Palestra di "Virtus" - Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista
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Palestra di "Virtus" - Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista
PALESTRA DI “VIRTUS” EDUCARE ALLA SCONFITTA Come io vivo la sconfitta? In che modo io allenatore-educatore posso educare i ragazzi alla sconfitta? Quali sono gli atteggiamenti che dovrò evitare e quali dovrò mettere in atto? Riflessioni e proposte degli allenatori Segue confronto con i documenti Gli atteggiamenti che non aiutano ad educare il ragazzo a vivere l’esperienza del limite. Stile iperansioso: preoccuparsi eccessivamente per la sicurezza fisica del bambino. Crea bambini timidi, paurosi, insicuri, che fuggono le novità alla ricerca della sicurezza in modo ossessivo. Stile iperprotettivo: evitare al bambino ogni minima frustrazione, perché si teme che potrebbe soffrire in modo irreparabile per il resto della sua vita. Crea bambini ansiosi, egocentrici, che non sopportano la frustrazione e non riescono ad ambientarsi al di fuori della famiglia. Stile ipercritico: è caratterizzato dalla tendenza a notare ed ingigantire gli errori e i difetti commessi dal bambino. L'adulto sarà sempre pronto ad intervenire per notare ogni minimo difetto, ogni comportamento negativo senza mai far caso, invece, ai comportamenti positivi, adeguati; quindi l'interazione col bambino avviene quasi esclusivamente sotto forma di rimproveri. La paura di sbagliare porta il bambino ad isolarsi, la bassa autostima impedisce relazioni soddisfacenti. Per evitare di sbagliare, si finisce con l’evitare di agire ... Stile perfezionistico: tipico di chi considera sbagliato tutto ciò che non è perfetto al cento per cento. Questo stile educativo è sostenuto dalla convinzione che bisogna riuscire bene in tutte le cose e che il valore di un bambino dipende dai successi che egli riesce a conseguire. Tali adulti comunicano al bambino che egli vale qualcosa e merita di essere amato solo se riesce in tutto quello che fa, il bambino ha paura di essere disapprovato, vuole che le sue prestazioni siano sempre perfette. Quando si cimenta in qualcosa è molto ansioso, l’errore è vissuto come catastrofe. Stile incoerente: gli adulti tendono a gratificare o a punire il bambino a seconda del loro umore anziché in base all'adeguatezza o meno del comportamento. Si tratta di adulti che spesso rimproverano il bambino per i suoi errori senza stabilire con lui delle regole chiare. Questo porta insicurezza nel bambino. Come educare i ragazzi a perdere senza considerarsi perdenti. Ci si educa alla sconfitta quando si va oltre lo sterile atteggiamento di cercare scusanti ad ogni costo, di imprecare alla sfortuna o all’arbitraggio, di trovare il capro espiatorio, ma si impara a riconoscere i propri limiti e le cadute di forma senza farne una tragedia, si sottolinea la solidarietà di squadra, si incoraggia a fare quel passo preciso che è mancato in partita. Con questo non si vuole educare all’indifferenza verso la sconfitta, essa è sempre un segnale verso un impegno maggiore, e quindi uno stimolo educativo da non far cadere. Sono preziosi i momenti di confronto di verifica in squadra, di espressioni dei propri stati d’animo e delle proprie sensazioni, che la saggezza dell’educatore sa orientare verso un rinnovato impegno. Non si dimentichi che una sconfitta in partita non coincide necessariamente con una reale sconfitta nella crescita complessiva di sé. EDUCARE ALLA VITTORIA Cosa significa per me vincere? Perché e come io allenatore devo educare i ragazzi a vivere nel modo giusto la vittoria? Esiste nei ragazzi una paura della vittoria, intesa come paura di prendersi delle responsabilità? Riflessioni e proposte degli allenatori Segue confronto con i documenti Educare alla vittoria è forse più difficile perché l’euforia trascina con sé ogni considerazione possibile, ma anche questo aspetto della vita di squadra necessita di considerazione educativa. La vittoria è una esperienza importante, ci fa comprendere che l’uomo è fatto per andare perennemente oltre se stesso e chi si ferma non godrà mai la pienezza della vita. Un allenatore sappia gioire con i suoi ragazzi evidenziandone il superamento di paure, la generosità, lo spirito di abnegazione e di dedizione, la nobiltà di stile verso l’altro, il concorso corale della squadra per il conseguimento della vittoria. Bisogna altresì educare i ragazzi al fatto che una vittoria sportiva è relativa al cammino di crescita complessivo della loro personalità, perché nessuno si illuda che una vittoria sul campo coincida con la vittoria nel grande stadio della vita. Di conseguenza nessuno sia eccessivamente mitizzato, né lo spirito di squadra trascenda nell’arroganza e nel conseguente abbassamento di tono dell’impegno.