da Notre Dame de Paris a Sanremo fino al venerdì sera su RAIUNO

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da Notre Dame de Paris a Sanremo fino al venerdì sera su RAIUNO
Periodico bimestrale numero 4 - anno 4 Luglio - Agosto 2012
La rivista del benessere globale
da Notre Dame de Paris a Sanremo
fino al venerdì sera su RAIUNO
Salute
Benessere
Cultura
Società
Ambiente
Fashion
Design
Sport
Perugia - San Sisto Via T. Albinoni, 58
Perugia - Stazione Minimetrò Pian di Massiano
Trevi - Centro Commerciale Piazza Umbra
Città di Castello - Centro Commerciale Castello
Spoleto - Centro Commerciale La Torre
www.bartoccini.it
Sommario
INTERVISTA
Giò Di Tonno
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PERSONAGGIO
Fioretta Mari
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SALUTE, BELLEZZA E BENESSERE
La stipsi
L’insalata greca
La foresta delle solitudini
I miti nell’obesità del bambino
Ginseng siberiano
I mantra della vita
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CULTURA E SOCIETÀ
Lo sport
tra nazionalismo e industrializzazione
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La campana della storia
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John Cage
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Intervista a Oreste Bisazza Terracini
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L’unico punto fermo del cosmo
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L’affitto di azienda
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La liberalizzazione delle professioni
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Il diritto all’immagine
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Intervista a Roberto Bertini
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Cinecartoline46
Teatro, è di scena la natura
48
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28
SPAZIO APERTO
La Patagonia
50
Saverio Mancino - ProArtLab
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ARoS Kunstmuseet
56
Community Gardening
58
Progetto Cibic
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Luce62
EVENTI
Ju-Jitsu, Ortolani e Facincani
La Provincia - Londra 2012
Apoxiomeno 2012
Andrea Morricone
La magia negli eventi
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Oroscopo, le essenze
80
Foto di copertina
di Sara Benmessaoud
66
56
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Wealth Planet magazine
1
GECOM S.p.A.
Via Avv. Fulvio Croce, 14 - 52100 Arezzo - Tel. 0575 411166 - www.gecom.biz
Editoriale
Direttore
Editoriale
Direttore
Responsabile
G.Laura
Ascione
Massimo
Poggioni
Siamo merce
Non c’è crisi per le procure italiane.
Il Governo Monti, con i provvedimenti varati dal suo insediamento,
pur ponendo le basi per superare la grave crisi economica in
cui versa il Paese, non ha tuttavia tenuto presente la grave crisi
sociale che i provvedimenti stessi stanno generando. Siamo
consapevoli che il Paese non può uscire dalla recessione in cui è
precipitato senza il concorso e l’impegno di tutte le parti sociali e
sicuramente Noi, mai ci siamo sottratti ai sacrifici che ci sono stati
chiesti in passato e che ci vengono richiesti in questo momento,
al fine di concorrere al risanamento ed alla rinascita economica.
È necessario che accanto all’aspetto puramente economico, il
Governo tenga, però nella giusta considerazione anche l’aspetto
sociale, i problemi reali ed i bisogni delle fasce di popolazione
più deboli. Si fa finta di ignorare che molti padri e nonni con
le loro pensioni soccorrono figli e nipoti presi nella morsa della
disoccupazione a causa del lavoro che viene meno e dell’età della
pensione che si allontana. Ma oggi sono anch’essi in difficoltà e
non riescono più a fornire quest’aiuto. I cittadini avvertono sulla loro
pelle i risultati di una continua progressiva chiusura delle attività a
causa di una pressione fiscale, ormai insostenibile e dalla chiusura
dei crediti da parte delle banche. Parte del problema sta nel fatto
che abbiamo permesso alla moneta di giungere a regolare ogni
aspetto della nostra vita. Qualsiasi cosa è oggi quantificabile in
denaro, ogni sfaccettatura dell’esistenza è mercificabile. Noi stessi
siamo diventati merce. Per cui è enorme il potere che chi emette
moneta ha sulle nostre vite. Ma come faremo a sopravvivere a tutto
questo? Forse non dimenticando che resta immutato nell’uomo il
bisogno di appartenenza, la necessità di mettere radici insita
nella sua natura sociale e collettiva. Prendersi cura del luogo in
cui viviamo significa in un certo senso anche prendersi cura di se
stessi, sconfiggere la crisi rifiutando il modello della “società degli
individui”, in cui ciascuno è solo ed i rapporti con gli altri devono
essere regolati, al pari di qualsiasi altra cosa, dal libero flusso del
denaro.
E così, altre regioni nel mirino delle procure e altri soggetti da
indagare, come sempre la nostra verdeggiante Italia si distingue
agli occhi del mondo non solo per il Barolo e la scherma ma
soprrattutto per i ripetuti arresti e la corruzione.
Quando scopriamo personaggi come Lusi, Fiorito, questi occulti
e adiposi individui che amministrano partiti, enti, regioni, mi
tornano in mente tutte le accuse, spesso fondate, ma non sempre,
verso qualcuno, reo di fare leggi (e votarsele), a proprio favore.
Ma non vi pare che sia la stessa identica cosa un po’ da tutte le
parti? Questi soggetti che all’interno dei loro consigli legiferano
stipendi, rimborsi e vitalizi stellari per se stessi non fanno forse
anch’essi leggi ad personam?
Ad ogni azione indegna corrisponde una legge infame formulata
e votata dagli stessi soggetti o da altri della stessa razza al fine di
rimpinguare “legalmente” le proprie insaziabili fauci.
E la famigerata legge elettorale? Quanto abbiamo sentito parlare
di questo sacrosanto porcellum che va cambiato, ma nessuno, dalla
sinistra alla destra, si è preso l’impegno politico di farlo. Perchè?
Rispondo io? Perchè in parlamento ci deve andare chi vogliono
loro, a noi cittadini danno soltanto la possibilità di scegliere il
colore, e loro, i furbastri, decidono il tipo di carrozzeria, il motore,
gli accessori, il cambio, e tutti gli altri optionals per farsi dei gran
lunghi e comodi viaggi.
Se almeno potessimo scegliere il tipo di freni....
Periodico bimestrale Iscr. Trib. di Montepulciano n. 321 13/05/2009
Direttore Responsabile
Massimo Poggioni
Direttore Editoriale
G. Laura Ascione
Resp. Comunicazione
Francesco Patiti
Edito da
Wealth Planet Perugia
Presidente Massimo Patiti
Stampa Tipografia Pontefelcino Pg
Si ringraziano tutti i collaboratori
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Intervista
a cura di Mirina Hoxha
Giò Di Tonno bambino, qual’è stata la molla determinante
che ti ha spinto a fare musica?
Ho iniziato a far musica per una scommessa con mio
padre…Da bambino, l’unica mia grande passione era il
pallone; giocavo ovunque…e, come accadeva tanti anni
fa, soprattutto in strada con gli amici del mio quartiere; mio
padre, per evitare che quel vivere la strada diventasse un
pericolo, mi chiese di cominciare a studiare uno strumento…
per l’esattezza il pianoforte…Così, il compromesso fu
veloce; una partita sotto la pioggia in cambio dell’iscrizione
alla scuola di musica.
Da allora non smetto mai di ringraziarlo…Devo ammettere
però che solo verso i 14, 15 anni ho capito davvero che
questa passione non mi avrebbe più abbandonato per la
sensazione incredibile che mi dava il passare il tempo a
suonare e a cantare.
Leggendo il tuo curriculum quello che salta subito all’occhio
è che hai cominciato a fare musica ancora molto giovane
scrivendo delle canzoni dotate di una grande sensibilità:
una fra tutte “ La voce degli ubriachi”.
Nella canzone paragoni la voce degli ubriachi “all’acqua
di un grande deserto” quali sono oggi per te gli ubriachi la
cui voce oggi rappresenta l’acqua in questo mondo-deserto?
Nella canzone mi rivolgevo nello specifico agli alcolizzati,
ma in maniera più generale ho scritto e cantato sempre
pensando a chi non ha voce per esprimere una sofferenza,
a chi non ha forza per chiedere aiuto o la possibilità di
affermare i propri diritti…Credo che oggi, malgrado i
mezzi a disposizione, ci sia una grossa dispersione delle
potenzialità comunicative…Si hanno le macchine per farlo,
ma le anime rischiano di diventare più asettiche di queste
ultime. Le più deboli e sensibili poi, ne sono schiacciate e
rimangono al margine. Percepisco molta solitudine intorno…
Un gran deserto e pochissima acqua, appunto.
Foto di Sara Benmessaoud
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La tua partecipazione al programma di Carlo Conti “Tale e
Quale Show” è un grande successo, oltre alla preparazione
vocale qual’ è il tuo trucco per calarti meglio nei panni
dell’artista che interpreti?
C’è un lavoro a 360 gradi, intorno alla costruzione di un
personaggio. Innanzitutto per ciò che mi riguarda, c’è
l’aspetto vocale che forse è il più determinante, visto che è il
fulcro della mia professione. Ma è anche vero, proprio per
questo, che il lavoro sul carattere, sui modi e sulla fisicità
sono ancor più meticolosi. Guardo e riguardo video in
Foto di Sara Benmessaoud
Foto di Sara Benmessaoud
Don Rodrigo - I Promessi Sposi
Quasimodo - Notre Dame de Paris
continuazione e mi esercito molto nel riprodurre i suoni della
voce e le abitudini “posturali”... Poi, come dico sempre, da
cantante cerco di rispettare gli originali senza farne una
macchietta…va bene l’imitazione, l’interpretazione anche
un po’ oltre le righe, ma senza esagerare. Comunque per
farlo bisogna partire anche da una predisposizione di base;
e quella l’ho scoperta da ragazzino, quando già a scuola
imitavo compagni ed insegnanti.
corsa all’aria aperta…una chiacchierata davanti una bella
tavola…Una telefonata ad una persona lontana. E poi…
una canzone. Si, una canzone da cantare all’orecchio alla
persona amata, mentra la si abbraccia. Non c’è niente di
più bello e non c’è niente che faccia stare meglio… 
Il tuo nome è legato a tante opere teatrali e tanti musical tra
cui “Notre Dame de Paris” dove hai interpretato Quasimodo
e “I Promessi Sposi” – Opera-moderna dove hai interpretato
Don Rodrigo, a quale personaggio ti sei affezionato di più?
Credo che Quasimodo abbia segnato irrimediabilmente la
mia anima. Un personaggio struggente al quale mi sento
legato, per affinità che vanno ovviamente al di là del
fattore estetico. Riccardo Cocciante ha scritto un capolavoro
irripetibile.
Il tuo sogno più grande realizzato....
L’essere una persona onesta che vive di ciò che ama. E’ il
patrimonio più importante che fin da piccolo i miei genitori
mi hanno trasmesso.
Il tuo sogno nel cassetto...da realizzare...
Ti rispondo in modo più materiale…Vincere un Oscar…per
la migliore canzone, ovvio…Non sono così megalomane.
Hehe…
Cosa ti ha lasciato di positivo e di negativo l’esperienza
sanremese?
Non credo che mi abbia lasciato nulle di negativo in
realtà…Dipende sempre dalle aspettative, e le mie erano
molto “umane”…Non pensavo che avrei “svoltato” dopo
la vittoria; ho pensato che avrei dovuto lavorare comunque
sodo, giorno per giorno, come sto facendo da più di
vent’anni ormai…Il Festival è stato una bella tappa della
mia onesta e dignitosissima carriera artistica.
Per un mondo all’insegna della bellezza e del benessere
come la ns. rivista cosa suggeriresti ai ns lettori?
Banalmente, trattandosi di un consiglio, posso suggerire
solo di volersi bene. Di “abbassare” l’asticella a volte…Di
lasciare che la vita prenda il suo corso senza affannarsi
troppo. Di godersi il bello delle piccole cose. Un gesto
gentile, una parola buona, un sorriso, un abbraccio, una
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1
Profilo Aziendale
Valori
Affidabilità
Svolgiamo il nostro lavoro in modo professionale, coerente, preciso ed affidabile.
Trasparenza
Le nostre attività sono trasparenti, rispettose di norme, procedure e regolamenti esistenti nel pieno
ed esclusivo interesse del cliente.
Riservatezza
Tutte le informazioni che riguardano l'attività e gli interessi dei clienti non saranno divulgate senza
specifica autorizzazione.
Lealtà
Il rapporto di QSA con ciascuno dei suoi collaboratori è basato sulla fiducia, lealtà e fedeltá
reciproche, perseguendo congiuntamente gli interessi e gli obiettivi prestabiliti.
Attenzione alle persone
Lavoriamo per la crescita personale e professionale nostra e dei nostri clienti, sforzandoci di
condividere e di trasmettere le nostre conoscenze e di contribuire a creare un ambiente di lavoro
piacevole e stimolante.
Certificazioni
Q.S.A. è certificata per i seguenti campi di attività:
- progettazione e sviluppo di sistemi di gestione per la qualità, l'ambiente e la sicurezza;
- progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione in materia di sicurezza e
salute dei lavoratori;
"Q.S.A. è un soggetto accreditato dalla Regione Umbria per la Formazione"
Consulenti di provata esperienza
al Vs. servizio nel campo:
sicurezza sul lavoro
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formazione
qualità
igiene degli alimenti
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S. Martino In Campo - 06132 Perugia
Tel. 0756099160 - Fax 0755738593
A Vs. disposizione per qualsiasi informazione
Personaggio
Fioretta Mari
a cura di G. Laura Ascione
Fioretta nasce da padre fiorentino e madre siciliana, entrambi
attori. La sua carriera inizia prestissimo, è una bambina
prodigio. Collabora con attori teatrali e cinematografici del
calibro di Turi Ferro, Oreste Lionello, Vittorio Gassman, Jean
Louis Barrault, Madeleine Renault, Leo Gullotta, Massimo
Troisi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Pino Caruso e Mario
Scaccia. I suoi spettacoli teatrali sono rappresentati nelle
più importanti città del mondo: da New York a Londra,
da Parigi a Mosca, passando per Berlino, Rio de Janeiro,
Budapest e Montevideo; mentre per il cinema ricordiamo
“La prima notte di nozze”, regia di Corrado Prisco (1976);
“Miracolo a Sant’Anna”, regia di Spike Lee; “Stregati dalla
luna”, regia di Pino Ammendola e Nicola Pistoia; “A Sud
di New York”, regia di Elena Bonelli. In questo periodo
è nelle sale con il divertentissimo ”Sharm el Sheik” per
regia di Fabrizio Giordani. In teatro impossibile non citare
commedie strabilianti come “Anatra all’arancia”, ”L’avaro”,
“Il malato immaginario”, “Parole d’amore parole”.
non solo palcoscenico
Per i ragazzi sei conosciuta come l’insegnante nel
programma della De Filippi ma non tutti conoscono il tuo
glorioso passato artistico, ci racconti qualcosa e come hai
iniziato la tua carriera?
Si può dire che sono nata in palcoscenico perché mia madre
Francy Carrara pur aspettandomi continuava a recitare e
a otto mesi e mezzo di gravidanza, dopo una recita del
Beffardo, dove la protagonista si chiamava Fioretta, io sono
nata e così mi ha chiamata Fioretta. Ho debuttato a tre
anni nella maestrina di Dario Nicodemi … e non mi sono più
fermata.
Tutti i giorni hai la possibilità di esaminare moltissimi
ragazzi che si affacciano al mondo dello spettacolo quale
consiglio puoi dare loro?
Avere un titolo di studio e cercare di organizzarsi per
poter contare su qualche lavoro alternativo perché non
tutti arrivano. Poi grande passione, umiltà e perseveranza
perché tante saranno le umiliazioni, ma difendere con ogni
forza la loro passione.
Molti programmi televisivi sembrano volersi sostituire
alle scuole di recitazione, danza e ballo, secondo la tua
opinione cosa può produrre tutto ciò? Si possono creare
così false illusioni?
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Personaggio
Per quel che mi riguarda una grande palestra di vita e di
esperienza per i miei allievi oltre alle accademie che ho il
privilegio di dirigere, Amici è stata fondamentale per alcuni
dei ragazzi, perché forse non tutti sanno che almeno per
i nove anni che mi hanno impegnata in quella bellissima
compagine, i ragazzi studiano tantissimo e ne uscivano
numeri uno.
Pensi che la televisione resti l’unico trampolino di lancio
visto che il teatro è sempre più riservato a pochi eletti?
Qualsiasi impegno serio, sia televisivo sia cinematografico
che teatrale, è determinante per fare una bella carriera, ma
oggi come oggi è importante anche indovinare una bella
pubblicità e ricordarsi che l’importante non è solo arrivare,
ma durare …e se non si arriva ad essere famosi ci sono
tante maniere per lavorare seriamente ed essere stimati,
fondamentale è amare ciò che si fa.
È un momento storico di grande crisi quali pensi che
siano i prossimi scenari per il mondo della cultura e dello
spettacolo?
Non mi piace sentenziare, ma credo che il domani sarà
senza meno migliore di oggi, dopo le crisi fioriscono le cose
giuste, sarà determinante selezionare bene i veri talenti,
valorizzare la meritocrazia, smetterla con i favoritismi che
sono ingiustizie verso chi vale veramente.
Ci racconti il progetto di New York?
Da due anni ho il privilegio e l’onore di tenere degli stages
alla prestigiosa Lee Strasberg Istitute di New York e di Los
Angeles diretti dalla grande Anna Strasberg. Da quest’anno
terrò degli incontri alla New York University sulle regole
della Commedia dell’Arte che in famiglia mia da tante
generazioni tramandiamo di padre in figlio o figlia (per ora
sono dodici).
Sappiamo che stai lavorando a importanti progetti, ci dai
qualche anticipazione?
Dirigo l’Accademy Carrara di Catania e mettiamo in scena
importanti spettacoli utilizzando gli allievi più meritevoli.
Alcune delle allieve hanno partecipato a Miss Italia e
una di loro, Giusy Buscemi, è stata eletta Miss Italia. Altri
prendono parte a films, produzioni teatrali etc. Uno degli
allievi, Giuseppe Schillaci, ha vinto una importantissima
borsa di studio ed è volato a New York dove studia alla
Starsberg. Ho altre importanti scuole in varie città d’Italia.
Sto per girare “E cade la neve” regia di Simone Petraia con
Richy Tognazzi, Laura Torrisi ed altri importanti protagonisti
della scena italiana. Continuerò a portare in giro per l’Italia
uno spettacolo su Alda Merini la grande poetessa italiana
con balli, canti e recitazione, spettacolo che ha ottenuto
un grande successo questa estate. Riprenderemo anche uno
spettacolo che trionfa da quattro anni, “Menopause”, con
Emanuela Aureli, Fiordaliso e Manuela Metri. 
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Salute, Bellezza e Benessere
La STIPSI:
un problema sempre più comune
a cura della Dott.ssa Alice Tortoioli - Medico Chirurgo
Qualcuno tra i miei lettori si ricorderà sicuramente di una
nota ditta farmaceutica che ai tempi di Carosello faceva la
pubblicità di un confetto che era di aiuto nella stitichezza,
usando come slogan“…, basta la parola”. Oggi questa frase
potrebbe essere ancora in voga, visto che la stitichezza o stipsi
rappresenta uno dei disturbi tipici dei paesi industrializzati,
con una frequenza maggiore negli anziani, nelle donne e
in alcune condizioni fisiologiche come quando è in arrivo la
cicogna. Le particolari abitudini di vita dell’uomo moderno
predispongono a questa fastidiosa condizione, dove lo
stile di vita entra a pieno titolo a far parte delle strategie
di prevenzione e di terapia della stipsi. Spesso, purtroppo
è oggetto di automedicazione, con ricorso a lassativi, a
volte anche solo per “prevenire la stipsi” con l’idea che “la
funzione alvina deve essere quotidiana, per essere in buona
salute, così da eliminare le tossine intestinali e purificare
l’organismo”. Niente di più errato poiché l’uso cronico di
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lassativi porta alla perdita della motilità colica oltre che a
perdite di elettroliti.
Ma facciamo brevemente una parentesi sull’anatomia
dell’ultima parte dell’intestino: il crasso. L’intestino crasso
è suddiviso in cieco, colon, sigma, retto e canale anale.
La principale funzione del retto è quella di serbatoio,
per poter accogliere i volumi fecali per breve periodo
di tempo e posporre la defecazione fino alla comparsa
dello stimolo, per evacuare volontariamente al tempo
più appropriato. Il canale anale mantiene la continenza
fecale, controllando la defecazione, riconoscendo quando
il retto è pieno, discriminando, tramite la sensibilità rettale
quando il contenuto è solido, liquido o gassoso. Di solito
la defecazione è stimolata dal “riflesso gastro- colico” che
insorge circa venti minuti dopo il pasto. Il riflesso stimola
la contrazione del colon spingendo il contenuto fecale
nel retto. La distensione del retto è percepita dal cervello,
Salute, Bellezza e Benessere
evocando per via riflessa l’inibizione del tono dello sfintere
anale interno con il rilassamento. Per evitare l’evacuazione
imminente il cervello manda un impulso volontario allo
sfintere anale esterno che si contrae, facendo si che le feci
ritornino in ampolla rimandando l’evacuazione al momento
sociale più opportuno.
L’American College of Gastroenterology definisce la stipsi
come “una defecazione non soddisfacente caratterizzata
da evacuazioni non frequenti e/o dal passaggio difficoltoso
delle feci per almeno tre mesi”.
Le condizioni che possono causare stitichezza sono
varie: dall’assunzione di alcune categorie di farmaci,
come analgesici oppioidi, antidepressivi, antiepilettici,
antipertensivi, a patologie come l’ipotiroidismo, il diabete
mellito e alcune malattie psichiche. A livello intestinale
possono essere responsabili ernie, stenosi infiammatorie e
tumorali, volvoli. Queste forme di stipsi sono però piuttosto
rare e necessitano di cura specifica della malattia di base.
