Impariamo a muoverci da soli?

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Impariamo a muoverci da soli?
Impariamo a muoverci da soli?
SEMINARIO INFORMATIVO SU
ORIENTAMENTO & MOBILITÀ
Sabato 22 maggio 2010
Articoli
inerenti all’argomento del seminario
distribuiti ai partecipanti
Selezione di autori vari, a cura dei conduttori del seminario (è
citata la fonte all’inizio di ciascun contributo).
Il seminario è organizzato dal Centro di Riabilitazione estensiva del Centro
Regionale S.Alessio Margherita di Savoia per i ciechi di Roma e condotto dalla
psicologa Maria Luisa Gargiulo e dalle specialiste della riabilitazione in
Orientamento e Mobilità Ornella Aghetoni e Ileana Bruffa.
Tratto da www.aniomap.it
Cos'è orientamento e mobilità?
La mobilità è la capacità, abilità e disposizione a muoversi autonomamente in
ambienti familiari e sconosciuti con la massima sicurezza, il minimo sforzo e il massimo
rendimento. Parte integrante della mobilità sicura è l'orientamento, quel processo
percettivo-cognitivo, mediante il quale il soggetto si mette in relazione con gli
oggetti e soggetti del mondo circostante. La mobilità e l'orientamento non sono innati,
bensì frutto di esperienze e di un lungo processo educativo.
Non si tratta di doti particolari: muoversi nella propria casa, andare al lavoro, a scuola, al
bar, fare compere, sbrigare commissioni per uffici, raggiungere luoghi di interesse e di
ritrovo, attraversare strade, passeggiare, usare mezzi pubblici, viaggiare ed incontrare
amici, sono solamente alcune tra le innumerevoli azioni che fanno parte della nostra
quotidianità.
Benché il minorato della vista abbia lo stesso diritto-dovere del vedente di provvedere in
prima persona a se stesso e a muoversi autonomamente, non sempre si trova nella
possibilità di esercitare questo diritto e di far valere le proprie abilità.
La cecità e l'ipovisione possono pregiudicare la
mobilità e la capacità di orientamento spaziale perché la
specificità di tale minorazione comporta nella
compromissione delle strutture e funzioni che permettono di
rilevare informazioni a lunga distanza e conseguentemente
di mettere in atto comportamenti anticipatori.
Per una deambulazione sicura è necessario ricorrere ad
ausili per la mobilità (accompagnatore,
bastone lungo, cane guida, ausili ottici),
ma la minorazione oltre ad una dimensione
specificatamente fisica ha una valenza fortemente psicoemotiva sia sul soggetto che ne è affetto sia su quelli che lo
circondano.
Modelli educativi passivanti ed un immaginario collettivo
che evoca ancestrali paure incidono su tutta la sua vita personale, sociale e professionale,
causando, nella maggior parte dei casi, una totale dipendenza dagli altri.
Per compensare questi modelli educativi e per incidere sul tessuto socio-familiare ed
educativo spesso sono necessari interventi specifici di operatori qualificati.
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Il corso di orientamento e mobilità
COS'È UN CORSO DI ORIENTAMENTO E
MOBILITÀ
L'intervento riabilitativo ovvero il corso di
orientamento e mobilità è una proposta
educativa e riabilitativa che si propone di fornire
indicazioni tecniche sull'uso degli strumenti,
suggerimenti per ottimizzare le prestazioni,
riferimenti concettuali e modelli educativi grazie
ai quale il non vedente e l'ipovedente possono
acquisire sicurezza ed indipendenza e, non da
ultimo, disporsi ad affrontare con competenza
situazioni ed ambienti conosciuti e sconosciuti.
Per poter risponde adeguatamente alle peculiari
esigenze di ciascuno il corso è strettamente
individuale ed individualizzato.
Il corso di orientamento e mobilità completo per
adulti con uso del bastone lungo bianco (o del
cane guida se l'utente ne è in possesso) ha una
durata media di 70-80ore.
Ma la durata del corso e la sua articolazione
dipendono da molti fattori quali: età, tipo e momento di insorgenza della minorazione
visiva, stile cognitivo, situazione psicologica, capacità di usare i sensi residui, necessità
dell'utente, disponibilità dell'istruttore.
Per i bambini è invece necessario programmare un intervento trasversale a lungo termine
(anche sotto forma di stage a scadenza periodica) che preveda la collaborazione con tutte
le figure e gli enti educativi.
GLI OBIETTIVI DEL CORSO DI ORIENTAMENTO MOBILITA'
Gli obiettivi programmati ed articolati di seguito indicati, sono perseguiti principalmente con
il metodo Problem Solving ciò al fine di favorire un ruolo attivo, critico e responsabile.
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I contenuti sono quindi proposti sotto forma di problema concettuale e di provocazione
ambientale; ne risulta che la ricerca, l'aggiustamento e la soluzione sono strettamente
personali.
Gli obiettivi generali del corso si possono così riassumere:
favorire l'abitudine all'ordine e alla sistematicità
acquisire le tecniche per l'esecuzione ottimale di funzioni specifiche
aiutare ad organizzare la propria casa e la propria giornata
acquisire sicurezza e padronanza nella mobilità e nell'orientamento
favorire l'abitudine alla raccolta di informazioni acustiche, tattili, .....
decodificare queste informazioni ed organizzarle in un sistema di riferimento
imparare a definire la propria e altrui posizione e/o spostamento in questo quadro
di riferimento con particolare attenzione alla relazione tra le parti
operare con concetti di topografia, urbanistica e viabilità
lettura di mappe tattili
I CONTENUTI DEL CORSO DI ORIENTAMENTO MOBILITA'
L'operatore dopo una valutazione iniziale delle pre-conoscenze e pre-requisiti dell'utente
stabilisce un programma individuale che, in linea di massima, è articolato all’interno dei
seguenti contenuti:
Training in ambiente interno
tecniche dell'accompagnamento
tecniche di protezione del corpo
tecniche di esplorazione e di ricerca
tecniche d'uso del bastone lungo
principi di orientamento
esercitazioni sensi vicarianti
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Training il zona residenziale
esplorazione di una zona residenziale
concetti di urbanistica
esercitazioni acustiche
concetti di viabilità
attraversamenti
orientamento
percorsi itinerari
Training in zona commerciale
localizzazione uffici, negozi, ...
muoversi in negozio, supermercato ....
itinerari
Mezzi pubblici
autobus e fermate
treno e ferrovia
corriere ed autostazione
metropolitana ed altri mezzi
itinerari con mezzi pubblici
Ausili
uso del bastone lungo-bianco
uso e lettura di mappe tattili
uso della bussola tattile
uso di sussidi elettronici (se disponibili)
uso del cane guida (se disponibile)
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Cos'è la riabilitazione in orientamento e mobilità
In Europa ci sono più di 12 milioni di minorati della vista, costretti a vivere con l’ipovisione
o la cecità. La maggior parte delle nostre attività sono controllate dalla vista, perciò è
comprensibile che la disabilità visiva si possa tradurre facilmente in un handicap
pluridimensionale di organizzazione autonoma della vita quotidiana e di integrazione
socioculturale e professionale. Al fine di ridurre le ripercussioni negative della disabilità e/o
dell’handicap è necessario integrare gli interventi preventivi e curativi-terapeutici con quelli
riabilitativi. Mentre per altre disabilità tale integrazione è stata organizzata da tempo, le
possibilità riabilitative offerte agli ipovedenti ed ai non vedenti sono tuttavia poco
conosciute, sia dagli utenti che dalle istituzione che erogano i servizi.
L’AUTONOMIA E L’INDIPENDENZA
Gestire la casa e la famiglia, sbrigare commissioni, avere cura della propria persona,
andare a scuola o al lavoro e fare una passeggiata sono solamente alcune tra le
innumerevoli azioni che fanno parte della quotidianità. Benché anche il minorato della
vista, come tutti, abbia questi diritti-doveri non sempre ha la possibilità di provvedere in
prima persona a se stesso e a muoversi autonomamente e libero.
Essere autonomi ed indipendenti significa appropriarsi di atti minimi nella gestione della
propria persona, atti semplici come l’andare a prendersi un gelato, ma conformi alle
capacità, abilità, desideri, necessità ed interessi individuali, gestendo con discrezione e
rispetto la rete di legami sociali ed utilizzando con competenza e flessibilità i supporti
tecnologici a disposizione. Sono piccole azioni quotidiane che determinano, però, la
qualità della vita, rafforzano l’autostima e sono vissute come momenti di autoaffermazione
della propria libertà ed indipendenza.
Cecità ed ipovisione possono pregiudicare l’Autonomia Personale e le capacità di
Orientamento e Mobilità perché compromettono la possibilità di rilevare informazioni a
lunga distanza e quindi di apprendere per imitazione nonché di modulare anticipatamente i
propri comportamenti in riferimento ai segnali ambientali.
