Bicarbonato di sodio usi e proprietà,Non

Transcript

Bicarbonato di sodio usi e proprietà,Non
Bicarbonato di sodio usi e
proprietà
Bicarbonato di sodio usi e proprietà: alleato dell’igiene e
della salute
http://lifestylemadeinitaly.it/bicarbonato-di-sodio-usi-e-prop
rieta-alleato-delligiene-e-della-salute/
29 febbraio 2016 da Cinzia Carcione
Il bicarbonato di sodio ha molte proprietà benefiche che lo
rendono un ottimo alleato per la salute, in cucina e nelle
pulizie domestiche; vediamo insieme le principali
caratteristiche con alcuni consigli per l’uso.
Chi non ha in casa almeno una confezione di bicarbonato di
sodio, ma in quanti si sono soffermati a riflettere sulle sue
proprietà e su tutti i possibili usi che se ne può fare?
Noi cercheremo di svelarvene alcuni, dai benefici per la
salute di stomaco e denti, agli svariati usi nelle faccende
domestiche, passando per alcuni rimedi beauty per corpo, viso
e capelli; quindi via libera all’uso del bicarbonato di sodio
ma con moderazione perché come tutte le medaglie ha anche un
risvolto poco piacevole.
Infatti eccedere con le quantità giornaliere consigliate, può
far incorrere in sgradevoli effetti indesiderati
quali, crampi, formazione di gas nello stomaco, mal di testa e
nei casi più gravi anche nausea e vomito, debolezza e
ipertensione.
Proprietà terapeutiche.
Antiacido: in caso di acidità,
gastrico e gastrite, assumere un
poco meno di un’ora dopo i pasti e
ferma il bruciore riequilibrando
aiutando la digestione. Evitare di
sta seguendo una dieta iposodica.
mal di stomaco, reflusso
cucchiaino di bicarbonato
prima di andare a dormire,
l’acidità dello stomaco e
assumere bicarbonato se si
Gengive
infiammate:
grazie
alle
sue
proprietà
decongestionanti, in caso di gengive infiammate, strofinarci
sopra un po’ di bicarbonato di sodio, avendo cura di lavarci
anche i denti, ripetendo l’operazione prima di andare a
dormire e concludendo con sciacqui a base di acqua e
bicarbonato.
Herpes labiale: in caso di herpes applicare localmente un
cucchiaino di bicarbonato con succo di limone, lo farà durare
molto meno e soprattutto eviterà che si espanda; attenzione
che brucia un po’.
Mal di gola: se avete la gola infiammata, fare abbondanti
sciacqui con acqua e bicarbonato aiuta a sfiammare rapidamente
e a decongestionare.
Raffreddore e sinusite: per decongestionare naso tappato a
causa del raffreddore o per la sinusite, preparate dei lavaggi
nasali con 120 ml di acqua, 1 cucchiaino di sale e 1 di
bicarbonato e mettetene 2/3 gocce nel naso più volte al
giorno.
Occhi: per combattere congiuntive o prurito agli occhi basta
fare degli impacchi imbevendo 2 dischetti di cotone con 2
cucchiaini di bicarbonato sciolti in un bicchiere di acqua
tiepida, da tenere sugli occhi per una decina di minuti circa
prima di andare a dormire per avere un sollievo quasi
immediato. Ripetere in caso di bisogno.
Micosi delle unghie dei piedi (onicomicosi): le unghie colpite
ingialliscono, se non vengono curate si sfaldano e nei casi
peggiori cadono; il bicarbonato di sodio ha proprietà
antimicotiche e disinfettanti, quindi potete preparare una
densa crema a base di bicarbonato e acqua da applicare sulle
unghie colpite, lasciandola finché non sarà completamente
asciutta. Il trattamento va ripetuto finché non passa
l’ingiallimento e per evitare il contagio delle altre unghie
fare anche pediluvi con acqua e bicarbonato di sodio.
Cistite: nella fase acuta bevete mezzo bicchiere d’acqua con
dentro 1 cucchiaino di bicarbonato, 2/3 volte al giorno,
questo aiuta a riequilibrare l’acidità dell’urina, attenuando
il bruciore.
Candidosi: il bicarbonato di sodio grazie alle sue proprietà
antimicotiche, può essere usato come disinfettante nella cura
della candidosi, facendo lavande con acqua e bicarbonato per
alleviare il fastidio, disinfettare le mucose e contrastare
l’acidità.
Emorroidi:
grazie
all’effetto
antinfiammatorio
e
decongestionante il bicarbonato di sodio è indicato anche per
l’igiene intima nei casi di emorroidi, facendo lavaggi con
acqua e bicarbonato; si consiglia di procedere nella fase
iniziale anche con lavande interne di acqua e bicarbonato
almeno una volta a settimana.
Punture d’insetto: il bicarbonato può essere usato anche per
curare le punture d’insetto, soprattutto quando diventano un
po’ più difficili da trattare; si può preparare una pasta
mescolando 3 cucchiai di bicarbonato in polvere in mezza tazza
d’acqua, quindi sfregate l’impasto ottenuto sulla parte
interessata più volte al giorno e in poco tempo il fastidio
scomparirà del tutto.
Schegge: è possibile usare il bicarbonato di sodio anche per
rimuovere le schegge nelle dita, mescolando un pizzico di
bicarbonato in mezzo bicchiere d’acqua e applicando il
composto sulla parte interessata, questo farà scomparire
completamente la scheggia.
Proprietà cosmetiche.
Denti: già impiegato in molti dentifrici per il suo effetto
sbiancante e antimacchia senza intaccare lo smalto dei denti,
se volete intensificare l’effetto sbiancante dei comuni
dentifrici, una volta al mese strofinate delicatamente il
bicarbonato direttamente sui denti.
Antiodore: il bicarbonato di sodio può essere usato per
eliminare dalle mani il fastidioso odore di aglio e cipolla,
oppure fare gargarismi per combattere l’alitosi.
Shampoo: aggiungendo 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
nella normale dose di shampoo per lavare i capelli, si può
combattere la forfora mantenendo i capelli puliti più a lungo,
rendendoli morbidi.
Scrub: con il bicarbonato di sodio si può creare uno scrub
naturale, miscelando mezza tazza d’acqua con 2 pastiglie di
bicarbonato e facendo assumere al composto una consistenza
pastosa; questo scrub grazie ai suoi cristalli vi permetterà
di rimuovere con delicatezza le cellule morte da corpo e viso,
oppure calli e duroni dai piedi. Meglio non usare in caso di
acne, brufoli o dermatiti, per le quali sono più indicati
saponi dal PH leggermente acido.
Utilizzo in cucina.
Chi soffre di acidità di stomaco o ulcera gastrica, grazie al
bicarbonato può magiare cibi conditi con il sugo di pomodori
senza incorrere in fastidiosi bruciori, perché basta un
pizzico di bicarbonato per bilanciare l’acidità del sugo.
Il bicarbonato di sodio è inoltre utile per detergere e
disinfettare frutta e verdura, sciogliendone 1 cucchiaio in 1
litro di acqua e lasciando frutta e ortaggi in ammollo per 10
minuti circa, risciacquando poi con abbondante acqua corrente.
In mancanza di lievito per alimenti può essere utilizzato ¼ di
cucchiaino di bicarbonato di sodio sciolto in ½ cucchiaino di
succo di limone, sia negli impasti di dolci che dei prodotti
salati da forno tipo il pane.
Utilizzo nelle pulizie di casa.
Smacchiatore: sciogliendo un po’ di bicarbonato di sodio in
acqua calda si possono usare le sue proprietà basiche per
togliere le macchie e il grasso incrostato da piatti e
pentole.
Detergente per superfici: grazie alle sue proprietà
disinfettanti, il bicarbonato di sodio è adatto per pulire
tutte le superfici tranne l’alluminio; inoltre non graffia in
quanto i suoi cristalli si sciolgono totalmente a contatto con
l’acqua. Meglio usare guanti durante l’utilizzo per evitare
che alcune reazioni possano irritarle.
Insettifugo: cospargendo il bicarbonato di sodio fuori a porte
e finestre e sui balconi terrete lontani formiche e insetti
per i quali ha un’azione irritante. Se lo mescolate con acqua
e lo nebulizzate sulle piante svolgerà anche un’azione
pesticida.
Ammorbidente: ne basta 1 cucchiaio aggiunto ad ogni lavaggio
nella vaschetta dell’ammorbidente, ovviamente al posto di
quest’ultimo, per ottenere un bucato morbido in modo
ecologico.
Anticalcare: ad esempio per mantenere in buona salute la
caffettiera e godersi sempre un ottimo caffè, basta mettere
periodicamente un cucchiaino di bicarbonato nel contenitore
dell’acqua della caffettiera, non aggiungere caffè e metterla
sul fuoco, questo previene la formazione del calcare. Stessa
cosa vale per la prevenzione del calcare in lavatrice.
IL
NOSTRO
COMMENTO:
Per
gli
occhi
(Blefariti,cheratiti,congiuntiviti ecc..) gli impacchi di
bicarbonato sono veramente un toccasana.
Per il reflusso
gastroesofageo assumere mezzo cucchiaino di bicarbonato con un
po’ di acqua.
Non mangiare frutta a fine
pasto
Se mangi frutta a fine pasto, ti conviene leggere questo. Ecco
cosa succede al nostro organismo
Fonte
e
http://www.panecirco.com/dieta-frutta-tre-giorni/
link:
Tutti pensiamo che mangiare frutta significhi comprarla,
sbucciarla, affettarla e portarla alla bocca. Ma non è così
semplice e banale. È importante sapere come e quando
mangiarla.
