Relazione - Protezione Civile

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Relazione - Protezione Civile
SENATO DELLA REPUBBLICA
COMMISSIONE STRAORDINARIA PER LA TUTELA E LA
PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI
Audizione
del Prefetto Franco Gabrielli
sullo stato attuale dell’emergenza umanitaria in atto nel territorio
nazionale in relazione all’eccezionale flusso di cittadini provenienti dal
Nord Africa.
Roma, 31 ottobre 2012
Ore 14.00
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INDICE
PREMESSA .................................................................................................................................................... 4
INIZIATIVE ASSUNTE................................................................................................................................. 5
IL PIANO DI ACCOGLIENZA E LA DISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI SUL TERRITORIO ... 11
GESTIONE DELLA I FASE DELL’EMERGENZA .............................................................................. 14
migranti che hanno beneficiato del soggiorno per motivi umanitari di cui all'art. 20 del
d.lgs. 286/1998 .................................................................................................................................... 14
GESTIONE DELLA II FASE DELL’EMERGENZA ............................................................................. 16
migranti riferibili alla categoria dei rifugiati o dei richiedenti asilo ...................................... 16
ULTERIORI INIZIATIVE APPRONTATE ............................................................................................... 21
GESTIONE DEI MINORI .......................................................................................................................... 23
ULTERIORI INFORMAZIONI SU SPECIFICHE QUESTIONI......................................................... 27
DOCUMENTI D’IDENTITÀ E ASSISTENZA SANITARIA................................................................. 28
PREVENZIONE DEI DANNI AMBIENTALI NELL’ISOLA DI LAMPEDUSA................................ 30
RISORSE....................................................................................................................................................... 38
entrate ........................................................................................................................................................... 38
assistenza ed accoglienza........................................................................................................................ 40
trasferimenti al ministero dell’interno ................................................................................................ 40
trasferimenti al ministero della difesa ................................................................................................ 41
trasferimenti al commissario delegato ex opcm 3924 ................................................................... 41
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ulteriori spese ............................................................................................................................................. 41
ulteriore fabbisogno di spesa e gestione finanziaria anno 2012 ................................................ 42
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PREMESSA
Preliminarmente desidero ringraziare il Presidente ed i Senatori commissari di codesta
Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti umani, per avermi
invitato a relazionare in merito all’emergenza umanitaria nel territorio nazionale
determinata dall’afflusso di cittadini provenienti dal Nord Africa.
Come è noto, nel corso dei primi mesi dell’anno 2011, a seguito dei fenomeni di
instabilità politica nei territori Nord Africani, si è registrato un incremento degli sbarchi
delle popolazioni in fuga da quei territori sulle coste italiane, tale da indurre il Governo
ad assumere immediate e straordinarie misure volte a fornire una strategia di
rafforzamento della funzione istituzionale di competenza del Ministero dell’Interno per
fronteggiate tale situazione.
Nella fase iniziale, alla migrazione di cittadini provenienti dalla Tunisia, che ha
interessato le coste italiane ed in particolar modo l’isola di Lampedusa, è seguita quella
di cittadini di varie nazionalità, in prevalenza provenienti da altri Paesi del Nord-Africa –
in particolare la Libia - che hanno avanzato richiesta di asilo politico.
Lo svolgersi dell’emergenza affidata alla mia competenza in qualità di Commissario
delegato si è protratta per tutto lo scorso anno con alcuni picchi di intensità di sbarchi
più evidenti nei mesi estivi del 2011. Infatti, gli ultimi consistenti arrivi di migranti a
Lampedusa sono stati registrati nel mese di agosto dello scorso anno, con un picco
massimo di presenze giornaliero sull’isola di più 2000 persone. Tale afflusso è
sensibilmente diminuito nei mesi successivi, fino ad assottigliarsi progressivamente nei
mesi di novembre e dicembre del 2011.
Prima di proseguire oltre, ritengo opportuno precisare l’arco di tempo nel quale ho
espletato il mio intervento, evidenziando che fin dal mese di gennaio di quest’anno, gli
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arrivi dei migranti e la conseguente attività di accoglienza è stata gestita, in via ordinaria,
dal Ministero dell’Interno che, solo in determinate occasioni, ha richiesto al Commissario
di accogliere nelle strutture già attivate, anche migranti non ricompresi nel piano di
accoglienza. Tali richieste hanno sempre trovato una pronta risposta del Sistema.
Con l’approssimarsi della chiusura al 31 dicembre 2012 dello stato emergenziale relativo
al fenomeno migratorio dal Nord Africa, si sta predisponendo una strategia di uscita nella
quale è previsto che le competenze in materia di accoglienza ed assistenza dei migranti,
attualmente demandate al Dipartimento della protezione civile, tornino alla gestione degli
Enti che se ne occupano in via ordinaria.
In tal senso il Ministero dell’interno il 26 settembre 2012 ha predisposto “un documento
di indirizzo per il superamento dell’emergenza Nord Africa”, oggetto di intesa in sede di
Conferenza Unificata (All.1).
LE INIZIATIVE ASSUNTE
Agli inizi del 2011, al fine di organizzare una idonea risposta al flusso particolarmente
significativo che si stava riversando dalle coste del nord Africa verso la Sicilia, e in
particolar modo a Lampedusa, il 12 febbraio, il Consiglio dei Ministri ha decretato lo
stato di emergenza, prorogato al 31 dicembre 2012 con il DPCM del 6 ottobre 2011.
A tale iniziativa è seguita, il 18 febbraio, l’emanazione dell’ordinanza n. 3924 che ha
individuato nel Prefetto di Palermo il Commissario delegato. In proposito, ricordo, come il
sistema di gestione dell’accoglienza degli stranieri sul nostro territorio si inserisca
integralmente
nell’ambito
delle
politiche
che
il
Ministro
dell’interno
attua
istituzionalmente per regolare l’immigrazione e la presenza di stranieri in Italia.
Nell’espletamento del proprio ambito di attribuzione, quindi, il Ministero dell'interno
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ritenne che vi fosse una prevalenza degli aspetti di sicurezza, dovuta all’evenienza che le
persone che stavano arrivando non fossero profughi, bensì i cosiddetti «migranti
economici» che, peraltro, provenivano da un Paese (la Tunisia) che, al momento, non era
considerato dalla stessa Comunità europea, territorio legittimante la richiesta di asilo o
della condizione di rifugiato. Di conseguenza, le iniziative che caratterizzarono l'attività
del Commissario furono volte al reperimento di strutture e di allestimenti, anche
emergenziali, utili a contenere e gestire questi stranieri, soprattutto per consentirne la
loro identificazione e, qualora ne ricorressero i presupposti, la loro eventuale espulsione.
Per la realizzazione degli interventi necessari fu disposto un primo finanziamento di un
milione di euro, successivamente incrementato da un secondo di 30 milioni di euro
stanziati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 30 marzo 2011 (n.
46017).
La strategia di intervento messa in atto dal Commissario delegato per fronteggiare questa
prima fase della crisi, fu oggetto di rimostranze da parte del territorio che lamentò la
scelta unilaterale degli insediamenti di accoglienza (Manduria, Trapani, Caltanissetta,
Potenza) realizzata prescindendo dal coinvolgimento del territorio stesso, con particolare
riguardo alle eventuali ripercussioni sulle comunità ospitanti.
Per tale ragione, già a partire dalla fine del mese di marzo 2011, le Regioni, nella seduta
straordinaria indetta dalla Conferenza unificata, chiesero al Governo di attuare un
approccio più condiviso ed articolato al problema, giungendo ad un primo accordo che,
però, ancora risentiva della netta distinzione tra la gestione di sicurezza dei cosiddetti
«migranti economici» - poichè tali erano ancora sotto il profilo del loro status di
clandestini- ed i rifugiati o i richiedenti asilo.
In ogni caso, fu stabilito che rispetto ad un'ipotesi emergenziale massima di circa 50.000
migranti aventi lo status di rifugiati o richiedenti asilo, le collettività regionali, ad
esclusione della regione Abruzzo impegnata ancora nella situazione di emergenza a
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seguito dei noti eventi sismici del 6 aprile 2009, si sarebbero fatte carico dell'accoglienza,
che doveva essere distribuita e gestita da una cabina di regia nazionale sotto la guida del
Governo.
In quella fase non fu coinvolto il Servizio nazionale di protezione civile. La gestione dei
migranti, dunque, continuava ancora a rimanere sotto la diretta competenza del
Ministero dell'interno.
Successivamente, il Governo, nel Consiglio dei Ministri del 5 aprile 2011, decise di
modificare lo status dei “migranti economici”, accogliendo le istanze delle Regioni di
riconoscere loro la titolarità della cosiddetta “protezione temporanea” dei soggetti che
rientravano nella fattispecie, di cui all’articolo 20 del testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero
(decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286). Pertanto il Presidente del Consiglio adottò un
DPCM, con lo scopo di definire le misure umanitarie di protezione temporanea dei
migranti, provenienti dalla Tunisia, giunti in Italia dal gennaio 2011 sino
alla
mezzanotte dello stesso 5 aprile, per realizzare efficaci attività di soccorso ed assistenza e
condizioni di accoglienza sul territorio nazionale.
Lo stesso giorno fu sottoscritto un accordo tra il Ministero dell’interno italiano e
quello tunisino al fine di prevenire l’attraversamento illegale delle frontiere e rafforzare
la lotta contro la migrazione illegale, individuando anche le connesse procedure di
rimpatrio dei clandestini (All.2 ).