E’ importante che le figure parentali ed educative professionali chiariscano a loro stesse
(ciascuno per il ruolo che gli compete) ciò che è specifico della minorazione visiva e ciò
che, invece, deve essere ricondotto a valenze psico-emotive e socioculturali così da non
indurre modelli educativi passivanti che limitano fortemente la possibilità di crescere
autonomi ed indipendenti.
E’ obiettivo fondamentale di questa riabilitazione dotare il soggetto di competenze che
migliorino il suo livello di Autonomia, facilitando quindi il suo inserimento sociale. Essendo
un intervento tecnico destinato a modificare la funzionalità, questa riabilitazione si
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configura sotto tutti gli aspetti come un atto terapeutico e non assistenziale" (Documento
sulla riabilitazione dei minorati della vista, Unione Italiana Ciechi, Roma, 1996, pag. 3)
ORIENTAMENTO E MOBILITA’
Possono essere definiti come le capacità di determinare e controllare la propria e altrui
posizione e/o spostamento all’interno di un quadro concettuale di riferimento spaziale,
avvalendosi con competenza di strumenti che consentano una deambulazione autonoma
e sicura per sé e per gli altri, nonché una disposizione ad affrontare ambienti e persone sia
noti che sconosciuti.
Tali interventi educativi e riabilitativi si propongono di intervenire a più livelli: da quello
senso-percettivo della riabilitazione dei sensi residui (vista, udito, tatto, ecc.) a quello
educativo delle competenze cognitive (organizzazione spazio-temporale, concetti di
urbanistica, viabilità, ecc.), potenziando quelle motorie e psicomotorie (correttezza
posturale, armonia, plasticità, ecc.), migliorando quelle adattivo-sociali (adeguatezza e
differenziazione dei comportamenti, ecc.) e comunicative (dare e ricevere informazioni,
chiedere ecc.), controllando le determinanti psicologiche (motivazione, emotività,
immagine di sé, ecc.) ed infine istruendo all’uso degli ausili per la mobilità
(accompagnatore, cane guida, bastone, ausili ottici e tecnologici, ecc.).
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Ministero della Salute
Direzione Generale della Prevenzione
Ufficio V
Roma, 28 APR. 2003
Ai Presidenti
delle Regioni e delle
Province Autonome LORO
SEDI
N. DPV.5/H-F12/259
OGGETTO:
interventi riabilitativi e di integrazione sociale dei soggetti minorati della vista.
Sono molteplici le evidenze che mostrano come la disabilita’ visiva si puo’ tradurre
facilmente in un handicap pluridimensionale che ostacola l'organizzazione autonoma della
vita quotidiana e le opportunità di partecipazione alla vita sociale. E', pertanto, necessario
che le difficoltà e i problemi delle persone minorate della vista e delle loro famiglie vengano
affrontate attraverso varie tipologie di intervento, sanitario e sociale, con un approccio
globale, incentrato sulla persona nella sua totalità.
Obiettivo generale delle politiche di sanita’ pubblica e’ garantire la migliore qualità di
vita possibile, attraverso un approccio multidimensionale, che attui la promozione delle aree
dell'autonomia e del benessere prevedendo l'individuazione di percorsi integrati preventivi,
terapeutici, riabilitativi e di integrazione e recupero sociale.
In questa ottica va autenticamente interpretato lo spirito della legge 328/2000 ("Legge
quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”), e della
normativa sull'integrazione sociosanitaria (D.L.vo 229/1999 e DPCM 14 febbraio 2002 “Atto
di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie"). Tali norme affidano
inequivocabilmente alle Aziende sanitarie e ai Comuni il compito di programmare progetti
individualizzati complementari in grado di rispondere ai bisogni sanitari e sociali dei minorati
della vista. Tali progetti devono necessariamente inglobare tutti quegli interventi finalizzati a
portare il soggetto a muoversi, camminare, parlare, vestirsi, mangiare, comunicare e
realizzarsi efficacemente nel proprio ambiente familiare, lavorativo, scolastico e sociale. Cio’
implica, per i minorati della vista, l'attivazione specifica di corsi mirati ad ottimizzare
l'orientamento e la mobilita’ (capacita’ e abilita’ a muoversi da solo anche in ambienti
sconosciuti); corsi per l'autonomia personale e domestica (capacita di gestire le proprie
attività quotidiana, cura della persona, sicurezza in casa, cucina, relazioni interpersonali
anche scritte ecc.); corsi di formazione informatica (per l'accesso alla informazione, alla
cultura, utilizzazione di Internet, lettura di testi tramite scanner ecc.); corsi per l'inserimento
lavorativo mirato, con avviamento alle professioni tipiche dei minorati della vista.
Cio’ premesso, si invitano le SS.LL. a voler tenere conto, nella programmazione e
organizzazione del sistema integrato di interventi sanitari e sociali in favore delle persone
con minorazioni visive, di tutti gli interventi sopra considerati, ampliando una concezione
della riabilitazione identificata da contenuti meramente sanitari, ad una concezione più
ampia, estesa anche al recupero sociale. Si invita, inoltre, a voler diffondere il contenuto
della presente nota alle Aziende sanitarie ed agli Enti locali.
IL MINISTRO
f.to Girolamo Sirchia
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Le Tecniche di accompagnamento
L'accompagnatore vedente è "l'ausilio" più utilizzato dai minorati della vista. L'accompagnamento
deve offrire al minorato della vista la massima sicurezza e comfort, deve inoltre lasciare alla
persona accompagnata la piena possibilità di partecipare attivamente all'accompagnamento,
all'orientamento e alle decisioni. Le tecniche di accompagnamento si basano su questi principi.
PREMESSA
Le tecniche di accompagnamento agevolano le molteplici situazioni che comunemente si incontrano
durante uno spostamento, inoltre permettono alla persona con minorazione visiva o sordocieca di
prestare attenzione a numerosi altri elementi come:
Elenco di 7 elementi
• avvertire i cambi di direzione e decifrare la forma dei percorsi attraverso rotazioni del corpo;
• mettere in relazione il proprio schema corporeo con quello dell'accompagnatore;
• apprendere e rafforzare quell'atto fisiologico complesso che è la deambulazione;
• automatizzare la lunghezza e la velocità del passo;
• riconoscere se il suolo è piano, in salita o in discesa;
• valutare la distanza da un punto all'altro e il tempo necessario per percorrerla;
• capire le caratteristiche principali dei diversi ambienti nei quali ci si muove.
fine elenco
Man mano che l'utente riesce ha cogliere gli indizi sopra elencati, potrà assumere un ruolo sempre
più attivo durante l'accompagnamento, diventando il soggetto della situazione "guida utente" e non
l'oggetto che viene trasportato o peggio ancora, spinto in avanti o in indietro; gradualmente potrà
proporre variazioni di percorso, scegliere il luogo dove recarsi, trovare un a migliore sintonia con
l'accompagnatore, decidere quando fermarsi e stabilire il momento di ripartire, ecc.
Le tecniche devono trasmettere sicurezza, se la persona avverte che non c'è il rischio di urtare
contro oggetti, persone o di cadere da un gradino, cammina più rilassato e quindi più aperto alla
percezione di tutto ciò che lo circonda. Più la coppia "accompagnatore/accompagnato" instaura un
rapporto di conoscenza e di fiducia reciproca più il risultato dell’accompagnamento sarà efficace; è
importante che i due stabiliscano modalità comunicative sia verbali che non, semplici e chiare,
evitando così spiacevoli incidenti e risparmiando una notevole fatica.
Gli errori da non commettere sono essenzialmente i seguenti:
Elenco di 4 elementi
• far apprendere in modo errato le tecniche;
• dare indicazioni troppo lunghe o confuse e una terminologia approssimativa o troppo difficile;
• evitare di compiere cambi di direzione o rotazioni facendo delle curve troppo arrotondate, le
forme tonde tendono a disorientare la persona non vedente;
• spingere la persona con minorazione in avanti o in dietro perché ciò provoca senso di vuoto e
insicurezza e, a lungo andare anche un sentimento di sfiducia.
fine elenco
Ricordiamo che oltre ad apprendere correttamente le tecniche base dell'accompagnamento, è altresì
importante che la persona elabori soluzioni personali, apportando anche delle modifiche perché così
l'accompagnamento risulterà veramente valido.
