Il Resto del Carlino Unife presenta il primo paziente della storia
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Il Resto del Carlino Unife presenta il primo paziente della storia
17 luglio 2015 Il Resto del Carlino Unife presenta il primo paziente della storia umana NON HA UN NOME proprio, ma è sicuramente l‟uomo del momento. Scoperto nel 1988 da un team dell‟Università di Ferrara presso il Riparo Villabruna, nelle Dolomiti Venete, l‟individuo rappresenta, ufficialmente da oggi, il più antico paziente della storia della medicina dentale. A comunicare al mondo intero la grandiosa scoperta è stato nuovamente l‟ateneo estense che, in collaborazione con quello di Bologna, ha analizzato la carie dentaria del maschio di 14mila anni fa, apponendone lo status di „primo paziente della storia‟. «Circa 27 anni fa venne scoperto il corpo - racconta l‟archeologo della sezione di scienze preistoriche ed antropologiche di Unife Marco Peresani - ma non venne analizzata la cavità orale».Pochi anni più tardi, attorno alla fine del 1992, venne presa in considerazione anche la bocca e si scoprì la presenza di una carie. Ma, per diverse ragioni, l‟analisi venne interrotta. OGGI, a distanza di quasi trent‟anni, Unife ed Unibo hanno ripreso in mano l‟antico teschio, scoprendo quello che, di fatto, è da considerarsi il primo intervento dentale nell‟evoluzione umana. «Ancora non sappiamo dire con precisione – continua Peresani – se ci fosse un „dentista‟ o se l‟uomo si operò da solo, ma possiamo affermare con certezza che l‟intervento riuscì e l‟individui non morì per questa ragione». Il team ferrarese si è, dunque, concentrato sul terzo molare inferiore (mandibolare): diverse analisi scientifiche, tra cui una micro-tac, hanno confermato che la cavità cariosa è stata intenzionalmente trattata, al fine di ripulire il tessuto infetto, tramite l‟utilizzo di una punta di selce. «Possiamo anche affermare – sottolinea Gregorio Oxilia, dottorando di ricerca – che l‟intervento ha salvato l‟uomo dalla morte. La carie è un‟affezione molto rara, ma l‟individuo in questione l‟ha curata bene. Doveva avere tra i 20 ed i 25 anni quando subì l‟intervento». Pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”, la scoperta non fermerà di certo l‟equipe di Unife: «Adesso ci concentreremo su altri aspetti – conclude Oxilia – come lo studio del Dna dell‟uomo. Questo intervento dentale rappresenta un passo avanti anche per la scienza attuale». Diabetici, arriva un ‘Dolce sorriso’ UN PERCORSO per consentire ai pazienti diabetici di ricevere assistenza odontoiatrica. Si chiama „Dolce sorriso‟ l‟iniziativa, promossa dall‟Azienda Sant‟Anna e dall‟Ausl. Nell‟ambito del percorso, il paziente affetto da diabete avrà la possibilità di prenotare, attraverso il Cup, o direttamente nei punti di accoglienza delle Case della salute e dei poliambulatori Usl su prescrizione della rete clinica provinciale di Diabetologia, una visita odontoiatrica. «Il percorso chiamato „Dolce sorriso‟ – ha sottolineato Leonardo Trombelli, direttore dell‟unità operativa di Odontoiatria dell‟Azienda ospedaliero-universitaria – non è nuovo ed è nato circa dieci anni fa. Dopo alterne vicende è quindi ripartito, in virtù della collaborazione con l‟unità operativa di Diabetologia. Due anni fa le due unità di Odontoiatria e Diabetologia hanno condotto uno studio su un campione di oltre 500 pazienti diabetici». Il questionario era finalizzato a descrivere la percezione da parte del malato del proprio stato di salute orale. «Dai risultati – ha continuato il docente – è emerso che il 47% dei diabetici percepisce il proprio stato di salute orale come sufficiente o scarso, e solo il 10% come eccellente o molto buono. I pazienti appartenenti a quel 47% presentano in genere diabete di tipo 2, hanno almeno una complicanza e sono sovrappeso o obesi. Inoltre il 20% dichiara di avere perso spontaneamente uno o più elementi