Schede film discussi insieme 2010

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Schede film discussi insieme 2010
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Welcome
Welcome
regia
PhiliPPE liorET
sceneggiatura
EMManUEl coUrcol, oliviEr adaM,
PhiliPPE liorET
fotografia
laUrEnT dailand
montaggio
andréa SEdlacKova
musica
arMand aMar
interpreti
aUdrEy dana, vincEnT lindon,
FiraT ayvErdi, dErya ayvErdi
nazione
Francia
durata
110’
PHILIPPE LIorEt
10.10.1955 - Parigi (Francia)
2009
2006
2004
2001
1997
1993
Welcome
Je vais bien, ne t’en fais pas
l’équipier
Mademoiselle
Tenue correcte exigée
Tombés du ciel
Welcome 247
La storia
Il giovane iracheno Bilal attraversa l’Europa da clandestino nella
speranza di raggiungere la sua ragazza da poco emigrata in Gran
Bretagna. Arrivato nel nord della Francia, diventa amico di Simon,
un istruttore di nuoto, con cui inizia ad allenarsi per un obiettivo
apparentemente irrealizzabile: attraversare la Manica a nuoto per
ritrovare il proprio amore.
La critica
Non solo un film contro il razzismo, utilissimo nell’Italia dei «white
Christmas», “Welcome” (ha reso furioso Sarkozy per come descrive il
regime poliziesco di Calais), analizza un’umana metamorfosi. Quella
di un istruttore di nuoto, neo-diviso, che scopre la sepolta paternità
aiutando un ragazzo clandestino che vuol traversare la Manica a
nuoto. E Lioret utilizza al meglio Lindon, mai così bravo. Welcome
per ora è una scritta da zerbino, ma riacquista senso col volontariato morale dei film.
Maurizio Porro, il corriere della Sera, 18 dicembre 2009
Certo il regista, Philippe Lioret, non va giù leggero. Azzarda che nella
Calais odierna «aiutare un clandestino è come nascondere un ebreo
nel 1943». Sarà anche per questo che “Welcome”, titolo ironicobrechtiano da prendere per antifrasi, è diventato un caso politico e
commerciale in Francia, incassando 10 milioni di euro. Certo ciò che
si vede fa impressione. Preso d’assalto dagli immigrati in transito
verso la Gran Bretagna, Calais è diventato un banco di prova per
Sarkozy, pure citato in tv. “Tolleranza zero”, quindi: sicché finisce in
carcere chi facilita il soggiorno a quei poveracci. Uno di questi è Bilal, un curdoiracheno di diciassette anni. Ha impiegato tre mesi per
arrivare fin lì, nella speranza di varcare la Manica e ritrovare l’amata
Mina. Bilal le prova tutte, anche rischiando di soffocare nel camion,
ma lo beccano. Disperato, decide di attraversare a nuoto quel tratto
di mare gelido, infestato di correnti. Ma lui sa giocare a pallone, sogna il Manchester United, nell’acqua sta appena a galla. Così trova
un maestro di nuoto nello scorticato Simon, ex campione alle pre248 FILM
Welcome
DISCUSSI INSIEME
se con un divorzio doloroso dalla moglie engagé, una vita indurita
dall’indifferenza. Il film racconta l’incontro di queste due solitudini
nell’ostile Calais: non finirà bene, però il francese, ormai legato al
ragazzo da un sentimento quasi paterno, saprà uscirne migliore.
Toccante ma non piagnone, recitato con ruvida intensità da Firat
Ayverdi e Vincent Lindon, “Welcome” è una storia di redenzione. Ma
ci dice anche quanto sia pericoloso ridurre gli uomini a numeri.
Michele Anselmi, il riformista, 12 dicembre 2009
Due autori, due solitudini. Da una parte c’è Simon, insegnante di
nuoto a Calais, affranto all’idea che la moglie, cui è molto legato, voglia divorziare. Dall’altra, Bilal, curdo di diciassette anni che, in fuga
dall’Irak, ci ha messo tre mesi per arrivare a Calais da cui spera di
raggiungere in Inghilterra la ragazza di cui è innamorato, là emigrata
con tutti i suoi. Però non ha documenti e nell’accogliente Francia –
quasi come in Italia – le leggi contro i clandestini sono così severe da
comminare cinque anni di carcere anche solo a chi li soccorre. Bilal
conosce Simon perché, visti falliti tutti i suoi tentativi di arrivare in
Inghilterra, ha deciso di raggiungerla a nuoto, attraverso la manica.