Sulla base delle iniziative intraprese, il 6 aprile il Governo, tornato a discutere con le
Regioni, le Province autonome di Trento e Bolzano e gli Enti locali, per definire una
ulteriore e condivisa strategia di interventi, siglò un accordo ove la gestione
dell’emergenza determinata dai rifugiati e richiedenti asilo, nonché dai soggetti ricadenti
sotto l'articolo 20 citato qualora avessero deciso di permanere sul territorio nazionale, fu
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affidata al Servizio nazionale della protezione civile, al fine di realizzare condizioni di
accoglienza efficaci e idonee in favore dei destinatari delle misure di protezione
temporanea dei migranti.
“La cabina di regia” istituita dalla Conferenza Unificata, ribadiva come “tutte le Istituzioni
della Repubblica responsabilmente si sarebbero impegnate ad affrontare l’emergenza
umanitaria con spirito di leale collaborazione e solidarietà”. Inoltre furono apportare
alcune integrazioni al precedente accordo del 30 marzo, quali:
1) l’impegno del Governo ad avviare un'iniziativa nei confronti dell'Unione Europea al
fine di dare corso all'articolo 5 della Direttiva n. 55 del 2001 che, a seguito
dell’accertamento dell’esistenza di un afflusso massiccio di sfollati prevedeva, su
proposta della Commissione, che il Consiglio decretasse l’applicazione della
protezione temporanea;
2) la garanzia del Governo che i destinatari del permesso di soggiorno di cui all'articolo
20 che avessero optato per la permanenza in Italia fossero assistiti su tutto il
territorio nazionale;
3) la presentazione, entro 10 giorni, di un piano per l'accoglienza dei profughi mediante
l’impiego del Servizio nazionale di protezione civile;
4) uno stanziamento adeguato a finanziare gli interventi connessi con l'emergenza,
reperito dal Fondo della Protezione civile, che sarebbe stato utilizzato per finanziare le
attività sul tutto il territorio nazionale del Sistema di protezione civile;
5) la creazione di un Fondo ad hoc, per finanziare la completa attuazione dell'accordo in
favore dei Comuni che avrebbero accolto i minori stranieri non accompagnati e li
avrebbero presi in carico per affidarli a strutture autorizzate;
6) l’attivazione del nuovo sistema di accoglienza diffusa sull'intero territorio nazionale
che avesse consentito di superare la gestione degli immigrati irregolari.
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Il Governo, poi, oltre ad accogliere la proposta di reperimento di posti aggiuntivi
messi a disposizione dal Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati
(SPRAR) e a garantirne il finanziamento, si impegnò ad assicurare un criterio di
equa e sostenibile distribuzione in tutto il territorio nazionale degli immigrati e a
reperire tutte le risorse necessarie per l’operazione.
All’esito di tale accordo, il 7 aprile, il Consiglio dei Ministri decise di sostituire anche
il Commissario delegato, individuando il nuovo nella persona del Capo del
Dipartimento della protezione Civile. Difatti, l'architettura che si veniva disegnando
con la nuova impostazione vedeva coinvolto l’intero Sistema nazionale di protezione
civile, tanto che nell'ordinanza di protezione civile n. 3933 del 13 aprile 2011, al
Capo Dipartimento fu assegnato il compito di definire, unitamente alle Regioni, ai
rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI ed al Ministero dell'interno, il piano nazionale di
distribuzione dei migranti, nonché l’autorizzazione ad avvalersi, per l’espletamento dei
compiti affidatigli, delle strutture del Dipartimento della protezione civile e di un
contingente specializzato del Ministero dell’interno.
Il piano citato, di cui tratterò più dettagliatamente nel prosieguo, trasmesso
preliminarmente all’attenzione del Governo, dei Presidenti delle Regioni e dei Prefetti dei
capoluoghi di regione, fu adottato il 12 aprile 2011.
L’architettura
organizzativa
individuata
dall’ordinanza
prevedeva
una
diretta
interlocuzione tra i soggetti deputati alla gestione dell’emergenza, oltre all’eventualità che
i Presidenti delle Regioni designassero i Soggetti Attuatori a cui sarebbe stata
affidata la responsabilità di individuare i siti e le strutture per l’accoglienza dei migranti,
oltre che il compito di gestire gli interventi necessari.
Su solerte invito del Commissario delegato le Regioni procedettero alle nomine oltre che
alla determinazione dei compiti inerenti sia all’individuazione dei siti che alla gestione
dell’accoglienza che, in alcune realtà, fu affidata ai Prefetti interessati
Inoltre l’architettura organizzativa aveva previsto la costituzione di un Comitato di
Coordinamento che affiancasse il Commissario delegato nelle diverse decisioni da
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assumere e nelle strategie da promuovere. Tale Comitato era composto dal Direttore
centrale per l’immigrazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, dal Capo
Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazioni del Ministero dell’interno, nonché da un
rappresentante della Regione coordinatrice della Commissione speciale protezione civile
della conferenza delle regioni e delle Province Autonome, dell’ANCI e dell’UPI.
I Soggetti Attuatori furono, così, nominati individuando figure atte a garantire l’uniforme
ed idonea gestione dell’emergenza, ma soprattutto informati sulle diverse realtà regionali,
con cui il Commissario Delegato mantenne una serrata interlocuzione, fornendo loro
indirizzi operativi suddivisi per macro aree di intervento (All.3).
Infine l’ordinanza, 3933 fissò i termini del passaggio di consegne tra il Prefetto di
Palermo ed il Capo del Dipartimento e, nel rispetto delle decisioni assunte nella
riunione del 6 aprile sopra citata, venne autorizzato il Ministero del lavoro e delle
politiche sociali a corrispondere un contributo ai Comuni che avevano sostenuto o
autorizzato spese per l’accoglienza dei minori stranieri.
Con l’affacciarsi della stagione estiva del 2011, in considerazione del manifestarsi di una
grave carestia nei territori del Corno D’Africa e delle informazioni fornite in merito anche
dal Commissario straordinario della Croce Rossa italiana, al fine di assicurare
l’indispensabile
assistenza
alle
popolazioni
interessate
e,
contemporaneamente
scongiurare situazioni che rischiavano di aggravare ulteriormente l’emergenza in atto, il
Consiglio dei Ministri, in data 3 agosto 2011, decretò l’estensione della dichiarazione
dello stato di emergenza anche ad altri Paesi del continente Africano.
Il provvedimento citato si rese indispensabile per assicurare la necessaria e tempestiva
assistenza umanitaria nei territori africani, promuovendo, mediante l’intervento della
Croce Rossa Italiana e l’attivazione delle componenti del Servizio nazionale di protezione
civile, attività di soccorso e di prima assistenza alle popolazioni colpite nonché per
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assicurare, nel contempo, un’efficace contrasto all’immigrazione clandestina nel territorio
nazionale.
Nel corso dell’emergenza sono state emanate altre ordinanze di protezione civile di cui
relazionerò via, via nella trattazione dei diversi argomenti che ne costituiscono gli ambiti
di incidenza. Comunque per organicità di informazione fornisco, in allegato, l’intera
produzione normativa delle ordinanze (All.4)
IL PIANO DI ACCOGLIENZA E LA DISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI SUL TERRITORIO
Il Piano per la gestione dell’accoglienza dei migranti, trasmesso al Governo, ai
Presidenti delle Regioni ed ai Prefetti dei capoluoghi di regione, adottato il 12 aprile
2011 (All.5) si prefiggeva lo scopo di individuare le fasi di attuazione dell’accoglienza per
ogni singola Regione e Provincia autonoma, tenendo conto delle assegnazioni già
realizzate, mantenendo così in ogni fase la proporzionale distribuzione sul territorio
nazionale. Per procedere alla predisposizione del piano, il Dipartimento della protezione
civile ha attivato un tavolo di confronto con le Direzioni di protezione civile regionali, i
rappresentanti dell’Unione delle province italiane e dell’Associazione nazionale dei
comuni italiani, che definisse le modalità di coinvolgimento delle amministrazioni
regionali e locali per fronteggiare l’emergenza. Il piano ha costituito il documento ufficiale
di risposta operativa fornita dal Servizio nazionale della protezione civile nell’ambito
dell’emergenza, ove sono stati definiti gli obiettivi relativi alla definizione delle misure e
alla individuazione delle procedure e delle responsabilità dei soggetti chiamati a
concorrere alla sua realizzazione, al fine di assicurare la prima accoglienza.
Peraltro il piano è stato redatto recependo anche le indicazioni fornite dal Ministro
dell’Interno che ha fissato i parametri a cui le Regioni si sono dovute attenere per
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determinare il numero dei migranti da ospitare in misura di uno straniero ogni 1000
abitanti. L’approvazione e la diffusione di tale piano, che tra l’altro conteneva le modalità
di distribuzione sul territorio dei migranti coinvolse direttamente le Regioni in un
impegno ispirato ai principi di massima disponibilità, leale collaborazione e solidarietà.
Dal Piano Nazionale discesero i diversi piani regionali per l’attuazione delle misure di
assistenza previste a livello locale. Il Piano prevedeva un’assistenza massima di 50.000
migranti articolata in diverse fasi modulari e progressive di 10.000 migranti a volta, da
ospitare in apposite strutture stabili, fruibili immediatamente o che potessero essere
approntate nel corso delle successive settimane, previa eventuale risistemazione.
Il Piano avrebbe dovuto prevedere anche l'assistenza per gli immigrati di cui all’articolo
20 e per coloro che decidessero di rimanere in Italia, anche al fine di determinare il
quadro progressivo e dettagliato delle presenze sul territorio nazionale.