dentari». Essere affetti da diabete rende infatti più vulnerabili alla malattie parodontali, e in particolare alla parodontite, un‟infiammazione cronica della gengiva e dell‟osso che sostiene il dente. Una malattia che rappresenta la causa più frequente di perdita di denti nell‟età adulta. «Il diabete mellito di tipo 2 – ha aggiunto Dario Pelizzola, direttore dell‟unità operativa di Medicina interna delle malattie metaboliche e del ricambio della rete clinica provinciale di Diabetologia dell‟Azienda Usl – è una patologia subdola e silente. Assume dunque importanza la gestione unitaria di una rete clinica provinciale per la cura del diabete». «Voleva in anticipo i nomi dei pazienti» «LA DOTTORESSA chiedeva i nominativi delle persone che chiamavano per le visite e poi ci comunicava il giorno fissato per l‟appuntamento. Questa non era la prassi della nostra struttura». E‟ Paola Martinelli, impiegata del „front office‟ del San Giorgio a raccontare davanti ai giudici alcune delle presunte anomalie nei comportamenti di Anna Cantagallo, la ex fisiatra a processo per truffa. Secondo l‟impianto accusatorio, la fisiatra avrebbe fatto pagare prestazioni sanitarie a pazienti in realtà esenti e avrebbe invitato altri a effettuare la visita in forma privata o alla struttura „Brain Care‟ (in ogni caso al di fuori del circuito del servizio sanitario nazionale). La dipendente del San Giorgio, dopo aver chiarito il suo ruolo all‟interno della struttura, ha evidenziato come per le visite la prassi era «chiedere l‟appuntamento al front office il quale concordava il giorno in base alle disponibilità dei medici». A VOLTE però succedeva che «la dottoressa Cantagallo chiedesse di avere i nomi di chi aveva telefonato per la visita e che in seguito ci avrebbe comunicato il giorno fissato». Dalla testimonianza viene poi confermata la circostanza che sta all‟origine di tutta l‟indagine. La fisiatra, secondo la tesi dell‟accusa, avrebbe infatti ricevuto «denaro in contanti direttamente da un paziente, per poi a distanza di circa un mese mandare la richiesta agli uffici di contabilità per emettere una fattura». L‟udienza è proseguita con l‟esame dell‟imputata, che però si è concluso con un nulla di fatto dal momento che la fisiatra si è avvalsa della facoltà di non rispondere. E‟ toccato poi ad altri testi, tra cui Paolino Piccolo, presidente di Eniac, società che partecipa la „Brain Care‟. L‟imprenditore si è soffermato sulla vicenda di un paziente visitato al San Giorgio ma che si è visto consegnare una fattura della „Brain Care‟. «La dottoressa aveva urgenza di emettere una fattura – ha spiegato –, ma tutto è stato subito messo a posto dal punto di vista fiscale». Emergono infine i dissidi tra la fisiatra e il suo primario. Tensioni confermate dall‟allora direttore generale Riccardo Baldi. «Nel 2009 Cantagallo mi chiese un incontro – ricorda –. In quell‟occasione si sfogò con me, dicendo di essere ostacolata nelle sue iniziative e nelle sue proposte dal direttore». Il caso tornerà in aula il 17 dicembre per la discussione. Multa perché porta la cura al malato E dopo tre anni il salasso di Equitalia UNA MULTA, addirittura già pagata di tasca propria da un volontario incaricato dal Comune di Bondeno nel trasporto all‟ospedale di Cona, di un ammalato che doveva fare la radioterapia, si moltiplica di sette volte. Tutto questo, solo per la mancata comunicazione di un documento. «È indecente che facciano queste multe di fronte al trasporto di un ammalato» conferma e commenta il sindaco Fabio Bergamini. In mezzo ci sta un ricorso al Tar dell‟Amministrazione comunale, perso. Ed Equitalia che batte cassa e impone al Comune di Bondeno di pagare 778 euro. La vicenda ha dell‟incredibile. Ma la legge italiana non consente alternative, tanto che una determina dell‟amministrazione comunale di questi giorni, ha già deliberato la cifra da pagare ad Equitalia. Questa la storia. ERANO i mesi