Prima Simon, preso solo dai propri problemi, non lo prende sul serio
poi, anche un po’ perché la moglie fa volontariato e si batte contro
quelle leggi inique sull’immigrazione, gli presta ascolto, gli si affeziona e, pur duramente richiamato dalla polizia, cerca in tutti i modi di
aiutarlo a ottenere il suo scopo. Ma la meta di Bilal è di quelle che
non si raggiungono. Cifre quiete. Ai limiti del non detto. Ce le propone un regista francese, Philippe Lioret, con una dignitosa carriera alle
spalle, qui molto attento, anche quando il dramma si fa avanti, a privilegiare i toni semplici, senza mai forzature, nemmeno quando, con
deciso impegno civile, affronta il tema dell’immigrazione clandestina
e della durezza con cui la si combatte (il titolo, ironicamente allusivo, cita il «welcome» di benvenuto che campeggia su uno stuoino di
fronte all’appartamento di uno sfegatato razzista). Predominano i
sentimenti. L’amore deluso di Simon per la moglie, l’amore ardente
di Bilal per la ragazzina che lo aspetterà invano, già separata da lui
non solo dalla lontananza ma da una famiglia intenta a imporle un
destino diverso. I modi sono quasi intimisti, i caratteri sono disegnati privilegiandovi in mezzo sfumature sottili. Ci vien detto tutto,
ma sempre quasi di riflesso. Commuovendo in modo asciutto. Come
Simon c’è Vincent Lindon. Gli anni l’hanno dotato di una fisionomia
forte e segnata. Con intensità.
Gian Luigi Rondi, il Tempo, 8 dicembre 2009
storia avvincente e commovente, dove i sentimenti prevalgono. Un
film di perfetta attualità, reso ancor più convincente grazie alla bravura dell’attore Vincent Lindon.
Welcome, benvenuto. Un augurio di una calorosa ospitalità suona sarcastico in mezzo a tanta gente che plaude ai “respingimenti”
e che nei confronti dell’immigrazione ha un atteggiamento chiuso e riluttante, se non addirittura ostile. Non si può non pensare a
“Mosella” di Decimo Ausonio di fronte al film di Philippe Lioret e a
quanto il poeta latino scriveva sulla cecità distino per raggiungere
l’Inghilterra, dove lo aspetta la fidanzata. Bilal si scontra con il pregiudizio della xenofobia, ma anche con la mancanza di solidarietà
degli altri clandestini e con funzionari pubblici privi di ogni sentimento di umanità. Per questo decide di attraversare la Manica a
nuoto pur di arrivare in Inghilterra. Nella determinazione del ragazzo, Simon vede quel sacrificio d’amore che a lui è mancato e che è
all’origine della separazione dalla moglie. Il desiderio di riconquistare l’affetto della donna amata si trasforma per Simon in solidarietà
verso il giovane curdo, la solidarietà in amicizia e l’amicizia in un
sentimento di paternità... Lucido, terso e asciutto, “Welcome” è un
film senza sbavature, mai sopra le righe, dove il problema dell’immigrazione clandestina è affrontato chiudendo la porta in faccia ad
accenti retorici e toni melodrammatici. Dedicato a tutti coloro che
non ce l’hanno fatta e sono periti nel mare dei sogni perduti.
Enzo Natta, Famiglia cristiana, 10 gennaio 2010
ALESSANDrA CASNAGHI Lioret ha costruito una storia estremamente vera, autentica e piena di sentimento. Non sono stati necessari proclami o denuncie dirette, perché ben più forte è il racconto.
La macchina da presa stringe con grande abilità, ma senza ricerca
dell’effetto, sul racconto di amore e di amicizia fra Bibal e Simon e si
allarga sul porto, sulla spiaggia, su altri personaggi, su luoghi spesso
estranei e inospitali. Un film molto ben fatto, che mi ha commossa
enormemente.
