Il Resto del Carlino L`ospedale: «È solo un dolore

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Il Resto del Carlino L`ospedale: «È solo un dolore
17 maggio 2013
Il Resto del Carlino
L’ospedale: «È solo un dolore»
Ma resta paralizzata e rischia la vita
«PRONTO? Ti chiamo per salutarti. Forse questa sarà la mia ultima notte. Spiegalo tu alla
bambina». La sera in cui credeva di morire, Elsa Massarenti, 36enne ferrarese, ha preso il
telefono e ha chiamato tutti. Prima il marito, poi la madre e le sorelle. Ha pianto finché non
si è addormentata, la sera del sedici aprile. Al pomeriggio le avevano riscontrato un
enpiema alla spina dorsale: operare con urgenza. «Mi ero recata al pronto soccorso di
Cona una settimana prima — racconta la donna —. Continuavano a dirmi che non era
niente, solo un ‘dolore ostomuscolare’». L’hanno mandata a casa con degli antidolorifici.
Questo succedeva il 9 Aprile, la prima volta che Elga si è recata al Sant’Anna. Da quel
momento è iniziato il suo calvario. «Ogni due giorni il dolore alla schiena aumentava»,
ricorda. Dopo 5 giorni il dolore era diventato insopportabile. Lancinante. Elga si è rivolta
alla guardia medica. «Hanno detto che era un problema da poco». La notte tra lunedì 15 e
martedì 16 la donna è in lacrime. «Ho chiamato l’ambulanza — continua — mi hanno detto
che i dolori erano legati al mio peso e hanno aggiunto che era inutile andare al pronto
soccorso». La mattina dopo Elga richiama l’ambulanza: è ancora prenda di dolori acuti e
ha perso l’uso delle gambe. «Mi hanno dato un codice verde, mi hanno trattato con
sufficienza. Mi hanno fatto aspettare ore. Non sapevano cosa fare». A quel punto la madre
della donna, che l’aveva accompagnata, ha minacciato tra le urla di chiamare i carabinieri.
E sono scattati gli esami. È arrivato anche un neurologo. «Lui, Pasquale De Bonis, mi ha
salvato la vita». È lui che la mette in guardia dopo la risonanza. Le ha detto che nella sua
spina dorsale c’era «una sacca di pus». Se non si fosse intervenuti in tempo, la notte
stessa, sarebbe potuta morire. «Ma anche l’operazione era ad alto rischio — precisa
Massarenti —. Potevo rimanere paralizzata o morire. La percentuale di morte in interventi
di questo genere è al 20%». Così alla sera Elga Massarenti saluta tutti i paranti,
raccomanda la bambina e si addormenta sognando il miracolo. Quando ha riaperto gli
occhi dopo l’intervento le sue parole sono state solo di ringraziamento. Con la fisioterapia
riprenderà anche a camminare. «Ora — conclude — andrò per vie legali per denunciare il
pronto soccorso Sant’Anna».
Morì dopo l’intervento, due medici a giudizio
IL SUO CUORE cessò di battere il 5 ottobre 2011, alcuni giorni dopo un intervento per
un’ernia a Villa Toniolo di Bologna. Ieri, per la morte di Silvana Andreotti, 69 anni, sono
stati rinviati a giudizio dal gup Piera Tassoni in due: Roberto Padovani, il chirurgo
bolognese che l’aveva operata, e Piero Facchini, il medico di base ferrarese della signora.
Dovranno rispondere di omicidio colposo e il processo, con rito ordinario, inizierà il
prossimo 16 ottobre. LA VICENDA. A settembre 2011 la donna accusa dolori a una
gamba e la risonanza magnetica non lascia spazio a dubbi: ernia da trattare
chirurgicamente. La famiglia decide così di chiamare Villa Toniolo e, il 14 settembre,
madre e figlio si presentano per la visita. Da qui il ricovero e il successivo intervento. Va
tutto bene. Silvana Andreotti rimane in clinica fino al 20, giorno in cui i medici decidono di
dimetterla. Comincia la riabilitazione e tutto sembra procedere per il verso giusto. Poi, il 5
ottobre, la tragedia: il cuore della 69enne smette di battere. «QUANDO è stata dimessa —
spiega il legale della famiglia — le era stata sospesa la terapia anti tromboembolia e
nessuno le ha prescritto il farmaco eparina. neanche, successivamente, il medico di base,
che l’aveva visitata una volta tornata a casa». «Voglio capire se esiste correlazione tra la
morte di mia madre e l’operazione subita qualche giorno prima. Io so solamente che fino al
momento dell’intervento era sanissima», aveva detto Enrico, il figlio della donna. D’ufficio il
pubblico ministero Patrizia Castaldini aveva subito aperto un’inchiesta per omicidio
colposo, inizialmente senza indagati. Ieri i due rinvii a giudizio: allasbarra sono finiti il
chirurgo Padovani e il medico di base Facchini.