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PRINCIPI GENERALI
Avvicinarsi e rivolgersi alla persona non vedente chiamandola per nome;
Presentarsi sempre ogni volta dicendo nome e cognome, in modo che la persona non debba riflettere
a lungo se non vi riconosce subito;
Stabilire insieme alla persona non vedente un modo che possa conciliare i bisogni di entrambi;
Programmare anticipatamente le cose da fare per poter organizzare al meglio il tempo da passare
insieme;
Chiedere alla persona non vedente con quale precisione è necessario descrivergli le situazioni e i
vari luoghi;
Camminate sempre davanti alla persona non vedente soprattutto, di fronte alle scale, presso il
passaggio di una porta o salendo in un mezzo pubblico, in tal modo la persona non vedente sarà
sempre protetta da eventuali ostacoli;
Evitare di spingere la persona non vedente, di tirarla e, per quanto possibile, di fargli fare passi
indietro o laterali;
Evitare di sostituirsi alla persona non vedente nei contatti interpersonali;
E' importante chiarire i malintesi o situazioni confuse che si vengono a creare durante un tragitto,
favorendo così stima e fiducia reciproca;
Mantenere sempre il contatto con la persona non vedente, ogni qual volta si ha la necessità di
allontanarsi, concordare insieme i tempi e i modi;
Rispettare gli orari degli appuntamenti.
INDIVIDUAZIONE DELLA GUIDA
La guida si posiziona vicino alla persona non vedente e lo invita verbalmente a prendergli il
braccio;
La persona non vedente individuata la guida si avvicina e, piegando il braccio fino all'altezza della
pancia, con cautela, cerca quello dell'accompagnatore;
PRESA E POSIZIONE DI BASE
La persona non vedente prende il braccio della guida circa 2 cm al di sopra dell'articolazione del
gomito con una presa a pinza;
Il pollice si trova all'esterno, le altre dita all'interno (del braccio), mentre il gomito è piegato e
l'avambraccio è rivolto in avanti;
Braccio e avambraccio della persona non vedente formano un angolo di 90° che deve essere
mantenuto durante tutto il percorso;
Gli assi delle spalle della guida e dell'utente devono essere paralleli;
La guida e la persona non vedente occupano lo spazio di "una persona e mezza"; essi sono
posizionati spalla dietro spalla, mantenendo una distanza di mezzo passo;
Tale posizione riduce la possibilità che le due persone inciampino con i piedi ed inoltre, per la guida
sarà più facile proteggere da eventuali ostacoli la persona non vedente, in quanto quest'ultima si
trova già con metà corpo protetto.
• Se la persona non vedente è molto più bassa della guida o si tratta di un bambino la presa
può essere stabilita al di sopra del polso.
• Se la persona non vedente è molto più alta della guida la presa può essere stabilita sopra la
spalla.
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• Alcune persone anziane o che presentano disabilità aggiuntive alla cecità, come problemi
motori o sordocecità, preferiscono stabilire la presa prendendo tutto il braccio della guida. In
questo modo si sentono più sicuri e, nel caso di persone sordocieche che per comunicare usano
il sistema Malossi la posizione di questa presa, facilita la trasmissione di informazioni.
PARTENZA: INIZIARE A CAMMINARE
La persona non vedente si muove in avanti quando il gomito della guida gli trasmette un segnale
chiaro: il gomito si sposta in avanti per effetto di un passo avanti della guida.
STOP
La guida si ferma, il gomito si blocca, la persona non vedente percependo questo segnale si ferma.
PASSAGGIO STRETTO
La guida e la persona non vedente a volte, per mancanza di spazio, non possono camminare
mantenendo la posizione base. E' opportuno allora fare alcuni passi l'uno dietro l'altro.
• La guida allunga il braccio di guida e lo volge indietro, spostandolo al centro della schiena;
• La persona non vedente si sposta lateralmente di circa mezzo passo e si mette dietro la
schiena della guida;
• La persona non vedente per ridurre il rischio che camminando l'uno dietro l'altro possa
urtare i piedi della guida, allungherà anch'essa il braccio di
presa.
• Appena superato il passaggio stretto, riprendere la posizione iniziale.
• Se il passaggio stretto da percorrere è lungo, è opportuno cambiare ogni tanto il lato della presa o
la persona non vedente, con il braccio teso, poggia la mano libera sulla spalla della guida e lo
segue.
CAMBIO LATO
La necessità di cambiare il lato, cioè di instaurare la presa nell'altro braccio, può essere necessaria
per cause ambientali e/o per esigenze fisiche; sia la guida sia la persona non vedente possono
richiedere il "cambio lato".
• La guida e/o la persona non vedente chiede di cambiare lato (passa alla mia sinistra o
destra);
• La guida allunga indietro il braccio dove si è instaurata la presa;
• La persona non vedente:
distende anch'essa il braccio con cui ha instaurato la presa, ciò elimina l'eventualità di urtare
i piedi con la guida;
porta la mano libera sulla presa esistente;
stacca la prima mano, si sposta lateralmente di un passo nella direzione del nuovo braccio
guida, cerca il braccio ed instaura una nuova presa;
stacca la seconda mano e la ricongiunge alla prima, vicino alla seconda presa;
stacca la prima mano;
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• La guida e la persona non vedente si riallineano, ristabiliscono la posizione base e
riprendono a camminare.
Il cambio lato può essere effettuato anche in movimento, senza arrestare la marcia, necessita però,
di una buona padronanza della tecnica.
INVERSIONE DEL SENSO DI MARCIA
A volte per vari motivi è necessario invertire la direzione di marcia, cioè bisogna tornare indietro.
Superare questa situazione, talvolta risulta un'operazione complessa e confusa, che induce in alcuni
casi la persona non vedente a compiere dei movimenti poco naturali, rischiando di cadere e perdere
l'orientamento.
• La guida avverte verbalmente il cambio di direzione e simultaneamente con il braccio dove
c'è la presa, trasmette alla persona non vedente un segnale di arresto e di rotazione verso di
esso;
• La guida e la persona non vedente compiono una rotazione di 90° facendo perno sulla
presa, portandosi uno di fronte all'altro;
• La persona non vedente senza lasciare la presa iniziale, con la mano libera ricerca il
braccio disimpegnato della guida, avvia una nuova presa e lascia quella precedente;
• La guida e la persona non vedente proseguono la rotazione di altri 90° e iniziano a
camminare verso la direzione opposta.
DISLIVELLI E SCALE
La guida si avvicina frontalmente (ad angolo retto) al dislivello e si ferma valutando la distanza a
seconda dell'andatura e lunghezza del passo della persona non vedente; l'arresto della marcia
fornisce una prima indicazione alla persona non vedente, che avrà così anticipatamente l'opportunità
di prepararsi ad affrontare il dislivello;
La guida fornisce verbalmente indicazioni sul tipo di dislivello (scale a salire, scendere,
marciapiede, salita, discesa, ecc.).
SCALE A SALIRE
La guida si ferma davanti al primo gradino e la persona non vedente avverte il segnale di
stop;
• La guida sale il primo gradino, il gomito o la mano trasmettono l'informazione "avanti/su;
• La persona non vedente avanza di mezzo passo avvicinandosi al bordo dello scalino, ed
inizia a salire;
• La guida e la persona non vedente sincronicamente salgono le scale, a distanza di un
gradino; Quando la guida sale il 2° gradino la persona non vedente salirà il primo, e così via;
la guida deve sempre accertarsi che tale posizione venga mantenuta fino alla fine della
scalinata, se così non fosse deve fermarsi e ristabilirla;
• La guida segnala la fine della scalinata fermandosi per un attimo;
Importante: per permettere alla persona non vedente di salire l'ultimo gradino, accedere
agevolmente al pianerottolo (senza inciampare con la guida o sostare in una zona pericolosa come il
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bordo del gradino) e riprendere immediatamente la marcia, la guida dopo essersi fermata, deve fare
un passo in avanti un po' più lungo del solito.
SCALE A SCENDERE
Il modo di affrontare le scale in discesa è uguale a quello descritto per le scale in salita, le uniche
informazione che variano sono quelle trasmesse dal gomito/mano della guida; quando la guida
scende il primo gradino l'impulso motorio che verrà prodotto e trasmesso alla persona non vedente
sarà "avanti/giù.
Va sottolineato che più una persona non vedente è ansiosa, più si dovrà affrontare e commentare
con precisione le differenze di livello del terreno. Quando ci si avvicina ad una scala provvista di
corrimano, è sempre bene avvisare anticipatamente la persona, potrà così decidere se vorrà
servirsene.
PORTE
La guida trovandosi di fronte ad una porta, due o tre passi prima, deve indicare se si tratta di una
porta con apertura a destra o di una porta con apertura a sinistra; questo si stabilisce a seconda di
dove si trovano i cardini sui quali ruota il battente della porta.
PORTA CON APERTURA A DESTRA
Cardini della porta a destra, la persona non vedente deve avere stabilito la presa con la guida con la
mano sinistra, avendo così la mano destra libera.
PORTA CON APERTURA A SINISTRA
Cardini della porta a sinistra, la persona non vedente deve avere stabilito la presa con la guida con
la mano destra, avendo così la mano sinistra libera.