La forma più frequente di stipsi è la stipsi cronica funzionale,
i cui criteri diagnostici sono universalmente condivisi e
accettati dalla Consensus Conference ROMA III del 2006
che è l’ultima revisione sui disturbi funzionali intestinali
da parte di esperti internazionali, valida non solo ai fini
scientifici ma anche di gestione da parte del medico.
È importante tenere presente che la stipsi rappresenta
una condizione di disturbo e di disagio che compromette
la qualità della vita. La mancata evacuazione è spesso
causa di dolenzia e tensione dell’addome, alitosi, cefalea,
irritabilità o depressione; inoltre in conseguenza dello sforzo
per evacuare possono manifestarsi ragadi anali, emorroidi,
diverticoli intestinali. L’educazione del paziente riguardo
alla stipsi diventa una delle basi fondamentali sia per la
prevenzione che per il corretto trattamento.
Che fare se si soffre di stipsi? Innanzitutto è bene parlarne
con il proprio medico di base per escludere che la stipsi sia
secondaria ad altre patologie, soprattutto quando da un
alvo normale si passa ad una improvvisa stitichezza. Una
volta accertata l’origine della stitichezza è bene rivedere le
proprie abitudini alimentari e di vita. L’intestino è un organo
molto sensibile alle variazioni di umore e alle emozioni; sia
la vita sedentaria e anche quella frenetica che non concede
pause, possono causare ritardi dell’evacuazione che a
poco a poco passano alla stitichezza. Altre cause possono
essere le situazioni ambientali contingenti, come la scarsa
disponibilità di servizi igienici e privacy nell’ambiente di
lavoro, l’alimentazione scorretta tipica della nostra società
e di chi va troppo di fretta, ricca in grassi, proteine, cibi
raffinati e scarsa quantità di fibre.
In letteratura scientifica negli ultimi anni l’attenzione si è
spostata sull’uso dei probiotici, in particolar modo sul
ceppo Lactobacillus casei Shirota. Alcuni studi hanno
evidenziato che l’uso regolare può migliorare la frequenza di
evacuazione, la qualità delle feci sia in odore e consistenza
che come senso di completo svuotamento.
È bene, concludendo, attenersi ad alcune norme che sono poi
di facile applicazione, ricordando che la regolarizzazione
delle funzioni intestinali è spesso un processo lento che
richiede alcuni cambiamenti nello stile di vita:
cercare di andare in bagno sempre alla stessa ora;
massaggiare delicatamente la parte inferiore dell’addome
nell’attesa dello stimolo;
non reprimere lo stimolo durante la giornata;
non usare lassativi o purganti senza il parere del proprio
medico;
seguire una alimentazione che contenga sia fibra solubile
(contenuta nella maggior parte della frutta, della verdura e
dei legumi) che insolubile (contenuta nella pasta e nel pane
integrale);
bere acqua durante la giornata e non solo ai pasti principali;
fare un po’ di attività fisica, quotidiana e costante;
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dimagrire se si è in sovrappeso; Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
L’insalata greca
L’insalata greca (greek salad), è un piatto tradizionale che
potete senz’altro trovare in ogni ristorante greco; è composta
da insalata verde, pomodori, cetrioli, cipolle, olive, e Feta,
formaggio tradizionale ellenico. L’insalata greca, è un
contorno adatto ad accompagnare un secondo piatto,
oppure può essere gustata come piatto unico, se decidete
di pranzare in modo fresco e leggero.
Per preparare l’insalata greca, lavate l’insalata, asciugatela
per bene e tagliatela.
Proseguite con i cetrioli: lavateli, sbucciateli aiutandovi con
un pelapatate e tagliateli a fettine di mezzo centimetro.
Sbucciate, lavate e tagliate la cipolla a fette sottili o spesse,
secondo i vostri gusti, lavate i pomodori, privateli del
picciolo e tagliateli in quarti.
A questo punto prendete la feta e tagliatela a cubetti.
In una ciotola capiente ponete per prima cosa l’insalata,
i cetrioli poi proseguite con le cipolle, i pomodori e
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le olive nere greche. Alla fine aggiungete la feta, l’origano e
l’olio. Se preferite potete aggiungere anche un po’ d’aceto.
Conservazione: è preferibile consumare l’insalata greca
appena fatta o, al massimo, il giorno dopo.
Consiglio: l’insalata greca, spesso viene preparata con
del peperone verde tagliato a filetti, e la cipolla rossa
può essere sostituita con una cipolla novella bianca;
inoltre, spesso i cetrioli vengono tagliati a fettine senza
necessariamente sbucciarli. Se non trovate le olive nere
greche potete sostituirle con delle olivenormali, verdi o nere.
Curiosità:
il
formaggio
greco
Feta,
preparato
tradizionalmente con latte di pecora o misto pecora (80%)
e capra (20%), viene conservato in salamoia sotto forma
di grossi pani rettangolari, che somigliano appunto a delle
fette, e fetta in greco si pronuncia “feta”. 
Pizzeria
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Salute, Bellezza e Benessere
La solitudine, come esperienza psichica, è un fenomeno
complesso, di non facile verbalizzazione da parte di chi
lo vive e di non facile comprensione da parte di chi lo
osserva e lo studia. Questo concetto risulta infatti a tutt’oggi
ambiguo e per comprenderlo fino in fondo è necessario
prima di tutto differenziare tra solitudine di fatto (aloneness)
e il senso di solitudine (loneliness). La prima accezione si
riferisce all’essere fisicamente isolato dagli altri, uno stato
ontologico a cui non corrisponde un’emozione, la seconda
corrisponde invece ad un sentimento soggettivo che indica
una discrepanza tra la quantità e/o la qualità delle relazioni
desiderate e quelle reali (Peplau, Perlman, 1982). Anche se
spesso l’isolamento sociale implica un vissuto di solitudine,
le due situazioni non coincidono necessariamente. Ci si può
infatti sentire soli in mezzo ad una folla e, dall’altra parte,
possiamo non sentirci soli pur stando da soli (ad esempio se
si è inseriti in una rete amicale) (Miceli, 2003). La solitudine,
comunque sia definita, rappresenta un segnale che indica
lo stato delle nostre relazioni: ci avverte che dai nostri
rapporti non riceviamo le risorse di cui abbiamo bisogno
per il nostro benessere. Se ci si addentra ancora più a fondo
nell’esplorare la solitudine scopriamo inoltre che questa è
ambigua e doppia poiché porta con sé sia un volto benigno
che uno maligno. Non è infatti solo un fattore di rischio per
lo sviluppo di patologie fisiche (insonnia, problemi cardiaci,
riduzione delle difese immunitarie, disturbi alimentari) e
psicologiche (depressione, ansia, bassa autostima, abuso
sostanze, shopping compulsivo) ma può anche portare
l’individuo a scoprire l’individualità e l’unicità del proprio
essere e a sviluppare le capacità creative presenti in ciascuno
di noi. È poi da precisare che la solitudine, condizione
archetipica dell’essere umano che oscilla tra patologia e
normalità, è una condizione molto democratica che non
accorda privilegi all’una o all’altra tipologia di persone.
La solitudine è comunque un sentimento avvertito in forma
diversa in ogni individuo, tra i differenti gruppi sociali e
nei diversi stadi dell’arco di vita (Rokach, 2000). Gli
studiosi osservano che questa, anche se con caratteristiche
qualitativamente diverse, è presente a tutte le età, dagli
otto anni fino all’età anziana. Già in età scolare i bambini
sono infatti in grado di capire la solitudine, collegandola
ad esempio a sentimenti di tristezza perché non c’è nessuno
La foresta delle solitudini:
significati ed interventi
a cura della Dott.ssa Barbara Bertocci
Psicologa, Psicoterapeuta, specialista in Psicologia
della Salute, Vice Presidente Associazione dei diritti
degli Anziani (A.D.A.) Siena (sede operativa Chiusi)
Salute, Bellezza e Benessere
con cui parlare o giocare. Nell’adolescenza, poi, periodo
di cambiamenti e di faticosa costruzione dell’identità,
si verificano radicali trasformazioni nei rapporti affettivi
e sociali che, accanto allo sviluppo di pensieri ideali e
irrealistici rispetto all’amicizia e alla condivisione, portano
a conoscere la solitudine nelle sue componenti di fascino e
insieme di sofferenza. Gli idealismi della gioventù vengono
superati nell’età adulta ed anziana dove la solitudine prende
altre forme a seconda anche dello stato civile e, comunque,
della fase di vita che si sta vivendo (pensionamento, uscita dei
figli dalla famiglia di origine) (Shu-Chuan, Lou Sing 2004).
Riflettendo sull’argomento si può capire che la presenza
di partner o di figli, pur proteggendo dall’isolamento, non
tutela dal provare sentimenti di solitudine a meno che in
famiglia non siano presenti reciprocità, amore e intimità.
Qualitativamente diversa è la solitudine sperimentata dalla
categoria eterogenea dei single che racchiude sia chi ha
scelto di stare da solo sia chi non ha mai avuto opportunità
di incontro. Questa, se nel primo caso è percepita come un
qualcosa di benefico e di creativo che esalta l’individuo che
non intende sacrificare valori o impegni (il risvolto negativo
è quindi la sua componente egoistica), nel secondo può
assumere forme depressive e può essere accompagnata da
valutazioni negative su di sé e sugli altri. Diverso è poi
il sentimento di solitudine di chi è separato o vedovo. In
queste situazioni, pur con delle sfumature, si ha spesso una
sensazione di incredulità per aver perso la persona amata,
rabbia per aver subito un’ingiustizia e/o senso di colpa.
Da tutte queste osservazioni capiamo quindi che esistono
varie tipologie di solitudini e che dietro all’espressione “mi
sento solo” spesso riportata dai pazienti che giungono
all’osservazione psicologica esiste una gamma di significati
da esplorare ed un altrettanto ampio ventaglio di interventi
da strutturare ad hoc per le difficoltà presentate dalla
persona che chiede aiuto. Saranno ad esempio progettati
percorsi diversi a seconda che siano rilevati problemi nello
stringere relazioni, nel mantenimento dei legami o nella
fine dei rapporti (separazioni o lutti). Per attutire il senso di
solitudine si possono infatti utilizzare strategie spontanee
(mentali e comportamentali) o, soprattutto se la solitudine
è cronica, è necessario proporre interventi psicologici
più strutturati focalizzati sull’analisi delle aspirazioni e
aspettative personali e sulle interpretazioni che la persona
dà dei propri deficit relazionali. Durante il trattamento si
può lavorare sul giudizio personale e le aspettative verso
gli altri. Si può quindi cercare di intervenire favorendo
l’acquisizione di maggiori competenze sociali (maggiore
capacità di stare soli, migliore abilità nello stringere
relazioni anche superficiali, più grande apertura verso
gli altri), lavorando sul giudizio personale e cercando di
rimuovere gli ostacoli ambientali e sociali che riducono la
possibilità di relazione. Una terapia può essere utile anche
per gli anziani e, contro lo stereotipo comune, non ci sono
controindicazioni per svolgere un tale lavoro.
Bisogna poi specificare che molte di queste iniziative non
sono specificamente orientate contro la solitudine, ma
agiscono indirettamente su questo sentimento. Pensiamo
in questo caso all’attività di volontariato che, facendo leva
su uno scopo comune, può aiutare i “soli” (persone che
temono lo stigma della solitudine) ad inserirsi all’interno di
un gruppo e a creare nuove relazioni intergenerazionali. 
BIBLIOGRAFIA
Miceli M. (2003), Sentirsi soli, Il Mulino, Bologna
Peplau L.A., Perlman, D. (1982), «Perspectives on loneliness», in
L.A Peplau, D. Perlman, (eds), Loneliness: A sourcebook of current
theory, research and therapy, Wiley & Sons, New York.
Rokach A. (2000), loneliness and the life cycle, Psicological
reports, 86, 629 – 642
Shu-Chuan J, Lou Sing K (2004), Living alone, social support and
feeling lonely among the elderly, Social Behaviour and personalità,
32, 2, 129 - 138
E-mail: [email protected]
Wealth Planet magazine
17
Salute, Bellezza e Benessere
I miti dell’obesità
del bambino:
come nascono?
a cura del Prof. Adriano Falorni - Pediatra
I dati statistici documentano un incremento preoccupante
di eccesso di peso in età evolutiva che prelude a future
conseguenze relative a patologie dismetaboliche in età
adulta con le conseguenze note a carico di vari organi e
in particolare dell’apparato cardiocircolatorio. Tutti i tentativi
finora messi in funzione per affrontare questa situazione
non sembrano portare ad alcun risultato significativo. Non
appare ancora chiaro se il problema sia effettivamente di
difficile soluzione o se i metodi adottati per affrontarlo siano
poco incisivi. In realtà certi aspetti relativi al modo di studiare
e di impostare l’argomento lasciano qualche perplessità,
specialmente considerando che da certe indagini emergono
risultati sulla scorta dei quali vengono poi suggeriti
comportamenti non sempre convincenti.
La ricerca svolta in questo campo è essenzialmente di due tipi.
Una parte di essa è basata sull’analisi di condizioni cliniche
o fisiopatologiche, nonché sullo studio dei fattori coinvolti
nel meccanismo di regolazione dello stato di nutrizione.
È questo un tipo di indagine che si presenta abbastanza
rispettoso dei metodi di una buona ricerca scientifica. Altri
studi sono basati su indagini statistiche tese ad individuare
fattori o comportamenti ai quali associare e/o attribuire lo
sviluppo di un eccesso ponderale. Questo genere di studi
appare condizionato da molteplici limitazioni, l’elenco delle
quali sarebbe lungo e articolato. Ci limiteremo a farne alcuni
accenni. Stante la grande variabilità individuale, sia nei
comportamenti sia nelle caratteristiche somatiche, è necessario
arruolare numeri enormi di soggetti, centinaia o migliaia,
affinché la casistica esaminata possa essere considerata
sufficientemente rappresentativa della popolazione in esame.
Se il numero dei soggetti inseriti nello studio è così elevato,
ne deriva che la raccolta dei dati o delle informazioni deve
essere svolta con l’impiego di metodi relativamente semplici.
Questo già di per sé rappresenta una limitazione. Inoltre,
18
Wealth Planet magazine
nella correlazione fra i fattori in esame, chiamiamoli A e B,
è necessario escludere l’influenza di fattori attivi su entrambi,
i cosiddetti “fattori confondenti”. In altri termini è necessario
correggere l’effetto di un fattore C che condiziona il rapporto.
Il fatto è che nel campo dello sviluppo dell’obesità di fattori
C ve ne sono molti e costituiscono un’altra limitazione per
l’indagine, poiché è difficile individuarli tutti e ognuno di essi
partecipa a confondere l’effetto della relazione fra i due fattori
in esame, contribuendo quindi a rendere necessario l’elevato
numero dei casi da inserire nello studio. Superato questo
ostacolo, ammesso che una relazione fra A e B esista e sia
significativa, si dovrà quantificarne il peso, vale a dire quanto
cambia B al variare di A o viceversa. Se questa variazione è
piccola, come spesso accade, il dato che emerge può pure
avere qualche interesse dal punto di vista speculativo, ma
può risultare ininfluente sotto il profilo applicativo. Esiste poi
il problema principale che si pone alla fine di tutto il percorso
dell’indagine. Se A correla con B. Quale dei due fattori
influenza l’altro? Qui i “bias” o se si preferisce le “illusioni
cognitive” si sprecano. Vale a dire si cade spesso vittime
del cosiddetto “inganno della ragione”, come per millenni è
accaduto nella convinzione che fosse il sole a girare intorno
alla terra. Trasferendo questo concetto nell’obesità viene
spontaneo pensare che una persona diviene obesa perché
mangia troppo. In realtà è il meccanismo genetico che,
stabilendo che quella massa corporea è quella più adeguata
per quell’individuo, impone una maggiore richiesta di cibo
per realizzarla. In altre parole quella persona mangia di più
per potere diventare obesa.
Poiché da questo tipo di studi derivano indicazioni su
comportamenti da adottare per prevenire o per correggere
l’eccesso ponderale, appare inevitabile che certi suggerimenti
lascino perplessi sulla loro reale efficacia. Quanto esposto
pone in evidenza la grande difficoltà che si incontra per
rispettare i canoni di una rigorosa ricerca scientifica. Nella
grande maggioranza dei casi i risultati lasciano così la porta
aperta a dubbi. I dati che emergono offrono magari spunti
per ipotesi, che, se proprio si vuole, possono anche apparire
interessanti sotto il profilo speculativo o per programmare
studi più approfonditi. Il fatto è che non ci si accontenta, così
dall’ipotesi si passa all’opinione, da qui alla convinzione
e quindi direttamente alla teoria. In sostanza si tende ad
ignorare la strada di un sano empirismo che è alla base
della ricerca scientifica e se ne imbocca una che è più
tipica della dialettica politica. Tendono così a prevalere
concetti carichi di suggestione ma di scarsa consistenza.
Si creano slogan, si costruiscono regole comportamentali
e nascono i miti. È doveroso ammettere che per molti casi
si tratta di indicazioni che tutto sommato possono anche
essere considerate positivamente. Ma è la tendenza alla loro
estrapolazione dal contesto complessivo e la conseguente
eccessiva valorizzazione che portano al risultato di
distogliere l’attenzione delle famiglie dai reali meccanismi
che provocano l’eccesso di peso, e l’obesità del bambino
aumenta. 
Eleutherococcus senticosus
Ginseng Siberiano
a cura
del Dott. Giulio Lattanzi
Farmacista, nutrizionista
Il Ginseng Siberiano, nome botanico Eleutherococcus
senticosus, è meno noto di quello coreano, ma sicuramente
molto diffuso e cresce nelle steppe siberiane, nella
Manciuria e nel Nepal. L’impiego di questa preziosa e
pregiata radice ha origini antichissime e risale addirittura
ai tartari, le radici venivano masticate dai Nomadi durante
i loro spostamenti come antifatica e come rivitalizzante non
solo fisico, ma anche mentale. Il Ginseng è una pianta non
facile da trovare; per la sua forma stranamente umana della
radice è considerata lo “specchio della vita” e presenta
per alcuni stregoni poteri magici per l’individuazione delle
malattie. Vera e propria mandragola, elisir di giovinezza,
toccasana incomparabile, per i cinesi il ginseng possiede
virtù terapeutiche, preventive, curative ed energetiche
inimmaginabili. La crescita del ginseng è estremamente
lenta; nel giro di un anno la radice non è più grossa di un
fiammifero, e a tre anni deve venir trapiantata, a sei o sette
anni giunge alla maturità. In molti trattati di medicina Cinese
gli autori sostengono che questa radice sia un eccellente
rimedio per la spossatezza provocata da un eccessivo lavoro
del corpo o dello spirito, che sciolga le flemme, guarisca la
debolezza dei polmoni e la pleurite, metta fine al vomito,
fortifichi la bocca dello stomaco e aumenti l’appetito,
dissolva gli umori, ponga rimedio alla respirazione debole
e affannosa, fortifichi gli spiriti vitali e produca linfa nel
sangue allungando la vita agli anziani. Quanto alla
medicina moderna, prende in considerazione soprattutto
la sua azione stimolante (principalmente sulla corteccia
cerebrale e sul ritmo cardiaco), la sua azione rilassante,
contro la stanchezza e regolatrice dell’attività metabolica.
È una pianta particolarmente indicata a chi, a causa dello
stress, si trova in uno stato di stanchezza e prostrazione sia
fisica che mentale, occorre tuttavia ricordare che la sensibilità
individuale è molto variabile pertanto qualora l’effetto di
stimolo, risulti eccessivo, è opportuno ridurne il dosaggio.
Il Ginseng agisce profondamente sul nostro organismo e
l’uso prolungato migliora in modo sostanziale la capacità
di rispondere allo stress permettendo di recuperare più
facilmente il nostro stato di salute nella convalescenza. Al
ginseng, la moderna farmacologia riconosce una azione
tonica e corroborante, confermando l’esperienza millenaria
orientale. Importante adattogeno, agisce sui sistemi
immunitario, endocrino e nervoso grazie alla sua abilità
di aumentare la capacità dell’organismo di adattarsi allo
stress interno ed esterno rafforzandone i sistemi. Il farmaco
adattogeno è una sostanza che aumenta la capacità di
reazione del cervello e del surrene, migliorando quindi
la resistenza dell’organismo di fronte ai più diversi agenti
lesivi di carattere chimico, fisico, meccanico, farmacologico
e biologico. In altre parole, il farmaco adattogeno aiuta
l’organismo ad adattarsi più facilmente alle circostanze che
lo colpiscono; considerato tonico, agisce su tutti i sistemi
grazie alla sua abilità di rinvigorire e rafforzare tutti i sistemi
e gli organi, il ginseng coreano è particolarmente utile nei
pazienti in convalescenza da gravi incidenti, operazioni
Salute, Bellezza e Benessere
chirurgiche serie, o malattie debilitanti legate all’età. È utile
nel sostegno delle malattie a lungo termine, delle debolezze
respiratorie, della debolezza sistematica, della funzione
cerebrale, per l’assorbimento di zucchero, per le ghiandole
endocrine, e per tutte le malattie da deficienza. Valido
stimolante, agisce su tutti i sistemi grazie alla sua abilità
di aumentare temporaneamente la funzione e l’attività in
modo rapido ed utile è anche ipoglicemizzante agendo sul
sistema endocrino e sulla funzione ormonale grazie alla sua
abilità di ridurre o controllare l’alto tasso di zuccheri nel
sangue. Esperimenti sull’uomo e sull’animale ribadiscono
l’effetto antistress del ginseng. Da queste ricerche si
deduce che non soltanto il ginseng accresce la resistenza
in situazioni stressanti “eccitando” semplicemente il sistema
nervoso ma si pensa che riesca anche ad intervenire a
livello ormonale. La sua azione equilibratrice dipenderebbe
dall’interazione tra i suoi principi attivi con gli psicoormoni,
cioè quegli ormoni che non solo defluiscono dal cervello per
trasmettere ordini a tutto l’organismo ma circolano all’interno
del cervello stesso. Riconosciuta da secoli anche l’attività
afrodisiaca, stimolando il desiderio e le funzioni sessuali,
è capace di intervenire positivamente nella risoluzione di
alcuni problemi sessuali, come l’impotenza, la frigidità, la
mancanza di desiderio. Un elevato livello di stress, infatti,
rappresenta sicuramente uno dei principali fattori che
influenzano negativamente una felice vita sessuale; se poi,
all’accrescimento della capacità di resistenza in situazioni
stressanti aggiungiamo l’azione antidepressiva e quelle
toniche e rivitalizzanti, appare evidente come il ginseng, pur
non essendo una sostanza afrodisiaca in senso stretto, possa
essere molto utile in tutti i casi di “stanchezza sessuale”.