I commenti del pubblico
da PrEMio
ANNA MArIA SCoLArI Un film molto bello. L’umanità e la bontà
di Simon mi hanno profondamente commosso.
ANNA MArIA PArACCHINI Il regista ha relizzato un bellissimo
film, credibile, realistico, agganciato alla vita dei clandestini. Una
MArIAGrAzIA GorNI Bellissimo film che sa affrontare un problema scottante e di grande attualità attraverso un racconto emozionante, improbabile eppure “vero”, capace di farci sognare e soffrire
attraverso gli occhi e il cuore di un ragazzo innamorato e di un
uomo che ritrova se stesso e si scopre diverso e migliore. Ben scritto,
diretto e recitato.
GIorGIo PESCE Bilal, a differenza del postino Eric di Ken Loach,
trova in Simon il suo Cantona in carne ed ossa, ma non trova il lieto
fine, perché così è il più delle volte la vita reale, e questo film riesce
a mostrarlo con equilibrata durezza. Un film civile e necessario, che
riesce a non essere pessimista contenendo un messaggio di speranza basato sui valori espressi da Simon, da sua moglie e dai suoi amici: la solidarietà e l’amore per il prossimo, l’amore tra uomo e donna,
l’amore paterno seppur dissimulato e alla fine lacerato. Soprattutto
il film riesce a mostrarci di quale dignità e umanità deve essere capace un essere umano per dirsi semplicemente tale: Bilal e Simon ci
danno una cruda lezione di vita senza retorica e senza eroismi.
roSA LUIGIA MALASPINA Film molto umano, poetico, ma anche
di denuncia sociale contro il razzismo, i maltrattamenti individuali
e pubblici degli immigrati clandestini, di chi arriva dopo percorsi
pericolosi e massacranti con la speranza di una possibilità di vita e
si scontra con l’indifferenza e la crudeltà. 4.000 km. a piedi dall’Iraq
con e per amore, con rischi mortali e paure, percorsi da Bilal, il corWelcome 249
ridore e la constatazione di Simon: lui ha fatto questo e “io non
sono riuscito ad attraversare la strada per trattenerti” sintetizza le
diversità. Compresa la capacità di fare cose estreme per amore, con
l’ingenuità, la spontaneità, l’irruenza dell’adolescenza e di una cultura diversa. Il non pensare troppo e lasciarsi andare ai sentimenti.
Storia di un sacrificio per amore, come agnello inconsapevole da
una parte e di redenzione dall’altra parte. E di un’unione che viene rinsaldata dall’altra naufragata, simboleggiata dall’anello antico,
pegno d’amore, che ritorna alla proprietaria originaria. Di ipocrisia:
della scritta sullo zerbino, che dà il titolo al film, come manifestazione esterna, non realizzata negli atti della propria vita. Ritmo incalzante, coinvolgente, colori scuri, lividi e una sintesi: “forte come
la morte e l’amore”.
locali sia tra gli immigrati. Diversamente che in altri film (ricordo,
per esempio, “Alza la testa”), il percorso psicologico del protagonista
é reso plausibile, anche attraverso il vissuto di toccanti esperienze
personali, come la separazione subita ma non voluta dal coniuge
tuttora amato. Contribuisce moltissimo alla riuscita del film la perfetta interpretazione di un Vincent Lindon persino commovente, ma
non patetico, nel tratteggiare il suo personaggio.
GIUSEPPE bASILE Una piccola storia, tragica e commovente, un
crudo spaccato dell’odierna società, un grande film. La vicenda di
Bilal, narrata con semplicità e pudore, ci ricorda che anche oggi
i giovani possono morire inseguendo un sogno; che, per fortuna,
esistono anche persone per cui la parola “prossimo” ha ancora un
significato e altre che, per affetto disinteressato, sfidano leggi inique. Ci fa soprattutto riflettere sui tempi tristi in cui viviamo perché
il problema dei clandestini coinvolge tutto l’occidente. E pone a tutti
una terribile domanda: che cosa stiamo diventando? Il regista ha
realizzato un film bellissimo, tenero e coinvolgente avvalendosi di
un’ottima sceneggiatura, basti ricordare il clima di livida angoscia
che si respira alla dogana di Calais, tra poliziotti urlanti e cani ringhiosi. Bravi tutti gli interpreti.