Se la mano che corrisponde all'indicazione di destra o sinistra tiene la mano dell'accompagnatore è
necessario effettuare un cambio lato.
APERTURA/CHIUSURA PORTE
• La guida quando si trova davanti a una porta indica se si tratta di una porta con apertura a
destra o sinistra e se necessario avvia il cambio lato; successivamente indica con il braccio
alla persona non vedente la posizione di "passaggio stretto".
• La persona non vedente allunga il braccio con cui ha instaurato la presa e si porta dietro la
guida, poggiando il dorso della mano libera sulla spalla della guida che corrisponde al lato di
apertura della porta; la porta così non costituisce un pericolo;
• La guida apre la porta, la persona non vedente percepisce dal movimento del braccio se si
tratta di una porta che si apre a spingere o a tirare (movimento del braccio avanti = porta a
spingere, movimento del braccio indietro = porta a tirare)
• La persona non vedente (avanza o indietreggia di due o tre piccolissimi passi a seconda se
la porta è a spingere o tirare) con un movimento orizzontale del palmo della mano, si
allontana dal corpo della guida e raggiunge il battente della porta, cercandone lo spigolo;
La persona non vedente una volta trovato lo spigolo del battente, cerca la maniglia, la
afferra e chiude la porta;
• La guida nel frattempo che aveva già oltrepassato la porta, si ferma un attimo ed attende
che la persona non vedente abbia completato l'azione;
• La guida e la persona non vedente ristabiliscono la posizione base.
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INDICARE GLI OGGETTI
Durante le uscite capita sovente di dover indicare e mostrare degli oggetti alla persona non vedente,
che ha sua volta, per capire meglio dove si trova o quello che ha davanti deve poter toccare
concretamente le cose. Per far sì che l'azione sia meno invasiva possibile esiste una modalità
semplice, poco invasiva e che lascia alla persona non vedente la libertà di agire come vuole.
• La guida stende il braccio-guida fino a toccare con la punta delle dita l'oggetto da rilevare;
• La persona non vedente facendo scivolare la mano lungo tutto il braccio fino a raggiungere
la punta delle dita della mano della guida e prendere contatto con l'oggetto indicato,
osservandolo come vuole.
• La guida se richiesto dalla persona non vedente può aiutare l'osservazione dell'oggetto,
descrivendo per i colori o i dettagli che al tatto sono difficili da discriminare.
PRENDERE POSTO E SEDERSI
• La guida conduce la persona non vedente di fronte alla spalliera della sedia e appoggia la
mano del braccio guida sulla spalliera della sedia, dicendo "qui c'è la sedia";
• La persona non vedente scivola lungo tutto il braccio fino ad arrivare alla spalliera della
sedia;
• La persona non vedente verifica che non ci sia niente sul sedile passandovi sopra con l'altra
mano con un movimento a croce, dopodichè si siede e se necessario avvicina la sedia al
tavolo;
• La persona non vedente dopo essersi seduta, controlla la sua posizione rispetto al tavolo,
cercando delicatamente con i palmi delle mani, i bordi del tavolo.
• Quando la spalliera della sedia non è raggiungibile, la guida accompagna la persona non
vedente davanti alla sedia e piegandosi leggermente indica il
sedile sia poggiandovi la mano che dicendolo verbalmente;
• Quando le sedie sono disposte in fila, come cinema, la guida accompagna la persona non
vedente all'inizio della fila, con la mano indica la spalliera della prima sedia della fila
anteriore e fornisce numericamente il numero delle sedie da superare prima di trovare il
posto stabilito;
• La persona non vedente contando le spalliere della fila anteriore, prosegue fino a trovare il
posto;
• La guida va avanti e la persona non vedente la segue facendo dei passi laterali.
fine elenco
SALIRE E SCENDERE DALL'AUTO
Molti incidenti avvengono proprio nel salire e nello scendere dall'auto, nell'intento di facilitare il più
possibile questa operazione alla persona non vedente, molte volte ci si sostituisce a lui, bloccando o
inibendo quelle abilità che la persona normalmente soprattutto se adulta ha sviluppato.
SALIRE IN AUTO
Per salire in macchina, la guida deve aprire la portiera e indicare verbalmente dove si trova la parte
anteriore dell'auto, accompagnando il non vedente ad appoggiare una mano sul bordo del tetto
dell'auto, l'altra sul bordo superiore della portiera aperta;
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In questo modo per la persona non vedente è tutto chiaro e autonomamente salirà in macchina nel
seguente modo: prima siede di fianco sul sedile, poi ruota con il busto verso l'interno portandovi
contemporaneamente dentro anche le gambe; il bastone lo ripone per ultimo, tra il sedile e la
portiera, in modo che in caso di frenata non rappresenti un pericolo. Alcune persone non vedenti,
prima di salire in macchina preferiscono chiudere il bastone;
Non è importante chi chiude la portiera, importante è dirlo "chiudo io ...."
La guida deve mostrare alla persona non vedente come si mette e toglie la cintura di sicurezza, dove
si trovano le maniglie della portiera e quella del finestrino.
SCENDERE DALL'AUTO
La guida avvisa la persona non vedente se vi è spazio sufficiente per aprire completamente la
portiera;
Se ciò è possibile, la persona non vedente autonomamente apre la portiera, appoggia il bastone sulla
carreggiata, quindi i piedi;
Successivamente la persona non vedente appoggia la mano sinistra (nel caso sia seduto sul davanti)
sul bordo superiore della portiera ed esce, avvisando se chiuderà o no la portiera.
AL RISTORANTE
Alcune semplici regole permettono alla persona non vedente di vivere appieno un momento
conviviale come può essere un pranzo al ristorante.
• La guida accompagna al tavolo la persona non vedente avendo cura di descrivergli la
disposizione degli oggetti e come sono disposti (se vi sono) altri commensali, è gradito dare
indicazioni anche sulla struttura architettonica e di arredo del locale;
• La guida legge alla persona non vedente il menù e, se quest'ultimo lo richiede, legge anche
i prezzi affinché possa scegliere in piena libertà;
• La persona non vedente è in grado di ordinare da solo ma, se il cameriere o qualcun altro
non gli rivolge la domanda, la guida la ripete a quest’ultimo al fine che possa rispondere
direttamente;
• Una volta servito il pasto, senza esitare la guida può chiedere alla persona non vedente se
gradisce aiuto per tagliare la carne, versare l'acqua, ecc.,
• La guida deve ricordarsi di non riempire troppo il bicchiere per evitare che il liquido si
versi, se la persona non vedente si macchia i vestiti, avvisarlo di ciò e se richiesto aiutarla a
pulirsi;
• Alcune persone non vedenti gradiscono essere informati anche sulla posizione dei cibi nel
piatto. Esiste un metodo chiaro ed efficace che consiste nel prendere come esempio il
movimento delle lancette di un orologio. Esempio: la carne si trova alle ore sei, la verdura
alle ore 12, ecc.,
• La persona non vedente deve essere avvisata anche dove è stato appeso il suo cappotto,
cappello, ecc.;
• La guida non deve spostare mai il bastone del non vedente senza avvisarlo e comunque il
bastone dovrebbe rimanere sempre vicino alla persona;
• La guida deve descrivere anche la posizione della toilette, dove si trovano e come sono
disposti i vari servizi;
• Se la guida e la persona non vedente sono di sesso diverso si può chiedere aiuto a una
persona che si sta servendo della toilette.
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Tratto da Tifloautonomia numero 11 del novembre 1997
Il bastone bianco: perché?
di Maria Luisa Gargiulo.
In un periodico rivolto eminentemente a disabili visivi, sembra buffo
parlare di bastone bianco, visto che per noi tutti dovrebbe essere uno
strumento tanto usuale quanto scontato.
Invece purtroppo non è così: alcuni di noi non lo utilizzano affatto, altri lo
fanno con modalità improprie, non sfruttandone a pieno le potenzialità.
Altri ancora sono alle prese con le resistenze sociali e familiari legate a
questo ausilio.
Di tutti questi aspetti tratteremo in una serie di articoli dedicati a questo
strumento dalle connotazioni agrodolci, a seconda dei punti di vista.
Innanzitutto perchè dovremmo usarlo? Il titolo di questo pezzo indica che
in primo luogo ci occuperemo di questo aspetto.
Il bastone bianco è uno degli strumenti fondamentali per la mobilità
autonoma. Un minorato della vista che voglia spostarsi da solo, ha bisogno
di farlo con il bastone bianco e specificamente con quello lungo. Le
funzioni del bastone che ci aiutano ad essere autonomi sono:
In primo luogo il bastone bianco, se opportunamente utilizzato,
garantisce una alta sicurezza rispetto alle fonti di pericolo e lo fa in due
modi fondamentali di cui uno attivo e l'altro passivo.