Capace di stimolare il sistema immunitario e di potenziare
il fattore di crescita dei nervi migliora anche i riflessi per
ultimo, agisce sul sistema cardiovascolare con regolazione
della pressione arteriosa grazie alla presenza di colina,
una sostanza già presente nell’organismo che partecipa
al controllo della pressione sanguigna, abbassandola e
regolarizzandola. Disponibile il Ginseng in farmacia sotto
forma di estratto secco, opercoli, concentrato fluido, gocce,
capsule, tavolette
Come in molti altri casi esistono effetti collaterali legati
all’utilizzo del ginseng, il più comune è quello dell’insonnia,
accompagnato di solito da eccessivo nervosismo e
irritabilità, soprattutto quando il ginseng viene assunto in
concomitanza di altre sostanze stimolanti quali caffeina
o teina; si avrebbe infatti un'eccessiva stimolazione del
sistema nervoso con gli effetti collaterali appena citati.
Infine, un abuso della preziosa radice, prolungato nel
tempo, potrebbe portare, in casi estremi anche a tremori
incontrollati, occorre quindi sospendere immediatamente
l’assunzione e parlare immediatamente con il proprio

medico o con il farmacista di fiducia. Per dilettarci in cucina, vi consiglio un modo veloce, semplice
e gustoso per assaporare questo Nostro prezioso frutto di
stagione
Spaghetti alla chitarra con gamberi e ginseng
Ingredienti:
- code di gamberi,
- filetti di platessa sbollentati,
- liquore al ginseng,
- olio oliva,
- peperoncino polvere,
- salsa di pomodoro,
- cipolla e prezzemolo tritati,
- zucchine e pomodorini ciliegino.
In una padella far sfumare i gamberi e la platessa con il
ginseng. A questo punto unire l’olio e gli aromi tritati e farli
rosolare. Unire così la salsa di pomodoro, il peperoncino a
volontà e cuocere per pochi minuti. Nel frattempo scottare in
pochissimo olio le zucchine e i pomodorini tagliati a quattro.
Una volta pronti unirli al sughetto e lasciar insaporire il tutto.
Cuocere e scolare la pasta e farla mantecare in padella con il
condimento.
Impiattare il tutto decorando con i pomodori ciliegini.©
Al prossimo appuntamento…………………..
Farmacia C. “Le Fornaci“
Via F.lli Briziarelli n°17 - 06055 Marsciano - Tel. 075 8749453
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Wealth Planet magazine
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Salute, Bellezza e Benessere
I mantra della vita
Incubo dieta: ferragosto è passato, mi metto a dieta.
Quasi quasi faccio
un salto in libreria
a cura della Dott.ssa Maria Luisa Bacosi
Università degli Studi di Perugia
Prima dell’estate (sfido chi non lo ha detto almeno una volta
nella vita) ci si ripeteva:”Arriva la prova costume, mi devo
mettere a dieta”!
L’estate è agli sgoccioli, oramai il rientro dalle ferie
è arrivato, forse anche in anticipo a causa della crisi
economica e del caro carburante e se le vacanze lunghe e
i viaggi si sono accorciati, l’unica cosa certa che ci siamo
concessi sono stati “gli strappi” a tavola. Insomma il cibo e
il buon bere sono stati gli unici privilegi che non ci siamo
fatti mancare. Ma ora che bisogna rientrare in ufficio e
“rientrare” nel guardaroba invernale (quello autunnale
non esiste più a causa dei cambiamenti climatici) bisogna
dimagrire impiegando meno tempo possibile. È tempo di
disintossicarsi dagli happy hour, dai gelati e dalle bevande
dissetanti (perché l’acqua da sola non disseta) ed eliminare
quei cuscinetti adiposi che sono sorti come funghi dopo
una giornata di pioggia sul nostro girovita, e prepararsi al
meglio per arrivare ad un altro tour de force: l’abbuffata di
Natale.
È già padrone delle nostre librerie (ma lo si può trovare anche
negli Autogrill) l’ultimo “fai da te” in campo nutrizionale:
i libri della dieta Dukan. C’è un popolo di soggetti, che
io chiamo “i dukaniani e le dukaniane”, fedelissimi ad un
ennesimo regime alimentare fatto di proteine senza limiti
che riconoscendosi come affiliati ad un credo si aggirano
nei supermercati a fare incetta di confezioni di bresaola,
carne e pesce. Il Dottor Dukan, furbo medico-imprenditore
(o meglio più imprenditore che medico), si è re-inventato
la filosofia della dieta iperproteica creando un impero
economico e trasformando i suoi fedeli clienti in un popolo
di tigri e leoni.
Il suo regime alimentare è divenuto molto noto prima in
22
Wealth Planet magazine
Francia e poi in USA, arrivando agli onori delle cronache
per aver portato Kate Middleton all’altare in uno stato di
grazia, sfoggiando una linea strepitosa. La dieta Dukan
promette una perdita di peso rapida e senza alcun pericolo
per la salute; non ti obbliga a pesare niente, ti fa rimpinzare
quanto vuoi a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Questo contrasta con tutta la letteratura scientifica che da
tempo sta trovando collegamenti tra il cancro e le troppe
proteine. Inoltre seguire questi comandamenti, comporta il
tralasciare la parte più importante di un regime alimentare:
imparare a mangiare, a stare bene, a stare in salute. Chi
segue questo schema ha il solo l’obbiettivo di perdere peso
rapidamente e di vedere quel numerino soddisfacente sulla
bilancia senza tenere conto del mezzo con cui ci si è arrivati.
E poco importa se gli specialisti provano in ogni modo a
sottolineare la potenziale dannosità della dieta iperproteica,
in particolare sui reni, sul fegato e sul metabolismo più in
generale.
Oltre a fare una dieta sbagliata, come ci si sente con la
parte della coscienza animalista e ambientalista ? L’impatto
ambientale del consumo di carne è allarmante: il bestiame
utilizza le terre per la produzione del mangime, consuma
un’enorme quantità di acqua ed è causa di enormi emissioni
di gas serra. Chi mangia gli animali consuma le risorse
della Terra quattro volte più di chi non lo fa. E non bisogna
essere vegetariani integralisti per capirlo. E poi mangiare
una bistecca è un piacere, ma divorare carne senza criterio
è un atteggiamento perverso, un insulto a milioni di uomini
che vivono sottoalimentati.
E gli spaghetti e i biscotti che fine hanno fatto ? Chiediamo
ai dukaniani se li sognano la notte.

Cultura e Società
Lo sport
tra nazionalismo e industrializzazione
a cura del Prof. Luigi Bertini - Università degli Studi di Perugia - Scienze Motorie e Sportive
Verso la fine dell’ottocento nelle associazioni ginnastiche
dei territori italiani sotto il dominio austro-ungarico, le
cosiddette “terre irredente” (Friuli Venezia Giulia, Trentino,
Istria, Dalmazia), si manifestavano le testimonianze più
vivaci ed estreme del sentimento nazionalista: dalle divise
confezionate sul modello delle camicie rosse garibaldine o
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Wealth Planet magazine
dei più gloriosi corpi dell’esercito italiano, ai festoni con il
tricolore posti in ogni occasione durante le manifestazioni
ginniche, i raduni, le passeggiate, come pure nelle sale e
nelle palestre.1
1 S. Pivato, “Far ginnastica e far nazioni”, in Coroginnica, Saggi sulla ginnastica,
lo sport e la cultura del corpo, Roma 1992
Cultura e Società
L’attività delle associazioni veniva organizzata in rapporto
alle diverse etnie presenti, contrapponendo quindi l’italianità
su due fronti: quello asburgico e quello serbo-croato.
Nei territori di lingua slava si diffondeva il movimento
ginnastico dei “Sokol”2, che traeva la sua origine dalle
lotte per il nazionalismo ceco e slavo: esso, a differenza
del movimento ginnastico italiano che rimase un fenomeno
sostanzialmente urbano, si diffuse soprattutto nelle periferie
e nelle campagne, data la prevalente presenza slovena. Ci
furono fra le due tendenze, anche se avevano in comune
la pratica e la diffusione della ginnastica, dei contrasti
che sfociarono talvolta in incidenti: essi venivano acuiti
dall’atteggiamento della gerarchia e dalla diffidenza
“istintiva” del clero locale, che costituendo un nucleo
indiretto di pressione asburgica, avevano anche manifestato
aperture evidenti nei confronti degli slavi, rafforzando di
conseguenza quell’atteggiamento “laico” che le società
ginnastiche già avevano fin dalle origini. Nel Trentino invece
il movimento ginnastico assunse fin dall’inizio un andamento
più compatto, facilitato forse dal territorio più piccolo e dal
maggiore affiatamento tra le varie associazioni.
<<I reiterati interventi della polizia e i numerosi decreti
di scioglimento ingiunti non lasciavano dubbi sui reali
intendimenti del movimento ginnastico...>>.3
In seguito divenne sempre più difficile la costituzione di
società ginnastiche, e si dovette ricorrere allo stratagemma
di nuove forme associative come: “Club Nautico”, “Società
di Canottieri” ecc...
Ma nello stesso tempo, questo nuovo tipo di associazionismo
seguiva realmente le tendenze che scaturivano dalle varie
società, che nel giro di pochi anni avrebbero realmente
modificato e caratterizzato il costume sportivo con la
diffusione del “velocipedismo” (ciclismo) come sport
popolare.
Tutto ciò non solo modificava e ampliava le possibilità delle
società ginnastiche, ma soprattutto accentuava ancor di più
in senso nazionalistico la pratica sportiva.4
La società industriale tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900
era soprattutto una società urbana; lo sviluppo delle città
portava con sé nuove abitudini di vita e nuovi bisogni. Si
cominciava a ridurre lo spazio a disposizione dei singoli
individui e la possibilità di passare del tempo all’aria aperta
a diretto contatto con la natura.
2 “Sokol” significa Falco, un nome carico di significati simbolici che agli occhi
dei fondatori Tyrš e Fügner rappresentava meglio di tutti gli ideali di coraggio e di
libertà. La filosofia dei Sokol era di matrice antica e si ispirava sia all’ideale greco
della “Kalokagathia”, che vedeva nell’individuo virtuoso la coesistenza di bellezza
e valore morale, la perfetta unione della sfera etica e di quella estetica; sia a quello
caro ai Romani, sintetizzato nella nota massima di Giovenale: “Mens sana in corpore
sano”, che voleva la mente e il corpo in completa armonia tra loro. In questo senso
veniva associata l’educazione fisica con la promozione dei valori morali e civili tipici
del popolo ceco e nell’attività dei Sokol un mezzo per la diffusione di questi ideali.
Tra i valori promossi vi erano l’uguaglianza, la disciplina, il rispetto per gli altri, il
patriottismo, l’onestà, la volontà e la fratellanza.
3 S.Pivato, Ginnastica e Risorgimento alle origini del rapporto Sport-Nazionalismo,
in “Ricerche Storiche”, n° 2, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane,1989, p. 271
4 S.Pivato, op. cit., pp. 272-273
Diminuiva il lavoro fisico elementare dell’uomo, si
camminava di meno, si portavano meno pesi. Anche il
lavoro nelle fabbriche e negli uffici stava cambiando: il
primo cominciava a richiedere l’uso di una sola parte del
corpo, che ripeteva per ore sempre gli stessi movimenti (e
non più l’uso di tutto il corpo); il secondo costringeva a stare
più a lungo seduti.
Le mutate condizioni sociali ed economiche, fenomeni quali
la crescente urbanizzazione e l’incipiente industrializzazione
richiedevano, secondo medici e fisiologi, un esercizio fisico
non più basato sull’artificiosità degli esercizi ginnastici
obbligatori, (...) ma che reintroducesse lo stimolo del
divertimento.5
Alcune ragioni della diffusione e del successo dello sport
si collocavano anche in questi particolari appena citati;
inoltre l’attività sportiva, impegnando tutto il corpo ad
un lavoro non sedentario, recuperava allora, come ora,
esperienze di corsa, di salto, di lotta, di gioco altrimenti
escluse dalla vita di tutti i giorni. Compensava con un
esercizio fisico più completo le carenze che la vita urbana e
il lavoro industriale avevano portato. Nei piccoli centri dove
erano stati fatti degli sforzi per portare la pratica sportiva
nelle campagne, l’esperienza non aveva dato grandi frutti,
per il perdurare di problematiche economico-sociali più
assillanti. La vita delle città sembrava quindi corrispondere
meglio alle caratteristiche dello sport, anche perché nella
città erano più forti il confronto tra i singoli, la concorrenza
tra individui e la lotta per affermarsi. L’attivita sportiva già
allora presentava molti aspetti tipici della civiltà industriale:
si puntava alle migliori prestazioni applicando lo studio e la
ricerca; si sviluppava la concorrenza e la competitività tra
individui, tra squadre e tra nazioni. 
5 A.Mosso, L’educazione fisica e i giuochi nelle scuole, in S.Pivato, “I terzini della
borghesia”, Milano, Leonardo, 1990, pp. 137-138
Wealth Planet magazine
25
Cultura e Società
La campana
della Storia
a cura di Juan Carlos Gallici
Docente e giornalista, nato in Argentina,
laurea a Còrdoba e Roma, specializzazione
a Viterbo
La situazione delle Società europee in questi ultimi anni non
è stata e non è certamente serena. Ogni giorno la “realtà”
s’incarica di ammonirmi che nulla è scontato e mi ricorda
che quel giorno devo lottare con i denti e con le unghie per
conquistare qualcosa e per conservare il patrimonio che ho
ricevuto in gestione dalle generazioni passate. Scopro che
nessuno può vantare “diritti acquisiti” ma solo il “privilegio
concesso” della vita che, non senza fatica, ogni giorno
devo meritare. In questa ottica mi vedo tutt’uno con milioni
e miliardi di uomini e di donne che lottano strenuamente
giorno e notte per meritare la vita, la salute, la famiglia, il
lavoro, il benessere, la pace, la giustizia, la libertà.
L’Umanità per secoli è andata avanti alla conquista di ideali
e di diritti che per me erano eterni. Oggi ci accorgiamo che
eterni non sono, che sono solo meccanismi convenzionali
ma strutturalmente associati agli equilibri umani, su cui
poggiano i grandi ideali in cui crediamo: l’uguaglianza,
la giustizia, la pace, il lavoro, ecc. Meccanismi questi che
appartengono alla temporalità contingente e che, in quanto
tali, si possono inceppare. Beh, oggi, per me, si sono
inceppati. Molti dei nostri così detti diritti civili sono solo
in concessione, cioè opportunità da sfruttare, comunque
soggette ad altre volontà non nostre, quasi sempre
lontane e, spesso, occulte. Tutto ciò potremmo chiamarlo
“sistema calibrato di convivenza”. Credo che esistano
sistemi alternativi, ma questo in cui vivo non mi piace più
di tanto, ha parecchie limitazioni. Nominalmente ha tutto
per la perfezione dell’esistere, ma nella pratica si rivela
una formula fallibile e menzognera. Ovviamente non mi
appello all’ingiustizia, alla corruzione e nequizia umana,
alle prevaricazioni del potere e della politica. Sento solo un
normale forte richiamo alla realtà. E, come tanti, mi ritrovo
parecchio scontento, deluso e perfino arrabbiato (questo è
26
Wealth Planet magazine
un diritto garantito purché non si pretendano soluzioni). La
prassi del sistema rende evidente quanto esso sia vuoto,
infarcito di ampollosità, progetti, programmi, parole e
menzogne. E nella mia ingenua indifferenza scopro pure
che qualcuno mi vuole al servizio del sistema e cerca la
mia mente, la mia educazione e con essa la mia adesione,
dedizione, disponibilità e sottomissione. Solo dentro questo
ambito si può lucrare qualche benevolenza dal potere.
Fuori, esiste solo il peso della Legge. Ma questo non paga.
Ecco il dilagare del laicismo. La fede in qualcosa oggi non
rende, tanto meno se l’esperienza è a portata di mano.
Una delle più grosse lacune del sistema è la sua parzialità
e la pressoché totale ignoranza di altri livelli. Questi
sono livelli non sociali, ma individuali, non operativi ma
ideali. Sono molto più veri e consistenti che, però, il più
delle volte purtroppo sono inutilizzabili in quanto confinati
nell’area della trascendenza esperienziale e quindi con
scarsa possibilità operativa a livello collettivo: la coscienza,
le nostre necessità, i nostri pensieri, la nostra serenità, la
nostra sensibilità, i nostri progetti, la nostra fede, la nostra
impotenza, le nostre aspirazioni, le nostre sofferenze, la
nostra felicità. Un vero peccato perché è proprio questa area
di ideali e di esperienze che sforna le spinte al progresso e
dove si formano le grandi gesta della Storia.
Il tempo complesso che stiamo vivendo ha reso palese la
fragilità di questo tipo di meccanica sociale così parziale
e sguarnita che non ha retto all’urto dello sconquasso
del nostro modello di vita. Sono venuti giù quasi tutti gli
stereotipi della nostra cultura occidentale. Per andare dietro
alle ridicole e tragiche chimere della finanza spettacolare,
di un solo colpo abbiamo buttato alle ortiche l’immenso
patrimonio plurisecolare della efficiente economia
Cultura e Società
occidentale. Abbiamo pure perso la capacità di produrre
ricchezza materiale e morale per esserci addormentati sugli
allori. Abbiamo allevato silenziosamente un pernicioso
sistema “normale” profondamente ingiusto nella giustizia
distributiva dei beni e servizi. Oggi non sappiamo cosa
farci dei milioni di giovani e meno giovani senza lavoro ma,
con il trionfalismo delle cose eroiche, sappiamo benissimo
mandare al massacro tantissimi pensionati senza pensione,
lavoratori senza lavoro che non avranno la loro pensione,
giovani senza futuro e imprenditori a spasso e anche al
cimitero.
Il sistema ignora la tragica e disperata realtà di chi non
trova soluzioni, o la protervia giuliva e menzognera di tanti
evasori e fuori legge di ogni risma che spesso vengono
premiati. Come giudicare un sistema di potere che usa molti
pesi e molte misure nel castigo e nel perdono, sicuramente
fuori da quella legge morale di kantiana memoria, per poi
autoassolversi? Sono certo che la corposa evasione fiscale
italiana, per un 20-30% è dovuta a quel peccato capitale,
chiamato cupidigia umana. Ma sono pure certo che per il
70-80% è dovuta alla legge fisica della “azione e reazione
uguale e contraria” dei cittadini umiliati e sottoposti alle
continue e smisurate pressioni del potere. A chi addossiamo
la colpa?
Sono convinto che un sistema che non governa, che
non risolve, che si barcamena tra beghe politiche e il
pressapochismo nel disinteresse della vita reale, non mi sta
bene, non mi può stare bene. È una profonda ferita inferta
al mio cuore di cittadino, da parte di chi non mi conosce,
non mi ama, non mi stima, non mi rispetta e che ad ogni
buon conto, forse si è avvantaggiato del mio contributo
civile per agguantare il potere.
Comunque, stando così le cose, certo è che nè io nè tanti
altri cittadini come me non otterremo mai soluzioni adeguate
e durature percorrendo la stessa strada e usando gli stessi
strumenti che ci hanno portato fin qui. Abbiamo bisogno
di altra cultura, di altri indirizzi, di mentalità e regole
diverse. È necessario riconsiderare i meccanismi operativi
e gli obiettivi della fiscalità, della politica e degli uomini
chiamati a gestirla.
Questi non sono pensieri pessimisti, ribelli o sovversivi.
Sono la percezione intima della superficialità in cui versa
il Paese, della manipolazione smodata che ci vittimizza e
della conseguente sensazione d’impotenza di fronte alla
realtà manipolata e agli ideali sbiaditi. Voglio un’altra Italia,
seria, sobria, disponibile. Utopia? Per ora, sì. Ma ricordo
che anche noi siamo parte del problema e che pure noi
abbiamo bisogno di un risveglio. Io resto in attesa pronto a
dare il mio contributo. Per un futuro diverso. 
Cultura e Società
John Cage
tra musica e matematica
A cura di Lina Lo Giudice Sergi
Presidente Accademia Italiana di Poesia, Sociologa, Psicologa
sociale, Giurista, già Direttore generale del Ministero della
Pubblica Istruzione, Provveditore agli studi e Rettore dell'Università
di Castel S.Angelo dell'UNLA
A cento anni dalla nascita di John Cage, riandare alla sua
produzione artistica, significa confrontarsi con la rivoluzione
della musica contemporanea.
Dalla sua biografia sappiamo che da piccolissimo impara
a suonare il pianoforte, ma, dotato di una personalità
complessa e decisa, a 18 anni parte per l’Europa per
un viaggio di formazione culturale. Si occupa perciò di
letteratura, pittura, architettura, poesia cercando, inquieto
e curioso, ispirazione per esprimere il suo mondo interiore.
