones de la traducción audiovisual, esta tesis se centrará en la traducción. Después de un curso de alta especialización para los traductoresadaptadores audiovisuales, en el que he aprendido las técnicas básicas de la traducción y la adaptación de los productos audiovisuales, hemos tratado de simular una situación real de trabajo. La profesora Simona Chiodi, experta de traducción audiovisual, me envió el texto de dos tipos diferentes de documentales, y me dio casi veinte días para terminar la traducción y la adaptación. En primer lugar, hay la comparación entre la película y el texto. Las diferencias son mínimas (oraciones en un orden diferente, palabras añadidas o faltantes, time code45 no siempre correcto), pero es bueno que 45 El time code es necesario en fase de doblaje porque informa con precisión cuando uno o más personajes comienzan a hablar. 107 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento un traductor tenga en cuenta ciertas inconsistencias e intervenga en el texto de origen a fin de no encontrarse con una traducción incorrecta. 3.1 Formato y adaptación Después de haber terminado la traducción, es decir la segunda etapa del proceso (la primera fue la comparación entre la película y el texto), me dediqué a estos dos pasos. Con el término "formato" se establece la forma gráfica del texto, así como el distribuidor lo desea. En general, la decisión depende del tipo de narración utilizada en el documental en cuestión. En el primer documental que he traducido, había una sola voz en off que tomó la forma de una narración; había, por tanto, un narrador omnisciente que hablaba en tercera persona. El segundo documental, en cambio, es un poco diferente del anterior. De hecho, podría ser categorizado como un documental "moderno", en el que no tenemos una sola voz en off del narrador, más bien una voz principal (en este caso, una voz femenina), seguida de las voces de otros personajes a través de entrevistas; por lo tanto, también la historia es definitivamente más animada. En cuanto en el texto, sin embargo, encontramos la palabra speaker en la parte superior a la izquierda y la transcripción de la narración en la columna de la derecha, precedida por el time code antes de cada diálogo. El time code (TC) no sirve solo para encontrar una escena particular en fase de doblaje, sino también para informar con precisión cuando uno o más actores empiezan a hablar. En la traducción del segundo documental, he añadido también una lista de todos los personajes y una de las pronunciaciones correctas de las palabras extranjeras. 108 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento En este tipo de documentales se tendrán que especificar las indicaciones para definir la escena; por ejemplo si el actor está o no en la escena. Si el traductor-adaptador de los diálogos descubre inconsistencias, las señalará con las notas al pie de la página. De esta manera las dos obras podrían ser utilizadas para propósitos comerciales. IV. Caso de estudio n° 1: The great Serengeti Como dice el título, el primer documental es naturalista y cuenta la historia de un largo viaje a través de África que hacen los ñus. Es un ejemplo de los documentales transmitidos por el canal National Geographic. Queriendo intentar clasificarlo, de acuerdo con las categorías presentadas en los capítulos anteriores, podría ser insertado en la “modalidad expositiva” de Nichols. La película se abre con la imagen de las vastas llanuras del Serengeti, donde los ñus están a punto de embarcarse en un peligroso viaje a través de África para sobrevivir. El documental cuenta en 50 minutos todas las dificultades de los ñus durante este viaje épico. Así que este es un documental con una historia, en la que el hilo conductor es, precisamente, la migración continua de la manada. En la película aparecen diferentes animales con el fin de mostrar las técnicas de caza y las escenas de la vida cotidiana. 109 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 4.1 Fase de traducción y adaptación: The great Serengeti Como se mencionó en los párrafos precedentes, es un documental de naturaleza clásico y como tal tiene características específicas, como una voz narrativa única acompañada de imágenes. Antes de proceder con la traducción, es necesario considerar que el léxico utilizado por el narrador no es común, es bastante refinado; por lo tanto el traductor tiene que buscar las palabras y las formas precisas, de lo contrario se perdería la mágica atmósfera del documental. Para una buena traducción, hay que prestar atención a algunos aspectos, como evitar la repetición de palabras, informarse sobre el tema, formular oraciones claras manteniendo siempre un cierto ritmo. La mayor dificultad con la cual me enfrenté en este trabajo, era mantener un registro lingüístico alto, pero al mismo tiempo directo y claro. En la sección siguiente analizaré el segundo documental. V. Caso de estudio n° 2: Accidental héroes Como se dijo anteriormente, en esta sección me concentraré en la segunda obra, un documental muy diferente del primero. En este caso, tenemos un producto audiovisual con un narrador y una serie de entrevistas con diferentes personajes. Es un documental que narra las verdaderas historias de personas comunes que han hecho increíbles actos de valor. En cuanto a la presente tesis, he traducido y adaptado el quinto episodio titulado "Night Fishing". La película se abre con la imagen de la presentadora (Julia Bradbury) que muestra una serie de desgracias ocurridas a gente común. 