Qual è dunque il modo corretto di consumare la frutta?
La prima regola è di non mangiarla mai a fine pasto, ma sempre
a stomaco vuoto.
Se voi imparerete a mangiare tanta frutta, e a farlo nel modo
corretto, essa giocherà un ruolo basilare nella
detossificazione del vostro sistema corporale, e metterà a
vostra disposizione una enorme quantità di energia utile a
farvi perdere eventuale sovrappeso e a condurre al meglio
tutte le altre migliorie corporali.
IL PIÙ IMPORTANTE CIBO UMANO
Se mangi due fette di pane e poi una porzione di frutta,
rovini un meccanismo perfetto. La porzione di frutta è pronta
per andare direttamente nell’intestino tenue, nel duodeno, ma
viene impedita di fare quel percorso e viene trattenuta nello
stomaco da quelle fette di pane, per cui l’intero pasto, sia
il pane che la frutta, si trasforma in un bolo acido carico di
fermentazione, per cui tutto è da considerarsi compromesso e
rovinato. Si deve assolutamente mangiare la frutta
separatamente o comunque prima dei pasti e non alla fine.
LA GENTE SBAGLIA E POI DÀ PURE COLPA ALLA
FRUTTA
Ovvio che poi si ascoltano lamentele in serie, tipo “Ogni
volta che mangio l’anguria mi viene da ruttare”, “Se mangio il
durian il mio stomaco si gonfia”, “Se consumo una banana mi
viene da correre in bagno”, e altre amenità del genere, che
mai succederebbero se ci fossero da parte vostra migliori
attenzioni.
Occorre evitare che la frutta trovi sul suo cammino cibo
indigerito e residui putrefattivi di pasti precedenti e di
digestioni prolungate oltremisura, mandando se stessa e il
resto in putrefazione,
intestinali.
e
creando
gas
e
rigonfiamenti
NON ESISTONO FRUTTI ACIDIFICANTI
Capelli bianchi, perdita di capelli, crisi di nervosismo,
circoli scuri sotto gli occhi, e altre cose del genere non
succederebbero se imparassimo a consumare il nostro cibo
elettivo nelle giuste modalità, cioè a stomaco libero.
Non esiste al mondo alcun frutto capace di acidificare il
corpo umano, tanto meno limoni e arance, che al contrario
rappresentano quanto di meglio esiste per alcalinizzare il
nostro sistema ed evitare il ricorso ai tamponi antiacidi,
assai costosi in termini di enzimi e di energia interna.
IL SEGRETO DELLA BELLEZZA E DELLA SALUTE
Secondo il maggiore studioso mondiale di alimentazione di
tutti i tempi, che rimane senza dubbio il dr Herbert Shelton,
se imparate il corretto modo di alimentarvi con la frutta,
avrete automaticamente a vostra disposizione il segreto della
bellezza, della longevità, della salute, dell’energia, della
felicità e del peso-forma costante e senza sbalzi.
CONFEZIONI, BOTTIGLIE E LATTINE
Se vi sentite di bere un succo di frutta, non avvenga mai da
lattine, da confezioni varie e da bottiglie di succhi
pastorizzati, dal sapore simile o anche identico a quello dei
frutti, ma totalmente privi dei nutrienti originari, visto che
il calore fa una autentica strage di vitamine e
micronutrienti, e che eventuali aggiunte di vitamine
sintetiche rendono ancor più velenoso il tutto.
In ogni caso consumare il frutto come sta è la migliore
soluzione, visto che anche nella centrifugazione si perdono
delle qualità, soprattutto se non si provvede al consumo
immediato.
In ogni caso il succo spremuto o centrifugato va bevuto
lentamente e a piccoli sorsi, puntando a una muscolazione con
la saliva. Masticare il succo più che inghiottirlo.
TRE GIORNI A SOLA FRUTTA
Si può sempre optare per un semi-digiuno di 3 giorni a sola
frutta per una ripulita del corpo. Basta consumare solo frutta
e succo di frutta fresco da mattina a sera, per 3 giorni, e
sarete sorpreso dai vostri amici e dai vostri familiari, che
si accorgeranno di quanta salute radiante emetta il vostro
viso!
QUALI I MIGLIORI FRUTTI?
Il kiwi è piccolo ma potente e concentrato. Ottima fonte di
potassio, magnesio, vitamina-E e fibra. Il suo contenuto di
vitamina-C è doppio rispetto all’arancia. Una mela al giorno
tiene lontano il medico di torno? È verissimo. Sebbene sia
bassa in vitamina-C è dotata di antiossidanti e di flavonoidi
che, al pari dell’acido ascorbico, abbassano il rischio di
cancro al colon e di cardiopatie.
Le fragole sono frutti protettivi, dotate come sono di poteri
anti-ossidanti e di azione specifica contro quei radicali
liberi che causano intasamenti vascolari e infiammazioni.
L’arancia rappresenta quanto di meglio esista. Trattasi di
medicina dolce e naturale. Una manciata di arance al giorno
azzera raffreddori e riniti, abbassa il colesterolo, previene
e dissolve i calcoli renali e annulla il rischio di cancro
intestinale.
L’anguria rappresenta quanto di meglio esista per soddisfare
la sede. Composta del 92% di acqua, è anche confezionata dalla
natura con una dose gigantesca di glutatione, basilare per
dare la carica al sistema immunitario. È anche una fontechiave di licopene, il maggior anti-ossidante e anti-cancro
previsto in natura. All’anguria non mancano ovviamente
vitamina-C, potassio e tanta preziosa acqua biologica per
ricambiare le nostre acque stagnanti.
I meloni sono da considerarsi suoi ottimi e deliziosi cugini.
Frutti speciali, rigorosamente non mescolabili ad altri cibi.
Guava e papaia meritano lo scettro per la vitamina-C, essendo
di gran lunga i frutti che ne contengono di più. Il guava è
anche ricco di fibra vegetale, indispensabile a prevenire
fenomeni costipativi.
La papaia contiene pure carotene, utile per gli occhi, e la
famosa papaina, fantastica per aiutare la digestione.
SUL BERE ACQUA
È incredibile vedere come la gente sappia avvelenarsi anche
con le cose più innocenti. Respira aria e non si accorge se è
pura o condizionata o riscaldata o semplicemente viziata. Beve
acqua e lo fa nel modo più irresponsabile, bevendola durante e
alla fine dei pasti, provocando diluizione e depotenziamento
dei succhi gastrici.
Come non bastasse la beve fredda o addirittura col ghiaccio.
Queste cose significano blocco digestivo assicurato. L’acqua
fredda tende a far solidificare gli oli ingeriti durante il
pasto, con inevitabile rallentamento digestivo. Una volta che
questo pantano oleoso reagisce con l’acido stomacale, va giù e
viene assorbito dall’intestino prima del cibo solido,
intasando l’intestino e formando nuovi grassi che portano a
formazioni tumorali. Se proprio volessimo bere dell’acqua coi
pasti, essa sia limitatissima e calda.
EVULOSIO O FRUTTOSIO NATURALE
Succo di frutta fresco significa levulosio o fruttosio. Nulla
a che fare con lo zucchero comune saccarosio, che è autentico
veleno. Nulla a che fare col fruttosio sintetico, pure
negativo per la salute. Il fruttosio naturale sta solo nella
frutta fresca e nel miele non cotto, mescolato al glucosio
naturale che è suo isomero (costituito dagli stessi elementibase ma con diverse proprietà chimiche, imputabili a diversità
strutturali-molecolari). Il levulosio si forma nell’inversione
del saccarosio e per idrolisi dell’inulina (cugina
dell’insulina). Ha potere dolcificante superiore a quello del
saccarosio. Il fruttosio è indicato per i diabetici, al
contrario del saccarosio.
IL SUCCO D’UVA
La migliore fonte di zucchero naturale per i bambini sta
decisamente nel succo d’uva fresco.
Se manca la frutta, i datteri e i fichi sono la seconda fonte
di fruttosio naturale. Il succo di fichi e datteri seccati al
sole si ottiene mettendoli affettati in una terrina e
riempiendola con dell’acqua distillata o comunque leggera. Si
copre il tutto con coperchio e si lascia tutta la notte. Il
giorno successivo si beve l’acqua dolce, non senza aver prima
spremuto i frutti rigonfiati d’acqua.
IL NOSTRO COMMENTO: E’ vero! Ottimo articolo! In effetti la
frutta a fine pasto è deleteria. Rallenta la digestione e
gonfia lo stomaco. La frutta va mangiata da sola durante il
giorno e, se possibile, al mattino a digiuno. Provare per
credere!
Otite media
Otite
Mal d’orecchio, sordità, fischi e ronzii, prurito: sono i
sintomi tipici dell’otite. Ad essi possono associarsi la
febbre, i brividi di freddo, la nausea, il vomito e la
diarrea. L’otite è un’infiammazione dovuta a un’infezione
dell’orecchio esterno o dell’orecchio medio. Un’infiammazione
della gola e l’ostruzione del naso, come accade quando siamo
raffreddati, può far aumentare la pressione sulla membrana del
timpano, anche se non c’è un’infezione, determinando così
dolore alle orecchie.
