Una canzone in carcere per Matteo Boe

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Una canzone in carcere per Matteo Boe
Sardegna
La Nuova
Sabato 7 aprile 2007
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Una canzone in carcere per Matteo Boe
Gli Istentales a Spoleto suoneranno il brano dedicato alla figlia uccisa
di Luciano Piras
NUORO. «Non sarà facile entrare nel carcere di Spoleto e
cantare davanti a Matteo Boe» confessa Gigi Sanna. Tre anni fa, quando scrisse Pro unu frore, la canzone dedicata a Luisa Manfredi, il leader degli Istentales non immaginava affatto il destino di quelle parole dolci e aspre allo stesso tempo.
Matteo Boe
Non poteva immaginare, allora, che un giorno avrebbe
guardato dritto negli occhi
proprio il padre della ragazzina uccisa a Lula la sera del 25
novembre 2003. «Il testo è carico di speranza, ma è anche
vero che rinvanga il passato
— continua il barbudo della
band barbaricina — e per un
uomo rinchiuso in un carcere
domare i propri sentimenti è
davvero difficile. Noi, comunque, con questa canzone vogliamo fargli sentire che nel
suo dolore non è solo». Non è
un caso, dunque, che a fine
mese, il 27 aprile, gli Istentales sbarchino nel supercarcere di Maiano, Spoleto, pochi
chilometri da Perugia. È lì, infatti, che Matteo Boe sconta
la sua condanna per il sequestro del piccolo Farouk Kas-
La band barbaricina
porterà conforto
ai detenuti, ma anche
libri in limba
e dolci e vini tipici
sam. È lì che Matteo Boe ha
già ascoltato il cd che contiene la canzone Pro unu frore,
testo di Gigi Sanna, musica di
Daniele Barbato, incisa con
la preziosa collaborazione del
Coro Su Nugoresu diretto dal
maestro Tonino Puddu. Stavolta, però, voce dal vivo, chitarra, tastiera e batteria nella
palestra dell’Istituto di pena
saranno tutt’altra cosa.
«La tensione è alta» continua il pastore-cantante di
Nuoro. «Quello di Spoleto è
un carcere emblematico, che
ci ricorda una condizione di
vita alquanto triste, quella
dei detenuti. Perciò portare
una paragula de cufortu, una
parola di conforto, è davvero
importante». Il concerto degli
Istentales nel penitenziario di
massima sicurezza vuole essere proprio questo: «Un momento diverso, insolito, per
chi è dietro le sbarre». Per tutti i detenuti, dunque, per Boe,
ma anche per gli altri sardi
reclusi in Umbria. Come pure
per i calabresi, i siciliani, i pugliesi, insomma, per i carcerati di ogni regione e nazionalità, «a prescindere dai loro
errori». «Abbiamo un sacco
di saluti da dare — racconta
Gigi Sanna —, su delega di
amici e parenti vari, ma grazie alla disponibilità della direzione del carcere suoneremo per tutti». Messaggio senza confini, quindi, in un istituto che si apre alla società
esterna, che ha appena ospitato l’étoile Raffaele Paganini e
che si prepara a fornire costumi e scenografie a una insolita versione della “Bohème”
Gli Istentales andranno nel carcere di Spoleto dove Matteo Boe è rinchiuso per il sequestro Kassam
di Giacomo Puccini.
Gli Istentales non sono nuovi a questo tipo di iniziative.
In carcere hanno già suonato,
negli ultimi due anni: a Nuoro, Badu ’e Carros, prima, a
Mamone poi, a Cagliari,
Buon Cammino, e a Sassari,
San Sebastiano. Il tour nei penitenziari prosegue ora con
Spoleto, «grazie alla nostra
corrispondenza con Piero Me-
lis di Mamoiada», racconta
Sanna, abituato a tenere mille rapporti epistolari con numerosi detenuti di mezza Italia. Pronti a varcare il mare,
tassandosi di tasca propria,
gli Istentales stavolta avranno dalla loro parte anche l’assessore provinciale alla Cultura Peppino Paffi e la direttrice dell’Uftìziu de sa limba
sarda Maria Antonietta Piga.
I due porteranno al carcere di
Spoleto libri e materiale vario stampato in sardo, «per
uno scambio culturale — sottolinea Paffi —, un segnale di
vicinanza anche a chi ha commesso errori». La band barbaricina, invece, lascerà ai detenuti un bel po’ di dolci tipici,
mentre la cantina Santadi regala all’istituto di pena diverse bottiglie dei suoi vini.
L’assemblea con i segretari provinciali dei partiti e i sindacati: molti presenti, ma assenti i Ds e la Margherita
Il sindaco: l’opposizione si faccia avanti
Lula, ancora fumata nera sulle liste per le prossime amministrative
di Bernardo Asproni
LULA. «Per cinque anni abbiamo portato avanti una esperienza. Non si torna indietro. Non si accetta il bavaglio da
nessuno. La presenza di più liste è la garanzia di una democrazia matura, per chi sa accettare il confronto». E’ stato
questo l’appello del sindaco Maddalena Calia.
