“sono una ragazza fortunata”

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“sono una ragazza fortunata”
Periodico bimestrale
numero 6 - anno 5 Novembre - Dicembre 2013
La rivista del benessere globale
“sono una ragazza fortunata”
Salute
Benessere
Cultura
Società
Ambiente
Fashion
Design
Sport
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Sommario
IN COPERTINA
Giuliano Giuman
ECCELLENZE ITALIANE
Prof. Paolo Crepet
L’INTERVISTA
Ass. Stefano Vinti
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SALUTE, BELLEZZA E BENESSERE
Il sale da cucina 12
Narrare la favola del sè14
La crusca d'avena
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Fitowell
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Intervista al Dott. Clerici 22
Mangia! Per amore della Mamma...
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Incontinenza urinaria
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Intervista al Dott. Perelli
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La ricetta
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Celichia34
NaturalMente40
CULTURA E SOCIETÀ
Eugenia Fantucci
Il Punto di Vista Doris Lessing
SPETTACOLO E INTRATTENIMENTO
Casting e provini
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SPAZIO APERTO
DIRITTO E TUTELA DEL CITTADINO
Imprese e credito50
TEATRO
Mozart52
Due di noi
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Penso che un sogno così...
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TURISMO
Kiruna58
Museo Banhof
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SPORT
Campionati Ju-Jitsu under 18 e under 21
Intervista a Silvia Tosti
Franco Vannini ricorda...
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EVENTI
Accademia di Bevagna
Le magiche visioni di Escher L'Apoxiomenio 2013
Mr. America
Convegno "A ciascuno la sua vacanza"
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REDAZIONALI PUBBLICITARI
Farmacia Le Fornaci pag. 16
Eutonia pag. 39
Ju-Jitsu Massimo Bistocchi pag. 62
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Wealth Planet magazine
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Editoriale
Direttore
Editoriale
Direttore
Responsabile
G.Laura
Ascione
Massimo
Poggioni
Invincibile tivu'
Atto Unico”
Siamo a Novembre e ancora una volta si rinnova, sempre più
stanca, la speranza che l’avvento del nuovo anno ci porti qualcosa
di diverso in una realtà sempre più insidiata dalle difficoltà e
sommersa dai problemi che minano la nostra risorsa principale,
i giovani e il loro futuro. E dal momento che la nostra realtà è un
insieme di azioni individuali non possiamo fare altro che cercare di
migliorare le cose usando volontà e ottimismo, logorati dal tempo
ma pur sempre vincenti. Per fare ciò dobbiamo riappropriarci
del nostro tempo per poterci ricaricare, perché questa non è
una prova generale, ma la nostra vita e non possiamo perderci
questo unico atto. Procrastiniamo continuamente le cose che ci
stanno veramente a cuore con l’illusione che inizieremo a vivere
come desideriamo dopo aver adempiuto alle incombenze che
ci sembrano primarie ma a queste se ne aggiungeranno sempre
altre e la vita che vorremmo diviene inafferrabile. Dovremmo
trovare il tempo per parlare con le persone che amiamo, spesso
sono la prima a non farlo, il tempo per fare del volontariato, per
ridipingere di nuovi colori la trama dei rapporti umani che sono il
primo nutrimento della nostra anima. Da ciò, tra i buoni propositi
per il nuovo anno, cerchiamo di regalarci non solo progetti,
ma anche scelte seguite dalle azioni. Per fare questo abbiamo
ancora più bisogno di voi lettori, del vostro apprezzamento per il
nostro lavoro, un segno di fiducia nel futuro, un modo solidale per
rafforzare la nostra comune voce. Ancora grazie e Buone Feste
da Me e da tutta la redazione Wealth Planet.
Sulla scena i tre attori si dispongono sul red carpet del PD e come
sempre vince il più “visto”.
Non c'è nulla da fare contro la potenza e il magnetismo della
tv, anche con l'entrata a gamba tesa del web, il vecchio e
incontrastato “televisore” regna sovrano e decide a chi spianare
un futuro, all'artista, al conduttore, al personaggio dell'anno o al
politico.
Parliamo dei candidati alla poltrona di segretario del Partito
Democratico. Il giovane sindaco fiorentino si è aggiudicato il
titolo di “onnipresente” e a Cuperlo il secondo posto. In ultimo un
certo Civati che a quanto pare risulta il più “cliccato” dei tre dal
polpolo della rete.
Guardacaso sul podio è andato il più visto, tale Matteo Renzi,
un dato che dovrebbe far riflettere sulle reali potenzialità delle
primarie - è una vita che lo dico - che a parer mio non premiano
il più competente ma semplicemente chi ha avuto più inviti nei
salotti televisivi e più finanziamenti privati per le loro campagne,
sapendo ben sfruttare le proprie capacità di frontman.
Speriamo che anche questa volta la tv non abbia riproposto
l'ennesima telenovela agli italiani. Buona visione a tutti.
Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009
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Wealth Planet Perugia
Presidente Massimo Patiti
Coord. Sez. Cult. Scien. Ed.le
Avv. Maria Siniscalco
Stampa Tipografia Pontefelcino
[email protected]
Si ringraziano tutti i collaboratori
Wealth Planet magazine
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In copertina
In copertina
A chi non è mai capitato di guardare una scena o un
oggetto attraverso un vetro, o di provare meraviglia per le
deformazioni che esso a volte assume? Pittore e scultore,
Giuliano Giuman, si affaccia all'uso di questo mezzo negli
anni ottanta, fino a farlo diventare l'elemento prevalente nella
sua produzione, fruttandogli così numerosi premi in rilevanti
istituzioni internazionali come il Musèe Suisse du Vitrail.
Le tue opere esposte hanno come protagonista assoluto
il vetro. Fra sculture di grandi dimensioni e installazioni
dai colori appassionati, si viene travolti da bagliori e
riflessi energetici. La tua ultima personale si basa sul
concetto di vetro come un virus, quindi qualcosa che
contagia e si diffonde. Da dove nasce quest'idea?
“Ho cominciato a lavorare il vetro nel 1985 un po' per gioco
e poi è diventato il mio principale supporto di espressione.
Quindi è stato veramente un virus, ho visto il mondo in
trasparenza. Mi è sempre interessato tutto quello che
ruotava attorno alla possibilità della trasparenza. Quando
mi sono affacciato a questo modo il vetro contemporaneo non
era molto conosciuto, quindi è stata tutta una cosa nuova, una
ricerca pura. E questo, per me, è molto esaltante ancora oggi”.
a cura di Mirina Hoxha
Nato a Perugia il 13 febbraio 1944, inizia a dipingere nel 1964.
Suo maestro è stato Gerardo Dottori. Dal 1972 al 1982 lavora sul tema dell’ombra. Oltre alla pittura, per la sua ricerca, ha
utilizzato altre espressioni artistiche quali la fotografia, la musica, l’installazione e la performance, che in parte ancora oggi utilizza.
Comincia nel 1982 a concentrare il suo lavoro sul rapporto tra pittura e musica.
Nel 1985 scopre il vetro che diventerà il supporto privilegiato per esprimere la sua arte.
Ha realizzato numerosi manifesti e tutte le scenografie di Umbria Jazz. Ha vinto molti importanti concorsi nazionali per edifici dello
stato Italiano. Dal 2009 al 2012 è stato Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Ha tenuto circa oltre 100 mostre personali e 200 collettive in gallerie e musei di tutto il mondo è considerato tra i più
grandi artisti del vetro al mondo.
Tra le personali più recenti al Muséè Suisse du vitrail a Romont, all’ Aeroporto Kennedy di New York , l’antologica alla Rocca Paolina
di Perugia, al Museo dell’Opera del Duomo a Prato e alla Casina delle Civette. Museo della vetrata italiana, nei Musei di Villa
Torlonia di Roma.
Tra le presenze in rassegne significative quali : la Quadriennale di Roma; la Biennale di San Paolo; la Biennale di Venezia; “Linee
della ricerca in Italia” Palazzo delle Esposizioni, Roma; “Arte e Critica” Galleria Nazionale d’arte Moderna, Roma; “Aperto vetro”
Museo Correr, Venezia; “Contemporary International Glass Painting” al Deutsches Glasmalarei-Museum Linnich; “Shattered:
Contemporary Sculpture in Glass” Frederik Meijer, Grand Rapids; “Belmates Glas” Museum Ostbayern, Theuen; “Le stanze
incantate” Palazzo Reale, Milano; “Pour un Art Video” Centre Pompidou, Parigi. Docente di “Tecnica della vetrata” all’Accademia
di Brera. Vive e lavora a Perugia.
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Wealth Planet magazine
Leggendo mi ha colpito una tua dichiarazione in particolare:
“Quando la temperatura passa gli 800° e si apre il forno,
ti investe il calore bianco. Poi guardi i colori muoversi: sono
momenti ipnotici ed emozionanti, difficilmente descrivibili”.
Quali sensazioni ti provoca lavorare con questo medium?
“Il vetro è un materiale altezzoso e bellissimo, anche troppo
per alcuni aspetti. Però anche infido. C'è sempre una lotta
fra l'artista e il materiale. Fare un acquerello è diverso dal
lavorare con il vetro. Con la tela il materiale è fermo, mentre
con il vetro è esso stesso che ti sfida. Puoi pensare di fare
una cosa, e puoi farla per dieci volte di seguito, ma non
saprai mai come uscirà fino a quando non apri il forno
per vedere il risultato. Qualche volta è bello, qualche volta
meno, e spesso si rivela diverso da come lo avevi pensato.
Ogni lavoro ha una tensione propria e il materiale gioca un
fattore determinante nel continuo gioco con l'artista”.
50 ANNI DI ARTE...!
Cinquanta anni, non per commemorare o celebrare, ma
per proporre ancora nuovi linguaggi e possibilità, attraverso
il coraggio delle emozioni, delle sperimentazioni, della
tecnologia applicata all’arte. Mai come ora, dal lontano
Medioevo e Rinascimento, il vetro è protagonista come
materia per raccontare e sperimentare linguaggi attuali,
concettuali, contemporanei. C’è un interesse decisamente
nuovo, rispetto all’idea tradizionale legata alla materia vetro.
E questo è incoraggiante per me, che continuo a dedicarmi
alla ricerca sul vetro da quasi trenta anni.
BILANCIO DELLA CHIUSURA DEL 2013
Si è concluso il 2013 con una mostra ancora in corso negli
Stati Uniti. Una grande mostra internazionale, al Fredrick
Sculpture Park nel Michigan, che parla solo di vetro.
Questa mostra è seguita ad una personale, nel Museo
della vetrata italiana a Villa Torlonia, in cui 23 opere hanno
dialogato con le vetrate liberty del Museo della Casina delle
Civette.
Quali sono i tuoi progetti per il nuovo anno?
In futuro c’è ancora la voglia, quasi la necessità di cercare
nuovi flussi per rinnovare le energie. La prima opera del
2014 ha per titolo Uno Zen: quindi, direi che al primo posto

c’è la ricerca, come progetto!
Nei suoi studi e nei tuoi lavori è sempre stata presente
anche la musica. Da ricordare la tua collaborazione
con l'Umbria Jazz, il più importante festival jazzistico
italiano, per cui hai firmato numerosi manifesti. Quanto
la musica ti è d'aiuto per far nascere un discorso creativo?
“Provengo dal mondo della musica perché ho studiato al
conservatorio e sono un musicista. Solo successivamente,
nella mia vita, ho scelto la strada della pittura. Negli anni
'80 sono stato fra i pochi a studiare il rapporto fra queste
due arti. Infatti ho dipinto molti quadri a tema musicale.
Non dipingevo ascoltando musica, ma analizzandola per
poi trasferirla sulla tela. Oggi la musica è dentro di noi. È
dentro di me in ogni momento. E il vetro che dipingo e poi
fondo, contiene il decennale studio sulle ombre, contiene la
musica e la pittura e, soprattutto, il colore…”
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ccellenze
taliane
sbagliato, in quanto non porta a possibilità di crescita
ma solo a delle chiusure. Bisogna essere meno giudici e
offrire alle persone dei modelli e degli spunti di riflessione
diversi per poter migliorare.
Intervista al Prof.
Paolo Crepet
a cura di Mirina Hoxha
“La crisi obbliga l'uomo a ritrovare la sua dimensione”
Il nove ottobre scorso il Prof. Crepet, psicologo, psichiatra e
sociologo di fama internazionale, su invito dell'associazione
Nemetria, ha tenuto una conferenza per i giovani nella città
di Foligno.
La Sala del Palazzo Trinci è stata gremita non solo dai più
giovani ma anche da genitori, insegnanti e nonni.
Il Prof. Crepet, per più di un'ora, ha tenuto alta la concentrazione
toccando nel modo più giusto, semplice e diretto temi e
argomenti che costellano il percorso della vita di ciascuno.
Wealth Planet Magazine ha colto l'occasione per porre alcune
domande al Prof. Crepet.
invece sotto la guida di un maestro potrebbe fare molto. Un
maestro, è quello che consiglia una scelta o un percorso senza
soffocare la vitalità del giovane. Questa figura può essere
rappresentata benissimo sia da un'insegnate o un professore
ma anche dagli stessi genitori e dai nonni.
Professore, cosa l'ha spinta a specializzarsi in psichiatria
piuttosto che in un'altra branca della medicina?
Era l'inizio degli anni '70 quando ho capito che ne ero rimasto
affascinato. Inizialmente mi sono avvicinato per curiosità,
inconsciamente forse mi ha attirato il fatto che fosse una
branca della medicina, vicina però ad una forma creativa.
In un mondo dove è possibile comunicare attraverso la
tecnologia; in un'epoca dove sembrava che le chat potessero
risolvere i problemi di molti, per quale ragione la maggior
parte delle persone soffre di solitudine?
La solitudine non è una malattia: paradossalmente chi soffre
di solitudine non è mai solo. Non bisogna affiancare la
parola disturbo e sventura a quello di solitudine ma bisogna
imparare a vederla come un momento in cui abbiamo
un'ulteriore possibilità di crescita.
La solitudine è necessaria per poter avere dei momenti di
pensiero solitario in cui riflettere, trarre delle conclusioni,
fare delle scelte e comprenderne delle altre. Credo che per
ognuno di noi sarebbe difficile se non impossibile riflettere in
un luogo affollato dove c'è rumore.
Abbiamo letto il Suo libro: “ L'autorità perduta” e ne siamo
rimasti affascinati sin dal titolo, è superfluo chiederLe cosa l'ha
spinta a scriverlo?
Inizialmente ho sentito una necessità, un bisogno di
parlare che credo che sia molto diffuso tra le persone. La
consapevolezza, maturata negli anni per poter sostenere che
in questo momento ci sia bisogno di persone magistrali che
possano indicare la strada. Per magistrali intendo il vero senso
della parola “magister”, insegnante, maestro. Ultimamente,
in particolar modo, c'è un aumento del “fai da te”, senza
renderci conto che ognuno di noi, da solo, può fare poco,
Per Lei, questo in cui viviamo, è un mondo a misura d'uomo?
È un mondo grande che può essere a misura d'uomo, dipende
solo da quello che una persona cerca. Ci sono giovani per
cui il più grande desiderio che hanno è quello di andare in
una certa località balneare piuttosto che in un'altra, di fare
shopping in determinanti negozi piuttosto che in altri. Il
pensiero che questi sono gli unici desideri che i giovani hanno
la considero una cosa terribile. Un errore che commetto
spesso anch'io è quello di giudicare. Invece giudicare questi
giovani è sbagliato: considerare una scelta sbagliata porta
noi a sbagliare perché il concetto di sbagliato è di per sé
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E I
ccellenze
In “ L'autorità perduta” Lei parla di una serie di soggetti che
hanno perso “autorità” fra cui: genitori, scuola, università,
politica etc... Quale sarà il ruolo più difficile da riconquistare?
E quello più semplice da recuperare?
Sono tutte delle autorità che navigano in un momento molto
difficile. Non sono ovviamente allo stesso livello: il mondo
dell'università dipende dalla scuola e quello della scuola in gran
numero dalla famiglia. Bisogna andare a monte del problema
e non fermarsi al sintomo. In primis è necessario consigliare
alle famiglie di creare un zoccolo duro fatto di regole e di una
fondamentale certezza: quella di avere una famiglia che non
deve aiutare a risolvere tutto e fare da paravento alle difficoltà
della vita, ma di una famiglia che accompagna nel percorso il
proprio figlio consigliandolo non assillandolo, insegnandogli
ogni giorno e senza ripetere fino allo sfinimento delle regole
datate e non filtrate dall'esperienza. Dando però allo stesso
tempo degli spazi in cui i giovani possano esprimere sé stessi.
Un consiglio che mi sento di dare alle famiglie è quello di
togliere, un bambino o un ragazzo cresce meglio quando usa
la propria testa e la propria creatività.
Negli ultimi anni stanno aumentando i casi di omicidi e suicidi
per le più svariate motivazioni, soprattutto fra i giovani... Prof.
Crepet ma abbiamo più bisogno di psicologi o di psichiatri?
Non credo che sia vero che siano aumentati i suicidi e gli
omicidi. Secondo le statistiche il numero degli omicidi è
diminuito, basti pensare a come era questo paese negli anni
settanta.
I casi di persone con tendenze suicide ci sono sempre stati e ci
sono purtroppo tutt'ora.
Il modo migliore per aiutare le persone che soffrono questo
disturbo è quello di trasmettere la vita.
Queste persone sono circondate da individui che non vivono,
di conseguenza non vengono contaminati dalla vita reale ma
da una sorta di sopravvivenza collettiva. La causa principale
è che che siamo impoveriti di idee che danno entusiasmo e
voglia di vivere, e non di denaro.
I media spesso trasmettono notizie non positive e incoraggianti,
secondo lei c'è una volontà di non far conoscere le cose belle
che avvengono e che possono dare speranza e forza ai più
giovani?
A mio avviso sì, c'è per esempio un ragazzo italiano che sta
mettendo a punto una stampante in tre D e nessuno ne parla.
Nella maggior parte della giornata vengono trattati argomenti
politici di basso livello come tacchi a spillo e la tinta di capelli
di una parlamentare piuttosto che di un'altra. I ragazzi che
valgono hanno difficoltà a far sentire la loro voce ed è su questo
che ci dobbiamo concentrare, sulla forza di questi ragazzi per
poter trasmettere la stessa tenacia agli altri giovani.
taliane
Alcuni giorni fa nella maggior parte delle testate nazionali c'era
in prima pagina una notizia che riguardava l' “emigrazione“
degli studenti italiani in Albania più precisamente nella facoltà
di medicina...
È da molto tempo che sostengo che tra qualche anno ci
faremo curare da cardiologi laureati in altri paesi, per esempio
Romania, Albania, etc e non in Italia dove abbiamo gli Atenei
più antichi del mondo che purtroppo in questo momento sono
in difficoltà. Il fatto più preoccupante è che questi ragazzi
vengono accompagnati dai genitori; ciò significa che è una
società perduta: se vogliamo fare un paragone storico-sociale
possiamo dire che corrisponde in pieno al declino dell'Impero
Romano. Gli articoli dei giornali non erano accompagnati da
una ferocia critica, infatti la notizia veniva trattata come un
fatto di gossip. Il problema è che tutti parlano di valori, poi
la maggior parte delle volte queste persone sono quelle che
cercano la via più breve per i propri figli e che li prendono per
mano portandoli a studiare all'estero dove a volte tutto è molto
più facile e meno impegnativo.
La nostra rivista si occupa di Bellezza e Benessere. Da cosa
sono rappresentate per Lei la Bellezza ed il Benessere?
La Bellezza ed il Benessere non hanno a che vedere con
l'estetica; la bellezza di una persona è legata al suo fascino. Il
più grande cuoco creativo italiano è una persona in carne, ha
conosciuto il mondo, ha una creatività che io, pur riconoscendo
di essere creativo, di fronte a lui mi vergogno. Vi faccio un
esempio: quando gli portano una portata inizialmente la
giudica esteticamente e poi giudica se è buona o meno. Il
bello e la bellezza è legata a due fattori quello oggettivo del
bello, dove regna l'armonia dei colori, e in seguito l'aspetto
soggettivo, il buono. Come facciamo noi quando giudichiamo
una persona, inizialmente guardiamo la parte esteriore e il
più delle volte ci fermiamo su quello avendo purtroppo dei
modelli di bellezza sbagliati. Una persona non per forza deve
essere magra per essere considerata bella/o ma dovremmo
forse concentrarci su altri aspetti come per esempio il modo
che ha di rapportarsi con le altre persone, il modo con cui
affronta la vita e la forza che ha nel trasmettere la voglia di
vivere. In sintesi credo che è la vita che ci rende belli!
Un Suo augurio e un Suo consiglio...
Un augurio che do a voi a ai vostri lettori è quello di vivere,
di accettare la vita non in maniera passiva ma di costellare
il percorso di esperienze proprie e non di preconcetti. Un
consiglio che mi sento di darvi e che do molto spesso, è quello
di fare le cose difficili, di fare consapevolmente le scelte meno
comode che però con il tempo daranno più soddisfazioni o
perlomeno avremmo la soddisfazione di avere preso da soli
delle decisioni e di aver saputo imparare dalle stesse.
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L’intervista
L’intervista
Intervista all'Assessore
della Regione Umbria
Stefano Vinti
Politica della casa, edilizia sovvenzionata ed agevolata,
programmazione delle opere pubbliche ed interventi
diretti, normativa in materia di lavori pubblici,
infrastrutture tecnologiche immateriali, mitigazione
del rischio sismico e geologico, sicurezza nei cantieri e
sicurezza stradale.
a cura di Mirina Hoxha
Ci accoglie nel suo ufficio, una scrivania, un tavolo per le riunioni e un mobile grande, pieno di libri.