Il piano di accoglienza predisposto dalla Struttura del Commissario Delegato ai sensi
dell’OPCM 3933 del 2011, è stato inizialmente predisposto per qualche migliaia di
migranti. Il continuo e massiccio afflusso di migranti dall’aprile all’ottobre 2011, ha di
fatto reso necessario innalzare le iniziali quote previste nel Piano nazionale di
accoglienza, procedendo per steps successivi di 17.500, 20.000, 22.500 e 25.000
migranti.
Alla fine del mese di ottobre 2011 si è raggiunta, nelle strutture di accoglienza regionali,
la punta massima di presenze a livello nazionale con circa 22.300 migranti assistiti. I
mutamenti politici nei Paesi di provenienza hanno di fatto gradualmente ridotto l’entità
degli sbarchi sulle coste italiane e in particolare sull’isola di Lampedusa. Ad oggi, le
presenze sul territorio nazionale, sono circa 18.000, comprensivi di 350 migranti di
origine tunisina ex articolo 20 accolti sempre nelle strutture regionali.
Nell’ambito della strategia di intervento delineata dal piano in questione, al fine di
garantire il rispetto dei parametri citati nelle attività di accoglienza promosse dai diversi
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Soggetti Attuatori, fu ritenuto opportuno procedere, in adempimento di quanto disposto
dall’ordinanza n. 3955 del 26 luglio 2011, alla nomina del Gruppo di monitoraggio ed
assistenza (GMA), con decreto del Commissario delegato del successivo 27 luglio. Al
costituendo Gruppo furono affidati il monitoraggio delle attività di accoglienza e la
vigilanza sull’applicazione degli standard di assistenza previsti dal piano nazionale di
accoglienza dei migranti.
Nella composizione si previde la partecipazione dell’organizzazione internazionale per le
Migrazioni (OIM) e dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR). Le attività di
monitoraggio, prive di connotazione ispettiva, costituirono sopporto e sostegno per i
Soggetti Attuatori coinvolti a livello regionale nell’emergenza.
Importante
fu
determinare
standard
qualitativi
omogenei
per
la
valutazione
dell’accoglienza, che costituì un elemento fondamentale anche per la definizione di
schede di reporting efficaci e basate su un linguaggio comune.
Per realizzare, al meglio, tale proposito anche la Commissione Politiche Sociali della
Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, in funzione di una armonica
strategia di intervento, ha fornito il proprio contributo proponendo un vademecum sui
livelli di accoglienza, volto a garantire standard comuni di intervento delle Regioni in tale
ambito (All.6). Il documento citato, tra l’altro, individuava i requisiti minimi che gli Enti
gestori e le strutture di accoglienza avrebbero dovuto garantire, nonché forniva una serie
di indicazioni sui possibili percorsi di integrazione da offrire al migrante. Tale
vademecum, come è possibile desumere dalla consultazione del documento, trae
ispirazione dal modello di accoglienza della consolidata rete SPRAR che, nel corso della
gestione dell’emergenza, ha dimostrato la validità della propria organizzazione.
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GESTIONE DELLA I FASE DELL’EMERGENZA
(Migranti che hanno beneficiato del soggiorno per motivi umanitari di cui all'art. 20 del
d.lgs. 286/1998)
Premetto che, in qualità di Commissario delegato, con l’ausilio nell’esercizio dei propri
compiti del Comitato di coordinamento e con il consenso delle Regioni, nel corso del
tempo, ho attuato interventi volti a reperire sistemazioni adeguate, per tutti i migranti
appartenenti alle diverse categorie, anche per quelli che, in sede di primissima
emergenza, erano stati ospitati presso strutture requisite o presso tendopoli, nonché per i
richiedenti asilo ospitati dai Centri di accoglienza e di richiesta di asilo (CARA) nonchè
presso la struttura di Mineo nella Regione siciliana.
La prima fase della mia attività fu incentrata sull’organizzazione dell’accoglienza, da
parte delle Regioni, dei migranti provenienti dalla Tunisia beneficiari del permesso di
soggiorno per motivi umanitari, di cui non tutti hanno poi usufruito, avvalendosi della
facoltà di muoversi liberamente nel territorio dell’Unione accordata loro a seguito della
concessione del permesso umanitario.
Pertanto l’assistenza fornita è, dunque, consistita nell’emissione di biglietti ferroviari per
le destinazioni scelte da migranti, che si è protratta fino al 6 maggio 2011.
Si è determinata così, prima del successivo periodo pasquale, la conclusione della c.d. “I
fase dell’emergenza”.
Prima di concludere la trattazione della prima fase, mi preme evidenziare l’intervento
fornito in questo frangente dalle organizzazione di volontariato impegnate negli
interventi di assistenza, trasferimento ed assegnazione alle strutture di accoglienza
designate. Tale attività è stata definita, a livello locale, dalle autorità di protezione civile,
di concerto con le articolazioni periferiche del Ministero dell'Interno, titolare delle
competenze generali in materia di immigrazione. Il Dipartimento della Protezione Civile si
è riservato la facoltà di attivare ed impiegare direttamente le organizzazioni di rilievo
nazionale per l'eventuale allestimento (o la temporanea integrazione) di strutture
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straordinarie in eventuali punti 'caldi' di afflusso o transito (Lampedusa, Ventimiglia). Il
fenomeno ha anche richiesto la mobilitazione di tutte le componenti della Croce Rossa
Italiana, compresi i volontari che la C.R.I. avrebbe inviato in Tunisia, nell'ambito delle
attività di assistenza in corso a cura della Federazione Internazionale della Croce Rossa e
della Mezzaluna Rossa.
In tema di prestazioni umanitarie ed in particolare di quelle assicurate dalla Croce rossa,
mi preme evidenziare come, per sostenere tale organizzazione e gli interventi prestati, con
l’ordinanza n. 3970 del 21 ottobre 2011 sia stata disposta la riduzione di euro
1.800.000,00
dell'autorizzazione
di
spesa
prevista
all'articolo
3,
comma
4,
dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3924 del 18 febbraio
2011, da destinare alla Croce Rossa Italiana per consentirle di continuare ad intervenire
nell’emergenza.
Mi preme infine evidenziare come per i migranti appartenenti alla categoria ex articolo
20, che optarono per permanere in Italia e chiedere assistenza alle Istituzioni, la
conseguente sistemazione è stata assicurata dai Soggetti Attuatori competenti per
territorio.
In proposito, anticipo che, per procedere all’assistenza che deve essere garantita, seppur
con diverse modalità, anche alla categoria dei profughi e dei richiedenti asilo di cui alla
seconda fase, è stato riconosciuto ai soggetti ospitanti, come previsto nel provvedimento
di nomina dei Soggetti Attuatori, un contributo per migrante di 40,00 euro giornaliere.
Inoltre, nella considerazione di particolari esigenze da documentare è stata autorizzata la
possibilità di rendicontare una spesa giornaliera maggiore per un limite massimo di 46
euro a migrante per l’ospitalità accordata. E’ stato inoltre disposto che l’assistenza
potesse essere fornita anche per il tramite dei Comuni, degli Enti ed Associazioni locali e
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che il Soggetto attuatore, qualora necessario, potesse stipulare accordi quadro e
convenzioni.
GESTIONE DELLA II FASE DELL’EMERGENZA
(Migranti riferibili alla categoria dei rifugiati o dei richiedenti asilo )
Come rilevabile dalle indicazioni fin qui fornite, a seguito della carestia citata iniziarono
ad approdare sulle nostre coste anche migranti che pervenivano dai Paesi sub sahariani
o del Corno d’Africa attraverso la Libia e la Tunisia, riferibili alla categoria dei rifugiati o
dei richiedenti asilo il cui status presupponeva la permanenza sul territorio Italiano per
un periodo medio-lungo.
Pertanto data la situazione esistente, si rese indispensabile procedere all’attivazione della
fase successiva che prevedeva la proporzionata distribuzione dei richiedenti asilo
secondo lo speciale regime di assistenza previsto dal Piano di accoglienza. Per coordinare
efficientemente gli interventi fu costituito, presso il Dipartimento della protezione civile,
un gruppo operativo formato da personale del Dipartimento medesimo e del Dipartimento
della pubblica sicurezza.
Ciò posto, data la pressante situazione in atto onde scongiurare preoccupanti aggravi
della stessa, si decise di evitare il più possibile l’esposizione dei cittadini residenti
nell’isola di Lampedusa ad una situazione di disagio, determinata dai frequenti sbarchi e
dalla continuativa permanenza sull’isola di migranti. Pertanto il Commissario delegato
ravvisò la necessità di procedere ad un rapido trasferimento dei soggetti presso strutture
più idonee, al fine di smaltire i flussi e rendendo disponibili all’accoglienza i centri
governativi dell’isola (con disponibilità inferiore a 1.000 unità) al fine di evitarne
l’affollamento.
Proprio a seguito dei picchi di afflusso registrati nel corso del mese di maggio 2011, si
decise di potenziare il servizio di trasferimento dei migranti dal porto di Lampedusa verso
le altre sedi di assistenza mediante l’utilizzo di navi, con capienza di 1500 persone, già
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impiegate dalla precedente struttura commissariale del Prefetto di Palermo sulla base di
accordi negoziali, volti a limitare l’onere di noleggio.
La méta dei natanti erano i principali porti italiani quali: Cagliari e Napoli per i migranti
diretti al Sud, Livorno per il Centro e Genova per il Nord, da dove i migranti venivano
trasferiti alla loro destinazione di accoglienza finale mediante l’impiego di pullman
organizzati dai diversi Soggetti Attuatori.
