Paesaggi e marine olandesi del Seicento

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Paesaggi e marine olandesi del Seicento
Paesaggi e marine olandesi del Seicento
G
li Olandesi del diciassettesimo secolo avevano una vera passione per le
raffigurazioni di città e campagna reali o immaginarie. Il paesaggio locale
contribuiva ad affermare l’orgoglio nazionale dell’Olanda, mentre le vedute di
luoghi lontani ricordavano la vastità dei suoi commerci oltremare.
I porti olandesi sull’oceano erano pieni di barche da pesca e navi mercantili, e la
flotta mercantile di questa piccola nazione era grande quasi quanto quella di tutto il
resto d’Europa messo insieme. Ovviamente, gli Olandesi apprezzavano in modo
particolare la pittura di marine e tenevano molto alla resa accurata di ogni scafo di
nave e di ogni corda del sartiame.
Gran parte dei Paesi Bassi è costituita da una bassa palude formata dai delta dei
fiumi Reno e Maas. In origine un terzo del paese si trovava effettivamente sotto il
livello del mare; esso venne poi riconquistato tramite dighe e prosciugamenti con
pompe azionate dai mulini a vento. In un ambiente così piatto l’orizzonte sembra
trovarsi sotto i piedi di chi guarda; così, è il cielo sovrastante a dominare il panorama.
Una qualità che contraddistingue la pittura di paesaggio olandese da quella di altre
nazioni è la quantità di spazio dedicato alle suggestioni suggerite dalla nebbia, dall’aria
dell’oceano e dal sole che brilla attraverso le nuvole, che in questo paese sono sempre
presenti. Per l’enfasi sull’atmosfera, i panorami olandesi potrebbero meglio chiamarsi
“panorami del cielo”.
SALA 50
Il mercato d’arte: Collezionisti e critici in Olanda
Gli stranieri erano sempre molto colpiti dalla quantità e qualità dei quadri prodotti in Olanda. Nel 1640 un
viaggiatore inglese osservava: “Per quanto riguarda il tipo di pittura e la passione della gente per i quadri, penso che
nessuno li superi . . . tutti tesi come sono a decorare le proprie case, specialmente le stanze più esterne o sulla
strada, con opere preziose—macellai e panettieri in questo non essendo da meno nei loro negozi, che sono
piuttosto alla moda; sì, spesso fabbri, ciabattini ecc. hanno quadri o altro presso la loro fucina e in bottega”.
Un altro Inglese suggerì che gli incredibili investimenti in arte degli Olandesi andassero attribuiti alle piccole
dimensioni del paese, fattore che impediva le più tradizionali speculazioni in terra e bestiame. Gli olandesi
investivano i profitti accumulati in quadri che acquistavano tramite mercanti d’arte, alle aste, o a fiere commerciali.
Al fine di attrarre clienti in questo mercato così aperto e competitivo, molti artisti olandesi si specializzarono
nella rappresentazione di tipi particolari di soggetti. Tale specializzazione aiutava a stabilire la reputazione di un
pittore in modo paragonabile al ruolo che oggi hanno i nomi delle marche, secondo cui l’acquirente cerca il
prodotto più in base alla rinomanza della compagnia che alla qualità della merce stessa. Gli artisti che sceglievano
di definire la loro attività in modo così limitato vengono a volte chiamati “i maestri olandesi minori” per
distinguerli da pittori come Rembrandt, Cuyp o Steen, i quali ritrassero una gamma ben più vasta di aspetti della
vita.
I teorici del diciassettesimo secolo sostenevano che il compito principale dell’arte fosse di rappresentare il
corpo umano impiegato in azioni eroiche o morali ispirate alla religione, alla mitologia, alla letteratura o alla storia.
Secondo questa classificazione estetica, paesaggi e nature morte erano all’ultimo posto. Come spesso succede, però,
l’opinione dei critici non corrispondeva al gusto popolare. Gli artisti olandesi crearono molte più scene raffiguranti
la natura che allegorie storiche.
Hendrick Avercamp
Ludolf Backhuysen
Jan van Goyen
Olandese, 1585–1634
Olandese, 1631–1708
Olandese, 1596–1656
Scena sul ghiaccio
Navi in pericolo presso una scogliera
Veduta di Dordrecht dal Dordtse Kil
circa 1625. Olio su pannello, 0,393 x 0,771 m.
Fondo Ailsa Mellon Bruce 1967.3.1
datato 1667. Olio su tela, 1,143 x 1,673 m. Fondo
Ailsa Mellon Bruce 1985.29.1
datato 1644. Olio su pannello, 0,647 x 0,959 m.