Non è inusuale trovare scrivanie piene di documenti nell'ufficio di un politico, ciò che colpisce dell'ufficio del Dottor Vinti sono proprio i suoi libri.
Tanti libri che non sono lì per riempire un mobile, ma dalla loro collocazione intellettualmente disordinata capiamo che vengono continuamente
sfogliati e con ciò capiamo che ci troviamo di fronte non solo ad un politico ma anche ad un amante della cultura!
Valorizzare la bellezza dei nostri territori per raggiungere il benessere dei nostri cittadini!
Assessore lei inizia a fare politica per passione, giovanissimo,
all'età di 19 anni con le lotte studentesche per continuare un
percorso politico in ascesa sempre coerente e a difesa dei più
bisognosi.
Il suo assessorato si distingue per il suo continuo impegno nei
riguardi di tutte le famiglie in particolar modo quelle in difficoltà;
ne è un esempio il bando promosso in collaborazione con l'ATER
i primi di novembre e che terminerà il 20 gennaio. Ci racconti
meglio come e quando ha capito che promuovere questo bando
sarebbe stata una delle strategie migliori per iniziare ad aiutare
le famiglie bisognose?
La correggo, ho iniziato a fare politica a 16 anni quando
frequentavo l'istituto per geometri di Perugia, che in quel periodo
era particolarmente movimentato nella lotta politica. Ho iniziato
così, insieme a mio fratello Paolo a partecipare nella vita politica
della città.
La prima volta che ho assunto la carica di Consigliere regionale
avevo 43 anni e alle spalle quasi trent'anni fatti di volantini,
manifestazioni e riunioni.
Il bando promosso lo scorso novembre per le famiglie sfrattate è
un esempio concreto di come tentiamo di trovare una soluzione
avendo di fronte due problemi. Ci siamo resi conto che avevamo
troppe case senza inquilini e troppi inquilini senza casa, la
maggior parte per sfratti a causa della crisi.
Dopo un'attenta valutazione abbiamo potuto constatare che in
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Umbria abbiamo dai sette agli otto mila appartamenti non venduti
o sfitti e dalle sette mila ai dieci mila di famiglie che hanno diritto
ad una casa (attualmente di queste famiglie ne sono in lista di
attesa cinque mila).
Il bando è stato diviso in due parti: la prima parte che è scaduto
il 22 dicembre riguarda chi desidera affittare una casa e avrà alla
fine di questi tre anni un rimborso sino a 7.600 euro.
Mentre la seconda parte del bando riguarda le famiglie che hanno
bisogno di una casa, le richieste in questo caso possono essere
fatte fino il 20 gennaio del 2014. Il tutto può essere riscontrato
presso il sito della Regione Umbria. Inoltre vorrei precisare che la
Regione Umbria sino ad oggi ha stanziato un milione e mezzo di
euro per poter far fronte a questa enorme difficoltà.
I nostri soci da anni si occupano statutariamente per il
perseguimento del benessere psicofisico del bambino, dell'adulto
e dell'anziano; ciò premesso, quali sono le iniziative che il suo
assessorato si impegna a realizzare per il 2014?
Nel 2013 la Regione Umbria ha a consentito alle giovani coppie
di avere una casa attraverso vari bonus fra cui: 30 mila euro a
fondo perduto, 20 mila euro (ai single, primi in Italia), 30 mila
euro alle famiglie monoparentali.
Così abbiamo potuto assicurare a 200 famiglie di avere una casa.
Per il prossimo anno il nostro obiettivo principale è quello
di continuare ad aiutare le famiglie per quanto riguarda in
particolar modo la casa, in secondo luogo di continuare ad
assicurare istruzione e salute, non solo con le parole ma con i
fatti, salvaguardando il loro carattere pubblico.
Parlando di persone bisognose, in particolar modo degli anziani
che soffrono maggiormente la crisi, avendo bisogno di cure che
aumentano costantemente ed in più si aggiunge il fatto che la
famiglia che assiste un malato ha la sensazione di trovarsi in una
terra eccezionalmente straniera.
Cosa consiglia a chi si trova in tale situazione di difficoltà?
In Italia abbiamo dato vita ad una nuova figura: quella della
badante, sconosciuta nel resto d’Europa.
Ognuno di noi è libero di assumere una badante in casa ma la
cosa preoccupante è che questa figura è nata da due fattori:
il primo è l' assenza quasi totale dello Stato nella assistenza
dell'anziano ed il secondo la privatizzazione della sanità.
Un consiglio che mi sento di dare è quello di riorganizzarci per
poter rivendicare un'assistenza pubblica garantita, per gli anziani
e non solo.
Riprendendo un momento della storia romana, di cui Lei è cultore
e appassionato:
ci sono stati dei momenti in cui la capito che “ il dado era stato
tratto” e lei non poteva fare più niente oppure ci sono stati dei
momenti in cui invece, ha potuto cambiare almeno “la rotta del
dado”...ma il dado può essere ancora tratto?
Giulio Cesare è stato un genio politico, che ha traghettato Roma
dalla Repubblica, dominata dall'oligarchia senatoria parassitaria,
alla prima fase dell'Impero Romano.
Non ho vissuto vicende di tale importanza ma ci sono stati dei
momenti in cui ho sperato che il dado fosse stato tratto, come
quando il movimento No Global è stato un protagonista politico
e culturale a livello mondiale
La rotta del dado rappresenta il cambiamento: riuscire a passare
dal capitalismo finanziario speculativo di stampo liberista al
volere del popolo credo che questo sarà un bel cambiamento
di rotta. C'è ancora la possibilità di “trarre il dado” solo se
riusciamo attraverso un cambiamento a modificare questa fase
di restringimento della libertà che si palesa con il fatto che le
decisioni sono prese da organismi non eletti e a-democratici.
Volevo aggiungere, che neanche a me i Bruti sono mancati!
I barbari di oggi sono i liberisti e in particolar modo i banchieri
speculativi che sono riusciti a spezzare l'ordine definito dopo la
Seconda Guerra Mondiale, ordine che era più progressista e
democratico dell’equilibrio politico europeo di oggi.
Riprendendo il titolo di un suo libro: “Compagni di strada
cercasi”, le chiediamo:
quanti compagni ha incontrato strada facendo e quanti questa
strada l'hanno abbandonata?
La strada che percorriamo è quella del cambiamento radicale e
la forza del cambiamento si scontra con la debolezza umana, che
porta a volte a rinunciare al percorso, a scegliere strade meno
impegnative.
Percorrere il cammino del cambiamento è difficile perciò ci sono
continui abbandoni e nuove entrate, la coerenza è una strada in
salita, faticosa.
Istituzioni, sport e cultura, tutto appare alquanto sfilacciato, è
possibile creare nuove sinergie con nuovi soggetti che non siano
continuamente in debito di ossigeno?
Il cambiamento e il protagonismo di nuovi soggetti danno sempre
una nuova ventata di aria nuova.
Questa che stiamo vivendo è una situazione che non mette le
persone al centro di un progetto compiuto. Per quanto riguarda
le istituzioni stiamo andando sempre più vicino ad un modello di
presidenzialismo, per quanto riguarda lo sport esso è sempre più
privatizzato e infine la cultura non incentiva più lo spirito critico.
La nostra rivista si occupa di Bellezza e Benessere, un suo consiglio
e un suo augurio...
Vi consiglio di creare uno spazio dedicato al diritto all'attività
motoria e di valorizzare la nostra terra, il suo ambiente, il suo
paesaggio, la sua cultura, i suoi talenti. Invece vorrei fare un
augurio a noi tutti affinché lo Stato un giorno potesse riuscire
a comprendere che per garantire la bellezza ed il benessere
occorrono investimenti pubblici.

Con quale periodo della storia romana paragonerebbe il
momento storico-politico che stiamo attraversando?
Lo paragonerei alla crisi del III/IV sec. d.C. quando avvenne la
caduta dell'Impero Romano per opera dei barbari.
Chi sono i barbari di oggi?
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Il sale da cucina:
un big killer sulla nostra tavola
Non si tratta solo del sale messo nell’acqua per la pasta o
nell’insalata: il problema è quello che finisce nei cibi trasformati
e pronti all’uso, compresi alcuni alimenti “insospettabili” come i
biscotti e le merendine. Le minestre liofilizzate, quelle in scatola
o surgelate già pronte all’uso, le salse e i dadi per brodo
rappresentano una fonte elevata di sale. Purtroppo i cibi proposti
dall’industria della ristorazione, per assecondare le richieste di
gusto del consumatore o per necessità tecnologiche contengono
parecchio sale. Anche il pane, essendo un prodotto trasformato,
è una delle principali fonti di sale, in quanto, rispetto ad altri
prodotti con più alto contenuto di sale, come i formaggi e gli
insaccati, è presente tutti i giorni sulla tavola ed è consumato
dagli adulti e dai bambini. Nel 2009 i rappresentanti delle
Associazioni dei panificatori sia artigianali che industriali hanno
accolto favorevolmente l’iniziativa promossa dal Ministero della
Salute di ridurre il contenuto di sale nel pane, impegnandosi a
sostenere iniziative orientate a favorire comportamenti salutari
da parte dei consumatori e a ridurre del 15 per cento entro il
2011 il contenuto del sale nel pane.
a cura della Dott.ssa Maria Luisa Bacosi
Biologo Nutrizionista
La promozione e la protezione della nostra salute attraverso
modifiche degli stili alimentari è il leitmotive che ogni giorno
ci arriva dai giornali e dalla televisione. Nonostante gli
ammonimenti di nutrizionisti, cardiologi, internisti, diabetologi
la strada per una condotta nutrizionale corretta è ancora
molto lontana. Tra le scorrette abitudini alimentari figura l’uso
eccessivo del sale da cucina. Il cloruro di sodio è nel mirino
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 1995. In
Italia recentemente sono stati pubblicati alcuni dati dello studio
Minisal: l’apporto quotidiano di cloruro di sodio risulta di 10,9
grammi negli uomini e di 8,5 grammi nelle donne. I suggerimenti
dell’OMS e dell’INRAN (Istituto Nazionale per la Ricerca sugli
Alimenti e la Nutrizione) sono quelli di non superare i 5 grammi
di sale al giorno che per dare un’idea più chiara è la quantità
contenuta all’incirca in un cucchiaino da tè. Inoltre il nostro paese
risulta spezzato: il Sud ha valori più alti di apporto di sale rispetto
a quelli del Nord. Oltre ad aumentare la pressione sanguigna,
compromettendo la salute del sistema cardiovascolare e renale,
il sale in eccesso è un cofattore predisponente al tumore dello
stomaco e delle prime vie digestive. Uno studio di quest’anno
pubblicato sulla rivista British Medical Journal ha provato a
quantificare l’effetto del sale sulla pressione arteriosa. Una
riduzione di 4,4 grammi al giorno, mediamente, ridurrebbe la
massima di 4,2 millimetri di mercurio e la minima di 2. La rivista
The Lancet non aveva esitato a piazzare il sale fra i big killer
al pari di fumo e colesterolo. Anche sulla rivista Nature è stato
pubblicato quest’anno il lavoro di un’equipe dell’Università di
Harvard e del Massachusetts Istitute of Technology che facendo
degli studi in vitro ha suggerito un possibile legame fra eccessivo
consumo di sale e malattie autoimmuni, come diabete e sclerosi
multipla.
Il sapore e le proprietà biologiche del sale comune sono legate
principalmente al sodio e ogni grammo di sale contiene circa
0,4 grammi di sodio. In condizioni normali il nostro organismo
elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 grammi di sodio e questa
quantità va reintegrata con la dieta. Quindi è facile capire che
non sarebbe necessaria l'aggiunta di sale ai cibi, in quanto il
sodio contenuto in natura negli alimenti è sufficiente a coprire le
necessità dell'organismo. Come si può nella pratica quotidiana
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Wealth Planet magazine
E’ proprio il caso di affermare: quanto è salata la nostra tavola ! 
diminuire l’assunzione del sale ? E’ molto importante distinguere
l’apporto discrezionale del sale, che è sotto il controllo del
consumatore, da quello non discrezionale, che è dato dal poco
sale contenuto “naturalmente” negli alimenti più quello molto
più abbondante aggiunto nei processi industriali. Quest’ultimo
rappresenta oggi più della metà, forse 2/3 del consumo
individuale totale. Senza arrivare alla decisione dell’ex sindaco
di New York, Michael Bloomberg che nel 2010 che fece
togliere la saliera dai tavoli dei ristoranti, convincendo anche
21 industrie alimentari a diminuire il contenuto di sodio dalle
loro preparazioni, con un po’ di attenzione e poche regole,
possiamo dimezzare l’uso del sale quotidiano.
Ridurre la quantità di sale che si consuma giornalmente non
è difficile, soprattutto se la riduzione avviene gradualmente.
Infatti il nostro palato si adatta facilmente, ed è quindi possibile
rieducarlo a cibi meno salati. Se mangiare con poco sale
è inizialmente deprimente, entro pochi mesi, o addirittura
settimane, questi stessi cibi appariranno saporiti al punto
giusto, mentre sembreranno troppo salati quelli conditi nel
modo precedente. Il succo di limone e l'aceto permettono
di dimezzare l'aggiunta di sale e di ottenere cibi ugualmente
saporiti, agendo come esaltatori di sapidità; le spezie e le erbe
aromatiche anch’esse contribuiscono a dare gusto alle pietanze,
conferendo uno specifico aroma al cibo migliorandone le
qualità organolettiche, dando un tocco di personalità al piatto.
Un’indagine condotta in Francia dalla rivista Process Alimentaire
ha analizzato oltre trecento prodotti presenti sugli scaffali dei
supermercati: i cibi che risultano avere più sale sono quelli
confezionati, come la pizza e i ravioli. Questa situazione è
sovrapponibile a quella italiana. Ma perché ci piacciono tanto
i cibi salati? Forse la spiegazione, di natura evoluzionistica,
sta nel fatto che per migliaia di anni il sale era un bene assai
prezioso e costoso. Oggi le aziende vendono di più se i loro
prodotti contengono oltre al sale, anche lo zucchero e i grassi.
Che fine ha fatto quel mucchietto di tessuto nervoso che
chiamiamo cervello ?
Il sermoncino sul corretto modo di nutrirsi arriva ogni giorno da
specialisti più o meno qualificati. I profeti del benessere nascono
come i funghi dopo una giornata di pioggia. Promettono risultati
miracolosi nel senso che solo un miracolo può permettere
alla maggior parte dei comuni mortali di raggiungere risultati
perfetti in poco tempo. Dottoressa mi faccia perdere sette chili
in sette giorni! E giù ipercontrollo su calorie, girovita, peso
che al massimo dura dieci giorni. E poi di nuovo alla ricerca
di altri accanimenti salutistici. Le privazioni che i profeti della
scienza della nutrizione ci infliggono non producono altro se
non depressione, fallimento, bulimia, anoressia. Ma cosa
vogliono le persone che si rivolgono ad un nutrizionista?
Dialogare e trovare una prescrizione dietetica giusta per loro, o
avere solo un regime imposto come verità indiscutibile? Non è
invece importante trovare un giusto accordo tra i propri bisogni
e desideri, tra prevenzione e soddisfazione, conoscenza di sé
stessi e dei propri limiti ?

e-mail: [email protected]
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Narrare la favola del sé
a cura della Dott.ssa Barbara Bertocci
Psicologa, Psicoterapeuta, Vice Presidente
Associazione per i Diritti degli Anziani
(A.D.A.)
Raccontare è un’arte antica quanto l’umanità. Ha radici profonde
ma allo stesso tempo è così attuale e contemporanea che non
se ne può fare a meno, ogni giorno ed in qualunque luogo.
La narrazione di storie tiene insieme le persone, le diverte, le
commuove, le fa immaginare, pensare. Esporre le proprie storie
regala un sacco di emozioni, non solo a chi guarda e ascolta, ma
anche a chi racconta. Da tempo psicologi, antropologi e sociologi
attribuiscono alla narrazione un’importanza fondamentale, sia a
livello individuale che culturale. Esiste infatti un pensiero narrativo
che dà forma e senso alla realtà ed al proprio agire, che permette
di comunicare agli altri i significati colti nell’esperienza e di mettere
in relazione passato, presente e futuro. Le storie assolvono a vari
compiti: riconoscere le emozioni e le esperienze, proprie e altrui;
arricchire lo spazio mentale; migliorare l’apprendimento cognitivo;
conoscere la vita nelle sue varie possibilità e nei suoi possibili
sviluppi; apprendere valori e disvalori; imparare le regole della
vita relazionale e sociale, apprendere l’esercizio delle funzioni
genitoriali; incrementare il piacere ed il divertimento ed aumentare
la condivisione tra generazioni. Le storie sono quindi importanti a
tutte le età e costituiscono una grande fonte di benessere psicofisico.
Molti psicoterapeuti individuano nell’attività del narrarsi il fulcro
del processo terapeutico. Lo stesso Hillmann afferma che "l’intera
attività terapeutica è in fondo questa sorta di esercizio immaginativo
che recupera la tradizione orale del narrare storie: la terapia ridà
storia alla vita". Scrivere una storia ha un forte potere terapeutico:
nella vicenda narrata è raffigurato per immagini il nostro stato
d’animo, la nostra condizione fisica e la rete delle nostre relazioni.
Nelle storie, inoltre, c’è la traccia degli eventi passati che ci hanno
segnato, della situazione presente e degli sviluppi futuri. Le storie
che raccontiamo raffigurano tutto il nostro panorama interiore: i
personaggi di varie storie possono essere simili, come pure lo
sviluppo della vicenda, ma nello stile narrativo e nella dinamica
degli eventi esprimiamo tutta quella particolarità che è solo nostra,
che raffigura la nostra storia e il nostro modo di viverla, e soprattutto
che indica delle chiavi di soluzione verso il lieto fine che valgono
solo per noi e che sono specifiche della nostra situazione. Ciò che
distingue la fiaba da altre forme di espressione creativa è la sua
struttura particolare, che la rende adatta ad essere utilizzata per la
risoluzione di problemi. La fiaba inizia sempre rappresentando un
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equilibrio che di lì a poco andrà a cambiare (“C’ era una volta
un vecchio re che aveva tre figli …”, “C’era una volta
una principessa in età da marito …”, “C’era una volta
una famiglia molto povera . ”). In seguito si entra nella “fase
di crisi” in cui diventa chiaro chi è il protagonista, quale impresa
deve compiere, chi sono i nemici che lo ostacoleranno e chi gli
amici che verranno in suo aiuto. In questo momento succede tutto:
si definiscono gli equilibri tra risorse e difficoltà, i pericoli da evitare
e le opportunità da cogliere, si elabora la strategia di soluzione e
si trovano le chiavi di volta per il successo. Infine la fiaba termina
con il classico: “ E vissero tutti felici e contenti …” che è una frase
di rito che in realtà sottintende la creazione di un nuovo equilibrio,
diverso e migliore di quello iniziale. In base a queste riflessioni ho
desiderio di proporvi una piccola fiaba ideata e scritta da me che,
a mio parere, può fornire spunti di riflessione sull’intreccio delle
relazioni che si instaurano nel mondo umano e fa luce su emozioni
e sentimenti che spesso si provano quando ci si trova a contatto
con gli altri.
Margaret: una zappa speciale
Tanto tempo fa, in una bella fattoria tra le montagne della Baviera,
viveva Margaret, una zappa bellissima fatta di legno pregiato e
di metallo prezioso. Proprio per questo suo aspetto così elegante
spesso si sentiva superiore agli altri attrezzi e li criticava tutti. Lei si
sentiva la regina del territorio in quanto era soprattutto grazie al
suo aiuto che si potevano piantare gli ortaggi e fare efficientemente
buche anche nei terreni più aridi. Inoltre, spesso denigrava gli
attrezzi che erano più a contatto con gli animali dicendo che erano
sporchi e pieni di mosche. Ovviamente gli altri se la prendevano
per questi suoi brutti commenti e la giudicavano molto antipatica.
Margaret quindi stava spesso sola e non riceveva mai visite nella
splendida abitazione costruita appositamente per lei in legno di
abete. Era da tempo che non aveva più i genitori e a suo fianco
non aveva né un amico, né un fidanzato. Gli anni passavano e la
sua vita continuava a trascorrere in solitudine. Lei non si interrogava
mai su questa situazione pensando che tutto ciò che le accadeva
fosse solamente il frutto dell’invidia altrui perché era bella e aveva
tanta voglia di lavorare. Col passare del tempo,
però, il contadino, che stava sempre più invecchiando, la sera
trovava difficoltà a riportarla nella sua casina e così la lasciava
spesso in giro in ogni angolo della fattoria. Lei si sentiva umiliata
da quella situazione e, anche se era lasciata vicino agli altri attrezzi,
non parlava e guardava tutti con diffidenza. Allo stesso modo gli
altri la prendevano un po’ in giro e, quando erano in gruppo,
non la coinvolgevano ma anzi ridevano di lei. Così trascorsero
le stagioni tra continue umiliazioni senza che si verificasse nessun
cambiamento né da parte sua né da parte dei “colleghi”. In un
giorno di pioggia la quiete di quel luogo in aperta campagna fu
sconvolta da un episodio ancora più grave. Margaret era stata
investita dal trattore e il contadino, che pure l’aveva lasciata in mezzo
alla strada, invece di soccorrerla, le mandava degli accidenti
perché si trovava fuori posto e focalizzava la sua attenzione
sul vedere che danni aveva subito il suo mezzo agricolo.
Vista quella scena tutti gli attrezzi si precipitarono a soccorrerla.