Otite esterna
La presenza di germi nell’orecchio medio è la responsabile
dell’otite vera e propria, che si può manifestare con febbre
anche elevata e dolore pulsante. In alcuni casi l’infezione
presente nell’orecchio medio può determinare la produzione di
pus che può provocare una rottura spontanea della membrana del
timpano. Una condizione che si verifica soprattutto quando si
nuota in acque inquinate. Per prevenire la comparsa dell’otite
esterna, quindi, è importante asciugarsi bene le orecchie ed
utilizzare gli appositi tappi quando ci si immerge. Talvolta
l’otite esterna può essere collegata all’otite media o ad
infezioni delle vie respiratorie superiori, mentre la presenza
di umidità può costituire il luogo ideale per la
proliferazione dei funghi e può predisporre l’organo
all’infezione fungina. Anche i traumi dovuti, per esempio,
all’inserimento di oggetti estranei nell’orecchio, come i
bastoncini di cotone per effettuare la pulizia, possono
causare l’otite esterna.
Otite media
È l’infiammazione dell’orecchio medio, posto immediatamente
dopo la membrana timpanica. Può essere provocata da batteri o
virus. Si può formare pus, accompagnato da dolore, aumento
della pressione e infiammazione. La membrana timpanica si
gonfia e si arrossa e non vibra più come prima, causando una
temporanea perdita d’udito.
L’otite media si presenta spesso associata ad un’infezione
delle vie aeree superiori; sono soprattutto i bambini ad
esserne colpiti perché la tromba d’Eustachio del loro orecchio
è più breve di quella degli adulti e può essere un perfetto
ricettacolo per batteri e virus.
Sintomi tipici sono l’irritabilità e la difficoltà nel
mangiare e nel dormire, il mal d’orecchio, l’aumentata
pressione sanguigna nell’organo e la perdita di udito. Ad essi
possono associarsi febbre, tosse e naso che cola. Nei casi più
gravi la pressione sanguigna può essere così forte da
provocare la rottura della membrana timpanica. Le persone più
a rischio di contrarre otite media sono quelle con sindrome di
Down o i soggetti allergici, i maschi più delle donne.
La prevenzione dell’otite media si basa essenzialmente sulla
riduzione del rischio di contrarre infezioni alle vie aeree
superiori (spesso associate a questa condizione).
Orecchio del nuotatore e altri tipi di mal di orecchio
Torna su
Labirintite
È l’infiammazione del labirinto, dovuta spesso all’azione di
batteri che si diffondono attraverso il sangue, il sistema
nervoso o per contiguità da una otite.
Vino
rosso
e
tè
verde,
alleati della prevenzione e
della terapia del tumore
Vino rosso e tè verde, alleati della prevenzione e della
terapia del tumore
Hanno la stessa struttura chimica e un ruolo protettivo nei
confronti del cancro e di molte altre malattie
Pubblicato il 16/12/2015 da Mariano Bizzarri
Fonte
e
link:
http://www.lafucina.it/2015/12/16/vino-rosso-verde-alleati-pre
venzione-terapia-tumore/
.
Uno studio del 2013 ha messo in evidenza come il rischio di
contrarre un tumore del polmone nei forti fumatori venisse
ridotto di circa il 70% soltanto bevendo due bicchieri di vino
rosso al giorno. Questo è un risultato assolutamente certo e
sicuro condotto su 300 mila persone negli Stati Uniti, anche
perché è confermato dagli studi di biologia molecolare.
Il vino rosso contiene una quantità straordinaria di principi
farmacologici, estremamente potenti e attivi, in grado non
solo di ridurre il rischio di cancro (visto che riducono i
fattori ossidanti, proteggendo le cellule normali da numerosi
stimoli di carattere cancerogenico), ma capace anche di
concorrere alla terapia di questi tumori.
Leggi anche La straordinaria utilità farmacologica
dell’inositolo
Nei nostri laboratori abbiamo isolato otto principali
componenti, che collettivamente vengono chiamati Grape seed
extract (estratti di semi d’uva), e vengono concentrati e
usati già oggi come presidio farmacologico nella terapia dei
tumori. Dal punto di vista preventivo sarebbe sufficienti
consumare più uva e trattare il vino per quello che è, ossia
un alimento, come è sempre stato dall’antichità, rispettando
le buone regole dell’alimentazione, senza superare le dosi
raccomandate perché è inutile: bastano 2 o 3 bicchieri di vino
rosso al giorno.
Pur essendo lontanissimo dal te verde sotto il profilo
organolettico, come qualità, come sapore, il vino rosso e il
te verde condividono la stessa struttura chimica. Non è un
caso che entrambe queste due bevande abbiano un ruolo
protettivo nei confronti non solo del cancro ma di tante altre
malattie: trombosi, ipercolesterolemia, pressione alta.
Inoltre è assolutamente straordinario che due grandi civiltà
come quella latina e quella cinese avessero individuato come
loro bevanda di riferimento, composti che hanno la stessa
composizioni e e le stesse indicazioni in termini di
prevenzione e trattamento delle malattie.Ancora:
Il vino rosso salva la prostata
Bere un bicchiere di vino rosso al giorno riduce della metà il
rischio di sviluppare un tumore della prostata
Bere un bicchiere di vino rosso al giorno potrebbe ridurre
della metà il rischio di sviluppare un tumore della prostata.
E l’effetto protettivo sembra essere più forte contro le forme
più aggressive della malattia. Lo sostiene uno studio condotto
da ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center e
pubblicato sulla rivista “International Journal of Cancer“.
“Abbiamo scoperto – spiega la ricercatrice Janet L. Stanford –
che gli uomini che consumano quattro o più bicchieri di vino
rosso alla settimana hanno un rischio di cancro della prostata
ridotto del 50 per cento. Per quanto riguarda i tipi di tumore
più aggressivo, l’incidenza risulta ridotta addirittura del 60
per cento”. Stanford e colleghi non hanno scoperto effetti
significativi – né positivi né negativi – associati con il
consumo di birra o superalcolici e nemmeno di vino bianco,
cosa che suggerisce l’esistenza di un composto benefico nel
vino rosso di cui gli altri alcolici sono privi. Questo
composto, secondo i ricercatori, potrebbe essere un
antiossidante chiamato resveratrolo, che abbonda nella buccia
dell’uva rossa ma molto meno in quella dell’uva bianca. Il
composto si trova anche nelle arachidi e nei lamponi, e si
ritiene possa proteggere dalle malattie cardiovascolari.
Ipertensione e vino rosso che farebbe bene al
cuore
Ipertensione e vino rosso. “Bere vino rosso moderatamente fa
bene alla salute” e quindi anche alla pressione arteriosa. E’
quanto emerge da una ricerca condotta dalla Mayo Clinic nel
2014. È tutto merito di una sostanza chiamata resveratrolo
contenuta nella buccia dell’acino d’uva che ha la proprietà di
fluidificare il sangue e può limitare l’insorgenza di placche
trombotiche. Il vino rosso viene lasciato fermentare con la
sua buccia più a lungo rispetto al vino bianco e per questo ne
è più ricco. Si può assumere resveratrolo semplicemente
mangiando l’uva o bevendone il suo succo, oppure mangiando
altri cibi come le arachidi e i mirtilli e mirtilli rossi. In
che modo il consumo moderato d’alcol può aiutare il nostro
cuore? Diversi studi hanno dimostrato che un consumo moderato
di vino rosso aiuta il cuore:
Aiuta a ridurre la pressione arteriosa,
l’ipertensione
Accresce l’HDL, il cosiddetto colesterolo buono
Riduce il rischio di coaguli nel sangue
quindi
Ricerche hanno dimostrato che l’assunzione moderata di alcol,
incluso il vino rosso, porta benefici alla salute, sembra
infatti che in questi individui diminuisca il rischio di
riscontrare malattie cardiovascolari, con benefici anche sulla
pressione arteriosa. Non per questo però bisogna iniziare a
bere o esagerare, sia ben chiaro, perché l’abuso d’alcol può
causare problemi gravi alla salute. Nè l’American Heart
Association né la National Heart, Lung and Blood Institute
consigliano di iniziare a bere alcol per prevenire malattie
cardiache. Esagerare con alcol, infatti, aumenta il rischio di
soffrire di ipertensione arteriosa, danneggia il fegato e
porta all’obesità. Senza parlare dei danni che può causare
l’alcol durante la gravidanza. Per individui sani la quantità
consigliata di vino consiste in un bicchiere al giorno per
donne e uomini sopra i 65 anni, è invece di due bicchieri al
dì per uomini sotto i 65 anni (i limiti per gli uomini sono
più alti di quelli femminili poiché generalmente l’uomo ha un
peso corporeo maggiore). Ecco svelato perché il vino in
quantità moderata potrebbe fare bene al cuore e anche
all’ipertensione.
