Bicarbonato di sodio usi e proprietà,Non
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Bicarbonato di sodio usi e proprietà,Non
Bicarbonato di sodio usi e proprietà Bicarbonato di sodio usi e proprietà: alleato dell’igiene e della salute http://lifestylemadeinitaly.it/bicarbonato-di-sodio-usi-e-prop rieta-alleato-delligiene-e-della-salute/ 29 febbraio 2016 da Cinzia Carcione Il bicarbonato di sodio ha molte proprietà benefiche che lo rendono un ottimo alleato per la salute, in cucina e nelle pulizie domestiche; vediamo insieme le principali caratteristiche con alcuni consigli per l’uso. Chi non ha in casa almeno una confezione di bicarbonato di sodio, ma in quanti si sono soffermati a riflettere sulle sue proprietà e su tutti i possibili usi che se ne può fare? Noi cercheremo di svelarvene alcuni, dai benefici per la salute di stomaco e denti, agli svariati usi nelle faccende domestiche, passando per alcuni rimedi beauty per corpo, viso e capelli; quindi via libera all’uso del bicarbonato di sodio ma con moderazione perché come tutte le medaglie ha anche un risvolto poco piacevole. Infatti eccedere con le quantità giornaliere consigliate, può far incorrere in sgradevoli effetti indesiderati quali, crampi, formazione di gas nello stomaco, mal di testa e nei casi più gravi anche nausea e vomito, debolezza e ipertensione. Proprietà terapeutiche. Antiacido: in caso di acidità, gastrico e gastrite, assumere un poco meno di un’ora dopo i pasti e ferma il bruciore riequilibrando aiutando la digestione. Evitare di sta seguendo una dieta iposodica. mal di stomaco, reflusso cucchiaino di bicarbonato prima di andare a dormire, l’acidità dello stomaco e assumere bicarbonato se si Gengive infiammate: grazie alle sue proprietà decongestionanti, in caso di gengive infiammate, strofinarci sopra un po’ di bicarbonato di sodio, avendo cura di lavarci anche i denti, ripetendo l’operazione prima di andare a dormire e concludendo con sciacqui a base di acqua e bicarbonato. Herpes labiale: in caso di herpes applicare localmente un cucchiaino di bicarbonato con succo di limone, lo farà durare molto meno e soprattutto eviterà che si espanda; attenzione che brucia un po’. Mal di gola: se avete la gola infiammata, fare abbondanti sciacqui con acqua e bicarbonato aiuta a sfiammare rapidamente e a decongestionare. Raffreddore e sinusite: per decongestionare naso tappato a causa del raffreddore o per la sinusite, preparate dei lavaggi nasali con 120 ml di acqua, 1 cucchiaino di sale e 1 di bicarbonato e mettetene 2/3 gocce nel naso più volte al giorno. Occhi: per combattere congiuntive o prurito agli occhi basta fare degli impacchi imbevendo 2 dischetti di cotone con 2 cucchiaini di bicarbonato sciolti in un bicchiere di acqua tiepida, da tenere sugli occhi per una decina di minuti circa prima di andare a dormire per avere un sollievo quasi immediato. Ripetere in caso di bisogno. Micosi delle unghie dei piedi (onicomicosi): le unghie colpite ingialliscono, se non vengono curate si sfaldano e nei casi peggiori cadono; il bicarbonato di sodio ha proprietà antimicotiche e disinfettanti, quindi potete preparare una densa crema a base di bicarbonato e acqua da applicare sulle unghie colpite, lasciandola finché non sarà completamente asciutta. Il trattamento va ripetuto finché non passa l’ingiallimento e per evitare il contagio delle altre unghie fare anche pediluvi con acqua e bicarbonato di sodio. Cistite: nella fase acuta bevete mezzo bicchiere d’acqua con dentro 1 cucchiaino di bicarbonato, 2/3 volte al giorno, questo aiuta a riequilibrare l’acidità dell’urina, attenuando il bruciore. Candidosi: il bicarbonato di sodio grazie alle sue proprietà antimicotiche, può essere usato come disinfettante nella cura della candidosi, facendo lavande con acqua e bicarbonato per alleviare il fastidio, disinfettare le mucose e contrastare l’acidità. Emorroidi: grazie all’effetto antinfiammatorio e decongestionante il bicarbonato di sodio è indicato anche per l’igiene intima nei casi di emorroidi, facendo lavaggi con acqua e bicarbonato; si consiglia di procedere nella fase iniziale anche con lavande interne di acqua e bicarbonato almeno una volta a settimana. Punture d’insetto: il bicarbonato può essere usato anche per curare le punture d’insetto, soprattutto quando diventano un po’ più difficili da trattare; si può preparare una pasta mescolando 3 cucchiai di bicarbonato in polvere in mezza tazza d’acqua, quindi sfregate l’impasto ottenuto sulla parte interessata più volte al giorno e in poco tempo il fastidio scomparirà del tutto. Schegge: è possibile usare il bicarbonato di sodio anche per rimuovere le schegge nelle dita, mescolando un pizzico di bicarbonato in mezzo bicchiere d’acqua e applicando il composto sulla parte interessata, questo farà scomparire completamente la scheggia. Proprietà cosmetiche. Denti: già impiegato in molti dentifrici per il suo effetto sbiancante e antimacchia senza intaccare lo smalto dei denti, se volete intensificare l’effetto sbiancante dei comuni dentifrici, una volta al mese strofinate delicatamente il bicarbonato direttamente sui denti. Antiodore: il bicarbonato di sodio può essere usato per eliminare dalle mani il fastidioso odore di aglio e cipolla, oppure fare gargarismi per combattere l’alitosi. Shampoo: aggiungendo 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio nella normale dose di shampoo per lavare i capelli, si può combattere la forfora mantenendo i capelli puliti più a lungo, rendendoli morbidi. Scrub: con il bicarbonato di sodio si può creare uno scrub naturale, miscelando mezza tazza d’acqua con 2 pastiglie di bicarbonato e facendo assumere al composto una consistenza pastosa; questo scrub grazie ai suoi cristalli vi permetterà di rimuovere con delicatezza le cellule morte da corpo e viso, oppure calli e duroni dai piedi. Meglio non usare in caso di acne, brufoli o dermatiti, per le quali sono più indicati saponi dal PH leggermente acido. Utilizzo in cucina. Chi soffre di acidità di stomaco o ulcera gastrica, grazie al bicarbonato può magiare cibi conditi con il sugo di pomodori senza incorrere in fastidiosi bruciori, perché basta un pizzico di bicarbonato per bilanciare l’acidità del sugo. Il bicarbonato di sodio è inoltre utile per detergere e disinfettare frutta e verdura, sciogliendone 1 cucchiaio in 1 litro di acqua e lasciando frutta e ortaggi in ammollo per 10 minuti circa, risciacquando poi con abbondante acqua corrente. In mancanza di lievito per alimenti può essere utilizzato ¼ di cucchiaino di bicarbonato di sodio sciolto in ½ cucchiaino di succo di limone, sia negli impasti di dolci che dei prodotti salati da forno tipo il pane. Utilizzo nelle pulizie di casa. Smacchiatore: sciogliendo un po’ di bicarbonato di sodio in acqua calda si possono usare le sue proprietà basiche per togliere le macchie e il grasso incrostato da piatti e pentole. Detergente per superfici: grazie alle sue proprietà disinfettanti, il bicarbonato di sodio è adatto per pulire tutte le superfici tranne l’alluminio; inoltre non graffia in quanto i suoi cristalli si sciolgono totalmente a contatto con l’acqua. Meglio usare guanti durante l’utilizzo per evitare che alcune reazioni possano irritarle. Insettifugo: cospargendo il bicarbonato di sodio fuori a porte e finestre e sui balconi terrete lontani formiche e insetti per i quali ha un’azione irritante. Se lo mescolate con acqua e lo nebulizzate sulle piante svolgerà anche un’azione pesticida. Ammorbidente: ne basta 1 cucchiaio aggiunto ad ogni lavaggio nella vaschetta dell’ammorbidente, ovviamente al posto di quest’ultimo, per ottenere un bucato morbido in modo ecologico. Anticalcare: ad esempio per mantenere in buona salute la caffettiera e godersi sempre un ottimo caffè, basta mettere periodicamente un cucchiaino di bicarbonato nel contenitore dell’acqua della caffettiera, non aggiungere caffè e metterla sul fuoco, questo previene la formazione del calcare. Stessa cosa vale per la prevenzione del calcare in lavatrice. IL NOSTRO COMMENTO: Per gli occhi (Blefariti,cheratiti,congiuntiviti ecc..) gli impacchi di bicarbonato sono veramente un toccasana. Per il reflusso gastroesofageo assumere mezzo cucchiaino di bicarbonato con un po’ di acqua. Non mangiare frutta a fine pasto Se mangi frutta a fine pasto, ti conviene leggere questo. Ecco cosa succede al nostro organismo Fonte e http://www.panecirco.com/dieta-frutta-tre-giorni/ link: Tutti pensiamo che mangiare frutta significhi comprarla, sbucciarla, affettarla e portarla alla bocca. Ma non è così semplice e banale. È importante sapere come e quando mangiarla. Qual è dunque il modo corretto di consumare la frutta? La prima regola è di