La pala si offrì di fare da barella e Margaret fu accolta in casa
degli attrezzi della stalla su un morbido fieno. La zappa capì che
il forcone, la pala e gli altri strumenti da lavoro non erano poi
così ostili a lei come credeva. Parlando con i compagni aveva
scoperto la loro intelligenza e aveva capito che aveva sbagliato
a giudicarli prima di conoscerli. Anche gli altri cambiarono idea
su di lei. In fondo la sua esagerata bellezza e la sua austerità
non compromettevano la sua voglia di vivere ed il suo buon
carattere. Dopo quell’incidente Margaret era sicuramente
meno bella (le era stato messo un tutore permanente per la sua
schiena/manico) ma era molto molto più felice di prima perché

aveva trovato degli amici veri di cui si poteva fidare.
BIBLIOGRAFIA
Bettelhein B. (1977), Il mondo incantato: uso, importanza e
significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli, Milano
Demetrio D. (1996), Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé,
Milano, Raffaello Cortina, 1996
Hillmann J., (1984), Le storie che curano, Raffaello Cortina, Milan
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
La crusca d'avena
a cura
del Dott. Giulio Lattanzi
Farmacista, nutrizionista
La crusca è una sorta di involucro fibroso che ricopre i semi del
frumento e degli altri cereali; fino ai primi anni '70 la crusca veniva
considerata un prodotto di scarto, da destinare principalmente
all'alimentazione del bestiame. La crusca d’avena fece il suo
ingresso nella letteratura medica solo in seguito alla pubblicazione
di studi americani che provarono l’azione di questo cereale nella
riduzione del colesterolo. Nel 1980 vi fu un boom del suo consumo,
tanto che il New York Times arrivò a parlare di una “Oat-branmania”, la crusca-mania durò il tempo del clamore provocato
dalla stampa, ma da allora seppur lentamente l’avena, così come
il farro e l’orzo, si è affermata in cucina. La crusca, che si ottiene per
raffinazione, cioè separandola dalla farina, è una fibra alimentare
che apporta molti benefici, il valore delle fibre dipende dal tipo di
crusca: quella di frumento ne contiene circa il 50%, quella d’avena
il 20%, quella d’orzo il 5% e quella di riso il 30%, per cui la crusca
di frumento è da preferire, non solo perché contiene più fibre, ma
anche perché è capace di assorbire l’acqua in quantità maggiore
rispetto agli altri tipi. Le fibre solubili hanno un’elevata capacità
di assorbimento, superiore a venti volte il loro volume d’acqua;
quando la crusca viene consumata durante un pasto, una volta
che arriva nello stomaco, si riempie d’acqua e crea una patina
gelatinosa che ricopre le pareti dello stomaco, si gonfia e restituisce
un rapido senso di sazietà. La sazietà è fondamentale per la riuscita
di un regime dietetico, dato ché a decretarne il fallimento il più delle
volte è la fame nervosa che vanifica sforzi e sacrifici. La patina,
inoltre, grazie alla sua elevata viscosità, rallenta l'assorbimento dei
grassi e degli zuccheri, ovvero riduce l'apporto calorico del pasto.
E’ logico e deducibile che l’avena diventa una sorta di integratore
naturale che introdotto in una dieta sana seguita con regolarità,
restituisce subito i primi benefici. Nello stomaco, appena ingerita,
la crusca d’avena si mescola al bolo alimentare, se durante il
pasto si beve, le fibre solubili della crusca si saturano d’acqua e
riempono lo stomaco provocando automaticamente la sensazione
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Wealth Planet magazine
di sazietà. Il bolo intestinale arriva dopo aver subito la tripla azione
dei succhi gastrici, della bile e dei succhi pancreatici, quindi le
sostanze nutritive sono ormai state suddivise negli elementi di base,
ovvero in proteine e in amminoacidi, mentre i lipidi in acidi grassi e
i glucidi in glucosio; a questo punto gli elementi di base sono pronti
a essere assorbiti dalle pareti intestinali per poi essere trasferiti nel
sangue, ed è proprio in questo momento chiave della digestione
che la crusca d’avena entra in azione; le fibre, ormai mescolate agli
alimenti scomposti, si fissano a quelli che le circondano impedendo
il trasferimento nel sangue e trasportandole nel colon per finire
nelle evacuazioni insieme al loro contenuto calorico generando
così una perdita di calorie, di colesterolo e di zuccheri. Le fibre
solubili della crusca d’avena sono i beta-glucani, fondamentali
per combattere i chili di troppo. Assumendo con il cibo un paio di
cucchiai di crusca d’avena al giorno si elimina il problema della
fame nervosa e si attenua la sensazione di fame. Le sue fibre
solubili, infatti, hanno un’elevata capacità di assorbimento che le
permette di assimilare acqua in abbondanza, da venti a quaranta
volte il suo peso. Tra le proprietà meno evidenti, ma più efficaci
della crusca è quella di saper espletar un'azione ammorbidente,
massificante e omogeneizzante delle feci, incrementando la
motilità del colon e riducendo la pressione sulle pareti intestinali.
Tale proprietà risulta particolarmente benefica nella prevenzione
della diverticolosi e del tumore al colon in quanto la fibra facilita
l'eliminazione dei residui tossici introdotti con gli alimenti. L'effetto
lassativo è tanto più pronunciato quanto più la crusca è ricca di
componenti insolubili. Contrasta l'iperalimentazione: rigonfiandosi
a livello gastrico provoca un anticipato senso di sazietà che
impedisce l'ingestione di quantità eccessive di cibo. La fibra ha un
apporto calorico limitato, praticamente nullo se si considera il ridotto
assorbimento intestinale dei nutrienti a cui viene associata. La crusca
è pertanto utile per modulare l'assorbimento dei nutrienti: grazie
alla sua capacità di ridurre l'assorbimento di grassi e colesterolo,
la crusca è particolarmente importante nell'alimentazione di chi
soffre di ipercolesterolemia o di un elevato tasso di trigliceridi nel
sangue. Inoltre, modulando la curva glicemica, contribuisce ad
evitare eccessivi rialzi della glicemia ed è pertanto indicata nella
prevenzione del diabete senile. L'integrazione di crusca, nell'ordine
di 8-24 g al giorno (1-3 cucchiai), accompagnata ad almeno
due litri di liquidi, è pertanto indicata in caso di stitichezza, colon
irritabile, malattia diverticolare, diabete, dislipidemie, sovrappeso
e obesità. Inizialmente l'assunzione di crusca si accompagna ad
effetti indesiderati come distensione e flatulenza eccessiva, tali
problemi tendono comunque a regredire nel giro di 4-6 settimane.
Per contrastare questi spiacevoli disturbi è necessario un graduale
incremento delle dosi ed una suddivisione delle stesse in diversi
periodi della giornata.
Poi per dilettarci in cucina, vi consiglio un modo veloce,
semplice e gustoso per assaporare il nostro prezioso alimento :
Gallette di crusca d'avena
Ingredienti per 1: 2 cucchiai di crusca di avena,2 cucchiai
di formaggio magro a 0% di grassi per amalgamare acqua.
Preparazione: mescolare tutti gli ingredienti fino ad ottenere una
pasta morbida e liscia. Scaldare una padella a fuoco medio e
versare il composto, poi cuocere per circa 5 minuti girandola con
una spatola, utilizzarla come qualsiasi piadina o al posto del pane.©
Pane di crusca d'avena
Ingredienti e preparazione per 2: mescolare per un minuto con
l'aiuto del frullatore: 3 cucchiai di crusca d'avena, 1 yogurt a 0% di
grassi, 1 cucchiaino di lievito in polvere, 3 uova.
Condire con sale, peperoncino ed erbe (ad esempio, puoi usare
un misto di origano e alloro). Versare in una ciotola, senza lasciar
riposare, e cuocere per 3 o 4 minuti nel forno a microonde.
Togliere dal forno e fare raffreddare.©

Farmacia C. “Le Fornaci“
Via F.lli Briziarelli n°17 - 06055 Marsciano - Tel. 075 8749453
[email protected]
farmacia le fornaci
farmacia fornaci
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Salute, Bellezza e Benessere
a cura di Alessandro Riganelli e
Dott. Giulio Lattanzi farmacista, nutrizionista
Cari lettori, da questo numero della prestigiosa rivista
Wealth Planet e per qualche mese mi dedicherò totalmente
alla descrizione ed informazione su prodotti di origine
vegetale ad alto contenuto proteico prodotti dall’Azienda
Fitowell di Alessandro Riganelli.
Mi sono avvicinato ed ho sposato immediatamente questo
progetto in quanto tutto il mio concetto di benessere fonda
le basi sull’importanza di assunzione di vitamine, proteine,
oligominerali e carboidrati in base alle effettive esigenze
del Nostro organismo; tutto il Nostro benessere ed il
mantenimento dell’omeostasi deriva dalla formula H= N / c
, dove H stà per Health, e proviene dal rapporto tra nutrienti
quali vitamine, fibre minerali, fitochimici e divise le calorie
( c ) di qualsiasi origine. Questo importante concetto, mi
ha sempre indotto a pensare, che il settanta per cento
delle patologie possano essere curate a tavola grazie
ad un’adeguata nutrizione abbinando ovviamente un’
attività fisica; pensate che sono sufficienti trenta minuti
di attività al giorno per ridurre il 40% di probabilità di
contrarre tumori, Alzheimer e malattie cardiovascolari. Il
consumo eccessivo di carne è associato alla comparsa di
problemi cardiovascolari e di alcune forme di cancro.
Diete ricche di grassi saturi, sono correlate allo sviluppo di
diabete di tipo 2 e ad alti livelli di colesterolo nel sangue.
L’alimentazione attuale tende ad essere povera di grassi
omega 3 e ricca di omega 6; questo squilibrio può essere
causa di alcuni problemi di saluti, tra cui arteriosclerosi,
malattie cardiache, artrite, depressione e cancro.
Storicamente l’utilizzo dei legumi è stato associato a periodi
di carestia o, più in generale, ai ceti sociali più poveri.
Anche per questa ragione, negli ultimi decenni, il loro
consumo si è ridotto, a favore di un maggior uso di
alimenti, di origine animale, ma tutto ciò è quanto di
più sbagliato, tanti prodotti di origine vegetale sono
particolarmente ricchi di proteine e soprattutto non hanno
o apportano dopo consumo, tutte le sostanze dannose
presenti invece nella carne.
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Considerate che se debbo apportare cento calorie ad
un paziente posso indurlo a mangiare 30 grammi di
carne bovina , apportando cosi 6 grammi di proteine
e 22 mg di colesterolo, ma se debbo farlo crescere ed
appagarlo alimentarmente posso dargli cento calorie
con 357 gr di broccoli , che oltre a saziarlo gli danno
un apporto di 11 gr di proteine e zero gr di colesterolo.
Questi concetti fondamentali debbono farVi o ricordare
o comprendere che animali forti e robusti in natura,
come gorilla, scimpanzé , rinoceronti ed elefanti hanno
costruito le loro fibre muscolari e la loro struttura corporea
con frutta e verdura fresca e non mangiando carne.
Da qui torna il progetto Fitowell, dalla necessità di
apportare al proprio organismo, quante più proteine
salubri senza ricorrere ad un uso smodato della carne e
dei suoi derivati.
Pensiamo ad un prodotto come i fagioli azuki,
i valori nutrizionali medi per 100 grammi sono
Calorie: 324 kcal – Energia: 1373 kJ – Proteine: 23,6 g –
Carboidrati: 51,7 g – Grassi: 2,5 g .
Questi valori nutrizionali devono essere considerati medi
in quanto possono subire delle oscillazioni imputabili
a numerosi fattori come, le condizioni e le tecniche di
coltivazione, la metodologia di conservazione del prodotto
e la provenienza del prodotto, ma tutto questo è superato
grazie alla qualità dell’Azienda Fitowell.
Questa realtà si attiene ad un sistema agricolo di
produzione a basso impatto ambientale, riducendo la
fertilizzazione chimica e limitando l’uso dei diserbanti
chimici grazie a pratiche di lavorazione dei terreni e di
rotazione delle cultivar. L’analisi dei terreni e i controlli
tecnici dei macchinari per l’uso razionale dei fitofarmaci,
effettuati
periodicamente
all’interno
dell’azienda,
assicurano prodotti di grande qualità con il minimo
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Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
Non dimentichiamoci che produrre 1 kg di manzo in
sistemi di allevamento particolarmente intensivi, equivale
a produrre gas serra, responsabile del riscaldamento
globale in quantità pari a 36,4 chili di CO2 che equivale
a quella emessa mediamente, da un’automobile che
percorre 250 km; inoltre i cento grammi di carne di
manzo si sognano lontanamente l’apporto nutrizionale
dei Fagioli in quanto , per la carne di manzo, i valori
nutrizionali medi per 100 gr sono:
Poi per dilettarci in cucina, vi consiglio un modo
veloce, semplice e gustoso per assaporare questo
prezioso frutto.
Calorie: 40 kcal – Energia: 586kJ – Proteine: 20,3 g –
Carboidrati: 0.0 g – Grassi: 8.1 g
I fagioli erano conosciuti e coltivati fin dall’antichità, i
fagioli Azuki sono piccoli, di color rosso scuro e c'è chi per
questo, impropriamente, li chiama la soia rossa anche
se con il più noto legume non hanno nulla a che vedere.
Un altro soprannome degli Azuki è "Il re dei fagioli",
decisamente più azzeccato considerando le ottime
proprietà nutrizionali di questo alimento. Innanzitutto
gli Azuki contengono minerali ed oligoelementi come
potassio, zinco, molibdeno e ferro.
Quest'ultimo è particolarmente prezioso per chi soffre di
anemia e per tutte le persone che, per qualche motivo,
ne sono potenzialmente in carenza, come ad esempio
vegetariani e vegani.
Questi piccoli fagioli sono buoni, facilmente digeribili,
poveri di grassi e inoltre contengono isoflavoni, sostanze
in grado di mantenere in buona salute il nostro sistema
immunitario, il cervello e le ossa, sono una buona fonte
di magnesio, potassio, acido folico,ferro, rame, zinco,
manganese, fibre, e vitamine del gruppo B tra cui B6,
B2, B1, B3 ; sono particolarmente diuretici, ricchissimi di
fibra insolubile e solubile, tra cui due fibre probiotiche,
l’inulina e la pectina, in più rispetto ad altri legumi hanno
un contenuto di zinco molto elevato (5mg x 100g).
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Wealth Planet magazine
La zuppa di farro e fagioli azuki:
Ingredienti:
Fagioli azuki 200 gr, farro 250 gr , aglio 3 spicchi, 1 carota,
sedano 1 costa, 1 cipolla rossa , olio oliva, peperoncino,
salvia . ( pentola a pressione ).
Preparazione:
Mondate la carota e tagliatela a tocchetti piuttosto piccoli,
tritate la cipolla e riducete in dadolata fine anche il sedano;
poneteli nella pentola a pressione con 2 spicchi di aglio e
3 cucchiai di olio e fate cuocere per circa 5 minuti fino a
che la cipolla si sarà intenerita. Aggiungete i fagioli azuki
freschi e fate tostare per altri 5 minuti, aggiungete le foglie
di salvia a piacere, regolate con peperoncino e aggiungete
1l di acqua , portate a bollore e poi chiudete la pentola a
pressione con il suo coperchio; dal fischio della pressione
calcolate 30 minuti abbassando il fuoco al minimo. Trascorso
questo tempo aprite la pentola, facendo attenzione a che la
pressione si sia esaurita e controllate la cottura dei fagioli
che dovranno essere teneri; prelevate circa un terzo dei
azuki in una ciotola e filtrate i restanti attraverso un colino.
Tenete da parte il brodo di cottura che vi servirà per il farro
e versate i fagioli e le verdure nel mixer e azionate fino a
ridurre in purea; tenete da parte in caldo. Ora procedete
a preparare il farro facendolo tostare circa 3 minuti in
una casseruola con il restante aglio e olio a fuoco dolce.
Aggiungete tre mestoli del brodo di cottura dei vegetali e
fate cuocere aggiungendo un mestolo di brodo alla volta
per il tempo indicato dalla confezione (circa 15-18 minuti).
A fine cottura aggiungete la purea di azuki e vegetali e fate
amalgamare bene aggiungendo ancora poco brodo se
dovesse risultare troppo spessa; in ultimo aggiungete anche i
fagioli interi che avete tenuto da parte prima di passare gli altri.
A piacere servite con un filo di olio di oliva extravergine a

crudo. ©
Salute, Bellezza e Benessere
Intervista al Dottor
Graziano Clerici
a cura di M.P.
Il dr Clerici ci accoglie nel suo studio medico, che già all’ingresso non fa sicuramente pensare ad un freddo ambiente
sanitario dove rimanere in attesa di odiose terapie o di notizie allarmanti sul proprio stato di salute, al contrario
abbiamo avuto la sensazione di trovarci in un caldo salotto raffinatamente arredato, da dove si accede al resto
degli ambienti operativi, che, pur essendo dotati di macchinari modernissimi di ultima generazione, ci fanno sentire
a nostro agio.
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Wealth Planet magazine
Salute, Bellezza e Benessere
Dottore, prima di tutto mi tolga una curiosità: ma questa
scelta nell’arredo e nella tipologia del suo studio, così
inconsueta nell’ambito medico, dipende solo dai suoi gusti
personali o rientra in una sua visione particolare dell’attività
professionale?
Nel progettare e realizzare la mia struttura, l’intento è stato
quello di creare un ambiente il più possibile confortevole
e rilassante, che innanzitutto accolga bene chi vi entra
e soprattutto che distenda le pazienti in attesa di “belle”
notizie, perché fortunatamente il mio lavoro riguarda
ciò che di più “bello” ed emozionante esiste e cioè la
procreazione. Quando si ricevono informazioni positive sul
proprio nascituro se ti circonda qualcosa di bello tutto è
amplificato, ma anche se le notizie non sono positive un
ambiente caldo e confortevole può, forse in minima parte,
alleviare il dolore e la preoccupazione. Inoltre non nascondo
anche la mia volontà di strutturare questo ambiente in
modo a me congeniale sia per gusto che per funzionalità
(non passano inosservati i numerosi monitor, computer ed
apparecchiature elettroniche che testimoniano la passione
e l’abilità del dottore nell’utilizzare la tecnologia) visto che
dopo l’ospedale questo è il posto dove trascorro più tempo.
Dr Clerici dalle sue parole, ma soprattutto dal tono della sua
voce, colgo una grande passione nella sua professione, è
così? E cosa l’ha spinto a sceglierla?
In realtà è stato un insieme di fattori concomitanti. Per
quanto riguarda la scelta della facoltà di medicina posso
dire che probabilmente era l’unico campo di studio che
poteva combinare bene la mia ansia di conoscenza, di
capire come “funziona” il mondo anche nelle sue parti
più piccole, con quell’affascinate scambio tra energia e
materia che bene ci spiega la biochimica, e la passione
che ho sempre avuto per la filosofia, la quale a differenza
della scienza cerca di spiegare in mille modi diversi ma
comunque rispettabili i misteri dell’esistenza, cercando di
dare un “senso” al tutto. Sono nato in una famiglia semplice,
in una piccola realtà rurale, che ho sempre amato molto,
ma dentro di me ho sempre avuto il desiderio di riuscire,
con impegno e dedizione, a fare qualcosa di “grande”
ed “importante”, non per mera soddisfazione personale da
sbandierare o per qualche sterile altro fine, ma per cercare
di essere utile al mondo, per renderlo possibilmente più
giusto ma anche più gradevole e “bello”. E cosa c’è di
più entusiasmante e potenzialmente positivo della scienza
medica? Per non parlare poi della branca dell’ostetricia di
cui ho deciso più tardi di occuparmi. Quando mi dovevo
laureare e stavo realizzando la mia tesi sulla diagnosi
prenatale, mi si è aperto un mondo, si è andata sempre
più delineando la mia “strada professionale” che è andata
sempre più verso la medicina prenatale, la quale ha
delle potenzialità infinite di innovatività nella diagnosi e
nella terapia fetale. Di sicuro fondamentale è stato il mio
“cercato” incontro col prof. Di Renzo, che non ringrazierò
mai abbastanza per le enormi e continue opportunità che
mi ha dato di imparare tutto quello che oggi so e posso
fare, permettendo di confrontarmi direttamente con le più
importanti realtà scientifiche internazionali all’avanguardia
nel settore e spronandomi ad andare sempre più avanti
senza paure o rilassatezze, ma con il continuo pungolo
dello spirito da ricercatore. Per me la ricerca è linfa vitale,
perché se non cercassi continuamente di migliorarmi e
non avessi sempre qualche nuova idea e progettualità in
mente mi sentirei finito. In tutti questi anni, dentro di me è
nata e si è consumata una specie di sfida e operare in un
settore dove il risultato può essere la prevenzione o la cura
dell’handicap rappresenta una spinta incredibilmente forte
a fare sempre di più e meglio.
Professionista come lei, con l’amore evidente per questo
tipo di professione, ci si nasce o ci si diventa?
Penso che con la spinta verso ciò che rende più positiva
l’esistenza e con l’aspirazione a fare “bene” ci si nasca,
ma poi certamente molto dipende dagli eventi della vita
e dai sentieri che decidiamo di percorrere. Ad esempio
ho sempre pensato che per me fosse stato importante un
incontro della mia infanzia, quando il primo giorno di
scuola media dovevamo decidere in quale banco sederci
ed io scelsi proprio quello scartato da tutti gli altri, accanto
ad un ragazzino disabile con cui poi sono diventato amico
in quegli anni. Quella situazione e quel bambino mi hanno
arricchito in tanti sensi, offrendomi emozioni, stimoli e
motivi di riflessione molto importanti, che probabilmente
ancora oggi influenzano, non solo la mia sfera personale,
ma anche la mia attività professionale. Mi sono sempre
chiesto come possa esistere un’ingiustizia così grande
come quella della disabilità sin dalla nascita, che crea già
all’inizio degli enormi svantaggi per coloro che affetti da
handicap devono necessariamente “faticare” molto di più
degli altri lungo il sentiero dell’esistenza.
