Impariamo a muoverci da soli?
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Impariamo a muoverci da soli?
Impariamo a muoverci da soli? SEMINARIO INFORMATIVO SU ORIENTAMENTO & MOBILITÀ Sabato 22 maggio 2010 Articoli inerenti all’argomento del seminario distribuiti ai partecipanti Selezione di autori vari, a cura dei conduttori del seminario (è citata la fonte all’inizio di ciascun contributo). Il seminario è organizzato dal Centro di Riabilitazione estensiva del Centro Regionale S.Alessio Margherita di Savoia per i ciechi di Roma e condotto dalla psicologa Maria Luisa Gargiulo e dalle specialiste della riabilitazione in Orientamento e Mobilità Ornella Aghetoni e Ileana Bruffa. Tratto da www.aniomap.it Cos'è orientamento e mobilità? La mobilità è la capacità, abilità e disposizione a muoversi autonomamente in ambienti familiari e sconosciuti con la massima sicurezza, il minimo sforzo e il massimo rendimento. Parte integrante della mobilità sicura è l'orientamento, quel processo percettivo-cognitivo, mediante il quale il soggetto si mette in relazione con gli oggetti e soggetti del mondo circostante. La mobilità e l'orientamento non sono innati, bensì frutto di esperienze e di un lungo processo educativo. Non si tratta di doti particolari: muoversi nella propria casa, andare al lavoro, a scuola, al bar, fare compere, sbrigare commissioni per uffici, raggiungere luoghi di interesse e di ritrovo, attraversare strade, passeggiare, usare mezzi pubblici, viaggiare ed incontrare amici, sono solamente alcune tra le innumerevoli azioni che fanno parte della nostra quotidianità. Benché il minorato della vista abbia lo stesso diritto-dovere del vedente di provvedere in prima persona a se stesso e a muoversi autonomamente, non sempre si trova nella possibilità di esercitare questo diritto e di far valere le proprie abilità. La cecità e l'ipovisione possono pregiudicare la mobilità e la capacità di orientamento spaziale perché la specificità di tale minorazione comporta nella compromissione delle strutture e funzioni che permettono di rilevare informazioni a lunga distanza e conseguentemente di mettere in atto comportamenti anticipatori. Per una deambulazione sicura è necessario ricorrere ad ausili per la mobilità (accompagnatore, bastone lungo, cane guida, ausili ottici), ma la minorazione oltre ad una dimensione specificatamente fisica ha una valenza fortemente psicoemotiva sia sul soggetto che ne è affetto sia su quelli che lo circondano. Modelli educativi passivanti ed un immaginario collettivo che evoca ancestrali paure incidono su tutta la sua vita personale, sociale e professionale, causando, nella maggior parte dei casi, una totale dipendenza dagli altri. Per compensare questi modelli educativi e per incidere sul tessuto socio-familiare ed educativo spesso sono necessari interventi specifici di operatori qualificati. 2 Il corso di orientamento e mobilità COS'È UN CORSO DI ORIENTAMENTO E MOBILITÀ L'intervento riabilitativo ovvero il corso di orientamento e mobilità è una proposta educativa e riabilitativa che si propone di fornire indicazioni tecniche sull'uso degli strumenti, suggerimenti per ottimizzare le prestazioni, riferimenti concettuali e modelli educativi grazie ai quale il non vedente e l'ipovedente possono acquisire sicurezza ed indipendenza e, non da ultimo, disporsi ad affrontare con competenza situazioni ed ambienti conosciuti e sconosciuti. Per poter risponde adeguatamente alle peculiari esigenze di ciascuno il corso è strettamente individuale ed individualizzato. Il corso di orientamento e mobilità completo per adulti con uso del bastone lungo bianco (o del cane guida se l'utente ne è in possesso) ha una durata media di 70-80ore. Ma la durata del corso e la sua articolazione dipendono da molti fattori quali: età, tipo e momento di insorgenza della minorazione visiva, stile cognitivo, situazione psicologica, capacità di usare i sensi residui, necessità dell'utente, disponibilità dell'istruttore. Per i bambini è invece necessario programmare un intervento trasversale a lungo termine (anche sotto forma di stage a scadenza periodica) che preveda la collaborazione con tutte le figure e gli enti educativi. GLI OBIETTIVI DEL CORSO DI ORIENTAMENTO MOBILITA' Gli obiettivi programmati ed articolati di seguito indicati, sono perseguiti principalmente con il metodo Problem Solving ciò al fine di favorire un ruolo attivo, critico e responsabile. 3 I contenuti sono quindi proposti sotto forma di problema concettuale e di provocazione ambientale; ne risulta che la ricerca, l'aggiustamento e la soluzione sono strettamente personali. Gli obiettivi generali del corso si possono così riassumere: favorire l'abitudine all'ordine e alla sistematicità acquisire le tecniche per l'esecuzione ottimale di funzioni specifiche aiutare ad organizzare la propria casa e la propria giornata acquisire sicurezza e padronanza nella mobilità e nell'orientamento favorire l'abitudine alla raccolta di informazioni acustiche, tattili, ..... decodificare queste informazioni ed organizzarle in un sistema di riferimento imparare a definire la propria e altrui posizione e/o spostamento in questo quadro di riferimento con particolare attenzione alla relazione tra le parti operare con concetti di topografia, urbanistica e viabilità lettura di mappe tattili I CONTENUTI DEL CORSO DI ORIENTAMENTO MOBILITA' L'operatore dopo una valutazione iniziale delle pre-conoscenze e pre-requisiti dell'utente stabilisce un programma individuale che, in linea di massima, è articolato all’interno dei seguenti contenuti: Training in ambiente interno tecniche dell'accompagnamento tecniche di protezione del corpo tecniche di esplorazione e di ricerca tecniche d'uso del bastone lungo principi di orientamento esercitazioni sensi vicarianti 4 Training il zona residenziale esplorazione di una zona residenziale concetti di urbanistica esercitazioni acustiche concetti di viabilità attraversamenti orientamento percorsi itinerari Training in zona commerciale localizzazione uffici, negozi, ... muoversi in negozio, supermercato .... itinerari Mezzi pubblici autobus e fermate treno e ferrovia corriere ed autostazione metropolitana ed altri mezzi itinerari con mezzi pubblici Ausili uso del bastone lungo-bianco uso e lettura di mappe tattili uso della bussola tattile uso di sussidi elettronici (se disponibili) uso del cane guida (se disponibile) 5 Cos'è la riabilitazione in orientamento e mobilità In Europa ci sono più di 12 milioni di minorati della vista, costretti a vivere con l’ipovisione o la cecità. La maggior parte delle nostre attività sono controllate dalla vista, perciò è comprensibile che la disabilità visiva si possa tradurre facilmente in un handicap pluridimensionale di organizzazione autonoma della vita quotidiana e di integrazione socioculturale e professionale. Al fine di ridurre le ripercussioni negative della disabilità e/o dell’handicap è necessario integrare gli interventi preventivi e curativi-terapeutici con quelli riabilitativi. Mentre per altre disabilità tale integrazione è stata organizzata da tempo, le possibilità riabilitative offerte agli ipovedenti ed ai non vedenti sono tuttavia poco conosciute, sia dagli utenti che dalle istituzione che erogano i servizi. L’AUTONOMIA E L’INDIPENDENZA Gestire la casa e la famiglia, sbrigare commissioni, avere cura della propria persona, andare a scuola o al lavoro e fare una passeggiata sono solamente alcune tra le innumerevoli azioni che fanno parte della quotidianità. Benché anche il minorato della vista, come tutti, abbia questi diritti-doveri non sempre ha la possibilità di provvedere in prima persona a se stesso e a muoversi autonomamente e libero. Essere autonomi ed indipendenti significa appropriarsi di atti minimi nella gestione della propria persona, atti semplici come l’andare a prendersi un gelato, ma conformi alle capacità, abilità, desideri, necessità ed interessi individuali, gestendo con discrezione e rispetto la rete di legami sociali ed utilizzando con competenza e flessibilità i supporti tecnologici a disposizione. Sono piccole azioni quotidiane che determinano, però, la qualità della vita, rafforzano l’autostima e sono vissute come momenti di autoaffermazione della propria libertà ed indipendenza. Cecità ed ipovisione possono pregiudicare l’Autonomia Personale e le capacità di Orientamento e Mobilità perché compromettono la possibilità di rilevare informazioni a lunga distanza e quindi di apprendere per imitazione nonché di modulare anticipatamente i propri comportamenti in riferimento ai segnali ambientali. E’ importante che le figure parentali ed educative professionali chiariscano a loro stesse (ciascuno per il ruolo che gli compete) ciò che è specifico della minorazione visiva e ciò che, invece, deve essere ricondotto