non mangiarla mai a fine pasto, ma sempre a stomaco vuoto. Se voi imparerete a mangiare tanta frutta, e a farlo nel modo corretto, essa giocherà un ruolo basilare nella detossificazione del vostro sistema corporale, e metterà a vostra disposizione una enorme quantità di energia utile a farvi perdere eventuale sovrappeso e a condurre al meglio tutte le altre migliorie corporali. IL PIÙ IMPORTANTE CIBO UMANO Se mangi due fette di pane e poi una porzione di frutta, rovini un meccanismo perfetto. La porzione di frutta è pronta per andare direttamente nell’intestino tenue, nel duodeno, ma viene impedita di fare quel percorso e viene trattenuta nello stomaco da quelle fette di pane, per cui l’intero pasto, sia il pane che la frutta, si trasforma in un bolo acido carico di fermentazione, per cui tutto è da considerarsi compromesso e rovinato. Si deve assolutamente mangiare la frutta separatamente o comunque prima dei pasti e non alla fine. LA GENTE SBAGLIA E POI DÀ PURE COLPA ALLA FRUTTA Ovvio che poi si ascoltano lamentele in serie, tipo “Ogni volta che mangio l’anguria mi viene da ruttare”, “Se mangio il durian il mio stomaco si gonfia”, “Se consumo una banana mi viene da correre in bagno”, e altre amenità del genere, che mai succederebbero se ci fossero da parte vostra migliori attenzioni. Occorre evitare che la frutta trovi sul suo cammino cibo indigerito e residui putrefattivi di pasti precedenti e di digestioni prolungate oltremisura, mandando se stessa e il resto in putrefazione, intestinali. e creando gas e rigonfiamenti NON ESISTONO FRUTTI ACIDIFICANTI Capelli bianchi, perdita di capelli, crisi di nervosismo, circoli scuri sotto gli occhi, e altre cose del genere non succederebbero se imparassimo a consumare il nostro cibo elettivo nelle giuste modalità, cioè a stomaco libero. Non esiste al mondo alcun frutto capace di acidificare il corpo umano, tanto meno limoni e arance, che al contrario rappresentano quanto di meglio esiste per alcalinizzare il nostro sistema ed evitare il ricorso ai tamponi antiacidi, assai costosi in termini di enzimi e di energia interna. IL SEGRETO DELLA BELLEZZA E DELLA SALUTE Secondo il maggiore studioso mondiale di alimentazione di tutti i tempi, che rimane senza dubbio il dr Herbert Shelton, se imparate il corretto modo di alimentarvi con la frutta, avrete automaticamente a vostra disposizione il segreto della bellezza, della longevità, della salute, dell’energia, della felicità e del peso-forma costante e senza sbalzi. CONFEZIONI, BOTTIGLIE E LATTINE Se vi sentite di bere un succo di frutta, non avvenga mai da lattine, da confezioni varie e da bottiglie di succhi pastorizzati, dal sapore simile o anche identico a quello dei frutti, ma totalmente privi dei nutrienti originari, visto che il calore fa una autentica strage di vitamine e micronutrienti, e che eventuali aggiunte di vitamine sintetiche rendono ancor più velenoso il tutto. In ogni caso consumare il frutto come sta è la migliore soluzione, visto che anche nella centrifugazione si perdono delle qualità, soprattutto se non si provvede al consumo immediato. In ogni caso il succo spremuto o centrifugato va bevuto lentamente e a piccoli sorsi, puntando a una muscolazione con la saliva. Masticare il succo più che inghiottirlo. TRE GIORNI A SOLA FRUTTA Si può sempre optare per un semi-digiuno di 3 giorni a sola frutta per una ripulita del corpo. Basta consumare solo frutta e succo di frutta fresco da mattina a sera, per 3 giorni, e sarete sorpreso dai vostri amici e dai vostri familiari, che si accorgeranno di quanta salute radiante emetta il vostro viso! QUALI I MIGLIORI FRUTTI? Il kiwi è piccolo ma potente e concentrato. Ottima fonte di potassio, magnesio, vitamina-E e fibra. Il suo contenuto di vitamina-C è doppio rispetto all’arancia. Una mela al giorno tiene lontano il medico di torno? È verissimo. Sebbene sia bassa in vitamina-C è dotata di antiossidanti e di flavonoidi che, al pari dell’acido ascorbico, abbassano il rischio di cancro al colon e di cardiopatie. Le fragole sono frutti protettivi, dotate come sono di poteri anti-ossidanti e di azione specifica contro quei radicali liberi che causano intasamenti vascolari e infiammazioni. L’arancia rappresenta quanto di meglio esista. Trattasi di medicina dolce e naturale. Una manciata di arance al giorno azzera raffreddori e riniti, abbassa il colesterolo, previene e dissolve i calcoli renali e annulla il rischio di cancro intestinale. L’anguria rappresenta quanto di meglio esista per soddisfare la sede. Composta del 92% di acqua, è anche confezionata dalla natura con una dose gigantesca di glutatione, basilare per dare la carica al sistema immunitario. È anche una fontechiave di licopene, il maggior anti-ossidante e anti-cancro previsto in natura. All’anguria non mancano ovviamente vitamina-C, potassio e tanta preziosa acqua biologica per ricambiare le nostre acque stagnanti. I meloni sono da considerarsi suoi ottimi e deliziosi cugini. Frutti speciali, rigorosamente non mescolabili ad altri cibi. Guava e papaia meritano lo scettro per la vitamina-C, essendo di gran lunga i frutti che ne contengono di più. Il guava è anche ricco di fibra vegetale, indispensabile a prevenire fenomeni costipativi. La papaia contiene pure carotene, utile per gli occhi, e la famosa papaina, fantastica per aiutare la digestione. SUL BERE ACQUA È incredibile vedere come la gente sappia avvelenarsi anche con le cose più innocenti. Respira aria e non si accorge se è pura o condizionata o riscaldata o semplicemente viziata. Beve acqua e lo fa nel modo più irresponsabile, bevendola durante e alla fine dei pasti, provocando diluizione e depotenziamento dei succhi gastrici. Come non bastasse la beve fredda o addirittura col ghiaccio. Queste cose significano blocco digestivo assicurato. L’acqua fredda tende a far solidificare gli oli ingeriti durante il pasto, con inevitabile rallentamento digestivo. Una volta che questo pantano oleoso reagisce con l’acido stomacale, va giù e viene assorbito dall’intestino prima del cibo solido, intasando l’intestino e formando nuovi grassi che portano a formazioni tumorali. Se proprio volessimo bere dell’acqua coi pasti, essa sia limitatissima e calda. EVULOSIO O FRUTTOSIO NATURALE Succo di frutta fresco significa levulosio o fruttosio. Nulla a che fare con lo zucchero comune saccarosio, che è autentico veleno. Nulla a che fare col fruttosio sintetico, pure negativo per la salute. Il fruttosio naturale sta solo nella frutta fresca e nel miele non cotto, mescolato al glucosio naturale che è suo isomero (costituito dagli stessi elementibase ma con diverse proprietà chimiche, imputabili a diversità strutturali-molecolari). Il levulosio si forma nell’inversione del saccarosio e per idrolisi dell’inulina (cugina dell’insulina). Ha potere dolcificante superiore a quello del saccarosio. Il fruttosio è indicato per i diabetici, al contrario del saccarosio. IL SUCCO D’UVA La migliore fonte di zucchero naturale per i bambini sta decisamente nel succo d’uva fresco. Se manca la frutta, i datteri e i fichi sono la seconda fonte di fruttosio naturale. Il succo di fichi e datteri seccati al sole si ottiene mettendoli affettati in una terrina e riempiendola con dell’acqua distillata o comunque leggera. Si copre il tutto con coperchio e si lascia tutta la notte. Il giorno successivo si beve l’acqua dolce, non senza aver prima spremuto i frutti rigonfiati d’acqua. IL NOSTRO COMMENTO: E’ vero! Ottimo articolo! In effetti la frutta a fine pasto è deleteria. Rallenta la digestione e gonfia lo stomaco. La frutta va mangiata da sola durante il giorno e, se possibile, al mattino a digiuno. Provare per credere! Otite media Otite Mal d’orecchio, sordità, fischi e ronzii, prurito: sono i sintomi tipici dell’otite. Ad essi possono associarsi la febbre, i brividi di freddo, la nausea, il vomito e la diarrea. L’otite è un’infiammazione dovuta a un’infezione dell’orecchio esterno o dell’orecchio medio. Un’infiammazione della gola e l’ostruzione del naso, come accade quando siamo raffreddati, può far aumentare la pressione sulla membrana del timpano, anche se non c’è un’infezione, determinando così dolore alle orecchie. Otite esterna La presenza di germi nell’orecchio medio è la responsabile dell’otite vera e propria, che si può manifestare con febbre anche elevata e dolore pulsante. In alcuni casi l’infezione presente nell’orecchio medio può determinare la produzione di pus che può provocare una rottura spontanea della membrana del timpano. Una condizione che si verifica soprattutto quando si nuota in acque inquinate. Per prevenire la comparsa dell’otite esterna, quindi, è importante asciugarsi bene le orecchie ed utilizzare