Il modo "attivo" consiste nella possibilità da parte del non vedente o
dell'ipovedente, di percepire gli ostacoli prima che essi vengano a contatto
col suo corpo. Per ostacoli non intendo soltanto possibili corpi che ci
possono essere sul nostro cammino, ma anche ostacoli negativi ossia
mancanza di qualcosa come dislivelli, buche, fossi, scale sia a scendere
che a salire.
Perchè il bastone esplichi correttamente questa sua funzione attiva di
rivelatore delle fonti di pericolo, occorre usarlo in modo corretto ossia
occorre impugnarlo e muoverlo in modo da garantire il massimo della
copertura del nostro corpo posto al riparo dal bastone. Oltre a ciò il
movimento deve garantire la massima esplorazione possibile della
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superficie sulla quale verranno a posizionarsi i nostri piedi durante la
marcia.
Per muovere ed impugnare il bastone esistono modi giusti e modi sbagliati,
ma di questo ci occuperemo quando parleremo di come usarlo.
La funzione passiva che il bastone svolge in fatto di sicurezza riguarda la
comunicazione chiara ed inequivocabile che chi lo porta, dà alle altre
persone.
Infatti far sapere a chi ci cammina di fronte o a chi intralcia la nostra strada
che noi abbiamo dei problemi visivi, ci garantisce contro tutti i
comportamenti involontariamente dannosi da parte delle altre persone.
Per fare un esempio banale: quando si cammina per strada a piedi e due
persone vengono da direzioni opposte, in genere esse sono solite spostarsi
un tantino ciascuno per garantirsi il passaggio senza urtarsi. Se noi non
vediamo la persona che sta venendo incontro a noi, naturalmente non ci
sposteremo, ma se questa persona non sa che noi non la vediamo, pensa
invece che lo faremo certamente e si sposta solo un po’. Capita
puntualmente che lo scontro avvenga e l'altro si infastidisca per l'urto ed
anche un po’ a causa del nostro comportamento, che giudica quanto meno
sbadato, se non sfrontato.
Con un bastone bianco in mano, le cose cambiano radicalmente: la persona
che ci sta venendo incontro si scosterà sufficientemente in modo da non
urtarci mentre passa e noi, senza neppure accorgercene, avremo evitato un
piccolo spiacevole incidente.
Sempre in tema di sicurezza passiva, il codice della strada assegna al
pedone munito di bastone bianco dei privilegi particolari. Egli infatti ha
sempre la precedenza negli attraversamenti e le auto, anche in assenza di
strisce pedonali o semaforo, debbono fermarsi comunque al suo passaggio.
Con questo non si vuole affatto dire che per un pedone con bastone bianco
attraversare a capofitto senza sapere se è il suo turno, sia qualcosa esente
da rischi, molte volte infatti è impossibile per le automobili fermarsi in
tempo quando il guidatore non si aspetta di incontrare una persona sulla
sua strada, ma certamente saremo oggetto di qualche attenzione maggiore
ed abbiamo qualche diritto in più in termini di regolamento.
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Oltre ad una funzione rivolta a garantire la sicurezza, il bastone serve
anche per poterci aiutare da un punto di vista percettivo. Quando gli
istruttori di orientamento e mobilità dicono che "il bastone rappresenta il
prolungamento del braccio" non scherzano affatto.
Questa frase infatti sta a significare che il bastone bianco può avvicinarci
alla condizione del bambino che, gattonando per terra, esplora gli oggetti
attorno a sé. Naturalmente se davvero toccassimo con le mani per terra,
potremmo godere di una quantità di informazioni tattili infinitamente
maggiori per il semplice fatto che la raffinatezza delle sensazioni offerteci
dai polpastrelli e la possibilità di manipolare ed esplorare con le dita e con
il palmo ciò che tocchiamo, ci sono precluse usando il bastone.
Ma, pur con le limitazioni del caso, ugualmente ci sono molte cose che
possiamo sapere esplorando con il bastone, e queste informazioni sono
molto utili per il nostro orientamento e la nostra autonomia.
Ad esempio, camminando lungo il marciapiede, il mio bastone incontra un
abbassamento brusco del livello del suolo. Cos'è: una buca, la fine del
marciapiede o qualcos'altro?
Mi posiziono, tenendo i piedi sulla parte di pavimento ancora in piano, in
modo da toccare questo dislivello. Sento che il pavimento finisce con un
taglio netto. Allora non è una buca. E' forse il gradino a scendere che
annuncia l'inizio della strada carrabile?
Non mi pare; anche perchè allungando ed abbassando leggermente il
braccio e quindi sporgendo in basso la punta del mio bastone, sento che
subito dopo questo dislivello non c'è una superficie piana ma ve ne è un
altro. I due tagli dei dislivelli sono paralleli, lo sento facendo slittare
l'ultimo segmento del mio bastone da destra a sinistra e viceversa.
Questo indubbiamente è l'inizio di una scala in discesa! E' proprio quello
che cercavo, mi posiziono in modo corretto ed inizio a scendere.
Gradino per gradino, senza fermare la mia discesa, il mio bastone mi
avverte della continuazione della scala, del fatto che i gradini hanno
un'alzata ed una pedata sempre uguali e che la scala poi finisce in un
pianerottolo. Queste informazioni mi servono per calibrare il mio passo ed
i miei movimenti, ed io cammino senza né cadere né andare a sbattere da
qualche parte.
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Il bastone, abbiamo visto, è un segnale ed uno strumento nello stesso
tempo. Ma è solo e soltanto questo: qualcosa che serve a renderci più
autonomi, sicuri e liberi.
Purtroppo ci sono situazioni in cui il bastone bianco è molto altro e ciò
solo a nostro discapito: tante volte per qualcuno di noi il bastone è stato un
segno di diversità negativa, di debolezza, di umiliazione sociale, di
vergogna.
Tante famiglie, e non stiamo parlando solo di bambini, sono molto
refrattarie e non accettano che il loro congiunto usi questo ausilio. Questo
succede il più delle volte quando non si vuol rendere "visibile" la
minorazione, perchè ad essa sono ancora associati significati negativi e di
inferiorità.
Il problema della famiglia di accettare questo strumento, può essere a
volte indice della difficoltà ad accettare lo status stesso di minorato visivo,
con tutti i bisogni e le necessità che ne conseguono.
Altre volte, più fortunatamente, si tratta soltanto di una carenza
informativa; per cui non viene promosso l'uso del bastone perchè non se
ne conosce l'utilità.
Da questi problemi di accettazione o di scarsa informazione derivano, o
possono derivare, altrettanti problemi personali del soggetto possibile
utilizzatore, che si abitua a fare senza bastone, o peggio, a non fare affatto.
"io non uso il bastone perchè non mi serve, dato che vado sempre in giro
accompagnato", mi sento spesso dire. ma è anche vero che questo scatena
un circolo vizioso "..dato che non uso il bastone vado sempre
accompagnato".
Lasciando perdere se sia nato prima l'uovo o la gallina, ossia nella
fattispecie, se non si usi il bastone perchè si ha un accompagnatore a
disposizione, oppure se ci si procuri un accompagnatore perché non si è in
grado di andar da soli, le cose sicuramente offrono poca possibilità di
scelta autonoma al nostro ipotetico amico.
Il passaggio da certi circoli viziosi ad altri più virtuosi, a volte è meno
difficile di quello che si teme. Riuscire a muoversi da soli, iniziando da
situazioni facili e per niente rischiose, rende capaci di osare di più, di
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apprezzare i propri progressi ed il fatto in se stesso di esserci riusciti. La
soddisfazione in questo caso è madre della motivazione a migliorarsi.
Pian piano si scopre che tutto sommato è anche divertente andar da soli e
che la compagnia delle altre persone può diventare una piacevole scelta e
non essere sempre una necessità.
L'autonomia nell'uso del bastone bianco ha anche alcuni aspetti sociali e
relazionali facilmente prevedibili, se solo ci si pensa un attimo.
Nelle relazioni con gli estranei avere un bastone bianco ed essere senza
accompagnatore equivale spesso ad una richiesta esplicita che facciamo
all'altro di adeguarsi alle nostre esigenze comunicative.
Ad esempio, se entro da sola in un negozio con il mio bastone, il
commesso, una volta arrivato il mio turno, si rivolgerà a me facendomi
capire che posso chiedere ciò che voglio comprare, mi mostrerà la merce e
sarà per me abbastanza facile chiedergli le cose che vorrei sapere e che lui
non mi ha detto; come, ad esempio, di che colore è, di che taglia è e quanto
costa il maglione che sto toccando. Paradossalmente la dichiarazione
esplicita del mio svantaggio si è trasformata in un certo vantaggio.
Cosa sarebbe successo se fossi entrata nello stesso negozio magari avendo
già ripiegato il bastone nella borsetta?