A Parigi conosce Stravinsky, Eric Satie e più avanti diventa
allievo di Schonberg. Studia e compone: musica per
balletti, musica da camera, fra l’altro un quartetto con parti
registrate, sperimenta nuove tecniche per suonare il piano,
con l’aiuto di altri strumenti ed oggetti non proprio ortodossi.
È una vera rivoluzione.
Con l’altro artista rivoluzionario, il coreografo Merce
Cunnigham, inizia un sodalizio che lo porta a correlare la
musica alla danza, nella ricerca di una relazione strutturale
tra le due arti, utilizzando, per questo fine, formule
matematiche, ispirandosi alle teorie del grande Bach,
e partendo dal presupposto pitagorico che ogni pezzo
musicale e non, è definito da una serie di numeri. L’influenza
delle culture orientali e in particolare del Buddismo e dello
Zen, lo portano a vedere la musica, come l’unico, autentico
modo di vivere la nostra vita. E perciò tenta di avvicinarsi il
più possibile al suono naturale, per raggiungere lo scopo
di controllare l’imprevedibile, sfruttando il “flusso vitale”. La
musica, infatti, per Cage, è natura, non imitazione di essa,
e l’uomo, l’artista, ha il compito di liberare il suono, anche
con il sussidio di mezzi tecnici, come il computer. L’artista,
infatti, tentando di imitare le modalità secodo cui la natura
opera, spinge la ragione al di là dell’umano, tra suoni e
silenzio, in una sorta di esplorazione del divino, (come oggi
continua a fare Sofia Gubaidalina). 
28
Wealth Planet magazine
www.filmisnow.it
FILM is NOW
il cinema (e non solo) in download
Cultura e Società
società e istituzioni
Intervista a
Oreste Bisazza
Terracini
a cura della redazione
Gentile avvocato, nello scorso numero ci
informava in grandi linee della nascita di un
movimento politico.
Al di là delle intenzioni che il movimento si
propone, vorremmo, insieme con i nostri lettori,
conoscere i punti salienti del vostro programma
politico.
Il movimento, che ho brevemente illustrato la volta scorsa e
la cui costituzione vado in questi giorni formalizzando al
fine di aprire un’espressione e un confronto in rete, non è
un movimento politico, anche se al suo interno racchiude la
politica.
Esso è un movimento di opinione che vuole stimolare il
cittadino a pensare, riflettere, ragionare sui grandi temi del
vivere nel consorzio umano e sui problemi meno astratti del
convivere nella società nella quale egli è immerso, l’Italia,
con i problemi concreti dell’esistenza; sia per quanto
riguarda il singolo che la collettività nel suo complesso.
È evidente che tale fermento di opinione che si vuole
stimolare tra i partecipanti all’attività del movimento ed
esprimere all’esterno, comporta e racchiude in se la politica.
Il Paese sta vivendo un momento cruciale e rivela una
incapacità di liberarsi di quanto di negativo sia contenuto
nella propria amministrazione, nel proprio sistema e
meccanismo di determinazione, nei suoi aspetti sociali,
nelle sue articolazioni economiche, nell’aspetto generale
della sua vita. Ciò a fronte delle enormi capacità e
possibilità di cui i cittadini del nostro paese possano essere
potenzialmente l’espressione.
Sono molti i punti sui quali si dovrebbe articolare un
programma politico e la maggior parte di essi collegati con
i problemi contingenti della vita, concretamente esaminata
nei bisogni della propria quotidianità.
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Wealth Planet magazine
Una società democratica in senso globalmente sostanziale
e non approssimativo è difficile da raggiungere, ciò
nonostante oggi, in Italia, appare agli occhi di tutti che i
due parametri che evidenziano l’espressione democratica
del consorzio civile non sono rispettati dalla attuale legge
elettorale.
Il cittadino deve avere due libertà da potere usare: la libertà
di scegliere i candidati e la libertà di poterli votare.
Entrambe queste libertà nell’Italia del momento non
vengono concesse ed il cittadino resta nelle mani delle
organizzazioni di partito e delle loro liste elettorali che solo
apparentemente lasciano un margine di scelta.
Il nostro movimento di opinione sollecita la formazione di
comitati territoriali che possano contribuire alla scelta dei
candidati da proporre sulla base della conoscenza delle
qualità di coloro ai quali deve essere delegata la fiducia e
la rappresentanza.
Tra poche settimane sarà pubblicato il nostro sito:
Democrazia repubblicana, Italia viva, Rinascitalia. Sotto
queste tre voci contiamo di esporre le nostre idee, illustrare
la struttura necessaria per ampliare il discorso e ottenere il
consenso in tutta Italia rendendo visibile il nostro statuto,
spiegando il perché abbiamo ritenuto necessario assumere
questa iniziativa che ci auguriamo possa stimolare tutti
coloro i quali fino ad oggi si sono tenuti lontano dalla
politica ad avvicinarsi ad essa, potendo scegliere le persone
per le quali poter votare.
Oltre alla legge elettorale, i pochi punti da presentare
in un programma politico pragmatico e concreto che si
limiti a prospettare la realtà di ciò che effettivamente si
possa proporre di ottenere per percorrere i primi passi
di una lunga strada in salita, possono essere legati a
questi temi, tra i quali scegliere i più urgenti. Il lavoro, la
Trexya srl
sede operativa - Via Gramsci, 6 - Centro Commerciale la Galleria (2° piano) - 06074 Ellera Umbra (PG)
sede legale - Via Mario Angeloni, 51 - 06124 Perugia
T +39075.5000251 - F +39075 5000251
email [email protected]
Cultura e Società
sanità, la scuola, la giustizia, l’immigrazione, la casa, la
burocrazia, l’ambiente, i consumi, i trasporti, la criminalità,
l’educazione civica e, naturalmente l’abbattimento dei
costi della politica, sui risvolti morali dei quali penso non
ci sia molto da aggiungere per incrementare il disgusto che
gli italiani nutrono per la maggior parte di coloro i quali
nuotano nel mare della politica, ridotta ad appropriazioni
di denaro pubblico.
Nel dettaglio, in tema di occupazione il movimento
cosa intende proporre?
In tema di occupazione è necessario non solo incrementare
e stimolare uno sviluppo della attività industriali, ma
facilitarne l’espressione. Indirizzare i giovani a lavori
che non debbono essere considerati meno importanti di
quelli impiegatizi o professionali, stimolare la formazione
di cooperative, rivalutare l’agricoltura, riaprire le porte
dall’apprendistato per formare eccellenze nel campo dei
mestieri e delle arti; e naturalmente molto altro ancora.
Crede che l’attuale gestione del paese attraverso
importanti tagli alla spesa e incremento delle
tasse possa essere un rimedio irrinunciabile per
uscire dalla crisi?
Il tema dei tributi, della pressione fiscale, salita ormai al
48%, delle imposte, delle tasse è un problema serio che va
affrontato senza ricorrere alla demagogia che consentirebbe
di strappare facili consensi elargiti con superficialità.
La gestione dello Stato, in tutte le sue articolazioni, ha dei
costi elevati e quindi il prelievo fiscale è necessario poiché
lo Stato ha bisogno di denaro per pagare tutti i servizi
offerti ai cittadini.
Molti di questi costi però (a parte il costo della politica che
spesso è un crimine da perseguire) si possono ridurre ed in
alcuni casi abbattere.
Inoltre lo Stato ha beni non utilizzati o male utilizzati che
possono essere riconvertiti imprenditorialmente incidendo
altresì sul tema del lavoro.
Certo è che sulle tasse si potrà ragionare solo col tempo, a
seconda di come la nostra economia evolverà.
Sanità. Che misure adotterebbe per migliorare il
SSN?
In molti casi, ogni tipo di cambiamento non potrebbe che
migliorare il nostro sistema sanitario che, per converso, sotto
tanti aspetti ha delle eccellenze.
Il tema richiede tempo e spazio per essere esaminato e non
è questa la sede in cui si possa abbandonare la sintesi. Mi
limito a dire che non è solo una questione di strutture e di
mancanza di mezzi economici: è anche un problema di
uomini; di una loro migliore utilizzazione e applicazione. E
di capacità organizzativa, direttiva, manageriale.
Anche in questo caso il discorso è ampio ed avremo
occasioni di approfondirlo nel nostro futuro blog di prossima
apertura.
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Wealth Planet magazine
Cosa pensa dell’antipolitica e del movimento 5
stelle?
Il movimento Cinque stelle è l’espressione di una rabbia
molto estesa ed è stato, e ancora è, utilizzato per svegliare
tante coscienze, sollecitate dalle critiche espresse.
Ora bisogna che qualcun altro organizzi il lavoro sostitutivo
del vecchio marciume denunciato e proponga, anche nei
singoli casi, nuovi meccanismi più efficienti o volti nuovi più
onesti e più capaci.
Lei crede che le attuali coalizioni politiche così
formate possano rappresentare una concreta
risposta al governo dei tecnici?
I politici di oggi sono i politici di ieri, tra i quali è anche
possibile individuare delle persone per bene.
È necessario però rinnovare. L’Italia è piena di gente che
potrebbe gestire la cosa pubblica, bisogna andarla a
cercare, stanarla, stimolarla e convincerla a fare politica. 
Cultura e Società
L’unico
punto fermo
del cosmo
a cura di Mirina Hoxha
“Veda Casaubon, anche il Pendolo è un falso profeta. Lei lo
guarda, crede che sia l’unico punto fermo nel cosmo, ma se
lo stacca dalla volta del Conservatoire e va ad appenderlo
in un bordello funziona lo stesso… Ci sono altri pendoli,
uno è a New York al palazzo dell’ONU, un altro a San
Francisco al museo della scienza, e chissà quanti ancora.
Il pendolo di Foucault sta fermo con la terra che gli gira
sotto in qualsiasi posto si trovi. Ogni punto dell’universo
è un punto fermo, basta attaccarci il pendolo” “Dio è in
34
Wealth Planet magazine
ogni luogo”? “In un certo senso si. Per questo il Pendolo
mi disturba. Mi promette l’infinito, ma lascia a me la
responsabilità di decidere dove voglio averlo. Così non
basta adorare il Pendolo là dov’è, occorre prendere di
nuovo una decisione, e cercare il punto migliore. Eppure…”
“Eppure?” “Eppure – non mi prenderà mica sul serio, vero
Casaubon? No, posso stare tranquillo, siamo gente che
non si prende sul serio… Eppure, dicevo, la sensazione è
che uno nella vita ha attaccato il pendolo da tante parti,
Cultura e Società
e non ha mai funzionato, e là, al Conservatoire, funziona
così bene… E se nell’universo ci fossero punti privilegiati?
Qui sul soffitto di questa stanza? No, non ci crederebbe
nessuno. Ci vuole atmosfera. Non so, forse stiamo sempre
cercando il punto giusto, forse è vicino a noi, ma non lo
riconosciamo e per riconoscerlo bisognerebbe crederci.”
U.Eco, Il Pendolo di Foucault.
Il fisico francese Jean Bernard Leòn Foucault, nel 1851,
presentò il suo esperimento, il Pendolo di Foucault, concepito
per dimostrare la rotazione della Terra attraverso l’effetto
della forza di Coriolis.
Foucault, attraverso il suo esperimento, dimostrò che il punto
fermo non è la terra ma lo spazio fuori da essa, in quanto
la forza di gravità è assente.
La scoperta del fisico francese non rivoluzionò solo
l’ambiente scientifico ma anche quello filosofico.
Partendo dalla consapevolezza che l’universo non gira
intorno alla Terra, l’essere umano diede vita ad una ricerca
in modo “ matto e disperato” del punto fermo.
Se non fossimo noi assieme al nostro pianeta il punto fermo,
ciò significherebbe che il punto fermo si troverebbe fuori
dalla nostra orbita.
Ciò che ha presentato nel corso dei secoli un punto fermo è
stata l’idea di Dio.
La fede, legata alla sua esistenza ed al suo operato su
questa terra, ha rappresentato una certezza da cui partire
per compiere un percorso funzionale alla realizzazione di
un proprio e personale progetto di vita, seguendo i principi
della religione.
Diventato consapevole di essere una parte dell’universo e
non più La Parte, l’uomo portatore di tante insicurezze e
poche certezze, ha intrapreso un cammino, quello della
vita, andando alla ricerca di uno o di più punti fermi a cui
appoggiarsi, proprio quando durante il proprio percorso
andrà in debito d’ossigeno.
Si è assunto la responsabilità di decidere cosa nella sua vita
potesse rappresentare un punto fermo, forse inconsapevole
in un primo momento che la sua vita sarà condizionata da
molti, forse troppi fattori, sia esterni che interni.
I vari cambiamenti hanno comportato, di conseguenza,
un divagare di punto in punto del pendolo stesso, senza
riuscire mai ad attaccarsi al punto giusto.
Nel momento in cui non si è riusciti a trovare un punto fermo
in grado di resistere alle intemperie sorge spontanea la
domanda:
se nel corso di una vita non siamo riusciti a trovare “il punto
giusto” esso non esiste oppure lo abbiamo cercato fuori e lo
abbiamo sempre avuto dentro di noi?
Molto probabilmente è così: si passa un’intera esistenza alla
ricerca di qualcosa a cui attaccarci per poter giustificare le
nostre scelte ed il nostro percorso di vita.
L’unico punto fermo che l’uomo potrà raggiungere sarà il
suo equilibrio perchè solo il suo equilibrio sarà in grado di
fargli conoscere la sua vera essenza.
Prendendo consapevolezza dei nostri limiti in quanto esseri
umani, in cui dimora sia il bene che il male, sta a noi
scegliere quale parte rendere “il nostro punto fermo”, solo
allora saremo pronti per accettare noi stessi e gli altri ed
imparare a conoscerli nella loro imperfezione.
Se il pendolo, la nostra vera essenza, diventasse un punto
di forza, si avrebbe quella sorta di leggera e profonda
consapevolezza di seguire se stessi.
“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”

E.Kant Wealth Planet magazine
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Cultura e Società
a cura dell’Avvocato
Pier Paolo Poggioni
Esperto in Diritto di Impresa,
Docente Universitario
L’affitto di azienda
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Wealth Planet magazine
Le motivazioni che suggeriscono all’imprenditore di affittare la propria
azienda possono essere molteplici.
Nel caso in cui l’impresa goda di buona salute, difficilmente si ritiene di
procedere alla cessione del godimento dell’azienda, salvo la sussistenza di
particolari problematiche di tipo personale.
Viceversa, la scelta della stipula di un contratto di affitto è da ricondurre,
sostanzialmente, alle seguenti fattispecie.
Il caso in cui l’imprenditore, che ritenga di godere di una buona posizione,
scelga di remunerare adeguatamente il capitale investito attraverso la
riscossione di un affitto.
L’ipotesi in cui si ritenga necessario, onde mantenere o incrementare la
produttività, affidare l’azienda ad una nuova gestione.
Il caso in cui, esistendo una volontà di cessione dell’azienda, vi siano
difficoltà di reperimento di un acquirente. L’affitto, quindi, può rappresentare,
per il nuovo soggetto, una soluzione meno onerosa e consente di operarne
una valutazione ai fini di una eventuale e futura acquisizione.
Nel caso, poi, di difficoltà reperimento di risorse finanziarie attraverso i
relativi canali istituzionali, la gestione da parte di un nuovo soggetto può
consentirne la riattivazione.
L’affittuario subentra nei contratti stipulati per il suo esercizio dall’affittante
per la durata dell’affitto.
Relativamente ai debiti contratti anteriormente all’affitto, gli stessi non
passano all’affittuario: infatti, la cessione temporanea del godimento non
priva i creditori della garanzia patrimoniale costituita dall’azienda stessa,
che resta di proprietà del debitore.
Tuttavia, taluna giurisprudenza ritiene che i debiti legati a contratti non
integralmente esauriti vengono trasferiti all’affittuario, ritornando a ricadere
sul proprietario al termine del contratto.
In tale contesto, che presenta evidentemente problemi interpretativi, il
creditore dovrà necessariamente agire contro l’affittante o contro l’affittuario,
con il rischio di sbagliare il bersaglio a seconda che il Giudice interpreti in
un modo o nell’altro il contratto di riferimento.
Di assoluta rilevanza è il principio secondo cui vi è, in caso di affitto, il
mantenimento dei diritti dei lavoratori. In tale caso, infatti, il rapporto di
lavoro continua con l’affittuario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne
derivano.
L’affittante e l’affittuario sono obbligati, in solido, per tutti i crediti che il
lavoratore aveva al tempo del trasferimento e il secondo è tenuto ad applicare
i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali,
territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento del godimento,
fino alla loro scadenza, salvo che siano sostituiti da altri contratti collettivi
applicabili all’impresa dell’affittuario. L’effetto di sostituzione si produce
esclusivamente fra contratti collettivi del medesimo livello.
Inoltre, l’affitto di azienda non costituisce di per sé motivo di licenziamento.
La citata disciplina è espressione del principio dell’inerenza del rapporto di
lavoro al complesso aziendale al quale resta legato in tutti i casi in cui questo,
restando immutato nella sua struttura, cambi di titolare. L’applicazione di
tale disciplina presuppone quindi un trasferimento che si attui tra soggetti
che svolgono un’attività organizzata allo scopo della produzione o dello
scambio di beni o di servizi ed avente ad oggetto il complesso dei beni
organizzati a tal fine.
È da aggiungere che, chi affitta l’azienda deve astenersi, per il periodo
di vigenza del contratto di affitto, dall’iniziare una nuova impresa che per
l’oggetto, l’ubicazione o altre circostanze sia idonea a sviare la clientela

dell’azienda ceduta. Cultura e Società
La liberalizzazione
delle
professioni
a cura del Dott. Mauro Andretta
Dott. Comm.sta Revisore contabile
Tariffe professionali, liquidazione giudiziale del compenso,
tirocinio obbligatorio, preventivo di massima e società
professionali. Il settore delle professioni esce modificato in
seguito alla conversione in Legge 24 marzo 2012, n. 27 del
decreto liberalizzazione, il D.L. n. 1/2012.
Abrogazione tariffe
In primo luogo, si conferma l’abolizione delle tariffe delle
professioni regolamentate nel sistema ordinistico. Niente più
riferimenti ai minimi e massimi tariffari quando si pattuisce il
compenso tra professionista e cliente.
Liquidazione giudiziale del compenso
E in sede di liquidazione giudiziale del compenso?
In tal caso, la Legge di conversione del D.L. liberalizzazione colma
il vuoto normativo che avrebbe potuto arrecare paralisi delle
attività giudiziali di liquidazione del compenso. In particolare, si
prevede ora che in caso di liquidazione da parte di un organo
giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con
riferimenti a precisi parametri stabiliti con apposito decreto del
ministero vigilante. Il decreto in questione dovrà essere adottato
entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge 24 marzo
2012, n. 27. E nel frattempo? In riferimento al regime transitorio,
il legislatore permette ancora di utilizzare le tariffe professionali,
solo e limitatamente per liquidare il compenso in sede giudiziale.
La temporaneità del riferimento alle tariffe è sancita dal fatto
che le stesse non potranno essere usate trascorsi comunque 120
giorni dall’entrata in vigore della Legge n. 27/12.
Contribuzioni alle Casse professionali
Con l’abolizione delle tariffe, sempre entro 120 giorni
dall’entrata in vigore della Legge n. 27/12, il Ministro della
Giustizia, di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze,
dovrà adottare un decreto con cui stabilire i parametri per gli
oneri e le contribuzioni alle casse professionali e agli archivi, che
finora erano basati sulle tariffe, ora definitivamente abrogate.
Il compenso e il preventivo di massima
Con l’abolizione delle tariffe minime e massime, professionista
e cliente potranno liberamente pattuire il compenso. La misura
del compenso però, anche se è libera, deve essere adeguata
all’importanza dell’opera professionale prestata e deve essere
pattuita indicando, per tutte le singole prestazioni, tutte le voci
di costo, comprensive di spese, oneri e contributi. Il compenso
si pattuisce al momento del conferimento dell’incarico
professionale.
La misura del compenso in ogni caso deve essere previamente
resa nota al cliente con un preventivo di massima. Questo
38
Wealth Planet magazine
preventivo di massima non deve essere necessariamente
reso per iscritto. La forma scritta del preventivo di massima è
consigliabile nelle prestazioni complesse, si pensi a quelle
giuridiche ed economiche, dove risulta difficile quantificare le
spese amministrative anche perché possono sopraggiungere, in
corso d’opera, nuovi oneri. La forma scritta del preventivo in tal
caso è consigliabile anche perché funge da “memoria” per il
professionista.
Tirocinio professionale
Cambia il volto del tirocinio obbligatorio per l’accesso alle
professionisti regolamentate. Ridotta la durata a un massimo di
18 mesi, con la possibilità di svolgere 6 mesi durante il corso di
studi universitario. Quindi i primi 6 mesi del tirocinio obbligatorio
possono svolgersi ancora da studente, gli altri 12 da laureato
direttamente in uno studio professionale. La possibilità di svolgere
i primi 6 mesi di pratica obbligatoria all’università è possibile
però in presenza di un’apposita convenzione quadro stipulata
tra i consigli nazionali degli ordini e il Ministero dell’Istruzione,
Università e Ricerca.
Al tirocinante può anche essere riconosciuto un rimborso spese
forfettariamente concordato con il professionista, ma dopo i
primi 6 mesi di tirocinio.
Società fra professionisti
Con la Legge di Stabilità 2012 s’introduce la possibilità di
costituire società fra professionisti, ossia società che hanno per
oggetto l’esercizio di un’attività professionale.
La forma societaria delle nuove Stp, acronimo per società fra
professionisti, può essere indifferentemente società di persone,
di capitali o cooperative.