gli appositi tappi quando ci si immerge. Talvolta l’otite esterna può essere collegata all’otite media o ad infezioni delle vie respiratorie superiori, mentre la presenza di umidità può costituire il luogo ideale per la proliferazione dei funghi e può predisporre l’organo all’infezione fungina. Anche i traumi dovuti, per esempio, all’inserimento di oggetti estranei nell’orecchio, come i bastoncini di cotone per effettuare la pulizia, possono causare l’otite esterna. Otite media È l’infiammazione dell’orecchio medio, posto immediatamente dopo la membrana timpanica. Può essere provocata da batteri o virus. Si può formare pus, accompagnato da dolore, aumento della pressione e infiammazione. La membrana timpanica si gonfia e si arrossa e non vibra più come prima, causando una temporanea perdita d’udito. L’otite media si presenta spesso associata ad un’infezione delle vie aeree superiori; sono soprattutto i bambini ad esserne colpiti perché la tromba d’Eustachio del loro orecchio è più breve di quella degli adulti e può essere un perfetto ricettacolo per batteri e virus. Sintomi tipici sono l’irritabilità e la difficoltà nel mangiare e nel dormire, il mal d’orecchio, l’aumentata pressione sanguigna nell’organo e la perdita di udito. Ad essi possono associarsi febbre, tosse e naso che cola. Nei casi più gravi la pressione sanguigna può essere così forte da provocare la rottura della membrana timpanica. Le persone più a rischio di contrarre otite media sono quelle con sindrome di Down o i soggetti allergici, i maschi più delle donne. La prevenzione dell’otite media si basa essenzialmente sulla riduzione del rischio di contrarre infezioni alle vie aeree superiori (spesso associate a questa condizione). Orecchio del nuotatore e altri tipi di mal di orecchio Torna su Labirintite È l’infiammazione del labirinto, dovuta spesso all’azione di batteri che si diffondono attraverso il sangue, il sistema nervoso o per contiguità da una otite. Vino rosso e tè verde, alleati della prevenzione e della terapia del tumore Vino rosso e tè verde, alleati della prevenzione e della terapia del tumore Hanno la stessa struttura chimica e un ruolo protettivo nei confronti del cancro e di molte altre malattie Pubblicato il 16/12/2015 da Mariano Bizzarri Fonte e link: http://www.lafucina.it/2015/12/16/vino-rosso-verde-alleati-pre venzione-terapia-tumore/ . Uno studio del 2013 ha messo in evidenza come il rischio di contrarre un tumore del polmone nei forti fumatori venisse ridotto di circa il 70% soltanto bevendo due bicchieri di vino rosso al giorno. Questo è un risultato assolutamente certo e sicuro condotto su 300 mila persone negli Stati Uniti, anche perché è confermato dagli studi di biologia molecolare. Il vino rosso contiene una quantità straordinaria di principi farmacologici, estremamente potenti e attivi, in grado non solo di ridurre il rischio di cancro (visto che riducono i fattori ossidanti, proteggendo le cellule normali da numerosi stimoli di carattere cancerogenico), ma capace anche di concorrere alla terapia di questi tumori. Leggi anche La straordinaria utilità farmacologica dell’inositolo Nei nostri laboratori abbiamo isolato otto principali componenti, che collettivamente vengono chiamati Grape seed extract (estratti di semi d’uva), e vengono concentrati e usati già oggi come presidio farmacologico nella terapia dei tumori. Dal punto di vista preventivo sarebbe sufficienti consumare più uva e trattare il vino per quello che è, ossia un alimento, come è sempre stato dall’antichità, rispettando le buone regole dell’alimentazione, senza superare le dosi raccomandate perché è inutile: bastano 2 o 3 bicchieri di vino rosso al giorno. Pur essendo lontanissimo dal te verde sotto il profilo organolettico, come qualità, come sapore, il vino rosso e il te verde condividono la stessa struttura chimica. Non è un caso che entrambe queste due bevande abbiano un ruolo protettivo nei confronti non solo del cancro ma di tante altre malattie: trombosi, ipercolesterolemia, pressione alta. Inoltre è assolutamente straordinario che due grandi civiltà come quella latina e quella cinese avessero individuato come loro bevanda di riferimento, composti che hanno la stessa composizioni e e le stesse indicazioni in termini di prevenzione e trattamento delle malattie.Ancora: Il vino rosso salva la prostata Bere un bicchiere di vino rosso al giorno riduce della metà il rischio di sviluppare un tumore della prostata Bere un bicchiere di vino rosso al giorno potrebbe ridurre della metà il rischio di sviluppare un tumore della prostata. E l’effetto protettivo sembra essere più forte contro le forme più aggressive della malattia. Lo sostiene uno studio condotto da ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center e pubblicato sulla rivista “International Journal of Cancer“. “Abbiamo scoperto – spiega la ricercatrice Janet L. Stanford – che gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino rosso alla settimana hanno un rischio di cancro della prostata ridotto del 50 per cento. Per quanto riguarda i tipi di tumore più aggressivo, l’incidenza risulta ridotta addirittura del 60 per cento”. Stanford e colleghi non hanno scoperto effetti significativi – né positivi né negativi – associati con il consumo di birra o superalcolici e nemmeno di vino bianco, cosa che suggerisce l’esistenza di un composto benefico nel vino rosso di cui gli altri alcolici sono privi. Questo composto, secondo i ricercatori, potrebbe essere un antiossidante chiamato resveratrolo, che abbonda nella buccia dell’uva rossa ma molto meno in quella dell’uva bianca. Il composto si trova anche nelle arachidi e nei lamponi, e si ritiene possa proteggere dalle malattie cardiovascolari. Ipertensione e vino rosso che farebbe bene al cuore Ipertensione e vino rosso. “Bere vino rosso moderatamente fa bene alla salute” e quindi anche alla pressione arteriosa. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dalla Mayo Clinic nel 2014. È tutto merito di una sostanza chiamata resveratrolo contenuta nella buccia dell’acino d’uva che ha la proprietà di fluidificare il sangue e può limitare l’insorgenza di placche trombotiche. Il vino rosso viene lasciato fermentare con la sua buccia più a lungo rispetto al vino bianco e per questo ne è più ricco. Si può assumere resveratrolo semplicemente mangiando l’uva o bevendone il suo succo, oppure mangiando altri cibi come le arachidi e i mirtilli e mirtilli rossi. In che modo il consumo moderato d’alcol può aiutare il nostro cuore? Diversi studi hanno dimostrato che un consumo moderato di vino rosso aiuta il cuore: Aiuta a ridurre la pressione arteriosa, l’ipertensione Accresce l’HDL, il cosiddetto colesterolo buono Riduce il rischio di coaguli nel sangue quindi Ricerche hanno dimostrato che l’assunzione moderata di alcol, incluso il vino rosso, porta benefici alla salute, sembra infatti che in questi individui diminuisca il rischio di riscontrare malattie cardiovascolari, con benefici anche sulla pressione arteriosa. Non per questo però bisogna iniziare a bere o esagerare, sia ben chiaro, perché l’abuso d’alcol può causare problemi gravi alla salute. Nè l’American Heart Association né la National Heart, Lung and Blood Institute consigliano di iniziare a bere alcol per prevenire malattie cardiache. Esagerare con alcol, infatti, aumenta il rischio di soffrire di ipertensione arteriosa, danneggia il fegato e porta all’obesità. Senza parlare dei danni che può causare l’alcol durante la gravidanza. Per individui sani la quantità consigliata di vino consiste in un bicchiere al giorno per donne e uomini sopra i 65 anni, è invece di due bicchieri al dì per uomini sotto i 65 anni (i limiti per gli uomini sono più alti di quelli femminili poiché generalmente l’uomo ha un peso corporeo maggiore). Ecco svelato perché il vino in quantità moderata potrebbe fare bene al cuore e anche all’ipertensione. Per leggere l’articolo originale (in inglese) clicca qui Sanità Reggina: Parla Benedetto: “Mi sto sforzando di fare il meglio per i cittadini e la Calabria” Sanità Reggio – Parla Benedetto: “Mi sto sforzando di fare il meglio per i cittadini e la Calabria” Fonte e link: http://www.strill.it/citta/2015/10/sanita-reggio-parla-benedet to-mi-sto-sforzando-di-fare-il-meglio-per-i-cittadini-e-lacalabria/?fb_action_ids=10205325476121063&fb_action_types=og.l ikes venerdì 30 ottobre 2015 “Abbiamo combattuto fin dal primo giorno per la cardiochirurgia. L’orientamento era quello di incardinarla con Catanzaro. Adesso, invece, siamo la terza cardiochirurgia calabrese – dice Frank Benedetto con una punta di soddisfazione – dopo diciotto mesi dall’apertura è prevista una ricognizione generale e la