0-Odio l`estate - Libreria Piave

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Odio l’estate
di Valeria Venza
Odio l’estate. È stagione di allontanamenti, di separazioni, di abbandoni. E di
solitudine. Come la mia, in questa masseria.
Gli altri membri della famiglia sono fuori, al mare. Ma non li invidio. Troppa fatica:
tavole da surf, panini, teli, costumi, racchettoni. E sabbia, dappertutto, anche nel
naso. Non è per me. Preferisco il fresco della pietra. Mi rilasso: sonnecchio e mangio.
Sono vecchio: ho quasi quindici anni. Godo il riposo.
Odio l’estate, di solito. Ma questa, che potrebbe essere l’ultima, no: non la odio.
Perché oggi è stato un gran giorno.
Ero solo in casa quando ho sentito i rumori: il vetro rotto, i cocci che cadevano a
terra, il tonfo di scarpe rigide e sconosciute sul pavimento.
Sono vecchio: ho quasi quindici anni. Non è, la mia, un’età in cui si combatte.
E che paura può fare un povero bastardello dal pelo color miele e dagli occhi dolci?
Ero diviso, impotente. Che fare? Rintanarmi in un angolo per sfuggire al ladro;
lasciarlo libero di rubare? Ho pensato alle bambine. A come sono fiere dei loro
piccoli gioielli, dono per la comunione. Avrebbero pianto non trovandoli più. No, non
potevo essere vigliacco. Dovevo difendere la casa e la famiglia. Dovevo agire. Anche
se, forse, non sarebbe servito a nulla. Chi può aver paura di uno strano incrocio fra
razze diverse, di taglia piccola, dalla voce acuta?
Mi sono fatto forza. Mi sono lanciato di corsa, per quello che le mie vecchie ossa
consentivano, contro il ladro. Ho abbaiato con quanto fiato avevo nel mio piccolo,
debole corpo. Ho digrignato i denti e mi sono avventato contro la gamba dello
sconosciuto. Non avevo mai morso nessuno. Non è stato bello. La carne umana ha
sapore cattivo. Ma ho stretto i denti fino al duro dell’osso. L’uomo ha urlato e agitato
la gamba. Sono volato lontano; ma lo avevo spaventato. È fuggito dalla stessa
finestra da cui era entrato.
Sono vecchio: ho quasi quindici anni. Ma oggi mi sento giovane e forte. Non vedo
l’ora che torni la mia famiglia. Sarà fiera di me. E le bambine non piangeranno.