Cona, Scuola di medicina da 15 milioni
Entro un anno parcheggio per gli studenti
MILLE giorni, e oltre 15 milioni di euro, per la nuova sede della ‘Scuola di Medicina’ a
Cona: 12 aule, laboratori, spazi per studenti distribuiti su tre piani, per oltre 6mila metri
quadrati di superficie. L’Università ha dato il via, nei giorni scorsi, all’iter che prevede entro
l’estate il bando del concorso di progettazione e l’inizio del cantiere nella primavera del
2014; serviranno poi due-tre anni di lavoro per realizzare l’immobile, situato di fronte al
corpo centrale dell’ospedale su un’area di 20mila metri quadrati. Fra meno di un anno
dovrebbe essere invece già pronto, spiega il rettore Pasquale Nappi, «il parcheggio da
300 posti auto che sarà riservato, gratuitamente, a studenti e docenti che quotidianamente
si recano all’ospedale di Cona per attività sanitarie e didattiche». Il parcheggio,
diversamente da quelli attrezzati da Prog.Este, sarà coperto interamente da tettoie con
pannelli fotovoltaici. Così come il futuro edificio della ‘Scuola di Medicina’, che avrà
caratteristiche edilizie e tecnologiche di alto livello: completamente antisismico, con
impianti di massima efficienza energetica «e costruito con largo uso di legno, vetro e
metalli speciali — sottolinea il rettore —, per caratterizzare anche sotto il profilo estetico il
ruolo dell’ateneo». Cuore del progetto, tuttavia, resta il ruolo della ‘Scuola di Medicina’: «In
nome alla riforma Gelmini non si può parlare più di Facoltà — sorride Nappi — ma la
sostanza non cambia: questo comparto dell’Università a Ferrara resta vitale, strategico e
sarà rafforzato». L’edificio sarà pronto per il 2016, salvo complicazioni; impossibile invece
utilizzare l’anello del Sant’Anna. Il Comune aveva avanzato questa proposta all’ateneo,
ammette il rettore, «ma le verifiche ci hanno fatto escludere la possibilità di un’utilizzo
dell’area su corso Giovecca a fini didattici». Via dunque al maxi progetto: 2 milioni di euro
per la progettazione, 15 per la costruzione vera e propria. Tutto a carico dei bilanci
dell’ateneo. MA GLI INVESTIMENTI, nei prossimi 3-4 anni, saranno ben più consistenti;
ieri infatti Nappi ed il dirigente del settore tecnico Giuseppe Galvan hanno annunciato il
piano di recupero dei palazzi di via Savonarola danneggiati e resi inagibili dal sisma. Da
palazzo Renata di Francia, sede del Rettorato e degli uffici amministrativi, agli attigui
palazzi Strozzi, Tassoni e Gulinelli: «Il ministero ci ha assegnato 10 milioni di euro, una
somma pari a circa la metà dei danni subiti — spiega il rettore —, ma a giorni arriverà il
saldo delle assicurazioni con cui avevamo, per fortuna, stipulato polizze sugli edifici». E’
previsto un rimborso di 20 milioni di euro: «Avremmo potuto edificare fuori dalle Mura una
nuova serie di edifici per il rettorato e l’area amministrativa — conclude Nappi —, ma la
scelta è stata quella di recuperare i palazzi storici, ad iniziare da quello di Renata di
Francia che risale al 1472, e di adibire palazzo Gulinelli a maxi biblioteca per il polo
umanistico, per far rivivere uno dei comparti più importanti della città oltre che
dell’ateneo».