immediatamente dopo il terremoto del 2012. Gli abitanti di Bondeno erano avvolti dalla paura, dallo sciame sismico, dalle famiglie rimaste senza case, dai danni ingenti al patrimonio pubblico e privato. Se non bastasse, i danni del terremoto portarono all‟evacuazione dell‟Ospedale Borselli e al trasferimento di gran parte dei reparti. I servizi sociali del Comune hanno dovuto organizzare per gli ammalati in maggiore difficoltà, spostamenti verso l‟ospedale di Cona.Tanti spostamenti, urgenti, soprattutto per chi faceva la dialisi e la radioterapia. Il 27 dicembre, un volontario di un‟associazione convenzionata con il Comune, viene incaricato dai Servizi sociali di accompagnare un ammalato in gravi condizioni di salute (purtroppo è deceduto nell‟ottobre successivo) all‟ospedale di Cona, per una cura radioterapica. «Data la necessità di far raggiungere quanto prima all‟utente il reparto ospedaliero – si legge nei documenti del Comune – l‟auto veniva lasciata in sosta il più vicino possibile all‟entrata di riferimento, nello spazio disabili. Non era possibile esporre nessun contrassegno in quanto né il paziente né i suoi famigliari possedevano un‟auto propria. D‟altra parte le condizioni dell‟interessato imponevano di sottoporlo al personale medico con la massima sollecitudine». Ma arriva la multa perché non era stato esposto il contrassegno. Il volontario decide di pagarla, sborsando di tasca propria 170 euro. Fornisce la documentazione al Comune. Crede di essere apposto. Ma non è cosi. Il 29 maggio del 2013 viene notificato al Comune, un verbale «inerente la mancata comunicazione dati personali e della patente di guida del conducente del veicolo» con l‟ulteriore pagamento di 296 euro. Il Comune non ci sta». Il sindaco – si legge nella documentazione – ritenendo la sanzione ingiusta, ha trasmesso al giudice di pace di Ferrara ricorso in opposizione chiedendo l‟annullamento della cartella di pagamento». Ma il ricorso non è stato accolto. La Nuova Ferrara Centro prelievi, pazienti in attesa assediati dall’afa I più previdenti sfoderano ventagli e si mettono freneticamente a sferzare l‟aria, tutti gli altri devono accontentarsi di sventolare l‟impegnativa sperando di ricavarne un effimero refrigerio. Sono solo le 7 del mattino ma l‟afa si è già insediata da padrona nel corridoio del Centro prelievi della Cittadella Salute San Rocco, all‟ex Sant‟Anna, dove i pazienti ritirano il numeretto salvacoda e si mettono in fila in attesa che si liberi un posto a sedere o almeno di crei un po‟ di spazio vitale nella sala d‟attesa. Le temperature proibitive che assediano lo spazio angusto, dove persone a digiuno devono sostare in piedi, in questi giorni di canicola hanno fatto sbottare più di un paziente, invocando l‟adozione di provvedimenti contro il caldo più massicci rispetto al condizionatore che macina con fatica in sala d‟attesa, dietro le postazioni delle addette impegnate a smistare con efficienza il “traffico” umano che affolla la saletta. L‟Asl, da parte sua, interpellata in proposito ha fatto sapere di aver già preso atto del problema e di aver cominciato ad adottare i provvedimenti del caso, consistenti nell‟installazione di tre condizionatori: uno appunto in sala d‟aspetto (con effetti a dire il vero non sempre soddisfacenti), un secondo nella stanza in cui si svolge il ritiro delle provette e un terzo nella sala in cui si eseguono i prelievi. Ma il disagio maggiore resta quello avvertito nel corridoio del “salvacoda”, dove nei giorni scorsi la situazione era veramente al limite della tollerabilità, con pazienti anziani a digiuno in difficoltà e gente in attesa vicina al collasso per il gran caldo. Alcuni di loro durante la coda (va detto che i tempi di attesa sono fortunatamente molto ridotti, possono arrivare al massimo a 15 minuti e spesso perché i pazienti tendono ad arrivare in anticipo rispetto all‟orario dell‟appuntamento) hanno invocato