giustizia - Denis Nesci

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giustizia - Denis Nesci
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RASSEGNA STAMPA | POLITICO
27/08/2008 - ALFANO, RIFORMA CON CHI CI STA
27 agosto 2008 IL TEMPO
giustizia
Alfano, riforma con chi ci sta
Riuscire a mettere allo stesso tavolo un magistrato e il ministro della Giustizia Angelino
Alfano, di questi tempi, non è cosa facile. Ci è riuscito, con qualche accortezza, il
Meeting di Comunione e liberazione.
Image: Angelino Alfano
Anzitutto l'interlocutore. Non una persona
qualsiasi, ma Giovanni Maria Pavarin, magistrato di sorveglianza del
tribunale di Padova (con lui anche il capo del Dipartimento
dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta). Quindi l'argomento.
Nessuna chiacchierata sui massimi sistemi della giustizia, ma un tema
preciso: la presentazione della mostra «Libertà va cercando, ch'è sì
cara - Vigilando redimere». Un viaggio nella vita di chi, chiuso in
carcere, ha riscoperto la possibilità di «essere buono», davvero.
Un tema molto caro al popolo del Meeting tanto che, prima
dell'incontro, il presidente della Compagnia delle Opere Bernard
Scholz consegna al Guardasigilli una lettera aperta avanzando alcune
proposte che potranno trovare spazio nella riforma della giustizia.
Anzitutto il lavoro nelle carceri indicato come lo strumento
fondamentale per abbassare la recidiva, quindi il ruolo dei Magistrati di
sorveglianza e della Polizia Penitenziaria che deve recuperare «anche
una funzione attiva e decisamente propulsiva sul terreno della
rieducazione».
Insomma la pena deve tornare a tendere, come previsto dall'articolo 27
della nostra Costituzione, alla rieducazione del condannato. Un
obiettivo su cui Alfano si dice assolutamente d'accordo anche perché
dovrà essere parte integrante di una riforma che, spiega, «segnerà lo
spartiacque tra coloro che vogliono cambiare e coloro che vogliono
mantenere le cose così come sono». «Non ci faremo scappare
l'occasione — assicura — Cambieremo la giustizia perché la giustizia
non va». E siccome «al centro di ogni processo c'è un uomo», saranno
soprattutto i cittadini a beneficiare del lavoro del governo.
Quanto alla possibilità di un dialogo costruttivo con opposizione e
magistrati Alfano lascia aperto uno spiraglio. «Faremo la riforma
dialogando e decidendo — prosegue — Dialogando perché scegliere
senza dialogare potrebbe apparire come una dichiarazione di guerra
unilaterale. Ma il parlare senza decidere è l'esatto contrario di quel
buon governo di cui il Paese ha bisogno».
Il Guardasigilli evita accuratamente di sbilanciarsi sui punti
qualificanti della riforma («discuterò con la Lega dell'idea di elezione
popolare dei pm») e qualche ora più tardi, partecipando alla
manifestazione «VeDro» organizzata da Enrico Letta, assicura che il
governo «presenterà un insieme di proposte, non c'è punto
rinunciabile o irrinunciabile». Anche se poi annuncia che l'esecutivo
punta a far approvare «dal Parlamento come primo collegato della
Finanziaria la riforma della giustizia civile e di tirarlo fuori dalla
Camera nei primi 10 giorni di ottobre», mentre già nelle prossime due
settimane arriverà in Consiglio dei ministri il decreto per la copertura
delle cosiddette Procure di frontiera.
Un piccolo antipasto in attesa di quello che sarà. Un antipasto di cui
fasicuramente parte l'idea del «braccialetto elettronico» per chi non ha
commesso reati gravi rilanciata, tra timidi applausi, davanti alla platea
del Meeting. E se a Rimini il Guardasigilli definisce l'indulto come un
«fallimento», a Trento si dichiara affatto preoccupato da un possibile
referendum sul lodo che porta il suo nome. L'ultimo pensiero, prima di
salutare gli amici di Cl, va ai bambini sotto i tre anni che vivono in
carcere. «Sono meno di 50 in tutta Italia — spiega — ritengo che sia ora
di dire basta, perché non importa di chi siano figli, ma importa che
siano bimbi e i bimbi non possono stare in carcere».
L'idea è quella di confiscare beni dei mafiosi e adattarli a strutture «per
farvi scontare la pena a mamme e figli». Anche il magistrato Pavarin
applaude.