a valenze psico-emotive e socioculturali così da non indurre modelli educativi passivanti che limitano fortemente la possibilità di crescere autonomi ed indipendenti. E’ obiettivo fondamentale di questa riabilitazione dotare il soggetto di competenze che migliorino il suo livello di Autonomia, facilitando quindi il suo inserimento sociale. Essendo un intervento tecnico destinato a modificare la funzionalità, questa riabilitazione si 6 configura sotto tutti gli aspetti come un atto terapeutico e non assistenziale" (Documento sulla riabilitazione dei minorati della vista, Unione Italiana Ciechi, Roma, 1996, pag. 3) ORIENTAMENTO E MOBILITA’ Possono essere definiti come le capacità di determinare e controllare la propria e altrui posizione e/o spostamento all’interno di un quadro concettuale di riferimento spaziale, avvalendosi con competenza di strumenti che consentano una deambulazione autonoma e sicura per sé e per gli altri, nonché una disposizione ad affrontare ambienti e persone sia noti che sconosciuti. Tali interventi educativi e riabilitativi si propongono di intervenire a più livelli: da quello senso-percettivo della riabilitazione dei sensi residui (vista, udito, tatto, ecc.) a quello educativo delle competenze cognitive (organizzazione spazio-temporale, concetti di urbanistica, viabilità, ecc.), potenziando quelle motorie e psicomotorie (correttezza posturale, armonia, plasticità, ecc.), migliorando quelle adattivo-sociali (adeguatezza e differenziazione dei comportamenti, ecc.) e comunicative (dare e ricevere informazioni, chiedere ecc.), controllando le determinanti psicologiche (motivazione, emotività, immagine di sé, ecc.) ed infine istruendo all’uso degli ausili per la mobilità (accompagnatore, cane guida, bastone, ausili ottici e tecnologici, ecc.). 7 Ministero della Salute Direzione Generale della Prevenzione Ufficio V Roma, 28 APR. 2003 Ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome LORO SEDI N. DPV.5/H-F12/259 OGGETTO: interventi riabilitativi e di integrazione sociale dei soggetti minorati della vista. Sono molteplici le evidenze che mostrano come la disabilita’ visiva si puo’ tradurre facilmente in un handicap pluridimensionale che ostacola l'organizzazione autonoma della vita quotidiana e le opportunità di partecipazione alla vita sociale. E', pertanto, necessario che le difficoltà e i problemi delle persone minorate della vista e delle loro famiglie vengano affrontate attraverso varie tipologie di intervento, sanitario e sociale, con un approccio globale, incentrato sulla persona nella sua totalità. Obiettivo generale delle politiche di sanita’ pubblica e’ garantire la migliore qualità di vita possibile, attraverso un approccio multidimensionale, che attui la promozione delle aree dell'autonomia e del benessere prevedendo l'individuazione di percorsi integrati preventivi, terapeutici, riabilitativi e di integrazione e recupero sociale. In questa ottica va autenticamente interpretato lo spirito della legge 328/2000 ("Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”), e della normativa sull'integrazione sociosanitaria (D.L.vo 229/1999 e DPCM 14 febbraio 2002 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie"). Tali norme affidano inequivocabilmente alle Aziende sanitarie e ai Comuni il compito di programmare progetti individualizzati complementari in grado di rispondere ai bisogni sanitari e sociali dei minorati della vista. Tali progetti devono necessariamente inglobare tutti quegli interventi finalizzati a portare il soggetto a muoversi, camminare, parlare, vestirsi, mangiare, comunicare e realizzarsi efficacemente nel proprio ambiente familiare, lavorativo, scolastico e sociale. Cio’ implica, per i minorati della vista, l'attivazione specifica di corsi mirati ad ottimizzare l'orientamento e la mobilita’ (capacita’ e abilita’ a muoversi da solo anche in ambienti sconosciuti); corsi per l'autonomia personale e domestica (capacita di gestire le proprie attività quotidiana, cura della persona, sicurezza in casa, cucina, relazioni interpersonali anche scritte ecc.); corsi di formazione informatica (per l'accesso alla informazione, alla cultura, utilizzazione di Internet, lettura di testi tramite scanner ecc.); corsi per l'inserimento lavorativo mirato, con avviamento alle professioni tipiche dei minorati della vista. Cio’ premesso, si invitano le SS.LL. a voler tenere conto, nella programmazione e organizzazione del sistema integrato di interventi sanitari e sociali in favore delle persone con minorazioni visive, di tutti gli interventi sopra considerati, ampliando una concezione della riabilitazione identificata da contenuti meramente sanitari, ad una concezione più ampia, estesa anche al recupero sociale. Si invita, inoltre, a voler diffondere il contenuto della presente nota alle Aziende sanitarie ed agli Enti locali. IL MINISTRO f.to Girolamo Sirchia 8 Le Tecniche di accompagnamento L'accompagnatore vedente è "l'ausilio" più utilizzato dai minorati della vista. L'accompagnamento deve offrire al minorato della vista la massima sicurezza e comfort, deve inoltre lasciare alla persona accompagnata la piena possibilità di partecipare attivamente all'accompagnamento, all'orientamento e alle decisioni. Le tecniche di accompagnamento si basano su questi principi. PREMESSA Le tecniche di accompagnamento agevolano le molteplici situazioni che comunemente si incontrano durante uno spostamento, inoltre permettono alla persona con minorazione visiva o sordocieca di prestare attenzione a numerosi altri elementi come: Elenco di 7 elementi • avvertire i cambi di direzione e decifrare la forma dei percorsi attraverso rotazioni del corpo; • mettere in relazione il proprio schema corporeo con quello dell'accompagnatore; • apprendere e rafforzare quell'atto fisiologico complesso che è la deambulazione; • automatizzare la lunghezza e la velocità del passo; • riconoscere se il suolo è piano, in salita o in discesa; • valutare la distanza da un punto all'altro e il tempo necessario per percorrerla; • capire le caratteristiche principali dei diversi ambienti nei quali ci si muove. fine elenco Man mano che l'utente riesce ha cogliere gli indizi sopra elencati, potrà assumere un ruolo sempre più attivo durante l'accompagnamento, diventando il soggetto della situazione "guida utente" e non l'oggetto che viene trasportato o peggio ancora, spinto in avanti o in indietro; gradualmente potrà proporre variazioni di percorso, scegliere il luogo dove recarsi, trovare un a migliore sintonia con l'accompagnatore, decidere quando fermarsi e stabilire il momento di ripartire, ecc. Le tecniche devono trasmettere sicurezza, se la persona avverte che non c'è il rischio di urtare contro oggetti, persone o di cadere da un gradino, cammina più rilassato e quindi più aperto alla percezione di tutto ciò che lo circonda. Più la coppia "accompagnatore/accompagnato" instaura un rapporto di conoscenza e di fiducia reciproca più il risultato dell’accompagnamento sarà efficace; è importante che i due stabiliscano modalità comunicative sia verbali che non, semplici e chiare, evitando così spiacevoli incidenti e risparmiando una notevole fatica. Gli errori da non commettere sono essenzialmente i seguenti: Elenco di 4 elementi • far apprendere in modo errato le tecniche; • dare indicazioni troppo lunghe o confuse e una terminologia approssimativa o troppo difficile; • evitare di compiere cambi di direzione o rotazioni facendo delle curve troppo arrotondate, le forme tonde tendono a disorientare la persona non vedente; • spingere la persona con minorazione in avanti o in dietro perché ciò provoca senso di vuoto e insicurezza e, a lungo andare anche un sentimento di sfiducia. fine elenco Ricordiamo che oltre ad apprendere correttamente le tecniche base dell'accompagnamento, è altresì importante che la persona elabori soluzioni personali, apportando anche delle modifiche perché così l'accompagnamento risulterà veramente valido. 