l‟installazione di uno “split” anche in corridoio, per scongiurare cali di pressione e svenimenti. Fisica medica e Oculistica trasferite a Cona I servizi ospedalieri di Oculistica e Fisica Medica si trasferiscono a Cona. Per quel cge riguarda Oculistica, gli ambulatori dell‟Unità Operativa che si trovano attualmente al “Padiglione Ascoli” dell‟ex S. Anna di corso Giovecca saranno trasferiti nel settore 3, corpo C, piano 0 (3C0) di Cona. Dal 20 Luglio sarà sospesa l‟attività ambulatoriale a Ferrara e riprenderà il 3 agosto nella nuova sede di Cona. Durante questo periodo di chiusura il reparto garantirà la sola attività in urgenza al Pronto Soccorso oculistico. Tutti i pazienti già prenotati verranno avvisati del nuovo appuntamento a Cona. Da precisare che il trasferimento riguarda solo l‟Unità ospedaliera, mentre resteranno a Ferrara le attività ambulatoriali specialistiche dell‟Asl attualmente nell‟anello dell‟ex S.Anna. Per la Fisica Medica, in linea con quanto previsto nel piano di trasferimenti da Ferrara a Cona , la Struttura Complessa dal 14 luglio è operativa nel Polo Ospedaliero di Cona settore 2 blocco D - piano 0 (2D0). La Fisica Medica dell‟Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara (istituita il 12 febbraio 1971 tra le prime in Italia), applica i principi e le metodologie della Fisica alla Medicina nei settori della prevenzione, della diagnosi e della cura con il fine di assicurare la qualità delle prestazioni e la tutela dei pazienti, degli operatori e della popolazione. In generale i Servizi di Fisica Medica si occupano di: terapia (radioterapia e terapie metaboliche), diagnostica (Radiologia, Diagnostica a Ultrasuoni, Risonanza Magnetica, Medicina nucleare), sicurezza e protezione nell‟impiego delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, radioprotezione degli operatori e valutazione delle tecnologie in ambito sanitario. Nella realtà ferrarese la Struttura Complessa di Fisica Medica opera sull‟intera provincia ed è composta da cinque Fisici Medici, tra cui il Direttore Facente Funzione Alessandro Turra, tre Tecnici della Prevenzione e un Tecnico Sanitario di Radiologia Medica. Tutte le figure professionali sono coinvolte, a vario titolo, nei diversi settori della diagnostica, della terapia e della prevenzione. A processo per truffa aggravata L’imputata sceglie il silenzio Ha scelto di sottrarsi all‟esame del tribunale, di trincerarsi dietro al diritto di non rispondere la dottoressa Anna Cantagallo, l‟ex fisiatra del Centro di Riabilitazione San Giorgio licenziata nel settembre 2011 dall‟azienda Sant‟Anna e ora a processo per truffa aggravata. La dottoressa era stata allontanata dal servizio sanitario pubblico al termine di un‟indagine interna scaturita dalle denunce di alcuni pazienti o dei loro familiari. Secondo i riscontri raccolti dall‟azienda, la dottoressa avrebbe trasformato prestazioni pubbliche, esenti o con pagamento di ticket (come le visite per il rinnovo della patente) in costose prestazioni private (170 euro) e avrebbe inoltre dirottato altri pazienti sopravvissuti a incidenti stradali dal Centro di Riabilitazione pubblico alla struttura privata di cui era responsabile scientifico (la Brain Care di Padova con sede ferrarese in via Darsena), dove venivano sottoposti a pagamento a trattamenti erogati anche dalla sanità pubblica. Rilievi che si sono trasformati nell‟imputazione di truffa aggravata, sulla quale l‟imputata ieri avrebbe potuto fornire la sua versione dei fatti, ma ha preferito non farlo, scegliendo il silenzio. Hanno così parlato i testimoni, a cominciare da un‟addetta alla segreteria del S.Giorgio, citata dall‟avvocato di parte civile Marco Linguerri, che al processo assiste l‟azienda S.Anna che ha ritenuto di aver subito un gravissimo danno d‟immagine per il comportamento della sua ex dipendente. È così emerso che nella gestione delle prenotazioni e degli appuntamenti la dottoressa