Innanzitutto avrei dovuto scervellarmi per capire se e quando fosse il mio
turno, visto che il commesso, una volta terminato con l'ultimo cliente,
avrebbe certamente aspettato che io dicessi qualcosa. Non parlare da parte
mia sarebbe stato inteso come un segno di indecisione o di distrazione e
magari ne avrebbe potuto approfittare colui che, essendo entrato dopo di
me, si sarebbe inserito scavalcandomi.
A parte l'ansia che la situazione avrebbe generato, nessuno mi avrebbe
detto le cose per me utili. Risposte per me incomprensibili come " signora,
lei parla di quel maglione li? " oppure " i colori disponibili sono tutti
quelli esposti in quello scaffale", sarebbero state molto probabili.
Ecco che la dignità e l'utilità pratica di questo che in fondo è solo uno
strumento, viene fuori chiaramente.
20
Tratto da “ Tiflologia per l’integrazione “ n 3 2004
Il BASTONE bianco LUNGO,
simbolo della cecità ed ausilio di mobilità (3A PARTE)*
Corrado Bortolin e Giovanni Bosco Vitiello
Istruzioni semplici per usare il bastone bianco lungo
Le tecniche d'uso del bastone bianco lungo per la mobilità sono
argomento specifico dei corsi riabilitativi di Orientamento e Mobilità
per persone con deficit visivo e si inquadrano in un articolato
programma individualizzato che tiene conto di variabili soggettive ed
oggettive. Qui ci interessa evidenziare esclusivamente alcuni principi
che consentano un uso che, sebbene intuitivo, sia corretto, funzionale
ed efficace.
Il bastone ha il compito di effettuare una ricognizione del piano di
calpestio per un'ampiezza sufficiente al transito della persona e con
una profondità che - in quanto spazio di reazione - sia proporzionale
alla velocità.




La punta del bastone deve rimanere quanto più possibile a contatto con il suolo.
Il bastone esplora lo spazio antistante la persona.
L'ampiezza dell'esplorazione ha come riferimento la larghezza delle spalle più
qualche centimetro per non strisciare contro gli oggetti.
La profondità di esplorazione deve essere tale che la punta del bastone deve stare
avanti per un passo abbondante in modo che se questa intercetta un oggetto la
persona abbia il tempo e lo spazio per fermarsi senza entrare in collisione con esso.
Se vengono rispettati questi parametri elementari il bastone è in grado di intercettare con la
punta o con l'asta gli oggetti che hanno la loro base a terra ed evidenzia variazioni di quota
della superficie (dislivelli).
Rilevate queste due grandi categorie di input il non
vedente ha la possibilità di reagire prontamente (per es.
fermarsi ad un dislivello) e di mettere in atto
comportamenti di avvicinamento se è interessato a quanto
ha intercettato e/o di evitamento come nel caso voglia
aggirare un ostacolo.
Per tutte queste ragioni la punta del bastone deve
rimanere rasente al suolo o strisciare a terra nel caso in cui
si utilizzi un bastone con punta roller.
Il bastone va impugnato - nel più semplice dei modi - in
maniera che il dito indice sia disteso lungo la parte piatta
dell'impugnatura o semplicemente del manico (non tutti i
bastoni hanno la parte piatta) ed indichi verso terra un
punto davanti alla persona.
*
Foto archivio Bortolin.
21
Nella tecnica più evoluta e funzionale, un movimento ritmico e pendolare per un'ampiezza
di pochi centimetri maggiore della larghezza delle proprie spalle consente una deambulazione
coordinata, fluida e nello stesso tempo di rilevare le strutture o le variabili che si collocano
nello spazio di deambulazione.
Posto sempre davanti a noi il bastone ci aiuta anche
nel salire e nello scendere i gradini senza dover
necessariamente usare i corrimano (che nei luoghi
pubblici non sono mai il massimo dell'igiene) così come
ci facilita l'individuazione delle maniglie.
Sono piccoli gesti che diventano automatici che
consentono di toccare e riconoscere le cose senza dover
necessariamente usare le mani.
Il buon senso risulta un sano ingrediente per tutte le
occasioni al fine di prevenire situazioni imbarazzanti e
spiacevoli. Ciò che diremo ha quindi il carattere
dell'ovvietà, ma preferiamo essere giudicati banali
piuttosto che rimproverati di omissione.
Quando si apre, si chiude o comunque si maneggia
un bastone (per esempio per sostituirne una parte)
bisogna eseguire le operazioni con accortezza di modo
che il bastone rimanga sempre sull'asse verticale
occupato dal nostro corpo e non diventi una sbarra
orizzontale che si cala sulla testa altrui.
Non si usa il bastone per indicare cose o luoghi
altrimenti diventa una specie di spada.
Se siamo fermi in attesa o in pausa la punta deve
rimanere vicina ai nostri piedi (meglio se bloccata tra i
nostri piedi).
La mano non va inserita nell'elastico, che spesso si trova nella sommità dell'impugnatura,
al fine di evitare che in caso di "incidente" chi lo usa subisca uno strappo al polso. Sebbene
sconveniente è meglio abbandonare il bastone al suo destino e salvaguardare la
propria incolumità. Trovarsi con il bastone in mano, ma con la mano fratturata
serve a poco o a nulla.
Potenzialità e limiti del bastone bianco
Il bastone ha il compito di evidenziare l'esistenza di cose, persone e/o
strutture collocate nella propria traiettoria di marcia. Colpendoli il bastone ne
mette in evidenza l'ubicazione e la natura. Quando il bastone intercetta
qualcosa l'oggetto colpito emette un suono che è funzione delle sue
caratteristiche costruttive, dei materiali, dei volumi, ecc. e ciò aiuta ad
identificare acusticamente di quale oggetto con molta probabilità si tratti (palo
della luce, cassonetto della spazzatura, albero, automobile, …).
Un oggetto di metallo, di legno, pieno, vuoto ha una sua propria identità acustica. Ma
anche gli spazi e gli ambienti hanno delle tonalità acustiche definite che possono essere lette
ed interpretate per meglio controllare l'ambiente.
Si può dare il caso, non infrequente, che ciò che viene intercettato lungo il cammino non
sia una cosa ma una persona. Ragionevolmente il bastone va utilizzato con discrezione ed in
modo leggero; spesso le persone incontrate sono anziane, ci danno le spalle o semplicemente
sono occupate o distratte e non hanno il tempo di lasciare libero il cammino oppure non c'è
semplicemente lo spazio. Più di un bastone vale in questi casi la buona educazione e la
cortesia reciproca.
22
Il bastone consente di discriminare differenti tipologie di
pavimentazione o più in genere di piani di calpestio (che
talvolta non sono pavimentati); tanto l'acustica quanto la
texture (insieme delle caratteristiche della composizione della
superficie) ci dicono su cosa stiamo camminando. Su questo
principio si basano i percorsi dedicati.
Il bastone consente inoltre di evidenziare la presenza di
variazioni di quota sia superiori che inferiori a quella del
piano di calpestio (gradini in su e in giù). Questi sono tanto
più evidenti quanto più la punta è rasente al suolo.
Con il bastone lungo utilizzato in tecnica pendolare si
verifica lo stato dello spazio di deambulazione e nello stesso
tempo si può seguire una linea guida naturale (cioè presente
nell'ambiente) che può essere un cordolo, un muro o un
margine paralleli alla nostra direzione di marcia.
Da quanto detto fino ad ora è evidente che i punti di forza e di debolezza del bastone sono
legati alla terra.
Se la superficie è sconnessa o semplicemente vengono utilizzate pavimentazioni come
l'acciottolato, se i marciapiedi sono terra di nessuno in cui mettere tutto ciò che non si sa dove
e come mettere (per pubblico servizio? Per decoro?) o diventano una colonia espansa della
carreggiata e del parcheggio allora il camminare con il bastone si fa avventuroso e faticoso.
Se una cosa è infissa in terra e ha la parte superiore delle stesse dimensioni di quella
inferiore allora è un oggetto ragionevolmente intercettabile dal bastone, ma se la parte
superiore è più larga di quella inferiore oppure è un oggetto appeso allora questo sfugge ai
controlli effettuati dal bastone.
Anche le buche disseminate o le foreste di pali costituiscono un campo minato nel quale è
difficile districarsi.
Il bastone anche quando utilizzato nel migliore dei modi effettua una
ricognizione ampia ma non totale; rimangono necessariamente dei punti
oscuri connessi alla sproporzione tra la superficie della punta del bastone e
lo spazio che deve essere esplorato ad una velocità direttamente
proporzionale a quella di deambulazione.