Fino a quando potrò cercherò di apportare il mio aiuto in
tali situazioni, infatti nel campo della medicina prenatale
Wealth Planet magazine
23
Salute, Bellezza e Benessere
oggi è possibile non solo diagnosticare, cioè individuare
eventuali patologie materno-fetali e malformazioni fetali,
ma anche dare un notevole contributo alle terapie fetali
e prevenire o curare situazioni che procurerebbero gravi
danni alla salute del nascituro o addirittura la sua morte.
Pensi che oggi posso intervenire all’interno dell’utero
materno senza aprirlo con un approccio di microchirurgia
intrauterina, per evitare ad esempio le terribili conseguenze
di una patologia che affligge alcuni tipi di gravidanza
gemellare chiamata “twin to twin transfusion syndrome”, o
per chi è affetta da isoimmunizzazione materno fetale per
cui c’ è bisogno di continue trasfusioni fetali intrauterine, o
per quelle madri che hanno pochissimo liquido amniotico
e se non fossero sottoposte ad amnio infusioni ripetute
potrebbero avere un bambino con gravi difetti fisici o
addirittura perderlo.
Dr Clerici cosa si sentirebbe di comunicare ai lettori di
WealthPlanet?
E’ chiaro che la medicina non è e non sarà mai un rimedio
onnipotente in grado di risolvere qualsiasi problema di
salute e purtroppo patologie e handicap continueranno ad
esistere tra la popolazione umana, visto che non tutto si
può prevenire o curare ma anche che non tutto dipende da
come si nasce o da fattori evitabili o rimediabili. A riguardo
possiamo dire che la società ha fatto grandi passi avanti nel
far rispettare i diritti di coloro che sono costretti a sopportare
tali fardelli, rendendo migliore la loro esistenza, che ha
pari dignità rispetto a qualsiasi altra. La ricerca scientifica
e la tecnologia, che per me ha un enorme fascino, possono
e devono essere sfruttate in tutte le loro prerogative come in
questo entusiasmante campo della medicina. Dopo anni e
anni di sacrifici, di studio e di ricerca mi è sempre più chiaro
che l’adeguato utilizzo della tecnologia è una delle grandi
sfide per il medico del futuro e che poter e saper usare
apparecchiature tecnologicamente molto sofisticate, come
quelle di cui mi sono dotato, permette di fare cose prima
impensabili. Oggi possiamo visualizzare gli organi interni
del feto, ad esempio il cervello, come se ci muovessimo
attorno o addirittura dentro di essi osservandoli da tutte
24
Wealth Planet magazine
le prospettive e sezionandoli; possiamo anche ricevere online immagini di pazienti non fisicamente presenti e fare
una diagnosi, un po’ come chi opera chirurgicamente
con un robot comandato da mani esperte di un chirurgo
distante chilometri e chilometri dai suoi pazienti. Certo tutto
questo non si improvvisa, perché apparecchiature di questo
livello non rappresentano una semplice macchina che va
accesa e spenta con un pulsante, dotata di qualche sonda,
ma al contrario è un universo infinito con innumerevoli
potenzialità, che vanno sempre di più approfondite, studiate
e sperimentate con un immenso sforzo di tempo e sacrificio.
Tutto questo non mi ha mai spaventato o frenato anzi ha
sempre più alimentato il mio entusiasmo ed impegno messo
nel lavoro, ripagandomi con tante soddisfazioni: cosa può
esserci di più appagante di vedere la foto di un bambino i
cui genitori vogliono mostrarti per farti sentire partecipe della
sua crescita, della gioia che ha portato nelle loro famiglie,
dopo forse mesi di sofferenze ed ansie, come se in parte
anch’io meritassi di godere insieme a loro di quella felicità?
Dr Clerici la ringrazio molto per questo incontro così
piacevole, in cui le sue parole forti e positive non possono
che dare speranza nel futuro e in quella professione medica
tante volte demonizzata senza tenere presente tutti coloro
che come lei dedicano anima e corpo al loro lavoro.
Grazie molto e riguardo a quest’ultima sua considerazione
purtroppo devo ammettere che spesso rimango deluso
nell’ascoltare certi commenti ed opinioni di persone che
non hanno la minima idea di quanto sacrificio concreto e
stress psicologico ed emotivo siamo obbligati a sostenere.
Anche per questo vorrei concludere ringraziando coloro
che in questo cammino mi hanno sempre supportato,
aiutato, spronato e cioè il professor Di Renzo, colui che sin
dall’inizio ha avuto estrema fiducia in me senza conoscermi
personalmente e credendo sempre nei nostri progetti, e
sicuramente la mia famiglia a cui non ho potuto dedicare il
tempo sufficiente, ma che è stata sempre al centro del mio
mondo e dei miei pensieri, perché se qualcosa di buono
ho fatto è stato per loro e grazie a loro, cioè grazie alla

consapevolezza di averli accanto a me.
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Salute, Bellezza e Benessere
“Dottore, cosa devo far mangiare a
mio figlio?”
I pediatri, per la loro professione, sono
chiamati a rispondere a domande su
vari argomenti riguardanti lo stato
di salute, la prevenzione, lo sviluppo
di un bambino. Se le domande sono
di solito semplici, complicate sono
spesso le risposte. La variabilità della
struttura fisiologica di ogni individuo,
le diverse esperienze di vita derivanti
da ambiente, cultura, educazione,
ampia disponibilità della qualità degli
alimenti e molto altro, creano abitudini
differenziate, per i diversi rapporti che
ciascuno sviluppa nei confronti dei cibi.
Si crea quella che potremmo chiamare
“personalità alimentare”. Sarebbe,
pertanto, laborioso fornire indicazioni
che siano in grado di armonizzarsi con
la complessità dei caratteri di un singolo
bambino, si tende allora a proporre
schemi di comportamenti uniformi, in
ipotesi validi per tutti, impostati su vari
criteri, derivanti da opinioni, deduzioni,
estrapolazioni o associazioni di idee, in
altri termini da convinzioni non sempre
giustificate da conoscenze scientifiche
valide. Certamente alcune indicazioni
si fondano su nozioni ben definite,
quali quelle relative al fabbisogno di
vitamine, di minerali, di proteine ecc.
Il problema nasce dal tentativo della
traduzione in schemi, forse anche
giustificabili qualora si tratti dei pasti
scolastici o di un collegio. Nella vita
comune la realtà è più dispersiva.
Facciamo qualche esempio; L’uovo è
un ottimo alimento per la composizione
delle sue proteine e per altri requisiti;
ma contiene colesterolo. Allora quale
risposta si può dare ad una madre
che chiede quante uova può dare al
figlio? L’indicazione più comune è uno,
massimo due, la settimana. Ma se la
madre dice che il bambino ama le
uova e chiede se può aumentare a tre
volte? Dovremmo confessare di non
avere una risposta valida. Mancano
fonti sufficientemente documentate
in grado di indicare quale differenza
potrebbe realmente esserci per
un bambino mangiare tre uova la
settimana anziché uno o due; del resto,
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Wealth Planet magazine
Salute, Bellezza e Benessere
Mangia!
Per amore di
mamma...
a cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra
i fattori coinvolti sarebbero molteplici
e molti di essi nemmeno ben definiti.
La risposta deriverebbe quindi solo da
opinioni, di valore piuttosto scarso in un
serio contesto scientifico; anche se nei
fatti è sulla forza delle opinioni o delle
convinzioni che nascono e muoiono le
mode in tema di alimentazione.
Prendiamo come altro esempio il
latte vaccino. Da qualche decennio
è diventato il bersaglio di tanti strali
per le molteplici colpe attribuitegli,
non sempre a torto. Il latte è accusato
fra l’altro di essere una delle cause
di allergie alimentari e questo trova
sostegno nell’esperienza clinica. Poi è
venuta l’ipotesi di qualche bello spirito
che in passato gli ha attribuito la colpa
di provocare, nientemeno, il diabete
insulino-dipendente del bambino,
avanzando la proposta di ridurne
l’uso, o di impiegare latte modificato,
con le relative promozioni commerciali.
Analogo è oggi il tentativo di diffondere
la teoria, tutt’altro che convalidata,
secondo la quale l’eccesso di proteine
del latte vaccino favorirebbe lo sviluppo
dell’obesità nel piccolo bambino. Forse
in passato si esagerava un po’ quando
gli si attribuiva il titolo di alimento
completo; però è sempre stato
considerato, ed a ragione, un alimento
principe per il suo valore nutritivo.
Il latte e i suoi derivati contengono
fattori importanti, fra i quali ad esempio
il calcio, ma il loro contenuto in grassi li
rende poco indicati per la prevenzione
nel problema di grande attualità
qual è la sindrome metabolica. In
altri termini, in un’immagine grafica,
le loro composizioni li tengono
lontani dalla base nella piramide che
indica le preferenze da dare ai vari
alimenti. Allora, si può dare il latte o
il formaggio ad un bambino? Se non
ci sono controindicazioni mediche:
certamente; ma quanto? Non c’è
dubbio che quella del pediatra sia una
professione complicata!
Dispiace deludere qualche madre che
da questo articolo forse si aspettava
informazioni più dettagliate sulla spesa
da fare per dare da mangiare al proprio
figlio. In realtà non appare necessario
apportare un ulteriore contributo alle
indicazioni delle società scientifiche,
delle varie riviste, di internet, nonché
della televisione, pubblicitaria o no.
Senza dubbio quanto proposto da
fonti serie è da considerare valido e
giustificato. Si tratta solo, in omaggio al
rispetto della variabilità individuale dei
diversi bambini, di applicarlo con buon
senso. Certo, se si chiede cosa s'intende
per buon senso sorgono forti difficoltà.
Si può solo tentare di dare un paio di
indicazioni di carattere generale, con
la speranza di fornire in qualche modo
un contributo.
La “personalità alimentare” di un adulto,
largamente deriva dall’esperienza di
vita, dalla quale nel tempo risultano in
parte soffocati i meccanismi spontanei
regolatori della funzione nutritiva.
Nel bambino il “vissuto” è più breve;
restano, pertanto, ancora più efficaci le
pulsioni della natura, dell’evoluzione,
della selezione naturale o di Chi le ha
usate come mezzo per attrezzarlo dei
meccanismi regolatori di una funzione
fondamentale qual è la realizzazione
dello stato di nutrizione. Sarebbe
quindi corretto portare maggiore
rispetto ai segnali forniti dalle sue
scelte, evitando nella giusta misura
di mortificare eccessivamente quanto
egli tende a preferire sia nei cibi, sia
nel modo di alimentarsi. Naturalmente
si può solo affidare alla sensibilità
e all’intelligenza dei genitori trovare
questa giusta misura.
L’altro
aspetto,
da
richiamare
all’attenzione, riguarda che già
naturalmente il cibo costituisce di
per sé un mezzo di esplorazione e
di conoscenza del mondo nel quale
il bambino si trova a vivere dopo la
nascita. Fin dall’inizio quest'aspetto
incide fortemente sui suoi futuri
comportamenti. Basta pensare al
ruolo attribuito al movimento della
testa quando si vuole esprimere un
diniego; se questo è forte, nutriamo
più fiducia in quel gesto, che non nella
parola anche se chiara. Quel gesto,
infatti, si fa derivare dal movimento del
lattante quando, raggiunta la sazietà,
egli si discosta dal seno materno.
Poiché ne deriva sempre una
risposta, esso diviene valido mezzo di
comunicazione della propria volontà.
Tanta parte dei nostri gesti, delle
espressioni mimiche o di linguaggio
attingono ai rapporti con il cibo. Il
problema sta nell'eccessiva tendenza
ad esasperare questo ruolo. Quante
madri, offrendo il cibo al figlio,
resistono alla tentazione di invocare
“mangia per amore di mamma”! Cosa
il figlio trova allora immerso in quel
cucchiaio? Addirittura l’amore della
madre!
E se quella minestra non
piace? Quali implicazioni psicologiche
affettive ne derivano? Il figlio si trova
costretto a mandar giù qualcosa anche
se sgradito per non rifiutare l’amore
della madre. Per contro, nell’eventuale
rifiuto, la madre, nel suo intimo, vede
respinto il gesto d’amore da parte del
figlio! Questo è solo un esempio di tutti i
significati che siamo capaci di attribuire
al cibo al di fuori della sua vera
funzione fisiologica. In questo modo
esso diviene comunicazione d'amore,
oggetto di premio, di festeggiamento,
di relazione, di puro appagamento
edonistico, di evasione o di relax, di
appartenenza di gruppo, di categoria
o di censo, di corteggiamento, di vanità
e così via. Tutto ciò arricchisce i diversi
cibi di valenze che niente hanno a che
fare con i loro reali valori biologici. Per
comprendere cosa ne deriva proviamo
a valutare ove, in una scala delle
preferenze di un elenco di prodotti
dell’arte culinaria, collocheremmo le
lasagne al forno e la minestra di pasta
e fagioli. Certamente molto in alto le
prime e assai più in basso la seconda.
Eppure questa ultima è celebrata
come eccellente esempio della dieta
mediterranea, fra l’altro per l’elevato
livello nutritivo degli aminoacidi
derivante dalla combinazione delle
proteine del grano e dei legumi; ma, se
pur considerata gradevole dal punto di
vista gustativo, a quale madre verrebbe
in mente di offrire al proprio figlio un
piatto di pasta e fagioli il giorno del suo
compleanno? Forse riflettendoci sopra,
possiamo renderci conto di come
riusciamo a complicare l’impostazione
di una corretta alimentazione

Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
L'incontinenza urinaria:
ancora se ne parla poco, ma le soluzioni esistono!
a cura della Dott.ssa Claudia Bruscia Specialista in urologia
Quella dell'incontinenza urinaria è una problematica che
può colpire sia i maschi che le femmine, a tutte le età anche
se per motivi diversi. Si tratta di una involontaria perdita di
urina al di fuori dell'atto della minzione, che provoca un
peggioramento della qualità della vita, causando disagio
ed emarginazione. Questa condizione è quasi sempre il
risultato di una sottostante condizione medica curabile,
che però talvolta viene sottostimata dai medici e anche
sottaciuta dal paziente per la vergogna e l' imbarazzo
che ne provoca: tutto ciò ritarda la diagnosi e posticipa
un'eventuale terapia. Esistono vari tipi di incontinenza
urinaria: le 2 forme più importanti sono quella da sforzo e
quella da urgenza che possono anche coesistere in diversa
misura. Attualmente esistono diversi approcci terapeutici
che prevedono oltre che l'impiego di presidi farmacologici
e chirurgici anche l'utilizzo di terapie riabilitative non
invasive e prive di effetti collaterali. Fra i vari tipi di
tecniche riabilitative del piano pelvi-perineale ricordo gli
esercizi di Kegel associati ad elettrostimolazione e biofeedback.
Gli obiettivi della riabilitazione del pavimento pelvico sono:
- aumentare la consapevolezza e la percezione di
questa regione anatomica e della sua attività muscolare
- rinforzare e mantenere tonica la muscolatura perineale
- migliorare il controllo degli sfinteri e della continenza
-aumentare la capacità di rilassamento della muscolatura
Mantenere l'integrità e una buona funzionalità del
pavimento serve a prevenire e correggere alcuni disturbi
uro-ginecologici e ano-rettali. La riabilitazione del
pavimento pelvico risulta utile infatti nelle forme iniziali di
prolasso urogenitale, nell'incontinenza urinaria (maschile e
femminile), nel dolore pelvi-perineale cronico, prima e dopo
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Wealth Planet magazine
la chirurgia pelvica e nel post-partum; è anche prevenzione
nella donna gravida e nel puerperio. Rimangono poi, nei
casi in cui non sia possibile effettuare una riabilitazione,
le terapie farmacologiche e chirurgiche, sicuramente non
meno efficaci anche se non scevre di effetti collaterali e
possibili complicanze. Il progetto che sto portando avanti
da quando ho iniziato a svolgere la mia professione, è
quello di promuovere una campagna di informazione
e sensibilizzazione, perché purtroppo ancora oggi
l'incontinenza urinaria risulta per molti un tabù o una
condizione irrisolvibile. Credo infatti fondamentale dare
informazioni adeguate che propongano soluzioni e
alternative terapeutiche alle quali possano aderire gruppi
di pazienti. Mi piacerebbe mettere la parola fine a quel
pensiero comune che va per la maggiore e che anche
la pubblicità incoraggia secondo cui l'unica soluzione
dell'incontinenza sia una buona marca di assorbenti.
Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
Intervista al Dottor
Emilio Perelli
a cura di M.P.
Il dottor Emilio Perelli e’ medico di medicina generale
presso il Comune di Deruta ma opera anche nel settore
della medicina dello sport. E’ autorizzato al rilascio di
certificazioni per attività sportiva agonistica ed è anche
specializzato in gastroenterologia.
Nel suo studio, convenzionato con l’A.S.L
per la
medicina generale, riceve dal lunedì al venerdì e si
effettuano
consulenze
cardiologiche,
ortopediche,
fisiatriche, oculistiche, otorinolaringoiatriche, urologiche,
endocrinologiche, neuropsichiatriche e dermatologiche.
Lei è un professionista di chiara fama, come è nata questa
passione per la medicina?
Durante la mia adolescenza nacque in me una forte
esigenza di aiutare il prossimo.
In quei anni l’Italia fu scossa da una grande tragedia, il
terremoto del Friuli e fu in quel lontano 1976 che recandomi
in quella terra con un’organizzazione umanitaria per
aiutare i terremotati, mi resi conto che la cosa mi gratificava
molto. Era bello poter aiutare quella povera gente che non
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Wealth Planet magazine
aveva più niente. Il mio era un’ aiuto morale fatto di ascolto
e di condivisione.
Fu un’esperienza molto forte che condizionò il resto della mia vita.
Qualche anno dopo mi iscrissi a Medicina, consapevole
del fatto che dentro di me era nata una grande passione:
fare il Medico cioè aiutare il prossimo a tempo pieno: la
missione del Medico.
Questo riuscii a farlo molto tempo dopo. Fine anni settanta
iscriversi a Medicina era ancora molto facile, non c’era
ancora il numero chiuso e ricordo che all’anno di corso 1979
eravamo circa 1500 iscritti. Era praticamente impossibile
riuscire a seguire le lezioni seduto e bisognava arrivare
ore in anticipo. I corsi furono sdoppiati ed i professori
furono costretti ad adottare metodi un po’ spartani per
fare selezione. Già al terso anno eravamo meno della
metà ad essere in regola con gli esami. Mi sono laureato
nel 1985 e l’anno dopo ho iniziato la specializzazione in
Gastroenterologia.
Ma questo non mi ha permesso comunque di inserirmi
nel mondo del lavoro. Frequentare l’ospedale e la corsia
rappresentava un grande privilegio ma voleva anche dire
affrontare grandi sacrifici perché la specializzazione non
era ancora retribuita ed i concorsi per l’accesso al lavoro
erano pochi e accessibili solo per i più titolati. Indispensabile
fu l’aiuto economico e morale dei miei genitori. In effetti
mio padre sarebbe stato più contento che io avessi
studiato Farmacia, ne avevamo una di famiglia e mio
fratello più grande, pur essendo farmacista non mostrava
grande interesse a proseguire questa strada. Mi fu sempre
consigliato di fare quello che più mi piaceva. Alla prima
specializzazione seguì una seconda in medicina dello sport
e contemporaneamente iniziai ad interessarmi alla medicina
generale. Anche l’accesso alla medicina di base sembrava
impossibile: graduatorie, punteggi, sostituzioni, guardia
medica. Poi un giorno un vecchio amico di mio padre,
medico di base a Deruta, prossimo alla pensione mi chiese
se volevo aiutarlo. Accettai ed iniziai ad affiancarmi a lui
gratuitamente con la promessa che un giorno avrei preso il
suo posto. Era il 1992 ma solo nel 1996 riuscii a prenderlo!!!
Grazie alle mie specializzazioni ed alla libera professione
ero però in grado di mantenermi.
In breve tempo riuscii a diventare medico massimalista e
dal 2001 ho ottenuto dalla Regione l’autorizzazione al
rilascio di certificati medico sportivi per l’agonismo delle
varie discipline sportive.
Dott. Perelli può farci una panoramica dei vari ambiti
scientifici in cui Lei opera?
Come dicevo prima, la mia prima occupazione è la tutela
della salute dei miei mutuati.
La medicina generale, in questi ultimi anni è cambiata
molto, si è enormemente burocratizzata ma anche
informatizzata, i medici si sono riuniti in gruppi e danno
alla popolazione un servizio h24 comprendendo anche la
continuità assistenziale della guardia medica.
In questa ottica il medico ha necessariamente bisogno di
alcune figure professionali ormai indispensabili come la
segretaria, l’infermiera ed i vari consulenti sia specialistici
sia fiscali. Il medico in questo senso è un manager di
sé stesso e del suo studio soprattutto se svolge, come il
sottoscritto anche la libera professione.
Le varie collaborazioni, mi permettono però di svolgere la
mia attività di medico nel senso vero della parola. Infatti
a differenza di altri miei colleghi che non si avvalgono di
queste collaborazioni, riesco a svolgere la mia professione
libero dalla varie scartoffie burocratiche. Il paziente resta
al centro della mia attività professionale ed io resto per lui
un punto di riferimento per ogni sua necessità medica.
Lei opera anche nel settore della Medicina dello Sport che
ormai è diventata una pietra miliare per quanto riguarda
il mondo sportivo…cosa vorrebbe suggerire agli atleti
giovani e meno giovani e a quelli sedentari?