incorreva in “anomalie”, come chiedere le generalità dei pazienti e fissare lei stessa la data della visita. Non ortodossa nemmeno la procedura di consegnare alla segreteria denaro contante (spiegando che la macchina erogatrice non aveva accettato le banconote del paziente perché di taglio troppo grande) e chiedere l‟emissione di fattura. Un collega di Brain Care invece ha riferito che la dottoressa utilizzò i moduli di Brain Care per emettere fattura per una prestazione del San Giorgio, per motivi di urgenza. Fattura che sarebbe stata poi annullata e sostituita, ma senza avvisare il paziente. A testimoniare è stato chiamata anche l‟ex direttore generale del Sant‟Anna Riccardo Baldi, che ha riferito di un incontro richiesto nel 2009 dalla dottoressa Cantagallo, durante il quale aveva lamentato screzi e contrasti con il primario Basaglia, soprattutto per il rifiuto di acquistare per il S. Giorgio test valutativi forniti da Brain Care. Il processo riprende il 17 dicembre. Le carie preistoriche? Nel Paleolitico si curavano così È il 1988 quando un appassionato archeologo si imbatte, all‟interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, in uno scheletro quasi perfettamente conservato, risalente a circa 14.000 anni fa, in pieno Paleolitico superiore: quando è morto, probabilmente di anemia, l‟uomo aveva 25-30 anni ed era un cacciatore, visti i reperti ritrovati in quella che si può considerare una vera tomba. Tuttavia la sua particolarità è un‟altra, scoperta dal team dell‟Università di Ferrara: sul terzo molare inferiore destro era presente una lesione cariosa e si notano tracce di un intervento manuale, alquanto rudimentale, per curare l‟infezione, all‟epoca molto più rara che ai giorni nostri. Boom: ecco il primo “dentista” della storia, non si sa se lo stesso Uomo del Villabruna (questo il nome che gli è stato affibbiato, in ricordo di Aldo Villabruna che lo scoprì) o un‟altra persona che ha operato in suo favore mentre era in vita. Finora la scienza datava il più antico trattamento dentistico all‟epoca Neolitica, tra i 9.000 e i 7.000 anni fa. Ora il salto all‟indietro di quasi cinque millenni. «A distanza di 25 anni dalla scoperta dello scheletro – spiega Marcello Peresani, archeologo della sezione di Scienze preistoriche e antropologiche del dipartimento di Studi umanistici di Unife – gli studi sono ripresi. Apriranno ulteriori prospettive per altri colleghi (la ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Scientific Reports”, ndr) e presto arriveremo ad analizzare il Dna dell‟uomo e in modo più approfondito il suo apparato masticatorio. Intanto i risultati sono stati davvero innovativi: la nostra scoperta mostra come, agli albori, la medicina dentale sfrutti abilità, competenze creative e tecnologiche presenti ben prima del Neolitico».. Il tutto passando attraverso numerose fasi, illustra Gregorio Oxilia, dottorando di ricerca: dalla ricostruzione funzionale della dentizione all‟uso del microscopio elettronico a scansione per visualizzare e analizzare le lievi incisioni presenti nella cavità dentale, fino ai test utili a confermare che questi solchi sono stati prodotti da uno strumento microlitico. Ovvero un “toothpicking”, «ciò che noi chiameremmo stuzzicadenti, all‟epoca bastoncini in legno o osso, utilizzati già a partire da due milioni di anni fa per asportare piccoli frammenti di cibo rimasti intrappolati tra i denti», sostiene Oxilia. Quindi una piccola punta di pietra con cui si sollevava e asportava il tessuto infetto, non lo si trapanava come oggi. Non è stata trovata traccia di pasta curativa, aggiunge Peresani, «almeno non su questo reperto; è stato tuttavia notato su altri, più recenti». Gli studi sono in corso in città a Palazzo Turchi di Bagno, dove tra l‟altro è visibile la ricostruzione della sepoltura del Riparo Villabruna. La ricerca viene condotta in collaborazione con l‟Università di Bologna e lo studio