Per leggere l’articolo originale (in inglese) clicca qui
Sanità
Reggina:
Parla
Benedetto: “Mi sto sforzando
di fare il meglio per i
cittadini e la Calabria”
Sanità Reggio – Parla Benedetto: “Mi sto sforzando di fare il
meglio per i cittadini e la Calabria”
Fonte e link:
http://www.strill.it/citta/2015/10/sanita-reggio-parla-benedet
to-mi-sto-sforzando-di-fare-il-meglio-per-i-cittadini-e-lacalabria/?fb_action_ids=10205325476121063&fb_action_types=og.l
ikes
venerdì 30 ottobre 2015
“Abbiamo combattuto fin dal primo giorno per la
cardiochirurgia. L’orientamento era quello di incardinarla con
Catanzaro. Adesso, invece, siamo la terza cardiochirurgia
calabrese – dice Frank Benedetto con una punta di
soddisfazione – dopo diciotto mesi dall’apertura è prevista
una ricognizione generale e la cardiochirurgia che non porterà
risultati sarà costretta a chiudere. Se le cose andranno bene
noi saremo la prima”. Il commissario dell’azienda ospedaliera
reggina si mostra positivo riguardo il futuro della struttura
cardiochirurgica reggina che dovrebbe cominciare a breve le
proprie attività: entro il 10 novembre prossimo sarà
pubblicato l’avviso pubblico per il cardiochirurgo e, da
quanto è stato possibile percepire durante l’incontro con i
consiglieri comunali, ormai si è veramente alla fine di una
lunga e tormentata vicenda. Ma non è solo questa la novità per
quanta riguarda l’azienda ospedaliera: è stata attivata la
procedura di mobilità per il dirigente medico che si occuperà
della pet. “Arriva dall’ospedale Cervello di Palermo, è di
origine calabrese con una esperienza con questa macchina da
tantissimi anni. Arriverà tra qualche settimana per rafforzare
l’attività. Perché il sistema dovrà garantire almeno otto,
dieci procedure al giorno per circa 1500 prestazioni l’anno”.
Questa macchina di ultima generazione che consente di
individuare precocemente i tumori, già montata all’interno dei
Riuniti da circa sei mesi, è estremamente complessa e giorno
16 novembre cominceranno le prove tecniche dalla ditta
installatrice. Due settimane di prove ed il 2 dicembre
prossimo ci sarà la partenza ufficiale con la predisposizione
delle agende. Ed il risparmio, per tutti, sarà notevole. “In
provincia non abbiamo una pet pubblica a disposizione ma
soltanto una privata, a Cosenza. Tutti i pazienti al momento
vanno fuori regione. Saremo, quindi, i primi ad aprire in
Calabria. Al momento c’è una forte emigrazione in Sicilia. Il
nostro obiettivo principale – aggiunge Benedetto – non è
soltanto recuperare la mobilità sanitaria passiva ma
soprattutto dare un servizio di questo genere ai cittadini.
Perché quando un paziente oncologico deve varcare lo Stretto e
sobbarcarsi una montagna di spese e mille difficoltà, vuol
dire semplicemente un aggravio delle sue condizioni di salute
già di per se precarie”. Anche l’oncologia sta facendo passi
da gigante. “Stiamo fornendo tutti i farmaci oncologici di
ultimissima generazione ed abbiamo preso recentemente in
carico altri pazienti con costi aggiuntivi che ho portato
all’attenzione, alla visione della struttura commissariale
regionale. Basti pensare che una fiala di un nuovo farmaco
costa circa 30mila euro. Farmaci di recente immessi in
commercio, molecole mirate con anticorpi monoclonali che vanno
a colpire il bersaglio in maniera selettiva”. In quest’ottica
si è pensato alla realizzazione, al presidio Morelli,
dell’onco-ematologia, una sorta di centro tumori per il quale
si sta già lavorando alla sua costruzione. “Abbiamo ripensato
la sua collocazione al Morelli, in una struttura di
ultimissima generazione, tutta cablata con microclimi, sale,
rispetto privacy. Insomma, un vero profilo ospedaliero di un
grande centro tumori. E Reggio lo merita”. Sulla politica che
mostra in questi ultimi tempi un interessamento per la sanità
che non si era visto negli anni passati, Benedetto risponde
così. “Forse la politica ha finalmente compreso l’importanza
strategica sul fatto che la stessa debba lasciare operare
liberamente
gli
operatori
sanitari.
Il
fenomeno
dell’interferenza politica forse non è manifesto come lo era
un tempo. Il mandato a cui debbo assolvere, peraltro
sollecitato e ribadito più volte dallo stesso presidente
Oliverio, è quello di fare il meglio per i cittadini e per la
Calabria. Ed è quello che mi sto sforzando di fare. La verità
è che la politica, assieme alla sanità, ha perso totalmente la
credibilità. Per recuperarla davanti agli occhi dei cittadini
ha bisogno di associarsi per un unico intento, quello di
recuperare il terreno perduto. Ed è possibile farlo facendo
vedere che qualcosa sta realmente cambiando”. (Domenico
Grillone)
IL NOSTRO COMMENTO: Prendiamo lo spunto da questo articolo di
Strill.it di D.co Grillone per dire la Nostra sulla sanità
calabrese. Finalmente la Sanità calabrese ha messo un uomo con
tanto di palle a fare il Commissario presso l’Azienda
Ospedaliera “Melacrino e Bianchi” di Reggio Calabria. Noi
conosciamo personalmente il Dr. Benedetto, come un valente
Cardiologo, ma non sapevamo che fosse anche un ottimo
operatore della Sanità. Alcuni reparti della Azienda sanitaria
reggina (non tutti per fortuna!) erano sforniti di
apparecchiature sanitarie e ciò non consentiva ai medici di
poter operare validamente nel territorio costringendo i
pazienti a migrare verso altre regioni per potersi curare.
Spesso la vita di un paziente dipendeva dal fatto di riuscire
a prendere in
tempo un aereo
per poter essere operato.
Proprio a partire dalla cardiochirurgia molti malati di Reggio
Calabria sono stati costretti ad essere portati d’urgenza in
elicottero a Catanzaro per salvarsi la vita. Auguriamoci che
questo non accada più, grazie al Dr Benedetto. Un altro
intervento non meno importante nella sanità reggina il dr
Benedetto lo ha fatto sulla PET. La PET (Positron Emission
Tomography) è una metodica di diagnostica per immagini che
consente di individuare precocemente i tumori e di valutarne
la dimensione e la localizzazione. L’esame si basa sulla
somministrazione
di
radiofarmaci,
caratterizzati
dall’emissione di particelle chiamate positroni. Le indagini
di Medicina Nucleare, come la PET, prevedono la
somministrazione di una piccola quantità di una sostanza
radioattiva (radiofarmaco), al fine di indagare le
caratteristiche funzionali degli organi e degli apparati nei
quali il radiofarmaco si localizza. Dopo essere stato
somministrato per via endovenosa, il radiofarmaco si
distribuisce nel corpo del paziente permettendo di ottenere
delle immagini diagnostiche, interpretate dai medici
specialisti. Grazie Dr. Benedetto per il suo intervento presso
i malati oncologici. Un altro intervento non meno urgente
nella sanità Reggina il Dr Benedetto lo dovrà fare presso il
Reparto di urologia dove ancora gli interventi di resezione
prostatica si praticano con metodo tradizionale (TURP). Ci
auguriamo che il “Laser” possa arrivare presto ed alleviare la
degenza ed il disagio di quanti devono andare fuori per farsi
operare di prostata nonostante gli operatori eccellenti che
abbiamo in loco. Noi rivolgiamo un appello al Presidente
Oliverio di nominare il Dr. Frank Benedetto quale Direttore
Generale dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria per il
bene della sanità reggina e dei cittadini calabresi che non
meritano di andar fuori per curarsi. Prenda ogni tanto la
politica una iniziativa valida a favore della collettività!
Lattine
e
bottiglie
di
plastica fanno aumentare la
pressione
Lattine e bottiglie di plastica fanno aumentare la pressione
Un composto chimico sospettato di essere cancerogeno che è
presente nei contenitori filtra nelle bevande
Pubblicato il 10/12/2014 da La Fucina
Fonte
e
link:
http://andreanicola.blogspot.it/2014/12/lattine-e-bottiglie-di
-plastica-fanno.html
Lattine e bottiglie di plastica fanno aumentare la pressione
Chi beve regolarmente acqua o bevande contenute in lattine e
bottiglie di plastica potrebbero ripensarci. Un nuovo studio
mostra che un composto chimico che si trova nei contenitori
riesce a filtrare nei liquidi e far aumentare la pressione
dopo un paio d’ore che vengono ingeriti. Si tratta del
bisfenolo A, un composto organico che si trova in grandi
quantità in bottiglie di plastica e lattine. Un’esposizione
cronica a questo composto è stato associato a malattie
cardiache, cancro e altri problemi di salute. Il nuovo studio
è il primo a mostrare che una singola espozione al bisfenolo A
può avere un impatto immediato sul benessere del nostro cuore.
E alcuni studi pubblicati nel 2008 hanno dimostrato la sua
tossicità, gli effetti cancerogeni e gli effetti neurotossici,
tanto che è stato eliminato da vari prodotti, soprattutto
quelli per i bambini.
Bisfenolo A: il composto chimico che fa aumentare la pressione
Lo studio ha rilevato che chi beveva latte di soia contenuto
in lattine vedeva aumentare il livello di bisfenolo A
nell’urina, mentre nei giorni in cui bevevano la stessa
bevanda da bottiglie di vetro, in cui non è presente questo
composto, non c’è stato un innalzamento significativo dei
livelli della pressione del sangue né del contenuto di
bisfenolo A.
Una singola esposizione non reca gravi danno al nostro
organismo, ma una costante esposizione può portare a
ipertensione. Il dottor Michels, un esperto di bisfenolo A
dell’Harvard Medical School non coinvolto nella ricerca ha
detto che i risultati sono “preoccupanti“.