Io consiglio a tutti di fare un po’ di sport, sia ai più giovani
che a quelli meno giovani, perché lo sport è salute, nei
giovani permette una crescita sana ed armonica sia da un
punto di vista fisico che psichico, nei meno giovani è un
elisir di lunga vita perché è un antidoto per molte malattie
cerebro-cardio vascolari nonché un ottimo lubrificante per
le articolazioni ed i nostri neuroni.
E’ importante, in questo senso, aver fatto una visita medico
sportiva che ci autorizzi a svolgere l’attività sportiva a noi
più consona. Io dico sempre che ogni fisico ha lo sport
che più gli si addice a seconda delle proprie peculiarità
psicofisiche. La persona fortemente ansiosa ed introversa
sarà più adatta a sport di fatica individuali mentre invece
quella più eclettica e sicura di sé potrà con più successo fare
uno sport di squadra. Solo pochi sono poi a parer mio gli
individui veramente in grado di fare l’agonismo ad alti livelli.
Lei è poi specializzato anche in gastroenterologia…nel
corso degli anni ha notato delle variazioni nello sportivo
rispetto al soggetto sedentario, come per esempio l’aumento
di alcune malattie e la diminuzione di altre, che colpiscono
maggiormente l’apparato digestivo?
Nello sportivo come nel resto della popolazione c’è stato
in generale un forte aumento delle malattie gastroenteriche.
Basti pensare alla gastrite o alla colite da stress. Nell’atleta
queste problematiche poi, spesso sono di più difficile
risoluzione perché, come detto prima, la stessa disciplina
sportiva può essere causa di tali patologie psicosomatiche.
Sempre più frequente è allora la presenza dello psicologo
nello staff di alcuni clubs sportivi di varie discipline. Il ruolo
del gastroenterologo è poi di fondamentale importanza
in chi soffre di alcune patologie croniche come la colite
ulcerosa, l’esofagite da reflusso o l’epatite cronica e vuole
svolgere attività sportiva.
Un professionista come Lei in ambito medico, nella lettura
di referti, ecc ha una chiave di lettura esclusivamente
scientifica oppure?
Il paziente o l’atleta che sia deve essere in primis ascoltato,
guardato e poi valutato a 360° ed il maggior nemico è la
fretta.
Psicologia e Medicina dello sport da anni vanno a
braccetto…e se noi alla Psicologia ed alla Medicina
aggiungessimo la Dietologia?
La Dietologia è stata una delle mie prime passioni e devo
dire che negli anni tuttora è forse la disciplina che più
mi appassiona. Nella dietologia moderna non esiste più
il concetto di dieta ma si parla solo ed esclusivamente di
STILE DI VITA.
In questo senso quindi, per rispondere alla domanda, le tre
discipline vanno sicuramente d’accordo.
Un grande atleta non può fare a meno di una dieta adeguata
così come per una persona in sovrappeso la sola dieta non
basta ma serve assolutamente una adeguata attività fisica.
E l’aspetto psicologico è assolutamente indispensabile per
riuscire sia nella prima che nella seconda
disciplina.
I consigli per il benessere tutti dovremmo conoscerli…non
fumare, non bere, mangiare sano, fare la giusta attività
motoria… Lei cosa consiglierebbe a chi crede di saper già
molto?
Che non si finisce mai di imparare, e quindi di rivolgersi
per ogni problema alla giusta figura professionale perché
l’errore che più spesso viene fatto è quello del “fai da te”!
Mai diete “fai da te”, mai autocertificazioni per accedere
in palestra, mai auto medicazioni per problemi clinici di
cui non sappiamo talvolta né la causa né le conseguenza,
mai auto sottovalutazioni di sintomi che potrebbero essere
prodromici di situazioni ben più gravi…e così via. Il
bricolage nella salute, seppur tanto pubblicizzato nel web
o in televisione, non è assolutamente possibile ed anzi
talvolta è estremamente rischioso.
Un augurio “medico” per tutti i lettori di Wealth Planet
Magazine…
Il mio augurio si rifà a quello che dicevano gli antichi
latini:”Mens sana in corpore sano”
Ma per ottenere questo AUGURO ai lettori di incontrare il

MEDICO giusto!!!!
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Pasta con radicchio, gorgonzola e noci
La Ricetta
Procedimento:
Lavate il radicchio e tagliatelo a listarelle.
Soffriggete in padella con un po' d'olio la cipolla tritata.
Unitevi il radicchio e continuate la cottura regolando di sale.
Nel frattempo lessate la pasta in abbondante acqua salata.
Unite il gorgonzola a tocchetti al radicchio e fatelo sciogliere aggiungendo un po' d'acqua di cottura della pasta.
Scolate la pasta al dente e fatela saltare qualche minuto in padella con il radicchio e il gorgonzola.
Unite le noci tritate e servite ben caldo.
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Salute, Bellezza e Benessere
Salute, Bellezza e Benessere
a cura della Dott.ssa Elena Chini
Medico Chirurgo e Specialista Neurologo
in formazione presso la Facoltà di Medicina
e Chirurgia di Siena
Un'importante malattia sociale
La celiachia (dal greco KOILIA, cavità, ventre) è una malattia
autoimmune dell' apparato digerente che danneggia l’
intestino tenue ed interferisce con l’ assorbimento delle
sostanze nutrienti presenti negli alimenti. Può verificarsi
negli individui di tutte le età geneticamente predisposti
ed è legata ad un’ intolleranza permanente alla gliadina,
una proteina del glutine contenuta nel grano ed altri
cereali comuni come orzo e segala ( presenti in pane,
pasta, biscotti..) ma che può ritrovarsi in tracce anche nei
prodotti di uso comune come i farmaci, integratori, burro
cacao ed altri. Quando le persone affette da celiachia
assumono alimenti o usano prodotti che contengono
glutine si scatena una reazione infiammatoria mediata dal
loro sistema immunitario che danneggia o distrugge i villi
intestinali, piccole protuberanze della mucosa intestinale
responsabili dell’ assorbimento delle sostanze nutritive.
Descritta già nell’ antichità da Areteo di Cappadocia nel
II secolo, la celiachia rappresenta una patologia diffusa in
tutto il mondo, mentre prima si riteneva interessasse quasi
esclusivamente l’ infanzia. Colpisce negli Stati Uniti circa un
individuo su 1750 ed anche in Italia è riconosciuta come
malattia sociale e vengono stimati all'incirca 400.000 casi,
spesso presenti in diversi membri della stessa famiglia. Di
fronte a questi numeri si è sviluppata negli ultimi anni una
sensibilizzazione sempre crescente verso questo disturbo
tanto che il 26 maggio è stato designato come "giornata
internazionale della celiachia”. Come già accennato, tra
le cause della celiachia rientrano sia fattori ambientali sia
fattori genetici. I fattori ambientali sono rappresentati dall’
assunzione di glutine nella dieta mentre recenti studi genetici
condotti su familiari di pazienti celiaci hanno individuato
34
Wealth Planet magazine
una prevalenza dell'intolleranza pari al 10% tra i familiari
di primo grado. Il risvolto pratico di tale risultato è che per
ogni nuovo paziente celiaco diagnosticato, sarà opportuno
consigliare l'esecuzione di test di screening sui familiari
di primo grado che, indipendentemente da sesso, età e
quadro clinico, hanno un rischio del 10% di essere a loro
volta affetti da celiachia. Inoltre un recente studio italiano
ha dimostrato una profonda relazione tra l'infezione da
un comune virus chiamato rotavirus e la celiachia: a
differenza degli individui sani, i celiaci possiedono degli
anticorpi per una specifica proteina presente in questo virus
che captano la sua presenza sulle cellule dei villi intestinali
e l'attaccano per neutralizzarla con conseguente danno ed
infiammazione della parete intestinale. Questa scoperta
ha aperto nuovi orizzonti nella prevenzione della malattia
celiaca anche grazie alla sintesi di un vaccino specifico
per l'età pediatrica attualmente in fase sperimentale. La
celiachia è particolarmente frequente nel sesso femminile
ed in soggetti affetti da altre malattie genetiche, come ad
esempio la sindrome di Down e la sindrome di Turner, una
malattia che incide sullo sviluppo femminile.
Isintomi variano da persona a persona in quanto
possono colpire l’apparato digerente oppure altre parti
dell’organismo. In genere i disturbi collegati al tratto
digerente sono più frequenti nei neonati e nei bambini
piccoli e possono comprendere diarrea cronica con
emissione di feci pallide, maleodoranti e oleose, vomito,
gonfiore e costipazione, irritabilità, dimagrimento. Il cattivo
assorbimento delle sostanze nutritive nel bambino può
anche causare proprio in quel periodo in cui la nutrizione
è più importante per la crescita difficoltà di sviluppo nei
neonati, ritardi nella crescita e bassa statura, ritardi nella
pubertà e difetti dello smalto dentale nei denti definitivi.
Il quadro clinico può essere più eterogeneo nell’ adulto
dove diminuisce l’incidenza dei sintomi gastrointestinali
ma possono associarsi variabilmente altri problemi come
anemia sideropenia da mancanza di ferro apparentemente
inspiegabile, affaticamento, dolori ossei o articolari, artrite,
osteoporosi da ridotto assorbimento di calcio, depressione
o ansia, convulsioni, assenza di mestruazioni, sterilità o
aborti ricorrenti, stomatite aftosa della cavità orale ed
una eruzione cutanea pruriginosa chiamata”dermatite
erpetiforme”. Va inoltre considerato che la celiachia si
associa ad un aumentato rischio di sviluppare altre malattie
in cui il sistema immunitario attacca le cellule e i tessuti sani
dell’organismo come il diabete mellito di tipi 1, malattie
autoimmuni della tiroide e del fegato, l’ artrite reumatoide
e per alcune neoplasie gastriche. Questo rischio diminuisce
fino a livelli riscontrabili nella popolazione in generale,
grazie ad una alimentazione appropriata. È anche
possibile essere affetti da celiachia ma non soffrire di alcun
sintomo. Molti adulti con la malattia, accusano solo un
po' di stanchezza o anemia; più tempo passa prima della
diagnosi e della cura, maggiori sono le possibilità che si
presentino complicazioni sul lungo periodo.
Le diagnosi di celiachia sono in rapido aumento, perché
i medici sono più consapevoli dell’estrema varietà dei
sintomi della malattia e ora hanno a disposizione tecniche
di analisi più affidabili. La diagnosi può essere fatta
attraverso la ricerca nel sangue di determinati autoanticorpi
antitransglutaminasi tissutale o antiendomisio (proteine che
reagiscono contro le cellule o i tessuti dell’organismo) che
nei soggetti affetti da celiachia presentano livelli più alti
del normale. Se i risultati delle analisi sono negativi, ma
si sospetta ancora la presenza della celiachia, potrebbero
essere necessarie ulteriori analisi. Prima di sottoporsi alle
analisi i pazienti dovrebbero continuare a seguire una dieta
che includa alimenti contenenti glutine, come pane e pasta,
altrimenti i risulati potrebbero essere negativi anche se si è
celiaci a tutti gli effetti. Se le analisi del sangue e i sintomi
fanno propendere per la diagnosi di celiachia, viene
eseguita una gastroscopia con biopsia dell’intestino tenue
per confermare la diagnosi. Al momento della diagnosi,
possono essere opportuni ulteriori indagini per identificare
eventuali complicanze associate come la carenza di ferro,
di acido folico, di vitamina 12 e l’ ipocalcemia (bassi livelli
di calcio, spesso causata da ridotti livelli di vitamina D).
Test di funzionalità tiroidea possono essere richiesti durante
gli esami del sangue per identificare l'ipotiroidismo, che si
presenta con maggior frequenza nelle persone con malattia
celiaca. Vista l’ aumentata incidenza di osteoporosi nei
pazienti celiaci può essere opportuno eseguire anche
indagini per misurare la densità ossea come ad esempio
la mineralometria ossea computerizzata, per identificare il
rischio di frattura e la necessità di assumere farmaci che
proteggano le ossa. Al momento la dieta senza glutine
rappresenta l'unica terapia disponibile; deve venire
impostata in modo rigoroso poiché bastano minime
quantità per impedire il miglioramento e deve essere
seguita scrupolosamente per tutta la vita. Tuttavia nella
maggior parte dei casi consente la risoluzione di tutti i
sintomi e la prevenzione delle complicanze prima descritte.
Al momento della diagnosi viene in genere consigliata ai
pazienti celiaci una consulenza da parte di un nutrizionista
per impostare una dieta idonea basata su alimenti sicuri
ed equilibrata nonostante le limitazioni, per imparare
a leggere le etichette degli alimenti ed identificare quali
contengono glutine e per poter compiere scelte informate al
supermercato o quando mangiano fuori casa.In molti paesi
i prodotti senza glutine sono disponibili su prescrizione
medica e possono essere rimborsati dall'assicurazione
sanitaria. Si consiglia al paziente celiaco di rivolgersi
ad un gastroenterologo per una visita di controllo una
volta all'anno e di ripetere con regolarità la ricerca degli
anticorpi specifici per celiachia e analisi di laboratorio
come emocromo, ferritinemia, albumina ed elettroliti sierici
che permetteranno al medico di valutare le condizioni del
paziente. La prognosi è generalmente buona. La mortalità
dei celiaci diagnosticati in età pediatrica e che seguono una
rigorosa dieta priva di glutine è infatti analoga a quella della
popolazione generale. A seconda dell’età al momento della
diagnosi, alcuni problemi però non miglioreranno, come
ad esempio la bassa statura e i difetti nello smalto dentale.
Infine una piccola minoranza di pazienti risultano affetti
da malattia refrattaria, il che significa che non migliorano,
nonostante una dieta priva di glutine. Ciò probabilmente
avviene perché la malattia è presente da così tanto tempo
che l'intestino non è più in grado di guarire con la sola
dieta o perché il paziente non aderisce completamente
alla dieta o perché consuma inavvertitamente alimenti
contaminati da glutine. Se le cause alternative sono state
eliminate, può essere considerata la somministrazione di
steroidi o immunosoppressori. Al momento vari trattamenti
alternativi sono in fase di studio nel tentavo di ridurre la
necessità di seguire una dieta ferrea; tuttavia sono ancora
in fase di sviluppo e non si prevede che possano essere a
disposizione in breve tempo.
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Salute, Bellezza e Benessere
Naturalmente
a cura del Dott. Rosario Tortora
Se passando davanti alla farmacia del vostro paese o
quartiere, o entrandovi per acquistare qualche prodotto,
vi soffermate a guardare in maniera un po’ più attenta ciò
che essa espone in vetrina o su banchi e scaffali interni,
vi accorgerete che i prodotti in mostra sono sensibilmente
variati rispetto a qualche anno fa. Una volta l’offerta quasi
esclusiva della farmacia era rappresentata dalle specialità
medicinali. Da un po’ di tempo non è più così, vetrine e
scaffali pullulano dei prodotti più variegati dai cosmetici ai
dietetici dagli integratori alimentari più disparati ai prodotti
omeopatici o fitofarmaci. Questi ultimi a nostro parere
meritano un approfondimento particolare, infatti spesso gli
“utenti” del farmaco si dividono in due categorie-correnti
di pensiero: quella che ritiene che tutto ciò che è naturale
fa solo bene e tutto ciò che è chimico sia in qualche modo
dannoso, e quella che al contrario ritiene utili ed efficaci
solo i farmaci di sintesi, quelli “tradizionali” per intenderci e
considera tutto il resto inutile, una speculazione di mercato.
Chi ha ragione? “In medio stat virtus” dicevano i nostri
antenati ed effettivamente a nostro modesto avviso anche
stavolta la virtù, in questo caso la verità, è nel mezzo.
Con questo intendiamo dire che certamente il progresso
in campo farmacologico ha contribuito a curare malattie
prima mortali, allungando la vita media e migliorando
sensibilmente la qualità della vita stessa. Basti pensare agli
antibiotici, ai farmaci per le patologie cardiovascolari, ai
progressi che negli ultimi anni si stanno facendo nel campo
oncologico con la chemioterapia ecc. Negare, come fa
qualcuno l’importanza e l’influenza positiva che queste
sostanze hanno sulla vita di noi tutti è un atteggiamento
incomprensibile che alla luce dei fatti definirei antistorico.
Tuttavia considerare utile solo ciò che l’uomo ha
scoperto nel campo farmacologico negli ultimi cento
anni, “buttando via” ciò che aveva imparato nei millenni
precedenti mi sembra un atteggiamento altrettanto
illogico. In particolare la fitoterapia, vale a dire le terapie
condotte con principi attivi ricavati dalle piante, merita
un approfondimento importante, dal momento che è una
pratica che correttamente utilizzata gode di assoluta
validazione scientifica, lungi dalle pratiche esoteriche
e stregonesche alla stregua delle quali i più integralisti
fans della chimica la relegano nelle loro discussioni...
A tale scopo provo a sintetizzare un po’ la sua lunghissima
storia, senza sconfinare troppo sul tecnico sperando di
essere esaustivo e al tempo stesso facilmente comprensibile.
40
Wealth Planet magazine
Le piante rappresentano non solo i più importanti
produttori naturali di cibo, legno, fibre ed olii, ma anche
la più ricca fonte di sostanze medicinali. L’utilizzazione
delle piante risale ad almeno 10.000 anni orsono,
quando fu gradualmente adottata l’agricoltura e le
migliorate condizioni climatiche consentirono all’uomo di
abbandonare la vita nomade.Si dovette però attendere i
filosofi greci perché dal semplice utilizzo delle piante si
passasse al loro studio. Successivamente sono stati proprio
gli Italiani a riprendere lo studio delle piante medicinali
nei cosiddetti “Orti dei Semplici” a Pisa, Padova e Firenze
intorno alla metà del XVI secolo. Una tale tradizione
lascerebbe pensare che ancora oggi il nostro paese occupi
una posizione di avanguardia nell’ utilizzazione delle
piante medicinali, purtroppo non è così, attualmente la
botanica farmaceutica in Italia rappresenta un settore molto
poco valorizzato, specialmente se paragonato al livello
raggiunto negli altri paesi. Oserei dire che esiste oramai un
deficit culturale in materia e a testimonianza di ciò, basti
considerare che in Italia non è previsto un insegnamento
di botanica per gli studenti di medicina, che pur esisteva,
e che la federazione dei farmacisti, ha declassato l’unico
corso di botanica tenuto nelle facoltà di farmacia ad esame
complementare privo di qualunque importanza specifica
nei vari piani di studi. Per dare un’ idea di quanto sarebbe
importante recuperare il terreno perduto basta far riferimento
ad un’indagine compiuta alcuni anni orsono, da due
ricercatori dell’Università di Siena, i quali hanno indicato
che circa un terzo, delle migliaia di specialità medicinali per
uso umano in commercio in Italia, contengono prodotti del
mondo vegetale. D’altronde l’utilizzo che in natura fanno
gli animali delle piante non solo ai fini alimentari ma anche
per curare i disturbi e le malattie più disparate è un fatto
evidente che è noto a tutti gli attenti osservatori della natura..
Una antica leggenda narra che Esculapio, mitologico dio
della medicina, avesse imparato l’arte del curare dopo
aver visto che una pecora, ormai ridotta in fin di vita,
riprese forza e vigore dopo essersi sforzata di mangiare
un’erba selvatica. A prescindere dalla mitologia, è risaputo
che gli animali utilizzino piante ed erbe per curarsi o
semplicemente per migliorare alcune funzioni fisiologiche,
lo fanno seguendo un istinto naturale che probabilmente
l’uomo ha smarrito nel corso dei millenni.
L’uomo ha iniziato a curare i propri malanni servendosi
delle erbe spontanee. Tutti i popoli, di tutte le epoche,
hanno usufruito dei principi attivi naturali per curare
malattie e disturbi fisici che li affliggevano, ottenendo dei
risultati importanti. Ci sono tracce di tali pratiche già 1500
anni prima di Cristo presso la civiltà egizia e Ippocrate era
noto nella sua epoca per utilizzare le piante come cura
medica efficace. Oggi, le “piante medicinali” sono definite
dall’OMS come organismi vegetali che contengono dei
principi attivi in grado di curare e lenire disturbi e malattie
negli esseri umani e animali. La fitoterapia (dal Greco,
phytón e therapéia ovvero la cura con le piante), nonostante
le sue origini molto antiche, non viene però riconosciuta
ufficialmente come terapia medica ma come medicina
alternativa o complementare, da affiancare alle cure
canoniche e riconosciute come scientifiche. In Inghilterra,
e per ora solo lì, è nata una categoria professionale
riconosciuta a livello nazionale e istituzionale: è nato
inoltre un corso universitario per diventare, alla fine degli
anni di studio, fitoterapeuti professionisti, titolo che viene
riconosciuto dalla legge dello stato inglese. Soffermarci
in questa sede ad analizzare i motivi che hanno portato
a questo stato di cose, sarebbe piuttosto complesso e
probabilmente non di grande interesse per il lettore.
E’ evidente che gli interessi economici di varie categorie
sia professionali che imprenditoriali, coinvolte a vario
titolo nel “mercato della salute”, hanno ricoperto un ruolo
fondamentale nel privilegiare la ricerca, la sperimentazione
e successivamente l’adozione ai fini terapeutici di
sostanze ottenute per sintesi chimiche a discapito di
quelle presenti
naturalmente nel mondo vegetale.
Senza voler colpevolizzare nessuna categoria, è evidente
che dal punto di vista commerciale, uno dei non trascurabili
vantaggi dell’uso di sostanze di sintesi è quello che esse sono
brevettabili e quindi sfruttabili ai fini commerciali in maniera
molto più redditizia di sostanze che essendo disponibili
in natura, quindi non “create” da qualcuno, non lo sono!
Questo ovviamente non ci deve meravigliare o peggio
ancora scandalizzare più di tanto, specie se consideriamo
che nel nostro paese (e non solo) la ricerca in campo
farmaceutico, così come in tanti altri settori, è fatta
soprattutto dalle società private, le quali, ovviamente,
hanno poi la necessità di rifarsi dei costi di ricerca.