Chi come dove quando perché
In questa ultima sezione cerchiamo di sintetizzare quanto abbiamo
disperso nelle righe precedenti e nello stesso tempo cercheremo di lanciare
dei sassolini nello stagno dell'orientamento e della mobilità. Ovviamente
quelle che seguono sono solo alcune delle ragioni, ciascuno dovrà poi
cercare le proprie.
 Chi usa o dovrebbe e potrebbe usare il bastone bianco lungo: gli ipovedenti e i non
vedenti, maschi e femmine di ogni età che hanno voglia di muoversi in autonomia.
 Come usare il bastone bianco lungo: davanti a sé e con la punta a terra muovendolo
con attenzione e discrezione per controllare cosa c'è o non c'è a terra…
 Dove usare un bastone bianco lungo: in tutti quei luoghi o itinerari in cui possono
accadere cambiamenti non prevedibili; in quelli in cui si può essere maggiormente
esposti a pericoli o che si conoscono poco o si frequentano di rado, ambienti non
vigilati come luoghi pubblici in genere ma anche corridoi di una scuola,
marciapiedi, ecc.
 Quando usare un bastone bianco lungo: quando si ritiene che il potenziale visivo
non garantisca più l'incolumità (troppa luce, troppo buio, poco contrasto, …),
23

quando si vuole stare con gli altri senza appoggiarsi a loro; quando ci si sente
responsabili di noi stessi e degli altri…
Perché usare il bastone bianco lungo: per dire agli altri che potrei anche non
trovarmi nelle migliori condizioni per prevenire situazioni di pericolo e che
confidiamo almeno nel loro buon senso civico; perché si vuole espandere il raggio
di autonomia consapevoli delle proprie abilità, aspirazioni e necessità, perché una
libertà vigilata ci è stretta …
Riferimenti bibliografici
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innovative per l'integrazione del disabile visivo. Cosenza: Santelli.
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Fine
Corrado Bortolin e Giovanni Bosco Vitiello
istruttori di Orientamento e Mobilità
Un grazie particolare all'amica Giulia che ci ha fatto da modella.
24
tratto da www.nonvedenti.it
Un altro modo di vedere il mondo - Autonomia
Bastone bianco o cane guida?
Il bastone bianco è il primo strumento che consente ai ciechi ed agli ipovedenti gravi di
muoversi all'aperto. Il bastone bianco è riconosciuto in tutto il mondo. Il codice della strada prevede
che gli automobilisti debbano sempre fermarsi in presenza di un cieco che attraversi la strada muniti
di bastone bianco, anche qualora non si trovi sulle strisce pedonali.
Esistono diversi modelli di bastone bianco: rigidi, telescopici e pieghevoli. La lunghezza del
bastone deve essere proporzionata alla statura ed al passo del non vedente.
Il bastone bianco può essere acquistato presso l'ANIOM&AP, le associazioni dei ciechi italiane
o estere ed alcuni rivenditori specializzati. ……
Il costo di un bastone bianco non è proibitivo (dai 10 agli 150 euro), sicché molti utenti
preferiscono acquistarlo piuttosto che attendere che la ASL fornisca il meno costoso, che spesso è
anche il meno affidabile.
Esiste anche un bastone per cieco-sordi, che deve essere a strisce bianche e rosse. Non esiste,
invece, uno standard internazionale per gli ipovedenti. Alcuni hanno proposto un bastone giallo o a
strisce gialle e rosse. Tuttavia difficilmente le persone ipovedenti accettano di muoversi con un
simile strumento in mano, poiché tendono a mimetizzarsi con i vedenti.
Per muoversi da soli i ciechi possono utilizzare un cane appositamente addestrato.
In Italia esistono cinque scuole di addestramento per cani guida:
Scuola Nazionale Cani Guida Per Ciechi, via dei ciliegi n.26, Scandicci (Firenze);
tel. 055/74.181; sito web http://www.rete.toscana.it/sett/polsoc/scuolacaniguida;
Servizio Cani Guida Dei Lions Scuola Cani Guida, via Galimberti n.1, Limbiate (milano);
tel. 02/29.41.42.02;
Scuola Triveneta Cani Guida per Ciechi, presso la Clinica Veterinaria Montecchia. Via Pietro
Schiavo n.20, 35030 Selvazzano Dentro (PD); Tel. 049/80.56.247; sito web
http://www.scuolatrivenetacaniguida.it;
Centro Regionale Helen Keller, via Brunaccini, 98020 Alì (ME); Tel. 0942/70.04.10; sito web
http://www.centrohelenkeller.it.
Accademia Cani Guida Mario Salzano, Roma); sito web http://www.accademiacaniguida.org.
La presenza di ben cinque scuole cani guida pone l'Italia all'avanguardia nel mondo e in
prospettiva dovrebbe ridurre drasticamente, se non risolvere, il problema fondamentale legato
all'utilizzo di un cane guida.
La domanda di cani supera di gran lunga l'offerta, tant'è vero che i tempi di attesa vanno da uno
a due anni.
Il costo del cane è a carico della ASL, in quanto si tratta di un intervento riabilitativo. E' anche
possibile far addestrare un cucciolo acquistato autonomamente dal cieco: in questo caso si
pagheranno soltanto le spese per l'addestramento. Le scuole accettano volentieri anche donazioni e
adozioni di cani destinati a svolgere il servizio di accompagnamento.
Quando un cane viene assegnato ad un cieco, questi deve frequentare un corso di due o tre
settimane per imparare a muoversi con il cane, dandogli gli appositi comandi e percependo le
informazioni provenienti dal cane stesso.
La legge n. 37 del 14 febbraio 1974, integrata dalla legge n. 376 del 25 agosto 1988, prevede la
gratuità del trasporto dei cani guida sui mezzi pubblici e il diritto di accesso degli stessi in tutti gli
25
esercizi pubblici. La L. n. 60 dell'8 febbraio 2006 ha introdotto una sanzione amministrativa da 500
a 2.500 euro, colmando la precedente lacuna.
Nel 2004 è nato il Comitato nazionale permanente cani guida per ciechi, che si prefigge di
coordinare le attività delle diverse associazioni di categoria in questo settore e di far conoscere
l'importanza di questo animale per la vita autonoma dei ciechi. In effetti il cane guida rappresenta
non solo un "accompagnatore", ma un compagno di vita, soprattutto per le persone sole. Tuttavia
non bisogna dimenticare che si tratta di un animale e non di un oggetto, che richiede cure e
attenzioni.
Per questo motivo non tutti i ciechi sono adatti per l'utilizzo di un cane guida.
È possibile detrarre dall'IRPEF le spese sostenute per il mantenimento del cane guida (vedere la
sezione Pensioni, agevolazioni fiscali e altri diritti).
Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi sistemi tecnologici che hanno la pretesa di
sostituire il bastone bianco e il cane guida. Si tratta di rivelatori di ostacoli basati su raggi infrarossi
o ultrasuoni.
Purtroppo, però questi sistemi alla prova dei fatti si sono dimostrati inaffidabili e forvianti.
Alcuni di essi, inoltre, richiederebbero l'uso di auricolari o caschetti, che intralciano la normale
percezione dei rumori ambientali, che sono fondamentali per l'orientamento. Pertanto ci sentiamo di
dire che attualmente bastone bianco e cane guida sono gli unici strumenti veramente affidabili e
funzionali per a mobilità autonoma.
Esistono alcuni ausili tecnologici che sfruttano il sistema GPS (global positioning system). È
importante sottolineare che attualmente questo sistema ha un livello di precisione di circa 20 metri.
Pertanto può consentire l'individuazione di una via o della sede di un ente pubblico, ma non di un
ostacolo fisso o mobile. Perciò possiamo concludere che il GPS può costituire un valido aiuto alla
deambulazione autonoma, ma non potrà mai sostituire i sistemi tradizionali che consentono ai ciechi
di percepire ed evitare gli ostacoli.
Tra i sistemi attualmente in commercio segnaliamo Capten della Kapsys, distribuito da Centro
Nazionale Tiflotecnico, Tifcom e Tiflosystem, un navigatore a guida vocale privo di schermo che
fornisce tutte le informazioni tramite sintesi vocale. I telefonini Nokia e gli Iphone di ultima
generazione montano un software di navigazione satellitare abbastanza gestibile. Sui telefonini
Nokia può essere installato anche Wayfinder Access, la versione accessibile del popolare
Wayfinder della ditta inglese Wayfinder
La ditta Il village, in collaborazione con la Regione Piemonte e l'Unione italiana dei Ciechi e
degli Ipovedenti del Piemonte, ha sviluppato Easy Walk. Si tratta di un servizio integrato, costituito
da un software di navigazione satellitare da installare sul telefonino e da un call center che può
essere contattato in qualsiasi momento per ricevere informazioni sulla zona in cui ci si trova ed
ottenere eventuale assistenza per raggiungere un determinato obiettivo.