9 PRINCIPI GENERALI Avvicinarsi e rivolgersi alla persona non vedente chiamandola per nome; Presentarsi sempre ogni volta dicendo nome e cognome, in modo che la persona non debba riflettere a lungo se non vi riconosce subito; Stabilire insieme alla persona non vedente un modo che possa conciliare i bisogni di entrambi; Programmare anticipatamente le cose da fare per poter organizzare al meglio il tempo da passare insieme; Chiedere alla persona non vedente con quale precisione è necessario descrivergli le situazioni e i vari luoghi; Camminate sempre davanti alla persona non vedente soprattutto, di fronte alle scale, presso il passaggio di una porta o salendo in un mezzo pubblico, in tal modo la persona non vedente sarà sempre protetta da eventuali ostacoli; Evitare di spingere la persona non vedente, di tirarla e, per quanto possibile, di fargli fare passi indietro o laterali; Evitare di sostituirsi alla persona non vedente nei contatti interpersonali; E' importante chiarire i malintesi o situazioni confuse che si vengono a creare durante un tragitto, favorendo così stima e fiducia reciproca; Mantenere sempre il contatto con la persona non vedente, ogni qual volta si ha la necessità di allontanarsi, concordare insieme i tempi e i modi; Rispettare gli orari degli appuntamenti. INDIVIDUAZIONE DELLA GUIDA La guida si posiziona vicino alla persona non vedente e lo invita verbalmente a prendergli il braccio; La persona non vedente individuata la guida si avvicina e, piegando il braccio fino all'altezza della pancia, con cautela, cerca quello dell'accompagnatore; PRESA E POSIZIONE DI BASE La persona non vedente prende il braccio della guida circa 2 cm al di sopra dell'articolazione del gomito con una presa a pinza; Il pollice si trova all'esterno, le altre dita all'interno (del braccio), mentre il gomito è piegato e l'avambraccio è rivolto in avanti; Braccio e avambraccio della persona non vedente formano un angolo di 90° che deve essere mantenuto durante tutto il percorso; Gli assi delle spalle della guida e dell'utente devono essere paralleli; La guida e la persona non vedente occupano lo spazio di "una persona e mezza"; essi sono posizionati spalla dietro spalla, mantenendo una distanza di mezzo passo; Tale posizione riduce la possibilità che le due persone inciampino con i piedi ed inoltre, per la guida sarà più facile proteggere da eventuali ostacoli la persona non vedente, in quanto quest'ultima si trova già con metà corpo protetto. • Se la persona non vedente è molto più bassa della guida o si tratta di un bambino la presa può essere stabilita al di sopra del polso. • Se la persona non vedente è molto più alta della guida la presa può essere stabilita sopra la spalla. 10 • Alcune persone anziane o che presentano disabilità aggiuntive alla cecità, come problemi motori o sordocecità, preferiscono stabilire la presa prendendo tutto il braccio della guida. In questo modo si sentono più sicuri e, nel caso di persone sordocieche che per comunicare usano il sistema Malossi la posizione di questa presa, facilita la trasmissione di informazioni. PARTENZA: INIZIARE A CAMMINARE La persona non vedente si muove in avanti quando il gomito della guida gli trasmette un segnale chiaro: il gomito si sposta in avanti per effetto di un passo avanti della guida. STOP La guida si ferma, il gomito si blocca, la persona non vedente percependo questo segnale si ferma. PASSAGGIO STRETTO La guida e la persona non vedente a volte, per mancanza di spazio, non possono camminare mantenendo la posizione base. E' opportuno allora fare alcuni passi l'uno dietro l'altro. • La guida allunga il braccio di guida e lo volge indietro, spostandolo al centro della schiena; • La persona non vedente si sposta lateralmente di circa mezzo passo e si mette dietro la schiena della guida; • La persona non vedente per ridurre il rischio che camminando l'uno dietro l'altro possa urtare i piedi della guida, allungherà anch'essa il braccio di presa. • Appena superato il passaggio stretto, riprendere la posizione iniziale. • Se il passaggio stretto da percorrere è lungo, è opportuno cambiare ogni tanto il lato della presa o la persona non vedente, con il braccio teso, poggia la mano libera sulla spalla della guida e lo segue. CAMBIO LATO La necessità di cambiare il lato, cioè di instaurare la presa nell'altro braccio, può essere necessaria per cause ambientali e/o per esigenze fisiche; sia la guida sia la persona non vedente possono richiedere il "cambio lato". • La guida e/o la persona non vedente chiede di cambiare lato (passa alla mia sinistra o destra); • La guida allunga indietro il braccio dove si è instaurata la presa; • La persona non vedente: distende anch'essa il braccio con cui ha instaurato la presa, ciò elimina l'eventualità di urtare i piedi con la guida; porta la mano libera sulla presa esistente; stacca la prima mano, si sposta lateralmente di un passo nella direzione del nuovo braccio guida, cerca il braccio ed instaura una nuova presa; stacca la seconda mano e la ricongiunge alla prima, vicino alla seconda presa; stacca la prima mano; 11 • La guida e la persona non vedente si riallineano, ristabiliscono la posizione base e riprendono a camminare. Il cambio lato può essere effettuato anche in movimento, senza arrestare la marcia, necessita però, di una buona padronanza della tecnica. INVERSIONE DEL SENSO DI MARCIA A volte per vari motivi è necessario invertire la direzione di marcia, cioè bisogna tornare indietro. Superare questa situazione, talvolta risulta un'operazione complessa e confusa, che induce in alcuni casi la persona non vedente a compiere dei movimenti poco naturali, rischiando di cadere e perdere l'orientamento. • La guida avverte verbalmente il cambio di direzione e simultaneamente con il braccio dove c'è la presa, trasmette alla persona non vedente un segnale di arresto e di rotazione verso di esso; • La guida e la persona non vedente compiono una rotazione di 90° facendo perno sulla presa, portandosi uno di fronte all'altro; • La persona non vedente senza lasciare la presa iniziale, con la mano libera ricerca il braccio disimpegnato della guida, avvia una nuova presa e lascia quella precedente; • La guida e la persona non vedente proseguono la rotazione di altri 90° e iniziano a camminare verso la direzione opposta. DISLIVELLI E SCALE La guida si avvicina frontalmente (ad angolo retto) al dislivello e si ferma valutando la distanza a seconda dell'andatura e lunghezza del passo della persona non vedente; l'arresto della marcia fornisce una prima indicazione alla persona non vedente, che avrà così anticipatamente l'opportunità di prepararsi ad affrontare il dislivello; La guida fornisce verbalmente indicazioni sul tipo di dislivello (scale a salire, scendere, marciapiede, salita, discesa, ecc.). SCALE A SALIRE La guida si ferma davanti al primo gradino e la persona non vedente avverte il segnale di stop; • La guida sale il primo gradino, il gomito o la mano trasmettono l'informazione "avanti/su; • La persona non vedente avanza di mezzo passo avvicinandosi al bordo dello scalino, ed inizia a salire; • La guida e la persona non vedente sincronicamente salgono le scale, a distanza di un gradino; Quando la guida sale il 2° gradino la persona non vedente salirà il primo, e così via; la guida deve sempre accertarsi che tale posizione venga mantenuta fino alla fine della scalinata, se così non fosse deve fermarsi e ristabilirla; • La guida segnala la fine della scalinata fermandosi per un attimo; Importante: per permettere alla persona non vedente di salire l'ultimo gradino, accedere agevolmente al pianerottolo (senza inciampare con la guida o sostare in una zona pericolosa come il 12 bordo del gradino) e riprendere immediatamente la marcia, la guida dopo essersi fermata, deve fare un passo in avanti un po' più lungo del solito. SCALE A SCENDERE Il modo di affrontare le scale in discesa è uguale a quello descritto per le scale in salita, le uniche informazione che variano sono quelle trasmesse dal gomito/mano della guida; quando la guida scende il primo gradino l'impulso motorio che verrà prodotto e trasmesso alla persona non vedente sarà "avanti/giù. Va sottolineato che più una persona non vedente è ansiosa, più si dovrà affrontare e commentare con precisione le differenze di livello del terreno. Quando ci si avvicina ad una scala provvista di corrimano, è sempre bene avvisare anticipatamente la persona, potrà così decidere se vorrà servirsene. PORTE La guida trovandosi di fronte ad una porta, due o tre passi prima, deve indicare se si tratta di una porta con apertura a destra o di una porta con apertura a sinistra; questo si stabilisce a seconda di dove si trovano i cardini sui quali ruota il battente della porta. PORTA CON APERTURA A DESTRA Cardini della porta a destra, la persona non vedente deve avere stabilito la presa con la guida con la mano sinistra, avendo così la mano destra libera. PORTA CON APERTURA A SINISTRA Cardini della porta a sinistra, la persona non vedente deve avere stabilito la presa con la guida con la mano destra, avendo così la mano sinistra libera. Se la mano che corrisponde all'indicazione di destra o sinistra tiene la mano dell'accompagnatore è necessario effettuare un cambio lato. APERTURA/CHIUSURA PORTE • La guida quando si trova davanti a una porta indica se si tratta di una porta con apertura a destra o sinistra e se necessario avvia il cambio lato; successivamente indica con il braccio alla persona non vedente la posizione di "passaggio stretto". • La persona non vedente allunga il braccio con cui ha instaurato la presa e si porta dietro la guida, poggiando il