La prima Comunione

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La prima Comunione
Rispondete voi
A CURA DI GIANNI FRIGERIO
La prima Comunione
Abbiamo chiesto ai catechisti di rispondere a Bettina (dicembre 2010),
che si fa delle domande serissime. Ecco il racconto delle loro esperienze.
La lettera di Bettina, da Taranto
«Ogni anno le solite domande, le solite perplessità: come rendere la prima Comunione veramente partecipata, senza che
prevalga ogni volta la festa dei bambini, l’invadenza dei genitori, la questione del vestito, e tutto il resto? Ma come fare per
dare alla prima Comunione quel tocco di spiritualità in più,
che renda indimenticabile questo giorno,
questa prima Eucaristia partecipata?
La prima Comunione non dovrebbe essere un’esperienza talmente affascinante da accompagnare poi
i bambini per tutta la vita?».
Anna Romanelli da Udine: «Contenti anche
i genitori»
«Cara Bettina, rispondo molto volentieri alla tua
lettera per raccontarti la nostra esperienza. Senz’altro tutti vorremmo togliere ogni banalità a
questo momento così importante. Essendo l’Eucaristia il sacramento della maturità cristiana,
per logica la soluzione migliore sarebbe di poterlo spostare a un’età più adulta. Ma forse siamo
ancora lontani dal poter attuare questo cambiamento. Nella nostra comunità da tempo, ormai,
proponiamo la celebrazione della Messa di prima Comunione in due momenti. Il primo avviene in forma un po’ più privata: il giovedì che precede la data festiva scelta, nel tardo pomeriggio.
La celebrazione avviene solo con i bambini e la
loro famiglia: mamma, papà e nonni. La domenica successiva poi c’è la festa con tutta la comu«Sarebbe bello organizzare una giornata di ritiro
(o anche solo la sera prima) con i genitori
e i bambini insieme: qualcosa che li aiuti
a staccare dai pensieri “accessori” che
distraggono» (Anna da Gorgonzola, MI).
nità parrocchiale, perché questo momento non
può e non deve rimanere un fatto privato, ma
tutti sono chiamati a viverlo. Ci siamo resi conto,
nel corso degli anni, che è la formula vincente
per far vivere la prima Comunione a bambini e
genitori in forma più tranquilla. Ti assicuro che
quello che piace di più alle famiglie è proprio
questo momento. Non ci sono vestine, fotografi,
grandi composizioni floreali... In una forma molto semplice viene fatta memoria storica dell’istituzione dell’Eucaristia seguita dalla liturgia. I
bambini, insieme al sacerdote, sono tutti attorno
a un tavolo che loro stessi preparano. C’è sempre
molto raccoglimento. I genitori alla fine sono parecchio riconoscenti perché, a loro dire, in questo
momento trovano il culmine di tutto il cammino
formativo, fatto insieme ai figli, proposto loro dai
catechisti fin dal primo anno di frequenza.
Spero di esserti stata utile e ti invito a provare
questa esperienza insieme ai tuoi bambini e alle
loro famiglie. Buon lavoro».
Per quanto riguarda il vestito, abbiamo deciso di
darlo noi catechisti per tutti uguale, poi i genitori lo riporteranno in parrocchia. Inoltre abbiamo
curato la liturgia, preparato dei segni con molta
cura. Ai bambini va fatto capire che il centro della loro giornata è Gesù vivo e vero, presente nell’Eucarestia. In chiesa quel giorno non giravano
vari fotografi, ma un solo fotografo per tutti. Ai
parenti avevamo proibito di muoversi dai loro
posti, pregandoli di non disturbare. Ha funzionato: i genitori ci hanno ringraziati, tutti commossi della bella esperienza che hanno vissuto. I
bambini l’hanno vissuta nel raccoglimento. Dopo la prima Comunione non sono spariti. Sono
sempre presenti e non solo loro, ma anche i loro
genitori che prima li accompagnavano e poi tornavano a riprenderseli dopo la Messa. A volte bisogna far passare la nostra fede con dolcezza e
santa fermezza: chi ci avvicina deve gustare il sapore del nostro credo senza imporlo, ma con il
proporlo».
Sr. Maria Antonia da Firenze: «Il centro
della giornata è Gesù»
Andrea da Torino: «Il ritiro una settimana
prima»
«Carissima Bettina, ti posso passare la mia piccola esperienza se ti può servire. Credo che prima di tutto vanno preparati i genitori, perché
quasi tutto dipende da loro. Io ho preparato un
librettino da dare ai genitori un mese prima della prima Comunione dei loro figli. Il contenuto
del librettino era come prepararsi insieme ai
bambini nella preghiera e nel raccoglimento, evitando di coinvolgere i loro
figli nelle preparazioni materiali della festa.