cardiochirurgia che non porterà risultati sarà costretta a chiudere. Se le cose andranno bene noi saremo la prima”. Il commissario dell’azienda ospedaliera reggina si mostra positivo riguardo il futuro della struttura cardiochirurgica reggina che dovrebbe cominciare a breve le proprie attività: entro il 10 novembre prossimo sarà pubblicato l’avviso pubblico per il cardiochirurgo e, da quanto è stato possibile percepire durante l’incontro con i consiglieri comunali, ormai si è veramente alla fine di una lunga e tormentata vicenda. Ma non è solo questa la novità per quanta riguarda l’azienda ospedaliera: è stata attivata la procedura di mobilità per il dirigente medico che si occuperà della pet. “Arriva dall’ospedale Cervello di Palermo, è di origine calabrese con una esperienza con questa macchina da tantissimi anni. Arriverà tra qualche settimana per rafforzare l’attività. Perché il sistema dovrà garantire almeno otto, dieci procedure al giorno per circa 1500 prestazioni l’anno”. Questa macchina di ultima generazione che consente di individuare precocemente i tumori, già montata all’interno dei Riuniti da circa sei mesi, è estremamente complessa e giorno 16 novembre cominceranno le prove tecniche dalla ditta installatrice. Due settimane di prove ed il 2 dicembre prossimo ci sarà la partenza ufficiale con la predisposizione delle agende. Ed il risparmio, per tutti, sarà notevole. “In provincia non abbiamo una pet pubblica a disposizione ma soltanto una privata, a Cosenza. Tutti i pazienti al momento vanno fuori regione. Saremo, quindi, i primi ad aprire in Calabria. Al momento c’è una forte emigrazione in Sicilia. Il nostro obiettivo principale – aggiunge Benedetto – non è soltanto recuperare la mobilità sanitaria passiva ma soprattutto dare un servizio di questo genere ai cittadini. Perché quando un paziente oncologico deve varcare lo Stretto e sobbarcarsi una montagna di spese e mille difficoltà, vuol dire semplicemente un aggravio delle sue condizioni di salute già di per se precarie”. Anche l’oncologia sta facendo passi da gigante. “Stiamo fornendo tutti i farmaci oncologici di ultimissima generazione ed abbiamo preso recentemente in carico altri pazienti con costi aggiuntivi che ho portato all’attenzione, alla visione della struttura commissariale regionale. Basti pensare che una fiala di un nuovo farmaco costa circa 30mila euro. Farmaci di recente immessi in commercio, molecole mirate con anticorpi monoclonali che vanno a colpire il bersaglio in maniera selettiva”. In quest’ottica si è pensato alla realizzazione, al presidio Morelli, dell’onco-ematologia, una sorta di centro tumori per il quale si sta già lavorando alla sua costruzione. “Abbiamo ripensato la sua collocazione al Morelli, in una struttura di ultimissima generazione, tutta cablata con microclimi, sale, rispetto privacy. Insomma, un vero profilo ospedaliero di un grande centro tumori. E Reggio lo merita”. Sulla politica che mostra in questi ultimi tempi un interessamento per la sanità che non si era visto negli anni passati, Benedetto risponde così. “Forse la politica ha finalmente compreso l’importanza strategica sul fatto che la stessa debba lasciare operare liberamente gli operatori sanitari. Il fenomeno dell’interferenza politica forse non è manifesto come lo era un tempo. Il mandato a cui debbo assolvere, peraltro sollecitato e ribadito più volte dallo stesso presidente Oliverio, è quello di fare il meglio per i cittadini e per la Calabria. Ed è quello che mi sto sforzando di fare. La verità è che la politica, assieme alla sanità, ha perso totalmente la credibilità. Per recuperarla davanti agli occhi dei cittadini ha bisogno di associarsi per un unico intento, quello di recuperare il terreno perduto. Ed è possibile farlo facendo vedere che qualcosa sta realmente cambiando”. (Domenico Grillone) IL NOSTRO COMMENTO: Prendiamo lo spunto da questo articolo di Strill.it di D.co Grillone per dire la Nostra sulla sanità calabrese. Finalmente la Sanità calabrese ha messo un uomo con tanto di palle a fare il Commissario presso l’Azienda Ospedaliera “Melacrino e Bianchi” di Reggio Calabria. Noi conosciamo personalmente il Dr. Benedetto, come un valente Cardiologo, ma non sapevamo che fosse anche un ottimo operatore della Sanità. Alcuni reparti della Azienda sanitaria reggina (non tutti per fortuna!) erano sforniti di apparecchiature sanitarie e ciò non consentiva ai medici di poter operare validamente nel territorio costringendo i pazienti a migrare verso altre regioni per potersi curare. Spesso la vita di un paziente dipendeva dal fatto di riuscire a prendere in tempo un aereo per poter essere operato. Proprio a partire dalla cardiochirurgia molti malati di Reggio Calabria sono stati costretti ad essere portati d’urgenza in elicottero a Catanzaro per salvarsi la vita. Auguriamoci che questo non accada più, grazie al Dr Benedetto. Un altro intervento non meno importante nella sanità reggina il dr Benedetto lo ha fatto sulla PET. La PET (Positron Emission Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini che consente di individuare precocemente i tumori e di valutarne la dimensione e la localizzazione. L’esame si basa sulla somministrazione di radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni. Le indagini di Medicina Nucleare, come la PET, prevedono la somministrazione di una piccola quantità di una sostanza radioattiva (radiofarmaco), al fine di indagare le caratteristiche funzionali degli organi e degli apparati nei quali il radiofarmaco si localizza. Dopo essere stato somministrato per via endovenosa, il radiofarmaco si distribuisce nel corpo del paziente permettendo di ottenere delle immagini diagnostiche, interpretate dai medici specialisti. Grazie Dr. Benedetto per il suo intervento presso i malati oncologici. Un altro intervento non meno urgente nella sanità Reggina il Dr Benedetto lo dovrà fare presso il Reparto di urologia dove ancora gli interventi di resezione prostatica si praticano con metodo tradizionale (TURP). Ci auguriamo che il “Laser” possa arrivare presto ed alleviare la degenza ed il disagio di quanti devono andare fuori per farsi operare di prostata nonostante gli operatori eccellenti che abbiamo in loco. Noi rivolgiamo un appello al Presidente Oliverio di nominare il Dr. Frank Benedetto quale Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria per il bene della sanità reggina e dei cittadini calabresi che non meritano di andar fuori per curarsi. Prenda ogni tanto la politica una iniziativa valida a favore della collettività! Lattine e bottiglie di plastica fanno aumentare la pressione Lattine e bottiglie di plastica fanno aumentare la pressione Un composto chimico sospettato di essere cancerogeno che è presente nei contenitori filtra nelle bevande Pubblicato il 10/12/2014 da La Fucina Fonte e link: http://andreanicola.blogspot.it/2014/12/lattine-e-bottiglie-di -plastica-fanno.html Lattine e bottiglie di plastica fanno aumentare la pressione Chi beve regolarmente acqua o bevande contenute in lattine e bottiglie di plastica potrebbero ripensarci. Un nuovo studio mostra che un composto chimico che si trova nei contenitori riesce a filtrare nei liquidi e far aumentare la pressione dopo un paio d’ore che vengono ingeriti. Si tratta del bisfenolo A, un composto organico che si trova in grandi quantità in bottiglie di plastica e lattine. Un’esposizione cronica a questo composto è stato associato a malattie cardiache, cancro e altri problemi di salute. Il nuovo studio è il primo a mostrare che una singola espozione al bisfenolo A può avere un impatto immediato sul benessere del nostro cuore. E alcuni studi pubblicati nel 2008 hanno dimostrato la sua tossicità, gli effetti cancerogeni e gli effetti neurotossici, tanto che è stato eliminato da vari prodotti, soprattutto quelli per i bambini. Bisfenolo A: il composto chimico che fa aumentare la pressione Lo studio ha rilevato che chi beveva latte di soia contenuto in lattine vedeva aumentare il livello di bisfenolo A nell’urina, mentre nei giorni in cui bevevano la stessa bevanda da bottiglie di vetro, in cui non è presente questo composto, non c’è stato un innalzamento significativo dei livelli della pressione del sangue né del contenuto di bisfenolo A. Una singola esposizione non reca gravi danno al nostro organismo, ma una costante esposizione può portare a ipertensione. Il dottor Michels, un esperto di bisfenolo A dell’Harvard Medical School non coinvolto nella ricerca ha detto che i risultati sono “preoccupanti“. A partire dal 2000, quasi un miliardo di persone nel mondo, circa il 26% della popolazione adulta, soffriva di ipertensione. Wikipedia spiega che “la malattia ipertensiva è responsabile