Fondo Ailsa Mellon Bruce 1978.11.1
Olandesi di ogni classe sociale si mescolano tra loro
nel godere gli sport invernali. Dall’angolo in basso a
sinistra un povero pescatore osserva i pattinatori. Al
centro, signore ben vestite vanno su un’elegante slitta
guidata da un cocchiere; gli zoccoli del cavallo sono
rinforzati con punte di ferro per poter far presa sulla
superficie scivolosa. Due ragazzini, nell’angolo a
destra, giocano una partita di kolf, una via di mezzo
tra i moderni hokey e golf. E sul fondo della scena
alcune slitte fungono da mezzi di trasporto su
ghiaccio per le merci.
Avercamp, che nelle sue opere riuniva l’amore
degli Olandesi per il paesaggio e per le scene di vita
quotidiana, chiamate “di genere”, fu uno tra i primi
artisti europei a specializzarsi nella raffigurazione
dell’inverno. In questo quadro la generale tonalità
grigio perla diventa ancora più pallida e le forme
diventano meno distinte man mano che esse sono
ritratte in lontananza, riuscendo così a comunicare
con sottigliezza un senso di profondità nell’ambito di
una giornata brinosa.
Il luogo in cui la scena è ambientata può essere il
tranquillo villaggio di Kampen, a Nord-Est di
Amsterdam. Artista di gran successo dal punto di
vista finanziario, Avercamp veniva chiamato de stom
van Kampen, “il muto di Kampen”. Si sa infatti che
egli fu sordo tutta la vita.
Le tre navi di questo grande quadro sono quei
panciuti vascelli da mare che trasportavano gran
parte dei carichi mercantili olandesi. Esse mostrano
infatti la bandiera arancione, bianca e blu
dell’Olanda. Questi simboli dell’ottimismo nazionale
corrono però il pericolo di schiantarsi contro delle
rocce durante una tempesta. Ogni nave ha un albero
rotto e, in primo piano in basso sulla destra, resti
galleggianti rivelano che un vascello è già affondato. I
dorati raggi del sole che filtrano tra le nuvole grigio
scuro e blu acciaio e l’acqua fanno sperare che presto
torni un tempo più calmo. Il soggetto del quadro può
essere considerato una vanitas, cioè un
ammonimento a ricordarsi della fragile natura
dell’esistenza terrena.
Sebbene realistico in apparenza, il quadro
riunisce elementi immaginari che Backhuysen usò
spesso nelle sue composizioni. Forme complesse e
forti contrasti di luce e ombra accentuano il dramma
della scena, effetto suggerito anche dagli scogli
massicci e dagli schizzi schiumosi.
Originario della Germania, Backhuysen si
trasferì ad Amsterdam nel 1649 per studiare la
pittura marina. Durante l’ultimo quarto del
diciassettesimo secolo egli fu il maggior artista
marino d’Olanda, con committenti tra i membri
delle case reali e della nobiltà in tutta l’Europa.
Durante gli anni trenta e quaranta del seicento i
paesaggi e le nature morte olandesi si caratterizzarono
per una fase monocromatica in cui un colore unico
pervade e uniforma ogni aspetto della natura ritratto.
Qui, un’aura bruno-dorata domina il quadro, dalle
nubi vaporose sino alla veduta della città. Jan van
Goyen aumentava l’ampiezza delle sue scene con
l’abbassare l’orizzonte in modo da dare più enfasi alle
condizioni atmosferiche sovrastanti.
Van Goyen ebbe un ruolo molto importante nel
portare la pittura di paesaggio olandese alla sua piena
maturità. Si confronti questa sua realistica veduta alla
Scena sul ghiaccio di Hendrick Avercamp in questa
stessa sala: entrambe le opere sono in stile
monocromatico. Ma il più anziano Avercamp usa un
punto di vista artificiale che osserva la scena dall’alto,
mentre Van Goyen crea l’illusione che l’immagine sia
vista da qualcuno che sta in piedi sulla spiaggia di
fronte al porto fervente di attività.
Una diversa veduta della stessa città può essere
ammirata in un’altra delle sale olandesi. Il fiume
Maas a Dordrecht, dipinto da Aelbert Cuyp, deve la
sua convincente prospettiva a Van Goyen ma
aggiunge una piena gamma di colori che sarà tipica
della fase più tarda e classica della pittura di paesaggio
olandese.