Grazie al brevetto le sostanze farmacologicamente attive,
una volta commercializzate consentono alle suddette
società di rifarsi dei costi di ricerca sostenuti, con i
dovuti enormi interessi… Ma questa è un’altra storia!
In natura ci sono molte specie di piante ed erbe che
contengono sostanze che hanno le potenzialità giuste per
curare tantissime malattie, il difficile sta nel sapere cosa
è in grado di curare effettivamente, a che dosaggio va
utilizzato ecc….(nel prossimo numero la spiegazione dei
principi attivi comuni a moltissime piante, come si ricavano
questi principi e la risposta alla domanda più importante:
servono? )
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Wealth Planet magazine
41
Cultura e Società
Eugenia Tantucci
a cura di Lina Lo Giudice Sergi
Presidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa, Psicologa sociale, Direttore generale del Ministero della Pubblica Istruzione,
Giurista, Provveditore agli studi e Rettore dell'Università di Castel S.Angelo dell'UNLA
Libri, lettura, conoscenza, educazione, scuola, cultura,
diritti, doveri, Natura, Bellezza, Arte... E ancora libri,
lettura, pensiero... Questo è il percorso che Eugenia
Tantucci, Signora dei libri e della lettura, ha indicato,
seguendolo essa stessa, per più di mezzo secolo, ai suoi
studenti e ai suoi amici, fedeli estimatori ed ammiratori,
elegante e leggera come una farfalla, forte e determinata,
come una leonessa. La sua instancabile opera educativa
era volta ad un'educazione che "renda liberi": siamo stati
condizionati per la sopravvivenza sul pianeta --diceva-per rendere il sistema produttivo-economico sempre più
efficiente, ma abbiamo dimenticato la solidarietà tra gli
uomini e il rispetto della Natura. La solidarietà non scaturisce
dalle leggi, ma dal cuore degli uomini. Amare il prossimo
non è facile, con tutte le imperfezioni, le inadeguatezze,
le diversità fondamentali, che caratterizzano il nostro
prossimo. Solo gli Artisti, che vivono tra di noi, ma sono
guardati come provenienti da mondi diversi, proprio
perché visionari, sentono il loro lavoro come "servizio" per
limitare,ridurre,l'egoismo e l'egocentrismo che sempre più
invade i nostri cuori e farlo confluire verso l'amore universale
il piacere di vivere, l'emozione unica dell'esistere. E' questa
42
Wealth Planet magazine
l'unica educazione che possa rendere liberi,ma ha bisogno
di Artisti,di Bellezza. Senza l'Arte,senza la Bellezza,senza
l'immaginazione educata,il mondo sta per essere sommerso
dalla stupidità anestetizzata e dall'indifferenza verso l'altro.
Il libro,creato dall'artista,è rimasto la sola difesa dei diritti e
dei doveri del singolo e di tutti. l'immaginazione etico-estetica
va educata con l'arte,la poesia,la letteratura,la filosofia,la
musica,cominciando dalla Lettura. Leggere è un po' come
sognare, e, in pari tempo,lottare,affrontando i problemi
della società,della politica,della scienza,imparando a
distinguere l'informazione dalla "conoscenza", l'opinione
dal "giudizio", la comunicazione,dalla "comprensione".
il libro, la lettura,sono state le armi con cui Eugenia ha
combattuto l'indifferenza,l'ipocrisia delle istituzioni e
l'ignoranza della povera gente,le armi con le quali ha vinto
tutte le battaglie per la cultura, l'arte e l'ambiente e sono le
armi che consegna a noi, perché, nel suo nome, possiamo
continuare la lotta. Ed è nel suo nome che il 10 dicembre
2013 abbiamo assegnato il premio internazionale letterario
"Eugenia Tantucci" a Rita El Khayat, medico-psichiatra,
antropologa e scrittrice,strenua combattente per i diritti
delle donne magrebine.
à
Cultura e Società
Diritti umani
a cura dell' Avv. Oreste Bisazza Terracini
Anche quest’anno, la giornata dedicata ai diritti umani ha
visto promosse in Italia molte manifestazioni di sostegno
alla maggiore incisività della politica del Paese nei confronti
dei diritti dell’uomo.
Una in particolare, tenuta a Roma nella sede della Lega
italiana dei diritti dell’uomo, ha dibattuto temi di profonda
attualità che valeva la pena fossero approfonditi e fatti
oggetto di proposte ed impegno da parte di tutti coloro che,
singolarmente od associati, si rendano conto dell’importanza
del tema e si sentano coinvolti nel processo di sviluppo civile
da dedicare al progresso dei rapporti tra gli uomini per
renderli sempre maggiormente uguali nella vita consorziata.
Il nostro è un paese democratico nel quale viene prestata
sinceramente attenzione al fenomeno, molto però è il cammino
ancora da percorrere per raggiungere il livello al quale sono
giunti finora altri stati con noi facenti parete della Unione Europea.
A parte le considerazioni da fare in ordine al problema
dei migranti che deve trovare una urgente sistemazione
la quale consenta a coloro i quali assaltano le nostre
coste per restare o per transitare in altri stati di essere
maggiormente assistiti, all’esito di una selezione che ne
disciplini in miglior modo l’ingresso, il tema dei diritti
umani tocca estremamente da vicino alcuni aspetti della
nostra società, ed elencarli tutti non è impresa da poco.
Basti pensare ai fenomeni che toccano più da vicino gli
italiani. Fenomeni legati alla politica ed alla amministrazione,
a partire dalla incontenibile pressione fiscale che, per
incapacità e arroganza di coloro che hanno gestito il
governo, hanno portato il cittadino a vedere intaccati in
modo ingiusto i propri risparmi, la propria proprietà, il
frutto del proprio lavoro (quando il cittadino il lavoro abbia,
non l’abbia perduto, lo possa riavere) Proprietà e lavoro,
entrambi garantiti dalla nostra Costituzione.
Il tema della scuola che merita una riforma che garantisca
diversamente l’accesso alla istruzione e la preparazione al
lavoro, non sottraendo ai giovani il diritto di restare nel
proprio paese, inseriti in un contesto sociale ed economico
che loro competa per il solo fatto di essere cittadini.
Il problema delle carceri, sovraffollate e non sempre
rispettose delle personalità umane.
44
Wealth Planet magazine
La criminalità, sia micro che macro, dalla violenza della
quale il cittadino ha diritto di essere protetto in modo molto
più sostanziale di quanto oggi non avvenga.
Tanti sono, sotto il profilo della convivenza nel consorzio
civile, i problemi che si dovrebbero risolvere nel nostro
Paese affinché lo stesso potesse offrire ai suoi componenti
una umanità di vita, basata sul superiore rispetto dei diritti
umani, che oggi sono notevolmente disattesi. Basti pensare
alla spropositata durata dei processi, all’incertezza del
diritto che ha portato al discredito della giustizia.
Le poche righe di questo breve intervento non ci consentono
un’analisi ed un approfondimento della questione sulla
quale potremmo eventualmente tornare, qualora i lettori
lo sollecitassero, esaminando un argomento alla volta.
Parlarne, o meglio in questo caso scriverne, è servito però
per sottolineare che, pur aderendo alla lotta per l’elevazione
del rispetto dei diritti umani nel mondo, là dove essi sono
conculcati e compressi, dobbiamo essere vigili, presenti
ed attivi per sostenere anche i nostri, apparentemente
meno importanti, diritti di cittadini di vivere una vita
sociale maggiormente serena: il che è anch’esso un diritto
dell’uomo. Siano queste mie poche righe di stimolo per i
lettori ad esprimere le loro opinioni ed a porgere le loro
domande alle quali, puntualmente, risponderò.
à
Cultura e Società
Doris Lessing
Al Borgo
PIZZERIA - Birreria - Ristorante - BAR
a cura della Redazione Wealth Planet
“Usate quell’energia finché ce l’avete, perché se ne andrà,
scivola via come l’acqua nel tubo di scarico del lavandino”.
E’ con queste parole che Doris Lessing, premio Nobel per la letteratura nel 2007 si rivolgeva ai più giovani. La scrittrice
è venuta a mancare all'età di 94 anni. L'Accademia di Stoccolma la definì "cantrice dell'esperienza femminile che con
scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa". Il primo romanzo della Lessing “L’erba
che canta”, ambientato nel Zimbabwe dove peraltro era cresciuta, venne pubblicato nel 1950. L'ultimo romanzo
“Alfred ed Emily” venne pubblicato nel 2008. Lo stesso anno riguardo al Nobel disse: ”Un maledetto disastro. Tutto quel
che faccio è dare interviste e passare il tempo a farmi fotografare. La mia scrittura si è fermata, non ho più energia”.
Le sue opere sono caratterizzate da due fili conduttori: la condizione femminile e l'impegno politico. La scrittrice fu iscritta
per alcuni anni al partito comunista negli anni ’50, ed è rimasta sempre dalla parte degli ‘sconfitti’, ma non amava essere
considerata una femminista. Al New York Times disse: “Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate
sugli uomini e sulle donne?”. Alla fine degli anni ’70 nella sua scrittura c’è stato spazio anche per cinque romanzi di fantascienza
in cui prevalgono questa volta i temi come l’ecologia, la guerra nucleare, armi atomiche e un nuovo colonialismo.
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Festival unico nel suo genere. La scorsa e prima edizione ha portato
3000 visitatori all’evento mentre circa 215.000 sono state le visite
online ai reportage video sul sito web. Anche quest’anno l’evento
si estenderà su varie giornate piene di esibizioni in diretta, visioni di
video musicali, incontri di network per musicisti ed esperti cineasti,
un concorso per VJ, cerimonie di premiazione e feste post-evento.
All’edizione del 2013 hanno preso parte ospiti illustri e tra le
nomination vi erano video di Thom Yorke dei Radiohead, Sigur
Ros e la band Justice. Dettagli più approfonditi e nomi celebri
verranno svelati nei prossimi mesi.
CATEGORIE E VOTAZIONI
Il Berlin Music Video Awards offre una piattaforma, non solo per
chi dirige, produce e crea video ma anche per chi è interessato
al settore. La partecipazione è aperta a chiunque, senza limiti o
requisiti richiesti.Le categorie in gara sono:
- Best Concept,
- Best Animation,
- Best Live Act,
- Best LoFi,
- Best Photography,
- Best Art Director,
- Most Trashy,
- Best Special Effects,
- Best Editor,
- Best Director and Best Production,
- Best Song
- e come novità di quest’anno Most Bizarre, Best Queer Act
e Best Choreography.
I vincitori saranno scelti tramite voto online su DailyMotion e
una giuria di professionisti del settore.
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I premi saranno trofei personalizzati ai vincitori di ogni
categoria e 1000 euro in contanti per il vincitore assoluto.
Inoltre, offerti dagli sponsor per ogni vincitore, ci saranno
premi specifici per aiutare l’attività degli artisti.
Per maggiori informazioni fare riferimento al sito ufficiale.
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Accreditato a livello nazionale
Per consulenze ed opportunità di lavoro
contattare la filiale di Perugia
Concorso per cantautrici (compositrici o autrici):
Donne d'Autorew
L’Associazione di Volontariato ONLUS "PROGETTO DONNA"
di Lecce, presenta la 1^Edizione del Concorso "DONNE
d'AUTORE".
Luogo e data di svolgimento: Lecce, Teatro Paisiello
Data: 12 Aprile 2014
La direzione artistica è affidata alla Dott.ssa Krizia Murrone,
supportata da un qualificato Comitato di Garanzia
composto da operatori del settore e critici musicali
(scelti fra musicisti, autori, Giornalisti e addetti ai lavori).
La Presidenza della giuria della finale è affidata al M°
Guido Maria Ferilli (autore e compositore del famoso
successo internazionale “Un amore così grande”).
Non è prevista alcuna quota di iscrizione.
Sono ammesse a partecipare cantautrici (compositrici o
autrici) che abbiano compiuto il 18° anno (se minorenni
accompagnate da almeno un genitore o suo delegato). Nel
caso la concorrente faccia parte di un gruppo affiancherà
al proprio nome quello del gruppo di appartenenza.
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Spazio aperto - Diritto e Tutela del Cittadino
IMPRESE E CREDITO
a cura dell’Avvocato Pier Paolo Poggioni
Esperto in Diritto di Impresa, Docente Universitario
E’ del tutto evidente che un paese come il nostro che ha
basato, e basa, la propria operatività sul credito, sia destinato
ad un futuro ancora più grigio – se non nero – rispetto al
presente, qualora continui l’attuale – e pregresso - black
out nei rapporti cittadini/imprese con gli Istituti Bancari.
La Banca d’Italia ci informa che versiamo in una situazione
inedita sotto il profilo della contrazione del credito. Infatti,
vi è stato calo record in tal senso a famiglie e imprese.
A ottobre i prestiti delle banche al settore privato hanno infatti
visto una contrazione su base annua del 3,7% dopo il -3,5%
di settembre, segnando “la maggior flessione storica”.
In particolare , i prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,3%
nei dodici mesi (-1,1% a settembre) mentre quelli alle
società non finanziarie sono crollati del 4,9% (-4,2% a
settembre), e ciò rappresenta una flessione mai vista nel
nostro paese. Viceversa, le sofferenze bancarie hanno
segnato una sostanziale invarianza con un tasso di crescita
sui dodici mesi pari al 22,9%, come nel mese precedente.
Pertanto, permangono le problematiche irrisolte che
inibiscono la crescita come, quindi, il credito, ciò che non
viene soddisfatto della Pubblica amministrazione e la non
competitività del costo del lavoro.
Bankitalia, poi, rileva che ad ottobre scorso risultavano in
crescita i depositi bancari dopo la discesa di settembre.
I depositi del settore privato sono infatti cresciuti del 5,4%
su base annua, in rialzo dal 3,6% di settembre.
Quanto precede denuncia la tendenza alla allocazione
del denaro rispetto alla sua destinazione produttiva e
ciò conferma la stagnazione delle idee e della correlata
volontà di attuarle.
Paradossali sono stati – e sono – gli effetti del
finanziamento della Banca Centrale Europea alle banche.
Gran parte della liquidità aggiuntiva è stata utilizzata per
ridurre il debito, sottraendola alla destinazione creditizia.
Una parte significativa della riduzione della leva finanziaria
è, comunque, imputabile al nuovo contesto normativo a cui
le banche si stanno adeguando per rispettare i più rigorosi
requisiti, attuali e prospettici, di capitale e di liquidità
imposti da Basilea III.
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Wealth Planet magazine
Stante l’attuale situazione normativa, si assiste, quindi,
ad un ridimensionamento del ruolo di finanziatore
dell’economia del settore bancario, almeno nelle forme
tradizionali di intermediazione creditizia.
E’ del tutto evidente che, in questo contesto, l’economia
reale è seriamente a rischio sopravvivenza.
E’ pertanto del tutto necessario e indilazionabile che nuove
forme di intermediazione finanziaria possano soddisfare le
esigenze di credito dell’economia. Ciò può richiedere di
incentivare nuove forme alternative di credito basate sul
mercato, in particolare per quanto riguarda il finanziamento
degli investimenti a lungo termine delle PMI.
Alcune recenti ed interessanti iniziative in Italia hanno optato
per soluzioni che vanno dall’emissione di Bond Territoriali,
in cui a fronte di una data raccolta le banche si impegnano
a restituire alle imprese del territorio un multiplo della
stessa, allo sviluppo di convenzioni di raccolta/reimpiego
(depositi a tempo).
Osserviamo, poi, che vengono introdotte le prime emissioni
di obbligazioni (minibond), direttamente da PMI.
E’ stato giustamente rilevato, tuttavia, che ciò che difetta è
la definizione di politiche coerenti finalizzate al decollo di
forme di finanziamento di mercato per le PMI.
E’ da condividere, quindi, che sarebbe probabilmente
opportuno, almeno in una fase transitoria di riduzione
della leva finanziaria, valutare se una più soddisfacente
allocazione di risorse pubbliche non possa essere indirizzata
ad introdurre nuovi regimi di garanzia agevolata dei prestiti,
potenziando ed attivando anche nuove forme di intervento
di organismi sovranazionali come la BEI (Banca Europea

Investimenti) ed il FEI (Fondo Europeo Investimenti) .
Info: [email protected]
Generali Italia S.p.A. - Ag. Principale di Perugia
Rapp.Procuratori: Chiavatti G.F. - Barbero S. - Polpetti o Polpettini S.
Via Sicilia 7 - 06128 Perugia - Tel. 075/5056235 - Fax 075/5053820
[email protected]
MOZART
L’evoluzione del genio tra sonate e fantasia
Teatro Cucinelli || 15 Febbraio ore 21
Mozart: l’evoluzione del genio tra sonate e fantasia, Massimiliano Ferrati pianoforte
Ferrati, regolarmente premiato nei piu prestigiosi concorsi internazionali, propone una raffinata antologia
mozartiana che sapientemente restituisce aspetti diversi della complessita del genio salisburghese.
Muovendo dalle due sonate estreme del catalogo (la prima, KV 279, composta nell’angusta Salisburgo, l’ultima,
K 576, all’apice del successo), il programma incastona la celebre Fantasia in re min. K 397, pagina che suggella
l’incontro di Mozart con il passato (Bach e Haendel in primis), per concludersi con il “dittico” costituito dalle
opp. K 457 e 475, ideale ponte, anche per la scelta di un “profetico” do minore, verso il futuro beethoveniano.
Ferrati, regolarmente premiato nei piu prestigiosi concorsi internazionali, propone una raffinata antologia
mozartiana che sapientemente restituisce aspetti diversi della complessita del genio salisburghese.
Muovendo dalle due sonate estreme del catalogo (la prima, KV 279, composta nell’angusta Salisburgo, l’ultima, K 576,
all’apice del successo), il programma incastona la celebre Fantasia in re min. K 397, pagina che suggella l’incontro di
Mozart con il passato (Bach e Haendel in primis), per concludersi con il “dittico” costituito dalle opp. K 457 e 475, ideale
ponte, anche per la scelta di un “profetico” do minore, verso il futuro beethoveniano.
Botteghino regionale (tutti i giorni feriali dalle 16 alle 19) - 075 57542222 - Botteghino Teatro Cucinelli (il giorno dello
spettacolo dalle ore 16) - 075 6970890 - E' inoltre possibile acquistare i biglietti on-line dai siti:
www.teatrostabile.umbria.it - www.teatrocucinelli.it
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Wealth Planet magazine
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Spazio aperto - Teatro
Due di noi
Di Michael Frayn
Martedì 18 febbraio - Teatro degli illuminati Città di Castello
regia di Leo Muscato Roberto Toni per ErreTiTeatro30
In collaborazione con LeArt’ Teatro
con Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi
Due di noi fu rappresentata per la prima volta a Londra nel 1970. Era l'esordio teatrale di Michael Frayn, autore allora
sconosciuto che solo una decina d'anni dopo sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. La commedia è composta da tre
atti unici, concepiti per essere recitati da un'unica coppia d'attori che raccontano tre emblematiche e paradossali situazioni
matrimoniali. Per la prima volta in coppia Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi, interpretano efficacemente i protagonisti
cogliendone le sfumature, gli sguardi, i gesti, le parole, evidenziando con umorismo e tagliante sarcasmo l’universo, le
mancanze, le tensioni, il logorio dei rapporti coniugali. Grazie a un diabolico meccanismo di entrate, uscite e travestimenti,
i due brillanti attori si trovano a interpretare ben cinque ruoli diversi, dando vita a un vorticoso crescendo di equivoci, fino
al paradosso finale. Uno spettacolo che sorprende, diverte, ma fa anche riflettere.
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Wealth Planet magazine
Spazio aperto - Teatro
Penso che un
sogno così...
Dal 22 al 26 gennaio - Teatro Morlacchi di Perugia
Nuovo Teatro
con Beppe Fiorello
Dopo il successo televisivo della fiction Volare Giuseppe Fiorello presta volto e voce a Domenico Modugno in questo attesissimo
spettacolo che lo vedrà sul palcoscenico insieme a cinque musicisti.
“Sarà un semplice omaggio personale e affettuoso a un ragazzo del Sud che come me ha inseguito sogni e passioni, il
cinema e la musica, ma non sarà soltanto un viaggio nella vita di Mimì (Modugno),sarà anche l'occasione per
raccontare fatti, storie e personaggi di un tempo passato felice …”
à
Giuseppe Fiorello
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Wealth Planet magazine
Spazio aperto - Teatro
Turismo
KIRUNA
Viaggio all’estremo nord della Svezia
Spazio aperto - Turismo
L'hotel, infatti, mette a disposizione anche stanze 'calde' dove soggiornare per il resto della vacanza. Se volete avere un'idea
dei prezzi delle camere di ghiaccio, si va dai 370 ai 700 euro a notte a seconda della stagione.
Nel periodo invernale in Lapponia il sole non raggiunge mai l'orizzonte, le giornate sono buie e si può facilmente assistere
all'aurora boreale. E’ un'esperienza unica da provare almeno una volta nella vita. Annesso all'hotel c'è anche un Ice Bar dove
gli ospiti dell'hotel e i turisti di passaggio possono fermarsi a prendere un aperitivo e scaldarsi con una vodka o un cocktail
ad alta gradazione alcolica. Fa sempre parte della struttura la Ice Church, una chiesetta fatta completamente di ghiaccio.
Coppie da tutto il mondo vengono a Jukkasjärvi per celebrare il loro matrimonio in modo originale. Naturalmente l'Ice Hotel
è un temporary hotel in quanto si scioglie con l'arrivo della primavera.