Soci della Stp possono essere:
professionisti iscritti ad albi, ordini, e collegi (è escluso il
professionista cancellato dall’albo);
cittadini di Stati membri dell’Unione europea, in possesso di
titolo di studio abilitante alla professione;
soggetti non professionisti (questi devono svolgere solo
prestazioni tecniche subordinate ai servizi professionali);
soggetti non professionisti che diventano soci della Stp per
finalità di investimento (i soci di capitale).
Nelle Stp che assumono la forma di cooperative il numero
minimo dei soci deve essere pari a 3.
Potendo far parte della Stp anche soci non professionisti, in
merito alla ripartizione del capitale sociale, la Legge n. 27/12
stabilisce che il numero dei soci professionisti e la partecipazione
al capitale sociale, deve essere tali da determinare una
maggioranza societaria di due terzi nelle deliberazioni o
decisioni dei soci.
Se questa condizione viene meno, la società si scioglie e il
consiglio dell’ordine o collegio professionale presso il quale
la società è iscritta devono procedere alla sua cancellazione
dall’albo, salvo che la società non abbia provveduto a ristabilire
la prevalenza dei soci professionisti nel termine perentorio di 6
mesi.
È fatto espresso divieto al socio di una Stp di partecipare ad

altra società fra professionisti. a cura di
Luca Roberto Sevardi
Professore e avvocato specializzato
in diritto d’autore, legislazione dello
spettacolo e diritto sportivo, agente di
calciatori autorizzato FIGC/FIFA
Il diritto
all’immagine:
origini e tutela
L’immagine del volto è considerata il primo segno
distintivo della persona; il noto letterato Kundera,
nell’opera “L’immortalità” (Milano,. 1990, p.23), afferma
che “le singole vetture si distinguono solo dal numero di
serie. Il numero di serie dell’esemplare umano è il volto,
l’accidentale e irripetibile aggregazione di lineamenti…..”
(cit. richiamata da F. Cionti nell’opera “Alle origini del diritto
all’immagine”, 1198 Giuffrè, p. 1).
La necessità di una tutela dell’immagine e l’affermazione di
un relativo diritto sorgono, già, con la diffusione della pittura
e della letteratura in occasione di opere che esprimono un
giudizio sul soggetto rappresentato o menzionato.
Si pensi ai “cardinali” sprofondati all’inferno nella pittura
di Michelangelo, giudicati così anime infernali, o alle
analoghe descrizioni di Dante in letteratura con la Divina
Commedia.
La tutela del diritto all’immagine, quale attributo personale
e inviolabile, trova, oggi, la sua regolamentazione nell’art.
10 c.c., negli art. 96 e 97 della Legge n. 633/1941 (c.d.
Legge sul diritto d’autore) e nella Legge n.675/96 (oggi,
Testo Unico Privacy 2004 – decr. legisl. n.196/2003), che
vietano, sostanzialmente, l’esposizione, la riproduzione e
la pubblicazione dell’immagine altrui quando: a) manchi
il consenso della persona ritratta (salvo la riproduzione
dell’immagine sia giustificata dalla notorietà o dall’ufficio
pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia,
da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la
riproduzione sia collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di
interesse pubblico o svoltisi in pubblico), ovvero, quando,
b) vi sia, comunque, un qualche pregiudizio all’onore, al
decoro ed alla reputazione della persona raffigurata.
La normativa in materia ha, dunque, stabilito una duplice
protezione contro l’utilizzo “abusivo” dell’immagine altrui:
l’una diretta a tutela dell’immagine in sé considerata (diritto
40
Wealth Planet magazine
sull’immagine), l’altra indiretta, in quanto finalizzata,
principalmente, alla tutela dell’onore, del decoro e della
reputazione della persona (diritto all’immagine).
In questa sede, utilizzeremo, però, l’espressione comune
di “diritto all’immagine” anche per intendere la violazione
del semplice diritto sull’immagine, essendo, obiettivamente,
difficile scindere, talvolta, l’uno dall’altro.
Per immagine o ritratto si intende la “rappresentazione
esteriore di una determinata persona”, quale che sia la
tecnica di riproduzione (fotografia, pittura, ecc.); è, secondo
la dottrina, “l’impronta esterna del nostro io”.
La tutela del diritto all’immagine si rende necessaria quando
l’utilizzo dell’immagine altrui avvenga in maniera abusiva,
ovvero, in mancanza di un consenso espresso o tacito da
parte del soggetto ritratto.
Il consenso del soggetto effigiato all’esposizione,
riproduzione o pubblicazione della propria immagine si
manifesta, nella prassi, mediante la sottoscrizione di una
liberatoria nella quale vengono determinate le modalità ed
i tempi di sfruttamento dell’immagine.
Una prima forma di tutela dell’immagine (tutela preventiva)
si può, pertanto, realizzare mediante un attento controllo
delle pattuizioni da firmare contenute nella liberatoria.
È, innanzitutto, da rifiutare l’accettazione di clausole che
impongano una cessione del diritto all’immagine “senza
limiti di tempo e spazio”; tali clausole, sulla cui liceità si
potrebbe, senz’altro, tanto discutere, determinano, in
genere, successivamente, conflitti tra fotografo, soggetto
ritratto e chi pubblica l’immagine. Tali controversie sono,
peraltro, assai frequenti se le immagini del soggetto
raffigurato sono di nudo e se, nel frattempo, la carriera di
quest’ultimo, qualora operi nel settore dello spettacolo, si
sia orientata verso generi diversi. Il consenso all’utilizzo
del proprio ritratto ha, dunque, secondo gli studiosi, dei
limiti soggettivi (avuto riguardo al soggetto che utilizza
l’immagine) e oggettivi (cioè, quelli che attengono alle
modalità di divulgazione dell’immagine); limiti che è,
fondamentale, determinare, in maniera chiara, fin dalla
sottoscrizione della liberatoria, onde evitare il ricorso al
Giudice per accertare quale era, realmente, la volontà delle
parti. È bene, poi, tenere presente che anche quando si
è, in presenza, di clausole, particolarmente, onerose per il
soggetto effigiato (es. cessione, a lungo termine, del diritto
all’immagine a fronte di un corrispettivo irrisorio), queste
ultime, per produrre effetti, dovranno essere approvate,
specificamente, mediante una doppia sottoscrizione (art.
1341, 2 comma, c.c. - c.d. clausole vessatorie).
A tale proposito è, sicuramente, meritevole di attenzione
la recente pronuncia della Cassazione che in ordine alla
necessaria c.d. specifica approvazione mediante doppia
sottoscrizione delle clausole vessatorie, ha negato validità
e/o efficacia al semplice generico richiamo delle clausole
vessatorie in una clausola finale di chiusura accordo:
“Il richiamo in blocco di tutte le condizioni generali
di contratto o di gran parte di esse, comprese quelle di
Cultura e Società
carattere vessatorio, e la loro sottoscrizione indiscriminata,
non ne determina la validità ed efficacia, non potendosi
ritenere che con tale modalità sia garantita l’attenzione
del contraente debole verso la clausola a lui sfavorevole
compresa tra le altre richiamate” - Corte di Cassazione, sez.
II Civile, sentenza n. 2970/2012.
Al fianco di una tutela preventiva del diritto all’immagine
(controllo delle pattuizioni contenute nella liberatoria)
troviamo, poi, una tutela successiva di carattere giudiziario
(anche di natura cautelare, mediante il ricorso a forme
urgenti di tutela: sequestro e inibitoria). A tale proposito la
normativa in materia stabilisce che “l’autorità giudiziaria
su richiesta dell’interessato, può disporre che cessi
l’abuso, salvo il risarcimento dei danni” (art.10 c.c.). Per
quanto riguarda il contenuto del danno sotto il profilo
patrimoniale, questo si sostanzia nel consueto doppio
significato “dell’esclusione dalla possibilità di sfruttamento
economico” della propria immagine provocata dall’abusiva
diffusione della stessa (danno emergente) e nella perdita
del corrispettivo previsto in caso di diffusione autorizzata
della propria immagine (lucro cessante). La prova di un tale
danno si fornisce al Giudice, mediante la produzione in
giudizio di eventuali proposte di lavoro sfumate a causa
della riproduzione abusiva della propria immagine da
parte di terzi e dimostrando, anche mediante esibizione
della propria dichiarazione dei redditi, che tale fatto
illecito ha inciso sui propri successivi guadagni. Il danno
non patrimoniale, infine, pur essendo, in genere, ancorato
alla sussistenza della diffamazione è, oggi, comunque,
risarcito, a prescindere dalla commissione del suddetto
reato, in quanto la violazione del diritto all’immagine può
costituire, secondo la giurisprudenza più recente, anche,
trattamento illecito di dati personali del soggetto ritratto ex
Dlgs. N.196/2003 (l’immagine è, senz’altro, uno dei dati
personali per eccellenza dell’individuo). Tale previsione
normativa è finalizzata a garantire piena tutela al principio
del c.d. consenso informato e, di conseguenza, al controllo
sui propri dati personali (immagine), assicurando, altresì, la
riparabilità di conseguenze aventi carattere non patrimoniale
anche non derivanti da fatti costituenti reato ex art. 2059
c.c.1 (Per approfondimenti sul tema delle origini del diritto
all’immagine vedi: Savini A.., “L’immagine e la fotografia
nella disciplina giuridica” - CEDAM; Cionti F. “Alle origini
del diritto all’immagine” - GIUFFRE’, 1998. 
L’articolo è, in parte, tratto da un contributo del sottoscritto intitolato “La
tutela del diritto all’immagine dell’artista”, pubblicato dalla “Guida per
l’Artista e l’Operatore della Cultura e dello Spettacolo” (Editore
Imago Media s.r.l., 2004, V° edizione, pag. 27 e ss.
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Cultura e Società
Intervista a Roberto Bertini
Assessore allo Sport, Turismo, Agricoltura, Controllo costruzioni e
Protezione Civile, Gestione e controllo ambiente
a cura di Mirina Hoxha
Egregio assessore quali sono le iniziative politico-sociali
atte a potenziare lo sport e le attività motorie in genere nei
bambini, negli adulti e negli anziani?
Noi come Provincia abbiamo e continueremo a promuovere
varie iniziative per promuovere lo sport in tutte le fasce di
età. Attraverso il premio “Grifo Azzurro” abbiamo voluto
dare un riconoscimento economico alla federazione che
si è distinta nel corso dell’anno per il proprio percorso
sportivo.
Inoltre con il Coni collaboriamo per l’organizzazione della
giornata Nazionale dello Sport che ogni anno si tiene a
Giugno. Per essere più vicini in termini di informazione per
quanto riguarda le iniziative da noi promosse sul sito della
Provincia è possibile trovare il Calendario annuale degli
eventi Sportivi in cui sono raccolte tutte le manifestazioni e
gli eventi organizzati dalle Federazioni, le Associazioni e
le Società sportive, un valido strumento a disposizione di
tutti gli sportivi.
Turismo e Sport un binomio che può determinare un rilancio
importante nella nostra regione?
Cosa andrebbe fatto o cosa si dovrebbe potenziare per
favorire il cosiddetto turismo sportivo?
Ad inizio del nostro mandato amministrativo, nel 2009,
l’obiettivo che ci siamo dati è stato quello di coordinare
l’azione del Coni e delle Federazioni sportive della nostra
Provincia con i loro organismi nazionali per promuovere il
nostro territorio come una “Palestra all’aperto”, che oltre
a mettere a disposizione impianti efficienti, un territorio di
grande qualità ambientale, era in grado di essere un punto
centrale geograficamente per gli sportivi.
Impianti, ambiente e posizione geografica centrale hanno
permesso in questo biennio di avere eventi di portata
nazionale ed internazionale tra cui le i Campionati
Mondiali di pesca sportiva e di deltaplano, i campionati
nazionali di pattinaggio, vela, scacchi, triatlon e montain
bike. Sicuramente ci auspichiamo la possibilità di avere
in futuro delle risorse in più in modo tale da poter non
solo intercettare più eventi ma anche per poter potenziare
l’impiantistica. Per quanto riguarda quest’ultima la
Provincia, il Coni ed il Credito Sportivo, hanno dato vita
42
Wealth Planet magazine
ad una convenzione di modo tale che i soggetti interessati
pubblici o privati possono prendere delle risorse a tasso
agevolato. È una iniziativa che sta dando degli esiti
positivi; chiunque fosse interessato può rivolgersi all’ufficio
Sport della Provincia.
In questo momento di crisi economica può la politica
supportare quanto viene a mancare alle associazioni
sportive dai cosiddetti sponsor?
In questo momento in cui vengono a mancare le risorse non
solo pubbliche ma anche quelle private si auspica di poter
vedere nascere delle sinergie tra gli enti e le federazioni in
modo tale da poter salvare lo sport.
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Cultura e Società
Assessore la leggiamo in molti articoli ed in ambito sportivo
la sua presenza è sicuramente importante... pensa che un
ritorno delle ns. squadre nell’elite dello sport italiano (vedi
Perugia Calcio, Basket, Pallavolo) possa favorire ancor di
più il rilancio turistico della ns. città e della ns. Provincia?
L’esperienza del Gubbio dello scorso anno, il ritorno del
Volley e le iniziative degli sport minori, tra cui il Ju jitsu
del M. Bistocchi, hanno fatto e fanno in modo che ogni
domenica entrano ed escono dalla nostra regione tanti
sportivi portando in alto il nome della regione in tutto il
paese.
Non pensa che il mondo del volontariato rischi di
scomparire alla luce di tutte queste difficoltà economiche
che attanagliano oltre che le singole famiglie anche le
aziende?
Qualche giorno fa a Napoli ho sostenuto che a mio parere
dovremmo correggere il primo articolo della costituzione
da “La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro” a “La
Repubblica.......è fondata sul volontariato”.
Siamo molto fortunati ad avere una schiera di volontari
che mandano avanti lo sport, la protezione civile, le
associazioni che lavorano nel sociale e non solo.
Il loro lavoro quotidiano sta diventando un punto di forza e
oserei dire che se un giorno questo volontariato venisse a
mancare verrebbe meno anche lo sport.
Attività motorie e sportive sinonimo di benessere possiamo
pensare ad un futuro dove bambini, adulti ed anziani
in adeguate strutture sportive possano in un certo senso
contribuire ad un sostanziale risparmio a livello sanitario?
Nel nord Europa lo sport è obbligatorio per tutti e soprattutto
nelle scuole occupa un ruolo importante.
Oggi nel nostro paese, con questa organizzazione civile
far praticare lo sport soprattutto ai bambini è molto difficile
in quanto i genitori hanno delle difficoltà a far coincidere
gli impegni lavorativi con quelli dei figli.
Se fosse possibile far praticare più sport avremmo una
società più sana e dei bambini meno soli.
Assessore noi pensiamo che la cultura non possa
prescindere dallo sport. Ovvero che tutti quelli che
affollano gli impianti sportivi debbano essere supportati da
un’adeguata informazione anche “medica” soprattutto se
non professionisti. Cosa ne pensa al riguardo?
Come Provincia, nello scorso giugno, abbiamo attivato
in collaborazione con il Coni Provinciale di Perugia e
L’USL n. 2 i corsi di primo soccorso e per l’utilizzo dei
defibrillatori indirizzati ai tecnici, agli accompagnatori ed
ai dirigenti di tutte le società sportive.
Ad oggi abbiamo una copertura del 40% degli impianti
sportivi in tutta l’Umbria.
La presenza del defibrillatore assieme al personale
qualificato per gli interventi di primo soccorso deve, col
tempo, divenire un punto fermo non solo durante le partite
ma anche durante gli allenamenti stessi.
Regione-Provincia-Comune-Università-Coni tutti uniti nel
progetto Sport-Turismo-Benessere?
Siamo tutti uniti per lo sviluppo dello sport e del turismo
nella Regione.
Anche se la nostra cabina di regia è virtuale e non fisica
riusciamo a coordinarci ed a coordinare le nostre iniziative
per un risultato comune.
Assessore un augurio per la nostra squadra di
pallavolo femminile che milita nel campionato
di serie B1 nazionale e quest’anno esordisce al
PalaEvangelisti....
Rivolgo alla vostra società i migliori auguri per
questa annata che sicuramente sarà positiva.
Un traguardo il vostro conquistato sul campo dopo
anni di sacrifici e la cornice dell’Evangelisti è degna
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Cultura e Società
CINECARTOLINE
dalla Toscana: arriva il cinema.
Livorno capitale dei cinematografi
a inizio secolo
a cura di Orazio Anania
Si raccontano molti aneddoti sulla nascita del cinema nelle
città toscane. Di vero, documenti alla mano, c’è che, a
differenza di quanto potremmo pensare, a sorpresa, la città
regina per numero di sale e primato nell’aver intuito per
prima il valore della nuova scoperta, sia stata Livorno.
Era il 1896, quando all’inizio della stagione estiva, presso
il Parco di divertimenti “Eden Montagne Russe” di Livorno
furono organizzate le prime proiezioni del Cinématographe
Lumière.
Livorno era allora una meta turistica di primo livello. Sul
litorale labronico arrivavano turisti di ogni nazionalità
e in città si respirava un clima di Belle Epoque anche in
considerazione del feeling artistico instaurato con Parigi:
Mascagni musicava a Parigi la Parisina e Cappiello era il
re del cartellone francese e Niccodemi uno dei principi del
teatro boulevardier e Modigliani dipingeva a Montparnasse
quei suoi strani quadri (...) che Parigi poteva sembrare un
mezzo feudo artistico dei livornesi...” (Oscar Ghiglia).
Per questi motivi non deve sorprenderci che la proiezione
delle celebri pellicole dei due fratelli francesi abbiano
riscosso un eccezionale successo per frequenza di pubblico
e successiva espansione del fenomeno con l’apertura di
numerosissime sale cinematografiche.
Così quello che sembrava un fenomeno estivo divenne ben
presto un appuntamento mondano da poter organizzare in
tutte le stagioni.
Circolano notizie riguardo una fantomatica pellicola
intitolata “Bagni di mare a Livorno” che sarebbe stata
proiettata, tra l’altro, al Politeama di Reggio Emilia il 25
novembre 1896. Nel 1897 in autunno, entrò in funzione la
prima sala cinematografica allestita in una costruzione in
muratura. Già a partire dall’anno seguente anche i teatri
cittadini (primo tra tutti il Politeama) si attrezzarono per
offrire al proprio pubblico anche spettacoli cinematografici,
con i quali arricchire il programma delle rappresentazioni
teatrali.
Leopoldo Fregoli, il famoso trasformista, usò le immagini
proiettate sullo schermo per organizzare un suo spettacolo
teatrale dal titolo “Fregoligraph”.
Il cinema da semplice curiosità divenne ben presto attività
commerciale. Le sale venivano aperte anche in periferia e in
46
Wealth Planet magazine
qualche comune vicino. Livorno, con le sole 15 sale presenti
in centro, era nel 1907 in testa alla classifica nazionale
(con un cinema ogni 7.163 abitanti), seguita da Roma
(1:13.400), Firenze (1:15.280) e Milano (1:17.412).
Gli imprenditori proprietari dei cinema usavano ogni
forma pubblicitaria per invitare e invogliare gli spettatori a
frequentare le loro sale. L’aneddoto più curioso è legato alla
storia del cinema “Lepanto”, diverso da tutti gli altri perché
la sala era divisa in due parti dallo schermo che stava nel
mezzo. Ovviamente, gli occupanti di una metà vedevano
il film rovesciato (comprese le didascalie), ma avevano
diritto a uno sconto del 50%. Prima di ogni proiezione un
inserviente provvedeva ad innaffiare lo schermo al fine di
renderlo trasparente.
Non esistendo molte forme di promozione, gli esercenti
erano soliti utilizzare manifesti di ogni genere, orchestrine o
grammofoni che suonavano sulla porta del cinema e strilloni
che distribuivano manifestini ai passanti. Non mancarono
gli screzi e le “guerre” tra imprenditori e la stampa per
via delle pubblicità autonome gestite direttamente dai
proprietari delle sale cinematografiche.
Per scacciare la malinconia, concludiamo con una citazione
da un periodico dell’epoca, “Il Giornalissimo Travasato”. Un
autore ignoto affronta il problema dei monumentali cappellini
indossati dalle signore che si recano al cinematografo. La
poesia è scritta in vernacolo “arcaico”, dal titolo “È ‘appelli
delle signore” che si ricorda nella traduzione in italiano: “I
cappelli delle signore. A Livorno si può dire che, in quanto
a spettacoli, non ci si ciba che di cinematografi. Il teatro di
prosa s’è dato alla latitanza da un pezzo perché dicono
che c’è abbastanza prosa nella vita per andarla a sentire
anche dalle compagnie drammatiche... Ma bisogna dire
che anche il divertimento del cinematografo è una truffa
perché credi di investire un cinquantino o un sessantino
in un tango argentino e un lungometraggio e invece ti
tocca stare tutto il tempo a vedere l’uccello del paradiso
di qualche signora. Dicono: è la moda... Sul programma
sono scritti l’eccentrica a trasformazioni, gli equilibristi, il
dramma in 7 atti e 12.000 quadri e col biglietto ho diritto di
vedere quello, e non la collezione di volatili; perciò bisogna

rimediare. Non si potrebbe proibirli?”
1 2 3
4 5 6
7 8 9
* 0#
TEATRO, è di scena la NATURA
a cura di Alessandro Cica
In ogni epoca e in ogni forma scrittori, musicisti, pittori e
poeti si sono interessati alla Natura, utilizzandola spesso
come scenario e soggetto per le loro opere. Sensibilizzando
così il lettore, lo spettatore o l’ascoltatore con suggestioni
bucoliche e dando nel contempo un bel contributo alla
“causa ambientalista”.
Ma pian piano, per uno strano e perverso meccanismo
“comunicativo”, molte opere e autori hanno intrapreso la
strada, speriamo non irreversibile dell’oblio. Il che è assai
preoccupante per il nostro patrimonio culturale. Vorrei
ricordare a tal proposito “L’AMINTA” di Torquato Tasso.