La Nuova Ferrara
La nuova Medicina risorgerà a Cona ma solo nel 2016
Per il prossimo anno accademico le prove di ammissione ai corsi di laurea magistrale a
ciclo unico di Medicina-chirurgia e Architettura sono state anticipate a luglio. Più
precisamente per Medicina è stato fissato il 23 luglio e per Architettura il 25 luglio. La
scadenza per l’iscrizione da effettuarsi sul portale predisposto dal Miur è il 7 luglio. E’ stata
anticipata al 26 luglio anche la prova d’ingresso per il corso di laurea di Design del
prodotto industriale: la scadenza è il 17 luglio, da effettuarsi sul sito di Unife. L’università si
candida a maggior stazione appaltante per l’anemica edilizia nostrana nei prossimi anni:
una cinquantina di milioni di euro è infatti l’importo che il rettore Pasquale Nappi stima sarà
investito in centro città e a Cona, «in gran parte trovati da noi». Tra questi ultimi ci sono i
17 milioni di euro che saranno investiti nel parcheggio e nel nuovo edificio destinato ad
ospitare la Scuola di medicina con i suoi tre dipartimenti medici e 18 corsi di laurea, nella
sede del nuovo S.Anna. Una scelta non scontata, «è la prova che la ex facoltà di Medicina
è viva e vegeta, nonostante i segnali di allarme che ogni tanto si sentono». Dopo un
investimento di questa portata, con un mutuo di 15 milioni di euro che Unife si accollerà
(nel 2014 estingue l’unico debito ancora in piedi) da sommare ai 2 milioni di risorse proprie
per la progettazione, diventa infatti difficile ipotizzare depotenziamenti o alleanze al
ribasso con Bologna e il resto dell’Emilia. Gabriele Rinaldi, direttore del S.Anna, ringrazia,
«la Scuola di medicina è essenziale per l’ospedale». Sarà un edificio innovativo: classe A
energetica, «speriamo di arrivare all’edificio passivo, cioè senza l’uso di energia fossile»
ha spiegato il responsabile tecnico Giuseppe Galvan; a tenuta sismica di 4ª categoria; in
legno, metallo e vetro, materiali; e comunque in grado di «raccordarsi dal punto di vista
estetico con il corpo dell’ospedale» ha garantito il rettore. I suoi 6.000 metri quadrati
conterranno 12 nuove aule modulari, sale riunioni, sale studenti, laboratori didattici. Sarà
realizzato di fronte ai blocchi 34-35 dell’ospedale, dove sono ospitate le 8 aule già
predisposte dal progetto Cona, «ci sono state delle difficoltà iniziali dovute alla mancata
previsione della presenza dell’università all’interno dell’ospedale, un paradosso» ha
rilevato Nappi. Così si è perso tempo e sono divampate polemiche, ora sopite. L’orizzonte
di completamento del progetto è fissato al 2016, «il mio mandato scade nell’ottobre 2015 e
quindi non potrò inaugurare l’edificio: mi accontenterei di vedere i lavori ben avviati» è
l’auspicio di Nappi. Entro l’estate si dovrebbe conoscere il nome del vincitore del bando
per il progetto preliminare, al quale farà seguito la gara per il progetto esecutivo e la ditta
realizzatrice. Ai primi del 2014, insomma, il quadro dovrebbe essere chiaro e subito dopo
arrivare il via libera all’apertura del cantiere. «Nel frattempo l’attività didattica si svolgerà
negli attuali spazi, che sono idonei» ha detto il rettore, garantendo poi che il Mammuth
manterrà funzioni didattiche. L’ipotesi anello del Sant’Anna per il trasferimento dell’ex
facoltà? «E’ stata presa in esame, anche a fondo - ha rilevato Galvan - ma il fronte
Giovecca, pur avendo resistito al sisma meglio di parti più recenti come le Cliniche nuove,
non si è rivelato adatto a ospitare grandi aule, a causa dei lavori antisismici troppo
impegnativi». Oltre alla Scuola di medicina Unife realizzerà a Cona un parcheggio da 300
posti, gratuito e riservato a studenti e docenti, interamente coperto da pannelli fotovoltaici
in grado di produrre almeno 600 kw da convogliare, poi, nelle utenze della Scuola di
medicina. Entro giugno sarà indicato il realizzatore.
Morì per un embolo, a processo
Dopo un intervento chirurgico per la rimozione di un’ernia, alla paziente non venne
prescritta alcuna terapia antitromboembolica, e a una settimana dalle dimissioni la donna,
una signora ferrarese di 69 anni, venne colpita da un embolo e morì. Per quella morte,
avvenuta nell’ottobre del 2011, due medici dovranno affrontare un processo con l’accusa
di omicidio colposo. Al termine dell’udienza preliminare ieri il gip Piera Tassoni ha rinviato
a giudizio Roberto Padovani di Bologna - il chirurgo che eseguì l’intervento alla clinca Villa
Toniolo nel Bolognese - e il medico di base Piero Facchini di Ferrara. Tra gli indagati era
finito anche un terzo medico, colui che firmò le dimissioni della paziente, che nel frattempo
è deceduto. Secondo l’accusa nessuno dei medici che ebbero in cura la paziente
prescrisse alla donna l’assunzione di eparina, farmaco essenziale per il decorso post
operatorio per evitare, appunto, gravi complicazioni legate alla formazione di trombi o
emboli. La mancata prescrizione della terapia, ha sostenuto in udienza il pubblico
ministero Patrizia Castaldini corroborata dalle conclusioni dei suoi consulenti, è risultata
fatale per la donna, uccisa da un embolo a una settimana dalle dimissioni dalla clinica,
dopo che l’intervento chirurgico si era svolto senza complicazioni. Il giudice Piera Tassoni
ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm, ritenendo che gli elementi
raccolti nel corso delle indagini preliminari sufficienti per istruire un processo e meritevoli
quindi di essere approfonditi nel corso di un dibattimento. Al processo che si aprirà il 16
ottobre i familiari della vittima, che fin da subito si erano rivolti a un legale, saranno parte
civile.