CAtErINA PArMIGIANI Un ragazzo curdo, Bilal, vuole raggiungere l’amata a Londra ma il suo viaggio forzatamente si arresta a
Calais. Un uomo maturo, Simon, ama ancora la moglie ma subisce
il divorzio. Uno è disposto ad attraversare la Manica a nuoto, l’altro
non è stato capace di attraversare la strada per fermare la moglie
che se ne andava. Quando Simon conosce Bilal supera la sua passività, la sua indifferenza e non solo aiuta il clandestino, ma “si fa”
anche padre di lui. Il regista Lioret valorizza i bravissimi attori con
una buona sceneggiatura, crea situazioni verosimili, suscita commozione e partecipazione.
PIErFrANCo StEFFENINI Di film che trattano il tema dell’immigrazione clandestina e dei difficili rapporti tra residenti e immigrati
abusivi ne abbiamo visti diversi ultimamente e, tra tutti, ne ricordo uno che avevo molto apprezzato, “L’ospite inatteso”. Ebbene, tra
questi film “Welcome” si presenta come una delle opere più riuscite per compattezza narrativa, chiarezza espositiva, sensibilità priva di sdolcinatezze. È un film ideologicamente schierato, è chiaro,
ma racconta la sua storia con equilibrio e spirito di verità. E così
troviamo atteggiamenti di chiusura e sopraffazione, come pure al
contrario sentimenti di comprensione e umanità, sia tra gli elementi
250 Welcome
oTTiMo
LEtIzIA SErENA rAGoNA Film bello e profondo, pieno di buoni
sentimenti. Bravi gli interpreti.
rACHELE roMANÒ Lioret mostra un notevole talento di regia nel
presentare l’accaduto, e nell’esigenza di creare una società umanizzata. Il protagonista, istruttore di nuoto, si espone molto fino ad
assumere il diritto degli altri come proprio dovere personale, privilegiando la cura diretta delle persone in difficoltà. Ciò che egli dà
agli altri gli ritorna, gratificandolo. È pur vero però che il problema
della migrazione dei popoli non si può risolvere eludendo le leggi
in vigore, seppure criticabili, ma favorendo un governo transnazionale capace di cambiare la vita reale delle persone e fronteggiare le
emergenze di giustizia nel mondo.
CArLA CASALINI Bilal, giovanissimo clandestino curdo di passaggio a Calais per inseguire un amore impossibile, e Simon, maturo
istruttore di nuoto che vive con malinconica rassegnazione la fine
del suo rapporto matrimoniale, si incontrano. Due storie diverse da
due mondi diversissimi; eppure il tragico epilogo della prima influisce sulla seconda, aprendo uno spiraglio di consapevolezza e forse
di speranza. Sullo sfondo, c’è il problema epocale dei grandi esodi
dalla fame e dalle guerre, che investe tutto il mondo occidentale e
che nonostante le varie resistenze lo lascerà cambiato. Il film, sobrio
e intenso, intreccia i tre temi senza mai cadere nella retorica, imponendo rifllessioni di estrema attualità.
CLArA SCHIAvINA Film stupendo, che me ne ricorda un altro,
di cui mi sfugge il titolo, dove un professore ospita una coppia di
clandestini. Uno dei due verrà arrestato e il professore, che non
aveva mai nemmeno notato questo mondo tanto diverso dal suo,
capisce e cambia il suo modo di essere; aiuterà il clandestino e il
film si chiude con il professore che suona il tamburo lasciatogli dal
ragazzo su una panchina della stazione del metrò. Anche in “Welcome”, Simon, prima indifferente poi man mano che si avvicina al
mondo dei clandestini prende coscienza e viene sempre più coinvolto fino comportarsi con Bilal come con un figlio. Bella l’idea
delle due storie sentimentali: Bilal che vuole raggiungere l’Inghilterra perché là si è trasferita la sua ragazza e Simon che vive il
dramma dell’imminente separazione della moglie che ama ancora.
Credo si voglia dimostrare che per giudicare bisogna conoscere e
quanto siano sbagliati i pregiudizi; il dramma dell’immigrazione è
un problema per alcuni lacerante , per altri solo una questione di
ordine pubblico.