odontoiatrico ReaSibilia di Ferrara. Un dolce sorriso per i pazienti diabetici "Dolce sorriso": questo il progetto spiegato ieri, nel corso di una conferenza stampa, che vede la collaborazione tra l'Unità Operativa di odontoiatria dell'Università di Ferrara e l'Unità Operativa di medicina Interna delle malattie metaboliche e del ricambio rete clinica provinciale di diabetologia, dell'Azienda Usl di Ferrara. Leonardo Trombelli, direttore di Odontoiatria, spiega che «è un progetto rivolto a pazienti diabetici. Il percorso era già stato introdotto dieci anni fa, ora è stato implementato con una collaborazione tra odontoiatria e medicina interna. La parodontite, che porta a perdere i denti, è una delle tante complicanze del diabete. Il 20% dei pazienti dichiara di aver perso spontaneamente l'elemento dentario». Il paziente diabetico può prenotare una visita odontoiatrica ai centri Cup o in farmacia senza richiesta del medico curante. Dario Pelizzola, direttore di Medicina Interna delle malattie metaboliche e del ricambio,ribadisce che «a Ferrara il diabete mellito tipo II riguarda oltre il 7% della popolazione. È la pandemia del Terzo millennio. A Ferrara, a 28.000 pazienti è stata diagnosticata questa malattia. La collaborazione tra Unife e azienda ospedaliera permette di unire le risorse, affrontando meglio la patologia». Secondo Mauro Marabini, direttore sanitario Usl, «integrando discipline e risorse otteniamo un risultato. Diabetologia si integra con odontoiatria per curare la sindrome diabetica, che richiede competenze specialistiche.Abbiamo sviluppato una visione generale del problema, non focalizzata su un solo aspetto». Soddisfazione la esprime anche Ermes Carlini, dirigente medico: «dobbiamo proseguire su questo percorso, anche nella specialistica ambulatoriale». Per l'assessore alla sanità Chiara Sapigni «unendo le risorse è migliorata la risposta al paziente. Gli specialisti lavorano insieme per migliorare la qualità di vita delle persone». Uniti contro la sindrome di Lowe FORMIGNANA Cresce la ricerca internazionale per la lotta alla sindrome di Lowe, rara malattia genetica che colpisce soprattutto i bambini maschi, con 50 casi in Italia. Su questo fronte è impegnata proprio l'Aislo, associazione italiana contro la sindrome (e consorelle negli Usa, Europa e Australia). Fondamentali sono i fondi per proseguire la ricerca scientifica, da Telethon e da iniziative benefiche, come il recente Gran Premio della Solidarietà di Formignana, aiutano i ricercatori nel loro difficile lavoro. La stessa Annamaria Dinelli, presidente nazionale di Aislo se ne fa portavoce: «Gli Amici del ciclismo ci hanno donato un ricavato di ben 1.015 euro. Ancora una volta un grande grazie a Biagio Amà, promotore dell'iniziativa, e a tutti coloro che ci aiutano. Sulla ricerca in corso prosegue la Dinelli -, originaria di Grado, ma da anni residente a Formignana - ho partecipato al 13º incontro svolto al Tigem di Pozzuoli, nel Napoletano, con importanti relatori sulla ricerca di oggi sulla Sindrome di Lowe - altri ricercatori cercano un composto chimico che possa ripristinare alcune funzioni: il dottor Wolchowski a Londra, il dottor Aguilar e la nostra Antonella De Matteis». Un altro studio nel 2015 è stato portato avanti dal team formato dal ricercatore polacco e primario di nefrologia pediatrica dell'ospedale pediatrico di Poznan, Marcin Zaniew, coi colleghi di altri paesi come Arend Bockenkamp e Michael Ludwig. Obiettivo dello studio: analizzare la prevalenza e progressione, fattori determinanti della cosiddetta Mrc nei bambini affetti dalla sindrome di Lowe. Un altro importante lavoro è in corso presso l'università di Cagliari sempre sui pazienti affetti dalla sindrome. Tra gli interventi invece svolti al Tigem di Pozzuoli spiccavano quelli della dottoressa Antonella De Matteis e della dottoressa Patrizia Folegani, neuropsichiatra infantile dell‟Asl di Ferrara.