della diminuzione delle aspettative di vita dei pazienti affetti. I disturbi provocati dall’ipertensione gravano sugli organi vitali: cervello, cuore, retina, vasi arteriosi e rene.” Il bisfenolo A è stato utilizzato sin dagli anni ’60 per produrre bottiglie di plastica, contenitori per il cibo, lenti a contatto e biberon. Nel 2012 l’FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha affermato che questo composto chimico non dev’essere più utilizzato nella produzione di biberon e tazze per bambini. Gli organi di controllo canadesi hanno dichiarato ufficialmente che il bisfenolo A è una sostanza tossica e hanno vietato l’utilizzo nella produzione di articoli per bambini. Iscriviti a questo gruppo se ti intessano notizie di salute e alimentazione Fonte: New York Times fonte Pubblicato da Andrea Nicola a 10:32 IL NOSTRO COMMENTO: Questo è quello che viene affermato dall’FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. L’Ente ha affermato che questo composto chimico non dev’essere più utilizzato nella produzione di biberon e tazze per bambini. Gli organi di controllo canadesi hanno dichiarato ufficialmente che il bisfenolo A è una sostanza tossica e hanno vietato l’utilizzo nella produzione di articoli per bambini. LEGGI ANCHE: L’acqua minerale contenuta nelle bottiglie di plastica sotto accusa (CLICCA QUI) Per dovere di cronaca pubblichiamo anche questo articolo dell’EFSA sul Bisfenolo A Nessun rischio da esposizione al bisfenolo A per la salute dei consumatori Fonte e link: http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/150121 Vedi anche Bisphenol A Ingredienti e imballi alimentari Press Release 21 Gennaio 2015 Nella nuova, completa valutazione sull’esposizione dei consumatori al bisfenolo A (BPA) e la tossicità della sostanza, l’EFSA ha concluso che il BPA non rappresenta un rischio per la salute della popolazione di alcuna fascia di età (inclusi feti, neonati e adolescenti), ai livelli attuali di esposizione. L’esposizione attraverso la dieta o l’insieme delle varie fonti (dieta, polvere, cosmetici e carta termica) è nettamente al di sotto del livello di sicurezza (la “dose giornaliera tollerabile” o DGT). Benché nuovi dati e metodologie affinate abbiano portato gli esperti dell’EFSA a ridurre considerevolmente il livello di sicurezza del BPA da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di pc/giorno) a 4 µg/kg di pc/giorno, le stime più elevate dell’esposizione alimentare e dell’esposizione attraverso un complesso di fonti (definita “esposizione aggregata” nel parere dell’EFSA) sono da 3 a 5 volte inferiori alla nuova DGT. Nel calcolo della DGT sono state quantificate e tenute in considerazione le incertezze scientifiche riguardanti i potenziali effetti del BPA a carico della ghiandola mammaria e dei sistemi riproduttivo, metabolico, neurocomportamentale e immunitario. Inoltre la DGT è stata calcolata in via provvisoria, in attesa dell’esito di uno studio di lungo termine sui ratti che contribuirà a ridurre tali incertezze. Perché l’EFSA ha eseguito questa valutazione del rischio? Il BPA è un composto chimico usato nella produzione di materiali a contatto con gli alimenti come la plastica per stoviglie riutilizzabili e i rivestimenti interni, in genere protettivi, per lattine. Il BPA è inoltre ampiamente usato nella carta “termica” solitamente utilizzata per scontrini e ricevute fiscali. I residui di BPA possono migrare negli alimenti e nelle bevande ed essere ingeriti dai consumatori; il BPA proveniente da altre fonti, tra cui la carta termica, i cosmetici e la polvere, può essere assorbito attraverso la cute e per inalazione. La dott.ssa Trine Husøy, membro del gruppo di esperti scientifici dell’EFSA che si occupa di materiali a contatto con gli alimenti (gruppo CEF) nonché di lavoro sul BPA, ha affermato: “Il di procedere a una nuova valutazione alla luce del massiccio volume di apparsi negli ultimi anni.” presidentessa del gruppo nostro gruppo ha deciso della sicurezza del BPA nuovi studi di ricerca Per garantire la massima apertura e trasparenza, nel corso di questa valutazione del rischio l’EFSA ha tenuto approfondite consultazioni e discussioni con le autorità nazionali e le parti interessate, così da tener conto della più ampia gamma possibile di pareri e informazioni scientifiche. Secondo la dott.ssa Husøy “il processo di consultazione pubblica ci ha aiutato ad affinare la nostra valutazione grazie ai dati supplementari pervenutici e a chiarire meglio importanti aspetti del parere, tra cui le incertezze scientifiche residue”. (Una relazione sulla consultazione pubblica è disponibile di seguito.) Una valutazione affinata della tossicità del BPA Dopo aver esaminato un rilevante corpus di nuove informazioni scientifiche sugli effetti tossici del BPA, il gruppo di esperti scientifici CEF ha concluso che è probabile che dosi elevate di BPA (superiori di centinaia di volte alla DGT) causino effetti dannosi su reni e fegato e, negli animali, anche sulla ghiandola mammaria. La dott.ssa Husøy precisa che gli studi che indicavano il BPA come responsabile di altri effetti dannosi sulla salute erano meno convincenti. “Al momento gli effetti sui sistemi riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare, oltre che il potenziale cancerogeno, non sono considerati probabili, ma le prove disponibili non permettono di escluderli. Pertanto tali effetti rientrano tra le aree di incertezza riguardo ai pericoli collegati al BPA e quindi se ne è tenuto conto nella valutazione”. Il gruppo di esperti scientifici ha altresì valutato la possibilità che dosi diverse di BPA provochino risposte impreviste, per esempio effetti dannosi indotti dal BPA soltanto a basse dosi (la cosiddetta “dose-risposta non lineare” o correlazioni NMDR). Gli esperti sono giunti alla conclusione che i dati disponibili non forniscono prove dell’esistenza di tali correlazioni per quanto concerne gli effetti sulla salute considerati. Esposizione: più chiaro il quadro dell’esposizione alimentare, più incerto quello relativo alle fonti non alimentari Nel 2006, quando l’EFSA ha valutato per l’ultima volta l’esposizione alimentare al BPA, erano disponibili meno informazioni e gli esperti dell’EFSA sono stati costretti a formulare varie ipotesi di tipo prudenziale sul consumo e sui livelli di BPA negli alimenti. “Grazie a un numero notevolmente maggiore di dati di migliore qualità siamo stati in grado di aggiornare e calcolare con più accuratezza l’esposizione alimentare al BPA per tutti i gruppi della popolazione”, ha spiegato la dott.ssa Husøy. “Di conseguenza oggi sappiamo che l’esposizione alimentare è da quattro fino a quindici volte minore rispetto a quella a suo tempo calcolata dall’EFSA, a seconda della fascia di età dei consumatori.” Per la prima volta l’EFSA ha considerato l’esposizione al BPA anche da fonti non alimentari. A questo proposito, tuttavia, la dott.ssa Husøy ha sottolineato: “Mancano dati sull’esposizione cutanea (per esempio, la quantità di BPA assorbita dall’organismo attraverso la cute per contatto con la carta termica), il che aumenta l’incertezza dei calcoli relativi all’esposizione attraverso la carta termica e i cosmetici”. Quantificare le incertezze e tenerne conto Gli esperti dell’EFSA hanno utilizzato nuove metodologie per tener conto delle incertezze concernenti i potenziali effetti sulla salute, la stima dell’esposizione e la valutazione dei rischi per l’uomo. La dott.ssa Husøy ha dichiarato che “analizzando singolarmente le incertezze e avvalendosi del giudizio di ciascun esperto, il gruppo scientifico è stato in grado di quantificare le incertezze e di tenerne conto nella valutazione del rischio e nella determinazione della DGT”. L’EFSA ridefinirà la DGT provvisoria tra due o tre anni, quando saranno disponibili i risultati di uno studio di ricerca di lungo termine condotto nell’ambito del programma nazionale di tossicologia degli Stati Uniti (US National Toxicology Program). Si prevede che questo studio possa sciogliere molte delle incertezze che permangono sugli effetti tossici del BPA. Scientific Opinion on the risks to public health related to the presence of bisphenol A (BPA) in foodstuffs Report on two public consultations on EFSA’s draft Scientific Opinion on BPA Nel corso di tale processo l’EFSA e l’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (ANSES) si sono confrontati sulle rispettive valutazioni del BPA. Il verbale disponibile qui di seguito. di tali dibattiti è Minutes of EFSA-ANSES Expert meeting on BPA (3 December 2014) L’EFSA ha predisposto una sintesi non tecnica (destinata ai “non addetti ai lavori”) del suo parere scientifico per facilitarne la comprensione, e affronta ulteriori