dorso della mano libera sulla spalla della guida che corrisponde al lato di apertura della porta; la porta così non costituisce un pericolo; • La guida apre la porta, la persona non vedente percepisce dal movimento del braccio se si tratta di una porta che si apre a spingere o a tirare (movimento del braccio avanti = porta a spingere, movimento del braccio indietro = porta a tirare) • La persona non vedente (avanza o indietreggia di due o tre piccolissimi passi a seconda se la porta è a spingere o tirare) con un movimento orizzontale del palmo della mano, si allontana dal corpo della guida e raggiunge il battente della porta, cercandone lo spigolo; La persona non vedente una volta trovato lo spigolo del battente, cerca la maniglia, la afferra e chiude la porta; • La guida nel frattempo che aveva già oltrepassato la porta, si ferma un attimo ed attende che la persona non vedente abbia completato l'azione; • La guida e la persona non vedente ristabiliscono la posizione base. 13 INDICARE GLI OGGETTI Durante le uscite capita sovente di dover indicare e mostrare degli oggetti alla persona non vedente, che ha sua volta, per capire meglio dove si trova o quello che ha davanti deve poter toccare concretamente le cose. Per far sì che l'azione sia meno invasiva possibile esiste una modalità semplice, poco invasiva e che lascia alla persona non vedente la libertà di agire come vuole. • La guida stende il braccio-guida fino a toccare con la punta delle dita l'oggetto da rilevare; • La persona non vedente facendo scivolare la mano lungo tutto il braccio fino a raggiungere la punta delle dita della mano della guida e prendere contatto con l'oggetto indicato, osservandolo come vuole. • La guida se richiesto dalla persona non vedente può aiutare l'osservazione dell'oggetto, descrivendo per i colori o i dettagli che al tatto sono difficili da discriminare. PRENDERE POSTO E SEDERSI • La guida conduce la persona non vedente di fronte alla spalliera della sedia e appoggia la mano del braccio guida sulla spalliera della sedia, dicendo "qui c'è la sedia"; • La persona non vedente scivola lungo tutto il braccio fino ad arrivare alla spalliera della sedia; • La persona non vedente verifica che non ci sia niente sul sedile passandovi sopra con l'altra mano con un movimento a croce, dopodichè si siede e se necessario avvicina la sedia al tavolo; • La persona non vedente dopo essersi seduta, controlla la sua posizione rispetto al tavolo, cercando delicatamente con i palmi delle mani, i bordi del tavolo. • Quando la spalliera della sedia non è raggiungibile, la guida accompagna la persona non vedente davanti alla sedia e piegandosi leggermente indica il sedile sia poggiandovi la mano che dicendolo verbalmente; • Quando le sedie sono disposte in fila, come cinema, la guida accompagna la persona non vedente all'inizio della fila, con la mano indica la spalliera della prima sedia della fila anteriore e fornisce numericamente il numero delle sedie da superare prima di trovare il posto stabilito; • La persona non vedente contando le spalliere della fila anteriore, prosegue fino a trovare il posto; • La guida va avanti e la persona non vedente la segue facendo dei passi laterali. fine elenco SALIRE E SCENDERE DALL'AUTO Molti incidenti avvengono proprio nel salire e nello scendere dall'auto, nell'intento di facilitare il più possibile questa operazione alla persona non vedente, molte volte ci si sostituisce a lui, bloccando o inibendo quelle abilità che la persona normalmente soprattutto se adulta ha sviluppato. SALIRE IN AUTO Per salire in macchina, la guida deve aprire la portiera e indicare verbalmente dove si trova la parte anteriore dell'auto, accompagnando il non vedente ad appoggiare una mano sul bordo del tetto dell'auto, l'altra sul bordo superiore della portiera aperta; 14 In questo modo per la persona non vedente è tutto chiaro e autonomamente salirà in macchina nel seguente modo: prima siede di fianco sul sedile, poi ruota con il busto verso l'interno portandovi contemporaneamente dentro anche le gambe; il bastone lo ripone per ultimo, tra il sedile e la portiera, in modo che in caso di frenata non rappresenti un pericolo. Alcune persone non vedenti, prima di salire in macchina preferiscono chiudere il bastone; Non è importante chi chiude la portiera, importante è dirlo "chiudo io ...." La guida deve mostrare alla persona non vedente come si mette e toglie la cintura di sicurezza, dove si trovano le maniglie della portiera e quella del finestrino. SCENDERE DALL'AUTO La guida avvisa la persona non vedente se vi è spazio sufficiente per aprire completamente la portiera; Se ciò è possibile, la persona non vedente autonomamente apre la portiera, appoggia il bastone sulla carreggiata, quindi i piedi; Successivamente la persona non vedente appoggia la mano sinistra (nel caso sia seduto sul davanti) sul bordo superiore della portiera ed esce, avvisando se chiuderà o no la portiera. AL RISTORANTE Alcune semplici regole permettono alla persona non vedente di vivere appieno un momento conviviale come può essere un pranzo al ristorante. • La guida accompagna al tavolo la persona non vedente avendo cura di descrivergli la disposizione degli oggetti e come sono disposti (se vi sono) altri commensali, è gradito dare indicazioni anche sulla struttura architettonica e di arredo del locale; • La guida legge alla persona non vedente il menù e, se quest'ultimo lo richiede, legge anche i prezzi affinché possa scegliere in piena libertà; • La persona non vedente è in grado di ordinare da solo ma, se il cameriere o qualcun altro non gli rivolge la domanda, la guida la ripete a quest’ultimo al fine che possa rispondere direttamente; • Una volta servito il pasto, senza esitare la guida può chiedere alla persona non vedente se gradisce aiuto per tagliare la carne, versare l'acqua, ecc., • La guida deve ricordarsi di non riempire troppo il bicchiere per evitare che il liquido si versi, se la persona non vedente si macchia i vestiti, avvisarlo di ciò e se richiesto aiutarla a pulirsi; • Alcune persone non vedenti gradiscono essere informati anche sulla posizione dei cibi nel piatto. Esiste un metodo chiaro ed efficace che consiste nel prendere come esempio il movimento delle lancette di un orologio. Esempio: la carne si trova alle ore sei, la verdura alle ore 12, ecc., • La persona non vedente deve essere avvisata anche dove è stato appeso il suo cappotto, cappello, ecc.; • La guida non deve spostare mai il bastone del non vedente senza avvisarlo e comunque il bastone dovrebbe rimanere sempre vicino alla persona; • La guida deve descrivere anche la posizione della toilette, dove si trovano e come sono disposti i vari servizi; • Se la guida e la persona non vedente sono di sesso diverso si può chiedere aiuto a una persona che si sta servendo della toilette. 15 Tratto da Tifloautonomia numero 11 del novembre 1997 Il bastone bianco: perché? di Maria Luisa Gargiulo. In un periodico rivolto eminentemente a disabili visivi, sembra buffo parlare di bastone bianco, visto che per noi tutti dovrebbe essere uno strumento tanto usuale quanto scontato. Invece purtroppo non è così: alcuni di noi non lo utilizzano affatto, altri lo fanno con modalità improprie, non sfruttandone a pieno le potenzialità. Altri ancora sono alle prese con le resistenze sociali e familiari legate a questo ausilio. Di tutti questi aspetti tratteremo in una serie di articoli dedicati a questo strumento dalle connotazioni agrodolci, a seconda dei punti di vista. Innanzitutto perchè dovremmo usarlo? Il titolo di questo pezzo indica che in primo luogo ci occuperemo di questo aspetto. Il bastone bianco è uno degli strumenti fondamentali per la mobilità autonoma. Un minorato della vista che voglia spostarsi da solo, ha bisogno di farlo con il bastone bianco e specificamente con quello lungo. Le funzioni del bastone che ci aiutano ad essere autonomi sono: In primo luogo il bastone bianco, se opportunamente utilizzato, garantisce una alta sicurezza rispetto alle fonti di pericolo e lo fa in due modi fondamentali di cui uno attivo e l'altro passivo. Il modo "attivo" consiste nella possibilità da parte del non vedente o dell'ipovedente, di percepire gli ostacoli prima che essi vengano a contatto col suo corpo. Per ostacoli non intendo soltanto possibili corpi che ci possono essere sul nostro cammino, ma anche ostacoli negativi ossia mancanza di qualcosa come dislivelli, buche, fossi, scale sia a scendere che a salire. Perchè il bastone esplichi correttamente questa sua funzione attiva di rivelatore delle fonti di pericolo, occorre usarlo in modo corretto ossia occorre impugnarlo e muoverlo in modo da garantire il massimo della copertura del nostro corpo posto al riparo dal bastone. Oltre a ciò il movimento deve garantire la massima