A partire dal 2000, quasi un miliardo di persone nel mondo,
circa il 26% della popolazione adulta, soffriva di
ipertensione. Wikipedia spiega che “la malattia ipertensiva è
responsabile della diminuzione delle aspettative di vita dei
pazienti affetti. I disturbi provocati dall’ipertensione
gravano sugli organi vitali: cervello, cuore, retina, vasi
arteriosi e rene.”
Il bisfenolo A è stato utilizzato sin dagli anni ’60 per
produrre bottiglie di plastica, contenitori per il cibo, lenti
a contatto e biberon. Nel 2012 l’FDA (Food and Drug
Administration), l’ente governativo statunitense che si occupa
della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici,
ha affermato che questo composto chimico non dev’essere più
utilizzato nella produzione di biberon e tazze per bambini.
Gli organi di controllo canadesi hanno dichiarato
ufficialmente che il bisfenolo A è una sostanza tossica e
hanno vietato l’utilizzo nella produzione di articoli per
bambini.
Iscriviti a questo gruppo se ti intessano notizie di salute e
alimentazione
Fonte: New York Times
fonte
Pubblicato da Andrea Nicola a 10:32
IL NOSTRO COMMENTO: Questo è quello che viene affermato
dall’FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo
statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti
alimentari e farmaceutici. L’Ente ha affermato che questo
composto chimico non dev’essere più utilizzato nella
produzione di biberon e tazze per bambini. Gli organi di
controllo canadesi hanno dichiarato ufficialmente che il
bisfenolo A è una sostanza tossica e hanno vietato l’utilizzo
nella produzione di articoli per bambini.
LEGGI ANCHE:
L’acqua minerale contenuta nelle bottiglie di plastica sotto
accusa (CLICCA QUI)
Per dovere di cronaca pubblichiamo anche questo articolo
dell’EFSA sul Bisfenolo A
Nessun rischio da esposizione al
bisfenolo A per la salute dei consumatori
Fonte e link: http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/150121
Vedi anche
Bisphenol A
Ingredienti e imballi alimentari
Press Release
21 Gennaio 2015
Nella nuova, completa valutazione sull’esposizione dei
consumatori al bisfenolo A (BPA) e la tossicità della
sostanza, l’EFSA ha concluso che il BPA non rappresenta un
rischio per la salute della popolazione di alcuna fascia di
età (inclusi feti, neonati e adolescenti), ai livelli attuali
di esposizione. L’esposizione attraverso la dieta o l’insieme
delle varie fonti (dieta, polvere, cosmetici e carta termica)
è nettamente al di sotto del livello di sicurezza (la “dose
giornaliera tollerabile” o DGT).
Benché nuovi dati e metodologie affinate abbiano portato gli
esperti dell’EFSA a ridurre considerevolmente il livello di
sicurezza del BPA da 50 microgrammi per chilogrammo di peso
corporeo al giorno (µg/kg di pc/giorno) a 4 µg/kg di
pc/giorno, le stime più elevate dell’esposizione alimentare e
dell’esposizione attraverso un complesso di fonti (definita
“esposizione aggregata” nel parere dell’EFSA) sono da 3 a 5
volte inferiori alla nuova DGT.
Nel calcolo della DGT sono state quantificate e tenute in
considerazione le incertezze scientifiche riguardanti i
potenziali effetti del BPA a carico della ghiandola mammaria e
dei sistemi riproduttivo, metabolico, neurocomportamentale e
immunitario. Inoltre la DGT è stata calcolata in via
provvisoria, in attesa dell’esito di uno studio di lungo
termine sui ratti che contribuirà a ridurre tali incertezze.
Perché l’EFSA ha eseguito questa valutazione del rischio?
Il BPA è un composto chimico usato nella produzione di
materiali a contatto con gli alimenti come la plastica per
stoviglie riutilizzabili e i rivestimenti interni, in genere
protettivi, per lattine. Il BPA è inoltre ampiamente usato
nella carta “termica” solitamente utilizzata per scontrini e
ricevute fiscali. I residui di BPA possono migrare negli
alimenti e nelle bevande ed essere ingeriti dai consumatori;
il BPA proveniente da altre fonti, tra cui la carta termica, i
cosmetici e la polvere, può essere assorbito attraverso la
cute e per inalazione.
La dott.ssa Trine Husøy, membro del gruppo di esperti
scientifici dell’EFSA che si occupa di materiali a contatto
con gli alimenti (gruppo CEF) nonché
di lavoro sul BPA, ha affermato: “Il
di procedere a una nuova valutazione
alla luce del massiccio volume di
apparsi negli ultimi anni.”
presidentessa del gruppo
nostro gruppo ha deciso
della sicurezza del BPA
nuovi studi di ricerca
Per garantire la massima apertura e trasparenza, nel corso di
questa valutazione del rischio l’EFSA ha tenuto approfondite
consultazioni e discussioni con le autorità nazionali e le
parti interessate, così da tener conto della più ampia gamma
possibile di pareri e informazioni scientifiche. Secondo la
dott.ssa Husøy “il processo di consultazione pubblica ci ha
aiutato ad affinare la nostra valutazione grazie ai dati
supplementari pervenutici e a chiarire meglio importanti
aspetti del parere, tra cui le incertezze scientifiche
residue”. (Una relazione sulla consultazione pubblica è
disponibile di seguito.)
Una valutazione affinata della tossicità del BPA
Dopo aver esaminato un rilevante corpus di nuove informazioni
scientifiche sugli effetti tossici del BPA, il gruppo di
esperti scientifici CEF ha concluso che è probabile che dosi
elevate di BPA (superiori di centinaia di volte alla DGT)
causino effetti dannosi su reni e fegato e, negli animali,
anche sulla ghiandola mammaria.
La dott.ssa Husøy precisa che gli studi che indicavano il BPA
come responsabile di altri effetti dannosi sulla salute erano
meno convincenti. “Al momento gli effetti sui sistemi
riproduttivo,
nervoso,
immunitario,
metabolico
e
cardiovascolare, oltre che il potenziale cancerogeno, non sono
considerati probabili, ma le prove disponibili non permettono
di escluderli. Pertanto tali effetti rientrano tra le aree di
incertezza riguardo ai pericoli collegati al BPA e quindi se
ne è tenuto conto nella valutazione”.
Il gruppo di esperti scientifici ha altresì valutato la
possibilità che dosi diverse di BPA provochino risposte
impreviste, per esempio effetti dannosi indotti dal BPA
soltanto a basse dosi (la cosiddetta “dose-risposta non
lineare” o correlazioni NMDR). Gli esperti sono giunti alla
conclusione che i dati disponibili non forniscono prove
dell’esistenza di tali correlazioni per quanto concerne gli
effetti sulla salute considerati.
Esposizione: più chiaro il quadro dell’esposizione alimentare,
più incerto quello relativo alle fonti non alimentari
Nel 2006, quando l’EFSA ha valutato per l’ultima volta
l’esposizione alimentare al BPA, erano disponibili meno
informazioni e gli esperti dell’EFSA sono stati costretti a
formulare varie ipotesi di tipo prudenziale sul consumo e sui
livelli di BPA negli alimenti. “Grazie a un numero
notevolmente maggiore di dati di migliore qualità siamo stati
in grado di aggiornare e calcolare con più accuratezza
l’esposizione alimentare al BPA per tutti i gruppi della
popolazione”, ha spiegato la dott.ssa Husøy. “Di conseguenza
oggi sappiamo che l’esposizione alimentare è da quattro fino a
quindici volte minore rispetto a quella a suo tempo calcolata
dall’EFSA, a seconda della fascia di età dei consumatori.”
Per la prima volta l’EFSA ha considerato l’esposizione al BPA
anche da fonti non alimentari. A questo proposito, tuttavia,
la dott.ssa Husøy ha sottolineato: “Mancano dati
sull’esposizione cutanea (per esempio, la quantità di BPA
assorbita dall’organismo attraverso la cute per contatto con
la carta termica), il che aumenta l’incertezza dei calcoli
relativi all’esposizione attraverso la carta termica e i
cosmetici”.
Quantificare le incertezze e tenerne conto
Gli esperti dell’EFSA hanno utilizzato nuove metodologie per
tener conto delle incertezze concernenti i potenziali effetti
sulla salute, la stima dell’esposizione e la valutazione dei
rischi per l’uomo. La dott.ssa Husøy ha dichiarato che
“analizzando singolarmente le incertezze e avvalendosi del
giudizio di ciascun esperto, il gruppo scientifico è stato in
grado di quantificare le incertezze e di tenerne conto nella
valutazione del rischio e nella determinazione della DGT”.
L’EFSA ridefinirà la DGT provvisoria tra due o tre anni,
quando saranno disponibili i risultati di uno studio di
ricerca di lungo termine condotto nell’ambito del programma
nazionale di tossicologia degli Stati Uniti (US National
Toxicology Program). Si prevede che questo studio possa
sciogliere molte delle incertezze che permangono sugli effetti
tossici del BPA.
Scientific Opinion on the risks to public health related
to the presence of bisphenol A (BPA) in foodstuffs
Report on two public consultations on EFSA’s draft
Scientific Opinion on BPA
Nel corso di tale processo l’EFSA e l’Agenzia francese per la
sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del
lavoro (ANSES) si sono confrontati sulle rispettive
valutazioni del BPA. Il verbale
disponibile qui di seguito.
di
tali
dibattiti
è
Minutes of EFSA-ANSES Expert meeting on BPA (3 December
2014)
L’EFSA ha predisposto una sintesi non tecnica (destinata ai
“non addetti ai lavori”) del suo parere scientifico per
facilitarne la comprensione, e affronta ulteriori aspetti di
questo lavoro scientifico nelle Domande frequenti sul BPA.