aspetti di questo lavoro scientifico nelle Domande frequenti sul BPA. Lay summary of the Scientific Opinion on the risks to public health related to the presence of bisphenol A (BPA) in foodstuffs Frequently Asked Questions on bisphenol A Note per i redattori: Nell’ambito del sistema per la sicurezza alimentare dell’UE, l’EFSA ha il compito di svolgere valutazioni scientifiche del rischio. La valutazione del rischio da BPA fornisce informazioni che i gestori del rischio dell’UE in seno alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri potranno utilizzare nell’ambito del processo decisionale, per disciplinare l’uso in sicurezza del BPA nei materiali a contatto con gli alimenti. I gestori del rischio tengono conto delle valutazioni scientifiche del rischio e di altri fattori nell’assumere decisioni in materia di gestione del rischio, ambito che esula dal mandato dell’EFSA, così come stabilito dalla legislazione europea. For media enquiries please contact: Relazioni Stampa EFSA Tel. +39 0521 036 149 E-mail: [email protected] IL NOSTRO COMMENTO: Dopo le superiori precisazioni dell’EFSA, ognuno è libero di credere o meno e determinarsi di conseguenza. LE PROPRIETA’ DELL’UVA BENEFICHE LE PROPRIETA’ BENEFICHE DELL’UVA Fonte e link: http://www.benessere.com/dietetica/arg00/proprieta_uva.htm . Nella mitologia greca arcaica, Dioniso è una delle divinità più strettamente legate alla terra, al ciclo vitale, all’energia naturale. In questa fase è il dio della vite e dell’uva, ed è una presenza benefica, addirittura indispensabile per il progredire della civiltà; solo successivamente verrà indicato anche come dio del vino, dell’estasi, della frenesia, e come il suo corrispettivo romano Bacco, la sua figura inizierà a presentare luci e ombre, tanto che diverrà un personaggio chiave per l’evolversi del pensiero filosofico, da Nietzsche a Hegel. Nel bene e nel male, nella prosperità e nel caos, la civiltà mediterranea ed europea è strettamente legata a una delle sue piante più antiche, la vite, ed al suo frutto, l’uva. Furono proprio i Greci a sviluppare la viticoltura e la vitivinicoltura in Europa e portarla in Italia, nel meridione; gli Etruschi appresero quest’arte e la trasmisero ai Romani. Tecnicamente, l’uva è un’infruttescenza: il grappolo non è che un insieme di frutti, cioè gli acini, le bacche della vite, uniti tra loro dal raspo. L’uva può spaziare tra diverse tonalità di colore, dalla più chiara delle uve bianche alla più scura delle uve nere, e tra tantissime varietà; la principale distinzione è fra uva da mensa o da tavola, di cui l’Italia è il maggior produttore mondiale (coltivata soprattutto in Puglia, ma anche in Sicilia), e uva da vino. L’uva che conosciamo in genere deriva dalla specie vitis vinicola o vite comune, che produce frutti sia per la consumazione alimentare sia per il vino; la vitis labrusca, originaria dell’America del Nord, è meno diffusa e dà la cosiddetta uva fragola. L’uva da tavola più diffusa è, tra le uve bianche, la varietà Italia, insieme alla Vittoria e alla Regina; tra le nere, Red Globe e Rosada. L’uva si può conservare in frigorifero anche per una settimana, ma non va lavata, se non subito prima dell’uso. In genere l’uva da vino si presenta con grappoli più piccoli, tra i 150 e i 300 grammi di peso, e con gli acini “serrati”, molto vicini e compressi fra loro; un grappolo di uva da tavola è invece “spargolo”, cioè gli acini sono più liberi, e presenta dimensioni maggiori, tra i 200 e i 500 grammi di peso; ma può anche superare il chilo. Nel caso dell’uva da vino si parla di vendemmia, per quella da tavola di raccolta: è il momento in cui dalla vite si staccano i grappoli, che verranno poi destinati al consumo alimentare immediato o all’impiego in prodotti alimentari di vario tipo, per l’uva da tavola; all’essicazione, cioè alla produzione di uva passa; alla vinificazione e ai prodotti derivati, per l’uva da vino; dai semi si estrae l’olio di vinaccioli. L’uva in cucina In cucina si utilizza ogni varietà di uva e ogni suo derivato: si usano il vino, che può essere di varia gradazione alcolica, e il succo d’uva che è analcolico; l’uva da tavola e l’uva passa; nelle ricette si spazia dagli arrosti ai dolci. Il vino è un ingrediente fondamentale di sughi e salse che accompagnano sia carne sia pesce, si usa nel risotto come nell’arrosto; l’importante è “cuocerlo” il tempo necessario per fare evaporare l’alcool. Per quanto riguarda l’uva, non deve essere relegata alla semplice macedonia, e non è detto che si sposi bene solo con i dessert. È vero che uva e uva fragola danno vita a marmellate, torte, biscotti e focaccine; quanto all’uvetta o uva passa, che altro non è che uva essiccata, si trova in tantissimi dolci, dal nord al sud dell’Italia; ma è anche estremamente diffusa in piatti salati, ad esempio in Sicilia può figurare tra gli ingredienti del ripieno dei calamari o può accompagnare la pasta con le sarde; sempre con le sarde la troviamo anche in Veneto, e in Campania con il baccalà. Allo stesso modo, l’uva accompagna riso e formaggio, altra frutta secca e cacciagione. Un risotto per nulla insolito, né difficile da fare, può vedere insieme un formaggio forte come ad esempio il gorgonzola, l’uva bianca, e magari anche le noci; l’uva con il riso si sposa bene anche con le semplici nocciole, o con altri tipi di formaggio come il parmigiano. L’uva può accompagnare anche gli arrosti, di vari tipi di carne, dal maiale al vitello; crea un ottimo equilibrio con il coniglio, e in generale stempera o esalta la cacciagione, dalle pernici al cinghiale. Se invece si desidera restare su sapori più convenzionali, con l’uva si possono realizzare torte, focaccine e una variante del clafoutis. Proprietà salutari Discorso separato va fatto per le proprietà dell’uva e per quelle del vino; qui si approfondiscono solo quelle relative al frutto. Gli acini d’uva, per “uso esterno”, sono conosciuti per l’effetto salutare sulla pelle, grazie a proprietà rivitalizzanti; la tradizione vuole che siano utili anche applicati sull’herpes. Per quanto riguarda il consumo alimentare, è importante sottolineare che buona parte dei componenti salutari sono contenuti nella buccia, quindi l’acino andrebbe mangiato intero. Ad esempio, la buccia dell’uva nera contiene notevoli quantità di polifenoli e resveratrolo, che hanno proprietà antiossidanti. Questo frutto aiuta anche in caso di stitichezza e problemi connessi alla circolazione venosa. Come spiega il nutrizionista dottor Paganelli su benessere.com tv, l’uva è un frutto estremamente interessante, con caratteristiche organolettiche straordinarie: contiene zuccheri semplici facilmente digeribili, oligoelementi, in piccola quantità anche proteine e lipidi; ma prevalentemente è ricco di sali minerali, come zinco, potassio, magnesio, ferro, e vitamine del gruppo B, A e C. “È un prodotto che può essere consumato da tutti, anche da chi è in sovrappeso, purché non sia diabetico, a causa del contenuto di zuccheri. Nella buccia è stato recentemente scoperto un antiossidante, il resveratrolo, che è un antiaggregante piastrinico, fluidificante del sangue. L’uva stimola tre grandi organi, reni, fegato e intestino”. Le controindicazioni riguardano, come detto, i soggetti diabetici, ma anche quelli affetti da colite, poiché l’uva fermenta in maniera significativa e ha un elevato contenuto di zuccheri. Per quanto riguarda i semi, utilizzati per fare l’olio di vinaccioli, non è stato dimostrato che abbiano poteri antitumorali, come spiega il nutrizionista, ma sicuramente hanno proprietà antiossidanti, come tutto l’acino; anche i semi però rappresentanto una controindicazione per soggetti con problemi di colite. La buccia contiene non solo il resvenatrolo ma anche flavonoidi, antociani e antiossidanti di varia natura; poiché il colore della buccia dipende da queste sostanze, un’uva scura ne conterrà di più di un’uva chiara. Valori nutrizionali Ogni 100 grammi di uva corrispondono a circa 69 kcal; per circa l’80 per cento l’uva è composta d’acqua, per il 17 per cento da zuccheri, e poi proteine, aminoacidi, grassi, minerali e vitamine. Tra i minerali, il più presente è il potassio, di cui l’uva è ricca; poi fosforo, calcio e magnesio; tra le vitamine, la A, alcune del gruppo B, la vitamina C, la K; gli zuccheri presenti sono fruttosio e destrosio. L’uva passa contiene Omega 3. La buccia dell’uva nera contiene polifenoli. IL NOSTRO COMMENTO: Ottima! Certo non bisogna abusarne. E’ controindicata per i diabetici e per i colitici. Chi non soffre di diabete una piccola quantità può tranquillamente mangiarla anche se ha un po’ di colite. Autismo, Vicari: “Esistono terapie, ma attenti a chi promette la