Aggiungo che l’ordinanza n. 3970 del 21 ottobre 2011 ha autorizzato il Commissario
delegato a mettere a disposizione del Ministero dell'interno le unità navali per il trasporto
di migranti provenienti dalla Tunisia.
A questo punto, desidero anticipare, come, alla luce della costatazione oggettiva dei
disagi subiti, il Governo abbia previsto iniziative in favore di Lampedusa, di cui tratterò
compiutamente nel seguito.
Alla luce delle considerazioni desunte dalla evoluzione delle diverse situazioni contingenti
si evidenziò, anche, la necessità di non dismettere, le strutture di accoglienza
temporanea approntate dal Ministero dell’Interno, nonostante la previsione di una futura
individuazione di soluzioni alternative.
Inoltre, per facilitare l’attuazione del piano, fu inviato personale del Dipartimento della
protezione civile nelle diverse località con il compito di supportare lo svolgimento degli
interventi per lo smistamento di migranti e profughi e di garantire lo scambio di
informazioni tra la struttura di coordinamento e le diverse realtà territoriali.
In tale contesto, la struttura di coordinamento nazionale, da Roma, provvedeva a
ripartire i profughi giunti sulle coste siciliane, ad alloggiarli temporaneamente per
qualche giorno nei centri di primo soccorso esistenti a Lampedusa, Manduria e altre
località, per poi indirizzarli verso tutte le Regioni, secondo i criteri proporzionali
concordati tra i Comuni, le Province, le Regioni ed il Governo centrale.
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Il Commissario delegato, inoltre, al fine di approcciare globalmente alla risoluzione del
fenomeno migratorio nella sua interezza diede vita ad una serie di ulteriori iniziative
dirette a garantire sia un idoneo soggiorno dei migranti che l’agevole rimpatrio volontario.
Comunque, nonostante la validità del modello adottato che, come accennato, prevedeva
l’accoglienza diffusa, i tempi per l’individuazione di strutture idonee subiva rallentamenti
e, nel corso del tempo, alcuni territori hanno via via manifestavano segnali di progressiva
saturazione, quantomeno per l’accoglienza immediata. Per ovviare all’inconveniente
sopraggiunto e far sì che il territorio rispettasse i propri impegni e mantenesse attiva la
possibilità di accogliere nuovi migranti, la Struttura commissariale sottopose alla
valutazione delle Regioni un progetto inerente l’individuazione di strutture di appoggio:
gli “hub”, costituite da strutture fisse.
Gli hub, costituiti fin dalle prime ore dell'emergenza, erano strutture nelle quali venivano
accolti temporaneamente i migranti sbarcati sull'isola di Lampedusa, per poi essere
successivamente trasferiti nelle strutture regionali di accoglienza. Le strutture fisse erano
costituite dal centro di Mineo (CT) e dalla caserma di Civitavecchia "Ugo de Carolis",
mentre le strutture temporanee costituite da tende, erano quelle di Campochiaro e
Manduria.
Nel corso del tempo, a seguito dell’evoluzione del fenomeno migratorio, sebbene spettasse
ai Soggetti Attuatori individuare strutture diverse da quelle deputate in via ordinaria e
già esistenti sul territorio nazionale (da utilizzarsi come CDA e CARA) il Commissario
Delegato, intese individuare anche ulteriori strutture da dedicare all’accoglienza dei
migranti in vista del successivo trasferimento a quelle regionali individuate come ultima
destinazione e ciò al fine di garantire il più possibile luoghi di prima accoglienza limitrofi
a quelli di sbarco.
18
Per far fronte a questa nuova esigenza si costituì informalmente un tavolo permanente
con il Ministero della Difesa al fine di individuare le strutture che potessero essere
utilizzate allo scopo.
Al riguardo il citato Ministero rappresentò che, stante il trasferimento di molti beni dal
Demanio Militare all’Agenzia del Demanio e, tenuto conto dell’emanazione del decreto
legislativo 28 maggio 2010, n. 85 in materia di federalismo demaniale, la disponibilità di
ulteriori strutture risultava alquanto esigua. Comunque, fu redatto un elenco di 27 siti
disponibili per la cui eventuale utilizzazione furono avviate valutazioni di ordine tecnico,
al fine di fornire al Commissario Delegato un quadro realistico in merito all’effettivo
ammontare della spesa da sostenere per renderli immediatamente operativi ed
individuare quelli che potessero essere utilizzati mediante la stipula di accordi di
programma con gli Enti territoriali.
Analoga attività fu avviata con l’Agenzia del Demanio, allo scopo di individuare
eventuali strutture civili libere ed immediatamente utilizzabili; furono presi contatti
anche con l’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni
sequestrati alla criminalità organizzata, al fine di verificare la possibilità di utilizzare i
beni appartenenti a quel patrimonio.
La verifica sullo stato strutturale e la valutazione dell’eventuale costo delle strutture
demaniali nonchè la possibilità di renderle agibili fu affidata alla valutazione di squadre
composte da personale delle Regioni e del Dipartimento della Protezione Civile che,
d’intesa con il Ministero della Difesa, hanno svolto una puntuale attività ricognitiva al
fine di valutarne l’idoneità a garantire agli ospitati accoglienza e sicurezza.
Le risultanze di tale indagine sono riassunte nell’allegato 7
19
PROCEDURE DI RICONGIUNGIMENTO
Per venire incontro, nel modo migliore possibile, anche al legittimo desiderio di
ricongiungimento di alcuni migranti con i propri congiunti, il Commissario delegato
predispose un documento sulle procedure di ricongiungimento, articolato in previsione
delle seguenti possibilità:
•
trasferimento nell’ambito della stessa Provincia;
•
trasferimento ad altra Provincia;
•
trasferimento tra Regioni diverse.
A tal proposito, rammento che rientravano nelle attribuzioni del Commissario delegato i
trasferimenti
di
stranieri
in
Regioni
diverse,
mentre
la
responsabilità
del
ricongiungimento gravava sulle Questure coinvolte.
A tal riguardo il 12 luglio 2011, il Commissario impartì indicazioni operative per
agevolare la riunificazione dei diversi nuclei familiari ospitati sul territorio, in raccordo
con le strutture competenti del Ministero dell’interno (All.8).
Passando alle ultime considerazioni generali sull’accoglienza, a seguito del manifestarsi
dell’eventualità determinata dal continuo afflusso di stranieri alcuni dei quali, non
rientrando nelle categorie assistite sopra richiamate, avrebbero dovuto essere rimpatriati
e quindi, permanere temporaneamente sul nostro territorio, ospitati nei centri di
identificazione ed espulsione (CIE), fu emana l’ordinanza n. 3935, al fine di disciplinare
l’ospitalità di tali soggetti.
Tale ordinanza disponeva, fino al 31 dicembre 2011, l’utilizzo delle strutture temporanee,
di esclusiva competenza del Ministero dell’Interno, attivate per l'accoglienza dal
Commissario delegato per l'emergenza umanitaria che insistevano nel comune di Santa
Maria Capua Vetere in provincia di Caserta, la Caserma Fornaci e Parisi (ex Andolfato)
nel comune di Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza e nel comune di Trapani
20
località Kinisia, come centri di identificazione e di espulsione nel numero massimo di 500
posti.
Per completezza di informazione dirò che, riguardo alla gestione di tali strutture è stata
emanata l’OPCM n. 4000 del 23 gennaio 2012 che ha autorizzato la continuazione
dell’esercizio per quelle presenti nei comuni di Santa Maria Capua Vetere (CE) e di
Palazzo San Gervasio (PZ), fino a cessate esigenze, e comunque non oltre il 31 dicembre
2012, in qualità di centri di identificazione e di espulsione nel numero massimo di 500
posti.
La gestione di tali strutture rientrava nella esclusiva competenza del Ministero
dell’Interno.
Con l’andare del tempo si aprì un altro fronte di intervento che ineriva i migranti che
giunti in Italia con il passare del tempo perdevano l’interesse a permanervi. Quindi nella
prospettiva di favorire coloro che spontaneamente manifestano il desiderio di rimpatriare
che furono inserite disposizioni ad hoc nell’ordinanza n. 3958 del 10 agosto 2011. Il
provvedimento, infatti, individuava misure atte a favorire il rientro assistito dei migranti
in patria. A tale scopo provvedeva l’organizzazione Internazionale per i migranti (O.I.M.),
in qualità di SoggettoAattuatore. Per realizzare tale progetto, in data 13 settembre 2011,
il Commissario delegato ha sottoscritto una convenzione con l’OIM per il rimpatrio
volontario degli stranieri (All.9).
ULTERIORI INIZIATIVE APPRONTATE
Nell’intento di attuare iniziative per il doveroso rispetto della dignità umana, la Struttura
commissariale avviò un serrato confronto con il Comitato di Coordinamento ed i soggetti
attuatori per mettere a punto proposte relative alla corresponsione del contributo (poket
money) e quelle inerenti alle attività formative dei migranti stessi.