«Cara Bettina, hai perfettamente ragione e devo
confessare una cosa: perfino la mia famiglia (sono catechista!) è stata contagiata dal preparativo
della festa e non siamo riusciti a vivere la messa
di prima Comunione dei nostri figli come avremmo voluto. Il nuovo parroco ha avuto, secondo
me, un’ottima idea: ha fatto fare ai ragazzi la
prima Comunione durante il ritiro della settimana precedente (meditazione, messa, pranzo comunitario, giochi). Erano presenti solo loro, i genitori e i fratelli. Niente nonni, zii, amici. Quelli
la settimana dopo, col vestito, le bomboniere e il
pranzo.
Qualcuno si è offeso: due o tre su 80 non sono venuti al ritiro, per qualcuno non sono venuti i genitori. Una brava bimba non ha poi fatto la celebrazione in parrocchia, perché non aveva la
possibilità di fare la festa, ma in questo modo è
riuscita a ricevere Gesù».
Gloria da Nepi (Viterbo): «Un miracolo
eucaristico»
«Per rendere più spirituale la prima Comunione e
soprattutto per renderla più comprensibile ai
bambini, sarebbe utile portare un mese prima i
bambini a vedere un miracolo eucaristico (Lanciano, Bolsena, Torino...), invitando anche i genitori. Toccare con mano, sarà per tutti un aiuto
ed è sempre comunque un’esperienza che rigenera. Con il mio gruppo ad aprile, prima
della Comunione, non
abbiamo potuto, ma ci siamo ripromessi con i sacerdoti della
nostra parrocchia di farlo a settembre, prima che riaprono le
scuole. Auguri Bettina!».
Letizia da Roma: «Tre giorni
fuori città»
«Posso molto semplicemente dire la mia esperienza di catechista. Noi organizziamo, qualche
tempo prima della Comunione,
una tre giorni fuori Roma. I
bambini fanno esperienza della
prima uscita, dormendo fuori
casa, senza i genitori. Ci aiutano almeno 20 educatori giovani dell’AC parrocchiale. Il tutto
è organizzato come se vivessero
una storia-metafora e a ogni momento di ogni giorno accade
qualcosa che loro non sanno,
una sorpresa, mixando gioco e
meraviglia, manualità e riflessioni in gruppi. Il tema è sempre: partecipare alla messa-festa che Gesù prepara per noi.
Le tappe conducono non solo alla ripresa di temi e personaggi evangelici già incontrati durante il catechismo (es. Marta e Maria, la vite e i tralci, ecc.)
ma anche alla realizzazione del
pane azzimo fatto dai bambini
stessi, divisi in gruppi e cotto lì.
Poi c’è il momento forte della ripresa dell’Ultima Cena: si prepara una stanza con candele e
sedie e il sacerdote, mentre un
educatore legge il brano di san
Giovanni, lava i piedi ai bambini (che veramente rimangono
sorpresi) e infine dà loro a pezzetti il pane azzimo fatto la
mattina prima (ovviamente
non consacrato). In genere
è un momento di grande
Ancora oggi, agli occhi
di tanti genitori, prevale
la festa, con al centro
i bambini: Il vestito,
i fiori, i fotografi...
commozione e di forte impatto
e spesso si vede qualche lacrimuccia anche da parte degli
adulti presenti e i bambini capiscono immediatamente che allora si tratta di qualcosa di veramente speciale. L’ultimo giorno, quando arrivano i genitori,
durante la messa sull’altare le
mamme e i papà mettono ai loro figli la vestina che sarà quella del giorno della prima Comunione (sono ovviamente tutte uguali) recitando una benedizione sui loro figli e ricordando loro con quel gesto quando il
giorno del Battesimo hanno mes-
so la vestina bianca. E anche in
questo caso, soprattutto i genitori, si sentono coinvolti in quest’esperienza che è di natura
squisitamente spirituale e non
altro. Naturalmente poi c’è tutto
il contorno dei giochi sul prato o
in spiaggia (andiamo al Circeo,
nella spiaggia privata dei padri
che ci ospitano), il dormire insieme, il legarsi agli educatori e
alle educatrici (che così conoscono i bambini e propongono loro
di continuare a venire in parrocchia nell’ACR), i giochi dopo cena e la ninna nanna con le chitarre che gli educatori vanno a
cantare stanza per stanza (anche per controllare che tutti siano veramente a letto!!!), il mangiare insieme e il fare i turni per
sparecchiare la tavola, l’andare
in campagna e vedere da vicino
una pianta di vite e quindi sapere dal vero che cos’è un tralcio verde e uno secco, e poi ci sono le mamme, quelle che vengono per cucinare. Insomma è una
bella macchina che si mette in
moto, ma inizia il primo giorno
del primo anno di catechismo
con una relazione costante e capillare con i genitori, coinvolti
anche nella cerimonia della prima Confessione, quando devono accogliere, dopo la Confessione, il proprio figlio sotto l’altare e mettergli una piccola
sciarpa bianca (quest’anno ce le
ha preparate gratis un papà stilista eccezionale!) e una piccola
pergamena come ricordo dell’evento. Naturalmente questa è la nostra esperienza
della parrocchia di Santa Maria della Mercede di Roma, ma so
che ce ne sono molte altre più interessanti e articolate e molto meglio organizzate».