Considerata “un Portento”già più di un secolo fa da Giosuè
Carducci, L’AMINTA è “una favola boschereccia”(come
indicato in copertina), dove il vero protagonista è il
“Paesaggio”, fantasma di un’età dell’oro lontanissima
dagli intrighi di corte. Oggi viviamo in un periodo storico
in cui politica ed economia rappresentano più che mai
gli INTRIGHI DI CORTE e mi piace l’idea di coinvolgervi
in un’esperienza che ci allontana da aride e mortificanti
parole come “spread, pil, borsa ecc.. e ci porta, invece, in
un mondo fantastico dove il tema è l’amore e i sentimenti
primordiali di persone che vivono in un mondo arcadico
del tutto immaginario. Grazie ai versi straordinari di questo
grande poeta del Rinascimento, Torquato Tasso appunto,
possiamo immergerci nella musica degli endecasillabi e dei
settenari che sono stati a parere di tutta la critica, l’inizio
del melodramma; la più autentica e originale forma di
rappresentazione teatrale di cui come italiani dobbiamo
essere orgogliosi custodii. Una “Speciale” rappresentazione
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Wealth Planet magazine
dell’AMINTA è stata messa in scena quest’estate nei pressi
di Caprtanica (VT), da una Compagnia diretta dall’attore
e regista Carlo Ettorre. “Speciale” perché ha come
caratteristica lo scenario naturale di pinete e parchi, dove il
pubblico oltre ad assistere alla performance degli attori, si
gusta l’atmosfera ecologica con tanto di “barbecue” finale
a base di bruschetta e vino.
Ottimo incentivo per valorizzare arte e ambiente e ricreare,
speriamo, una coscienza collettiva che ci riporti ai fasti
culturali che hanno contraddistinto la storia “italica”. 
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Spazio aperto
Giungere in Patagonia attraversando la Ruta 40 è un
esperienza spettacolare attraverso la quale si può scoprire
questa suggestiva terra. La strada più spettacolare
dell’Argentina è un’ottima guida alla scoperta della
Patagonia. La Ruta Nacional 40, o “la Cuarenta” è lunga
ben 4.700 km, parte dalla la Puna de Jujuy per terminare
alla Tierra del Fuego. Percorrendola per intero, si varcano
236 ponti, si toccano 13 frandi laghi e salari e da accesso
a 20 Riserve e Parchi Naturali, attraversa 18 fiumi.
In alternativa la Torchia, una delle linee ferroviarie più
famose della Patagonia, è stata completata nel 1945. Per
decenni è stata il principale mezzo di trasporto per le merci
e gli animali della Argentine Southern Land Company,
un agglomerato diestancias produttive inglesi donate dal
governo argentino dopo il genocidio etnico conosciuto
come “La Campaña del Desierto“.
La gran parte del tracciato ferroviario e le stazioni erano
collocate all’interno delle proprietà inglesi ed in un centinaio
di piccoli paesi, movimentando fino a 6 treni al giorno. “La
compagnia caricava lana e animali nei tanti punti lungo il
tragitto” stando al racconto di Roberto Yanez, un ferroviere
in pensione che ha visto nascere il treno. Negli anni 70, con
l’ arrivo dell’asfalto e dei camion, il trasporto ferroviario delle
merci cominciò a declinare in Argentina. Durante gli anni
90, nel periodo menemista, la politica di privatizzazioni
investì anche il trasporto pubblico e LaTrochita finì in
decadenza. Oggi, dopo un decennio, il nuovo progetto
turistico auspicato dal governo della provincia del Chubut
consiste nel riabilitare il treno predisponendo un percorso
guidato per la regione e, anche se i funzionari statali
negano qualsiasi relazione con l’impresa italiana, una
delle principali offerte del percorso turistico sarà la visita
alle proprietà Benetton.
Interessante il “Parque Nacional Nahuel Huapi“ che nasce il
6 novembre 1903 grazie alla donazione di terre effettuata
da Francisco Pascasio Moreno. È ubicato nel sudovest della
provincia di Neuquén e nel nordest della Provincia di Río
Negro e si estende su una superficie di 705.000 ettari. Il
50
Wealth Planet magazine
Parco preserva una area molto rappresentativa della regione
andina del nord della Patagonia e sono presenti quattro tipi
di ambienti: Altoandino, Bosco umido, Bosco di transizione
e Steppa.
Il turismo è la principale risorsa economica della regione,
soprattutto per quanto riguarda la zona cordillerana tra San
Carlos de Bariloche e El Bolsòn. A fare da protagonisti sono
le cime andine, i laghi e i boschi.
Al centro della provincia è presente una zona caratterizzata
dalla steppa e San Carlos de Barilocheè un’attrezzatissima
stazione di villeggiatura posta al centro di una splendida
zona andina; si scia sulle tante piste, si fanno escursioni in
Spazio aperto
La Patagonia
viaggio in capo al mondo
pullman verso Esquel, San Martin e La Hoya, verso i numerosi
incantevoli laghi, ai boschi di Arrayanes e dell’isola Victoria.
La Penisola Valdes è una delle riserve di fauna marina più
importanti del mondo: balene, pinguini di magellano,
guanachi, elefanti di mare vivono indisturbati in un territorio
particolarissimo, dove le fredde acque provenienti dallo
scioglimento dei ghiacci andini scendono lungo i fiumi e
vanno ad incontrarsi con le acqua dell’Oceano Atlantico. I
luoghi dove è più facile avvistare questi animali sono senza
dubbio Punta Tombo e Porto Piramides. Presso Punta Tombo
i Pinguini di Magellano sostano fino ad aprile. Presso Porto
Piramides da giugno a settembre è possibile avvistare le
Wealth Planet magazine
51
balene. L’estremo sud del continente propone le meraviglie
delle ultime propaggini andine e la Tierra del Fuego.
Calafate è il punto di partenza per esplorare un universo
insolito e mozzafiato, il mondo del silenzio, dei ghiacci
eterni, dell’avventura.
Da settembre a maggio si visitano gli immensi e celebri
ghiacciai del Perito Moreno e di Uppsala, i laghi Viedma e
Argentino e la Foresta Pietrificata. Ushuaia, insieme a Puerto
Williams, città cilena, si contende il primato dell’ultima terra
del mondo abitato.
Ushuaia significa in lingua yagan “baia che penetra a
ovest”: la città è infatti adagiata ai piedi del monte Martial
e, a causa dei bassi fondali della baia, le navi di grande
stazza non possono raggiungere le coste.
Fondata nel 1884, oggi si è sviluppata come un grande
centro commerciale ed è sede di prestigiose industrie
elettroniche. Il periodo migliore per una visita è l’estate -tra
novembre e aprile e una volta lì, vi consigliamo di visitare
il Museo della Fine del Mondo dove sono conservate
interessanti opere di artigianato degli indiani Onas, i resti
dei naufragi, documenti e foto riguardanti la storia di tutta
la regione, e il Faro del Fin del Mundo.
La Patagonia possiede oltre alle sue bellezze naturali dai
panorami interminabili, un’ottima qualità di prodotti naturali
che costituiscono la base dei piatti raffinati dal sapore
unico. Cervo, cinghiale, trota, salmone, funghi di bosco,
morilla (prelibati funghi a forma di spugnetta), i lamponi, i
cioccolati fra altre delicatezze.
L’agnello patagonico, una delizia unica al mondo, o la
trota, cucinata in modo da esaltare la sua carne delicata,
sono i piatti tradizionali della zona.
Nella Patagonia potrai osservare la bellezza nel suo
stato naturale, intanto che potrai sfruttare di una squisita
degustazione di prodotti affumicati e formaggi regionali, il tutto abbinato alla grande varietà di birre caserecce e vini
squisiti. La vastità della flora e della fauna rende la cucina
tradizionale unica nella Patagonia.
Questa é ben diversa dalle altre regioni e ha le proprie
particolarità secondo ogni provincia. Si differenziano così,
fra la cucina della cordigliera, quella centrale e quella
costiera. In montagna, i piatti tipici cono elaborati a base
di trota, salmone, cervo e ricette originarie dagli immigranti
dell’Europa Centrale. Chucrut, raclette, fondue fra altri.
Questa cucina ha avuto inoltre l’influsso dei popoli mapuche,
come ad esempio il famoso curanto.
La specialità è l’asado, carne alla brace ed il cordero,
agnello molto magro per la difficoltà di trovare erba, molto
saporito, da arrostire a fuoco lento.
Si possono gustare anche buone centolle (una specie di
granseola) servita con una salsina di burro e aglio, e trote,
cucinate in svariati modi.
Nel sud argentino è nota la produzione artigianale di
birra. Questa elaborazione é già una vecchia tradizione a
Bariloche. Esistono svariate classi di birra, fatte con diverse
materie prime come l’orzo, la malta e il luppolo.
Un capitolo a parte meritano i dolci artigianali e i coccolati;
fra cui le ciliegie al cioccolato e i frutti di bosco inzuppate
nella cioccolata. In questa regione, si è sviluppata anche la
cucina e pasticceria viennese e tedesca.
Nella Patagonia il dolce di rosa mosqueta (Rosa Eglanteria),
estratto da questi frutti selvatici della famiglia delle rosacee.
Altri dolci da prelibare sono quelli di sauco, di ribes rosso,
di fragola, di cassis, di lampone. 
Spazio aperto
contemporanea e contestuale di tutti i dispositivi elettrici
ed elettronici ivi presenti, collegati in rete o wireless,
indifferentemente dal linguaggio di cui esse sono dotate.
Saverio Mancino
creatività e innovazione
Chi è Saverio Mancino?
Sono il direttore artistico e manager di Pro Art Lab
www.proartlab.net -incubatore artistico e progetti
web-, musicista, partecipo a numerose registrazioni
audio per CD prodotti dalla RAI e case discografiche
nazionali/internazionali, trasmissioni televisive per la
RAI oltre a numerosi concerti nei migliori teatri nazionali
ed internazionali. Ho prodotto numerosi artisti emergenti
e sono attivo nel settore della promozione musicale
attraverso associazioni culturali e musicali italiane. Sono
esperto in social network musicali e artistici, management e
organizzazioni eventi.
Con i miei collaboratori abbiamo creato e stiamo seguendo
più di un progetto, come ad esempio Bousty, “One Boutique
New Stilysts”
insieme al mio partner Maurizio
Gabriele di Weesh.it
BOUSTY è un portale eCommerce che vende le creazioni
esclusive di nuovi stilisti da tutto il mondo. Lo stilista avrà a
disposizione un’agenzia che rappresenta il negozio virtuale
per le sue creazioni. BOUSTY realizza i suoi cataloghi, li
promuove, organizza eventi, si occupa del marketing e
della vendita in rete.
Abbiamo anche lanciato le basi per nuovi propositi che
arriveremo a concretizzare ed implementare nel tempo
come:
NET-PALACE: una StartUp finalizzata alla creazione di
un’attività imprenditoriale nelle new technologies applicate
al web per la realizzazione di software ed applicativi.
BWeb: è la realizzazione di software ed applicativi per la
produzione di piattaforme di vendita on line.
BBox: è la produzione di un’apparecchiatura la cui
funzione sarà quella di monitorare e registrare specifici
eventi ed elementi precedentemente stabiliti ed individuati.
HICS: un dispositivo per la gestione della domotica
(c.d. home automation) nelle abitazioni civili ed uffici.
Tale dispositivo “touch panel” permette la gestione
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Wealth Planet magazine
Pro art lab: che cos’è per lei..quali sono i suoi
progetti futuri?
ProArtLab è un nuovo strumento associativo rivolto agli
amanti della cultura, dell’arte e della diffusione di interessi
sociali e diffusi in Italia ed all’estero.
La trasmissione del concetto di “co-working” tramite il nuovo
progetto di Affiliazione permette, alle strutture affiliate, di
integrarsi alle altre attraverso la filosofia associativa comune
del concept.
Il nostro intento è di trasmettere l’esperienza e le conoscenze
maturate (know-how) per diffondere le molteplici attività
socio-culturali, che sempre ci caratterizzano, su tutto il
territorio nazionale ed internazionale, attraverso l’iniziativa
di affiliazione.
Incoraggiare la costituzione di nuove Associazioni culturali
e/o appoggiare quelle già esistenti, che vivono lo stesso
spirito creativo condividendone i principi e le finalità, è il
nostro valore aggiunto.
Cosa offre, quali sono i suoi punti di forza?
ProArtLab nasce per promuovere:
• attività culturali: convegni, conferenze, dibattiti,
seminari, proiezioni di films e documenti, concerti,
lezione - concerti, corsi di musica per bambini e ragazzi
a partire dai 3 anni e per giovani ed adulti, incontri di
musicoterapia, corsi di dizione e teatrali;
• Organizzazione di corsi incentrati sul Body and Mind
(Yoga, Pilates, ecc.);
• Organizzazione di eventi di design, dal fashion
all’industrial;
• attività di formazione: corsi di aggiornamento teorico/
pratici per educatori, insegnanti, operatori sociali,
corsi di perfezionamento in musicoterapia, istituzioni di
gruppi di studio e di ricerca, corsi teatrali;
• attività editoriale: pubblicazione di un bollettino,
pubblicazione di atti di convegni, di seminari, nonché
degli studi e delle ricerche compiute.
Spazio aperto
Quali sono l’iter e gli step
necessari per potersi affiliare
al suo brand?
L’adesione è molto semplice e
avverrà attraverso una semplice
richiesta di affiliazione, che
dovrà essere presentata allegando
alcuni ma fondamentali documenti
come l’atto costitutivo e lo statuto,
una copia del certificato di attribuzione del codice fiscale,
verbale aggiornato di nomina delle cariche associative,
documento di identità del Presidente e infine una copia
del verbale dell’assemblea dei soci che ha deliberato la
richiesta di affiliazione.
• Produzione di book fotografici, gestione di prodotti di
moda ed e-commerce (www.bousty.com);
• Realizzazione di produzioni grafiche, book fotografici
aziendali e video;
Una volta terminati i punti precedenti, quali sono
gli step successivi?
Una volta aderito, l’affiliato potrà partecipare alle attività
organizzate da ProArtLab, ricevere periodicamente notizie
e circolare sulle attività culturali in Italia ed all’estero di tutte
le associazioni affiliate ed aderire alle convenzioni con
diverse aziende nazionali e regionali.
• Consulenze
marketing,
gestione
aziendale,
finanziamenti pubblici ed incubatore di impresa;
• Organizzazione di seminari e Master;
• Organizzazione di feste ed eventi privati;
• Ideazione ed organizzazione di Seminari e workshop
tematici;
• Supporto operativo per l’ideazione ed allestimento di
spazi associativi eistenti o da creare (progettazione
architettonica; ricerca e messa a disposizione di
specialisti del settore edile ed artigianale; interior
design, ecc.)
Esistono delle attività tramite cui Pro art lab
collabora con i suoi affiliati?
Si, la collaborazione viene svolta attraverso molteplici
attività quali:
• Produzione di video e fotografie attraverso video
maker/fotografici iscritti al circuito;
• Produzione su web di curricula musicali caratterizzati
da pure embed;
• Promozione del contenuto attraverso Buzz Marketing
e Valutazione statistica dell’ascolto / visione dei video
musicali attraverso Web Analytics;
• Promozione offline attraverso concerti, concerti lampo
stile barcamp e show autistici nella sala dedicata;
• Promozione offline attraverso musicamp in sede o
presso altre strutture affiliate con partecipazione di webradio diffuse, inviti di talent-scout e di start-up musicali
con possibilità di interagire in diretta attraverso il web;
• Store musicale (www.thenextmusic.com);
• Messa a disposizione di spazi culturali per la
promozione di nuovi artisti;
• Piattaforme informatiche, multimediali e ghaphic design;
Nella sua azienda troviamo tantissime strade parallele
destinate a convergere. Prima un progetto, poi un altro,
poi, finalmente, il punto di incontro. Saverio Mancino è
un vero innovatore. A volte talmente innovatore da far
fatica ad “agganciare” il concept delle sue iniziative.
Mi verrebbe di dire che se fosse nato oltre oceano oggi
avremmo letto di lui su Wired. Però il bello è provarci qui. Nel prossimo numero la macchina fotografica di WP
entrerà negli studi di PAL svelando ai nostri lettori i segreti
di questo grande successo.
Un saluto a Saverio e arrivederci alla prossima uscita.
Wealth Planet magazine
55
Spazio aperto
ARoS Kunstmuseet
a cura di G.A.
Il Museo delle Belle Arti di Aarhus (ARoS Kunstmuseet) è
un’attrazione di grande interesse culturale.
Lo troviamo sulla Vennelystparken, sul lato sud della sede
universitaria, nel cuore della città, dietro il Municipio e non
lontano dalla Casa della Musica.
Offre una ricchezza di opere d’arte danesi a partire dal
XVIII secolo; un museo d’arte tra i più grandi in Europa del
Nord.
Da fuori, l’esterno del ARoS assomiglia semplicemente
una scatola galleggiante di mattoni rossi (architetti
Schmidt, Hammer e Steen O. Larsen), mentre all’interno, i
visitatori saranno stupefatti di trovare nove spazi dedicati a
dipinti e sculture provenienti da tutta la Danimarca. Vasta
anche la collezione straniera, che comprende le opere di
molti artisti di rilievo provenienti dalla Germania, dagli Stati
Uniti e tra gli altri Paesi. Tra le opere della collezione si citano in particolare quelle
di Eckersberg Lundbye, Sonne, Petersen, Hammershoi,
Mortensen, Jacobsen e artisti del gruppo Cobra come Jorn
e Billie, Kirkeby e Norgaard sono ugualmente presenti. 
Wealth Planet magazine
57
Community Gardening
Community
Gardening
a cura di Paola Parise
Questo sul community gardening è un elenco di istruzioni
per l’uso, compilato con l’aiuto di esperti che da anni, tra
l’Italia e l’Inghilterra, sono impegnati nel giardinaggio
collettivo, in tutte le sue forme.
Selezionare le piante
Fiori o verdure? Ovvero, orto o giardino? È il momento di
decidere. Non è una scelta secondaria. A seconda di quali
specie si pianteranno, lo spazio prenderà strade e utilizzi
diversi, attirando soggetti diversi.
Una volta presa la giusta decisione, siete sicuri che sia il
momento giusto per la semina? Oltre ai contadini, agli
studenti della facoltà di agraria e a qualche vivaio o
negozio di giardinaggio contattate le altre realtà locali che
lavorano con il verde. Per Milano e Roma, le mappe di Orto
Diffuso e Zappata Romana sono una buona base di ricerca.
Non sempre si troveranno giardinieri professionisti, ma di
sicuro qualcuno che ha già fatto la vostra fatica, e può dare
consigli pratici.
“Il suggerimento per questa fase è quello di inserire specie
autoctone, spontanee, ed aromatiche”.
I vantaggi? “A quelle piante non devi badare troppo, né
spendere soldi per un sistema di irrigazione, perché sono
resistenti, e si trovano nel loro ambiente naturale.”
Usare la democrazia, ovvero compilare un piano
di gestione
Come sarà gestito lo spazio? Sarà aperto a tutti o sarà diviso
in piccoli lotti coltivati, da affittare ai singoli? Ascoltando
ogni proposta, e con voto per alzata di mano, trascrivete un
piano di gestione, con le sue regole, “e più dettagli ci sono,
meglio è”, puntualizzano dal Mabley green community
meadow di Londra. Tra i fondamentali: create un’area per i
58
Wealth Planet magazine
bambini, con casette per gli uccelli, e qualche gioco.
Quelli di Spiazzi Verdi, a Venezia, per attrarre i più
piccoli hanno avuto l’idea di un laboratorio per impagliare
spaventapasseri. “In questo modo abbiamo incontrato i
genitori, e li abbiamo coinvolti nel progetto. È importante
che tutti siano sempre a loro agio. Anche chi ha poca
esperienza con la natura. Durante la coltivazione, deve
essere chiaro che non ci sono errori irreparabili. Mal che
vada, si farà meglio l’anno dopo”.
Contattare l’autorità locale
Avete trovato lo spazio, i volontari, il sostegno del quartiere
e anche della stampa locale. Resta ancora un passaggio,
prima di passare all’opera sulla terra: contattare l’autorità
locale, o comunque i proprietari del suolo. Che fare?
Alcuni
risponderanno:
imbracciamo la paletta
e non aspettiamo, se
mai le autorizzazioni
le otterremo in un
secondo momento. Altri,
invece
consiglieranno
di
affrontare
la
burocrazia sin da subito.
Sarà un po’ noioso,
certo, ma alla fine avrete
uno spazio che nessuno
potrà
contestarvi,
e
magari anche un piccolo
finanziamento.
Da Milano, Venezia
e Genova, i volontari
concordano su un punto: “Se approcciato nel modo giusto, il
Comune dovrebbe essere soltanto contento di poter affidare
uno spazio pubblico alla cura dei cittadini. È un modo per
risparmiare sulla gestione”. E assicurarsi curatissimi giardini
in città. 
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Spazio aperto
Progetto Cibic
a cura di G.A.
Gli impianti di riscaldamento e condizionamento, nelle
abitazioni e negli uffici, sono pre-impostati su un numero
fisso di ore giornaliere indipendentemente dall’andamento
meteorologico delle singole località: questo determina un
grande spreco di risorse.
meteorologiche, permette quotidianamente di prevedere,
per alcune città della Toscana, l’intervallo orario consigliato
riguardo accensione degli impianti di riscaldamento
durante il periodo invernale oppure degli apparecchi di
condizionamento durante il periodo estivo.
È necessario che non solo i singoli cittadini ma anche le
Pubbliche Amministrazioni sappiano dedicare sempre più
attenzione ad un consumo responsabile facendo ricorso a
stili di vita eco-efficienti.