21
Pertanto, nell’ambito dell’accoglienza dei profughi sono stati perseguiti i seguenti
obbiettivi che rispondevano alla:
•
necessità di prevedere percorsi di integrazione che andassero al di là della mera
accoglienza di transito. Si è infatti preso atto della necessità, per una proficua
gestione del tempo libero dei migranti, di organizzare attività formative e tirocini
individuali per un successivo inserimento nel mondo del lavoro. Sul tema della
gestione del tempo libero, rammento che, in base alla normativa in vigore, il
migrante nel corso dei primi sei mesi può accedere a diversi servizi di carattere
formativo, ma non può svolgere attività lavorative. Ciò premesso, per ovviare a tale
impedimento ed impegnare fattivamente i migranti, si è valutata la possibilità di
iscriverli nelle associazioni di volontariato di protezione civile;
•
possibilità di corrispondere un contributo in denaro da destinare alle piccole spese
personali dei migranti definita: “pocket money”, in considerazione dell’importanza
sociale dell’iniziativa. Infatti tale iniziativa si prefiggeva lo scopo di contribuire, in
modo rilevante, a porre il profugo in grado di acquisire una migliore percezione di
sé che gli deriva dalla conquista di una forma di autonomia, concretizzata anche
nella corresponsione di buoni da spendere in strutture commerciali del territorio e
non già in denaro contante per evitare impieghi impropri.
Per definire il percorso intrapreso fu emanata una circolare (All.10) contente le
indicazioni in merito alla corresponsione del pocket money inviata, il 6 luglio 2011, ai
Soggetti Attuatori ed al Presidente della Conferenza Stato Regioni e Province Autonome,
al Ministero dell’interno, nonché all’Associazione Nazionale Comuni Italiani e all’Unione
delle Province Italiane.
Al riguardo, in sede di Comitato di coordinamento, si convenne sull’opportunità di
lasciare ai Soggetti Attuatori la scelta sulla modalità di erogazione del “poket money” che,
in alternativa alla distribuzione di buoni, avrebbe potuto prevedere l’impiego di carte
22
prepagate. Inoltre fu esteso il beneficio del piccolo contributo anche ai cittadini tunisini
che avevano richiesto ed ottenuto il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie.
Circa poi alla possibilità di accesso dei migranti alle attività formative nei primi sei mesi
di permanenza nel nostro territorio, il Commissario delegato sensibilizzò il Ministro
del’interno in merito la necessità di modificare la vigente normativa in materia di tirocini
che, stante l’attuale formulazione, escludeva la predetta categoria dalla citata attività
formativa (All.11).
Per riassumere, la gestione di questa seconda fase dell’emergenza, relativa ai richiedenti
asilo in fuga dalla Libia, si è articolata su quattro elementi:
- l’utilizzo dell’esistente normativa sull’immigrazione, senza creare percorsi diversi o
atipici, e quindi obiettivo di accogliere i profughi preferibilmente ampliando la
capacità delle strutture esistenti, idonee e già sperimentate;
- la suddivisione dei profughi sul territorio nazionale in misura equa, proporzionale
ai cittadini residenti in ciascuna Regione;
- il coinvolgimento del Servizio nazionale di protezione civile a tutti i livelli (Comuni,
Province, Regioni e Governo centrale) per assicurare la necessaria tempestività di
intervento ed efficacia;
- l’assunzione degli oneri economici a carico del Governo centrale, con procedure di
spesa decentrate e veloci.
GESTIONE DEI MINORI
L’emergenza costrinse il Commissario delegato ad occuparsi anche del delicato tema
della gestione dei minori non accompagnati e privi dei genitori o di altri adulti legalmente
responsabili della loro assistenza, i quali, anche se entrati clandestinamente in Italia,
23
erano titolari di tutti i diritti garantiti dalla Convenzione di New York sui diritti del
fanciullo del 1989. In relazione a tale problema, fu coinvolto anche il Ministero del lavoro
e delle politiche sociali che designò un specifico Soggetto Attuatore, a cui, tra l’altro
affidare anche la ricognizione dei minori non accompagnati presenti sul territorio, oltre
alla mappatura delle strutture disponibili per l’accoglienza a livello regionale.
Spettava dunque al Soggetto attuatore mantenere un rapporto costante con i vari attori
coinvolti, raccogliere quotidianamente le disponibilità di posti liberi per i minori e
comunicarli ad Dipartimento della protezione civile, nonché monitorare le strutture ed
occuparsi della rendicontazione. A tal proposito l’articolo 5 dell'ordinanza n. 3933 sopra
citata autorizzava a corrispondere un contributo ai Comuni per le spese relative
all'accoglienza di minori non accompagnati, per complessivi 500 posti, ad un costo
giornaliero procapite non superiore a 80 euro.
Per dare, dunque, soluzione alla delicata tematica dell’assistenza dei minori non
accompagnati, fu predisposta una procedura ad hoc, mediante la divulgazione di una
circolare (All.12), il cui testo fu approvato dal Comitato di Coordinamento e condiviso dal
Soggetto Attuatore per l’assistenza ai minori non accompagnati, individuato nella
persona del dr. Natale Forlani,Direttore Generale del Ministero del Lavoro delle Politiche
Sociali.
Tale circolare, individuando una dettagliata procedura operativa di accoglienza nonché i
diversi compiti affidati al Comitato per i Minori Stranieri e ai Soggetti Attuatori, portata
all’attenzione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minori di
Palermo, si prefisse lo scopo di determinare, con estrema urgenza, procedure per il
collocamento dei minori stessi.
Nell’ambito di tale procedura assunse particolare rilievo il problema costituito dal
reperimento
di
strutture
dedicate
alla prima accoglienza, presso
cui collocare
temporaneamente i minori non accompagnati in attesa di destinarli alle strutture dove
sarebbero stati ospitati fino al compimento della maggiore età.
24
Il Soggetto Attuatore per i minori, nel corso del tempo ha tenuto aggiornato il
Commissario delegato mediante l’invio di report sull’attività svolta, ove è stato possibile
determinare la portata del flusso dei minori non accompagnati che, alla data del 30
settembre 2012, ha riguardato complessivamente 4.155 minori, di cui 1.250 sono usciti
dalle strutture perché divenuti maggiorenni, 460 hanno presentato istanza di protezione
internazionale, mentre 1.384 si sono resi irreperibili; risultano attualmente ospitati nelle
comunità di accoglienza 1061 minori. (All.13).
In
tale
contesto
si inseriscono
le
iniziative
del
Commissario
delegato
per la
ristrutturazione dei locali della ex base Loran di Lampedusa, utilizzata sino al settembre
2011 per l’accoglienza dei minori. All’esito di tali determinazioni il Commissario Delegato
ha proceduto a valutare, con il Ministero dell’Interno, la possibilità di ripristinare tale
struttura da destinare all’accoglienza di donne e bambini tanto che, in data 14 dicembre
2011, ha sottoscritto un accordo con il Ministero del’interno e quello delle infrastrutture
e trasporti per la realizzazione di lavori di manutenzione straordinaria.
Al riguardo, il Commissario delegato ha proceduto a sottoscrivere in data 12 ottobre u.s.
un accordo con il Ministero dell’interno per la realizzazione di lavori di manutenzione
straordinaria della struttura anche grazie ad un progetto di finanziamento con fondi PON
(all. 14).
Nell’intento di espletare al meglio il compito di tutela dei minori affidato alle Autorità
competenti, preservandoli da situazioni critiche determinabili tra minori di diverse etnie,
è stato inoltre disposto:
•
il trasferimento dei minori di etnia sub sahariana, presenti sull’isola di Lampedusa
al 14 settembre e che, come sopra accennato, erano stati ospitati presso le
strutture di accoglienza di Potenza e Crotone, individuate dal soggetto attuatore
del Ministero del lavoro;
25
•
il trasferimento di tutti i minori di etnia tunisina dalla base Loran ad altra
destinazione sull’isola, in strutture alberghiere reperite a cura del Prefetto di
Agrigento. Per completezza di informazione dirò che, l’ordinanza n. 3970 del 21
ottobre 2011, ha disposto anche in ordine a tale categoria ed in particolare, tenuto
conto dell'eccezionale afflusso dei minori, ha autorizzato le diverse comunità di
accoglienza per minori autorizzate o accreditate possano derogare ai parametri di
capienza previsti dalle disposizioni normative e amministrative delle Regioni e delle
Province Autonome nella misura massima del 25% dei posti fissati dalle medesime
disposizioni (all. 15 e 16).
Relativamente poi all’operatività del Gruppo di monitoraggio ed assistenza sopra citato, si
evidenzia che tale organismo ha svolto la rilevante funzione di verificare l’omogenea
accoglienza sul territorio anche per i minori non accompagnati ed, in tal caso, avrebbe
dovuto assumere la specifica composizione formata da rappresentanti del Dipartimento
della Protezione civile, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Direzione
Generale dell’Immigrazione del Ministero dell’Interno, del Dipartimento per le libertà civili
e l’immigrazione, dell’Associazione Nazionali Comuni Italiani e dell’organizzazione Save
the Children Onlus Italia, che stava fornendo il proprio qualificato contributo.
26
ULTERIORI INFORMAZIONI SU SPECIFICHE QUESTIONI
Un altro problema da risolvere efficacemente riguardava l’identificazione dei soggetti
migranti per l’eventuale, successiva valutazione delle domande di riconoscimento dello
status di rifugiato o per la conseguente espulsione. In proposito con l’emanazione
dell’ordinanza n. 3956 del 26 luglio u.s. furono individuate disposizioni relative al
trattamento dei dati personali dei migranti, con priorità alla velocizzazione delle
procedure di valutazione citate ed alla individuazione delle misure da attuare a seguito
delle opposte pronunce di accoglimento dell’istanza, da parte delle Commissioni
territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale.