L’invito è arrivato durante
i lavori dell’assemblea dei segretari provinciali dei partiti
politici e dei sindacati, convocata per tastare il polso dopo
l’attentato
all’ex-assessore
Gianpiero Cicconi e le tre lettere minatorie che hanno preceduto il grave episodio. E’
stato un incontro dai contenuti alti ma segnato da alcune
assenze importanti, fra cui
Ds e Margherita. Non sono
mancati
all’appuntamento,
fra gli altri, l’Udc (Roberto Capelli e Paolo Manca), Italia
dei Valori (Giannetto Mariani e l’assessore Nicola Calia),
Sardigna Nazione (Bustianu
Cumpostu), i Verdi (Tonino
Deriu e Teresa Loi), Alleanza
Nazionale (Peppe Montesu),
Udeur (Italo Fancello), Sdi
(Tonino Cavada), Forza Italia
(Bruno Murgia e Nazario Porcu): E ancora i sindacalisti
Cillara e Sanna della Cgil e
Condemi della Ugl. La Cisl e
la Uil hanno inviato fax di
adesione.
«Ogni partito faccia la sua
parte», ha sottolineato il pri-
Capo Frasca,
corteo contro
le servitù
Confermato:
Pula è una meta
dei clandestini
CAGLIARI. Al grido di
«Riprendiamoci Capo Frasca», manifestazione sabato prossimo di primo pomeriggio (ore 14,30) davanti all’ingresso del poligono
di standardizzazione al tiro aereo delle forze Nato,
alla periferia di Sant’Antonio di Santadi, borgata di
Arbus
sul
versante
sud-ovest dello stagno di
Marceddì. La chiamata a
raccolta giunge dal «Comitato unitario contro l’occupazione della Sardegna» e
si inserisce nell’ambito
delle marcia per il lavoro
organizzata da Rifondazione comunista, con partenza l’11 aprile da Cagliari.
Con questa iniziativa, il
Comitato contro l’occupazione della Sardegna rafforza di fatto il processo di
smilitarizzazione dell’isola avviato dal presidente
della Regione Renato Soru
con la base Usa di Santo
Stefano, a La Maddalena.
Per il sit-in davanti al poligono aereo di Capo Frasca, l’organizzazione mette a disposizione pullman
che partiranno da tutti i
capoluoghi delle otto province. (l.on)
PULA. I sospetti adesso sono certezze: gli immigrati
clandestini che sbarcano tra
Chia, Teulada e Porto Pino,
hanno un punto d’appoggio
nelle aziende agricole di Pula
e Santa Margherita. Lo hanno scritto i carabinieri nel
rapporto depositato avant’ieri nella cancelleria della procura della Repubblica.
Dieci agricoltori sono stati
già denunciati per favoreggiamento
dell’immigrazione
clandestini, molti altri devono essere ancora interrogati.
Almeno tre i nordafricani sorpresi a lavorare negli ovili e
nelle aziende durante il controllo deciso dagli investigatori subito dopo l’arrivo dell’ultima barchetta carica di immigrati.
Nelle carte nautiche sequestrate agli scafisti, proprio il
territorio di Pula era evidenziato con un cerchietto rosso.
Il resto è stato confermato
dalle indagini a tappeto compiute nelle aziende agricole e
negli allevamenti a pochi chilometri dalla spiaggia dove le
barche partite dalla Tunisia o
dall’Algeria s’erano arenate.
Una copia del rapporto dei carabinieri di Pula, è stata inviata anche all’Ispettorato
del lavoro.
mo cittadino, dichiarandosi
dispiaciuta per le assenze, ritenute gravi visto il pesante
clima che si respira in paese.
E dai diversi oratori intervenuti nel dibattito, pur con diverse sfaccettature, è arrivato un contributo positivo nella direzione di risolvere la
grave crisi che minaccia di
far ripiombare il paese in un
baratro senza ritorno. Bruno
Murgia ha sollecitato Margherita e Ds a dare il loro contributo («la democrazia si rispetta se si entra in competizione»). Il sindaco ha alzato il tono puntando il dito contro un
presunto «gruppo organizzatore» che da 15 anni imporrebbe dei diktat affinché la comunità lulese non abbia un autogoverno mentre tutto è posto
sotto controllo, dalle associa-
zioni alla scuola «da dove
scappano gli alunni». «Ci
sarà un perché?» è l’interrogativo, in attesa di risposta.
Roberto Cappelli ha posto
l’accento sul ruolo delle famiglie e della scuola. L’esponente dell’Udc è dell’idea di sostenere una lista civica purché
tutti siano in grado di fare un
passo indietro. Tonino Cavada ha rivolto un caldo appello
ai lulesi di riappropriarsi dei
partiti, attraverso le sezioni.