guarigione” Autismo, Vicari: “Esistono terapie, ma attenti a chi promette la guarigione” Fonte e link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/02/autismo-vicari-esis tono-terapie-ma-attenti-a-chi-promette-la-guarigione/936210/ Le terapie cognitivo comportamentali sono le più efficaci, ma la Regione Lazio rimborsa solo logopedia e psicomotricità, che l’Istituto superiore di Sanità ha definito inutili. Il vaccino, poi, secondo Vicari, non ha alcun legame con l’insorgenza della malattia di Paola Porciello | 2 aprile 2014 Oggi è la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, una malattia che colpisce i bambini sotto i tre anni e che recentemente ha fatto molto discutere la comunità scientifica per il suo presunto legame con i vaccini. Con il Professor Stefano Vicari, responsabile dell’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, cerchiamo di fare chiarezza sugli aspetti più controversi di questa malattia complessa e difficile da gestire che in Italia colpisce 500mila persone. Professore, cos’è l’autismo? L’autismo è una malattia cronica con esordio infantile che prevede un ampio spettro di manifestazioni cliniche, tant’è che oggi è più corretto dire ‘disturbi dello spettro autistico’. Le sue caratteristiche principali sono tre. La difficoltà nella relazione: ai bambini autistici non interessa entrare in contatto con gli altri. Molti di loro non rispondono quando vengono chiamati e tendono a isolarsi. A volte si stabilisce qualche contatto, ma solo con i genitori. Poi ci sono le difficoltà nella comunicazione, che è quasi assente, e la prevalenza di interessi molto ristretti. Questi pazienti tendono ad essere ripetitivi, preferiscono sempre lo stesso giocattolo o corrono ripetutamente intorno al tavolo. Noi le chiamiamo ‘stereotipie’, cioè movimenti ripetitivi senza un fine chiaro. Pubblicità Come avviene la diagnosi? Una diagnosi certa si può fare solo dopo i due anni di età. I diversi aspetti della malattia che ho citato prima si combinano in vari modi nelle persone assumendo gradi più o meno marcati. Alcuni possono essere sorprendentemente brillanti su un argomento marginale, mentre il lato di empatia, di intelligenza sociale, risulta molto ridotto. Nel grande panorama dell’autismo si può spaziare dall’ingegnere perfettamente integrato ma un po’ scontroso e chiuso in se stesso, al soggetto con ritardo mentale. Ci può dire qualcosa sul presunto legame tra il vaccino e l’insorgenza dell’autismo nei bambini? Secondo le evidenze in possesso della comunità scientifica, basate su studi indipendenti, possiamo affermare che non c’è alcuna relazione tra vaccini e autismo. Questa storia nasce con un articolo del ’99 pubblicato dalla rivista Lancet. I dati utilizzati dall’autore si rivelarono falsi. Il medico fu radiato dall’ordine e l’articolo venne cancellato dagli archivi della rivista. Sulla scia di quell’articolo il Giappone ha reso non obbligatoria la vaccinazione più discussa (morbillo, parotite, rosolia). Ciò nonostante, il numero di casi di autismo è rimasto invariato: non c’è quindi alcuna relazione. Ci sono poi studi recentissimi di un gruppo di ricercatori di San Diego che dimostrano alterazioni della neocorteccia (la parte più superficiale del nostro cervello) presenti già durante la vita embrionale. Esiste una cura? No. Esistono vari trattamenti che possono produrre miglioramenti. A livello farmacologico si può intervenire per contenere aggressività e iperattività. Fra i trattamenti non farmacologici, i più efficaci sono la ‘Terapia mediata dai genitori’, ovvero la presa in carico dei genitori di bambini molto piccoli. Il parent training aiuta a gestire la relazione complicata, offre modelli di comunicazione alternativi ed è soprattutto efficace nel contenere lo stress dei genitori. Ci sono poi i trattamenti cognitivo comportamentali che riguardano il bambino: l’Aba (Applied behavioral analysis, analisi comportamentale applicata) o l’Early start Denver model. Queste terapie hanno una moderata efficacia, specie se cominciate precocemente, prima dei 5 anni. Esistono anche tutta una serie di trattamenti inefficaci (sempre dal punto di vista del metodo scientifico) sui quali purtroppo si specula: le diete (con un giro d’affari di milioni di euro), la pet therapy (ippoterapia, delfinoterapia), la psicoanalisi, logopedia e psicomotricità. Si accede facilmente alle terapie? Qui tocchiamo un tasto dolente. La Regione Lazio, tanto per fare un esempio, rimborsa logopedia e psicomotricità, ma non l’Aba, nonostante l’Istituto superiore di sanità, nelle Linee guida, si sia espresso chiaramente contro le prime e a favore della seconda. Credo che la libertà di cura passi attraverso la vera e libera informazione. Il medico deve dire: ‘Il trattamento più efficace è questo’. Poi posso decidere di curarmi come voglio, ma devo sapere che un determinato trattamento non ha prodotto risultati riconosciuti dalla comunità scientifica. Bisogna dare la corretta informazione e il Sistema sanitario nazionale deve provvedere a dare le cure efficaci. Cosa consiglierebbe a una famiglia che si trova davanti a una diagnosi di autismo? Di rivolgersi a una struttura altamente qualificata, pubblica o quantomeno convenzionata con il Ssn. E di diffidare di chi chiede soldi facendo promesse di guarigione. Le Linee guida dell’Istituto superiore di sanità per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti IL NOSTRO COMMENTO: c’è poco da commmentare. La materia è di stretta spettanza specialistica ed è ad uno specialista che occorre rivolgersi. PRIMA SI VA MEGLIO E’. Non aspettare che il bambino o la bambina che sia superino i tre anni. Leggi anche http://www.emergenzautismo.org/ Tè verde: controindicazioni. I 15 cibi da evitare assolutamente a cena - Anguria Tè verde: le controindicazioni da non sottovalutare Fonte e link: http://www.lafucina.it/2015/09/01/controindicazioni-te-verde/ Non è tutto oro quello che luccica, né solo benefici, quelli che apporta il tè verde. Scopri le sue controindicazioni nel video qui in alto! Anche se è vero che sono numerose e molto valide le proprietà del tè verde, è altrettanto vero che possiede delle controindicazioni che è meglio non sottovalutare. Scoprile per goderti questo infuse senza mettere a rischio la tua salute. I 15 cibi da evitare assolutamente a cena Una lista di alcuni alimenti che andrebbero evitati la sera Fonte e link: http://www.lafucina.it/2015/08/31/cibi-evitare-cena/ Il un articolo apparso di recente sul Corriere si parla degli alimenti che di sera andrebbero evitati assolutamente perché non salutari per il nostro organismo. Sta sempre all’intelligenza di ognuno capire cosa poter e non poter assumere, specie nel pasto conclusivo della giornata, per evitare di andare a dormire appesantiti e non assicurarsi un riposo ottimale. Alcuni hanno ritenuto questa lista estrema, altri concordano: voi cosa ne pensate? I 15 CIBI DA EVITARE A CENA 1. Creme dolci spalmabili Fanno ingrassare. Già andrebbero consumate raramente di giorno, la sera sono assolutamente da evitare: non vengono smaltite ma solo accumulate sotto forma di grasso 2. Alcol Il luogo comune vuole che bere un bicchiere di alcol la sera faccia addormentare meglio. Falso. Se da un lato intontisce creando sonnolenza, dall’altro l’alcol disidrata il corpo e riduce la funzione ristoratrice del sonno 3. Torroncini Uno studio americano ha dimostrato che aumentano l’insorgenza di incubi durante la notte: colpa dello zucchero, che crea picchi di glicemia nocivi per il sonno. E poi fanno ingrassare 4. Gelato Vedi sopra: tanto zucchero, quindi riposo disturbato. E tanti grassi saturi che, invece di essere digeriti con calma come avverrebbe di giorno, di sera hanno l’effetto di appesantirci compromettendo il sonno 5. Patatine Una tira l’altra, soprattutto davanti alla tv. Ma il risultato sono calorie senza alcun beneficio per l’organismo. Da evitare. Meglio una carota cruda o un pugno di mandorle 6. Carne rossa Difficile da digerire, impegna il corpo nel suo assorbimento per tutta la notte, impedendoci di dormire. Meglio un uovo bollito, è meno pesante per l’organismo 7. Pane I carboidrati di cui è composto fanno ingrassare. Vanno bene di giorno, quando c’è lo spazio per smaltirli, ma la sera finiscono per accumularsi nell’organismo 8. Pizza Super calorica, non è assolutamente adatta come snack notturno. Nemmeno una fetta: la salsa di pomodoro può creare acidità e il resto dei condimenti appesantisce lo stomaco 9. Cioccolato La caffeina e gli altri stimolanti contenuti nel cacao aumentano il battito cardiaco e impediscono di riposare serenamente 10. Cibo al sapore di caffè Caramelle, snack, gelato, bevande a base di caffè sono da evitare. Le fluttuazioni