Inoltre, per facilitare l’esame delle istanze fu emanata l’ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri n. 3958 del 10 agosto 2011, che autorizzava il Ministro dell’interno,
ad istituire ulteriori cinque sezioni nell’ambito delle Commissioni territoriali per il
riconoscimento della protezione internazionale. In proposito, evidenzio che tale
provvedimento, oltre ad incidere sul numero delle Commissioni territoriali previste dalla
normativa ordinaria in vigore (10), ha integrato il disposto dell’ordinanza n. 3703 del 12
settembre 2008, emanata in previsione del notevole incremento di flussi migratori dei
cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, di cui alla dichiarazione dello stato
di emergenza del 14 febbraio 2008, innalzando a 15 il numero complessivo delle sezioni
aggiuntive.
Tutto ciò premesso, è opportuno evidenziare come dalle determinazioni assunte dalle
Commissioni citate circa la concessione o meno del riconoscimento in questione,
discendesse la necessità per la struttura commissariale di ricevere chiare indicazioni
sulle conseguenti procedure da osservare per il trattamento da riservare alle diverse
tipologie di ospiti presenti nei Centri, per le successive indicazioni operative ai Soggetti
Attuatori.
27
Tanto che il Commissario delegato, con nota del 9 agosto 2011, rivolse al Presidente del
Consiglio dei Ministri ed al Ministro dell’Interno, una richiesta di indicazioni circa le
iniziative da adottare in caso di accoglienza, piuttosto che di rigetto, delle domande dei
richiedenti asilo.
DOCUMENTI D’IDENTITÀ
Come precedentemente accennato, i profughi giungevano alle Regioni, provenendo
dall’isola di Lampedusa o dalle altre strutture di prima accoglienza già con una
preliminare identificazione effettuata dalle autorità di Pubblica Sicurezza. Giunti a
destinazione, tale procedura veniva completata a cura delle Questure locali, alle quali era
inoltre affidata la funzione di avviare il procedimento di richiesta di asilo.
Nell’ambito di tale procedura si è innestata l’esigenza di accedere ad alcuni dati personali
(nome – cognome- nazionalità) in modo da fornire alle Regioni l’individuazione di ciascun
migrante.
La possibile adozione, in tempi brevi, dunque, di una sorta di “carta di viaggio”,
contenente dati anagrafici dei migranti e la relativa fotografia, avrebbe dotato gli stessi di
una attestazione di identità e, nel contempo, fornito un elenco puntuale dei profughi da
consegnare agli accompagnatori nel trasferimento presso le Regioni di accoglienza. Tale
documento fu adottato in diretta collaborazione con la Polizia di Stato, che attraverso gli
operatori della Polizia Scientifica, ha provveduto alla completa identificazione dello
straniero.
Tale procedura è stata effettuata:
•
a Lampedusa, in caso di situazioni caratterizzate da flussi contenuti a cui la
struttura è in grado di far fronte, che non presentarono particolari criticità. In
questo caso, la procedura avrebbe dovuto prevedere il foto segnalamento dei
28
migranti, l’emissione della cosiddetta “carta di viaggio” ed uno screening sanitario
in grado di definire se la persona sia idonea o meno al trasferimento collettivo;
•
negli altri centri di prima accoglienza, qualora si fosse stati in presenza di una fase
di emergenza straordinaria caratterizzata dalla rilevanza dei flussi di sbarco che
non consentono al sistema la realizzazione di un’accoglienza in tempo reale. In
questo caso si sarebbe reso necessario prevedere la possibilità che i migranti
effettuassero una tappa intermedia, resa possibile dalla realizzazione di “stanze di
compensazione” (come nel caso di Manduria) dove collocarli in attesa dei controlli
dovuti.
ASSISTENZA SANITARIA
La predisposizione e l’attivazione di una procedura di assistenza sanitaria è stato avviata
con l’ineludibile intento di giungere ad una certificazione sanitaria individuale, con lo
scopo di salvaguardare prioritariamente l’incolumità dei migranti e degli abitanti dei
territori ospitanti, nonchè preservare l’economia dell’isola e quella dei territori deputati
ad accogliere le successive fasi dell’emergenza.
Infatti, nel novero dei problemi connessi con l’arrivo degli stranieri, quello sanitario si è
rilavato di notevole consistenza se si considera che il mancato screening potesse
comportare gravi conseguenze per le persone affette da sindromi non rilevate e, nel
contempo, pericolo per l’incolumità dei compagni di viaggio, degli operatori e degli
ospitanti per eventuali contagi di possibili malattie trasmissibili.
A tal proposito, in data 25 maggio 2011, il Commissario Delegato convocò una riunione
cui presero parte la Regione Siciliana, il Ministero della Salute e le diverse Autorità
sanitarie, con lo scopo di conoscere le iniziative adottate in tali circostanze dalle Autorità
medesime, in modo da poter individuare procedure condivise da perseguire. In proposito
29
il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità predisposero “un protocollo
operativo per la sorveglianza sindromica e la profilassi immunitaria in relazione alla
emergenza immigrati dall’Africa settentrionale” ed in collaborazione con le Regioni
attivarono un sistema di sorveglianza sindromica da mantenere per tutta la durata
dell’emergenza immigrazione” (All.17).
Anche la Regione Siciliana, in considerazione dell’incremento dei flussi verificatosi
nell’anno in corso, in data 18 marzo 2011, emanò una direttiva ad opera dell’Assessorato
alla Salute, per il potenziamento dei servizi sanitari (All.18).
Inoltre, al fine di individuare soluzioni alla situazione in cui versava il territorio italiano,
il Ministero della Salute ha organizzato un incontro con la Commissione Europea e
l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) volto alla promozione di un progetto
sull’emergenza, che fu discusso nel Consiglio dell’Unione Europea. In proposito, in
data 24 aprile 2012, si è tenuta una riunione a cui hanno preso parte
rappresentanti del Ministero della sanità e dell’interno.
Non va comunque dimenticato che, riguardo ai primi controlli da effettuare sui migranti,
lo screening di ingresso ed il primo soccorso hanno costituito oggetto di una convenzione
stipulata dalle Prefetture e/o dai Soggetti Attuatori con i vari Enti gestori dei campi di
accoglienza.
PREVENZIONE DEI DANNI AMBIENTALI NELL’ISOLA DI LAMPEDUSA
L’attenzione del sistema, coordinato dal Commissario delegato con l’ausilio del Comitato
di coordinamento, non si è focalizzato esclusivamente sull’accoglienza, ma anche sulle
esigenze ed i disagi che tale situazione avrebbe comportato per i territori di prima
30
accoglienza tra cui in particolare l’isola di Lampedusa, i cui abitanti comunque, anche in
tale occasione, hanno dimostrato profondo spirito di solidarietà e grande collaborazione.
Pertanto, in considerazione dell'eccezionale afflusso di imbarcazioni giunte sull'isola di
Lampedusa che sovente ha rischiato di saturare la capacità ricettiva del porto esponendo
l’intera area a pericoli derivanti dalle sommarie modalità di ormeggio dei natanti (come
avvenuto in data 15 aprile 2011 a seguito del manifestarsi di un ondata di maltempo), è
stata emanata l’ordinanza n. 3934 del 21 aprile 2011, con la quale si autorizzava il
Commissario Delegato a svolgere, in termini di somma urgenza e in raccordo con
l’Autorità giudiziaria e l’Agenzia delle Dogane, le necessarie attività per la rimozione delle
imbarcazioni. L’intento è stato quello di prevenire danni ambientali e la pregiudizievole
modificazione dei fondali marini, tenuto conto dell’elevato rischio connesso all’elevato
numero di ormeggiate nel porto.
In merito alle operazioni di smantellamento delle imbarcazioni si è provveduto:
•
per quelle in legno, ad esperire una gara per il trasporto e lo smaltimento delle
stesse presso impianti autorizzati individuati dalla ditta affidataria del servizio;
•
per quelle in ferro, a seguito della conclusione della procedura di certificazione di
navigabilità da parte del Registro Italiano Navale, a rimorchiarle mediante idonei
mezzi messi a disposizione della Marina Militare presso il porto di Licata ove
sarebbero state avviate al successivamente lo smaltimento;
•
per le restanti imbarcazioni, depositate presso il campo sportivo e la ex base
LORAN, è stata esperita una apposita gara di evidenza pubblica per il trasporto e
lo smaltimento.
Per espletare le attività connesse con le citate è stato nominato un Soggetto Attuatore che
ha espletato, avvalendosi degli Uffici e del personale del Dipartimento della protezione
civile, in termini di somma urgenza e utilizzando i poteri e le deroghe previste dalle citate
ordinanze, le attività inerenti la rimozione ed il recupero/demolizione delle imbarcazioni
31
(in alcuni casi solo i relitti residui) degli immigrati, ubicate nel territorio comunale delle
isole Lampedusa e Linosa, nonché nell’isola di Pantelleria .
In allegato rimetto una dettagliata ricognizione delle attività svolte (All.19).
Alle iniziative fin qui descritte, si aggiungono quelle disposte dall’ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3962 del 6 settembre 2011. che, per preservare
l’eco sistema marino delle coste interessate dagli sbarchi, autorizza la locale Capitaneria
di Porto, a rimuovere i rifiuti presenti nelle imbarcazioni utilizzate dai migranti.
La
medesima Capitaneria di porto, nell’espletamento del compito affidatole, può avvalersi
della locale società d’ambito di gestione del servizio pubblico di raccolta e trasporto dei
rifiuti solidi urbani.