Alla responsabilità dei lulesi si sono richiamati anche
Giovanni Udas, Gianfranca
Cumpostu, Tonino Deriu, Italo Fancello, Peppe Montesu e
Giannetto Mariani, che hanno condiviso lo sforzo degli
amministratori locali durante cinque anni non facili per
le opposizioni pesanti fuori
Maddalena Calia
dall’aula, per una amministrazione senza una «opposizione ufficiale». Nessuna colpa ai partiti assenti. «Ma cosa
vogliono?» Si è chiesto Nazario Porcu. Bustianu Cumpo-
stu ha criticato il sistema calato dall’alto, sottolineando
che occorrono altri modelli,
mentre sarebbe necessario fare chiarezza in tempi più veloci. Teresa Loi ha parlato di intercettazioni ambientali che
«stanno contribuendo a seminare veleni». Il problema a
Lula è soprattutto politico.
Ed è il punto questo condiviso da tutti i presenti. Cillara,
nell’esprimere la solidarietà
della Cgil, ha sostenuto che
superare l’impasse spetta ai
lulesi. «Chi sono i responsabili dell’opposizione? Facciano
la lista e va bene o si facciano
presenti. Saremo contenti di
interloquire», ha concluso il
sindaco mentre l’assessore
Nicola Calia lascia intendere
di aver preso una pausa di riflessione.
Adozioni, per l’associazione Chiara
arriva il via libera dal Tar del Lazio
CAGLIARI. L’associazione per le adozioni internazionali
“Chiara” può finalmente ricominciare a lavorare. E stavolta
sarà per sempre: il Tribunale amministrativo del Lazio, con
una sentenza depositata qualche giorno fa, ha accolto in pieno il ricorso presentato a gennaio dall’associazione contro il
provvedimento della Commissione adozioni internazionali
che le aveva revocato l’autorizzazione a operare. Si conclude in questo modo la vicenda che ha gettato nello sconforto
centinaia di coppie desiderose d’avere un figlio.
Coppie costrette per mesi a
vedere spazzati via anni di confronti con magistrati e servizi
sociali e di faticosi adempimenti burocratici.
Per “Chiara” i guai cominciano qualche anno fa, quando
sulla sua testa cominciano a
pesare accuse pesanti come
quella d’aver preso in carico
un numero eccessivo di coppie
rispetto alle sue capacità, di
SANT’ANTIOCO. La Corte
dei Conti ha condannato al risarcimento di ottocentotrentaseimila euro l’ex sindaco
Virginio Locci e l’ex ingegnere capo del comune Giovanni
Battista Baghino per l’«indebita erogazione» del compenso relativo alla progettazione
per i lavori di risanamento
dello stagno di Sa Punt’e S’Aliga. E’ stato lo stesso ex sin-
aver preso soldi per servizi
non corrispondenti a quelli effettivamente erogati, e di aver
fatto, in Russia, 30 adozioni
non propriamente regolari. Accuse sempre respinte dall’associazione, ma più che valide per
la Commissione adozioni internazionali che alla fine dello
scorso anno revoca a “Chiara”
l’autorizzazione, decidendo anche di radiarla dall’albo. Un’in-
giustizia troppo grande per chi
ha sempre lavorato nella trasparenza: così “Chiara”, insieme ad alcune coppie, presenta
ricorso al Tar del Lazio.
Nel frattempo a sostegno della sua causa nasce anche un comitato “Le coppie di Chiara”,
che in questi mesi ha cercato
in tutti i modi di sensibilizzare
sull’accaduto, cercando il sostegno dell’opinione pubblica e
del mondo politico. Per fortuna il Tar del Lazio ha capito come stavano davvero le cose:
«Le motivazioni della sua sentenza — fa sapere Roberto Pisano, portavoce del comitato —
premono soprattutto sul fatto
che la Commissione adozioni
internazionali avrebbe dovuto
accorgersi prima delle diffi-
Sant’Antioco, l’ex sindaco Locci
condannato a un maxi risarcimento
daco, avvocato, ad informare
la stampa dell’arrivo della
sentenza, notificata all’amministrazione quattro giorni fa.
I fatti risalgono al 2000. Secondo i giudici contabili poichè il
progetto di risanamento non
è mai stato utilizzato dal Co-
mune, non doveva essere pagato.
«Devo ancora leggere il dispositivo di sentenza, ovviamente farò appello - dice Virginio Locci -. Ritengo di non
avere creato alcun danno alle
finanze pubbliche. C’erano
Il comitato di sostegno
coltà in cui “Chiara” si trovava, e che le soluzioni prospettate non erano adeguate a risolvere il problema». Adesso, dato che un ricorso in secondo
grado della Cai è improbabile,
“Chiara” può riprendere il filo
da dove l’aveva lasciato: aspetterà di sapere se può operare
in paesi come il Perù o l’Argentina, dato che in Ucraina le adozioni sono contingentate. (s.z.)
dei progetti per il risanamento dello stagno, che l’amministrazione successiva ha dapprima ritenuto di non voler
fare e poi ha scelto di fare comunque. Se si utilizzano i progetti non c’è il danno erariale». Locci dovrebbe risarcire due terzi e Baghino il restante della somma erogata
alla società Sulcis Città del
Mare per la progettazione.