S I P R E G A D I R E S T I T U I R E Q U E S TA G U I D A L A S C I A N D O L A N E L L A S A L A 5 0
SALA 50
Meindert Hobbema
Aert van der Neer
Jacob van Ruisdael
Pieter Jansz. Saenredam
Olandese, 1638–1709
Olandese, c. 1603 /1604–1677
Olandese, 1628 o 1629-1682
Olandese, 1597–1665
Chiesa di Santa Maria della febbre, Roma
Pieter Jansz. Saenredam
Cattedrale di Saint John a
‘s-Hertogenbosch
I viaggiatori
Paesaggio al chiaro di luna con ponte
Scena di bosco
datato 1663. Olio su tela, 1,013 x 1,448 m.
Collezione Widener 1942.9.31
circa 1650. Olio su pannello, 1,102 x 0,782 m.
Patrons’ Permanent Fund 1990.6.1
circa 1660/1665. Olio su tela, 1,055 x 1,310 m.
Collezione Widener 1942.9.80
datato 1629. Olio su pannello, 0,378 x 0,705 m.
Collezione Samuel H. Kress 1961.9.34
datato 1646. Olio su pannello, 1,288 x 0,870 m.
Collezione Samuel H. Kress 1961.9.33
Hobbema studiò presso Jacob van Ruisdael, anch’egli
rappresentato in questa sala. Divenuti amici, i due
fecero spesso gite in campagna per eseguire schizzi. A
volte infatti i medesimi motivi compaiono nell’opera
di entrambi gli artisti, ma il loro generale
atteggiamento nei confronti della pittura differiva
grandemente. Il vecchio Ruisdael rivestiva la natura di
una grandezza poetica e meditativa. Hobbema invece
vi si accostava in modo più diretto e dipingeva
pittoreschi scenari campestri popolati da contadini o
cacciatori.
Per creare le sue scene pittoresche Hobbema
riusò in modo personale alcuni elementi favoriti delle
pittura olandese come vecchi mulini a vento, casetta
dal tetto di paglia e dighe. Motivo tipico di Hobbema
sono le nuvole in movimento che promettono una
pioggia rinfrescante. Chiazze di sole illuminano le
strade segnate da solchi o gli stretti sentieri che
conducono verso le foreste. Tutte e sei le opere di
Hobbema della National Gallery, opere che vengono
qui esposte alternativamente, condividono queste
caratteristiche.
Nel 1669, Hobbema ricevette l’incarico di
ispettore delle importazioni di vino per Amsterdam.
Questo incarico pubblico deve essere stato redditizio,
dato che sono molto pochi i quadri databili ai
rimanenti quarant’anni della vita dell’artista.
Van der Neer era ormai quasi trentenne quando
decise di diventare pittore. Egli cominciò col
dipingere scene invernali, in parte sotto l’influenza di
Hendrick Avercamp. Verso la fine degli anni quaranta
Van der Neer maturò però la sua personale specialità
nell’ambito della pittura di notturni o scene di notte.
Questi quadri misteriosamente scuri, illuminati dalla
sola luce lunare, appartengono al primo periodo
monocromatico dell’arte olandese, quello stesso dei
freddi grigi di Avercamp e dei caldi toni bruni di Jan
van Goyen’s.
In questa scena, nuvole luminose passano
davanti alla luna piena. Un raggio di luce lunare
attraversa la scena e dirige l’attenzione dello
spettatore verso una chiesa. Un villaggio ed una
proprietà circondata da mura chiudono lo spazio
organizzato simmetricamente su entrambi i lati.
Raggi di luce lunare sfiorano vetri di finestra,
illuminano una coppia vestita alla moda che
conversa presso l’elegante portale della proprietà e
fanno risaltare le sagome di una povera famiglia che
attraversa il ponte.
Questa luminosità notturna è ottenuta
attraverso strati sovrapposti di pittura traslucida ed
opaca applicati alla tela con consumata abilità
tecnica. Servendosi del manico del suo pennello o di
una spatola da tavolozza Van der Neer ha poi
graffiato via gli strati superficiali di colore scuro per
rivelare i sottostanti rosa, oro e blu delle nuvole.
Ruisdael, che imparò la sua arte presso il padre e lo
zio ad Haarlem, divenne il più grande maestro del
periodo classico del paesaggio olandese, databile
verso la metà del diciassettesimo secolo. Qui,
fogliame, tronchi, erba, rocce e l’acqua della
cascata—superfici tutte rese con grande
accuratezza—vengono illuminati dalla luce fredda e
grigia di un temporale in arrivo. Malgrado tutto il
suo realismo, però, questa imponente scena non
appartiene veramente al paesaggio olandese, che non
possiede alcuna cascata.