Attualmente è in corso la distribuzione gratuita di questo software ai ciechi del Piemonte,
mentre è possibile acquistare il software per la sola navigazione senza supporto del call center.
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Legge 14 febbraio 1974, n. 37 integrata con Legge 8 febbraio 2006
n. 60 in materia di accesso dei cani guida dei ciechi sui mezzi di
trasporto pubblico e negli esercizi aperti al pubblico.
Articolo unico.
«Il privo di vista ha diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi
viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico senza dover pagare per l'animale alcun
biglietto o sovrattassa.
Al privo della vista e' riconosciuto altresì il diritto di accedere agli esercizi aperti al
pubblico con il proprio cane guida.
I responsabili della gestione dei trasporti di cui al primo comma e i titolari degli
esercizi di cui al secondo comma che impediscano od ostacolino, direttamente o
indirettamente, l'accesso ai privi di vista accompagnati dal proprio cane guida sono
soggetti ad una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una
somma da euro 500 a euro 2.500.
Nei casi previsti dai commi primo e secondo, il privo di vista ha diritto di farsi
accompagnare dal proprio cane guida anche non munito di museruola, salvo quanto
previsto dal quinto comma.
Sui mezzi di trasporto pubblico, ove richiesto esplicitamente dal conducente o dai
passeggeri, il privo di vista e' tenuto a munire di museruola il proprio cane guida.
Ogni altra disposizione in contrasto o in difformità con la presente legge viene
abrogata.».
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tratto da www.caniguida.it
ATTENZIONE…. STO LAVORANDO!
Ciao sono un cane guida e voglio raccontarti in che
modo devi agire quando mi incontri in compagnia
del mio padrone cieco.
Io, in quanto cane guida, sono un cane da lavoro e
non costituisco una mascotte, non sono un cane da
esibizione. Il mio comportamento e il modo in cui mi
si deve trattare è totalmente differente e devo essere
rispettato nella mia funzione di guida e fedele
compagno del mio padrone.
Quando guido il mio compagno sto lavorando e mi è
stato insegnato a concentrarmi mentre svolgo il mio
compito. So che fuori dal mio ambiente domestico
sono responsabile della mia vita e di quella del mio
amico umano.
Svolgo un compito estremamente complesso in
quanto in alcuni momenti dalla mia attenzione e dalla
mia capacità di concentrazione può dipendere addirittura la mia vita e quella del mio
conduttore. Ragion per cui il non vedente ha il dovere di correggermi quando
commetto degli errori che potrebbero risultare fatali.
Siete dunque pregati di non intervenire e non umiliare la persona cieca accusandola
di maltrattamento nei miei confronti. D’altronde anche voi venite ripresi dai vostri
superiori quando nel vostro ambito lavorativo commettete degli errori.
Nel caso in cui però vi trovaste di fronte a veri e propri maltrattamenti avete il
dovere morale di contattare la scuola cani guida di provenienza del cane che si farà
carico di ritirare immediatamente il cane e di procedere legalmente nei confronti del
suo conduttore.
Per favore, non toccarmi o accarezzarmi quando mi incontri mentre sto lavorando,
cioè con i finimenti per la guida; questo significherebbe distrarmi dalla mia
missione; la cosa più adeguata che puoi fare è ignorarmi, così svolgerò il mio
lavoro perfettamente; non temere un cane guida come me; non ti farei mai del male.
Un cane guida come me, durante il lavoro ispira sicuramente tanta tenerezza; a
molti verrebbe istintivo accarezzarmi.
Onde evitare una reazione brusca da parte del non vedente che non può rendersi
conto a causa del suo handicap dello sguardo amichevole di chi si avvicina a me il
mio consiglio è di chiedere sempre alla persona cieca il permesso di interagire con
me. Questo però può accadere solo quando non sto indossando l’imbracatura e
quindi sono in un momento di pausa lavorativa.
Se hai un cane, per favore tienilo sotto controllo, evitando che possa causare un
incidente quando passa vicino a me e al mio padrone che accompagno.
Anche se il vostro cane è buono e dovesse avvicinarsi con abbaiare amichevole, il
non vedente non potendo riconoscere visivamente la postura del vostro cane, può
spaventarsi e disorientarsi. Quindi riprendete il cane al guinzaglio e liberatelo solo
quando ci siamo allontanati.
Non offrirmi dolci o altri alimenti; il mio compagno bipede si incarica con cura della
mia alimentazione in modo responsabile e con affetto; sono ben nutrito e ho orari
prefissati per mangiare.
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Quando ti rivolgi ad una persona cieca che si fa accompagnare da un semplice cane
guida come me, parla direttamente con la persona e non con me.
Se un cieco con cane guida si trova ad aver bisogno di aiuto, lo chiede; avvicinati
dal lato destro, in modo che io rimanga alla sinistra; chiedi se ha bisogno di
assistenza; se accetta, mi ordinerà che ti segua o ti chiederà che tu gli offra il
braccio sinistro; lo prenderà e mi farà un gesto per indicarmi che sono
temporaneamente a riposo.
Se un non vedente ha bisogno di indicazioni per dirigersi in un luogo, dagliele,
cercando di fornirgliele nel modo più preciso e dettagliato possibile, ricordandoti
sempre che non può vedere la gestualità e che quindi è necessario che tu ti esprima
solo a parole.
Non correre o non prendere il braccio di una persona cieca in mia presenza senza
prima parlarle. Non toccare mai la mia guida; è solo per il mio padrone cieco che io
accompagno.
Noi cani guida abbiamo luoghi e orari predefiniti per sporcare; io come cane guida
sono abituato a viaggiare su qualsiasi mezzo di trasporto e mi sdraio ai piedi del
mio padrone cieco senza dare fastidio ai passeggeri, sia che si tratti di viaggi dentro
e fuori la città, o addirittura fuori dal paese.
Io, in virtù del mio rigoroso addestramento, sono abituato e ho il diritto di accedere
e restare in qualsiasi tipo di edificio, sia sanitario che commerciale, come ristoranti
o altri locali come supermercati, bar, cinema, teatri, luoghi di studio o di lavoro...,
senza provocare alterazioni nel funzionamento dei medesimi e senza causare fastidi
al personale o al pubblico.
Noi cani guida possiamo accompagnare i nostri amici bipedi oltre che in ogni luogo
pubblico, anche sul posto di lavoro, ma siamo tenuti a non vagare liberamente in
tali luoghi
Un gruppo di persone ferme al centro di un marciapiede, disposte in modo da
rendere impossibile il mio passaggio e della persona che guido, dovrebbe, nel
momento in cui si accorge del nostro sopraggiungere, spostarsi in modo da darci la
possibilità di passare.
Macchine e motorini parcheggiati sui marciapiedi costituiscono un ostacolo
insormontabile per la coppia cieco-cane che può essere costretta per questi atti di
inciviltà a deviare il proprio percorso scendendo dal marciapiede per poi riprenderlo
dopo aver aggirato l’ostacolo. Ciò in molti casi può divenire pericoloso.
Ti ringrazio per avermi letto e spero che ti ricorderai di questi miei consigli se ti
capiterà di incontrare me o uno dei miei tanti colleghi in giro per strada.
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NON
COSA
FARE
con una persona disabile della vista
“più noi facciamo, meno l'altro matura esperienza... e meno
probabilità ha di crescere, facendo tesoro degli errori...”
di Ileana Bruffa
NON dire
1.
2.
3.
4.
“non si tocca perché………”
“faccio io così ci sbrighiamo”
“non si fa così” (quando la cosa non è fatta come noi la faremmo)
“faccio io perché tu non lo puoi/sai fare” (quando impara?)
mentre si sposta NON
 Fermarlo prima che arrivi a sbattere (quando il pericolo non è eccessivo)
 Esclamare “attento!”, oppure “ oh !“ o qualsiasi altra cosa quando durante gli spostamenti urta con il
corpo o col bastone un ostacolo
 spostarlo senza parlargli
 spostare, tirare o trattenere il bastone
 Insistere nel voler aiutare
 giocare, accarezzare o dar mangiare al cane guida quando sta lavorando, cioè quando indossa la
guida rigida
 fare qualsiasi altra cosa al cane guida senza prima avere ottenuto l’autorizzazione dal suo conduttore
durante la comunicazione NON
1. informarsi sul non vedente rivolgendosi all’accompagnatore
2. anticipare le risposte
nel dare indicazioni NON
1.
2.
3.
4.
5.
6.
gesticolare per indicare o informare su qualcosa
dire a dx/sx
dire più in là/qua/su /giù
dire attenta/o
dire no, no
dire vai, vai
in accompagnamento NON
1.
2.
3.
4.
5.
stargli dietro
farlo camminare in retromarcia o di lato
Farlo entrare per primo in un ambiente nuovo
gesticolare con il braccio guida
tirare
1. spingere
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