GIULIo KoCH Gran film questo di Lioret: affronta una dura realtà
sociale come l’immigrazione clandestina, ma lo fa sempre sul filo
del sentimento, del non detto, del comunicato attraverso gli sguardi. Coadiuvato in questo da attori eccellenti, da una sceneggiatura
efficace, da una fotografia che ci dona dei primi piani fantastici,
e delle visioni del mare eccellenti. Non ho apprezzato la scelta di
un doppiaggio che da un linguaggio un po’ kafkiano agli immigrati
e che stona con l’atmosfera. Film delle prese di posizioni nette e
dure, “Welcome” ha un buon ritmo per un film francese, e cura con
molta attenzione il linguaggio espressivo, facendo si che il mes-
saggio filtri in modo esemplare attraverso le immagini: ed è un
messaggio di speranza, al di là del caso singolo, per l’umanità che
si trova a fronteggiare drammi così disumani come l’immigrazione
tumultuosa nei paesi che ritengono giusto dotarsi di leggi di difesa. Mi ricorda per certi aspetti “L’ospite inatteso”, che però riesce a
dare una sensazione di maggiore compattezza ai vari aspetti della
pellicola. Di rilievo la simbologia: una per tutte l’anello, che diventa
strumento di cruccio per la moglie in attesa di divorzio, quando sparisce, e strumento di lotta, spinta fino all’estremo sacrificio, quando
viene regalato a Billal.
ArMANDo CACIALLI Ho trovato il film molto bello. E non solo
per la bravura degli attori e per la sceneggiatura abbastanza convincente, ma per il tema affrontato quanto mai attuale, non solo
in Italia, come si vede, ma in tutta Europa. Il pregio maggiore
del film è soprattutto quello di far riflettere sulle contraddizioni
dell’essere umano; su quelle leggi che, emanate da un legislatore
impersonale, distante, distaccato, anonimo, poi devono essere applicate e rispettate dall’uomo. Un uomo -che può essere l’istruttore di nuoto, il volontario che offre pasti caldi o il commissario- con
le proprie emozioni, i propri principi, la propria sensibilità, la propria cultura che, pur trovandosi davanti gli occhi imploranti aiuto
di un profugo fuggito dalla guerra e dalla fama, deve comunque
abbandonarlo al suo misero e incerto destino. Trovo aberrante che
quelli che sono i fondamenti della cristianità del mondo occidentale – solidarietà, fratellanza, accoglienza, sostegno morale e materiale – debbano essere cancellati per legge. E a questo proposito
è auspicabile – pur se ci sono gravi segnali – che non si arrivi a
tanto e che non si debba chiedere il permesso di soggiorno per
fare l’elemosina a un mendicante.
BUono
LAUrA DoNINI Ho dato buono a questo film in quanto il finale mi
è parso un po’ scontato. Molto realistiche le scene di intolleranza
dei francesi verso gli immigrati/emigrati. Il problema “clandestini” è
veramente di difficile soluzione.
Welcome 251
LyDIA PoCHEttINo È un film sull’immigrazione clandestina. Descrive la vita dolorosa che il protagonista (un ragazzo di 17 anni)
deve affrontare per raggiungere la ragazza che ama e che gli costerà la vita. Il film descrive le cose in modo molto semplice, senza
sbavature, mettendo in primo piano l’amore per il prossimo. Bravi
tutti gli attori.
LUISA ALbErINI Davvero bisogna aver visto per credere. Come a
vedere sono però in pochi, quelli che ogni giorno alla frontiera di
Calais hanno il compito di controllare, cercare, misurare il respiro
di qualcuno che in quel luogo non deve arrivare. Non importa chi,
non importa il colore della pelle, né chi sia, nè dove vuole andare:
su quei camion, o magari sotto, non deve esserci. Sono le immagini
più drammatiche, anzi incredibili che ci mostra “Welcome”. Quanti
sono i luoghi così? Non lo sappiamo. Ma sono il mondo di chi tenta
di uscire da un luogo completamente privo di tutto. Poi la storia
prosegue, ma è solo la storia di un ragazzo, le altre sono le storie di
molti che resteranno sconosciute. E che fanno la parte indimenticabile di questo film.
252 Welcome