110 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La primera historia es la de un pescador que cae al agua accidentalmente, en la segunda hay un niño que cae de unos 6 metros de altura, y se rompió los dos brazos y junto a él está sólo su perro; la tercera y última historia es la de un hombre que no vuelve a casa después del trabajo y su mujer está desesperada porque no sabe dónde buscarlo. La duración de este documental es de unos 30 minutos, como se puede ver es completamente diferente del primero, porque aquí hay muchas historias, la voz del narrador está en la escena, y los personajes cuentan la desgracia a través de entrevistas. En este caso, no tenemos una sola voz en off con un registro alto que cuenta una historia, más bien una voz en la escena con un registro coloquial con el fin de tener un contacto más directo con el espectador. 5.1 Fase de traducción y adaptación: Night Fishing Como se explicó anteriormente, es un documental "moderno" y, por lo tanto, presenta características muy precisas. Está claro que para este tipo de documental, el traductor no procede de la misma manera como el primer trabajo. En este caso, el buen traductor se dará cuenta de que el narrador está en la escena y el vocabulario que utiliza es coloquial y nada sofisticado. Así que, lo primero que hay que hacer será componer frases en el idioma de destino sin artificios; el segundo se refiere a la longitud de los diálogos, si en el primer documental he prestado atención a los cambios de las imágenes, aquí he considerado el preciso momento en que empiezan a hablar los personajes y cuando terminan. Para este tipo de documentales, no podemos darnos el lujo de ser más largos que la pista original. 111 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento La mayor dificultad encontrada era la de no ser artificiosa, pero al mismo tiempo precisa. Se sabe que el inglés tiene una sintaxis mucho más fácil que italiano, pero muchas veces este aspecto provoca dificultades para la traducción. En conclusión, el trabajo del traductor-adaptador audiovisual es muy difícil, ya que debe considerar una serie de características tales como, un excelente conocimiento de la lengua, un buen nivel de cultura, la creatividad, y la capacidad de cambiar de una traducción de un documental clásico a una serie de televisión en síncrono labial. 112 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Conclusión A conclusión de este trabajo de estudio e investigación, puedo afirmar la importancia que tuvo el doblaje en la historia italiana. Dado que la mayoría de los productos audiovisuales que se difundió en Italia se produjo en el extranjero, es necesario preguntarnos cuál es el proceso por el cual podemos disfrutar de estos productos en italiano. Este proceso se llama doblaje, y es un trabajo en que un gran número de profesionales se ocupa para hacernos comprender las mejores películas, documentales, series de televisión. El punto en el que me he centrado fue el primer paso del proceso, o sea, la traducción / adaptación del producto audiovisual. Para mí, el trabajo del traductor-adaptador audiovisual siempre ha sido muy interesante y por eso he querido investigar sobre las dificultades que estos profesionales encuentran durante la traducción. Los documentales de esta tesis pertenecen a dos categorías completamente diferentes y proporcionan operaciones distintas. El propósito de este trabajo fue mostrar las modalidades de adaptación y traducción, especialmente la técnica de la voz en off, con el fin de enfatizar que no todos los documentales pueden ser traducidos y adaptados de la misma manera. 113 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 114 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Ringraziamenti Desidero ringraziare la Prof.ssa Simona Chiodi, durante il suo corso è riuscita a trasmettermi la passione per questa materia e la voglia di continuare questo percorso nonostante il cammino sia difficile. La ringrazio per aver creduto nel mio progetto e per avermi dato la possibilità di svilupparlo. Ringrazio poi la Prof.ssa Adriana Bisirri e la Prof.ssa Luciana Banegas per avermi supportato ed assistito durante la stesura. 115 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento 116 Il documentario: analisi, traduzione e adattamento Bibliografia Barnouw, E. 1983: Documentary: A history of the non-fiction film, New York, Oxford University Press; Brunetta, G.P. “Il cinema muto 1895-1929”, volume primo di Brunetta, G.P. 1993: Storia del cinema italiano, Roma, Editori Riuniti; Brunetta, G.P. 1991: Cent’anni di cinema italiano, Roma - Bari, Laterza; Espasa, E. “Myths about documentary translation” in Orero, P. 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