Lay summary of the Scientific Opinion on the risks to
public health related to the presence of bisphenol A
(BPA) in foodstuffs
Frequently Asked Questions on bisphenol A
Note per i redattori:
Nell’ambito del sistema per la sicurezza alimentare dell’UE,
l’EFSA ha il compito di svolgere valutazioni scientifiche del
rischio. La valutazione del rischio da BPA fornisce
informazioni che i gestori del rischio dell’UE in seno alla
Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri
potranno utilizzare nell’ambito del processo decisionale, per
disciplinare l’uso in sicurezza del BPA nei materiali a
contatto con gli alimenti. I gestori del rischio tengono conto
delle valutazioni scientifiche del rischio e di altri fattori
nell’assumere decisioni in materia di gestione del rischio,
ambito che esula dal mandato dell’EFSA, così come stabilito
dalla legislazione europea.
For media enquiries please contact:
Relazioni Stampa EFSA
Tel. +39 0521 036 149
E-mail: [email protected]
IL NOSTRO COMMENTO: Dopo le superiori precisazioni dell’EFSA,
ognuno è libero di credere o meno e determinarsi
di
conseguenza.
LE
PROPRIETA’
DELL’UVA
BENEFICHE
LE PROPRIETA’ BENEFICHE DELL’UVA
Fonte
e
link:
http://www.benessere.com/dietetica/arg00/proprieta_uva.htm
.
Nella mitologia greca arcaica, Dioniso è una delle divinità
più strettamente legate alla terra, al ciclo vitale,
all’energia naturale. In questa fase è il dio della vite e
dell’uva, ed è una presenza benefica, addirittura
indispensabile per il progredire della civiltà; solo
successivamente verrà indicato anche come dio del vino,
dell’estasi, della frenesia, e come il suo corrispettivo
romano Bacco, la sua figura inizierà a presentare luci e
ombre, tanto che diverrà un personaggio chiave per l’evolversi
del pensiero filosofico, da Nietzsche a Hegel.
Nel bene e nel male, nella prosperità e nel caos, la civiltà
mediterranea ed europea è strettamente legata a una delle sue
piante più antiche, la vite, ed al suo frutto, l’uva. Furono
proprio i Greci a sviluppare la viticoltura e la
vitivinicoltura in Europa e portarla in Italia, nel meridione;
gli Etruschi appresero quest’arte e la trasmisero ai Romani.
Tecnicamente, l’uva è un’infruttescenza: il grappolo non è che
un insieme di frutti, cioè gli acini, le bacche della vite,
uniti tra loro dal raspo. L’uva può spaziare tra diverse
tonalità di colore, dalla più chiara delle uve bianche alla
più scura delle uve nere, e tra tantissime varietà; la
principale distinzione è fra uva da mensa o da tavola, di cui
l’Italia è il maggior produttore mondiale (coltivata
soprattutto in Puglia, ma anche in Sicilia), e uva da vino.
L’uva che conosciamo in genere deriva dalla specie vitis
vinicola o vite comune, che produce frutti sia per la
consumazione alimentare sia per il vino; la vitis labrusca,
originaria dell’America del Nord, è meno diffusa e dà la
cosiddetta uva fragola.
L’uva da tavola più diffusa è, tra le uve bianche, la varietà
Italia, insieme alla Vittoria e alla Regina; tra le nere, Red
Globe e Rosada. L’uva si può conservare in frigorifero anche
per una settimana, ma non va lavata, se non subito prima
dell’uso.
In genere l’uva da vino si presenta con grappoli più piccoli,
tra i 150 e i 300 grammi di peso, e con gli acini “serrati”,
molto vicini e compressi fra loro; un grappolo di uva da
tavola è invece “spargolo”, cioè gli acini sono più liberi, e
presenta dimensioni maggiori, tra i 200 e i 500 grammi di
peso; ma può anche superare il chilo. Nel caso dell’uva da
vino si parla di vendemmia, per quella da tavola di raccolta:
è il momento in cui dalla vite si staccano i grappoli, che
verranno poi destinati al consumo alimentare immediato o
all’impiego in prodotti alimentari di vario tipo, per l’uva da
tavola; all’essicazione, cioè alla produzione di uva passa;
alla vinificazione e ai prodotti derivati, per l’uva da vino;
dai semi si estrae l’olio di vinaccioli.
L’uva in cucina
In cucina si utilizza ogni varietà di uva e ogni suo derivato:
si usano il vino, che può essere di varia gradazione alcolica,
e il succo d’uva che è analcolico; l’uva da tavola e l’uva
passa; nelle ricette si spazia dagli arrosti ai dolci.
Il vino è un ingrediente fondamentale di sughi e salse che
accompagnano sia carne sia pesce, si usa nel risotto come
nell’arrosto; l’importante è “cuocerlo” il tempo necessario
per fare evaporare l’alcool.
Per quanto riguarda l’uva, non deve essere relegata alla
semplice macedonia, e non è detto che si sposi bene solo con i
dessert. È vero che uva e uva fragola danno vita a marmellate,
torte, biscotti e focaccine; quanto all’uvetta o uva passa,
che altro non è che uva essiccata, si trova in tantissimi
dolci, dal nord al sud dell’Italia; ma è anche estremamente
diffusa in piatti salati, ad esempio in Sicilia può figurare
tra gli ingredienti del ripieno dei calamari o può
accompagnare la pasta con le sarde; sempre con le sarde la
troviamo anche in Veneto, e in Campania con il baccalà.
Allo stesso modo, l’uva accompagna riso e formaggio, altra
frutta secca e cacciagione. Un risotto per nulla insolito, né
difficile da fare, può vedere insieme un formaggio forte come
ad esempio il gorgonzola, l’uva bianca, e magari anche le
noci; l’uva con il riso si sposa bene anche con le semplici
nocciole, o con altri tipi di formaggio come il parmigiano.
L’uva può accompagnare anche gli arrosti, di vari tipi di
carne, dal maiale al vitello; crea un ottimo equilibrio con il
coniglio, e in generale stempera o esalta la cacciagione,
dalle pernici al cinghiale.
Se invece si desidera restare su sapori più convenzionali, con
l’uva si possono realizzare torte, focaccine e una variante
del clafoutis.
Proprietà salutari
Discorso separato va fatto per le proprietà dell’uva e per
quelle del vino; qui si approfondiscono solo quelle relative
al frutto.
Gli acini d’uva, per “uso esterno”, sono conosciuti per
l’effetto salutare sulla pelle, grazie a proprietà
rivitalizzanti; la tradizione vuole che siano utili anche
applicati sull’herpes.
Per quanto riguarda il consumo alimentare, è importante
sottolineare che buona parte dei componenti salutari sono
contenuti nella buccia, quindi l’acino andrebbe mangiato
intero. Ad esempio, la buccia dell’uva nera contiene notevoli
quantità di polifenoli e resveratrolo, che hanno proprietà
antiossidanti. Questo frutto aiuta anche in caso di
stitichezza e problemi connessi alla circolazione venosa.
Come spiega il nutrizionista dottor Paganelli su benessere.com
tv, l’uva è un frutto estremamente interessante, con
caratteristiche organolettiche straordinarie: contiene
zuccheri semplici facilmente digeribili, oligoelementi, in
piccola quantità anche proteine e lipidi; ma prevalentemente è
ricco di sali minerali, come zinco, potassio, magnesio, ferro,
e vitamine del gruppo B, A e C. “È un prodotto che può essere
consumato da tutti, anche da chi è in sovrappeso, purché non
sia diabetico, a causa del contenuto di zuccheri. Nella buccia
è stato recentemente scoperto un antiossidante, il
resveratrolo, che è un antiaggregante piastrinico,
fluidificante del sangue. L’uva stimola tre grandi organi,
reni, fegato e intestino”. Le controindicazioni riguardano,
come detto, i soggetti diabetici, ma anche quelli affetti da
colite, poiché l’uva fermenta in maniera significativa e ha un
elevato contenuto di zuccheri. Per quanto riguarda i semi,
utilizzati per fare l’olio di vinaccioli, non è stato
dimostrato che abbiano poteri antitumorali, come spiega il
nutrizionista, ma sicuramente hanno proprietà antiossidanti,
come tutto l’acino; anche i semi però rappresentanto una
controindicazione per soggetti con problemi di colite. La
buccia contiene non solo il resvenatrolo ma anche flavonoidi,
antociani e antiossidanti di varia natura; poiché il colore
della buccia dipende da queste sostanze, un’uva scura ne
conterrà di più di un’uva chiara.
Valori nutrizionali
Ogni 100 grammi di uva corrispondono a circa 69 kcal; per
circa l’80 per cento l’uva è composta d’acqua, per il 17 per
cento da zuccheri, e poi proteine, aminoacidi, grassi,
minerali e vitamine. Tra i minerali, il più presente è il
potassio, di cui l’uva è ricca; poi fosforo, calcio e
magnesio; tra le vitamine, la A, alcune del gruppo B, la
vitamina C, la K; gli zuccheri presenti sono fruttosio e
destrosio. L’uva passa contiene Omega 3. La buccia dell’uva
nera contiene polifenoli.