Ruisdael elaborò infatti i suoi maestosi soggetti
studiando le opere di altri artisti, eseguendo schizzi
durante una viaggio in Germania risalendo il Reno, e
consultando libri di simbolismo religioso e sociale. Il
tronco e la base in putrefazione di una betulla
bianca, ad esempio, alludono al concetto della morte
e del passare del tempo. Tutta la scena rivela
confusione e inquietudine: nuvole di temporale
incombono minacciose, e alcuni pastori si affrettano
in cerca di riparo.
Altre due tele di Ruisdael più piccole vengono
di tanto in tanto esposte in questa sala. Paesaggio
presenta la contrapposizione tra un albero rigoglioso
e un tronco rinsecchito. Parco con una residenza di
campagna allude alla vanità delle attività umane. In
un giardino incolto e pieno di erbacce un temporale
costringe alcuni giocatori di bocce ad interrompere
la loro frivola partita. Il famoso allievo di Ruisdael
Meindert Hobbema fece propri molti dei temi del
suo maestro senza però adottarne anche questi più
profondi livelli di significato.
In qualità di maggior innovatore nell’ambito della
raffigurazione fedele di edifici, Saenredam si è
guadagnato il titolo di “primo ritrattista di
architetture”. Figlio di un incisore, egli sviluppò una
tecnica di disegno così precisa che è difficile credere
che non abbia mai visitato l’Italia per vedere l’area di
San Pietro, il soggetto di questa veduta tanto
credibile. Negli anni trenta del cinquecento l’artista
fiammingo Maerten van Heemskerck aveva lavorato
a Roma e, un secolo dopo, Saenredam usò i disegni
di Heemskerck come base per i suoi dipinti.
L’antica cappella rotonda di Santa Maria della
Febbre sorge al lato del famoso obelisco Vaticano che
nel 1586 fu spostato di fronte alla Basilica di San
Pietro. Dietro il cadente edificio del primo San Pietro
si levano i pilastri della cupola di Michelangelo per il
nuovo San Pietro. Saenredam ha ritratto l’intera area
di costruzione come se fosse una rovina abbandonata
e ricoperta da erbacce.
La gamma cromatica dall’effetto artificioso qui
usata caratterizza il primo periodo della pittura di
paesaggio olandese, periodo che si sviluppò nel
sedicesimo secolo. Per creare un effetto di
profondità, Saenredam ha qui sovrapposto strati di
tonalità contrastanti, partendo da una zona scura in
primo piano, per poi passare al giallo rosato degli
edifici, fino a una vallata lontana dipinta in blu e
verdi vividi.
La cattedrale gotica del quindicesimo secolo a
‘sHertogenbosch, una città vicino al fiume Maas,
splende nella morbida luce del giorno. Gli iconoclasti
(“distruttori di immagini”) della riforma protestante
avevano sostituito le vetrate della chiesa ed
imbiancato le volte. Sullo stallo del coro nell’angolo in
basso a sinistra Saenredam scrisse il nome del
soggetto del quadro e la data di esecuzione 1646.
Va però notato che mai nel corso della storia
della cattedrale sarebbero potuti comparire tutti
insieme questo mobilio, queste statue e le lapidi
commemorative. Il disegno preparatorio che
Saenredam fece dell’interno, ad esempio, porta la data
1 luglio 1632—dodici anni prima di questo quadro—
e mostra l’ancona sopra l’altare vuota, ricoperta da
una tenda. Prima della visita del pittore, la pala
d’altare era stata infatti rimossa dai Cattolici in fuga di
fronte ai Protestanti. Saenredam, che era molto amico
dell’artista autore di quel dipinto, ingegnosamente
reinserì nel suo quadro la pala mancante.
Gli schizzi sistematici e le misurazioni delle
specifiche strutture architettoniche permettevano a
Saenredam di creare questo tipo di raffigurazioni che
erano impossibili nella realtà ma diventavano
plausibili nei suoi dipinti. La scrupolosa osservazione
da lui usata nella resa della luce e delle superfici
avrebbe poi influenzato le vedute di interni di
Johannes Vermeer e Pieter de Hooch che possono
essere ammirate nelle altre sale della pittura olandese
della National Gallery.
Q U E S TA G U I DA È S TATA R E S A P O S S I B I L E DA U NA D O NA Z I O N E D E L L A K N I G H T F O U N DAT I O N
Ulteriori contributi necessari alla traduzione provengono dalla Melvin Henderson-Rubio (Microsoft Corporation) in onore di Mrs. Caroline Rubio Ruiz, Sra. Boni Moreno e in memoria di Mr. James W. Harris.
Le opere discusse in questa guida possono a volte venire
temporaneamente spostate in altre sale o essere rimosse
dagli spazi espositivi.
© 1992 Board of Trustees, National Gallery of Art, Washington
May 1992 (1 ed.)

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