esplorazione possibile della 16 superficie sulla quale verranno a posizionarsi i nostri piedi durante la marcia. Per muovere ed impugnare il bastone esistono modi giusti e modi sbagliati, ma di questo ci occuperemo quando parleremo di come usarlo. La funzione passiva che il bastone svolge in fatto di sicurezza riguarda la comunicazione chiara ed inequivocabile che chi lo porta, dà alle altre persone. Infatti far sapere a chi ci cammina di fronte o a chi intralcia la nostra strada che noi abbiamo dei problemi visivi, ci garantisce contro tutti i comportamenti involontariamente dannosi da parte delle altre persone. Per fare un esempio banale: quando si cammina per strada a piedi e due persone vengono da direzioni opposte, in genere esse sono solite spostarsi un tantino ciascuno per garantirsi il passaggio senza urtarsi. Se noi non vediamo la persona che sta venendo incontro a noi, naturalmente non ci sposteremo, ma se questa persona non sa che noi non la vediamo, pensa invece che lo faremo certamente e si sposta solo un po’. Capita puntualmente che lo scontro avvenga e l'altro si infastidisca per l'urto ed anche un po’ a causa del nostro comportamento, che giudica quanto meno sbadato, se non sfrontato. Con un bastone bianco in mano, le cose cambiano radicalmente: la persona che ci sta venendo incontro si scosterà sufficientemente in modo da non urtarci mentre passa e noi, senza neppure accorgercene, avremo evitato un piccolo spiacevole incidente. Sempre in tema di sicurezza passiva, il codice della strada assegna al pedone munito di bastone bianco dei privilegi particolari. Egli infatti ha sempre la precedenza negli attraversamenti e le auto, anche in assenza di strisce pedonali o semaforo, debbono fermarsi comunque al suo passaggio. Con questo non si vuole affatto dire che per un pedone con bastone bianco attraversare a capofitto senza sapere se è il suo turno, sia qualcosa esente da rischi, molte volte infatti è impossibile per le automobili fermarsi in tempo quando il guidatore non si aspetta di incontrare una persona sulla sua strada, ma certamente saremo oggetto di qualche attenzione maggiore ed abbiamo qualche diritto in più in termini di regolamento. 17 Oltre ad una funzione rivolta a garantire la sicurezza, il bastone serve anche per poterci aiutare da un punto di vista percettivo. Quando gli istruttori di orientamento e mobilità dicono che "il bastone rappresenta il prolungamento del braccio" non scherzano affatto. Questa frase infatti sta a significare che il bastone bianco può avvicinarci alla condizione del bambino che, gattonando per terra, esplora gli oggetti attorno a sé. Naturalmente se davvero toccassimo con le mani per terra, potremmo godere di una quantità di informazioni tattili infinitamente maggiori per il semplice fatto che la raffinatezza delle sensazioni offerteci dai polpastrelli e la possibilità di manipolare ed esplorare con le dita e con il palmo ciò che tocchiamo, ci sono precluse usando il bastone. Ma, pur con le limitazioni del caso, ugualmente ci sono molte cose che possiamo sapere esplorando con il bastone, e queste informazioni sono molto utili per il nostro orientamento e la nostra autonomia. Ad esempio, camminando lungo il marciapiede, il mio bastone incontra un abbassamento brusco del livello del suolo. Cos'è: una buca, la fine del marciapiede o qualcos'altro? Mi posiziono, tenendo i piedi sulla parte di pavimento ancora in piano, in modo da toccare questo dislivello. Sento che il pavimento finisce con un taglio netto. Allora non è una buca. E' forse il gradino a scendere che annuncia l'inizio della strada carrabile? Non mi pare; anche perchè allungando ed abbassando leggermente il braccio e quindi sporgendo in basso la punta del mio bastone, sento che subito dopo questo dislivello non c'è una superficie piana ma ve ne è un altro. I due tagli dei dislivelli sono paralleli, lo sento facendo slittare l'ultimo segmento del mio bastone da destra a sinistra e viceversa. Questo indubbiamente è l'inizio di una scala in discesa! E' proprio quello che cercavo, mi posiziono in modo corretto ed inizio a scendere. Gradino per gradino, senza fermare la mia discesa, il mio bastone mi avverte della continuazione della scala, del fatto che i gradini hanno un'alzata ed una pedata sempre uguali e che la scala poi finisce in un pianerottolo. Queste informazioni mi servono per calibrare il mio passo ed i miei movimenti, ed io cammino senza né cadere né andare a sbattere da qualche parte. 18 Il bastone, abbiamo visto, è un segnale ed uno strumento nello stesso tempo. Ma è solo e soltanto questo: qualcosa che serve a renderci più autonomi, sicuri e liberi. Purtroppo ci sono situazioni in cui il bastone bianco è molto altro e ciò solo a nostro discapito: tante volte per qualcuno di noi il bastone è stato un segno di diversità negativa, di debolezza, di umiliazione sociale, di vergogna. Tante famiglie, e non stiamo parlando solo di bambini, sono molto refrattarie e non accettano che il loro congiunto usi questo ausilio. Questo succede il più delle volte quando non si vuol rendere "visibile" la minorazione, perchè ad essa sono ancora associati significati negativi e di inferiorità. Il problema della famiglia di accettare questo strumento, può essere a volte indice della difficoltà ad accettare lo status stesso di minorato visivo, con tutti i bisogni e le necessità che ne conseguono. Altre volte, più fortunatamente, si tratta soltanto di una carenza informativa; per cui non viene promosso l'uso del bastone perchè non se ne conosce l'utilità. Da questi problemi di accettazione o di scarsa informazione derivano, o possono derivare, altrettanti problemi personali del soggetto possibile utilizzatore, che si abitua a fare senza bastone, o peggio, a non fare affatto. "io non uso il bastone perchè non mi serve, dato che vado sempre in giro accompagnato", mi sento spesso dire. ma è anche vero che questo scatena un circolo vizioso "..dato che non uso il bastone vado sempre accompagnato". Lasciando perdere se sia nato prima l'uovo o la gallina, ossia nella fattispecie, se non si usi il bastone perchè si ha un accompagnatore a disposizione, oppure se ci si procuri un accompagnatore perché non si è in grado di andar da soli, le cose sicuramente offrono poca possibilità di scelta autonoma al nostro ipotetico amico. Il passaggio da certi circoli viziosi ad altri più virtuosi, a volte è meno difficile di quello che si teme. Riuscire a muoversi da soli, iniziando da situazioni facili e per niente rischiose, rende capaci di osare di più, di 19 apprezzare i propri progressi ed il fatto in se stesso di esserci riusciti. La soddisfazione in questo caso è madre della motivazione a migliorarsi. Pian piano si scopre che tutto sommato è anche divertente andar da soli e che la compagnia delle altre persone può diventare una piacevole scelta e non essere sempre una necessità. L'autonomia nell'uso del bastone bianco ha anche alcuni aspetti sociali e relazionali facilmente prevedibili, se solo ci si pensa un attimo. Nelle relazioni con gli estranei avere un bastone bianco ed essere senza accompagnatore equivale spesso ad una richiesta esplicita che facciamo all'altro di adeguarsi alle nostre esigenze comunicative. Ad esempio, se entro da sola in un negozio con il mio bastone, il commesso, una volta arrivato il mio turno, si rivolgerà a me facendomi capire che posso chiedere ciò che voglio comprare, mi mostrerà la merce e sarà per me abbastanza facile chiedergli le cose che vorrei sapere e che lui non mi ha detto; come, ad esempio, di che colore è, di che taglia è e quanto costa il maglione che sto toccando. Paradossalmente la dichiarazione esplicita del mio svantaggio si è trasformata in un certo vantaggio. Cosa sarebbe successo se fossi entrata nello stesso negozio magari avendo già ripiegato il bastone nella borsetta? Innanzitutto avrei dovuto scervellarmi per capire se e quando fosse il mio turno, visto che il commesso, una volta terminato con l'ultimo cliente, avrebbe certamente aspettato che io dicessi qualcosa. Non parlare da parte mia sarebbe stato inteso come un segno di indecisione o di distrazione e magari ne avrebbe potuto approfittare colui che, essendo entrato dopo di me, si sarebbe inserito scavalcandomi. A parte l'ansia che la situazione avrebbe generato, nessuno mi avrebbe detto le cose per me utili. Risposte per me incomprensibili come " signora, lei parla di quel maglione li? " oppure " i colori disponibili sono tutti quelli esposti in quello scaffale", sarebbero state molto probabili. Ecco che la dignità e l'utilità pratica di questo che in fondo è solo uno strumento, viene fuori chiaramente. 