«A Cona un anno tutto in salita»
Incontri con i vertici delle istituzioni e sondaggi sul...campo. Il sindacato medico AnaaoAssomed ha deciso di portare fuori dalle mura dell’ospedale la vertenza aperta con la
direzione generale sui tagli dei posti letto e sui costi del personale. In questi giorni sono
stati interpellati gli iscritti sulle condizioni di lavoro e sui rapporti con il vertice dell’azienda
sanitaria. Ne è scaturita una sonora bocciatura per quest’ultima, sottolinea il segretario
dell’Anaao-S. Anna, Pierluigi Api, sintetizzando i risultati della consultazione. «Le
condizioni di lavoro dei medici dirigenti sono andate progressivamente peggiorando con
risvolti drammatici (vedi fuga verso la pensione) - spiega il sindacalista - il coinvolgimento
nelle decisioni e nelle dinamiche aziendali è basso come il senso di appartenenza
all’azienda, la credibilità della direzione generale è pressoché inesistente, l’azione verso i
cittadini è andata peggiorando, la “funzionalità” dell’ospedale di Cona è semplicemente
insufficiente secondo il 72,3% dei votanti. C’è un solo tema su cui si è registrato qualche
passo avanti: la viabilità per raggiungere Cona, dopo un anno, è migliorata». «Voglio
ricordare che secondo il rapporto dell’Associazione Italiana per la formazione manageriale
- ricorda Api - “in Italia il 27,5% delle aziende forma il proprio management per migliorare il
benessere lavorativo e la produttività dei dipendenti e i risultati si vedono perché
migliorando il ‘clima interno’ la produttività cresce di oltre il 27% e, quel che forse più
conta, la customer satisfaction, ossia l’indice di gradimento dei clienti, sale di ben 47 punti
percentuali”». Api ha incontrato la scorsa settimana la presidente della Provincia,
Zappaterra, e mercoledì scorso il sindaco Tagliani e l’assessore comunale alla sanità,
Sapigni. «Abbiamo parlato della grave situazione che si è venuta a creare al S. Anna,
dell’ipotesi dei tagli e delle difficoltà di rapporto che abbiamo con la direzione. Qui non si
rispetta il contratto e si disattendono accordi come quello che prevedeva il trasferimento
della Iort (radioterapia intraoperatoria) a Cona e l’acquisto di una Tac fissa, che ad un
anno dal trasloco ancora non c’è - conclude il segretario Anaao - Il taglio dei posti letto
estivi metterà in difficoltà pronto soccorso, chirurgia d’urgenza, neurochirurgia e i servizi
(radiologia, laboratori). Ora attendiamo il piano dei tagli regionali, ma è chiaro che a Cona
si è partiti col piede sbagliato».
Sanità, per gli esami lunghi tempi di attesa
COMACCHIO Tempi di attesa lunghi per esami diagnostici da effettuare presso i due
ospedali locali (San Camillo e del Delta) e andirivieni di pazienti, in particolar modo
anziani, agli sportelli prenotazioni delle farmacie lagunari e del Cup, per verificare se si
sono liberati dei posti, sono alla base della nuova denuncia lanciata da Tiziana Gelli,
presidente del tribunale dei Diritti del Malato. «Per sottoporsi ad una visita oculistica o ad
un accertamento cardiaco – riferisce Gelli – occorre attendere sino al 2014 e per non
restare in attesa così a lungo, molti si rassegnano a richiedere la visita a pagamento per
ridurre i tempi, ma non tutti possono permetterselo – prosegue – e comunque non è giusto
per principio». Secondo la combattiva presidente del Tribunale dei diritti del malato, che ha
formalizzato la dettagliata segnalazione ai vertici dell’Asl e al sindaco, le lunghe liste
attesa, anche più di un anno, sarebbero da addebitare ai tagli alle risorse, che hanno
pesantemente inciso sulla sanità pubblica, «perché di pomeriggio non vengono assegnate
molte visite e probabilmente si tratta di ordini ricevuti dall’alto, per ridurre il numero degli
esami diagnostici pomeridiani». Gelli sottolinea che tale situazione riverbera altri effetti,
tutti a favore dei medici che esercitano la libera professione all’interno delle strutture
ospedaliere. «Non è colpa dei medici - aggiunge la presidente del Tribunale dei diritti del
malato -, ma alla fine chi soffre o si preoccupa per mesi e mesi in attesa di sottoporsi ad
un esame, chiede la prestazione a pagamento». Gelli ha compiuto verifiche negli ospedali
locali, dopo aver appreso da numerosi utenti che anche in farmacia c’è l’andirivieni di
pazienti per verificare se qualcuno in attesa abbia rinunciato a fare l’esame