1 di 3 Caro Giovanni, in seguito alla tua telefonata e leggendo la tua

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1 di 3 Caro Giovanni, in seguito alla tua telefonata e leggendo la tua
Caro Giovanni,
in seguito alla tua telefonata e leggendo la tua opinione mi sono ricordata di
quando Oddino Bo venne un giorno qui al partito illustrandomi per bene la
situazione che si era venuta a creare con il Moscato D’Asti : in breve mi spiegò
che la produttori Moscato D’asti associati avrebbe presentato ricorso al Tar Del
Lazio per chiedere l’annullamento del decreto del ministero delle politiche
agricole del 5 maggio 2008 che aveva allargato la zona di produzione dell’Asti
Docg : decreto considerato da alcuni un decreto Ad personam in quanto i terreni
coltivati a Moscato D’Asti , uve atte ad essere trasformate in Asti Docg, nel
territorio del capoluogo corrispondono ad una ventina di ettari di propiietà di
Zonin noto imprenditore veneto: all’epoca Giovanni Satragno a nome
dell’Assemblea Generale della produttori Moscato d’Asti associati sottolineava
che “il ricorso non intende penalizzare gli imprenditori vinicoli presenti nel comune
di Asti, che anzi , apprezza proprio per lo stimolo ed il traino nei confronti della,
spesso sonnacchiosa, imprenditoria regionale. Anzi- Aggiunge – questi produttori
ben potranno sviluppare prodotti con una propria denominazione, ovviamente
dove ne ricorrano i presupposti normativi.” “ In Conclusione quello della produttori
Moscato non è una corporativa difesa dei pur legittimi diritti acquisiti, ma
rappresenta un atto che tutela il futuro non solo di un comparto, ma di tutta
l’economia piemontese e dell’Italia”.
Ecco ho voluto ricordare in breve quella vicenda perché è un altro modo per
evidenziare come il nostro territorio Piemontese e in particolare quello astigiano
vuoi per un motivo vuoi per un altro abbia sempre faticato nel valorizzarsi , nello
svilupparsi e di conseguenza nel creare un supporto economico importante.
Tutto ciò per dire che sono d’accordo con te sul fatto che bisogna cercare di
rilanciare e valorizzare un vino “ di eccellenza come il barbera”, simbolo forse più
pregnante rispetto al Moscato, delle nostre origini contadine vignaiole, a parer
mio, (correggimi se Sbaglio). Queste vicende mi portano inoltre ad una riflessione
un po’ più estesa, (forse anche un po’ fuori tema) cioè come già accennavo
prima, ad una seria difficoltà del territorio Piemontese in generale e soprattutto
nello specifico del territorio astigiano, nel crescere e nel farsi conoscere senza
tradire le proprie origini. Non so sarà una mentalità chiusa astigiana (dico così
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anche per non entrare nello specifico di problematiche che non conosco fino in
fondo e che di conseguenza no ritengo mi possano competere), ma a tal
proposito mi vengono in mente gli esempi di due città piemontesi: la primai è la
città di Alba (città che amo molto,che ha spesso fatto da cornice al mio tempo
libero) che in qualche modo è sempre stata” un passo avanti ad Asti”, ma non lo
dico perché ci debba essere chissà quale competizione, ma solo per cercare di
capire: Alba si è aperta al mondo conservando e mantenendo, valorizzando,
sviluppando le proprie risorse ( qui apro una parentesi sul Nostro “ Amato
Sindaco” che tanto si pavoneggia con il suo progetto Enolandia e poi va a
bussare alle porte di Alba invece di concentrarsi sulla sua città boh).
Altra città Piemontese: Torino, ad esempio, e tu lo sai meglio di me per anni
sembrava assopita sul letto del Po, poi finalmente grazie ad una buona giunta ed
anche recentemente ad una buona occasione come le passate Olimpiadi
invernali è rinata e finalmente l’è stata resa giustizia, ed ora , (io conosco ahimè
poco l’Italia), ma ora credo che sia uno dei salotti d’Italia più amati, a livello
culturale, cinematografico( chi segue un po’ il cinema come me sa che
ultimamente Torino è stata la scelta di molti registi per set cinematografici,)
gastronomico, musicale, artistico ecc.
Un un’altra riflessione che mi sovviene, in merito “alle difficoltà del territorio
astigiano ad uscire dal proprio Guscio”, si riferisce nuovamente a vini e Spumanti
, e cioè , il fatto che da sempre l’Asti Spumante sì, fosse conosciuto a livello
Mondiale, ma che paradossalmente gli stessi Italiani non erano in grado di dare
una collocazione geografica di Asti: solo da qualche anno a questa parte, grazie
anche ad una pubblicità mirata, credo si sappia che Asti esiste e che non è una
denominazione di pura fantasia.
Sempre in ambito enologico, personalmente riconoscono la bravura dei
veneti(ottimi imprenditori e ottimi produttori di vini tra l’altro) nel far diventare
anno dopo anno,la Fiera enologica VINITALY , la più importante d’italia:
d’accordo Asti non è Verona, e non pretende di esserlo , ma ricordiamoci Asti
annovera 43 anni di Douja D’or (manifestazione che da spazio non solo ai vini
Piemontesi , ma a tutti i vini italiani con qualche eccellenza straniera…) e proprio
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di questa manifestazione si inizia a parlare nella seconda metà degli
anni Sessanta, anni difficili per l’immagine del vino e della Barbera
astigiana in particolare. La credibilità di molti produttori stava
scivolando verso il fondo del pozzo. Bisognava trovare la maniera di
farla risalire per non compromettere l’economia di un’intera Provincia.
L’intuizione giusta arrivò da Giovanni Borello, presidente della Camera
di Commercio dal 1966 al 1984. Il vino doveva essere un prodotto di
qualità, fare da traino al territorio e diventare l’ambasciatore nel
mondo dell’Astigiano. E così per un intero anno stuzzicò e stimolò
aziende, produttori, agricoltori, cantine sociali e ristoratori a
confrontarsi con i consumatori. Ognuno doveva assumersi le proprie
responsabilità( fonte www.doujador.it)
Ora, non ti sembra che ci troviamo un po’ nella stessa situazione di 40 anni fa
e che forse valga la pena rimboccarsi nuovamente la maniche? Lungi da me
suggerire, trovare i mezzi,tutto ciò non mi compete, ma almeno spero che sul
fine, cioè rilanciare un’economia anche attraverso il rilancio del vino in
generale e del Barbera in particolare, i vari operatori del settore possano
essere tutti d’accordo .
Insomma tutto questo per dire sì, si può fare parafrasando uno slogan del PD,
rilanciamo l’astigiano, partendo perché no anche , (ma non solo è ovvio) da un
rilancio del Barbera , come dici tu”Barbera Filosofia di Vita…”
Non è facile, ma neanche impossibile, la crisi c’è e si sente, (anche se a sentirla
veramente siamo noi precari e i poveri pensionati…ma questa è
un ‘altra
“OPINIONE”, un altro capitolo della storia) quindi come dici tu :” Indirizzare le
iniziative verso un obiettivo comune: che “La Signora in rosso” sia proposta al
mondo con il meritato, accattivante e seduttivo “charme” senza età che la
contraddistingue,”e, aggiungo io “.. che possa godere del fascino di cui gode un
Chianti, un Cabernet Sauvignon, un Brunello di Montalcino,……
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