20 Tratto da “ Tiflologia per l’integrazione “ n 3 2004 Il BASTONE bianco LUNGO, simbolo della cecità ed ausilio di mobilità (3A PARTE)* Corrado Bortolin e Giovanni Bosco Vitiello Istruzioni semplici per usare il bastone bianco lungo Le tecniche d'uso del bastone bianco lungo per la mobilità sono argomento specifico dei corsi riabilitativi di Orientamento e Mobilità per persone con deficit visivo e si inquadrano in un articolato programma individualizzato che tiene conto di variabili soggettive ed oggettive. Qui ci interessa evidenziare esclusivamente alcuni principi che consentano un uso che, sebbene intuitivo, sia corretto, funzionale ed efficace. Il bastone ha il compito di effettuare una ricognizione del piano di calpestio per un'ampiezza sufficiente al transito della persona e con una profondità che - in quanto spazio di reazione - sia proporzionale alla velocità. La punta del bastone deve rimanere quanto più possibile a contatto con il suolo. Il bastone esplora lo spazio antistante la persona. L'ampiezza dell'esplorazione ha come riferimento la larghezza delle spalle più qualche centimetro per non strisciare contro gli oggetti. La profondità di esplorazione deve essere tale che la punta del bastone deve stare avanti per un passo abbondante in modo che se questa intercetta un oggetto la persona abbia il tempo e lo spazio per fermarsi senza entrare in collisione con esso. Se vengono rispettati questi parametri elementari il bastone è in grado di intercettare con la punta o con l'asta gli oggetti che hanno la loro base a terra ed evidenzia variazioni di quota della superficie (dislivelli). Rilevate queste due grandi categorie di input il non vedente ha la possibilità di reagire prontamente (per es. fermarsi ad un dislivello) e di mettere in atto comportamenti di avvicinamento se è interessato a quanto ha intercettato e/o di evitamento come nel caso voglia aggirare un ostacolo. Per tutte queste ragioni la punta del bastone deve rimanere rasente al suolo o strisciare a terra nel caso in cui si utilizzi un bastone con punta roller. Il bastone va impugnato - nel più semplice dei modi - in maniera che il dito indice sia disteso lungo la parte piatta dell'impugnatura o semplicemente del manico (non tutti i bastoni hanno la parte piatta) ed indichi verso terra un punto davanti alla persona. * Foto archivio Bortolin. 21 Nella tecnica più evoluta e funzionale, un movimento ritmico e pendolare per un'ampiezza di pochi centimetri maggiore della larghezza delle proprie spalle consente una deambulazione coordinata, fluida e nello stesso tempo di rilevare le strutture o le variabili che si collocano nello spazio di deambulazione. Posto sempre davanti a noi il bastone ci aiuta anche nel salire e nello scendere i gradini senza dover necessariamente usare i corrimano (che nei luoghi pubblici non sono mai il massimo dell'igiene) così come ci facilita l'individuazione delle maniglie. Sono piccoli gesti che diventano automatici che consentono di toccare e riconoscere le cose senza dover necessariamente usare le mani. Il buon senso risulta un sano ingrediente per tutte le occasioni al fine di prevenire situazioni imbarazzanti e spiacevoli. Ciò che diremo ha quindi il carattere dell'ovvietà, ma preferiamo essere giudicati banali piuttosto che rimproverati di omissione. Quando si apre, si chiude o comunque si maneggia un bastone (per esempio per sostituirne una parte) bisogna eseguire le operazioni con accortezza di modo che il bastone rimanga sempre sull'asse verticale occupato dal nostro corpo e non diventi una sbarra orizzontale che si cala sulla testa altrui. Non si usa il bastone per indicare cose o luoghi altrimenti diventa una specie di spada. Se siamo fermi in attesa o in pausa la punta deve rimanere vicina ai nostri piedi (meglio se bloccata tra i nostri piedi). La mano non va inserita nell'elastico, che spesso si trova nella sommità dell'impugnatura, al fine di evitare che in caso di "incidente" chi lo usa subisca uno strappo al polso. Sebbene sconveniente è meglio abbandonare il bastone al suo destino e salvaguardare la propria incolumità. Trovarsi con il bastone in mano, ma con la mano fratturata serve a poco o a nulla. Potenzialità e limiti del bastone bianco Il bastone ha il compito di evidenziare l'esistenza di cose, persone e/o strutture collocate nella propria traiettoria di marcia. Colpendoli il bastone ne mette in evidenza l'ubicazione e la natura. Quando il bastone intercetta qualcosa l'oggetto colpito emette un suono che è funzione delle sue caratteristiche costruttive, dei materiali, dei volumi, ecc. e ciò aiuta ad identificare acusticamente di quale oggetto con molta probabilità si tratti (palo della luce, cassonetto della spazzatura, albero, automobile, …). Un oggetto di metallo, di legno, pieno, vuoto ha una sua propria identità acustica. Ma anche gli spazi e gli ambienti hanno delle tonalità acustiche definite che possono essere lette ed interpretate per meglio controllare l'ambiente. Si può dare il caso, non infrequente, che ciò che viene intercettato lungo il cammino non sia una cosa ma una persona. Ragionevolmente il bastone va utilizzato con discrezione ed in modo leggero; spesso le persone incontrate sono anziane, ci danno le spalle o semplicemente sono occupate o distratte e non hanno il tempo di lasciare libero il cammino oppure non c'è semplicemente lo spazio. Più di un bastone vale in questi casi la buona educazione e la cortesia reciproca. 22 Il bastone consente di discriminare differenti tipologie di pavimentazione o più in genere di piani di calpestio (che talvolta non sono pavimentati); tanto l'acustica quanto la texture (insieme delle caratteristiche della composizione della superficie) ci dicono su cosa stiamo camminando. Su questo principio si basano i percorsi dedicati. Il bastone consente inoltre di evidenziare la presenza di variazioni di quota sia superiori che inferiori a quella del piano di calpestio (gradini in su e in giù). Questi sono tanto più evidenti quanto più la punta è rasente al suolo. Con il bastone lungo utilizzato in tecnica pendolare si verifica lo stato dello spazio di deambulazione e nello stesso tempo si può seguire una linea guida naturale (cioè presente nell'ambiente) che può essere un cordolo, un muro o un margine paralleli alla nostra direzione di marcia. Da quanto detto fino ad ora è evidente che i punti di forza e di debolezza del bastone sono legati alla terra. Se la superficie è sconnessa o semplicemente vengono utilizzate pavimentazioni come l'acciottolato, se i marciapiedi sono terra di nessuno in cui mettere tutto ciò che non si sa dove e come mettere (per pubblico servizio? Per decoro?) o diventano una colonia espansa della carreggiata e del parcheggio allora il camminare con il bastone si fa avventuroso e faticoso. Se una cosa è infissa in terra e ha la parte superiore delle stesse dimensioni di quella inferiore allora è un oggetto ragionevolmente intercettabile dal bastone, ma se la parte superiore è più larga di quella inferiore oppure è un oggetto appeso allora questo sfugge ai controlli effettuati dal bastone. Anche le buche disseminate o le foreste di pali costituiscono un campo minato nel quale è difficile districarsi. Il bastone anche quando utilizzato nel migliore dei modi effettua una ricognizione ampia ma non totale; rimangono necessariamente dei punti oscuri connessi alla sproporzione tra la superficie della punta del bastone e lo spazio che deve essere esplorato ad una velocità direttamente proporzionale a quella di deambulazione. Chi come dove quando perché In questa ultima sezione cerchiamo di sintetizzare quanto abbiamo disperso nelle righe precedenti e nello stesso tempo cercheremo di lanciare dei sassolini nello stagno dell'orientamento e della mobilità. Ovviamente quelle che seguono sono solo alcune delle ragioni, ciascuno dovrà poi cercare le proprie. Chi usa o dovrebbe e potrebbe usare il bastone bianco lungo: gli ipovedenti e i non vedenti, maschi e femmine di ogni età che hanno voglia di muoversi in autonomia. Come usare il bastone bianco lungo: davanti a sé e con la punta a terra muovendolo con attenzione e discrezione per controllare cosa c'è o non c'è a terra… Dove usare un bastone bianco lungo: in tutti quei luoghi o itinerari in cui possono accadere cambiamenti non prevedibili; in quelli in cui si può essere maggiormente esposti a pericoli o che si conoscono poco o si frequentano di rado, ambienti non vigilati come luoghi pubblici in genere ma anche corridoi di una scuola, marciapiedi, ecc. Quando usare un bastone bianco lungo: quando si ritiene che il potenziale visivo non garantisca più l'incolumità (troppa luce, troppo buio, poco contrasto, …), 23 quando si vuole stare con gli altri senza appoggiarsi a loro; quando ci si sente responsabili di noi stessi e degli altri… Perché usare il bastone bianco lungo: per dire agli altri che potrei anche non trovarmi nelle migliori condizioni per prevenire situazioni