Il servizio è denominato Ricobio proprio perché riguarda
le informazioni sull’uso eco-efficiente del Riscaldamento
e del Condizionamento basandosi sulle previsioni del
benessere/disagio BIOmeteorologico ed attivo tutto l’anno.
Con l’obiettivo di minimizzare i consumi energetici, ridurre
le immissioni di inquinanti nell’aria e conseguentemente
contrastare quel fenomeno chiamato “cambiamento
climatico cui bisognerà dedicare sempre più attenzione.
Oltre ai benefici ambientali il servizio Ricobio porta dei
vantaggi diretti sulla salute mediante la prevenzione di
alcune malattie legate al cambio di stagione e alle repentine
variazioni termiche a cui il corpo umano va incontro
passando da un ambiente condizionato ad un ambiente
riscaldato. 
Il progetto Cibic ha dato vita ad una procedura di calcolo
sulla base della complessa modellistica delle previsioni
60
Wealth Planet magazine
Luce
Spazio aperto
a cura di S.A.
Quando si cucina o si riordina, buona parte del lavoro si
concentra nel lavello e dintorni, eppure sovente, proprio
questa zona risulta la più scarsamente illuminata. L’idea
è semplice e intelligente: aggiungere una fonte di luce
sulla bocca del miscelatore, in modo da concentrare
l’illuminazione all’interno del lavello. Nobili Rubinetterie crea
Luce. La tecnologia a LED applicata al mondo dell’acqua.
L’accensione della lampada avviene tramite un pulsante
di comando indipendente, con spegnimento automatico
dopo 30 minuti di accensione consecutiva. I minimi livelli
di consumo e la capacità dei Led di emettere luce senza
produrre calore, consentono alla doccetta di rimanere sempre
a temperatura ambiente, evitando ogni surriscaldamento. Al
contrario delle lampade posizionate al di sopra del piano di
lavoro, Luce non lascia alcuna zona in ombra perchè si può
estrarre e manovrare a piacimento grazie ad una prolunga
che serve al contempo a direzionare il getto d’acqua. Il
flessibile, coperto da brevetto Nobili, racchiude in guide
separate l’alimentazione elettrica e il passaggio dell’acqua.
La lampada può così rimanere accesa anche estraendo la
doccetta ma non azionando l’acqua, per facilitare ancora
di più le operazioni da svolgere sul piano lavello.
Luce è una scelta innovativa per la cucina non solo per
l’alto contenuto tecnologico, ma anche per l’estetica curata
nei minimi dettagli. Il design contemporaneo e la finitura
cromata “illuminano” la cucina, rendendola moderna ed
elegante. 
62
Wealth Planet magazine
Etruria La Collina
Catering e Banqueting
Organizzazione matrimoni ed eventi
Il Menu Tipico
Aperitivo con
Prosecco, Analcolico, Cocktail di Frutta fresca, Sangria,
Stuzzichini caldi e freddi della casa
Buffet di antipasti con Angolo Cantina ed etichette regionali
Angolo dei formaggi
Tavola dei Formaggi con marmellate agrodolci in abbinamento
Parmigiano,
Treccia di Mozzarella di Bufala con salsa ai mirtilli
Angolo dei salumi
Tavola dei Salumi tipici Umbri con panini caldi,
Prosciutto tagliato in bellavista
Selezione di Formaggi con marmellate Agrodolce
Trancio di Bufala ai Lamponi
Angolo del freddo
Bresaola in carpaccio con ananas e noci
Lombetto marinato con sedano e pecorino
Insalata di farro con pachini, mais e asparagi
Finger Food di Orzo Perlato e gamberetti
Umbricelli Tipici con ragù di faraona
Cappellacci Assisani con pachini, basilico e ricotta salata
Stinco Tipico Umbro con demi- glace di cottura
Flan di spinaci
Patate Argent
Torta nuziale da concordare
Buffet di dolci
Tortino al Cioccolato caldo,
Bavarese alla frutta con salsa all arancia
Composta di Frutta fresca
Meringhe con panna e cioccolato
Vino bianco e rosso da scegliere
Spumante dolce e secco per brindare
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Da sinistra a destra: M° Luciano Ortolani, M° Paolo Palma, M° Marco Facincani, Istr. Lorenzo Ortolani
IL G.S. JU-JITSU PERUGIA festeggia il
risultato dei Maestri Ortolani e Facincani
Articoli a cura di: M° Paolo Palma
Fotografie: Raffaele Calzoni
Per il G.S. Ju-Jitsu Perugia è festa grande: i Maestri Marco
Facincani e Luciano Ortolani hanno brillantemente
ottenuto il grado di IV Dan, in occasione dello Stage
Nazionale organizzato recentemente dalla A.I.J.J. presso
l’Hotel Della Torre di Trevi.
Il programma d’esame teorico-pratico, molto impegnativo,
prevedeva la dimostrazione ed esecuzione di tecniche
di autodifesa da svariati tipi di attacchi e da aggressori
multipli; i due candidati non si sono risparmiati e al termine
della prova hanno ottenuto l’ambito risultato.
Marco Facincani, 56 anni, uno dei soci fondatori del club
perugino, ha iniziato la pratica nel 1977, attualmente è
docente del corso riservato ai giovanissimi, nella fascia di
età compresa tra i 5 e i 12 anni; gli obiettivi da perseguire
sono l’acquisizione di abilità motorie di base e tecniche
propedeutiche per l’attività agonistica.
Luciano Ortolani, 52 anni, vanta 35 anni di esperienza
nel ju-jitsu, è responsabile del corso di autodifesa per
adulti, ove confluiscono tutti coloro che non possono più
partecipare a competizioni per raggiunti limiti di età o per
64
Wealth Planet magazine
i neofiti che abbisognano di un addestramento di base
prima di cimentarsi nel combattimento sportivo.
A corollario di questo splendido exploit, un altro componente
del club, Lorenzo Ortolani (figlio d’arte), 18 anni, superava
con sicurezza la prova per l’acquisizione della cintura nera
I° Dan, con la qualifica di Aspirante Istruttore.
Il Presidente della blasonata società, M° Massimo Bistocchi
-VI Dan- ha manifestato tutta la propria soddisfazione
complimentandosi con gli esaminati, ricordando che per
raggiungere un obiettivo sono sempre necessari disciplina,
costanza, applicazione e serietà.
I neo promossi sono stati festeggiati da tutti gli associati del
G.S. Ju-Jitsu Perugia alla riapertura dei corsi in palestra,
presso i locali del Palasport Evangelisti.
Per fare sì che questo importante risultato fosse perseguibile,
il Presidente Bistocchi ha deciso di non interrompere l’attività
durante i mesi estivi, ottenendo la disponibilità della
struttura, sia per la preparazione agli esami di settembre
che per gli allenamenti della squadra agonisti, seguita dal
M° Paolo Palma.
Eventi
Il 2° Campus Estivo
del G.S. JU-JITSU PERUGIA
La Nazionale Italiana Seniores
in preparazione per i Campionati
Mondiali di Vienna.
Da destra verso sinistra: Giorgio Radicchi, Adolfo
Lizzi, Alessandra Cerbini, Andrea Calzoni, Alessio
Scricciolo, M° Massimo Bistocchi, Danilo Baldelli,
Nicole Mugnani, Gabriele Bazzucchi, Tommaso
Mirmina
Il M° Massimo Bistocchi – D.G. Nazionale Italiana
Ju-Jitsu e il M° Dario Quenza – Presidente
Associazione Italiana Ju-JItsu
I progressi degli atleti perugini in questi ultimi anni è
stato evidente, tanto che ai Campionati Europei Under
18/21 di maggio scorso a Genova, Andrea Calzoni e
Jessica Scricciolo (già plurimedagliati in competizioni
internazionali) sono saliti sul gradino più alto del podio.
Inoltre, per tenere sempre alte la motivazione e
concentrazione dei suoi ragazzi in vista di imminenti
appuntamenti (Trofeo di Hanau in Germania ad ottobre),
il M° Bistocchi ha organizzato un Campus estivo presso la
splendida location del Parco S. Margherita.
Esercizi tecnici e atletici hanno impegnato gli atleti, che al
termine del ciclo di allenamenti hanno ricevuto dallo stesso
Presidente un premio con relativo attestato.
Oltre all’attività svolta dal club, per il M° Massimo Bistocchi,
attualmente D.G. della Nazionale Italiana Ju-Jitsu, è tempo
di programmare nei minimi dettagli un altro grande
appuntamento: Il Campionato Mondiale Seniores a Vienna
in programma dal 29 novembre al2 dicembre prossimi.
A breve gli atleti azzurrabili saranno monitorati in occasione
del trofeo internazionale in Germania in ottobre, utile a
fornire indicazioni per la composizione della squadra che
rappresenterà l’Italia in Austria.
Di seguito, come test, oltre ad altri tornei internazionali, sarà
organizzato un raduno a Perugia, che oramai da qualche
anno si può considerare il Quartiere generale Azzurro.
Il D.G. chiederà a tutti gli atleti il massimo impegno, per
chiudere in bellezza questo fantastico quadriennio olimpico
che ha visto l’Italia conquistare tantissime medaglie.
Che il tricolore sventoli sempre più in alto! 
Questi i temi trattati:
- Il silenzio, la riflessione, la concentrazione;
- La flessibilità, la cedevolezza;
- La paura e il dolore;
- La respirazione;
- Le iniziative che deve prendere l’atleta;
- Elementi di pronto intervento;
- Attività sportive…rapporto con l’ambiente.
Di seguito l’elenco dei partecipanti: Giorgio Radicchi
(consigliere
rappresentante
atleti),
Adolfo
Lizzi
(caposquadra), Andrea Calzoni, Alessandra Cerbini,
Danilo Baldelli, Gabriele Bazzucchi, Nicole Mugnani,
Alessio Scricciolo e Tommaso Mirmina.
Corsi di Ju-Jitsu Fighting System e Difesa Personale
PALASPORT EVANGELISTI
Lunedì - Mercoledì - Venerdì
Corso bambini e ragazzi 6-12 anni: ore 18:30 -19:30
Corso esordienti e adulti 12 - 99 anni: ore 19:45 - 21:15
Wealth Planet magazine
65
Eventi
La Provincia premia
gli eroi del tiro a volo
di Londra 2012
Bertini “Modelli di impegno e di
valori per tutti”
Due medaglie olimpiche sono state sfoggiate tra gli applausi
e i flash dei fotografi nella sala del Consiglio provinciale di
Perugia. Gli allori olimpici sono stati conquistati da Jessica
Rossi (Fiamme Oro) di Crevalcore, Medaglia d’Oro e
Campionessa Olimpica nel Trap Femminile, e da Massimo
Fabbrizi (Carabinieri) di Monteprandone (AP), Medaglia
d’Argento nel Trap Maschile.
I due atleti sono stati premiati insieme anche al Commissario
Tecnico della specialità olimpica Albano Pera, già vincitore
della Medaglia d’Argento ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996
nel Double Trap, e al Presidente della Fitav l’umbro Luciano
Rossi, Vice Presidente della Federazione Internazionale
di Tiro (ISSF, International Shooting Sport Federation).
La premiazione è stata fatta dall’assessore provinciale,
Roberto Bertini, che ha ribadito “l’impegno della Provincia
per lo sport che rappresenta sia un punto di crescita che di
sponsorizzazione dei territori e del made in Italy”.
“Le vittorie della Rossi e di Fabbrizzi sono un modello per
tutti - ha continuato Bertini - e sono anche motivo di orgoglio
dato che dietro c’è molto dell’impegno per questo sport da
parti di rappresentanti umbri: primo fra tutti il vice-presidente
mondiale della Federazione di tiro, Luciano Rossi”.
L’onorevole Rossi ha ricordato che le due medaglie conquistate
66
Wealth Planet magazine
a Londra “sono il frutto anche di una organizzazione e di
allenatori che stanno facendo scuola in tutto il mondo”. “Vi
posso assicurare - ha concluso Rossi - che nel tiro nessuno si
permette di dare dell’italietta alla nostra scuola”.
La presentazione degli atleti olimpionici, premiati
dall’Assessore allo Sport Roberto Bertini e dal Presidente del
Coni Domenico Ignozza, è stata l’occasione per annunciare,
da parte del Presidente Nazionale della Federazione Tiro a
Volo Luciano Rossi, del progetto ambizioso di trasformare
l’Umbria in una sorta di Coverciano diffusa del tiro a volo.
“Si tratta di un altro progetto di grande qualità - ha affermato
l’assessore Bertini - che si aggiunge al Centro Nazionale
Federale di S.Maria degli Angeli per il Pugilato ed alla scuola
di Vela presso il Lago Trasimeno, strutture di grande prestigio
che, oltre ad essere centri di eccellenza sportiva, favoriscono
un importante ricaduta economica sulla nostra comunità
dal punto di vista turistico ricettivo. Sin dall’inizio del nostro
mandato amministrativo abbiamo cercato di farci promotori
di iniziative che coordinassero le grandi potenzialità presenti
nel nostro territorio attraverso la collaborazione con il Coni
Provinciale di Perugia, le Federazioni, le Associazioni e gli
Enti di Promozione sportiva per favorire i grandi eventi sportivi
a livello nazionale ed internazionale, mettendo in risalto la
centralità geografica dell’Umbria come Palestra naturale a
disposizione delle varie discipline. Il progetto annunciato dal
presidente Luciano Rossi va in questa direzione e sicuramente
troverà tutto il nostro sostegno.” 
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Apoxiomeno 2012
Premio
a cura di Orazio Anania
Tre tappe estive al nord, al centro e al sud
“Cultura, cinema, televisione, letteratura e sport in divisa”
Sono stati consegnati, nel corso di questa caldissima estate,
in tre località diverse, i Premi Apoxiomeno 2012; premio
nazionale attribuito a quanti hanno dato lustro alle Forze
dell’Ordine in maniera diretta o mediata, come nel caso
del cinema, della televisione, dello sport e della letteratura.
La manifestazione quest’anno ha voluto toccare tre
luoghi della nostra penisola posti al Nord, al Centro e al
Sud Italia. La Kermesse organizzata dall’Associazione
“Divertiamocicorrendo” di San Filippo del Mela (Me),
che ha una sua sede operativa ad Arezzo, con l’attenta
regia dei fratelli Orazio e Francesco Anania, sotto
l’egida del Presidente della Repubblica e del Consiglio
dei Ministri e con il patrocinio dei Comuni ospitanti e la
collaborazione dell’Associazione benemerita del Coni “Fair
Play”, dell’International Police Association Toscana (IPA) e
della Fondazione Salvemini di Roma. Tutte le serate sono
state condotte da Francesco Anania e da miss Italia Fair
Play Sara Izzo.
La prima tappa si è svolta a Calenzano, in provincia di
Firenze, presso il suggestivo Castello medievale, patrocinata
dal locale Comune rappresentato nella serata di gala dal
suo Sindaco Alessio Biagioli. Alla presenza del Prefetto
di Firenze Dott. Luigi Varatta e della dott.ssa Rosanna Di
Spirito a rappresentare il Questore di Firenze e dei presidenti
68
Wealth Planet magazine
delle associazioni patrocinanti Ruggero Alcanterini per il
Fairplaay e Maurizio Morgantini per l’International police
association (IPA) hanno ricevuto l’ambita statuetta d’argento
l’attore Lando Buzzanca, lo scrittore e giornalista Gen. CC.
Luciano Garofano, l’atleta del GS carabinieri Valentina
Marocchi; quest’ultima per espressa indicazione del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è stato
consegnato anche la medaglia che il capo dello Stato ha
destinato alla manifestazione.
La serata di gala, preceduta al pomeriggio, da un’interessante
parentesi al Teatro Manzoni di Calenzano, con la presenza
di Dacia Maraini che ha ricevuto l’Apoxiomeno per la
Letteratura, al termine di un dibattito sulla cultura italiana e
sull’importanza da attribuire ad essa, in quanto sostenitrice
nei momenti difficili dello Stato italiano: “abbiamo superato
sempre le nostre difficoltà, anche quelle più tremende con
la forza del sapere e della cultura; noi italiani siamo fatti
così non amiamo molto le leggi, anzi spesso le ignoriamo,
ma al momento opportuno sappiamo tirarci su le maniche
e andare avanti con successo”. Nel corso del piacevole
incontro apprezzato l’intervento dell’attrice Monica Bauco
che ha letto un racconto tratto dal Premio Strega 1999 “Buio”
opera della scrittrice fiorentina e della direttrice del Teatro
delle donne dott.a Cristina Ghelli che ha voluto ricordare gli
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Eventi
anni trascorsi da Dacia Maraini a Calenzano e soprattutto
il forte contributo alla realizzazione della Scuola Nazionale
di drammaturgia sorto nel 1991 che si occupa della
scrittura teatrale contemporanea promuovendo un teatro al
quale oggi si devono senza dubbio alcuni fra i fermenti più
interessanti del panorama della nuova drammaturgia e del
nuovo fare ed immaginare teatro.
Al Castello, nella serata si sono alternati sul palco
Valentina Marocchi, premiata per la categoria sport, che
pur sottolineando il suo abbandono alla vita agonistica,
ha giurato eterno amore alla piscina di cui apprezza
soprattutto “l'odore del cloro” di cui lei non più fare a meno.
Lando Buzzanca, premiato per la sua carriere nel Cinema
è stato il grande mattatore della serata. Ha voluto raccontare
momenti anche drammatici della sua vita d’artista e
soprattutto sottolineare il significato dei vari personaggi
“maschili” che lo hanno portato al successo: eterni sconfitti
in una società che ha visto crescere le donne e no l’uomo
sempre legato a meschinità fatue della vita. La vera forza
della natura siete voi, donne. “Voi siete il sale della vita”.
A conclusione ha voluto regalare al pubblico una piccola
perla in onore delle donne presenti e soprattutto alla terra di
Toscana a cui lui è fortemente legato con la declamazione
della poesia dantesca “Tanto gentile e tanto onesta pare...”
Il Gen. Dei carabinieri Luciano Garofano, anima dei Ris di
Parma, ha ricordato quanto, negli ultimi anni, sono valse
le indagini scientifiche per rendere più chiara e certa la
verità processuale da presentare a conclusione di casi
davvero intrigati come quello di Cogne, dei delitti Bilancia
e della strage di Capaci. Delitti imperfetti solo dopo la
lettura attenta delle tracce, spesso poche, trovate sul luogo
del crimine. “Importante, anzi fondamentale il gioco di
squadra, l’osmosi operativa tra i vari esperti, proprio come
si vede nei films”.
Ospiti della serata i ballerini Stefania Pace e Alessio De
Giulli, che si sono esibiti in una danza iniziale in onore
di Lucio Dalla, sulle note suonate dal vivo dall’Orchestra
dell’Apoxiomeno diretta dal maestro Davide Altini, che
ricordavano la nota composizione dell’artista bolognese
“Caruso”; in un altro intervento i due ballerini si sono
espressi in un passo a due tratto da un brano dei Queen
“I want to live for ever”, applauditissimo per eleganza e
grande tecnica.
La serata dedicata a Lucio Dalla ha vissuto momenti di vera
commozione quando Massimo Poggioni ha voluto ricordare
alcuni dei grandi successi del cantautore prematuramente
scomparso nel mese di marzo. Lo stesso Massimo Poggioni
ha poi presentato il suo ultimo brano “Bla, bla, bla della
politique” fresco trionfatore al Festival internazionale
della canzone italiana di New York. Anche l’Orchestra
dell’Apoxiomeno ha allietato i presenti con brani freschi
e soprattutto estivi che saranno come sempre le colonne
sonore della nostra estate hanno “rischiato” di coinvolgere
gli spettatori al ballo e all’allegria. Il 18 agosto il Premio ha
fatto tappa in Calabria, precisamente a Palmi, in provincia
70
Wealth Planet magazine
di
Reggio
Calabria,
nella splendida e ampia
Piazza I° Maggio, gremita
di pubblico. La prestigiosa
statuetta d’argento prodotta
dall’Aurart di Castiglion
Fibocchi (Ar), opera del
maestro orafo Massimo
Palombo, anche questa volta
presente nella splendida
cornice calabrese, è stata
consegnata all’interno di
una kermesse di musica,
canto e ballo al presidente
dell’Associazione nazionale
Fair
Play
Ruggero
Alcanterini,
al
regista
Volfango De Biasi, all’attorte Ninni Bruschetta e al cantante
Gianni Davoli. Sotto l’egida della Provincia di Reggio
Calabria e del Comune di Palmi, alla presenza delle autorità
locali, Sindaco Giuseppe Barone, Consigliere Gabriele
Parisi, Vice presidente della Provincia di Reggio Calabria
Avv. Giuseppe Saletta e dell’assessore romano Domenico
Naccari si è svolta la cerimonia di premiazione.