Per raggiungere Kiruna non ci sono voli diretti dall’ Italia, ma non è affatto difficile arrivarci: basta atterrare a Stoccolma
e quindi prendere un volo interno o in alternativa prendere, sempre a Stoccolma, un treno notturno. Una volta arrivati a
Kiruna il mezzo migliore per spostarsi è senza dubbio una bella slitta trainata dagli husky! Da non perdete il tradizionale
“Festival della Neve”, che ha luogo ogni anno alla fine di gennaio. Neve e ghiaccio sono i protagonisti assoluti di questa
manifestazione molto conosciuta e apprezzata in tutta Europa: fra le molte attività contemplate all’ interno del festival
figurano la tradizionale corsa delle renne, la gara delle sculture di ghiaccio, il torneo di acrobazie di snowboard e tante altre
à
attività sportive praticate su superfici ghiacciate.
Aurora boreale a Kiruna
a cura di Giuseppina Ascione
Per gli amanti della natura selvaggia e delle vacanze zaino
in spalla una cittadina come Kiruna in Svezia può essere
un’ ottima meta di viaggio. E’ la località più settentrionale
di tutta la Svezia: si trova infatti in Lapponia, oltre il Circolo
polare artico. Sorge immersa in un ambiente naturale
a dir poco stupefacente. La natura è selvaggia e del
tutto incontaminata e la sua ottima posizione regala ai
viaggiatori che si avventurano in queste terre paesaggi a
dir poco spettacolari. Tante le attrattive e i divertimenti all’
aria aperta così come le strutture ricettive infatti riapre per la
stagione invernale l'hotel di ghiaccio più grande del mondo.
L'Ice Hotel di Jukkasjärvi che è stato il primo hotel di questo
tipo a essere costruito più di 20 anni fa. Le 49 stanze,
la reception, i letti e tutto quanto sono fatti interamente
di ghiaccio e il loro design viene affidato ogni inverno a
famosi architetti e artisti provenienti da tutto il mondo. Si
consiglia di trascorrere una sola notte in una delle stanze
di ghiaccio, benché all'interno la temperatura oscilli tra
i -8°C e i -5°C mentre fuori raggiunge picchi di -40°C.
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Wealth Planet magazine
Una stanza dell''Ice Hotel
Wealth Planet magazine
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Spazio aperto - Turismo
Il museo, con 13000 metri quadri
di superficie espositiva, è la terza
struttura della Nationalgalerie e,
oltre alla mostra permanente, ospita
le prestigiose collezioni Friedrich
Christian Flick, Marx e Marzona.
Elemento portante del museo è la
collezione lasciata in eredità alla
città di Berlino dal collezionista Erich
Marx, il quale raccolse alcuni dei
capolavori dei grandi artisti attivi
intorno alla metà del Novecento.
Concepito soprattutto come vetrina
per la dimensione multimediale
dell’arte
contemporanea
internazionale, il museo è attento
anche a forme d’arte quali cinema,
video, design e fotografia, con
installazioni di Nam June Paik e
opere sperimentali di artisti come
Sol Lewitt, Marcel Duchamp,
Sigmar Polke e Jason Rhoades. à
Museo Banhof
a cura di Giuseppina Ascione
Il Hamburger Bahnhof Museum für Gegenwart, museo d’arte contemporanea, è il più importante
tra gli spazi espositivi berlinesi dedicati unicamente all’arte contemporanea dal 1950 a oggi.
Spazio aperto - Sport
Favolosa medaglia d’oro di Jessica Scricciolo (G.S.
Ju-Jitsu Perugia) ai Campionati Mondiali di Ju-Jitsu
U18&U21 appena conclusi a Bucarest.
All’importante
competizione
hanno
partecipato
circa 500 atleti provenienti da ben 30 paesi.
Nella prima giornata di gara la diciannovenne perugina,
Campionessa Europea U21 in carica, si è cimentata nella
sua specialità, il Fighting System (combattimento ove
vengono utilizzate tecniche di percussione, di lotta in piedi
e a terra). Purtroppo, perdendo di misura la semifinale
contro la plurimedagliata avversaria danese, ha visto
sfumare la possibilità di ottenere l’oro, ma nella finalina si è
prontamente riscattata, aggiudicandosi il match e il bronzo.
Smaltita la delusione per l’occasione sfumata, l’Azzurra si è
cimentata in seguito anche nella specialità Ne-waza (lotta
a terra). Approdata in finale dopo tre incontri vinti con
autorevolezza (due prima del limite per resa dell’avversaria),
si è imposta largamente sulla rivale Israeliana, ricevendo
un caloroso applauso da tutto il pubblico presente.
Una splendida medaglia d’oro per Jessica che si è
dimostrata un’autentica campionessa e atleta eclettica.
Al termine della competizione la Nazionale del D.G.
Maestro Massimo Bistocchi si è aggiudicata 2 medaglie
d’oro, 3 di argento e 7 di bronzo, risultato che la pone al
6° posto su 30 nazioni partecipanti.
Al notevole palmares hanno dato il loro prezioso contributo
altri due atleti perugini:
Andrea Calzoni (G.S. Ju-Jitsu Perugia, 16 anni, classe
Aspirant, categoria 55 kg Fighting System), Campione
Europeo U18 in carica, ha conquistato il terzo posto dopo
avere perso di misura una semifinale al cardiopalma con
l’antagonista russo. Anche per lui un pizzico di rammarico,
ma la stoffa del Campione c’è, saprà rifarsi in futuro;
Alice Bartoccetti (Club La Dolce Arte San Martino in
Campo - Perugia, 19 anni, classe Junior, categoria
62 kg Fighting System), nella finale per il terzo
posto si è imposta sulla collega di Nazionale
Alessandra Cerbini (G.S. Ju-Jitsu Perugia, 20 anni).
Campionati Mondiali U18 e U21 di Bucarest
Jessica Scricciolo vince un oro e un bronzo
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Wealth Planet magazine
Anche se non sono saliti sul podio, da segnalare l’impegno
profuso dagli altri atleti umbri convocati per l’occasione:
Gabriele Bazzucchi, Alessio Scricciolo, Nicole Mugnani
del G.S. Ju-Jitsu Perugia, Xenia Biagini e Sonia Giombini
del Club La Dolce Arte.
Il M. Bistocchi si è calorosamente complimentato con Jessica,
da lui appena nominata “capitano” del Team Italia U18 e U21.
Ha elogiato gli altri atleti medagliati e tutto lo staff per l’ottimo
lavoro svolto: segno che la squadra Azzurra, nonostante il
livello tecnico delle competizioni sia in continuo crescendo,
cercherà di recitare sempre un ruolo da protagonista.
Il prossimo impegno è fissato per maggio 2014 a Lund,
in Svezia, ove si disputeranno i Campionati Europei di
à
categoria.
Corsi di Ju-Jitsu
Fighting System e Difesa Personale
PALASPORT EVANGELISTI
Lunedì - Mercoledì - Venerdì
Corso bambini e ragazzi 6 - 12 anni: ore 18:30 - 19:30
Corso esordienti e adulti 12-99 anni: ore 19:45 21:15
Palasport Evangelisti
Pian di Massiano
Perugia
Tel. 335.6069678
e-mail: [email protected]
www.ju-jitsu.it
Wealth Planet magazine
63
Spazio aperto - Sport
Spazio aperto - Sport
La parola al Capitano
Silvia
Tosti
Intervistiamo Silvia Tosti, giocatrice di
pallavolo femminile di serie B1 nazionale
della Wealth Planet targata Gecom Security
Ormai tutti ti conosciamo come “il fenomeno”, come è nata
la passione per la pallavolo?
Con la pallavolo ho avuto il classico colpo di fulmine,
da quando ho iniziato non l'ho mai più abbandonata.
La mia è una passione nata qualche anno fa e credo che
durerà per sempre.
Sono nata in una città con una grande tradizione
pallavolistica e mi sono appassionata al volley anche
grazie ai grandi campioni che sono passati dalle mie parti.
Quali sono i momenti della tua carriera che ti hanno
segnata maggiormente?
Ogni annata ha lasciato qualcosa di speciale ma il sapore
della vittoria è un gusto che non si assapora così spesso
e quando lo assaggi ti rimane impresso. Mi è successo
per ben 3 volte di vincere un campionato di B1 (di cui 2
insieme a Cristina Cruciani e come si dice non c'è 2 senza
…). Credo non ci sia niente che possa lasciare il segno
come un'emozione del genere.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Sono troppo scaramantica per dire adesso quale sia il mio
sogno nel cassetto ma credo che non ci voglia molto a
capirlo… spero solo di poter sfruttare al meglio l'occasione
che abbiamo per poterlo realizzare.
L'anno scorso si sono sfiorati i play off, qual'è l'obiettivo
dello spogliatoio per il nuovo anno?
64
Wealth Planet magazine
Il nostro obiettivo quest'anno è quello di fare bene, di
affrontare al massimo ogni gara, di essere umili, di divertirci
e far divertire chi ci segue.
Siamo un gruppo unito fatto di persone fantastiche sia
dal punto di vista tecnico che umano e sono sicura che
riusciremo a dimostrare il nostro valore.
Noi ci occupiamo di Bellezza e Benessere, cosa
rappresentano Bellezza e Benessere per Silvia Tosti?
Bellezza e benessere rappresentano per me la salute del
corpo e un corpo sano è alla base del nostro lavoro quindi
un binomio fondamentale.
Avete realizzato un calendario, ci puoi raccontare qualche
aneddoto dietro le quinte?
Quella del calendario è stata un'idea nata per scherzo
quest'estate, alla fine ci siamo messe in gioco e lo abbiamo
realizzato davvero e devo dire che non è venuto poi così
male.
Ci siamo divertite molto durante gli scatti anche se eravamo
tutte un po' impacciate soprattutto nella scelta delle pose
ma è stato bello essere modelle per un giorno.
Un augurio e un invito ai lettori di Wealth Planet...
Invito tutti i lettori di Wealth Planet a seguire la nostra
squadra e colgo l'occasione per augurare a tutti un buon
2014!
à
Wealth Planet magazine
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Spazio aperto - Sport
Spazio aperto - Sport
Franco Vannini ricorda...
La città come popolazione e tifoseria mi ha dato molto
ed è per questo che ho scelto di vivere a Perugia. Invece
alcuni personaggi delle società non mi hanno dato delle
possibilità, forse anche per delle colpe mie fra cui quella di
non avere saputo valutare bene. Ad oggi posso dire che a
livello societario non ho avuto quello che ho dato.
a cura di M. P.
Quali sono oggi i suoi rimorsi e i suoi rimpianti, oltre a
quello del '79?
Sono dell'idea che è meglio avere dei rimorsi che dei
rimpianti. Spesso guardandomi indietro mi rendo conto
di avere fatto degli errori per quanto riguardo la mia
attività ed il mio percorso. Considero gli errori commessi
frutto della mia giovinezza e al modo di pensare in quel
momento.
Però sono rimasto sempre sicuro di una scelta fatta tanti
anni fa: quella di venir a giocare con il Perugia. Questo
perché mi sono sempre sentito più a mio agio in realtà più
famigliari anche se ciò mi ha portato a rinunciare ad altre
occasioni.
Wealth Planet Magazine incontra per i veri appassionati del calcio, lo storico e indimenticabile giocatore
del Perugia dei miracoli: Franco Vannini
Chi è Franco Vannini oggi?
Purtroppo sono un pensionato di 66 anni compiuti da poco,
che vive nella gioia della famiglia, dei nipoti e dello sport.
Da poco ho iniziato a praticare il golf, è uno sport che mi
permette di muovermi in aria aperta anche perché sport
più impegnativi non li posso praticare per via dell'incidente.
Quella giornata di ritorno Perugia- Inter ha segnato per
sempre la sua carriera a soli 31 anni... come la vive oggi?
Cerco di non pensarci, non tanto all'incidente quanto alle
conseguenze che ha provocato nella mia vita. Mi sono
trovato impreparato ad affrontare la vita del dopo calcio.
Ho fatto l'allenatore forse ancora con la mentalità da
giocatore, e purtroppo ad oggi posso dire che non ho
avuto molta fortuna e costanza. Mi sono reso conto che
non erano le mie aspettative e che non ero pronto a coprire
il ruolo da allenatore, mi sono visto più idoneo a lavorare
nel campo dirigenziale.
66
Wealth Planet magazine
La sua amicizia con Renato Curi, vi chiamavano l'articolo
iL, è passata alla storia, che ricordi ha di quella amicizia?
Venivamo dal Como entrambi e la nostra amicizia è
continuata anche a Perugia. Ci sono molti aneddoti che si
intersecano nella nostra vita come per esempio il fatto che
la figlia di Renato è nata lo stesso giorno mio.
Ricordo Renato come un ragazzo molto maturo nonostante
fosse più piccolo di me, aveva perso il padre da piccolo e
perciò aveva dovuto crescere prima. Lo ricordo come un
ragazzo di compagnia, buono e simpatico. Purtroppo le
sue qualità sportive si sono viste solo per pochi anni. Come
persona non verrà sicuramente dimenticata!
Le ha dedicato tutta la sua vita al calcio e ala Perugia,
questa città l'ha ricompensata adeguatamente?
La mia vita è stata imperniata nel calcio, partendo sin da
piccolo nell'oratorio e finendo col fare l'allenatore.
Lei è stato per lungo tempo non solo il testimonial, ma
anche il responsabile della scuola calcio di Perugia, cosa
si sente di consigliare alle famiglie e ai piccoli calciatori del
domani ?
Negli ultimi anni come possiamo tutti vedere è nato un
modo diverso di approcciarsi al calcio. Con la differenza
che mentre prima si giocava per strada, negli oratori e
nei campetti improvvisati, oggi la famiglia guida la scelta
“sportiva” del bambino indirizzandola nella maggior
parte delle volte verso i propri desideri. Ogni ragazzo
frequentando la scuola di calcio con impegno e dedizione
riuscirà ad avere delle soddisfazioni ma bisogna tenere
conto che ci sono casi in cui c'è un innata predisposizione
al gioco. Chi un giorno potrà riuscire ad intraprendere la
carriera da giocatore si distingue perché ha determinate
caratteristiche, come per esempio quella di saper inventare
ogni volta nuove occasioni e nuovi stili di gioco. I genitori si
devono rendere conto che gli allenatori delle giovanili fanno
di tutto per migliorare il ragazzo e purtroppo, contando il
risultato è difficile mandarli tutti avanti. Mi auguro inoltre
che le famiglie facciano fare alle società e agli allenatori il
loro mestiere.
Raramente in una serie C si vede un pubblico come quello
che del R. Curi, come vede questo ritorno della città al
calcio?
A Perugia c'è stata ed è bello che ci sia ancora una grande
passione per il calcio. Si percepisce uno sottofondo di
passione che con il raggiungimento della serie B poterebbe
essere il massimo anche per la città stessa.
Bisogna ricordare che c'è un presidente che mette
soprattutto un grande impegno economico, che ad oggi
c'è una squadra che vice più che perde. Penso che questi
siano dei buoni presupposti. Bisogna fare però un passo
alla volta, costruire piano piano e tutto può succedere. Il
Perugia ha visto delle situazioni disastrose che qualsiasi
altra società sarebbe sparita mentre il Perugia proprio per
questo amore per il cacio è riuscita più volte a ricominciare
e a fare degli ottimi campionati.
Senza che ci svela il nome, c'è secondo lei nella squadra
di quest'anno un giocatore che sta facendo o farà la
differenza?
Fuori discussione ad oggi è Fabinho che ha le qualità fisiche
e tecniche che lo portano, quando è in forma a trascinare
la strada.
Ciò non toglie il fatto che ci deve essere un contorno
importante che è però difficile da creare. È compito della
società cercare di capire i punti deboli per poter migliorare.
Bisogna ricordare che anche quest'anno il Perugia è partito
da zero, è stata cambiata più della metà della squadra.
Tutta la città ci crede molto in questa squadra e nella
possibilità che il Perugia ritorni in B... lei consiglierebbe
all'allenatore, e ai giocatori?
L'allenatore lo ha dimostrato l'anno scorso di avere una
mentalità vincente, di aver capito ciò che la società e la
città vuole. Chi viene a giocare a Perugia ha una grande
responsabilità per cui deve avere personalità e passione.
Bisogna giocare al cento percento tutte le partite. La
squadra deve dare il massimo e non può permettersi di
avere alti e bassi.
La nostra rivista si occupa di bellezza e benessere, cosa
sono la bellezza ed il benessere per Franco Vannini?
Il benessere fisico più che quello economico fa apprezzare
meglio la vita. È importante prendersi cura del proprio
corpo quando uno è giovane per evitare di ritrovarsi con dei
disturbi quando si è in là con l'età. Il benessere economico
ti permette di avere delle gioie effimere, ma per godere la
vita è necessario essere in salute.
La bellezza viene valuta in base ai gusti, e spesso è
necessario che venga accompagnata dalla cultura e dal
modo di fare e porsi.
Un suo consiglio e un suo augurio...
Vi consiglio di stare attenti ai cambiamenti della vita, di
cercare i personaggi e le situazioni di qualche anno fa per
far ritornare sempre alla memoria storie e far riflettere le
persone. Vi auguro di essere sempre interessanti in modo
tale che le persone vi continuino a seguire sempre con
à
curiosità.
Wealth Planet magazine
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Spazio aperto - Eventi
Secondo la
tradizione e
la memoria.
E' nata...
a cura della Redazione Wealth Planet
L’etimologia è greca ed è Akadémeia, il bosco sacro
all’eroe Academo, dove Platone insegnava la vita e il
pensiero. Si parla di IV-III sec. a.C., ossia 2.400 anni fa. Qui
iniziò la civiltà dell’Occidente, nascita e consolidamento
della filosofia, della poesia dell’arte e della democrazia.
Oggi, due millenni e mezzo dopo, le Accademie esistono
ancora, e anche se l’aggettivo “accademico” non gode
di molta stima e fortuna, quale sinonimo di vecchio e di
passatiste, esse svolgono funzioni autorevoli, in Italia e nel
mondo di incontrovertibile autorevolezza. Un’Accademia
non è che un’associazione permanente di studiosi, formata
al fine di attendere a studi scientifici, letterari, artistici,
musicali e archivistici a promuoverne l’incremento. Una
definizione semplice. Dunque, poiché Accademia è
parola gemella di Associazione, alla fine del 2012 tredici
cittadini residenti, o originari, di Bevagna, forti di un amore
profondo per la propria città, consapevoli che la storia,
l’arte, i costumi della Piccola Patria non solo sono poco
praticati ma sono un patrimonio immenso da esplorare
e da portare alla luce, decisero, su impulso di Arnaldo
Picuti, avvocato umanista e cultore di storia e di storie,
di andare da un notaio, di sesso femminile, e fondarono
l’Accademia di Bevagna; un brand semplice, un marchio
fecondo di futuro. Nella sua monumentale Storia delle
Accademie d’Italia M. Maylender cita più volte Bevagna.
L’Accademia è la Properziana, che prendeva il nome
dalla querelle o quaestio sul luogo di nascita del sommo
poeta elegiaco umbro. La Properziana non è stata la sola
Accademia della cittadina della Valle Umbra. Ve n’è stata
una seconda che si chiamava Accademia dei Caliginosi,
68
Wealth Planet magazine
per la fama di borgo molto nebbioso di Mevania romana.
Properziana e dei Caliginosi, quindi, le due antiche
accademie della piccola città della Valle Spoletana. Città
leggiadra e bagnata da fiumi immortali, che alla fine
dell’Ottocento aveva un illustre Ginnasio, protrattosi fino
all’immediato secondo dopoguerra. Diretto dal professor
Basilio Bartolini, piccolo di statura e raffinato d’ingegno,
grecista e latinista di vaglia. Tredici Bevanati, dunque, han
dato vita a un’Accademia che si prefigge di contribuire
alla crescita culturale della città, senza sicumere, in punta
di piedi, scavando e ricercando, scrivendo queste pagine
dove allineare voci da Dizionario, facendo stupire della
ricchezza di temi, volti, personaggi, storie religiose e civili,
economiche e agronomiche, geologiche e archeologiche; e
così via lungo una classificazione pressoché infinita di voci
e di lemmi. E un’impresa di cultura non poteva, fin dalla
nascita, non optare per uno strumento di comunicazione e
di formazione, di ricerca e di divulgazione. Nasce oggi il
“Grande Dizionario di Bevagna”, un semestrale – in corso
di stampa il primo numero – che intende, iniziando dalla
forma grafica tradizionale, in severo bianco e nero, in un
formato ampio e leggibile, continuare quanto a Bevagna
è stato sempre fatto in campo culturale. Forse non è
inutile nominare il manipolo dei fondatori: Francesco
Antonini, Adalgisa Crisanti, Roberto Colacicchi, Anna Rita
Falsacappa, Marta Gaburri, Mario Lolli, Giovanni Mariotti,
Arnaldo Picuti, Giovanni Picuti, Maria Romana Picuti, Anton
Carlo Ponti, Alfredo Properzi, Roberto Segatori. L’Accademia
di Bevagna è aperta a nuovi soci.
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Spazio aperto - Eventi
Spazio aperto - Eventi
“LE MAGICHE VISIONI DI ESCHER”
a cura di Francesco Patiti
Reggio Emilia ci ha ricevuto con un bellissimo sole. Le strade
ricolme di cittadini in festa, in occasione del Santo Patrono,
San Prospero, le bancarelle che si susseguono nel dedalo di
stradine medievali che costituiscono il centro della città, sono
state indispensabili per creare un feeling con il luogo e con la
mostra che saremmo dovuti andare a vedere per condividere
con i lettori di WP le emozioni che essa stessa trasmette.