di pericolo e che confidiamo almeno nel loro buon senso civico; perché si vuole espandere il raggio di autonomia consapevoli delle proprie abilità, aspirazioni e necessità, perché una libertà vigilata ci è stretta … Riferimenti bibliografici Consiglio Nazionale delle Ricerche (a cura di, 1995). Ricerca sulle tecnologie e metodologie innovative per l'integrazione del disabile visivo. Cosenza: Santelli. La mobilità dei minorati della vista: sussidi, segnaletica e percorsi attrezzati (1999). Tiflologia per l’integrazione, 9 (1), 18-21. Orientamento e mobilità (1997). HD, 78, 1-51. Incontro informativo sull’uso corretto degli strumenti tecnici per la mobilità del non vedente. Atti del convegno (1987), Pordenone. Alliegro, M. (1994). L’educazione motoria dei minorati della vista. Roma: Armando. ANIOM (1998). Orientamento mobilità ed autonomia personale. Ed. Regione Toscana. ANIOM (1996). Passo dopo passo, verso l’autonomia dei minorati della vista. [email protected] ANIOM (1996). Un mondo invisibile (video). [email protected] Bartolazzi A., Fiocco A., Bortolin C. (2001). La mobilità dei non vedenti. Tiflologia per l’Integrazione, 11 (3), 56-63. Bortolin, C. (2001). La mobilità dei non vedenti. Dagli ausili tradizionali alle nuove tecnologie. Interrogativi e realtà. Tiflologia per l’Integrazione, 11 (4), 7-11. Bortolin, C., Bosco Vitiello, G. (2000). A piccoli passi verso l’autonomia. Oltre il Confine, 4 (5), 10-16. Bortolin, C., Bosco Vitiello, G. (2002). Cambio scuola... Tiflologia per l'Integrazione, 12 (4), 5961. Bortolin, C., Bosco Vitiello, G. (1998). La riabilitazione in Orientamento, Mobilità ed Autonomia Personale. Oltre il Confine, 2 (9), 7-15. Cipriani, R. (1992). Il futuro della nostra mobilità. Tiflologia per l’Integrazione, 2 (3), 32-33. Laureti, L., Davidson, A. (2001). Per i genitori, consigli per promuovere lo sviluppo del bambino con difficoltà visive. Ed. Subvision. Lauria, A. (1994). La pedonalità urbana. Rimini: Maggioli. Lauria, A. (a cura di, 2003). Persone reali e progettazione dell'ambiente costruito (Collana: Ambiente Territorio Edilizia Urbanistica). Rimini: Maggioli. Nardone, G. (1998). La mobilità autonoma dei disabili visivi: false illusioni e semplici certezze. Reciprocamente insieme, 2 (4). Nisi, A., Ceccarani, P. (1992). Apprendimento ed orientamento nello spazio. Dall’esplorazione ai “concetti spaziali”. HD, 46, 2-47. Pagura, S. (1992). La rappresentazione dello spazio e l’educazione all’orientamento. Tiflologia per l’Integrazione, 2 (4), 5-12. Pagura, S. (1951). La percezione degli ostacoli nei ciechi. Contributi Ist. di Psico. di Trieste, pp 159-70. Quatraro, A. (a cura di, 2001). Crescere Insieme. Guida per Genitori. Monza: Biblioteca Italiana per Ciechi. Fine Corrado Bortolin e Giovanni Bosco Vitiello istruttori di Orientamento e Mobilità Un grazie particolare all'amica Giulia che ci ha fatto da modella. 24 tratto da www.nonvedenti.it Un altro modo di vedere il mondo - Autonomia Bastone bianco o cane guida? Il bastone bianco è il primo strumento che consente ai ciechi ed agli ipovedenti gravi di muoversi all'aperto. Il bastone bianco è riconosciuto in tutto il mondo. Il codice della strada prevede che gli automobilisti debbano sempre fermarsi in presenza di un cieco che attraversi la strada muniti di bastone bianco, anche qualora non si trovi sulle strisce pedonali. Esistono diversi modelli di bastone bianco: rigidi, telescopici e pieghevoli. La lunghezza del bastone deve essere proporzionata alla statura ed al passo del non vedente. Il bastone bianco può essere acquistato presso l'ANIOM&AP, le associazioni dei ciechi italiane o estere ed alcuni rivenditori specializzati. …… Il costo di un bastone bianco non è proibitivo (dai 10 agli 150 euro), sicché molti utenti preferiscono acquistarlo piuttosto che attendere che la ASL fornisca il meno costoso, che spesso è anche il meno affidabile. Esiste anche un bastone per cieco-sordi, che deve essere a strisce bianche e rosse. Non esiste, invece, uno standard internazionale per gli ipovedenti. Alcuni hanno proposto un bastone giallo o a strisce gialle e rosse. Tuttavia difficilmente le persone ipovedenti accettano di muoversi con un simile strumento in mano, poiché tendono a mimetizzarsi con i vedenti. Per muoversi da soli i ciechi possono utilizzare un cane appositamente addestrato. In Italia esistono cinque scuole di addestramento per cani guida: Scuola Nazionale Cani Guida Per Ciechi, via dei ciliegi n.26, Scandicci (Firenze); tel. 055/74.181; sito web http://www.rete.toscana.it/sett/polsoc/scuolacaniguida; Servizio Cani Guida Dei Lions Scuola Cani Guida, via Galimberti n.1, Limbiate (milano); tel. 02/29.41.42.02; Scuola Triveneta Cani Guida per Ciechi, presso la Clinica Veterinaria Montecchia. Via Pietro Schiavo n.20, 35030 Selvazzano Dentro (PD); Tel. 049/80.56.247; sito web http://www.scuolatrivenetacaniguida.it; Centro Regionale Helen Keller, via Brunaccini, 98020 Alì (ME); Tel. 0942/70.04.10; sito web http://www.centrohelenkeller.it. Accademia Cani Guida Mario Salzano, Roma); sito web http://www.accademiacaniguida.org. La presenza di ben cinque scuole cani guida pone l'Italia all'avanguardia nel mondo e in prospettiva dovrebbe ridurre drasticamente, se non risolvere, il problema fondamentale legato all'utilizzo di un cane guida. La domanda di cani supera di gran lunga l'offerta, tant'è vero che i tempi di attesa vanno da uno a due anni. Il costo del cane è a carico della ASL, in quanto si tratta di un intervento riabilitativo. E' anche possibile far addestrare un cucciolo acquistato autonomamente dal cieco: in questo caso si pagheranno soltanto le spese per l'addestramento. Le scuole accettano volentieri anche donazioni e adozioni di cani destinati a svolgere il servizio di accompagnamento. Quando un cane viene assegnato ad un cieco, questi deve frequentare un corso di due o tre settimane per imparare a muoversi con il cane, dandogli gli appositi comandi e percependo le informazioni provenienti dal cane stesso. La legge n. 37 del 14 febbraio 1974, integrata dalla legge n. 376 del 25 agosto 1988, prevede la gratuità del trasporto dei cani guida sui mezzi pubblici e il diritto di accesso degli stessi in tutti gli 25 esercizi pubblici. La L. n. 60 dell'8 febbraio 2006 ha introdotto una sanzione amministrativa da 500 a 2.500 euro, colmando la precedente lacuna. Nel 2004 è nato il Comitato nazionale permanente cani guida per ciechi, che si prefigge di coordinare le attività delle diverse associazioni di categoria in questo settore e di far conoscere l'importanza di questo animale per la vita autonoma dei ciechi. In effetti il cane guida rappresenta non solo un "accompagnatore", ma un compagno di vita, soprattutto per le persone sole. Tuttavia non bisogna dimenticare che si tratta di un animale e non di un oggetto, che richiede cure e attenzioni. Per questo motivo non tutti i ciechi sono adatti per l'utilizzo di un cane guida. È possibile detrarre dall'IRPEF le spese sostenute per il mantenimento del cane guida (vedere la sezione Pensioni, agevolazioni fiscali e altri diritti). Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi sistemi tecnologici che hanno la pretesa di sostituire il bastone bianco e il cane guida. Si tratta di rivelatori di ostacoli basati su raggi infrarossi o ultrasuoni. Purtroppo, però questi sistemi alla prova dei fatti si sono dimostrati inaffidabili e forvianti. Alcuni di essi, inoltre, richiederebbero l'uso di auricolari o caschetti, che intralciano la normale percezione dei rumori ambientali, che sono fondamentali per l'orientamento. Pertanto ci sentiamo di dire che attualmente bastone bianco e cane guida sono gli unici strumenti veramente affidabili e funzionali per a mobilità autonoma. Esistono alcuni ausili tecnologici che sfruttano il sistema GPS (global positioning system). È importante sottolineare che attualmente questo sistema ha un livello di precisione di circa 20 metri. Pertanto può consentire l'individuazione di una via o della sede di un ente pubblico, ma non di un ostacolo fisso o mobile. Perciò possiamo concludere che il GPS può costituire un valido aiuto alla deambulazione autonoma, ma non potrà mai sostituire i sistemi tradizionali che consentono ai ciechi di percepire ed evitare gli ostacoli. Tra i sistemi attualmente in commercio segnaliamo Capten della Kapsys, distribuito da Centro Nazionale Tiflotecnico, Tifcom e Tiflosystem, un navigatore a guida vocale privo di schermo che fornisce tutte le informazioni tramite sintesi vocale. I telefonini Nokia e gli Iphone di ultima generazione montano un software di navigazione satellitare abbastanza gestibile. Sui telefonini Nokia può essere installato anche Wayfinder Access, la versione accessibile del popolare Wayfinder della ditta inglese Wayfinder La ditta Il village, in collaborazione con la Regione Piemonte e l'Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti del Piemonte, ha sviluppato Easy Walk. Si tratta di un servizio integrato, costituito da un software di navigazione satellitare da installare sul telefonino e da un call center che può essere contattato in qualsiasi momento per ricevere informazioni sulla zona in cui ci si trova ed ottenere eventuale assistenza per raggiungere un determinato obiettivo. Attualmente è in corso la distribuzione gratuita di questo software ai ciechi del Piemonte, mentre è possibile acquistare il software per la sola navigazione senza supporto del call center. 