di caffeina nell’organismo causano disturbi del sonno. E un senso di malessere e stanchezza al mattino 11. Pasta Come il pane, mangiata prima di andare a letto fa ingrassare 12. Dolcetti, pasticcini, brioche Fanno gola ma sono da evitare. Troppi zuccheri e troppi grassi. Meglio un po’ di yogurt o dei cracker integrali 13. Sedano Altamente diuretico, vi farebbe svegliare per andare in bagno 4. Troppa frutta La frutta fa bene, ma se consumata in quantità eccessive apporta un eccesso di zuccheri nell’organismo e appesantisce la digestione, oltre a creare gas all’interno dell’intestino. Mai eccedere il singolo frutto o la coppetta di macedonia 15. Cereali Al massimo si possono mangiare quelli integrali, ma non quelli zuccherati che provocano un picco di glicemia dannoso per il sonno e per il peso I 10 benefici dell’anguria Scopri quanti effetti benefici ha l’anguria, il frutto dell’estate . Un limone protegge da infezioni gastrointestinali Un limone protegge da infezioni gastrointestinali Il succo dell’agrume rappresenta una protezione naturale contro il Norovirus Fonte e link: http://www.lastampa.it/2015/08/28/scienza/benessere/un-limoneprotegge-da-infezionigastrointestinali-6SE0l1gFAvXOo5wCnAdUwI/pagina.html?zanpid=20 72389173704528896 Il succo di limone ci protegge dalle infezioni, riducendo la possibilità di contrarre infezioni da Norovirus, causa di disturbi gastrointestinali anche gravi. Lo hanno svelato i ricercatori dell’Università di Heidelberg, del German Cancer Research Center (DKFZ) e dell’University of New South Wales in Australia, in uno studio pubblicato sulla rivista Virology. IL CITRATO ALTERA LA MORFOLOGIA DEL VIRUS Il citrato del succo di limone o i disinfettanti contenenti citrato possono cambiare la forma delle proteine esterne del virus, impedendogli così di infettare le cellule. Questo lavoro è la continuazione di uno studio precedente finanziato dall’NIH nel quale gli autori avevano notato che il citrato si lega alla proteina del capside, la struttura esterna del norovirus. Questa volta, i ricercatori hanno osservato l’effetto di concentrazioni crescenti di citrato su un virus con caratteristiche simili al norovirus umano, non coltivabile in laboratorio, notando che le particelle del virus modificano la propria forma dopo essersi legate col citrato, come confermato anche dalla cristallografia a raggi X. Questo meccanismo di alterazione morfologica potrebbe spiegare perché il citrato riduce l’infettività delle particelle virali: «Qualche goccia di succo di limone su cibo o superfici contaminate potrebbe quindi prevenire la trasmissione del virus» ha ipotizzato il responsabile dello studio Grant Hansman, alla guida del gruppo di ricerca sui norovirus del German Cancer Research Center e dell’Università di Heidelberg. UNA PRIORITÀ PER LA SALUTE PUBBLICA Il norovirus è un virus molto contagioso. Costituisce la più frequente causa di gastroenteriti acute di origine non batterica, i cui sintomi sono crampi allo stomaco, diarrea, nausea e vomito. Si trasmette per via orale e fecale o tramite le mani o gli alimenti contaminati. Proprio come l’influenza stagionale, il norovirus ha la sua massima diffusione nei mesi invernali. Nel 2012, dei 351mila decessi per patologie enteriche di origine alimentare nel mondo, 35mila sono stati causati da norovirus. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sono ogni anno circa 20 milioni gli americani che lo contraggono, circa 70mila i ricoveri e quasi 800 i decessi. Capirne i meccanismi di diffusione è stata definita una priorità di salute pubblica da Aron Hall il responsabile del Norovirus Epidemiology Program dei CDC. Ora, gli scienziati stanno indagando l’effetto dell’acido citrico su coloro che già sono stati infettati dal norovirus, per verificare se funzioni anche nel ridurre i sintomi. IL NOSTRO COMMENTO: Per capire bene l’articolo occorre sapere, a grandi linee, cosa sia il Norovirus. Leggete sotto: Norovirus Fonte e link: http://www.epicentro.iss.it/problemi/norovirus/norovirus.asp “Isolati e scoperti nel 1972, i norovirus appartengono alla famiglia dei Caliciviridae, virus a singolo filamento di Rna, e rappresentano uno tra gli agenti più diffusi di gastroenteriti acute di origine non batterica, costituendo così un serio problema nel campo della sicurezza alimentare. Sono anche comunemente noti come virus di Norwalk, dal nome della città dell’Ohio centro di un’epidemia di gastroenterite nel 1968. Le infezioni causate da norovirus si manifestano soprattutto in contesti comunitari, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole o, tipicamente, in ambienti confinati, come per esempio le navi da commercio e da crociera. Non coltivabili, i norovirus hanno posto qualche problema diagnostico in passato. Fino a qualche anno fa, infatti, era possibile identificarli solo con l’osservazione al microscopio elettronico, date le minuscole dimensioni, o misurando la presenza di anticorpi nel sangue. Da una decina d’anni sono stati sviluppati test diagnostici rapidi con l’uso di marcatori molecolari su campioni di feci. A oggi, sono noti quattro genotipi di norovirus, da GI a GIV, sottodivisi in almeno 20 cluster. Sintomi e decorso Il periodo di incubazione del virus è di 12-48 ore, mentre l’infezione dura dalle 12 alle 60 ore. I sintomi sono quelli comuni alle gastroenteriti, e cioè nausea, vomito, soprattutto nei bambini, diarrea acquosa, crampi addominali. In qualche caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha solitamente conseguenze serie, e la maggior parte delle persone guarisce in 1-2 giorni senza complicazioni. Normalmente, l’unica misura è quella di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea. In particolare, la disidratazione può rappresentare una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i soggetti con precario equilibrio metabolico o cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa attenzione medica. Non esiste un trattamento specifico contro il norovirus, né un vaccino preventivo. I meccanismi di immunizzazione contro il norovirus sono poco conosciuti, e secondo i Cdc l’immunità dura solo alcuni mesi: lo stesso individuo quindi può essere infettato dal virus più volte nel corso della vita. Trasmissione del virus Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali a dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza nell’ambiente, che permette una loro replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. Nella maggior parte dei casi documentati, la trasmissione è avvenuta per contaminazione di cibi da parte di un alimentarista, produttore o distributore, subito prima del consumo. Le epidemie sono spesso associate al consumo di insalate, cibi freddi, sandwich, prodotti di panetteria. Il cibo potrebbe essere contaminato alla fonte, da acque infette, sia nel caso di frutti di mare sia di verdure fresche o di frutti di bosco. In molti casi, la contaminazione è stata attribuita alle cisterne di raccolta dell’acqua o a piscine e fontane. Misure di prevenzione L’unica forma di controllo efficace del norovirus è l’attuazione di rigorose misure igieniche nella manipolazione e distribuzione di cibi e bevande. I norovirus sono piuttosto resistenti nell’ambiente, sopravvivono a temperature sopra i 60° C e anche in presenza di cloro, normalmente utilizzato per disinfettare le acque potabili. Inoltre, rimangono nelle feci delle persone infette per almeno 72 ore dopo la guarigione. È quindi evidente che solo misure molto stringenti, a partire da un’accurata igiene personale degli addetti alla manipolazione e distribuzione dei cibi, possono prevenirne la diffusione. Vale in questo caso la serie di norme e consigli tipici della prevenzione di qualsiasi tossinfezione alimentare: lavarsi le mani molto bene prima di toccare i cibi non lavorare e soprattutto non stare a contatto con il cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la guarigione lavare e disinfettare accuratamente tutti i materiali e le superfici (dalle tovaglie e tovaglioli ai grembiuli e teli da lavoro, fino agli utensili) che possano essere venuti a contatto con una persona infetta e/o con il virus utilizzare solo cibi di provenienza certificata, soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco, come i frutti di mare o le verdure fresche eliminare tutte le scorte alimentari che potrebbero essere state contaminate da un addetto infetto e/o da altre fonti di norovirus tenere separati i soggetti che portano pannolini e pannoloni, soprattutto in asili e case di riposo, dalle aree dove viene preparato e distribuito il cibo.” Bevetevi un bicchiere di acqua con succo di limone la mattina appena alzati. Se non ci sono controindicazioni è salutare.