In considerazione degli ulteriori disagi che la situazione, nel suo complesso, arrecava
costantemente agli abitanti dell’isola, il Presidente del Consiglio su proposta del Capo del
Dipartimento della protezione civile, ritenendo impellente promuovere iniziative di
riqualificazione territoriale ed ambientale nell'isola ha emanato, in data del 16 giungo
2011, un’ulteriore l’ordinanza n. 3947, che autorizzava il Commissario delegato a
procedere alla realizzazione di interventi:
•
di verifica del ciclo integrato delle acque e dell'adeguamento e riqualificazione della
rete idrica e fognaria esistente;
•
di miglioramento del ciclo integrato di gestione dei rifiuti prodotti nell'isola;
•
di bonifica e risanamento ambientale;
•
di promozione delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica;
•
di riqualificazione delle strutture dell'area marina protetta delle Isole Pelagie
adibite al ricovero temporaneo ed all'assistenza dei cittadini extracomunitari,
nonché dell’ambito paesaggistico territoriale;
32
•
di
riqualificazione, manutenzione e
ristrutturazione
di edifici e
strutture
pubbliche, nonché della rete di trasporto pubblico locale e delle relative
infrastrutture viarie.
L’ordinanza prevedeva inoltre che, per la realizzazione delle diverse iniziative, il
Commissario delegato si avvalesse del direttore della Direzione Generale per la tutela del
territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e
del mare, in qualità di Soggetto attuatore.
Inoltre erano previste, per i soggetti residenti nell’isola di Lampedusa, sospensioni del
versamento dei tributi, dei contributi e delle rate dei finanziamenti, nonché agevolazioni
fiscali per la stipula di contratti di locazione per finalità turistiche.
Al fine di definire, poi, l’iter procedurale da adottare in caso di ricorso all’istituto della
requisizione, nel rispetto del disposto previsto dalle ordinanze 3924 e 3933 per garantire
l’immediata accoglienza, il Commissario delegato inviò, in data 5 luglio 2011, una nota
esplicativa a tutti i Soggetti Attuatori, con particolare riferimento:
•
all’occupazione temporanea e alla requisizione in uso di aree strumentali
all’acquisizione della disponibilità delle aree
necessarie
comprensive delle
strutture ivi esistenti all’incremento della ricettività dei Centri per gli immigrati
prevista dall’articolo 2, commi 1 e 2 dell’ordinanza 3924/11;
•
alla requisizione dei beni mobili ed immobili necessari ad assicurare il trasporto o
l’ospitalità dei cittadini extracomunitari prevista dal comma 6 dell’articolo 1
dell’ordinanza 3933/11.
A breve termine seguì l’emanazione di un’ulteriore ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri (n. 3951 del 12 luglio 2011) volta a fornire ulteriori
disposizioni atte a garantire l’efficace gestione dell’emergenza. Il provvedimento, che
aveva individuato la previsione dell’ammontare complessivo delle spese per la gestione
dell’emergenza fino al 31 dicembre 2011 in euro 728.459.864,32, recava anche
disposizioni:
33
•
relative al personale del Ministero dell’interno, con particolare riferimento alle
Forze di Polizia e al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, concretamente impiegato
per lo svolgimento di attività di ordine pubblico o di soccorso pubblico, nonché del
personale in servizio presso i Centri di Assistenza e Pronto Intervento;
•
relative
alla
gestione,
all’approvvigionamento
ed
alla
manutenzione
delle
attrezzature, dei carburanti e dei mezzi del Dipartimento della Pubblica Sicurezza,
delle altre Forze di Polizia e del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso
Pubblico e della Difesa Civile, nonché per il vettovagliamento, per l’alloggiamento,
per il funzionamento dei sistemi di telecomunicazioni e per le dotazioni individuali
del personale e per i richiami del personale volontario del Corpo Nazionale dei
Vigili del Fuoco. Furono disposte anche autorizzazioni all’acquisizione ed al
reintegro dei materiali dei Centri assistenziali di pronto intervento del Ministero
dell’interno e dei materiali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco impiegati negli
interventi emergenziali (allestimento dei campi di accoglienza nella prima fase
dell’emergenza);
•
relative al rifornimento straordinario di acqua potabile nel comune di Lampedusa
e Linosa, indispensabile a mantenere idonee condizioni igienico sanitarie,
commisurate alle maggiori esigenze derivanti dai flussi migratori in atto, nonché
all’impiego, per trenta giorni, di un contingente di militari delle Forze armate in
misura non superiore a venti unità, al fine di concorrere al ripristino e
mantenimento delle condizioni igienico sanitarie nel territorio dell’isola;
•
relative alle attività di trasporto degli stranieri coinvolti nell’emergenza dell’isola di
Lampedusa effettuato con una unità navale militare.
Inoltre fu previsto che, per l’attuazione delle disposizioni sopra citate, il Commissario
delegato potesse avvalersi di un soggetto attuatore individuato dal Ministero della
difesa, oltre che la disposizione valida fino al 31 dicembre 2011, circa l’impiego di
34
una unità navale della Marina militare italiana e di cinque militari in Tunisia,
anche per attività di cooperazione con la Marina della Repubblica Tunisina.
Pertanto, furono adottate numerose misure volte a mitigare l’evidente stato di difficoltà
rappresentato in più occasioni dalle Autorità locali, tra cui si ricordano:
•
il contingentamento del periodo di permanenza di migranti sull’isola, con
particolare riferimento ai minori non accompagnati;
•
la definizione di un’apposita procedura volta a velocizzare le operazioni di
identificazione e screening sanitario dei migranti per assicurare un adeguato
livello di sicurezza ai residenti ed un loro solerte trasferimento presso le strutture
di accoglienza nelle varie Regioni e province autonome;
•
l’istituzione di un Centro Operativo d’Area (COA) per migliorare il coordinamento
in ambito locale ed il collegamento con i referenti nazionali degli Enti interessati;
•
la formalizzazione di accordi bilaterali con i Paesi rivieraschi per arginare il flusso
migratorio,
•
le diverse misure di risanamento ambientale.
Il Governo promosse poi, ulteriori intervenuti in favore dell’isola, autorizzando altre
misure di sostegno all’economia locale in materia di sospensione del versamento dei
tributi, dei contributi e delle rate dei finanziamenti, nonché una serie di agevolazioni
fiscali per la stipula di contratti di locazione per finalità turistiche. Fu disposto anche il
differimento, al 30 giugno 2012, del termine relativo alla sospensione degli adempimenti
e dei versamenti dei tributi, nonché dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi
per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali.
Un’altra iniziativa riguardò la costituzione nel comune di Lampedusa di una “zona franca
urbana”, volta a favorire l’attività delle piccole e micro imprese mediante agevolazioni
fiscali, subordinata alla preventiva autorizzazione dell’UE.
35
Per completezza di informazione rammento che il Governo, fin dall’anno 2004, si era
impegnato a fronteggiare la difficile situazione dell’isola di Lampedusa, adottando una
serie di provvedimenti che, a partire dall’OPCM n. 3350 del 16 aprile 2004, hanno
previsto la realizzazione dei seguenti interventi:
•
costituzione scorte igienico-sanitarie e materiale di prima assistenza;
•
realizzazione e potenziamento sistema radio navigazione;
•
adeguamento, ampliamento e messa in sicurezza dei punti di attracco;
•
ristrutturazione del centro polivalente;
•
consolidamento dei costoni rocciosi e messa in sicurezza degli arenili;
•
acquisto unità navali “security vessel”;
•
adeguamento e ampliamento piazzola elicotteri e realizzazione hangar
•
ampliamento sistemi abilitazione al volo notturno (Linosa);
Successivamente furono emanate ulteriori ordinanze in merito, ovvero:
•
l’OPCM n. 3962 del 6 settembre 2011, con cui è stato predisposto che, al fine di
prevenire la potenziale compromissione delle matrici ambientali marine in ragione
della presenza di oli, liquidi esausti e di ogni altro rifiuto a bordo delle
imbarcazioni utilizzate dagli immigrati clandestini, e allo scopo di assicurare la
tutela della pubblica incolumità e della tutela dell'ambiente marino, la locale
Capitaneria di Porto provvedesse alla rimozione dei rifiuti presenti nelle predette
imbarcazioni.
•
l’OPCM n. 3965 del 21 settembre 2011 che, per assicurare la copertura finanziaria
degli oneri derivanti dalla prosecuzione delle attività di cui all’art. 1 dell’OPCM n.
36
3951 del 12 luglio 2011; per ampliare la rete del sistema di protezione per
richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR); per il rifornimento straordinario di acqua
potabile nel comune di Lampedusa e Linosa; per far fronte agli ulteriori oneri
derivanti dall’attuazione dell’accordo tre il Ministero dell’Interno della Repubblica
Italiana ed il Ministero dell’interno della Repubblica Tunisina, ha stanziato
complessivi euro 230.000.000,00 a carico del Fondo nazionale della protezione con
le modalità di cui all’articolo 5m comma 5-quinquies, della legge 24 febbraio 1992,
n. 225 e s.m.i..
•
L’OPCM n. 3966 del 30 settembre 2011 che ha previsto che il Soggetto attuatore di
cui al decreto n. 2206 di rep. del 6 maggio 2011, provvedesse all'affidamento, in
termini di somma urgenza, del servizio di messa in sicurezza, rimozione, trasporto,
demolizione e recupero/smaltimento delle imbarcazioni dei migranti, ormeggiate
nel porto di Lampedusa, all'impresa già aggiudicataria della procedura negoziata
senza pubblicazione di bando di gara, indetta con decreto n. 2282 di rep. dell'11
maggio 2011 del commissario delegato, ai sensi dell'ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri n. 3933 del 13 aprile 2011, nel rispetto dei termini e delle
condizioni di cui alla lettera di commessa n. 1524 del 1° giugno 2011.