26 Legge 14 febbraio 1974, n. 37 integrata con Legge 8 febbraio 2006 n. 60 in materia di accesso dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico e negli esercizi aperti al pubblico. Articolo unico. «Il privo di vista ha diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico senza dover pagare per l'animale alcun biglietto o sovrattassa. Al privo della vista e' riconosciuto altresì il diritto di accedere agli esercizi aperti al pubblico con il proprio cane guida. I responsabili della gestione dei trasporti di cui al primo comma e i titolari degli esercizi di cui al secondo comma che impediscano od ostacolino, direttamente o indirettamente, l'accesso ai privi di vista accompagnati dal proprio cane guida sono soggetti ad una sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma da euro 500 a euro 2.500. Nei casi previsti dai commi primo e secondo, il privo di vista ha diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida anche non munito di museruola, salvo quanto previsto dal quinto comma. Sui mezzi di trasporto pubblico, ove richiesto esplicitamente dal conducente o dai passeggeri, il privo di vista e' tenuto a munire di museruola il proprio cane guida. Ogni altra disposizione in contrasto o in difformità con la presente legge viene abrogata.». 27 tratto da www.caniguida.it ATTENZIONE…. STO LAVORANDO! Ciao sono un cane guida e voglio raccontarti in che modo devi agire quando mi incontri in compagnia del mio padrone cieco. Io, in quanto cane guida, sono un cane da lavoro e non costituisco una mascotte, non sono un cane da esibizione. Il mio comportamento e il modo in cui mi si deve trattare è totalmente differente e devo essere rispettato nella mia funzione di guida e fedele compagno del mio padrone. Quando guido il mio compagno sto lavorando e mi è stato insegnato a concentrarmi mentre svolgo il mio compito. So che fuori dal mio ambiente domestico sono responsabile della mia vita e di quella del mio amico umano. Svolgo un compito estremamente complesso in quanto in alcuni momenti dalla mia attenzione e dalla mia capacità di concentrazione può dipendere addirittura la mia vita e quella del mio conduttore. Ragion per cui il non vedente ha il dovere di correggermi quando commetto degli errori che potrebbero risultare fatali. Siete dunque pregati di non intervenire e non umiliare la persona cieca accusandola di maltrattamento nei miei confronti. D’altronde anche voi venite ripresi dai vostri superiori quando nel vostro ambito lavorativo commettete degli errori. Nel caso in cui però vi trovaste di fronte a veri e propri maltrattamenti avete il dovere morale di contattare la scuola cani guida di provenienza del cane che si farà carico di ritirare immediatamente il cane e di procedere legalmente nei confronti del suo conduttore. Per favore, non toccarmi o accarezzarmi quando mi incontri mentre sto lavorando, cioè con i finimenti per la guida; questo significherebbe distrarmi dalla mia missione; la cosa più adeguata che puoi fare è ignorarmi, così svolgerò il mio lavoro perfettamente; non temere un cane guida come me; non ti farei mai del male. Un cane guida come me, durante il lavoro ispira sicuramente tanta tenerezza; a molti verrebbe istintivo accarezzarmi. Onde evitare una reazione brusca da parte del non vedente che non può rendersi conto a causa del suo handicap dello sguardo amichevole di chi si avvicina a me il mio consiglio è di chiedere sempre alla persona cieca il permesso di interagire con me. Questo però può accadere solo quando non sto indossando l’imbracatura e quindi sono in un momento di pausa lavorativa. Se hai un cane, per favore tienilo sotto controllo, evitando che possa causare un incidente quando passa vicino a me e al mio padrone che accompagno. Anche se il vostro cane è buono e dovesse avvicinarsi con abbaiare amichevole, il non vedente non potendo riconoscere visivamente la postura del vostro cane, può spaventarsi e disorientarsi. Quindi riprendete il cane al guinzaglio e liberatelo solo quando ci siamo allontanati. Non offrirmi dolci o altri alimenti; il mio compagno bipede si incarica con cura della mia alimentazione in modo responsabile e con affetto; sono ben nutrito e ho orari prefissati per mangiare. 28 Quando ti rivolgi ad una persona cieca che si fa accompagnare da un semplice cane guida come me, parla direttamente con la persona e non con me. Se un cieco con cane guida si trova ad aver bisogno di aiuto, lo chiede; avvicinati dal lato destro, in modo che io rimanga alla sinistra; chiedi se ha bisogno di assistenza; se accetta, mi ordinerà che ti segua o ti chiederà che tu gli offra il braccio sinistro; lo prenderà e mi farà un gesto per indicarmi che sono temporaneamente a riposo. Se un non vedente ha bisogno di indicazioni per dirigersi in un luogo, dagliele, cercando di fornirgliele nel modo più preciso e dettagliato possibile, ricordandoti sempre che non può vedere la gestualità e che quindi è necessario che tu ti esprima solo a parole. Non correre o non prendere il braccio di una persona cieca in mia presenza senza prima parlarle. Non toccare mai la mia guida; è solo per il mio padrone cieco che io accompagno. Noi cani guida abbiamo luoghi e orari predefiniti per sporcare; io come cane guida sono abituato a viaggiare su qualsiasi mezzo di trasporto e mi sdraio ai piedi del mio padrone cieco senza dare fastidio ai passeggeri, sia che si tratti di viaggi dentro e fuori la città, o addirittura fuori dal paese. Io, in virtù del mio rigoroso addestramento, sono abituato e ho il diritto di accedere e restare in qualsiasi tipo di edificio, sia sanitario che commerciale, come ristoranti o altri locali come supermercati, bar, cinema, teatri, luoghi di studio o di lavoro..., senza provocare alterazioni nel funzionamento dei medesimi e senza causare fastidi al personale o al pubblico. Noi cani guida possiamo accompagnare i nostri amici bipedi oltre che in ogni luogo pubblico, anche sul posto di lavoro, ma siamo tenuti a non vagare liberamente in tali luoghi Un gruppo di persone ferme al centro di un marciapiede, disposte in modo da rendere impossibile il mio passaggio e della persona che guido, dovrebbe, nel momento in cui si accorge del nostro sopraggiungere, spostarsi in modo da darci la possibilità di passare. Macchine e motorini parcheggiati sui marciapiedi costituiscono un ostacolo insormontabile per la coppia cieco-cane che può essere costretta per questi atti di inciviltà a deviare il proprio percorso scendendo dal marciapiede per poi riprenderlo dopo aver aggirato l’ostacolo. Ciò in molti casi può divenire pericoloso. Ti ringrazio per avermi letto e spero che ti ricorderai di questi miei consigli se ti capiterà di incontrare me o uno dei miei tanti colleghi in giro per strada. 29 NON COSA FARE con una persona disabile della vista “più noi facciamo, meno l'altro matura esperienza... e meno probabilità ha di crescere, facendo tesoro degli errori...” di Ileana Bruffa NON dire 1. 2. 3. 4. “non si tocca perché………” “faccio io così ci sbrighiamo” “non si fa così” (quando la cosa non è fatta come noi la faremmo) “faccio io perché tu non lo puoi/sai fare” (quando impara?) mentre si sposta NON Fermarlo prima che arrivi a sbattere (quando il pericolo non è eccessivo) Esclamare “attento!”, oppure “ oh !“ o qualsiasi altra cosa quando durante gli spostamenti urta con il corpo o col bastone un ostacolo spostarlo senza parlargli spostare, tirare o trattenere il bastone Insistere nel voler aiutare giocare, accarezzare o dar mangiare al cane guida quando sta lavorando, cioè quando indossa la guida rigida fare qualsiasi altra cosa al cane guida senza prima avere ottenuto l’autorizzazione dal suo conduttore durante la comunicazione NON 1. informarsi sul non vedente rivolgendosi all’accompagnatore 2. anticipare le risposte nel dare indicazioni NON 1. 2. 3. 4. 5. 6. gesticolare per indicare o informare su qualcosa dire a dx/sx dire più in là/qua/su /giù dire attenta/o dire no, no dire vai, vai in accompagnamento NON 1. 2. 3. 4. 5. stargli dietro farlo camminare in retromarcia o di lato Farlo entrare per primo in un ambiente nuovo gesticolare con il braccio guida tirare 1. spingere 30