Educare è - FISM COMO

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Educare è - FISM COMO
EDUCARE È …
Spunti pedagogici e didattici
Aldo Basso
1. Essere per educare
"Non si insegna quello che si vuole; dirò addirittura che non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è" (Lo spirito del socialismo, di Jean Jaurès, 1859-1914, storico e politico socialista francese).
2. Educare è cercare
"Vi è un'età in cui si insegna ciò che si sa; ma poi ne viene un'altra in cui si insegna ciò che
non si sa e questo si chiama cercare... Questa esperienza ha un nome illustre e un po' fuori
moda, sapienza: essa è nessun potere, un po' di sapere e quanto più sapore possibile" (Roland
Barthes. 1915-1980, filosofo francese). L'esempio di Socrate. L'educatore come persona desiderosa di cercare e non sicura di possedere (Rogers).
3. Educare è possedere autorità
"Gli adulti non debbono imporre coazioni ai fanciulli... Ciò che è loro richiesto è da principio
l'amore, e in seguito l'autorità - parlo di un'autorità autentica e non di un potere arbitrario -,
l'autorità intellettuale per insegnare e l'autorità morale per farsi rispettare ed ubbidire. Perché
il fanciullo è in diritto di attendere da loro ciò di cui ha bisogno: ossia di essere guidato positivamente e di imparare ciò che ignora" (J. Maritain, L'educazione al bivio, Brescia, La Scuola,
editrice, 1973, p. 44). "Il primo dovere di un maestro è di sviluppare in se stesso, per l'amore
della verità, convinzioni profondamente radicate e di manifestarle con franchezza, pur desiderando, sicuramente, di vedere lo studente sviluppare, magari contro quelle stesse convinzioni,
le proprie personali" (ivi., p. 96).
"Gesù insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi" (Mat. 7,29).
4. Educare significa essere credibili
Perché ho deciso di educare una persona? Con quale diritto cerco di scrutare nel suo intimo,
di giudicare, di esigere? Perché mi sento autorizzato a dire ad un'altra persona come deve realizzarsi nella vita? "La più potente ? ‘forza di educazione’ consiste nel fatto che io stesso in
prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere... Sta proprio qui il punto decisivo. È proprio il fatto che io lotto per migliorarmi ciò che dà credibilità alla mia sollecitudine
pedagogica per l'altro... Io stesso lotto per essere educato. Questa lotta mi conferisce credibilità come educatore; per il fatto che lo sguardo medesimo che si volge all'altra persona insieme
è rivolto anche su di me" (R. Guardini - a cura di C. Fedeli - Persona e libertà, Brescia, La
Scuola editrice, 1987, p. 222). Mentre indico ad una persona come realizzarsi nella vita guardo e decido come io stesso posso procedere in avanti e realizzarmi.
5. Educare è liberare
"Educare significa che io do a quest'uomo coraggio verso se stesso. Che gli indico i suoi compiti, ed interpreto il suo cammino - non i miei -. Che lo aiuto a conquistare la libertà sua propria" (Guardini, l.c., p.222).
Quaderno n.01: QUALE EDUCAZIONE DELL’INFANZIA, OGGI? - sintesi dei laboratori pratici
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"Come credenti diciamo: educare significa aiutare l'altra persona a trovare la sua strada verso
Dio. Non soltanto far sì che abbia le carte in regola per affermarsi nella vita, bensì che questo
‘bambino di Dio’ cresca fino a raggiungere la ‘maturità di Cristo’. L'uomo è per l'uomo la via verso
Dio. Perché lo possa essere davvero, però, deve egli stesso percorrere quella via. È assurdo parlare
ad un uomo della strada verso Dio, se non la si conosce per esperienza personale, o almeno non la si
cerca" (Guardini, l.c., p. 223).
6. Educare è lasciarsi guidare
L'educatrice che si ispira ad una visione cristiana dell'educazione parte da una consapevolezza di
fondo: lei si sente anzitutto una persona guidata. Si sente guidata da Dio: il primo e unico educatore
(C.M. Martini, Dio educa il suo popolo, Milano 1987). Dio educa il suo popolo e ogni sua creatura:
"Ti farò saggio, t'indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio" (Sal. 31, 8).
Quest'intima consapevolezza è rassicurante e pacificante: solo chi è guidato può guidare. Lei può
guidare gli altri perché lei stessa è guidata. Partire da questa intuizione globale, significa mettersi
nella prospettiva giusta per fondare correttamente l'originalità e la specificità dell'educatrice che opera nella scuola dell'infanzia di ispirazione cristiana.
"Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo
riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce ne mette in mano le chiavi" (don Bosco).
7. Educare è arricchirsi
Scrive J. Guitton (Lettere aperte, Milano, Mondadori, 1995, p. 38): "Da vecchio ho imparato - troppo tardi, senza alcun dubbio - che ci si arricchisce vivendo con un bimbo. Soprattutto se si chiede al
bimbo di farci delle domande". E poco più avanti ricorda un consiglio datogli da Heidegger: "Se
vuol progredire, tanto in filosofia quanto in religione, si faccia porre domande da un bambino. Non
potrà rispondergli sempre, ma le farà scoprire la verità: perché il Vero è sempre velato. II bambino
toglie il velo".
Che cosa offre l'alunno al suo maestro? In un opuscolo di S. Agostino sull'insegnamento delle verità
della fede agli ignoranti (De catechizandis rudibus), il diacono Deogratias chiede al Santo come potersi salvare dalla incresciosa monotonia di un insegnamento costretto a ripetere indefinitamente le
stesse nozioni. La risposta è luminosa: occorre che il maestro si immedesimi talmente nello stato
d'animo degli scolari da rivivere la freschezza del loro sentire, innovando di volta in volta il sapere
nella loro novità: "In eorum novitate innovamur". Attraverso la 'novità' assoluta che ogni bambino è
e rappresenta, l'educatrice è provocata e stimolata a rinnovarsi continuamente, ad imparare, a scoprire, ad ammirare insieme con lui.
Presso la ‘quercia del Tasso’ sul Gianicolo a Roma si trova questa iscrizione: "All'ombra di questa
quercia Torquato Tasso vicino ai sospirati allori e alla morte ripensava silenzioso le miserie sue tutte e Filippo Neri tra liete grida si faceva coi fanciulli fanciullo - sapientemente".
Gesù ci ammonisce: "Se non diventerete come i bambini..." (Mat. 18,3).
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