I protagonisti, già famosi a livello nazionale e internazionale,
hanno voluto esternare al pubblico presente, come nel caso
di Bruschetta e De Biasi, ottimistiche dichiarazioni sul futuro
del cinema italiano e della cultura in genere con la speranza
che si ritorni a leggere i classici sempre ispiratori di temi
attualissimi. Gianni Davoli ha allietato il pubblico con le sue
canzoni e con un ricordo di Domenico Modugno; “Volare” è
stata cantata con l’accompagnamento del quintetto di ottoni
Viborliner, ospiti anch’essi del galà. Ruggero Alcanterini
ha rimarcato l’importanza di un ritorno allo sport pulito e
all’etica organizzativa dello stesso spesso imbrigliato da
ricerche diverse del vero spirito olimpico come la pubblicità
e il professionismo, fattori spesso inquinanti. Ospiti della serata il corpo di ballo, la Ragazza dell’anno
2011 Manuela Giunta e il cantante Gianni Davoli.
L’ultima cerimonia di consegna è stata organizzata il 14
settembre a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo,
Provincia che ne ha patrocinato l’evento insieme alla
Regione Piemonte. Nella splendida cornice del Relais San
Maurizio sono stati consegnati i Premi Apoxiomeno al
direttore d’orchestra e compositore Andrea Morricone,
figlio di Ennio Morricone e fratello del regista e
sceneggiatore Giovanni Morricone. Si è diplomato negli
anni ’90 presso il conservatorio di Santa Cecilia di Roma
in Composizione e in Direzione d’orchestra, ha composto
sia per organici cameristici sia per orchestre sinfoniche,
nonché numerose musiche da film inizialmente assieme al
padre con cui collabora fattivamente alla realizzazione
della colonna sonora del film Nuovo Cinema Paradiso
di Giuseppe Tornatore. Suo il “Tema d’amore” del film,
premiato nel 1990 con il premio British Academy of Film
Eventi
and Television Arts (BAFTA). Nell’anno in corso ha vinto
il Premio Ennio Morricone per il miglior compositore delle
musiche al Bif&st di Bari per il film L’industriale di Giuliano
Montaldo. I Premi Apoxiomeno sono stati assegnati anche
a Roberto Fabbriciani, nato ad Arezzo è interprete
originale ed artista versatile che ha tra l’altro innovato la
tecnica flautistica attraverso un approccio audace, totale e
creativo con la musica moltiplicando le possibilità sonore
dello strumento. Al contributo dato da Fabbriciani alla
Storia delle Musica in seno al progresso del flauto nel
Novecento occorre aggiungere la sua pregevole capacità
di completare il pensiero del compositore al di là di vuoti
e sterili accademismi valorizzando le qualità compositive
dell’opera e le possibilità esecutive che essa sottende. Ha
inciso numerosi dischi ed attualmente è docente presso
l’Accademia Internazionale Mozarteurn di Salisburgo.
Franco Piccinelli, nato a Neive, in provincia di Cuneo,
scrittore, poeta e giornalista, dopo essersi laureato in
Giurisprudenza ha esordito nel 1961 con il romanzo Le
colline splendono al buio, pubblicato da Gastaldi. Dopo
aver diretto, dal 1965 al 1968, il quotidiano di Ancona Voce
Adriatica, nel 1969 si è trasferito a Roma, dove è rimasto
percorrendo la sua intera carriera giornalistica alla Rai, dove
in seguito assunto la direzione della redazione giornalistica.
Il 24 aprile del 1979 è stato gravemente ferito dai terroristi
delle Brigate Rosse. È considerato uno dei maggiori narratori
di memoria collettiva e di epica contadina. Ha vinto due
volte il Premio Selezione Bancarella, nel 1999 e nel 2001,
si è aggiudicato i Premi Fregene, Mediterraneo, Pavese,
Caserta, Gozzano, Ischia ed è stato finalista al Viareggio.
Molti dei suoi romanzi sono stati adattati al teatro e tradotti
all’estero. È stato insignito di varie onorificenze fra cui
quella massima al merito della Repubblica. Attualmente è
presidente della Federazione Italiana Pallapugno dal 1988,
è titolare in Rai di rubriche radiofoniche, opinionista della
Gazzetta del Sud di Messina, e collabora con La Stampa di
Torino e a varie riviste a diffusione nazionale. Ha scritto varie
opere narrando la vita anche professionale del carabiniere.
Claudio
D’Amico,
giornalista di cronaca e
responsabile della sede
regionale del Piemonte
dell’agenzia di stampa
Ansa,
ha
assunto
ultimamente l’incarico di
capo struttura dell’ufficio
stampa
della
Fiat.
Molto vicino alle Forze
dell’Ordine si è distinto
per il suo tratto originale,
chiaro e lineare, proprio di
chi opera con la passione
e l’amore per la propria
professione. Appassionato
osservatore ha raccontato
72
Wealth Planet magazine
i temi della vita, anche
quelli più drammatici
con l’incommensurabile
pregio di mettere a fuoco
il destino dell’uomo, di
renderlo più malleabile
e più consono ad
un’esistenza quotidiana.
Ugo Nespolo, nato
a Mosso (Biella), ex
carabiniere ausiliario e
socio dell’Associazione
carabinieri in congedo, laureato in Lettere Moderne,
diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino
dove vive e opera. I suoi esordi nel panorama artistico
italiano risalgono agli anni Sessanta, alla Pop Art, ai futuri
concettuali e poveristi. Mai legata in maniera assoluta
ad un filone, la sua produzione si caratterizza subito
per un’accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un
personale senso del divertimento che rappresenterà sempre
una sorta di marchio di fabbrica. Ha disegnato più volte
opere con protagonista il carabiniere. Impegnato anche nel
mondo del teatro, della televisione e del Cinema, firma con
autorevoli esponenti della nostra cultura cortometraggi e
documentari; è attualmente presidente del Museo nazionale
del cinema di Torino. Ha realizzato a San Benedetto
del Tronto il monumento “Lavorare, Lavorare, Lavorare,
preferisco il rumore del mare”.
Nel corso della serata sono stati eseguiti da Andrea
Morricone e da Roberto Fabbriciani alcuni brani composti
dallo stesso Maestro Morricone e da Debussy.
Ospiti della serata Alessandra Passaniti, Ragazza dell’anno
2012 e la piccola Veronica Narciso che ha danzato sotto le
note della sigla iniziale. L’evento è stato voluto e patrocinato
dall’Associazione Amici del Giornale del Piemonte.
I premiati tutti di grande spessore culturale hanno voluto
unanimemente condividere un messaggio di speranza e
ottimismo per il prossimo futuro. Gli interventi sono stati tutti
apprezzati e applauditi dal pubblico presente. Quest’ultimo
ha avuto modo di approfondire i temi trattati durante le
interviste nel corso del successivo bouffet a base di specialità
enogastronomiche piemontesi.
Nel corso della manifestazione è stato presentato il progetto
Renaissance Then and Now, organizzato unitamente
all’International Studies Institute di Firenze, che
consentirà, attraverso la concessione di borse di studio,
di garantire a studenti americani e italiani, di dimostrato
talento artistico, di fortificare la propria formazione in
ambito musicale e artistico presso le università americane e

italiane. Vuoi ricevere informazioni su
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Eventi
Concerto di
ANDREA MORRICONE
Limonaia di villa Strozzi
Nella splendida cornice del teatro la Limonaia di
Villa Strozzi, assiepato di pubblico (tutto esaurito) si è
tenuto un magnifico concerto dove il direttore d’orchestra e
compositore Andrea Morricone, ha diretto l’Orchestra
Filarmonica di Roma e il flauto solista Roberto
Fabbriciani.
Andrea Morricone, figlio d’arte, si è diplomato in
composizione e in direzione d’orchestra al Conservatorio
di Santa Cecilia di Roma. Svolge la sua attività sia
come compositore che direttore fra Roma e Los
Angeles. I suoi recenti lavori da camera e per orchestra
sono eseguiti sia in Italia che all’estero. Come direttore
d’orchestra ha lavorato con le migliori orchestre a livello
internazionale. Come compositore, la produzione di Andrea
Morricone spazia largamente su ogni tipo di repertorio. Ha
infatti composto opere per numerosissimi e svariati organici
cameristici e orchestrali, ivi comprendendo anche opere
corali o per Solo e Orchestra.
Ha vinto il premio Globo D’Oro dell’Associazione
Internazionale dei Giornalisti per la Migliore Colonna
Sonora del film Raul di Andrea Bolognini e il
prestigioso premio inglese BAFTA per il Tema
d’Amore del film Nuovo Cinema Paradiso di
Giuseppe Tornatore, premio Oscar per Miglior Film
Straniero ed inoltre la Prima Esecuzione da lui stesso diretta
della sua Romanza per Trio d’Archi e Orchestra d’Archi, in
presenza del Presidente Giorgio Napolitano, e a
lui dedicata, in occasione delle celebrazioni per
i 150 anni dell’Unità d’Italia il giorno 11 Marzo
2010, a Roma.
Ha composto più di 25 colonne sonore per progetti
cinematografici italiani e internazionali fra i quali si
ricordano Capturing the Friedmans di Andrew Jarecki,
nominato all’Oscar 2004 per Miglior Documentario e
vincitore del Sundance Festival nel 2003, Liberty Heights
di Barry Levinson, Here on Earth, Due Amici, Raul, Funny
Money, l’Inchiesta e i documentari Brando, Slum Symphony
e Huxley on Huxley.
Fra i recenti lavori da compositore, va annoverato il Musical
Mission, tratto dall’omonimo film e la colonna sonora per il
film L’Industriale di Giuliano Montaldo.
Andrea Morricone ha terminato lo scorso marzo la
realizzazione di due colonne sonore, una dal titolo My
Beautiful Country, l’altra per un film americano dal titolo
African Gothic.
Il 31 Marzo 2012 gli è stato conferito all’unanimità
al Bari International Film Festival il premio Ennio
Morricone per la colonna sonora composta per il
film L’Industriale.
Sempre brillante si è dimostrata la presenza del flautista
Roberto Fabbriciani, interprete originale ed artista
versatile. Innovatore della tecnica flautistica è riconosciuto
a livello internazionale tra i migliori interpreti.
Nel corso della sua lunga carriera ha effettuato concerti
presso prestigiosi teatri ed istituzioni musicali come la Scala
di Milano, la Filarmonica di Berlino, il Royal Festival Hall
di Londra, la Suntory Hall di Tokyo, la Sala Cajkowskij di
74
Wealth Planet magazine
i capelli
"
La cura nei particolari
e la ricerca costante
fanno della nostra
esperienza un elemento
indispensabile per creare
un’immagine unica
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Collabora da tanti anni in programmi tv:
“Sanremo” dove ha pettinato anche i Sonohra
“Le storie tese” il dopofestival con Elio
“Ti lascio una canzone” con la Clerici
“Carramba che fortuna” con Raffaella Carrà
“Buona Domenica” per Canale 5, durante la
conduzione di Paola Barale e Laura Freddi
Ultimo video di Pavarotti con la canzone “Io ti
adoro” nel 2003
“Centovetrine” e “Vivere”
Presentazione della collezione 2010-2011 di
Gattinoni
Servizi fotografici per la rivista Vogue assieme
a Vogue Milano oltre a collaborare con la
stessa rivista durante i casting delle modelle
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Eventi
Firenze e con il patrocinio del Comune di Firenze e
dell’Ambasciata degli Stati Uniti di Roma.
L’obiettivo dell’Associazione Divertiamocicorrendo è
quello di realizzare un progetto culturale per
consentire al pubblico di conoscere e apprezzare
la grande musica nei luoghi più suggestivi di
Firenze e della Toscana. L’Orchestra Filarmonica di
Roma, composta da circa quaranta elementi, professori di
acclarata carriera nelle migliori formazioni nazionali il cui
repertorio va dalle opere di Verdi, Puccini, Bizet, Mozart e
Rossini alle produzioni sinfoniche di Beethoven, Verdi, Orff.
Mosca e la Carnegie Hall di New York ed ha partecipato
a festivals quali la Biennale di Venezia, il Maggio Musicale
Fiorentino, Ravenna, Londra, Edimburgo, Parigi, Bruxelles,
Granada, Luzern, Warsaw, Salisburgo, Wien, Lockenhaus,
Donaueschingen, Köln, München, Berlin, St. Petersburg,
Tokyo, Cervantino.
Ha inciso numerosi dischi, molti dei quali premiati
dalla critica, ed è stato docente dei corsi di alto
perfezionamento presso l’Università Mozarteum
di Salisburgo e la New York University.
Il programma della serata prevedeva l’esecuzione di
alcuni brani composti dal Maestro Morricone tra i quali
alcuni inediti, presentati in prima mondiale a Firenze,
e altri proposti in un nuovo arrangiamento: Adagio
per archi in mi maggiore, Romanza per flauto e archi
(1a esecuzione assoluta), Across The Sky per flauto e
archi (1a esecuzione assoluta), Improvviso per orchestra
da camera, Preludio per orchestra da camera e Suite
dalla colonna sonora del film L’Industriale.
Il concerto è stato organizzato congiuntamente
dall’Associazione Divertiamocicorrendo di San
Filippo del Mela, e da un gruppo di imprese e società
facenti capo allo studio del Dott commercialista Marco
Bandinelli di Poggibonsi (SI) operanti in rete sotto il marchio/
filosofia “LABOR LIMAE Net”, in collaborazione con
il Lions club Mediovaldarno Galileo Galiei di
76
Wealth Planet magazine
Il concerto è stato dunque un’occasione di solidarietà.
Sono stati raccolti fondi da destinare a giovani
studenti americani di talento che, grazie a queste
borse di studio, potranno venire a perfezionare
i loro studi musicali e artistici a Firenze. Il
progetto Renaissance Then and Now, organizzato
dall’International Studies Institute di Firenze,
consentirà le stesse opportunità ad alcuni studenti italiani
per poter proseguire la propria formazione in ambito

musicale e artistico presso le università americane. Eventi
Rinnovate danze e suoni,
tutti i versi sian canzoni,
tra volteggi e capriole
intrecciate le carole,
e col nostro dolce canto
diffondiamo qui l’incanto
(Sogno di una notte di mezza estate, Atto V)
La Magia negli Eventi
a cura della redazione
Crisi è forse la parola che maggiormente si sente pronunciare
in questi anni: si parla perlopiù di problemi economici,
lasciando in un angolo il profondo degrado culturale, un
mostro che divora le basi della società.
La valorizzazione della cultura e dei giovani è in parte la
soluzione della decadenza attuale.
Chi di musica, musicologia, teatro, fotografia, events
creation...dell’arte in genere ne fa il suo mestiere e la
sua missione, chi, se non l’artista, può comprendere le
necessità di coloro che aspirano a compiere il grande
salto nel mondo delle Muse? Chi, se non l’intellettuale, può
capire quanto spazio sia necessario e doveroso concedere
alla cultura?
Un simbolo di magia e di risveglio da un sonno profondo
è stato lo spirito guida delle giovani donne che hanno
dato vita ad una nuova importante realtà romana, risultato
dell’unione di esperienze diverse e pluriennali nel campo
della comunicazione e organizzazione culturale. Diana
de Francesco, Sara Iacobitti, Raffaella Marzullo ed Irene
Morelli sono le giovani ideatrici di Titania Eventi ed
hanno come fine non solo quello di promuovere eventi
con professionisti del settore, ma donare spazi ai giovani
artisti meritevoli, oggi così tanto in affanno; fanno propria
l’idea della reciproca cooperazione, poiché solo grazie ad
essa nuova linfa potrà nutrire il terreno arido italiano, ed
a questo scopo collaborano con altre realtà imprenditoriali
giovanili, tra le quali la Wedding Valentine, di Valentina
Como e Valentina Giura, e la Fmb Design.
Il nome di questa nuova realtà nel panorama nazionale
per l’ideazione e la produzione culturale deriva dalla
celeberrima regina delle fate di A midsummer night’s
dream, Sogno di una notte di mezza estate, di William
Shakespeare; Titania ha però anche passeggiato per le
fantasie di molti artisti divenendo protagonista non solo dei
versi del bardo inglese, ma anche soggetto prediletto di
pittori e musicisti.
Titania Eventi ha iniziato il suo percorso artistico con alcune
serate dedicate all’ottima musica, al sostegno solidale e
78
Wealth Planet magazine
agli amanti della lettura. Si ricordano specialmente il
concerto Note di Solidarietà a favore dei comuni dell’Emilia
Romagna colpiti dal sisma, svoltosi nella Basilica di San
Giovanni Battista de’ Fiorentini a Roma, e l’evento Aperilibro
durante il quale, nel caffè letterario Aquisgrana, sono stati
presentati alcuni titoli di scrittori emergenti.
Titania è una creatura appena svezzata, ma già desiderosa
di vivere nuove avventure e, a partire da settembre 2012 fino
a tutto il 2013, avrà modo di divulgare il suo messaggio.
In particolar modo due saranno gli eventi centrali nella
prossima stagione: il concorso per scrittori ed illustratori
Scenari di Parole, in collaborazione con la casa editrice
Lettere Animate, ed I Lunedì Culturali presso il Teatro 7
di Roma. Quest’ultimo progetto, reso possibile grazie al
celebre attore e direttore artistico del teatro Michele La
Ginestra e alla collaborazione di Alessia Lineri, si articolerà
in più spettacoli
che abbracceranno
diversi
generi:
si
celebreranno
i m p o r t a n t i
anniversari
come
il bicentenario di
Giuseppe
Verdi,
i 150 ed i 100
anni dalla nascita
rispettivamente
di
Pietro Mascagni ed
Elsa Morante, e si
darà spazio anche
al tango argentino,
alle canzoni italiane
del Quartetto Cetra
e Trio Lescano, fino a giungere all’operetta. Un progetto
ambizioso, irto di difficoltà e di rischi, ma portato avanti
con entusiasmo, consapevolezza e professionalità, nella
speranza che dia frutti e nettari degni della regina delle

fate. DUILIO
CONFEZIONI
Veste sposo
e...
cerimonia
Ponte della Pietra, Perugia
Via Settevalli
Tel. 075 5057089
Via Settevalli, 429
Tel. 075 5005986
Le essenze
OROSCOPO
a cura di Ermirandi Cristiano
Estate tempo di vacanze e relax da trascorrere con amici e parenti, ma anche il momento giusto per prendersi cura di sè,
magari dirigendosi in una spa per farsi coccolare con un massaggio. Da qui l’idea di consigliare ai 12 segni dello zodiaco
qualche piccolo trucco per ritrovare il buon umore e un nuovo equilibrio grazie alle essenze.
Ariete: a questo forte ed energico segno zodiacale, legato
alla primavera, consiglio un bagno/doccia al pepe rosa
ed ibisco, e la relativa crema dopo bagno. Il pepe rosa e’
considerato fin dall’antichità il re delle spezie che mescolato
ai fiori di ibisco rende la pelle morbida, vellutata, dal
profumo avvolgente e sensuale.
Toro: per questo segno, già di per se molto sensuale e
con una forte carica erotica, consiglio il bagno/doccia e
la crema corpo ai fiori di Tiaré dalle spiccate proprietà
emollienti che nutrono, idratano e difendono l’epidermide
in profondità,donando grande vitalità.
Gemelli: d’estate danno il meglio così consiglio il bagno/
doccia e crema corpo al frutto della passione. Un bouquet
di accordi fioriti e affascinanti, che si intrecciano con le note
fruttate di un carattere aromatico e seducente completato
da un aroma legnoso e caldo, una autentica ed elegante
dichiarazione di sensualità.
Cancro: per loro dolcemente complicati, un bagno doccia
e crema corpo alla vaniglia e burro di karitè, che nutre e
coccola la pelle delicata donandole elasticità e un profumo
avvolgente che lavora sulle emozioni, rendendoli docili e
carismatici.
Leone: segno forte, passionale ed egocentrico di natura ha
bisogno di forti emozioni, quindi per tutti gli uomini e le
donne del segno consiglio un bagno/doccia e una crema
corpo con estratti di canna da zucchero, cacao e fiori di
sambuco. Le gustose suggestioni della fragranza inducono
a pensieri più sereni e leggeri, mentre i principi attivi si
prendono cura dell’epidermide rendendola morbida e
sensuale.
Vergine: nascono, quando la raccolta e’ quasi al culmine,
i nativi del segno che sono precisi e pungenti, per loro un
bagno/doccia e una crema corpo che sia un mix di muschio
bianco e Olio di Jojoba, emolliente ed elasticizzante,
con dell’Olio di Germe di Grano, altamente nutriente ed
idratante. La pelle si riscopre così più tonica e fresca ed
estremamente elastica.
Bilancia: i comodi e un po’ pigri nativi della bilancia
troveranno sicuramente un prezioso alleato nel bagno/
80
Wealth Planet magazine
doccia e crema corpo al Papavero. Soave e delicato deterge
la pelle, donando freschezza e morbidezza e il colore rosso
fuoco dei petali risveglia i sensi rendendoli spensierati e
belli.
Scorpione: ai sempre attivi nativi del segno, molto riflessivi e
dotati di una forte passionalità, consiglio un bagno/doccia
e una crema corpo all’ambra, un profondo toccasana che
contribuisce nelle ore dedicate al relax, a ritrovare una
buona dose di serenità, il profumo e l’aroma possono
creare una magia indimenticabile coinvolgendo tutti i sensi.
Sagittario: irrequieti e sempre a caccia di forti emozioni,
a loro consiglio un bagno/doccia e una crema corpo
caratterizzato dall’esotica e legnosa fragranza del Vetiver
con un estratto di Hamamelis, dalle proprietà astringenti
e anti-arrossamento, questo assicura alla toilette maschile
e femminile una freschezza intensa e dinamica. Rende la
pelle morbida ed elastica anche quando è molto provata da
ritmi di vita particolarmente intensi.
Capricorno: il segno e’ sinonimo di riflessione e di una
sensualità nascosta sotto chilometri di freddezza, così per
risvegliare il potere del fascino e della sensualità consiglio
un bagno/doccia e una crema corpo al cacao, cannella e
bacche di caffè che oltre a rendere la pelle morbida e setosa
al tatto renderanno i nativi, spesso freddi e calcolatori, più
dolci e sensibili.
Acquario: rivoluzionari hanno bisogno di forti emozioni
e grandi ideali, per rilassarsi, invece, un bagno/doccia e
poi con una crema corpo al Burro di karitè e vaniglia del
Madagascar per coccolare la pelle, accarezzare i sensi,
rendendoli affascinanti e seducenti e lasciando libero
spazio alla fantasia.
Pesci: dolcissimi ma estremamente sensibili hanno sempre
bisogno di stimoli per poter tirare fuori la loro sensualità.
A questi intriganti amici consiglio un bagno/doccia e una
crema corpo alla china, che non si accontenta di detergere
solo la pelle renderla morbida, ma la rinfresca e la tonifica.
Questi semplici consigli hanno l’unico scopo, di regalare
un momento di puro relax e ritrovare l’armonia tra corpo,
mente e Io interiore.