IL NOSTRO COMMENTO: Ottima! Certo non bisogna abusarne. E’
controindicata per i diabetici e per i colitici. Chi non
soffre di diabete una piccola quantità può tranquillamente
mangiarla anche se ha un po’ di colite.
Autismo, Vicari: “Esistono
terapie, ma attenti a chi
promette la guarigione”
Autismo, Vicari: “Esistono terapie, ma attenti a chi promette
la guarigione”
Fonte e link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/02/autismo-vicari-esis
tono-terapie-ma-attenti-a-chi-promette-la-guarigione/936210/
Le terapie cognitivo comportamentali sono le più efficaci, ma
la Regione Lazio rimborsa solo logopedia e psicomotricità, che
l’Istituto superiore di Sanità ha definito inutili. Il
vaccino, poi, secondo Vicari, non ha alcun legame con
l’insorgenza della malattia
di Paola Porciello | 2 aprile 2014
Oggi è la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo,
una malattia che colpisce i bambini sotto i tre anni e che
recentemente ha fatto molto discutere la comunità scientifica
per il suo presunto legame con i vaccini. Con il Professor
Stefano Vicari, responsabile dell’Unità operativa di
Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma,
cerchiamo di fare chiarezza sugli aspetti più controversi di
questa malattia complessa e difficile da gestire che in Italia
colpisce 500mila persone.
Professore, cos’è l’autismo?
L’autismo è una malattia cronica con esordio infantile che
prevede un ampio spettro di manifestazioni cliniche, tant’è
che oggi è più corretto dire ‘disturbi dello spettro
autistico’. Le sue caratteristiche principali sono tre. La
difficoltà nella relazione: ai bambini autistici non interessa
entrare in contatto con gli altri. Molti di loro non
rispondono quando vengono chiamati e tendono a isolarsi. A
volte si stabilisce qualche contatto, ma solo con i genitori.
Poi ci sono le difficoltà nella comunicazione, che è quasi
assente, e la prevalenza di interessi molto ristretti. Questi
pazienti tendono ad essere ripetitivi, preferiscono sempre lo
stesso giocattolo o corrono ripetutamente intorno al tavolo.
Noi le chiamiamo ‘stereotipie’, cioè movimenti ripetitivi
senza un fine chiaro.
Pubblicità
Come avviene la diagnosi?
Una diagnosi certa si può fare solo dopo i due anni di età. I
diversi aspetti della malattia che ho citato prima si
combinano in vari modi nelle persone assumendo gradi più o
meno marcati. Alcuni possono essere sorprendentemente
brillanti su un argomento marginale, mentre il lato di
empatia, di intelligenza sociale, risulta molto ridotto. Nel
grande panorama dell’autismo si può spaziare dall’ingegnere
perfettamente integrato ma un po’ scontroso e chiuso in se
stesso, al soggetto con ritardo mentale.
Ci può dire qualcosa sul presunto legame tra il vaccino e
l’insorgenza dell’autismo nei bambini?
Secondo le evidenze in possesso della comunità scientifica,
basate su studi indipendenti, possiamo affermare che non c’è
alcuna relazione tra vaccini e autismo. Questa storia nasce
con un articolo del ’99 pubblicato dalla rivista Lancet. I
dati utilizzati dall’autore si rivelarono falsi. Il medico fu
radiato dall’ordine e l’articolo venne cancellato dagli
archivi della rivista. Sulla scia di quell’articolo il
Giappone ha reso non obbligatoria la vaccinazione più discussa
(morbillo, parotite, rosolia). Ciò nonostante, il numero di
casi di autismo è rimasto invariato: non c’è quindi alcuna
relazione. Ci sono poi studi recentissimi di un gruppo di
ricercatori di San Diego che dimostrano alterazioni della
neocorteccia (la parte più superficiale del nostro cervello)
presenti già durante la vita embrionale.
Esiste una cura?
No. Esistono vari trattamenti che possono produrre
miglioramenti. A livello farmacologico si può intervenire per
contenere aggressività e iperattività. Fra i trattamenti non
farmacologici, i più efficaci sono la ‘Terapia mediata dai
genitori’, ovvero la presa in carico dei genitori di bambini
molto piccoli. Il parent training aiuta a gestire la relazione
complicata, offre modelli di comunicazione alternativi ed è
soprattutto efficace nel contenere lo stress dei genitori. Ci
sono poi i trattamenti cognitivo comportamentali che
riguardano il bambino: l’Aba (Applied behavioral analysis,
analisi comportamentale applicata) o l’Early start Denver
model.
Queste terapie hanno una moderata efficacia, specie se
cominciate precocemente, prima dei 5 anni.
Esistono anche tutta una serie di trattamenti inefficaci
(sempre dal punto di vista del metodo scientifico) sui quali
purtroppo si specula: le diete (con un giro d’affari di
milioni di euro), la pet therapy (ippoterapia,
delfinoterapia), la psicoanalisi, logopedia e psicomotricità.
Si accede facilmente alle terapie?
Qui tocchiamo un tasto dolente. La Regione Lazio, tanto per
fare un esempio, rimborsa logopedia e psicomotricità, ma non
l’Aba, nonostante l’Istituto superiore di sanità, nelle Linee
guida, si sia espresso chiaramente contro le prime e a favore
della seconda. Credo che la libertà di cura passi attraverso
la vera e libera informazione. Il medico deve dire: ‘Il
trattamento più efficace è questo’. Poi posso decidere di
curarmi come voglio, ma devo sapere che un determinato
trattamento non ha prodotto risultati riconosciuti dalla
comunità scientifica. Bisogna dare la corretta informazione e
il Sistema sanitario nazionale deve provvedere a dare le cure
efficaci.
Cosa consiglierebbe a una famiglia che si trova davanti a una
diagnosi di autismo?
Di rivolgersi a una struttura altamente qualificata, pubblica
o quantomeno convenzionata con il Ssn. E di diffidare di chi
chiede soldi facendo promesse di guarigione.
Le Linee guida dell’Istituto superiore di sanità per il
trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e
negli adolescenti
IL NOSTRO COMMENTO: c’è poco da commmentare. La materia è di
stretta spettanza specialistica ed è ad uno specialista che
occorre rivolgersi. PRIMA SI VA MEGLIO E’. Non aspettare che
il bambino o la bambina che sia superino i tre anni.
Leggi anche
http://www.emergenzautismo.org/
Tè verde: controindicazioni.
I
15
cibi
da
evitare
assolutamente
a
cena
-
Anguria
Tè verde: le controindicazioni da non sottovalutare
Fonte
e
link:
http://www.lafucina.it/2015/09/01/controindicazioni-te-verde/
Non è tutto oro quello che luccica, né solo benefici, quelli
che apporta il tè verde. Scopri le sue controindicazioni nel
video qui in alto!
Anche se è vero che sono numerose e molto valide le proprietà
del tè verde, è altrettanto vero che possiede delle
controindicazioni che è meglio non sottovalutare. Scoprile per
goderti questo infuse senza mettere a rischio la tua salute.
I 15 cibi da evitare assolutamente a cena
Una lista di alcuni alimenti che andrebbero evitati la sera
Fonte
e
link:
http://www.lafucina.it/2015/08/31/cibi-evitare-cena/
Il un articolo apparso di recente sul Corriere si parla degli
alimenti che di sera andrebbero evitati assolutamente perché
non salutari per il nostro organismo. Sta sempre
all’intelligenza di ognuno capire cosa poter e non poter
assumere, specie nel pasto conclusivo della giornata, per
evitare di andare a dormire appesantiti e non assicurarsi un
riposo ottimale.
Alcuni hanno ritenuto questa lista estrema, altri concordano:
voi cosa ne pensate?
I 15 CIBI DA EVITARE A CENA
1. Creme dolci spalmabili
Fanno ingrassare. Già andrebbero consumate raramente di
giorno, la sera sono assolutamente da evitare: non vengono
smaltite ma solo accumulate sotto forma di grasso
2. Alcol
Il luogo comune vuole che bere un bicchiere di alcol la sera
faccia addormentare meglio. Falso. Se da un lato intontisce
creando sonnolenza, dall’altro l’alcol disidrata il corpo e
riduce la funzione ristoratrice del sonno
3. Torroncini
Uno studio americano ha dimostrato che aumentano l’insorgenza
di incubi durante la notte: colpa dello zucchero, che crea
picchi di glicemia nocivi per il sonno. E poi fanno ingrassare
4. Gelato
Vedi sopra: tanto zucchero, quindi riposo disturbato. E tanti
grassi saturi che, invece di essere digeriti con calma come
avverrebbe di giorno, di sera hanno l’effetto di appesantirci
compromettendo il sonno
5. Patatine Una tira l’altra, soprattutto davanti alla tv. Ma
il risultato sono calorie senza alcun beneficio per
l’organismo. Da evitare. Meglio una carota cruda o un pugno di
mandorle
6. Carne rossa Difficile da digerire, impegna il corpo nel suo
assorbimento per tutta la notte, impedendoci di dormire.