•
L’articolo 3 dell’OPCM n. 3969 del 13 ottobre 2011 che, al fine di contenere i costi
relativi allo smaltimento delle imbarcazioni utilizzate per reati di immigrazione
clandestina, ha autorizzato i Prefetti territorialmente competenti, in deroga all'art.
12 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, ed alla
circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 13 febbraio 2003, a
concedere le predette imbarcazioni, qualora dissequestrate dalla competente
autorità giudiziaria, ad associazioni e fondazioni che ne abbiano formulato
espressa richiesta per fini di utilità sociale e che siano in possesso dei necessari
requisiti.
37
•
L’ OPCM n. 3982 del 23 novembre 2011 ha disposto alcune modifiche all’OPCM n.
3955 del 26 luglio 2011; stanzia 70.000,00 euro a favore delle famiglie di pescatori
dell’isola di Lampedusa cui è stata sottratta l’imbarcazione di proprietà che
costituiva strumento di lavoro e unica fonte di reddito; differisce il termine delle
attività dei centri di Mineo e Lampedusa al 31 dicembre 2011 con oneri
quantificati in euro 744.148,81.
RISORSE
In merito alle risorse stanziate per finanziare l’emergenza Migranti, fornisco di seguito un
quadro riepilogativo della gestione finanziaria:
ENTRATE
Per fronteggiare l’emergenza di cui trattasi per l’esercizio finanziario 2011 sono state
stanziate risorse per complessivi euro 797.487.063, di cui euro 796.459.865 assegnati
dai DMT di seguito indicati - mediante attivazione delle procedure previste dall’articolo 5,
comma 5-quinquies della legge 24 febbraio 1992, n. 225 -, ed euro 1.027.198 riassegnati
con DPCM n. 330/bil del 30/12/2011 per entrate diverse, nell’ambito delle quali rientra
il cofinanziamento disposto dalla Commissione europea per interventi finalizzati al
rimpatrio di cittadini tunisini, per l’importo di euro 1.000.000.
Per quanto concerne l’anno 2012, l’art. 23, comma 11 del decreto-legge 6 luglio
2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha
previsto un ulteriore stanziamento per un importo massimo di 495 milioni di euro,
a copertura delle spese sostenute nell’anno 2011 e per le spese derivanti dall’assistenza
ai migranti nel corso del 2012. E’ in corso di definizione l’ordinanza con cui vengono
ripartite le predette risorse.
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Nell’allegato A è riportato il quadro di sintesi delle risorse assegnate e spese per la
gestione emergenziale.
SPESE
Alla data odierna, a fronte della disponibilità su indicata, risultano sostenute spese per
complessivi euro 783.585.696 per i seguenti interventi:
a) euro 428.084.693 per trasferimenti ai soggetti attuatori ex OPCM 3933 a
titolo di anticipazioni e rimborsi per le attività di assistenza ed accoglienza ai
migranti;
b) euro 275.809.000 per trasferimenti al Ministero dell’Interno per le
attività di propria competenza;
c) euro 28.523.411 per trasferimenti al Commissario delegato ex OPCM
3924 – Prefetto di Palermo per le attività inerenti alla fase emergenziale di cui
alla predetta OPCM 3924;
d) euro 16.478.510 per trasferimenti al Ministero della Difesa per le attività
di propria competenza;
e) euro 6.125.000 per trasferimenti al Corpo delle Capitanerie di Porto per
le attività di cui all’art. 5, comma 1 dell’OPCM 3965;
f)
euro 24.078.449 per oneri connessi al noleggio delle navi per il trasporto
e la dislocazione dei migranti nel territorio nazionale;
g) euro 4.486.633 per spese connesse a vari interventi (rimozione relitti,
acquisto beni e servizi, rimborsi ai datori di lavoro per l’impiego dei volontari,
ecc.) direttamente gestiti dalla struttura commissariale e previsti da diverse
Ordinanze di protezione civile.
Nell’allegato B è riportato il dettaglio delle spese sopra indicate.
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ASSISTENZA ED ACCOGLIENZA
Per la realizzazione degli interventi previsti dall’articolo 1, comma 4 dell’OPCM
3933/2011, con decreto del Commissario delegato rep. n. 2090 del 2 maggio 2011, su
designazione dei Presidenti delle regioni e delle province autonome, sono stati nominati
n. 28 soggetti attuatori ai quali sono stati prontamente trasferiti a titolo di
anticipazione 70,3 milioni di euro.
Successivamente, con circolari esplicative del 16 maggio e 6 luglio 2011, sono state
fornite ai medesimi Soggetti Attuatori indicazioni di dettaglio in merito al rimborso degli
oneri relativi agli interventi posti in essere per il superamento dell‘emergenza e si è data
informativa, attraverso pubblicazione sul portale del Dipartimento, della reportistica e dei
manuali di compilazione, appositamente predisposti per l’attivazione delle relative
procedure amministrativo-contabili, per il rimborso degli oneri sostenuti.
Alla data odierna, il totale delle risorse trasferite a favore dei Soggetti Attuatori per
la gestione emergenziale ammonta a complessivi 428,084 milioni di euro, di cui
273,356 milioni di euro per l’anno 2011 e 154,728 milioni di euro per l’anno 2012
– periodo gennaio-agosto 2012 (cfr. dettaglio allegato B punto b).
In particolare per l’accoglienza dei migranti minori non accompagnati al soggetto
attuatore competente – dott. Natale Forlani – sono stati trasferiti, per le spese relative
all’anno 2011, euro 9.800.000 ai sensi dell’articolo 5 dell’OPCM 3933 ed euro
15.098.662 ai sensi dell’articolo 1 dell’ordinanza del Capo del Dipartimento della
protezione civile 10 settembre 2012, n. 19.
TRASFERIMENTI AL MINISTERO DELL’INTERNO
Per le attività di competenza del Ministero dell’Interno riferite all’anno 2011, a
fronte di oneri previsti dalle OPCM nn. 3951, 3965 e 3991 per un totale di euro
40
382.950.240, sono stati disposti trasferimenti per complessivi euro 275,809 milioni
relativi a (cfr. allegato B– punto d):
-
spese di personale impiegato nell’emergenza;
-
oneri connessi al reintegro dei materiali dei Centri assistenziali di pronto
intervento (CAPI);
-
accordo con la repubblica Tunisina;
-
oneri connessi alle strutture di accoglienza della rete SPRAR (Sistema di
protezione per richiedenti asilo e rifugiati);
-
oneri connessi alla proroga di convenzioni in essere e adeguamento dei centri
di accoglienza.
TRASFERIMENTI AL MINISTERO DELLA DIFESA
Per le attività di competenza del Ministero della Difesa riferite all’anno 2011 per
effetto delle OPCM nn. 3951 e 3965 sono stati disposti rimborsi per complessivi euro
16,478 milioni (impiego forze armate ed altre attività – cfr. allegato B – punto e).
TRASFERIMENTI AL COMMISSARIO DELEGATO EX OPCM 3924
Per le attività relative alla fase emergenziale di competenza del Commissario
delegato ex OPCM 3924 – Prefetto di Palermo sono stati trasferiti al medesimo euro
28,523 milioni (cfr. allegato B – punto c).
ULTERIORI SPESE
A completamento dell’analisi delle spese si evidenzia che, per l’esercizio finanziario 2011,
sono stati sostenuti, direttamente in capo al Commissario delegato, ulteriori oneri per
complessivi euro 34,690 milioni; di cui, in particolare, euro 6,125 milioni per le attività
del Corpo delle Capitanerie di Porto, euro 24,078 milioni per il noleggio di navi per la
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dislocazione dei migranti nel territorio nazionale, ed euro 4,487 milioni per spese
connesse a vari interventi (rimozione relitti, acquisto beni e servizi di emergenza, rimborsi
ai datori di lavoro per l’impiego dei volontari, ecc.) gestiti dalla struttura commissariale e
previsti da diverse Ordinanze di protezione civile (cfr. allegato B – punto a).
ULTERIORE FABBISOGNO DI SPESA E GESTIONE FINANZIARIA ANNO 2012
Relativamente alla gestione 2012, si evidenzia che i 495 milioni di euro previsti dall’art.
23, comma 11 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla
legge 7 agosto 2012, n. 135, unitamente alle disponibilità presenti sul pertinente capitolo
di bilancio pari ad euro 13,901 milioni di euro, per un totale complessivo di euro
508,901 milioni, sono destinati a copertura dei seguenti interventi:
a) 15,099 milioni di euro, ai sensi dell’articolo 1 dell’ordinanza del Capo
del Dipartimento della protezione civile 10 settembre 2012, n. 19, al
Soggetto attuatore per i minori non accompagnati (somma già anticipata
con i fondi attualmente disponibili);
b) 52,083 milioni di euro per l’attuazione di specifici interventi previsti
dall’Ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile, attualmente,
all’intesa del Ministero dell’economia e delle finanze (allegato C- punto a);
c) 256,162 milioni di euro per ulteriori oneri connessi alle attività del
Ministero dell’Interno (allegato C – punto b);
d) 185,557 milioni di euro, di cui:
- 112,147 milioni di euro per somme rimaste da pagare per l’esercizio
finanziario 2011;
- 73,410 milioni di euro per oneri residui connessi al fabbisogno di spesa per
l’esercizio finanziario 2012 (allegato D).
Roma, 30 ottobre 2012
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