Conobbi Maria su un social network, nacque una bella amicizia

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Conobbi Maria su un social network, nacque una bella amicizia
Conobbi Maria su un social network, nacque una bella amicizia
consolidata dall'amore per la poesia. Dapprima era tutto un gioco
ma grazie anche a lei i miei versi avevano entusiasmato molti.
Decisi di incontrarla e volli intraprendere il viaggio in auto,
sebbene non mi fossi mai avventurato fuori dalla Puglia, terra di
sole, olio, pesce e vino. Al casello di Bari trasudavo emozione da
tutti i pori: avrei affrontato chilometri di strada tra musica e
sigarette. Maria mi aveva suggerito di addentrarmi nella
Maremma per vie secondarie, così da respirare aria pura mista al
profumo di mosto dopo la vendemmia. Al casello d’uscita mi
avvisarono dell’arrivo di grandine e pioggia. Cordiali, mi dissi.
Salutai e mi avviai attraverso distese di tendoni di viti. Un ultimo
raggio di sole penetrò le nubi. Peccato! Ormai non c’erano più
grappoli a splendere. Ma lì vicino un campo aveva ancora
grappoletti d’uva e volli provarne il sapore.
Adesso era iniziato a piovere e la strada era sconnessa. Tralci
sporgenti rigavano l'auto, ma ormai ero lì.
A un tratto un lampo, un albero prese fuoco; un ramo spezzato
cadde sulla carreggiata bloccandomi. Scesi e provai a spostare
l’ostacolo, senza esito. Ormai diluviava e la strada pareva un
fiume. Risalii in auto e innestai la retromarcia ma le ruote
giravano a vuoto. Bene, mi dissi, impantanato. Mi avviai a piedi
sperando d’imbattermi in qualche abitazione. Le scarpe erano
inzuppate. D’un tratto scorsi una luce in mezzo al campo e
qualcuno che raccoglieva l’ultima uva, strano, sotto la pioggia e a
quell'ora tarda. Chiamai ma non rispose. Mi avvicinai
sguazzando. Si girò, no non era un lui era una lei, una bella
ragazza in un impermeabile nero. Mi scusai dell'intrusione e lei,
con voce sommessa, mi domandò se volevo un riparo.
Ci avviammo a una vecchia fattoria, non vi era luce, solo candele
a illuminare l'ambiente, il camino acceso.Chiesi se avesse un
telefono, rispose di no, era solo un posto dove di giorno i
contadini lavoravano fino all'imbrunire e poi andavano via.
Domandai cosa ci facesse lì, sostenne di essere la guardiana del
posto.
Le raccontai la mia disavventura e mi offrì pane e finocchiona e
vino. Poi, per la stanchezza e l'ora tarda, mi assopii vicino al
fuoco. Ero in primo sonno quando rumori dal fienile mi
svegliarono. Curioso, da una fessura tra le travi vidi la ragazza
spogliarsi ed entrare in un tino: pensai che volesse fare il bagno
ma invece, nuda, iniziò a pestare grappoli d’uva come si faceva
un tempo. Era cosi bella e così forte il profumo del mosto, che mi
venne voglia di scriverne.
Fu facile, i versi venivano fuori come se conoscessi già le parole:
DOLCE NETTARE.
Al chiar della luna triste,
ti vidi danzare,
mentre le vesti scendevano lente,
il tuo sorriso splendeva,
i miei occhi t'ammirarono,
mentre su dolce uva,
ponevi i tuoi piedi
e come nettare che nasce dall'amore,
un vin soave nacque.
Alla prima luce sentii rumori all’esterno: auto che arrivavano e
brusio di gente; dall’uscio vidi i contadini e il loro capo mi chiese
chi fossi e se fosse mia l'auto ferma sulla stradina; assentii e
domandai della custode della fattoria. Stralunato replicò che ogni
giorno all'alba loro arrivavano: era una zona tranquilla e non
serviva un custode. Allora raccontai l’accaduto e lui rimase basito:
aveva già sentita una cosa del genere da suo nonno. Mi raccontò
la leggenda di una ragazza che abitò in quella casa secoli prima e
che un giorno accolse un Poeta nella sua dimora ospitandolo per
una notte; lui fu tanto preso da quella giovane che improvvisò per
lei una poesia e lei, di contro, dal suo vigneto creò un vino che
chiamò Nettare del Poeta. Ma un giorno lui partì e morì lontano
per la peste. La ragazza perì d’amore e si tramanda che stia ancora
aspettando il ritorno del suo Poeta per gustare con lui quel vino
speciale. Oggi, ripensandoci, sento ancora venirmi i brividi.
Ottenni aiuto per spostare l'auto e tornai verso il paese.
Una voce si levò tra quelle vigne, forse era il vento, o forse
chissà!