Meglio un uovo bollito, è meno pesante per l’organismo
7. Pane
I carboidrati di cui è composto fanno ingrassare. Vanno bene
di giorno, quando c’è lo spazio per smaltirli, ma la sera
finiscono per accumularsi nell’organismo
8. Pizza
Super calorica, non è assolutamente adatta come snack
notturno. Nemmeno una fetta: la salsa di pomodoro può creare
acidità e il resto dei condimenti appesantisce lo stomaco
9. Cioccolato
La caffeina e gli altri stimolanti contenuti nel cacao
aumentano il battito cardiaco e impediscono di riposare
serenamente
10. Cibo al sapore di caffè
Caramelle, snack, gelato, bevande a base di caffè sono da
evitare. Le fluttuazioni di caffeina nell’organismo causano
disturbi del sonno. E un senso di malessere e stanchezza al
mattino
11. Pasta
Come il pane, mangiata prima di andare a letto fa ingrassare
12. Dolcetti, pasticcini, brioche
Fanno gola ma sono da evitare. Troppi zuccheri e troppi
grassi. Meglio un po’ di yogurt o dei cracker integrali
13. Sedano Altamente diuretico, vi farebbe svegliare per
andare in bagno
4. Troppa frutta
La frutta fa bene, ma se consumata in quantità eccessive
apporta un eccesso di zuccheri nell’organismo e appesantisce
la digestione, oltre a creare gas all’interno dell’intestino.
Mai eccedere il singolo frutto o la coppetta di macedonia
15. Cereali
Al massimo si possono mangiare quelli integrali, ma non quelli
zuccherati che provocano un picco di glicemia dannoso per il
sonno e per il peso
I 10 benefici dell’anguria
Scopri quanti effetti benefici ha l’anguria, il frutto
dell’estate
.
Un
limone
protegge
da
infezioni gastrointestinali
Un limone protegge da infezioni gastrointestinali
Il succo dell’agrume rappresenta una protezione naturale
contro il Norovirus
Fonte e link:
http://www.lastampa.it/2015/08/28/scienza/benessere/un-limoneprotegge-da-infezionigastrointestinali-6SE0l1gFAvXOo5wCnAdUwI/pagina.html?zanpid=20
72389173704528896
Il succo di limone ci protegge dalle infezioni, riducendo la
possibilità di contrarre infezioni da Norovirus, causa di
disturbi gastrointestinali anche gravi. Lo hanno svelato i
ricercatori dell’Università di Heidelberg, del German Cancer
Research Center (DKFZ) e dell’University of New South Wales in
Australia, in uno studio pubblicato sulla rivista Virology.
IL CITRATO ALTERA LA MORFOLOGIA DEL VIRUS
Il citrato del succo di limone o i disinfettanti contenenti
citrato possono cambiare la forma delle proteine esterne del
virus, impedendogli così di infettare le cellule. Questo
lavoro è la continuazione di uno studio precedente finanziato
dall’NIH nel quale gli autori avevano notato che il citrato si
lega alla proteina del capside, la struttura esterna del
norovirus. Questa volta, i ricercatori hanno osservato
l’effetto di concentrazioni crescenti di citrato su un virus
con caratteristiche simili al norovirus umano, non coltivabile
in laboratorio, notando che le particelle del virus modificano
la propria forma dopo essersi legate col citrato, come
confermato anche dalla cristallografia a raggi X.
Questo meccanismo di alterazione morfologica potrebbe spiegare
perché il citrato riduce l’infettività delle particelle
virali: «Qualche goccia di succo di limone su cibo o superfici
contaminate potrebbe quindi prevenire la trasmissione del
virus» ha ipotizzato il responsabile dello studio Grant
Hansman, alla guida del gruppo di ricerca sui norovirus del
German Cancer Research Center e dell’Università di Heidelberg.
UNA PRIORITÀ PER LA SALUTE PUBBLICA
Il norovirus è un virus molto contagioso. Costituisce la più
frequente causa di gastroenteriti acute di origine non
batterica, i cui sintomi sono crampi allo stomaco, diarrea,
nausea e vomito. Si trasmette per via orale e fecale o tramite
le mani o gli alimenti contaminati. Proprio come l’influenza
stagionale, il norovirus ha la sua massima diffusione nei mesi
invernali.
Nel 2012, dei 351mila decessi per patologie enteriche di
origine alimentare nel mondo, 35mila sono stati causati da
norovirus. Secondo i Centers for Disease Control and
Prevention (CDC), sono ogni anno circa 20 milioni gli
americani che lo contraggono, circa 70mila i ricoveri e quasi
800 i decessi. Capirne i meccanismi di diffusione è stata
definita una priorità di salute pubblica da Aron Hall il
responsabile del Norovirus Epidemiology Program dei CDC.
Ora, gli scienziati stanno indagando l’effetto dell’acido
citrico su coloro che già sono stati infettati dal norovirus,
per verificare se funzioni anche nel ridurre i sintomi.
IL NOSTRO COMMENTO: Per capire bene l’articolo occorre sapere,
a grandi linee, cosa sia il Norovirus. Leggete sotto:
Norovirus
Fonte
e
link:
http://www.epicentro.iss.it/problemi/norovirus/norovirus.asp
“Isolati e scoperti nel 1972, i norovirus appartengono alla
famiglia dei Caliciviridae, virus a singolo filamento di Rna,
e rappresentano uno tra gli agenti più diffusi di
gastroenteriti acute di origine non batterica, costituendo
così un serio problema nel campo della sicurezza alimentare.
Sono anche comunemente noti come virus di Norwalk, dal nome
della città dell’Ohio centro di un’epidemia di gastroenterite
nel 1968. Le infezioni causate da norovirus si manifestano
soprattutto in contesti comunitari, negli ospedali, nelle case
di riposo, nelle scuole o, tipicamente, in ambienti confinati,
come per esempio le navi da commercio e da crociera. Non
coltivabili, i norovirus hanno posto qualche problema
diagnostico in passato. Fino a qualche anno fa, infatti, era
possibile identificarli solo con l’osservazione al microscopio
elettronico, date le minuscole dimensioni, o misurando la
presenza di anticorpi nel sangue. Da una decina d’anni sono
stati sviluppati test diagnostici rapidi con l’uso di
marcatori molecolari su campioni di feci. A oggi, sono noti
quattro genotipi di norovirus, da GI a GIV, sottodivisi in
almeno 20 cluster.
Sintomi e decorso
Il periodo di incubazione del virus è di 12-48 ore, mentre
l’infezione dura dalle 12 alle 60 ore. I sintomi sono quelli
comuni alle gastroenteriti, e cioè nausea, vomito, soprattutto
nei bambini, diarrea acquosa, crampi addominali. In qualche
caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha
solitamente conseguenze serie, e la maggior parte delle
persone guarisce in 1-2 giorni senza complicazioni.
Normalmente, l’unica misura è quella di assumere molti liquidi
per compensare la disidratazione conseguente a vomito e
diarrea. In particolare, la disidratazione può rappresentare
una complicazione più seria per i bambini, gli anziani e i
soggetti
con
precario
equilibrio
metabolico
o
cardiocircolatorio, e può quindi richiedere una certa
attenzione medica.
Non esiste un trattamento specifico contro il norovirus, né un
vaccino preventivo. I meccanismi di immunizzazione contro il
norovirus sono poco conosciuti, e secondo i Cdc l’immunità
dura solo alcuni mesi: lo stesso individuo quindi può essere
infettato dal virus più volte nel corso della vita.
Trasmissione del virus
Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali
a dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza
nell’ambiente, che permette una loro replicazione e diffusione
anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus
sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare
rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La
trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per
via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo
infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate.
Nella maggior parte dei casi documentati, la trasmissione è
avvenuta per contaminazione di cibi da parte di un
alimentarista, produttore o distributore, subito prima del
consumo. Le epidemie sono spesso associate al consumo di
insalate, cibi freddi, sandwich, prodotti di panetteria. Il
cibo potrebbe essere contaminato alla fonte, da acque infette,
sia nel caso di frutti di mare sia di verdure fresche o di
frutti di bosco. In molti casi, la contaminazione è stata
attribuita alle cisterne di raccolta dell’acqua o a piscine e
fontane.
Misure di prevenzione
L’unica forma di controllo efficace del norovirus è
l’attuazione di rigorose misure igieniche nella manipolazione
e distribuzione di cibi e bevande. I norovirus sono piuttosto
resistenti nell’ambiente, sopravvivono a temperature sopra i
60° C e anche in presenza di cloro, normalmente utilizzato per
disinfettare le acque potabili. Inoltre, rimangono nelle feci
delle persone infette per almeno 72 ore dopo la guarigione.
È quindi evidente che solo misure molto stringenti, a partire
da un’accurata igiene personale degli addetti alla
manipolazione e distribuzione dei cibi, possono prevenirne la
diffusione. Vale in questo caso la serie di norme e consigli
tipici della prevenzione di qualsiasi tossinfezione
alimentare:
lavarsi le mani molto bene prima di toccare i cibi
non lavorare e soprattutto non stare a contatto con il
cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti
da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la
guarigione
lavare e disinfettare accuratamente tutti i materiali e
le superfici (dalle tovaglie e tovaglioli ai grembiuli e
teli da lavoro, fino agli utensili) che possano essere
venuti a contatto con una persona infetta e/o con il
virus
utilizzare solo cibi di provenienza certificata,
soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco,
come i frutti di mare o le verdure fresche
eliminare tutte le scorte alimentari che potrebbero
essere state contaminate da un addetto infetto e/o da
altre fonti di norovirus
tenere separati i soggetti che portano pannolini e
pannoloni, soprattutto in asili e case di riposo, dalle
aree dove viene preparato e distribuito il cibo.”
Bevetevi un bicchiere di acqua con succo di limone la mattina
appena alzati. Se non ci sono controindicazioni è salutare.