Palazzo Magnani, tipica sede di eventi di questo tipo
per Reggio Emilia, ci accoglie caldamente così come il
personale addetto alla reception dei visitatori. “L’ENIGMA
ESCHER – Paradossi grafici tra arte e geometria” è la
mostra che presenta la produzione dell’incisore e grafico
olandese, dai suoi esordi alla maturità, raccogliendo ben
130 opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e
istituzioni nazionali tra i quali la Galleria d’Arte Moderna
di Roma, la Fondazione Wolfsoniana di Genova, oltre che
da importanti collezioni private. Maurits Cornelis Escher
è un nostro vecchio “amico”, come tutti siamo stati colpiti
dai suoi paradossi grafici e affascinati dalle sue “magiche
visioni” (titolo di un bellissimo volume sul maestro edito da
Taschen per la cura della versione italiana di Rossella Botti)
e da li ad occuparci dettagliatamente delle sue stampe
e della sua filosofia il passo è stato davvero breve. Non
ci pare azzardata nemmeno la riflessione, in altra sede
effettuata, sulla semiotica interpretativa riferita ad immagini
provenienti da un autore modello “matematico” (p. es. i
“frattali”) applicata al lavoro di Escher che mirabilmente si
pone in osmosi con le geometrie (autore) per riflettere sulla
realtà. Nessun artista come Escher ha reso visivamente
quello che solo gli occhi della mente possono vedere.
Per capire ed apprezzare il lavoro, l’arte, di Escher è
importantissimo conoscerne l’evoluzione nel suo divenire ed
uno dei principali meriti di questa mostra è appunto quello
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di accompagnare per mano il visitatore nel percorso storico
artistico del maestro fino ad arrivare alle sue più belle opere.
Escher rappresenta un positivo “tranello” nel panorama
della creatività umana: la sua originalità, svincolata dalle
contaminazioni storico/artistiche lo renderebbero una
cattedrale nel deserto. Il tranello sta nel poterlo credere
“unico”. Invece, per fortuna, il suo genio trova nel corso
della storia dell’arte, un suo sostanziarsi come ponte tra la
cultura artistica medievale e quella surrealistica attraverso
elementi del futurismo (si pensi all’aeropittura) “passando
per i capolavori di Bosh e di Piranesi”. Escher consapevole
del suo genio, non era certo uno sprovveduto, inoltre,
era un profondo conoscitore dell’arte. Interessantissima
la sezione di confronto con ispiratori, coevi e prosecutori
dell’ opera di Escher che oltre ad aver definito un’area
concettuale di intervento ha paradigmaticamente declinato
concetti provenienti dal passato o, addirittura dalle scienze
esatte, attraverso le sue convinzioni. Moltissime le opere
originali in mostra in un caleidoscopico vortice di emozioni
e sensazioni; spazi e figure si intersecano creando a loro
volta figure e spazi. Assolutamente geniale l’animazione
giapponese (non originalissimo perché datato 2006 e già
visto in altre iniziative che riguardano Escher) sulle opere del
Maestro perché è un ottimo incipit per visitare il prosieguo
della mostra con il giusto stato d’animo. Oppure, di contro,
un ottimo finale per rimettere insieme e, dare, se possibile,
un senso, a tutte le mirabolanti figure fin lì gustate. La
collocazione della sala video è davvero intelligente anche
se non adeguatamente oscurata. I capolavori si susseguono
con precisa collocazione cronologica e contestuale: da
Tropea, Santa Severina del 1931, Cielo ed acqua del 1938,
Metamorfosi II del 1940 (vero e proprio capolavoro della
xilografia), Trasfere del 1945, Su e giù del 1947, Mani
che disegnano, del 1948, Relatività del 1953, Convesso
e concavo del 1955, Belvedere del 1958, Pesce del
1963, Nastro di Mobius del 1963 e molte altre. Superfluo
elencarle tutte, indispensabile, invece, comprendere il
significato dei capolavori, ammesso e non concesso che
l’autore desiderasse davvero che se ne fosse compreso il
significato: “I miei uccellini, pesciolini e ranocchi, non si
possono descrivere: vogliono solamente essere considerati,
chiedono una modalità di pensiero, che ho scoperto
appartenere solo a poche persone. E’ un genere di filosofia
spicciola che non ha nulla a che fare con la letteratura, un
piacere nel disporre le forme e nel dare un significato a
ciascuna parte del piano. Ha molto più a che fare con la
musica che con la letteratura” (lettera a Hein’s Gravesande
14 marzo 1940). Impossibile, qui non far correre la mente
ai lavori di Kandinsky, continuamente alla ricerca di una
osmosi con la musica, della relazione suono/colore, anche
attraverso le forme geometriche di cui, spesso, pervadeva le
sue opere. Un parallelo ovviamente non basato sulla tecnica
e sulla natura artistica dei due, ma sulla trasversalità dei
sentimenti. Fondamentale il lungo periodo nel quale Escher
ha vissuto in Italia sia per il suo coinvolgimento emotivo, ne
sono testimonianza i numerosi paesaggi prospettici di quel
periodo, sia per quello che riguarda la sua capacità di
intersecare le forme dell’esistente con le sue visioni. Mirabili
le sue interpretazioni di strutture architettoniche italiane in
particolare l’interno di San Pietro a Roma: “Per quanto
riguarda l’architettura, nei miei quadri ho subito molto
l’influenza delle strutture dell’Italia meridionale , nelle quali
spesso si possono riconoscere influssi normanni, romanici,
saraceni e moreschi...I miei quadri esprimono nostalgia per
l’assolato Sud!”. (Diario costiera amalfitana 1969)
“Mi piacerebbe molto esprimere la mia mania per le
metamorfosi e per l’associazione in un film animato, sono
convinto che in futuro il film animato diventerà un’espressione
artistica di grande valore... Spesso sogno film che
vorrei fare; quale sorprendente metamorfosi si potrebbe
allora osservare!” (lettera a Hein’s Gravesande 1940).
L’ossessione di Escher tra matematica, geometrie e arte in
movimento occupa spazi e da forma a forme generate dal
movimento delle forme stesse nello spazio. In “Metamorfosi”
i quadrati (forma geometrica) formati dall’intersezione della
parola “METAMORPHOSE” danno origine nel piano, nello
spazio, ad un pavimento, che si trasforma in ambienti
animali, architettonici, paesaggistici fino a tornare ad essere
scacchiera (quindi ancora forma geometrica) e quindi
intersezione della parola stessa. A nostro avviso questa è
una delle opere più affascinanti di Escher. Non di meno in
Ciclo del 1938 la figura umana in “movimento” genera lo
spazio geometrico delle strutture che, nel suo ciclo, appunto,
torna a dare vita alla figura umana.
Ancora la stampa di figure impossibili da concretizzare nella
realtà ma che gli occhi della mente possono vedere e che il
mago della spazialità nella superfice piana, riesce a rendere
visibili in un realistico inganno ottico (non sfugga, tuttavia,
al visitatore il bellissimo tentativo di plastico realizzato con
i mattoncini Lego di una figura paradossale di Escher).
Non sono estranee ad Escher le teorie della percezione della
Gestalt sulle quali dal punto di vista contenutistico possono
anche essere mosse critiche ma che, dal punto di vista
dello sviluppo dello studio della percezione umana hanno
rappresentato nel secolo scorso un grande passo in avanti.
Le opere di Escher così particolari e originali, nel corso del
tempo non sono passate inosservate, nè dal mondo della
pubblicità, nè da quello del loro utilizzo per creare, soprattutto
dopo la rivoluzione sessantottina, nuove immagini che
rispecchiassero la necessità del nuovo o che, con eloquenza,
rappresentassero le visoni psichedeliche, talvolta generate
dal consumo di sostanze stupefacenti. Anche il mercato
discografico ha utilizzato opere di Escher per copertine di
dischi o per promuovere gruppi musicali. La mostra ne da
soddisfacente conto con una sezione interamente dedicata.
Tuttavia il maestro non ha mai gradito questi accostamenti
ritenendosi estraneo ad ogni forma di commistione. Le sue
visioni erano/sono solo il frutto della sua odissea mentale tra
le figure le forme e lo spazio, il tutto in movimento.
Come al solito, i nostri lettori lo sanno bene, le questioni
tecniche intorno all’arte ci interessano solo fino ad un certo
punto, non a caso abbiamo sottaciuto tutte le vicende sulle
tecniche ed i materiali di incisione usate dal nostro, mentre,
ritenendo la fruizione e la conoscenza dell’arte un ulteriore
metodo per completare il quadro di benessere da creare
intorno a noi, ci soffermiamo sulle emozioni. Reggio Emilia
ci ha regalato, anzi ci ha confermato la passione per il fare
i conti con i paradossi, le estremizzazioni, le forzature, le
contraddizioni che può essere esaltante e non solo prodromo
alla schizofrenia (P.Watzlawick). Anzi come ci piace spesso
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ripetere, nel dialogo con se stessi, le magiche visioni di
Escher stimolano la riflessione sulla relatività della realtà e
della nostra capacità di relazionarci con essa. Non a caso
anche l’autore ha sempre palesato nel corso della vita un
“costante altalenarsi di stati d ‘animo però sempre risolti
con la soddisfazione dell’essere riuscito a fare un tentativo
nel senso da lui voluto. Un tentativo che, per noi innamorati
della sua opera, ci è sempre sembrato un successo!
Informazioni sulla mostra
Promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani con
la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia,
dell’Università di Modena e Reggio Emilia e della
Fondazione Cassa Risparmio di Reggio Emilia Pietro
Manodori, con il contributo di Landi Renzo spa, CCPL
Reggio Emilia, Schiatti Class, Media Partner Radio
LatteMiele, IBS Italcuscinetti.
Mostra inserita tra gli eventi dell’ International Year of
Cristallography 2014.
www.iycr2014.org
Mostra a cura di Marco Bussagli, Federico Giudiceandrea,
Luigi Grasselli
Coordinatore scientifico Pier Giorgio Odifreddi
Orari
Dal martedì al giovedì 10.00-13.00 /15.00-19.00
Venerdì, sabato e festivi 10.00-19.00
LA BIGLIETTERIA CHIUDE ALLE 18.00
Per prenotazioni classi di studenti e gruppi
Tel. 0522 444446 – 454437.
Il lunedì pomeriggio (15-18.30); dal martedì al venerdì
mattino (10-13) e pomeriggio (15-18.30).
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Spazio aperto - Eventi
L’APOXIOMENO2013
a cura di Orazio Anania
Lunedì 30 settembre, al Circolo degli Ufficiali di Torino,
con il patrocinano del Comune di Torino, dell’Associazione
Benemerita del Coni “Fair Play”, dell’International police
association, dell’Accademia Leonardo da Vinci e del Corpo dei
vigili del Fuoco Volontari, si è svolta la cerimonia di consegna
del Premio Apoxiomeno, giunto alla sua 17° edizione:
“Cultura, cinema, televisione, letteratura e sport in divisa”,
il riconoscimento attribuito a personaggi dello sport, dello
spettacolo e della cultura italiana ed internazionale che con
la loro attività professionale hanno dato lustro alle forze
dell’ordine. La serata di gala, promossa dall’Associazione
Divertiamocicorrendo e dagli Amici del Giornale, è stata
presentatada Elia Tarantino e Maria Aparacida Rizzo.
Il prestigioso riconoscimento, la statuetta d’argento
con l'effigie dell’Apoxiomeno, realizzata dallo scultore
Carlo Badii che ricorda la più celebre statua di Lisippo
che rappresenta l’atleta greco che alla fine delle gare si
deterge con lo strigile dagli olii che lo rendevano più virile,
in questa edizione è stato consegnato a DANILO AMERIO,
cantautore e compositore di fama internazionale, che
regala brani di grande successo a chi sa valorizzare i temi
sociali portati nelle sue canzoni. Autore sontuoso di brani
come “ Gente di Mare “Donna con te”, “Quelli come noi”,
“Bisogno d’amore”. E di “Signor tenente” canzone sincera,
non banale, che racconta temi drammaticamente autentici
Il Premio è stato consegnato anche a FABRIZIO MANDIA,
finanziere, emblema del Kendo agonistico Italiano,
pluricampione a livello internazionale, punta di diamante
della nostra Nazionale.
Un “Maestro di vita” per umiltà, sacrificio e determinazione
a JACK O’HALLORAN, prima: pugile di fama mondiale dei
pesi massimi; dopo: attore caratterista e scrittore impegnato
di vero successo. Con il suo romanzo “Legacy Family” tratta
temi scottanti quali quello della mafia di origine siciliana e il
presunto complotto per l’assassinio di John F. Kennedy a Dallas.
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L'ambito premio è stato consegnato anche RENATO
POZZETTO, artista poliedrico e versatile. Protagonista in
teatro, alla radio, in televisione e al cinema. Dallo stile e
classe inconfondibili uniti a una sapiente ironia, testimone
vero di una antica cultura cabarettistica, semplice ma
al tempo stesso originale e poetica, consumata nel
celebre duetto con Cochi Ponzoni. Da attore, celebre è
l’”improbabile” e divertente binomio con il collega della
Polizia romana, Enrico Montesano, nel film “Piedipiatti”.
Non tralascia di impegnarsi in campagne a sfondo sociale
e umanitario come quella governativa contro il fumo.
Prestigiosa la presenza dell’attore holliwoodiano
Jack O'Halloran, conosciuto come "l'irlandese", sin
da quando era pugile professionista; combatté nella
categoria dei pesi massimi dal 1966 al 1974, e rimase
imbattuto per i suoi primi 16 incontri professionistici.
Fu sconfitto da George Foreman e Ken Norton, che
sarebbero in seguito diventati campioni di pesi massimi.
Nel 1973 O'Halloran andò vicino ad ottenere un incontro
contro Mohammed Alì. Si è ritirato nel 1974 con un record
personale di 34 successi di cui 21 per KO e 2 sconfitte.
Da attore O'Halloran ebbe un primo ruolo fondamentale
quale ex carcerato nel film “Marlowe, il poliziotto privato”
del 1975, con Robert Mitchum nei panni dell'investigatore
Philip Marlowe. Poi la consacrazione con “Superman” dove
interpretò il pericoloso membro muto del trio di supercattivi
kriptoniani relegati nella Zona fantasma da Jor-El (Marlon
Brando) in Superman (1978), e inavvertitamente liberati
dallo stesso Uomo d'acciaio(Christopher HYPERLINK ) in
Superman II (1980). Ha inoltre lavorato con John HYPERLINK
(John Guillermin Guillermin) per la realizzazione del film
King Kong(1976), dove ha interpretato la parte di Joe
Perko, nel film con Tom Hancs “La retata” e recentemente in
“Welcome HYPERLINK”.
Il suo primo libro “Family Legacy” è la storia di un giovane,
Jack Pagano, che crede che il padre sia morto in guerra
nel secondo conflitto mondiale, ma che scopre in seguito
essere vivo e vegeto ed è a capo di una potente famiglia di
mafia italiana con matrice siciliana: lui è Albert Anastasia,
alias Umberto Anastasio. Libro divertente che basa il suo
racconto sulla storia di personaggi reali che erano attivi
nel mondo della criminalità e della politica del decennio
1950/60, fino all’assassinio di John F. Kennedy avvenuto
a Dallas il 22 novembre 1963.
Da questa storia sarà tratta la sceneggiatura del film
omonimo che per la sua prima parte sarà girato in Sicilia
nel prossimo 2014. Sicilia che l’attore americano ha
visitato nei giorni precedenti al Premio per cercare location
idonea alla sua sceneggiatura. Durante la sua permanenza
siciliana Jack ha girato diverse scene del film di Ilacqua
“John Fox”.
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Spazio aperto - Eventi
Nella splendida cornice del centralissimo ristorante
vegetariano “Il Margutta” di Tina Vannini, in via Margutta,
si è svolta la presentazione del thriller d’autore “Mr.
America” di Leonardo Ferrari Carissimi che ha come
protagonisti Marco Cocci e Anna Favella. Il film in uscita
il 7 novembre in varie sale italiane, rappresenta una
riuscita fusione di cinema e arte. In questo lungometraggio
sono rappresentate le opere del chiacchierato Marco
Tamburro, artista che ha curato anche il manifesto del film.
L’arte come il cinema emoziona, e quale connubio più
potente che unire insieme questi due mondi? Ebbene
se lo spettatore può sensibilizzarsi nel vedere i dipinti
raffigurati nei fotogrammi più salienti del film, può ancor
di più appassionarsi nel guardare dal vivo le opere in
sala! Infatti, nei principali cinema dove sarà proiettato
“Mr. America”, saranno esposte le tele di Marco
Tamburro. “Mr. America” si sofferma sui possibili effetti
nefasti che il celeberrimo Andy Warhol ha determinato
sulle vite di chi, a vari livelli, si è avvicinato a lui.
oltre il cast, il produttore Claudio Bucci e il regista Leonardo
Ferrari Carissimi, molti personaggi di spettacolo intervenuti
anche per ammirare le opere di Marco Tamburro esposte
in questa occasione nel locale. Gli ospiti sono stati deliziati
da un cocktail ispirato alla Pop Art di Warhol: come
l’artista utilizzò i barattoli di latta di una nota zuppa come
protagonisti di alcuni suoi quadri, così anche Tina Vannini,
proprietaria del ristorante, ha fatto degustare zuppe
biologiche in barattoli di latta per richiamare l’atmosfera
artistica. Presenti Dario Salvatori, il notaio Giovanni
Pocaterra, gli attori Alex Partexano, Fabrizio Bucci, Mario
Zamma, Gabriella Germano, Mirella Panfili, Steffan Jinny,
Mirka Viola, Eleonora Vallone, Adriana Russo, Rita Carlini,
Elisabetta Rocchetti, Emanuela Tittocchia, Stefania Barca,
Marina Pennafina, Antonella Salvucci, lo chef Alessandro
Circiello, Leopoldo Mastelloni, i produttori cinematografici
Pietro Innocenzi e Pierfrancesco Aiello, il regista Giorgio
Molteni, i principi Guglielmo Marconi e Fulvio Rocco, il
marchese Ferrajoli, la duchessa Silvana Augero, il direttore
d’orchestra Gerardo Di Lella, il conduttore radiofonico e
scrittore Stefano Piccirillo, Roberta Beta, Giada Di Miceli,
Nadia Bengala, Marcia Sedoc, Angelo Nizzo, l’editore
Giò Di Giorgio, Don Santino Spartà, i politici Luca Danese,
Luca Aubert e Antonio Paris, la giornalista Simona Decina,
Antonello De Pierro e naturalmente chi è legato all’arte,
come il pittore Massimo Catalani e Lorenzo Zichichi, accolti
dalla sociologa televisiva Deborah Bettega.
a cura di M. H.
Intervista a
Giacomo Dicara
a cura di P.M.
IL FILM IN CUI IL CINEMA SI UNISCE ALL’ARTE
Il film Mr. America” presentato nella via degli artisti al ristorante “Il Margutta”
a Roma: dove l’arte si gode anche grazie al piacere del cibo
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Ci sono conseguenze talmente potenti che non si fermano
alla distruzione delle vite degli artisti (molti sono morti
suicidi o a causa dell’uso di droghe), ma ricadono anche
sui loro discendenti simboleggiando il peso e l’influenza
che la sua opera ancora rappresenta nel mondo dell’arte e
nelle generazioni di artisti a lui successivi.
“Mr America” rappresenta la spirale negativa di molti
artisti, abbagliati dalla temporanea celebrità che
prometteva Warhol, quasi una maledizione che per alcuni
è stata decisamente fatale. Il film si sviluppa su distinti piani
temporali che s’intrecciano vorticosamente finché ogni
significato viene pian piano alla luce grazie ai dettagli della
psicologia dei personaggi. Gli atti brutali ed ossessivi, che
sono stati subiti nell’ infanzia da Penny ed Andy nel film,
generano una rovinosa relazione familiare che sarà il fulcro
della storia e del suo tragico epilogo. Presenti alla serata,
Un film come “Mr. America” sperimenta un coinvolgimento
totale dello spettatore: l’unione dell’ arte con il cinema solleva
non solo aspetti culturalmente diversi, ma promuove anche
l’ambiziosa intenzione di avvicinare e attirare un pubblico
eterogeneo, variegato, accrescendo e completando, in tal
modo, queste due realtà artistiche, a volte differenti, altre,

necessariamente imprescindibili.
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Spazio aperto - Eventi
CONVEGNO
A ciascuno la
sua vacanza
Durante l'incontro le Associazioni per disabili presenti nella
Regione Umbria e non solo, verranno messe a conoscenza
della possibilità per tutti coloro che hanno esigenze
specifiche di poter usufruire di vacanze in strutture che
siano certificate alla ricezione di persone con tali esigenze.
Intervengono:
Ciò è possibile da oggi per effetto di un accordo tra la
Village4all di cui Le allego una esauriente descrizione e il
Network Gruppo InfoVacanze di Marcon (VE) che ha nel
territorio nazionale circa 60 Agenzie Viaggi in grado di
poter consigliare tutti coloro che hanno esigenze specifiche.
Roberto Agirmo
Essendo tale possibilità una novità e ritenendo che per una
persona affetta da handicap ogni atto della vita quotidiana
può assumere una valenza riabilitativa, nella misura in cui
restituisce o sostituisce una funzione deficitaria, riteniamo
giusto amplificare attraverso ed unitamente alle Istituzioni
Pubbliche tale opportunità.
Roberto Vitali
Al meeting verranno invitate non solo le associazioni per
disabili ma anche le Associazioni che rappresentano le
strutture, che potrebbero anche valutare adeguamenti
strutturali futuri, le Ass. che rappresentano i professionisti
preposti agli adeguamenti, le Associazioni di
rappresentanza di medici in particolari i riabilitativi.
Roberto Bertini
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Presidente Network GIV
Presidente Village 4All
Assessore al turismo della Provincia di Perugia
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Visione naturale
di benessere.
Coltivazioni Biologiche, Cultura e Tradizione, Ricerca e Innovazione, Trasformazione e Produzione
L’EVOLUZIONE DELLA FITOTERAPIA
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